volume 1, numero 1 · notare che giuseppe ha una espressione triste, ... faccia a michele. ha...

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L’Orsolino Seconda Edizione A.S. 2017-2018 Questo brano può conte- nere 175-225 parole. Lo scopo di un notiziario è fornire informazioni spe- cializzate a un pubblico specifico. Questo tipo di pubblicazione consente infatti di pubblicizzare un prodotto o servizio, non- ché fare conoscere la propria organizzazione al pubblico. Determinare innanzitutto il tipo di lettori, ad esempio dipendenti o persone inte- ressate all'acquisto del prodotto o alla richiesta di un particolare servizio. È possibile creare un elen- co di indirizzi utilizzando moduli di risposta o iscri- zione e biglietti da visita raccolti in occasione di fiere o altri eventi. Questo tipo di elenchi di indirizzi può essere acquistato presso aziende specializ- zate. In Publisher sono disponi- bili numerosi stili di noti- ziario adattabili alle più diverse esigenze. Definire infine la quantità di tempo e denaro che si desidera investire nella realizzazione del notiziario. Questi fattori consentono di determinare la frequen- za di pubblicazione e la lunghezza del notiziario. È consigliabile pubblicare il notiziario almeno a sca- denza trimestrale in modo che i lettori lo considerino un appuntamento regola- re. Volume 1, Numero 1 Titolo brano principale Titolo brano secondario Questo brano può conte- nere 75-125 parole. Il titolo è un elemento importante del notiziario e deve essere valutato con attenzione. Deve infatti rappresentare in modo conciso il conte- nuto del brano e attirare l'attenzione dei lettori. Creare il titolo prima di scrivere il testo. In questo modo sarà possibile avere un punto di riferimento durante la stesura del brano. In definitiva, il titolo deve essere incisivo e breve. Data Didascalia dell'immagine o della fotografia H P n c . Notizie di rilievo: Notizia 1 Notizia 2 Notizia 3 Notizia 4 Brano interno 2 Brano interno 2 Brano interno 2 Brano interno 3 Brano interno 4 Brano interno 5 Brano interno 6 SOMMARIO: Andrea C.

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Page 1: Volume 1, Numero 1 · notare che Giuseppe ha una espressione triste, ... faccia a Michele. Ha tirato un urlo ... Siamo tornati indietro perché c’ era un tronco molto grande che

L’Orsolino Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Questo brano può conte-

nere 175-225 parole.

Lo scopo di un notiziario è

fornire informazioni spe-

cializzate a un pubblico

specifico. Questo tipo di

pubblicazione consente

infatti di pubblicizzare un

prodotto o servizio, non-

ché fare conoscere la

propria organizzazione al

pubblico.

Determinare innanzitutto il

tipo di lettori, ad esempio

dipendenti o persone inte-

ressate all'acquisto del

prodotto o alla richiesta di

un particolare servizio.

È possibile creare un elen-

co di indirizzi utilizzando

moduli di risposta o iscri-

zione e biglietti da visita

raccolti in occasione di

fiere o altri eventi. Questo

tipo di elenchi di indirizzi

può essere acquistato

presso aziende specializ-

zate.

In Publisher sono disponi-

bili numerosi stili di noti-

ziario adattabili alle più

diverse esigenze.

Definire infine la quantità

di tempo e denaro che si

desidera investire nella

realizzazione del notiziario.

Questi fattori consentono

di determinare la frequen-

za di pubblicazione e la

lunghezza del notiziario. È

consigliabile pubblicare il

notiziario almeno a sca-

denza trimestrale in modo

che i lettori lo considerino

un appuntamento regola-

re.

Volume 1, Numero 1

Titolo brano principale

Titolo brano secondario

Questo brano può conte-

nere 75-125 parole.

Il titolo è un elemento

importante del notiziario e

deve essere valutato con

attenzione.

Deve infatti rappresentare

in modo conciso il conte-

nuto del brano e attirare

l'attenzione dei lettori.

Creare il titolo prima di

scrivere il testo. In questo

modo sarà possibile avere

un punto di riferimento

durante la stesura del

brano.

In definitiva, il titolo deve

essere incisivo e breve.

Data

Didascalia dell'immagine o della fotografia

H P n c .

Notizie di rilievo:

Notizia 1

Notizia 2

Notizia 3

Notizia 4

Brano interno 2

Brano interno 2

Brano interno 2

Brano interno 3

Brano interno 4

Brano interno 5

Brano interno 6

SOMMARIO:

Andrea C.

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L’Orsolino 2 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

DIREZIONE Gabriella Casimiro Federica Villa Elisabetta Zampetti Alessandra Valerio Annamaria Casolo Paola Zumbo

COLLABORATORI Battifora Linda

Bocciardo Riccardo

Carcassoli Enrico

Carullo Andrea

Chioccolini Lucrezia

Cordani Beatrice

Fantoni Leonardo

Favit Michele

Feltrini Luca

Trotti Lodovico

Warthon Melany

Braghini Leire

Carrozza Riccardo

Cavina Claudia

Famà Andrea

Garcia Davide

Gugliemone Francesca

Rosarschino Leonardo

Braghini Amaia

Broggi Mattia

Cardinali Matilde

Cerrutti Jacopo

Di Felice Giuseppe

Garbagnati Alberto Fanfoni Diana

Giberti Sofia Goisis Pietro Iorio Federico Lizzeri Filippo Magri Pierfrancesco

Palazzi Gaia Rosaschino Ludovico Sircana Giulia Amolfi Arturo Bonaccorsi Marcello Frenna Alessio Galli Riccardo Merci Virginia Moretti Riccardo Savoia Livia Totaro Chiara

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L’Orsolino 3 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Cari lettori,

quest’anno il giornalino riparte rinnovato.

Le classi 4^ e 5^ si sono trovate di nuovo insieme ,il venerdì pomeriggio , per la realizzazione del nuovo “Orsolino”.

Per conoscere il legame che unisce il cittadino al territorio di Milano, il giornale della scuola ospita una nuova sezione

“Gli inviati speciali” . I ragazzi di 5^, a rotazione, hanno dato vita a interviste e articoli attraverso un’indagine sui prin-

cipali servizi della città: Palazzo di Giustizia, supermercati di zona, stazioni ferroviarie, poste, botteghe di artigiani…

Nella redazione fissa gli alunni di 4^A hanno lavorato su temi legati al quotidiano scolastico, raccogliendo il mandato

che ha caratterizzato il giornalino lo scorso anno. Quelli di 5^, invece, si sono dedicati all’approfondimento di tematiche

legate alle discipline di studio.

Quattro classi e tre gruppi per raccontare il mondo fuori e dentro la scuola, visto attraverso gli occhi curiosi di giornalisti

in erba.

Vi auguriamo buona lettura!

EDITORIALE

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L’Orsolino 4 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

L’intervallo è un momento piacevole perché ci

permette di rilassarci dopo le attività della scuo-

la.

La maggior parte dei bambini, gioca a calcio, al-

tri giocano a palla bernarda e a palla prigioniera.

Alcune bambine preferiscono inventare giochi

come quello della cucina pazza : si può giocare

in quanti si vuole.

Tre bambini fanno i cuochi e tutti gli altri bambi-

ni fanno i clienti. Un cuoco va a chiedere il cibo

che vogliono i clienti seduti su una panchina. A

volte, capita che qualche cliente mangi troppo e

si senta male: allora viene portato all’ospedale

che è lo scivolo. Appena il cliente si sente meglio,

ritorna a casa sua. Ovviamente anche tutti i clien-

ti, dopo aver mangiato tutto, ritornano a casa

loro cioè la casetta nel parco dei piccoli.

Purtroppo anche l’intervallo finisce ed è era di

tornare in classe.

Ricrea...zione

Beatrice, Michele, Melany

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L’Orsolino 5 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Oggi c’è stata la partita di calcio tra le classi 3°, 4°, 5°. Inizio partita: la squadra di Francesco stava perdendo con-tro la squadra di Alessandro. Per fortuna è arrivata Virginia che ha preso la palla, ha scarta-to tutti e ha fatto un super goal ad Alessandro. Poi gli avversari hanno rilancia-to la palla e hanno segnato gra-zie a Behailu. In seguito, Mar-cello ha calciato ma non ha se-gnato. La sua palla però è stata deviata e alla fine Paolo ha se-gnato! Fino a questo momento, il pun-teggio era di 2-2 Behailu tira e segna di nuovo facendo così doppietta. Allora Francesco batte e tira da cen-trocampo e fa un goal favoloso. E’ stata una partita combattu-tissima che è finita 9-9. Finito l’intervallo, siamo tornati in classe soddisfatti del pareggio.

Inter...vallo

Marcello, Artutro, Riccardo M., Riccardo G.

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L’Orsolino 6 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

presentava Giuditta intenta a tagliare la testa

ad Oloferne, condottiero assiro, condannato a

morte poiché era un tiranno. Alla scena, assi-

ste anche una vecchia serva pronta a raccoglie-

re la sua testa in un drappo.

La novità di questa mostra è la possibilità di

“entrare” nella storia di molti quadri. Infatti,

dietro ad alcune opere c’era uno schermo che

faceva vedere tutti i segni che Caravaggio aveva

tracciato in precedenza. Infatti, visto che Cara-

vaggio non aveva le possibilità di comprare

molte tele, le riutilizzava per nuovi dipinti.

Un pomeriggio d’autunno, siamo andati a Pa-

lazzo Reale per vedere la mostra di Caravag-

gio.

Michelangelo, detto Caravaggio, è nato nel

1571 a Milano. Quando aveva vent’anni si tra-

sferì a Roma. Dopo qualche anno il trasferi-

mento, Michelangelo fece una rissa con un

personaggio importante, dopodiché lo uccise

e venne condannato a morte. Per sfuggire alla

condanna, decise di scappare da Roma e anda-

re a Malta. Per molti anni visse lontano da

Roma finché sentì che il Papa Paolo V stava

preparando una revoca per perdonarlo. Allora

prese una barca che sbarcò in una spiaggia

della Toscana. Dopo il lungo viaggio, in preda

alla febbre per infezioni intestinali, morì nel

1610 .

Nella mostra, il quadro che ci è piaciuto di

più è stato “ Giuditta e Oloferne“ perché rap-

“Dentro” Caravaggio

Lodovico

Melany

Michele

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L’Orsolino 7 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

non si potevano costruire delle cappelline co-

me nel lato destro. Per dare l’idea della pro-

fondità, i pittori hanno dipinto il lato

sinistro usando la prospettiva.

Nella chiesa di San Marco, la

nostra guida ci ha rivelato un motto che ap-

partiene alla

chiesa: “A est sorge il sole cioè Dio la nostra

salvezza, noi da ovest con tutti i nostri peccati

ci avviciniamo a Dio”.

Il 1 Dicembre le quinte sono

andate a visitare un presepe molto famoso di un

pittore italiano: Londonio. Questo presepe è

esposto tutto l’anno presso la chiesa di San Mar-

co a Milano. La caratteristica di questo presepe è

che è stato realizzato tutto in cartone: gli anima-

li, i pastori, i tre re magi, Gesù bambino, la Ma-

donna e Giuseppe.

Dietro le figure sono situati dei rialzi che servo-

no per sostenerle. In quasi tutti i presepi si può

notare che Giuseppe ha una espressione triste,

assonnata,

invece in questo presepe è solo pensieroso. An-

che i tre re magi sono presenti tutto l’anno e

non solo il 6 Gennaio.

Anche la chiesa è molto bella: nella parte destra

sono situate delle cappelle, che servivano per

seppellire i morti. La parte sinistra rispetto a

quella destra è vuota, perché c’era la strada e

Un presepe di cartone

Chiara e Virginia

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di Giorgio). La 4°A ha fatto un regalo a Loren-

zo: un libretto con dentro i nostri biglietti di

compleanno. Al pomeriggio siamo andati a

visitare l’abbazia di Morimondo: era molto

bella (un po’ noiosetto ma vabbè)! Alla fine ho

salutato i miei compagni e, io in macchina e i

miei compagni in autobus, siamo partiti per

Milano. Questa gita mi ha insegnato che insie-

me è meglio che da soli, mi sono divertito tan-

tissimo perché era tutto in mezzo alla natura e

tutti sono stati gentilissimi. Il bello era che

eravamo da soli e che abbiamo dormito fuori .

La gita è anche un momento di crescita perciò

mi sono sentito più grande.

Il 5 Ottobre la 4°A e la 4°B sono andati in gita al

Parco del Ticino. Alla mattina presto i miei ami-

ci sono partiti con l’autobus ed io sono andato

in macchina con il mio papà. Alle 9.30 ci siamo

ritrovati in un parcheggio di Zerbolò. All’ inizio

ero un po’ spaventato perché era un luogo un

po’ lugubre. La classe 4°A era accompagnata

dalla maestra Gabriella e dalla maestra Federica,

la 4°B dalla maestra Giulia e dal maestro Loren-

zo. Abbiamo iniziato con una passeggiata verso

il ponte di barche, poi un giretto lungo il fiume

Ticino. Abbiamo visto una cascata piccola e bel-

lissima, un fontanile e una rana che è saltata in

faccia a Michele. Ha tirato un urlo pazzesco

“Ahhhh”! Abbiamo pranzato su un prato e nel

pomeriggio abbiamo giocato fino a tardi in Ca-

scina Venara. Sempre in cascina abbiamo cena-

to. I piatti erano parecchio abbondanti e molto

buoni. Poi la 4°A è andata a dormire in hotel

mentre la 4°B in cascina. La mattina dopo ci

siamo svegliati e abbiamo fatto colazione. Subito

dopo siamo partiti e siamo andati in cascina per

fare una gita nel bosco Siro Negri. Lì non si po-

teva toccare niente perché le foglie vengono

mangiate dagli animali e quindi sono il loro nu-

trimento. Siamo tornati indietro perché c’ era

un tronco molto grande che bloccava il sentiero.

Abbiamo pranzato e dopo abbiamo festeggiato il

compleanno del maestro Lorenzo (anche quello

Una gita...Ticino-Ticino

Leonardo F.

Illustratore: Andrea C.

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L’Orsolino 9 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Il 22 settembre noi quinte siamo andati a fare

una visita al museo archeologico di Milano. La

guida ci ha fornito molte spiegazioni sulla vita

dei greci e dei romani e noi vogliamo raccontar-

vela.

I ROMANI

I romani avevano differenti classi sociali e inven-

tarono divertimenti.

Il teatro romano (copiato dai greci) dove vedeva-

no due tipi di spettacoli: le tragedie e le comme-

die.

I romani edificarono degli archi e dei pali dove

stendevano dei teli per proteggere dalla pioggia

il pubblico.

Durante gli spettacoli i romani spruzzavano sul

pubblico acqua profumata e sacrificavano degli

animali in onore degli Dei.

I romani avevano ammirato le sculture greche e

decisero di copiarle.

C’era una volta...

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L’Orsolino 10 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

I romani adoravano gli Dei, perciò nelle città

edificarono le statue in onore degli dei. A Mila-

no sono stati ritrovati pavimenti appartenenti a

delle case ricche e belle. I pavimenti sono fatti

a mosaico proprio perché possano raccontare

la storia, come nella città di Pompei.

I romani hanno inventato i condomini, fatti con

travi di legno che però poi per ordine dell’im-

peratore non vennero più costruiti a causa

dell’altezza, perché prendevano fuoco facilmen-

te .

Nella parte più alta dell’appartamento si trova-

vano i poveri; i ricchi vivevano nei piani infe-

riori e le loro case erano decorate. Nelle città

dei romani era molto diffuso il vetro (non mol-

to raro).

Poi c’erano le striglie, un oggetto per gli atleti

per pulirsi dal sudore. Molto spesso nelle loro

tombe si trovavano delle monete chiamate obo-

lo

I romani erano una popolazione pulita e amavano

l’igiene. Potevano andare liberamente alle terme In

alcune città romane c’erano le terme che includeva-

no il caledarium, il tiepidarium e il frigedarium .

Le terme erano un luogo di incontro per i romani.

Riccardo C.P., Leire, Leonardo R., Davide

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L’Orsolino 11 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Noi bambini delle classi quarte

abbiamo raccolto e contato le sca-

tolette di tonno che hanno portato

i bambini di ogni classe della

Scuola Primaria.

Abbiamo raccolto 1531 scatolette

di tonno monodose che abbiamo

portato alla mensa dei poveri.

È stato molto emozionante perché

una suora di nome Carmela ci ha

raccontato la storia della mensa e

dei poveri che vengono accolti per

pranzare, lavarsi e vestirsi.

Ognuno ha il proprio pass che ser-

ve per farsi riconoscere quando si

entra.

In mensa si mangia: primo, secon-

do con contorno e dolce.

È stato veramente bello sapere di

fare del bene a delle persone po-

vere, sapere dove mangiano e do-

ve trovano protezione e ristoro,

ma soprattutto una famiglia.

La mensa dei poveri

E’ stato molto emozionante co-

noscere delle suore così gentili

e ospitali.

Beatrice, Linda, Michele e Melany

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L’Orsolino 12 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Dopo aver visitato la mensa dei poveri, ci siamo un po’ vergognati per tutto il

cibo che sprechiamo in mensa.

Così, abbiamo pensato di intervistare le cuoche che ci servono sempre con gen-

tilezza ad ogni pausa pranzo e che noi, certe volte, non consideriamo molto.

Così, un venerdì pomeriggio, dopo aver riflettuto insieme, siamo andati in cuci-

na, un ambiente a noi sconosciuto che ci ha un po’ impressionati. C’erano pen-

tole enormi e grandi fuochi. Così con la penna in mano eravamo pronti ad ascol-

tare le risposte delle cuoche alle nostre domande.

La nostra mensa

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L’Orsolino 13 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

D: Quanto cibo cucinate al giorno?

R: Dipende dai bambini presenti e dipende da tutte le diete e le varie allergie.

D: Quante ore lavorate al giorno?

R: Ogni cuoca ha un orario diverso.

D: Chi vi dice cosa cucinare?

R: Esiste una dietista che insieme all’ ASL e alla commissione mensa decide un menù calibrato.

D: Vi piace il cibo che cucinate?

R: Si! Ci piacerebbe che i bambini assaggiassero il cibo prima di rifiutarlo per evitare lo spreco. Ef-

D: È difficile servire i tavoli?

R: È bello servire ai tavoli e vedere bambini allegri. Diventa difficile quando manca la disciplina

perchè spesso i bambini si alzano dal tavolo e rischiano di far cadere le persone.

Lucrezia, Lodovico, Linda e Leonardo

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L’Orsolino 14 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

A mensa quest’anno c’è una no-vità: abbiamo iniziato a non usa-re più piatti e bicchieri di plastica che poi venivano buttati e non riciclati. Riciclare però è importante. Con il tempo si sono formate delle isole di sola plastica perché gli uomini non riciclano. Esiste un tipo di plastica che può essere fuso e rimodellato di nuovo, quindi riciclabile, e un al-tro tipo non riciclabile. La plasti-ca non riciclabile deve essere bruciata negli inceneritori, pro-ducendo altre sostanze tossi-che. Infatti serve fare la raccolta differenziata.

Impariamo a riciclare

A Kioto in Giappone hanno preso degli accordi per contra-stare il riscaldamento globale riducendo l’inquinamento at-mosferico . La responsabilità di contrasta-re il cambiamento climatico è dei governi.

Riciclare: significa riutilizzare i ma-teriali per realizzare nuo-vi oggetti

Lucrezia, Linda e Beatrice

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L’Orsolino 15 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Con la testa tra lo spazio

Mercurio La superficie di Mercurio è se-gnata da crateri e burroni, di giorno è calda perché è il pia-neta più vicino al sole, di notte invece è fredda. Venere Con la sua coltre di nubi che riflette la luce nello spazio, Ve-nere è il pianeta più luminoso del cielo. Però è visibile solo prima dell’ alba e dopo il tra-monto per pochi giorni all’ an-no. Terra La Terra si è formata 4,6 mi-liardi di anni fa, è l’ unico pia-neta con forme di vita. Marte Marte è rosso, è ricoperto di roccia e vulcani. Ha due lune : Phobos e Deimos .

Giove È il pianeta più grande di tutti, è circondato da satelliti : Io ,Europa , Ganimede e Callisto. Una giornata su Giove dura 10 ore !!! Saturno Saturno è circondato da anelli che si formarono quando un sa-tellite si avvicinò troppo a Satur-no e fu disintegrato dalla forza di gravità del pianeta stesso. Urano È un pianeta verdognolo, ha un nucleo solido ed è circondato da gas. Nettuno Nettuno è il pianeta più piccolo, è ricoperto di ghiaccio . Tritone è un satellite di Nettuno, e insieme a Venere , alla Terra e a Io, che è un satellite di Giove , è un piane-ta con vulcani.

Mattia Federico I. Pietro

Cari lettori, abbiamo deciso di approfondire il tema del sistema solare perché ci ha colpito molto l’ idea che i diversi pianeti possano viaggiare nello spazio intorno al Sole seguendo una certa traiettoria.

Illustratrici

Amaia e Giulia M.

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L’Orsolino 16 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Il sistema solare è composto dal Sole (la nostra stella), da otto pianeti che gli orbitano intorno, dai

loro satelliti, da un grande numero di comete e pianetini.

Fino al 2006 Plutone è stato considerato il nono pianeta, una nuova classificazione lo ha poi posto tra

i pianeti nani .

Il Soleè stella nata 4,5 miliardi di anni fa dalla condensazione di una nube di idrogeno e elio.

I residui della nebulosa che si sono condensati in pianeti più vicini al Sole sono detti rocciosi o terre-

stri perché costituiti in prevalenza da elementi pesanti come silicio e ferro.

In ordine di distanza dal Sole incontriamo Mercurio, Venere, la Terra e Marte, oltre il quale si trovano

oltre cento mila asteroidi che non sono riusciti ad aggregarsi in un vero corpo planetario.

Giove, Saturno, Urano, Nettuno sono tutti circondati da anelli più o meno estesi: si chiamano giganti

gassosi.

Virginia, Chiara e Alessio

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L’Orsolino 17 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Noi ragazzi di quinta abbiamo deciso di approfondire degli studi sull’universo.

Come si è formato l’ universo?

L’ universo si è formato 15 miliardi di anni fa.

Esso si è creato grazie al Big Bang (la grande esplosione).

La teoria del Big Bang venne elaborata da uno scienziato russo George Gamow (1904-1968).

Come si chiama la stella più vicina al Sistema Solare?

La stella più vicina al sistema solare si chiama Proxima Centauri. E’ distante solo 4,5 anni

luce dalla Terra .

L’anno luce è l’ unità di misura della distanza usata in astronomia e indica lo spazio per-

corso in un anno dalla luce cioè 9,463 bilioni di km ovvero 9463 miliardi di km.

Come si classificano le stelle?

Le stelle si classificano secondo 2 modalità: la prima prende in considerazione le dimensioni e

le divide in stelle nane, medie e super giganti; la seconda riguarda il colore e le distingue

in stelle blu, arancio, gialle, rosse.

Il colore riflette la temperatura e, indirettamente, l’ età della stella: le stelle rosse sono le più

vecchie.

Quante sono le stelle?

Si calcola che la nostra galassia, la via Lattea, contenga circa 200 miliardi di stelle.

Fino a ora, nella parte di universo che siamo riusciti a scandagliare, si ritiene che ci siano alme-

no 300 miliardi di galassie.

Quando si spegnerà il Sole?

Il sole si spegnerà tra 5 miliardi di anni. Questa enorme stella è formata da idrogeno e elio; al

centro, nel nucleo, avvengono continue reazioni nucleari in grado di sprigionare grandi quan-

tità di energia; la temperatura qui raggiunge 14 milioni di gradi.

E la pressione è 200 bilioni di volte superiore a quella che si registra sulla superfice terre-

stre.

La fotosfera sfiora i 5500 gradi.

Leonardo R., Riccardo C. P., Leire B., Davide G.

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L’Orsolino 18 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Quest’anno, c’è una novità: l’ora di coro.

Per tutta la scuola questa attività si svolge il mercoledì. È molto divertente, per-

ché il maestro Aleksander scherza molto con tutti noi. La lezione si svolge nella

sala video. Noi ci sediamo a terra mentre lui suona il pianoforte per darci il ritmo

nelle canzoni. Il maestro è sempre molto elegante a lezione. È molto bravo co-

me insegnante perché ci fa divertire e nello stesso tempo ci insegna a cantare.

Fino ad adesso, ci ha insegnato anche a respirare bene mentre si canta, come im-

postare la voce per non essere stonati e ci ha insegnato molte canzoni, tra cui:

Dedicato a te, che racconta la giornata dei monaci; Jump down, che racconta la

schiavitù degli africani che erano obbligati a raccogliere il cotone dalla sua pian-

ta spinosa e cantavano questa canzone per dare il ritmo. Ogni classe ha delle pro-

prie canzoni specifiche e speriamo di poter fare un bel concerto a fine anno.

Note in libertà

Enrico C. ed Andrea C.

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L’Orsolino 19 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

ZEUS: signore del cielo e della terra, colui che ristabilisce l’or-dine cosmico e, sposando Era, genera gli dei olimpici. POSEIDONE: dio del mare ADE: dio degli inferi MNEMOSYNE: dea della memo-ria MUSE: figlie di Mnemosyne, protettrici delle arti PROMETEO: progenitore degli uomini, padre di Deucalione DEUCALIONE: unico uomo scampato al diluvio universale insieme alla moglie Pirra PIRRA: moglie di Deucalione ERACLE: semidio, eroe delle famose “dodici fatiche”, pro-tettore degli atleti ATENA: dea protettrice della città di Atene LIBAGIONE: offerta di doni li-quidi alla divinità OLOCAUSTO: sacrificio in cui tutto viene bruciato sull’altare per gli dei MISTERI ELEUSINI: culti riser-vati alla dea delle messi, De-metra MISTERI ORFICI: culti riservati al poeta tracio Orfeo MISTERI DIONISIACI: culti riser-vati a Dioniso, dio della giovi-nezza, della vite e del vino PANATENEE: feste in occasione del compleanno della dea Ate-na

Que-st’anno abbiamo iniziato a studiare il popolo greco co-sì la mae-stra Gia-

da che conosce bene il gre-co antico ci ha tenuto una lezione per darci un’idea di come dagli antichi greci siamo arrivati ai nostri giorni. Intanto ci ha spiegato un indice dei nomi

INDICE DEI NOMI

STUDIO SINCRONICO: stu-dio di un fenomeno in un lasso di tempo ristretto STUDIO DIACRONICO: stu-dio di un fenomeno dalla sua origine alla sua conclu-sione, attraverso tutte le varie fasi temporali. APOLLODORO: autore della raccolta mitologica intito-lata “Biblioteca” URANO (Cielo): primo si-gnore del cosmo, marito di Gea (Terra) CRONO (Tempo): marito di Rea, padre di Zeus.

Quattro passi in Grecia con la maestra Giada

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INTRODUZIONE MITOLOGICA

Esiste un sottile filo che, per quanto riguarda la civiltà gre-ca, unisce tutti questi ambiti in uno solo ed è la mitologia. La parola “mitologia” deriva da mythos, che significa “racconto, narrazione”. La mi-tologia greca è un insieme di racconti che delinea un’identi-tà nazionale che politicamente la Grecia non ebbe mai: essa è, dunque, un elemento forte-mente costitutivo di questa ci-viltà, come la lingua (il termine “barbari” designa inizialmente, in maniera onomatopeica, “coloro che parlano una lingua diversa). C’è un’opera risalente al II/I se-colo a.C. intitolata “Biblioteca”. In essa l’autore (un non meglio identificato Apollodoro) raccoglie tutti i miti e le leggende che vanno dall’origine dell’universo alla guerra di Troia (1182 a.C.).

TRAGEDIA: rappresentazione teatrale a sfondo mitologico. I principali autori tragici furono Eschilo, Sofocle, Euripide. COMMEDIA: rappresentazione teatrale a lieto fine FIDIA: scultore greco tra i più importanti, autore della statua crisoelefantina (d’oro e avorio) di Zeus a Olimpia PELOPE: eroe fondatore delle Olimpiadi. Sfida Enomao per sposare Ippodamia. Da lui prende il nome la regione del Peloponneso. IPPODAMIA: moglie di Pelope, figlia di Enomao ENOMAO: padre di Ippodamia EURISTEO: re che ordina a Era-cle le dodici fatiche BRONZI DI RIACE: statue rinve-nute sul fondo del mare raffi-guranti atleti, forse provenienti da Olimpia TETRIPPO: gara di corsa del carro trainato da quattro caval-li KYNISKA: nome della princi-pessa spartana che vinse nel tetrippo ILIADE: poema sugli ultimi gior-ni della guerra di Troia ODISSEA: poema sul ritorno di Odisseo a casa dopo la parteci-pazione alla guerra di Troia OMERO: autore tradizionale di Iliade e Odissea

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possiamo individuare i culti di una originaria religione in-doeuropea, a carattere celeste, propria dei nomadi (spiega!) e quelli di una religione mediter-ranea con divinità legate alla terra e alla sua fecondità, pro-pria delle popolazioni stanziali ad economia prevalentemente agricola. Le divinità greche na-scono, dunque, come personi-ficazione delle forze che rego-lano il cosmo e, nel tentativo di comprendere l’ordine del mondo, i Greci le sistemano secondo la struttura elemen-tare della società, cioè la fami-glia. A mano a mano che il pensiero si evolve e la politica, la poe-sia, la filosofia progrediscono, si aggiungono divinità che per-sonificano i corrispondenti concetti astratti. Le genealogie di Apollodoro proseguono con Prometeo che, impastando acqua e terra, crea gli uomini e dona loro il fuoco, dopo averlo rubato agli dei. Il figlio di Prometeo, Deu-calione, e la moglie Pirra sa-ranno gli unici sopravvissuti al diluvio universale e ripopole-ranno il mondo lanciando delle pietre alle loro spalle che si trasformano in uomini. (Eventuale digressione sul di-luvio universale come nella Bibbia e nella mitologia babilo-nese)

Si racconta di come Urano (cielo), primo dominatore di tutto il mondo, sposò Gea (terra) ed ebbe da lei molti figli. Per paura che questi gli sottraessero il potere, Urano li rinchiuse nel Tartaro, una regione tenebrosa in fondo all’Ade. I Titani (così si chia-mavano i figli), si ribellarono al padre, lo sconfissero e die-dero il potere a Crono (tempo), che però li rinchiuse di nuovo e iniziò a inghiottire tutti i figli che ebbe da Rea (pioggia). Riuscì a sopravvi-vere Zeus (Deus, Dies), che organizzò la ribellione contro Crono. Riuscì a vincere e Zeus, Posidone e Plutone si spartirono il potere: a Zeus toccò il controllo del cielo, a Posidone quello del mare, a Plutone il regno dell’Ade. Apollodoro elenca tutti i ma-trimoni e tutti i figli nati da essi, organizzando in un al-bero genealogico molto este-so tutti gli dei che noi cono-sciamo come membri della famiglia olimpica, ma anche altri meno conosciuti che si identificano con concetti astratti (Giustizia, Pace, Me-moria da cui – ad esempio – nascono le Muse). Il Pantheon greco, cioè l’in-sieme di tutte le divinità, è composito nel suo insieme e si è arricchito nel tempo:

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Atena), cominciavano con una processione che si concludeva con un sacrificio. Iniziavano al-lora le rappresentazioni tea-trali di tragedie e commedie.

Tutti avevano accesso agli spettacoli: uomini e donne, cit-tadini e stranieri, liberi e pri-gionieri: durante i giorni di fe-sta si sospendevano le attività lavorative e i procedimenti le-gali e anche le prigioni veniva-no aperte perché proprio tutti potessero partecipare. Addirit-tura, lo stato pagava il bigliet-to a chi non poteva permetter-selo. Gli spettacoli teatrali erano un momento di coesione cittadi-na: venivano incoronati coloro che avevano svolto particolari servigi per la città e un araldo presentava gli orfani di guerra che erano stati cresciuti a spe-se dello stato. Anche la disposizione del pub-blico nello spazio destinato agli spettatori rifletteva l’im-portanza gerarchica all’interno della vita della polis.

Ad un gradino intermedio tra dei e uomini si collocano gli eroi, esseri semidivini dalle straordinarie capacità, figli di una divinità e di un essere umano, che con le loro im-prese aiutano a mantenere l’ordine cosmico, facendo trionfare il bene sul male. Anche di essi Apollodoro ci racconta le vicende nel det-taglio, parlando di Giasone, Perseo, Eracle e tutti gli eroi che ritroveremo come prota-gonisti nel racconto della guerra di Troia e che saranno i soggetti preferiti di ogni produzione artistica greca in quasi tutto il suo corso vita-le.

Teatro Il dio Dioniso è molto impor-tante per un altro aspetto fondamentale della cultura greca: il teatro. Il culto di Dioniso è attestato ad Atene relativamente tardi, a partire dal VI secolo a.C. (c’era già la democrazia), in concomitanza col proliferare di feste per il dio in cui avve-nivano cortei, giochi, concor-si poetici e drammatici. Le feste più importanti erano le Panatenee (in occasione del compleanno della dea

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piuta. La parola “tragedia” significa “canto del capro” o “canto per il capro”, in riferimento proba-bilmente all’animale che veni-va sacrificato o forse vinto da chi si qualificava primo. La pa-rola “commedia” significa “canto del villaggio” o “canto del corteo danzante in proces-sione”. Le differenze tra i due generi sono molte: il contenu-to (storia disastrosa nel primo caso, a lieto fine nel secondo), il tipo di ritmo dei canti (per ovvi motivi), il “dialetto” in cui veniva recitata. A differenza della sensibilità moderna che è attratta dalle novità, i Greci non andavano a teatro per assistere alla mes-sinscena di storie nuove. Gli argomenti prediletti delle tra-gedie erano le storie mitiche degli eroi e i più grandi autori si sono sfidati proprio compo-nendo tragedie sulle stesse storie: Eschilo, Sofocle ed Euri-pide hanno composto almeno una tragedia ciascuno su Elet-tra, figlia di Agamennone. Per il pubblico, la cosa interessan-te era gustare le differenze con cui gli autori mettevano in sce-na lo stesso mito. Le comme-die, invece, trattavano temi di attualità.

Per tre giorni si svolgevano le gare di spettacoli tragici: ogni giorno venivano messe in sce-na tre tragedie e un dramma satiresco (tetralogia). Le gare comiche si svolgevano in una giornata in cui si sfidavano cinque commedie messe in scena. Se per molti altri generi lette-rari possiamo fare confronti con produzioni simili nelle so-cietà coeve, del teatro possia-mo dire che fu un’esclusiva della civiltà greca. La parola deriva dal verbo theaomai che significa “vedere” ed è consesso alla radice thau- che indica la me-raviglia. Per Aristotele, filoso-fo di età ellenistica che si oc-cupò anche di letteratura, è proprio dalla meraviglia dell’uomo per ciò che lo cir-conda che nasce il desiderio di conoscenza; a questo deside-rio una risposta viene fornita dall’arte (in tutte le sue for-me), che è in sostanza mimesi (imitazione) della realtà. È questa, probabilmente, il meccanismo che dà origine agli spettacoli teatrali: dai canti che accompagnano le processioni rituali si staccano delle voci soliste che danno vita ai tre attori protagonisti, alternando pian piano parti cantate a parti recitate che danno vita a una storia com-

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COSA CI RIMANE?

Eredità tramandata attraverso la lingua: “Ho amato quella lingua per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale a ogni parola si afferma il contatto diret-to e vario delle realtà, l'ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco” (Memorie di Adriano).

Federico, Mattia, Alessio. Pietro, Davide, Leonardo R., Leire

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Un giorno, durante un intervallo, ci è capitata una cosa singolare: ci sia-mo ritrovati in un laboratorio segreto. Abbiamo trovato un marchinge-gno e, non sapendo cosa fosse, ci siamo entrati e un nostro compagno è scivolato sui comandi azionando la macchina. Siamo usciti e ci siamo ri-trovati nel periodo greco di Teseo. Eravamo entrati in una macchina del tempo. Abbiamo esplorato un po’ la città e abbiamo trovato Teseo. Era-vamo emozionatissimi quindi abbiamo deciso di fargli qualche domanda: D. Come mai hai deciso di rischiare la tua vita per il tuo popolo? R: Perché mi sembrava giusto. D: Come mai hai abbandonato Arianna in un isola? R: Perché non la amavo. D: Ti sei pentito di aver abbandonato Arianna? R: No, non mi sono pentito. D: Sapevi che Arianna si è sposata con Dioniso? R: No, non lo sapevo, sono felice per lei. D: Perché hai lasciato Arianna? R: Per tanti motivi privati. D: Sapevi che tuo padre si è suicidato? R: Si, lo so e sono molto triste. D: In che isola abiti? R: Non abito in un isola, abito ad Atene. D: Prima di affrontare il Minotauro sapevi com’ era fatto? R: Si, lo sapevo. Dopo questa magnifica intervista, abbiamo salutato Teseo. Rientrati dalla macchina del tempo grazie al nostro compagno più intelli-gente siamo riusciti a ritornare nella nostra epoca. E’ stata una giornata magnifica!

Amaia, Claudia, Francesca, Alberto

Viaggio nel tempo

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Abbiamo deciso di scrivere questo articolo perché Paperino è un per-sonaggio dei fumetti amato da tutti, ma in realtà pochi conoscono la sua storia. Il motivo principale per cui abbiamo scritto l’ articolo è perché anche noi siamo fan di Pa-perino. Ci siamo innamorate di Pa-perino quando eravamo ancora molto piccole e da allora per noi LEGGERE vuol dire LEGGERE PAPE-RINO oltre ad altri libri. Negli anni abbiamo raccolto una quantità in-finita di fumetti dedicati ai perso-naggi della città di Paperopoli. Come diciamo noi chi legge Pape-rino è paperinizzato e a chi è pa-perinizzato piacerà molto questo articolo.

Paolino Paperino È un papero bianco con becco e piedi arancioni. Solitamente indos-sa una blusa e un berretto da ma-rinaio. Secondo l'albero genealogi-co ideato da Don Rosa in base alle indicazioni contenute nelle storie a fumetti di Carl Barks è figlio di Or-

tensia de' Paperoni (sorella di Pa-

Paolino Paperino

peron de' Paperoni) e Quackmore Duck (figlio di Nonna Papera). Ha una sorel-la gemella, Della Duck, madre di Qui, Quo, Qua. La prima ap-parizione del personaggio ri-sale al 1934 nel cortome-traggio “La gallinella saggia” diretto da Wilfred Jackson, nel quale Paperino è il vice-presidente del Circolo dei pi-gri che ha come presidente Meo Porcello. I due si rivele-ranno degli inguaribili scan-safatiche. Con Carl Barks si ha la cresci-ta del personaggio e i succes-sivi approfondimenti del ca-rattere. Agli inizi della sua carriera Barks realizza una gag nel corto "Modern Inven-tions" dove una macchina-barbiere rade il fondoschiena di Paperino, scambiandolo per la sua testa, iniziando una lunga collaborazione con Jack Hannah col quale prima fa esordire Qui, Quo e Qua nel corto “I nipoti di Paperino” e poi realizzando la sua prima storia a fumetti, “Paperino e l'oro del pirata”, che è anche la prima storia avventurosa mai scritta con Paperino pro-tagonista negli Stati Uniti .

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L'esordio del personaggio nei fu-metti risale al 16 settembre 1934 nella serie settimanale a fumetti delle Silly Symphony con una ridu-zione del suo esordio cinemato-grafico "The Wise Little Hen", nota in Italia come "I due fannulloni" o "Paperino e la Gallinella Saggia", sceneggiata da Ted Osborne e di-segnata da Al Taliaferro. Nel 1935 Paperino poi debutta nelle strisce giornaliere di Topoli-no disegnate da Floyd Gottfredson che, alla ricerca di una spalla per Topolino, mette insieme i due per-sonaggi in storie come Topolino e il mistero dei cappotti, o, insieme a Pippo, nelle storie Topolino gior-nalista e Topolino nella casa dei fantasmi. Il successo di Paperino e la contemporanea crescita come personaggio di Pippo, però, con-tribuiscono alla separazione tra i due e alla creazione delle due li-nee principali dei personaggi Di-sney, i personaggi di Paperopoli e quelli di Topolinia, e il personag-gio diviene protagonista di una propria serie di strisce a fumetti e tavole domenicali con gli adatta-menti a fumetti dei cortometraggi animati. Queste prime strisce, prevalentemente comiche e auto-conclusive, vennero sceneggiate da Ted Osborne e disegnate da Al Taliaferro. Il 30 agosto 1936 le ta-vole domenicali delle Silly Sym-phonies cambiano nome prima in "Silly Symphony featuring Donald Duck" e poi, dal 22 agosto 1937, in "Donald Duck" e verranno pub-blicate fino al 5 dicembre 1937, sempre disegnate da Taliaferro

che insieme con lo sceneg-giatore Bob Karp darà poi vita dal 7 febbraio 1938 a una nuova serie di strisce giorna-liere. A parte rare eccezioni, più che altro ispirate ai corto-metraggi con Paperino prota-gonista, la nuova striscia quotidiana si compone di se-quenze auto-conclusive, nel-le quali vengono sviluppate gag ideate da sceneggiatori provenienti dall'animazione come Homer Grightman e Roy Williams che si alternano fino a quando Bob Karp non ne diventa sceneggiatore fis-so occupandosene fino alla morte nel 1975. Il 10 dicem-bre del 1939 ritorna poi la ta-vola domenicale Donald Duck sempre disegnate da Talia-ferro con l'aiuto di inchiostra-tori come Bill Wright, Karl Karpé, Dick Moores, George Waiss. Da lì in poi il personag-gio continuerà la sua scalata al successo. Lo stesso Talia-ferro ne è artefice e protago-nista, disegnandone le strisce giornaliere fino al 18 gennaio 1969, appena due settimane prima della sua morte. Taliaferro introdurrà nelle storie a strisce nuovi compri-mari: il 17 ottobre del 1937

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fanno il loro esordio i tre nipoti di Paperino, Qui, Quo e Qua (Huey, Dewey, Louie), che ebbero tal-mente successo che poco dopo apparvero anche nei cortometrag-gi di Paperino. Seguiranno poi il cugino Ciccio (9 maggio 1938), la fidanzata Paperina (4 maggio 1940) e il professor Pico de Pape-ris (24 settembre 1961). Fa una fugace apparizione anche lo zio Paperone nel periodo febbraio-marzo 1951, per poi tornare in pianta stabile nel gennaio 1960. Taliaferro crea poi, insieme a Karp, la nonna di Paperino (27 settem-bre 1943), quindi il sanbernardo Bolivar (17 marzo 1938) e la 313, l'automobile di Paperino (1º luglio 1938). Inoltre Taliaferro inserisce nelle storie gli inside joke, ovvero riferimenti personali o ad altri au-tori: Nonna Papera era ispirata al-la suocera e inoltre, ogni anno, per trentatré anni, inserisce un cuore con i nomi Al e Lucy, sua moglie, nel giorno del loro anniversario o arrivando addirittura a inserire il proprio numero di telefono: scelta infelice visto il gran numero di chiamate ricevute, che lo costrin-gono a cambiarlo L'esordio negli albi a fumetti av-viene nel 1942 con la storia “Donald Duck Finds Pirate Gold” realizzata da Carl Barks e Jack Hannah. Barks ne realizzerà molte altre fino al 1966 alternandosi con autori come Tony Strobl, Paul Murry, Jack Bradbury. Più recente-mente sono degni di nota autori come Don Rosa e William Van Horn.

Il Paperino statunitense, co-munque, è un papero sì sfor-tunato, come nelle storie ita-liane, ma unisce un certo ca-rattere arraffone e un po' scansafatiche, caratteristica che poi manterrà in Italia an-che dopo l'avvento di Carl Barks, grazie ai testi di Guido Martina. Paperino fu inoltre, come molti altri personaggi dei fumetti dell'epoca[senza fonte], utilizzato per la propaganda anti-nazista e anti-fascista. La differenza con il papero dei nostri giorni è enorme.

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Il fumetto dedicato a Dubleduck in-vece punta agli argomentidi spio-naggio, azione, thriller, avventura, fantascienza DoubleDuck è un fumetto di spio-naggio avente come protagonista DoubleDuck edito dalla Disney Ita-lia. È composta da 55 numeri, pub-blicati tra il 29 aprile 2008 e il 19 luglio 2017, pubblicate sul settima-nale Topolino Marco Bosco, Fausto Vitaliano, Te-resa Radice, Alessandro Sisti, Fran-cesco Artibani si occupano della sceneggiatura, mentre Andrea Frec-cero, Vitale Mangiatordi, Marco Mazzarello, Francesco D'Ippolito, Giorgio Cavazzano, Corrado Ma-stantuono, Emilio Urbano, Lorenzo Pastrovicchio, Stefano Turconi, Marco Gervasi si occupano dei dise-gni.

Dopo la dinastia dei paperi Alessandro Sisti, Ezio Sisto, Claudio Sciarronee Max Mon-teduro inventarono PK un al-bo dedicato al supereroe che protegge la terra dagli Evro-niani. Le storie puntano prin-cipalmente su fantascienza, azione, drammatico, avventu-ra. Dopo PK Elisa Penna ideò Pa-perinik. Inizialmente nato co-me alter ego mascherato di Paperino, avente lo scopo di vendicarne i torti subiti (anche con azioni al di fuori della legalità ), è stato in se-guito trasformato in un per-sonaggio avente le funzioni di giustiziere mascherato, pro-tettore della città di Papero-poli.

Sofia, Matilde

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Adesso che sono in quinta, ogni tanto ripenso al mio ingresso alla scuola primaria. Il primo giorno di scuola ero spaventato da tutte le novità che mi aspettavano: una nuova scuola , una classe nuova, insegnanti nuovi, nuovi compagni e tante cose nuove da imparare. Per fortuna, arrivato nel cortile della scuola accompagnato da i miei genitori, scoprii tra i nuovi compagni alcuni che conoscevo gia’ alla materna. Per prima cosa noi di prima fummo accolti dai bambini di tutte le altre classi che ci ap-plaudivano mentre attraversavamo il cortile per raggiungere la nuova classe. Fu una bellissima sensazione essere accolti in questo modo, ma mi sentivo in imbarazzo ad avere tutti quegli sguardi addosso. Una volta in classe, la nostra maestra si presentò, sembrava altissima per noi così piccoli. Ma quando iniziò a parlare si mostrò molto simpati-ca anche se poi scoprii che era juventina! La mia aula, della classe 1^a, era un po’ piccola, piena di banchi, una grande cattedra e una lavagna grandissima. Mi chiedevo: con chi mi siederò? Dove? Così mi ritrovai l’ultimo a sedermi: ero in prima fila e di fianco trovai un bambino casta-no: anche lui con lo sguardo impaurito, di nome Roberto. Iniziammo su-bito a parlare e scoprii che a Roberto piacevano molte cose che piace-vano anche a me: basket, Star wars… La giornata passò veloce grazie ai nuovi amici che iniziai a conoscere e capii così che non era il caso di lasciarsi spaventare dalle novità.

Il mio primo giorno di scuola

Riccardo C. P.

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Abbiamo scritto questo arti-colo perché eravamo curiosi di sapere come era la scuola tanti anni fa. In questo artico-lo abbiamo intervistato: suor Luciana, suor Enrica, le mae-stre Gabriella, Elisabetta, Gio-vanna, Giulia, Daniela e il maestro Lorenzo. D: Come erano disposte le

classi ? Maestro Lorenzo: “ C‘era una sola sezione che era la sezio-ne A (solo al primo piano )”. D: C‘erano le camere delle suore? Suor Enrica: “Sì, c’erano ed erano, delle camerate divise da tende ”. Suor Luciana: “Le suore dor-mivano a 2 o a 3 in camerate piccole. Così si aveva il silen-zio. C’ erano 2 piani abitati dalle suore. Le medie e il liceo c’ erano, ma in un altro palaz-zo. D: I cortili erano più grandi o più piccoli di adesso? Maestra Daniela: ”I cortili era-no come adesso a parte la pa-vimentazione che è stata cambiata”.

Come era la scuola tanti anni fa?

D: C’era la sala video? Suor Luciana: “La sala video non c’era, ma era un refetto-rio che conteneva 70 suore che mangiavano. Da una sca-la si saliva al pulpito, un bal-concino. La suora incaricata, a turno, leggeva un libro sacro. Quando la Superiora suonava il campanellino si interrom-peva la lettura e si poteva parlare”. Maestra Elisabetta: ”La sala video c’era ma non veniva uti-lizzata come sala video, ave-vamo un carrello con sopra un piccolo televisore e un vi-deo registratore che veniva utilizzato per la proiezione dei film che erano in video-cassette. Il carrellino veniva portato in classe per consen-tire la visione.” D: La biblioteca c’ era? Suor Enrica: “La biblioteca c’ era ma era nel laboratorio di fisica vicino al bagno dei maschi”. D: C’ erano gli educatori? Suor Enrica: “C’ erano gli edu-catori, ma all’ inizio c’ erano le suore”.

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D: I bambini dalla prima alla quinta facevano gli intervalli tutti in un unico cortile? Maestro Lorenzo: “Sì, i bambi-ni dalla prima alla quinta face-vano gli intervalli insieme, perché erano meno di ades-so”.

D: I bambini giocavano con gli stessi giochi di adesso? Maestro Lorenzo: “I giochi in scatola del saloncino sono cambiati mentre le palle sono rimaste uguali”. D: A che piano era la palestra? Come era fatta? Maestra Gabriella: ”La pale-stra è sempre rimasta allo stesso piano “. D: Com’ erano disposte le classi? Maestra Gabriella: “Circa 20 anni fa, le classi erano così poche che erano disposte su un solo lato”.

D: Quanti piani c’ erano nella scuola? Maestra Giulia: “C’ erano circa 5 piani: pianterreno, il piano dove adesso c’ è la mensa, il piano dove c’è la quarta B, il piano delle medie e infine il piano del liceo”. D: C’ era il salone rosso? Maestra Elisabetta: “Il salone rosso c’ era, ma non veniva utilizzato”.

Enrico, Andrea, Luca e Riccardo

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Abbiamo scelto di analizzare que-

sto diario perché è un racconto

che spiega eventi storici che aiu-

tano a ricordare l’ingiustizia con-

tro gli ebrei in modo che non si

ripeta più. Anna racconta fatti

crudeli sdrammatizzandoli con la

sua personalità e allegria commo-

vendo i lettori e facendoli pensare.

La storia di Anna Frank è un rac-

conto che tutti noi dobbiamo sa-

pere per miglio-

rare il mondo ed

eliminare queste

discriminazioni

di razza. Tutti

noi non possia-

mo essere giudi-

cati dal colore

della pelle.

Anna era una bambina ebrea di

12 anni che viveva a Londra.

In quegli anni, Hitler voleva ster-

minare gli ebrei e così Anna e la

sua famiglia furono costretti a na-

scondersi.

Il nascondiglio di Anna Frank era

una soffitta del palazzo dove suo

padre lavorava e l’ingresso era

bloccato da una libreria.

In quella stanza, Anna e la sua

famiglia rimasero fino alla loro

cattura così Anna cominciò a scri-

vere il suo diario di denuncia con-

tro il regime.

Anna e la sua famiglia vennero

deportati nel campo di concen-

tramento di Westerbork, dove fu-

rono separati.

Dopo qualche anno, Anna, la sua

mamma e sua sorella Margot fu-

rono trasferite in un altro campo

di concentramento: quello della

città di Auschwitz.

Dopo tante settimane

Anna si ammalò di

una malattia molto

comune nei campi di

concentramento

(il tifo ) e così morì.

A seguito della libera-

zione del campo di

concentramento, il pa-

dre di Anna trovò il diario della

figlia e, dopo alcune revisioni, de-

cise di darlo in stampa.

Riflessioni personali

La storia di Anna Frank ci ha

colpito molto perché è la storia di

una bambina che, nonostante ab-

bia vissuto in una situazione tra-

gica e disastrosa, non ha mai per-

so la speranza di poter vivere in

un mondo migliore.

Matilde, Diana, Gaia, Sofia

Anna Frank

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L’Orsolino 34 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Quest’anno noi bambini di 5° ab-

biamo approfondito il tema

dell’Unione Europea. Questo ar-

gomento ci è piaciuto perché ab-

biamo notato il desiderio di ricer-

care la pace nonostante nel mon-

do ci siano ancora tante guerre.

Abbiamo capito che la strada è

ancora tanto lunga ma almeno si

è intrapresa.

L'Unione Europea (abbreviata in

UE o Ue) è un'organizzazione in-

ternazionale politica ed economi-

ca a carattere sovranazionale, che

comprende 28 paesi membri indi-

pendenti e democratici. L’Unione

Europea nacque dopo gli anni

Cinquanta del XX secolo per la

necessità di mantenere la pace a

seguito della seconda guerra mon-

diale. Da allora furono stipulati

molti trattati per agevolare i com-

merci come il trattato di Maastri-

cht (1992). Esso garantisce la li-

bera circolazione di persone, mer-

ci, servizi e capitali all'interno del

suo territorio. La storia dell’Unio-

ne Europea ha inizio nel 1951

quando sei stati: Belgio, Francia,

Germania, Italia, Lussemburgo e

Paesi Bassi, decisero di far circo-

lare liberamente due risorse im-

portantissime per l’economia:

l’acciaio e il carbone. Da allora si

sono aggiunti altri stati: Dani-

marca (1973), Regno Unito

(1973), Irlanda (1973),Grecia

(1981), Spagna (1986), Portogal-

lo(1986), Finlandia (1995), Svezia

(1995), Austria (1995), Cipro

(2004), Estonia (2004), Lettonia

(2004), Lituania (2004), Malta

(2004), Polonia (2004), Repubbli-

ca Ceca (2004), Slovacchia (2004),

Slovenia (2004), Ungheria (2004),

Bulgaria (2007), Romania (2007),

Croazia (2013).

Dal 2002 in quasi tutti i paesi

dell’Unione Europea circola l’eu-

ro che viene stampato nelle ban-

che nazionali.

L’unione europea

Federico, Pietro, Mattia

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L’Orsolino 35 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Quest’anno studiamo le regioni

d’Italia. Per questo, abbiamo pen-

sato di scrivere un articolo sul no-

stro paese che è il paese del sole,

del mare e dei monti .

La penisola italiana è infatti per-

corsa da due grandi catene mon-

tuose : le Alpi , che occupano la

parte settentrionale del paese e si

estendono negli stati confinati, e

gli Appennini, che appartengono

esclusivamente al territorio nazio-

nale.

Le montagne occupano piu’ del

35% del territorio italiano e que-

sto influenza la distribuzione delle

acque: il fiume Po scorre in gran

parte nella zona pianeggiante piu’

estesa, la Pianura Padana che

l’ attraversa per intero, e sfocia

nel mar Adriatico.

La maggior parte degli altri corsi

d’ acqua deve invece farsi largo a

fatica fra 1000 dirupi, che li indi-

rizzano al mare o confluire in un

altro fiume, dopo tratti relativa-

mente brevi. Questo è vero so-

prattutto nella catena appennini-

ca, che si estende lungo tutta la

penisola quindi le sorgenti dei

fiumi che vi nascono si trovano

sempre relativamente vicino al

mare. Non mancano comunque le

eccezioni , come il fiume Tevere .

Le montagne, insieme ad altre ca-

ratteristiche come la presenza del

mare e la particolare forma della

Italia , stretta e lunga, contribui-

scono a creare una forte varietà

di climi, che si possono generica-

mente schematizzati in questo

modo : il clima alpino , con estati

non troppo calde e inverni freddi

tipico delle Alpi e di parte

dell’ Appennino; il clima conti-

nentale con estati calde e inverni

freddi nella pianura padana; il

clima mediterraneo vicino al ma-

re in genere con estati calde e in-

verni miti e piovosi.

Il nostro paese

Riccardo C.P., Leire, Leonardo R., Davide

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L’Orsolino 36 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Quest’anno la nostra scuola è stata colpita da una notizia sconvolgente: una no-

stra compagna è assente da tempo a causa di una malattia che l’ha costretta a

stare parecchio tempo in ospedale. Non potendo venire a scuola, abbiamo pensa-

to di andare noi da lei e intervistarla. Riportiamo l’intervista perché ci ha colpiti

la fiducia e la serenità di Vittoria che speriamo possa portare speranza a tutti.

Giorno 18 novembre 2017: intervista a Vittoria.

D.: Come ci sente ad avere la leucemia?

R.: Annoiati… ma non so perché! Forse perché sono stata 35 giorni in ospedale.

D.: Come ci si sente a non andare a scuola?

R.: Triste.

D.: Come mai?

R.: Perché è abbastanza divertente ed è bello andare a scuola.

D.: Com’è stare in ospedale?

R.: Noioso, triste, brutto …

D.: Perché brutto?

R.: Perché sono stata sempre nella stessa stanza e potevo vedere solo mamma e

papà e le persone sopra i 12 anni.

D.: Che cosa fai durante il giorno?

R.: Gioco un po’ con i miei giochi , poi dopo mangiato guardo un po’ di tv poi

viene Greta che è la mia tata e facciamo inglese.

D.: Com’ è andare quasi ogni giorno in ospedale?

R.: Noioso, perché il viaggio è lungo, però a volte è bello perché ho conosciuto

una amica.

D.: E’ fastidioso avere un catetere?

R.: E’ un tubo dentro la pelle molto fastidioso all’ inizio, poi il cerotto fa male

quando i dottori lo tolgono e bisogna stare attenti , ma poi ci si abitua.

La nostra Vittoria

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L’Orsolino 37 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

D.: Com’è stare sempre nello stesso ambiente?

R.: E’ brutto perché vedi sempre la stessa cosa e dalla mia camera si vedeva il

parcheggio e non c’ era molto da fare.

D.: Come sono i dottori?

R.: Alcuni simpatici alcuni meno ma sono bravi.

D.: Quanti dottori ti stanno curato?

R.: Tanti, molti!

D.: In che ospedale sei andata?

R.: Quello di Monza, il San Gerardo.

D.: Come ti sentivi quando facevi le cure?

R.: Triste, annoiata ma contenta perché le facevo.

D.: Come ti sei sentita quando sei tornata a casa?

R.: Molto felice!

D.: Tra le cose che non puoi fare cosa ti manca di piu’?

R.: Ginnastica artistica perché mi piaceva tanto ed ero molto brava.

D.: Vuoi aggiungere qualcosa Vittoria?

R.: Sì. Non è bello essere ammalati però ci sono del-

le cose positive come conoscere nuovi amici e avere

dei regali.

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L’Orsolino 38 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

INTERVISTA AL DOTTOR Jankovic “Il medico che regala il suo tempo ai bambini malati”: così è stato defini-to il dottor Momcilo Jankovic nato nel 1952. A Monza, dentro alla clinica pediatrica del San Gerardo, c’è la Fondazio-ne Verga, che da quasi trent’anni sostiene la solidarietà e la ricerca con-tro le leucemie . Jankovic, il dottore che non stacca mai, è stato imme-diatamente riassunto da chi non vuole rinunciare al coraggio del medico che dice ai bambini, anche ai più sfortunati, che sono nati per vivere e che il paradiso può attendere. Momcilo Jankovic, milanese con radici a Belgrado, è una lezione di vita, per se stesso e per gli altri.

F: Come mai ha scelto di lavorare in questo ospedale? J: Quando ho iniziato nel 1976, come studente, allora c’era il professore Masera che era responsabile della ematologia pediatrica alla clinica De Marchi di Milano. Lì strada facendo mi sono appassionato. Mi sono lau-reato nel 1977 e poi sono entrato in specialità nel 1978. Nel 1982 ci sia-mo spostati qui a Monza perché era un ambiente più grande e in un ospedale più grande si potevano fare anche i trapianti di Midollo. E’ ov-vio che sono venuto qui perché ho seguito il mio primario e il mio grup-po. Dal 1 ottobre 1982 fino ad 1 agosto 2016 sono rimasto qui. F: Come si fa a diventare direttore di questo reparto? J: Non sono direttore, non sono mai stato direttore. Il direttore ora è il Prof Biondi , prima era il Prof Masera. Il direttore è responsabile di tutta la clinica pediatrica. Io sono stato responsabile solo di una unità operati-va di questo reparto che si chiama Day Hospital, dal 1994 – quando è stato aperto, fino al 2016. F: Perché non lo sei più? J: Non lo sono più perché sono andato in pensione- purtroppo quando arrivi ad una certa età devi abbandonare il tuo posto pubblico - però sono ancora qui in ospedale come consulente. F: Da piccolo cosa volevi fare? J: Da piccolo mi sarebbe piaciuto fare il geologo, quello che studia i mi-nerali e le terre. Ma quasi subito mi sono poi interessato alla medicina, era un desiderio che custodivo da diversi anni

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L’Orsolino 39 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

F: Hai lavorato in altri ospedali oltre a questo? J. No, ho sempre lavorato nella stessa clinica pediatrica che prima era alla clinica De Marchi di Milano in via della Commenda e poi si è spostata al San Gerardo di Monza. I due ospedali in cui ho lavorato sono la clinica pediatrica di Monza dal ‘76 al ‘82 e poi dall’82 al 2016 il San Gerardo di Monza. F: Questo reparto è stato ristrutturato da quando era responsabile? J: Sì ha subito subito diverse modifiche perché quando abbiamo iniziato nel 1982 e fino al 1994 il Day Hospital era all’11 piano del settore B- tra il B e C dove avevamo tutta la divisone di pediatria- poi è stata inaugu-rato nel 1994 il Day Hospital nuovo che era al primo piano dell’ospedale centrale poi da due anni a questa parte è stata costruita la palazzina con il DH , questa parte nuova che raduna tutte le ematologie pediatriche. F: Vuole aggiungere qualcosa? J: Io in questi 40 anni ho imparato molto dai bambini, da ragazzini come te , come tua sorella, perché il bambino, il ragazzino, come sono stato anch’io quand’ero piccolo, ovviamente, ha una grossa qualità: quella di dire le cose molto onestamente e in maniera immediata. La difficoltà maggiore è ascoltare i minori – i ragazzi i bambini- quando ti dicono le cose perché li sottovaluti e perché non ci fai caso, mentre le informazio-ni che ti danno sono molto importanti e la cosa altrettanto importante è cercare di mettere in opera quello che loro ti dicono. Il fatto di tenere la mamma o il papà quando qualcuno è ricoverato e limitare gli esami che non sono strettamente necessari e il fatto di potersi divertire durante le cure questi sono stati tutti suggerimenti che i bambini e i ragazzi hanno dato. Trovo che sia molto importante accompagnare nel percorso di cura non solo il bambino malato ma anche i fratelli e i due genitori, e nonni , se ci sono anche i nonni.

Grazie.

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L’Orsolino 40 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Intervista a VERGA

F: Perché ha fondato questo comitato? V: È una domanda interessantissima per capirlo bisogna tornare indietro di 37/38 anni nel senso che a fine degli anni settanta 79 /80si comincia a capire che si potevano guarire i bambini malati di leucemia o di linfo-ma, ma le strutture non erano pronte a recepire questa possibilità di guarigione dei nostri bambini; per cui con i nostri medici ci siamo detti che, se non riuscivamo sul territorio a fare comunicazione che di leuce-mia si può guarire e si può guarire solo se ci sono i centri specializzati e se non ci sono bisogna costruirli e dopo 35 anni siamo riusciti a costruir-ci il nostro ospedale ,e non si potevano guarire bene bene i bambini. Per cui questo percorso insieme ai nostri medici e a tutti i genitori fa na-scere il comitato che è l’ente gestito dai genitori che risolve i problemi dei bambini ammalati di leuce-mia. F: Quando sono cominciati i lavori per costruire questa parte nuova dell’ospedale? V:nel 2012 - ad inizio 2013 dopo tutti i permessi sono iniziati i lavori. il 15/06/2015con 15 giorni di ritardo sulla tabella di marcia abbiamo traslocato i bambini- in 22 mesi abbiamo progettato e costruito tutto. F: Come si chiama il reparto? V: Centro Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leu-cemia del bambino F: Quando ha fondato il reparto chi era il direttore dell’ospedale? V: All’inizio il prof Giuseppe Masera, - il nostro è un ospedale universita-rio nel senso che qui si insegna medicina e in particolare la specialità di pediatria per cui tutti i nostri direttori della clinica sono tutti professori universitari che fanno anche i medici. Adesso c’è il professore Andrea Biondi.

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L’Orsolino 41 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

F: Per costruire il reparto l’ospedale ha costruito dei cambiamenti? V: Dunque il cambiamento ... noi siamo stati quasi obbligati a costruire questo reparto perché la regione Lombardia ha deciso di ristrutturare questo ospedale con dentro gli ammalati. Questo voleva dire dover fare sopportare ai nostri bambini e al nostro personale una serie di traslochi per poter liberare gli spazi per poter fare la ristrutturazione- durante questi traslochi non potevano garantirci le qualità di cure che noi siamo soliti dare ai bambini e che rappresentano oltre l’80% delle guarigioni. Per cui in accordo con l’ospedale San Gerardo e la regione Lombardia ab-biamo costruito su un diritto di superficie un immobile totalmente finan-ziato dai genitori e da privati - non dall’ospedale. F: Da quando è stato fondato questo reparto è stato ristrutturato? V: No perché nuovo. Ha avuto delle evoluzioni nel senso che stiamo im-parando sempre meglio il mestiere di curare i nostri bambini in una struttura molto moderna e che ci consente , grazie agli spazi e alle at-trezzature che ci sono, di poter, attraverso soprattutto la ricerca, preve-dere di riuscire a guarire un bambino in più. F: È’ stato aiutato da qualcuno a fondare il comitato? V: Beh siamo stati aiutati dai nostri medici, il prof Masera in primis e poi da tutti i genitori che hanno capito che se non erano attori e non spetta-tori di questo momento della malattia del proprio figlio era molto diffici-le avere dei progressi che consentissero di guarire i bambini. F: Da quante persone è formato il comitato? V: Il comitato è formato da tutti i genitori che sono passati e da quelli che sono adesso in cura e da quelli che arriveranno e penso che dovrem-mo essere più di 20 mila soci attivi del comitato. Poi ci sono i donatori e genitori donatori . Sono più di 50 mila persone che ci conoscono, F: Ha qualcos’altro da aggiungere? V: No, se non ringraziarvi per l’opportunità di farvi conoscere le nostre cose , sicuro che farete il miglior uso possibile di queste informazioni che vi abbiamo dato. Grazie Filippo, Ludovico Giuseppe Alberto, Pier

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L’Orsolino 42 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

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invi

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L’Orsolino 43 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

PAM Il Supermercato PAM è stato creato 50-55 anni fa da un signore che vive vicino a Venezia. È stato dato questo nome perché voleva far capire che in questo nego-zio si possono acquistare più prodotti a basso prezzo (Più A Meno). P=Più+ A=A M=MENO- Vicino alla nostra scuola si trova la sede di via Olona. Questo PAM occupa una superficie di circa 1.500 metri quadrati ed en-trano ogni giorno circa 2.000 persone. Il PAM è aperto dal lunedì al sabato dalle ore 8:00 alle ore 21:00. La domenica dalle ore 9:00 alle ore 21:00. I commessi fanno turni di 6 o 8 ore Nel PAM di via Olona lavorano 59 dipendenti che seguono un diretto-re. In un supermercato questa è la figura più importante Per diventare direttore si deve prima superare un test iniziale e poi fare un corso di formazione. Il direttore del PAM ha scelto di fare questo lavoro, perché gli piace stare a contatto con la gente. Il direttore non lavora da solo, ma è aiutato da altre figure lavorative : I capi reparto, le cassiere, gli addetti alle vendite e i ricevitori. Ad esempio alla cassa non lavorano solo le cassiere ma qualche volta può aiutarle anche il direttore. Nella sede centrale del PAM c’è un ufficio acquisti che si mette in contat-to con i rifornitori attraverso telefono e email. La maggiore parte dei prodotti che venduti sono italiani e pochi sono stranieri. All’ inizio dell’ anno l’ufficio acquisti decide il calendario delle promozio-ni e i prezzi dei prodotti. I supermercati Pam esistono in tutta l’ Italia settentrionale fino a Roma, Solo a Milano ne esistono 14.

Alberto, Chiara, Giuseppe, Ludovico,

Giulia, Livia

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La bottega del sarto Venerdì 3 novembre noi ragazzi di quinta siamo andati alla bottega del sarto Antonio Ferramini per intervistarlo. Dalle prime risposte abbiamo capito che a quei tempi, quando il signor Ferramini era un ragazzo, era difficile scegliere il lavoro, soprattutto se non si era benestanti. Lui voleva fare il fabbro, ma sua mamma non voleva, così infatti non avrebbe guadagnato abbastanza , non avrebbe avuto un pasto caldo e sarebbe tornato a casa sporco. Allora sua mamma gli consigliò di fare il sarto, perché questo era un mestiere ben visto da tutti e durante il lavoro gli sarebbe stato offerto un pasto caldo, perchè i sarti all'epoca lavoravano anche a casa dei clienti. Così il signor Antonio imparò questo lavoro da un altro sarto . Dopo aver imparato il mestiere si trasferì a Milano, perché sapeva che in questa città si poteva mangiare ogni giorno. Arrivato a Milano cominciò a lavorare a domicilio, quando ebbe abba-stanza soldi per aprire il negozio di vestiti, lo aprì . Da allora iniziò un percorso che lo portò nel tempo a inventare una nuo-va tecnica per fare le giacche da uomo. Brevettò infatti il "Modello a ze-ta". La sua bottega esiste tuttora e ha ancora molti clienti abituali . Il signor Ferramini usa materiali pregiati e ricercati, perché è molto diffi-cile soddisfare la clientela, questo è il motivo per cui i suoi vestiti costa-no di più rispetto a quelli acquistati in un grande magazzino.

Mattia B., Alessio F., Pietro G. ,Virginia M.

, Federico I., Iacopo C.

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L’Orsolino 45 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

SARTI ALLO SPECCHIO Dopo la nostra ricerca sulle botteghe storiche del quartiere e l'intervista al sarto Fer-ramini, abbiamo scoperto che anche il papà di un nostro compagno è un sarto. Così lo abbiamo invitato a scuola per intervistarlo.

INTERVISTA AL SIGNOR FAMÀ D - Il suo negozio è una bottega? R - Si potrebbe dire di sì! D - Da chi è stata fondata? R – L’ho fondata io! D – Ha mai cambiato sede ? R – Sì , da piazza Fontana a corso Genova. D- Vicino alla sua c’erano altre botteghe che ora non ci sono più ? R- I vicini purtroppo cambiano di continuo. D - Da quanto tempo fa questo lavoro? R – Svolgo questo lavoro da 32 anni D- Da chi ha imparato questo lavoro ? R- Dal nonno di mia moglie. D- Quanto tempo ha impiegato a diventare sarto? R- Non si finisce mai di imparare. D- Perché è diventato sarto ? R- E’ un lavoro che mi è sempre piaciuto. D – Quanto lavora ogni giorno? R – Inizio alle 8:30 ma non so mai quando finisco! D – Le piace questo lavoro? R – Sì , è un lavoro bello perché ti relazioni con gli altri . D – Quale attività svolge durante il suo lavoro? R – Inizio misurando le circonferenze del corpo del cliente, poi studio con lui il modello di abito più adatto alla sua figu-ra e ai suoi gusti personali. D – E’ complicato soddisfare la clientela? R – Sì ho una clientela esigente D – Ha tanti clienti? R – Sì 2864 contati finora ,di cui il 45% virtuali: clienti che acquistano on-line. D – Ha clienti importanti? R – Sì, per esempio case cinematografiche e teatri. D – Che tipi di abiti confeziona? R- Confeziono solo abiti da uomo, sia classici sia moderni. D – Un suo vestito costa di più rispetto ai grandi magazzini. Perché? R – Un vestito sartoriale ha un costo più alto perché è realizzato a mano. D – Quanto tempo ci si mette a confezionare un vestito? R – Ci si mettono circa 24-25 giorni se tutto va bene. D – Quanto materiale occorre per un abito? R – Per un solo abito servono 4 metri di tessuto e 12 metri di filo; lo spreco non è riutilizzabile. Un abito viene confezionato in maniera tale che il cliente possa farlo modificare in caso di cambio di una taglia in più o in meno. D – Usa gli stessi strumenti che si usavano nel passato? R – Sì: gesso, forbici , centimetro , centimetro di legno, cartone , ago, fili di ogni tipo, ditale.

Alessio Federico Virginia Mattia Pietro

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L’Orsolino 46 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

INTERVISTA AL DIRETT0RE DELL’ UFFICIO POSTALEE IN

VIA CARDUCCI

D: Il vostro ufficio postale che servizi offre? R: L’ ufficio postale offre prevalente-mente servizi di corrispondenza, per-ché spedisce lettere e pacchi. Si oc-cupa anche di servizi di prestito, ser-vizi finanziari, servizi assicurativi e servizi di telefonia per i telefoni cel-lulari e di casa. Inoltre l'ufficio posta-le si occupa di un settore di nicchia: la filatelia. D: I clienti che vengono alle poste italiane quali servizi sfruttano di più? R: Il servizio più utilizzato è il paga-mento dei bollettini. Nel periodo di Natale si spediscono tanti pacchi re-galo e letterine per Babbo Natale. D: I servizi sono cambiati rispetto al passato? R: Una volta c' era solo il servizio di corrispondenza, si faceva tutto a ma-no, le lettere e pacchi si distribuivano con cavalli e carrozze. Ora i servizi sono molti di più e per la corrispondenza si usano mezzi eco-logici: macchine, furgoni, motorini. D: Come sono suddivisi i ruoli ? R: In questo ufficio postale ci sono sei sportelli dove lavorano gli spor-tellisti: il loro compito è quello di ascoltare i clienti, ritirare i moduli e i documenti. Il direttore si occupa di coordinare l’ ufficio. I collaboratori del direttore hanno il controllo della gestione dei soldi, si occupano del caricamento del ban-comat e del controllo dei documenti ritirati dagli sportellisti. D: Quale strumenti utilizzate nel vo-stro lavoro ? R: Usiamo soprattutto il computer ,la macchina affrancatrice, scatole gialle per contenere la corrispondenza e piccoli pacchi.

D: Per quanto riguarda la filatelia stam-pate voi o comprate i francobolli? R: Esiste una stamperia di stato per l'e-missione dei francobolli. D: Avete francobolli rari ? R: Esiste un’emmisione rarissima del francobollo di Topolino. Vengono ven-duti anche i folder: album per franco-bolli e cartoline postali. D: Come vengono scelti i soggetti rap-presentati sui francobolli ? R: I soggetti sono scelti da esperti che li scelgono ispirandosi a personaggi im-portanti o eventi significativi. D:Dove finiscono i francobolli fuori pro-duzione? R: I francobolli fuori produzione vengo-no ritirati dal nostro deposito. D: Perché è importante oggi l'ufficio po-stale? R: E’ importante perché l'ufficio postale si trova anche nel più piccolo paese d'I-talia e dà a tutti la possibilità di poter comunicare attraverso lo scambio di lettere e pacchi.

Leire B., Riccardo C.P, Andrea F.

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Il Palazzo di Giustizia

Noi gli inviati speciali del giornalino siamo andati al Palazzo di Giustizia a intervistare il giudice Nicola Di Leo.

La prima cosa che lui ci ha spiegato è che i Palazzi di Giustizia sono due: il più importante risale al 1900 ed è stato costruito nel periodo Fascista da Mussolini; il secondo è più recente ed non è stato ancora ulti-mato.

Il giudice Di Leo ci ha fatto osservare che quest’ultimo è stato realizzato a fine 900 ed è a forma di nave.

Secondo noi la nave rappresenta il viaggio dell’uomo verso la giustizia.

Tutti insieme abbiamo esplorato il “ BELLO” della “ NAVE “ il panorama dell’ atrio visto dall’ alto .

Il Giudice ci ha detto che il bello è dentro di noi come il senso di Giustizia .

Allora gli abbiamo domandato:

D: Come decide il giudice la pena ?

R: ll giudice non “GIUDICA” la persona ma il fatto, perché la persona è troppo importante per essere “GIUDICATA” .

Ogni uomo infatti deve avere la possibilità di migliorare.

D: Come fa un avvocato a difendere una persona colpevole ?

R: Un avvocato deve difendere una persona colpevole, perché tutti hanno il diritto di essere difesi, infat-ti la Legge si basa sul Principio di Uguaglianza, cioè tutte le persone sono uguali, nessuno può essere abbandonato.

Da questa esperienza abbiamo capito che se anche si fa qualcosa di sbagliato si ha una possibilità per cambiare e migliorare.

Quello che il giudice Di Leo ci ha detto ci fa crescere meglio.

Gli inviati speciali

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L’angolo del buonumore .

Un islamico dice a un buddista : “Come Budda?”e il buddista dice : “Allah grande!”

Cosa fanno due pomodori in discoteca? Ballano la salsa.

Chi è il più freddoloso del mondo? Alfredo stogelando.

Una formica e un millepiedi vengono invitati per prendere il te a casa di uno scarabeo. Il millepiedi arriva in ritardo di un ora perché? Perché fuori dalla porta c’è scritto per favore pulirsi i piedi!

Un capo chiama i dipendenti babbei e gli dice: “Andate al bar e con que-sti 5€ compratemi un panino e con questi 5€ una birra”. Tre ore dopo i dipendenti non sono ancora tornati, va giù al bar a vedere cosa fanno e li trova che guardano i due 5€, allora gli chiede cosa fanno , i dipendenti rispondono : “Non ci ricordiamo più quali sono i 5€ per il panino e quelli per la birra”.

Chiara, Alessio, Virginia

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L’Orsolino 49 Seconda Edizione A.S. 2017-2018

Divertiti a cercare le definizioni sottostanti

Juve

Roma

Inter

Mondo

Pizza

Robot

gomma

Italia

Scuola

Spagna

Calcio

Londra

Napoli

l m c f o r s o l i n e m p l h g

o h o a n v k w q b j u v i a n i

n d l j i m m p p j h e p z o p o

d i l u l h o i h l p l n z o i r

r j y v w x y a i p r o m a o h n

a r g e n t i n a q p c o n p p a

j k l m n r k o b a m i l a n k l

n n l u k o j f c n m l f f g l e

a p j g t t k o d n n p p c m j l

p o t i n t e r m g o s p a g n a

o t j x t o g t j o n i t l j o n

l p o j k l g e p m b y i c k y p

i t a l i a o k l m o p p i k s r

f o k a k a l d k a p m m o n d o

s c u o l a f l m l l i m k p p b

a s s g e p p c g p u t l j i h o

v u j k j i q f r a n c i a l p t

Francia

Orsoline

trottola

Argentina

Pianoforte

Lodovico, Andrea C.

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