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Università degli studi di TeramoFacoltà di Medicina veterinaria
Richiami di teoria economica ed economia dell’impresa agraria
Corso di Economia delle Produzioni Zootecniche
Dott. Marco Gaito
Anno Accademico 2015/2016
Definizione di economia
Nell'ambito delle scienze sociali l'economia (dal greco οίκος [oikos], 'casa' e νομος [nomos], 'norma', cioè "amministrazione della casa") è definita come la scienza che studia le modalità di allocazione di
risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione
ovvero la scienza che studia la produzione, la distribuzione ed il consumo dei beni e dei servizi.
L'economia viene generalmente distinta in macroeconomia, che studia le variabili aggregate (consumo, investimento, risparmio), quindi studia il funzionamento del sistema economico nel suo complessoe microeconomia, che analizza il comportamento dei singoli componenti del sistema
…segue
Da questa distinzione ne sono nate altre, che hanno dato origine, nel corso del tempo, a diverse discipline specialistiche, frutto dell'applicazione delle teorie economiche ai differenti settori economici: economia del lavoro, economia industriale,
economia agraria, zooeconomia, economia dei trasporti, economia del turismo, ecc. Per alcuni assume una certa rilevanza l'economia aziendale (in inglese Business Administration), che mette al centro degli studi l'impresa.
Occorre poi distinguere tra Economia politica, intesa come scienza economica e politica economica, che studia gli effetti dell'intervento dei poteri pubblici.
Economia positiva e normativa
In economia occorre distinguere tra enunciati positivi e normativi
L’economia positiva descrive i fatti ed i comportamenti nel sistema economico. L’economista svolge dunque un’analisi descrittiva Il mondo come è.
L’economia normativa implica principi etici e giudizi di valore. L’economista svolge un’analisi prescrittiva Il mondo come dovrebbe essere.
Le decisioni relative al “come dovrebbe essere” spettano alla politica economica.
Mentre gli economisti concordano su numerosi problemi di economia positiva, sono spesso in disaccordo sulla parte normativa.
Economia degli allevamenti: zooeconomia
Scienza economica che ha l’obiettivo di orientare le scelte economiche dell’allevatore nel tentativo di conseguire: obiettivi di natura economica (reddito,
occupazione) e/o obiettivi di natura extra-economica (finalità
sociali come il soddisfacimento di bisogni alimentari, finalità politiche, ecc..)
Tipologie di scelte specie e razze più convenienti tecniche di alimentazione e razioni alimentari più
appropriate Gestione economico-finanziario-patrimoniale
Soggetti economici e loro relazioni (1)
L’economia: studio di relazioni o modelli di relazioni tra soggetti economici
Sistema economico: insieme delle attività di produzione, scambio e consumo messe in atto dai soggetti economici
Soggetti economici e loro relazioni (1)
Soggetti economici: individui, famiglie, organizzazioni La teoria economica si concentra sui primi (consumatori e
imprese individuali) ma studia anche le organizzazioni e i loro rapporti Organizzazioni: insiemi coordinati di risorse umane e
materiali Apparati politici (partiti, parlamenti, governi, consigli e
giunte comunali...) Apparati economici (associazioni di produttori,
sindacati, cooperative) Apparati sociali (chiese, club, associazioni sportive) Apparati educativi (scuole, università, centri di
addestramento professionale) Famiglia: una piccola organizzazione molto importante in
economia per il consumo dei beni ed alcune attività produttive (agricoltura, artigianato, commercio, agriturismo, ecc.).
Soggetti economici e loro relazioni (2)
Istituzioni
Insiemi di regole socialmente condivise che sidanno i soggetti economici per disciplinare le lororelazioni.
Servono per ridurre l’incertezza nei rapporti epermettono ai soggetti economici di compierescelte economiche di scambio, produzione econsumo.
Sistemi economici e forme di governo
Obiettivi del sistema economico: ripartire le risorse tra usi alternativi cioè allocare le risorse
per la produzione di beni e servizi, in modo da garantire lamassima soddisfazione
determinare cosa produrre, quanto produrre, comeprodurre e la distribuzione della produzione tra i membridella società
I sistemi economici possono differire tra loro per le istituzioni(regole del gioco) su cui si basano e per le organizzazioni cuisono demandate le scelte economiche (forma di governo).
Distinguiamo 3 tipi di sistema economico: Sistemi di mercato Sistemi pianificati Sistemi misti
Sistemi economici e forme di governo
Sistemi di mercato
Le istituzioni dei sistemi di mercato decentrano alle organizzazioniprivate (famiglie e imprese) le scelte economiche di produzione,scambio e consumo dei beni, fidando che il mercato trovi le miglioriallocazioni delle risorse scarse (sistema economico in equilibrio);
Sistemi pianificati
Le istituzioni dei sistemi pianificati accentrano nell’organizzazionestatale le scelte di produzione e distribuzione dei beni lasciando allefamiglie soltanto quelle di consumo; lo stato pianificatore puòteoricamente trovare le soluzioni di equilibrio, ma di norma fallisce perdifetto di conoscenza dei bisogni individuali;
Sistemi misti:
Le istituzioni dei sistemi misti decentrano in parte le scelte economicheal mercato (organizzazioni private) e in parte le accentrano nello statocercando soluzioni di equilibrio.
Il diagramma del flusso circolare
ES: Modello per spiegare il funzionamento di un complesso sistema economico.
Il diagramma del flusso circolare è un modo semplice di mostrare le transazioni economiche che hanno luogo tra le famiglie e le imprese nell’economia.
Le imprese e le famiglie interagiscono sui mercati dei beni e dei servizi e sui mercati dei fattori di produzione. L’anello esterno mostra il flusso di moneta, quello interno il corrispondente flusso di beni e servizi.
Un modello più realistico dovrebbe comprendere anche il ruolo dell’amministrazione pubblica e del commercio internazionale
Diagramma del flusso circolare
Economia dell’impresa e dell’azienda agraria
Introduzione e capitolo I del testo di F. Bruni e S. Franco
DEFINIZIONE GIURIDICA DI IMPRESA AGRARIA
Imprenditore generico(articolo 2082 C.C.): èimprenditore colui cheesercita una attivitàeconomica organizzataai fini della produzione edello scambio dei beni edei servizi
Imprenditore agricolo(articolo 2135 C.C.): èimprenditore agricolo chiesercita una attivitàdiretta alla coltivazionedel fondo,all’allevamento delbestiame e alle attivitàconnesse (esattività di trasformazionee vendita di prodotti.)
DEFINIZIONI DI PROPRIETA’ E DI AZIENDA AGRARIA
Proprietà: diritto digodere e disporredelle cose in modopieno ed esclusivo neilimiti della legge (art.832)
Azienda:complesso di beniorganizzatidall’imprenditoreper l’eserciziodell’im-presa (art.2555)
Azienda agraria:
Serpieri n° 1: combinazione elementare dei fattori produttivi nella sua obiettività tecnica
Serpieri n° 2: adattamento al fondo (o alla famiglia) dell’organizzazione e gestione di un ordinamento produttivo aziendale
DEFINIZIONE ECONOMICA DI IMPRESA AGRARIA
L’impresa è un’attivitàdi organizzazione e digestione dell’aziendaagraria per produrre escambiare beni eservizi, con i rischi dovutialle scelte relative a:
1. che cosa produrre
2. come produrre
3. quanto produrre
4. come acquistare i mezzi
5. come vendere i prodotti
Scelte di organizzazione:
1. Stipulare contratti con ifornitori di fattoriproduttivi (lavorosalariato, affitto di fondoe prestiti di capitale)
2. Indirizzo produttivo
Scelte di gestione:
1. Fertilizzazione colturee/o alimentazionebestiame
2. Modalità di esecuzionedelle operazioni colturali
I processi produttivi
Nell’azienda vengono condotti i processi produttivi che rappresentano l’attività di trasformazione di beni o servizi, che vengono indicati come fattori della produzione, in altri beni (prodotti) le cui caratteristiche risultano di maggiore utilità.
I processi produttivi
Il processo di trasformazione , oltre che in termini fisici, può riguardare anche aspetti spaziali e temporali.
I beni ottenuti dallo svolgimento dei processi produttivi agricoli possono essere direttamente destinati al consumo o rappresentare fattori della produzione per altri processi produttivi.
Fattori della produzione
I fattori della produzione impiegati nell’attività agricola vengono classificati secondo diversi criteri.
La classificazione più comune è quella che li distingue in terra, capitale e lavoro.
Il fattore terra
La terra assume in questo caso l’ulteriore veste di risorsa naturale, al pari di tutte le manifestazioni dei fattori ambientali che condizionano lo svolgimento dell’attività. Il suo valore intrinseco si troverà incluso tra le componenti del capitale
Il capitale
Rappresenta l’investimento impiegato nell’attività. Si distingue in:
Differenziato, se ha assunto una ben determinata connotazione tecnica (terreni, macchine, materie prime, ecc…)
Indifferenziato, quando è disponibile in forma monetaria (denaro contante, depositi bancari, crediti dei clienti ecc…)
Il Lavoro
Di tipo intellettivo o manuale, può essere svolto in proprio o da lavoratori dipendenti.
I lavoratori dipendenti che svolgono il lavoro intellettivo si definiscono impiegati agricoli, mentre il lavoro manuale è svolto dagli operai.
Fattori e durata
Fattori a logorio nullo o perenni: non soggetti a logorio terreni;
Fattori a logorio parziale (fattori a fecondità ripetuta): utilizzabili per più esercizi amministrativi es: trattori
Fattori a logorio totale (fattori a fecondità semplice): esauriscono la loro utilità nel momento dell’uso, ovvero nell’arco di un esercizio amministrativo es: concimi.
I cicli di produzione
L’attività produttiva dell’az. Agraria richiede un certo tempo di realizzazione in quanto si avvale di processi biologici
I periodi necessari per il completamento dei processi vengono denominati cicli di produzione, la loro durata è variabile e può andare da pochi mesi a molti anni (silvicoltura)
Annata agraria
Ai fini di una valutazione dell’attività è necessario definire un arco temporale nei riguardi del quale vengono definiti i risultati ottenuti. L’arco temporale è definito dalla legge esercizio amministrativo ed in agricoltura viene detto annata agraria. Questa ha la durata di 12 mesi e non è necessario che coincida con l’anno solare; il suo inizio può essere liberamente scelto in modo da comprendervi i cicli di produzione dei processi svolti nell’azienda.
Indirizzo produttivo
Riguardo al tipo di attività che svolge l’impresa si deriva il suo indirizzo produttivo. Esso può essere specializzato, se i beni che produce appartengono tutti a specie affini (orticolo, zootecnico,…), oppure diversificato se i beni che produce appartengono a specie diverse.
Ordinamento produttivo
La combinazione dei processi produttivi condotti nell’azienda determina quello che, invece, si indica come ordinamento produttivo. Trattandosi di processi agricoli che in massima parte sono rappresentati da colture ed allevamenti, l’ordinamento produttivo viene determinato dalla superficie di terreno destinata a ciascuna coltura e dalla composizione degli allevamenti. Ciascuna azienda agricola è dunque caratterizzata da uno specifico ordinamento produttivo (ovvero, la modalità di utilizzo del capitale fondiario tra le diverse colture e allevamenti)
Imprese individuali e collettive
Le diverse tipologie di unità produttive in agricoltura vengono distinte in imprese individuali e collettive.
Nelle imprese individuali la figura dell’imprenditore è unica
Nelle collettive la figura dell’imprenditore è assunta da diverse persone società: con il contratto di
società due o più persone conferiscono beni e servizi per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili
Le società
Società semplici, commerciali e cooperative.
In agricoltura sono particolarmente diffuse le cooperative che svolgono attività di trasformazione, di servizio e commercializzazione dei prodotti provenienti dalle imprese individuali ed i cui titolari sono rappresentati dai soci.
Le imprese individuali
In base al rapporto che vige tra l’imprenditore ed i fattori che utilizza ed il rapporto con il fondo si possono definire le seguenti imprese individuali:
Proprietà coltivatrici o contadine
Affittuari coltivatori o contadini
Proprietà capitalistiche
Affittanze capitalistiche
Attività imprenditoriale
Da un punto di vista economico l’attività imprenditoriale si valuta contrapponendo i ricavi ottenuti con i costi sostenuti per realizzarli.
Ricavi: Sono dati dal corrispettivo che l’imprenditore realizza dalla vendita dei beni o dei servizi che produce.
Costi: Sono dati dal corrispettivo che l’imprenditore paga per disporre dei fattori della produzione.
L’imprenditore
Non è necessario che l’imprenditore goda della proprietà dei fattori che utilizza ma è sufficiente che sia legittimato a disporne.
Se l’imprenditore acquista tutti i fattori della produzione egli diviene l’imprenditore puro o astratto il cui compito è quello del reperimento ed organizzazione dei fattori della produzione
Nel caso in cui l’imprenditore conferisca qualcuno dei fattori della produzione si è in presenza dell’imprenditore concreto.
Costi espliciti ed impliciti
Dalla differenziazione in imprenditore concreto ed astratto deriva una prima suddivisione dei costi:
Sono espliciti i costi che l’imprenditore sostiene per l’acquisto dei fattori
Sono impliciti i costi relativi ai compensi che spettano all’imprenditore per i fattori da lui conferiti e che non danno luogo a pagamenti diretti
Costi variabili e fissi
Sono costi variabili quelli legati alla produzione dei beni
Sono fissi quelli legati alla struttura aziendale. Definiscono la struttura aziendale i fattori produttivi disponibili in quantità fissa per un arco di tempo superiore all’esercizio amministrativo: ad es: impiegati e OTI, per quanto riguarda il lavoro, fattori a logorio nullo e parziale per quanto riguarda il capitale.
Costi specifici e comuni
Sono specifici quelli che dipendono dalla conduzione delle singole attività, indipendentemente dal fatto di essere costi fissi o variabili
Sono comuni (plurimi e generali) quelli che non sono legati alla conduzione di specifiche attività:
Di questi i costi plurimi si sostengono per più attività congiuntamente
I costi generali per la conduzione dell’impresa nel suo complesso
Costi specifici e comuni: esempi
Il costo che l’impresa sostiene per l’OTI impegnato nella stalla è un costo specifico dell’attività zootecnica
Il trattore che viene utilizzato per il trasporto dei foraggi alla stalla è un costo plurimo, poiché il trattore viene impiegato anche in altre attività
La parcella che si paga al consulente fiscale è un costo generale poiché riguarda l’attività d’impresa nel suo complesso
Richiami di teoria dell’impresa
Assunzioni di base teoria classica dell’impresa
1. Massimizzazione del profitto
2. Operare in mercato perfettamente concorrenziale
3. Conoscenza della tecnica e tecnologia immutabile nel breve periodo
Impresa agricola-zootecnica si presta all’applicazione di questa teoria anche se non perfettamente limitandone il grado di applicabilità
Obiettivi imprenditoriali - Profitto
Secondo l’impostazione classica della teoria dell’impresa, l’imprenditore opera per realizzare il massimo profitto (primo postulato dell’economia neoclassica). L’entità del profitto () è data dalla differenza tra i ricavi (R) ed i costi (C). Simbolicamente l’espressione diviene la seguente:
= R-C
Obiettivi imprenditoriali reddito netto
Come già osservato è raro che l’imprenditore acquisti tutti i fattori della produzione (astratto), viceversa rappresenta il caso normale l’imprenditore che conferisca uno più fattori della produzione (concreto).
All’imprenditore concreto compete un reddito netto (Rn) che sarà dato dalla differenza tra i ricavi ed i costi espliciti:
Rn = R - Ce
Obiettivi imprenditoriali – reddito netto
Il reddito netto sarà allora composto dalla somma del profitto e dei compensi ai fattori conferiti dall’imprenditore che sono stati indicati come costi impliciti:
Rn = + Ci
Componenti del Rn e figura dell’imprenditore
Per il proprietario coltivatore, il Rn comprenderà il più il compenso del lavoro (manuale ed intellettivo) e quello della parte del capitale che conferisce
Per l’affittuario coltivatore, il Rn comprenderà il più il complesso del lavoro (manuale ed intellettivo) e quello della parte del capitale che conferisce, mentre sarà escluso il compenso per il fondo da lui condotto che pagherà al proprietario – costo esplicito – con il canone di affitto.
Componenti del Rn e figura dell’imprenditore
Per il capitalista proprietario, il Rn comprenderà il più il compenso della parte di capitale che conferisce;
Per l’affittuario capitalista, il Rn comprenderà il più il compenso della parte del capitale che conferisce, mentre sarà escluso il compenso per il fondo da lui condotto che pagherà al proprietario – costo esplicito – con il canone di affitto.
Notazione
Tanto al proprietario che all’affittuario capitalista spetterà il compenso del lavoro intellettivo se egli, oltre a conferire il capitale, svolge anche l’attività di direzione dell’impresa
E’ appena il caso di far notare che se l’imprenditore pretendesse, per il conferimento dei propri fattori, la medesima remunerazione che i fattori stessi potrebbero ricevere sul mercato, nulla cambierebbe nei propositi imprenditoriali: alla massimizzazione del reddito netto corrisponderebbe la massimizzazione del profitto.
Se imprenditore attribuisce ai fattori conferiti la remunerazione di mercato allora MAX RN = MAX
In realtà specie i piccoli imprenditori stabiliscono un compenso diverso da quello di mercato che può essere inferiore o maggiore
L’aspetto temporale
I valori di , R, C e Rn considerati nelle precedenti relazioni sommano i risultati delle attività condotte nel corso di un ciclo di produzione e, quindi, le considerazioni svolte riguardavano un arco di tempo limitato all’esercizio amministrativo
Però, ci sono decisioni che impegnano l’imprenditore per un periodo più lungo. L’imprenditore definisce piani produttivi per più cicli produttivi e, quindi, deve tener conto dei valori dei parametri che si realizzeranno nel corso degli esercizi amministrativi che competono al periodo di tempo considerato.
L’aspetto temporale: attualizzazione dei profitti futuri
La durata di questo periodo, definito orizzonte economico, è un elemento soggettivo e dipende dalla maggiore o minore propensione dell’imprenditore a rinunciare a redditi immediati, generalmente inferiori, per ottenere redditi più alti in futuro. E’ necessario, in questo caso, per renderli comparabili, riportare finanziariamente all’attualità i valori che si realizzano in tempi diversi
L’aspetto temporale: attualizzazione dei profitti futuri
Nell’ipotesi che il periodo considerato abbia una durata di n anni, il valore attuale degli n profitti (0) è determinato dalla seguente espressione:
Si può affermare, allora, che l’obiettivo dell’imprenditore è rappresentato dalla massimizzazione del valore attuale dei profitti riferiti all’arco di tempo compreso nel suo orizzonte economico
La funzione di utilità dell’imprenditore
Il conseguimento del profitto è sicuramente l’obiettivo fondamentale che spinge l’imprenditore ad intraprendere un’attività, tuttavia il suo livello di utilità non cresce proporzionalmente all’aumentare dell’entità del profitto. Difatti, l’utilità marginale del profitto tende a decrescere e, oltre un certo limite, può anche diventare negativa.
Esempio: Se la possibilità di aumentare il profitto è legata ad un rischio progressivamente crescente, probabilmente l’imprenditore sarà disposto a rinunciare a parte del profitto pur di abbassare il rischio connesso al suo conseguimento. Dunque, la limitazione del rischio, pertanto, può divenire un elemento che tende a limitare la ricerca del massimo profitto.
La funzione di utilità dell’imprenditore
A dettare i comportamenti dell’imprenditore intervengono anche aspetti detti extramercantili
Il prestigio che l’imprenditore attribuisce al possesso di certi beni, il senso di soddisfazione legato alla realizzazione di prodotti di qualità, l’importanza attribuita al rispetto delle tradizioni e dell’ambiente sono tutte motivazioni che possono condizionare l’obiettivo di massimizzazione del profitto.
La funzione di utilità dell’imprenditore
Dalle precedenti osservazioni ne deriva l’ipotesi che l’imprenditore operi le proprie scelte in base ad una funzione di utilità pluridimensionale nella quale sono contemplati diversi obiettivi e la cui rappresentazione è la seguente:
U = f(p1, p2, …, pn)
In cui p1, p2, …, pn esprimono i diversi obiettivi imprenditoriali.
Le condizioni di mercato
Il secondo postulato della teoria neoclassica dell’impresa afferma che l’imprenditore agisce in un mercato caratterizzato da condizioni di libera concorrenza. Un mercato si definisce tale se si verificano le seguenti condizioni:
Presenza di un gran numero di imprese
Perfetta omogeneità dei prodotti
Libero ingresso da parte di altre imprese
Perfetta conoscenza della situazione di mercato da parte di tutti gli operatori del settore
Completa mobilità dei fattori
Le condizioni di mercato
Ad esclusione dell’ultima condizione, rispetto alla quale esistono vincoli strutturali che impediscono l’incontro tra domanda ed offerta, possiamo dire che le altre trovano in una certa misura sufficiente riscontro nella realtà agricola.
Il numero delle imprese agricole è tale che nessuna è in grado di offrire una quantità di prodotto capace di influenzare il prezzo.
Il libero ingresso nel mercato, che nel caso del settore agricolo è da intendere come scelta produttiva degli imprenditori, impedisce che qualche impresa si appropri di una fetta importante del mercato stesso al punto di influenzare i prezzi.
Le condizioni di mercato
L’omogeneità dei prodotti, d’altra parte rende impossibile agli imprenditori di esigere valutazioni diverse per i propri prodotti; in questo caso infatti il consumatore si rivolgerebbe altrove. Questo meccanismo conduce alla definizione di un unico prezzo che deriva dall’incontro della domanda con l’offerta.
L’impossibilità di intervento dell’imprenditore nella definizione del prezzo riguarda anche i fattori produttivi che egli deve reperire sul mercato, infatti le quantità che egli utilizza non sono tali da poterne influenzare il prezzo di acquisto.
In definitiva, le condizioni del mercato impongono all’imprenditore di considerare i prezzi dei prodotti e dei fattori con cui si confronta come elementi dati sui quali egli non ha alcuna possibilità di intervento.
Notazioni
Per quel che riguarda le condizioni di mercato è opportuno segnalare alcune tendenze recenti che sono in grado di modificare sostanzialmente la posizione dell’imprenditore nei riguardi del mercato, almeno rispetto a quella prevista dalla teoria economica.
Notazioni: price takerprice maker
Il primo caso è rappresentato dal proposito compito da diversi imprenditori per svincolarsi dalla posizione di price taker per raggiungere quella di price maker. Per realizzare tale proposito è necessario caratterizzare e qualificare le produzioni in modo da renderle di interesse per un certo numero di consumatori, costituendo così quella che viene definita “nicchia di mercato”
Notazioni: il ruolo della distribuzione
La seconda tendenza, pone l’imprenditore in una posizione di sudditanza rispetto alle imprese di commercializzazione che sono a diretto contatto con i consumatori. Sono queste strutture che dovendo offrire prodotti qualificati e standardizzati alla clientela, impone all’impresa agricola cosa e come produrre in modo da garantire tutte le qualità espresse da un marchio. Ovviamente l’imprenditore accetterà un simile rapporto fintanto che ritrarrà dalla propria azienda un reddito soddisfacente.
Per via di questa tendenza si vanno affermando fenomeni nuovi. Ad esempio alcune cooperative, sorte per svolgere un servizio alle imprese di produzione, oggi sono loro a richiedere un servizio agli imprenditori che le hanno create. Tale tendenza, da alcune parti, viene considerata con favore poiché consente di superare l’ostacolo dell’estrema frammentazione della produzione agricola conseguente all’elevato numero di piccole imprese che operano in molte aree agricole italiane.
La conoscenza della tecnica
Il terzo postulato della teoria dell’impresa afferma che l’imprenditore possiede le conoscenze tecniche necessarie per condurre in modo efficiente i processi produttivi. Egli, cioè, è a conoscenza delle funzioni di produzione che gli consentono di trasformare nel modo tecnicamente più efficiente i fattori della produzione in prodotti.
L’imprenditore, dovrà tradurre in termini economici le diverse soluzioni tecniche e scegliere quelle che forniscono il maggior contributo alla formazione del profitto, nel rispetto dei vincoli che gli vengono imposti.
La conoscenza della tecnica
La funzione di produzione ci dice qual è la quantità di prodotto che possiamo ottenere impiegando una data quantità di fattori. Questa relazione deriva dallo stato della tecnica e indica con quali fattori e in che quantità un prodotto può essere ottenuto.
Per la produzione di un determinato bene saranno a disposizione diverse tecniche a ciascuna delle quali corrisponderà un diverso livello tecnologico.
Classificazione dei fattori della produzione
Una funzione di produzione può essere rappresentata con un’equazione in cui il livello produttivo y dipende dalle quantità dei fattori v1, v2,… vn impiegati per realizzarlo:
Y = f(v1, v2,… vn)
Se i fattori della produzione sono considerati in base al controllo che l’imprenditore può esercitare su di essi, si possono suddividere in:
Esogeni: sfuggono al controllo dell’imprenditore
Endogeni: che ricadono sotto il controllo dell’imprenditore
Fattori esogeni ed endogeni
Sono fattori esogeni quelli che appartengono alle risorse naturali, ivi incluse alcune caratteristiche della terra originaria, che l’imprenditore dovrà opportunamente considerare nella scelta delle attività, delle tecniche e dei livelli produttivi che ogni attività può esprimere in conseguenza della loro manifestazione
Sono fattori endogeni tutti gli altri, rappresentati dal lavoro e dalle componenti del capitale, ad esclusione di alcune caratteristiche della terra originaria che, come detto, sono incluse tra i fattori esogeni.
Conoscenza della tecnica (2)
Funzione di produzione y = f(v1,v2,…,vn) dove v rappresenta il fattore produttivo
Fattore produttivo: bene o servizio utilizzato nel processo produttivo per la produzione di beni e servizi destinati al mercato, all’autoconsumo o al reimpiego come fattori produttivi all’interno del processo produttivo
Distinzione fattori produttivi in base alla capacità di controllo Fattori produttivi esogeni (sfuggono al controllo dell’imprenditore) –
risorse naturali (terreno coltivato, la razza impiegata), servizi della PA Fattori produttivi endogeni (controllabili)
I fattori endogeni sono classificabili in base all’orizzonte temporale Nel breve periodo
Fattori fissi (struttura aziendale) Fattori variabili (modificabili nelle quantità)
Nel medio-lungo periodo Tutti i fattori sono variabili
Principali classificazioni della funzione di produzione Tipologia di coefficienti tecnici
a coefficienti fissi e variabili
Orizzonte temporale di breve e medio-lungo periodo
Tipi di funzioni di produzione
Le funzioni di produzione possono essere a coefficienti variabili o fissi. Per coefficiente si intende la quantità di fattore necessaria per ottenere un’unità di prodotto. Esso viene calcolato dividendo la quantità del generico fattore v1 per il livello di produzione y:
a1 = v1/y
Generalmente l’impiego di un solo fattore non è sufficiente per ottenere un determinato livello produttivo, ma è necessario il concorso di altri fattori produttivi
Funzione di produzione a coefficienti variabili
Nelle funzioni di produzioni a coefficienti variabili esiste una perfetta sostituibilità tra fattori produttivi; ciò significa che un medesimo livello produttivo può essere ottenuto con infinite combinazioni dei fattori produttivi
Funzione di produzione a coefficienti variabili
Coefficiente tecnico può assumere infiniti valori per tutti i fattori produttivi
Isoquanto di produzione: combinazione di fattori produttivi per i quali i livelli di produzione non variano
Saggio marginale di sostituzione (SMS=v2/v1) che varia lungo l’isoquanto di produzione ci dice di quanto il fattore v1 deve variare a seguito di una variazione del fattore v2 per lasciare immutato il livello di produzione
ISOQUANTO
Un modo di rappresentare la tecnologia delle imprese è tramite l'uso degli isoquanti.
Un isoquanto è una curva nello spazio degli input e rappresenta il luogo delle combinazioni di input che producono il medesimo livello di output.
Gli isoquanti devono essere inclinati negativamente: se la quantità di un input diminuisce, allora la quantità dell'altro deve crescere per compensare e mantenere l'output costante.
La forma precisa degli isoquanti dipende dalla tecnologia dell'impresa. Di seguito mostriamo un possibile isoquanto
Grafico isoquanto
Funzione di produzione a coefficienti fissi
Nelle funzioni a coefficienti fissi i fattori produttivi si combinano secondo un rapporto fisso e in un numero limitato di combinazioni le quali vengono rappresentate elencando i coefficienti tecnici necessari per produrre una unità di prodotto.
Nell’esempio sono rappresentati tre diversi processi produttivi (P1, P2, P3,) che danno origine al medesimo prodotto (y) impiegando due fattori di produzione (v1, v2). Lo schema illustra tre diverse modalità o tecniche per condurre una stessa attività; l’insieme dei coefficienti tecnici (aij) dà origine alla cosiddetta matrice della tecnica
Matrice della tecnica