vicenza informa 1/2013

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Vicenza / InForma N. 1 - ANNO 1 - MAGGIO/GIUGNO 2013 CONSIGLI E INFORMAZIONI PER VIVERE MEGLIO M A G A Z I N E D I M E D I C I N A , P S I C O L O G I A , S A L U T E E B E N E S S E R E PILATES COPIA GRATUITA Intervista a Luca Coletto Equilibrio tra corpo e mente Roberto Re: la chiave del successo Tumore alla mammella combatterlo si può

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Il magazine della salute e del benessere di Vicenza e provincia

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Page 1: Vicenza InForma 1/2013

Vicenza / InForman. 1 - anno 1 - maggio/giugno 2013 consigli e informazioni per vivere meglio

m a g a z i n e d i m e d i c i n a , p s i c o l o g i a , s a l u t e e b e n e s s e r e

pilates

copia gratuita

intervista a luca Coletto

Equilibrio tra corpo e mente

Roberto Re:la chiave del successo

tumore alla mammella combatterlo si può

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Page 3: Vicenza InForma 1/2013

centro sportIVoL’agonismo sano di chi prende il nuoto...di pettoAngela De Filippi 32

estetIcaPeli in eccesso? Una battaglia da vincere a colpi di laserAngela De Filippi 36

sIcurezzaCon ICU Medical obiettivo su protezione di pazienti e operatoriAlberto Cristani 38

FondazIone La Città della Speranza: un’arma in più contro oncoematologia infantileAlbino Pizzoli 42

FecondazIone assIsItItaQuando un’esperienza negativa si trasforma in opportunitàStefania Zilio 46

sport e dIsabIlItàIl velista e il suo spirito di StellaStefania Zilio 50

Sommario

regIone VenetoVicenza, una provincia sempre più in salute Alberto Cristani 10

assocIazIonIANMIC insieme verso un mondo senza barriereStefania Zilio 15

dIFesa personaleMi salvo la vita...con due mosse!Stefania Zilio 17

FederFarmaNuovi turni a due giorniper le farmacie vicentineDott.ssa Stefania Martelletto 20

udItoLa presbiacusia: perchè ci vuole...orecchio!Dott. Lorenzo Trombetta 22

pIlatesRicerca dell’equilibrio tra corpo menteStefania Zilio 24

Il personaggIoLa chiave per il successo: diventa leader di te stessoStefania Zilio 29

maggio, giugno 2013 : 3

Page 4: Vicenza InForma 1/2013

Produzioni audio visiviFilmati documentaristiciMonografie aziendali Spot pubblicitari

Redazionali

Info: [email protected]

www.wecommunication.eu

Tel. +39.3383268685

Page 5: Vicenza InForma 1/2013

SommariosIgarette elettronIcheTutto quello che devi sapere sulla sigaretta elettronicaAngela De Filippi

54corsIComunicare senza stressAngela De Filippi 58

senologIaIl tumore alla mammella si può combattereStefania Zilio 62

Veneto escapeReferti online: così in Veneto ogni anno si risparmiano 120 milioniBarbara Battistella 64

pedIatrIaCondizionamento atmosferico? Si, ma con moderazioneDott. Enrico Hüllweck 66

chIrurgIa VascolareGambe belle? Attenzione alle vene varicoseStefania Zilio

68

sport e benessereMente e corpo sani tra un dritto e un rovescioAngela De Filippi 70

posturaAttenzione a come dormi: ne va della tua salute!Stefania Zilio 74

solIdarIetàManuela e Martina: due sorelle “semplicemente speciali”Stefania Zilio 78

anImalIChe fare quando la ciotola non basta?Perla Ambretti 80

breVIIn Veneto ospedali aperti fino a mezzanotte 82

maggio, giugno 2013 : 5

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Numeri utiliemergenza

pubblIca utIlItà

113 Polizia112 Carabinieri115 Vigili del fuoco118 Emergenza sanitaria117 Guardia di Finanza 1515 Corpo forestale dello Stato 803116 Soccorso stradale848800557 Guardia medica0444 514222 Ambulanza C.R.I. - Croce Rossa Italiana 0444 753111 Ospedale - Centralino 0444 752221 Igiene pubblica - ULSS 6 0444 221645 Igiene e sanità pubblica - Comune di Vicenza 0444 544378 Polizia ferroviaria - c/o Stazione FF.SS. 0444 393711 Polizia stradale 0444 920600 Radiotaxi 0444 927799 Radiotaxi fax0444 545311 Polizia locale

Prefettura - Contrà Gazzolle, 6/10 - Centralino -0444/338411 -0444/338465 - fax 0444/338491

Polizia locale - Comando Contrà Soccorso Soccorsetto,46 - Numero verde -800635705

Procura della Repubblica - Contrà S. Corona, 26 -0444/398111 - fax 0444/398125

Centro Servizi Amministrativi ex Provveditorato agli Studi - Borgo Scroffa, 4 - 0444/251111

Poste e telecomunicazioni - Ufficio Centrale - Piazza Garibaldi, 1 - 0444/332111

Provinciadi Vicenza - Palazzo Godi - Contrà Gazzolle- Centralino -0444/908111 - fax 0444/323574 - 0444/323574

Polizia Postale - Piazza Garibaldi,1 -0444/322554

Polizia Stradale - Via Muggia,3 -0444/393711

Questura - Viale Mazzini, 1 - Centralino - 0444/337511 - ( URP -0444/337585)

Regione Veneto - (URP - Mure San Rocco,51 -0444/337985 - fax 0444/337988)

Teatro comunale - Viale Mazzini,39 -0444/327393

Telefono Azzurro - 0444/19696

maggio, giugno 2013 : 7

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edItorIale

Nasce Vicenza InForma, il magazine del benesseredi Vicenza e provincia

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Vicenza n° 1284 del 4 aprile 2013

Proprietario ed editore: WeCommunication

Sede legale: Via Chiesa, 128 - Monticello Conte Otto - Vicenza

Direttore responsabile: Alberto Cristani

Caporedattore-Coordinatore scientifco: Stefania Zilio

Redazione: Alberto Cristani, Stefania Zilio, Angela De Filippi, Albino Pizzoli

Grafica: Silvia Sorio

Stampa: Mediaprint Srl - Sede operativa di San Giovanni LupatotoVia Brenta, 7 - 37057 Verona

Relazioni esterne e marketing: Stefania Zilio

Contatti: - Redazione: +39 345 5665706 - [email protected] Pubblicità: +39 338 3268685 - [email protected]

Hanno collaborato per questo numero: Dott.ssa Stefania Martelletto, Dott. Lorenzo Trombetta, Angela De Filippi, Perla Ambretti, Albino Pizzoli, Dott. Enrico Hüllweck, Barbara Battistella

Foto: Archivio Vicenza Informa, Federfarma Vicenza, ICU Medical Europe, Città della Speranza, LeoSport, Circolo Tennis Vicenza, Sirio Life, Puff,

A CURA DEL DIRETTORE

Vicenza / InForman. 1 - anno 1 - maggio/giugno 2013 consigli e informazioni per vivere meglio

m a g a z i n e d i m e d i c i n a , p s i c o l o g i a , s a l u t e e b e n e s s e r e

Vicenza /InForman. 1 - anno 1 - maggio/giugno 2013 consigli e informazioni per vivere meglio

m a g a z i n e d i m e d i c i n a , p s i c o l o g i a , s a l u t e e b e n e s s e r e

pilates

copia gratuita

intervista a luca Coletto

Equilibrio tra corpo e mente

Roberto Re:la chiave del successo

tumore alla mammella combatterlo si può

Dire che era inevitabile forse è eccessivo ma sta di fatto che, dopo la positiva esperienza iniziata sul territorio veronese poco meno di un anno fa, varcare il confine vicentino è stata logica e naturale conseguen-za. Stiamo ovviamente parlando del progetto Vicenza InForma che con

questo primo numero inizia la sua azione di informa-zione e promozione del benessere a tutto tondo nei confronti dei cittadini di Vicenza e provincia. Medicina, patologie, cure, rimedi ma non solo. Fanno parte della sfera del ben-essere tutte quelle azioni e situazioni che rendono la nostra quotidianità migliore e - possibilmente - meno stressante. Ecco quindi che verranno trattate tutte quelle tematiche legate all’esteti-ca, allo sport, al mondo degli animali domestici, dell’a-limentazione: un vero e proprio excursus nel “mondo che più ci piace” e che, soprattutto, ci fa stare bene. Il progetto Vicenza InForma è simile ma non uguale a quello che si sviluppa sul territorio scaligero: redazioni diverse, gestione diversa, contenuti esclusivi. Il solo e unico trait d’union tra le due testate la dire-zione. Una scelta dettata dal fatto che, almeno per un primo periodo, i due magazine comunicheranno e si confronteranno, condividendo alcune tematiche che, vista la vicinanza tra le due province, verranno svilup-pate e affrontate sinergicamente. Permettetemi infine di evidenziare il grande lavoro svolto da Stefania Zilio, colei che ha vo-luto fortemente realizzare questo nuovo magazine in terra Berica. Stefania - con grande competenza e serietà - è riuscita a raccogliere consenso e condivisione di informazioni da specilisti, medici e importanti realtà locali. Senza la sua “costruttiva testardaggine” questo pro-getto non sarebbe mai decollato ma soprattutto non potrebbe crescere e svilupparsi. Beh, credo sia giunto il momento di salutarvi e lasciar-vi a in compagnia di Vicenza InForma. Perchè anche una buona ed interessante lettura può mantenerci...in forma!

Alberto Cristani

Page 9: Vicenza InForma 1/2013

Con il Metodo Pilates puoi : • alleviare e prevenire i dolori alla

schiena e alle articolazioni • migliorare la postura, la respirazione,

la coordinazione, l’equilibrio • accrescere tono, resistenza e

flessibilità muscolare. Il fisico diventa più armonioso, la mente

impara a concentrarsi e rilassarsi. È una tecnica versatile che può

adattarsi ad ogni persona ed esigenza.

Lezioni personalizzate

private o in coppia con attrezzatura

completa per la pratica del Pilates

• Corsi di Matwork in gruppi a numero chiuso, a corpo

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stretching globale, ginnastiche dolci

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Si riceve su appuntamento

Per Informazioni e contatti: tel. 3701157578 Visitateci sul web: www.zonapilates.it

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istruttrice qualificata STOTT PILATES®

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Assessore Coletto per capire meglio la si-tuazione attuale della Sanità veneta forse è il caso di fare un passo indietro ed analiz-zare il 2012: che anno è stato per la nostra Regione?Direi positivo. Abbiamo proseguito di fatto con l’attività iniziata, con il mio insediamen-to, nel 2010. Si è puntato quindi al manteni-mento dei servizi attivi su tutto il territorio . Questo ci ha permesso - nonostante i tagli e le difficoltà economiche (mancate entrate Ir-pef stimate in circa 200 milioni di euro n.d.r.) - di chiudere in attivo. Vista e considerata la congiuntura negativa generale che stiamo at-traversando direi che questo è un buon risul-tato. Questo fa capire che se il fondo sanitario è ben gestito si possono garantire e erogare servizi di qualità. Sevizi che, si ben chiaro, devono comunque essere garantiti in quanto diritto dei cittadini.

Andando nello specifico cosa si può dire per la provincia di Vicenza? Il vicentino, sia con l’Ulss capoluogo che con quelle della provincia, costituisce sicuramente una delle maggiori eccellenze del sistema vene-

to, sia dal punto di vista strutturale che orga-nizzativo, senza dimenticare le ottime profes-sionalità che vi operano. Credo che i vicentini non abbiano di che lamentarsi dell’assistenza che ricevono, sia dal punto di vista ospedaliero

regIone Veneto

Vicenza, una provincia sempre più in salute

Vicenza InForma ha intervistato Luca Coletto, Assessore alla Sanità della Regione Veneto e Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni

10 : maggio, giugno 2013

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che da quello territoriale. è ottimo anche il li-vello organizzativo che, con l’applicazione del nuovo Piano Sociosanitario, non dovrà subire interventi di particolare portata e troverà inve-ce ulteriori occasioni di miglioramento.

A livello di strutture?A livello strutturale credo sia l’area che recen-temente è cresciuta di più, e se così non fos-se poco ci manca. Il San Bortolo di Vicenza

è interessato da vari progetti di rafforzamento ed è dotato di tecnologie all’avanguardia in-ternazionale come i due Cyberknife che vi si trovano. Per quanto riguarda invece il nuovo ospedale di Santorso costituisce l’ultima gran-de realizzazione portata a termine in Veneto ed è un esempio europeo di struttura sanitaria per acuti al servizio del territorio. Con la posa del-la prima pietra del nuovo ospedale di Asiago, avvenuta in inverno, abbiamo inoltre dato il

maggio, giugno 2013 : 11

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via ad una significativa riqualificazione dell’of-ferta sanitaria in un’area to particolare come l’Altopiano. Non dimentichiamo infine il pro-spetto del nuovo ospedale unico di Arzignano-Montecchio. Mi pare ce ne sia a sufficienza per parlare di importanti eccellenze e soprattutto di una programmazione di altissimo livello.

Sembra comunque di capire che in generale il cittadino veneto “chiede” ma allo stesso tempo è anche soddisfatto del servizio che riceve…Come Coordinatore degli assessori alla sanità italiani, posso dire che la gestione in Veneto si può prendere come esempio positivo. La

spending review per noi è iniziata 15 anni fa. Non è una novità. A livello di informatica c’è tanto da fare ma è fisiologico: la tecnologia è in contiuna evoluzione e, scarseggiando le risorse, è difficile reggere il passo. Ma miglio-reremo anche qui. Tante iniziative sono già partite come ad esempio il progetto Doge che permette a medici di medicina generale e pe-diatri di libera scelta, di accedere per via te-lematica a tutte le informazioni del paziente, ed apportando - secondo i piani della Regione - un notevole risparmio in termini di tempo e denaro stimabile quando sarà a pieno regime - in circa 70 milioni di euro tra costi diretti e costi indiretti.

Da sinistra: Luca Zaia (Presidente Regione Veneto), Renato Balduzzi (Ministro della Salute) e Luca Coletto

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Entro quest’anno sarà pronto il fascicolo sani-tario informatico, una vera e propria scheda personale dove sarà indicata la sua vita sani-taria del singolo cittadino-paziente (esiti degli esami radiografici, clinici, allergie, patologie croniche, ecc.). Anche in questo caso sono evi-denti i vantaggi.

In questo percorso virtuoso le Asl e i medi-ci di medicina generale sono punti di riferi-mento fondamentali per l’assistito…Con il ‘Decreto Balduzzi’ sulla sanità è previ-sta uno servizio da parte dei medici di base “7 giorni su 7 e 24 ore su 24”. Questo prevede che i medici di base si consorzino fra loro, in gruppi di 3, 5 anche 10 dottori e, attraverso un sistema di turni concordati, copriranno l’arco delle 24 ore giornaliere.Lo slogan ‘7 giorni su 7, 24 ore su 24’ espri-me il messaggio di una sanità virtuosa. Questo percorso in Veneto lo avevamo iniziato circa due anni fa e l’abbiamo chiuso prima del de-creto Balduzzi. I direttori generali insieme alla categoria medici di medicina sono già attivi per organizzare queste aggregazioni funzionali territoriali che si appoggeranno anche al medi-co di continuità cioè la guardia medica. Stiamo studiando un provvedimento per andare ulte-riormente a limitare le liste di attesa, tenendo aperti gli ospedali anche di sera. Questo farà si tutte quante le apparecchiature come risonan-ze magnetiche, tac, ecografie, che mediamen-te lavorano 6/7 ore al giorno, possano essere maggiormente utilizzate. Oltre al vantaggio per i pazienti c’è un obiettivo puramente econo-mico: più le macchine lavorano prima si am-mortizzano i costi e, automaticamente, prima si rinnova. Rinnovamento tecnologico, quindi, a beneficio della cura.

Tornando a Vicenza, prossimi programmi e investimenti?

Credo che il livello complessivo già raggiunto e i progetti in divenire che ho citato sopra siano già estremamente qualificanti. Più in generale va detto che la Regione non intende fermare il cammino degli investimenti nonostante i pe-santi tagli romani che ci cadranno addosso da qui al 2015 (circa 1 miliardo di euro n.d.r.). Non a caso proprio su mia iniziativa è stato costitu-ito dal consiglio regionale un fondo specifico per gli investimenti. Inoltre, con la rateizzazio-ne concordata con il Mef di circa 1 miliardo e 300 milioni di ammortamenti non sterilizzati nello scosro decennio potremo cominciare a rifinanziare la capacità d’investimento di ogni singola Ullss.

Verona e Vicenza, due provincie vicine: si-militudini e differenze in ambito sanitario...Sono due realtà molto diverse: basti pensa-re che a Verona opera una delle due Aziende Ospedaliere Universitarie del Veneto. Le due province però sono accomunate da una carat-teristica che è l’eccellenza dei servizi erogati ai cittadini. Più spiccata quella ospedaliera a Verona, proprio in forza della presenza in cit-tà degli ospedali universitari di Borgo Trento e Borgo Roma; più diffusa quella territoriale a Vicenza. Però lo ripeto e ci tengo a sottoli-nearlo: sono due tipologie di organizzazione sanitaria estremamente qualitative, che garan-tiscono la miglior assistenza possibile a Vicen-tini e Veronesi.

Ultima domanda: una domanda dal citta-dino Luca Coletto all’assessore Regionale Luca Coletto…Su due piedi non saprei ma, considerando che ci sono a contatto tutti i giorni, dovessi avere delle richieste o dei dubbi non credo avrò dif-ficoltà a contattarlo!

Alberto Cristani

maggio, giugno 2013 : 13

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pag vuota

www.ilbuongustoveneto.it

BUON GUSTO

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La prima cosa da fare è superare il blocco che divide il mondo abile da quello disa-bile, la relazione tra le due sfere va reinter-

pretata in vista di una visione globale del genere umano. Amare incondizionatamente significa ac-cettare l’altro con i suoi pregi e difetti guardando oltre l’aspetto e l’apparenza. Rischiamo spesso di provare un sentimento di commiserazione ver-so chi vediamo “diverso da noi” e i “poverino” “che sfortunato” fioccano ingenui, non pensando che un disabile o un invalido proprio questo non vuol sentire. Ci dimentichiamo che la persona ha una dignità, dei sentimenti spiccati e il compian-to porta solo ad un isolamento del soggetto. Le regole della vita civile valgono per tutti e chi si sente superiore ad un altro, forse è il più piccolo degli esseri viventi.

Dottor Paolo Polazzo, cos’è l’ANMIC?L’ ANMIC è l’ Associazione Nazionale Mutilati Invali-di Civili, Ente Morale e Associazione di Promozione sociale riconosciuta a livello nazionale. Abbiamo il

compito di rappresenta-re e tutelare gli interes-si morali ed economici dell’intera categoria di mutilati e invalidi civili presso le pubbliche Am-ministrazioni e presso gli Enti aventi per scopo l’assistenza alle persone disabili.

Un invalido che cerca lavoro può rivolgersi ai vo-stri sportelli?Certamente, è un altro dei nostri compiti. Dopo aver esaminato la persona e le sue capacità cerchiamo di collocarlo in una posizione a lui idonea. è molto im-portante per un disabile riconquistare un livello socia-le. Siamo orgogliosi di aver impiegato molte persone in campi diversi con risultati sorprendenti per la per-sona e per il datore di lavoro.

Come si sviluppa un percorso di integrazione al lavoro?Siamo impegnati in molti campi di formazione. Pro-poniamo corsi di informatica, corsi di per ammini-stratore di sostegno, scuola di cucina, per dirne alcu-ni. I risultati ottenuti sono straordinari. Molti ragazzi hanno ottenuto un lavoro dopo aver frequentato i nostri corsi e può solo immaginare la nostra soddi-sfazione.

Associarsi all’ANMIC è quindi come affidarsi ad un amico...La nostra associazione si presta a tutelare i diritti dell’invalido, offre servizi e consulenze grazie ad una rete di professionisti impegnati in ogni campo: legale, medico, lavoro, fiscale, scuola, pensione, mobilità e assistenza. Agevoliamo l’incontro tra domanda e offer-ta. L’importante è sapere che ci siamo e il dialogo con la nostra associazione è sempre aperto.

Stefania Zilio

assocIazIonI

ANMIC insieme verso un mondo senza barriereIntervista al Dott. Paolo Polazzo, presidente dell’Associazione Mutilati Invalidi Civili

Dott. Paolo Polazzo

maggio, giugno 2013 : 15

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Sostieni

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Idati parlano chiaro: sono 113 le donne che hanno subito violenza nel 2012, 73 di esse dal proprio partner. Un femmicidio che

vede l’Italia ai primi posti della classifica mon-diale. Una barbarie che lede i diritti di dignità e rispetto nei confronti di quello che è con-siderato il sesso debole della società. Si può

opporsi a questa violenza letale imparando a denunciare e mettendo alla gogna i protagoni-sti dell’ignoranza. Ma possiamo anche impara-re a difenderci. Abbiamo colto il parere di Luca Zoppini, istruttore di difesa personale che da anni lavora per rafforzare non solo i muscoli ma anche l’emotività della donna.

dIFesa personale

Mi salvo la vita...con due mosse!Proteggere la nostra incolumità, reagire alle paure ed imparare ad attingere alle nostre risorse fisiche e mentali - in ogni condizione di potenziale - pericolo è fondamentale

maggio, giugno 2013 : 17

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L’atto violento è quasi sempre inaspettato ed è proprio la sorpresa che inibisce la rea-zione. Il controllo delle emotività è più im-portante del contrattacco?Proteggere la nostra incolumità, reagire innan-zitutto alle paure ed imparare ad attingere alle nostre risorse fisiche e mentali in ogni condi-zione di potenziale pericolo è fondamentale. Per questo è stato concepito il sistema di difesa tattica, basato sui principi del Krav Maga israe-liano. è una vera e propria educazione al peri-colo un training fisico e mentale che permette a chiunque di imparare a gestire situazioni di rischio, in condizioni di grande stress emotivo prima ancora che fisico. Di fronte ad una qua-lunque situazione di pericolo dobbiamo asso-lutamente imparare a contrastare il panico che ci paralizza e ci rende totalmente inermi ed

inattivi, perché questo è il pericolo più grande, quello che ci metterebbe totalmente alla mercè di un eventuale aggressore. è stato dimostrato come solo un’adeguata educazione alla reazio-ne permetta di agire nel pieno della lucidità, con la costante ed esatta consapevolezza della realtà, delle proprie azioni, reazioni e possibi-lità. I corsi insegnano quindi a gestire stress e panico e ad utilizzare nel migliore dei modi tutti gli strumenti di cui disponiamo.

Qual è la vera autodifesa? Gestire una di-sputa o mettere ko il nostro aggressore?Mi permetta di rispondere citando subito uno dei piu’ grandi combattenti della storia, Sun Tzu, leggendario generale-filosofo cinese, vis-suto intorno al V sec. a.c. La miglior strategia in guerra è vincere senza combattere. La re-gola numero uno, volendo stilare un decalo-go, è senza dubbio quella di “stare fuori dai guai”, perché non è sempre vero che sono ne-cessariamente ed esclusivamente i guai che ci vengono a cercare. La seconda non potrà che essere la preparazione ed è qui che intervenia-mo noi, con metodi semplici, efficaci e di faci-le apprendimento; non un semplice elenco di tecniche di difesa e contrattacco, ma molto di più. Si tratta di un approccio a tutto tondo al mondo esterno, che non può prescindere dalla

18 : maggio, giugno 2013

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capacità di analizzare le situazioni che quoti-dianamente viviamo, i pericoli ambientali ed extra-ambientali e le situazioni di rischio che possono derivarne. La finalità del metodo è la velocità di analisi di tutto questo e la tempe-stività nel proporre una reazione adeguata; il mezzo per ottenerlo, una corretta preparazione fisica e, soprattutto, mentale, fattori entrambi imprescindibili per l’ottenimento di risultati concreti e duraturi. La preparazione, quindi, è un fattore imprescindibile. Nulla si può im-provvisare e nessuno, o quasi, come si direbbe a Napoli, “nasce imparato”!

Immagino che ai corsi si presentino donne con caratteristiche fisiche diverse. Anche la meno atletica può difendersi con grinta?Senza dubbio la risposta è si. La forza, mai come in questo caso, sta nella testa. Di fron-te ad una aggressione fisica o anche verbale, vi sono donne che reagiscono molto meglio di alcuni uomini. La differenziazione di genere quindi, almeno in questo caso, non è deter-minante. è comunque vero che vi sono delle tecniche specifiche che consigliamo e studia-mo specificamente per le donne, ma questo non solo per delle evidenti differenze fisiche, ma anche per altri fattori contingenti, come potrebbe essere lo sfruttare un tacco a stiletto o le unghie lunghe, ad esempio.

“Prevenire è meglio che curare” recita un vecchio proverbio. Esiste un vademecum del comportamento femminile da evitare as-solutamente?Esistono sicuramente delle regole che definirei di sensatezza che ognuno dovrebbe applicare a se stesso, ma non direi che vi siano delle re-gole specifiche per le donne. Se è vero che, a prescindere dai diritti inalienabili di ognuno di noi, sarebbe meglio non infilarsi in un bar di soli uomini, magari ubriachi, alle due di

notte con una minigonna ed una t-shirt attil-lata, ciò non significa che analogo comporta-mento sarebbe consigliabile ad un uomo. Direi indi quche il vademecum è certamente valido per tutti ed è basato su banalissime regole di buon senso, abbinate ad una certa abitudine all’osservazione dell’ambiente che ci circonda. Mi rendo conto che, quando una persona esce la sera per divertirsi, non abbia molta voglia di tenere alti i “sensori” come fosse in guerra (anche se i dati sul femminicidio fanno pensa-re, eccome, ad una qualche forma di guerra in corso), ma abituarsi a memorizzare le facce di coloro che nel corso di una serata compaiono un po’ troppo spesso nel nostro campo visivo, osservare se c’è qualche presenza fuori luogo nei dintorni del nostro portone quando rien-triamo, non parcheggiare l’auto in zone buie e troppo appartate, fermarsi ogni tanto davanti ad uno specchio ed osservare ciò che avviene alle nostre spalle, giusto per citare i più banali, potrebbe costituire la miglior polizza assicura-tiva possibile sulla nostra vita.

Come si articolano e si sviluppano, in sinte-si, le lezioni?Le lezioni si dividono sempre in tre fasi di cir-ca mezz’ora l’una. La prima fase è quella del riscaldamento, che comprende esercizi di co-ordinamento motorio, ginnastica, stretching e potenziamento muscolare. Segue poi una par-te teorica sulle tecniche base, con studio dei movimenti di attacco, spostamento e difesa. La parte conclusiva della lezione, infine, è quella dedicata alla pratica, quando cioè simuliamo le tecniche studiate sugli altri compagni di corso, con l’alternanza continua dei ruoli di aggresso-re e aggredito. Si tratta di un approccio com-pleto, a 360 gradi, giustamente impegnativo per il corpo, ma anche per la mente.

Stefania Zilio

maggio, giugno 2013 : 19

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Dall’inizio del 2013 sono cambiati i turni di guardia farmaceutica delle farmacie della provincia di Vicenza, escluso l’Altopiano

di Asiago. Le farmacie infatti non effettuano più il turno notturno e festivo per una intera settimana, come accadeva fino a qualche tempo fa, ma ora si alternano ogni due giorni nelle diverse aree del ter-ritorio vicentino.Giorno e notte, feriale o festivo, i cittadini possono sempre trovare presso le farmacie validi professio-nisti al loro servizio. La turnazione infatti garantisce sempre il 10% delle farmacie aperte, anche a Natale o a Ferragosto, il che significa 20 farmacie in turno notturno e festivo ogni giorno nel Vicentino. Questo senza grandi aggravi di spesa per i cittadini, tenuti a pagare solo una modesta tariffa aggiuntiva, davvero simbolica, considerati i costi del personale laureato presente in farmacia.In paese come in città, il farmacista presta la propria opera con passione, consapevole dell’importanza del proprio ruolo di servizio alla popolazione, per cercare di risolvere i piccoli e grandi problemi che possono capitare nei momenti più imprevisti. E durante un turno può capitare di tutto, ogni genere di emergenza.I nuovi turni delle farmacie del Vicentino sono consul-tabili in internet sul sito di Federfarma Vicenza, www.federfarmavicenza.it, su giornali e periodici locali, sul mensile FarmaciAmica. Per conoscere la farmacia di

turno più vicina si può inoltre inviare un sms al Servi-zio PharmAround al numero 339-9941112. Da ricor-dare infine che, se di notte serve un farmaco e si è in possesso di ricetta, esiste anche il servizio gratuito di consegna notturna e festiva a domicilio. “Con questo nuovo sistema di turnazione a due

FederFarma

Nuovi turni a due giorni per le farmacie vicentinePer il cittadino il vantaggio di un servizio più capillare sul territorio

20 : maggio, giugno 2013

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giorni delle farmacie - spiega il presidente di Feder-farma Vicenza, Alberto Fontanesi - abbiamo voluto ottimizzare un servizio che da tempo offrivamo ai cittadini. Ora la suddivisione non è più per Asl ma a base provinciale, con la sola esclusione dell’Alto-piano: questo fa sì che le farmacie di turno siano distribuite in modo più omogeneo e quindi siano maggiormente accessibili per i cittadini. Si evita così che ci siano zone con tante farmacie aperte e altre invece completamente sguarnite”.

In ogni caso, le farmacie si stanno attrezzando per installare all’esterno delle loro attività delle bacheche elettroniche dove i cittadini potranno vedere 24 ore su 24 quali sono le farmacie aperte più vicine. Molte di queste bacheche agevolano pure il ritrovamento delle farmacie di interesse grazie ad un sistema di mappe di facile comprensione. “Con la nuova turnazione - prosegue Fontanesi - di-venta meno gravoso anche per il farmacista effettuare la guardia farmaceutica: invece di dover stare sveglio per sette notti, infatti, dovrà assicurare la disponibilità notturna solo per due notti consecutive. Un impegno sicuramente più accettabile per i colleghi che offrono questo servizio gratuito alla cittadinanza. Il sistema di turnazione a due giorni - conclude Fonta-nesi - è già operativo in altre province e finora sempre con risultati più che positivi. Va segnalato in ogni caso che si tratta, per ora, di un sistema sperimentale e che quindi potranno essere apportate in futuro eventuali modifiche che si rendessero necessarie per renderlo ancora migliore”.

Dott.ssa Stefania MartellettoFederFarma VicenzaDott. Alberto Fontanesi

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Il termine presbiacusia ha derivazione gre-ca: “prèsbys”= “vecchio, logoro”; “akoe”= “udito”. E’ la perdita di udito che appare

gradualmente con l’età. Circa il 30-35% della popolazione adulta tra i 65 e i 75 anni ha una sordità. Si stima che circa il 40-50% delle persone con più di 75 anni sono affetti da sordità. Normalmente la presbiacusia coinvolge le alte frequenze, cioè

rende difficile per esempio sentire il cinguettio di un uccello, il suono del telefono o il suono di un campanello però il rombo di un motore nella strada è perfettamente udibile. Nel lin-guaggio le alte frequenze sono quelle che vei-colano le consonanti, ecco perché quando ci si trova di fronte alle perdite uditive di questo tipo si ha una riduzione nella comprensione delle parole in un ambiente rumoroso o quan-do più persone parlano insieme soprattutto se si trovano in spazi ristretti. Interessa le fre-quenze più alte e gradualmente si estende alle frequenze inferiori; generalmente comincia a interessare le frequenze da 4 a 8 kHz tra i 55 e i 65 anni, anche se può esserci una notevole variabilità anche nell’età. Ci sono varie cause di presbiacusia. Più comu-nemente essa insorge a causa di cambiamenti nell’orecchio interno (coclea) durante l’invec-chiamento, o lungo il decorso del nervo acu-stico che porta l’informazione al cervello. Di solito colpisce bilateralmente in modo simme-trico. A causa del fatto che insorge gradualmente la maggior parte delle persone non si accorge che il proprio udito sta diminuendo. Gli uomini sono colpiti più frequentemente e più grave-

La presbiacusia:perchè...ci vuole orecchio!Ci sono varie cause di presbiacusia ma comunemente essa insorge come conseguenza dei cambiamenti nell’orecchio interno durante l’invecchiamento

udIto

Dott. Lorenzo Trombetta

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mente rispetto alle donne. L’irrigidimento della membrana basilare ed il deterioramento delle cellule ciliate della stria vascolare, delle cellule gangliari e dei nuclei cocleari, possono avere un ruolo importante nella patogenesi; la presbiacusia sembra inoltre essere causata in parte anche dall’esposizione a rumori. Può variare con l’età alcuni soggetti, infatti, sono gravemente deficitari all’età di 60 anni, mentre altri all’età di 90 anni possono ancora essere essenzialmente sani.Il trattamento consigliato è strettamente perso-nalizzato, vengono consigliati utilizzo di pro-tesi acustiche retro ed endo auricolari a secon-da se vengono posizionati dietro il padiglione auricolare o all’interno del condotto uditivo

esterno garantendo così una minor visibilità. Esistono varie tipologie di apparecchi acustici in commercio. In genere questi presidi aiutano aumentando il volume dei suoni in modo da percepirli più intensamente con una corretta amplificazione. E’ consigliabile di essere seguiti dallo specia-lista otorinolaringoiatra perché ogni persona può aver bisogno di un una protesi acustica adatta al proprio stile di vita con una differente adattabilità.

Dott. Lorenzo TrombettaU.O.c. OrL - OspedaLe deLL’angeLO

mestre (Ve)

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Spopola, tra gli appassionati del fitness, il metodo Pilates. Assicura risultati eccel-lenti a chi lo pratica, ma quanta consa-

pevolezza c’è negli estimatori? Chiariamoci le idee con una esperta, Elena Trento, Istruttrice qualificata di Metodo Pilates con certificazione Internazionale Stott Pilates acquisita presso Pi-latesItalia di Milano

Si dice erroneamente Pilates per specificare un’attività fisica. Credo che per prima cosa si il caso di chiarire che il Metodo Pilates è una cosa seria...Il Metodo Pilates nasce come una vera e propria disciplina che Joseph Pilates, creatore del meto-do, concepì a partire dalla sua situazione di salu-te, come rimedio a tutta una serie di disturbi che lo avevano colpito nell’infanzia (asma, debolezza ossea e fisica, febbri reumatiche, rischio di rachi-tismo) e ispirandosi a numerose tecniche, tra cui lo yoga, il nuoto, le arti marziali. E’un validissimo metodo di rieducazione posturale, di migliora-mento nell’efficienza del movimento, e quindi an-che come tecnica riabilitativa, oltre ad essere una

Ricerca dell’equilibrio tra corpo menteIl metodo Pilates è un sistema di allenamento sviluppato ad inizio ‘900 da Joseph Pilates, traendo ispirazione da antiche discipline orientali Conosciamolo meglio con questa intervista all’istruttrice qualificata Elena Trento

pIlates

Elena Trento

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pratica molto varia e addirittura divertente per migliorare il proprio fisico. La definisco una di-sciplina, in quanto la pratica del Pilates, per essere fatta bene e avere risultati, necessita di un coin-volgimento totale della persona, richiedendo con-centrazione, impegno a gestire il proprio corpo in modo responsabile e possibilmente disponibilità a praticarlo in modo costante e non discontinuo. Noi istruttori vediamo quotidianamente la con-ferma dell’efficienza di questo Metodo sui nostri clienti, che a loro volta ci dimostrano il loro entu-siasmo. E il fatto che a distanza di quasi un secolo questo metodo continui ad avere successo fa capi-

re come sia degno di considerazione.Cosa succede al nostro corpo quando pratichia-mo il Pilates a corpo libero o con i macchinari? In generale succede che il nostro corpo si abitua a mantenere con sempre minore sforzo, durante la giornata, una postura corretta e a muoversi con sempre più efficienza, agilità e… risparmio!! E con risparmio intendo che si impara a gestire tutti i nostri movimenti usando solo i muscoli e le ar-ticolazioni necessarie, senza coinvolgere parti del corpo che non servono.Andando nel dettaglio iI corpo e la mente sono stimolati a collaborare nell’organizzare il movi-

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mento corretto, con il conseguente risultato che il nostro sistema nervoso recepisce nuovi messaggi e nuovi stimoli per integrare modelli di movimen-to più efficienti e benefici per il corpo. A partire dalla presa di coscienza del nostro “core” (termine inglese che sta per centro di forza), e dal rinforzo e controllo di questo nostro punto di forza - attra-verso esercizi che ne sfidano la stabilità - si arriva a praticare movimenti sempre più impegnativi, che coinvolgono forza, flessibilità, equilibrio, con l’obbiettivo finale di arrivare ad un corpo, e una mente, armoniosi ed equilibrati.

La differenza nel praticarlo a corpo libero, chia-mato Matwork e con i macchinari è che nel pri-mo caso i movimenti, essendo eseguiti a catena cinetica aperta, senza cioè punti di appoggio per le estremità (arti inferiori o superiori), con-sistono principalmente in una sfida al “core” accennato prima, cioè al nostro centro, per cui colonna vertebrale e addominali vengono sfida-ti dal movimento e dal peso degli arti inferiori e superiori, ma c’è meno sforzo per le articolazio-ni di questi ultimi. Al contrario con i macchina-ri, con i quali si lavora utilizzando la resistenza di specifiche molle, il lavoro è più mirato a dei precisi distretti corporei, dato che gli arti spesso lavorano a catena cinetica chiusa contro la resi-stenza delle molle appunto, pertanto possiamo isolare l’attivazione muscolare nella zona che ci interessa.

Smontiamo i luoghi comuni sul Pilates?Ci tengo in modo particolare a rispondere a que-sta domanda. Infatti sono principalmente due i luoghi comuni di cui spesso mi trovo a discute-re con persone che conoscono il Pilates solo per “sentito dire”: uno è che il Pilates è solo una forma di stretching e rilassamento e che gli esercizi aiu-tano semplicemente a sentirsi più sciolti, allungati e rilassati. L’altro è che il Pilates, consiste sempli-cemente in una serie di esercizi per rinforzare gli addominali, scambiandola con una comune gin-nastica di tonificazione!.

Come si riconosce un Centro Specializzato?Innanzitutto chiedere se gli istruttori che gesti-scono le lezioni sono certificati, informarsi sulle scuole di formazione a cui si appoggia lo studio Fare poi attenzione ai corsi di gruppo: chiedete sempre quante persone partecipano, per esem-pio ai gruppi di Matwork (lavoro a corpo libe-ro) non dovrebbero essere ammesse più di 8-10 persone a lezione, dato che l’istruttore dovreb-be essere in grado di poter seguire e correggere

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tutti i partecipanti. Ancor meno numerosi devo-no essere i gruppi che lavorano sui macchinari, diciamo dai 3 ai 5 partecipanti, sempre ammes-so che il centro preveda lezioni di gruppo anche con i macchinari.Infine visitate il centro, controllate e guardate come è strutturato, se l’ambiente di lavoro predi-spone alla pratica con concentrazione e tranquil-lità, senza rumori e disturbi esterni e se l’atmosfe-ra che si respira è piacevole e positiva. Indicativo di serietà è anche un’eventuale analisi posturale e un’anamnesi che l’istruttore vi consiglia al fine di definire nel migliore dei modi un programma idoneo, facendosi segnalare particolari disturbi o problemi di salute.

Molte persone preferiscono le lezioni private, al lavoro di gruppo: cosa cambia?Nelle lezioni private l’istruttore può definire, in base alle esigenze e alle caratteristiche posturali del cliente, un programma personalizzato. In que-sto modo i risultati sono più veloci e non si ri-schia di far eseguire dei movimenti che sarebbero controproducenti, invece di efficienti. Un esem-pio: se un cliente si presenta con un’ernia lomba-re, non farò certo fare a questa gli stessi esercizi

di un cliente che viene per migliorare le proprie prestazioni atletiche nel golf! O se una donna è in gravidanza seguirà un programma diverso da una che vuole migliorare la postura dovuta ad una vita sedentaria.Le lezioni in gruppo sono “passive” se così si può dire, cioè il programma è generale e sta nella ca-pacità dell’istruttore capire le esigenze di ognuno.

Perché funziona il Pilates?Da quando ho cominciato a praticare e studia-re il Pilates, ho sempre pensato a una cosa: alla genialità di questo “pioniere” del secolo scor-so (Joseph Pilates) che è riuscito a creare una tecnica che fosse nello stesso tempo salutare, divertente, incisiva, coinvolgente e… sempre attuale!. La grandezza e quindi l’efficacia del M.P. sta nella sua versatilità, cioè nel fatto che gli esercizi si possono veramente adattare a qualsiasi esigenza e passare dall’essere estre-mamente dolci a veramente impegnativi e sfi-danti, anche per i professionisti dell’attività fi-sica. Inoltre è una tecnica che non annoia mai, essendo così varia e coinvolgendo veramente tutti i distretti corporei: un’ora di Pilates passa in un lampo!Dobbiamo poi ancora una volta ricordarne i be-nefici: postura migliore, prevenzione e sollievo dei dolori a schiena e articolazioni, migliore ca-pacità respiratoria, distensione dei muscoli con-tratti e rinforzo di quelli più deboli, maggiore concentrazione, miglioramento delle prestazio-ni atletiche. Infine, e non meno importante, il Pi-lates aiuta a stare bene con noi stessi, perché oltre al perfezionamento esterno, riscontriamo benefici interiori che vanno dalla positività, all’equilibrio, dall’autostima e ad un miglioramento generale. All’inizio del suo libro, “Ritorno alla vita”, Pilates scriveva: “Il benessere fisico è il primo requisito della felicità”: come non essere d’accordo?

Stefania Zilio

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Scuote le menti, sballa i pensieri e ipno-tizza con le parole. Non stiamo parlando di un mago che utilizza infusi e pozioni

prodigiose ma di un uomo che ha capito come raggiungere gli obiettivi fidandosi solo delle

proprie credenziali. Stiamo parlando di Roberto Re, un uomo che nel Dna ha scritto la parola “successo”. Diventare persone migliori si può, basta trovare gli strumenti giusti e iniziare ad utilizzarli.

Il personaggIo

La chiave per il successo:diventa leader di te stessoMente, cuore e azione: questi i segreti di Roberto Re per diventare persone migliori. In tutti i sensi...

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..”mi voglio drogare di positività..” quanto di illusorio c’è in questa frase?Tantissimo. Drogarsi di positività significa non avere consapevolezza, significa voler essere posi-tivi a tutti i costi senza guardare in faccia la realtà. Uso questo termine per evidenziare il lato negati-vo della cosa. Ognuno di noi deve affrontare pic-coli o grandi problemi e riconoscerli è un primo passo verso la positività. Avere consapevolezza e fiducia in sé ci aiuta ad essere pro-attivi quindi sanamente positivi. Credere che tutto vada bene è un atteggiamento inopportuno, non può che danneggiare lo spirito costruttivo per raggiunge-re un risultato.

La nostra mente è come il timone di una nave, decidiamo noi la rotta che deve prendere. Funziona solo con chi ci crede?No, funziona con tutti se non ti lasci trascinare dai fattori esterni e non sei tu, in prima persona

a decidere la traiettoria. Il paragone del timone ci aiuta a capire bene il concetto. Se lasci che siano i venti, le correnti, il destino a traghettare la nave, sicuramente da qualche parte sbarcherai, ma può essere esattamente agli antipodi della meta pre-fissata. Anche nelle piccole decisioni quotidiane dobbiamo avere una bussola tarata, altrimenti lasciamo al caos la facoltà di regnare imperituro.

Quali sono gli errori più comuni che si commettono quando il successo tarda ad arrivare?Sono svariati gli errori che commettiamo. Quello che io chiamo il “macro errore” è perdere la fidu-cia in sè stessi, mettere in discussione le nostre credenze e convincersi che non possiamo farcela. Se il successo tarda ad arrivare sbagliamo qualcosa di sicuro. La strategia, per esempio. Proviamo a pensare di voler vedere il più bel tramonto della nostra vita ed ogni sera ci impegniamo affinché

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questo accada. Non vedendolo ci rattristiamo e ci convinciamo di non essere persone fortunate. Poi arriva un amico che ti fa notare che sei contro sole, alle sue spalle. Ecco dove stava il problema, era solo una questione di posizione, non di inca-pacità personale. Questo esempio è appositamen-te banale, ma rende bene l’idea. Nel mio lavoro riscontro spesso che le influenze negative causano veri danni, sabotaggi interni dovuti a mentalità sbagliate o a paure cementate ci impediscono di agire nel modo corretto, senza volerlo.

Trasformiamo i pensieri negativi in positivi. Come si fa?Noi, esseri umani, siamo predisposti ad avere un lato negativo e positivo. La cosa interessante è che l’uno non pregiudica l’altro, in uno stato di consapevolezza. Vi faccio un esempio pratico: dobbiamo prendere un aereo. Anche se siamo dei viaggiatori costanti un pensiero negativo pri-ma di decollare lo facciamo sempre. E’ la nostra mente che ci mette all’erta, che ci ricorda che potrebbe succedere. La differenza la fa il nostro atteggiamento. Il positivo prenderà l’ennesimo

aereo godendosi il viaggio, il negativo cronico trascorrerà le ore più brutte della sua vita. La ne-gatività non è debolezza, fa parte della struttura umana ed è giusto che ascoltiamo anche questa parte del nostro cervello. L’importante è che non prenda il sopravvento.

Chi è Roberto Re?Una persona normalissima che lavora con passio-ne. Vedi, qualsiasi lavoro il cuoco, il meccanico, il sarto, l’imprenditore, l’insegnante, chiunque svolga un’attività, se non la fa con l’entusiasmo giusto, se non ci mette l’anima nel farlo non ot-terrà buoni risultati. Io aiuto le persone a gestire meglio le proprie potenzialità, li aiuto a ricono-scere in se stessi la risorsa che cercavano all’e-sterno. Quello che più mi sorprende è che siamo una fonte preziosa di sfumature e luci, ognuna delle quali produce un’energia, quello che faccio io è riconoscere questa potenzialità e trasformar-la in successo. Non dimentico mai, però, che il mio primo cliente sono io.

Stefania Zilio

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Vicenza InForma è andato a conoscere da vicino l’attività che viene svolta - è bene sottolinearlo da istruttori altamente

qualificati - presso i Centri LeoSport. Agonismo e sana competizione alla base di tutto. Ma non solo. Ecco cosa ci ha raccontato il responsabile Alberto Burlina.

LeoSport e successi: un binomio ormai indis-solubile e, ovviamente, vincente...Il successo è frutto di lavoro: da parte degli at-leti/ragazzi che quotidianamente si tuffano in acqua con grinta e determinazione. e dello staff tecnico, specializzato e motivato a fornire ogni giorno stimoli e nuovi traguardi. Ogni ragazzo

L’agonismo sano di chi prende il nuoto...di pettoAl centro sportivo LeoSport l’obiettivo principale è far diventare lo sport un momento di sana e salutistica competizione. Se poi, magari, dall’acqua “emerge” qualche campione...

centro sportIVo

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deve avere il suo obiettivo personale da raggiun-gere e fornendo all’atleta i mezzi e gli strumenti per conseguirlo, si lavora per il suo successo, che per ognuno è diverso, in base a doti perso-nali, caratteristiche e capacità ma ugualmente importante che varia a seconda delle caratteri-stiche di ognuno.Il successo non si manifesta solamente nel vin-cere una medaglia ma lo si ottiene ogni volta che si raggiungono degli obiettivi! Ci piace pen-sare di essere, attraverso uno sport disciplinante come il nuoto, strumento di successo a 360*. Sono onorato di poter fare questo lavoro, e per-sonalmente penso che il successo più grande sia vedere la gioia nello sguardo dei ragazzi che ogni pomeriggio appena finita la scuola si tuf-fano con piacere e determinazione in piscina. Non dimentichiamo di dire che il loro entusia-smo è già un successo per noi.

Per i ragazzi allenamento per due ore al gior-no sei giorni la settimana. Non crede che questo impegno possa influire anche sull’an-damento scolastico?Certamente si. Ma non come si pensa solitamen-te per l’aspetto negativo legato alla sottrazione di tempo allo studio ma, inverosimilmente , per lo stretto legame che intercorre tra discipli-na sportiva e organizzazione di quest’ultimo. I nostri giovani atleti, fin dalla scuola primaria, sono invogliati a gestire il loro tempo di studio a casa in funzione delle giornate di allenamen-to. La nostra filosofia non è quella di mettere in conflitto le due realtà, ma di stimolare i ra-gazzi ad ottimizzare il rendimento di studio per poter assecondare la voglia di divertirsi con lo sport. Poi, con il tempo, l’impegno aumenta da entrambe le parti. Tuttavia la forma mentis ma-turata con la crescita da studente-atleta consa-pevole, permette di districarsi più che agevol-mente tra interrogazioni e verifiche. La maggior parte dei nostri atleti raggiunge i suoi obiettivi

scolastici con ottimi risultati. è evidente co-munque che la grossa parte di questa maturata consapevolezza fin da principio è frutto della dedizione e dell’impegno delle famiglie che sa-crificano molto tempo e anche qualche denaro alla causa. Infine sottolineo che con i ragazzi abbiamo un continuo dialogo riguardante i ri-sultati scolastici e loro sanno perfettamente che l’impegno sportivo è assolutamente secondario rispetto a quello scolastico. Perciò, in molti casi di allarme insufficienza,assieme a loro e ai ge-nitori si provvede ad attuare un programma di rientro, abbassando drasticamente la durata e la frequenza degli allenamenti.

Motivazioni e successi personali aumentano l’autostima di ogni atleta. Ma lo staff tecni-co è determinante: com’è composto quello di Leosport?I bambini vengono inizialmente accolti dalla nostra scuola nuoto federale. Gli istruttori, tutti bravi e troppi per essere menzionati tutti, se-

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gnalano ai responsabili dell’agonistica i ragaz-zini più dotati. Per dotati non si intende super eroi ma solamente si valuta la disponibilità dei piccoli a mettersi in Gioco per provare a miglio-rarsi divertendosi. Da qui, vengono presentati ai due tecnici del settore propaganda che sono rispettivamente Maria Rosa Todesco a Creazzo e Giuseppe Rebonato a Villafranca. Poi se ai ragazzi piace e con le famiglie si condivide il progetto educativo sportivo dell’attività agoni-stica, entrano a far parte della Squadra a tutti gli effetti con il tesseramento agonistico. Vengo-no quindi accolti da Anna Vallarsa responsabile della squadra Esordienti a Creazzo e da Marco Wenter allenatore di Villafranca. Infine quando

le ragazze hanno 13 anni e i maschi 14 arriva-no alle categorie giovanili e al nuoto assoluto guidato da Alberto Burlina. A Villafranca questa categoria è seguita da Riccardo Wenter.

Un adolescente legge questa intervista e il suo sogno è quello di far parte della squadra Leosport: come deve fare?Purtroppo all’adolescente che ci legge devo ri-spondere che, o è già un nuotatore, o quanto meno lo deve essere stato, per poter pensare di far parte di una qualsiasi squadra di nuoto di livello nazionale. Come si può dedurre dalle risposte precedenti infatti il percorso deve par-tire molto prima dell’adolescenza. Molte volte ci capita infatti di dover deludere le aspettative entusiastiche di ragazzi che vorrebbero intra-prendere la carriera del nuotatore in età tardiva. Esiste comunque la possibilità anche in Leo-sport di poter coltivare la passione per questo splendido sport attraverso circuiti amatoriali e master. Per i più piccoli invece, occorre venire a Creazzo nella nostra piscina con la sola voglia di provare a divertirsi facendo uno sport straor-dinario!

Nel 2012 categoria Palmares Nazionale avete portato a casa: otto medaglie d’oro, quattro d’argento e tre di bronzo: “nascondete” una nuova Pellegrini tra le vostre atlete?Di Pellegrini ce n’è e ce ne sarà una sola. I risul-tati agonistici di Leosport sono molto soddisfa-centi e fanno ben sperare. D’altra parte 100 me-daglie Nazionali, 6 Internazionali e 3 atleti in Nazionale negli ultimi 10 anni parlano da soli, ma cercare di scovare nuovi campioni di tale calibro mi sembra francamente difficile. Tutta-via noi continuiamo nel nostro lavoro, convinti che, con la passione, la qualità e la coerenza, qualche buon atleta emergerà.

Angela De Filippi

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Basta con dolori e rossori: la battaglia con-tro pinzette, cerette o rasoi è finalmente finita o perlomeno è arrivato un alleato

prezioso che può aiutare in modo significati-vo. Stiamo parlando dellaser. Il suo “segreto” è di essere definitivo e permanente. Almeno così promettono le varie pubblicità che spopolano so-prattutto in questo periodo. Ma è davvero così? Facciamo un po’ di chiarezza parlandone con MariaPia Mazzasette che ha da poco introdotto questo metodo nel suo centro estetico.

Innanzituttto chiariamo subito un concetto fondamentale: il laser è un trattamento defini-tivo contro per l’epilazione?Va subito precisato che il laser non è definitivo, come spesso erroneamente viene pubblicizzato. Ma rappresenta invece un’alternativa efficace con risultati molto più duraturi se effettuati progressi-vamente e con costanza.

Che cos’è il laser?è un dispositivo in grado di emettere un fascio di

estetIca

Peli in eccesso? Una battaglia da vincere a colpi di laserUna pratica sempre più diffusa che permettere di risolvere in modo efficacie le problematiche legate ai peli superflui

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luce coerente, monocromatico e unidirezionale. Queste tre principali proprietà, sono alla base di un vasto ventaglio di applicazioni. I primi Laser per Epilazione arrivano in Italia ed in Europa alla fine degli anni ‘90. Ad oggi, dopo tredici anni di distan-za, grazie all’arrivo del nuovo Laser Diopo Alta Po-tenza, si sono raggiunti risultati sorprendenti..

Quante sedute sono consigliate per avere un risultato soddisfacente?Sono diversi i fattori che incidono sul numero del-le sedute. Si deve tener conto della zona del corpo dove si effettua il trattamento, il colore del pelo, il numero dei peli presenti nella zona da trattare. Con il Laser Diodo si ottengono ottimi risultati già dalle prime cinque o sei sedute. Ma se ci troviamo di fronte ad un caso di irsutismo, il discorso cam-bia. Consigliamo una visita medica per affrontare il problema e capire da cosa è provocato, se il me-dico consiglia il Laser procediamo con l’epilazio-ne, altrimenti preferiamo non intervenire.

Si dice che il laser deve essere usato solo da medici specialisti: è davvero così?è una domanda alla quale rispondo volentieri perché mi viene fatta spesso. L’entrata in vigore a Luglio 2011, del Decreto Interministeriale Nr. 110 del 12/05/2011, introduce per la prima volta in Italia, la possibilità dell’utilizzo del Laser per Epilazione da parte dei Centri di Estetica. I Laser devono chiaramente possedere le caratteristiche di idoneità previste dal Decreto e devono essere certificate dalle Case Produttrici. Per tanto ad oggi risulta essere una falsa credenza.

Quali sono gli eventuali rischi?I rischi più frequenti sono rappresentati dalle mac-chie; si tratta di ipo o iperpigmentazioni cutanee, generalmente a regressione spontanea in qualche settimana o mese, ma statisticamente rare (1-7%). Le macchie chiare si verificano se si agisce su una cute abbronzata perché si danneggia la melanina; le macchie scure si verificano per un effetto ter-mico di stimolazione della melanina nelle zone vicine al pelo.

A chi è sconsigliato l’uso del laser?Per legge l’estetista deve effettuare i trattamenti estetici ritenuti necessari su pelli cosiddette “sane”. Per questo motivo si sconsiglia l’utilizzo del Laser su persone che presentano dermatiti, piaghe, ferite, psoriasi o altre patologie in via temporanea anche in soggetti che stanno assumendo Antibatterici e Antibiotici con presenza di Tetracicline o di farma-ci come il Roacutan che possono creare fenomeni di fotosensibilizzazione della pelle. Nelle donne in gravidanza, in soggetti con gravi disfunzioni cardia-che o tumorali etc e preferibile in va precauzionale non effettuare sedute di Laser. Consiglio perciò di affidarsi sempre a Centri che abbiano fatto una For-mazione approfondita.

Angela De Filippi

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L’innovazione come strumento fonda-mentale per garantire sicurezza.Non solo per i pazienti, ma anche su-

gli operatori sanitari: è questa la filosofia di ICU Medical Europe, azienda impegnata nella creazione di prodotti per la manipolazione di

sIcurezza

Con ICU Medical obiettivo su protezione di pazienti e operatoriGrazie a ricerca ed innovazione continua, la sicurezza del paziente viaggia di pari passo con quella dell’operatore

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farmaci pericolosi, per la terapia infusionale e per terapia intensiva. Dopo l’introduzione del mercato degli accessi vascolari senza ago, da-tata 1984 con la presentazione del ClickLock, ICU Medical ha trasformato nuovamente il set-tore nel 1993 grazie al Clave, connettore più affidabile ed utilizzato al mondo con 500 mi-lioni di pezzi venduti in più di 70 Paesi all’an-no. Questa tecnologia, microbiologicamente e meccanicamente chiusa, non richiede com-ponenti aggiuntivi, adattatori per l’accesso o cappucci per garantire la sterilità, ed assicura notevole protezione contro la colonizzazione batterica della punta e del raccordo del cate-tere, permettendo al fluido di usufruire di un percorso dedicato. Presidi sempre più accurati ed efficienti sono necessari in ambito terapia intensiva, dove soluzioni basate sull’assenza di lattice di gomma naturale mirano a rispon-dere ad ogni necessità clinica, a riduzione di componenti e collegamenti e ad un affidabile

monitoraggio delle informazioni emodinami-che critiche del paziente. “Questi dispositivi riguardano la conservazione dei prodotti ema-tici e la protezione dalle infezioni e la tecno-logia avanzata di ossimetria – spiega Gabriele Giovanelli, amministratore delegato -, e sono stati sviluppati grazie alla collaborazione di-retta con gli utilizzatori”. La costante cresci-ta in termini di acquisizione di mercato e la continua ricerca di strumenti innovativi, an-che relativi all’oncologia, derivano dunque da una vera e propria partnership instaurata tra product specialist e ospedali del territorio na-zionale, disponibili a dialogare e sperimentare i sistemi. La riduzione significativa dell’espo-sizione durante la manipolazione dei farmaci chemioterapici ha portato alla realizzazione del sistema Diana, nato da una storia di vita. Nel 2006 la Dottoressa Diana Kostyra Lopez, premurosa pediatra, ha perso la sua lotta con il cancro. Partendo da questo tragico evento, George Lopez ha trovato il modo di onorare la memoria della moglie e di adempiere una pro-messa a lei fatta nel corso dei suoi trattamenti. Durante la chemioterapia, Diana udì le infer-miere lamentare un gusto metallico all’inter-no della bocca, e discutere sui possibili rischi per la salute dovuti all’esposizione a farmaci antiblastici. Lei chiese dunque al marito di creare una soluzione che tenesse gli operatori al sicuro, il risultato è un sistema in grado di diminuire l’esposizione ad aerosol pericolosi ed agli spandimenti durante la preparazione. «Quello su cui puntiamo – precisa Giovanelli – è la precisione, sicurezza e affidabilità an-che nel corso della ricostituzione e diluizione di farmaci pericolosi. Il sistema è studiato per essere perfettamente inserito negli ambienti di lavoro standard già esistenti e nella corrente pratica clinica, consente a farmacisti e tecnici dimantenere il controllo del processo di pre-parazione dall’inizio alla fine fornendo mag-

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giori mezzi per il controllo di quella che è la fase più delicata della filiera della preparazione della terapia. Diana assicura efficienza nel flus-so di lavoro, tracciabilità e possibilità di limi-tare gli errori di dosaggio che spesso causano conseguenze fatali per i pazienti, contribuendo a ridurre lo spreco di farmaco con l’estrazione di tutto il liquido contenuto nei recipienti. Il suo uso diminuisce, per gli operatori sanitari, anche le sollecitazioni delle articolazioni coin-volte durante preparazione della chemiotera-pia, che possono causare possibili danni fisici e invalidità da lavoro. Inoltre il sistemaDiana comprende set di preparazione e somministra-zione specifici e dispositivi semplici, sicuri, protetti grazie all’utilizzo del sistema a circuito chiuso needle-free ChemoClave, che consente dimigliorare la sicurezza dell’operatore sani-

tario e del paziente ed assicura la conformità alle procedure in essere». Fornire alta quali-tà di prodotto, migliorare l’esperienza clinica, collegare obiettivi e speranze fanno parte della mission dell’azienda, impegnata costantemen-te nella considerazione di standard di setto-re come punto di partenza, non di arrivo. Le migliorie testate clinicamente sono frutto del-la cultura di ICU Medical, sostenuta da unità d’intenti tra le parti per collegare innovazione ed empatia, empatia con la tecnologia, tecno-logia con la protezione.

Alberto Cristani

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Lievitate Naturalm

ente

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La “Città della Speranza” è una fondazione nata nel 1994 con il duplice scopo di costruire un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica

nell’Azienda Ospedaliera di Padova e di sostenere la ricerca sulle neoplasie infantili. Tale impegno si

è concretizzato nel 1996 con la nascita del nuovo reparto diretto dal Prof. Luigi Zanesco e nel 1998 è sorta la seconda ala comprensiva di laboratori di ri-cerca e Day Hospital. L’elevato livello raggiunto, dalla Clinica di Padova, e la convinzione che solo la ricerca

La Città della Speranza: un’arma in più contro oncoematologia infantileLa Fondazione “Città della Speranza è oggi un organismo estremamente vitale, in costante crescita capace di sorprendere per la sua forza e determinazione. L’obiettivo del futuro è continuare il percorso, diventando possibilmente un riferimento per la ricerca pediatrica con particolare attenzione all’oncoematologia infantile in tutta Europa

FondazIone

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La Città della Speranza: un’arma in più contro oncoematologia infantile

scientifica può garantire l’aumento della percentuale di guarigione delle neoplasie infantili hanno portato, dal ’99, la Fondazione a impegnarsi a destinare al-meno un milione di euro all’anno, per dieci anni, a favore della ricerca scientifica.La Fondazione delega la scelta e la valutazione dei progetti scientifici finanziati ad un Comitato Scienti-fico Internazionale del quale fanno parte i più auto-revoli scienziati italiani ed europei. Dal 2003 a oggi sono stati finanziati più di 100 progetti. I bilanci sono facilmente consultabili nell’apposita sezione del sito. Nel 2004 la Contessa Anna Maria de Clarici-ni (medico pediatra), nobildonna milanese di origini patavine ha donato, in memoria del marito il Prof. Corrado Scarpitti, 4 milioni e mezzo di euro per la costruzione di un centro di ricerca pediatrico. L’idea è nata da un articolo di Gian Antonio Stella appar-so nel Corriere della Sera che sottolineava come, in una situazione di diffuso malcostume, fosse ancora possibile trovare realtà trasparenti e virtuose citando come esempio la Fondazione stessa.Questo atto di generosità ha gettato le basi per la

futura collaborazione con la Regione Veneto, l’Uni-versità e l’Azienda Ospedaliera di Padova, portando la Fondazione a intraprendere la costruzione del nuovo Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) “Città della Speranza”. L’obiettivo è quello di promuovere l’atti-vità di ricerca scientifica nel campo delle patologie pediatriche con particolare attenzione alle malattie oncologiche dell’infanzia. Inoltre darà ospitalità a tutte le attività di studio, di ricerca (Clinica, epide-miologica, transazionale e di base) e di diagnostica avanzata dedicate alle patologie proprie dell’infanzia.Il progetto si è concretizzato il 16 giugno 2006 con la firma del protocollo di intesa tra la Fondazione Città della Speranza e Dipartimento di Pediatria. L’accordo prevede un investimento di 25 milioni di euro, che serviranno a costruire una struttura di oltre 14.000 metri quadrati a Padova, di cui 10.000 esclusivamen-te dedicati ad attività di bench side in grado di ospi-tare circa 400 ricercatori. Il 14 dicembre 2010 è stato firmato l’atto costitutivo della “Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza”, una “costola” della Fondazione Città della Speranza esclusivamente atta al finanziamento dell’IRP Città della Speranza.L’istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) Città della Spe-ranza è stato inaugurato l’8 giugno 2012.

Albino Pizzoli

SEDE DI MONTE DI MALO Viale del Lavoro, 12 - 36030 Monte di Malo (VI)Telefono: 0445 602 972 - Telefax: 0445 584 070 [email protected]

SEDE DI PADOVA Dipartimento di Pediatria Clinica di Oncoematolo-gia Pediatrica - Via Giustiniani, 3 - 35129 PadovaTelefono: 049 821 8033- Telefax: 049 836 4317 [email protected]

info: www.cittadellasperanza.org

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“I VOLTI” deLLa cITTà deLLa speranza

COMITATO SCIENTIFICO

- Dott. Stefano Bellon - Presidente Comitato Scientifico e Consigliere della Fondazione Città della Speranza

- Prof. Seger Reinhard - Direttore del reparto di Immunologia/Ematologia/Oncologia della Clinica Pediatrica

Universitaria, Zurigo

- Prof. Helmut Gadner - Direttore dell’Istituto di Ricerca Tumori Infantili Ospedale Sant’Anna, Vienna

- Prof. Fabien Calvo - Direttore Generale dell’Istituto Nazionale del Cancro (INCa), Parigi

- Prof. Lorenzo Moretta - Direttore Scientifico dell’Istituto Giannina Gaslini, Genova

- Prof. Luigi Chieco-Bianchi - Professore emerito di oncologia Università di Padova

- Dott. Paolo Rebulla - Direttore del Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti dell’Ospedale

Maggiore, Milano

- Prof. Giorgio Palù - Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Padova

- Dott. Marco Pierotti - Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Tumori, Milano

- Prof. Luigi Zanesco - Professore ordinario Clinica di Oncoematologia Pediatrica dell’Università degli Studi

di Padova

- Paul A. Meyers MD - Vicedirettore del Dipartimento Pediatrico Memorial Sloan Kettering Cancer Center, NY

COMITATO ESECUTIVO

Giuseppe Basso, Stefano Bellon, Andrea Camporese, Stefania Fochesato, Luigi Lachina, Ivanoe Masello,

Franco Giovanni

SOCI FONDATORI

- Giovanni Franco Masello il quale interviene nella sua qualità di Amministratore Unico per conto ed in

rappresentanza della DEROMA Spa

- Mario Zarantonello - rappr. GRUPPO EFFE 2

- Ugo Zanrosso - rappr. FORNACI ZANROSSO Srl

- Maria Benetti ved. Grendene - rappr. FORNACE VISANA Spa

- Vittorio Baghin - rappr. FORNACE RACCOLTA DI BAGHIN GIANCARLO IC. Sas

- Giuseppe Destro - rappr. DESTRO Srl

- Antonio Corradin - rappr. CORRADIN Srl Impresa di Costruzioni

- Giuseppe Bottazzo - rappr. EUGANEA VASI Srl - 10 mil.

- Finotti Domenico - rappr. S.C.A.V.I. Srl

- Carlo Mazzocco - rappr. A.B.L. “Ass. amici dei bambini con leucemie, tumori e altre malattie del sangue”

- Cremasco Pietro - rappr. FORNACE CENTRALE Srl e contributo personale

- Camillo Fracasso - rappr. FORNACE SILMA Spa

- Armenio Vettore - rappr. A.I.L. “Associazione Italiana Leucemie”

- Giuseppe Sbalchiero - rappr. LA CAPITERLINA Spa

- Sergio Brunett i- rappr. A.P.I. Applicazione Plastiche Industriali Spa

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Un percorso che sembra non avere mai fine. Arrivano le frustrazioni, le insi-curezze minano il rapporto di coppia,

l’autostima cala vertiginosamente e tu ti sen-ti sempre più sola. Un problema che affligge molte coppie, purtroppo in continuo aumen-to negli ultimi anni. Ecco perché nasce la SOS PMA, un’associazione voluta da Cristina Ber-nardi che, dalla sua personale esperienza, ha estratto la parte positiva ed ora è al servizio di tutte le coppie, assieme a medici ed esperti professionisti.

Abbiamo detto che la Onlus SOS PMA nasce da una tua esperienza personale. Cosa ti ha spinto a trasformare il tuo sacrificio in be-neficio?E’ racchiusa proprio nella mia esperienza per-sonale la risposta a questa domanda. Nel mio percorso, in tutta la sofferenza fisica e psico-logica vissuta per sconfiggere una patologia come l’endometriosi e nel calvario di anni trascorsi cercando di realizzare un desiderio

grande come quello della maternità. Con il caso dei rimborsi retroattivi ho avuto l’occasio-ne di comprendere quanto il vissuto di ognuno di noi, anche il più doloroso, possa in realtà trasformarsi in informazione, supporto e quin-di beneficio per altri che vivono una proble-matica importante come quella dell’infertilità. L’incontrare in questa nuova avventura miglia-ia di storie affini alla mia è stata la vera spinta per decidere di creare SOS PMA Onlus, non da medico, ma da persona sensibile capace di ascoltare e accogliere il problema con la sensi-bilità di chi l’ha pro-vato.

Quanto è sentito il problema infertili-tà in Italia, e quali sono le cause?I dati ufficiali dell’I-stituto Superiore di Sanità evidenziano quanto il problema

FecondazIone assIstIta

Quando un’esperienza negativa si trasforma in opportunitàFecondazione assistita: con SOS PMA ora le coppie non solo più sole

Dott.ssa Cristina Bernardi

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dell’ infertilità sia aumentato negli ultimi anni coinvolgendo una coppia su tre.Quello che la maggior parte delle persone non sa è che le cause sono molte e si possono ma-nifestare anche in età giovanile. La nostra as-sociazione, promuove l’informazione e la pre-venzione anche nelle scuole, proprio per dare ai giovani maggiore consapevolezza su quelle che possono essere le problematiche che cau-sano l’infertilità al fine di preservare gli organi di riproduzione e vivere al meglio la propria sessualità. Anche i fattori psico-sociali rappre-sentano un ruolo fondamentale tra le cause, come ad esempio la ricerca tardiva nelle cop-pie del primo figlio, lo stile di vita, l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizio-ni lavorative e l’inquinamento.

Quanto conta l’emisfero emotivo nella pro-creazione?L’aspetto emotivo è fondamentale poiché il man-cato concretizzarsi nella coppia della realizzazione di avere un figlio, può destabilizzarla e addirittura distruggerla. Ecco perché diventa fondamentale il supporto psicologico nell’affrontare questo per-corso che non sempre trova soluzione. Le coppie

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se abbandonate a se stesse rischiano di trovarsi emarginate da una società che ancora non accet-ta e soprattutto conosce il significato di un figlio concepito con l’aiuto della scienza. La procreazio-ne assistita deve diventare un argomento normale, concepito come un atto d’amore condiviso non solo dalla coppia ma dal mondo intero.

Le coppie che si rivolgono alla vostra Onlus cosa cercano e cosa trovano?Le coppie che si rivolgono alla nostra associazione cercano risposte, ma soprattutto rassicurazioni. SOS PMA Onlus offre consulenze psicologiche e mediche gratuite offerte da un team specializzato in procrea-zione medicalmente assistita. Qui la coppia si sente accolta, rassicurata ed accompagnata con più consa-pevolezza nel percorso che dovrà intraprendere.

Ad oggi quali sono i risultati ottenuti?Ad oggi i risultati ottenuti sono un supporto

concreto per le coppie che ci hanno contattate. Alcune con il nostro aiuto sono riuscite a re-alizzare il loro desiderio ed altre a vivere con più serenità questo duro percorso. Il nostro cammino è appena iniziato, ma ci riteniamo soddisfatti di quanto SOS PMA Onlus sia riu-scita a far parlare di sé.

La tua storia diventa un film: immagino tu sia particolarmente felice...Si, sono felicissima, perché in realtà accetta-re di far parte di questo ennesimo progetto diventa un’ulteriore possibilità per far sì che la mia storia dia voce alle migliaia di persone che ogni giorno come me lottano per combat-tere l’infertilità e realizzare il desiderio di un figlio.

Stefania Zilio

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Diagnosi: “Paraplegia agli arti inferiori”, non potrà più camminare. Andrea è un ragazzo di 24 anni e si trova in Florida

per una vacanza premio, si è appena laureato in Giurisprudenza. Viene coinvolto in una sparatoria e il destino gli lancia una sfida difficilissima, vive-re senza l’uso delle gambe. Andrea non si lascia

intimidire e lottando rinasce. Tre anni dopo fonda l’Associazione Onlus “Lo Spirito di Stella”, con il quale promuove l’abbattimento delle barriere ar-chitettoniche, avendo uno sguardo nuovo verso coloro che hanno una disabilità. Andrea è un for-tunato o un determinato, lo scopriremo attraverso le sue parole.

Il velista e il suo spirito di StellaInterivsta esclusiva di Vicenza InForma ad Andrea Stella, sportivo ma soprattutto uomo capace di affrontare una sfida della vita con tanta forza e sempre con il vento in poppa!

sport e dIsabIlItà

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13 anni fa a Fort Lauderdale in Florida la tua vita “vira” bruscamente. Che rapporto hai con quel incidente, oggi?Oggi per me, la Florida, è paradossalmente un luogo di vacanza. Se mi capita di passare da quelle parti metto in preventivo, sempre, una vi-sita. Sai, è un luogo di quasi completa assenza di barriere architettoniche, questa libertà supera il ricordo di un incidente assurdo. Per farti un esempio qui scelgo un ristorante in base al cibo non certo perché è abile alle carrozzine, come spesso accade in altre parti del mondo. Quindi l’associazione Florida – Incidente l’ho rimossa da tempo e vivo questa città da turista speciale.

Hai iniziato a vedere il mondo da un’altra pro-spettiva. Nasce dall’esigenza di reinventarsi “Lo spirito di Stella”?Lo Spirito di Stella nasce da un mio desiderio, ma devo dire che sono stato spronato da mio padre che voleva vedermi fare “le cose di prima”.Mentre era in atto la sua costruzione ci siamo resi conto della sua potenzialità. Abbiamo focalizza-to l’esigenza primaria di un disabile amante della barca e abbiamo capito che gli oggetti considerati comodi o funzionali per tutti potevano diventare essenziali per alcuni. Un po’ come la nascita del telecomando per la televisione, oggetto pensato per un disabile, oggi utilizzato da chiunque.

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Osserviamo a raggi x le strutture architettoni-che in Veneto, qual è il quadro che osserviamo?A macchia di leopardo. Sono stati fatti molti passi avanti. Pensa che un tempo era impen-sabile per un disabile in carrozzina visitare un sito storico o un palazzo del XV secolo, ora mol-ti edifici sono accessibili. Mi spiace invece con-statare che alcune strutture moderne non siano sensibili al rispetto delle normative vigenti. Il criterio “Design for all” ovvero “Progettare per tutti” permette di superare ostacoli esistenti e non parlo solo a favore di chi ha problemi di movimento o sensoriali ma penso anche ad una mamma con la carrozzina o ad un anziano. C’è ancora tanto da migliorare.

Cosa accade quando esci in macchina?Quando mi muovo con l’auto, spero di trova-re un parcheggio libero per poter aprire la mia portiera e scaricare, da solo, la mia carrozzina. Dobbiamo imparare che i parcheggi per disabili hanno le strisce gialle a lato guida, hanno un sen-so, non servono per rendere più naif l’asfalto. Ma qualcuno ancora li scambia per parcheggi adibiti

ai motocicli. Una volta sceso dall’auto comincia l’avventura. Si spera di incontrare rampe e scivoli sui marciapiedi, liberi da ostacoli “temporanei” e voglio spiegare cosa intendo: con la scusa di metterci due minuti per una commissione si ab-bandona l’auto in ogni dove. La probabilità che proprio in quel momento una carrozzina abbia bisogno della rampa è alta, solo che non credia-mo possa succedere esattamente in quei due stu-pidi minuti... Credo che una sensibilizzazione in tal senso sia necessaria per una serena conviven-za sulla terra.

Cosa farà domani Andrea Stella?Quello che faccio oggi: mi batterò per l’equità e per i nostri diritti. Chiedere attenzione non dovrebbe essere una missione barbarica, ma una semplice realtà acquisita. Ho molti pro-getti da portare a termine e obiettivi che spero raggiungeremo presto.

Stefania Zilio

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“Basta, da domani smetto!”, “L’ultima e questa volta ci provo seriamente.”. Quante volte abbiamo pronunciato

queste parole, noi fumatori. Quante volte ab-biamo tentato di schiacciare le bionde elimi-nandole bruscamente, ma quanto ci costa? Eh già, perché chi ha una relazione storica con la sigaretta, pensare di interrompere il rapporto è sintomo di sofferenza, squilibrio e stress. Si sa che, smettere di fumare, comporta un gran-de sacrificio e spesso preferiamo continuare, a discapito della nostra salute. Ora... vogliamo chiamarla evoluzione, vogliamo chiamarla ri-voluzione, poco importa. Sul mercato compare la sigaretta elettronica e molti fumatori si con-vertono. Finalmente c’è una possibilità, non più un miraggio, non più un sogno. Come funziona e perché “puffare” non è solo una moda, ce lo racconta Umberto Cuomo, presidente dei tre Puff a Vicenza tra cui San Lazzaro, il “primo in Europa” come presenze e recensioni.

Perché la sigaretta elettronica ha riscosso un così importante successo?Perché è un’ottima alternativa al tabacco. Le sostanze nocive contenute nelle sigarette come catrame e monossido di carbonio sono assenti nella sigaretta elettronica, ma la percentuale di nicotina presente ha un effetto di assuefazio-ne per i fumatori. Chi la usa correttamente in poco tempo si stupisce di come olfatto e gu-sto migliorino in modo esponenziale. oltre che non sentire man mano il bisogno di fumare la

Tutto quello che devi sapere sulla sigaretta elettronicaModa del momento oppure efficace metodo per smetter di fumare? Viaggio alla scoperta del mondo delle sigarette elettroniche

sIgarette elettronIche

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sigaretta tradizionale.

Si parla di “ Metodo Puff “ per intendere che cosa I controlli minuziosi che avvengono nelle aziende di produzione sono serrati e certosini. Una sola cosa fuori norma determina la chiusura dell’azienda. Il metodo Puff ha subito diverse visite superate brillan-temente. La motivazione è una sola, tutti i prodotti utilizzati sono certificati a partire dall’hardware impie-gato interamente marchiato CE, oltre che dai liquidi studiati e realizzati interamente in Italia da un’azien-da farmaceutica certificata. Il personale è obbligato a seguire dei corsi specializzati che vengono aggiornati a scadenza fissa, corsi hanno portato ottimi risultati sull’efficacia della sigaretta elettronica, siamo felici di non vedere più alcuni clienti perché hanno smesso di fumare. In ogni caso consigliamo di chiedere il parere di un medico prima di iniziare a “svappare”.

Apparentemente, passare alla sigaretta elettro-nica è un passo semplice. Ma spesso il consu-matore non abbandona del tutto le sigarette,

oppure abusa di quella elettronica “puffando” di continuo e diventa una mania. Vogliamo fare chiarezza e spiegare come deve essere usata?Non possiamo vegliare su ogni cliente che decide di provare a smettere di fumare, ma siamo certi che seguendo le nostre indicazioni ci sono forti probabi-lità che si liberi del tabacco tradizionale. La sigaret-ta elettronica va usata nei tempi e nei modi di una sigaretta. Non deve diventare un oggetto da tenere in mano per giocarci, come è vietato continuare a puffare. L’apporto di nicotina dovrebbe essere pari al rapporto di sigarette fumate, altrimenti il metodo non funziona. E’ tutta una questione di testa, non ci si deve sentire nella penalizzata condizione di chi sta facendo un sacrificio, ma piuttosto di chi ha preso coscienza che puffando non inquina ulteriormente il proprio corpo. I nostri esperti dedicano molto tem-po ad ogni persona prima di lasciarlo andare e, nel caso avesse dubbi o titubanze, sono disponibili ad ascoltare e trovare una soluzione.

Quali sono le domande da porre, le osservazio-ni da fare se decido di recarmi in un qualsiasi rivenditore di sigarette elettroniche?La sigaretta elettronica si può acquistare in molti ne-gozi, farmacie o rivenditori specializzati, persino on line. Farei molta attenzione sul luogo proprio perché parliamo della nostra salute a cui noi tutti dovremmo essere attenti. Controlliamo prima di tutto l’esperien-za dei commessi, se rispondono con cognizione di causa, esaudendo ogni domanda posta, siamo a buon punto. Chiediamo le certificazioni dei prodotti ven-duti, informiamoci sull’azienda anche su web. Alcuni comportamenti sono lampanti per capire se sei in un negozio serio. Puff da sempre ha posto come limite la vendita delle sigarette elettroniche ai minori di 18 anni. La nostra lungimiranza ha trovato conferma nel-la recente ordinanza firmata il primo aprile dal mini-stro della Salute Renato Balduzzi, che ha decretato il divieto di vendita della sigarette elettroniche ai minori di 18 anni a partire dal 23 aprile fino al 31 ottobre prossimi. (Prima rimarrà vigente la precedente ordi-

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nanza di settembre che poneva il divieto di vendita ai minori di 16 anni).

Denaro devoluto alla ricerca contro il Cancro, corso gratuito per i dipendenti da fumo, otte-nere una certificazione detraibile perché pro-dotto curativo, tutti progetti Puff in fase di rea-lizzazione o attuati?Prossimi progetti..E’ in programma un corso gratu-ito per i dipendenti da fumo nel nostro centro per educare al nuovo metodo di fumare, con l’obietti-vo di portare gradualmente il fumatore a smettere totalmente di fumare anche la sigaretta elettronica. La lotta contro il fumo è uno dei nostri obiettivi e speriamo possa essere sconfitto con questo metodo.

I “pro” e i “contro”? Partiamo dai contro. La vendita on line in negozi non specializzati è fuori controllo. Il pericolo che si prenda come moda è alto. Non è provata la completa atossi-cità delle sostanze inalate. Può portare una persona, poco motiva a smettere, a mantenere una dipendenza se il liquido assunto non ha la qualità certificata, che noi garantiamo. Tuttavia rappresenta una valida alter-nativa per smettere di fumare, senza inalare sostanze nocive, né assumendo la combustione e i veleni con-tenuti in una sigaretta tradizionale. Se il consumatore è ben consigliato, sa che non può smettere di fumare aspirando il liquido di una sigaretta elettronica sen-za nicotina. Questo perché la nicotina provoca di-pendenza, ed è fondamentale seguire questo periodo di transizione attraverso un adeguato passaggio per arrivare gradatamente ad uscire dalla dipendenza. Oggi purtroppo esistono anche nel nostro territorio realtà aperte al pubblico senza alcuna certificazione, composto da personale impreparato e che non aiuta il consumatore a fare una scelta e un cambiamento consapevoli. Ci sono imprenditori che si improvvisa-no venditori di liquidi senza avere né esperienza, né metodo né la competenza adeguata. La conseguenza inevitabile è che il consumatore che non segue il giu-sto metodo, non troverà assuefazione e neppure ap-

pagamento dalla sigaretta elettronica e sarà portato a riprendere a fumare le vecchie sigarette. Ecco perché noi consigliamo di scegliere un punto vendita prepa-rato, che ispiri fiducia e che sappia dare risposte adat-tate al consumatore che cerca un’assistenza adeguata.

Angela De Filippi

Indirizzi

Vicenza: Viale S.Lazzaro, 197 - Tel. 0444/291998

Isola Vicentina: Via Marconi.70 - Tel. 0444/976904

Torri di Quartesolo: Via Roma, 190 Tel. 0444/381216

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Isola Vicentina: https://www.facebook.com/pages/Puffsto-

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Torri di Quartesolo: https://www.facebook.com/pages/

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I due corsi che lo Psicologo Paolo Vandini pro-pone per Sirio Life per l’anno 2013, partono dall’idea di benessere quale risposta al nostro

vivere quotidiano, sempre più complicato da rit-mi e richieste ai quali, a volte, facciamo fatica a rispondere. Tutto ciò minaccia il nostro benessere ed i nostri rapporti amicali, familiari o lavorativi.

“Non parliamo più”, “La comunicazione è scarsa”, “Mi stai stressando!”, ”…ho sempre mal di testa”, “Uffa …che stress!”, sono solo alcune tra le tanti frasi che quotidianamente sentiamo da chi, a di-verso titolo, ci sta vicino.Fortunatamente, molte volte, tali situazioni si risolvono positivamente. Se non affrontate però

Comunicare senza stressLa conoscenza delle dinamiche relazionali ci permette di mettere in atto strategie per condurci a maggiore consapevolezza e ad un benessere per noi stessi e per tutte le persone che ci sono vicine

corsI

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vanno ad accumulare e sedimentare tensioni, ma-lesseri e malumori con danni fisici e psicologici sul piano relazionale, affettivo e lavorativo.I corsi proposti non hanno effetti miracolisti-ci bensì sono un importante passo per leggere e comprendere i comportamenti e le situazioni che ogni giorno affrontiamo.La conoscenza delle dinamiche relazionali ci per-mette di mettere in atto strategie per condurci a maggiore consapevolezza e ad un benessere per noi stessi e le persone che ci sono vicine.Il primo corso, “Migliorare la relazione e il benesse-re personale” è volto a comprendere i meccanismi di quella che è la principale attività e ricchezza dell’uomo: la comunicazione.Se concordiamo che la comunicazione è l’elemen-to alla base della relazione ne deriva che la qualità della nostra vita è determinata, in larga misura,

dalla nostra capacità di comunicare e comprende-re la relazione. Detto così può sembrare facile ma in realtà molte volte la comunicazione, ed i rapporti in genere, sono disseminati di elementi disfunzionali che de-terminano poca chiarezza, tensione ed ambiguità.La comprensione di tali disfunzionalità, del nostro e dell’altrui agire, ci permetterà di gestire al me-glio i rapporti interpersonali e le nostre emozioni, entrando in sintonia con l’altro ed evitare o af-frontare in maniera assertiva, eventuali situazioni conflittuali.I contenuti del corsi sono così riassumibili: - Elementi della comunicazione- Stili comunicativi- Ruoli e comportamenti- Distorsioni del processo comunicativo- Disturbi e rumori nella comunicazione

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-Feed back- Decodificare il messaggio dell’altro- Interazione simmetrica e complementare- Differenti stili relazionali : aggressivo, passivo, as-sertivo- Capacità diagnostica: il contesto, le relazioni, sé stessi- Ascolto empatico- Saper criticare e affrontare le critiche- Comunicazione non verbale: gestualità e mimica, indicatori, prossemica.Il secondo corso “Fronteggiare e gestire lo stress”, tratta un tema attualissimo legato a contesti sociali e lavorativi sempre più complessi, ed a richieste che la realtà quotidianamente ed insistentemente ci impone. Ritmi eccessivi, richieste che superaro la nostra capacità di risposta, continui ed insisten-ti input, possono portare l’individuo a sentirsi ina-deguato con difficoltà ad adattarsi al dinamismo di una realtà complessa ed articolata.è proprio questa difficoltà all’adattamento che de-termina la condizione di “persona stressata”. Va chiarito che il termine Stress mediato dalla mec-

canica e traducibile con la parola, carico, solleci-tazione, viene impropriamente usato per indicare tale stato di difficoltà e di sovraccarico. Lo stress di per sé non è nè positivo nè negativo. Si tratta di uno stimolo, un carico al quale noi diamo rispo-ste con una serie di reazioni fisiologiche, emotive, cognitive e comportamentali, che si verificano al-lorché il nostro organismo e la nostra mente devo-no adattarsi a una situazione nuova.La risposta che il nostro sistema da e alle solleci-tazioni può essere positiva (Eustress) o negativa (Distress). Purtroppo, se siamo in presenza di trop-pi input o di tempi incalzanti, oppure se le nostre risorse individuali non riescono sufficientemente a controllare la realtà, può verificarsi la condizione di distress.Il distress, specialmente se protratto nel tempo, può cronicizzare e determinare una serie di conseguenze a volte gravi sul piano cognitivo, fisico, psicologico e relazionale: mancanza di motivazione, difficoltà affettive e sessuali, difficoltà del sonno, scompensi cardio-vascolari, somatizzazioni varie, stanchezza cronica, depressioni striscianti ecc. Obiettivo del

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corso è di portare a conoscenza dei partecipanti le dinamiche ed i comportamenti che determinano condizioni di distress, arrivando ad individuare le strategie da utilizzare per affrontare positivamente i continui adattamenti che la realtà ci impone. Una migliore consapevolezza di sé, una comunicazio-ne assertiva con se stessi e gli altri , la conoscen-za dei propri punti forti e deboli, sono elementi importanti per prevenire e gestire il distress, in modo ché il nostro agire, si traduca in obiettivi, in capacità risolutiva (problem solving) benessere personale, sociale e professionale. I contenuti del corsi sono così riassumibili:- Stress e stressor- Distress ed Eustress- Sistemi interessat: fisiologico, cognitivo, emotivo comportamentale, motivazionale- Stress e capacità decisionale- Burnout- Diagramma distress–eustress- Personalità esposte agli stressor- Teorie sui disturbi da distress- Gestire sentimenti ed emozioni- Autovalutazione risorse individuali- Come fronteggiare lo stress

- Concetto di coping- Coping centrato sul problema, sull’emozione, sui comportamenti- Stress e problem solving- Scala valutazione adattamento- Scala valutazione soddisfazioni- fastidi.

Angela De Filippi

Paolo Vandini, dopo gli anni passati in primarie aziende italiane e stra-

niere, attualmente collabora, come docente-formatore, con i principali

Enti di Formazione, con Pubbliche Amministrazioni e con aziende, sulle

tematiche attinenti la comunicazione, la negoziazione, la gestione dello

stress, la dinamica dei gruppi, la gestione di situazioni conflittuali ed il

miglioramento di clima.

La trentennale esperienza nel campo della formazione, gli permette di

operare con differenti tipi di utenti ed in differenti situazioni: manager

pubblici e privati, personale di contatto (punti di ascolto, help desk, uffici

URP) personale medico ed infermieristico, situazioni di riconversione

e di reinserimento lavorativo, situazioni ad alta conflittualità, enti di

patronato ed Onlus.

Nel campo più legato alla persona, si è interessato, prima con il CNOS

di Bologna, poi con “L’assessorato Formazione Professionale e lavoro ”

della Provincia di Bologna, a tematiche riguardanti la mobilità, la mo-

tivazione ed il reinserimento lavorativo anche di utenze problematiche.

È iscritto all’albo nazionale degli Psicologi.

maggio, giugno 2013 : 61

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L’ncidenza del tumore è di 37.000 nuovi casi/anno in italia. Una donna su dieci viene col-pita e per le donne rappresenta il 25% di

tutti i tumori. Con una adeguata diagnosi precoce la possibilità di vincere questo tumore è molto alta. Ne parliamo con il Dottor Carlo Ferrari (specialista un chirurgia generale e chirurga tracica, senolgo).

Partiamo dalle nozioni base: alimentazione, atti-vità fisica, vita sana possono prevenire l’insorgere del tumore alla mammella? Ci sono due tipi di prevenzione, primaria eliminare i o ridurre la esposizione alle cause note del cancro mammario. Quindi adottare stili di vita sani, evta-re il fumo, camiminare almeno 20 mnutii al giorno a passo veloce regolarmente, ridurre il consumo di alcolici, mangiare 3 porzioni di verdura e due porio-

ni di frutta fresca al giorno, moderre i grassi e la carne, evtare l’obesità, bere alme-no un litro e mezzo di ac-qua l giorno.Preveinzione secondara, attraverso la diagosi pre-coce che permette la guai-gione del cancro e terapie meo aggresive.

Sappiamo che l’auto palpazione periodica potreb-be salvarci la vita, ma come deve essere eseguita e quali sono i segnali che potrebbero spaventarci?L’autopalpaone non è il metodo diagnotico mi-gliore percghè un tumore per essere palpabile deve essere in genere superiore al cm e quindi la diagnosi non e precoce. Tuttava è bene eseguire

senologIa

Il tumore alla mammella si può combattereConoscere e prevenire una delle patologie più critiche, ma comunque curabili,

della salute femminile

Dott. Carlo Ferrari

62 : maggio, giugno 2013

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comunque l’autopalpazione. La si pratica ogn 3-4 mesi, distendendosi sul letto con la mano a piat-to, con ovimenti rotatori si esplora tutta la mam-mela comprendendo anche l’ascella. Si spremono anche i capezoli per vedere se vi è secrezione. In caso d palpazione di un nodulo ci si deve rivolge-re rapidamente ad un medico.

Il servizio sanitario nazionale prevede l’esecuzio-ne di una mammografia gratuita, a quale età con-sigliamo di farla? La mammografia gratuita viene eseguita dopo i 50 anni nell’ambito dello screening. Nelle govani nelle quali il rischio ditumore è modesto a parte l’autopalpaione, gli esami strumentali in questo caso l’ecografia viene eseguita solo in presenza di nodulo o sececrzione dai capezzoli dopo una vsita senologica. In età superiore ai 40-45 anni aumentando il rischio di avere un tumore della mammella si consiglia una mamografia integra-ta d una ecografia anche in assenza di sintomi. Nelle donne con famigliarità ad alto rischio i controlli strumentali iniiiano in età più giovani. Da sottolineare che esiste anche il tumore della mamella maschile.

Sono stati fatti passi da gigante ma a che punto siamo oggi per quanto riguarda la lotta contro il tumore al seno?Certamente sono stati fatti dei passi molto importanti nella cura del tumore della mammella, il futuro sarà quello di trovare farmaci che permettano di ridurre il rischio e farmaci chemioterapici con ridotti effetti col-laterali spiacevoli per il paziente. La via maestra resta comunque la diagnosi precoce che permette di arriva-re alla guarigione al 93% delle pazienti con cure meno invasive. L’altra conoscena importante è che un ade-guato stile di vta con la riduzione dei fattori di rischio permette di ridurre del 30% la possibiltà di ammalarsi di un tumore della mammella.

Stefania Zilio

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Sei cittadini su dieci in Veneto oggi scarica-no il referto online grazie al progetto Veneto ESCAPE che ha permesso alla sanità regio-

nale di risparmiare 56 milioni di euro in tre anni e ai cittadini veneti 120 milioni l’anno. Tutto questo con un investimento complessivo di 4.435.000

euro condiviso tra Regione ed ex-DigitPA, ente oggi confluito nell’Agenzia per l’Italia Digitale. A coordinare il progetto il Consorzio Arsenàl.IT, Centro Veneto Ricerca e Innovazione per la Sani-tà Digitale che ha come socie le ventitré aziende sociosanitarie e ospedaliere venete. I risultati del

Veneto escape

Referti online: così in Veneto ogni anno

si risparmiano 120 milioniPresentati il 14 marzo scorso a Treviso i risultati del Progetto Veneto Escape. Per quanto riguarda la nostra città il 46% degli utenti dell’ULSS 20 scarica i referti via web

64 : maggio, giugno 2013

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progetto, che in un triennio ha garantito a tutte le ULSS e aziende ospedaliere regionali di dema-terializzare i referti di laboratorio per renderli di-sponibili e accessibili online ai propri utenti, sono stati presentati il 14 marzo a Treviso in un conve-gno alla presenza di importanti personalità tecni-che e politiche.“Tecnicamente – spiega il direttore generale di Ar-senàl.IT Luciano Bastoni - Veneto ESCAPE è un progetto di riuso, pratica che garantisce la possi-bilità agli enti pubblici di usufruire di programmi informatici e soluzioni tecnologiche e organizzati-ve già sperimentate da altri enti, abbattendo i co-sti iniziali di adozione”. “Nel nostro caso– precisa l’ingegner Bastoni – l’ente cedente è stato l’Azienda ULSS 9 Treviso che per prima, agli inizi degli anni 2000, ha sviluppato la soluzione ESCAPE di sca-rico referti online. La Regione Veneto ha assegnato il coordinamento degli enti riusanti, vale a dire le altre ventidue aziende sociosanitarie e ospedaliere venete, al Consorzio Arsenàl.IT, che ha garantito l’interoperabilità e la standardizzazione della so-luzione incidendo in maniera significativa sulle organizzazioni”.Il progetto ha permesso, quindi, in tre anni di alli-neare il sistema sanitario regionale alle normative nazionali ed europee in materia di sanità digitale, in particolare per quanto riguarda l’interoperabili-tà dei sistemi e la standardizzazione delle soluzio-ni. Tutto questo nell’ottica di migliorare i servizi agli utenti, che sono i principali destinatari di Ve-neto ESCAPE. Ne sono derivati risultati rilevanti non solo sul

piano regionale, ma, anche, nello specifico delle singole aziende. Per quanto concerne l’ULSS 20 nel 2012 il 46% degli utenti che hanno effettuato un esame di laboratorio nelle strutture dell’azien-da sociosanitaria veronese ha poi scaricato il pro-prio referto via internet. Questo dato si traduce in un risparmio decisamente consistente. In primo luogo risparmio per gli utenti che, grazie al tempo risparmiato e al mancato utilizzo di mezzi privati o pubblici per accedere agli sportelli, hanno recupe-rato in media 12 euro a referto. In secondo luogo per la stessa azienda che ha potuto riorganizzare i processi interni, assicurando un miglioramento del servizio di cura ai pazienti e un minor margine di errore. Tutto questo con l’ausilio di uno spor-tello virtuale attivo ventiquattro ore su ventiquat-tro, sette giorni su sette, che offre l’opportunità di ridurre code e disagi derivanti dall’attesa agli sportelli. Inoltre l’utente ha maggiori garanzie di tutela della propria salute con il referto digitale, che offre l’occasione di un processo di cura più ra-pido e di una maggiore tutela della privacy. Aspet-to, quest’ultimo, non secondario per il cittadino che si avvicina talvolta con diffidenza ai servizi digitali. In generale il progetto regionale Veneto ESCAPE, infine, è stato occasione per la sanità regionale di recuperare nell’arco di tre anni 56 milioni di euro, che sono stati quindi reinvestiti sul potenziamen-to dei servizi sanitari ad ulteriore vantaggio della cittadinanza. Tutto ciò ha permesso di raggiungere gli obiettivi previsti dal sistema sanitario nazionale nel campo della sanità digitale e di rendere omo-geneo il panorama della sanità pubblica veneta oltre a gettare le basi per la realizzazione del Fa-scicolo Sanitario Elettronico regionale.

Barbara Battistella

maggio, giugno 2013 : 65

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Un dato che molte madri sottovalu-tano è il fattore “umidità della casa”. Quando, dopo la guerra, comparvero

i termosifoni, essi funzionavano senza control-lo, senza termostato, con la gioia di un calore notturno fino ad allora ignoto, ma anche con la sofferenza delle mucose della gola e del naso che, seccate dall’eccesso di calore, davano non poco fastidio. La tecnologia corse ai ripari e,

oggi, i termostati regolano il cal-do notturno. Re-sidua però, nel subconscio col-lettivo, la paura del “troppo sec-co”, per cui si è diffusa l’abitudi-ne incontrollata di “umidificare “le camerette dei bambini, favo-rendo, però, tan-

te patologie respiratorie, perché al corpo nuo-ce l’eccesso di secchezza ma spesso, ancor più, nuoce l’eccesso di umidità, specie dove si dor-me. I bimbi devono vivere e dormire con un tasso d’umidità in casa fra il 40% e il 60% e questo tasso va controllato con un igrometro (piccolo strumento poco costoso, reperibile nei negozi), ricordando che i bimbi, dormen-do, sudano molto, per cui il livello di umidità che li avvolge supera il livello di umidità rile-vato nel resto della stanza.L’umido oltre il 60% nuoce favorendo enormi sviluppi di Acari (Dermatofagoidi), di muffe ,di struggilegni (funghi lignivori) e di vari pa-rassiti. In Europa il 30% delle case soffre tali condizioni e in zone come il Veneto, tra le più umide d’Italia, il dato aumenta. Qui, se l’ambiente è umido, chi ha allergia anche lieve ha continue patologie respirato-rie (raffreddori, tossi, congiuntiviti, bronchiti, asma, stanchezza, febbri), sia per causa aller-gica, sia perché le tossine delle muffe possono alterare le difese immunitarie. Ma l’umido ol-

pedIatrIa

Condizionamento atmosferico? Si, ma con moderazioneTenere controllata l’umidità ambientale nella propria casa è importante a patto che non si esageri con l’aiuto della tecnologia

Dott. Enrico Hüllweck

66 : maggio, giugno 2013

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tre il 60% nuoce anche a chi non è allergico, specie se è freddo dove si dorme. In ambienti caldo-umidi (vedi le termoculle neonatali), il corpo sta bene ma, se la temperatura è sotto i 19°, l’umido irrita le mucose respiratorie, dan-do catarro, come avverrebbe dormendo di not-te, in inverno, su una panchina, al freddo e in mezzo alla nebbia. Se un bimbo dorme in una camera freddo-umida, sviluppa catarro che lo espone a malattie ricorrenti. L’umido e il freddo sono poi dannosi ai piedi (bimbi sempre scalzi o con piedi bagnati) e

al cuoio capelluto (bimbi non asciugati bene dopo lo shampoo), perché si forma muco nel-le prime vie respiratorie, con ogni possibile rischio.

Dott. Enrico Hüllweck

Enrico Hüllweck, Pediatra libero professionista - Specialista

in Clinica Pediatrica-Specialista in Scienza dell’Alimenta-

zione-Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricam-

bio-Specialista in Nipiologia e Paidologia. Pediatra ospeda-

liero e Presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza.

maggio, giugno 2013 : 67

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Una donna su tre, dopo i quarant’anni, ha problemi di insufficienza venosa cronica. Sappiamo che le vene varico-

se sono vene che hanno perso il loro normale tono, ma come si formano, come prevenirle e curarle lo abbiamo chiesto al Dottor Mirko Menegolo, Specialista in Chirurgia Vascolare presso la Clinica di Chirurgia Vascolare ed En-dovascolare dell’Università di Padova diretta dal professor Franco Grego.

Che cos’è questa malattiaE’ l’espressione di un susseguirsi di eventi che portano al progressivo calo del tono del-la parete venosa fino allo sfiancamento delle

valvole che con-sentono la nor-male risalita del sangue. Questo favorisce il rista-gno nelle parti basse delle gam-be e la successiva comparsa di sin-tomi quali il gon-fiore e il senso di pesantezza e di segni quali le te-

leangectasie e le vene varicose.

Quali sono le conseguenze, se non vengono curate? Oltre al danno estetico causato dalla compar-sa di capillari e varici, ovvero dal gonfiarsi progressivo delle vene superficiali degli arti inferiori con una tipica colorazione bluastra o violacea, l’insufficienza venosa cronica può dare dolore e fastidio. Ma il vero pericolo è rappresentato dalle flebiti, dalla trombosi ve-

chIrurgIa Vascolare

Gambe belle? Attenzione alle vene varicoseOltre al danno estetico causato dalla comparsa di capillari e varici l’insufficienza venosa cronica può dare dolore e fastidio

Dott. Mirko Menegolo

68 : maggio, giugno 2013

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nosa profonda e dalle ulcere varicose.

Prevenire le vene varicose è possibile?Si tratta di un processo cronico, senz’altro in-dotto da una componente ereditaria e favori-to da una serie di condizioni quali la seden-tarietà, il sovrappeso, la gravidanza e anche il tipo di lavoro: alcune situazioni lavorative che prevedono una prolungata stazione eretta specie in ambienti caldi possono contribuire all’instaurarsi dell’insufficienza venosa croni-ca. Intervenendo precocemente sui fattori di rischio si può rallentare il processo e prevenir-ne le complicanze. L’utilizzo di calze elastiche a compressione graduata favorisce lo scarico venoso e rallenta l’incontinenza valvolare.

Come si possono trattare?Nelle fasi iniziali l’obiettivo è il miglioramento della circolazione e l’eliminazione dei fastidi quali il gonfiore, il senso di peso o i crampi notturni; l’attività fisica quotidiana non forza-ta, la perdita di peso, l’abolizione del fumo e un’alimentazio-ne sana senz’al-tro aiutano. In aggiunta all’uti-lizzo delle calze elastiche posso-no essere presi in consideraz ione i farmaci flebo-tonici, spesso di origine natura-le, che in genere vengono assunti ciclicamente so-prattutto all’ini-zio della stagione calda. Alla com-parsa di vene va-ricose conclama-

te non resta che l’intervento.

Come e quando intervenireIn linea generale è da preferire un intervento precoce, che conseguentemente è meno inva-sivo. Sono a disposizione diversi sistemi di in-tervento, che vanno dall’iniezione di sostanze sclerosanti che inducono una fibrosi chimica della vena dilatata, all’utilizzo di sistemi laser o a radiofrequenza, fino alla classica varicec-tomia chirurgica. Si tratta in genere di inter-venti che si eseguono ambulatorialmente o in day-hospital e con un rapido recupero. Ogni metodica di intervento può essere adeguata se applicata correttamente al caso specifico; re-sta il fatto che se non si interviene a monte, all’origine dell’incontinenza venosa, risulta del tutto inutile il trattamento ripetuto delle vari-cosità periferiche.

Quando dobbiamo rivolgerci al medico?La comparsa dei segni e dei sintomi, soprattut-to se accompagnati da familiarità per l’insuf-ficienza venosa cronica sono un buon motivo per rivolgersi allo specialista con l’unico obiet-tivo di instaurare un adeguato regime preven-tivo o di pianificare l’intervento con il timing e le modalità più appropriate.

Stefania Zilio

maggio, giugno 2013 : 69

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Per chi pensava che il gioco del tennis fosse solo una questione di prestanza fisica si do-vrà ricredere.

Ad essere coinvolte sono anche le capacità menta-li che messe in campo possono portare ad ottimi risultati. La concentrazione e la strategia di gioco risultano essere un ottimo alleato alla preparazione fisica. Abbiamo approfondito l’argomento parlandone con un Maestro Nazionale: Nicola Curti.

Più fatica mentale o fisica quando si gioca a tennis?Il tennis è uno sport completo. Prevede un impe-gno prima mentale legato all’apprendimento e alla fase dello sviluppo tecnico dei colpi con costanza e disciplina e poi diventa uno sport più fisico di durata e di prestazione. Le due cose sono sempre legate a filo doppio. Dovendo scegliere direi co-munque più mentale perché la tecnica e la con-centrazione risultano spesso armi vincenti.

sport e benessere

Mente e corpo sanitra un dritto e un rovescioIl tennis un gioco fisico e di forza che tiene però allenata anche la mente

70 : maggio, giugno 2013

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Essendo uno sport dinamico ci sono esami consigliati da fare prima scendere in campo?Sicuramente è previsto per tutti un esame medico che attesti la sana e robusta costituzione e per chi intraprende un percorso più agonistico è necessa-ria una visita medico-agonistica in cui c’è anche l’esame cardiologico sotto sforzo.Tutti gli agonisti sono monitorati ogni anno e la loro condizione fisica certificata.

Generalmente il tennis è ritenuto uno sport in-dividuale: cosa ne pensa?Dipende da cosa si intende per individuale. è

vero che in campo sei da solo (eccezion fatta per il doppio dove al massimo si è in due) e da solo devi gestire tutte le situazioni che ti si presentano sul campo. Però allo stesso tempo il tennis è uno sport molto socializzante. Fin da bambini si è in-seriti in gruppi di gioco in cui si impara e si condi-vidono tutte le esperienze formative arricchendo il bagaglio di conoscenze ed esperienze personali in modo molto ampio. Poi crescendo ci si accorge che ovunque tu vada trovi sempre qualcuno che condivide la tua passione e con cui puoi scambia-re qualche palleggio. In tutti i posti del mondo il tennis unisce. Aggrega e fa socializzare.

maggio, giugno 2013 : 71

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Il tennis sviluppa prevalentemente la parte supe-riore del corpo: questo può essere un deterrente per un adolescente?Questo è un concetto ormai superato. Lo svilup-po dei materiali e delle tecniche di insegnamento ormai hanno reso vetusto questo modo di perce-pire il tennis. I bimbi imparano con racchettine dal peso leggerissimo e ininfluente sul loro svilup-po fisico e i materiali delle palline a loro dedicate sono appositamente creati per non avere alcun im-patto negativo sulla loro formazione. I pesi delle racchette di legno (se usate tutti i giorni e per più ore) potevano eventualmente avere un effetto di sviluppo asimmetrico. Anzi mi sento di dire che un bambino in età evolutiva che pratichi il tennis seriamente apprende molte capacità coordinative che poi gli torneranno utili nella vita.

Si dice anche che sia uno sport elitario..Conti alla mano il tennis è un impegno ma i prezzi si sono abbassati proprio per cercare una più lar-ga diffusione. I prezzi includono delle spese vive che purtroppo esistono. Un’ ora di tennis inver-nale costa circa 20 euro. Se teniamo presente che si deve riscaldare e magari mantenere un campo coperto le spese sono elevate. Ma se facciamo il raffronto con quindici – venti anni fa costava i prezzi in rapporto all’aumentare dei costi si sono notevolmente abbassati. Un corso di tennis per ragazzi all’incirca costa dai 30 ai 55 euro mensili

a seconda dell’impegno mono o bisettimanale. Se si calcola che spesso al massimo sono in quattro in un campo si intuisce che per ammortizzare le spese i prezzi sono comunque ridotti al minimo.

Quali sono le paure più diffuse dei principianti?Spesso le difficoltà tecniche dei gesti rendono difficile l’approcio. A volte ci si vergogna di non sapere come fosse normale il contrario. Ma uno che si avvicina ora al gioco noterà che i vecchi ste-reotipi legati al tennis come uno sport d’elite in cui tutti sono vestiti di bianco e sanno già giocare sono ormai superati. I campioni come McEnroe, Agassi o Nadal che hanno inserito elementi di rot-tura col passato (vuoi per il comportamento, vuoi per l’abbigliamento, vuoi per l’immagine) hanno reso il nostro sport molto popolare. C’è un ritorno di massa al nostro sport e tutti stanno imparando qualcosa. Ora il principiante che magari non ha l’abbigliamento “giusto” è in buona compagnia e cresce tutti i giorni. Viene al tennis per imparare e magari per passare qualche ora al tennis con gli amici anche fuori dal campo. Direi che è lui ora il protagonista dei tennis club. E dai lui stiamo ripartendo per la seconda era del nostro meravi-glioso sport. Più commerciale e anticonformista e divertente fatta di giornate di sport, relax, e diver-timento.

Angela De Filippi

72 : maggio, giugno 2013

Page 73: Vicenza InForma 1/2013

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Page 74: Vicenza InForma 1/2013

Sentiamo pressante la vita frenetica che ci af-ferra come una morsa ogni giorno. Ognuno reagisce in modo diverso per affrontare lo

stress quotidiano, ma quando giunge la notte tutti vorremmo deporre le asce e dormire come ghiri.

Il sonno è un toccasana per la nostra salute, ma ci sono delle regole che seguite possono migliorare la giornata che ci aspetta. Quanto la qualità del son-no conta davvero? Ne parliamo con il fisioterapista Dott. Sandro Lain.

postura

Attenzione a come dormi:ne va della tua salute!Come prevenire il mal di schiena dormendo nei modi e posizioni corrette

74 : maggio, giugno 2013

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Dott. Lain, esiste veramente una posizione otti-male per riposare bene?Fortunatamente ce n’è più di una. In realtà si parla di postura durante il sonno. Vorrei ricordare che passiamo a letto circa un terzo della nostra vita, ecco come la scelta del sistema di riposo assume un’im-portanza fondamentale. è fondamentale mantenere la corretta successione articolare durante il sonno, sia che si assuma la posizione di lato (o “fetale”) sia che si assuma la posizione supina (a pancia in su).La posizione prona, cioè a pancia in giù, non è invece consigliata a causa della tortuosità a cui si costringono la colonna vertebrale, le braccia e le spalle.

Quali sono le conseguenze di una postura sba-gliata durante il sonno?Innanzitutto dormendo male si rischia di sviluppa-re la cosiddetta “sindrome del non riposo”. Quante persone sentiamo affermare: “Ho dormito fino alle nove, ma sono più stanco di quando sono andato a letto!”. Il non corretto posizionamento nottur-no può seriamente interferire con eventuali pa-tologie articolari (spalle, anche, colonna verte-brale) e non permette l’ottimale orientamento di “scarico” articolare di cui tutti i distretti del corpo hanno bisogno durante la notte. Se as-sumi una posizione corretta ciò non avviene e

puoi dire di aver riposato davvero bene.

I nonni dicevano che dormire su un materasso duro era “tutta salute”. ma è davvero così?I nostri nonni avevano a disposizione materassi e letti estremamente poco tecnologici. Credo che ri-cordiamo le reti metalliche, spesso troppo morbide a causa dei pesi diversi delle persone. Pensiamo poi ai materassi di fiocco di lana o di cotone che si dovevano fisicamente scucire periodicamente per poter ridare loro la iniziale caratteristica di volume. Questo per dire che un tempo il riposo ottimale non era tra i primi pensieri dei nostri nonni.

Anche il cuscino ha la sua importanza...Assolutamente. Il cuscino ha la stessa importanza del materasso, diciamo che sono parte di una stes-sa unità.La scelta del cuscino dovrebbe essere fatta unitamente a quella del materasso, ma se non fosse possibile, è sufficiente rispettare le semplici indicazioni che appaiono sulle illu-strazioni: in posizione supina dovrebbe avere un’altezza e una consistenza tale, da permettere la perpendicolarità dell’incrocio dell’asse visi-vo con il soffitto; in posizione laterale dovreb-be invece garantire il corretto mantenimento della fisiologica forma del tratto cervicale.

maggio, giugno 2013 : 75

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Quali consigli possiamo dare a chi è convinto che la posizione che assume durante il sonno è quella corretta?Durante il sonno, in realtà, si possono assumere varie posizioni. E’ tuttavia corretto un posizio-namento ottimale, ogni volta che il riposo lo per-mette, al fine di rispettare i concetti del “buon riposo”. Anche le posizioni a letto sono frutto di abitudini che possono essere cambiate, tanto è vero che molti pazienti, inizialmente reticenti ai consigli, una volta intrapreso il cambiamento ne apprezzano la validità ed efficacia.

Non per niente molte persone si portano in vacan-za il cuscino...

Dobbiamo acquistare un materasso: come sce-gliere quello giusto quali sono?Innanzitutto rivolgersi ad un centro specializzato.Il personale addetto sicuramente saprà dare le in-formazioni ed il supporto necessari per questa im-portante scelta.Vorrei però fare un rapido elenco delle caratteristi-che principali da considerare quando si affronta un acquisto così fondamentale per la salute:

- Prendere in considerazione che il letto è compo-sto da un sistema di appoggio (rete) e da un mate-rasso: non sempre la rete di proprietà può essere ritenuta valida.

- Il letto è un “abito su misura” fatto da un capace “sarto” e non un “abito industriale standard”, in al-tre parole, il letto deve adattarsi al corpo della per-sona e non viceversa.

- Esistono sistemi di misurazione estremamente sofi-sticati per rilevare la corretta morfologia della persona: è importante rivolgersi ai centri che li hanno in dota-zione e il risultato ne varrà la pena.

In caso di due strutture corporee diverse (esem-pio marito e moglie) come comportarsi?La tecnologia ha fatto passi da gigante in que-sto campo. Il materasso andrà costruito su misura in rapporto al vostro peso. Sarà as-semblato in modo da costituire un materas-so matrimoniale, con misure standard, senza perdere la caratteristica di unicità del singolo comparto.

Stefania Zillio

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Page 78: Vicenza InForma 1/2013

“La sfida più grande non è stata vivere con una cerebrolesa, ma ricostruire me stes-sa e la mia vita per Martina”. Chi parla

è Manuela, una donna dalla forza straordinaria che è riuscita a diventare un’imprenditrice di successo, malgrado il suo impegno sociale e personale. Una donna che ha colto, nella malattia della sorella, un’opportunità di crescita personale, tanto che la sua forza e il suo coraggio lo dedica sempre a Marti-na. Ero desiderosa di incontrarla prima per capire e poi per dare una lezione a chi si lamenta per nulla. Così sono andata nel suo ufficio. Dalla sua scrivania

domina una schiera di uomini pronti ad obbedirle, perché Manuela è una manager dall’aspetto angeli-co-ingannatore. Manuela non è solo una bellissima donna, ha anche un cuore grande. Ecco cosa ci ha raccontato...

Oggi Martina ha 47 anni e da 22 vive con te. Come riesci a far quadrare tutto?Fin da piccola mi sono occupata del sociale, un po’ per la nascita di Martina, un po’ grazie ai miei ge-nitori che, da sempre, si sono impegnati ad aiutare i meno fortunati. Finché loro erano in vita, a dir il

solIdarIetà

Manuela e Martina: due sorelle “semplicemente speciali”Una storia di amore e di completa condivisione che va al di la del legame fraterno.Un amore senza fine...

78 : maggio, giugno 2013

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vero, tutto è stato semplice. Osservavo il loro com-portamento, cercavo di capire quali erano le mosse giuste da fare e quali invece da evitare, ma non mi prendevo responsabilità importanti. Tutto è cambia-to quando loro ci hanno lasciato. Dovevo mettere in pratica quello che sapevo e molte volte mi giungeva il panico. All’inizio non riuscivo a capire le sue esi-genze, non sapevo se era felice, se aveva bisogno di qualcosa, anche di una semplice carezza, non solo di assistenza. Il cambiamento è giunto con la consape-volezza, se volevo instaurare un rapporto a due, do-vevo imparare a comunicare con lei, dovevo sforzar-mi a riconoscere ogni minimo segnale. E ce l’ho fatta. Martina mi ha insegnato a diventare forte, ad avere pazienza, ad essere una donna di cuore.

Perché Martina sta meglio con te che in una Casa Famiglia?Non è esatto, Martina frequenta una Casa Famiglia e si trova benissimo. Ci sono dei professionisti qua-lificati che amano il loro lavoro e questo si trasmette agli ospiti della Casa. Avendo la possibilità di tenere comunque Martina a casa ho preferito usufruire di questa struttura qualche ora al giorno. Per questo le due soluzioni messe assieme sono una perfetta combinazione per una donna come me che lavora tanto.

Sei un’imprenditrice di successo, sei impegnata in politica e nel sociale, hai una vita privata feli-ce, gli amici da accontentare e Martina, non è che mi nascondi un segreto?Mi fai sorridere, no nessun segreto, solo organizza-zione. Sai, sembrerà strano, ma da quando il rappor-to con Martina si è trasformato in una semplice con-vivenza, anche la mia vita ne ha giovato. Delle volte credo che è più dura per lei stare con me, che non il contrario. Mi capita ogni tanto di sentire il dolore del distacco, ma poi mi basta un suo sorriso o un saluto con la mano che tutto passa. La lascio in ottime mani finché sono al lavoro e quando torno a casa sono feli-ce, c’è una donna meravigliosa che mi aspetta.

Quali sono le scelte che hai fatto per migliorare la sua condizione di vita?Martina è affetta da epilessia oltre ad essere cerebro-lesa per cui non tutte le attività possono andare bene, ma l’ho spinta a provare tante emozioni. Quando mi accorgevo che l’ansia aumentava, che diventava sem-pre più nervosa, bloccavo immediatamente l’attività. Ha fatto equitazione, nuoto, musica terapia, infor-matica e quest’ultima è stata una rivelazione. Si chia-ma Comunicazione Facilitata e grazie al computer riesce ad esprimere i suoi desideri, i suoi sentimenti, se è triste o arrabbiata oppure felice. Scrive più di una dattilografa professionista. Un giorno, mentre stavo cucinando, mi chiama e mi chiede di leggere... aveva scritto: non farmi la solita minestra.. ho riso di gusto, sono tornata in cucina e ho cambiato menù.

Hai dei consigli per chi vive la tua situazione?E’ difficile dare consigli perché, questa condizione, può variare da persona a persona. Quello che mi sento di dire è stimolare sempre la loro personalità, dare tutto l’amore possibile e considerarle persone tali e quali a noi. Ricordiamoci che i sentimenti non riconoscono le menomazioni e l’amore, dato senza compromessi, riempie l’anima di una grande luce e Martina è il mio faro.

Progetti futuri?Tanti, uno di questi è correre subito a casa, Martina mi aspetta.

Stefania Zilio

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I nostri piccoli amici, conducono sempre più spesso una vita sedentaria nelle no-stre case, e la loro corretta alimentazione

spesso e volentieri è intaccata dai nostri avan-zi che non giovano alla loro salute. I cani e i gatti da appartamento sono gli animali più esposti a questi rischi. Non dobbiamo farci commuovere dividendo con loro la nostra fetta di torta perchè ci fissano con i loro occhi supplichevoli. Dobbiamo

negargliela per il loro bene. Se è già troppo tardi ed il vostro piccolo amico è già in so-vrappeso, occorre metterlo a dieta ferrea, ma sempre sotto il controllo di un veterinario. Inoltre spegnete la tv e uscite per una bella passeggiata che gioverà anche a voi.

ALIMENTAzIONE NEL CANEUna giusta alimentazione del proprio cane deter-mina la crescita, la salute, la vivacità e persino la

Che fare quando la ciotola non basta?Alcuni semplici e utili accorgimenti per evitare che il vostro amico a quattro zampe diventi... cicciottello!

anImalI

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brillantezza del pelo. è importante quindi saper-lo alimentare nel modo corretto. Ma, come poter somministrare in giusta quantità ogni componente nutritivo? Fortunatamente esistono un’infinità di cibi pre-confezionati, più o meno specializzati, già pronti per essere consumati. Infatti queste specie di crocchette rappresentano il migliore alimento. Seguite semplicemente le dosi raccomandate ed il gioco è fatto. Se preferite preparare personalmente il pasto al vostro cane attenetevi a queste regole:- cuocete tutti gli elementi crudi, sia per ridurre il

rischio di malattia sia per aumentare la digeribilità- non eccedete con la carne: miscelatela sempre

con farina di biscotti, riso, cereali o pasta;- non cambiate in continuazione il tipo di alimenti- inserite spesso verdure cotte- attenzione alle ossa: preferite sempre quelle

spugnose delle articolazioni che non si scheg-giano.

ALIMENTAzIONE NEL GATTOAnche per i gatti vale il discorso dei cibi pronti per i cani. Se si utilizzano però prepa-rati secchi ricordatevi di lasciare abbondante acqua fresca a disposizione del micio, altri-

menti potrebbero insorgere problemi a reni e vescica. Teniamo presente che i gatti sono carnivori ed hanno un bisogno limitato di al-tri alimenti. I cibi umidi in scatola contengo-no generalmente molta acqua, essenziale per la dieta del nostro amico gatto. è importante sempre dare dei piccoli bocconcini di cibo al gatto, data la conformazione della sua bocca e dei suoi denti poco propensi a masticare. Ecco ora dei consigli sulle cose da evitare nell’alimentazione dei gatti. Non date solo fegato perchè alla lunga disturba l’intestino, non date solo pesce che ha carenza vitami-na B1, non date solo carne magra la quale ha carenza vitamine/calcio, non date acqua direttamente dal rubinetto di solito ricca dl cloro che irrita il sensibile naso felino, non date ai gatti il bianco d’uovo crudo poichè in esso è presente l’avidina sostanza che distrug-ge le vitamine. Infine un ultimo consiglio: giocate con i vostri amici a quattro zampe! Li “distrarrete” dal cibo e soprattutto li terrete in forma. Così anche se ci scapperà qualche boc-cone in più non sarà un dramma e la pancetta andrà giù...al volo!

Perla Ambretti

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Ospedali aperti di notte dalle 20 alle 24 per almeno due giorni alla settimana e nei giorni festivi e prefestivi in Veneto

per rispondere alla stringente necessità di limitare le liste d’attesa. Questa vera e propria “rivoluzione culturale”, come

l’ha definita il presidente della Regione Luca Zaia, è stata presentata e illustrata oggi alle direzioni strategiche delle Ullss

e Aziende Ospedaliere nel corso di un incontro tenutosi a Venezia dallo stesso Zaia, affiancato dall’assessore alla sanità

Luca Coletto e dal segretario regionale per la sanità Domenico Mantoan.

La novità, unica in Italia, è stata messa nero su bianco in una delibera della Giunta regionale e prevede che

l’intera rete ospedaliera veneta debba essere attivata entro il prossimo primo settembre, demandando ai diret-

tori generali la definizione operativa e organizzativa su base territoriale. I servizi interessati sono quelli ambu-

latoriali ma soprattutto radiologici, per ottimizzare al massimo l’utilizzo prima di tutto dei grandi macchinari

come Tac e Risonanze Magnetiche.

“E’ una nuova filosofia, una vera rivoluzione – ha detto Zaia – che si rivolge prima di tutto ai 5 milioni di veneti,

che sappiamo curare molto bene, ma che ci chiedono tempi più veloci per gli esami e le visite. Avviciniamo la sanità

alla gente, rendiamo più efficiente l’intero sistema, creiamo una vera e propria rete di presa in carico del paziente

che, attraverso i Centri Unici di Prenotazione, troverà non solo assistenza per la prenotazione singola, ma anche per

la definizione del percorso di controlli ed esami dopo

una fase acuta passata in ospedale. Il tutto nei tempi

più brevi possibili, perché l’obiettivo tendenziale è

quello di chiudere le liste d’attesa o, nel peggiore dei

casi, di ridurle al minimo fisiologico”.

“E’ una sfida dell’intera co- munità – ha detto ancora

Zaia – che lanciamo assie- me a tutti gli operatori della

sanità che hanno dimo- strato tanta disponibilità e

senso civico e che ringrazio sin d’ora”.

L’intera operazione sarà finanziata con circa 30

milioni di euro l’anno, frutto della razionalizza-

zione di spesa già in atto, destinati al pagamento del personale e delle spese organizzative. Ai lavoratori,

ovviamente, è garantito il pieno rispetto degli accordi sindacali. Laddove apparisse necessario, i direttori

generali potranno attivare anche nuove assunzioni.

Centrale sarà la funzione del Centro Unico di Prenotazione e del Cup Manager, la cui attività dovrà essere anche di vera

e propria assistenza al cittadino, fornendo indicazioni e consigli sulla via più breve e comoda da seguire per ottenere la

prestazione. Dovranno anche essere attivati sistemi di intercettazione delle prenotazioni con tempi di attesa superiori

a quanto prescritto e verifiche immediate se il sistema elettronico dovesse indicare tempi anomali e realizzata un ge-

stione integrata delle agende che comprenda anche il privato convenzionato. Ogni direttore generale dovrà realizzare

il “Piano Aziendale Liste Attesa” e attivare un Tavolo di Monitoraggio sulle attese per visite e prestazioni e per i percorsi

diagnostico terapeutici.

“Lo spirito – ha sottolineato da parte sua l’assessore Coletto – è quello di avvicinare l’ospedale al territorio e dare una

nuova grande opportunità anche a chi lavora ed è costretto a prendersi ferie e permessi per andare in ospedale negli

orari abituali. Senza contare che più si usano i macchinari e prima si ammortizzano, ottenendo così anche un obiettivo

di ottimizzazione dei costi”.

IN VeNeTo oSPedALI APeRTI fINo A MezzANoTTe

82 : maggio, giugno 2013

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Tutto questo, e molto altro, è...

CIRCOLO TENNIS VICENZAPassione per lo sport. Dal 1933.

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