tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del bangladesh. il...

16
I l Natale che ognuno porta dentro di sé è quello gioioso e semplice dell’infanzia, quando sei curioso della vita e ti senti protetto dall’affetto dei tuoi cari. Io poi a Catania, ultimo di sei figli, avevo nei miei fratelli e sorelle tanti altri papà e tante altre mamme che si prendevano cura di me. Quand’ero ragazzino, a metà degli anni ‘50, vivevamo nella speranza di ricostruire il Pa- ese uscito malconcio dalla guerra, non c’era- no divisioni di classe e si lavorava tutti con la gioia di stare insieme. Ricordo la tavola co- lorata, l’abbondanza dei piatti, gli odori del- le pietanze, il piacere della convivialità: io vivevo al Fortino, un quartiere povero, popo- lare, pieno di gente che lavorava, e negli altri giorni dell’anno ci mettevamo a tavola alle sei del pomeriggio. La mattina si mangiava- no due fette di pane casereccio, quello vero, mica il pane plastificato di oggi, con pomo- doro, olive, acciughe e formaggio e poi nel pomeriggio, davanti a enormi piatti di pa- sta, ci raccontavamo quello che era successo a scuola: se eravamo stati interrogati, il voto che avevamo preso al compito o lo scherzo fatto al compagno. D’estate, poi, mangiava- mo sul balcone l’insalata di cipolle e pomo- dori o la parmigiana mentre giù nel cortile la nostra vicina di casa tagliava il cocomero dolce. Quante volte è capitato che ce ne of- frisse una fetta: noi calavamo il cestino e contraccambiavamo con una fetta di parmi- giana. C’era il piacere del dialogo, c’era l’unione, che oggi purtroppo non c’è più. A tavola sempre più spesso la famiglia tipica è composta dal padre che sta in chat, dalla madre che manda le e-mail, dal figlio che guarda i cartoni animati, dalla figlia che si fa i selfie e tutti e quattro svogliatamente sboc- concellano un primo o al massimo un se- condo. A Natale non aspettavo Babbo Natale perché da noi non esisteva: a Catania il 2 no- vembre è come se fosse l’Epifania, non è il giorno che mette in relazione con la morte ma quello in cui si lasciavano i giocattoli sot- to al letto e si diceva ai bambini che li aveva- no portati i parenti che non c’erano più. La sorpresa era impagabile, pari al ringrazia- mento che facevamo ai nostri defunti con la preghiera. Il presepe, poi, quello sì, era un rito, considerato un riflesso positivo nei ri- guardi della vita, che si faceva in qualsiasi angolo della casa. Io chiedevo a mamma le dieci lire per comprare i pastori fatti di terra- cotta. Poi, la carta con il cielo stellato e quel- la per le montagne facevano tutto il resto, in un trionfo di fantasia e creatività. A Natale si spandeva per tutta la casa l’odore della buccia dei mandarini: le spruz- zavamo sul fuoco che veniva dal braciere in cui mettevamo la carbonella per riscaldarci. Il braciere era una conca che aveva tutt’in- torno un giro di tavolato che ci consentiva di stare vicino al fuoco senza bruciarci. Ma ciò che caratterizzava la festa era l’ab- bondanza, la tavola ricca di colori rappre- sentativi di un territorio, di piatti saporiti della tradizione, ai quali nessuno poteva ri- nunciare. E d’altra parte avremmo mai potu- to dire di no alle polpette preparate dalla mamma? Oppure all’anguilla? O ai dolci che portava papà che era pasticciere? Ricordo mitiche cassate che mangiavamo preferibil- mente la mattina a colazione o il pomerig- gio a merenda. Perché, trattandosi di un dolce un po’ impegnativo, consumato alla fine di un pasto, provoca un senso di noia. Ricordi incancellabili di un tempo fatto di serenità e di speranza. Poi a diciott’anni ho perso papà e la mia vita è cambiata: ho co- minciato a fare l’attore, quest’anno sono 55 anni di professione vera, forte dell’insegna- mento paterno basato sul rispetto degli altri e sulla propria dignità. Ma i sapori, gli odori e i colori del Natale dell’adolescenza non po- trò mai dimenticarli, fanno parte di me. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Leo Gullotta «Quand’ero bambino le feste erano sinonimo di semplicità e gioia: chiedevo a mamma le dieci lire per acquistare il pastore per il presepe» Sicilia gioia dell’attesa On line Lo speciale Tradizioni in Sicilia si può leggere e sfogliare anche sul sito internet www.corrierede lmezzogiorno.it Tradizioni IL FASCINO SENZA TEMPO DEL NATALE Lunedì 7 Dicembre 2015 www.corrieredelmezzogiorno.it

Upload: others

Post on 14-Aug-2020

6 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

I l Natale che ognuno porta dentro di sé èquello gioioso e semplice dell’infanzia,quando sei curioso della vita e ti sentiprotetto dall’affetto dei tuoi cari. Io poi a

Catania, ultimo di sei figli, avevo nei miei fratelli e sorelle tanti altri papà e tante altremamme che si prendevano cura di me.Quand’ero ragazzino, a metà degli anni ‘50,vivevamo nella speranza di ricostruire il Pa-ese uscito malconcio dalla guerra, non c’era-no divisioni di classe e si lavorava tutti con la

gioia di stare insieme. Ricordo la tavola co-lorata, l’abbondanza dei piatti, gli odori del-le pietanze, il piacere della convivialità: io vivevo al Fortino, un quartiere povero, popo-lare, pieno di gente che lavorava, e negli altrigiorni dell’anno ci mettevamo a tavola alle sei del pomeriggio. La mattina si mangiava-no due fette di pane casereccio, quello vero,mica il pane plastificato di oggi, con pomo-doro, olive, acciughe e formaggio e poi nelpomeriggio, davanti a enormi piatti di pa-sta, ci raccontavamo quello che era successoa scuola: se eravamo stati interrogati, il votoche avevamo preso al compito o lo scherzofatto al compagno. D’estate, poi, mangiava-mo sul balcone l’insalata di cipolle e pomo-dori o la parmigiana mentre giù nel cortilela nostra vicina di casa tagliava il cocomerodolce. Quante volte è capitato che ce ne of-

frisse una fetta: noi calavamo il cestino econtraccambiavamo con una fetta di parmi-giana. C’era il piacere del dialogo, c’eral’unione, che oggi purtroppo non c’è più. Atavola sempre più spesso la famiglia tipica ècomposta dal padre che sta in chat, dallamadre che manda le e-mail, dal figlio cheguarda i cartoni animati, dalla figlia che si fai selfie e tutti e quattro svogliatamente sboc-concellano un primo o al massimo un se-condo. A Natale non aspettavo Babbo Nataleperché da noi non esisteva: a Catania il 2 no-vembre è come se fosse l’Epifania, non è ilgiorno che mette in relazione con la mortema quello in cui si lasciavano i giocattoli sot-to al letto e si diceva ai bambini che li aveva-no portati i parenti che non c’erano più. Lasorpresa era impagabile, pari al ringrazia-mento che facevamo ai nostri defunti con la

preghiera. Il presepe, poi, quello sì, era unrito, considerato un riflesso positivo nei ri-guardi della vita, che si faceva in qualsiasiangolo della casa. Io chiedevo a mamma ledieci lire per comprare i pastori fatti di terra-cotta. Poi, la carta con il cielo stellato e quel-la per le montagne facevano tutto il resto, inun trionfo di fantasia e creatività.

A Natale si spandeva per tutta la casal’odore della buccia dei mandarini: le spruz-zavamo sul fuoco che veniva dal braciere incui mettevamo la carbonella per riscaldarci.Il braciere era una conca che aveva tutt’in-torno un giro di tavolato che ci consentiva distare vicino al fuoco senza bruciarci.

Ma ciò che caratterizzava la festa era l’ab-bondanza, la tavola ricca di colori rappre-sentativi di un territorio, di piatti saporitidella tradizione, ai quali nessuno poteva ri-

nunciare. E d’altra parte avremmo mai potu-to dire di no alle polpette preparate dalla mamma? Oppure all’anguilla? O ai dolci cheportava papà che era pasticciere? Ricordo mitiche cassate che mangiavamo preferibil-mente la mattina a colazione o il pomerig-gio a merenda. Perché, trattandosi di un dolce un po’ impegnativo, consumato allafine di un pasto, provoca un senso di noia.Ricordi incancellabili di un tempo fatto diserenità e di speranza. Poi a diciott’anni hoperso papà e la mia vita è cambiata: ho co-minciato a fare l’attore, quest’anno sono 55anni di professione vera, forte dell’insegna-mento paterno basato sul rispetto degli altrie sulla propria dignità. Ma i sapori, gli odorie i colori del Natale dell’adolescenza non po-trò mai dimenticarli, fanno parte di me.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Leo Gullotta

«Quand’ero bambino le feste erano sinonimo di semplicità e gioia: chiedevo a mammale dieci lire per acquistareil pastore per il presepe»

Sicilia gioia dell’attesaOn lineLo speciale Tradizioni in Sicilia si può leggere e sfogliare anche sul sito internet www.corrieredelmezzogiorno.it

Tradizioni IL FASCINO SENZA TEMPO DEL NATALE

Lunedì 7 Dicembre 2015 www.corrieredelmezzogiorno.it

Page 2: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA2 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Sacre rappresentazioni Quando Gesù Bambinonon è una statuina di cretaLa manifestazione più antica nella grotta MangiapaneMestieri e tradizioni sono in scena a Balata di Baida

L’appuntamentoCava Ispicacentoventi figurantiin costume d’epoca

Ben centoventi figuranti in costume d’epoca, oltre cinquanta tableaux vivants con scene di vita agro-pastorale e botteghe di antichi mestieri, decine di ambienti tra chiese rupestri, rifugi e grotte ripopolati da uomini e animali, tra cui anche un mulino e un antico palmento settecentesco che nell’occasione del presepe viene rimesso in funzione, ripropongono allo spettatore l’atmosfera ideale del presepe Il 25, 26 e 27 dicembre e il 1°, 2, 3 e 6 gennaio al Parco Archeologico di Cava Ispica.

La XVIII edizione del Presepe vivente, organizzato dall’Associazione Promo Eventi con il patrocinio del Comune di Ispica, valorizza al meglio uno scenario naturale inimitabile, straordinariamente vocato all’allestimento presepiale per la sua somiglianza con i luoghi storici della Palestina. Il percorso procede per quasi un chilometro dal centro storico all’area archeologica, tra pareti di nuda roccia illuminate dal fuoco delle torce e dalla luce delle stelle..

I presepi

N el territorio della pro-vincia di Trapani sonotante le località chemettono in scena dei

bellissimi presepi, il più anticosi trova nella Grotta Mangiapa-ne a Custonaci. Una grotta do-ve il tempo si è fermato e doveogni anno nel mese di dicem-bre in questo suggestivo luogoviene allestito uno dei presepiviventi più affascinanti e in-cantevoli della Sicilia, dove sto-ria e tradizione si mescolano.

In questa magica location,ogni anno, da oltre trent’anni,un’intera comunità locale siriunisce per dare scena ad unospettacolo unico, per sei gior-ni, i visitatori attraversano iluoghi allestiti di una settanti-na tra attività e scene di vitaquotidiana, a stretto contattocon personaggi, che riprodu-cono fedelmente l’esecuzione di antichi mestieri e scenesempre più rare. Grazie a que-

sto lungo e incessante lavoropreliminare, coadiuvato dal-l’Università di Palermo, è statopossibile attenersi fedelmentealla realtà dell’epoca, senza fal-se rappresentazioni, permet-tendo alla tradizione locale dirivivere e conservarsi, annodopo anno nel rispetto dellatradizione. La manifestazionesi svolgerà anche quest’anno nei giorni 25, 26, 27 dicembre2015 e dal 2 al 6 gennaio 2016.

Una manciata di chilometripiù a nord, nella strada checorre tra Castellamare del Gol-fo e San Vito Lo Capo, a Balatadi Baida piccola frazione delcomune di Castellamare, davent’anni, prende vita e coin-volge questa piccola comunitàil presepe vivente degli antichimestieri. Un appuntamentoche si rinnova, anno dopo an-no, alla riscoperta dei valoridella civiltà contadina perchéil presepe con i suoi quadri ri-

evocativi di arti e mestieri in-tende richiamare alla memo-ria, oltre alla centralità del mi-stero dell’incarnazione, lestesse origini della civiltà con-tadina, alla quale sono orgo-gliosamente legati gli abitantidella piccola frazione. Un nu-golo di casette, un tradizionalebaglio siciliano, primo nucleoabitato della piccola frazione,tra fichidindia, sommacchi,olivi e piante: un luogo incan-tato dove si ha la sensazioneche il tempo si sia cristallizza-to.

Un sito dove sono ripropostigli antichi mestieri della civiltàrurale in Sicilia, le attività con-tadine, l’artigianato locale, la vita quotidiana: il ricottaio «ri-cuttaru» che rimesta paziente il latte delle sue pecore nel«quararo», il pentolone di ra-me, attendendo che la ricotta«acchiani» (galleggi sul sierodel latte). Il contadino che agi-ta il cernitore «cirnituri» persetacciare il grano. Tutti sonoall’opera, compresi i più picco-li che eseguono il compito chegli è stato affidato, tanti altrieseguono i lavori come il fale-gname che pialla con pazienzae cura meticolosa le travi di le-gno, o il fabbro «firraru» cheforgia gli oggetti in ferro men-tre il canestriere «cannistraru»si cimenta nell’arte di intrec-ciare i vimini. La manifestazio-ne si svolge nei giorni 26, 27dicembre 2015 e 2, 3, 6 gennaio2016. Per la gioia estasiata di grandi e piccini.

Roberto Chifari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Palermo ospita «TumìAmì», il festival dell’intercultura solidale tra i popoliFino al 20 dicembre trentacinque ragazzi di sette Paesi vivono un’esperienza di crescita e cooperazione

U n festival dell’Intercultura so-lidale. Si chiama «TumìAmì»che in lingua bangladese si-gnifica «Tu, Io, Noi», ed è or-

ganizzato dalla Life and Life, organiz-zazione umanitaria internazionale.La kermesse iniziata lo scorsoweekend con incontri, convegni, ta-voli tematici, ha avuto come oggettol’intercultura tra i popoli e il confron-to con l’altro. E con un obiettivo,quello di raccogliere 17mila euro dadestinare al reparto di Oncologia del-l’ospedale Policlinico di Palermo perla realizzazione di una stanza dedica-ta ai giovani pazienti chemioterapici.

Nell’ambito del «Tumìamì» arrive-ranno a Palermo 35 ragazzi di settePaesi (Lituania, Estonia, Armenia,Serbia, Spagna, Inghilterra, Italia),che grazie al progetto di scambio

giovanile, vivranno un’esperienza dicooperazione, crescita e arricchi-mento personale nel pieno spiritodel Festival, che si concluderà il pros-simo 20 dicembre ad Aspra presso ilmuseo dell’acciuga dei fratelli Bali-strieri.

L’Organizzazione umanitaria pro-segue il suo percorso sotto il segno della diffusione della cultura dellasolidarietà vista non come mera be-neficenza, ma come volano di svilup-po e di pace. L’impegno principale èquello di promuovere la costruzione

di una struttura ospedaliera in Ban-gladesh, il VinCenterm con il coin-volgimento dell’Università degli Stu-di di Palermo, del FESSM (Fondazio-ne per le Emergenze Sanitarie nelSud del Mondo) e di enti pubblici eprivati del Bangladesh.

Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, è stato premiato nel 2013 dallaMedaglia di rappresentanza dell’al-lora Presidente della Repubblica Ita-liana, Giorgio Napolitano. L’annoscorso ha ricevuto l’adesione dellostesso Presidente Napolitano. Que-st’anno, invece, è stata, con la suaesperienza, protagonista assolutadel Terzo Forum Mondiale delle Na-zioni Unite tenutosi a Torino nel me-se di ottobre.

Ro. Chi.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Integrazione e amiciziaA lato, un’immagine significativa di amicizia a prescindere dal colore della pelle. In alto, il simbolo del festival giunto alla seconda edizione

Trappitello

Il presepe vivente di Trappitello, tra i più famosi e apprezzati della Sicilia, ogni anno è meta di migliaia di visitatori, provenienti da tutta la Sicilia, ma anche dal resto d’Italia e dall’estero, che si lasciano meravigliare ed emozionare da circa 200 figuranti che con passione e gratuitamente offrono un realistico spaccato della vita popolare di 2.000 anni fa

Il premioPer l’evento la medaglia dal Capo dello Stato

L’altra Natività

CammarataA San Vitoscene di vitadi 2000 anni fa

A Cammarata, in provincia di Agrigento,sarà riproposto anche

quest’anno il presepe vivente ambientato nel quartiere di San Vito, nel cuore del centro storico. Un paese da molti descritto come un paese-presepe per la suggestiva collocazione arroccata in un pendio, dove le strade si trasformano in uno scorcio di vita quotidiana, che ha come protagonisti pastori, animali, artigiani e contadini, che fanno rivivere il Natale, attraverso la vita semplice di altri tempi, lontano dalla tecnologia imperante della nostra epoca, riproponendo attività scomparse, usanze dimenticate e costumi e sapori di vita tramontati.

L’allestimento ricerca un’accurata e meticolosa cura nei dettagli e fa si che ogni anno il presepe si arricchisca di fascino e nuove suggestioni per rappresentare al meglio arti e mestieri di un tempo ormai lontano, ogni attrezzo o personaggio parla e racconta la storia del paese. Una storia collettiva fatta di singole individualità, episodi semplici e modesti, e ricordi che il tempo non è riuscito a cancellare. La manifestazione si svolge nei giorni canonici a ridosso e durante la festa: 20, 26, 27, 29, 30 dicembre e 1, 3, 6, gennaio 2016 dalle ore 17 alle ore 22.

R. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 3: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA3

Presepi

Da Caltagirone a Modicapastori in adorazioneIl gruppo del ‘700 di Acireale a grandezza naturaleporta con sè una storia che risale al XVIII secolo

La curiosità

Nella chiesa di Santa Maria di Betlemme, a Modica, è esposto un presepe realizzato con materiali naturali (legno, sughero, fibre vegetali).

B isogna andare a est,verso Catania, per tro-vare la massima espres-sione del presepe arti-

stico siciliano. Tra i più famosic’è quello settecentesco di Aci-reale, costituito da una trentinadi elementi a grandezza natu-rale, con volti realizzati in cerae costumi curati nei minimidettagli. La grotta è fatta di la-va, che da queste parti nonmanca. Si racconta che in un giorno di fine estate del 1741, ilsacerdote don Mariano Valerio,di ritorno da un pellegrinag-gio, fu costretto a ripararsi in un anfratto lavico a causa di un

violento temporale. Qui ebbel’idea di realizzare nello stessoluogo una grotta simile a quelladi Betlemme. A distanza di cir-ca dieci anni esattamente per lanotte della vigilia del 1752, sipoteva ammirare il tempio“Sancta Maria ad Praesepe”.

Anche a Caltagirone il prese-pe è una tradizione centenaria,a partire da quello monumen-tale nella cripta dei Cappuccinicosì come quello che si realizzalungo la scala di Santa Mariadel Monte. I personaggi sonofatti dai ceramisti della città: leprime testimonianze risalgonoalla fine del Settecento e con il

tempo questa attività ha datovita a una vera e propria scuola.

Rimanendo a oriente, unachicca si può trovare a Modica,la “città delle cento chiese”. Inquella di Santa Maria di Bet-lemme è esposto un preseperealizzato con materiali natura-li (legno, sughero, fibre vegeta-li). I pastori sono vestiti con i ti-pici costumi dei contadini sici-liani del XIX secolo. Questa na-tività venne realizzata nel 1882dai maestri di Caltagirone. Sulmuro esterno della chiesa, inun vicoletto, è anche possibileammirare la cosiddetta “lunet-ta Berlon”, un’adorazione dei

Statuine d’epocaPastori del presepe napoletano del ‘700 e del presepe di Caltagirone

Nel museoEsposti nel museo etnoantropologico di Palermo raffigurazioni della tradizione sicula

pastori del XV-XVI secolo. Tor-nando verso ovest, e in partico-lare a Cinisi (Palermo), si può visitare dal 13 dicembre al 6gennaio nella Sala ex Antiqua-rium del palazzo municipale,una mostra di presepi. La par-tecipazione è aperta a costrut-tori di presepi e collezionisti

Sarà inaugurata sabato 12 dicembre, nei chiostri del Palazzo Arcivescovile di Messina, la Mostra di Arte Presepiale. Quest’anno l’esposizione compie dieci anni e per l’occasione sarà pubblicato un catalogo che ripercorre sia le edizioni passate che l’attività della sede di Messina dell’Associazione Italiana Amici del Presepio, organizzatrice dell’evento. La mostra è a ingresso libero e sarà aperta al pubblico sino al 10 gennaio, tutti i giorni dalle 16.30 alle 20. Tra le novità l’ampio spazio

dedicato all’antica tradizione napoletana. Il grande presepe scenografico presentato l’anno scorso, tornerà arricchito di nuove figure e particolari, mentre saranno esposti altri presepi ambientati nella Napoli del ‘700. Nel settore dedicato all’antica tradizione del presepe a Messina, saranno esposte figure risalenti al XIX secolo, modellate dai “pasturari” con materiali poveri come il legno, l’argilla e la telacolla per gli abiti. Lo spazio è curato dall’Associazione Amici del Museo.

L’eventoApre a Messinala decima Mostrad’arte natalizia

che troveranno a disposizioneuno spazio per allestire oesporre uno o più presepi. Ipresepi dei “collezionisti” do-vranno essere affidati agli or-ganizzatori della mostra entroil 9 dicembre, quelli dei “co-struttori” dovranno essere alle-stiti nell’ex Antiquarium dal 9al 12 dicembre. Spostandosi aPalermo è possibile visitare ilmuseo etnoantropologico “Pi-trè”. Al suo interno sono espo-sti vari presepi dell’antica tradi-zione siciliana, in particolarequella trapanese.

Simona Licandro© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 4: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA4 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Gioielli Gullo TrendViale S. Martino 42/46 Messina

Tel. 090 6783757

Gioielli GulloVia S. Cecilia 83/91 MessinaTel. 090 2937994

Page 5: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA5

L’itinerario

U n viaggio a tappe allascoperta delle tradizio-ni più antiche che an-cora oggi reggono no-

nostante l’incedere dei tempi.Partendo da domani, giornodell’Immacolata, che apre uffi-cialmente il periodo natalizio.

PalermoLuci colorate, atmosfera na-

talizia e stand, anche quest’an-no si rinnova la Fiera natalizia.Un lungo viale illuminato a fe-sta accoglie i visitatori all’inter-no della settecentesca Villa Ca-stelnuovo per il «Primo merca-tino di Natale» organizzato dal-l’associazione Smile’s. Semprein città, al Cortile Lo Bianco ri-torna il «Natale Vintage e Crea-tivi» al Centro esposizioni perappassionati dell’HandMade edel vintage. L’amministrazionecomunale riprende i grandi te-mi che hanno caratterizzato il2015: migranti, profughi e rifu-giati politici e l’Expo di Milano,proponendo per le festività iltema «Natale a Palermo: nutri-mento culturale e solidarietà».A Mondello per tutto dicem-bre, ogni giovedì e domenicamattina, si svolgerà il «Mercatodel contadino» in cui si potran-no degustare e acquistare tanteeccellenze del territorio. L’Uni-versità degli Studi di Palermoorganizza «Natale Unipa» larassegna natalizia organizzatadall’ateneo palermitano con in-contri, spettacoli e laboratoriper bimbi. In provincia, a Ba-gheria, presso Villa Valguarne-

ra dei principi Alliata di Villa-franca, ci sarà la fiera di «Arte eSapori di Natale». La fiera èaperta tutti i giorni dalle 10 sinoa tarda serata. Dal 20 al 23 di-cembre, sempre a Bagheria,una fiera è dedicata a tutti i cre-ativi, in cui poter trovare: gio-ielli artigianali, ceste tradizio-nali, pietre dipinte e tanto al-tro, tutto rigorosamente fatto amano. A Termini Imerese, inpiazza Duomo, numerosi arti-giani locali esporranno i loroprodotti per godersi momentidi evasione e immergersi nelcalore e nelle luci di stand ebanchetti e, perché no, stupirsidi fronte allo spettacolo di fia-beschi scenari imbiancati danevicate notturne.

EnnaSi chiama «Ennatale» e rac-

chiude in sé una serie di inizia-tive e di eventi per le festività natalizie di Enna. La festa ren-de omaggio soprattutto al buc-cellato, il dolce di frolla tipicodella tradizione natalizia enne-se. Ad Aidone per Natale si rin-nova la rappresentazione dellanascita di Gesù Bambino inuno spaccato della vita conta-dina. Le particolari casette inlegno ospiteranno produttori,hobbisti, artigiani, commer-cianti, che delizieranno i tan-

tissimi visitatori con sapori,manufatti, e tante prelibatezze.

CaltanissettaUn trionfo di glasse, creme,

mandorle e pistacchi, che con iloro colori rallegrano ogni ta-vola, saranno il leitmotiv dellefestività natalizie del centrodella Sicilia. A Mussomeli, perla gioia dei bambini, tre abitan-ti del luogo mimano l’arrivo deiRe Magi a cavallo in una dellepiù antiche rappresentazionidell’isola. L’amministrazionecomunale mussomelese pun-ta, inoltre, sui prodotti dellatradizione gastronomica, lan-ciando la prima edizione dellasagra delle “Guastedde”, il dol-ce tipico preparato soprattuttoin occasione della festa dell’Im-macolata.

TrapaniAd Erice, il piccolo borgo

medievale si veste a festa con isuoi mercatini, prodotti tipicidella gastronomia locale, dolcie piccolo artigianato. Ogni an-no poi, si ripete l’antica arte deisuonatori della zampogna cheprocedono lungo i vicoli delborgo medievale per portarel’atmosfera del Natale. Fino al27 dicembre ad Alcamo, la ma-nifestazione «Arte&Artigiana-to» promuove la sicilianità nelmondo con musica, artisti distrada, arte, prodotti tipici, fol-clore, spettacoli musicali e arti-gianato. A Trapani sono nove learee in città individuate dal-l’amministrazione comunaleper consentire il commercio,temporaneo, in occasione dellefestività natalizie e di particola-ri eventi stabiliti dall’ammini-strazione comunale che rien-trano nello stesso periodo.Lenove aree, inoltre, sono statesuddivise anche per zone. Nel-la prima rientrano quelle dovesarà possibile l’esercizio tem-poraneo del commercio suaree pubbliche, mentre nellaseconda sarà consentito l’eser-cizio temporaneo di hobbisti,collezionisti ed associazioni

che vendono ed espongono,saltuariamente, oggetti di pro-pria creazione.

Agrigento In provincia di Agrigento, a

Canicattì, la «festa di Li Tri Re»,è il riferimento ai Tre Re Magiche vennero dall’Oriente per vi-sitare Gesù a Betlemme, se-guendo la scia della Stella Co-meta. La rappresentazione hainizio nel pomeriggio: in sellaai loro cavalli «Li Tri Re» parto-no dalle chiese di San France-sco, Santa Lucia e San Domeni-co e raggiungono i vicoli delcentro del paese. Per la primavolta nella sua storia Agrigentoospita i mercatini di Natale chesi svolgeranno dalle 10 alle 22nel periodo compreso tra il 20e il 31 dicembre.

MessinaUna serie di manifestazioni

ed eventi richiamano sulla cittàdello Stretto l’interesse e la cu-riosità di tutta la Sicilia. Si partedomani con la Festa dell’Imma-colata Concezione di Maria conla consueta processione citta-dina dell’antico ed artistico si-mulacro argenteo, realizzato

Le festività si chiudono con la celebrazione dell’Epifania, il 6 gennaio, durante la quale in alcuni paesi dell’entroterra siciliano come Piana degli Albanesi, Mezzojuso, Contessa Entellina e Palazzo Adriano, vige ancora oggi l’antica tradizione del battesimo di Gesù. Una memoria storica tramandata di generazione in generazione dall’antica comunità albanese e oggi trasmessa a

testimonianza della presenza multiculturale e spirituale in Sicilia. La tradizione vuole che in chiesa o in piazza sia posta una grande tinozza ricolma d’acqua. Durante la funzione, il celebrante immerge per tre volte una croce nell’acqua, nel silenzio dei fedeli. Alla terza immersione, una colomba viene liberata incielo . Un momento solenne che culmina con un lungo applauso e l’inizio dei canti.

Il ritoSi battezza Gesùtra voli di colombee lunghi applausi

Processioni e mercatini Sacro e profanoIl viaggio a tappe nelle più antiche consuetudini natalizie: a Mondello gli stand del contadinoMessina celebra la nascita di Gesù Bambino con un corteo religioso che risale al XVII secolo

BordonaroIl pagghiaru è un abete natalizio formato da una pertica di 9 metri con una croce in cima

Dolcezze

Enna rende omaggio al buccellato, il dolce di frolla tipico della tradizione natalizia locale. Mentre a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, il Comune punta sulla prima edizione della sagra delle “Guastedde”, un altro dolce tipico locale.

dalle bombe del 1943. La nottedi Natale, dopo la mezzanotte,dalla Chiesa S. Francesco al-l’Immacolata si snoda la seco-lare Processione del BambinoGesù. Dopo la Messa di Natale,sotto un artistico baldacchino,un corteo religioso, secondouna tradizione che risale al XVIIsecolo, un bambinello in carta-pesta viene portato in proces-sione. È una delle più sentitetradizioni religiose, animata danenie della banda musicale,ma anche dal suono delle zam-pogne e dai giochi pirotecnici.In provincia, a Longi, il presepeè accompagnato da canti dia-lettali natalizi o da suoni distrumenti antichi come la zam-pogna “a chiave”. A Bordonaroè allestito il pagghiaru, un abe-te natalizio formato da una per-tica di nove metri circa, rivesti-ta di verghe, fogliame e agru-mi, ciambelle e cotone, sullacui cima vi è una croce alta duemetri, anch’essa addobbatacon frutta, nastri, ciambelle eforme di pane.

CataniaCome in molte città la festa

dedicata alla Madonna Imma-colata segna l’inizio delle festi-vità natalizie. La processione sisvolge nel Santuario di SanFrancesco d’Assisi all’Immaco-lata, che custodisce un artisticosimulacro settecentesco dellaMadonna ed è preceduta dalla«dodicina», durante la qualemolti fedeli si recano al Santua-rio. La processione si snoda peril centro storico, sostando di-nanzi la chiesa di San Benedet-to, per il tradizionale «cantodelle suore». Anche quest’annol’Università di Catania organiz-za la Messa di Natale. Le cele-brazioni si terranno martedì 22dicembre alle 17, nella BasilicaCollegiata. A celebrare sarà l’ar-civescovo di Catania, monsi-gnor Salvatore Gristina.

RagusaPer tutto il periodo natalizio

sono organizzate nel centrostorico le mostre di presepi,visite guidate, spettacoli econcerti. Pregiati sono i prese-pi, quello di Ispica per esem-pio, risale al XVIII secolo ed èvisibile nella Chiesa della San-tissima Annunziata; altriesempi di presepe siciliano aScicli.

SiracusaTra le più belle città siciliane

per la sua storia, l’arte ma an-che per l’invidiabile posizionepaesaggistica e per le sue tradi-zioni. Ne è testimonianza Orti-gia, il centro storico di Siracu-sa, che si trova per intero suun’isola. Passeggiare per le sueviuzze strette antiche per poigiungere nella maestosa piazzaDuomo, con la sua chiesa co-struita su un tempio greco, op-pure camminare lungo losplendido lungomare per rag-giungere la leggendaria fonteAretusa, con il suo papiro, èun’esperienza da non perdere soprattutto a Natale quando gliaddobbi illuminano a festa i vi-coli del centro.

Roberto Chifari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Aria di festaProcessioni, mercatini e leccornie: ci sono tutti gli elementi caratteristici della festa ad accompagnare i siciliani , e non solo loro, nella riscoperta del valore più alto del Natale

nel XVII secolo ed interamenterivestito da una lastra argentea.Secondo la tradizione, la statuadella Vergine viene accolta dal-la Comunità Parrocchiale dellaBasilica Cattedrale. Qui la vene-rata statua dell’Immacolata delBoccetta rimase miracolosa-mente indenne in occasionedel catastrofico incendio del1884, del terremoto del 1908 e

Page 6: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA6 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Ancora da 10.900 euro.Tua con anticipo 0, TAN0% -TAEG2,20%.

Nuova Polo.

E se sei un under 30ti offriamo €1.000di extra scontoinsieme a tutti i vantaggidella formula finanziaria Progetto Valore Volkswagen.

Solo fino al 31 dicembre.

Nuova Polo 1.0 MPI Trendline 44 kW/60 CV 3 porte da € 10.900 (IPT escl.). Listino € 12.650 (IPT escl.) meno € 1.750 (IVA incl.) grazie al contr. Volkswagen e delle Conc. Volkswagen. Ant. € 0 con spese istruttoria pratica € 300.Fin. di € 10.900 in 48 rate da € 227,08. Interessi € 0. TAN € 0 fisso - TAEG 2,20 %. Imp. tot. del credito € 10.900. Spese di incasso rata € 3/mese. Costo comunicazioni periodiche € 4. Imposta di bollo/sostitutiva € 27,25. Imp.tot. dovuto dal consumatore € 11.075,09. Gli importi fin qui indicati sono da considerarsi IVA inclusa ove previsto. Informazioni europee di base/Fogli informativi e condizioni assicurative disponibili presso le ConcessionarieVolkswagen. Salvo approvazione VOLKSWAGEN FINANCIAL SERVICES. Offerta valida sino al 31.12.2015. La vettura raffigurata è puramente indicativa.Valori massimi: consumo di carburante ciclo comb. 5,1 l/100 km – CO2 116 g/km.In via cautelativa ed al fine di assicurare la massima tempestiva trasparenza, vi informiamo che i dati su consumi/emissioni indicati in conformità alla normativa vigente sono attualmente in fase di revisione.

.comVENDITA, ASSISTENZA, RICAMBI

Via Aci, 6 (trav. Via Uditore), Palermo, Tel 091.206000 SEGUICI SU

Page 7: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA7

Come una volta

S icilia, terra di novene.Regge la tradizione nel-l’Isola dove, per il perio-do natalizio, si possono

assistere a varie tipologie di no-vene, spesso commissionate daprivati ed eseguite all’internodelle loro abitazioni in prossi-mità del presepe, ma anche al-l’esterno, nei pressi di edicolevotive.

Dal 16 al 24 dicembre, pre-ghiere e canti si mescolano pernove giorni consecutivi, in se-gno di devozione cristiana: la novena trae infatti ispirazionedagli Atti degli Apostoli, doveviene descritto come la Ma-donna e gli Apostoli pregaronoin modo assiduo e concordenei nove giorni compresi tral’Ascensione di Gesù Cristo e ladiscesa in terra dello SpiritoSanto durante la Pentecoste.

Le novene venivano (e ven-gono ancora) preparate addob-bando queste edicole sacre, ge-neralmente incorniciate conalti rami di alloro, e preparan-do sopra di esse una sorta dicielo stellato in mezzo a cui sifacevano impigliare batuffolidi cotone e fili di stagnola.

All’interno dell’edicola, da-vanti all’immagine sacra, si ap-pendevano nove grosse arance,pari ai giorni in cui si celebra lanovena, ma che simboleggiava-no, ancor di più, i nove mesiche Gesù Bambino trascorsenel seno della Vergine Maria. Ilpopolo accorreva in massa pervedere e ascoltare le vicendedel Natale di Gesù.

Raccontano i libri che i ra-gazzini si spostavano da unanovena all’altra portando consé una piccola bacchetta di le-gno che usavano per colpire,non visti, la testa di altri bambi-ni che stavano attorno al falòcreato con un fascio di legnache simbolicamente doveva ri-scaldare il Bambinello. Se sco-perti, si limitavano risponderenuvèni su!, ovvero “Che vuoifarci, sono novene”).

Tra le novene natalizie sici-liane più caratteristiche va se-gnalata quella che si effettua aLongi, in provincia di Messina,che prevede l’esecuzione di ca-

ratteristici canti dialettali nata-lizi; nell’Agrigentino i festeg-giamenti per commemoraredegnamente la nascita di GesùCristo sono suddivisibili in duemomenti distinti.

Oltre alla classica novena,che prevede il coinvolgimentodiretto delle persone che si riu-niscono presso la casa di coluiche l’ha commissionata, eventotipico è la “Pastorale”: si tratta,in pratica, di una rappresenta-zione comica che prevede lapartecipazione di tre personag-gi, Nardu e Mirtiddru, due pa-stori pigroni, e “U Curaduru”, ilpadrone del gregge, nonchè ti-tolare dei due pastori. La rap-

presentazione si conclude con l’avvistamento di una luce mi-steriosa da parte dei due pasto-ri, luce che li condurrà pressola grotta dove assisteranno allanascita di Gesù.

A Lentini, nel Siracusano,ma anche in altri paesi della Si-cilia dove questa tradizione è riuscita ad attraversare inden-ne le mode effimere dettate dalconsumismo, si è soliti allesti-re nel periodo natalizio deglialtarini, chiamati novene, conal centro un’immagine dellanascita di Gesù e tutto intornoaddobbati con arance, manda-rini, limoni, ramoscelli e tuttociò che la fantasia popolare

può ideare come abbellimento.Girando per i vari quartieri, sipossono ammirare questi alta-rini negli angoli di una piazza,su un muro o su un balcone diuna strada qualsiasi.

Vi fu un periodo, intornoagli anni ’70, che a Piazza Ar-merina (Enna) le novene stava-no per scomparire dalla con-suetudine così come altre ma-nifestazioni popolari. Un clubcittadino però volle riesumar-ne la memoria proponendo ad-dirittura un premio per il mi-glior allestimento e così il filodella tradizione fu riannodato,al punto che le novene sono au-mentate di numero, seppur piùorientate al folklore.

Ma le novene rappresentanoin Sicilia non solo religiosità efede, ma anche l’occasione perstare insieme e fare festa.Un’occasione di sana aggrega-zione che resiste al solipsismoimposto dall’uso sfrenato deisocial network e dalle ultime

diavolerie tecnologiche. In chiesa come per le strade

o in piazza. In diverse zone del-l’Isola vengono accesi dei falòper quadiari lu Bammineddu(riscaldare il Bambin Gesù). Ibrani più richiesti e commis-sionati dai devoti sono Lu viag-giu dulurusu (lu caminu di SanGiuseppi), A la notti di Natali,Ninu Ninu lu picuraru, Li tri re,Dinghi dinghi la campanedda,la Sarvi Regina di Natali. I Bal-litti concludono le novene.Giuseppe Pitrè, illustre studio-so di cultura popolare siciliana,testimonia di novene di Nataleeseguite con svariati strumen-ti: fischietto, scacciapensieri,violino, contrabbasso e flauto.

Alla fine, i cantanti, che nonpretendevano nè ingaggi nècachet, ricevevano il loro giu-sto compenso dai devoti: fari ufirriatu, ovvero offrire ai suo-natori e ai presenti vino, ceci,buccellati, uva passa e fichisecchi.

Fabio Scavuzzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ieri e oggiUna tipica novena siciliana eseguita negli anni ‘50 e una dei giorni nostri

Novene La preghiera si fa showVengono commissionate da privati ed eseguite all’interno delle loro caseUn segno di devozione cristiana che è anche occasione per stare insieme

LongiTra le novene più caratteristiche va segnalata quella di Longi, vicino Messina

La PastoraleSi tratta di una rappresentazione comica che prevede tre personaggi

Piazza ArmerinaNegli anni ‘70 la tradizione stava sparendo: un concorso riuscì a tenerla in vita

Dopo cinquant’anni a Catania è ritornata la grande “Cona” di NataleL’edicola con la Sacra Famiglia addobbata a festa e arricchita di agrumiQualche tempo fa l’associazione “Siciliantica” ha riproposto a Catania, dopo 50 anni, la realizzazione di una grande “Cona” di Natale. In passato “a Cona” era preparata nelle case per la celebrazione della novena: l’edicola al cui interno era collocata l’immagine della Sacra Famiglia veniva addobbata a festa con ramoscelli di biancospino, batuffoli di cotone e nove lumini, che venivano accesi quando gli zampognari, che

solitamente arrivavano a Catania già dal giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre, cominciavano a suonare. L’edicola veniva poi arricchita da agrumi e dolciumi vari preparati in casa: cibarie che costituivano una vera tentazione, soprattutto i ragazzi che aspettavano il momento opportuno per ‘rubacchiare’ qualcosa. Una tradizione che ultimamente tenta di riemergere in alcune zone.

Le arance

Davanti all’immagine sacra si appendevano nove grosse arance che simboleggiavano i nove mesi che Gesù trascorse nel seno di Maria

[email protected] | info line 091.516880 | PA | Via Umberto Boccioni 232 (ex viale Croce Rossa 232) trav via Resuttana

Taglie dalla 40 alla 94CerimoniaCapi Uomo Extra Lungo

BambinoAutunno Inverno

Uomo Donna

Dal

28/1

1/20

15A

L13

/12/

2015APERTI ANCHE

LA DOMENICATutto al

Page 8: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA8 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Come una volta

I l perché nel giorno di SantaLucia non si mangi né panené pasta è presto detto. Latradizione vuole che in Sici-

lia nel 1646 ci fosse una lungacarestia che fiaccò la popola-zione. La gente pregò affinchél’aiuto divino intercedesse perfar terminare la carestia. E così,il 13 dicembre, proprio nelgiorno di Santa Lucia, giunsenel porto di Palermo una navecarica di grano. Il grano fu su-bito distribuito tra la gente, e lapopolazione per non perdereulteriore tempo per macinarloe trasformarlo in farina e poi inpane o pasta, lo bollì diretta-mente nell’acqua così com’era.Da allora, in segno di ricono-scenza, il giorno di Santa Lucia,ritenuta l’artefice del miracolo,i palermitani rigorosamente ri-corrono all’astensione per l’in-tera giornata dal consumare fa-rinacei, sostituiti con la cuccìa,così come venne mangiata se-coli fa.

Oggi come allora la tradizio-ne si rinnova, anche se la ricet-ta è cambiata con il mutar deltempo, la sua preparazione èquasi un rito nelle famiglie si-ciliane e palermitane in parti-colare, un’antica consuetudineche racconta come durante lamietitura, i chicchi di granoraccolti venissero lessati emangiati sul posto nei mo-menti di pausa dalle fatichedella campagna. Con il passaredei secoli, la cuccìa è diventatada piatto principale a dolce, a

Fede e ciboLa processione in onore di Santa Lucia che si svolge ogni anno, il 13 dicembre, a Siracusa e, in basso, il tipico cibo di strada che spopola nel giorno della festa. In cima alle preferenze, i classici arancini

Santa Lucia Devozione senza pane e pastaAstinenza nel ricordo della carestia del 1646I palermitani, in segno di riconoscenza per il miracolo che mise fine alla fame, il 13 dicembre non mangiano farinacei

Proverbio

Un vecchio proverbio contadino dell’entroterra siciliano dice che a Santa Lucia è ù jurnù chi ù curtu cà c’è in tuttu l’annu .

Arancini o arancine? Sul nome esatto indaga MontalbanoIn un’avventura del commissario creato da Camilleri sciolto il dilemma sullo street food

S anta Lucia non è solo unappuntamento religio-so, è soprattutto una fe-sta che va assaporata a

tavola, perché la città ha assor-bito, come una spugna, secolidi dominazioni che hanno ar-ricchito la cucina palermitana di innumerevoli sapori, gusti ecolori. E poiché, in questo gior-no non si mangia nulla checontenga farine e grani (comepane e pasta), ecco che le aran-cine diventano protagonistedelle tavole nel giorno di SantaLucia.

A proposito, si dice arancinao arancino? Nella Sicilia orien-tale, tra Messina e Catania si di-ce arancino, così come ci rac-conta lo scrittore Andrea Ca-milleri in una delle avventuredel commissario Montalbano,dal titolo «Gli arancini di Mon-talbano». A Palermo, e nel re-sto della Sicilia, è chiamataarancina. Il motivo è sempliceed è da ricercarsi nella sua clas-sica forma sferica e nel coloreambrato brillante che ricorda

l’arancia. Arancino, invece,prenderebbe il nome dall’albe-ro di arancio e ha la classicaforma a punta che lo ha resocelebre anche fuori dai confiniregionali. «Per me non ci pos-sono essere dubbi, l’arancinava declinata al femminile sem-pre e comunque, al pari delpensiero corrente espresso an-che nel palermitano. Più voltemi è stata posta questa doman-da, se si dice arancino o aranci-na. E io ho sempre risposto allostesso modo. La rotondità nel-l’immediato fa pensare allemorbide forme di una donna.Ragion per cui l’arancina èfemmina». E se lo dice lo chefCiccio Sultano, due stelle mi-chelin a Ragusa, c’è da crederci.

Al di là dell’etimologia, par-lare di arancina o arancino èmolto riduttivo perché neltempo la pietanza principe del-lo street food è cambiata radi-calmente per stare al passo coitempi. Non è raro imbattersi inaltre combinazioni di gusti, co-me il nero di seppia, la versione

ci, semplicemente ripiene alcioccolato o alla ricotta. I bardella città nel tempo si sonospecializzati in arancine alter-native, un modo per attrarrenuovi clienti e intercettare il palato dei più esigenti, ma latradizione è tradizione è quellaclassiche al burro o alla carnevanno ancora per la maggiore.

Per una buona arancina èimportante il riso che deve es-sere della categoria Arborio,perché è quello che più di tuttiè in grado di esaltare i sapori.L’acqua che deve essere in unrapporto di uno a due e mezzoe la pentola che deve esserestretta e lunga per evitare unarapida ebollizione. E infine, c’èla panatura da fare con gesti ra-pidi e precisi unendo uovo epangrattato, in modo da rende-re le arancine compatte e omo-genee e che consente di avereun involucro perfettamentecroccante da rompersi al primomorso.

Ro. Chi.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Gusti tipiciSi dice arancine o arancini? Ci viene in soccorso Camilleri che ha scritto «Gli arancini di Montalbano»

base di grano bollito e ricotta dipecora, o crema di latte bianco.Guarnita poi, con zuccata, can-nella, frutta secca o candita escaglie di cioccolato. La varian-te del trapanese consiste nelconsumare il grano bollito semplicemente aggiungendo ilvino cotto, che altro non è cheil mosto di vino cotto fino allariduzione del suo volume origi-nario e al punto di caramellar-lo. Giuseppe Pitrè, antico stu-dioso delle tradizioni popolari,nel suo saggio sui proverbi sici-liani, scrisse: Santa Lucia panivurria, pani nun n’haiu, accus-sì mi staiu ovvero: Santa Luciavorrei del pane, ma pane nonho, così mi sto – resto digiu-no». Il digiuno, quello vero, isiciliani non sanno cosa sia mala tradizione anche quest’annosarà salva.

Roberto Chifari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il giorno di Santa Lucia per Palermo, ormai, più che una devozione, è un rito cui nessuno vuole proprio rinunciare. E così tra il sacro della festa e il profano dellacelebrazione gastronomica, in molti hanno ribattezzato il 13 dicembre «Santa Arancina». Insomma, non esiste Santa Lucia senza arancine, il solo pensiero fa venire l’acquolina in bocca. Che siano acquistate in uno dei tanti bar della città o fatte in casa seguendo la ricetta delle mamme e delle nonne, in tutte le case dei palermitani, non mancherà di certo questa celeberrima

pietanza a base di riso. Ma Santa Lucia è soprattutto un business gastronomico, perché Palermo e il suo hinterland conta poco più di un milione e duecento mila abitanti e in ogni paese della provincia, così come in città, la tradizione va rispettata. Ebbene, in un solo giorno molti bar preparano in media duemila arancine, c’è chi si spinge anche di più ma sono numeri da record che danno il senso della misura che ha raggiunto la festa palermitana. Un volume di affari che supera, in appena ventiquattro ore, i due milioni di euro.

RosticceriaIn ventiquattr’orevolume d’affarida due milioni

L’altra festa

A Siracusac’è il corteocon carrozzasettecentesca

I l 13 dicembre Siracusa celebra la patrona Santa Lucia, una festa sentitissima

dai siciliani e dai siracusani che la venerano e a lei dedicano le proprie preghiere. La tradizione vuole che la statua venga portata in lenta processione, dal Duomo alla chiesa di Santa Lucia al Sepolcro; il corteo è seguito da una carrozza settecentesca, con personaggi in costume. Ma i festeggiamenti continuano anche dopo, quando il corteo compie il percorso inverso e la statua, portata a spalla dai berretti verdi (nomignolo affibbiato ai portatori per il caratteristico colore dei berretti) della confraternita dei falegnami, ritorna nella cattedrale.

Curiosità vuole che in occasione dei festeggiamenti di Santa Lucia, si svolga, dal 1970, la manifestazione Lucia di Svezia, un gemellaggio fra Siracusa e la Svezia nel nome di Santa Lucia. La manifestazione vuole avvicinare la festività cristiana, che si commemora a Siracusa in occasione della celebrazione della santa patrona, alla tradizione nordica. Infatti, da molti secoli, anche in Svezia il 13 dicembre è un giorno solenne (in questo giorno cade il solstizio d’inverno che segna la fine della lunga notte). Il clima di festa però, è tutto siciliano e il giorno della vigilia in Cattedrale iniziano ad accorrere i devoti per assistere alla traslazione del Simulacro dalla Cappella all’Altare Maggiore.

Un quarto d’ora prima di mezzogiorno, il Campanellaio e il Maestro di Cappella danno inizio alle operazioni necessarie fin quando l’esplodere dell’applauso dei fedeli accoglie la Santa fuori dalla sua Cappella. Il giorno dopo ha inizio la solenne processione delle Reliquie e del Simulacro argenteo che attraverseranno la città per giungere alla Basilica di Santa Lucia al Sepolcro. La lunga processione che dura molte ore è un pellegrinaggio solenne e devoto, ricco di molti segni che rendono questa festa unica nel suo genere. L’uscita del Simulacro è senza dubbio uno dei momenti più forti della festa; da quel momento Santa Lucia è in mezzo alla sua città, ai suoi fedeli che la acclamano a gran voce. Un corteo che dura tutto il giorno fino all’arrivo al Ponte Umbertino, lì dove la città saluta festosamente con fuochi pirotecnici Santa Lucia, prima che riprenda il suo percorso verso la Cattedrale.

R. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

mi del territorio; o ancora, po-modoro basilico e mandorle;gorgonzola, olive e pomodoriPachino; ai funghi; pollo e cur-ry; senape, finocchio e cipolla;e la versione con la vasteddadel Belice, il formaggio a pastafilata della zona del trapanese.Senza dimenticare quelle dol-

gamberetti e pistacchio, o alsalmone, o ancora, agli spinaci.Non mancano le versioni congulash; speck, noci e mozzarel-la; fagioli e chili piccante (riser-vata ai più temerari); salsa bar-becue e costolette di maiale; ola variante con un mix di for-maggi siciliani abbinati ai salu-

Page 9: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA9

Ciaramidde

Ciaramiddari si chiamano gli zampognari palermitani, la cui ultima generazione si è estinta all’inizio degli anni ‘60.

Come una volta

C he Natale sarebbe sen-za il suono inconfondi-bile della zampogna? InSicilia quella della cia-

ramedda è una tradizione mu-sicale che si è mantenuta parti-colarmente vitale. Nelle case,davanti agli altari o ai presepi,nelle strade, presso edicole vo-tive ben addobbate, nelle chie-se ancora si ripetono gli antichicanti, eseguiti dietro compen-so da suonatori specializzati o in coro dai fedeli. Sono gli zam-pognari i principali protagoni-sti delle novene e la loro musi-ca risente del mescolarsi di ap-porti folkloristici con ascen-d e n ze re l i g i o s e , d ov u tesoprattutto a interventi dellaChiesa. In particolare, tra il IV eil IX secolo, nacquero anche lerappresentazioni drammati-che incentrate sulla Nativitàche, fondate sulla sequenzanarrativa Annunciazione-Nati-vità-Fuga in Egitto, andarono acostituire una forma particola-re di dramma sacro, originaria-mente denominato officiumpastorum. I canovacci destinatiall’esecuzione pubblica eranoprodotti in ambiente ecclesia-stico e presentavano quindi te-sti rigidamente controllati. Piùo meno ciò che accadeva ancheper i canti. A tal proposito, va

ricordata la vicenda degli orbi(ciechi), cioè suonatori e can-tanti ambulanti siciliani. Gliorbi vennero infatti riuniti incongregazione a Palermo daiGesuiti fin dal 1661, con il pre-ciso obiettivo di diffonderepresso il popolo un’ampiaproduzione di testi poetici

dialettali di argomento reli-gioso: storie di santi, canti diNatività e di Passione, rosari.La Chiesa fissava così, attra-verso la scrittura, temi e moti-vi destinati alla più ampia ri-cezione popolare grazie allamediazione ‘orale’ degli orbi.Una commistione che è dura-

ta fino ai giorni nostri. Gli zampognari sono all’ope-

ra specie nei piccoli centri. Co-me Monreale (Palermo) . Qui icantori si esibiscono dietro

compenso dall’Im-macolata all’Epifania,utilizzando - unici inSicilia - la grandezampogna ‘a chiave’,strumento diffusonell’Italia centrome-ridionale e adoperatodai ciaramiddari pa-lermitani, la cui ulti-ma generazione si èestinta all’inizio deglianni ‘60, sostituiti inparte dai monrealesiche ancora oggi suo-nano in alcune zoneperiferiche del capo-luogo. Vitale è la tra-dizione musicale delNatale a Licata, popo-loso centro costierodell’Agrigentino. So-no soprattutto glizampognari ad ani-mare le celebrazioni,partecipando alleprocessioni dell’Im-macolata (8 dicem-bre) e di Santa Lucia

(13 dicembre) ed eseguendo lenovene domiciliari. Da segna-lare, tra i tanti, il Gruppo Zam-pognari Licatesi che si è esibi-to sempre con grandissimo ri-scontro in termini di pubbli-co.

Fabio Scavuzzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dal 12 al 30 dicembre il teatro Machiavelli di Catania ospita la XII edizione di Zampognarea, la mostra multimediale di strumenti musicali e fotografie. A cura di Maurizio Cuzzocrea, musicista e studioso di strumenti tradizionali, l’edizione 2015 di Zampognarea propone quest’anno un’inedita sinergia fra imprenditori culturali, videomaker, artisti della cartapesta e del teatro delle marionette, zampognari provenienti da Maletto, dai comuni messinesi dei Nebrodi e da

Acireale, studiosi di strumenti antichi e band impegnate nella ricerca di frammenti e brani della tradizione musicale orale, sia siciliana che dei paesi del Mediterraneo. Tre i concerti in programma. Assieme all’esposizione di diverse zampogne, strumenti a fiato e a corda della tradizione rurale siciliana e mediterranea, è in programma una “Novena animata”, una particolare forma di novena con la partecipazione di pupi e marionette.

CataniaDal 12 dicembrepupi e marionetteanimano le novene

Non è Natale se non ci sono gli zampognariGirano insieme soprattutto nei piccoli centri siciliani come Monreale e LicataIl loro compito è animare le celebrazioni ma dietro compenso suonano a casa

Gli orbiFin dal 1661 suonatori e cantanti ciechi avevano il compito di diffondere testi e canti

Page 10: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA10 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Il personaggio

A d apprezzare gli agru-mi siciliani, special-mente per il loro uti-lizzo nella tradizionale

produzione dolciaria, sono sta-ti per i primi proprio i napole-tani. Nel Settecento l’acqua difiori d’arancia era utilizzata nelRegno delle Due Sicilie per lapreparazione di dolci come lapastiera napoletana, la cassatasiciliana e le sfogliatelle. Napolie Palermo, le due grandi me-tropoli del Mezzogiorno, sonooggi così profondamente so-miglianti nello spirito e nellapassione di chi le vive quotidia-namente da essere unite, al dilà della distanza geografica. Vi-coli e stradine di entrambe lecittà sono avvolte in ogni ango-lo da profumi, colori, voci chespesso si mescolano. Per que-sto non è così raro imbattersi innapoletani affascinati dallebellezze di Palermo e viceversa.Di sicuro, è più raro trovarsi da-vanti a chi ha trasmesso questasua passione per una città nellostudio e nel lavoro di ogni gior-no.

È il caso Daniele Furia, napo-letano doc intimamente inna-morato del capoluogo sicilia-no. «Il mio è un amore viscera-le, nato da un filo immaginarioche lega Napoli a Palermo –

racconta -. C’è qualcosa di ma-gico a Palermo, si rimane colpi-ti dalla vostra cortesia e dallavostra filosofia di vita, tanto vi-cina a quella di noi napoleta-ni». Daniele ha la sua bottegagastronomica in via dei Tribu-nali nel cuore di Spaccanapoli,a due passi dalla Napoli sotter-ranea e da San Gregorio Arme-no. Nel cuore di Napoli, Danie-le coltiva la passione per i li-quori artigianali ottenuti da in-gredienti rigorosamente legatial territorio campano e sicilia-no: in primis il limone, il melo-

ne, il finocchietto selvatico, la mela, il nocino e la rucola. Unapiccola produzione di due milalitri l’anno, appena 15 mila bot-tiglie. Nel suo lavoro si rintrac-cia la passione di chi studia enon lascia mai nulla al caso.«Con il mio lavoro ho dimo-strato che gli agrumi erano giàpresenti al tempo dei romani equesto mio studio di ricerca lodevo proprio a un palermitano,il professor Francesco Calabre-se che ha scritto un libro dal ti-tolo “La favolosa storia degliagrumi”, un’opera che mi ha

permesso di andare avanti nelmio lavoro e di approfondire imiei studi universitari».

Una ricerca continua per mi-gliorare e perfezionare le anti-che ricette tramandate fino aigiorni nostri, come quella dellimoncello che secondo la tra-dizione sarebbe nato agli inizidel Novecento nella zona traSorrento e Amalfi. Non gli hadato i natali, ma per l’abbon-danza e la qualità dei suoi li-moni, la Sicilia rappresenta og-gi una tra le migliori produttri-ci di limoncello. «Lavoriamodirettamente limoni piccoli everdi, non trattati perché nepreleveremo direttamente labuccia. Questi limoni sono imigliori nel mantenere un’altaconcentrazione di olii essen-ziali – spiega -. La proceduraindispensabile è la pelatura amano perché solo così esclu-diamo la parte bianca che con-ferirebbe un fastidioso retro-gusto amaro. Una volta ottenu-te le bucce di limone, questesono messe a macerare in alco-ol puro per sette giorni, dopo-diché vengono filtrate, e poi,una volta separate le bucce dal-l’alcool, otteniamo un infusoche va miscelato con uno sci-roppo, composto semplice-mente da acqua e zucchero nel-le debite proporzioni e da uningrediente segreto, quellodella nonna e che non rivelia-mo a nessuno».

Roberto Chifari© RIPRODUZIONE RISERVATA

In azioneA sinistraDaniele Furia,il raccontodela sua storiauniscesempre di piùle tradizionie il fascinodelle duepiù grandicittà del Sud,Palermoe Napoli

Un grande comparto produttivo, quello degli agrumi in Sicilia, la maggiore regione agrumetata d’Italia (nell’isola 93.771 ettari sono coperti da agrumi, circa il 60% del totale di quelli presenti in Italia) con una rilevante quota in biologico e la straordinaria biodiversità delle sue produzioni. Quattro agrumi siciliani hanno già conquistato il bollino di qualità: quello Igp per l’Arancia Rossa di Sicilia, per i Limoni Interdonato di

Messina e Siracusa, e il DOP per l’Arancia di Ribera (senza dimenticare il Mandarino di Ciaculli, presidio Slow Food in attesa di riconoscimento). Diffondere e far conoscere il mondo degli agrumi siciliani: è stata questa la mission del Distretto Agrumi di Sicilia, in occasione di Expo Milano 2015. Il Distretto, che riunisce aziende private, enti pubblici e rappresentanze agricole, è nato nel 2011.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il compartoIl distrettoprotagonistaall’Expo di Milano

«A Napoli gli agrumi siciliani»La storia di Daniele Furia che produce liquori artigianali nel capoluogo campano«Lavoriamo direttamente limoni piccoli e verdi non trattati, preleviamo la buccia»

Chi è

Daniele Furiaha la sua bottega gastronomica in via dei Tribunali nel cuore di Spaccanapoli,a due passi da San GregorioArmeno

via atenea 98, agrigentotel. 0922 22811

i nostri Brand

Page 11: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA11

Menu di festa

I n Sicilia si mangia sempre,figuriamoci a Natale. Il per-corso di avvicinamento al25 dicembre comincia ad-

dirittura il 13 con il festeggia-mento di Santa Lucia che so-prattutto a Palermo è prevalen-temente di tipo gastronomico.Non si possono mangiare fari-nacei quel giorno e i palermi-tani, ligi alla regola, fanno co-lazione con panelle dolci (ri-piene di nutella o cosparse dizucchero). A pranzo si mangiaun gateau o, meglio, si comin-cia a “inanellare” arancine (oarancini, se preferite) in vista del conteggio finale che desi-gnerà il “vincitore” assolutosolo allo scadere della mezza-notte. Per l’occasione, i cuochidei bar cittadini sfoderano laloro fantasia. Si vendono le ti-piche alla carne, al burro, aglispinaci, a cui si affiancanoquelle al salmone, ai funghi,agli asparagi, alla norma, al ne-ro di seppia, ai gamberi, consalsiccia. Ma anche quelle conricotta e cioccolato o alla nutel-la.

Ma il dolce tipico di SantaLucia è decisamente la “cuc-cia” fatta con ricotta dolce egrano bollito. Ci si prepara cosìallo slalom gastronomico dellavigilia e di Natale.

Nel Catanese l’antipasto è ri-gorosamente fritto e sono lecrispelle con ricotta e acciughe(per dolce ci sono quelle di ri-so dette “dei Benedettini” con-dite con il miele). Regina indi-scussa della tavola natalizia è lascacciata, con la sua variante discaccia nel Ragusano e Modi-cano. C’è la scacciata con cavol-fiori affogati nel vino, arricchi-ti di aglio tritato, olive nere,primosale, acciughe, e pepe; lascacciata di cipolle, con cipol-lotti scalogni, acciughe, pepe eolio; quella di broccoli conbroccoletti lessi e saltati in pa-della con aglio tritato, tuma,olive nere, acciughe, pepe eolio. Sempre nella Siciliaorientale si trova spesso, sulletavole natalizie, la zucca rossafritta con olive e i broccoli affo-gati con vino e olive nere.

C’è ancora spazio (si spera)

per il timballo di riso detto an-che gallina ripiena. Si preparail brodo di gallina insaporitocon la cipolla, poco pomodo-ro, prezzemolo e sedano e le polpette precedentementepreparate impastando la carnedi vitello - o di manzo - tritacon uova, formaggio pecorinograttugiato, prezzemolo eaglio tritato, mollica di paneammorbidita nel latte, sale epepe.

Nel Modicano non possonomancare a Natale le “lasagnecacate” fatte con farina, uova,ragù, ricotta fresca setacciata, pecorino grattugiato, sale e pe-pe. Sempre caratteristico diModica è il pasticcio di spinacio broccoli, mentre viene daNoto, in provincia di Siracusa,quello chiamato per antono-masia pasticcio di Natale, rea-lizzato con pasta di grano tene-ro lievitata, ragù di polpa ma-gra di maiale, pomodori, ci-

polla, prezzemolo, mezzobicchiere di vino rosso vec-chio, maccheroni di casa, cimedi broccoli lessate e soffritte, un limone, ricotta, piacentinograttugiato, olio d’oliva, sale,pepe.

Più a ovest, nel Palermitano,si troveranno sulle tavole im-bandite lo sfincione (pizza ba-se di cipolla), cardi in pastella,insalate di arance con aringa ecipolla, agnello al forno, sfor-mato di anellini al forno con ri-cotta, pasta con le sarde e sardea beccafico (ripiene di mollica,pinoli, bucce di arance, fogliedi alloro e uva passa), carnecon pancetta coppata con con-torno di sparacelli e caponata.

Tra i piatti della tradizionenon deve assolutamente man-care il baccalà fritto o in umidoo quantomeno con la salsa in-saporito dalle “passole” (uva

sultanina) o stoccafisso, prece-dentemente mantenuto in ac-qua per farlo ritornare e ren-derlo commestibile, lo si pre-para alla “ghiotta” con salsa dipomodoro, capperi, uva sulta-nina, sedano e olive nere.

Chi preferisce la carne, man-gerà l’agglassato (pezzo dimanzo stracotto nelle cipolle lacui riduzione poi viene frullataed usata per nappare le fette dicarne o per condire la pasta).Per dolci, buccellati di Enna(dolci tipici ripieni di fichi sec-chi), cassate e cannoli, i mu-stazzoli a base di mandorle,cannella e chiodi di garofano ecubaita (torrone di miele connocciole e mandorle o pistac-chi), il tutto innaffiato dai viniliquorosi come il marsala, il passito di Pantelleria, malava-sia, limoncello o amaro fatti incasa.

Simona Licandro© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’isola del mangiar bene Anche a NataleDalla “cuccia”, dolce tipico di Santa Lucia, alla scacciata con cavolfiori lo slalom è gastronomicoNel Modicano non manca il pasticcio di broccoli o spinaci mentre a Palermo è tempo di sfincione

La zucca rossaNella Sicilia orientale è tradizione la zucca rossa fritta con olive e i broccoli affogati

Il baccalàIn tavola è d’obbligo il baccalà fritto o in umido, insaporito dall’uva sultanina

Cubaita, il mandorlato senza limiti di scadenzaCamilleri ne ha scritto l’elogio. Sciascia: «Ci vuole il martello per romperlo»

Cassate e cannoliPer dolci cassate, cannoli, mustazzoli, il tutto innaffiato da vini liquorosi come marsala

M andorle, pistacchi emiele gli ingredientiprincipali della cu-baita, torrone tradi-

zionale siciliano, nonché dolcepreferito dello scrittore AndreaCamilleri che ne ha scritto an-che un elogio. La cubaita haevidenti origini arabe perchéderiva dalla parola qubbiat chesignifica mandorlato. «La cu-baita – scrive Camilleri - è sem-plice e forte, un dolce da guer-rieri, lo devi lasciare ad am-morbidirsi un pochino tra lin-g u a e p a l a to , d e v i q u a s ipersuaderlo con amorevolezzaad essere mangiato. Ti invitaalla meditazione ruminante.Rende più dolce e sopportabilel’introspezione che non sem-

pre è un esercizio piacevole».Dolce tipico natalizio, per

preparare la cubaita occorronosemi di sesamo, miele, zucche-ro e mandorle e pistacchi benabbrustoliti. Occorre sciogliereil miele o lo zucchero in un te-game sul fuoco e dopo si versa-no i semi di sesamo e la fruttasecca. L’impasto si mescola conun cucchiaio di legno finché siraggiunge l’ebollizione. Quan-do il composto è amalgamato,lo si versa su di un piano umidoe lo si spiana fino a quandoraggiunge lo spessore di uncentimetro circa, quindi lo si taglia a quadrati o a rombi.

Come narra Camilleri «alladolcezza del miele mischial’amarostico delle mandorle to- Mandorle La cubaita siciliana

Agglassato

Con questo termine in Sicilia si indica il pezzo di manzo comunemente detto roastbeef stracotto nelle cipolle la cui riduzione poi viene frullata ed usata per nappare le fette di carne o per condire la pasta

Leggenda

Poiché la cubaita non scade, si racconta che i guerrieri arabi la tenevano dentro le bisacce o quello che erano le loro sacche durante i lunghissimi viaggi per terra e per mare

Superlavoro in pasticceria, è il trionfo dei deliziosi buccellatiDa domani i dolcetti tipici saranno sulle tavole di tutta la Sicilia I dolci sono la vetta della cucina siciliana. Quell’apice a cui si aspira fin da quando si è ancora all’antipasto. Nel periodo natalizio compaiono, fin dall’8 dicembre, i buccellati o cucciddati, fatti di mandorle e nocciole, noci e uva passa, fichi secchi e buccia d’arancia. Il suo nome deriva dal tardo latino buccellatum, cioè pane da trasformare in buccelli, ossia bocconi, per la sua morbidezza. Anche i nucatuli sono dei

tipici biscotti natalizi di origini arabo-medioevali conosciuti come mucatuli a Modica, ciascuna (dal dialetto ciascu, ovvero fiasco, recipiente) nel Siracusano, saschitedda a Buscemi (Siracusa). Un tempo erano famosi i nucatili di Natale, preparati nel monastero di Santa Elisabetta a Palermo, città in cui questi dolcetti sono conosciuti sin dal XV secolo. Col vino cotto si preparano i “mostaccioli” o “mustazzola”.

state e il ricordo del verde attra-verso il pistacchio. Diventa cosìuna sorta di filosofia del vive-re». Dura come l’acciaio, “civuole il martello a romperla”,scrive Sciascia. Si racconta che iguerrieri arabi se la tenevanodentro le bisacce o quello cheerano durante i loro lunghissi-mi viaggi per terra e per mare:infatti è un dolce che non ha li-miti di scadenza. «La cubaita –scrive ancora Camilleri - ti ob-bliga a una particolare conce-zione del tempo, ha bisognodei tempi lunghi del viaggioper mare o per treno, non siconcilia con l’aereo, con la fret-ta».

S. L.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Supplemento della testata

Distribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente

Direttore responsabile: Enzo d’Errico

Redattore capo centrale: Carmine Festa

Redattore capo centrale: Paolo Grassi

Editoriale del Mezzogiorno s.r.l. con socio unico, soggetta a direzione e coordinamento da parte della società RCS Mediagroup S.p.A. Presidente: Alessandro BompieriAmministratore delegato: Domenico Errico

Produzione, amministrazione e sede legale: Vico II S. Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli - Tel: 081.7602001 - Fax: 081.58.02.779Reg. Trib. Napoli n. 4881 del 17/6/1997

© Copyright Editoriale del Mezzogiorno s.r.l.Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge.Stampa: Società Tipografica Siciliana S.p.A.Strada 5a n. 35 - 95030 Catania - Tel. 095.59.13.03Sped. in A.P. - 45% - Art.2 comma 20/B Legge 662/96 Filiale di Napoli

Diffusione: m-dis Distribuzione Media SpaVia Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02.25821

Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A. Dir. Communication SolutionsTel. 02.25.84.6665 - www.rcscommunicationsolutions.it

Proprietà del Marchio: RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Quotidiani

Distribuito con il

Direttore responsabile: Luciano Fontana

Page 12: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA12 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Page 13: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA13

Non solo folclore

N on saranno suggestivicome quelli del nordItalia o del nord Euro-pa, ma i mercatini di

Natale siciliani offrono la pos-sibilità a tanti artigiani di farconoscere i propri lavori e agliacquirenti di possedere qual-cosa di unico con cui addobba-re l’albero di Natale, decorare lacasa o il terrazzo in vista dellefestività.

Da diversi anni, a Palermo ilmercatino di Natale trova postoin viale Praga dove è possibilevisitare gratuitamente il prese-pe, fare foto ricordo con BabboNatale e assistere all’arrivo del-la Befana. Ovviamente, si pos-sono acquistare regali e addob-bi.

Tutto intorno, e in particola-re in viale Strasburgo, le stradecominciano ad accendersi diluci natalizie ed è possibileproseguire lo shopping facen-do una breve passeggiata. Ilmercatino è aperto dalle 10 delmattino fino a mezzanotte.

Canti natalizi, tradizione inmusica al consueto mercatinodi Natale di Viagrande (Cata-nia). Il mercatino di Natale èuna festa per tutti i sensi: ascol-tare e poi ammirare, respirare epoi gustare, toccare con manola tradizione, vivere il clima difesta che avvolge e riscalda.

I visitatori potranno passeg-giare per la «Via del Natale» frale casette in legno, per gustare iprofumi e i colori, tra decora-zioni tradizionali, prodotti dipuro artigianato, oggetti per lacasa, candele e prodotti tipici.Ci sono anche laboratori arti-stici in cui gli artigiani creeran-no «in diretta» alcune delle lo-ro opere facendo rivivere gliantichi mestieri e tradizioni.Per riscaldarsi non manche-ranno thè e cioccolata calda,caldarroste e vin brulè inun’area tutta dedicata alla ga-stronomia.

Per tutto il periodo del mer-catino sarà allestita una mostradi presepi, con animazione espettacoli serali. Anche Cataniasi veste a festa con il mercatinoin via Pacini (nel tratto tra viaEtnea-via Sant’Euplio) con ilMerry Christmas Market. Arti-giani e artisti del territorio alle-stiranno i loro stand per viverele magiche atmosfere dei tradi-zionali mercatini del nord Eu-ropa.

Sempre nel capoluogo c’è«La Rue de Noel» in via Carca-

ci. Fino al 27 dicembre tanteidee sui regali di Natale. A Cal-tagirone, nel centro storico,viene organizzato dall’associa-zione Asieur un appuntamentoda non perdere anche per ladegustazioni di prodotti tipici,come i cuddureddi, tipici dolcinatalizi a base di miele, man-dorle, farina e aromatica can-nella e cannoli.

A Messina ad occuparsi delvillaggio natalizio sarà l’asso-ciazione «Il risveglio». La loca-tion scelta è la storica GalleriaSanta Marta, in via GiovanniPascoli, che viene riaperta alpubblico per ospitare le opere

di ingegno creativo e artigiana-to proposte da numerosi arti-giani di Messina e provincia.Un’occasione unica per andarealla ricerca dei regali di Natalepiù originali e sfiziosi.

Nella vicina Milazzo, sul lun-gomare Marina Garibaldi, cisaranno oltre quaranta casettein legno che ospiteranno i piùoriginali espositori, l’evento siaprirà con uno spettacolo dipalloncini colorati luminosi cisaranno attrazioni ogni giorno,animazione per bambini, de-gustazioni, gare di cucina a te-ma natalizio e soprattutto la ca-setta di babbo Natale e le suerenne.

I bambini potranno imbuca-re la letterina nella cassetta diBabbo Natale e vivere un mo-mento magico. Ci sarannospettacoli , band musicali, arti-sti di strada e i personaggi piùamati del momento dai bambi-ni (come Masha e Orso e PeppaPig).

Al Modica Christmas Villageeventi, attività e spettacoli, at-

trazioni per grandi e piccini,concerti di Natale e contest diballo. Oltre alle degustazioni eall’area bimbi dove i bambinipotranno sognare e godersi lamagia del Natale. A Siracusa ilmercatino celebra prima la fe-sta della patrona Santa Lucia (il13 dicembre) all’Isola di Orti-gia.

Ci saranno le eccellenze ga-stronomiche della Sicilia, lostreet food, l’artigianato tipico,il modernariato, ma anche unconcorso per artisti da tutta Ita-lia che realizzeranno le «luci diNatale».

Il centro storico di Erice, pic-colo paese medievale che so-vrasta Trapani, è il posto idealeper un mercatino di Natale. Trale due piazze principali saran-no proposti tipici addobbi,idee regalo, tradizione artigia-nale e tante specialità enoga-stronomiche. Grandi appunta-menti, dunque, per un Nataleall’insegna della tradizione.

Simona Licandro© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per i bimbiI mercatinidi Natale,a Palermoe nelle altrecittàdella Sicilia,affascinanosoprattuttoi bambiniBabbo Natalee i regali:i più piccolinon perdonol’occasioneper le visite

Mercatini, la festa diventa tradizioneDa Palermo a Modica: ecco tutti i luoghi delle iniziative artigianali e localiNella «Via del Natale» Itinerario tra casette in legno a caccia di profumi e colori

A CaltagironeNel centro storico da non perdere la degustazionedei dolci «cuddureddi»

Calze e maglioni: in Sicilia c’è il fai da teIl metodo

Il knitting è consideratoun atto quasi terapeutico, una metodo antistressper arginarei ritmi frenetici della vita moderna

I n Sicilia abbandonate l’idea ditrovare sotto l’albero maglioniin stile nordico, magari ricamati

con iconografie tipicamente inver-nali, quali alci, fiocchi di neve, bac-che e foglie di agrifoglio, poiché latradizione siciliana della maglia siallontana da quei pullover chehanno reso famosa quella scena del film «Il diario di Bridget Jo-nes». Nessuno riceverà in dono uncapo handmade simile a quello in-dossato da Mr. Darcy (Colin Firth)durante uno di quei pranzi natalizidi famiglia, perché sull’Isola i lavo-

ri a maglia o a telaio si basano solosul rapporto simbiotico tra trama eordito.

Ogni creazione appare sospesatra passato e futuro, in un limboancestrale che ricorda le reti dei pescatori, un retaggio antico ingrado di confermare quel trait d’union tra donne e uomini che,seppur avendo una manualità dia-metralmente opposta, nascondo-no tutta la loro sapienza, nell’artedell’intreccio. Ed ecco che alloranonne e zie durante il periodo del-l’avvento si cimentano in manufat-

ti in maglia, come calze da notte,scialli, maglioni, cappucci, sciarpee manicotti che donano a chi li ri-ceve il vero calore di un presentefai-da-te. Un’usanza soffice come un caldo abbraccio che prendepiede soprattutto nel dopoguerra,quando i filati di lana e di cotoneerano quasi un lusso, e le donne,spesso autoproducevano il filato distruggendo gli indumenti logoridella famiglia. E’ proprio in quelperiodo che si è diffuso l‘uso discùsiri (scucire) vecchi capi in ma-glia ormai in disuso, filarne il filo

per unirlo poi a dell’altro che in-spessisca l’indumento divenendoquindi più caldo e protettivo. Quelcontinuo sferruzzare, consideratoqualche anno addietro solo unhobby, oggi sta prendendo sem-pre più il sopravvento, soprattuttoda quando molto celebrities han-no incoronato il knitting come unatto quasi terapeutico, una meto-do antistress per arginare i ritmifrenetici della vita moderna. Il tin-tinnio dei ferri che sbattono sem-bra sia un antidoto rilassante checontribuisce a rallentare il battito cardiaco, ad abbassare la pressio-ne arteriosa e rimedio per stan-chezza, malumore e depressione.

Venera Coco© RIPRODUZIONE RISERVATA

La curiositàHobby, regali e risparmi: ecco il «riciclo creativo»C’è chi pensa al Natale e viene assalito dall’ansia per la corsa all’ultimo panettone e ai regali per tutti, e chi lo vede come un’occasione per dare libero sfogo a fantasia e manualità. Una pratica, quella del riciclo creativo, che non vale solo nel campo dell’hobbystica e che ha pure il vantaggio di essere amica dell’ambiente, che di questi tempi non guasta. Su internet non si contano i tutorial che insegnano a «far da sé»

qualsiasi cosa, dai gioielli alle sciarpe di lana, e sono un milione i negozi virtuali attivi su Etsy, popolare sito di e-commerce tutto dedicato al fatto a mano. Se il fai-da-te va tanto di moda, le ragioni sono più d’una. La crisi, certamente, ha contribuito alla riscoperta dei prodotti casalinghi, che permettono di risparmiare un po’.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il luogo

ll centro storico di Erice, piccolo paese medievale che sovrasta Trapani, ospita uno degli appuntamenti più gustosi: addobbi, regali, tradizione artigianale e tante specialità gastronomiche, non solo per chi viene in vacanza

Page 14: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA14 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Relax d’inverno

Q uando sua maestàl’Etna vuole attirarel’attenzione su di seindossa, con grandecharme, il suo sopra-

bito bianco e investe lo sguar-do dei suoi ammiratori conuna luce soave. Così l’attrazio-ne per quello spettacolo ma-gnifico porta gli sportivi sulle piste da sci e, nel percorrere lediscese lungo i suoi fianchi,prendono forme candide e si-lenziose danze, spezzate solodal fruscio del metallo sullaneve.

Per gli amanti della settima-na bianca non mancano i com-prensori sciistici etnei che sidividono tra quello di Lingua-glossa Piano Provenzana (1800e i 2317 metri di quota) e quellodi Nicolosi (1910 e i 2700 me-tri). La prima ski area è dotatadi una seggiovia quadriposto etre skilift che servono quattropiste rosse e due blu, ideali perla discesa. Invece, la stazionedi Nicolosi comprende una te-lecabina a sei posti, una seg-

giovia biposto e tre skilift sutre piste rosse ed una blu, adat-ta per lo sci alpino. L’area delgrande vulcano offre anchenumerose piste per chi praticalo sci di fondo, come quella diPiano Vetore, vicino a Nicolosi,di Piano Provenzana e l’anellodi Maletto, dove si trovano sen-tieri naturali designati dall’En-te del Parco dell’Etna e dalla fo-restale.

I quattro crateri sommitalidel vulcano, raggiungibili siada Etna Sud che da Etna Nord,sono perfetti persino per lo scialpino. Si può praticare pure ilfuoripista, favorito dall’assen-za di crepacci o slavine o farsicondurre sul versante nord conil gatto delle nevi per poi scen-dere autonomamente con glisci. Per capodanno saranno di-sponibili gli chalet che costeg-giano la montagna, alcuni di-slocati nel comune di Milo, al-tri prenotabili tramite Airbnb.Per pernottare sulla neve c’èpoi il Rifugio Sapienza a Nico-losi, un piccolo albergo conventiquattro camere in stile al-pino, situato a quota 1920 me-tri, vicino agli impianti dellaFunivia dell’Etna e a quelli scii-stici.

Ancora, ideale per il periodonatalizio, il Rifugio Citelli chesa far vivere l’incanto del-l’escursione alle zone sommi-tali del vulcano. Quest’ultimosi trova nel comune di Sant’Al-fio (Catania) alle pendici nord

orientali del vulcano Etna, nel-l’antica caldera di un cratereavventizio il Monte Concazze. Inaugurato nel 1935 è stato to-talmente ristrutturato nel2012, ad oggi consta di diciottoposti letto.

Il comprensorio si avvale di

valide scuole di sci per chi havoglia di perfezionare il pro-prio stile sulle piste. Princi-pianti, sciatori provetti e picco-le promesse, tutti possono se-guire lezioni singole o colletti-ve presso la «Scuola Italiana di

Sci – Enta Nord Linguaglossa»o presso lo Sportclub Etnasciche alternano corsi basic aquelli advance per pennellarele curve in conduzione.

Sull’Etna naturalmente nonsi può solo sciare ma ancheprogrammare escursioni a se-guito di esperti alpini che gui-dano verso ascensioni giorna-liere sui crateri sommitali, op-pure verso gli apparati eruttividel 2002, come anche allaGrotta del Gelo e nella Valle delBove.

Chi pensa che per vivere unavacanza sulla neve occorranolatitudini nordiche, evidente-mente dimentica che l’Etna safar sentire tutta la sommità delsuo dominio, riuscendo a re-galare allo stesso tempo il cli-ma mite di un’isola del Medi-terraneo.

Chi la conosce veramente haimparato che quel manto dineve non riuscirà a raffreddarela linfa di fuoco che scorre nel-le sue vene, quasi a testimonia-re il carattere autentico dellasua gente.

Venera Coco© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cartolinedi dicembreL’Etna nella sua versione invernale, con le piste innevate: un’immagine suggestiva che attrae ogni anno, durante le vacanze di Natale, tantii appassionati di sci

Vivere una vacanza da veri siciliani? Da oggi si può fare grazie a Mamma Sicily: un’associazione che nasce dall’idea dello scrittore/giornalista Giovanni Vallone insieme alla chef Silvana Recupero. Oltre a mettere a disposizione dei turisti, ville esclusive di proprietà di alcuni soci, il portale organizza tour sull’Etna, corsi di cucina, percorsi gastronomici, cene gourmet, nonché coordina «Le Silvanine», un gruppo di persone che amano la cucina siciliana e ne vogliono divulgare e preservare le sue ricette

tradizionali, aprendo le loro abitazioni private ai turisti per cene/pranzi inconsueti. Per far parte de «Le Silvanine» basta contattare l’associazione, diventarne soci e, dopo un incontro e una degustazione/approvazione da parte di Mamma Sicily, si fa parte del circuito. Il turista che prenota un’esperienza da una Silvanina potrà gustare un vero e proprio pasto «alla siciliana». Il menù non è mai fisso ma cambia secondo la stagionalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La curiositàPer le vacanzefatte in casac’è «Mamma Sicily»

Etna, il paesaggio tra fuoco e neveCosì Catania affascina i turistiI quattro crateri sommitali del vulcano, raggiungibilisia da sud che da nord,perfetti per lo sci alpino

I percorsiGli appassionati praticano il fuoripista per l’assenzadi crepacci o slavine

Il luogo

L’Etna si è originato nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo terrestre più alto della Placca euroasiatica.Le sue frequenti eruzioni nel corso della storia hanno modificatoil paesaggio circostante, arrivando più volte a minacciare le popolazioni che nei millenni si sono insediate intorno

La storia

Tre anni fa il monte fu inseritonel patrimonio dell’UnescoIl 21 giugno 2013 il Comitato Unesco, nel corso della riunione che si svolse a Phnom Penh in Cambogia, inserì il Monte Etna nell’elenco dei beni costituenti il patrimonio dell’umanità. Come scrive Wikipedia, dunque, l’Etna sorge sulla costa orientale siciliana ed è attraversato dal 15º meridiano est, che da esso prende il nome. Occupa una superficie di 1265 chilometri quadrati, con un diametro di oltre 40 chilometri e un perimetro di base di circa 135. Il vulcano è classificato tra quelli definiti a scudo a cui è affiancato uno strato vulcano; la sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni che ne determinano l’innalzamento o

l’abbassamento. Nel 1900 la sua altezza raggiungeva i 3.274 metri sotto il livello del mare e nel 1950 i 3.326. Nel 1978 era stata raggiunta la quota di 3.345 metri e nel 2010 quella di 3.350. La superficie dell’Etna è caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che alterna paesaggi urbani, folti boschi che conservano diverse specie botaniche endemiche ad aree desolate ricoperte da roccia magmatica e periodicamente soggette ad innevamento alle maggiori quote. L’Etna ha una struttura piuttosto complessa a causa della formazione, nel tempo, di numerosi edifici vulcanici.

R. S.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 15: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

Corriere del Mezzogiorno Lunedì 7 Dicembre 2015 PA15

mia madeleine del Natale èsempre stata un pugno di bac-che di mirto bianco, da man-giare. Questo frutto ha un sa-pore tannico, intenso e canfo-rato, non so perché sugli Ibleisi mangiasse solo a Natale mavoglio credere che in qualchemodo sia un riverbero di quelloche il mirto è sempre stato intutto il Mediterraneo e cioè unapianta benevola, antisettica enutriente, specialmente pertutti i sali minerali che contie-ne. Accanto a questa bacca, ri-cordo i pani-giocattolo chemodellava mia madre: un ca-vallo, un gallo, il carciofo e duepupi che si baciano».

Venera Coco© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’amarcord

Attori, cuochi e scrittoriLe madeleine di NataleTorregrossa: «Ricordo il sorriso felice di mio nonno»Chiaromonte: «La festa? Le bacche di mirto bianco»

Proust

Con il mitico dolcetto francese Marcel Proust accompagnail flusso inarrestabile dei ricordi. Se fosse vissuto in Sicilia forse si sarebbe ispirato ai buccellati

O gni volta che si avvici-na il +Natale nei me-andri più reconditidella mente si attivano

vecchie immagini, sapori stra-ordinariamente seducenti, pic-coli segreti senza tempo che come flashback ritornano dol-cemente a rendere vivo il pas-sato. Chi può fare a meno di ri-cordare quei dolcetti forse nontroppo elaborati, che come lespetites madeleine stuzzicanoProust alla ricerca di saporiperduti. Le luminarie lungo levie, i negozi abbelliti da sem-plici festoni che li rendonoquasi magici e surreali. I piattiperfezionati con maestria damamme le cui mani non trova-no riposo perché impegnate inmille attenzioni. I presepi, co-struiti alla buona, non avevanobisogno certamente di partico-lari ingegni perché bastavano arendere reale una ricostruzio-ne che di reale aveva bene po-co. Eppure, filtrato dall’emo-zione di quella magia, il Nataleritorna come un momento spe-ciale in una continua ricerca diquel sapore unico e irripetibilema che ormai da grandi forse

possiamo solo ricordare.L’attrice Barbara Tabita -

adesso nelle sale cinematogra-fiche con i film, “Matrimonio alSud” e “Belli di papà” - raccontadi come trascorreva le ore pri-ma della vigilia di Natale: «Imiei genitori avevano dei ne-gozi di giocattoli ad Augusta, cisedevamo a tavola per il con-sueto cenone sempre in ritardopoiché c’era sempre il ritarda-tario che aveva dimenticato diacquistare qualche dono. Io eroaddetta ad impacchettare ognisingolo regalo, incartavo persi-no il mio che abitualmente erauna Barbie in limited edition(ne possiedo ben 174). Oggiquei gesti che da piccola eranocosì consueti, mi mancanomoltissimo, tant’è che quandocompro un cadeau penso iostessa ad infiocchettare il pac-chetto».

Parla del rapporto specialeche aveva con il nonno, invece,la dottoressa-scrittrice paler-mitana Giuseppina Torregros-sa: «Ai piedi di un albero di Na-tale in plastica, avvolto in unanuvola di fumo, i suoi occhiche brillavano come cristalli di

ghiaccio al sole, un sorriso feli-ce sul volto scavato, un vezzeg-giativo affettuoso Ciuriddu cheancora mi risuona nelle orec-chie, così mi accoglieva il non-no la mattina del 25 dicembre.A tavola, accanto a lui, aspetta-vo fiduciosa che m’imboccasse.Le sue mani nodose si muove-vano agili tra le fondine, smi-nuzzavano la salsiccia punteg-giata di semi di finocchio,stringevano le posate con l’ele-ganza del chirurgo. Le ditasbucciavano i mandarini pro-fumati e disponevano gli spic-chi a raggera nel piatto di por-cellana. I palmi rugosi si pog-giavano infine sulle mie guan-ce in una carezza leggera comela neve di Natale, calda come i

Ricordi d’autoreDall’alto, in senso orario, lo chef Carmelo Chiaramonte, l’attrice Barbara Tabita vista in “Belli di papà” e “Matrimonio al Sud” e la scrittrice Giuseppina Torregrossa

Barbara Tabita«Da bambina a Natale incartavo i doni nel negozio di giocattoli dei miei genitori»

Cannoli, cassatine, cornetti e vassoi stracolmi di dolci mignon sono i protagonisti di capi e accessori creati dello stilista Alessandro Enriquez, classe 1983, palermitano di origine ma milanese di adozione. Posizionati sulla stoffa, come su un vassoio d’argento, ogni genere di leccornia è presa in prestito dalla pasticceria siciliana, tanto amata dall’ecclettico designer a tal punto da dedicargli un’intera collezione. Ad illuminare il Natale, la linea 10X10AnItalianTheory di Enriquez che celebra

l’Italia nei colori, nei materiali e nelle forme tradizionali e che risplende di capi ‘sweety’, rigorosamente in rosso e nero, decorati con stampe golose, gioiose e allegre, in armonia perfetta con il clima delle feste. L’italianità diventa quindi una ricetta da seguire per Enriquez che spazia dalla progettazione di pattern a tessuti che non rinunciano a raccontare il patrimonio enogastronomico siciliano e non solo. (Ve. Co.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ModaCassate e cornettisu capi e accessoricreati da Enriquez

tizzoni nel braciere. La nonnadisapprovava le smancerie e cifissava con il consueto sguardosevero. Andavo via con la pan-cia piena e il cuore vuoto, midispiaceva separarmi dal non-no. E lui per consolarmi m’infi-lava nelle tasche pezzettini dicubaita».

Sono legate a dei sapori le ri-membranza dello chef modica-no Carmelo Chiaramonte. «La

Page 16: Tradizioni e gioia: chiedevo a mamma il pastore per il presepe» · privati del Bangladesh. Il Festival, giunto alla terza edizio-ne, stato premiato nel 2013 dalla Medaglia di rappresentanza

PA16 Lunedì 7 Dicembre 2015 Corriere del Mezzogiorno

Big Bang Unico Italia Independent.Designed in collaboration with the Italian brand. UNICO column-wheel

chronograph. In-house Hublot movement. 72-hour power reserve.Case crafted using a carbon fiber and aluminium alloy developedexclusively by Hublot: Blue Texalium. Blue jeans straps with studs

stitched to black rubber. Limited edition to 500 pieces delivered withsunglasses made with the same materials.