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Vite Sgretolate Un percorso tra alcool, droga, fumo. Filippo Tamburini presenta Istituto "Cattaneo dall' Aglio" Classe V sez I Le dipendenze come elemento sociale

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Un percorso tra le più svariate dipendenze, tra alcool,fumo e droga.

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Page 1: Vite Sgretolate

Vite Sgretolate

Un percorso tra alcool, droga, fumo.

Filippo Tamburini

presenta

Istituto "Cattaneo dall' Aglio"Classe V sez I

Le dipendenze come elemento sociale

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"Cattaneo Dall'Aglio" Castelnovo ne'Monti

Filippo Tamburini cl. V°I

Dipendenza. Un mondo a se'. Una definizione che evoca antiche paure. Una parola che temiamo, che non conosciamo, che facciamo fatica a inquadrare in uno schema logico. Cambia le relazioni, cambia le persone calandole in una forma di solitudine sociale. E' quindi necessario guardare, osservare, studiare, analizzare questo fenomeno che ha comunque segnato l'evoluzione dell'uomo.

Nel percorso "Vite Sgretolate", osserveremo come le dipendenze si sono evolute e sviluppate nei secoli, come alcool, droga e varie sostanze psicoattive abbiano portato all'emergenza attuale.

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"Cattaneo Dall'Aglio" Castelnovo ne'Monti

Filippo Tamburini cl. V°I

Il cammino

Prevenzione

Legalità o illegalità?!?

La Francia, tra Zola e Baudelaire

Antica Roma

Sigmund Freud

E il XXI secolo?

Facciamo luce. Uso e Dipendenza.

Coleridge"Kubla Khan"

Italo Svevo

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Filippo Tamburini cl. V°I

Tra l'uso...L'uso ricreativo di una sostanza, finalizzato nella maggior parte dei casi a quello che può essere lo sballo, il divertimento di gruppo, la novità è una pratica assai diffusa nella società moderna. Questa pratica, molte volte ritualizzata, consiste nell'introdurre all'interno del proprio corpo sostanze psicoattive in dosi relativamente basse e con frequenza non costante. In questo modo irrompono nella vita dei singoli soggetti esperienze nuove e gratificanti, che spesso vanno a formare i prerequisiti della dipendenza.

Grafico 1. Consumo occasionale di Cannabis.Nella tabella riportata seguentemente, presa dall'ultimo e più recente studio dell'Osservatorio Europeo per le Droghe, osserviamo l'entità del problema e la necessità di attrezzare la popolazione, attraverso una più attenta ed accurata informazione.

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La dipendenza è spesso una ricerca smodata e senza freni tesa ad ottenere il piacere attraverso l'uso di sostanze che modificano radicalmente il nostro modo di essere. Modifica le nostre abitudini, influenza psicologicamente i nostri comportamenti e si inserisce prepotentemente come elemento determinante per le nostre scelte. Questo stato fisico e psicologico è indotto

dall'assunzione di sostanze esterne al nostro corpo che provocano ripetuti stati di euforia ed effimero piacere che

aprono nuovi spiragli alla mente inducendo a ripetere, talora anche compulsivamente l'azione.Sono frequenti anche i casi di dipendenza involontaria,

come quella causata dall’inquinamento urbano da ossido di carbonio. Sono testimoniati anche casi di vere e proprie crisi d'astinenza una volta iniziata una vita in aree esposte in maniera minore.

.....e la dipendenzaLa differenza tra uso e dipendenza sta quindi nella quantità e nella frequenza con cui una qualsiasi sostanza stupefacente, quindi psicoattiva, viene inserita all'interno del nostro organismo. Una dipendenza sveglia in noi fattori fisici e psichici non volontari, ci induce e costringe a continuare a consumare questa sostanza. Nascono in noi sensazioni di astinenza, di necessità. Modifica le nostre abitudini.

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Legalità ed IllegalitàPer parlare di dipendenze e di sostanze psicoattive è necessario uscire dal luogo comune che solo la cosiddetta droga illegale, quindi pesante o leggera che sia, può causare dipendenza. Una persona può essere dipendente ugualmente dalla più nota sostanza illegale, così come dal più comune alimento o bevanda che quotidianamente consuma senza particolare attenzione.Il concetto di dipendenza scatta quando la ricezione a livello cerebrale di una qualsiasi sostanza muta la regolarità del processo fisico. A proposito di questo argomento, chiaro è l'intervento del prof. Gessa:"Tutte le sostanze psicoattive agiscono sul cervello sfruttando il complicato meccanismo del piacere, che regola attività come il cibarsi o l'attività sessuale, Quale animale sceglierebbe di accoppiarsi e affrontare una gravidanza, attività assolutamente dispendiosa dal punto di vista energetico, se non ci fosse il piacere come ricompensa?Ma anche il piacere, quando diventa ricerca ossessiva fine a se stessa, non fa bene, ed è per questo che la natura ha scelto di regolarlo tramite un circuito di controllo. Quando il comportamento che provoca piacere viene ripetuto, i livelli di soddisfazione diminuiscono: dopo quattro porzioni, anche il nostro piatto preferito diventa indigesto. Questo invece non accade con le sostanze psicotrope, il cui desiderio, come sanno bene i fumatori, non si abbassa mai. E finisce per diventare ossessione e poi dipendenza."

In sintesi Le droghe sostituiscono, nel cervello, sostanze prodotte dal corpo.

La sostituzione compromette il funzionamento del cervello... ... e crea scorciatoie verso sensazioni illusorie di piacere. Ottenere la droga diventa così l'obiettivo più importante al mondo. Col tempo il cervello funziona in condizioni sempre più alterate...

... finché il corpo stesso accusa il colpo.

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Legalità ed IllegalitàIl fattore della legalità o illegalità diventa quindi secondario rispetto agli effetti reali che le sostanze causano sul nostro organismo, ma risulta lo stesso rilevante in un ottica di osservazione di casi e di emergenze.E' noto come i vari governi mondiali abbiano più o meno eticamente e culturalmente scelto di rendere legali alcune rispetto ad altre sostanze stupefacenti. Nella nostra società è normale consumare alcool, è un elementeo sempre presente nella nostra cultura, a differenza di altri paesi, come ad esempio il Marocco, dove religione e governo hanno confermato un sistema etico che vieta il consumo di alcool. In linea di massima, l' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha diviso le cosiddette droghe, in tre grandi gruppi:

#Sostanze psicoattive a uso terapeutico: medicinali che agiscono sul cervello e sul sistema nervoso, come sonniferi, tranquillanti, psicofarmaci, anestetici e alcuni antidolorifici. # Droghe legali: le sostanze il cui utilizzo è normalmente ammesso dalle legislazioni dei diversi paesi, che hanno comunque qualche tipo di effetto psicoattivo sul cervello del consumatore. Alcool, nicotina e caffeina sono le più diffuse. # Droghe illecite: sostanze psicoattive normalmente non usate in medicina. Sono oppiacei, cannabinoidi, allucinogeni, ipnotici, inalanti, sedativi, cocaina e altri stimolanti la cui produzione e commercializzazione sono proibite nella maggior parte dei paesi occidentali.

Come ultima riflessione, osservando la Tabella 2. a fianco, riguardante le segnalazioni di utilizzo di ciascuna sostanza, osserviamo un incremento costante negli anni tra il 2000 e il 2005(osserviamo che le segnalazioni da cocaina sono quasi raddoppiate tra il 2001-2005!).Ma ora osserviamo come le sostanze e le dipendenze sono cambiate nel corso dei secoli, non solo come tipologia, ma anche come valore in se'.

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Antica Roma

LucrezioLa forza sconvolgente del vino penetra l’uomo e nelle vene sparge e distribuisce l’ardore.” (De Rerum Natura)

Ahimè, il vino vive dunque più di noi,poveri omuncoli? Allora, beviamocelo tutto.Il vino è vita. Qustro, poi, è opimiano autentico.Ieri ne ho fatto mettere in tavola del meno buono; avevo infatti degli ospiti molto più di riguardo.Ahimè poveri noi chè tutto è niente!Solo quattr’ossa restan dell’ometto.Tutti, nell’Orco, avremo questo aspetto:viviamo, finchè il destin ce lo consente. (Satyricon)

Petronio

Sfogliando le pagine degli antichi manoscritti, viaggiando tra Orazio, Lucrezio e Petronio, osserviamo la presenza insistita del tema del vino: anch'esso una dipendenza dalle radici secolari, ma che ha subito, come vedremo, un processo evolutivo non indifferente.

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Antica Roma OrazioTu vedi come di neve candido s’alzi il Soratte. Disciogli il freddo, gettando in abbondanza legna sul focolare e dall’anfora sabina più prodigio versa o Maliatte, vino di quattranni. Ai numi lascio e affido il resto…Qual sia il damani fuggi dal chiedere;Ascrivi a lucro ogni giorno che il fato ti concede e non avere a spregio i dolci amori e la danza.

Ohi, dopo il vino, parla più di armi gravoseo della sua povertà?Chi non esalta te, padre Bacco, e te, Venere bella? (Odi)

Berrai in tazze modeste,il vino scadente della Sabina, che io stesso risposi ed impeciai in un’anfora greca, quando in teatro, o caro Mecenate, ti fu tributato l’applauso.In casa tua tu berrai il cèmbo e l’uva pigiatacol torchio caleno.

(Epistulae)

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Francia,tra Zola e Baudelaire

In una francia ribollente di fermenti rivoluzionari e rivalse, due grandissimi autori e scrittori, Emilé Zola e Charles Baudelaire, in epoche nettamente diverse, tentano di definire

e chiarire il problema delle sostanze stupefacenti. Eppure sono individui protagonisti di esperienze profondamente diverse, che si rifletteranno quindi nella loro visione del

meccanismo sociale. Dalla denuncia di Zola all'annuncio di Budelaire.

Zola parla principalmente di alcool. Eppure il compositore non ne era ne' dipendente, ne assuefatto. Zola denunciava. Denunciava un problema sociale, indicativo soprattutto delle classi meno abbienti. In uno dei suoi capolavori,"L'assommoir"(l'ammazzatoio),egli analizza con rara maestria uno dei grandi problemi della società passata e contemporanea. L'alcolismo, la sua dipendenza, la sua aberrazione, vengono qui minuziosamente trattati, in un contesto storico e sociale di lotta per la ricchezza e il benessere.Una famiglia povera che tenta la scalata nella società è quella che ci viene presentata dall'autore. Almeno questo è quanto viene narrato fino al capitolo centrale del romanzo, quello del pranzo celebrativo che i protagonisti tengono attorniati da ospiti e vicini, ma che risulta essere il vero turning point dell'opera, perché in seguito a questo momento tutto inizia a degenerare, in un'escalation di insuccesso intimo e sociale dei personaggi.Il processo continua così costantemente in crescendo, evidenziando passo dopo passo l'entità del problema individuale e sociale e il livello di degrado che esso causava.

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Francia,tra Zola e Baudelaire

Baudelaire. Un uomo solo, alla continua ricerca dell'infinito, innamorato del piacere. Un intelligenza meravigliosamete acuta, vigile e serena. Rapida e profonda. Prostrato dal dolore, dalle malattie, dai vizi. Creatore di ideologie ora profondamente radicate nel nostro essere, Baudelaire ha avuto esperienze con la droga. Tema affrontato in modo quasi vitale, inserendo problemi morali e intellettuali, con uno spirito tecnico, quasi professionale. Ma cos'era la droga per il francese?La droga era un mondo a parte, erano, soprattutto hascisc e alcool, un mezzo per viaggiare. Un viaggio in luoghi inimmaginabili, dove la ragione sprofondava nel senso di non essere, una sensazione di fusione con la natura circostante. Nella nuova visione tutti i grandi problemi filosofici sembrano risolti, tutto appare chiaro e definito. Il vero problema insorge negli istanti in cui la distanza tra notte e luce si fa più chiara. Lucidamente il poeta scavava in se stesso fino a definire la distanza incommensurabile tra i due mondi, uno dominato dal tempo, l'altro dove tutto è fluire continuo.La droga non era un surrogato dell’amore: un qualcosa che dà ciò che l’amore non può dare. È un paradiso conquistato senza bisogno dell’altro, dove non c’è nessun chirurgo e nessun paziente. Eppure l'artista va oltre, supera la concezione puramente mentale e utopica, ammettendo egli stesso che la droga è nemico della vita regolare: l’intelligenza ne è resa schiava e il ragionamento è caratterizzato da un susseguirsi di pensieri scoordinati.Baudelaire non aspira cioè alla registrazione automatica di un sogno Il surrealismo è ancora lontano per quanto riguarda il titolo del libro dedicato alla droga, I paradisi artificiali, possa far pensare ad una definizione della poesia, il poeta propone delle equazioni, mentre l’oppiomane impone delle identificazioni, delle verità assolute.

In una francia ribollente di fermenti rivoluzionari e rivalse, due grandissimi autori e scrittori, Emilé Zola e Charles Baudelaire, in epoche nettamente diverse, tentano di definire

e chiarire il problema delle sostanze stupefacenti. Eppure sono individui protagonisti di esperienze profondamente diverse, che si rifletteranno quindi nella loro visione del

meccanismo sociale. Dalla denuncia di Zola all'annuncio di Budelaire.

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Sigmund FreudSigmund Freud. Il padre della psicanalisi. L'ideatore della teoria dell'io, super-io e ES. Il traghettatore di milioni di dottori verso una disciplina così nuova e rivoluzionaria, ha fatto nel corso della sua vita , uso di sostanze stupefacenti, in particolare, della cocaina. Ecco però che risulta necessario osservare lucidamente e drasticamente la situazione, senza estrapolarla dal contesto culturale e di livello di ricerca dell' epoca. Quella di Freud non era una dipendenza legata allo sballo e comunque ad una ricerca di stimolo letterario. La sua cocaina era un farmaco vitale.

Sigmund Freud (nella foto) nasce a Freiberg, in Moravia, nel 1856, da genitori ebrei, che si trasferiscono a Vienna nel 1860.Laureatosi in medicina, intraprese studi di anatomia del sistema nervoso. Nel 1882, per ragioni economiche, è costretto adabbandonare la ricerca scientifica e a intraprendere la professione medica, dedicandosi alla psichiatria. Nel 1885,grazie ad una borsa di studio, si reca a Parigi, dove Jean-Martin Charcot stava studiando i fenomeni isterici. Nel 1889 passa unbreve periodo a Nancy, dove i procedimenti dell’ipnosi venivano studiati e praticati da un’altra scuola. Tornato aVienna perviene alla scoperta dell’inconscio e quindi alla fondazione della teoria psicoanalitica. Il successo delle sue teorie fa si che nel 1910 nasca a Norimberga la Società internazionale di Psicoanalisi. Nel 1933 i nazisti bruciarono a Berlino le operedi Freud, in quanto ebreo. Nel 1938 lascia Vienna e si reca esule a Londra, dove morirà nel 1939.

LLa vita

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Sigmund Freud L'esperienza con la Cocaina L'utilizzo sostanziale e significativo della cocaina in Europa, si avrà a partire dal 1883, quando il Dr. Theodor Aschenbrandt, medico dell'esercito tedesco, acquistò una fornitura di cocaina e la inviò in Bavaria, durante le manovre d'autunno dei soldati. Dopo alcuni rilevamenti, il medico osservò come la sostanza producesse benefici in ambito fisico e di sopportazione della fatica. Lo stesso Freud, allora ventottenne, lesse con interesse l'esperimento del Dr. Aschenbrandt e vide uno spiraglio di luce nella durezza della sua depressione.Sulle ali dell'entusiasmo, scrisse alla fidanzata Martha Bernays

le sue intenzioni di acquistare una fornitura di cocaina, per curare la depressione, le malattie cardiache e gli esaurimenti

nervosi.Provato l'effetto con 50 mg, l'impressione fu di un ottimo rimedio per

il cattivo umore, visto che la sostanza faceva tornare l'allegria senza togliere l'energia per il lavoro e l'esercizio fisico.

Freud divenne quindi cocainomane e offrì la sostanza al suo amico e collega Dr. Ernst von Fleischl-Marxow, che soffriva di disturbi al sistema nervoso. La cocaina era considerata dal giovane Freud come una magica sostanza e arrivò persino a prescriverla ai suoi pazienti e a consigliarla ad amici e alla sua fidanzata. Nel Luglio 1884 Freud pubblicò un saggio sulla cocaina nel quale esaltava i miracolosi effetti della sostanza. Nella pubblicazione inserì anche delle riflessioni dicarattere religioso connesse all’utilizzo della sostanza e menzionò la saga mitica di Manco Capac, figlio del Dio Sole, che aveva mandato questo dono agli dei per fortificarli. Nell’opera Freud individua la cocaina come rimedio per l’asma, per i disturbi allo stomaco e la descrive anche come afrodisiaco e stimolante.In conclusione, la cocaina per Freud era un ottimo rimedio per curare la “neuroastenia” o in altri termini “l’esaurimento nervoso”.A partire dal 1885 molti esperti cominciarono a criticare la cocaina in

quanto creava dipendenza nei soggetti che ne facevano uso. Nonostante ciò Freud continuò a farneuso fino al 1887, quando pubblico uno scritto in difesa della cocaina. In realtà, subitodopo, cominciò a diminuirne le dosi e malgrado ne avesse fatto uso per tre anni, non ebbe difficoltà a smettere, influenzato anche dalla sfortunata esperienza del collega Dr. Ernst von Fleischl-Marxow, il quale era morto dipendente, lasciando una scia di dubbi dietro se'. Questi tre anni in cui Freud fece uso di cocaina, non furono del tutto irrilevanti nella sua vita: nel Marzo 1885 presentò una domanda all’Università di Vienna per una borsa di studio, valida per un viaggio di sei mesi. Quattro mesi più tardi, a Luglio, divenne libero docente e poco tempo dopo seppe di aver vinto la borsa di studio, che decise di

impiegare per andare a Parigi. Successivamente a uno scritto sull’isteria maschile, si creò una forte inimicizia tra Freud e il mondo medico viennese; questi ultimi lo accusarono di aver scatenato sull’umanità il “terzo flagello”, ovvero la cocainomania. Per questo motivo, nell’ultimo scritto del 1887, Freud cercò di giustificarsi dicendo che la cocaina èpericolosa solo per i morfinomani, ma che si potevano ottenere splendidi risultati trattando i morfinomani con la cocaina durante lo stadio di privazione.

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Coleridge,"Kubla Khan"

Samuel Taylor Coleridge (in the picture) was born inDevonshire in 1772. He was a precocious child, whoshowed great interest in reading. In 1782 he was sent to Christ’s Hospital School in London and heremained there for eight years. In 1791 he went to Cambridgebut, unable to stand the academic discipline, some times after he left the university. Because of his increasing rheumatic pains he began to use opium, a drug frequently prescribed as a medicine by doctors at the time.In 1794 Coleridge met Robert Southey. Together theyplanned to emigrate to America and found a “Pantisocracy”on the banks of the Susquehanna River, in Pennsylvania. This was to be an idealistic community of twelve men and twelve women, all whit equal rights and living on“communistic” lines. Pantisocracy wasn't created, but among its supporters Coleridge and Southey met two sisters, whom they married after. This was for Coleridge an unsuitable marriage, which made him unhappy for many years. In 1796 he moved to Nether Stowey, where his friedship with William and Dorothy Wordsworth greatly developed. This was to prove one of the most fruitful friendship in English literature and coincided with the most fertile period in Coleridge’s poetry.In 1798-99 Coleridge and the Wordsworths visited Germany. Back from Germany, they settled in the Lake District, preparing toghether the second edition of the Lyrical Ballads.In 1801 he began to increase the opium doses, and virtually became an opium addict. From 1804 to 1806 he settled in Malta, in the hope of recovering his health and peace of mind.In 1810, as a consequence of a serious quarrel with Wordsworth, he left the Lakes for ever and settled in London. Here, with his opium addiction kept under control by a physician, he spent the last years of his life in relative serenity. He died in London in 1834.

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Coleridge,"Kubla Khan"

“Kubla Khan”, or “A vision in a Dream”, is a famous poem, written by Samuel Taylor Coleridge, which takes its title from the Mongol emperor Kublai Khan. Coleridge claimed he wrote this poem in the autumn of 1797 at a farmhouse near Exmoor. It also may have been revised a number of times before it was first published in 1816.Coleridge said that one day, in the summer of 1797, he happened to have been prescribed some opium. From its effects he fell asleep in his chair. He slept for about three hours, during which time he was aware of having written more or less three hundred lines. When he awoke, he immediately set to work to write down these lines,but was unfortunately interrupted by a visitor. When he resume his work, he was no longer able to complete the poem.Very few critics still believe this account of how the poem was generated. But the preface remains important for one reasons: it can be read as a kind of manifesto on the working of the poetic mind according to Coleridge; he thought that poetry was the product of the unconscious, inducing a kind of ecstasy which could then be reproduced through memory.It is important to remember that inspiration for this poem also comes from Marco Polo’s description of Kublai Khan in his book “Il Milione”.

Coleridge, "Kubla Khan", Laudanum

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Italo Svevo,"La coscienza di Zeno".

Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste, nel 1861, da padre tedesco e madre ebrea. Tutta la sua vita fu contraddistinta da questa doppia identità: egli fu infatti, da una parte l'impiegato di banca, poi uomo d'affari, Ettore Schmitz, dall'altra lo scrittore Italo Svevo, che, nella scelta dello pseudonimo, volle sottolineare le proprie complesse origini culturali, a metà tra Italia e Germania. Trieste inoltre, come si avvertirà anche per Umberto

Saba, era all'epoca città crocevia di culture diverse ancora legata a Vienna ma vicina alche alle tendenze tedesche e italiane. Svevo ci appare da subito come un intellettuale particolare: compì studi tecnico-scientifici;approfondisce il pensiero di Schopenauer e, soprattutto, studia il padre della pscioanalisi Sigmund Freud. Ciò si traduce in una scrittura molto lontana dalla ricerca di formalismi e di eleganze stilistiche, il suo stile è aderente alla concretezza delle cose rappresentate, gli oggetti tradizionali, talvolta duro e faticoso, altre volte vicino al parlato. Per questo motivo Svevo sarà misconosciuto alla cultura italiana almeno fino al 1920-1925 circa, sebbene avesse già pubblicato “Una vita” e “Senilità” , molto interessanti per l'estrema sensibilità che l'autore dimostrava nell'analisi dell'inquietudine dell'uomo moderno e la psicoanalisi. Deluso per l'insuccesso, Svevo lasciò alla letteratura per molti anni; Solo nel 1923 pubblicò il suo terzo romanzo, "La coscienza di Zeno" e ricevette giudizi positivi da parte di alcuni critici francesi e James Joyce. Nel 1925, anche Montale scrisse una favorevole presentazione del romanzo di Svevo e iniziò ad essere apprezzato anche in Italia. Nel finale della sua vita scrisse soprattutto opere teatrali e racconti che usciranno postumi. Morì in un incidente stradale nel 1928.

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Italo Svevo,"La coscienza di Zeno".

Il romanzo che consacrerà Italo Svevo, sarà senza ombra di dubbio "La coscienza di Zeno".Nel romanzo, utilizzando la finzione letteraria tramite l'autobiografia analitica del protagonista Zeno Cosini per lo Psichiatra Dottor S., Svevo metterà in mostra tutto il suo interesse per la sfera umana e dell'introspezione, figlio anche dell'erudizione dovuta allo studio di Freud.Tra i vari problemi manifestati dall'autore, certamente rilevante per il nostro percorso è quello legato alla problematica del fumo e alla sua dipendenza.Oltre all'inettitudine infatti, il suo grande problema è il vizio del fumo, del quale non riesce a liberarsi e sul quale scarica tutte le responsabilità della sua condizione. Il protagonista infatti, che già nell'adolescenza aveva iniziato a fumare a causa di un rapporto conflittuale con il padre, nonostante più volte si sia riproposto di smettere, non vi riesce eciò aumenta esponenzialmente il suo sentimento di frustrazione. I tentativi si moltiplicano, e anche gli sforzi, ma il problema non viene risolto.Ogni volta che prova a smettere di fumare, Zeno decide di fumare un' "ultima sigaretta" e di prendere nota della data; dopo numerosi fallimenti Zeno si rende conto che fumare "ultime sigarette" è per lui un'esperienza piacevolissima, poichè quelle assumono ogni volta un sapore diverso, causato dalla coscienza che dopo quella, non potrà fumarne più. Zeno, inoltre, indica il vizio del fumo come causa dei cambiamenti repentini di facoltà universitaria (passa infinite volte da chimica a giurisprudenza).La vita di Zeno è un’incessante corsa verso quella che crede essere la vera esistenza, «la salute»: egli è convinto che ogni suo male derivi dalla malattia e che, se riuscirà a smettere di fumare, tutto cambierà. I tentativi di astenersi dall’accendere una sigaretta, oltre che vani, sono lo sforzo inutile di raggiungere la posizione di buon marito, buon padre, ottimo uomo d’affari, che il protagonista ritiene vincenti nella vita. Anche in questo caso la dipendenza da fumo è osservata come un elemento determinante e oppressivo nella sua esperienza esistenziale. un fattore limitante e altamente riducente rispetto alle sue potenzialità. Una dipendenza complessiva.

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E nel XXI secolo?Come abbiamo potuto constatare lungo il nostro cammino, le tendenze emergenti nel consumo di droga spesso imitano, amplificano e si alternano con le esperienze più diffuse in passato. Oggi il consumo di alcool e droga deve quindi essere interpretato non solo in relazione ai cambiamenti introdotti dalle politiche govenative, bensì nel più ampio contesto delle nuove mode e, a livello socio-culturale, delle nuove opportunità per trascorrere il tempo libero.I progressi osservati nel settore della tecnologia dell’informazione e dei mezzi di comunicazione, con internet in testa, aprono canali che favoriscono la diffusione delle nuove tendenze e consentono l’espressione e la conoscenza di opinioni diversesul consumo di droga e sui rischi associati.Eppure questo è un fenomento in continua crescita, sviluppo, avanguardia. Nuove droghe devono essere quasi quotidianamente inserite nella tabella delle sostanze mortali per il nostro organismo, eppure lo streaming non è aggiornato e il tempo che intercorre tra l'immissione di una droga sul mercato e il riconoscimento del suo rischio oggettivo è ancora troppo dilatato.Dipendenza nel XXI secolo è una parola che amiamo scegliere come espressione di una vita e di una esistenza di altri, senza volere o potere realmente mettere a fuoco ciò che ci sta accanto. Le sostanze psicoattive hanno irrimediabilmente mutato valore. Non sono più il vino romano di Bacco o la sostanza che mette alla luce ciò che non funziona in un mondo a sè, non sono più sostanze sconosciute, miracolose, senza effetti collaterali, ne' una sorta di ispirazione o di medicina miracolosa. La droga, l'alcool, il fumo sono diventati nella nostra società troppe volte massificata, sinonimo di libertà, di forza, di potenza e competitività. Sono come un lasciapassare per esperienze o gruppi di persone, che danno l'illusione di un mondo nuovo, diverso e migliore. L'illusione della crescita e il fascino della trasgressione. Eppure c'è ancora confusione nella nostra società. C'è ancora confusione perchè si tende ancora ad assimilare il concetto di dipendenza come un fattore passeggero che interessa giovani o comunque giovani-adulti, che ancora stanno scegliendo cosa essere. Non è così, purtroppo le dipendenze sono emergenze che occupano, impegnano e attraversano classi sociali indistinte in modo trasversale.

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E nel XXI secolo?Né le tendenze del consumo di stupefacenti né le persone coinvolte nella produzione e nel traffico di sostanze rispettano i confini nazionali o geografici. È quindi importante riconoscere che il problema della droga in Europa fa partedi un fenomeno globale di più ampie dimensioni e che i modelli di consumo nel nostro continente sono influenzati e influenzano a loro volta gli aspetti di questo fenomeno altrove. Di questa situazione ha tenuto conto l’attuale piano d’azione dell’Unione Europea in materia di lotta contro la droga, che si prefigge di garantire un maggior coordinamento negli affari nazionali e cheammette e incentiva la necessità di sostenere i programmi volti a ridurre la domanda e l’offerta di stupefacenti. L’Europa investe risorse ingenti nelle azioni di sostegno internazionali: un recente audit effettuato dallaCommissione europea rivela che la Comunità europea sta finanziando misure di riduzione della domanda e dell’offerta di stupefacenti nei paesi terzi nell’ordine di almeno750 milioni di euro. Eppure la situazione rimane comunque problematica e drastica. Osservando solamente il diagramma riportato di seguito, osserviamo come il consumo problematico di oppiacei sia quasi pari al 6%.

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Conoscere per prevenire

Al termine del lavoro svolto, mi sento di trarre qualche conclusione.Vivere nella società moderna significa conoscere i meccanismi che la regolano e la limitano: anche gli elementi di distorsione devono essere oggetto di attenta e puntuale riflessione. La prevenzione deve essere considerata un "valore", nel senso che tutti, individui, istituzioni, agenzie educative, devono mettere al primo posto del loro agire i meccanismi e la sensibilità ai mutamenti e alle deviazioni sociali affinchè insieme si possa ristabilire un giusto equilibrio tra qualità della vita e dignità dell'uomo.

Conoscere è prevenire.

Bibliografia-"Relazione Annuale 2007" dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT)-"La letteratura" di Baldi, Giusso,Razetti,Zaccaria-"Psicopatologie della vita quotidiana" di Sigmund Freud-"La coscienza di Zeno" di Italo Svevo "Witness to the times" Mingazzini, Salmoiraghi

http://it.wikipedia.comhttp://europa.eu