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www.ecostampa.it 071740 Quotidiano Fillea e sindacati del settore Pag. 3 Data 02-10-2012 E UNIONE SARDA CAGLIARI Pagina 127 Foglio 1 Uta. Nuova protesta dei dipendenti della società Opere pubbliche Carcere, bloccati i lavori Cassa edile non pagata, occupato il cantiere Nuovo stop al cantiere del carcere di Uta. L'apertura del nuovo istituto di pena, previ- sta dal ministro Seve- rino entro quest'anno, slitta ancora. Ci risiamo. Dipendenti in sciopero e cantiere occupa- to a oltranza. Come un film che va in onda puntualmen- te ogni mese a giorni fissi, il carcere in costruzione a Uta registra l'ennesimo stop. Sindacati e lavoratori hanno deciso di bloccare le opere per la realizzazione dell'isti- tuto di pena (che tra l'altro dovrebbe ospitare anche i detenuti in 41 bis) a causa del mancato pagamento del- la cassa edile, da parte del- la società Opere pubbliche. INCONTRO IN PREFETTURA. Ieri mattina una delegazione di lavoratori con i rappre- sentanti sindacali (Chicco Cordeddu ed Erika Collu, Cgil; Federica Tilocca, Cisl; Ettore Palmas, Uil) è partita dal cantiere di Santa Lucia diretta in Prefettura, dove è stata ricevuta dal vice pre- fetto Marcello Oggianu. Dal- l'incontro, seguito dagli agenti della Digos, non è ve- nuta fuori nessuna certezza, ma solo la promessa da par- te dell' azienda di provvede- re al pagamento delle retri- buzioni arretrate fra una settimana. «Sono sempre e solo promesse», hanno spie- gato i sindacalisti al termine del vertice. «Chiediamo il ri- Il carcere di Uta occupato dai lavoratori in sciopero [FABIOMARRAS] spetto degli impegni già pre- si nell' accordo sottoscritto il 5 settembre sempre in Pre- fettura nel quale si prevede- va che in caso di mancato versamento di quanto dovu- to per accantonamenti Cas- sa edile dalle imprese Opere Pubbliche, Opere Idriche e Opere Stradali, la società Ciotola (componente dell'as- sociazione temporanea di imprese vincitrice dell'ap- palto) si sarebbe sostituita nel pagamento di quanto dovuto. La Opere Pubbliche ha disatteso quanto previsto nell'impegno sottoscritto». Per Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil non rimane altro che la lotta e in una lettera inviata al ministero delle In- frastrutture, all' assessore provinciale del Lavoro e alle società interessate «procla- mano lo sciopero e l'occupa- zione del cantiere a far data da oggi (ieri per chi legge) e sino alla soluzione del pro- blema». SPRECO DI SOLDI. «I lavora- tori devono ancora ricevere oltre 100 mila euro di arre- trati», spiega Cordeddu. «Vogliamo una risposta for- te. Ministero, lavoratori e contribuenti non possono essere osta!!!!io di auesta impresa, che non è in grado di garantire neanche le re- tribuzioni». Il ministro della Giustizia Paola Severino aveva garantito l'apertura entro il 31 dicembre. «Im- possibile», commenta secca Federica Tilocca. «Mancano anche i solai, secondo una stima per difetto ci vorrà al- meno un anno e mezzo pri- ma che possa ospitare i de- tenuti». I lavoratori sono de- terminati. «Procederemo a oltranza con lo sciopero e l'occupazione del cantiere fi- no alla risoluzione del pro- blema», afferma Palmas. Andrea Artizzn Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

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Fillea e sindacati del settore Pag. 3

Data 02-10-2012

E UNIONE SARDA CAGLIARI Pagina 127 Foglio 1

Uta. Nuova protesta dei dipendenti della società Opere pubbliche

Carcere, bloccati i lavori Cassa edile non pagata, occupato il cantiere Nuovo stop al cantiere del carcere di Uta. L'apertura del nuovo istituto di pena, previ­sta dal ministro Seve­rino entro quest'anno, slitta ancora.

Ci risiamo. Dipendenti in sciopero e cantiere occupa­to a oltranza. Come un film che va in onda puntualmen­te ogni mese a giorni fissi, il carcere in costruzione a Uta registra l'ennesimo stop. Sindacati e lavoratori hanno deciso di bloccare le opere per la realizzazione dell'isti­tuto di pena (che tra l'altro dovrebbe ospitare anche i detenuti in 41 bis) a causa del mancato pagamento del­la cassa edile, da parte del­la società Opere pubbliche.

INCONTRO IN PREFETTURA. Ieri mattina una delegazione di lavoratori con i rappre­sentanti sindacali (Chicco Cordeddu ed Erika Collu, Cgil; Federica Tilocca, Cisl; Ettore Palmas, Uil) è partita dal cantiere di Santa Lucia diretta in Prefettura, dove è stata ricevuta dal vice pre­fetto Marcello Oggianu. Dal­l'incontro, seguito dagli agenti della Digos, non è ve­nuta fuori nessuna certezza, ma solo la promessa da par­te dell' azienda di provvede­re al pagamento delle retri­buzioni arretrate fra una settimana. «Sono sempre e solo promesse», hanno spie­gato i sindacalisti al termine del vertice. «Chiediamo il ri-

Il carcere di Uta occupato dai lavoratori in sciopero [FABIOMARRAS]

spetto degli impegni già pre­si nell' accordo sottoscritto il 5 settembre sempre in Pre­fettura nel quale si prevede­va che in caso di mancato versamento di quanto dovu­to per accantonamenti Cas­sa edile dalle imprese Opere Pubbliche, Opere Idriche e Opere Stradali, la società Ciotola (componente dell'as­sociazione temporanea di imprese vincitrice dell'ap­palto) si sarebbe sostituita nel pagamento di quanto dovuto. La Opere Pubbliche ha disatteso quanto previsto nell'impegno sottoscritto». Per Fillea Cgil, Filca Cisl e

Feneal Uil non rimane altro che la lotta e in una lettera inviata al ministero delle In­frastrutture, all' assessore provinciale del Lavoro e alle società interessate «procla­mano lo sciopero e l'occupa­zione del cantiere a far data da oggi (ieri per chi legge) e sino alla soluzione del pro­blema».

SPRECO DI SOLDI. «I lavora­tori devono ancora ricevere oltre 100 mila euro di arre­trati», spiega Cordeddu. «Vogliamo una risposta for­te. Ministero, lavoratori e contribuenti non possono essere osta!!!!io di auesta

impresa, che non è in grado di garantire neanche le re­tribuzioni». Il ministro della Giustizia Paola Severino aveva garantito l'apertura entro il 31 dicembre. «Im­possibile», commenta secca Federica Tilocca. «Mancano anche i solai, secondo una stima per difetto ci vorrà al­meno un anno e mezzo pri­ma che possa ospitare i de­tenuti». I lavoratori sono de­terminati. «Procederemo a oltranza con lo sciopero e l'occupazione del cantiere fi­no alla risoluzione del pro­blema», afferma Palmas.

Andrea Artizzn

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Fillea e sindacati del settore Pag. 5

Data 02-10-2012 Pagina 3 Foglio 1 /2

• DICO e ura Esposto cantro una ditta edile riminese: garantisce dieci ore al giorno per sei giorni Caporalato dalla Romania: muratori offerti per Il euro r ora compreso viaggio, vitto e alloggio

di Patrizia

RIMINI. euro Il prezzo per un muratore romeno, compreso di vit-to ,,"JlL.U''''''Jl''''

lettrici. Il tutto con ma-

a una bera per far rientro a ca­sa. Il tutto per 11 euro l'o­ra tutto UL\.,.l\,U'V

so di sconto di 77 "'C'jeH"'"

ra se il sicurato a due

Ma non man-

Notevole lo "sconto" ri-

i O.u.HA"',",U.LLOU

vevano condotto i primi accertamenti. Hanno a cercare la

il nome è ri­portato in

vo­ma

nulla. In zo­na mare,

esame, non nessuna

no, dicono i sindacati: s e r v e un'e-m Tutto fa pensare a u­na ditta

re­cita: "noi controlliamo ",,,n Tl'n uarrlern:e i nostri o-

voriamo per un,n""o".«,,"

l'uscita dalla crisi con un

al fianco di Massimo Bel­l~i R~

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Fillea e sindacati del settore Pag. 6

LaCgil denuncia una tratta di "schiavi" prelevati dalla Romania

Data 02-10-2012 Pagina 3 Foglio 2/2

La det,uncia di Urbinati «Inquieta il pass{{f{f!,io del volantino che recita: ('noi controlliamo continuamente i nostri operai e applicbiamo le regole per evitare problemi" Anche sul1'eale sign(ficato di questa affermazione, cbiediamo alla Procura di indagare»

I lavoratori dell'azienda devono

mese

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Fillea e sindacati del settore Pag. 10

Data 02-10-2012 Pagina 6 Foglio 1

TRATTATIVA È durato oltre cinque ore il confronto tra i vertici di Pedemontana e Pedelombarda i rappresentanti della Regione e i delegati sindacali prima che si arrivasse a una soluzione condivisa per i 70 lavoratori che avevano incrociato le braccia

C'è accordo sugli stipendi A Lozza rientra lo sciopero Pedemontana, mancati pagamenti per 70 dipendenti

-LOZZA -

SAL VI I LAVORI della Pedemontana all'altezza di Lozza. È stato infatti siglato ieri l'accordo che con­sentirà l'immediata ripresa dei lavori dell'importan­te arteria stradale nel cantiere di Lozza. La soluzio­ne per i 70 dipendenti della ditta Italtunnel, in scio­pero da alcuni giorni a causa del mancato pagamen­to degli stipendi, è stata trovata al termine di una riu­nione, durata oltre cinque ore, che si è tenuta al cam­po base di Turate (Como). All'incontro era presente anche l'assessore regionale alle Infrastrutture e Mo­bilità, Raffaele Cattaneo, insieme ai vertici di Pede­montana e Pedelombarda, alle rappresentanze sinda­cali (tra cui Flavio Nossa per Fillea-Cgil, Antonio Massafra per Feneal-Uil, Salvatore della Rocca e Te­renzio Crespi per Filca Cisl) e ai dirigenti di Cal e Impregilo. Un risultato importante che permette la piena ripresa dei lavori in un punto estremamente delicato del cantiere, in cui si stanno svolgendo lavo­razioni di particolare complessità. L'assessore Catta-

neo, che già sabato mattina si era mobilitato per indi­viduare una soluzione durante un incontro riservato al cantiere di Lozza con sindacati e Pedelombarda, ha espresso la propria soddisfazione. «L'intesa per­mette di riprendere immediatamente i lavori e que­sto è un risultato importante - ha commentato -. An­cora una volta, attraverso il dialogo e il confronto, è stato possibile individuare una soluzione che tenes­se conto sia del proseguimento dell'opera sia dei le­gittimi interessi dei lavoratori».

L'ACCORDO prevede che Pedelombarda, a fronte della ripresa immediata delle lavorazioni, si impegni a erogare direttamente ai dipendenti di Italtunnel un anticipo in due tranche di 1.500 euro per ciascun lavoratore. Nel frattempo le parti si attiveranno per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali del personale Italtunnel all'interno del cantiere, com­patibilmente con le esigenze produttive.

R.V.

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Fillea e sindacati del settore Pag. 12

Data 02-10-2012 Pagina 33 Foglio 1 /2 la Nuova

Terza corsia, sequestrato il cantiere Fossalta di Piave. Aperta un'inchiesta sull'incidente sul lavoro, sempre grave il giovane operaio volato da sette metri

t FOSSALTA DI PIAVE

Il pubblico ministero di Vene­zia Giovanni Zorzi ha posto sotto sequestro, attraverso i ca­rabinieri di San Donà, il cantie­re della A4 dove è avvenuto l'incidente sul lavoro domeni­ca. Rimangono sempre gravi, intanto, le condizioni di salute del rumeno C.S, (27 anni, resi­dente in provincia di Avellino) , ricoverato in prognosi riserva­ta all'ospedale dell'Angelo di Mestre. A condurre indagini e accertamenti ora sono i tecni­ci dell'Asl lO, che dopo averli conclusi riferiranno al rappre­sentante della Procura laguna­re.

L'operaio non avrebbe do­vuto essere al lavoro di dome­nica, perché la ditta che ha in subappalto i lavori non avreb­be comunicato alla direzione lavori la presenza degli operai in un giorno festivo. Una co­municazione che sarebbe ob­bligatoria. Intorno alle 14 di domenica il 27enne è salito su un'impalcatura per dei lavori che riguardano l'inserimento dei pilastri del nuovo ponte sulla A4. Per cause ancora al vaglio è piombato improvvisa­mente a terra da circa sette me­tri. L'allarme è scattato subito e sul posto è atterrato l'elisoc­corso che lo ha trasportato a Mestre. Lavora per una ditta che ha in subappalto i lavori

Il cantiere dov'è avvenuto domenica l'incidente sul lavoro

dalla Impregilo cui sono asse­gnati gli interventi per la terza corsia. Risulta dipendente del­la "Ueti" di Benevento, ma di­staccato alla "Smi Italia" di Pozzuoli.

Sul posto, oltre ai vigili del fuoco sono arrivati i carabinie­ri di San Donà e Noventa per i primi accertamenti poi prose­guiti dai tecnici dello Spisal. In questi casi sono proprio gli uf­fici dell'Asl a intervenire per-

ché hanno competenza per gli infortuni sul lavoro e per la ve­rifica delle misure di sicurezza adottate. È stato dunque lo Spi­sal a prendere in mano le inda­gini e accertare eventuali re­sponsabilità della ditta nell' im­piego degli operai oltretutto in un giorno non lavorativo, che deve risultare comunicato uffi­cialmente alla direzione dei la­vori per non cadere in gravi tra­sgressioni dei regolamenti in

(foto Pòrcile)

materia di edilizia. Questo è il secondo grave in­

cidente in uno degli otto can­tieri in cui sono suddivisi i la­vori per la terza corsia. Lo scor­so mese di gennaio era dece­duto sul luogo di lavoro un operaio a causa del distacco di una trivella da una particolare gru, la trivella lo aveva schiac­ciato nel tratto del cantiere di Meolo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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LA SICILIA Data 02-10-2012

LA SICILIA Palermo Pagina 25 Foglio 1

I i',1 Il IX,] a a [" il Promesso un reimpiego nei subappalti. Intanto sabato scadrà la Cig per 90 della Italtunnel

Licenziati 147 addetti della "Cefalù 20" MASSIMO CUCCIARDO

Ancora problemi per il raddoppio ferro­viario Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo. Infatti sabato prossimo scade la cassa integrazione per i 90 operai della «Ital­tunnel» di Parma, che si occupa in su­bappalto dello scavo della galleria «Pog­gio Santa Maria» (4,5 km, ne è stato scavato circa un terzo), che da sola co­stituisce il 25-30% dell'opera da 420 milioni di euro. L'ammortizzatore so­ciale era stato deciso a gennaio (con conseguente stop dei lavori) e da agosto i dipendenti non hanno ricevuto nean­che la retribuzione. Per questo i lavora­tori hanno chiesto un incontro urgente con l'azienda, che si terrà giovedì 4 ot­tobre presso la Cassa edile di Palermo.

«Abbiamo avuto notizie ufficiose -spiega Giuseppe Guarcello, responsabi­le Madonie Fillea-Cgil- di una procedu­ra di concordato fallimentare della con-

trollante "Italterra". Inoltre la società "Fondazioni speciali", che fa parte del­lo stesso gruppo e possiede il 73% di "Italtunnel", si è vista negare il certifica­to antimafia, anche se dall'azienda so­stengono che sia un problema di ca­rattere formale. Vogliamo delle confer­me sulla crisi dell'azienda e bisogna ca­pire se e come procederà lo scavo. L'u­nica certezza sulla prosecuzione del cantiere è vedere gli operai al lavoro, e al momento questa è venuta meno».

Attualmente in cantiere (è stato com­pletato circa il 50% delle opere, il tratto tra Fiumetorto e Termini Imerese) lavo­rano circa 40 operai (su 170) e 15 am­ministrativi della «Cefalù 20», l'asse­gnataria dell'appalto Rfi. Il grosso dei di­pendenti, 147 (compresi alcuni ammi­nistrativi), da ieri è stato licenziato e si trova in disoccupazione speciale per l'edilizia, una misura necessaria per la riassunzione da parte di ditte affidata-

IL CANTIERE DEL RADDOPPIO FERROVIARIO CEFALÙ-OGLIASTRILLO

rie. Infatti la crisi della società ha porta­to a grossi ritardi nella consegna dei 32 chilometri dell'opera e alla convoca­zione di tavoli tecnici in prefettura. Nel­l'ultimo, svolto si a metà settembre, «Ce­falù 20» si era impegnata a far riassu­mere almeno il 60% dei licenziati dalle imprese affidatarie (due sarebbero sta­te trovate, ma non ci sono conferme). In cambio Rfi ha concesso due prefinan­ziamenti (parti della fidejussione da 30 milioni depositata prima della conse­gna dell'appalto) da 4,5 e 4,6 milioni di euro, ed entro fine ottobre ne verserà altri 15, in tempo per la nuova riunione in Prefettura fissata per inizio novem­bre. «Il problema - continua Guarcello - è che "Cefalù 20", visti i problemi fi­nanziari, non ha più la fiducia del mer­cato e rischia di non trovare imprese di­sposte al subappalto. In questo caso Rfi potrebbe non dare più alla società la terza tranche».

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Gazzetta del Sud Data 29-09-2012 Pagina 41 Foglio 1 /2

Sul tavolo della discussione di ieri in Prefettura l'ipotesi di attuare progetti alternativi ma la strada è tutta in salita. Lo stabilimento per ora rimane chiuso

ltalcementi, avviato un nuovo percorso Cauta la posizione dei vertici aziendali. Ribadita la volontà di mantenere il presidio a Vibo Marina

Vittorira Sicari

L'odissea dei lavoratori Italce­menti prosegue. Ieri pomeriggio ennesimo incontro in Prefettura. E la domanda, ormai da mesi, è sempre la stessa: «L'impianto di Vibo Marina va verso la chiusura definitiva?». Cauta la posizione del direttore generale della socie­tà Giovanni Ferrario che, nel cor­so del vertice istituzionale, ha ma­nifestato la volontà dell'azienda di mantenere il presidio, lascian­do intendere che potrebbe intra­vedersi in futuro l'eventualità di trasformare lo stabilimento vibo­nese in centro di macinazione.

Un segnale positivo a cui, però, va data un'attenta chiave di lettu­ra. Infatti, le fasi da interpretare segnano un percorso tutt'altro che facile, tuttavia aperto a pro­spettive di sviluppo. Un primo passo è dato dal fatto che - al con­trario di quanto stabilito nei pre­cedenti accordi in cui, solo fino a febbraio 2013, era previsto il tur­nover dei lavoratori in vista dello smaltimento delle scorte - per i due anni di cassa integrazione sa-

ranno impiegate tutte le mae­stranze (82 dipendenti) che sa­ranno chiamate a ruotare periodi­camente (circa 26-30 unità lavo­rative per volta). Anche se questi accordi, di natura prettamente tecnica, saranno demandati al prossimo inconLro, Lra sindacali e azienda, che si svolgerà martedì nella sede locale di Confindustria. Altro aspetto da prendere in con­siderazione: la disponibilità aziendale di valutare, di concerto con le istituzioni locali, progetti alternativi, ma compatibili, in modo da favorire l'insediamento di altre attività produttive nell'area di pertinenza della so­cietà (circa 34 ettari). La scelta di "convertire" il sito produttivo in centro di macinazione, qualora dovesse awenire, potrebbe anche servire a superare l'impasse dell'indotto, i cui lavoratori, prin­cipalmente del settore trasporti, potrebbero essere ricollocati tra Vibo e Castrovillari.

«Inizia un nuovo corso - ha os­servato il prefetto Michele di Bari, la cui opera di mediazione è stata fondamentale -. Un punto in più rispetto a ieri. Adesso sta ai sinda-

«Sono ancora molti i nodi da sciogliere» «Pensiamo che si sia aperta una porta». Hanno osservato i dipen­denti Italcementi di Vibo Marina a conclusione dell'incontro isti­tuzionale di ieri con i vertici aziendali.

«Noi chiediamo lavoro. Il no­stro interesse è quello di portare il pane a casa - hanno aggiunto­e con la sola cassa integrazione oggi non si campa, soprattutto in un territorio come il nostro in cui la crisi continua a mietere vittime in ogni settore della vita sociale». Note di ottimismo, dunque, a cui, però, si sono af-

fiancate molte perplessità a par­tire - qualora dovesse concretiz­zarsi l'ipotesi di fare dell'impian­to vibonese un centro di macina­zione - dal perché si sia optato per questa scelta, considerato che i mulini dello stabilimento di Vibo Marina sono ormai de­sueti, mentre il forno è all'avan­guardia. «Perché, dunque, non creare così com'era stato propo­sto - hanno proseguito le mae­stranze - un circuito produttivo con lo stabilimento di Castrovil­lari quale centro di macina zio­ne, facendo della cementeria di

cati e alle istituzioni aggiungere per il segretario regionale della gli altri tasselli utili a far marciare Fillea-Cgil Luigi Veraldi, devono il lavoro avviato». E un primo pas- essere determinate dai politici 10-so potrebbe essere quello di far in- cali, a partire da soluzioni volte ad serire il territorio provinciale tra attrarre nuove imprese, per come le aree di crisi. Un iter al quale sta più volte sottolineato dal sindaco lavorando alacremente la vice- Nicola D'Agostino e dal presiden­presidente della giunta regionale te della Provincia Francesco De Antonella Stasi, rappresentata ie- Nisi. Quest'ultimo ha ribadito alla ri dalla dott.ssa Brunella Napoli, società la proposta di donare gra­con il supporto del seno Francesco tuitamente parte dell'aera di sua Bevilacqua (presente alla riunio- proprietà proprio per attrarre ne), che sin dall'inizio ha dimo- nuovi investitori. E su questo strato impegno e vicinanza. Una fronte pare che ci siano stati già i scelta lungimirante che per il Pre- primi contatti sia da parte di una fetto agevolerà sicuramente la ri- ditta che lavora il vetro, che da cerca di concrete soluzioni alloca- parte di un ente che opera nel so­tive a livello industriale. Nel frat - ciale, anche se tutto è ancora in fa­tempo, a partire dal 5 ottobre, se embrionale. L'obiettivo è di nella sede di Assindustria, verrà non perdere nessun posto di lavo­attivato un percorso operativo pa- ro e di riallocare, nell'arco dei due rallelo al tavolo prefetti zio che av- anni di Cgis, tutti gli 82 dipenden­vierà un tavolo tecnico di svilup- ti, vuoi attraverso Italcementi, po dell'intero territorio. Anche il vuoi attraverso altre aziende, partito democratico, riunitosi ie- sempre se istituzioni e sindacati ri, sulla questione ha deciso di in - continueranno a battere la strada vestire il segretario nazionale tracciata. La partita è tutt'altro Bersani. Tanti i progetti in cantie- che chiusa, ma molto dipenderà re, dunque, mentre si lavora su da come verrà giocata. Intanto, i varie direttrici che, per i compo- cancelli dello stabilimento, dopo nenti Rsu (Patania e Chiavelli), la decisione dei lavoratori di in­anche loro presenti all'incontro, e terrompere l'attività, rimarranno

Vibo un centro di produzione?». Altro nodo da sciogliere ri­

guarda il numero preciso dei di­pendenti che a fine Cigs rimar­ranno in azienda e in base a qua­le criterio verranno scelti.

«Conterà la professionalità, la competenza, ma anche la di­sponibilità di chi con impegno e dedizione a qualsiasi ora ha sempre risposto all'appello del Gruppo?». Un aspetto da valuta­re è legato anche alla reale possi­bilità' nell'arco dei due anni di Cassa integrazione, di riallocare i lavoratori che rimarranno

chiusi fino a martedì. 11

"fuori". E riguardo l'indotto: «Quale sarà il futuro delle azien­de che da anni collaborano con Italcementi e che non si occupa­no di trasporti?». Tanti interro­gativi, dunque, ma un unico filo conduttore, ossia quello di cer­care in un percorso sinergico, che veda coinvolti tuttii soggetti della vertenza, una soluzione ot­timale per tutti. E' questo che si aspettano i lavoratori, è questo che merita il territorio, è questo che saprà fare la differenza tra una classe politica e sindacale che opera per il bene comune e una che invece tutela solo rendi­te personali." (v.s.)

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Settimanale

Fillea e sindacati del settore Pag. 27

R~ Data 10-10-2012 Pagina 13

Rassegna Sindacale Foglio 1

4 - 10 OnOBRE 2012 I H. 34 R~ PAESEITALIA 13

MILlINOI LA VICENDA DELLA COOPERATIVA SELCIJlTORI

Le certezze rinnegate il fallimento di un' azienda storica e il clisagio dei dipendenti, vittime di scelte gestionali errate, il rischio della dispersione di un grande patrimonio professionale, il coinvolgimento della Coop lavoranti

Chiara Cristilli , , A l ministero del lavoro abbiamo chiesto di attivare, attraverso la

firma della liquidazione coatta dell'azienda, ancora un anno di cassa integrazione speciale. Quando verremo convocati, saremo presenti a Roma con una delegazione di lavoratori, per spiegare le nostre ragioni. Diciamo no ai licenziamenti, sì al recupero del patrimonio professionale"_ Il brusio si diffonde nelJ'aula. Franco De Alessandri, segretario generale della FiJlea Cgil di Milano, sta parlando ai selciatori della città, circa 150, riuniti in assemblea lo scorso 25 settembre. Nel seminterrato della Cooperativa dei selciatori e dei posatori di Milano, nata nel 1908 all'interno della Lega delle Cooperative, vi è ciò che resta di una storica realtà sociale e produttiva: rabbia, paura, delusione. NeO'esprimerle, i lavoratori mostrano le proprie mani. Sono loro, i selciatori della Coopenltiva, ad aver realizzato l'arredo urbano di piazza del Duomo, e dei luoghi più rappresentativi di Milano e deUa Lombardia. Un mestiere a metà tra l'operaio e l'artigiano, che richiede anni di esperienza e solide competenze. Oggi, nella migliore delle ipotesi, j selciatori otterrebbero un sostegno al reddito per ancora un anno, con la speranza di essere ricollocati in altre realtà produttive del territorio. O così, o licenziati. A essere implicata nel fallimento vi è anche la Cooperativa lavoranti e murdtori, affme a quella dei selciatori per genesi e tipo di attività. In tutto, sono coinvolte 250 persone, tra soci e dipendenti. Rischiano il posto di lavoro, e con esso il futuro delle proprie famiglie. L'attuale crisi covava da tempo, ma è esplosa come un bubbone soltanto a luglio. È stato allora che la Coopemtiva dei selciatori ha convocato i sindacati, mettendoli di fronte al fallimento, quindi a una situazione ormai difficile da recuperare. l motivi che l'hanno

generata vanno ricercati in una pessima gestione, nei ritardi e nella mancanza di rinnovamento. La flessione del mercato, e i limiti finanziari imposti all 'amministrazione comunale dal rispetto del patto di stabilità, non hanno fatto che peggiorare le cose. Soltanto nel 2011 la Cooperativa ha accumulaLO debiti per 6 milioni. Sommati a quelli precedenti, si arriva a lO milioni di euro. L'azienda aveva dunque manifestato anche in pas.."ato momenti di difficoltà, ma non ci si aspettava un'ipotesi di chiusunt così imminente. "Per noi è stato come un fulmine a ciel sereno - affenna un dipendente - . Abbiamo sempre eseguito il nostro lavoro con soddisfazione economica e professionale. Avevo 17 anni quando partii da Napoli per trasferinni a Milano, e 22 quando fui assunto alla Seldatori. Ora ne ho SI , e mi sento a pezzi". l'uomo si volta dall'altra parte con la mano premuta sulla bocca e gli occhi lucidi. E circondato dai compagni presenti all 'assemblea. Sono per lo più persone di mezza età, con famiglie monoreddito, preoccupate per la loro ricollocazione. Pochi i giovani. Ognuno di loro ha qualcosa da dire, da

aggiungere al racconto collettivo. Come sulla faccenda della cassa integrazione, cui l'azienda ha già fatto ricorso , senza mai applicare il principio della rotazione. "Si è andati avanti in maniera discriminatoria, con grandi disparità di trattamento rispetto ai soci. Noi dipendenti ne abbiamo sempre pagato le conseguenze. Venivamo messi da parte, salvo poi essere coinvolti con il sorriso suJle labbrd., quando la nostra esperienza faceva comodo", conunenta u no dei presenti. "Lavorare in sicurezza non era possibile - denuncia un altro -. Se succedeva un incidente si cercava di coprirlo. Dopo, tutto tornava come prima". Ma anche tra i soci c'è chi esprime delusione. "A comandare erano sempre gli stessi. Pill volte abbiamo chiesto che la direzione si dimettesse, ma non siamo mai stati presi in considerazione. Anche noi vogliamo che l'azienda ci spieghi perché, ord., ci troviamo in una situazione così drammatica". Ad ascoltare queste testimonianze, i valori fondanti della Cooperativa, basati sulla solidarietà e sulla dignità del lavoro, sono omlai acqua passata. Una

contraddizione forte , che emerge in maniera ancora più stridente, in un periodo in cui le certezze di un tempo si sono sgretolate. "Sotto la brace cova un disagio profondo, che si allarga a macchia d'olio - interviene De Alessandri - , Come sindacato, ci metteremo alla testa di tutte le iniziative che i lavoratori decideranno di intraprendere, anche delle più aspre. Agiremo nelle sedi istituzionali e all'interno della società

~~~~l~t~ 1°:~:fta~~i I: ~SFo~f:eb~~ risposta a questa situazione". Nel corso delJa settimana, il sindacato è stato ricevuto in prefettunl, ottenendo disponibilità e .sostegno, Ma è anche alla Lega delle Cooperative, a livello regionale e nazionale, che ci si è rivolti , per invitarla a cambiare il management della Selciatori, e a studiare soluzioni più competitive, che consentano di rientrare nel mercato. Quella dei selciatori è una realtà rappresentativa dei cambiamenti che il capoluogo lombardo sta vivendo. Milano come città del lavoro e delle opportunità è un assunto ormai discutibile. Tra i timori più grandi dei lavoratori della Cooperativa vi è quello di passare inosservati a Hvello nazionale, di non riuscire a far comprendere la gravità di una situazione che trova repliche sempre più numerose nel territorio. Guardando al comparto dell'edilizia, nel giro di due anni, su 350mila posti di lavoro persi a livello nazionale, a Milano il fenomeno ha riguardato un terzo degli addetti. Per la Fillea si tratta di un dato molto negativo, che si inserisce in un contesto reso fragile dal rischio sempre presente di infLltrazioni, da parte della criminalità organizzata. Se, in mancanza d'altro, le proponessero un lavoro in nero, lei accetterebbe? L'uomo con gli occhi lucidi risponde "Mai. Ho affrontato tanti sacrifici per dare ai miei figI i la possibilità di esprimersi al meglio. No... una cosa del genere non la farei mai" . •

SELCIATORI E LAVORANTI/PARLA CRISTINA TAfANI, ASSESSORE ALLE POLITICHE PER IL LAVORO

l'amministrazione i SllOi doveri

L a Cooperativa dei selciatori e quella dei lavoranti. hanno alle

spalle una storia importante, saldamente intrecciata con il territorio di Milano. L'alto livello professionale posseduto poteva garantire un altrettanto florido futuro. Nonostante ciò, 250 persone rischiano il licenziamento, a causa dell'imminente chiusura. Cosa può fare, il Comune di Milano, per dare sostegno a questi lavoratori? Lo abbiamo chiesto a1J'assessore alle Politiche per il lavoro, Cristina Tajani. Tajani La notizia della .liquidazione di queste due imprese, così importanti per la storia della città e della cooperazione, oltreché per l'economia, è dolorosa, ma non del tutto inattesa. L'amministrazione ha osservato con preoccupazione

la situazione, e quando è stato cercata dai sindacati e dalle strutture di servizio della cooperazione che stanno gestendo il problema, si è posta "! disposizione. Rassegna E possibile una ricollocazione di questi lavoratori nell 'ambito dell'Expo? Tajani L'Expo produrrà un ampliamento delle opportunità in alcuni mercati. Soprattutto nelle prime fasi di costituzione dell'evento, il comparto edilizio e delle manutenzioni dovrebbe essere uno di questi. Auspicabilmente, quindi , potrebbero aprirsi maggiori spazi di assorbimento di manodopera, e quindi occasioni di ricollocare figure professionali qualificate ed esperte, come quelle che operavano nelle cooperative. In proposito è stato redatto

un Protocollo di intesa sugli appalti sottoscritto dalla Società Expo, dal Comune e dai sindacati. Expo si impegna a imporre per contratto alle ditte appaltanti e a tutte le subappaltanti, in caso di assunzioni di manodopera per il cantiere, di prendere il lO per cento di questa dalle casse integrazioni, dalla mobilità e da personale disoccupato a seguito di licenziamento o inaccupato. Una clausola che potrebbe essere utile per la ricollocazione dei lavoratori in oggetto. Rassegna Se /a Cooperativa dei selciatori chiuderà, con quali criteri verranno affidati i lavori di manutenzione e arredo urbano? Tajani Per quanto riguarda le gare d'appalto, il mio assessorato ha promosso e seguito la redazione di un

Protocollo generale molto avanzato, approvato da tutta la giunta e sottoscritto dalle confederazioni sindacali. Si tratta di un punto femlO, di una leva importante per i lavoratori, di cui sono particolannente orgogliosa. All'int.e rno del documento, proprio rispondendo a una precisa richiesta dei sindacati, che del resto corrisponde alla sensibilità di questa giunta. ci sono esplicite clausole che tendono a limitare il massimo ribasso, e a imporre una attenta vigilanza, specialmente in materia di lavoro e nelle diverse fasi del subappalto: le piil rischiose. Rassegna I selciatori di Milano temono che la toro situazione non venga presa in debita co-nsiderazione dalle istituzioni nazionali.

Condivide questa preoccupazione? lajani So che il rapporto con le autorità centrali non è stato sempre lineare. Capisco l'angoscia dei lavoratori, condividendone i sentimenti. Penso che, in questo periodo di crisi, Milano stia soffrendo come le altre città. Ma credo anche, ne sono convinta, che più di altre città abbia risorse per rispondere alla crisi trasfonnandosi, aprendosi al cambiamento, inseguendo una nuova modemizzazione che un1area come questa può e deve generare, a prescindere dal sostegno che può venire da Roma. So che tale visione non può essere di sollievo per i lavoratori ora in difficoltà. E tuttavia è l'unica che può ispirard a reagire, non ripiegandod su noi stessi e sui problemi del presente. C . C .

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L'Arena CRISI/l. Ieri vertice tra sindacati, dipendenti e amministratori locali

Rdb, oltre -40 lavoratori senza stipendio e cigs Da quattro mesi non ricevono né stipendio, né cassa integra­zione i 42 lavoratori dello sta­bilimento Rdb collocato pro­prio sul confine tra Belfiore e Caldiero. TI gruppo, specializ­zato nella produzione di strut­ture prefabbricate e laterizi, conta sul territorio nazionale

·17 stabilimenti e circa 940 di­pendenti, di cui oltre 60 a Vero­na, distribuiti tra il sito di Villa­franca e quello di Belfiore. Un colosso attivo dal 1908 nel set­tore dell'edilizia, che è stato

travolto dall'attuale crisi eco­nomica: lo scorso gennaio lo stabilimento di Villafranca è stato chiuso e il 13 lugliO Rdb -gruppo peraltro quotato in borsa -ha chiesto di aderire al concordato (la sentenza di am­missione è stata emessa il 17 settembre).

Da metà luglio, dunque, an­che il sito di Belfiore è blocca­to e i suoi 42 lavoratori da allo­ra non hanno più percepito nulla: ieri si sono radunati nel­la sala civica di Caldiero per

l'assemblea sindacale, a cui hanno partecipato anche l'as­sessore provinciale al Lamro Fausto Sachetto e i sindaci di Caldiero Giovanni Molinaroli e di Belfiore Davide Pagangri­so.

«TI gruppo Rdb ha debiti per oltre 130 m~lioni di euro, mala speranza che ci possa essere una ripresa per lo stabilimen­to di Caldiero c'è ancora», è il commento di Sachetto. «En­tro il 20 ottobre è previsto l'in­contro al ministero del Lavoro

Data 05-10-2012 Pagina 37 Foglio 1

per la concessione della cassa integrazione straordinaria: stiamo lavorando per sensibt­lizzare le banche, in modo da anticipare il trattamento».

Inoltre, martedì 9 ottobre è previsto un altro appuntamen­to al ministero per lo Sviluppo economico.

«Abbiamo chiesto all'azien­da di discutere del piano indu­striale e dell'eventualità che ci sia qualcuno interessato ad ac­quisire il gruppo», spiegano Mario Ortombina (Filc;;t Cisl), Stefano Facci (Fillea Cgil) e Pietro DeAngelis (Feneal Uil). «Ci interessa, in particolare, capire quali stabilimenti po­tranno ripartire, perché quel­lo veronese ha tutti i requisiti perfarlo» . • M.Tr.

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'T" IL GAZZETTINO J..REVISO

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LA CRISI DELLA PA'NTO Firmata la cassa integrazione per tutti Ma il piano industriale presentato ieri è bocciato dai sindacati

«Ne assumerelllo 54» Ed esplode la rabbia

.MattiaZ~nard.o .... TREVISO

Via alla cassa integrazione per tutti i dipendenti, ma l'impasse della Panto non si sblocca. Ieri, come annunciato, in Provincia è stato firmato l'accordo per la cig straordinaria per cessata attivi­tà (la società è in liquidazipne): i 118 addetti beneficeranno di un anno di copertura, a partire dallo scorso primo ottobre. La richiesta verrà spedita a breve al ministero del Lavoro per la ratifica Ca questo punto, poco più di una formalità).

Sistemato il presente, resta ancora molto incerto il futuro. Quasi quattro ore di trattativa al centro per l'impiego del Sant'Ar­temio e la mediazione dell'asses­sore Michele Noal non sono bastate ad avvicinare le parti. Dopo le insistenze di Regione e

Provincia, i rappresentanti del­la ,Panto, il liquidatore Danilo Lorenzon e il commercialista Franco Quattromani hanno pre­sentato un piano industriale. Il documento di fatto ricalca le proposte già ben note: concorda­to preventivo, costituzione di una nuova società, riassunzione di S4' lavoratori. Allo stato, le condizioni di mercato e le stime di fatturato - è stato ribadito -non consentono altro. «Stiamo cercando di salvare il più possi­bile - spiega Quattromani -. Il sindacato ci ha dato la disponibi­lità di alcuni dipendenti per le pratiche, contiamo di" avanzare la richiesta di ammissione entro una decina di giorni e poi pre­senteremo il piano concordata­rio». Durante la cigs, la possibili­tà di accedere volontariamente alla mobilità è prevista per cin­que persone che nel frattempo. trovassero un nuovo posto di

• ,lA MINACCIA

«Non daremo via libera

alcOnCòrdafò preventivo»

lavoro. I sindacati hanno ribadito il

loro secco no al progetto, tornan­do a chiedere che la «Panto 2.0» prenda in carico tutto l'attuale personale, attraverso i contratti di solidarietà. «Noi abbiamo fat­to delle aperture su questo pun­to, l'azienda continua a mostrare assoluta rigidità - sottolineano' Anna Zanoni, della Fillea Cgil, e Francesco Orrù, della Filca Cisl -. Sembra non rendersi conto che questa è una trattativa. Per il concordato è necessario il consenso dei dipendenti: se l'im­presa non modifica il piano, non lo daremo di certo». Tanto più che, secondo i confederali, S4 addetti non sono fisicamente sufficienti, per come sono orga­nizzate le lavorazioni, a far fun­zionare la fabbrica. Oggi l'as­semblea dei lavoratori valuterà l'esito del vertice e deciderà eventuali ulteriori azioni.

LAPRGlESTA I lavoratori

della Panto hanno

manifestato al S. Artemio Oggi nuova assemblea

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la Nuova Ferrara RICOSTRUZIONE· L'ALLARME DEI SINDACATI

Edilizia, è una crisi senza fondo A giugno e luglio sono diminuite le ore lavorative rispetto il 2011

t FERRARA

Difficile davvero vedere il fon­do della crisi dell' edilizia: negli ultimi quattro anni in provin­cia si sono persi circa2.700 po­sti di lavoro, la metà di quelli "in regola", e 350 aziende han­no chiuso, ossia una su tre. Co­lossi e realtà più piccole che scompaiono, queste ultime, senza troppi sussulti. Dalle opere di ricostruzione post-si­sma non ci si attende granché: per Cgil, Cisl e Uil si può frena­re l'emorragia o poco più. Nei mesi di giugno e luglio le ore lavorate sono addirittura dimi­nuite rispetto a quelle del 2011. Una manciata di ditte

(sette-otto, non oltre) si sono iscritte alla locale Cassa edile dopo che l'ordinanza 46 del commissario per la ricostruzio­ne Errani ne ha previsto l'ob­bligo. «Chiediamo su questo versante - spiega Carlo Rivetti, segretario Feneal-Uil - che si applichino le norme predispo­ste per evitare eventuali infil­trazioni mafiose. I lavori saran­no in gran parte di piccole di­mensioni: serve che i Comuni e tutti gli enti pubblici control­lino, sappiamo già di palesi violazioni dei contratti di lavo­ro». Per esempio, a Poggio Re­natico si segnala un cantiere in cui si lavora anche 15 ore al giorno "che poi alla Cassa edi­le risultano essere otto: grave

La conferenza stampa dei sindacati edili di cgil, Cisl e Uil

inadempienza» dicono i sinda­cati. «Negli ultimi tre anni si so­no distribuiti undici milioni in meno di salari - sostiene San­dro Guizzardi, segretario Fil­lea-Cgil -. Stiamo disperden­do un patrimonio di professio­nalità e anche le capacità im­prenditoriali, così che saranno imprese provenienti da fuori provincia a vincere gli appalti. Nei cantieri stanno venendo meno dignità e sicurezza, costi che è più facile tagliare». Per il segretario Filca-Cisl, Sauro Cazzoli, <dI settore può ancora essere trainante, grazie alle ri­strutturazioni del patrimonio edilizio fatte tenendo conto dell'ambiente; ma il patto di stabilità si fa sentire sul bilan-

Data 04-10-2012 Pagina 4 Foglio 1

cio degli enti locali e la crisi fi­nanziaria, con gli anticipi ri­chiesti dalle banche, morde le imprese. I lavoratori non ce la fanno più, senza parlare dei di­soccupati». Scarsa la luce fino­ra emersa dall'Idrovia, «dato che gli appalti finora aggiudi­cati sono finiti a imprese e coo­perative non ferraresi: la Pro­vincia da una parte ha lavorato per accelerare l'iter dei lavori, dall'altra - accusano i sindaca­listi - non favorisce le ricadute positive sul territorio dicendo no alla nostra richiesta di con­vocare un tavolo congiunto sull'argomento. Sarebbe im­portante un indirizzo di tipo politico per favorire l'impiego di manodopera locale». if. t.)

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E UNIONE SARDA CAGLIARI

«La società coperta da una rete di protezione» «Il ministero latita, nemmeno il provvedito­re ha varcato i cancelli del cantiere per dialoga­re con gli operai e solle­citare la società a rispet­tare gli impegni. Nulla di fatto neanche dopo l'in­contro con il prefetto lu­nedì mattina. Sulla vi­cenda (a parte l'interes­samento della presiden­te dell' associazione So­cialismo diritti e riforme Maria Grazia Caligaris) c'è un silenzio pericolo­so che potrebbe portare gli operai a azioni ecla­tanti per far sentire le loro ragioni». Secondo i sindacati la società Ope­re Pubbliche sembra quasi coperta da un si­stema di protezione che lascia correre tutto, per­sino le più semplici re­gole che disciplinano gli appalti pubblici. «Chie­diamo un provvedimen­to d'urgenza del mini­stero che ripristini la le­galità e regolarità nel cantiere per salvaguar­dare i posti di lavoro e garantire la consegna del carcere», hanno det­to i segretari regionale e provinciale della Fillea Cgil Chicco Cordeddu e Erika Collu.

«Il ministero ha tolle­rato le inadempienze di una società che, nono­stante riceva regolar­mente i finanziamenti pubblici, continua a non rispettare i contratti».

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PREDAPPIO. Preoccu­pazione per il futuro dei lavoratori della "Tumi­dei arredamenti" e ri­chieste di precisi impe­gni da parte dell'azien­da. E' quanto emerso dall'assemblea dei lavo­ratori dell'azienda, tenu­ta dai sindacati Fillea-C­g il, F il c a -C i sI, F e­neal-Uil del territorio di Forlì unitamente alla R­su e dalla quale è emersa la contrarietà per le di­chiarazioni della dire­zione "Tumide i" di pos­sibile esubero del 20-25 per cento dei lavoratori al termine della Cassa integrazione straordina­ria in data 19 gennaio 2013.

«Nell'incontro, richie-

Data 03-10-2012 Pagina 10 Foglio 1

«Salvate la ''Tumidei''» Allarme dei sindacati per i dipendenti dell'azienda

La sede della "Tumidei arredamenti"

sto dal sindacato, svolto­si martedì 25 settembre -spiegano Domenico Pa­rigi della Fillea, Antonio Grumelli di Filca e Bar­bara Riva di Feneal - la direzione dell' Azienda (che occupa 67 lavorato­ri in produzione e 33 fra tecnici commerciali e amministrativi) ha co­municato che il mercato italiano è in flessione, come quello europeo, tutto ciò ha comportato forte diminuzione negli ordini lavorativi». La Tumidei vuole investire

su nuove tipologie di prodotto e sta preparan­do nuovi cataloghi.

I sindacati hanno chie­sto di conoscere imme­diatamente il Piano in­dustriale ed hanno invi­tato la direzione dell'a­zienda ad utilizzare tutti gli ammortizzatori so­ciali previsti dalle leggi, e di controllare costan­temente la situazione, attraverso incontri con la Tumidei e assemblee con i lavoratori che si in­tensificheranno nei prossimi mesi».

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GAZZIl'l'1Jl DI PARMA Pagina 41 Foglio 1

PONTREMOLESE CANTIERE DI SOLIGNANO

ltaltunnel non paga, gli operai si fermano

II«Senza stipendio non possia­mo continuare a lavorare». A parlare è uno degli operai della società ltaltunnel che sta lavo­rando nella tratta Solignano -Osteriazza della ferrovia Pontre­molese per la realizzazione di una galleria. La società, che ha sede a Milano e realizza tunnel, dall'esecuzione dello scavo al ri­vestimento definitivo, è impe­gnata in quell'area per conto del gruppo Astaldi. «Noi qui siamo 70 operai - spiega uno di loro al telefono e da agosto non perce­piamo lo stipendio, mentre i rimborsi per le trasferte non ci sono stati pagati dal marzo scor­so. TI nostro, tra l'altro, è un la­voro ad alto rischio, siamo lon­tani da casa, facciamo sacrifici enormi e dunque abbiamo de­ciso che cosi non possiamo an­dare avanti e pertanto è scattato uno sciopero a oltranza fino a

che non ci verranno accreditati i nostri compensi. La società è in difficoltà da tempo e anche a Va­rese, dove sta lavorando alla pe­demontana lombarda i dipen­denti sono in sciopero».

Gli operai finora non avevano preso iniziative perchè sperava­nO in una risoluzione positiva. «Giravano voci su un possibile intervento della Astaldi - spiega l'operaio di ltaltunnel- visto che la nostra società era in odore di fallimento. Speravamo di essere pagati dal gruppo viste le dif­ficoltà della ditta in subappalto, ma cosi non è stato. Ora atten­diamo risposte e per ora non ri­prendiamo a lavorare».

Oggi, Fillea Cgil, Filca Cisl e Fe­neal Uil hanno convocano presso gli accampamenti del cantiere della Pontremolese, una confe­renza stampa per denunciare la mancata retribuzione e la grande incertezza sul futuro occupazio­nale degli oltre 40 addetti .•

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Data 03-10-2012

il Quotidiiiii Pagina 34 Foglio 1

Tutto fermo, intanto, per la firma dell'accordo di programma sul polo del mobile imbottito

«Da gennaio saranno disoccupati» Ex Nicoletti, allarme di Fillea-Cgil.la proroga della Cigper 308 operai scade a dicembre

NON c'èpiù tempo. La collocazione in mobilità dei circa

300 dipendenti della Nicoletti potreb­be essere solo questione di giorni. Lo conferma Michele Andriulli, segre­tario di Fillea-Cgil che lancia l'allar­me.

In mancanza di segnali sostanziali che non possono che giungere da im­prenditoriche siano in grado dirilan­ciare l'attività dell'ex stabilimento Nicoletti, l'impegno di tutti questi mesi, ma soprattutto la Cassa inte­grazione in deroga, non potrà più es­sere prorogata.

«In tutta questa vicenda la Regione può giocare un ruolo centrale - ag­giunge Andriulli - fungere da ele­mento di attrazione, di richiamo per chiunque decida seriamente di rilan­ciare quel sito».

Puntare sull'accordo di localizza­zione, ovvero all'opportunitàdiinter­venire per riattivare una realtà im­prenditoriale che negli anni ha dato lavoro a centinaia di persone.

Il grido d'allarme della Fillea Cgil ha il sapore dell'ultima spiaggia, di quella possibilità senza la quale l'oc­casione di rivalsa diventa del tutto improbabile.

Potrebbe, dunque, concludersi de­finitivamente il 31 dicembre prossi­mo il percorso dei 308 ex lavoratori dell'azienda.

E' in quella data, infatti che scadrà la cassa integrazione in deroga che il 5 luglio scorso è stata approvata dal Mise.

La Produzione Industriale Mobili Imbottiti Spa, già Nicoletti aveva usufruito della Cig in deroga per 12 mesi dal 12 agosto 2010 per 350 lavo­ratori.

Successivamente il Ministero del Lavoro, la Regione e Italia Lavoro sot­toscrissero un accordo per ottenere

Una recente manifestazione di protesta dei lavoratori Nicoletti. Il 31 dicembre scade definitivamente la Cassa integrazione

un'ulteriore proroga a decorrere dal 12 agosto 2011 fino al 31 dicembre dello stesso anno per una platea di la­voratori pari a 33° unità.

Il15 febbraio scorso le parti hanno firmato un ulteriore proroga che par­tiva dall'l gennaio fino al 30 giugno per 323 operai.

Infine, come sottolineava Michele Andriulli, l'ultimo passaggio, dall'l luglio a131 dicembre prossimo, defi­nitonell'intesacome"Definitivamen­teultimativo, in favore di un numero massimo di 308 unità lavorative".

Su tutta questa vicenda si aggira, nel frattempo, la firma del famigera-

to accordo di programma sul polo del mobile imbottito che aprirebbe un varco positivo nelle aree pugliesi del­la M urgia e della Basilicata. Secondo quanto previsto nel verbale della pri­ma riunione che si era svolta l'l ago­sto scorso, entro il 30 settembre (ov­vero quattro giorni fa, ndr.) si sareb­be dovuto redigere il Programma dei fabbisogni del settore, da parte di In­vitalia.

Nulla di tutto questo, ancora, men­tre in gioco c'è il futuro di centinaia di lavoratori. A cominciare dagli ex di­pendenti N icoletti.

[email protected]

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Settimanale

Fillea e sindacati del settore Pag. 74

GroRNALE di SEREGNO Data 02-10-2012 Pagina 21 Foglio 1

Manifestazione dei lavoratori nel cortile dell'azienda

Crisi alla Cassina 15 dipendenti rischiano il posto J} azienda ha comunicato ai sindacati un piano di riduzione del personale indiretto non collegato agli stabilimenti produttivi

(ovr) Si torna a parlare della Cas­sina. Ha fatto scalpore la notizia che il gruppo «Poltrona Frau» abbia intenzione di licenziare circa 30 dipendenti, tra Tolen­tino e Meda. Circa 15 impiegati della «Cassina» - non si parla di lavoratori del settore produttivo - rischiano pertanto il posto di lavoro. La causa? Un probabile calo del fatturato. Per questo motivo i lavoratori hanno in­detto, mercoledì mattina, una breve manifestazione nel cortile di via Busnelli. Solo il giorno prima i sindacati avevano avuto un incontro con l'azienda. «La manifestazione è nata in modo del tutto spontal)eo e assolu-

tamente pacifico. E stato positivo vedere operai e impiegati ma­nifestare insieme: hanno dimo­strato grande unità di gruppo -ha dichiarato il sindacalista Pie­tro Borgarello, della Fillea-Cgil Brianza - Avremo un nuovo in­contro con l'azienda questa set­timana, per entrare nel merito. C'è sicuramente preoccupazio­ne. Ma la preoccupazione sin­dacale riguarda l'intero settore del legno: fa clamore il caso Cas­sina ma insieme a questa ci sono tantissime altre piccole realtà che risentono ancora di più della crisi». Sulla questione l'azienda fa sapere che «a causa dell'at­tuale contesto economico, ca­ratterizzato da una situazione di

recessione che si prolunga in Italia e in alcuni mercati europei, il fatturato sviluppato dal Grup­po Poltrona Frau in queste aree risulta inferiore rispetto allo stesso periodo dell' anno prece­dente. L:impatto negativo è stato sinora assorbito grazie a un im­portante contenimento dei costi discrezionali, generali e ammi­nistrativi. Cassina, a seguito di quanto sopra, ha comunicato al­le rappresentanze sindacali un piano di riduzione del personale indiretto che prevede 15 esuberi, finalizzato a snellire quelle strut­ture indirette e funzioni di staff non collegate agli stabilimenti produttivi e che risultano so­vradimensionate rispetto al fat­turato».

«CASSINA» Alcuni lavora­tori dell'azien­da durante la manifestazio­ne dello scor­so anno per impedire il trasferimento della produ­zione in Ro­mania

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Fillea e sindacati del settore Pag. 75

GIORNALE di DESIO Data 02-10-2012 Pagina 18 Foglio 1

LAVORO Una decina di esuberi anche nella ditta metalmeccanica di via San Martino

Crisi, mobilità alla Zanotta e alla Albed L'azienda di arredi di via Veneto propone un taglio di un quinto delle maestranze

(spd) La crisi non passa e continua a mordere il tessuto produttivo della città. Anche aziende con nomi blasonati e decenni di attività alle spalle sono costrette da tempo a fare ricorso agli ammortiz­zatori sociali e, nei peggiori dei casi, a cessare l'attività.

Dopo un lunghissimo pe­riodo di cassa integrazione si palesa all' orizzonte una ri­duzione del personale alla Zanotta, l'impresa del settore arredamenti nota in tutto il mondo per il design e con «pezzi» esposti nei musei, tra cui la famosa «poltrona sac­co» resa celebre da una scena di un film con Paolo Vil­laggio. Dai vertici dello sta­bilimento tra via Veneto e via Pellico è trapelata l'ipotesi di una ventina di mobilità sul centinaio di dipendenti della ditta. Un'ipotesi di taglio di

un quinto degli addetti co­municato ai sindacati nelle recente riunione per il rin­novo della cassa integrazio­ne. «Nell'incontro con la di­rigenza si è deciso un nuovo ciclo di cassa ordinaria fino a fine novembre. Fino ad ora riguardava quasi tutti i la­voratori un giorno la set­timana a seconda delle esi­genze veniva applicata ai di­versi reparti. E' stato deciso un aumento a massimo due giorni la settimana a rota­zione - riferisce Nunzia Zi­liani, Fillea Cgil - L'azienda ha approfittato della riunio­ne per comunicarci l'ipotesi di 20 esuberi attraverso la mobilità volontaria. Il tema non era previsto. Vogliamo approfondire la questione, capire che progetti ha l'a­zienda per il futuro. Non sia­mo certo d'accordo ad ac-

Lo stabilimento Zanotta: ipotizzate dai vertici venti mobilità

cettare supinamente questa misura e in questa entità». Tra le ditte del settore Za­notta ha fatto un <<uso leg­gero» degli ammortizzatori sociali. Prima ha ridotto il ricorso ai terzisti. Un esem­pio è Zaba, con 25 addetti, che ha chiuso un anno fa. <<In generale c'è un uso disperato della cassa in deroga da parte di una metà delle piccole aziende del territorio» ag­giunge Ziliani.

Ma la crisi non impatta solo sul settore legno-arredo. Pesantemente coinvolta la metalmeccanica. La scorsa primavera hanno cessato at­tività due aziende operanti a Nova da decenni: la Ques-Hetronic di via Ippo­crate e la Pelucchi di via Assunta, entrambe vittime del «blocco» del settore edile

che rappresentava il loro mercato con la produzione di radiocomandi e sistemi di illuminazione.

Taglio del personale è an­nunciato anche alla Del Monte - Albed. Una decina le mobilità su un totale di una quarantina di addetti. La cas­sa straordinaria è scaduta lo scorso maggio e ora i la­voratori stanno usufruendo della cassa in deroga.

«Il quadro che ne esce è che la crisi non si sta al­lentando e a settembre c'è stato un' ondata di richieste di rinnovi e attivazioni di cassa - afferma Marco Fer­rari, Piom Cgil - Guardando all'area desiana stiamo ri­cevendo una o due richieste al giorno. Non è detto che poi gli strumenti vengano atti­vati, però sono un segnale. Insomma il vento non gira, è sempre negativo».

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