vicenzapiu 263

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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 263 web - 13 dicembre 2013 - euro 1,20 www.vicenzapiu.com V icenza Più Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici Occasione del contendere il rilascio ai richiedenti dell’efficacia della DIA di ampliamento alle pendici di Monte Berico, che il denunciante ritiene essere viziata in fatti, atti e comportamenti: «ricade sotto il vincolo dei Beni Ambientali e Paesaggistici» Fratelli coltelli a Monte Berico denunciato l’ufficio tecnico comunale Lavora con i media del network VicenzaPiù Per un ulteriore potenziamento sul territorio cerchiamo collaboratori e corrispondenti per ‘coprire’ le città, i paesi e le aree delle nostre testate giornalistiche. Prendiamo in esame curricula (da inviare a [email protected]) di giovani (pubblicisti e non) che vogliano maturare esperienza nel mondo della comunicazione. Analoga ricerca è rivolta ad agenti che, vendendo pubblicità per i media del gruppo VicenzaPiù, trovino un’adeguata fonte di guadagno in un ambiente professionale e contribuiscano al rafforzamento dell’informazione indipendente. Inviare i curricula a info@ mediachoice.it Pay what you want Paga quello che vuoi per supportare l’informazione indipendente e sfoglia co- modamente in digitale i pe- riodici VicenzaPiù, la vetrina senza diaframmi su “Fatti, personaggi e vita vicentina”. Clicca su ww.vicenzapiu.com

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VicenzaPiù n. 263, edizione web. Vita e personaggi di Vicenza e del Vicentino

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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 263 web - 13 dicembre 2013 - euro 1,20

www.vicenzapiu.com

VicenzaPiùPeriodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

Occasione del contendere il rilascio ai richiedenti dell’efficacia della DIA di ampliamento alle pendici di Monte Berico, che il denunciante ritiene essere viziata in fatti, atti e comportamenti: «ricade sotto il vincolo dei

Beni Ambientali e Paesaggistici»

Fratelli coltelli a Monte Bericodenunciato l’ufficio tecnico comunale

Lavora con i media del network VicenzaPiùPer un ulteriore potenziamento sul territorio cerchiamo collaboratori e corrispondenti per ‘coprire’ le città, i paesi e le aree delle nostre

testate giornalistiche. Prendiamo in esame curricula (da inviare a [email protected]) di giovani (pubblicisti e non) che vogliano

maturare esperienza nel mondo della comunicazione.

Analoga ricerca è rivolta ad agenti che, vendendo pubblicità per i media del gruppo VicenzaPiù, trovino un’adeguata fonte di guadagno in un ambiente professionale e contribuiscano al rafforzamento dell’informazione indipendente. Inviare i curricula a [email protected]

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Provincia di Vicenza

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13 dicembre 2013 pag3

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Giovedì 12 Dicembre, pressol’Hotel Palladio di Vicenza, il

giornalista dell’Agi Luca Marianiha presentato il suo ultimo libro, Ilsilenzio sugli innocenti, dedicatoalle stragi di Oslo e Utoya avve-nute il 22 luglio del 2011, inNorvegia “per far luce sui silenziche hanno accompagnato l’ucci-sione di tanti socialisti-laburisti”.L’autore ha dialogato con LucaFantò, segretario provinciale PsiVicenza; il moderatore è statoGiovanni Coviello, direttore diVicenzaPiù e VicenzaPiù.Tv, cheha trasmesso in esclusiva l’interaserata il cui video è disponibilegratuitamente on demand suVicenzaPiu.com. La presentazione è stata accompa-gnata dalla lettura di brani sceltidel libro, ad opera di MarioPodeschi. Quel maledetto 22luglio di due anni fa, AndersBehring Breivik, trentenne norve-gese sostenitore di ideologie diestrema destra, ha prima fattoesplodere un ordigno presso ilquartier generale del governo,fuori dall’ufficio del PrimoMinistro, uccidendo otto persone,e, due ore più tardi, ha attaccato ilcampeggio dei giovani laburisti,che si teneva sull’isolotto di Utoya.La serata si è aperta con la lettura diun passaggio del libro che ha per-messo ai presenti di calarsiimmediatamente nell’atmosfera daincubo dell’isolotto di Utoya attra-

verso le drammatiche testimo-nianze dei sopravvissuti: le paroledi una ragazza dipingono unBreivik lucido e spietato, un attoresenza scrupoli che, travestito dapoliziotto, ha avvicinato un gruppodi ragazzi con la scusa di informarlicirca l’attentato di Oslo, avvenutopoche ore prima, e ha poi aperto ilfuoco su di loro, ingaggiandoquindi una caccia all’uomo - anzi,al ragazzino, dato che i campeggia-tori avevano dai 14 ai 19 anni -durata 77 interminabili minuti. “Icellulari suonavano, ma nessunorispondeva: i proprietari, infatti,erano tutti morti”. Uccisi dallalucida follia di Breivik. Ma davverodi follia si trattava, o, piuttosto, diinfame lucidità? L’autore propende chiaramente perquesta seconda possibilità: nelcorso della serata, dalle sue paroleemerge chiaramente come lamatrice ideologica anti socialistache ha armato la mano dell’assas-sino non solo sia stata messa indubbio, ma sia stata deliberata-mente occultata dalla stampa e daimedia. Ecco, quindi, il perchédell’apparentemente enigmaticotitolo scelto da Luca Mariani: si ètaciuto il fatto che Breivik abbiascelto proprio quelle vittime, iragazzi che partecipavano ad uncampeggio dei giovani laburisti, inossequio alle proprie deliranti ideeantieuropeiste e anti immigra-zione. Le prime notizie relative allastrage hanno, infatti, parlato diattentati di matrice islamica; suc-cessivamente, quando è emersa laverità ed è stato individuato ilresponsabile, lo si è fatto passareinizialmente per un pazzo; nessun

Il silenzio sugli innocenti: la strage antisocialista di Utoya raccontata da Luca Mariani

risalto è stato dato alla sua inten-zione deliberata di designare comevittime proprio dei laburisti inquanto tali; nessun peso è statoattribuito all’ideologia che eglisosteneva e al suo passato di ideo-logo. Breivik, infatti, ha scritto uncompendio di millecinquecentopagine, nel quale espone conperizia e con certosina precisione ipunti cardine del suo pensiero,delirante finché si vuole, ma lucidoquanto basta a consentirgli di por-tare a termine una carneficina cheè costata la vita a 77 persone,senza che sia stato possibile inter-cettarlo in tempo e prevenire ilmassacro - aveva infatti progettatotutto con precisione svizzera, uti-lizzando anche precauzioni tali daconsentirgli di procurarsi il neces-sario per costruire un ordignosenza farsi scoprire. Ha agito inmodo premeditato, elaborando unpreciso piano d’azione. Non èandato direttamente a colpire gliimmigrati, come forse si sarebbepotuto pronosticare date le suedeliranti teorizzazioni. Ha ucciso,invece, dice e scrive Luca Mariani,i giovani che sostenevano la neces-sità di lavorare per una societàdiversa, più giusta, accoglienze,rispettosa. Colpire direttamente gliimmigrati, ha argomentato Breivik,avrebbe significato dare ossigenoalla creazione di un movimentod’opinione in loro favore. Bisogna,invece, agire a monte, pensò l’omi-cida ideologo, esattamente come sifa per riparare una perdita d’acquain un bagno: prima si ripara la per-dita, i giovani socialisti, e poi si“tira lo sciacquone” per far sparirel’acqua. Breivik ha anche fondato,

nel 2002, il Movimento deiCavalieri Templari, il cui compito,secondo le sue farneticanti inten-zioni, sarebbe quello di spazzarevia gli immigrati entro il 2083,attraverso quella che Breivik stessodefinisce una vera e propria“deportazione dei musulmani e deirom”. Il suo progetto era quello di“costruire aree produttive, situatemagari in Anatolia o in Albania,dove gli immigrati dovrebbero lavo-rare per 12 ore al giorno, con unsalario”, bontà sua, “pari al triplo diquanto riceverebbero in patria”; mala permanenza sarebbe stata loroconsentita solo per un anno, alloscadere del quale avrebbero dovutotornarsene a casa loro. Un’ideologiaorganizzativa, insomma, ad uso econsumo di coloro i quali vorreb-bero spremere dagli immigrati laforza lavoro, senza dare in cambioniente, nemmeno il rispetto dovutoad ogni persona. Com’è emerso daivari commenti suscitati dall’ani-mato confronto che ha seguito lapresentazione dell’autore, c’èinfatti qualcuno a cui l’appellarsi alrazzismo, in fondo, fa comodo, permeglio sfruttare la manodoperaimmigrata. Perché, infatti, ci sichiede, un idraulico, un muratoreo un piastrellista dovrebbero votarepartiti che fanno della lotta all’im-

migrazione il loro cavallo di batta-glia? Facile: perché temono - e nona torto - la concorrenza dei lavora-tori immigrati, che prestano la loroopera ad un prezzo più basso. Illavoro irregolare, sostiene LucaMariani, esiste perché conviene.Conviene all’imprenditore edilizioappoggiarsi al muratore clande-stino che fa un prezzo più bassoper la muratura; conviene allegriffe comprare da aziende tessilicinesi. E poi succede come a Prato,nessuno sapeva niente, nessunovedeva niente. E ci scappa il morto.La soluzione, rileva qualcuno, cisarebbe, eccome: controlli piùseveri, o semplicemente seri, e nor-mativa comune europea perchéparità di lavoro significhi parità disalario: il prezzo del muro èquello, e tale deve rimanere, che atirarlo su sia un italiano, unrumeno o un cinese. La dignità dellavoro non conosce razza e nonconosce confini. E non per buo-nismo, ma per giustizia. Come hascritto un ragazzo a Breivik: “Ionon ho paura di te. Non ci puoicolpire, noi siamo più grandi di te.Noi non risponderemo al male conil Male, come vorresti tu. Noi com-battiamo il Male con il bene. E noivinceremo”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Giulia Turra

/ Da sinistra: Giovanni Coviello, Luca Fanto, Luca Mariani, Mario Todeschiall'Hotel Palladio

Direttore ResponsabileGIOVANNI COVIELLO

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EditoreMEDIA CHOICE s.r.l.

Viale Trento, 197 - Vicenza0444 1834040

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StampaCentro Servizi Editoriali

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Giornale chiuso in redazione alleore 14.00 di venerdì 13 dicembre 2013

TVRedazione e PubblicitàViale Trento, 197 - Vicenza

0444 [email protected]@vicenzapiu.com

MARCO MILIONI

[email protected]

Segretaria di redazioneANGELA MIGNANO

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Collaboratori di Redazione

EDOARDO ANDREIN

MARTINA LUCCHIN

GIORGIO LANGELLA

MARCO POLO

Ospiti fissi Chiaramente CalcioRENATO ELLEROANDREA LIBONDI

VicenzaPiù.comVicenzaPiù

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«Primarie Pd, Renzi domina anchea Vicenza. Civati secondo stacca

Cuperlo», così poco fa ha titolato ilnostro Edoardo Andrein la notiziache Renzi ha ribaltato il risultato disolo un anno fa «a Vicenza città intutti e sette i seggi, anche quelli piùtradizionalmente “rossi” come il cir-colo 6». Quando a vincere fu Pier-

luigi Bersani, che per quel risultatopremiò la telegenica Alessandra Mo-retti, già scelta come portavoce, do-nandole un posto bloccato in Parla-mento. Se l'ex vicesindaco diVicenza, a seggio guadagnato, ripagòl'ingenuo ex leader con un voltafac-cia clamoroso e fulmineo, non c'èda meravigliarsi che Civati e Cuperlo,a cui la bionda avvocatessa ha pro-vato a donare i suoi favori extra tele-visivi, a Vicenza abbiano perso an-che loro in credibiltà e ... voti.Matteo Renzi ringrazia, mentre Ales-sandra Moretti, c'è da scommet-

Renzi vince e a Vicenza dice grazieai colpi di fulmine della Moretti

terlo, chiederà ancora più aiuto al-l'ex "nemico" cittadino Variati, a cuinel 2008 sfilò il posto in direzionenazionale del Pd nel 2008 e nellecui grazie ha cercato di rientrare datempo, non certo scalfendone lescelte affettive, ma affidandosi alsuo "Alias" (leggasi l'agenzia Aliasdel, più, fido Bulgarini) per la curadelle P.R. Pubbliche Relazioni, prima, ProRenzi, ora che tutti provano a saliresul carro del vincitore. «Moretti, viva la sincerità» era loslogan del mastro birraio friulano,

omonimo ma difficlmente parentedella nostra bella e bionda politicaindigena che a quello preferisce il"peroniano", in senso birraiolo, noncerto politico, «chiamami Moretti,sarò la tua birra».Ammesso che qualcuno ancora lecreda.P.s. Il discorso di Matteo Renzi, dopola certezza della sua vittoria, è statotrasmesso in diretta integrale da Rai

3, da Sky News e da La7, mentre lealtre reti nazionali ci trastullavanocon film, reality, calcio e spot. L'evento, che, si sia "amici e nemici"di Matteo, cambierà il corso almenodel Pd, non ha trovato spazio, in-vece, nel palinsesto del biscione:un segno che potrebbe cambiareanche il futuro dell'Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Giovanni Coviello

Forse cerca di fare da contraltarealla novità delle luci rosse natali-

zie scelte dall’amministrazione co-munale. Oppure è solo un modo peressere solidali con il corteo “nero”di Forza Nuova che tante polemicheha creato in città. O magari, chissà,tenta di allontanare la malasorte peril giorno in cui verrà disinnescata lamaxi bomba da 1800 chilogrammidi esplosivo trovata al Parco dellaPace.“I dise che i gati neri i porta sfiga…”ci esclama sorridendo un anziano si-gnore fermatosi a curiosare mentrescattiamo una delle due foto a cor-redo di quest’articolo.In effetti la diceria tramandata per

tradizione e diffusa tra le persone so-stiene che incrociare un gatto neromentre attraversa la strada è presagiodi sventure. Il fatto curioso, però, èche gli inglesi, ad esempio, riten-gono sia l’esatto opposto: un gattonero quando “taglia” la strada o lo siincrocia di primo mattino per loro èforiero di una splendida giornata. Epensare che proprio in quelle zonedell’Europa del nord ha iniziato adavere origini profonde la credenzache i gatti neri portino sfortuna, tantoche i libri della memoria raccontanole persecuzioni che i gatti neri subi-rono per diversi secoli (dal 1000 al1700), comprese torture e sevizie diogni tipo. In quelle zone pochissimigatti completamente neri sopravvis-sero al massacro e oggigiorno è piut-tosto difficile trovarne uno che siacompletamente nero.Purtroppo la diceria, seppur in tonominore, si è diffusa anche qui dalle

nostre parti e recentemente a causadi Halloween è riaffiorata prepoten-temente con la pratica di uccidere etorturare i gatti neri per qualchestrampalato rito di stregoneria. “Però è vero che dopo la comparsadiverse settimane fa di questo gattonero hanno scoperto quell’enormebomba al Parco della Pace” ci dicel’anziano con un espressione enig-matica sul volto, tra il serio e faceto.Suvvia, facciamo presente, magari èsolo qualche artista che cerca di ral-legrare le pareti degli edifici citta-dini:“In effetti sicuramente sono megliodelle orripilanti e inutili scritte politi-che, rabbiose o d’amore che riem-piono i muri della città” ci confida ilsignore, il quale incamminandosiverso il supermercato poco distanteesclama:“Almeno sto gato no se poe ma-gnare!”.Che sia una provocazione di qual-che “indigeno” per rinvigorire lanomea di “vicentini magnagati”?Un’etichetta che a distanza di de-cenni dura ancora e che non è poicosì vergognosa dato che all’epocain cui è stata coniata la fame eratanta, in giro non si trovava nulla damangiare, e perciò non c’era nulla dimale a mangiarsi qualche gatto,visto che sotto ai denti ci finiva già ilconiglio.Una situazione, però, che fece inter-venire nel 1943 Neonis Dinale, ilprefetto di Vicenza dell’epoca, conun decreto specifico:

di Edoardo Andrein

pag413 dicembre 2013

“Il prefetto di Vicenza vista la notadel Ministero dell’Interno, Direzionegenerale della Pubblica Sicurezza,del 15 febbraio u.s. n. 15320/10089,con cui si segnala una crescente di-struzione di gatti per la utilizzazionedelle carni, dei grassi e delle pelli; ri-tenuto necessario e urgente elimi-nare il grave inconveniente prodottodalla rarefazione dei gatti, a cui con-segue un aumento dei topi, oltre cheapportare gravi malattie, recanodanno alle derrate alimentari, speciequelle depositate negli ammassi;visto l’art. 19 del T.U. della Legge Co-munale e Provinciale approvato conil R.D. 3 marzo 1934 n. 383; de-creta: E’ vietata la uccisione dei gattiper la utilizzazione delle carni, deigrassi e delle pelli. I contravventori incorreranno nellepenalità comminate dall’art. 650 delCodice Penale.

O podestà e Commissari Prefettizidella Provincia, gli agenti della ForzaPubblica, l’Arma dei CC. e gli agentidella Polizia Giudiziaria sono incari-cati della esecuzione del presentedecreto e di vigilarne l’osservanza.”A meno che la crisi economica degliultimi anni non peggiori repentina-mente, i tempi dei “mangnagati” perfortuna sembrano definitivamentepassati.Perciò, oltre che vedere sgambettarei simpatici felini lungo le strade, spe-riamo di notare altri gatti, neri, rossio verdi che siano, disegnati sui muridella città.Magari gli abitanti conosciuti in Ita-lia come “magnagati” forse ungiorno potranno lasciare da parte lavetusta reputazione e diventare “vi-centini disegnagati”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

/ I “colpi di fulmine” della Moretti

/ L'onorevole del Pd in vacanza con Giletti

Un gatto nero si aggira per Vicenza

/ Alessandra Moretti ai tempi del suo idillio con Bersani

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pag513 dicembre 2013

Sono ancora scese, sia pure dipoco, ad ottobre le copie medievendute al giorno de Il Giornale diVicenza secondo i dati ufficialimensili di Prima Comunicazionegeneralmente noti come ADS, Ac-certamento Diffusione Stampa, edelaborati utilizzando non rilevazioniindipendenti ma le cifre fornite daglieditori, non certo “negativi” con sestessi. Se a settembre le copie medie ven-dute al giorno de Il Giornale di Vi-cenza erano 34.119, in cadutaverticale rispetto alle 36.998 di ago-sto (con una diminuzione di 2879copie e un preoccupante -7,8% ri-spetto a un mese estivo che non do-vrebbe di certo essere il migliore perl’assenza dalla città di molti lettori),ad ottobre il quotidiano confindu-striale non dà cenni di recuperoanzi scende, sia pure di poco grazieanche a numerose promozioni com-merciali, e arriva a vendere solo34.005 copie (tra edizione cartaceapiù digitale) di cui quelle pagatesono 33.125 composte da 27.148quotidiani venduti in edicola, da1.795 generiche “altre vendite”, da4.182 abbonamenti e solo 880copie “digitali”, che confermanouno skill poco “aggiornato” dei let-tori del GdV.Per completezza di informazione, afronte delle 34.005 copie vendute,ad ottobre sono 34.942 le copiemedie diffuse (dati che alle venditesommano gli omaggi nelle lorovarie forme) queste erano 34.990 asettembre e 37.858 ad agosto. In-somma a Viale Fermi il termometrodi un quotidiano, a cui il senso co-mune, poco confortato dai dati resipoco noti ai più, associa ancorachissà quali numeri, continua ascendere. Colpa della crisi dei quo-tidiani stampati o della linea delgiornale o di entrambe in varia-mente ipotizzabili proporzioni? E’ ladomanda che si staranno ponendoin Athesis, che per ora annuncia ul-teriori sacrifici nelle redazioni pertenere in piedi bilanci ancora inutile grazie sempre meno alle ven-dite di copie e sempre di più ad unancora sostanziale monopolio pub-

blicitario. Se lo motivano ancora inumeri complessivi del GdV, leader,sia pure con numeri molto ridotti ri-spetto a pochi anni fa, tra i quoti-diani cartacei per copie vendute eper lettori medi nei vari locali pub-blici, ad alimentare gli incassi pub-blicitari c’è anche una certa qualpigrizia degli inserzionisti nel cam-biare le proprie abitudini. Non si sa,però, questo è il punto, per quantoancora questi lettori saranno dispostia spendere per costi per contattosempre più elevati stante la ridu-zione di copie prima di sceglierestrade nuove e più vicine ai nuovi emeno tradizionalisti lettori “compra-tori” di oggi.Se sono oggi 872.109 gli abitantidella provincia e 642.342 sono imaggiorenni è con questi ultimi, so-prattutto, che si confronta il dato di34.005 copie vendute al giorno pervalutarne un primo peso.L’altro, ancora più significativo, ar-riva dall’Audipress 2013/II , “Inda-gine sulla lettura dei quotidiani e deiperiodici in Italia”, i cui dati di let-tori medi giornalieri (ogni giornale èletto da più persone e questo nu-mero allarga la base raggiunta daogni giornae) comprendono il cu-mulo di 2 cicli per quotidiani e sup-plementi di quotidiani (Quotidiani eSupplementi di Quotidiani: -1° ciclo2013 (7 gennaio - 24 marzo 2013) -2° ciclo 2013 (2 aprile - 7 luglio2013)I 305.000 lettori medi di Audipress2012/I (primo trimestre 2012) sonodiventati i 227.000 circa di Audi-press 2013/I e, ultima rilevazione di-sponibile, i 217.000 di Audipress2013/II: che decreta che il 29 deilettori (uno su quattro) ha abbando-nato in un anno e mezzo anno ilGdv. E da marzo in poi gli ulterioricrolli di vendite preannuncianoun’Audipress catastrofica, visto chele sue cifre non nascono dagli edi-tori perché gli Istituti esecutori delfield sono Doxa ed Ipsos; il disegnodel campione e l’elaborazione deidati sono stati effettuati da Doxa; icontrolli sono a cura di Reply. Se il numero di lettori giornalierimedi è sceso di circa il 30% questoè il valore di cui sarebbe dovutoscendere il costo della pubblicità. Sea pagare, eventualmente, un costomaggiore sono i privati, peggio perloro, si direbbe al di là degli ipotetici

Il Giornale di Vicenza crolla a 27.148 copiein edicola e a - 29% lettori medi. Ma calaanche il costo della pubblicità pubblica?

danni gestionalia carco anche deidipendenti . Se a non essere even-tualmente attenti al trend reale dimercato fossero stati, siuano e sa-ranno enti pubblici e para pubblici,beh, a quel punto il problema nonsarebbe solo solo commerciale. Edè forse per questo motivo che, adevitare dubbi sul loro uso magari peratteggiamenti mediatici amichevoli,le spese del Comune di Vicenza edelle sue partecipate, quali teatro eFiera, di aziende comunali qualiAim, provinciali quali Ftv, regionaliquali le Ulss dovrebbero essere resetrasparenti. A vantaggio, in primis,della credibilità del GdV stesso

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Giovanni Coviello

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Page 6: VicenzaPiu 263

13 dicembre 2013 pag6

Leggiamo e riportiamo un com-mento al nostro articolo su Vi-

cenzaPiu.com di giovedì “Aim e laposta ammucchiata ma “certifi-cata”: chi sceglie e controlla a S.Biagio i partner?” (riportato di se-guito in questa pagina), che fa se-guito a un altro simile del 20agosto “Acque Vicentine e le bol-lette bagnate: intervenga Guzzo”(http://www.vicenzapiu.com/leggi/acque-vicentine-e-le-bol-lette-bagnate-intervenga-guzzo). La firma del post è di tal LisattiMichele che scrive, sembra, anome del Consorzio Hibripost,che si vanta di una pluriennalecollaborazione con Aim, che perònel sito Hibripost non compare trale referenze ..., e a lui rispondiamoa seguire. Così come a parte risponderemoalla mail di richiesta di dettagli daparte di Aim, che ha fatto onesta-mente meglio del “sempre silen-zioso” Angelo Guzzo di AcqueVicentine, altra azienda pubblicache ha appaltato il servizio postalenon a Poste Italiane (e, guardacaso, alla stessa Hibripost comedocumenta la foto bagnata).Ci auguriamo, anzi siamo sicuriche nel frattempo Aim, oltre chechiederci di sapere dove sono state“ammucchiate” le 5 lettere, cosache può sapere anche da Lisattiche dice di saper già individuaredove siano state recapitate, pro-ceda ad autonomi e numerosi con-trolli indipendenti.Il direttore

Il “post” di Lisatti Michele

Spettabile Redazione,abbiamo letto l’articolo a firma diGiovanni Coviello apparso ieri suVicenzapiù.com che commenta lemodalità di recapito delle bolletteTares di Aim.Non intendiamo giustificare apriori eventuali inadempienze che

dovessero emergere una volta cheavremo compiuto le dovute verifi-che su questo caso isolato, (sem-pre ammesso che i destinataridelle missive rispettino il codicepostale vigente), quanto piuttostoricordare l’operato dei molti di-pendenti che quotidianamente la-vorano con professionalità,applicando le nostre precise regoleaziendali.Ci sembra infatti fuori luogo e inu-tilmente sensazionalistico, ricor-rere ai toni e alle immaginidispregiative usate dal signor Co-viello che si scaglia contro chi “sifa pagare per certificare consegneammucchiate e incertificabili”.Proprio perché la posta da noi re-capitata è certificata, saremosenz’altro in grado di risalire al-l’operatore che ha consegnato lemissive nella maniera in cui sonostate fotografate, e solo dopo unconfronto diretto, atto a stabilire leresponsabilità dei vari soggetticoinvolti, prenderemo i giustiprovvedimenti previsti da con-tratto, senza per questo dover su-bire gogne mediatiche di alcuno,lesive della consolidata professio-nalità che i nostri collaboratori te-stimoniano quotidianamente.Restiamo a disposizione del si-

gnor Coviello qualora fosse vera-mente interessato a conoscerecome è strutturato il servizio di re-capito certificato, anche se proba-bilmente non sapremo interpretareil destino “cinico e baro”, come lochiama il signor Coviello, che si èabbattuto sulle 5 lettere da lui se-gnalate, a fronte dei milioni di bol-lette correttamente epuntualmente consegnate nelcorso dell’ormai pluriennale colla-borazione con Aim.Cordiali saluti.Lisatti Michele

La nostra risposta

Gentile sig. Lisatti Michele , chescrive (a quale titolo?) a nome diHibripost, se ci invia via mail lesue motivazioni non esiteremocerto a pubblicarle. Ma lei, chepensiamo esperto di posta, sa che

Posta ammucchiata ma "certificata": indaga Aim,Hibripost si inalbera, VicenzaPiù pone altre domande

Giovanni Coviello, come è indi-cato nella firma dell’articolo, è ildirettore responsabile di questoquotidiano web e che il suo indi-rizzo mail è chiaramente indicatonei dati della redazione?Ma se è solo esperto di posta car-tacea, invece che di quella elettro-nica, sa che c’è anche l’indirizzopostale a cui scrivere per contra-stare, documentando le motiva-zioni senza frasi fatte, la notizia, enon è la prima, sulla presuntagogna mediatica di 5 su 5 letteremal(re)capitate, come da foto, inun condominio. Invece che sup-porre, controgogna mediatica?,che “ i destinatari delle missive”magari non “rispettino il codice

postale vigente” (ma se hanno unacassetta accanto alla grata in cuisono state ammucchiate le letterecosa devono fare per farle inserirelì invece che nel modo fotogra-fato?), perché non controllano ma-gari se il caso non sia tanto isolatoe se magari la consegna a cam-pione anomala non sia dovuta,che so, a poveri operatori, magaristranieri con scarsa padronanzadell’italiano per leggere i nomisulle cassette e magari con ancorapiù scarsa retribuzione? Caro sig.Lisatti Michele, che scrive (ripeto“a quale titolo?”) a nome di Hibri-post, faccia lei le sue dovute veri-fiche, ci faccia conoscere,motivandole non genericamente,

le sue obiezioni e, magari, anchea quali condizioni Hibripost ha ot-tenuto la “pluriennale collabora-zione” da Aim, azienda pubblicache vi preferisce, magari con giu-sta convenienza, all’azienda pub-blica nazionale Poste Italiane. E cidica anche come è composta lasua forza lavoro, in quali contrattidi lavoro è inquadrata e con qualiretribuzioni è pagata per il suo la-voro. Che mai abbiamo messo indiscussione. Sul fronte dei lavora-tori...Giovann CovielloDirettore di VicenzaPiu.com

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di Giovanni Coviello

Aim e la posta ammucchiata ma "certificata":chi sceglie e controlla a S. Biagio i partner?

(g.c) Anche in passato abbiamosegnalato sistemi, diciamo, alle-gri di consegna di lettere e avvisispediti dal gruppo Aim. Come sifa a giustificare la consegna diavvisi per la Tares lasciati non incassetta ma ammucchiati tra legrate del portoncino in metallodi ingresso di un condominio, inbarba alla privacy di chi riceve

la posta insieme alla posta altruie deve cercare la sua immagi-nando che ci sia nel mucchioanche se la prima busta delblocco potrebbe far pensare chetutte le buste siano del destina-tario indicato nella prima? Ecome si può pensare che la con-segna di quella posta sia dichia-rata, e pubblicizzata, come

«certificata» dal gestore incari-cato, che accanto al proclama dicertificazione si firma Hibriposte che ci aspettiamo giustifichiquesto sistema magari giurandoche quel mucchio di 5 lettere,per giunta lasciate lì a pochicentimetri dalle regolari cassettepostali, è un puro caso, pergiunta eccezionale, del destino? Magari cinico e baro.Cinico, viene da pensare, comechi assegna certi incarichi fre-gandosene di verificare se sianoassolvibili, prima, o assolti dopoBaro, viene da temere, come chisi fa pagare per certificare con-segne ammucchiate e «incertifi-cabili».E, comunque, destino, viene daconstatare, per una Aim che«certifica» anche con la suaposta consegnata a caso la ge-stione storicamente approssima-tiva dei suoi partner.

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pag713 dicembre 2013

Ugo De Grandis racconta Antonio Trenti, l'antifascista dimenticato

Il magrediense Antonio Trenti videforse il suo nome sul giornale un’ul-

tima volta nell’anno della morte,quando già era ricoverato all’ospedaledi via Baratto, Schio: era il 1979. Ironiadella sorte, il libro in cui si annunciavail racconto delle sue gesta e di quelledi altri brigatisti nella guerra di Spagnanon fu poi mai realizzato e così il suonome ritornò, dopo un breve ultimofulmineo lampo di notorietà, a esseredimenticato. Quando anni dopo lo storico suo com-paesano Ugo De Grandis – di cui escein questi giorni Da Magrè alla Spagna,passando per Francia, Belgio e URSS.La straordinaria biografia di AntonioTrenti, militante internazionale - cercòdi ricostruire le linee delle sue vicende,constatò che erano in molti a non sa-pere nulla di lui: solo un vecchio diri-gente del PCI locale, Carlo Piva, riuscìa fornire qualche vago ricordo dei suoiultimi tempi dopo il ritorno a Schio.Eppure ci furono giorni lontani in cuil’attenzione della stampa, e non solodi quella, su Trenti era stata fortissimae gli aveva causato non pochi pro-blemi.Antonio Trenti nasce nel 1902 da Giu-seppe Trenti e Luigia Grendene. Sinda giovane avvicina le idee socialistee nel 1921 parteciperà coi locali Arditidel Popolo agli scontri con le nascentiformazioni fasciste. Tra il gennaio 1922e l’aprile 1923 è militare nel 2° Reggi-mento alpini di Gorizia e anche quipotrebbe aver partecipato ad alcuniscontri: l’ipotesi – avanzata da De

Grandis – è data da un allontanamentoingiustificato dalla caserma che glifruttò una denuncia e che coincidecon i primi scontri conosciuti nellazona.Conclusa la leva, Trenti decide di espa-triare con alcuni familiari prima inFrancia, poi per un breve periodo inBelgio – dove viene espulso per resi-stenza a pubblico ufficiale - e poi dinuovo in Francia. In questo secondosoggiorno francese si trasferisce a Pa-rigi, in Rue de Crimèe 229, nel quar-tiere di La Villette.La sera del 14 aprile 1930 due fascistiitaliani, Giovanni Alberto Verrecchiae Pietro Forcari, muoiono in uno scon-tro a fuoco nelle strade della capitalefrancese. Verranno subito accusati dueitaliani trovati nelle vicinanze delluogo teatro dei fatti: uno è appuntoAntonio Trenti. Il processo, iniziatonel gennaio del 1931, è seguito con

attenzione non solo dalla stampa fran-cese, ma anche da quella vicentina equindi dalle autorità italiane. In difesadi Trenti e dell’altro accusato presentein aula, Antonio Ongaro, interven-gono importanti esponenti della sini-stra nazionale e italiana, tra cui il di-rigente comunista Ruggero Grieco(1893-1955). L’esito finale è una con-danna per i due accusati in aula; unterzo, Gino Scaramucci, si è rifugiatoin Unione Sovietica, altri due nomiverranno rivelati solo da successiveindagini. Ma gli anni di prigione – idue ritorneranno liberi il 30 aprile1933 – non accontentano nessuno:né gli antifascisti, che speravano nel-l’assoluzione, ne i fascisti, che invecesperavano in una pena maggiore. Ilnome di Antonio Trenti è comunqueda quel momento nei registri della po-lizia politica italiana, gli stessi che per-mettono oggi a Ugo De Grandis di ri-

costruirne i movimenti. Dopo unbreve secondo periodo belga – questavolta l’espulsione è dovuta alla parte-cipazione a una riunione tra comunisti– nel 1935 Trenti parte anche lui perl’Unione Sovietica, dove si sposa conuna donna russa, rivoluzionaria bol-scevica d’ottobre, di nome Frosja: deidue ci rimane una fotografia color sep-pia datata 1937: sono in posa, ariaseria, seduti l’uno accanto all’altroguardano entrambi alla loro sinistra.Anni dopo, in piena guerra fredda, sisarebbero scritti in un vano tentativodi superare, almeno così, la cortina diferro che divideva in due il mondo.Ma la cortina sarebbe stata più forteanche di loro e dopo un po’ l’inchio-stro sbiadì. Non si sa bene perché alla fine Trentifacesse domanda di lasciare l’UnioneSovietica. Lo fece in un modo ano-malo, quasi sfacciato, come a com-plicarsi la vita: non solo rivelò la suapresenza all’ambasciata italiana per-mettendo quindi alla polizia fascistadi tornare, dopo qualche tempo dismarrimento, sulle sue tracce, ma mo-tivò pure la sua volontà dicendo diavere un lavoro troppo pesante e unreddito insufficiente: c’era il rischioche le autorità sovietiche non gradis-sero. De Grandis ipotizza che Trentiavesse avuto sentore del periodo chele comunità straniere avrebbero pas-sato da lì a poco con la repressionestaliniana, e con queste anche quelladei comunisti italiani. Trenti riuscì co-munque a fuggire evitando il peggio,Antonio Ongaro, suo compagno di pri-gionia in Francia e anche lui emigratoin Unione Sovietica, invece no: arre-stato nel febbraio del 1938, fu fucilatoa Butovo, sud di Mosca, il successivo20 agosto.Fallito un primo tentativo di farsi man-dare in Francia, dove si sarebbe ricon-

giunto coi suoi, Trenti riuscì a farsi in-viare in Spagna, dove nel frattempoera scoppiata la guerra tra i lealisti re-pubblicani e i ribelli franchisti sorrettidalla Germania di Hitler e dall’Italiadi Mussolini. Approdato nel porto diAlicante nell’ottobre del 1937, rag-giunge il campo di addestramento diQuintanar de la Republica e si uniscepoi alla XII Brigata internazionale, al-lora impiegata a Fuentes de Ebro a suddi Saragozza. Solo nel settembre 1938la polizia politica italiana riuscirà a re-cuperare le tracce del ricercato, pro-prio mentre la guerra per gli antifran-chisti era quasi persa. Smobilitate lebrigate, anche Trenti, come molti altri,conosce le dure condizioni dei campifrancesi, ma a differenza di altri perlui la strada è più difficile: non può ri-tornare in Italia per via della polizia, èindesiderato in Francia.Il 21 agosto 1943, un’ultima tracciaburocratica: una richiesta di infor-mazioni. L’8 settembre e gli eventisuccessivi storneranno poi per sem-pre dall’antifascista l’attenzione delleautorità.Chiuso il fascicolo Trenti, quanto seguìlo dicono a De Grandis i suoi familiari.Si sa che l’uomo visse per un periodoa Besançon con la sorella Emma, finoa che una banale infrazione stradalenon rispolverò il suo passato di citta-dino indesiderato. Fece allora ritornoin Italia nel 1957, prima a Magrè epoi a Schio, con un breve intervallo dilavoro in Svizzera: lì fece lo stradino,a casa custodì biciclette. Le custodì alparcheggio dell’ospedale in cui poiconcluse la sua vita e nel quale seppe,forse, di quel volume che avrebbe do-vuto raccogliere, promessa vana, an-che le sue vicende spagnole.

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Massimiliano Mei, il difensore vintage del Real Vicenza

Massimiliano Mei, difensore cen-trale del Real Vicenza, in passato

hai giocato anche in Sardegna a Ca-gliari, poi, dopo un anno con la Fer-mana, a Sassari con la Torres, quindi aVenezia e per cinque anni a ReggioEmilia. A Vicenza hai ritrovato un tuoamico, Mirko Stefani, che ora è fermoper squalifica. Vuoi raccontarci di que-sta amicizia, lo stai aiutando in questoperiodo in questo momento un po’

interessi. Da quello che ci dici tu seiun ragazzo con le tue passioni Penso che sia un mito negativo perchéci sono anche tantissimi miei compa-gni di squadra che hanno le propriepassioni, se le coltivano quando pos-sono. È chiaro che avendo un impegnolavorativo a 360° come il calcio si hanon molto tempo libero a disposizioneper poterle curare.

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difficile per lui?Sì, è una amicizia che risale a qualcheanno fa, proprio ai tempi della Reg-giana. Ci siamo trovati in squadra in-sieme e soprattutto i primi due anni,che poi sono stati i due anni in cui ab-biamo giocato insieme perché poi luiè andato a Cremona poi a Frosinone,si è instaurato un legame soprattuttoextra calcistico che poi nel tempo si èprolungato e consolidato. Lui ora haavuto quello spiacevole episodio dellasqualifica e io ho cercato nel mio pic-colo di potergli stare vicino.In questa rubrica ci occupiamo di piùdell’aspetto umano dei giocatori ci in-teressa di più conoscervi a fondo ri-

spetto al vostro lato, diciamo, più tec-nico. Vuoi raccontarci qualcosa di teMassimiliano fuori dal campo, le tuepassioni quello che ti piace farequando non pratichi lo sport del calcioquindi anche altri sport in generale.Va detto che da piccolo mi sono sem-pre detto che mi sarebbe piaciuto farequesto mestiere ed ho avuto fortunaanche se è chiaro che quando uno sipone un obiettivo si pone sempre ilmassimo, quindi non rinnego chiara-mente la carriera che ho fatto e chesto continuando a fare però è normaleche mi sarebbe piaciuto fare una car-riera ai massimi livelli. Però le cosesono andate così, si può dire che forsedoveva andare così e mi meritavo difare questo. Ovviamente intorno aquello che è diventato il mio lavoro cisono anche delle rinunce, sono andatovia da casa a sedici anni, sono andatoa Bergamo tre anni, poi ripercorrendotutto il percorso sono stato a Cagliariin un oratorio di frati salesiani in unacella che era veramente una cella equindi ci sono stati un po’ di sacrificida fare. Sono un appassionato di sport,di tutti gli sport, mi piace tanto lo scianche se per motivi legati a questo la-voro ho potuto praticarlo poco quasiniente anche perché essendo uno sportabbastanza rischioso va a mettere un

po’ a repentaglio la carriera professio-nale e quindi si cerca di evitare. Houn fratello che gioca a basket. Que-st’anno ha avuto la fortuna di andarein serie A1 e quindi spesso seguo an-che le vicende di basket. Durante ilperiodo estivo, quello del riposo,spesso gioco a tennis che mi piace unsacco. Per quanto poi riguarda le pas-sioni sono un’amante del vintage in-teso a 360 gradi, sia come abbiglia-mento sia per quanto riguarda lemacchine e tante altre cose come gad-get, oggetti. Sono affascinato dagli anni60 forse perché dove vivo io è statogirato tanti anni fa il film ‘Sapore dimare’ al locale ‘La Capannina’: sonoambienti in cui sono cresciuto e quindiun pochino ci rivedo la mia infanzia.E poi mio padre ha una concessionariadi macchine e quindi anche la pas-sione per i motori è dovuta anche aquesto anche se non ci troviamo maid’accordo come gusti. Questo peradesso sono io, per quanto riguardal’aspetto caratteriale penso di essereuna persona forse all’inizio abbastanzatimida però poi se riesco a rompere ilghiaccio riesco ad aprirmi ed a tirarfuori quell’umorismo detto alla Pie-raccioni di noi toscani.Sfati il mito del calciatore che al di làdel calcio ha poche passioni e pochi

Nella rubrica ChiaramenteCalcio, in onda settima-

nalmente sul canale 193 diSportelevision VicenzaPiùTv esul nostro canale streaming Vi-cenzaPiu.Tv, uno spazio di-verso dalle solite interviste edanalisi tecniche è riservato airitratti fuori dal campo dei pro-tagonisti delle pedate domeni-cali vicentine di Lega Pro.Pubblichiamo in questo nu-mero di VicenzaPiù la trascri-zione fedele del ritratto diMassimilano Mei, che la ru-brica “Fuori gioco” ha propo-sto ai telespettatori tv e web.

di Giulia Tessari

di Alessandro Pagano Dritto

/ Un'immagine della resistenza in Val Leogra (foto Luca Valente)

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nella compilazione del modello di ri-chiesta DIA-Piano Casa, sulla com-proprietà (e pertanto non in formaesclusiva) dell’area valevole per ilcomputo della superficie utile atta al-l’ampliamento, sulla omessa men-zione dei singoli subalterni interessatidall’ampliamento, sulla mancanzadella Regolarità Catastale (cioè lacorrispondenza tra lo stato di fatto edi dati catastali, ndr) ed Urbanistica(corrispondenza tra il progetto a suotempo autorizzato e depositato inComune e l’attuale stato di fatto,ndr), sulla erronea indicazione delleSuperfici Utili, nonché sulle diffor-mità del progetto autorizzato e delleprescrizioni ambientali a suo tempoimposte». Una sfilza comunque diinformazioni e dati tecnici che per inon addetti ai lavori possono consi-derarsi un noioso e prolisso elencoda scorrere con gli occhi e nulla più.Quello che però balza agli occhi elascia perplessi, a fronte della sempreconclamata attenzione all’ambienteanche del “Variati 2”, è la carenza diinformazioni nella relazione circa lacompatibilità paesaggistica del pro-getto, che secondo il denunciantenon contiene alcuno degli elementinecessari alla verifica della compati-bilità paesaggistica dell'intervento,con riferimento ai contenuti e alle in-dicazioni del piano paesaggistico,bensì una frettolosa descrizione circal’ubicazione dell’area e delle stradecircostanti. «Nesun elemento è presente – in-calza l’architetto - in relazione allarappresentazione nel modo piùchiaro ed esaustivo possibile dello

stato dei luoghi prima e dopo l’inter-vento, se non la mera rappresenta-zione fotografica dell’intervento el’attuale trascuratezza. Nessuna do-cumentazione viene presentata circail contesto paesaggistico, ripreso daluoghi di normale accessibilità e dapunti e percorsi panoramici, daiquali sia possibile cogliere con com-pletezza le fisionomie fondamentalidel territorio». In fase di redazione del progetto sisarebbe, quindi, «accuratamenteevitato di rappresentare fotografica-mente tutta quella violenza ed ac-canimento verso l’areapertinenziale e limitrofa all’abita-zione della richiedente, posta im-mediatamente a fiancodell’ampliamento richiesto. Tali in-giustificati ed insensati interventisono stati nel corso degli anni e re-centemente, perpetrati dai coniugiMagrin Marco e Mantoan Gio-vanna, senza alcun intervento daparte dell’Ufficio regolarmente al-lertato più volte, sia in occasione dicolloqui diretti, che mediante espo-sti. Il progressivo accanimento versol’area in questione è il frutto delcontinuo disinteresse da partedell’Ufficio; azioni per nulla condi-visibili dal denunciante e dalla mo-glie in qualità di comproprietaria, edi cui non intendono assoluta-mente farne parte».E dulcis in fundo, a pagina 9, quelloche non ti aspetti di leggere circa pa-ventate (e denunciate) «omissioninella relazione del professionista“all’analisi dei livelli di tutela” fa ca-pire come alle volte certi disastri na-

turali, di recente sotto l’occhio di tutti,possano accadere anche da noi. Re-lativamente alla carta delle Fragilitàscrive testualmente il tecnico: “glielaborati non riportano alcun aspettodi criticità in termini di fragilità. Lazona non presenta rischi di naturaidrogeologica e nel tempo, in taleambito, non si è manifestato alcundissesto”. Ciò non corrisponde inalcun modo a verità. Poco meno diun anno fa il Sindaco del Comune diVicenza emetteva ordinanza disgombero nei confronti di un’abita-zione limitrofa a quella in discussionea causa del dissesto provocato dal di-stacco e scivolamento di un fronte dismottamento verso l’abitazione».Dopo aver provato a riassumere la“denuncia” dell’architetto Magrin,che la “completa” con l’affermazioneche «con riferimento a quanto previ-sto dall’ art 14 del PAT del Comune

di Vicenza, circa la compatibilità deiterreni ai fini edificatori, la CartografiaScheda 55 elaborato 3 è molto elo-quente in proposito, tanto da consi-derare l’area oggetto di interventoquale area non idonea...», e dopoaver tristemente annotato che in que-sti tempi di crisi, anche e soprattutto,di valori, le dispute familiari semprepiù spesso approdano in Procura,pubblichiamo il documento atten-dendoci anche chiarimenti dagli uf-fici comunali preposti non tanto sulmerito procedurale ma sull’atten-zione da loro dimostrata nella curadel paesaggio. Encomiabile nel casoValletta del Silenzio, da spiegare inquesto, sia pure ad oggi più piccolo,caso in cui sembrerebbero autorizzaticentinaia di metri cubi in più in unazona che va preservata.

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Il giorno 4 dicembre è stato forma-lizzato da parte dell’ arch. Maurizio

Magrin, presso la Procura della Re-pubblica del Tribunale di Vicenza,un atto di denuncia querela controalcuni funzionari dell’Ufficio Tecnicodel Comune di Vicenza e il professio-nista incaricato dalla ditta MantoanGiovanna e Magrin Marco della re-dazione del progetto edilizio n.1638/2013 U.T., attinente l’amplia-mento di un’abitazione per ricavarealcuni vani, avvalendosi con ciò delPiano Casa.Occasione del contendere il rilascioai richiedenti dell’efficacia della DIAdi ampliamento, che il denuncianteritiene essere viziata in fatti, atti ecomportamenti. Perplessità questeriportate nero su bianco in 10 cartelledattiloscritte e 26 allegati che spie-gano in modo preciso ed esaustivo lemagagne secondo l’architetto penal-mente rilevanti «invitando la Procuradella Repubblica a procedere, incaso affermativo, nei confronti deisoggetti che saranno ritenuti respon-sabili».«L’area oggetto dell’intervento – so-stiene Maurizio Magrin - è posta allependici di Monte Berico e ricadesotto il vincolo dei Beni Ambientali ePaesaggistici ai sensi del D.Lgs.42/2004 e ovviamente tale esposto èstato inviato per doverosa ed oppor-tuna conoscenza anche alla Soprin-tendenza per i Beni Architettonici ePaesaggistici di Verona» e ciò “al finedi essere edotta circa le carenze e idifetti istruttori da parte del Comunedi Vicenza nello svolgimento dellapratica in questione. Ente quest’ul-timo, il quale avrebbe dovuto invece,per proprio preciso e imprescindibilecompito istituzionale, assicurare unadeguato livello di competenza tec-nico-scientifica nonché garantire lanecessaria separazione tra attività ditutela paesaggistica ed esercizio dellefunzioni amministrative in materiaurbanistico-edilizia.”L’esposto si sofferma sulla «man-canza di legittimazione alla richiestada parte di soggetto non proprietario,sulla carenza di informazioni obbli-gatorie da parte del professionista

Fratelli coltelli alle pendici di Monte Berico:denunciato l’ufficio tecnico comunale

di Giovanni Coviello

13 dicembre 2013 pag8

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