voicu2014 gematria e acrostico di adamo nuovi testimoni

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  • 8/19/2019 Voicu2014 Gematria e Acrostico Di Adamo Nuovi Testimoni

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    10.1484/J.APOCRA.5.103631  Apocrypha 25, 2014, p. 181-193

    Sever J. VOICU Roma

    GEMATRIA E ACROSTICO DI ADAMO : NUOVI TESTIMONI

    This note supplements an article on the same subject published in

    Apocrypha  in 2007. It discusses new bibliographical items, but also some previous research which had escaped the author’s attention. Two

     nal paragraphs deal with topics neglected in 2007, namely, the sprea-ding of the acronym across the vernacular languages of Western Europeand its « translation » into Latin, attempted around the year 1200 by Pope Innocent III.

    Cette note est pour l’essentiel un complément à un article publié ici-même en 2007, avec une présentation de la bibliographie récente, maisaussi de recherches plus anciennes qui avaient échappé à l’auteur. Ellemet en valeur aussi deux thèmes qui avaient été négligés en 2007 : latransmission de l’acrostiche d’Adam dans les langues vernaculaires de

    l’occident européen et sa « traduction » en latin par le pape Innocent IIIvers l’an 1200.

    Dato il suo enorme valore simbolico, non è sorprendente che lagura di Adamo, il biblico progenitore del genere umano, sia stataoggetto di svariate speculazioni nella tradizione giudeocristiana.

    Anzitutto, il nome di Adamo ha condiviso la sorte di altri perso-naggi scritturistici ed è stato interpretato ricorrendo a spiegazioni eti-mologiche, più o meno fondate. Semmai, nel suo caso si può osservare

    che le etimologie sono particolarmente numerose, come rivela questo passo tratto dal repertorio, tuttora insuperato, di Wutz, che ne elenca ben dieci :

    Ἀδὰμ γῆ σαρκουμένη ἢ μαρτυρία ἢ γηγενὴς ἢ ἄνθρωπος ἢ χοῦς ἢμέχρι ποῦ ἢ γῆ ἐρυθρὰ ἢ αἷμα ἢ ὁμοίωσις ἢ αὐτόχθων ἐκ τῆς αὐτῆςἐρυθρᾶς γῆς (βελτίων ταύτης, οὐκ ἔστιν ἄλλη)1.

    1.  F. WUTZ, Onomastica sacra : Untersuchungen zum Liber interpretationisnominum Hebraicorum des hl. Hieronymus. I : Quellen und System der Ono-mastika ; II : Texte und Register (Texte und Untersuchungen, 41, 1-2), Leipzig1914-15, II, p. 685, la cui punteggiatura è stata leggermente modicata.

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    Adamo è terra trasformata in carne2  (1), oppure testimonianza (2),oppure nato dalla terra3  (3), oppure uomo (4), oppure terra (5), oppuren dove ? (6), oppure terra rossa (7), oppure sangue (8), oppure somi-

    glianza (9), oppure nato da quella stessa terra rossa (10), di cui non vene esiste un’altra migliore.

    Ma il nome di Adamo è stato oggetto anche di altri tipi di specu-lazioni che si fondano sulla forma greca ΑΔΑΜ. Si tratta, da un lato,di una gematria, che assume i valori numerici delle lettere greche checompongono la parola, il cui totale è 46 ; dall’altro, di un acrosticoformato a partire dalle iniziali dei quattro punti cardinali in greco(ἀνατολή, δύσις, ἄρκτος e μεσημβρία).

    Se il ricorso alla gematria è abbastanza frequente, nella tradizionegiudeocristiana, ma anche in quella pitagorica, per spiegare la natura diun nome4, non si può dire altrettanto dell’uso dell’acrostico, di cui nonsi conoscono altri esempi applicati a personaggi biblici5.

     Nel 2007 chi scrive ha tentato di ricostruire la storia e la diffusionedell’acrostico, passando in rassegna le fonti note6. Queste erano, malimitatamente alla più antica tradizione latina, anche le uniche che tra-smettevano la gematria. Trattandosi di un tema tutto sommato margi-nale, è abbastanza sorprendente che, a meno di un decennio dall’arti-colo originale, un aggiornamento non appaia superuo, per l’accumula-zione di documentazione vecchia (non reperita al momento opportuno)

    e nuova.Prima però di presentare queste testimonianze può essere opportunoriassumere le principali articolazioni del lavoro del 2007.

    L’acrostico di Adamo : 1) è attestato per la prima volta dagli OraculaSibyllina  (II  secolo a.C.), nello stesso ambiente in cui probabilmenteè sorto : il giudaismo ellenistico alessandrino ; 2) verso la metà delIII  secolo d.C. l’acrostico si ritrova nell’Africa romana, associato allagematria ; 3) questo ramo della tradizione latina è stato ripreso da

    2.  Vale a dire « incarnata ».

    3.  Questo è il senso etimologico di γηγενής. Tuttavia, nella tradizione patris-tica il termine diventa sinonimo di « mortale ».

    4.  In questo senso ci si può accontentare di rinviare all’Apocalisse giovan-nea. La bibliograa sulla gematria sembra piuttosto scarsa e non molto atten -dibile. Comunque, si veda F. DORNSEIFF,  Das Alphabet in Mystik und Magie, 2. Au. (Στοιχεῖα, 7), Leipzig – Berlin 1925 [= Leipzig 1979]. Altra bibliograaviene menzionata da Paola MARONE, « L’acrostico ΑΔΑΜ e la ghematria nellaletteratura cristiana antica e medievale »,  Rivista Biblica  63 (2013), p. 225-246,qui p. 229, nota 41.

    5.  Tranne forse il caso, non del tutto comparabile, di ΙΧΘΥΣ = ἸησοῦςΧριστὸς υἱὸς θεοῦ σωτήρ, sul quale si vedano i lavori di Franz Joseph Dölger,

    in particolare  Das Fisch-Symbol in Frühchristlicher Zeit. ΙΧΘΥΣ als Kürzungder Namen Jesu ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ ΘΕΟΥ ΥΙΟΣ ΣΩΤΗΡ , 2. verm. Au., Mün-ster in West. 1928 (Ιχθύς, 1).

    6.  S.J. VOICU, « Adamo, acrostico del mondo »,  Apocrypha 18 (2007), p. 205-229.

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    Agostino († 430), il quale è diventato a sua volta la fonte privilegiatadella tradizione latina posteriore (ma spesso con l’omissione dellagematria) ; 4) nella tradizione latina più tardiva e in quella slava, che

    ne dipende, i termini greci che designano i quattro punti cardinali sonostati traslitterati, anche se, con il tempo, sono stati deformati in maniera più o meno vistosa ; comunque il loro signicato è mutato, poichésono passati a indicare i nomi di quattro stelle collocate alle quattroestremità del mondo ; 5) la tradizione greca dell’acrostico è piuttosto povera, ma si estende no al XVI  secolo ; 6) la tradizione latina vienerielaborata probabilmente in Irlanda, forse già nel VII  secolo, quandol’acrostico viene associato stabilmente al trattatello  De plasmatione Adam, che descrive la composizione dell’essere umano a partire daotto elementi ; 7) prima del XIII  secolo questa nuova redazione è stata

    tradotta dal latino in paleoslavo, diventando nel XV  secolo la fonte diun’interpolazione tardiva del cosiddetto  Enoch slavo.

    Ebbene, quasi tutti questi punti sono stati oggetto di aggiornamenti,talvolta consistenti, nella letteratura recente. Inoltre, verranno toccatedue nuove direttrici trascurate nel 2007 : la diffusione dell’acrostico nellelingue medievali dell’Europa occidentale, nonché la sua « traduzione »in latino.

    L’inossidabile mito dell’ Enoch slavo

    A questo punto è necessario, forse indispensabile, premettere un’os-servazione, anzi un lamento : spesso, in barba a quanto risulta inequivo-cabilmente dall’edizione critica, il cosiddetto  Enoch slavo  (detto anche II Enoch  o  Libro dei misteri di Enoch) viene ancora citato come untestimone antico dell’acrostico.

    Quest’opera, composta forse in una lingua semitica, sopravvive sol-tanto in una versione paleoslava eseguita nel X-XI secolo su un testimonegreco perduto. Da questa traduzione derivano due recensioni slave, una breve, che è quella che si avvicina di più al modello greco, e una lunga,

    che è il risultato di un rimaneggiamento tardivo, caratterizzato soprat-tutto da numerose e lunghe interpolazioni, operato in ambiente bulga-ro-serbo verso la ne del XV  secolo7. La traduzione inglese di entrambele recensioni è stata pubblicata da Charles su colonne parallele 8.

    7.  Si veda A. VAILLANT,  Le Livre des secrets d’Hénoch. Texte slave et tra-duction française, 2e  éd. (Textes publiés par l’Institut d’Études slaves, 4), Paris1976 [= 1952], p. XXI-XX. Si corregga VOICU, « Adamo », p. 224, dove la

    recensione lunga è stata attribuita all’area moldava, che è invece soltanto l’am- bito geograco-culturale in cui è stato trascritto il manoscritto che la tramanda.

    8.  Vedi R.H. CHARLES, The Apocrypha and Pseudepigrapha of The OldTestament in English…, I.  Apocrypha ; II.  Pseudepigrapha, Oxford 1913, II,

     p. 431-469, qui p. 449.

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    Assieme ad altre aggiunte della recensione lunga, il passo relativoall’acrostico9, che, come nella tradizione latina, è associato all’opu-scolo  De plasmatione Adam,  è stato espunto nella edizione critica di

    André Vaillant10

    .Vaillant ha peraltro segnalato, sia pure senza entrare in dettagli, lefonti di alcune aggiunte della recensione lunga 11. Sulla scorta delleindagini di Anissava Miltenova 12, si può ormai affermare che il revisoredell’ Enoch slavo  ha utilizzato una recensione paleoslava di domande erisposte su questioni teologico-esegetiche, nella quale l’acrostico era giàassociato al  De plasmatione Adam. Poiché però questo opuscolo è sco-nosciuto in greco, mentre in latino la sua associazione con l’acrostico èanteriore alla ne del VII  secolo, è evidente che la trala slava dipende per forza da un modello latino13.

    Tuttavia, senza nessun accenno all’esistenza di un problema critico,l’interpolazione viene citata a riprova dell’antichità dell’acrostico, siada Andrei A. Orlov 14, sia da Paola Marone15. Pur consapevole delladivergenza fra le due recensioni slave, Silviu N. Bunta, nisce perassumere la stessa posizione di Orlov 16.

    9.  Capitolo 11 nella numerazione di Vaillant, ma capitolo 30, 13 di Charlese [31] della traduzione del 1987.

    10.  VAILLANT, Le Livre des secrets d’Hénoch, p. 101. Si veda inoltre A. VAIL-LANT  –   M. PHILONENKO, « Le Livre des secrets d’Hénoch »,  La Bible. Écritsintertestamentaires,  I, éd. A. DUPONT-SOMMER   –   M. PHILONENKO  et alii, Paris1987, p. 1165-1223, qui p. 1192 : « Les chapitres XXXI et XXXII n’existent pasdans le texte court ».

    11.  VAILLANT,  Le Livre des secrets d’Hénoch, p. XVI-XVII.12.  Vedi A. MILTENOVA,  Erotapokriseis.Съчиненията от кратки въпроси и

    отговори в старобългарската литература, Soja 2004.13.  Si veda Sever J. VOICU, « D’Alexandrie aux Balkans : à propos du  Livre

    des secrets d’Hénoch (Charles 31 = Vaillant 11) », Conférence scientiqueinternationale « Le centenaire de la naissance du prof. Ivan Dujčev », Varna,

    5-7 octobre 2007 (=  Annuaire de l’université de Soa « St. Kliment Ohridski ».Centre de recherches slavo-byzantines « Ivan Dujčev », 97 [16]), 2011, p. 11-25.

    14.  Andrei A. ORLOV, « “Without Measure and Without Analogy” : The Tra-dition of the Divine Body in 2 (Slavonic) Enoch », The Theophaneia School :

     Jewish Roots of Eastern Christian Mysticism (Scrinium, 3), Sankt-Petersburg2007, p. 233-258, qui p. 241-243. L’autore deduce dall’interpolazione che « 2

     Enoch […] might have been composed […] in the Alexandrian Diaspora of therst century CE ».

    15.  MARONE, « L’acrostico ADAM e la ghematria », p. 226. Nello stessocontesto l’autrice sembra difendere l’alta antichità del  De plasmatione Adam.

    16.  Silviu N. BUNTA, « Too Vast to Fit in the World : Moses, Adam, and

    tzelem elohim in the Testament of Moses 11 :8 », The Theophaneia School : Jew-ish Roots of Eastern Christian Mysticism (Scrinium, 3), Sankt-Petersburg 2007,

     p. 258-278, qui p. 263-265. Si veda, in riferimento al capitolo 31 : « […] suf- ce to say, at the present stage of the research on 2 Enoch, that the tradition

     behind the text dates from before 70 C.E. »

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    Con qualche esitazione, Johannes Magliano-Tromp sembra accettarele conclusioni di Vaillant circa la seriorità della versione lunga, pursenza nascondersi che, se le interpolazioni tardive vengono tralasciate,

    l’immagine di Adamo che ne deriva è profondamente diversa17

    .

    La leggenda urbana del  De pascha computus

    La nascita di un secondo mito è più recente. Come afferma cor -rettamente Cerbelaud in un primo articolo 18, il trattato pseudociprianeo De pascha computus trasmette soltanto la gematria 19. In un secondomomento, per ragioni ignote, Cerbelaud addita lo scritto tra i testimonidell’acrostico : « L’acrostiche du nom d’Adam aura un grand succès[…] Dans la tradition latine, outre […] un autre écrit également attri-

     bué à Cyprien […] le  De Pascha computus, les auteurs suivants l’at-testent […] »20. Forse indipendentemente, la stessa affermazione vieneripetuta da Paola Marone : « Due sono le opere che ci sono giunte sottoil nome dello Pseudo-Cipriano in cui compare l’acrostico ΑΔΑΜ inassociazione alla ghematria, ovvero il  De duobus montibus Sina et Sion e il  De Pascha computus »21.

    L’origine giudaicoellenistica

    L’acrostico, che poggia sulla forma greca ΑΔΑΜ e si ricollega ainomi greci dei quattro punti cardinali, deve essere sorto per forza in unambiente grecofono in cui circolavano tradizioni giudaiche. L’area prin-cipale in cui si è diffuso il giudaismo ellenistico è stata Alessandria 22 

    17.  Johannes MAGLIANO-TROMP, « Adamic Traditions in 2 Enoch and in theBooks of Adam and Eve »,  New Perspectives on 2 Enoch : No Longer SlavonicOnly. Edited by Andrei A. ORLOV  and Gabriele BOCCACCINI ; associate editor :Jason M. ZURAWSKI  (Studia Judaeoslavica, 4), Leiden 2012, p. 283-304, qui

     p. 286-289. A p. 288 si corregga l’affermazione secondo la quale il  De plasma-

    tione Adam  risalirebbe al IX  secolo.18.  D. CERBELAUD, « Le nom d’Adam et les points cardinaux : recherches sur

    un thème patristique », Vigiliae christianae 38 (1984), p. 285-301, qui p. 292-293.

    19.  De pascha computus 15 : G. HARTEL, S. Thasci Caecili Cypriani operaomnia. III (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 3, 3), Vindobonae1871, p. 263.

    20.  D. CERBELAUD, « Thèmes de la polémique chrétienne contre le judaïsmeau IIIe siècle : le  De montibus Sina et Sion »,  Revue des sciences philosophiqueset théologiques 91 (2007), p. 711-729, qui p. 721.

    21.  MARONE, « L’acrostico ADAM e la ghematria », p. 230.

    22.  Senza però dimenticare che la diaspora giudaica si è diffusa in altrezone del mondo mediterraneo, come la Siria oppure Roma. Le più antichetestimonianze dell’acrostico in ambito grecofono non sono di molto aiuto : seZosimo (anche se il passo fosse interpolato) sembra puntare verso l’Egitto ela misteriosoa, Severiano di Gabala favorirebbe un entroterra siriaco. Questa

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    e non sembra un caso che il più antico testimone dell’acrostico sia untesto di probabile origine alessandrina, gli Oracula Sibyllina23.

    Un’interessante novità riguarda la messa in luce di eventuali connes-

    sioni tra l’acrostico e il giudaismo rabbinico24

    . Alcuni contributi recentihanno individuato la permanenza in aramaico di motivi che sembranoderivati dall’acrostico o comunque afni ad esso25. Anche se i paral-leli addotti non sembrano particolarmente convincenti, si tratta di unaspetto degno di ulteriori ricerche, che investe il complesso tema degliinussi greci sulla cultura ebraica, poiché l’apocrifo è impossibile inuna lingua semitica, e la sua presunta derivazione dalla versione grecadei Settanta è perlomeno problematica) 26.

    La gematria in grecoLa gematria è la somma dei valori numerici greci delle quattro

    lettere che compongono il nome ΑΔΑΜ, cioè Α = 1, Δ = 2, Α = 1,Μ = 40, per un totale di 46. L’interpretazione fornita dal trattato pseu-dociprianeo  De duobus montibus Sina et Sion27   riferisce questa cifra aiquarantasei anni richiesti dalla costruzione del Secondo Tempio secondoil Vangelo di Giovanni (2,19-21). Poiché però il passo evangelico nonsembra dipendere da fonti giudaiche28, è probabile che l’intervallo tem- porale sia di origine cristiana. Comunque l’associazione tra la gematriae l’acrostico è evidentemente secondaria e occasionale, provocata dallacomunanza dell’argomento piuttosto che da quella dell’ambito di pro-duzione.

    seconda localizzazione verrebbe confortata dalla circolazione (non chiarissima, adire il vero) dell’acrostico nel giudaismo rabbinico. Tuttavia, vista la diffusionecarsica del tema, forse è meglio sospendere il giudizio sulla sua origine.

    23.  Ovviamente, trattandosi di un testo poetico, il presunto « errore » nellasequenza dei punti cardinali, segnalato da BUNTA, « Too Vast to Fit in theWorld », p. 263, non sussiste, ma va addebitato a ragioni metriche.

    24.  Sull’uso degli acrostici in ambiente giudaico (compresi i riferimenti adAdamo), si veda anche P. FARINELLA, « L’esaltazione della croce tra scrittura egematria », Sapienza della Croce 19 (2003), p. 327-350, su www.paolofarinella.eu/linked/ l_esaltazione%20croce-%20tra%20scrittura%20e%20gematr%ECa.pdf(consultato settembre 2014).

    25.  Vedi ORLOV, « “Without Measure and Without Analogy” », p. 243-244,il quale menziona Gen. Rabbah,  8, 1,  Pirke de Rabbi Eliezer   11 e altri passianaloghi. Si veda anche BUNTA, « Too Vast to Fit in the World », p. 266-267.

    26.  Per un diverso parere sulle fonti bibliche dell’acrostico si veda D. CER -BELAUD, « Le nom d’Adam » ; Id., « Thèmes de la polémique chrétienne », p. 721.

    27.  Cap. 4 : C. BURINI,  Pseudo Cipriano, I due monti Sinai e Sion. De duo-

    bus montibus (Biblioteca patristica, 25), Firenze 1994, p. 152-157.28.  O, almeno, non risulta dalla raccolta di H.L. STRACK   –   P. BILLERBECK ,

     Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrasch. II.  Das Evange-lium nach Markus, Lukas und Johannes und die Apostelgeschichte erläutert ausTalmud und Midrasch, München 1924, p. 411-412, ad loc.

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    Fino al 2007, nonostante le sue ovvie connessioni con la culturagreca, la gematria era nota soltanto da fonti latine29. In quello stessoanno è stata pubblicata l’edizione critica del tardivo Trattato sui misteri

    delle lettere egizie30

    , il cui capitolo nale riporta la prima (e nora unica)attestazione della gematria in greco. Al pari della tradizione latina, il passo greco la combina con l’acrostico e forse anche con la forma-zione di Adamo a partire dai quattro elementi della sica classica 31.

    Ἀδὰμ αὐτὸν ὁ θεὸς προσαγορεύσας τῶν τεσσάρων περάτων τῆς κτί-σεως τῆς ἐκ τεσσάρων στοιχείων συγκειμένης στάσεως συναναφέρεται.Τὸ μὲν γὰρ Α σημαίνει ἀνατολήν, τὸ δὲ Δ σημαίνει δύσιν, τὸ δὲ ἄλλονΑ δηλοῖ τὴν ἄρκτον, τὸ δὲ Μ || τὴν μεσημβρίαν σημαίνει. Ὅθεν καὶ ὁἐν Ἱεροσολύμοις ναὸς ἐν μς´ ἔτεσιν ᾠκοδομήθη, κατὰ τῇ προσηγορίαντοῦ προκειμένου ὀνόματος, λέγω δὴ τοῦ Ἀδάμ, τοῦ σημαίνοντος καὶ

    διερμηνεύσαντος τὰ δ´ πέρατα τοῦ κόσμου· ἀνατολήν, δύσιν, ἄρκτονκαὶ μεσημβρίαν· Ἀδὰμ ὄνομα γὰρ ψηφιζόμενον μς´ ἀριθμὸν ἀποτελεῖ·μία καὶ δ´, ε´ καὶ ἄλλη μία, ἰδοὺ ς´ καὶ τὸ Μῦ, μ´, ἰδοὺ τὰ πάντα μς´ 32.

    29. Anzi, addirittura è stato ipotizzato, un po’ affrettatamente, che la gema-tria potesse essere stata creata da un autore latino che conosceva il greco. VediD. CERBELAUD, « Thèmes de la polémique chrétienne », p. 722 (« Le Pseudo-Cyprien est-il l’inventeur de cette spéculation gématrique ? C’est possible »).

    Cerbelaud colloca la composizione dell’opuscolo nella prima meta del III secolo :« À vrai dire, il n’y a à mon sens aucune raison de situer son écrit plus tardque les années 220 » (p. 726). Per una datazione più precisa (e più convincente)

     poco dopo il 250, vedi Patricio de  NAVASCUÉS, « De montibus Sina et Sion : judíos, magos y mártires entre apocalíptica y donatismo », Vetera Christiano-rum 37 (2000), p. 271-315, qui p. 312-313 ; l’acrostico vi viene menzionato a

     p. 284-285.30.  Il trattato (o almeno la recensione giunta no a noi in greco) è posteriore

    alla diffusione delle opere dello Pseudodionigi, vale a dire ai primi decenni delVI  secolo. Lo Pseudodionigi viene menzionato esplicitamente al capitolo 23 ; siveda λέγω δὴ τῶν τῆς ἐκκλησίας μυσταγωγῶν τῶν περὶ τὸν μακάριον Διονύσιόν

    τε καὶ Κλήμεντα (p. 158, linn. 14-15). Poiché l’intero trattato gira esplicitamentattorno a un passo dell’Apocalisse giovannea (vedi Apc 1, 8 e paralleli), la suaorigine egizia sembra ragionevolmente sicura.

    31.  Questo tema, da non confondersi con la più tardiva spiegazione latinadella composizione dell’uomo a partire da otto elementi, è esplicito (e mutilo)in un’unica fonte greca : Zosimo, Sulla lettera omega ; vedi VOICU, « Adamo »,

     p. 210-212. Tuttavia, nel Trattato sui misteri la formulazione è ambigua, poi-ché non consente di discriminare se il termine στοιχεῖον signica « elemento »oppure, più semplicemente, « lettera ».

    32.  Cordula BANDT,  Der Traktat « Vom Mysterium der Buchstaben ». Kriti-scher Text mit Einführung, Übersetzung und Anmerkungen (Texte und Untersu-

    chungen zur Geschichte der altchristlichen Literatur, 162), Berlin – New York2007, p. 202-204 (capitolo 42 ; si veda anche il capitolo 17 : p. 144). Il grecoappare problematico nella parte iniziale. Nondimeno, il senso generale non puòdiscostarsi molto da quello della testimonianza, che verrà presentata in seguito,dell’ Etymologicum Gudianum.

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    Per dare un nome ad Adamo, Dio riunisce insieme quattroestremità del creato la natura eretta ( ?)33  composta dai quattro elementi/ lettere. Infatti l’alfa indica l’oriente, il delta indica l’occidente, l’altro

    alfa segnala il settentrione e il my indica il meridione. Ed è per questastessa ragione che il tempio di Gerusalemme è stato edicato in qua-rantasei anni, secondo la designazione del nome già menzionato, cioèquello di Adamo, di colui che indica e spiega le quattro estremità delmondo : oriente, occidente, settentrione e meridione. Quando si fanno iconti, il nome di Adamo raggiunge il valore numerico quarantasei : unoe quattro uguale cinque ; più uno, ecco sei e, assieme ai quaranta di my,il totale equivale a quarantasei.

    Particolarmente importante appare un altro testimone africano dellagematria, il già menzionato trattato pseudociprianeo  De pascha compu-

    tus,  il quale era stato trascurato nel 2007, poiché, come si è visto, noncontiene l’acrostico.

    Restitutum est igitur templum in nomine protoplasti, qui dictus estAdam […] post annos XLVI. sic autem ostenditur in nomine Adam,cum apud Graecos prima littera nominis eius dicitur a alfa μία, secundaautem delta τέσσαρες, tertia iterum alfa μία, et quarta mi τεσσαράκονταet sic t numerus sex et quadraginta 34.

    Il tempio è stato quindi ricostruito nel nome del protoplasto, che sichiamava Adam […] dopo 46 anni. Infatti, così si manifesta nel nomedi Adamo, poiché in greco la prima lettera del suo nome si chiama alfa(cioè) uno, la seconda poi delta (cioè) quattro, la terza nuovamente alfa(cioè) uno e la quarta my (cioè) 40 ; e così si ottiene il numero 46.

    Rispetto alle formulazioni del Trattato sui misteri delle lettere egizie e dello pseudociprianeo  De duobus montibus Sina et Sion,  quella del De pascha computus,  che è l’unica in cui la gematria non viene asso-ciata all’acrostico, oltre a essere quella più antica, sembra quella che più si avvicina al tenore della perduta speculazione primitiva.

     Nuovi testimoni greciStando ai risultati dell’articolo del 2007, l’acrostico sembra aver

    goduto di scarsa popolarità in greco : dopo gli Oracula Sibyllina,  èstato possibile elencare soltanto una o due testimonianze di età patri-stica35, seguite poi da due passi bizantini e da una glossa slava chedipende verosimilmente dalla tradizione greca.

    33.  Il senso di στάσις non è chiaro in questo contesto, dalla sintassi zoppi -cante.

    34.  De pascha computus 15 : G. HARTEL, S. Thasci Caecili Cypriani operaomnia. III (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum, 3, 3), Vindobonae1871, p. 263.

    35.  Il passo alchemico di Zosimo sembra avventizio, ma, comunque, conogni probabilità, è il risultato di un’interpolazione tardoantica.

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    A queste menzioni si possono aggiungere ora altri passi greci, difattura modesta, il quali però dimostrano che l’acrostico ha avuto unadiffusione un po’ più estesa.

    Anzitutto, si tratta di una nota marginale che è stata individuata e pubblicata da Margherita Losacco. Essa è stata apposta da una manorisalente al XIV  secolo al celebre manoscritto orentino di Cosma Indi-copleuste36 :

    τοῦ ἀδὰμ ὄνομα τοῦτο ἑρ|μηνεύεται· ἄλφα ἀνατολή | δ´ δύσης ( !)·ἄλφα ἄρκτος | καὶ μ´ μεσημβρία..

    Il nome di Adamo si spiega così : alfa oriente, delta occidente, alfasettentrione e my meridione37.

    Un’altra occorrenza dell’acrostico in greco, già pubblicata, è stata

    segnalata sempre da Losacco38. Si tratta di una voce, trasmessa dauno dei manoscritti dell’ Etymologicum Gudianum,  il Parigino Suppl. gr. 172.

    Ἀδάμ· τοῦτο το ὄνομα τὰ τέσσαρα στοιχεῖα ἤτοι τὰ τέσσαρα πέρατατοῦ κόσμου ἐν ἑαυτῷ περιέχει· τὸ μὲν πρῶτον στοιχεῖον τὸ ἄλφασημαίνει ἀνατολή, τὸ δὲ δεύτερον ἤτοι τὸ δ´ δύσις, τὸ δὲ τρίτον ἤτοι α´ἄρκτος, τὸ δὲ τέταρτον ἤτοι τὸ μ´ μεσημβρία …39.

    Adamo : questo nome contiene i quattro elementi / lettere, vale adire le quattro estremità del mondo. La prima lettera, cioè l’alfa, indical’oriente ; la seconda, cioè il delta, l’occidente ; la terza, cioè l’alfa, ilsettentrione ; inne la quarta, cioè il my, il meridione 40.

    La natura di una terza testimonianza greca è più evanescente. Piutto-sto che essere affermata esplicitamente, si lascia indovinare dalle lineeiniziali di un trattatello di natura medica sui quattro umori ippocratei.La comparazione con la versione latina di un opuscolo analogo 41  rende

    36.  Laur. Plut. 9. 28, f. 121v : Margherita LOSACCO, « “Il libro del Cristiano” :indagini sul Laur. Plut. 9.28, testimonio della Topograa cristiana di Cosma

    Indicopleuste », Segno e Testo 10 (2012), p. 305-342, qui p. 331. L’articolo èstato anche tradotto in inglese ; vedi EAD., « Codicological and palaeographicdescription », The Christian Topography of Kosmas Indikopleustes (Firenze,

     Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 9.28) : the Map of Universe Redrawn inthe Sixth Century ; with a Contribution on the Slavic Recensions. Edited by JeffreyC. A NDERSON..., Roma 2013 (Folia Picta, 3), p. 1-17, qui p. 13.

    37.  LOSACCO, « “Il libro del Cristiano” », p. 332 ; EAD., « Codicological and palaeographic », p. 14.

    38.  Vedi LOSACCO, « “Il libro del Cristiano” », p. 332-333, nota 77 ; EAD.,« Codicological and palaeographic », p. 14, nota 76.

    39.  Ed. Aloysius de STEFANI,  Etymologicum Gudianum quod vocatur ; recen-

    suit et apparatum criticum indicesque adiecit..., Lipsiae 1909-20, I, p. 20.40.  Si noti il riferimento esplicito alle lettere / elementi e alle estremità del

    mondo, presente nel già citato Trattato sui misteri delle lettere egizie.41.  Cf. Jacques JOUANNA, « La théorie des quatre humeurs et des quatre tem-

     péraments dans la tradition latine (Vindicien. Pseudo-Soranos) et une source

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    evidente il carattere avventizio dell’acrostico, trasmesso da un unicomanoscritto tardivo :

    Ἐκ τεσσάρων περάτων φασὶ τὸν κόσμον συνίστασθαι, ἤγουν

    ἀνατολῆς, δύσεως, ἄρκτου καὶ μεσημβρίας 42.Si dice che il mondo è composto da quattro estremità, cioè est, ovest,

    settentrione e meridione.

     Nuovi testimoni latini

    La tradizione latina è molto ampia e in genere dipende da Agostinooppure dalla più tardiva recensione combinata con l’opuscolo  De pla- smatione Adam, noto anche sotto la designazione di  De octo partibus43.

    Tuttavia esiste una testimonianza che merita di essere segnalata, daun lato, per la sua afnità formali con le glosse marginali greche dellequali si è già detto, dall’altro con la tradizione latina che associa l’a-crostico ad altre considerazioni sulla creazione dell’uomo. La si trovain un importante manoscritto liturgico latino, il cosiddetto Sacramenta-rium Pragense,  che è stato trascritto poco prima dell’anno 794, i cuifogli iniziali sono occupati da un opuscolo  De creatione mundi,  dellamano di uno scriba coevo 44 :

    Quomodo constitutum est nom adam ? IIIIor   stellis. Et ubi suntstellae ? In quattuor angulis caeli. Quomodo nominantur ? Artus

    duxie anatholi mesimbria...45.

    grecque retrouvée »,  Revue des études grecques 118 (2005), p. 138-167, qui p. 140-142.

    42.  Jacques JOUANNA, « Anonyme, Sur les quatre eléments ( Laur. plut. 75.19,fol. 26v-27r ) : publication d’un nouveau témoignage sur la chronobiologie quoti-dienne des quatre humeurs », Galenos 3 (2009), p. 75-89, qui 77.

    43. Sulla data dell’opuscolo, si veda l’articolo di Max FÖRSTER , « Das älteste

    mittellateinische Gesprächbüchlein »,  Romanische Forschungen 27 (1910), p. 342-348, il quale, traendola dal manoscritto Sélestat,  Bibliothèque Humaniste 1093, trascritto attorno all’anno 700, presenta una nota secondo la quale l’opu-scolo sarebbe stato prodotto quod Langobardi in Italia praesiderunt V dcclxx etii anni, tempore Iustiniano imperatore  (p. 348), vale a dire verso la metà delVI secolo. Tra l’altro, Förster pubblica anche l’acrostico (vedi p. 344).

    44.  E.A. LOWE, Codices Latini antiquiores : A palaeographical guide to Latin manuscripts prior to the ninth century. X.  Austria, Belgium, Czechoslova-kia, Denmark, Egypt, and Holland , Oxford 1963, no  1563.

    45.  Alban DOLD  – Leo EIZENHÖFER ,  Das Prager Sakramentar [Cod. O. 83(fol. 1-120) der Bibliothek des Metropolitankapitels]. II.  Prolegomena und Text-

    ausgabe. Mit zwei Anhängen : I.  Die dem Sakramentar vorangehenden Texteüber die Creatio mundi etc. II.  Die auf das Sakramentar folgenden Messperiko-

     pen (Texte und Arbeiten. Abt. 1, Beiträge zur Ergründung des älteren latein-ischen christlichen Schrifttums und Gottesdienstes, 38-42), Beuron in Hohen-zollern 1949, p. 186* e apparato di p. 187*.

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    Come è stato formato il nome di Adamo ? Da quattro stelle. E dovestanno le stelle ? Nei quattro angoli del cielo. E come si chiamano ?  Arc-tus, duxie, anatholi, mesimbria.

    Riguardo alla tradizione latina dell’acrostico va menzionato, anchese non apporta dati nuovi, un articolo di Marie-Thérèse d’Alverny risa-lente al 1976, che ne ricorda la popolarità nel mondo britannico 46, ilche può introdurre adeguatamente il paragrafo seguente.

    L’acrostico nelle letterature medievali

    Questo è un aspetto che era stato totalmente trascurato nell’articolodel 2007 per mancanza di documentazione adeguata. Ormai anche que-sta area è stata coperta da un volume di Brian Murdoch dedicato alleversioni in lingue volgari della Vita Adae et Evae 47. Queste versionidipendono tutte in ultima analisi dalla recensione inglese dell’apocrifo 48.

    Il panorama che rivela il libro di Murdoch è molto ricco, poichéelenca la presenza (o la sopravvivenza) dell’acrostico in vari componi-menti tardomedievali, di cui in questa sede può essere sufciente offrireun elenco49.

    In inglese medievale, la versione in prosa della  Lyff of Adamand Eue, trasmessa dal manoscritto  Bodleian  3939 (Engl. Poet. a 1,ff. 393r-394v), della ne del XIV  secolo50.

    In medio alto tedesco, il poema di Lutwin, composto attornoall’anno 1300, trasmesso, in condizioni poco soddisfacenti, da ununico manoscritto : Vindob. 2980 ( Ambras.  250), risalente alla metà delXV  secolo51.

    46.  Marie-Thérèse d’ALVERNY, « L’homme comme symbole : le micro-cosme », Simboli e simbologia nell’alto medioevo : 3-9 aprile 1975... I (Set-timane di studio della Fondazione Centro italiano di studi sull’alto Medioevo,23), Spoleto 1976, p. 123-183, qui p. 165-171.

    47.  Brian MURDOCH, The Apocryphal Adam and Eve in medieval Europe :

    vernacular translations and adaptations of the Vita Adae et Evae,  New York2009. Si vedano in particolare le p. 269-276, con una lunga lista di opere, tras-messe in una quindicina di lingue occidentali, che, in misura variabile, dipen-dono dalla Vita Adae et Evae.

    48.  Di cui ormai si può consultare l’edizione critica di Jean-Pierre PETTO-RELLI, Vita latina Adae et Evae... (Corpus Christianorum. Series Apocryphorum,18-19), Turnhout 2012. Per l’acrostico vedi p. 177-179.

    49.  La lista elenca soltanto quei componimenti che, secondo indicazioniesplicite di Murdoch, trasmettono l’apocrifo, spesso abbinato al  De plasmatione

     Adam.50.  Vedi MURDOCH, The Apocryphal , p. 90-92. L’acrostico si trova in

    C. HORSTMANN, Sammlung altenglischer Legenden, grösstentheils zum erstenMale herausgegeben, Heilbronn : Gebr. Henninger, 1878, p. 221, linn. 12-19.

    51.  Vedi MURDOCH, The Apocryphal , soprattutto p. 155 e 158. L’acrostico,che è incompleto per la mancanza del passo relativo a dysis, si trova in Kon-rad HOFMANN  - Wilhelm MEYER ,  Lutwins Adam und Eva, zum ersten Male her-

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    In francese medievale, dal poema  La création du monde  di Robertde Blois (metà del XIII  secolo), conservato nel manoscritto  Arsenal  5201, ff. 67r-87v52.

    Sempre in francese medievale, la cronaca in prosa  Ly myreur deshistoires  di Jean d’Outremeuse (1338/9-1400), trasmessa da sei mano-scritti53.

    Come « tradurre » l’acrostico in latino

    Probabilmente il titolo stesso di questo paragrafo farà sorridere, poi-ché è ovvio che un acrostico concepito in greco non può essere tradottoin senso stretto in un’altra lingua. Eppure una trasposizione è stata ten-tata e rivela un alto grado di ingegnosità.

    Come è già stato ampiamente osservato, le testimonianze latinedell’acrostico si trovano davanti a un bivio riguardo ai nomi dei quat-tro punti cardinali : devono scegliere tra imbarcarsi in una spiegazionedel loro senso in greco (ed è questa la soluzione adottata da Agostinoe da coloro che ne dipendono), oppure modicare, in qualche misura,il senso dell’apocrifo, conservando i nomi greci, sia pure al prezzo dideformazioni e fraintendimenti, ma presentarli come designazioni arbi-trarie delle quattro estremità del mondo o delle stelle che vi si trovano(ed è questa la scelta operata invece invece da tutti i testimoni latiniche associano l’acrostico al  De plasmatione Adam).

    Ma, attorno all’anno 1200, papa Innocenzo III, noto al secolo comeLotario dei conti di Segni, imbocca una terza strada, in cui le lettereiniziali dei quattro punti cardinali in latino vengono utilizzate per for -mare la parola homo,  sia pure al prezzo di una comparazione un po’forzata tra greco e latino :

    Hanc quadrigam quatuor mundi cardinum ab humano genere pos-sidendam praeguravit nomen Adae, ex quatuor nominibus quatuorcardinalium stellarum compositum, quae sunt ἀνατολή, δύσις, ἄρκτος,

    ausgegeben... (Bibliothek des Literarischen Vereins, in Stuttgart, 153), Tübingen1881, p. 5, linn. 141-152.

    52.  Vedi MURDOCH, The Apocryphal , p. 210. L’acrostico si trova in JacobULRICH,  Robert de Blois Sammtliche Werke. Zum ersten Male herausgegeben. I :

     Beaudous. Ein alftranzösicher Abenteuerroman des XIII. Jahrhunderts Robert’svon Blois, nach der einzigen Handschrift der Pariser Nationalbibliothek heraus-

     gegeben ; II.  Floris und Liriopé. Ein alfranzösischer Roman des XIII. Jahrhun-derts Robert’s von Blois, zusammen mit der Chansons d’Amors und den lyri-

     schen Gedichten. Nach den beiden Haupthandschriften herausgegeben ; III. Die didactischen und religiösen Dichtungen Robert’s von Blois. Nach der Arse-

    nalhandschrift herausgegeben, Berlin, Mayer & Müller, 1889-95, qui III, p. 83,linn. 100-84, lin. 109.

    53.  Vedi MURDOCH, The Apocryphal , p. 218. L’acrostico si trova in Ad. BOR -GNET  –   Stanislas BORMANS, Chronique de Jean des Preis dit d’Outremeuse,Bruxelles 1864-67, p. 308-309.

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    μεσημβρία, ex quorum nominum capitibus compositum est nomenAdam. Similiter et hoc generale nomen homo ex his quatuor nominibus,oriens, occidens, meridies, septentrio est compositum, h posita, pro s ut

    septem pro ἑπτά, sex pro ἕξ54

    .Il nome di Adamo ha pregurato che questa quaterna dei quattrocardini del mondo sarebbe stata posseduta dal genere umano, il qualeè composto dai quattro nomi delle stelle cardinali, che sono ἀνατολή,δύσις, ἄρκτος, μεσημβρία, dalle cui iniziali è composto il nome diAdamo. In maniera simile, anche il termine generico homo  è compostoa partire da questi quattro nomi : oriens, occidens, meridies, septentrio,se si muta la esse  in acca, come avviene in  septem  rispetto a ἑπτά o in

     sex  rispetto a ἕξ.

    Chissà cosa avrà potuto capire l’uditorio di Innocenzo III da questo

    ingegnoso excursus che non soltanto spiega la terminologia greca, mala traspone in latino con una soluzione degna di un settimanale enig-mistico.

    Comunque, questa « traduzione » dell’acrostico è entrata anche nellastoria dell’arte, poiché è stata rafgurata in un affresco della cosiddettaCripta Anagnina, cioè la cripta della cattedrale di Anagni 55.

    ---

    Per sua natura, la presente rassegna mal si presta a una conclusione.Tuttavia, le nuove testimonianze qui raccolte confermano la notevolediffusione dell’acrostico nella letteratura tardoantica e medievale. Altempo stesso contribuiscono, sia pure in misura ridotta, a chiarire l’ori-gine della gematria.

    Sever [email protected]

    54.  Sermo IX. In festo martyrum : PL 217, 635 A.55.  Vedi Lorenzo CAPPELLETTI, Gli affreschi della cripta anagnina : iconolo-

     gia, Roma 2002 (Archivum historiae ponticiae, 65), p. 72-73 e p. 308, Ill. 10.

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