tribunale di milano sezione lavoro memoria di costituzione ... · memoria di costituzione e...
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TRIBUNALE DI MILANO SEZIONE LAVORO
MEMORIA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA
CON DOMANDA RICONVENZIONALE
Per Comune di Corsico (P.I. 00880000153),
in persona del Sindaco legale rappresentante pro tempore, Filippo Errante,
rappresentato e difeso, per procura speciale a margine del presente atto,
giusta deliberazione della Giunta Comunale n. 66 del 11.04.2017,
dall’avvocato Maria Luisa Miazzi (C.F. MZZMLS51B60A906B), e
dall’avvocato Irene Gianesini (C.F. GNSRNI88H64F382N) quest’ultima
nominata procuratrice in forza del mandato conferito all’avv. Maria Luisa
Miazzi, le quali eleggono domicilio presso lo studio dell’avv. Giorgio
Scherini in Milano – Via Borghetto n. 3;
-e-mail:PEC:
-nr. fax 049.650834;
Contro Abate Marco (C.F. BTAMRC74R21H703A) ed altri 158
ricorrenti,
rappresentati e difesi dall’avv.to Giorgio Albani;
nel procedimento rubricato sub R.G. Lav. n. 2284/2017,
G.L. Dr. Di Lorenzo,
udienza 17.05.2017.
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Studio Legale
MIAZZI CESTER ROSSI
C.so Garibaldi, 5 – PADOVA
Tel: 049/656777
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- I dati della controversia
a) Fonti di riferimento per la originaria determinazione dei Fondi:
- contratti decentrati di costituzione dei Fondi del Comune di Persico:
CCDI 28.05.2009; CCDI 28.04.2010; CCDI 28.04.2012 (doc. 2, 3, 4
allegati al ricorso);
Indice
- I dati della controversia pag. 2
- La controversia in breve pag. 3
I- Il quadro normativo in materia di Fondi per la retribuzione
accessoria nel sistema degli Enti Locali. pag. 4
A) Le fonti per la costituzione dei Fondi e la destinazione delle risorse.
pag. 4
B) I principi in materia di erogazione delle risorse. pag. 8
C) Le disposizioni del c.d. Decreto Salva Roma (d.l. n. 16/2014). pag. 9
II- La ricostruzione della vicenda processuale e le problematiche ad essa
relative. pag. 10
III- Le domande dei ricorrenti. pag. 12
IV- L’infondatezza delle domande sub A) in relazione alla presupposta
corretta formazione dei Fondi e corretta erogazione dei compensi
incentivanti per gli anni dal 2008 al 2012. pag. 13
A) Il carattere necessitato delle decisioni assunte dagli organi di direzione
politica e ammnistrativa del Comune di Corsico. pag. 13
B) Le conseguenze della nuova interpretazione giurisprudenziale e
dell’ARAN del 18.06.2015 e del 10.09.2015. pag. 15
V- In subordine, l’infondatezza delle domande sub B) riferite al
compenso di produttività per gli anni dal 2013-2015. pag. 18
A) La riorganizzazione attuata dal Comune di Corsico a far data dal 2013.
pag. 18
B) La contestazione dei conteggi formulati da controparte (cfr. pag. 11-16 e
29-32 del ricorso). pag. 21
C) Il divieto di cumulo di interessi legali e rivalutazione monetaria. pag. 21
VI- In via riconvenzionale, l’infondatezza delle domande sub A) in
relazione alla necessità di determinare correttamente il Fondo anche
considerando il trasferimento di funzioni ATA. pag. 22
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- Parere ARAN 499 -15L1 (doc. n. 1);
b) Rilievi circa la non corretta formazione dei Fondi di cui ai CCDI:
- Verbale di riunione del 29.04.2013 del Collegio dei Revisori (doc. n. 2) ;
- Stralcio delle Relazioni MEF del maggio 2014 e del febbraio 2016 (doc.
n. 3a e 3b).
c) Conseguenti provvedimenti di revisione dei Fondi, di recupero sui
Fondi futuri, in applicazione del disposto di cui all’art. 40, comma 3 ter, d.
lgs. n. 165/2001 (prospetto riepilogativo sub doc. n. 4 e doc. n. 10a):
- Delibera Giunta Comunale n. 80/2013 di approvazione “Atto unilaterale
di adozione del CCDI del 2012/2013” (doc. n. 5 allegato alla presente
memoria, nonché doc. n. 8 allegato al ricorso);
- Delibera Giunta Comunale n. 41/2015 di approvazione “Atto unilaterale
di adozione del CCDI del 2013/2014” (doc. n. 6 allegato alla presente
memoria, nonché doc. n. 11 allegato al ricorso );
- Delibera Giunta Comunale n. 221/2015 di approvazione “Atto
unilaterale di adozione del CCDI del 2014/2015” (doc. n. 7 allegato alla
presente memoria, nonché doc. n. 13 allegato al ricorso).
d) Normativa di applicazione del principio di cui all’art. 40, comma 3 ter,
d. lgs. n. 165/2001:
- art. 4 del d.l. n. 16/2014 (il c.d. “Decreto Salva Roma”), convertito nella
l. n. 68 del 02.05.2014;
e) Pareri ARAN successivi:
- Parere del 18.06.2015 (doc. n. 17 allegato al ricorso);
- Parere integrativo del 10.09.2015 (doc. n. 19 allegato al ricorso).
* * *
- La controversia in breve
a.- Con il ricorso introduttivo del giudizio, i ricorrenti contestano la
decisione dell’Ente di ridurre dal 2012 al 2015 il Fondo per la retribuzione
accessoria del Comparto, in particolare non mettendo più a disposizione
somme destinate a remunerare iniziative di cui all’art. 15, co. 5, del CCNL
01.04.1999 ed, anzi, provvedendo a ridurre i Fondi dal 2012 al 2015 per
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recuperare quanto era stato negli anni precedenti (dal 2008 al 2011)
indebitamente destinato alle iniziative di cui sopra.
b.- Il Comune di Corsico si costituisce per rivendicare la legittimità del
proprio operato, ed in particolare, per ribadire: - la legittimità del Piano di
recupero sui Fondi per la retribuzione accessoria del Comparto, attuato
dall’Ente, a partire dal 2013, a seguito degli accertamenti del Collegio dei
Revisori e del MEF, che hanno rilevato una non corretta costituzione di
tale Fondo in ragione della violazione del disposto di cui all’art. 15, co. 5,
del CCNL dell’01.04.99, - in ogni caso per evidenziare come,
quand’anche l’operazione di recupero non dovesse considerarsi corretta ed
i Fondi, dal 2013 al 2015, dovessero considerarsi come illegittimamente
decurtati, non per questo potrebbe sostenersi l’esistenza di un diritto dei
ricorrenti a vedersi de plano erogate le somme oggetto di decurtazione.
Nel periodo in questione infatti le prestazioni dei lavoratori, in relazione
alle quali venivano in passato finanziati i Fondi, non sono state più
richieste, per cui non è ipotizzabile un diritto al corrispettivo in assenza di
prestazione. Al più, infatti, potrebbe ritenersi che vi sia un diritto dei
lavoratori alla ricostituzione dei Fondi che dovrebbero essere mantenuti
come residui destinati a compensare futuri progetti.
c.- Nel presente giudizio, il Comune di Corsico, anche in riconvenzionale,
chiede oltre a quanto precede che i Fondi siano correttamente costituiti (e
quindi ulteriormente decurtati) per effetto della necessaria e non
effettuata riduzione che era dovuta nel momento in cui, nel 1999, n. 42
lavoratori ausiliari sono stati trasferiti dal Comune al Ministero della
Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
* * *
I- Il quadro normativo in materia di Fondi per la retribuzione
accessoria nel sistema degli Enti Locali.
A) Le fonti per la costituzione dei Fondi e la destinazione delle risorse.
1.- Il sistema contrattuale, in cui si inserisce la tematica dei Fondi
contrattuali, è stato, come noto, delineato dal d. lgs. n. 29 del 1993 di
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attuazione della legge n. 421 del 1992. La riforma di privatizzazione del
rapporto alle dipendenze della pubblica amministrazione ha riservato al
potere direttivo dei dirigenti (artt. 3, comma 2, e 4, d. lgs. n. 29 del 1993),
nell’ambito degli atti di indirizzo degli organi di direzione politica (art. 3,
comma 1, d. lgs. n. 29 del 1993), il compimento di tutti gli atti di gestione
del rapporto, riservando interamente alla contrattazione la materia del
trattamento economico (art. 49 d. lgs. n. 29 del 1993).
Le disposizioni del d. lgs. n. 29/93 sono state successivamente sostituite
dal d. lgs. n. 165/2001, che ne ha confermato i principi:
L’art. 45 del d. lgs. 165 del 2001, nella sua originaria
formulazione, dispone che: “1. Il trattamento economico
fondamentale ed accessorio (…) è definito dai contratti collettivi”,
salve le transitorie disposizioni unilaterali.
Il rapporto tra la contrattazione nazionale e quella decentrata, in
materia di definizione del quantum di risorse, era delineato
dall’art. 40, co. 3 bis, del d. lgs. n. 165 del 2001, che stabiliva
come: ”4. La contrattazione collettiva decentrata e' finalizzata
al contemperamento (…). Essa si svolge sulle materie e nei limiti
stabiliti dai contratti collettivi nazionali”.
Il limite ai poteri della contrattazione decentrata in materia di
definizione dei trattamenti retributivi era dato dall’art. 40, co. 3
quinquies, del d. lgs. n. 165 del 2001 (l’attuale formulazione
introdotta con l’art. 54, del d l.gs. n. 150/2009 è sostanzialmente
identica alla formulazione precedente dell’art. 40, co. 3, del d.lgs.
n. 165/2001 in vigore fino alla Riforma Brunetta): “3. (…)“le
pubbliche amministrazioni non possono in ogni caso sottoscrivere
in sede decentrata contratti collettivi integrativi in contrasto con i
vincoli e con i limiti risultanti dai contratti collettivi nazionali
(…)”.
La sanzione per la violazione dei limiti imposti alla contrattazione
decentrata dalla contrattazione nazionale è inequivocabilmente
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individuata nella nullità delle clausole dei contratti decentrati
che si pongano in contrasto, come era previsto in origine dall’art.
45 del d. lgs. n. 29 del 1993, come modificato dall’art. 1, d. lgs.
n. 396 del 1997, e come confermato dall’art. 40, co. 3 quinquies,
ultima parte, d. lgs. n. 165/2001: “Nei casi di violazione dei
vincoli e dei limiti di competenza imposti dalla contrattazione
nazionale o dalle norme di legge, le clausole sono nulle, non
possono essere applicate e sono sostituite ai sensi degli articoli
1339 e 1419, secondo comma, del codice civile”.
2.- Il sistema contrattuale degli Enti Locali (Comparto) si è per così dire
assestato con il CCNL del 2004:
L’art. 31 del CCNL del 22.01.2004 prevede: -che le risorse
destinate all’incentivazione (…) “vengono determinate
annualmente dagli enti”; -che le risorse stabili sub punto 2):
“vengono definite in unico importo che resta confermato con le
stesse caratteristiche anche per gli anni successivi” (…) –che le
risorse stabili di cui sopra: sub 3) “sono integrate annualmente
con importi aventi le caratteristiche di eventualità e variabilità
derivanti dalla applicazione delle seguenti discipline contrattuali
vigenti e nel rispetto dei criteri e delle condizioni ivi descritte
(…)”.
Nella determinazione dell’ammontare del Fondo, sia nella
componente stabile sub 2), sia nella componente variabile sub 3),
non è previsto alcun potere di intervento della contrattazione
decentrata (RAL Orientamenti Applicativi 1612 punto 4 lettera e)
ed altresì dal RAL Orientamenti Applicativi delle Regioni
Autonomie Locali primo quesito lettera d) ed e). La sola
discrezionalità è quella consentita agli enti per la determinazione
del Fondo di cui all’art. 15, co. 5, CCNL 01.04.1999, richiamato
dall’art. 31 CCNL del 2004 di cui si controverte in causa, che
prevede la possibilità di incrementare i Fondi di parte variabile,
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“nell’ambito delle capacità di bilancio”, in caso di “attivazione di
nuovi servizi o di processi di riorganizzazione finalizzato ad un
accrescimento di quelli esistenti ai quali sia correlato un aumento
delle prestazioni del personale”.
Le risorse destinate ai Fondi sono sostanzialmente stabili e sono
suscettibili di incremento, oltre che per effetto delle disposizioni
dei CCNL, per la generale previsione di cui all’art. 15, comma 1,
lett. l, CCNL 01.04.1999 con le “somme connesse al trattamento
accessorio del personale trasferito agli enti del Comparto a
seguito dell’attuazione dei processo di decentramento e delega di
funzioni”.
Le risorse devono essere tendenzialmente utilizzate nell’anno di
riferimento per quanto dispone l’art. 17, co. 5, del CCNL
01.04.1999: “le somme non utilizzate o non attribuite con
riferimento alle finalità del corrispondente esercizio finanziario
sono riportate in aumento delle risorse dell’anno successivo” .
In attuazione del principio di cui all’art. 15, comma 1, lett. l,
CCNL 01.04.1999, le risorse del Fondo devono essere decurtate
nelle ipotesi di trasferimento di funzioni. Tale principio,
condiviso dalle Associazioni degli Enti, è stato applicato anche
con riguardo al trasferimento del personale ATA (personale
ausiliario degli Enti Locali) al Ministero della Pubblica Istruzione
(cfr. Parere Aran – Orientamenti applicativi RAL 056 del
05.06.2011, sub doc. n. 8).
3.- In ragione della ricostruzione normativa operata, la suddivisione delle
competenze è la seguente: - al CCNL compete definire le voci delle
diverse componenti della retribuzione e quindi definire la costituzione dei
fondi, assegnando ad essi le risorse; - al datore di lavoro compete l’onere
di quantificare correttamente le risorse destinate a ciascuna voce del
Fondo sottoponendo tale quantificazione, effettuata, si ripete, nel rispetto
dei limiti previsti dalla contrattazione nazionale, alla valutazione di
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compatibilità, all’organo contabile aziendale; - alla contrattazione
decentrata compete definire i criteri per la ripartizione e la distribuzione
delle disponibilità così come stabilite (doc. n. 9, contenente estratto delle
disposizioni normative, contrattuali e di legge utili in materia).
B) I principi in materia di erogazione delle risorse.
4.- E’ principio consolidato ed irrinunciabile dell’ordinamento proprio
del rapporto di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione
che ai lavoratori possono essere erogate retribuzioni a qualunque titolo
solo a fronte di effettive prestazioni a norma dell’art. 7, co. 5, del d. lgs.
n. 165/2001: “le amministrazioni pubbliche non possono erogare
trattamenti economici accessori che non corrispondano a prestazioni
effettivamente rese”.
Tale disposizione è puntualmente applicata nella contrattazione
collettiva in particolare e specificamente anche per quanto riguarda la
retribuzione accessoria destinata ad incentivare la produttività ed il
miglioramento dei servizi. In particolare, l’art. 37 del CCNL del
22.01.2004, che sostituisce l’art. 18 del CCNL 01.04.1999, prevede: “4.
Non è consentita l’attribuzione generalizzata dei compensi per
produttività sulla base di automatismi comunque denominati”; “2. I
compensi destinati ad incentivare la produttività ed il miglioramento dei
servizi devono essere corrisposti ai lavoratori interessati soltanto a
conclusione del periodico processo di valutazione delle prestazioni e dei
risultati, nonché in base al livello di conseguimento degli obiettivi
predefiniti nel PEG o negli analoghi strumenti di programmazione degli
enti”.
5.- Il principio espresso dalle disposizioni richiamate implica non solo
che vi debba essere corrispettività tra prestazione e
controprestazione (come è imprescindibile che sia in un rapporto
sinallagmatico quale è il rapporto di lavoro) ma altresì che la
corrispettività debba essere prefissata.
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In particolare, per quanto riguarda la retribuzione incentivante
correlata all’attivazione di nuovi processi di riorganizzazione di cui
all’art. 15, co. 5, CCNL 01.04.1999 significa:
- che l’ente individua i nuovi servizi ed i processi di riorganizzazione
nella formazione del PEG e nello stesso documento determina la
copertura compatibile con la capacità di bilancio e dunque “valorizza”
le prestazioni richieste;
- che gli importi possono essere erogati solo a fronte dell’effettivo
svolgimento delle prestazioni da parte dei lavoratori ed al
raggiungimento dei risultati;
- che tali somme possono essere erogate ai soli lavoratori coinvolti in
tali nuovi servizi o processi di riorganizzazione;
- che non è possibile (ri)valorizzare a posteriori obiettivi già
assegnati per (ri)retribuire prestazioni già remunerate, al fine di
giustificare l’erogazione di somme ulteriori rispetto a quelle che erano
state messe a disposizione nel momento in cui erano stati fissati gli
obiettivi al raggiungimento dei quali il lavoratore ha potuto essere
retribuito.
C) Le disposizioni del c.d. Decreto Salva Roma (d.l. n. 16/2014).
6.- L’art. 4 del d.l. 16/2014 ha adottato misure innovative per fronteggiare
la problematica del mancato rispetto dei vincoli finanziari posti alla
contrattazione integrativa e all’utilizzo dei relativi fondi. La disposizione
prevede che le regioni e gli enti locali che abbiano violato i vincoli
finanziari posti alla contrattazione decentrata debbano recuperare le
somme indebitamente erogate, entro un numero di anni pari a quelli in cui
si sono registrate le suddette violazioni, attingendo alle risorse finanziarie
destinate alla contrattazione (comma 1) o, per gli enti virtuosi, tramite
risparmi effettivamente derivanti da misure di razionalizzazione
organizzativa (comma 2). La durata del possibile recupero è stata estesa
ad un massimo di vent’anni dall’art. 1 della legge 232/2016, co. 367 bis.
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7.- La norma, come è noto, ha avuto l’obiettivo di escludere per gli enti la
possibilità di recuperare direttamente dai singoli lavoratori le somme ad
essi indebitamente erogate per effetto di una errata costituzione o di una
errata utilizzazione delle risorse. In tale senso si veda la Circolare n.
60/Gab del 10.07.2014, pag. 6 punto IV (doc. n. 21 del ricorso; cfr. pag.
22 del ricorso).
8.- Il comma 3 della disposizione ha regolato la sorte degli atti degli enti
diretti alla “costituzione e utilizzo dei fondi”, prevedendo che la sanzione
della nullità di cui all’art. 40, co. 3 quinquies, quinto periodo del d. lgs. n.
165/2001, non potesse colpire quegli atti, in relazioni ai quali non vi fosse
stato in precedenza accertamento giudiziale della responsabilità erariale,
per quegli enti che avessero rispettato il Patto di Stabilità interno.
9.- Il comma 3 dell’art. 4, nel salvare l’attività amministrativa e
contrattuale degli enti virtuosi, prevede inoltre che sia fermo l’ “obbligo di
recupero previsto dai commi 1 e 2”. Tale previsione, come specificato
nella circolare richiamata sub doc. n. 21 allegata da controparte e come la
stessa controparte riconosce a pag. 22 del ricorso, comporta che sia
mantenuto fermo l’obbligo di recupero delle somme indebitamente
erogate, che abbiano comportato un impoverimento del patrimonio
dell’ente e dunque un obbligo di recupero ogniqualvolta vi sia stata
una illegittima costituzione del Fondo: “(…) sono soggetti all’obbligo
di recupero i soli enti che, nel costituire i fondi accessori, abbiano violato
i vincoli di natura finanziaria”.
10.- Secondo controparte, tale previsione non riguarderebbe la fattispecie
in esame in quanto nel caso il Comune di Corsico si sarebbe limitato ad
“una destinazione del fondo non appropriata”, come indicato nella
Circolare sopra menzionata. Tale ricostruzione non è corretta come oltre si
vedrà in quanto, nel caso in esame, si tratta di errata costituzione del
fondo, nel senso di errata destinazione di risorse al Fondo, non certo di
non appropriata utilizzazione del Fondo medesimo.
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II- La ricostruzione della vicenda processuale e le problematiche ad
essa relative.
11.- Il Comune di Corsico, negli anni dal 2008 al 2012, ha approvato una
serie di progetti ed individuato alcuni processi di riorganizzazione in
relazione ai quali ha ritenuto di dare applicazione al disposto dell’art. 15,
co. 5, CCNL del 01.04.1999, destinando quindi al Fondo per le
retribuzioni accessorie di cui all’art. 31 del CCNL 22.01.2004 risorse
prelevate dal bilancio.
11.1.- Nel 2013, gli atti, in prima battuta approvati, venivano
successivamente individuati come illegittimi dall’Organismo di Revisione
dei Conti (doc. n. 2), in quanto in contrasto con i criteri previsti
dall’ARAN nel parere interpretativo della disposizione contrattuale 499-
15L1 (doc. n. 1).
Le somme indebitamente erogate dovevano pertanto essere recuperate e
l’ente avviava, per tale ragione, un procedimento di revisione dei Fondi e
di recupero degli indebiti dai Fondi futuri, dando applicazione dell’art. 40,
co. 3ter del d.lgs. n. 165/2001.
11.2.- Nello stesso anno 2013, l’ente subiva una ispezione del MEF che si
concludeva con una relazione del maggio 2014 che: (i) confermava i
rilievi espressi dall’Organismo di Revisione dei Conti per quanto
riguardava l’art. 15, co. 5 del CCNL, e che (ii) rilevava altresì l’illegittima
mancata decurtazione dei Fondi per il trasferimento delle funzioni ATA
verso i ruoli dello Stato (doc. n. 3a).
11.3.- In conseguenza di tali accertamenti, l’ente nulla disponeva con
riferimento alle somme sub (ii) di cui al precedente punto, mentre, anche
per gli anni successivi al 2013, dava corso ai provvedimenti di
determinazione unilaterale dei fondi per l’errata applicazione dell’art.
15, co. 5, decurtandoli di una quota degli importi di illegittima
costituzione dei Fondi degli anni precedenti come previsto dall’art. 40,
co. 3quinquies, ultima parte, del d. lgs. n. 165/2001. Negli anni dal 2013
al 2015, pertanto, i fondi venivano determinati con la decurtazione dei
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seguenti importi che non venivano destinati alla retribuzione accessoria,
previa riorganizzazione dei servizi in modo da rendere le prestazioni rese
corrispettive rispetto alle risorse disponibili nei Fondi:
- anno 2013: euro 111.269,31
- anno 2014: euro 114.653,92
- anno 2015: euro 208.305,11 (docc. nn. 10a e 10b).
11.4.- La posizione assunta dall’ente, di recupero degli indebiti tramite
decurtazione a futuro dei Fondi, veniva confermata come corretta nel
2014 dall’intervento legislativo di cui all’art. 4, del d.l. n. 16/2014 che
sostanzialmente avvallava, strutturandolo nella procedura, il disposto
dell’art. 40, co. 3 quinquies, del d.lgs. n. 165/2001.
11.5.- Nel 2015, l’ARAN assumeva una interpretazione del disposto
dell’art. 15, co. 5, del CCNL 01.04.1999 difforme rispetto alla precedente,
in particolare ritenendo che “le risorse stanziate possono essere utilizzate
anche per il finanziamento di istituti del trattamento accessorio diversi
dai compensi di produttività tra quelli di cui all’art. 17 del CCNL
01.04.1999, comunque finalizzati a remunerare specifiche ed effettive
prestazioni (…), anche per finanziare istituti come, ad esempio, il turno o
la reperibilità, quando essi siano funzionali al conseguimento degli
obiettivi di performance organizzativa che hanno motivato l’incremento
(…)”; purché “l’incremento delle risorse sia collegato ad un obiettivo
quali-quantitativo dei servizi” (cfr. doc. n. 17 allegato al ricorso: parere
ARAN del 18.06.2015).
11.6.- Nell’incertezza derivante dalla inestricabile complessità e
stratificazione della disciplina legislativa e contrattuale di riferimento,
l’ente riteneva di rivolgersi alla Sezione di Controllo della Corte dei Conti
della regione Lombardia per ottenere conforto in ordine al comportamento
da mantenere con riferimento alle due questioni (applicazione art. 15,
co.5, CCNL e trasferimento di funzioni ATA).
11.7.- Nelle more del parere della Sezione Lombardia pervenuto il
12.04.2017, che riteneva di non poter prendere posizione sulle questioni
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(doc. n. 11), 158 dipendenti del Comune di Corsico presentavano ricorso
al Tribunale di Milano in data 17.03.2017.
* * *
III- Le domande dei ricorrenti.
12.- Con il predetto ricorso, dopo la ricostruzione della vicenda che tace
del tutto in ordine al problema del trasferimento delle funzioni ATA, i
lavoratori chiedono:
A) l’accertamento della illegittimità del piano di recupero degli anni 2012-
2015;
B) l’accertamento del diritto dei ricorrenti di percepire a titolo di
compenso per produttività gli importi riferiti alla decurtazione considerata
indebita, nella quota a ciascuno “spettante” in proporzione rispetto alla
partecipazione degli stessi ricorrenti al Fondo stanziato ed erogato
nell’anno 2011, come da prospetti indicati da pag. 29 del ricorso;
B1) per l’effetto, la condanna del Comune convenuto al pagamento degli
importi dovuti ai singoli, oltre interessi e rivalutazione.
12.1.- A sostegno delle domande, i ricorrenti fanno proprio il nuovo
orientamento ARAN in ordine ai presupposti per l’applicabilità dell’art.
15, co. 5, CCNL del 01.04.1999. Essi inoltre, sul presupposto che
l’erogazione legata all’art. 15, co. 5 debba essere considerata come una
distribuzione non appropriata delle risorse del Fondo e non una errata
costituzione del Fondo medesimo per gli anni 2008-2012, individuano
nel comma 3 dell’art. 4 del d.l. n. 16/2014 una disposizione che
impedirebbe all’ente ogni recupero, anche tramite la decurtazione del
Fondo a futuro.
* * *
IV- L’infondatezza delle domande sub A) in relazione alla
presupposta corretta formazione dei Fondi e corretta erogazione dei
compensi incentivanti per gli anni dal 2008 al 2012.
A) Il carattere necessitato delle decisioni assunte dagli organi di
direzione politica e ammnistrativa del Comune di Corsico.
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13.- Come noto, in origine, l’ARAN (nota 499-15L), riteneva che, con
orientamento seguito anche dalle Sezioni di Controllo della Corte dei
Conti, vi fossero stringenti limiti entro cui poteva farsi ricorso all’art.
15 del CCNL: “sembra importante precisare, che le risorse aggiuntive
"variabili" di cui all'art. 15, comma 5 non possono essere
automaticamente confermate e/o stabilizzate negli anni successivi, sulla
base della semplicistica affermazione che l'ente raggiunge stabilmente e,
in via ordinaria, un più elevato livello di servizi. In tal modo, infatti, si
verificherebbe una (non consentita) trasformazione delle risorse da
variabili a stabili, in contrasto con la disciplina del CCNL. E' necessario,
invece, che di anno in anno siano attentamente rivalutate le condizioni
che hanno giustificato l'investimento sull'organizzazione. Ciò comporta
che sia riformulato un nuovo e più aggiornato progetto di
miglioramento dei servizi, che ridefinisca, per l'esercizio di riferimento,
obiettivi importanti, credibili e sfidanti con le caratteristiche più sopra
ricordate” (doc. n. 1).
14.- Il rilievo dell’Organismo di Revisione dei Conti del 2013 (doc. n.
2) e la successiva relazione del MEF del 2014 (doc. n. 3a), che
avvallavano l’orientamento ARAN di cui al punto precedente, rendevano
non solo giustificato ma anche necessitato il comportamento del
Comune di Corsico. La mancata ottemperanza alle prescrizioni del MEF
avrebbe infatti comportato il deferimento dei dirigenti e degli organi di
governo al giudizio di responsabilità avanti alla Corte dei Conti.
15.- Né le decisioni della direzione dell’ente potevano mutare con
l’intervento del d.l. n. 16/2014. Contrariamente a quanto assume
controparte, infatti, non sorregge affatto la pretesa dei ricorrenti di vedere
interdetta l’azione di recupero a futuro sui Fondi il disposto di cui all’art.
4, co. 3, del decreto citato. Nel ricorso si afferma infatti che dovrebbero
considerarsi sanati i vizi inerenti l’improprio utilizzo dei Fondi e che
l’avere utilizzato in maniera non corretta le risorse di cui all’art. 15, co. 5,
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si tradurrebbe in una inappropriata destinazione di Fondi correttamente
costituiti (pag. 22 del ricorso).
16.- Così non è. Controparte infatti dimentica che le risorse destinate ai
nuovi servizi e/o ai progetti di riorganizzazione di cui all’art. 15, co. 5, del
CCNL 01.04.1999 sono risorse che provengono dal bilancio dell’ente, che
come tali incrementano i Fondi; per cui un utilizzo improprio di questo
istituto equivale necessariamente ed inevitabilmente a formare il Fondo in
modo non corretto. Ne deriva, de plano, la inapplicabilità del disposto di
cui al comma 3, dell’art. 4, del d.l. n. 16/2014 che ha come ratio quella
di sanare le situazioni di illegittima erogazione di risorse comunque
destinate ai Fondi, mentre la disposizione non può applicarsi quando il
patrimonio dell’ente sia stato impoverito per incrementare
illegittimamente il Fondo. In tali ipotesi infatti è d’obbligo il recupero;
può essere considerato eticamente corretto o meno, ma il “patto
generazionale” imposto dal legislatore è proprio questo: le risorse
indebitamente erogate ai “vecchi” dipendenti saranno recuperate
prelevando dalle risorse potenzialmente destinate ai “giovani”. Certo è che
sotto il profilo giuridico le previsioni dell’art. 40, co. 3quinquies, del d.
lgs. n. 165/2001 (e giocoforza dell’art. 4, co.3, del d.l. n. 16/2014) devono
essere considerate legittime.
La Corte di Cassazione si è occupata della questione recentemente (Cass.
n. 24834/2015) affermando come la decurtazione dei Fondi futuri debba
ammettersi non essendo “ancora maturato (…) il diritto al compenso
incentivante non essendosi perfezionati tutti gli elementi costitutivi della
fattispecie, integrati dalla prestazioni lavorativa e dalla compiuta verifica
del raggiungimento dei risultati relativi agli obiettivi e programmi di
incremento della produttività dell’anno (in relazione all’an debeatur) ed
alla ripartizione del Fondo a seguito di accordo sindacale in relazione al
quantum debeatur. Il recupero di cui al piano quinquennale di rientro
ha riguardato, dunque, somme non ancora rientrate nel patrimonio
individuale dei singoli dipendenti”.
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B) Le conseguenze della nuova interpretazione giurisprudenziale e
dell’ARAN del 18.06.2015 e del 10.09.2015.
17.- Controparte ha ricordato come la giurisprudenza abbia di recente
espresso pronunce conformi al parere ARAN, che ha da ultimo mutato il
suo orientamento dando ragione ad una interpretazione meno giacobina e
finalmente corretta del disposto di cui all’art. 15, co. 5 (doc. n. 17 allegato
al ricorso). Nello specifico, l’ARAN, con parere n. 22267 del 14.10.2015,
ha anche chiarito che, a suo avviso, le disposizioni interpretative “possono
trovare applicazione solo con riferimento alle procedure negoziali per
l’anno 2015, in coerenza temporale con il nuovo orientamento
applicativo”. Ciò in quanto le nuove indicazioni fornite con il Parere n.
19932 del 18.06.2015 “si incentrano in via prioritaria proprio sulla fase
procedurale degli adempimenti necessari per la corretta applicazione
dell’art. 15, co. 5, del CCNL 01.04.1999” (doc. n. 19 allegato al ricorso).
18.- Le dirette conseguenze dei pareri ARAN portano
necessariamente a ritenere che tutto quanto fino ad ora rilevato
dall’Organo di Revisione dei Conti, dal MEF e dalla Dirigenza del
Comune di Corsico non possa essere in nessun modo essere messo in
discussione; potendo la nuova interpretazione trovare applicazione con
effetto solo dalla contrattazione decentrata per l’anno 2015.
19.- Purtuttavia, nell’ipotesi in cui non dovesse essere ritenuto quanto
detto al punto precedente in ordine alla decorrenza degli effetti della
nuova interpretazione, non sembra esservi dubbio di come gli
orientamenti giurisprudenziali richiamati da controparte siano da
leggere congiuntamente rispetto al nuovo orientamento dell’ARAN,
che costituisce nella sostanza un punto di riferimento, anche procedurale,
che va tenuto fermo perché perfettamente aderente al dato contrattuale,
interpretato nel suo contenuto letterale e nel suo valore sistematico.
Su tale presupposto, potrebbe anche sostenersi che l’interpretazione abbia
un valore anche per il passato; ma solo nell’ipotesi in cui sia possibile
verificare ora per allora le condizioni di applicabilità della
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disposizione dell’art. 15, co. 5, nella nuova interpretazione. Si vuol
dire che, proprio per quanto riferisce l’ARAN secondo cui le nuove
indicazioni si incentrano nella fase procedurale, potrebbe essere
possibile verificare l’esistenza dei presupposti, cioè del percorso
negoziale corretto, per il riconoscimento ed il mantenimento delle
risorse assegnate al Fondo ed erogate ai lavoratori.
Infatti, ove sia possibile verificare che le prestazioni rese dai lavoratori
lo siano state: -a fronte di previsione espressa negli strumenti di
programmazione, - a fronte di una precisa quantificazione del Fondo
correlato al raggiungimento dei risultati attesi, - con risorse rese
disponibili solo a consuntivo, -per il raggiungimento di nuovi servizi o
processi di riorganizzazione conseguiti attraverso un concreto e tangibile
aumento delle prestazioni del personale, conformemente a quanto previsto
dall’ARAN, non vi sarebbe ragione per non riconoscere il diritto dei
lavoratori di mantenere come definitivamente assegnate le quote di
competenza di ciascuno. In presenza di questi presupposti, non potrebbe
ravvisarsi alcuna efficacia retroattiva della nuova interpretazione, ma mera
applicazione dei nuovi principi.
20.- La questione è che, nel caso di specie, controparte non ha dedotto
né tanto meno provato che i presupposti di applicabilità della
disposizione di cui all’art. 15, co. 5, secondo la nuova e corretta
interpretazione, si siano verificati.
Non è certo sufficiente infatti, affermare, come fa controparte, che
l’ARAN ha mutato la sua interpretazione e che tale interpretazione è
affermata da autorevoli pronunce quale quella della Corte dei Conti della
Liguria del 2016, per sostenere che le erogazioni in precedenza effettuate
(dal 2008 al 2012) siano corrette e debbano essere mantenute ferme (cfr.
pag. 17 del ricorso).
In assenza della deduzione e della prova rigorosa della sussistenza dei
presupposti per l’applicazione dell’art. 15, co. 5, nella nuova corretta
interpretazione e del corretto percorso negoziale in sede di
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contrattazione decentrata, la domanda principale dei ricorrenti sub
A) e conseguentemente quelle sub B) non possono che essere respinte
perché infondate. I Fondi degli anni dal 2008 al 2012 non sono stati
correttamente formati ed il recupero dai Fondi degli anni successivi
della retribuzione accessoria illegittimamente erogata non è dunque
contestabile.
* * *
V- In subordine, l’infondatezza delle domande sub B) riferite al
compenso di produttività per gli anni dal 2013-2015.
A) La riorganizzazione attuata dal Comune di Corsico a far data dal
2013.
21.- Come può leggersi nel ricorso introduttivo del giudizio, con i c.d.
piani di recupero sono stati rivisti i Fondi degli anni 2013-2015 (docc. n. 6
e 7) ed i ricorrenti ritengono che, essendo la decurtazione illegittima, ad
essi spettino le quote “soppresse”, suddivise tra essi sulla scorta dei
risultati da ciascuno raggiunti per l’anno 2011.
21.1.- Tale assunto non è in alcun modo sostenibile. Nello stesso
contesto temporale in cui sono stati ridotti i Fondi, il Comune di Corsico
ha infatti integralmente rivisto l’organizzazione del lavoro, azzerando,
salvo che per due progetti nel 2015 (progetto “razionalizzazione e
riorganizzazione di alcune sedi operative del personale dei servizi alla
persona”; progetto “tenuta del protocollo informatico della gestione di
flussi documentali e degli archivi, con la finalità di promuovere e
coordinare i mezzi e le risorse per la gestione della documentazione in
modo unitario e coordinato, ai sensi del D.P.C.M. 3 dicembre 2013”),
tutti i progetti in precedenza determinati negli atti di programmazione
dell’ente e riducendo in modo sostanziale le performance individuali
richieste al personale (D.G.C. n. 88/2013 sub doc. n. 12a).
In particolare, con Decreti Sindacali e con le relative determinazioni
dirigenziali (doc. n. 12b-12g) è stata azzerata la prestazione di lavoro
supplementare, con riduzione delle attività extra ordinarie; sono stati
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soppressi i turni di reperibilità degli operai, sono stati rivisti i
programmi di lavoro (turnazione) della Polizia Locale e del servizio
Asili Nido; sono stati rivisti il sistema di reperibilità del servizio
Polizia Locale, che è stato sospeso, e di reperibilità reparto
manutenzione.
Insomma, sono stati adottati tutti quei provvedimenti che hanno
consentito di riequilibrare le prestazioni richieste ai singoli con le
risorse disponibili per effetto della decurtazione.
21.2.- Tale operazione, a fronte dell’irrinunciabile principio di
corrispettività proprio dei principi dei contratti di lavoro e del sistema del
Pubblico Impiego, rende improponibile la richiesta di erogazione di
corrispettivi ulteriori rispetto a quelli percepiti. Si ripete, negli anni dal
2013 al 2015, i ricorrenti hanno svolto prestazioni ridotte rispetto agli
anni precedenti rispetto alle quali sono stati integralmente
remunerati. Nulla possono pertanto pretendere ulteriormente, tanto meno
è fondata la pretesa di rivalorizzare le prestazioni ordinarie rese negli anni
2013-2015 per ottenere un salario accessorio proporzionato alle
erogazioni del 2011.
Circa la natura inderogabile del principio di sinallagmaticità del contratto
di lavoro nel Pubblico Impiego si è già sopra detto sicché non vi è ragione
per ripetere concetti che sono sostanzialmente ovvi.
22.- L’assunto che precede comporta che, quand’anche fosse fondato il
rilievo circa la illegittimità della decurtazione dei Fondi 2013-2015, salvi
gli effetti della domanda riconvenzionale di cui subito oltre si dirà, i
lavoratori potrebbero vedersi al massimo ricostituiti i Fondi integrati
degli importi delle decurtazioni senza che questi importi possano
essere tra loro suddivisi. Le risorse dovrebbero infatti rimanere assegnate
al Fondo per essere contrattate negli anni successivi ed essere erogate solo
a fronte di effettive prestazioni così come previsto dall’art. 31, co. 5, del
CCNL 22.01.2004, salvo, come si dirà, il rilievo della domanda
riconvenzionale.
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B) La contestazione dei conteggi formulati da controparte (cfr. pag. 11-
16 e 29-32 del ricorso).
23.- In ogni caso, il Comune convenuto contesta espressamente i conteggi
proposti da parte attrice sia per quanto attiene alla indicazione degli
importi sino ad oggi decurtati dal Fondo per la retribuzione accessoria del
Comparto in esecuzione dei rilievi del Collegio dei Revisori e del MEF,
sia per quanto attiene, di conseguenza, agli importi asseritamente spettanti
ai singoli ricorrenti.
23.1.- Nella specie:
- il periodo nel corso del quale il Comune ha dato applicazione ai rilievi
del Collegio dei Revisori e del MEF, provvedendo ad operare la
decurtazione sul Fondo per la retribuzione accessoria, è soltanto quello dal
2013 al 2015, non anche quello del 2012, come asserisce controparte (pag.
11 del ricorso). Al momento dei rilievi del Collegio dei Revisori
(29.04.2013, doc. n. 2), non era ancora stato sottoscritto alcun accordo
decentrato circa la costituzione del Fondo per l’anno 2012, essendo
stata ritenuta “irricevibile” la proposta del Fondo 2012 dalla delegazione
sindacale (cfr. pag. 4, D.G.C. n. 80/2013 sub doc. n. 5), e non essendo
stata dunque raggiunta alcuna intesa sulla produttività. In considerazione
dei rilievi del Collegio, il Comune provvedeva dunque alla
determinazione in via unilaterale, ai sensi dell’art. 40, comma 3ter, d. lgs.
n. 165/2001, del Fondo, che veniva quindi determinato correttamente,
secondo le indicazioni del Collegio, senza operare alcuna decurtazione per
il pregresso. E’ possibile che i ricorrenti abbiano ritenuto che un recupero
sia stato operato perché in realtà, nel 2013, il Comune ha per così dire
“compensato” le somme già erogate per il 2012 quali anticipi che si erano
rivelati non correttamente finanziati (turno, reperibilità, rischio, maneggio
valori…) secondo le indicazioni dei Revisori;
- non sono corretti gli importi di decurtazione del Fondo per il salario
accessorio indicati dai ricorrenti a pag. 11-15 del ricorso:
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(i) come detto al punto che precede, con riguardo al 2012, non è stata
operata dal Comune alcuna decurtazione sul Fondo;
(ii) con riguardo al periodo successivo, e dunque al periodo 2013-2015,
gli importi oggetto di decurtazione sono quelli indicati nel presente atto a
pag. 11, nella comunicazione del Comune alle OO.SS. del 29.04.2016 sub
doc. n. 10b e nel prospetto sub doc. n. 10 allegati alla presente memoria,
elaborato secondo i dati estratti dalle scritture contabili e dalle procedure
amministrative del Comune. A tal proposito è bene specificare che le
delibere di costituzione del Fondo (doc. n. 6 e 7) indicano infatti le somme
stanziate, mentre la decurtazione per effetto dei rilievi del MEF viene
individuata a consuntivo ed espunta la quota che, per effetto del disposto
di cui all’art. 17, co. 5, CCNL del 01.04.1999, viene fatta confluire nelle
risorse stabili (volte a remunerare le progressioni economiche, Posizioni
Organizzative…) dell’anno successivo, come risulta dal prospetto sub
doc. n. 10. Tale quota di Risorse Stabili non può essere in alcun modo
chiesta in restituzione dai ricorrenti.
C) Il divieto di cumulo di interessi legali e rivalutazione monetaria.
24.- Nella denegata ipotesi di accoglimento delle domande dei ricorrenti,
il Comune intende comunque eccepire l’impossibilità di cumulare
interessi e rivalutazione monetaria, come invece richiesto dai ricorrenti, in
ragione del combinato disposto degli art. 22 comma 36 della legge n. 723
del 1994 e art. 16, comma 6, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, e come
chiarito anche dalla giurisprudenza più recente (Cass. n . 13062/2014):
“Con sentenza n. 459 del 2000 la Corte costituzionale ha dichiarato
costituzionalmente illegittimo l’art. 22 comma 36, sopra citato, laddove
estende ai dipendenti privati il divieto di cumulo di interessi e
rivalutazione, ritenendolo viceversa legittimo con riferimento ai
dipendenti pubblici, pronuncia questa la cui ratio decidendi va
identificata, come affermato da questa corte, in ragioni di contenimento
della spesa pubblica (cfr. in questi termini, Cass. 3 agosto 2005 n. 16284;
cass. n25 febbraio 2011 n. 4652; Cass. 10 gennaio 2013 n. 535). Alla
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stregua di tale pronuncia, non può operare, nella specie il cumulo di
interessi e rivalutazione”.
Anche sotto tal profilo la domanda non potrà essere accolta.
* * *
VI- In via riconvenzionale, l’infondatezza delle domande sub A) in
relazione alla necessità di determinare correttamente il Fondo anche
considerando il trasferimento di funzioni ATA.
25.- Come si è anticipato in precedenza, due sono i rilievi formulati dal
MEF (docc. nn. 3a e 3b). Del primo, inerente all’applicazione dell’art. 15,
co. 5, si è ampiamente detto anche al riguardo della possibile rivalutazione
dei rilievi medesimi. Deve invece considerarsi insuperabile il rilievo
riferito alla mancata decurtazione dei Fondi per effetto della
riduzione dell’organico comunale conseguente al trasferimento al
Ministero della Istruzione, dell’Università e della Ricerca del personale
ausiliario, a norma dell'art. 8 della legge n. 124 del 1999, che ha abrogato
le disposizioni che prevedevano la fornitura del personale A.T.A. degli
istituti e delle scuole statali di ogni ordine e grado da parte dei Comuni e
delle Province.
26.- La migrazione di personale, specificamente di n. 42 unità (D.G.C. n.
348 del 21.09.1999 sub doc. n. 13-14), ed il trasferimento di funzioni
avrebbe dovuto necessariamente incidere sulla consistenza, non solo delle
risorse destinate al pagamento della retribuzione ordinaria del personale,
espunte dal bilancio, ma anche delle retribuzioni accessorie che sono
rimaste invece invariate. In sostanza, il Comune di Corsico si è limitato ad
indicare al Ministero il salario in godimento dei lavoratori trasferiti che
quindi lo hanno mantenuto nel nuovo posto di lavoro senza decurtare il
Fondo, che è stato indebitamente suddiviso tra il personale del Comparto
rimasto in servizio.
27.- L’omessa rideterminazione dei Fondi per effetto del
trasferimento di funzioni ATA contrasta per quanto si è detto con il
sistema di formazione dei Fondi ed impone, così come ribadito
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dall’ARAN (doc. n. 8), la rideterminazione dei fondi medesimi anche
in via riconvenzionale.
28.- Emerge dai prospetti sub doc. n. 15-16, che esplicita il progressivo
dei Fondi attribuibili alle funzioni ATA trasferite dal 2008 (considerando
il termine decennale di prescrizione), come l’ammontare della
decurtazione dei Fondi per effetto del trasferimento di funzioni ATA sia
annualmente all’incirca corrispondente all’ammontare delle risorse
destinate al compenso incentivante per gli anni dal 2008-2012 e quindi
anche annualmente pari alla decurtazione dei Fondi operata per gli anni
2013-2015. La somma erogata nei confronti dei dipendenti ATA,
prima del trasferimento degli stessi al Sistema della Scuola, era infatti
pari annualmente ad euro 44.626,91, con riferimento alle posizioni dei
dipendenti trasferiti, con la conseguenza che l’importo da recuperare,
tenuto conto del termine decennale di prescrizione è pari ad euro
446.269,1.
29.- Tutto quanto detto comporta:
- che i Fondi debbano essere correttamente determinati anche in via
riconvenzionale considerando la decurtazione dovuta per effetto del
trasferimento dei lavoratori ATA per il periodo dal 2008 (considerando il
termine decennale di prescrizione);
- che, ove le eccezioni dell’ente riferite alla non corretta formazione del
Fondo per gli anni dal 2008 al 2012 siano considerate fondate, le due
decurtazioni andranno tra loro sommate; che, pertanto, sussisterà l’obbligo
del Comune di provvedere al recupero sui Fondi futuri del saldo delle
quote non ancora recuperate per indebita applicazione dell’art. 15, co. 5,
CCNL pari ad euro 453.790,19 , nonché al recupero a futuro negli anni
successivi delle quote dei Fondi per effetto del trasferimento di funzioni
ATA sui Fondi futuri per un importo di euro 446.269,1;
- che in subordine, nella denegata ipotesi in cui dovesse essere ritenuta
fondata la declaratoria di illegittimità delle decurtazioni per essere state
corrette le erogazioni ex art. 15, co. 5 CCNL, le quote non recuperate per
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effetto del trasferimento di funzioni ATA dovranno essere portate a
conguaglio con le quote di decurtazione effettuate in relazione all’art. 15,
co. 5, CCNL 01.04.1999, le quali risultano avere un ammontare peraltro
inferiore rispetto alle prime.
* * *
Per tutto quanto premesso ed esposto, il Comune di Corsico, come sopra
rappresentato e difeso,
chiede che il Tribunale voglia accogliere le seguenti conclusioni:
1) In via principale, rigettarsi tutte le domande ex adverso proposte in
quanto infondate in fatto e in diritto.
2) In subordine, nella denegata ipotesi in cui dovesse essere ritenuta
fondata la richiesta declaratoria di illegittimità delle decurtazioni di cui
alla domanda sub A), per essere state corrette le erogazioni ex art. 15, co.
5 CCNL, dichiararsi comunque insussistente il diritto dei ricorrenti a
percepire allo stato le quote corrispondenti alla decurtazione ed infondata
la domanda di condanna sub B) in ragione della mancata prestazione negli
anni 2013-2015;
3) In via riconvenzionale:
- accertarsi la corretta costituzione dei Fondi considerando la decurtazione
imposta dal trasferimento dei lavoratori ATA a norma dell’art. 8 della
legge n. 124 del 1999, per il periodo dal 2008, pari all’importo risultante
dagli allegati prospetti sub doc. n. 15-16, pari ad euro 446.269,1 , o alla
somma diversa che sarà ritenuta di giustizia;
- per l’effetto, ove le eccezioni dell’ente riferite alla non corretta
formazione del Fondo per gli anni dal 2008 al 2012 siano considerate
fondate, accertarsi che le due decurtazioni (quella di cui all’art. 15, co. 5,
CCNL e quella riferita al trasferimento delle funzioni ATA) devono essere
tra loro sommate con obbligo del Comune di provvedere al recupero sui
Fondi futuri delle quote non ancora recuperate per indebita applicazione
dell’art. 15, co. 5, CCNL pari ad euro 453.790,19 o a quella somma che
sarà ritenuta di giustizia, oltre interessi, nonché al recupero a futuro negli
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anni successivi delle quote dei Fondi per effetto del trasferimento di
funzioni ATA sui Fondi futuri per un importo di euro 446.269,1 , o a
quella somma che sarà ritenuta di giustizia, oltre interessi, nel limite
temporale di cui all’art. 1, l. n. 232/2016, co. 367 bis;
- in ogni caso, anche in via riconvenzionale, nell’ipotesi in cui dovesse
essere ritenuta fondata la richiesta declaratoria di illegittimità delle
decurtazioni per essere state corrette le erogazioni ex art. 15, co. 5 CCNL,
accertarsi che le quote non recuperate per effetto del trasferimento di
funzioni ATA devono essere portate a conguaglio con le quote di
decurtazione effettuate in relazione all’art. 15.
4) Con vittoria di spese e competenze professionali.
In via istruttoria:
- ci si oppone all’ammissione dei capitoli di prova richiesta perché i
capitoli non sono in alcun modo formulati ritualmente. In subordine si
chiede di essere abilitati a prova contraria;
- si contestano i conteggi formulati dai ricorrenti alle pag. 11-16 e 29-32
per le ragioni esposte al punto V, lett. B).
- in caso di contestazione, ammettersi prova sulle seguenti circostanze:
1) “Vero che il prospetto prodotto sub docc. n. 10a è estratto dalle
scritture contabili e dalle procedure amministrative interne al Comune”
2) “Vero che il prospetto prodotto sub docc. n. 14 è estratto dalle scritture
contabili e dalle procedure amministrative interne al Comune”
3) “Vero che il prospetto prodotto sub docc. n. 15 è estratto dalle scritture
contabili e dalle procedure amministrative interne al Comune”
4) “Vero che il prospetto prodotto sub docc. n. 16 è estratto dalle scritture
contabili e dalle procedure amministrative interne al Comune”
5) “Vero che la riorganizzazione effettuata dal 2013 a fronte della
decurtazione è quella che risulta nei documenti amministrativi sub doc. n.
11 che si rammostrano al teste”
6) “Vero che dal 2013, il Comune di Corsico ha mantenuto soltanto due
progetti, ossia il progetto “razionalizzazione e riorganizzazione di alcune
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sedi operative del personale dei servizi alla persona” ed il progetto
“tenuta del protocollo informatico della gestione di flussi documentali e
degli archivi, con la finalità di promuovere e coordinare i mezzi e le
risorse per la gestione della documentazione in modo unitario e
coordinato, ai sensi del D.P.C.M. 3 dicembre 2013”
7) “Vero che il Comune di Corsico, a far data dal 2013, ha azzerato la
prestazione di lavoro supplementare, con riduzione delle attività extra
ordinarie; ha soppresso i turni di reperibilità degli operai; ha rivisto i
programmi di lavoro (turnazione) della Polizia Locale e del servizio Asili
Nido; ha rivisto il sistema di reperibilità del servizio Polizia Locale, che è
stato sospeso, e di reperibilità reparto manutenzione, come risulta dalla
documentazione sub doc. n. 12a-12g che si rammostra al teste”.
Si indicano a testi anche a prova contraria: Flavia Ragosta; Filomena
Romagnuolo; Piera Gismondi; Gianmarco Zuccherini; Marco Papa;
Marco Ferrario.
- se ritenuto necessario, disporre consulenza tecnica d’ufficio volta ad
accertare la corretta determinazione del Fondo dal 2008 al 2016 sulla base
delle difese del Comune ed, in ogni caso, sulla base delle determinazioni
ritenute di giustizia.
Il sottoscritto patrocinio dichiara che il valore della domanda
riconvenzionale proposta è di euro 900.059,29 e che pertanto il
contributo unificato è pari ad euro 843,00.
* * *
Si allegano in copia i seguenti documenti:
1) Parere ARAN 499 -15L1;
2) Verbale di riunione del 29.04.2013 del Collegio dei Revisori;
3) Stralcio delle Relazioni MEF:
3a) Stralcio della Relazione MEF del 07.05.2014;
3b) Stralcio delle Relazioni MEF del 25.02.2016;
4) Prospetto riepilogativo dei provvedimenti di revisione dei Fondi, di
recupero sui Fondi futuri a seguito dell’ispezione del Collegio dei
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Revisori e del MEF, in applicazione del disposto di cui all’art. 40, comma
3 ter, d. lgs. n. 165/2001;
5) Delibera Giunta Comunale n. 80/2013 di approvazione “Atto
unilaterale di adozione del CCDI del 2012/2013”;
6) Delibera Giunta Comunale n. 41/2015 di approvazione “Atto
unilaterale di adozione del CCDI del 2013/2014”;
7) Delibera Giunta Comunale n. 221/2015 di approvazione “Atto
unilaterale di adozione del CCDI del 2014/2015”;
8) Parere Aran – Orientamenti applicativi RAL 056 del 05.06.2011;
9) Disposizioni di legge e contrattuali utili :
9a) Disposizioni del d.lgs. n. 165/2001;
9b) Disposizioni del CCNL del 01.04.1999;
9c) Disposizioni del CCNL del 22.01.2004;
10) Documentazione relativa alle somme recuperate sui Fondi 2013-2015;
10a) Prospetto Riepilogativo delle somme recuperate sui Fondi 2013-2015
e da recuperare a futuro;
10b) Comunicazione del Comune di Corsico datata 29.04.2016;
11) Parere della Sezione Regionale di Controllo per la Lombardia del
12.04.2017;
12) Documentazione relativa alla “riorganizzazione” attuata dal Comune
di Corsico nel 2013:
12a) D.G.C. n. 88 del 11.06.2013;
12b) Comunicazione di sospensione del servizio di reperibilità datato
08.05.2013;
12c) Comunicazione di sospensione del servizio di reperibilità datato
13.05.2013;
12d) Determinazione Dirigenziale n. 501 del 25.06.2013 relativa alla
modifica dell’orario di lavoro del personale educativo del Servizio Asili
Nido;
12e) Decreto Sindacale n. 9 del 26.06.2013;
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12f) Determinazione Dirigenziale n. 507 del 26.06.2013 in merito alla
modifica dell’orario di lavoro del personale della Polizia Locale;
12g) Decreti Sindacali di proroga dell’articolazione dell’orario di servizio
della Polizia Locale
13) D.G.C. n. 348 del 21.09.1999;
14) Prospetto riepilogativo del personale ATA trasferito nei ruoli organici
dello Stato con decorrenza 1° gennaio 2000 (D.G.C. n. 348/99);
15) Prospetto riepilogativo delle retribuzioni che insistono sul Fondo
salario Accessorio 1999 erogate al personale ATA trasferito allo Stato dal
1° gennaio 2000;
16) Prospetto riepilogativo delle somme da recuperare in ragione della
mancata decurtazione per effetto del trasferimento del personale ATA.
Padova–Milano, 05 maggio 2017
avv. Maria Luisa Miazzi
avv. Irene Gianesini
In relazione alla domanda riconvenzionale svolta, si chiede che il
Tribunale, in applicazione dell’art. 418 c.p.c., voglia pronunciare decreto
per la fissazione di nuova udienza per la comparizione delle parti.
Padova–Milano, 05 maggio 2017
avv. Maria Luisa Miazzi
avv. Irene Gianesini
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