tutti i luoghi per tutte le persone

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associazione festival PER LE CITTÀ ACCESSIBILI Foligno PG Giorgio Raffaelli per Triennale di Milano 11-14 novembre 2014 corso di aggiornamento per Architetti e Ingegneri Milano 11 novembre 2014 http://www.cittaaccessibili.it/

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Relazione di Giorgio Raffaelli all'evento di formazione nell'ambito di UrbanPromo 2014 - Istituto Nazionale di Urbanistica, Milano 11 novembre 2014

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1 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

associazione festival

PER LE CITTÀ ACCESSIBILI

Foligno PG

Giorgio Raffaelli

per

Triennale di Milano 11-14 novembre 2014

corso di aggiornamento per Architetti e Ingegneri

Milano 11 novembre 2014

http://www.cittaaccessibili.it/

2 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

3 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Tutti i luoghi per tutte le persone” è una bella sfida.

Per una parte importante del mio lavoro realizzo progetti, ma non progetti come quelli che

realizzate voi fatti di linee e figure geometriche, sono progetti fatti di persone.

Più precisamente sono progetti che riguardano le relazioni che avvengono tra queste persone.

Relazioni di sostegno, di cura, di promozione, di inclusione e di assistenza, ma anche ludiche,

culturali e ricreative.

Anche per questo so che i luoghi dove tutto ciò si svolge, i luoghi di tutti i giorni e dei giorni

speciali, in quelle relazioni hanno un peso particolare.

E se è scontato che solo un luogo accessibile a tutti è di tutti “davvero”, per tutti quel luogo è

anche un’indicazione, un messaggio e infine un’esortazione.

4 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

E' compito di chi progetta, realizza, organizza e gestisce spazi aperti al pubblico, esercizi

commerciali, luoghi di svago e ritrovo, operare perché ciascuna diversità abbia comunque uguali

opportunità e possibilità di accesso.

Una città accessibile a tutte le persone non è solo un atto tecnico, è per tutti una comunicazione

chiara che la città è di tutti, è un “promemoria” concreto e reale che le diversità esistono davvero

e che quelle meravigliose invenzioni che sono le nostre case, i nostri borghi, le nostre città,

possono essere uno straordinario strumento perché tutti abbiano pari opportunità.

Città, luoghi turistici, iniziative culturali, ricreative e di svago, attraggono i turisti, facilitano la

mobilità dei residenti sostenendo le relazioni tra le persone. Fra queste in Italia 3 milioni sono

persone disabili, persone che passeggiano (o vorrebbero farlo) col desiderio di entrare nei negozi,

fermarsi al bar, utilizzare i mezzi di trasporto pubblico, andare al ristorante

Circa 12 milioni sono ultra 65enni, di cui circa 3,4 milioni oltre gli 80 anni, e tra i 2 e 3 milioni le

bambine e i bambini tra 3 e i 6 anni… quanti luoghi, quanta città, quante azioni sono pensati a

misura del loro orizzonte e dei loro tempi?

Vi è un valore sociale e un interesse economico ad includere tra i clienti dei propri spazi

commerciali gli anziani, le mamme col passeggino, le persone in carrozzina o temporaneamente

infortunate, chi ha problemi sensoriali o particolari esigenze nella comunicazione.

Esiste un manuale che probabilmente pochi o nessuno di voi conosce.

Si chiama ICF è stato realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tratta della

Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute.

http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/42417/4/9788879466288_ita.pdf

Nelle prime pagine descrive i due modelli fino ad allora prevalentemente utilizzati per la

descrizione della disabilità.

Il modello MEDICO che descrive il problema come un problema della persona. Un problema fisico,

sensoriale o relazionale. Un problema da trattare, ri abilitare, curare o infine nei confronti del

quale far adattare la persona stessa.

5 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Viceversa il modello SOCIALE legge la disabilità per gli aspetti creati dalla comunità, dalla

incapacità di accogliere e includere dei servizi, dei luoghi, delle azioni e delle relazioni.

L’ICF integra queste due letture. Esamina lo stato fisico, sensoriale e relazionale delle persone

mettendolo in relazione con il contesto dove questo è vissuto.

Mettiamola giù così. La mia compagna non è in grado di camminare ne di stare in posizione eretta.

In queste condizioni le abilità spendibili sarebbero radicalmente ridotte. Con una carrozzina a

spinta manuale la sua disabilità diminuisce sensibilmente. La sua poca resistenza fisica è

sufficiente però per renderla autonoma nella mobilità all’interno di una casa, a patto che la casa e

le sue cose siano utilizzabili da seduti su di una sedia.

Con una carrozzina a batteria la sue opportunità o “prestazioni” aumentano ancora. Può avere le

stesse opportunità di ogni altra persona nel muoversi in città, anzi io invecchio e rallento, lei

cambia le batteria e va più forte, certo a patto che la citta e i luoghi siano raggiungibili e spendibili

da seduti su di una sedia con le ruote.

L’ICF contestualizza il quadro delle abilità individuali, classificando lo stato del funzionamento,

della disabilità e della salute valutando l’interazione con l’ambiente dove la persona vive.

Una persona sorda rispetto ad un allarme acustico è molto disabile, una persona cieca ad un

attraversamento senza segnalatore acustico è più disabile rispetto ad un'altra che

all’attraversamento trova un segnalatore acustico.

Paradossalmente l’ICF per descrivere con maggior precisone lo stato di salute delle persone e

misurare l’eventuale situazione di disabilità, affianca all’analisi delle persone quella del contesto.

Era l’anno 2001 e certamente l’ICF è stato ed è per, l’area sanitaria e socio sanitaria un importante

punto di svolta.

Ma perché il cambiamento copernicano introdotto dall’ICF arrivi alle sue logiche conseguenze

occorre attendere il 2006 con la “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità” approvata

dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

http://www.governo.it/backoffice/allegati/42085-5202.pdf

6 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Nel preambolo ribadisce “contestualizzazione” e “non staticità” delle situazioni di disabilità

Preambolo,

7 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Riconosce specificatamente l’importanza dell’ambiente fisico

Definisce il concetto di Progettazione Universale

8 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

L’articolo 9 è specificatamente dedicato all’“Accessibilità”. Declina, l’obbligo per edifici, strade, ecc,

nelle competenze degli stati part e attribuisce a questi la responsabilità perché uguale accessibilità

sa garantita dai privati per tutti i luoghi aperti al pubblico

9 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Definisce anche il caso di “accomodamenti ragionevoli” iscrivendone l’eventuale rifiuto tra le cause

di “discriminazione”, stabilisce il diritto a scegliere, sulla base di uguaglianza, il luogo di residenza

10 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

La convenzione è stata ratificata dal parlamento Italiano a marzo 2009.

A mio avviso il paragrafo più denso e significativo è un passaggio dell’articolo 29, che non è

specifico dell’accessibilità dell’ambiente costruito.

Lancia il sasso ben oltre l’ostacolo e stabilisce il diritto delle persone con disabilità ad essere parte

attiva di una comunità che sia essa “libera”.

Con la mia compagna abbiamo abitato in nove diverse case. Ogni volta abbiamo trasformato

ciascuna di quelle case in modo che potesse generare meno disabilità possibile

Uno dei lavori in una delle nostre prime case, un vecchio stabile nel centro di Fabriano nella

Marche, fu di spostare l’ingresso del servizio igienico che era posizionato accanto al lavello della

cucina. La casa era rimasta disabitata diversi anni e l’accesso al servizio igienico dalla cucina era già

una notevole innovazione rispetto alla precedente versione del servizio igienico sul terrazzino di

cui ancora c’erano le tracce in un quadrato della pavimentazione.

11 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Non mi risulta che per avere case con un bagno che non sia in cucina, anzi due come oggi è

normale, o il doppio lavabo come oggi è molto richiesto, sia stata necessaria una convenzione

internazionale sul diritto ai bisogni fisiologici e all’igiene personale, e meno che mai che i governi la

sottoscrivessero.

Certamente il mercato e le condizioni economiche hanno avuto la loro parte ma più ancora

secondo me è stata l’ambizione di chi progetta a progettare per il meglio.

Una vecchia pubblicazione a cura del Comitato Unitario Handicappati di Genova, datata intorno al

1970, era intitolata “Handicappati non solo si nasce ma si diventa”.

Forse con meno scientificità ma con la passione che attraversava quegli anni, il concetto era molto

simile alla filosofia dell’ICF.

La disabilità non è solo un fatto di nascita o un accadimento della vita, ma è un ambiente che non

considera tutte le persone per tutte le loro diversità. E’ il bagno sul ballatoio che ci fa diventare

tutti un po’ più disabili.

In quegli anni si usava il termine “handicap”. A me non dispiace, sta a significare una condizione di

svantaggio iniziale, artificiale nelle corse ad handicap” per compensare un presunto vantaggio

dell’avversario. Essere persona rotodeambulante in un contesto dove un marciapiede non ha

rampe di accesso, sordomuto e bloccato nell’ascensore di fronte all’inutile citofono, cieco a

leggere la bolletta del gas, luoghi e servizi sono “l’handicap” che una città pone sulla strada delle

persone disabili.

http://issuu.com/folignobenecomune/docs/hsidiventa

https://www.youtube.com/watch?v=jT63pv0rPQk&feature=youtu.be

12 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Il termine utilizzato nella Convenzione è “persone disabili” mette al centro la persona a cui

affianca una situazione di fatto. Il termine diversamente abili, più che mai per chi progetta, rende

sfuggevole il problema. Allontana la consapevolezza che abilità e competenze non rispondono ad

uno standard, c’è chi non sente, non vede, non cammina, ha difficoltà nella comunicazione, chi è

bambino, chi è anziano, saranno anche diversamente abili, ma uno scalino non lo possono fare,

un’immagine non la vedono, un suono non lo sentono, un’istruzione scritta potrebbe essere

incomprensibile.

Certamente voi avete studiato e realizzato città e luoghi attraverso chiavi diverse. Stasera vorrei

aggiungerne una.

Volendo rileggere il vecchio libro bianco “handicappati non solo si nasce ma si diventa,

conseguenti con le osservazioni dell’ICF, dando senso a quell’”intelligente” che è in Smart City vi

inviterei a prendere in considerazione la città come “ausilio”.

Ausilio definisce un oggetto che aiuta nello svolgere una funzione.

Curiosamente tutto ciò che viene utilizzato dalle persone con disabilità diventa un “ausilio”, tutto

tranne le città.

Osservate questo oggetto.

Se fosse utilizzato dalle persone disabili sarebbe un ausilio per trasformare un'azione manuale di

torsione in una, più semplice, di trazione.

Utilizzandolo “agganciando” un laccio ad occhiello e tirando l'impugnatura colorata il laccio, fil di

ferro o altro, si “avvita”. In pratica tirando si attorcilia, realizzando una treccia.

Non lo vendono come presidio ortopedico, ma come oggetto perlopiù da giardinaggio, si chiama

"tiralacci" o “torcifilo”, per stringere quei "lacci" plastificati che sicuramente avrete visto tante

volte.

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Utilizzando una meccanica identica e inversa tempo fa esistevano dei piccoli trapani che si usavano

per i lavori al traforo

Lo scorrimento ripetuto dell’impugnatura rossa la centro faceva girare il mandrino e la piccola

punta quel tanto da forare un compensato di un paio di millimetri.

Provando quest'oggetto me ne è venuto alla mente un altro: questo

Credo che sia abbastanza conosciuto con il nome di “forchetta” ma volendo potremmo dire che si

tratta di un ausilio per mangiare.

Non per tutti. Vi sarà capitato di vedere qualche turista straniero che cerca di arrotolare gli

spaghetti, in quell'occasione forse questo attrezzo non sarà sembrato più tanto “ausilio” a chi lo

stava utilizzando, lui o lei, sarà sembrato “diversamente abile” davvero.

In altri casi, per altre persone che hanno problemi di manualità succede invece che per l'uso di

questo ausilio, la forchetta, occorre un altro… ausilio.

http://www.neater.co.uk/

14 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Anche le “bacchette” che vi danno al ristorante cinese sono un ausilio per “mangiare”

Con quelle alcune persone mangiano il riso ad una velocità impressionante, ma noi, e forse molti

di voi ad usarle diventiamo decisamente “diversamente abili”.

Dunque un ausilio può essere qualcosa che ci aiuta a fare, o che ci fa fare qualcosa che altrimenti

sarebbe impossibile. Qualcosa che serve per compensare una nostra diversa abilità.

Non è l'etichetta di un limite, un marchio o il rimarcare un problema, è uno strumento che serve

per superare un problema, per superare una nostra abilità oggettivamente diversa.

In via Pascoli 9 a Foligno c‘è una casa senza barriere architettoniche.

15 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Nella cucina soggiorno il tavolo su ruote imperniato su di una putrella da cantiere colorata

permette ruotandolo di raggiungere la finestra le cui maniglie sono ad altezza fribile dalla

carrozzina,

una vecchia batteria “genovese” di pentole in alluminio martellato, leggere, sono esposte a vista

reinterpretando una tradizione popolare, facili da identificare e da prelevare,

I fornelli sono posti trasversalmente, non occorre “scavalcare” un fuoco per raggiungere quello

dietro. Sono posti ad altezza cm 70. Il rubinetto del lavello ha la il comando a leva lunga, di tipo

clinico o a gomito

Vicino ai fornelli un armadio “ruota”, anzi, realizzato utilizzando una vecchia ruota di carrozzina,

facendo in modo che tutti gli spazi interni sono raggiungibili e in particolare fruibili dal basso

grazie all’apertura degli sportelli a ribalta verso l’alto.

16 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Il cortile originariamente più basso è stato in un primo tempo reso raggiungibile da una lunga

rampa, ma poi è parso meglio alzarlo e portarlo al livello della casa

e realizzare la rampa “in discesa” per raggiungere una parte che mantiene la vecchia quota dove è

stata mantenuta una piccola costruzione.

Elevare la quota del piano del cortile ha anche “alleggerito” e reso meno incombente il vecchio

muro di cinta. Le piante preesistenti sono state salvaguardate mantenendo una aiuola alla quota

originale resa praticabile al nuovo livello da un grigliato. Lo spazio al di sotto delle griglia è stato

utilizzato anche per posizionare delle luci.

Nella zona notte il sollevatore a soffitto crea un motivo d’arredamento raccorda la camera con il

bagno.

Per risolvere il passaggio dalle porte e rendere facilmente ispezionabile il meccanismo la zona

interessata è stata ribassata.

La minore altezza è più gradevole ad altezza carrozzina e ha permesso di recuperare, nella stanza

accanto, uno spazio utilizzabile (da chi non ha problemi motori) al di sopra della zona letto.

17 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

E’ la casa dove abito con la mia compagna, se capitate a Foligno è visitabile

Certamente è pensata per chi vive in carrozzina, verrebbe da dire che è una casa accessibile. Ma non è del

tutto vero. Certamente è accessibile per molte più persone di molte altre case di abitazione ma è un vestito

su misura per noi.

Al di fuori dei confini dell'ovvio, dell'ortodosso, del proprio personale allenamento, come abbiamo visto per

la forchetta, ognuno è diversamente abile e viceversa al di fuori di quei confini le risorse e gli strumenti di

ognuno possono diventare per altri impedimenti che rendono abili un po' meno.

In tutto questo le case, i luoghi e le città sono il più straordinario, complesso e fantastico degli ausili.

http://issuu.com/folignobenecomune/docs/disabledcolorhous

e

http://www.umbriaccessibile.com/a-foligno-laccessibilita-e-di-casa/

18 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Franco Bomprezzi, giornalista e persona disabile, nel romanzo “La contea dei ruotanti” immagina un

movimento di liberazione degli handicappati, l'"Handicap Power" che guidato da un certo Giovanni dalle

Ruote Nere, si barrica in un vecchio borgo fortificato della Pianura Padana adibendolo a fortezza.

Qui viene creata una città senza barriere dove solo i disabili sono in grado di vivere “e da cui i

camminanti (i cosiddetti normodotati) sono categoricamente esclusi, ma uno di loro, Paolo, viene

fatto prigioniero.

“Era una guardia di confine dei signori di Milano… ebbe la pessima idea di curiosare un po’ nella

Contea della Sacra Ruota…Paolo provò ad alzarsi dalla carrozzina sulla quale era costretto da

qualche ora, ma con il capo colpì subito il soffitto…. Era lì, a un metro e mezzo dal pavimento. Non

c’era verso di alzarsi in piedi… era severamente proibito camminare… Il pavimento in ceramica

antisdrucciolo era di colore… fra il sabbia e l’avana, l’unica che richiedesse poca manutenzione con

tutto quell’andirivieni di ruote… niente tappeti, niente intralci… nel bagno… un maniglione a fianco

dei servizi igienici, leggermente rialzati da terra… interruttori bassi, specchio lievemente inclinato

verso il pavimento… Paolo poteva disporre di una di una piccola mensa e di un tavolo, sul quale

campeggiava… “La vera storia della Contea”… sulla copertina lo stemma, il simbolo internazionale

della carrozzina, in basso a destra il motto “La vita è una ruota”

Francesca, rotodeambulante e abitante della contea è incaricata della sua “riabilitazione”.

“…chiamò l’ascensore… ma Francesca preferì usare il comando vocale, previsto per i non vedenti

ma utile anche agli spastici e ai distrofici che faticavano a muovere le mani…guardò l’orologio, uno

Swatch line H, con fascetta ortopedica antistrappo e quadrante smussato superinfrangibile (era

molto frequente, spingendo con le mani le ruote della carrozzina, fracassare il cristallo… si fermò

davanti al Fauteuil Charmant, la boutique d’alta moda . Osservò i manichini, su di una carrozzina

color fucsia, una splendida bionda di plastica indossava una mantella nera, vistosamente scollata,

che lasciava spazio per il movimento delle braccia…”

Pro Infirmis “Nessuno è perfetto”

https://www.youtube.com/watch?v=zjOxwMzPA-A

(Il Prato edizioni- collana I sentieri - http://www.ilprato.com

19 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Il mese scorso è stato presentata la versione in italiano dell’ECA 2013 curata dall’architetto Daniela

Orlandi che è stata nostra ospite alla prima edizione del festival per le città accessibili.

Sostanzialmente indica e documenta strategie e buone prassi per realizzare l’accessibilità la dove

sono richiesti interventi nella prospettiva del “Design for all”

Ma la sfida più grande è realizzare luoghi e città accessibili per chi non sa di averne bisogno.

Voi siete professionisti, rispetto a ciascuno di quei luoghi possedete competenze e avete gli

strumenti per dare una risposta a qualsiasi problema di accessibilità. Rispetto a ciascuno di quei

luoghi, dal più piccolo ad una città intera, potete costituire dei team, attivare audit, stabilire

procedure di partecipazione e di verifica…

In America e in Australia si sta verificando che gran parte del patrimonio abitativo, realizzato come

ovvio che sia da nuclei e per nuclei famigliari giovani, complice anche l’allungamento della vita

media, risulta problematico per la loro stessa vita ora che giovani non sono più. Alcune campagne

di informazione hanno l’obbiettivo di sensibilizzare chi progetta perché proponga e adotti

soluzioni adeguate a fronteggiare questo problema.

Che sia io, Giorgio Raffaelli, a chiedere che siano realizzate città accessibili è una piccola voce, che

lo siano associazioni che raccolgo le istanze di gruppi di persone interessate è una cosa un po’ più

grande ma ancora poco e troppo scontata, siete voi, prima ancora di proporre soluzioni, che

potete e avete l’autorità per sollevare il problema.

Non so davvero quali sono le parole più adeguate per questo mio contributo, ma vorrei trovare

quelle giuste non per darvi indicazioni tecniche ma piuttosto per darvi coraggio.

DARVI IL CORAGGIO DI PROPORRE L’ACCESSIBILITÀ A CHI NON VE LA CHIEDE. VOI POTETE FARLO.

Non vorrei proporvi soluzioni, le troverete, le troveremo insieme e voi insieme ad altri, vi chiedo

di progettare immaginando le persone che avrete di fronte non per come le vedete ma per come

saranno da anziani, come sono state da bambini, come potrà capitare loro di essere o come

potranno conoscerne e di cui potranno diventare amici e persino innamorarsene e costruire

insieme casa e vita come è capitato a me.

20 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Vi suggerisco di tenere accanto ai computer non già una check list di interventi e verifiche per

l’accessibilità, ma una check list delle persone: alti, bassi, bambine e bambini in carrozzina o incerti

nei primi passi, adulti in carrozzina, con i bastoni, senza una gamba, fortissimi, deboli, che non

sentono, non vedono, che vedono lontanissimo, mancini, che non distinguono i colori, che corrono

veloci o camminano piano piano… e in calce a quel promemoria scrivete:

NESSUN DIRITTO È ESIGIBILE SENZA L’ACCESSIBILITÀ DEI LUOGHI

Dopo le giornate della prima edizione del Festival per le città accessibili a Foligno l’architetto Iginio

Rossi, che ringrazio per l’invito a contribuire a questa giornata, ha suggerito e dato la disponibilità,

per realizzare in occasione della seconda edizione del Festival, il “manifesto per città accessibili”.

La nuova edizione del festival ad ora ha ricevuto il patrocinio di Regione Umbria, Provincia di

Perugia e Comune di Foligno, la prevediamo per i giorni 27, 28, 29 marzo 2015 ma, come succede

a molti in questi tempi, non abbiamo ancora nessuna certezza per gli aspetti economici.

http://issuu.com/cittaaccessibili/docs/commentifca2014_ok1

21 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Ma anche se per quella scadenza ancora non possiamo impegnarci ne chiedere ad altri di farlo, la

proposta di Iginio è sicuramente la strada che cercheremo di percorrere.

Che sia una buona strada è anche nel fatto che a cura dell’associazione “dirittidiretti” alla fine di

settembre è stato nel frattempo elaborato il “Manifesto di Matera”.

in cui gli aderenti dichiarano

“L’accessibilità è un concetto olistico con rilevanza significativa per la qualità della vita

dell’umanità intera, poiché una società compiuta è inclusiva e accessibile in termini fisici, psichici e

culturali;”

E’ un ottimo documento ma pensando alla proposta di Iginio noi immaginiamo qualcosa di più

pragmatico e operativo.

Immaginiamo un manifesto meno insistente sull’accoglienza turistica e dei luoghi della cultura,

anche se comprendiamo che ha dalla sua il vantaggio di offrire in cambio dell’accessibilità

quantificabili riscontri economici, immaginiamo piuttosto un manifesto per la città delle persone

che la abitano e vi lavorano.

Un manifesto e magari un softweare se non per certificare e testare l’accessibilità almeno come

promemoria, questa volta multimediale e interattivo, di come un luogo può essere per tutti,

altezza delle reception e attenzione al controluce per non ostacolare la lettura labiale, uno scalino

è una barriera anche se è di 2 centimetri, ogni indicazione visuale deve essere anche in audio e

ogni comunicazione in audio deve essere anche visiva… per non parlare dell’emergere della

necessità di comunicazioni in CAA.

Negli incontri preparatori che abbiamo avuto con Festa di scienza e filosofia e il prof. Mingarelli,

con il Centro Studi città di Foligno e il dott. Paolo Trenta, con l’Istituto Serafico di Assisi e la

dott.ssa Francesa Di Maolo, e infine partecipando agli audit per la realizzazione a Foligno del

Vision, il Parco delle scienze e delle arti , siamo andati anche oltre immaginando un “distretto per

l’accessibilità”:

“…Cantiere, Bottega, Fablab, Coworking, Startup, Spinoff, formule diverse che potrebbero

coniugare imprenditoria giovanile, artigianato, nuove tecnologie, mercato e mercati di nicchia,

produzioni di beni e servizi marcate da forti esigenze di personalizzazione come le manifatture

legate all’autonomia delle persone disabili, ecc…” (dall’audit con lo staff di progettazione del

“Vision”)

http://www.dirittidiretti.it/public/UPLOAD/press/CS013-2014.pdf

22 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Tante soluzioni esistono, bisogna provare a muoversi tra contesti diversi.

Esiste una rampa in metallo leggero, arrotolabile autoportante viene commercializzata da una

ditta di forniture si accessori per musica e concerti

http://www.rchcases.it/

Altre possono stimolare nuove manifatture.

Preparando il convegno “accessibilità è conoscenza” circa un anno fa l’Istituto Tecnico Tecnologico

Leonardo da Vinci di Foligno ha realizzato la mappatura delle soglie degli esercizi commerciali del

centro storico, e poi sulla scorta di quei dati ha realizzato il prototipo di una soglia che si trasforma

in rampa (e ne ha già commercializzata qualcuna)

https://www.youtube.com/watch?v=OZ0F4lKogOE&feature=youtu.beout

u.be

23 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

Oppure può succedere che una tavola da stiro da applicare al muro

con quattro rote e un contrappeso può diventare un altro manufatto, una postazione da lavoro

ancora più accessibile per più situazioni.

E’ vero, progettare per tutti è più impegnativo che progettare per persone standard, ma voi avete

competenze, strumenti e autorevolezza perché i luoghi siano macchine straordinarie per creare

uguali opportunità.

Non basta applicare norme e leggi,

occorre la passione per l’accessibilità.

24 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

La passione quella che mi ha insegnato Gianni Rodari

http://frasisulleducazione.altervista.org/la-passione-vita-di-gianni-rodari/

“…intendo per “passione” la capacità di resistenza e di rivolta; l’intransigenza nel rifiuto del

fariseismo, comunque mascherato; la volontà di azione e di dedizione; il coraggio di “sognare in

grande”; la coscienza del dovere che abbiamo, come uomini, di cambiare il mondo in meglio, senza

accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena che lasciano tutto com’era prima; il coraggio di

dire di no quand’è necessario, anche se dire di sì è più comodo; di non “fare come gli altri”, anche

se per questo bisogna pagare un prezzo”

La passione per l’accessibilità che solo attraverso i luoghi

e le città che voi progettate e realizzate

può contaminare ancora altri luoghi e altre città.

TUTTI I LUOGHI PER TUTTE LE PERSONE È UNA SFIDA,

FATELA VOSTRA PERCHÉ SIA DI TUTTI!

25 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

https://www.youtube.com/watch?v=YbQQ-nvWvwU

Grazie

[email protected] http://www.cittaaccessibili.it

Immagini dal manifesto della Campagna Uildm “Muscoli di Cartone”

26 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

27 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

28 12.11.2014 Giorgio Raffaelli [email protected] http://www.cittaaccessibili.it/

“…al diavolo tutto il resto, immaginiamo, anzi

immaginiamoci per le vie delle città con il carrello della

spesa come in un centro commerciale e voilà, tutto

potrebbe diventare accessibile…”

(Giorgio Raffaelli da “rottamiamo le barriere” -

Chiaroscuro n.0 – aprile 2009)