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Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 2 giugno 2011
INDICE
3 Editoriale
4 Il 12 Maggio 2011 Giornata Internazionale dell'Infermiere
7 ABSCRACT TESI
12 Un nuovo modello di tutoring per il miglioramento organizzativo
15 Quali responsabilità per l'Infermiere Dirigente?
18 Transplant Nurse Coordinator Parte II
20 Presentazione del servizio infermieristico Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara
25 Informazioni
28 Notizie fl ash
30 Buona lettura
31 Segreteria
informazioni 2
Trimestrale di informazione settoriale – AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N.6 del 11/02/1999 –
Direttore Responsabile ARRENI Antonella – Comitato di di Redazione Consiglio Direttivo del
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania – Redazione via Biandrate 20/b,
28100 Novara. Tel. 0321.30237 – fax. 0321.393276 – e-mail [email protected] –
progetto grafi co: Italgrafi ca Novara – Stampa: Italgrafi ca Novara – Spedizione in abbonamento
postale 70% - DCO/DC Novara – Tax perque.
Notiziario di informazione e di aggiornamento
del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO.
Direzione/Redazione/Amministrazione
Via Biandrate 20/b – 28100 Novara - tel. 0321.30237
Direttore Responsabile
Arreni Antonella
Comitato di Redazione
Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano,
Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina
Editore
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO
Progetto grafi co e stampa
ITALGRAFICA srl - Via Verbano, 146 - Veveri (Novara)
Foto di copertina a cura di
Cataldi Alberto
NORME EDITORIALIDialogare è il periodico del Collegio IPASVI della pro-vincia di Novara e Verbania che pubblica liberamente articoli previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la respon-sabilità dell’autore/autori.Il materiale per la pubbli-cazione dovrà essere invia-to alla Redazione in forma-to elettronico. Il testo deve pervenire in formato word. Le parole che gli autori de-siderano evidenziare de-vono essere in “grassetto/bold”. Tabelle e/o immagi-ni (tiff oppure jpeg) devono essere numerate e fornite su fi le a parte (il numero andrà anche richiamato nel testo con brevi didascalie). In allegato all’articolo dovrà essere fornita una sintetica nota biografi ca dell’auto-re. La pubblicazione degli articoli è a titolo gratuito e in nessun caso da dirit-to a compensi. Gli articoli inviati saranno sottoposti all’esame del Comitato di Redazione che si riserva di valutarli, eventualmente ri-maneggiarli. Il materiale inviato non ver-rà restituito.
Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 2 giugno 2011
INDICE
3 Editoriale
4 Il 12 Maggio 2011 Giornata Internazionale dell'Infermiere
7 ABSCRACT TESI
12 Un nuovo modello di tutoring per il miglioramento organizzativo
15 Quali responsabilità per l'Infermiere Dirigente?
18 Transplant Nurse Coordinator Parte II
20 Presentazione del servizio infermieristico Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara
25 Informazioni
28 Notizie fl ash
30 Buona lettura
31 Segreteria
editoriale3
CQuesto numero del periodico rag-
giungerà le case degli infermieri in
piena estate, momento tanto atte-
so quanto temuto, consapevoli del-
le numerose difficoltà che ci attendono per
far fronte alle richieste dell'utenza in primis e
conseguentemente dell’organizzazione.
Il momento, nella sanità piemontese, non è
favorevole (vedi DGR n. 14 – 1440 Attuazione
piano di rientro … e DGR 51 – 1358 Avvio
progetto di riordino del SSR ...) e lo stesso
PSSR mette in luce un aumento della
complessità assistenziale, resa evidente
dall’evoluzione del quadro epidemiologico,
demografico ed economico della nostra
Regione che va affrontato (stabilisce sempre
il PSSR) attraverso la presa in carico proattiva
del cittadino fondata su un nuovo approccio
organizzativo.
Nell’adempiere al piano regionale è richiesto
il mantenimento della qualità delle cure
erogate, in connessione con i processi di
riorganizzazione, ivi compresi quelli di
razionalizzazione e di efficentamento della
rete ospedaliera, con riduzione delle spese
di personale anche attraverso misure
di riduzione stabile della consistenza
organica del personale in servizio e il
conseguente ridimensionamento dei fondi
della contrattazione integrativa di cui ai
CCNL…
Sappiamo bene,tuttavia, come autorevoli
studi hanno ormai evidenziato la stretta
correlazione tra numerosità e qualifica del
personale ed esiti sul paziente.
Se è vero che senza il medico non è possibile
attuare il ricovero e prescrivere una cura, è
altrettanto vero che senza infermieri non è
possibile assistere o dare seguito alla cura
o pianificare un processo assistenziale,
poiché si tratta di farsi garanti della qualità
dell'assistenza e della sicurezza dell’assistito
che ha il diritto di non contrarre infezioni o
lesioni da pressione, di non cadere dal letto,
di non subire errori di terapia….
Per fare sintesi possiamo dire che, nella
nostra Regione (in linea con il resto
della nazione), aumenta la cronicità
e la complessità assistenziale della
popolazione, che diminuiscono le risorse
e che diviene imperativo la ridefinizione e
la riorganizzazione dei processi di cura e
assistenziali.
I Collegi piemontesi hanno presentato alla
Regione 11 punti che identificano le linee
strategiche essenziali al perseguimento
dei risultati attesi dal riordino del sistema,
consapevoli della sfida che coinvolge tutti
i professionisti della sanità, gli infermieri
sono pronti purché le rivisitazioni
comprendano tutti gli attori della sanità,
nessuno escluso!
Antonella Arreni Presidente
Collegio IPASVI di Novara e VCO
approfondimenti 4
Anche quest’anno, in occasione
della Giornata Internazionale
dell’Infermiere, il Collegio IPASVI
NO e VCO, ha organizzato un in-
contro per festeggiare insieme la
nostra professione.
Presenti in tempo di guerra e di
pace, nei sistemi sanitari di tutti i
paesi, gli infermieri rappresenta-
no una risorsa fondamentale per
garantire la durata e la qualità di
vita dei cittadini.
Il 12 Maggio è una data storica
e importante per noi infermieri:
in questo giorno del 1820 è nata
Florence Nightingale, fondatrice
delle Scienze Infermieristiche
moderne.
L’International Council Of Nur-
ses, ricorda questa data cele-
brando in tutto il mondo la Gior-
nata Internazionale dell’Infer-
miere.
Il 12 Maggi0 2011
Giornata Internazionale
dell'Infermiere
A cura di Viviana Portaluppi
Infermiera e Consigliere Ipasvi Novara VCO
“Progetto di miglioramento
nella Continuità Assistenziale:
l’infermiere e la persona
dalla dimissione alla presa in carico
sul territorio”
Verbania, hotel "Il Chiostro"
approfondimenti5
PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIOPER IL PRIMO SEMESTRE 2011
Crimea anno 1854
“Come angeli ribelli, straziati e la-
ceri, quei giovani dipingevano un
quadro di dolore. Tra quei corpi,
attenta e solerte, Florence sussur-
rava parole di conforto. Osservava
e odorava ogni minimo cambia-
mento delle condizioni fi siche.
Ascoltava ogni minima richiesta:
tutto era annotato sul suo insepa-
rabile diario.
La lampada ad olio che teneva in
mano disegnava ombre mostruo-
se sui muri dell’ospedale, ma era-
no disegni di vita e di conforto per
gli ammalati: anche di notte qual-
cuno vegliava su di loro. Era stata
più volte rifi utata dai comandanti
militari e mal vista dai medici di
campo. Che ci si poteva aspettare
da una donna dell’alta borghesia?
Che poteva combinare di buono
in un ospedale da campo? Ma
Florence, imperturbabile e sicu-
ra di ciò che faceva prestava assi-
stenza, la “sua” assistenza quella
che lei riteneva giusta e più op-
portuna. Unico ideale supremo:
servire il prossimo alleviando
sofferenze e studiando le possi-
bilità di guarigione.”
La continuità assistenziale, ha la
fi nalità di creare una integrazione
tra Ospedale, Servizi distrettuali, e
Medici di medicina generale per
la pianifi cazione e defi nizione di
percorsi assistenziali che coinvol-
gono le fi gure professionali che
operano in ambiente ospedaliero
e in ambito territoriale, che ten-
gano conto dell’espressione dei
bisogni della comunità.
La continuità assistenziale, preve-
de una organizzazione basata sul-
la centralità del paziente.
Il paziente ricoverato, alla dimis-
sione, trarrebbe sicuramente
giovamento dalla presenza di un
piano assistenziale integrato tra il
personale che lo ha avuto in cura
e il personale delle aree di de-
genza post ricovero, con l’obiet-
tivo di mantenere alto il grado
di conoscenza della specificità
dell’utente.
All’interno delle attività del Col-
legio, lo scorso anno, il Consiglio
Direttivo ha indetto un bando per
la presentazione di progetti di mi-
glioramento riguardanti la conti-
nuità assistenziale dei pazienti in
dimissione dalle strutture ospeda-
liere verso reparti di riabilitazione/
lungodegenze o al domicilio. Tra i
progetti di miglioramento presen-
tati dai colleghi, la Commissione
ha valutato positivamente i se-
guenti progetti:
approfondimenti 6
1° classifi cato
“Educazione al caregiver in fase
di dimissione protetta” presen-
tato da Fontana Lia (Coordinatore
Ambulatori infermieristici territoria-
li – ASL VCO – Omegna), Leoni Elena
( Coordinatore Distretto di Verbania
– ASL VCO – Omegna) e Locatelli Vil-
ma (Coordinatore Distretto di Do-
modossola – ASL VCO – Omegna).
Il progetto, nasce dall’esigenza di pre-
parare i caregivers (formali ed infor-
mali) ad aff rontare serenamente la
strada che hanno scelto di percorrere
insieme alla persona che presenta dei
bisogni assistenziali anche comples-
si. Si tratta di un progetto che necessi-
ta di impegno e determinazione degli
operatori sanitari affi nché riescano a
trasmettere ai cares, oltre che alle ma-
novre tecniche, la fi ducia in loro stessi
e la consapevolezza che in ognuno di
noi sono nascoste energie inaspetta-
te che il corpo e la mente attivano nei
momenti di necessità, come nel caso
dell’assistenza alla persona malata o
morente.
2° classifi cato
“Migliorare la collaborazione
tra ospedale e territorio. Sche-
da di dimissione/trasferimento
dei pazienti che necessitano di
assistenza post – ospedaliera ot-
timizzando la comunicazione tra
ospedale e territorio” presentato
da Carla Rigo (Coordinatore Onco-
logia Azienda Ospedaliero Universi-
taria “Maggiore della Carità” Novara
e Chiara Gagliardi (CPS Infermiera
reparto di Oncologia dell’Azienda
Ospedaliero Universitaria “Maggio-
re della Carità” Novara). L’obiettivo
generale del progetto presentato,
parte da una rifl essione all’interno
del dipartimento oncologico che rile-
va la necessità di avere uno strumen-
to per il passaggio delle informazioni
di ciò che è avvenuto durante il rico-
vero. E’ stata quindi progettata una
scheda di dimissione/trasferimento
infermieristica per migliorare la colla-
borazione tra ospedale e territorio nei
pazienti che necessitano di assisten-
za post – ospedaliera ottimizzando la
comunicazione tra le diverse struttu-
re. La scheda permette di sintetizzare
le principali informazioni sulle neces-
sità reali del paziente e di trasmetter-
le a tutti coloro i quali sono coinvolti
nell’assistenza, evitando errori ed im-
precisioni dati dalla trasmissione ver-
bale. L’informatizzazione permette-
rebbe inoltre un più rapido confronto
con la situazione relativo all’ultimo
accesso con conseguente migliora-
mento della valutazione obiettiva.
3° classifi cato
“Diario del cuore” presentato da
Daniela Crepaldi (CPS Infermiera
U.O. Cardiochirurgia Terapia Intensi-
va Azienda Ospedaliero Universita-
ria “Maggiore della Carità” Novara).
Questo progetto nasce con l’obiettivo
di migliorare la continuità assisten-
ziale del paziente sottoposto ad in-
tervento di cardiochirurgia. Attraver-
so il “Diario del cuore”, sarà possibile
ottenere un quadro completo sul de-
corso dell’ammalato poiché questo
strumento seguirà la persona nelle
diverse unità operative, ed infi ne sarà
consegnato alla persona assistita
alla dimissione. La persona assistita
porterà ai vari controlli il “Diario del
cuore”, siano questi dal medico di fa-
miglia o dallo specialista. In questo
modo sarà possibile legare diversi
ambiti, degenze – riabilitazione –
medico di famiglia – specialisti, con
l’obiettivo di fornire un miglioramen-
to della continuità assistenziale in
quanto si avrà un quadro completo
del decorso di ogni persona. Il risulta-
to sarà quello di fornire un’assistenza
il più vicino possibile alla persona.
Carla Rigo Lia Fontana Laura Materossi
Daniela Crepaldi
formazione7
Indagine conoscitiva presso un’Unità Operativa
Pediatrica relativa alla gestione Infermieristica del dolore da procedura invasiva: intervento farmacologico
e tecnica della distrazione
Candidata Massarelli Del Grosso Giovanna
Relatore Prof. Massimilano Panella
Correlatore Dott. Fabrizio Laigheb
INTRODUZIONE
Il dolore è defi nito dall’Organiz-
zazione Mondiale della Sanità
come “…. una sgradevole espe-
rienza sensoriale ed emozionale
associata a reale o potenziale dan-
no tessutale o descritta in termini
di tale danno” e come “…. qualsi-
asi soff erenza fi sica che il pazien-
te aff erma di provare, e che esiste
quando egli dice che esiste”. (OMS)
I bambini sono in grado di com-
prendere concetti di base del
dolore sin dalla più tenera età, e
possono descriverne sia gli aspet-
ti fi sici che quelli emozionali.
Quando l’esperienza dolorosa ha
luogo in ospedale la paura del
bambino, ad essa correlata, cre-
sce per la sensazione di perdita
di controllo, e di conseguenza il
dolore percepito diviene più im-
portante.
Una specifi ca attenzione da par-
te del personale infermieristico
deve essere perciò dedicata alla
gestione del dolore pediatrico,
attraverso la messa in atto di tut-
te le procedure volte a ridurre la
percezione del dolore e a preve-
nire le situazioni di paura, ansia e
stress ad esso correlate.
La letteratura scientifi ca eviden-
zia che la popolazione pediatrica,
in generale, riceve meno “care”
rispetto a quella adulta nella pra-
tica clinica comprendente la te-
rapia del dolore, ovvero il dolore
è ancora considerato un “extra”
e non una parte essenziale della
cura complessiva del bambino
ABSCRACT TESI - Master I livello in “Management per le funzioni di coordinamento delle organizzazionisanitarie”
formazione 8
assistito.
Il presente lavoro nasce dalla
necessità di implementare, in
un’unità operativa pediatrica, le
conoscenze di base relative a te-
rapia, strategie (con particolare
riferimento ad anestetico locale e
tecnica della distrazione) e stru-
menti ( Fig.1-2-3) utili a gestire il
dolore da manovre invasive at-
traverso la stesura di procedura
operativa codifi cata.
La Scala Flacc
La Scala Wong
La scala numerica.
formazione9
OBIETTIVO DELLO STUDIO.
Questo studio è stato eff ettuato al
fi ne di rilevare in una popolazione
costituita da infermieri di area pedia-
trica:
- le conoscenze e lo stato di inter-
vento nella pratica clinica relativi alla
gestione del dolore secondario a
procedure invasive;
- l’utilità affi data alla stesura di una
procedura operativa redatta al fi ne
di gestire l’esperienza dolorosa pro-
vata dal paziente pediatrico.
MATERIALI E METODI
STRATEGIA DI RICERCA
Per la ricerca bibliografi ca di artico-
li scientifi ci che trattassero il tema
della gestione infermieristica del
dolore da procedura invasiva in una
unità operativa pediatrica sono state
consultate le seguenti banche dati
biomediche in lingua inglese e italia-
na senza limiti temporali: Pubmed/
Medline, The Cochrane Library ed il
motore di ricerca Google Scholar per
la ricerca di articoli accademici.
Sono stati identifi cati 25 articoli che,
a una prima valutazione, hanno
soddisfatto il quesito di ricerca dello
studio. Tali articoli sono stati pubbli-
cati tra il 1987 e il 2009. Sono stati
ritenuti rilevanti ai fi ni di risposta a
tutti i quesiti dello studio, e quindi
includibili, 12 articoli. E’ stato analiz-
zato uno specifi co testo in materia
“La terapia del dolore. G. Ivani, SEE-
Firenze 2000” e l’attuale riferimento
istituzionale in materia etico-legale,
ovvero la “Carta dei Diritti del Bambi-
no in Ospedale”
DISEGNO DELLO STUDIO
E RACCOLTA DEI DATI
Lo studio di tipo conoscitivo di pre-
valenza è stato realizzato nel mese
di Agosto 2010 presso il Country
Pediatria del Presidio Ospedaliero di
Domodossola ASL VCO. La popola-
zione oggetto di studio è costituita
dal gruppo infermieristico in attività
presso la suddetta Unità Operativa:
9 infermiere di sesso femminile e di
età compresa tra i 35 e i 57 anni.
Lo strumento che è stato utilizzato
per la raccolta dati è l’intervista strut-
turata. É stata eff ettuata un’intervista
articolata in 10 domande alla popo-
lazione infermieristica aderente allo
studio: le prime quattro domande e
la sesta con opzioni di risposta de-
fi nite e tutte le rimanenti a risposta
dicotomica, aff ermativa o negativa.
Infi ne, è stato eff ettuato un’incontro
programmato con il Pediatra respon-
sabile del Country Pediatria e con il
coordinatore infermieristico al fi ne di
evidenziare lo stato d’intervento del
“problema” oggetto d’indagine.
RISULTATI
I risultati dell’indagine sono sta-
ti ottenuti attraverso l’analisi delle
opinioni del Pediatra responsabile
Country Pediatria e del coordinatore
infermieristico e delle risposte alle in-
terviste strutturate eff ettuate al per-
sonale infermieristico. Nel colloquio
svolto durante l’incontro program-
mato, il Pediatra Responsabile e il
Coordinatore infermieristico hanno
evidenziato il mancato ricorso, allo
stato attuale, presso l’unità operativa
pediatrica, a tecniche farmacologi-
che e strategie non farmacologiche
mirate alla gestione del dolore nella
pratica clinica quotidiana. Le motiva-
zioni di tale carenza sembrano essere
ascrivibili principalmente all’assenza
in struttura di protocolli e procedure
operative dedicate. Le interviste al
personale infermieristico sono state
realizzate con la partecipazione e il
consenso di tutte e nove le infer-
miere in servizio presso il Country
Pediatria (100% di rispondenza). Le
rispondenti appartenenti all’Unità
Operativa hanno un’anzianità di ser-
vizio, in ambito pediatrico, nel 50%
dei casi di oltre 10 anni, nel 20% dei
casi da 5 a 10 anni e nel restante 20%
da 0 a 5 anni. Alla prima domanda
dell’intervista, il 33% della popola-
zione (3 infermiere) ha risposto de-
fi nendo il dolore “una esperienza
traumatica provata dal paziente”,
il 22% (2 infermiere) lo ha defi nito:
“un danno prodotto al corpo da un
agente esterno” e il rimanente 44%
(4 infermiere) “ una sensazione fi sica
sgradevole percepita dal paziente e
che come tale deve essere creduta”.
Alla seconda domanda, il 22% del
campione (2 infermiere) ha risposto
che l’obiettivo principale legato alla
gestione infermieristica del dolore
pediatrico da procedura è “impe-
dirne la cronicizzazione”, il 22% (2
infermiere) che “il dolore da proce-
dura, essendo di breve durata, non
necessita particolari interventi” e il ri-
manente 55% (5 infermiere) sostiene
che “si dovrebbe sempre tentare di
gestire sia gli aspetti fi sici che quelli
emozionali legati alla procedura do-
lorosa”. Nella terza domanda, il 22%
(2 infermiere) della popolazione ha
defi nito il ruolo dell’infermiere come
“semplice esecutore della manovra
invasiva”, mentre il 77% (7 infermie-
re) ha evidenziato che l’infermiere è
“la persona che dovrebbe gestire il
dolore fi sico e la paura del piccolo
paziente attraverso l’attuazione di
(Foto Alberto Cataldi)
formazione 10
interventi utili a prevenirlo e a contenerlo”.
Le domande successive vengono sintetizzate nei grafi ci
seguenti ed evidenziano: una buona conoscenza della
genesi, della terapia, e delle scale di valutazione del dolo-
re pediatrico, nonché un ottima conoscenza della tecnica
della distrazione (Grafi ci 1, 2 ,3, 4); un mancato utilizzo,
nella pratica clinica, dell’anestetico locale e della tecnica
della distrazione (Grafi co 4); un ampio apprezzamento in
merito alla stesura di una procedura operativa, da parte di
tutta la popolazione in studio.
(Grafi co 5).
(GRAFICO 1) Il 56% della popolazione ha acquisito
conoscenze sulla genesi e la terapia del dolore attra-
verso l’autoapprendimento. Il 22% ha acquisito poche
conoscenze. Il 22% non ha conoscenze.
(GRAFICO 3) Il 56% della popolazione conosce le
scale di valutazione pediatriche. Il 22% evidenzia
poca conoscenza e il rimanente 22% non le conosce.
(GRAFICO 4) La totalità della popolazione 100% evi-
denzia il mancato utilizzo dell’anestetico locale, della
tecnica di distrazione e di procedure operative.
(GRAFICO 5) La totalità della popolazione 100% evi-
denzia l’utilità della stesura di una procedura opera-
tiva.
(GRAFICO 2) l 100% della popolazione evidenzia co-
noscenza della tecnica di distrazione.
GRADO DI CONOSCENZA DELLA GENESI E DELLA TERAPIA
DEL DOLORE PEDIATRICO
GRADO DI CONOSCENZA DELLA TECNICA DELLA DISTRAZIONE
GRADO DI UTILITÀ DELLA STESURA DI UNA PROCEDURA OPERATIVA
GRADO DI CONOSCENZA DELLE SCALE DI VALUTAZIONE
GRADO DI UTILIZZO DELL'ANESTETICO LOCALE, DELLA TECNICA
DELLA DISTRAZIONE E DI PROCEDURE OPERATIVE
formazione11
CONCLUSIONI
I risultati di questo studio, con-
siderati nella loro totalità, fanno
emergere il divario rilevante tra
la teoria e la pratica in ambito
assistenziale specifi co; pur trat-
tandosi di una realtà locale pic-
cola e quindi poco dispersiva, la
carenza nella presa in carico del
“problema dolore” è chiaramen-
te evidente. Tale divario potreb-
be essere spiegato, da un lato da
una scarsa formazione di base
e continua, dall’altro dalla pre-
senza di un contesto lavorativo
e di un sistema sanitario orien-
tato ancora troppo alla quantità
e troppo poco alla qualità e alla
relazione, a scapito di assisten-
za poco incentrata sugli eff ettivi
bisogni del bambino e sulla par-
tecipazione nelle scelte decisio-
nali della sua famiglia. Lo studio
conoscitivo di prevalenza, nono-
stante attualmente abbia solo
una validità interna nell’unità
operativa oggetto di indagine, è
propedeutico al fi ne di divulgare
informazioni agli operatori sani-
tari di realtà organizzative simila-
ri, nell’ottica di favorire, nella pra-
tica assistenziale, il radicarsi di
un linguaggio clinico comune e
condiviso per la gestione del do-
lore pediatrico da manovre inva-
sive quotidiane. Inoltre sarebbe
auspicabile poter eff ettuare, in
futuro, più ampie ricerche sul-
lo specifi co problema di salute
e sul processo di gestione assi-
stenziale dello stesso. Sarebbe
interessante poter valutare, at-
traverso uno studio di tipo speri-
mentale, l’effi cacia dell’interven-
to farmacologico confrontato
con strategia non farmacologica
nella riduzione dello score della
percezione del dolore pediatrico
(farmaco vs distrazione).
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merical rating scale. Pain 1994; 56:217-226
(Foto Alberto Cataldi)
formazione 12
Un nuovo modello di tutoring
per il miglioramento
organizzativo
A cura del Gruppo di lavoro Multidistrettuale ASL NO:
CPSE Anna Allifranchini, CPSE Rita Nastasi, CPSE Rossella Pepe,
CPS Lorella Barbero, CPS Carmen Carimali,
CPS Simona Geraci, CPS Cristina Piccolroaz
Il corso formativo, destinato agli
infermieri poliambulatoriali dell’
ASL No, svoltosi a Novara, in due
edizioni lo scorso dicembre, evi-
denzia come la professione in-
fermieristica stia eff ettivamente
crescendo.
Dai dati raccolti all’analisi dei
questionari somministrati ai 47
discenti, infermieri presso i 6 po-
liambulatori distrettuali azienda-
li, a distanza di un mese dall’e-
vento formativo, ci permettono
di aff ermare che la consapevo-
lezza eff ettiva del cambiamento
in corso nella nostra professione,
sia stata percepita dalla maggior
parte dei partecipanti.
L’ evento è nato dal bisogno ma-
nifestato dagli stessi infermieri
di conoscere più da vicino i cam-
biamenti giuridici avvenuti nella
nostra professione e l’organiz-
zazione della nuova formazione
universitaria, bisogno emerso
dalle diffi coltà riscontrate nella
gestione degli studenti a loro af-
fi dati, a causa della scarsa cono-
scenza dell’attuale percorso uni-
versitario molto diverso da quello
delle scuole regionali dalle quali
proviene la totalità dei parteci-
panti al corso.
L’imput alla realizzazione del cor-
so nasce dalla partecipazione
di alcuni infermieri ad un corso
precedente tenuto dai tutor pe-
dagogici dell’università in merito
al ruolo del tutor clinico. Questi,
una volta rientrati in servizio,
esponendo i nuovi ed interes-
santi contenuti appresi, hanno
suscitato nei colleghi una serie
di rifl essioni e la conseguente ri-
chiesta di aggiornamento sull’ar-
gomento.
I docenti, tutti infermieri (tutor
clinici dell’ASL, infermieri tutor
pedagogici dell’Università del
Piemonte Orientale, infermieri in
possesso di master di I livello in
infermieristica forense e master
di I livello in management per il
coordinamento nelle professioni
formazione13
sanitarie), hanno voluto trasmet-
tere ai colleghi discenti le proprie
competenze così da consentire
loro di svolgere la funzione di tu-
toraggio degli studenti in sinto-
nia con l’università e consegna-
re, agli infermieri di domani, con
l’esperienza di tirocinio, un ricco
bagaglio di conoscenze e compe-
tenze.
Gli argomenti su cui si è incentra-
to l’evento sono stati:
• Approfondimento delle
norme che regolano la
professione
• Defi nizione di ruoli e
funzioni e responsabilità
dei tutor (pedagogico,
clinico e infermire
affi ancatore)
• Conoscenza dei piani di
studio e degli obiettivi
degli studenti
• Dialogo costante con tutor
pedagogici per sviluppare
un sistema condiviso
di tutoraggio mirato a
favorire la continuità tra
“aula e reparto”
• Acquisizione di strumenti
per la gestione pratica
del tirocinio tramite
il contratto e l’off erta
formativa.
Questo corso è stato il mezzo per
raff orzare il collegamento istitu-
zionale tra sede universitaria e
ASL attraverso la piena disponibi-
lità da parte dei tutor pedagogici
a cooperare con i tutor clinici e
gli infermieri affi ancatori così da
creare, mantenere, implementare
sinergie atte a formare professio-
nisti competenti ed aggiornati. E’
stato anche l’occasione per evi-
denziare come la presenza dello
studente nella struttura, sia un
arricchimento anche per il servi-
zio che lo accoglie perché porta
con sé conoscenze teoriche nuo-
ve che attraverso la pratica diven-
teranno competenze aggiornate.
Molto signifi cativo e rilevante per
la concreta ricaduta organizza-
tiva nell’ambito dell’intera rete
poliambulatoriale è stata l’ela-
borazione di una bozza di off erta
formativa, avvenuta al termine
dell’iniziativa, quale prova fi nale
di verifi ca di apprendimento. I di-
versi gruppi di lavoro formati, vi
hanno partecipato con entusia-
smo producendo così lo strumen-
to che consente di rispondere ai
bisogni formativi dello studente,
perché contiene l’insieme delle
specifi cità della struttura e delle
sue caratteristiche così da per-
mettere al futuro infermiere di
sperimentare le tecniche ed ac-
quisire le competenze specifi che
professionali del settore in cui
svolge il tirocinio.
I grafi ci di seguito proposti, ci
permettono di condividere con
tutti i colleghi, l’esperienza fatta.
formazione 14
Cogliamo l’occasione per ringra-
ziare tutti coloro che ci hanno
permesso di vivere questa positiva
esperienza formativa: il Diretto-
re Sanitario dell’ASL NO, Dott.ssa
Arabella Fontana e il Direttore del
SITRA dell’ASL NO Dott.ssa Mari-
nella Alberganti, prezioso aiuto
nella collaborazione con le tutor
del corso di laurea in infermieristi-
ca, facenti capo alla Dott.ssa Bar-
bara Suardi.
ELABORAZIONE DEI DATI EMERSI DALL'ANALISI DEI QUESTIONARI SOMMINISTRATI
L'approccio con gli studentidopo l'evento formatvo è migliorato:
Le conoscenze dei discenti sul percorso universitario dopo l'evento formatvo sono aumentate:
Lo scambio tra Azienda Sanitaria e Comparto Universitario
è risultato importante:
La consapevolezza e la responsabilità derivante dal ruolo di tutor clinico ed/o
affiancatore sono risultate essere chiare:
La costruzione dell'offerta formativa relativa alla propria struttura è risultato
essere uno strumento valido:
Dopo l'evento formativo, è emerso che la consapevolezza e la responsabilità
di aderire al proprio profilo professionale e al Codice Deontologico sono aumentate:
legislazione15
Antonella Arreni Presidente
Collegio IPASVI di Novara e VCO
I profondi cambiamenti sociali e
normativi avvenuti negli ultimi
trent’anni, hanno determinato so-
stanziali modifi che dell’assetto or-
ganizzativo nel Sistema sanitario
nazionale, dello status giuridico
degli operatori sanitari e, conse-
guentemente, dell’individuazione
e defi nizione delle responsabilità
in materia sanitaria/organizzativa.
Per gli infermieri, la Legge 10 ago-
sto 2000, n.251, nota come norma
che ha istituito la dirigenza infer-
mieristica, impone una rifl essione
sul ruolo del dirigente delle pro-
fessioni sanitarie infermieristiche,
della prevenzione, della riabilita-
zione, tecniche e ostetriche. Al-
l’’art. 1 si legge la norma program-
matica rivolta a Stato e Regioni
per promuovere “la valorizzazione
e la responsabilizzazione delle fun-
zioni e del ruolo delle professioni
infermieristico-ostetriche”, oltre alla
previsione dell’”attribuzione in tut-
te le aziende sanitarie della diretta
responsabilità e gestione dell’assi-
stenza infermieristica e delle con-
nesse funzioni”.
Nelle linee guida proposte, dal
Gruppo di lavoro istituito presso il
Ministero della Salute, per l’appli-
cazione della citata legge nel ter-
ritorio nazionale, è indicata la Di-
rezione Infermieristica e Ostetrica
come quella Struttura Aziendale
complessa, costituita dall’insie-
me del personale infermieristico,
ostetrico e di supporto, operante
in tutti i settori organizzativi aff e-
renti all’Azienda, che indirizza, di-
rige, organizza, coordina e valu-
ta l’attività di tale personale, in
conformità alla pianifi cazione
strategica e in coerenza e per il
conseguimento degli obiettivi
aziendali1.
Senza dubbio, almeno sulla carta,
la fi gura del dirigente, le profes-
sioni sanitarie, è caratterizzata
dall’autonomia e dalla discrezio-
nalità delle decisioni, oltre che
dall’ampiezza delle sue funzioni
tali da infl uire sulla conduzione
dell’organizzazione Aziendale, di
un Servizio o Struttura.
Da sempre si è inteso il dirigente
come il diretto collaboratore del
datore di lavoro nell’attività orga-
nizzativa di una struttura operati-
va, che ha la funzione di attuare
le disposizioni generali ricevute,
coordinando il lavoro degli altri
Quali
responsabilità
per l'Infermiere
Dirigente?
legislazione 16
dipendenti.
È spontaneo pensare che il diri-
gente abbia piena autonomia e
responsabilità nella gestione delle
proprie risorse umane e nell’indi-
viduazione dei profi li necessari
allo svolgimento dei compiti isti-
tuzionali e al raggiungimento de-
gli obiettivi.
In ambito privatistico il Codice
civile prevede all’art. 20952, tra le
categorie di lavoratori subordinati
quella dei dirigenti, demandando
alla legge e alle norme corporati-
ve la determinazione dei requisiti
di appartenenza alla stessa.
Poiché nessuna legge vigente
determina tali requisiti, gli stessi
vanno ricercati nella contratta-
zione collettiva così come ha sta-
bilito una Sentenza della Corte di
Cassazione che ricolloca la fi gura
del dirigente, in ambito pubblico,
come espressamente regolata
dalla contrattazione collettiva
pertanto, il riferimento non è solo
basato sulla nozione legale di tale
categoria ma, dalle relative dispo-
sizioni della contrattazione stessa.
Le motivazioni si rifanno al fat-
to che le organizzazioni aziendali
sono talmente complesse che divie-
ne ammissibile, anche in riferimen-
to alla prassi ed alla concreta orga-
nizzazione degli uffi ci, la previsione
di una pluralità di dirigenti (a diver-
si livelli con graduazione di compiti)
i quali sono tra loro coordinati da
vincoli di gerarchia che però faccia-
no salva, anche nel dirigente di gra-
do inferiore, una vasta autonomia
decisionale circoscritta dal potere
direttivo generale di massima del
dirigente di livello superiore. (Corte
Cass. 16/04/2005 n. 8650).
E’ importante porre l’accento sul
fatto che, anche per il dirigente
infermieristico, come per gli altri
dirigenti, è pacifi ca l’applicazio-
ne delle norme del codice civile
per eff etto dell’art. 2 del DLgs
165/2001.3 Le responsabilità del
professionista sono riconducibili
alla corretta identifi cazione, pro-
grammazione, gestione e valuta-
zione delle risorse da inserire nel
sistema, in risposta ai bisogni pri-
oritari di salute del cittadino.
La nuova responsabilità pro-
fessionale, allarga i suoi confi ni
verso una responsabilità di tipo
gestionale, SPECIFICA dell’in-
fermiere dirigente ed AGGIUN
TIVA rispetto ad altre forme di
responsabilità (penale, civile,
amministrativa, disciplinare).
In particolare per responsabilità
amministrativa e contabile, si in-
tende il danno patrimoniale ca-
gionato all’Ente di appartenenza,
in conseguenza di atti, azioni od
omissioni (commessi con colpa
grave) di cui debba rispondere a
norma di legge e per eff etto della
Corte dei Conti, nell’esercizio del-
le sue funzioni, in conseguenza
dell’attività di gestione di valori
e beni appartenenti alla Pubblica
Amministrazione.
Un aspetto da non sottovalutare
se consideriamo quando stabilito
da una Sentenza della Corte dei
Conti del Lazio (n. 1606/2010 del
9 agosto 2010) dove la procura
ha riscontrato l’illegittimo impie-
go delle risorse fi nanziarie di un
presidio laziale che aveva creato
un meccanismo retributivo fuori
legge, utilizzando i turni in pron-
ta reperibilità per le attività non
in urgenza. La Corte dei Conti ha
stabilito che, le erogazioni delle
reperibilità sono illegittime (nel
caso in esame n.d.r.) e vanno ri-
condotte ad abuso nella gestione
delle risorse ospedaliere, perché
incoraggiavano gli infermieri a
supplire alla carenza di organico.
La responsabilità dell’infermiere
dirigente si collega anche ai risul-
tati complessivi prodotti dall’or-
ganizzazione cui è preposto ed è
connessa all’incapacità di adem-
piere una determinata obbliga-
zione di risultato4 che egli assume,
con l’accettazione del conferi-
mento dell’incarico da parte del
Direttore generale, consistente
nel perseguimento degli obiettivi
e delle direttive impartite.
Una colonna portante della recen-
te evoluzione legislativa avviata
con il piano di modernizzazione
della pubblica amministrazione e
legislazione17
1 Primo rapporto sulle Professioni sanitarie infermieristiche e di ostetrica nel
Ssn, marzo 2008, pag.21- Dipartimento delle qualità-Direzione Generale
delle risorse umane e delle Professioni sanitarie
2 Art. 2095 c.c. Categorie dei prestatori di lavoro. I prestatori di lavoro
subordinato si distinguono in dirigenti, quadri, impiegati e operai. Le
leggi speciali (e le norme corporative), in relazione a ciascun ramo di
produzione alla particolare struttura dell’impresa, determinano i requisiti di
appartenenza alle indicate categorie.
3 In questo caso specifi co si intende che il dirigente accettando l’incarico
conferito dall’organo politico si impegna ad operare con le risorse disponibili
dell’amministrazione in cui opera, al fi ne di ottenere l’obiettivo stabilito
nelle direttive di indirizzo politico-amministrativo e non da intendersi come
sottoscrizione di una obbligazione come inteso nell’accezione civilistica.
4 Si veda l’articolo 69 “ disposizioni relative al procedimento disciplinare”
del decreto legislativo 27 Ottobre 2009, n. 150 “ Attuazione della legge 4
marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro
pubblico e di effi cienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”. Le
legge prevede tassativamente le fasi del procedimento e tempi da seguire
per l’irrogazione diretta della sanzione disciplinare, a cura del dirigente.
5 A. Zagari, G. Brambilla Il nuovo procedimento disciplinare e le responsabilità
del dirigente infermieristico in L’Infermiere 3/2010 pp 37-39
6 Alvaro R., Antonetti G., Guerrieri Wolf M., Petrangeli M., Il DIRIGENTE delle
professioni sanitarie. Ruolo e prospettive nel contesto della Pubblica
Amministrazione. Ed. EDISES 2009.
I profondi cambiamenti sociali e normativi avvenuti negli
ultimi trent’anni, hanno determinato sostanziali modifi -
che dell’assetto organizzativo nel Sistema sanitario nazio-
nale, dello status giuridico degli operatori sanitari e, con-
seguentemente, dell’individuazione e defi nizione delle
responsabilità in materia sanitaria/organizzativa.
In particolare la Legge 10 agosto 2000, n.251, impone una
rifl essione sul ruolo del dirigente delle professioni sanita-
rie infermieristiche, della prevenzione, della riabilitazione,
tecniche e ostetriche.
La fi gura professionale del dirigente delle professioni
sanitarie, è caratterizzata dall’autonomia e dalla discre-
zionalità delle decisioni, oltre che dall’ampiezza delle sue
funzioni tali da infl uire sulla conduzione dell’organizzazio-
ne Aziendale, di un’Unità o Servizio. Da sempre, infatti, si è
inteso il dirigente come il diretto collaboratore del datore
di lavoro nell’attività organizzativa di una struttura opera-
tiva, che ha la funzione di attuare le disposizioni generali
ricevute, coordinando il lavoro degli altri dipendenti.
L’art. 1 della legge 251/2000 contiene la norma program-
matica rivolta a Stato e Regioni per promuovere “la valo-
rizzazione e la responsabilizzazione delle funzioni e del ruolo
delle professioni infermieristico-ostetriche”, oltre alla previ-
sione dell’”attribuzione in tutte le aziende sanitarie della di-
retta responsabilità e gestione dell’assistenza infermieristica
e delle connesse funzioni”.
L’Infermiere Dirigente, nello svolgimento delle proprie
funzioni, coniuga il suo ruolo a matrice tecnico-specia-
listica (infermieristica), con quella gestionale (coordina-
mento).
Nelle linee guida proposte, dal Gruppo di lavoro istituito
presso il Ministero della Salute1, per l’applicazione della
Legge 251/2000 nel territorio nazionale, è indicata la Di-
rezione Infermieristica e ostetrica come quella Struttura
Aziendale complessa, costituita dall’insieme del perso-
nale infermieristico, ostetrico e di supporto, operante in
tutti i settori organizzativi aff erenti all’Azienda, che indi-
rizza, dirige, organizza, coordina e valuta l’attività di tale
personale, in conformità alla pianifi cazione strategica e in
coerenza e per il conseguimento degli obiettivi aziendali.
Il dirigente avrà piena autonomia e responsabilità nella
gestione delle proprie risorse umane e nell’individuazione
dei profi li necessari allo svolgimento dei compiti istituzio-
nali e al raggiungimento degli obiettivi.
IL DIRIGENTE NEL PUBBLICO IMPIEGO
In ambito privatistico il Codice civile prevede all’art. 20952,
tra le categorie di lavoratori subordinati quella dei diri-
genti, demandando alla legge e alle norme corporative la
determinazione dei requisiti di appartenenza alla stessa.
Poiché nessuna legge vigente determina tali requisiti, gli
stessi vanno ricercati nella contrattazione collettiva così
come ha stabilito una Sentenza della Corte di Cassazione
che ricolloca la fi gura del dirigente come espressamen-
te regolata dalla contrattazione collettiva pertanto, il ri-
ferimento non è solo basato sulla nozione legale di tale
categoria ma, dalle relative disposizioni della contratta-
zione stessa. Le motivazioni si rifanno al fatto che le or-
ganizzazioni aziendali sono talmente complesse che diviene
ammissibile, anche in riferimento alla prassi ed alla concreta
organizzazione degli uffi ci, la previsione di una pluralità di
dirigenti (a diversi livelli con graduazione di compiti) i quali
sono tra loro coordinati da vincoli di gerarchia che però fac-
ciano salva, anche nel dirigente di grado inferiore, una vasta
autonomia decisionale circoscritta dal potere direttivo gene-
rale di massima del dirigente di livello superiore. (Corte Cass.
16/04/2005 n. 8650).
La nuova responsabilità professionale, allarga i suoi
confi ni verso una responsabilità di tipo gestionale,
specifi ca dell’infermiere dirigente ed aggiuntiva ri-
spetto ad altre forme di responsabilità (penale, civile,
amministrativa, disciplinare).
Le responsabilità del professionista sono riconducibili alla
corretta identifi cazione, programmazione, gestione e va-
lutazione delle risorse da inserire nel sistema, in risposta
ai bisogni prioritari di salute del cittadino. Dal punto di
vista della possibile responsabilità organizzativa dell’En-
te, che si potrà rivalere sul dirigente, è prevedibile in un
futuro prossimo, il dover rispondere per l’inadeguata con-
duzione dei processi assistenziali, formativi, organizzativi.
La responsabilità dell’infermiere dirigente si collega ai
risultati complessivi prodotti dall’organizzazione cui è pre-
posto ed è connessa all’incapacità di adempiere a una de-
terminata obbligazione di risultato3 che egli assume, con
l’accettazione del conferimento dell’incarico da parte del
Direttore generale e consistente nel perseguimento degli
obiettivi e delle priorità individuali con le direttive impar-
tite. E’ importante porre l’accento sul fatto che, anche per il
dirigente infermieristico, come per gli altri dirigenti, è paci-
fi ca l’applicazione delle norme del codice civile per eff etto
dell’art. 2 del DLgs 165/2001. Una colonna portante della
recente evoluzione legislativa avviata con il piano di mo-
dernizzazione della pubblica amministrazione e conclusa
con il recente decreto legislativo n. 150/2009 (noto come
Decreto Brunetta), consiste nella forte valorizzazione del
ruolo del datore di lavoro, inteso come funzione dirigen-
ziale. Il dirigente infermieristico può infl iggere la sanzione
disciplinare se, all’interno dell’atto aziendale è defi nita una
dipendenza gerarchica del personale del Comparto dalla
Struttura SITRA, direttamente senza fare ricorso all’uffi cio
per i procedimenti disciplinari4, per le infrazioni di minore
conclusa con il, D.l.g.s. 150/2009
(noto come Decreto Brunetta),
consiste nella forte valorizzazione
del ruolo del datore di lavoro, inte-
so come funzione dirigenziale.
A concretizzazione di quanto in-
serito nel Decreto, il dirigente
infermieristico è tenuto ad ap-
plicare la sanzione disciplinare
se, all’interno dell’atto azien-
dale è defi nita una dipendenza
gerarchica, del personale del
Comparto dalla Struttura SITRA,
direttamente senza fare ricor-
so all’uffi cio per i procedimenti
disciplinari5, per le infrazioni di
minore gravità (sanzioni supe-
riori al rimprovero verbale e fi no
alla sospensione dal servizio con
privazione della retribuzione fi no
a dieci giorni). In questo caso la
responsabilità del dirigente fa ri-
ferimento al comma 3 dell’art. 55
sexies del Dlgs 150/2009 dove, “il
mancato esercizio o la decaden-
za dell’azione disciplinare, dovuti
all’omissione o al ritardo, senza
giustifi cato motivo, degli atti del
procedimento disciplinare o a va-
lutazioni sull’insussistenza dell’il-
lecito disciplinare irragionevoli
o manifestamente infondate, in
relazione a condotte aventi og-
gettiva e palese rilevanza discipli-
nare, comporta, per i soggetti
responsabili aventi qualifi ca
dirigenziale, l’applicazione della
sanzione disciplinare della sospen-
sione dal servizio con privazione
della retribuzione in proporzione
alla gravità dell’infrazione non
perseguita, fi no a un massimo di
tre mesi in relazione alle infrazioni
sanzionabili con il licenziamento,
e altresì la mancata attribuzione
della retribuzione di risultato per
un importo pari a quello spettante
per il doppio del periodo della du-
rata della sospensione”.6
Il ruolo dell’infermiere dirigente
appare così complesso che le sue
azioni devono necessariamente
essere inserite in un modello or-
ganizzativo che preveda la corre-
sponsabilità a più livelli, non per
scaricare obblighi ma per trasferi-
re titolarità e responsabilità a chi,
per status giuridico, per forma-
zione, per profi lo e per contratto,
ha l’obbligo morale e giuridico di
cooperare.
Sono convinta che la fi gura profes-
sionale dell’infermiere dirigente,
gestore delle professioni sanita-
rie che compongono un’organiz-
zazione complessa come quella
sanitaria, debba necessariamente
divenire il testimonial privilegiato
del cambiamento in corso.
L’infermiere dirigente, pur aven-
do una solida cultura organizza-
tiva e gestionale di tipo “manage-
riale”, ha davanti a sé due strade:
imboccando l’una è verosimile
che diventi un semplice manager
della complessità; immettendosi
sull’altra potrà, invece, esercitare
il suo ruolo come vero e proprio
leader del cambiamento7.
Diversamente il rischio sarà di
passare dal medico all’infermiere
dirigente, appiattendo le respon-
sabilità su un’elite organizzata
sulle orme di “vecchie apicalità”.
1 Primo rapporto sulle Professioni sanitarie infermieristiche e di ostetrica nel Ssn, marzo 2008, pag. 21-
Dipartimento delle qualità-Direzione Generale delle risorse umane e delle Professioni sanitarie2 Art. 2095 c.c. Categorie dei prestatori di lavoro. I prestatori di lavoro subordinato si distinguono in dirigenti,
quadri, impiegati e operai. Le leggi speciali (e le norme corporative), in relazione a ciascun ramo di produzione
alla particolare struttura dell’impresa, determinano i requisiti di appartenenza alle indicate categorie.3 Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165 "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle
amministrazioni pubbliche".4 In questo caso specifi co si intende che il dirigente accettando l’incarico conferito dall’organo politico si impegna
ad operare con le risorse disponibili dell’amministrazione in cui opera, al fi ne di ottenere l’obiettivo stabilito
nelle direttive di indirizzo politico-amministrativo e non da intendersi come sottoscrizione di una obbligazione
come inteso nell’accezione civilistica.5 Si veda l’articolo 69 “ disposizioni relative al procedimento disciplinare” del decreto legislativo 27 Ottobre 2009,
n. 150 “ Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro
pubblico e di effi cienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”. Le legge prevede tassativamente le fasi
del procedimento e tempi da seguire per l’irrogazione diretta della sanzione disciplinare, a cura del dirigente.6 A. Zagari, G. Brambilla Il nuovo procedimento disciplinare e le responsabilità del dirigente infermieristico in
L’Infermiere 3/2010 pp 37-397 Alvaro R., Antonetti G., Guerrieri Wolf M., Petrangeli M., Il DIRIGENTE delle professioni sanitarie. Ruolo e
prospettive nel contesto della Pubblica Amministrazione. Ed. EDISES 2009.
clinica infermieristica 18
Evoluzione di una nuova fi gura professionale nel percorso
di donazione e trapianto:
Transplant Nurse Coordinator (Coordinatore Clinico Trapianti)
A cura di Viviana Portaluppi
Infermiera e Consigliere IPASVI Novara - VCO
Nella prima parte dell’artico-
lo, trattata lo scorso numero,
abbiamo visto, come la risorsa
infermieristica riveste un ruolo
importante all’interno del si-
stema “donazione trapianto” nel
momento più diffi cile di questo
percorso decisionale.
Fondamentale è l’integrazio-
ne operativa tra medico ed in-
fermiere. “Sin donante no hay
trasplante”, frase di un medico
spagnolo, Josè L. Escalante che
sottolinea l’importanza della do-
nazione di organi per “non fer-
mare la vita”. Chi è il Coordinato-
re Clinico?
E’ la fi gura infermieristica che,
opportunamente formata, in
possesso di conoscenze specifi -
che, capacità relazionali e com-
petenze organizzative, diventa
una risorsa al centro di un pro-
cesso multidisciplinare; garan-
tisce il raccordo operativo tra le
fi gure professionali coinvolte nel
processo assistenziale. Inoltre,
coordina l’assistenza, diventa
riferimento che accompagna e
affi anca il paziente e la famiglia,
dal momento in cui si rivolge
presso il Centro Trapianti per la
valutazione e l’inserimento il Li-
sta di Attesa Trapianto, segue il
percorso fi no alla chiamata tra-
pianto e infi ne, il follow up post
trapianto.
Nella fase del post trapianto, in-
sieme all’equipe infermieristica,
diviene responsabile della pia-
nifi cazione dell’educazione al
paziente rispetto alle cure avan-
zate.
Il Coordinatore Clinico, è coinvol-
to a 360° nel processo trapianto-
logico; la sua attività si svolge in
due fasi:
PRE TRAPIANTO:
Accoglienza / Accettazione
Presentazione percorso trapian-
to.
Inserimento in lista : organizza
– pianifi ca e coordina il proces-
so di valutazione. Gestione del-
la attesa: mantenimento in lista
attesa. Telefonata e accoglienza
per trapianto: organizza il trasfe-
rimento del paziente
POST TRAPIANTO:
Educazione nel post trapianto:
valuta e coordina i bisogni di
apprendimento del paziente e/o
della famiglia, attua la “Patient
Education” ai fi ni della dimissio-
Parte II: Il Coordinatore Clinico Trapianti
19
ne e del suo rientro al domicilio
Gestisce le necessità cliniche
acute con il personale infermie-
ristico nel post trapianto
Programma ed educa il pazien-
te ai controlli (ematochimici e/o
strumentali) secondo protocollo
Partecipa alle visite ambulato-
riali di controllo/follow up. Quali
criticità si possono riscontrare
durante la Patient education?
Compliance alla terapia immu-
nodepressiva.
Comprensione della terapia da
assumere ( somministrazione –
obiettivi – assorbimento e livelli
ematici – dosaggio – cosa fare se
si dimentica l’assunzione della
terapia immunodepressiva – ef-
fetti collaterali ).
Come contattare il Centro tra-
pianti.
Riconoscimento di segni e sinto-
mi di infezione e rigetto
Ripresa delle normali abitudini
di vita quotidiane
Precauzioni riguardo animali –
visite dentistiche – vaccinazioni
– esposizione al sole
QUALI SONO LE ABILITÀ
RICHIESTE
AL COORDINATORE
CLINICO?
Organizzativa
Educativa
Comunicativa
Collaborativa / Integrazione con
altre fi gure sanitarie
Autorevolezza
Capacità di Leadership
QUALI I VANTAGGI DERI
VANTI AL “SISTEMA TRA
PIANTO” DALL’INTRODU
ZIONE DI QUESTA NUOVA
FIGURA PROFESSIONALE?
Il Coordinatore Clinico è un faci-
litatore del processo, garantisce
la continuità assistenziale gra-
zie all’introduzione di protocolli
operativi, pone le basi per la ri-
duzione dell’errore; garantisce
effi cacia ed effi cienza, partecipa
al miglioramento dei processi or-
ganizzativi e di cura.
Non ultimo, sviluppa programmi
di educazione per il benessere
dei pazienti, per la gestione del-
la cronicità oltre alla program-
mazione di processi di verifi ca
ed aggiornamenti periodici del
personale coinvolto nell’attività
trapiantologica.
Di fondamentale importanza,
la centralità del fattore umano
dove diventa necessaria la per-
sonalizzazione dell’assistenza ed
inoltre, la qualità organizzativa
deve puntare all’effi cienza, all’ef-
fi cacia e alla qualità valorizzando
la professionalità del sistema.
Un’ulteriore caratteristica del
Coordinatore Clinico, nelle fasi
di allerta, sarà la massima com-
prensione rispetto al bisogno, da
parte dei pazienti e familiari, di
ottenere: Informazioni chiare.
PRESA IN CARICO
PROFESSIONISTI
DI RIFERIMENTO
Il tempo dedicato all’informazio-
ne e comunicazione è tempo di
cura. Comprendere gli aspetti criti-
ci come: Età del paziente, Cultura,
Etnia, Linguaggio. valutando la pos-
sibilità di applicare un’educazione
precoce, in base alle risorse e com-
pliance del paziente stesso. Il Co-
ordinatore Clinico rappresenta un
reale avanzamento all’interno del-
le professioni sanitarie, un nuovo
modello di nursing, multifattoriale
e manageriale. Una nuova fi gura
professionale ,mirata, che svolge un
ruolo fondamentale nel percorso
educativo del paziente, ed è pre-
sente in ogni fase, dalla valutazione
al trapianto, fi no al follow un post
trapianto. Il Coordinatore Clinico si
propone come punto di riferimento
per il paziente ed i loro famigliari,
collaborando con tutti i professio-
nisti sanitari che intervengono nel
“processo trapianto” , al fi ne di for-
nire un migliore servizio al paziente.
interviste 20
A cura di Gabriele Fasolini
Vice Presidente Collegio IPASVI Novara VCO
L’intervista di questo numero è
rivolta alla
Dirigente Responsabile
del S.I.T.R.A.
dell’A.O.U. Maggiore della Carità
di Novara,
Dottoressa Cristina TORGANO
BREVE PRESENTAZIONE
ITER FORMATIVO:
Titoli di Studio posseduti:
• Infermiera Professionale, presso
la Scuola Professionale dell’Ex
USSL 51, anno 1985
• Abilitazione alle Funzioni Di-
rettive nell’Assistenza, presso
la Scuola Professionale dell’Ex
USSL 51, anno 1989;
• Diploma DDSI (Dirigente e Do-
cente di Scienze Infermieristi-
che) presso l’Università degli
Studi di Torino, Facoltà di Igiene
aa 1991/1993;
• Diploma di Laurea in Scienze
Infermieristiche ed Ostetriche
conseguito presso l’Università
degli Studi dell’Aquila, 25 luglio
2007.
Nata, professionalmente parlan-
do, nell’attuale AOU nel 1985.
E’ stata componente del Direttivo
del Collegio IPASVI negli anni ot-
tanta, e membro dei revisori dei
conti dello stesso.
I precedenti incarichi lavorativi, ri-
spetto all’attuale ruolo di Dirigen-
te, sono stati:
• Infermiera presso il settore Ne-
frologico e di Dialisi;
V
Presentazione
del Servizio InfermieristicoAzienda Ospedaliera
Universitaria
Maggiore della Caritàdi Novara
interviste21
• Infermiera Insegnante presso
la Scuola Professionale dell’EX
USSL 51 dal 1989 al 1993
• Operatore Professionale Diri-
gente presso l’Uffi cio Infermie-
ristico della Direzione Sanitaria
con un incarico organizzativo/
gestionale dal 1993 all’ottobre
2009;
• Dirigente delle Professioni Sa-
nitarie dal 1° novembre 2009
ad oggi.
BREVE PRESENTAZIONE
DELL’A.O.U. MAGGIORE
DELLA CARITÀ DI NOVARA
L’Ospedale ieri
Sorto nel sobborgo di Sant’Aga-
bio probabilmente nella prima
meta’ del secolo XI, l’Ospedale
Maggiore della Carita’ di Nova-
ra in origine era un istituto di be-
nefi cenza dedicato a San Michele
Arcangelo. L’attivita’ assistenziale
venne rivolta alla cura dei mala-
ti solo successivamente, a partire
dalla fi ne del Duecento. Nel Sei-
cento gli edifi ci originari, nel bor-
go di Sant’Agabio, furono demo-
liti e l’ospedale si trasferi’ nella sua
sede attuale. Su questa struttura,
gia’ a partire dal 1648 e poi nei
secoli successivi, si innestarono
nuovi corpi e continuarono gli
ampliamenti, portando l’ospe-
dale ad assorbire spazi urbani
sempre piu’ vasti. Quest’espan-
sione fu resa possibile grazie alla
fl orida situazione patrimoniale
dell’istituto: fi n dall’inizio della
sua esistenza, infatti, sono do-
cumentati donazioni e lasciti,
alcuni dei quali molto cospicui,
da parte di cittadini novaresi a
favore dell’ospedale. Nella meta’
dell’Ottocento, per rispondere
alle nuove esigenze della me-
dicina sociale, ulteriori amplia-
menti furono affi dati dall’ammi-
nistrazione dell’ospedale all’ar-
chitetto Alessandro Antonelli.
A lui si deve il grande edifi cio a “
L” che, pur alterato nella sua strut-
tura originaria dalla costruzione
della chiesa nel 1930, rimane an-
cor oggi, insieme con il cortile del
interviste 22
Soliva, il simbolo dell’Ospedale.
La fi sionomia dell’ospedale inco-
minciò ad assomigliare a quella
attuale, anche se seguirono altre
vicende edilizie, che continuano
fi no ai giorni nostri.
L’OSPEDALE OGGI
Con DPGR n. 100 del 17 dicem-
bre 2007, l’Azienda Ospedaliera
“Maggiore della Carità” di Nova-
ra, Ente Pubblico” del Servizio
Sanitario Nazionale, ha assun-
to lo status giuridico di “Azienda
Ospedaliero-Universitaria”.
E’ un’ Azienda di alta specializ-
zazione a rilievo nazionale, sede
di insegnamento della facoltà di
Medicina e Chirurgia dell’ Uni-
versità del Piemonte Orientale
“Amedeo Avogadro” e ha funzio-
ni di assistenza, insegnamento e
ricerca.
Svolge attività assistenziale in ri-
covero ordinario, di day hospital
medico-chirurgico, riabilitativa,
in urgenza e ambulatoriale.
L’ Azienda off re una completa
assistenza sanitaria in tutte le
specialità mediche e chirurgiche
e, oltre a rappresentare l’ ospe-
dale di riferimento del quadran-
te nord-orientale della regione
Piemonte, ha per alcune speciali-
tà un bacino di utenza di livello
regionale e nazionale, rientrando
tra i centri di eccellenza del pano-
rama sanitario italiano.
E’ , inoltre, sede capofi la del Polo
oncologico delle province di No-
vara, Vercelli, Verbano-Cusiio-Os-
sola.
COME SI ARTICOLA
LA SC SITRA DELL’AOU
“MAGGIORE DELLA CARITÀ”
NOVARA
La SC SITRA è stata istituita con
Atto Aziendale, nel 2007 e, a se-
guire, si è sviluppata nei dettagli
organizzativo/gestionali secondo
il documento del 25 novembre
2008 noto in Azienda come: “Do-
cumento istitutivo SITRA”.
La consapevolezza del ruolo cru-
ciale che le professioni sanitarie,
giocano nei processi assistenziali,
infl uendo in modo decisivo sulla
programmazione aziendale, ha
creato i giusti presupposti per il
completo realizzo di un sistema
organizzato in grado esercitare le
funzioni di:
pianifi cazione
programmazione
governo
delle risorse necessarie per svol-
gere il processo assistenziale e
conseguire la mission aziendale.
QUAL È LA MISSION
DEL SITRA
Il SITRA, come poco prima ho
detto, esercita funzioni di pia-
nifi cazione, programmazione e
governo delle risorse umane ne-
cessarie per svolgere il processo
assistenziale e conseguire la mis-
sion aziendale; presidia le funzio-
ni di gestione e di sviluppo del
personale di pertinenza, in linea
con la politica e gli obiettivi defi -
niti dalla Direzione Aziendale, in
collaborazione con le altre strut-
ture aziendali responsabili della
gestione delle risorse umane.
La mission del SITRA è ricondotta
a due principi fondamentali:
qualità dell’assistenza
sviluppo ed integrazione delle
competenze dei professionisti
DESCRIVA L’APPROCCIO
METODOLOGICO DEL SITRA
Il SITRA fa proprio l’assunto se-
condo cui lo strumento piu’ po-
tente per aff rontare la complessi-
tà dei servizi assistenziali sanitari,
è dato dalla cooperazione dei
diversi attori che interagiscono
in modo attuale e potenziale
all’interno dei servizi stessi; la ne-
cessità dell’integrazione discen-
de in modo logico dal principio
dell’interdipendenza dei sistemi
e rappresenta un traguardo da
raggiungere attraverso la costi-
tuzione di scenari futuri condivisi,
disegnati in risposta a problemi e
fi nalità comuni.
Da ciò si evince che l’approccio
metodologico che il SITRA pro-
muove, è basato sull’introduzio-
ne di cambiamenti migliorativi,
fondando le decisioni e le azioni
su quattro diverse fasi metodolo-
giche:
• analisi dei problemi di interesse;
• defi nizione degli obiettivi da
raggiungere;
• disamina dell’evidenza scientifi -
ca disponibile
• analisi e attuazione dei cambia-
menti che progressivamente
intervengono come risultato
delle diverse azioni intraprese.
interviste23
Su queste basi si promuove la
cooperazione dei professionisti,
affi nché ciascuno attinga dal pro-
prio patrimonio di esperienza,
abilità e conoscenza e lo metta
in comune con altri, in una forma
che consenta il reciproco scam-
bio ed arricchimento.
COM’È COSTITUITA
LA STRUTTURA
ORGANIZZATIVA
DEL S.I.T.R.A.
Per conseguire le fi nalità espres-
se, il SITRA è costituito come
struttura operativa autonoma po-
sta in line alla Direzione Generale
d’Azienda, che interagisce, per gli
aspetti di competenza nell’atti-
vità assistenziale, con la Direzio-
ne Sanitaria di Presidio e con la
Direzione delle Strutture Com-
plesse/Semplici dipartimentali e
gli uffi ci di staff , negoziando con
le strutture stesse l’ assegnazione
delle risorse assistenziali ritenute
necessarie allo svolgimento cor-
retto del processo assistenziale ed
acquisite, secondo le norme e le
procedure vigenti, dalla Direzione
dell’Ente nell’ambito del percorso
di budget aziendale.
Al SITRA, aff erisce il personale as-
segnato e appartenente ai profi li
delle professioni sanitarie, oltre
al personale di supporto all’assi-
stenza (Infermieri Generici, Mas-
soterapisti, OSS, OTA, Ausiliari).
Il personale di cui sopra, dipen-
de gerarchicamente dal SITRA
e risponde funzionalmente alla
struttura di assegnazione per
quanto concerne le attività con-
nesse al raggiungimento degli
obiettivi specifi ci di struttura.
Il SITRA, per conseguire le fi nalità
di cui sopra, si struttura su tre li-
velli organizzativi:
livello programmazione, dire-
zione e controllo d’Azienda (Li-
vello Centrale);
livello programmazione, coor-
dinamento, gestione e control-
lo di area di attività e/o diparti-
mentale (Livello Dipartimen-
tale);
livello programmazione, coor-
dinamento, gestione e control-
lo di Strutture e/o Servizi (Livel-
lo di Struttura).
QUALI SONO GLI ORGANISMI
DEL SITRA:
il Direttore
i Responsabili delle Aree:
Gestione e Sviluppo Organiz-
zativo
Sviluppo Professionale
Ricerca
i Coordinatori di Area Dipar-
timentale
i Coordinatori di Struttura
Complessa/Semplice.
Per il momento si è deciso di uni-
fi care le due Aree:
- Sviluppo Professionale
- Ricerca,
assegnando ad un unico profes-
sionista la responsabilità di en-
trambe i settori.
Il Dirigente Responsabile del SI-
TRA è stato nominato, dal Diret-
tore Generale con decorrenza 1°
novembre 2009 e risulta in line al
Direttore Sanitario d’Azienda.
Tutti gli incarichi professionali
previsti nel documento istitutivo
del SITRA sono stati assegnati dal
1° settembre 2010 e gestiti con
l’attribuzione delle posizioni or-
ganizzative.
Il Dirigente è in line al Direttore
Sanitario d’Azienda; rappresenta
il personale del comparto e par-
tecipa alle riunioni del Collegio di
Direzione e del Consiglio dei Sa-
nitari tra i membri elettivi.
Nell’istituzione del SITRA si è te-
nuto conto dell’organizzazione
aziendale per dipartimenti, con-
siderando questi ultimi come
settori con piena autonomia ge-
stionale/organizzativa, pur nel
rispetto e nella condivisione di
quella che è la Mission del Servi-
zio e dell’Azienda.
Si è cercato di rappresentare tutti
i professionisti, non solo gli infer-
mieri, tanto è vero che, come si
vedrà di seguito, oltre ai CAD (Co-
ordinatori Assistenziali di Diparti-
mento) si sono previste posizioni
di coordinamento tecnico.
QUALI SONO LE FUNZIONI
DEI COORDINATORI
ASSISTENZIALI
DIPARTIMENTO?
Al RAGSO (Responsabile Area Ge-
stione e Sviluppo Organizzativo)
aff eriscono i 10 Coordinatori As-
sistenziali di Dipartimento (CAD),
in relazione ai 10 DAI aziendali, e
2 Responsabili di macro area:
Sale Operatorie
Ambulatori.
interviste 24
In fase sperimentale si è deciso
che 3 dei 10 CAD, lasciassero il
Coordinamento delle SC di asse-
gnazione lavorativa (Coordina-
tore Assistenziale di Struttura =
CAS), distaccandoli all’Area Cen-
trale del SITRA, si tratta del CAD:
Medico
Chirurgico
Testa Collo
ovvero dei DAI con una maggio-
re complessità organizzativo/ge-
stionale.
Per i restanti CAD, si è deciso che
mantenessero il Coordinamento
della SC di assegnazione (CAD - CAS)
Al RAGSO, per i settori in cui ope-
rano i professionisti tecnici, aff e-
riscono altri 4 coordinatori con
incarichi gestionali, che sono ri-
spettivamente:
Sviluppo Sistema RIS – PACS;
Coordinamento Servizio
Sovrazonale Fisica Sanitaria;
Coordinamento Servizio
Sovrazonale Radioterapia;
Referente Area Professionale
Tecnici della Riabilitazione.
Nei Dipartimenti Assistenziali In-
tegrati (DAI) con presenza di alta
tecnologia, sono stati istituiti 2 in-
carichi di coordinamento specifi ci:
Coordinatore Tecnico
Scientifi co di Macroarea
Sale Operatorie;
Coordinatore Tecnico
Scientifi co di Interventistica
Cardiologica.
Sono stati assegnati ulteriori in-
carichi, trasversali a tutti i DAI, per
i seguenti ambiti:
Laboratori e Centro
Prelievi ematochimici
del Presidio Ospedaliero
di Galliate;
Sicurezza Assistenziale
Casa di Cura
Al Responsabile Area Forma-
zione e Sviluppo Professionale
aff eriscono gestionalmente i
Coordinatori dei Corsi di Laurea
delle Professioni Sanitarie e tutti
i Tutors Pedagogici assegnati ai
vari CdL.
I MODELLI ASSISTENZIALI
UTILIZZATI DAL PERSONALE
INFERMIERISTICO
E LA MACRO
ORGANIZZAZIONE
PRESENTE
ALL’INTERNO DELL’AZIENDA
Per lo specifi co periodo in cui
ci si trova, dove la Regione Pie-
monte invita all’ottimizzazione
e razionalizzazione delle risorse,
non sono stati adottati specifi ci
modelli di cura.
Si è però partecipato a studi spe-
rimentali relativi all’analisi dei ca-
richi di lavoro secondo il Modello
della Complessità Assistenziale,
presso le seguenti SSCC:
• Cardiochirurgia Degenza;
• Cardiologie Degenze;
• Ortotraumatologia.
Per il settore pediatrico invece, si
è proceduto ad una sperimentale
applicazione delle schede per la
rilevazione dei carichi assisten-
ziali richiesti dai piccoli pazienti,
secondo il Modello Assistenziale
Professionalizzante.
L’ORGANIZZAZIONE OFFRE
EFFETTIVE POSSIBILITÀ
DI CARRIERA PER TUTTI ?
Come si evince da quanto illustra-
to, all’interno del SITRA ci sono
eff ettive e concrete dimostrazio-
ni di sviluppi di carriera per tutti i
professionisti del comparto.
QUALI SONO,
SECONDO LEI,
GLI AMBITI DI
MIGLIORAMENTO
DA PERSEGUIRE
NELL’OSPEDALE
IN CUI LAVORA?
Quella descritta è un’organizza-
zione che off re ulteriori spunti per
migliorare e pensare in “grande”,
nel senso Dipartimentale (DITRA
anziché SITRA!!!), credo però che
ora ci sia bisogno di un periodo
di consolidamento dell’esistente,
per poter creare stabilità organiz-
zativa a tutti i livelli dell’AOU, par-
tendo dalla base per raggiungere
e coinvolgere anche i vertici.
Il progetto SITRA, nella sua inte-
rezza ha trovato piena realizza-
zione; sono soddisfatta di quan-
to è stato fatto per le professioni,
riuscendo formalmente e so-
stanzialmente a rappresentarle
in tutti i momenti decisionali
d’Azienda.
informazioni25
PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIOPER IL SECONDO SEMESTRE 2011
PRESSO LE SEDI DEL COLLEGIO IPASVI DI NOVARA E VERBANIA È POSSIBILE RITIRARE GLI ATTESTATI RELATIVI AI SEGUENTI EVENTI:
LA NUOVA RESPONSABILITÀ NELL’ESERCIZIO PUBBLICO DELLA PROFESSIONE SANITARIA ALLA LUCE DEL DLGS 150/2009
Tenutosi a Verbania il 26/03/2011
L’INFERMIERE ASCOLTA, INFORMA, COINVOLGE E VALUTA L’ASSISTITO… COMUNICARE AL DI LA DELLE PAROLE
Tenutosi a Verbania il 29/01/2011
EVENTO
FORMATIVODATA LUOGO
MODALITÀ
ISCRIZIONECREDITI ECM
Metodi di analisi
per la gestione
del rischio clinico
Settembre
OttobreNovara 100 partecipanti 12
Etica e responsabilità
nella libera professioneOttobre Verbania 50 partecipanti
In fase
di accreditamento
Cellule staminali: confl itti etici e deontologici
nella gestione clinica
della persona per una nuova
frontiera della medicina
Novembre Novara 100 partecipanti 6
INOLTRE SONO IN DEFINIZIONE ULTERIORI EVENTI FORMATIVI
Per il dettaglio dei programmi consultare il sito del Collegio
www.ipasvinovara.itPartecipazione gratuita
a tutti gli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO
(sino ad esaurimento posti)
Per gli iscritti ad altri Collegi IPASVI il costo è di 50,00 euro per giornata formativa
informazioni 26
AVVISO POSTA ELETTRONICA CERTIFICATAPer gli iscritti che hanno richiesto l’attivazione della PEC e
ancora non sono stati contattati dal Collegio tramite e-mail, chiediamo di inviare nuovamente la richiesta specifi cando il proprio Nome e Cognome al seguente indirizzo di posta elettronica:
@ICA CERTIFI
sto l’attivazione della Po stati contattati dal Colil, chiediamo di ina richiesta specifican
@@@o Nome
ndirizzo di post
@@@@@a richiesta specifi caa richiesta a richiesta
e Cognome al se Cognome al se Cognome al elettronica: ta elettronica: elettronica:
svinovara ita itit
@@ La comunicazione degli infermieri viaggia su internetAl via il nuovo progetto di comunicazione della Federazione IPASVI che prevede più servizi agli iscritti e ai cittadini Vi invitiamo a consultare il portale
www.ipasvi.it
informazioni27
@ COLLEGIO IPASVI DI NOVARA E VERBANO CUSIO OSSOLA
CHIUSURA ESTIVA
SEDE DI NOVARA SEDE DI VERBANIA
dal 8 al 22 agosto
Buone Vacanze dal Consiglio Direttivo e dal Collegio dei Revisori dei Conti
rubriche 28
Notizie fl ashA cura di Roberto Cavagna
▲ ▲▲ ▲▲ ▲
SANITA’. FALSI INFERMIERI A MILANO
E TORINO: TRE PERSONE DENUNCIATE
Tratto da: NotizieinRete (www.cittaoggiweb.it)
Si tratta di un 37enne tunisino, una 35enne
cilena e un 36enne italiano. Il primo ha lavo-
rato per più di un anno in una clinica privata
della metropoli mineghina presentando do-
cumenti falsifi cati dopo essere stato respinto
all’esame di abilitazione professionale. La se-
conda per anni ha esercitato la professione
in una clinica privata di Torino dopo avere
presentato falsi certifi cati a una società che
fornisce personale infermieristico. Ed infi ne
il nostro connazionale, anch’egli presentan-
do dei documenti falsi, era in servizio in un
ospedale pubblico della provincia di Torino
dal 2002. L’inchiesta coordinata dal pool di
magistrati che fa capo al sostituto Procurato-
re della Repubblica di Torino, ha evidenziato
come le tre “persone” lavoravano come infer-
mieri in ospedali e cliniche private di Torino
e Milano, senza aver mai ottenuto l’abilita-
zione professionale. Per questo ora sono
indagati in stato di libertà dai Carabinieri
del capoluogo piemontese per le ipotesi di
reato di truff a ai danni del servizio sanita-
rio nazionale, falsità materiale ed esercizio
abusivo della professione.
COME SARA’ L’OSPEDALE DOMANI?
INDAGINE DEL CERMESBOCCONI
SU PERCEZIONE E ASPETTATIVE
DEI PAZIENTI
Tratto da: Il Sole 24Ore Sanità
Non perdere mai il controllo della propria
vita neanche quando si giace in un letto
ospedaliero e per forza di cose ci si trova
nelle mani di chi ci assiste come infermieri
e medici. Sicuramente è l’empowerment cui
i pazienti tengono di più. Non che l’aspetto
alberghiero, la struttura delle camere, l’ac-
cesso alle tecnologie non contino, ma quel-
lo che fa la vera diff erenza quando ci tra-
sformiamo da semplici cittadini a degenti, è
sentirci coinvolti nelle scelte di cura e avver-
tire che il personale è disposto ad ascoltarci
e a comunicare rendendoci partecipi in ogni
momento di quello che ci sta accadento.
Questo è il dato più rilevante messo in luce
da una prima analisi che Cermes-Bocconi sta
realizzando, per il momento, tra i pazienti di
tre ospedali. Lo chiamano “marketing espe-
rienziale”, ovvero capire cosa apprezzano e
cosa chiedono gli utenti per poter orientare
al meglio l’off erta ospedaliera.
UN REGISTRO OPEN SUI TRIALS CLINICI
Tratto da: Il Sole 24Ore Sanità
Accesso libero e senza preclusioni sul portale
www.marionegri.it al Registro di tutti gli stu-
di clinici promossi o partecipati dall’Istituto
“Mario Negri” con la possibilità di ricercare
informazioni per singole malattie, farmaci o
parole chiave. L’obiettivo di tale iniziativa è of-
frire un supporto alla pianifi cazione di nuove
ricerche, promuovere lo scambio tra ricerca-
tori, facilitare l’accesso all’informazione anche
da parte dei pazienti, evitare ripetizioni e/o
duplicazioni di studi, consentire una distribu-
zione più oculata e appropriata dei fondi per
la ricerca e identifi care i bisogni terapeutici.
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
rubriche29
GUIDA PER LE FAMIGLIE
ALLA CURA DEL NEONATO
Tratto dal sito del Ministero della Salute:
h ttp://www.salute.gov.it/
La salute è un diritto di ogni bambino, qualunque sia
la sua origine o nazionalità e i genitori hanno il ruo-
lo di tutelare il benessere del proprio fi glio fi n dalla
nascita. Tutelare la salute dei più piccoli signifi ca non
solo assicurare loro le migliori cure possibili, ma anche
prevenire malattie e pericolosi incidenti. Il Ministero ha
realizzato una pubblicazione che si propone come uno
strumento informativo capace di trasmettere ai neo-
genitori le principali conoscenze per la cura del proprio
fi glio con l’intento di dare un contributo affi nché ogni
nuova nascita sia davvero un momento di grande gioia.
Il Servizio Sanitario Nazionale mette a disposizione dei
bambini i pediatri di libera scelta, i consultori familiari, i
poliambulatori e i reparti ospedalieri di ambito mater-
no infantile. Tali strutture con i loro servizi costituisco-
no una presenza diff usa su tutto il territorio nazionale
e sono in grado di giocare un ruolo fondamentale nelle
attività di prevenzione e cura dei bambini. Questa gui-
da, utile anche agli operatori, vuole accompagnare i
genitori di varie nazionalità presenti in Italia con consi-
gli utili alla cura del neonato e del bambino fi no ad un
anno di età. Proprio per questo è stata tradotta in 10
differenti lingue, quelle delle comunità più presenti in
Italia ed è suddivisa nei seguenti capitoli: Finalmente a
casa; Impariamo a conoscerli; Impariamo ad avere cura
di loro; E ora di mangiare; Le vaccinazioni; I bimbi cresco-
no; Primi malanni, prime cure prime medicine; Piccoli e
fragili: come proteggerli.
AL PRONTO SOCCORSO
E’ L’INFERMIERE CHE “VEDE E CURA”
Tratto dal sito del Ministero della Salute:
http://www.salute.gov.it/
Si chiama “See&Treet”, che in italiano signifi ca “Vedi e
Cura”, il nuovo modo di gestire il pronto soccorso in cui
l’infermiere diveta sempre più manager e che negli ul-
timi mesi ha scatenato le ire dei medici. La scintilla è
stata una Delibera di Giunta della Regione Toscana del-
lo scorso anno in cui veniva uffi cializzato il cosiddetti
“See&Treet” che fi no a quel momento era una speri-
mentazione. All’accesso al Pronto Soccorso, è la nuova
previsione, l’infermiere (già incaricato di assegnare il
colore del triage per stabilire la gravità del caso) può
direttamente inviare il paziente dallo specialista sen-
za passare dal medico di pronto soccorso o anche, nel
caso di interventi minori (piccole ferite, contusioni,
abrasioni, ustioni solari, congiuntivite, etc.) intervenire
in autonomia. In sintesi la risposta della Federazione
Nazionale degli Ordini dei Medici è stata la seguente “Le
competenze fondanti del ruolo di garanzia del medico
non possono essere oggetto di inappropriate sovrap-
posizioni o sottrazioni, costituendo invece un esclusivo
obbligo giuridico e un dovere deontologico del medi-
co e dell’odontoiatra”. Più duri gli ospedalieri, infatti
secondo l’Anaao (il maggior sindacato di categoria)
le sperimentazioni devono avere “chiari profi li di re-
sponsabilità e non celare tentativi di andare verso una
sanità low cost”. Invece la Cimo ha lanciato immedia-
tamente un appello al Ministro della Salute per “modi-
fi care subito con legge nazionale le competenze delle
professioni sanitarie: una Delibera di giunta non basta”.
La Federazione Nazionale dei Collegi degli Infermieri
(IPASVI) smorza
i toni aff erman-
do che “si tratta
di una -non no-
vità- perché il
See&Treet non
fa altro che for-
malizzare quello
che da anni gli
infermieri fanno
in pronto soc-
corso: è previsto
che trattino i
casi meno gravi
già da una legge
del 1992”.
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
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lber
to C
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di)
rubriche 30
Buona lettura...Se anche Voi avete letto un libroche vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…
CON CURA
Diario di un medico deciso a fare meglio
Autore: Atul Gawande
Casa Editrice: Einaudi
Pagine 240
Anno 2007
Euro 18,00
Atul Gawande in “Con cura”racconta
un universo di storie e personaggi in
cui ogni lettore non stenta a ricono-
scere frammenti della propria espe-
rienza professionale. Si interroga sul-
la propria professione, su cosa serve
per essere bravi in un campo dove
è tanto facile sbagliare, si interroga
sull’importanza della motivazione
personale. Parla dei nostri errori, di
come li facciamo e di quali cose im-
pariamo dopo averli commessi. C’è
chi sostiene che la medicina, oltre
che una scienza, sia anche una del-
le più sofi sticate tecniche attraverso
cui l’uomo si prende cura dell’uomo;
l’autore del libro, un medico chirur-
go, ne è profondamente convinto e
dimostra come ci siano tre condizio-
ni semplici ma fondamentali per fare
meglio in medicina: scrupolosità,
ingegnosità e voglia di fare la cosa
giusta. Atul Gawande termina il suo
libro off rendo cinque importanti
consigli, utili per diventare devianti
positivi. Il suo messaggio è davvero
universale e di assoluto ottimismo.
VENUTO AL MONDO
Autore: Margaret Mazzantini
Casa Editrice: Mondadori
Pagine 534
Anno 2008
Euro 20,00
Il romanzo inizia con una telefonata da
Sarajevo a Gemma, la protagonista, da
parte di un suo vecchio amico, il quale
le chiede di tornare, dopo tanti anni in
quella città così importante per lei. La
donna risponde di sì e decide di porta-
re con sé il fi glio perché vuole che veda
quella città martirizzata in cui lei aveva
conosciuto e amato un giovane foto-
grafo genovese: il padre che il ragazzo
non ha mai conosciuto perché morto
vittima indiretta della guerra. Il libro è
un continuo alternarsi tra eventi passati
e situazioni recenti, ed ogni volta è un
tuff o nei sentimenti. Sentimenti come
l’amore di Gemma e Diego che per esse-
re veramente completo necessita di un
fi glio per il quale la coppia non esita a ri-
correre a soluzioni estreme. Sentimenti
come l’amicizia che riavvicina dopo anni
di silenzio Gemma a Gojko, sentimenti
come le incomprensioni tra una madre
ed un fi glio adolescente. Il tutto con lo
sfondo di una guerra atroce quale quella
Bosniaca. Un viaggio a ritroso nel tempo
dove amore, orrore, pianto e gioia tra-
spaiono in ogni singola riga.
STORIE DI FIORI. I FIORI DI BACH RACCON-
TATI AI BAMBINI DAI 3 AI 90 ANNI
Autore: Silvia Cecchini
Casa editrice: Edup Edizioni
Anno 2003
Pagg. 160
Euro 8,00
Come è possibile intuire dal tito-
lo, questo libro può essere defi nito
un’originale, interessante e simpatica
raccolta di fi abe “moderne” dedicata
alla descrizione delle innumerevoli
proprietà e virtù dei cosiddetti fi ori
di Bach. Silvia Cecchini, autrice e me-
dico olistico da parecchi anni, aff er-
ma di utilizzare per sé e prescrivere
ai propri pazienti i fi ori di Bach usan-
do sia le indicazioni della sua guida
interiore che il metodo dell’osserva-
zione del ritmo cranio-sacrale della
persona. Inoltre, sostiene che “Storie
di fi ori” è nato con il preciso intento
di spiegare i fi ori di Bach a bambi-
ni e adolescenti, ma è comunque
adatto anche a chiunque desidera
avvicinarsi, in modo molto semplice
e divertente, alla conoscenza delle
numerose proprietà e virtù di questi
fi ori. Infatti, leggendo le trentanove
brevi e simpatiche fi abe che costi-
tuiscono il testo, una per ogni fi ore,
è possibile comprendere i contesti
umorali dentro cui applicare la forza
curativa dei diversi fi ori.
recensione a cura di Roberto Cavagna recensione a cura di Luciano Giroldini recensione a cura di Andreina Zavaglio
rubriche31
SEGRETERIA SEDE DI NOVARA Indirizzo: Via Biandrate, 20b NOVARA Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00 alle ore 17:00,
venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Recapiti: Tel. 0321.30237 fax 0321.393276 E-mail: [email protected] SEDE DI VERBANIA Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 VERBANIA Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Recapiti: Tel. 366.1544544
la segreteria informa
CAMBIO RESIDENZAÈ indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:• attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio
• per posta, fax o e-mail.
Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione.
SMARRIMENTO TESSERAIn caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:• sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)
• presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.
I certifi cati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segre-
teria con le seguenti modalità:
• direttamente ed in tempo reale presso la segreteria
• telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo,
la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certifi cato.
Si ricorda che il certifi cato di iscrizione è un documento e può essere autocertifi cato.
CANCELLAZIONE DALL’ALBOLa presentazione della domanda per la cancellazione dall’Albo deve pervenire al Collegio entro il 30/11/2011.
Per le modalità consultare il sito oppure contattare la segreteria.
LIBERA PROFESSIONEChi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.
Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.
COLLOQUIÈ possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico.
POLIZZA R.C. PROFESSIONALEÈ possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e la relativa
modulistica contattare la segreteria del Collegio oppure sul sito www.ipasvinovara.itSERVIZIO BIBLIOTECARicordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio presso la sede di Novara mette a disposizione un servizio di biblioteca pres-
so il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifi che. All’interno del sito del Collegio, nella sezione
biblioteca potrete trovare il regolamento, l’elenco dei testi e delle riviste.
SITO www.ipasvinovara.itAll’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare eventuali quesiti
(tramite il link “contatti”), consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, libera
professione, crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi/riviste reperibili presso la bi-
blioteca del Collegio.
Il Codice Deontologico
2009
Articolo 9
L’infermiere,
nell’agire
professionale,
si impegna
ad operare con
prudenza
al fi ne
di non nuocere.