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EDITORIALE
Direttore Domenico Pantaleo Direttore responsabile Ermanno Detti Edizioni ConoscenzaFEDERAZIONE LAVORATORI DELLA CONOSCENZA
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N. 6 - luglio 2010
ARTE / FORMAZIONE / RICERCA / SCUOLA / UNIVERSITÀ
giornale effelleci
segue a pagina 2
M ai prima d’ora una crisi aveva col-pito così tanto i giovani. È un
dato di fatto. La disoccupazione giova-nile in Europa è arrivata al 20% deter-minata dal mancato rinnovo dei con-tratti temporanei e dalle assunzioni atempo indeterminato praticamentebloccate. I dati Istat per l’Italia confer-mano questo trend: disoccupazioneall’8,7%, dato che si conferma tale per ilterzo mese consecutivo, mentre conti-nuano a crescere i giovani senza lavoro:sono il 29,2%. All’interno di questi datiemerge l’aumento delle donne senzaoccupazione: il 10,1%.
Le politiche del GovernoQuesti dati drammatici sono amplifi-
cati nei settori pubblici e privati dellaconoscenza. Ma nei nostri settori piùche alla crisi economica la crescente pre-carizzazione e disoccupazione è determi-nata soprattutto dalle politiche delGoverno. Infatti dalla legge 133/2008 inpoi fino alla manovra 2010 approvata
dal Parlamento nel mese di luglio, abbia-mo assistito a una continua riduzione dirisorse che hanno determinato e determi-neranno l’espulsione di decine di migliadi lavoratori e lavoratrici precarie.
IL PRECARIATO NELLA CONOSCENZA
Questa situazione toccherà unapunta massima nei mesi autunnali,quando ai precari della scuola colpitiper il secondo anno consecutivo daitagli agli organici si aggiungeranno i
tanti precari dell’università espulsi acausa della riduzione del 50% dellerisorse determinata dalla manovra2010 e per i quali il disegno di leggeGelmini, con il superamento dellafigura del ricercatore a tempo indeter-minato, sancisce la precarizzazionestrutturale di una figura determinantenelle università italiane. Inoltre suglialtri comparti assistiamo alla mortelenta della ricerca pubblica, dove sichiudono enti importanti e si riduco-no le risorse facendo pagare ancora unavolta ai più deboli, i precari, il conto.Poi ci sono i settori privati della cono-scenza ove, come ad esempio nella For-mazione professionale, la precarietàaumenta in modo esponenziale con lacontinua richiesta di apertura di tratta-tive per l’accesso ai contratti di solida-rietà o agli ammortizzatori sociali inderoga; aumenta nella scuola non sta-tale, dove, accanto allo sfruttamentodeterminato da datori di lavoro senza
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Domenico Pantaleo
L’ABUSO DEL LAVORO AUTONOMO
I LAVORATORI DELLA SCUOLANON STATALE
Massimo Mari
Scuole paritarie a gestione privata
Come si può vedere dai dati riportatinella tabella, i lavoratori assunti a tempoindeterminato rappresentano il 51,93%degli occupati. Ma se andiamo ad analizza-re questi rapporti di lavoro a tempo inde-terminato ci imbattiamo nella presenzamassiccia di part-time forzato (oltre il20%), soprattutto tra il personale docente,imposto dall’impossibilità di avere una cat-tedra completa per una serie di ragioni.
Il ricorso al tempo determinato è del25.5%, reso ancor più facile dalle disposi-zioni di legge introdotte dal governo dicentrodestra.
Il ricorso al lavoro autonomo e parasu-bordinato è frequente soprattutto nell’areadella docenza non solo per via della legge diparità ma soprattutto per via dei costi eco-nomici più bassi. In particolare si concen-tra nelle suole paritarie private laichesecondarie di primo e secondo grado ove ivincoli imposti dalla parità sono amplia-mente disattesi. In queste realtà la presenzadei contratti cococo e cocopro interessano laquasi totalità del personale docente.
Inoltre va segnalata la presenza di sacchediffuse di lavoro nero e di contratti di sot-totutela.
Area non curricolare ed extracorriculare delle scuolenon paritarie e degli asili nido
L’assenza di statistiche non ci consenteuna analisi puntuale dei processi di preca-rizzazione in atto. In quest’area specificasi stima che il numero degli addetti sia dioltre 50.000 unità. Qui il lavoro a tempoindeterminato assume mediamente carat-teristiche di residualità, 30% degli occu-pati, a seconda dell’attività che viene svol-ta. Nelle iniziative strutturate come lescuole di lingue, gli asili nido o le scuolestraniere e internazionali il lavoro subor-dinato, a tempo pieno o part-time, anchese lievemente, è ancora prevalente; men-tre nei corsi di preparazione agli esami,nei corsi di recupero, nei corsi di forma-zione varia e così via il lavoro subordina-to è presente soprattutto tra il personalenon docente.
Ciò che colpisce è la presenza massicciatra il personale docente il ricorso al lavo-ro autonomo (cocopro e cococo) in sosti-tuzione del lavoro dipendente e subordi-nato, anche se è alquanto diffusa la pre-senza dei pensionati, doppilavoristi e diliberi professionisti.
(Commento a pag 8)
DIRETTIVI, DOCENTI E ATA DELLA SCUOLA NON STATALE PARITARIA A GESTIONE PRIVATA
_________________________________________________________________
Totali Tempo Tempo Co.co.co.indeterminato determinato Co.co.pro.
altro_________________________________________________________________
Direttivi 4.652 2.279 930 1.443
Docenti 115.981 59.150 28.952 27.879
Ata 9.304 6.048 3.256 0
129.937 67.477 33.138 29.322_________________________________________________________________
Fonte. Elaborazione FLC Cgil su dati Miur e dati Istat. Anno scolastico 2007/08
Nasce il coordinamento
nazionale dei precari
a pag 6
Il Regolamentosulla formazione
iniziale degliinsegnanti
a pag 7
FLC CGIL FLC CGIL
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il giornale della effelleciPrecari
scrupoli, non esiste alcun ombrello perfar fronte alla crisi
Nei comparti della conoscenza lapiaga della precarietà si configura quin-di come un fenomeno strutturale doveil lavoro cognitivo si trasforma inmanovalanza intellettuale a basso costo.Noi vogliamo rompere questa catena disfruttamento utilizzando tutti gli stru-menti possibili. Abbiamo la consapevo-lezza che incontreremo tantissime diffi-coltà, ma sappiamo che questo deveessere un impegno prioritario per il sin-dacato.
Il Coordinamento Nazionale dei Precari
Per queste ragioni la FLC ha messo alcentro della propria agenda la qualità ela stabilità del lavoro quale riferimentofondamentale per governare le trasfor-mazioni dei nostri comparti, dandocosì un’anima alle nostre impostazionirivendicative. Per queste ragioni si èdeciso di offrire una casa stabile nellaFLC alle diverse anime del precariato,costituendo nel mese di luglio il Coor-dinamento Nazionale Precari. Per que-ste ragioni si è definita una fitta agendadi iniziative e mobilitazioni, che partitegià nei mesi estivi si intensificherannoda settembre in poi.
Oltre a ciò vogliamo rispondereanche sul versante della proposta. Rea-lizzare quindi un nuovo patto genera-zionale che stabilisca una forte interdi-pendenza tra il reddito di cittadinanzacon misure di sostegno nei periodi dinon lavoro e di ricerca del lavoro, chesostenga il diritto allo studio, che creiun sistema innovativo di protezionisociali e contenuti del lavoro fatti distabilità, di condizioni salariali accetta-bili, di autonomia e di libertà. Inten-diamo infine rispondere all’esigenzanon più rinviabile di garantire pensionidignitose ai precari.
Per fare tutto questo la FLC ha anco-ra bisogno del forte contributo di idee,di passione e di volontà che i lavoratoriprecari e le lavoratrici precarie hannodimostrato nei mesi scorsi. Crediamoche questo contributo non mancherànei prossimi a venire.
Domenico Pantaleosegue da pagina 1
il giornale della effelleci
Aut. Trib. di Roma n. 17.260 del 9.5.1978 n. 6 - luglio 2010
Valore Scuola coop. a.r.l.via Leopoldo Serra, 37 – 00153 Roma
www.edizioniconoscenza.it
FLC Cgil - centralino 06585489
Tipolitografia Csr - Roma,
via di Pietralata, 157 - Tel. 06.4182113
Direttore: Domenico Pantaleo
Direttore responsabile: Ermanno Detti
In redazione: Joëlle Casa, Paola Coarelli,
Renato Comanducci Maurizio Lembo,Pino Patroncini,
Elio Rucci, Anna Maria Villari
Progetto grafico e impaginazione: Luciano Vagaggini
Tiratura 30.000 copie
SCUOLA UNIVERSITÀ RICERCA AFAM. LE CIFRE CHE PARLANO DA SOLE
PERSONALE PRECARIO DELLA SCUOLA STATALE A.S. 2009/10___________________________________________________________
Supplenze annuali e fino al termine delle attività didattiche (*)
___________________________________________________________
Scuola dell’infanzia 10.001
Scuola primaria 27.241
Scuola secondaria di I grado 32.677
Scuola secondaria di II grado 47.054
Educatori 292
Totale personale Docente/Educativo 117.265
Assistenti Amministrativi 10.765
Assistenti tecnici 3.876
Collaboratori scolastici 49.624
Altri profili 5.055
Totale Personale ATA 69.320 ___________________________________________________________
(*) Vanno aggiunti i supplenti temporanei per la sostituzione dei colleghi assentiElaborazione FLC CGIL su dati MIUR
PERSONALE PRECARIO DELL’UNIVERSITA A.A. 2009/10___________________________________________________________
Personale tecnico amministrativo (*) 5.000
Assegnisti di ricerca 13.000
Contratti per attività di docenza e/o tutorato (**) (***) 47.000
___________________________________________________________
(*) Il dato non comprende eventali collaborazioni o esternalizzazioni(**) Inclusi i collaboratori linguistici (269)(***) I contratti non sono tutti relativi a personale precario ma possono riferirsi anche adesperti o ad altro personale diversamente occupato
Elaborazione FLC CGIL su dati MIUR e Ragioneria dello Stato
PERSONALE PRECARIO AFAM 2009/10___________________________________________________________
Docenti a tempo determinato 1.132
Docenti a contratto 2.668
Personale Amministrativo a tempo determinato 426
Personale Amministrativo a contratto 158
___________________________________________________________
Elaborazione FLC CGIL su dati MIUR
PERSONALE PRECARIO NEI PRINCIPALI ENTI PUBBLICI
DI RICERCA_________________________________
ENTE DI RICERCA Lavoratori precari(*)
_________________________________
ISPRA 300
ISTAT 50
ISPELS 400
ISFOL 250
MEDICINA SOCIALE 30
ISAE 7
INEA 80
CRA 500
INGV 400
ENSE 30
INFN 650
CNR 3.000
ISS 400
ENEA 80
INSEAN 30
INAF 300
INRAN 40
INVALSI 50
INDIRE 150
DORN 50
INRIM 76
6.873 _________________________________
(*) Dati aggiornati a Giugno 2010. Dalle rilevazioni
del Ministetro per la Funzione Pubblica risulta che
solo 4.000 abbiano contratti a tempo determinato
Elaborazione FLC CGIL su dati degli enti
150° DELL’UNITÀ D’ITALIA: UN’ALTRA STORIA È POSSIBILE
Alla vigilia delle commemorazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia – che saràcelebrato ufficialmente il prossimo marzo – il Manifesto, per sfuggire dalle retorichenazionaliste e/o padane che ci bombarderanno, pubblicherà una piccola opera articola-ta su tre fascicoli settimanali per ricostruire il Risorgimento italiano (nell’arco di anni cheva dal 1814 – Congresso Vienna – al 1870 – Porta Pia) con un taglio non agiografico ocelebrativo, e inserendo quegli eventi nell’ambito della storia mondiale (l’800: il secolodella borghesia e del grande sviluppo industriale, ma anche delle prime forme d’orga-nizzazione del movimento operaio; il secolo in cui si consolidano le grandi potenze euro-pee, si affermano gli Usa, crescono i nazionalismi e le guerre). Si tratta di un vero e pro-prio «manuale di storia tematico» sull’800 - «presentato in ciascun numero da interventidi storici: Mario Meriggi, Marco Revelli, Paul Ginsborg e arricchito da tavole di fumetti atema - con al centro la formazione dello stato italiano, nella sua particolarità di seried’annessioni sotto la guida dei Savoia. Per questo il titolo della serie è La conquista. Ogniopuscolo sarà di 48 pagine, a colori, formato A4, le tre uscite settimanali saranno 21 e28 settembre, 5 ottobre in abbinata obbligatoria con il quotidiano del giorno (tiratura75.000 copie), il primo fascicolo in omaggio, gli altri due al prezzo di 5 euro. La serie verràpoi rimessa in vendita, attraverso il sito web, a primavera (in coincidenza con l’anniver-sario dei 150 anni), tutti e tre numeri insieme con un apposito contenitore.
(informazioni e prenotazioni: [email protected] , [email protected] )
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Precari
SEMPRE MENO LAVORO PER I GIOVANI
Chi ha pagato e paga il costo della crisi
Luigi Rossi
Il Governo scarica le difficoltàeconomiche sulle spalle dei più deboli
La crisi non è finita e la ripresa del-l’economia nel nostro paese sarà lungae difficile.
Una sconfessione per gli ottimismigovernativi e una conferma per laCGIL e per i lavoratori e i pensionatiche hanno visto diminuire il loro pote-re d’acquisto dei salari e delle pensionie che continuano a subire l’aumentodelle tasse e dei tributi.
Una conferma soprattutto per i lavo-ratori che non hanno certezze sul rin-novo degli ammortizzatori socialiormai in scadenza. Del resto nell’ulti-mo rapporto sulle economie regionalila Banca d’Italia, ammette che la ripre-sa «non è stata sufficiente a invertire ladinamica dell’occupazione...». LaBanca d’Italia prevede che il tasso didisoccupazione «continuerà a crescerenei prossimi trimestri, portandosi inprossimità del 9%...».
Rapporto Cnel: 10,8% il tagliodei posti tra i giovani
Come abbiamo sempre sostenutonon tutti hanno pagato la crisi alla stes-sa maniera e ci sono soggetti sociali chehanno pagato e pagheranno prezzialtissimi. Una scelta politica precisa diquesto governo che non viene smentitadalla manovra finanziaria che conti-nua a far pagare il prezzo della crisi eco-nomica ai più deboli scaricando icosti sociali sui lavoratori, sui pensio-nati sui giovani, sui precari, sulledonne e sul pubblico impiego.
Il CNEL nel suo “Rapporto sulMercato del Lavoro 2009” presentato il20 luglio 2010 conferma la gravitàdella situazione occupazionale per igiovani nel nostro paese. Tra i giovanisi è infatti registrato un taglio di postidi lavoro del 10,8% e, in termini asso-luti, tra il 2008 e il 2009 si sono persi485mila posti di lavoro per personefino ai 34 anni. Dati gravi e preoccu-panti che fanno ammettere al CNELnel rapporto succitato che “...la crisinei suoi effetti occupazionali appareaver avuto una chiara caratterizzazionegenerazionale. Ad aver pagato i mag-giori costi sono infatti i più giovani”.Constatazioni quelle di Banca d’Italia edel CNEL che non sorprendono certola FLC Cgil che anche nel documentofinale del Congresso Nazionale di S.Benedetto del Tronto ha previsto idanni di una precarizzazione selvaggiae ha ribadito la natura ideologica estrutturale delle scelte del governo.
La scelta di tagliare gli organici e diprogrammare il più grande licenzia-mento di precari dalla fine della guer-ra è funzionale a una riduzione dell’of-ferta formativa e a una complessivariduzione dello stato sociale. La verità èche il governo ha scelto di puntare su
un modello di sviluppo basato nonsulla qualità del prodotto (con la con-seguente riduzione degli investimentisulla conoscenza e sulla ricerca), masulla competizione dei costi. Ne conse-gue che il taglio dei diritti dei lavorato-ri e il ricorso alla precarietà è una sceltainsita nel modello di sviluppo stesso.Un obiettivo oggi ancora più evidentedopo lo scontro avvenuto a Pomiglianod’Arco e dopo che la Fiat ha preannun-ciato minacciosamente la delocalizza-zione in Serbia della produzione dialcuni modelli d’auto pretendendouna drastica riduzione dei diritti deilavoratori e il ridimensionamento delruolo del sindacato. Si colpisce insom-
ma il mondo del lavoro e si comprimo-no i diritti. Il sistema pubblico dellaformazione e della ricerca diventa “uncosto” che deve essere compatibile conla destrutturazione dello stato sociale.
L’impegno della FLCPer battere questo disegno bisogna
puntare ad un radicale cambiamentodelle politiche del nostro paese definen-do un nuovo modello di sviluppo eindirizzare investimenti sui settoriinnovativi che puntano sulla qualità delprodotto per investire sulla ricerca esull’innovazione e soprattutto, comestanno facendo tutti i paesi europei, sulsistema d’istruzione e formazione pub-blico.
In questa prospettiva vanno ritiratitutti i tagli, sia delle risorse economicheche degli organici, al sistema dellaconoscenza, perché diventa impossibiledare una risposta al lavoro precario,mentre si sta procedendo al più gran-de licenziamento della nostra storia.Del resto, fin dalla sua costituzione laFLC Cgil ha assunto il tema della lottacontro la precarizzazione come priori-tà della propria agenda politica.
Saremo impegnati nei prossimi mesia costruire a tutti i livelli territoriali iCoordinamenti precari. Dobbiamo fardiventare questo impegno una formi-dabile occasione per discutere con tuttii precari della conoscenza e costruirepercorsi democratici di rappresentanza.
I Coordinamenti dei precari dellaConoscenza dovranno diventare prota-gonisti di una nuova stagione sindacalericca di proposte e di lotte, contribuen-do da subito alla costruzione degli StatiGenerali della Conoscenza.
CHE FINE HANNO FATTO LE IMMISSIONI IN RUOLO?
Le promesse della Gelmini e la realtà di Tremonti
Corrado Colangelo
L e immissioni in ruolo nella scuolasono da sempre occasione di speran-
ze, promesse e delusioni.La definizione delle quantità e della
tipologia delle assunzioni è riservata adun decreto di autorizzazione del Mini-stero dell’Economia, che non tiene inalcun conto le reali esigenze delle scuo-le né le legittime aspirazioni dei precari.
Non bastano le promesse del Mini-stro Gelmini che afferma di avernechieste X o Y. Quello che conta è quan-te ne autorizza Tremonti.
Sono già due volte che i Governi dicentro destra disattendono i piani diassunzioni deliberati dai precedentiGoverni.
Fu all’epoca del duo Moratti/Tre-monti che furono bloccate le assunzio-ni dal 2002 al 2004, malgrado il pianoprevisto dal Governo Amato. È dal2008 che viene disatteso il piano delGoverno Prodi di 150.000 assunzionidi docenti e 30.000 di personale ATA.
Eppure i posti vacanti ci sono e nonpochi.
I posti vacanti dei docenti e degliATA, malgrado i tagli di questi ultimianni, sono di gran lunga superiori aquelli che sono stati o saranno autoriz-zati.
Per il 2010/11 risultano vacanti edisponibili oltre 30.000 posti di docen-ti (di cui 11.000 per il sostegno) aiquali si aggiungono i 10.000 utilizzatiper il personale di ruolo soprannume-rario. A questi si aggiungono i quasi100.000 posti che risultano disponibi-li, solo per le supplenze, in organico difatto. I dati dei posti vacanti del perso-nale ATA, circa 50.000, risultano esse-re il 25% dell’intero organico.
A fronte di questi numeri ci si atten-derebbe un impegno a garantire lapiena funzionalità della scuola attraver-so la copertura di tutti i posti vacanticon personale stabile. Ma la volontàpolitica di questo Governo va in tut-t’altra direzione: licenziare i lavoratoriprecari (oltre 22.000 nel 2009 e quasi20.000 nel 2010) e rendere ancora piùprecari quelli che restano.
SCUOLA E LAVORO. I DIRITTI NEGATII lavoratori precari della scuola statale aspirano ad un diritto sacrosanto: quello di avere
un posto stabile. Questo è il primo e fondamentale diritto negato in particolare in questitempi di tagli indiscriminati e assunzioni con il contagocce.
I lavoratori precari della scuola vorrebbero anche, dopo anni di lavoro, avere lo stesso sti-pendio dei colleghi di ruolo con la stessa anzianità: anche questo è un diritto negato sul quale,come FLC Cgil, abbiamo attivato vertenze già dal 2008 e siamo in attesa delle prime pronuncedei Giudici.
I lavoratori precari della scuola vorrebbero avere lo stesso trattamento dei colleghi diruolo per i permessi, i congedi e la malattia. Su questi temi gli ultimi contratti collettivi nazio-nali, grazie anche all’impegno della FLC Cgil, hanno introdotto molte innovazioni positiveanche se restano ancora alcune disparità per le quali siamo impegnati ad ottenere migliorienei prossimi contratti (quando ce li lasceranno fare). Dal contratto del 2006/2009 è statointrodotto nell’art. 1 il principio che il Contratto si applica indistintamente sia al personale atempo indeterminato sia a quello a tempo determinato. È un principio che nei contratti pre-cedenti era sottinteso, ma spesso veniva negato.
Per le norme di tutela di carattere generale ed in particolare maternità e paternità, gravipatologie, ferie, aspettative, infortuni, matrimonio e diritto alla formazione in servizio il per-sonale a tempo determinato ha gli stessi diritti del personale di ruolo. Resta ancora la dispa-rità di trattamento in caso di malattia, in particolare dei supplenti temporanei e per i permessiretribuiti. Ed è anche su questi elementi che abbiamo costruito la nostra piattaforma per ilprossimo contratto.
Per la FLC Cgil non possono esserci differenze di diritti tra lavoratori che svolgono le stes-se attività: è un principio elementare di giustizia che ha anche un altro effetto positivo. Se illavoratore precario avrà lo stesso "costo" del personale di ruolo, non ci saranno più alibi con-tabili per lesinare le assunzioni.
Corrado Colangelo
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6
il giornale della effelleciPrecari
PER POTENZIARE I DIRITTI DEL LAVORO
Nasce il Coordinamento Nazionale dei Precari
Luigi Rossi
N el documento finale del Congres-so di San Benedetto del Tronto
abbiamo riaffermato l’impegno di tuttala nostra organizzazione a proseguire lalotta contro la precarietà in tutti i com-parti pubblici e privati della conoscen-za e deciso di prevedere nello statuto lacostituzione del CoordinamentoNazionale dei Precari della Conoscen-za, senza nessuna distinzione tra idiversi settori, con l’intento di farneuno dei punti di riferimento qualifi-canti delle politiche della FLC Cgil.
Il 15 maggio, in una importante epartecipata Assemblea Nazionale deilavoratori Precari della Conoscenza,abbiamo avviato il percorso di discus-sione sulla costituzione del Coordina-mento. Il Coordinamento Precari FLCCgil nasce per creare le condizioni diuna vasta alleanza tra tutti i soggettipolitici e sociali che sono contrari aldisegno politico di questo Governo eper valorizzare il patrimonio di allean-ze e di lotte che abbiamo costruito inquesti ultimi due anni con i coordina-menti dei precari e degli studenti. IlCoordinamento deve avere la capacitàdi tenere insieme istanze ed interessidiversi, valorizzando la dimensione col-
lettiva con la prospettiva di unificare ilmondo del lavoro e del precariato.
Il Comitato Direttivo Nazionaledella FLC el 12/13 luglio 2010 ha deli-berato come previsto dall’articolo 20dello Statuto approvato dal Congressodi S.Benedetto del Tronto, la costitu-zione del Coordinamento Nazionaledelle lavoratrici e dei lavoratori dellaFlc. Il Coordinamento sarà compostoda 35 precari dei vari settori della cono-scenza e sono stati definiti i criteri perla sua composizione sulla base dellanecessità di rappresentare i territori,tutti i settori, i ruoli professionali e larappresentanza di genere.
Con la stessa delibera si impegnano iterritori a costituire i Coordinamentiterritoriali e una struttura di coordina-mento a livello regionale. Per risponde-re adeguatamente alle emergenze che siprevedono per il prossimo autunno, èstata stabilita la costituzione formaledel Coordinamento nazionale per set-tembre ed entro la stessa data sarà pre-disposto lo schema di regolamento peril funzionamento delle nuove strutture.Abbiamo la necessità di dare rapida-mente vita ai coordinamenti dei preca-ri, a tutti i livelli, perché abbiamo l’am-bizione di farne uno dei punti di riferi-mento per l’elaborazione delle politichedella CGIL.
Dobbiamo valorizzare le specificitàdei vari settori e unificare le politichegenerali di contrapposizione al governocontinuando il proficuo confronto con idiversi coordinamenti dei lavoratori pre-cari della conoscenza.
Un appuntamento importante eimpegnativo per tutta la FLC CGIL, masoprattutto per i territori che dovrannovalorizzare il rapporto dialettico contutti i movimenti con cui abbiamo con-diviso, in questi ultimi anni, le manife-stazioni e le iniziative di lotta.
Ma tutto ciò non è sufficiente. Dob-biamo portare le tematiche connessealla precarietà nella contrattazione ter-ritoriale e aprire le nostre sedi ai giova-ni, agli studenti ai precari per discuteree definire piattaforme territoriali condi-vise prima delle mobilitazioni.
La scelta di intensificare le mobilita-zioni nasce dalla consapevolezza chebisogna ripartire dalla conoscenza conla convinzione che le risorse per l’istru-zione, la formazione, l’università e laricerca non sono un costo ma un inve-stimento per il futuro del nostro paese.La FLC mette al centro delle propriepolitiche il superamento della precarie-tà e rilancia l’iniziativa per costruire unnuovo modello sociale che punti sullacrescita del paese mantenendo le prero-gative costituzionali e potenziando idiritti del mondo del lavoro.
IN PARLAMENTO
Una formazione iniziale per non assumere
Gianna Fracassi
È quasi giunto al termine del suo per-corso parlamentare il regolamento
sulla formazione iniziale degli inse-gnanti. Senza entrare nel merito delprovvedimento, sul quale si rimandaagli approfondimenti del nostro sitointernet, l’aspetto più paradossale è chesi colloca in una fase in cui si stannoriducendo davvero al minimo le possi-bilità di lavorare nel mondo della scuo-la per effetto dei tagli agli organici edell’innalzamento a 65 anni dell’etàpensionabile delle donne del pubblicoimpiego. L’altro aspetto rilevanteriguardo a questo provvedimento è chenon affronta il nodo del reclutamentodel personale e conseguentemente lasorte di molte decine di migliaia di pre-cari che abilitati e plurispecializzatisono collocati nelle graduatorie adesaurimento.
Proprio sul reclutamento tra l’altro sista consumando una battaglia ideologi-ca a colpi di disegni di legge. Sonoalmeno tre i disegni di legge che affron-tano questo aspetto. Oltre alla notaproposta Aprea si sono infatti aggiuntealtre due iniziative di provenienza LegaNord. Tutte e tre le proposte sonocaratterizzate dalla costituzione di albiregionali, con procedure concorsualilegate alla regione o addirittura al sin-golo istituto. In tutte e tre si prefiguraun superamento del sistema graduato-rie e più o meno chiaramente la chia-mata diretta da parte delle singolescuole.
Rischio del ritorno al clientelismo
L’idea che, avvicinando il recluta-mento al territorio, regione o singolascuola che sia, le procedure potrebberomigliorare, non ci convince affatto.Crediamo al contrario che sistemi sif-fatti potrebbero determinare situazionidove la discrezionalità e l’assenza diregole potrebbero determinare situa-zioni clientelari o virare verso un regio-nalismo spinto dove il territorio dinascita diventa criterio primo di sele-zione degli insegnanti.
In mezzo a tutto questo attivismolegislativo, stanno le graduatorie adesaurimento, su cui si è sviluppatonegli ultimi anni, un tiro al bersaglio diricorsi e controricorsi organizzati spes-so e volentieri da studi legali con pochiscrupoli e alcune centinaia di migliaiadi lavoratori e lavoratrici precari chealla luce dei tagli hanno perso il postoe spesso le speranze di proseguire il lorolavoro. Precari, grazie ai quali, voglia-mo ricordarlo, la scuola italiana hapotuto aprire le porte delle aule egarantire agli studenti il diritto all’i-struzione.
Gli Stati generali della conoscenza
La costruzione di una proposta alter-nativa sul reclutamento che possa con-temperare i diritti di tutti dovrà essere,come FLC, l’impegno su cui lavorarenei prossimi mesi. In questo senso lacostituzione del coordinamento nazio-nale dei precari va esattamente nelladirezione di coinvolgere nelle decisionidel nostro sindacato coloro ai qualiqueste si rivolgono.
Questo è un impegno per la FLC alquale vogliamo dare corpo e visibilitàproprio a partire dall’iniziativa piùimportante che impegnerà la nostraorganizzazione nei prossimi mesi, vale adire gli Stati generali della Conoscenza.Per approfondimenti:
http://www.flcgil.it/notizie/news/2010/luglio/formazione_iniziale_degli_inse-gnanti_parere_favorevole_della_vii_commissione_del_senato_con_osservazioni
http://www.flcgil.it/notizie/news/2009/marzo/proposta_di_legge_aprea_ne_hanno_parlato_in_un_incontro_la_flc_con_i_partiti_e_le_associazioni
IN AUMENTO IL LAVORO PRECARIO
LA SITUAZIONE NELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE
Nella Formazione professionale il lavoro precario aumenta, a causa dell’abbattimento dellerisorse destinate al settore, drenate dai tagli alle Regioni, dall’uso dei fondi comunitari perl’ammortizzazione sociale, dalla riduzione complessiva dei finanziamenti comunitari, e dell’in-sufficiente vincolo previsto dalle norme sull’accreditamento delle sedi formative e orientative.Infatti, l’applicazione del Ccnl di riferimento è obbligatoria limitatamente alla macrotipologiadell’obbligo formativo, e questo limite produce fenomeni di dumping contrattuale, aumentan-do il ricorso ai rapporti di lavoro atipico in tutte le altre macrotipologie.
Non esistono dati censiti in maniera attendibile e certificata sulla platea degli operatori,ma alcuni trend sono stati osservati attraverso i nostri terminali associativi.
Su una platea nazionale di oltre 70.000 addetti, a circa 16.000 si applica il contratto nazio-nale di riferimento, e sono lavoratori subordinati nella maggior parte a tempo indeterminato,oltre 40.000 sono lavoratori con contratti atipici, oltre 11.000 afferiscono a contratti diversida quello nazionale di riferimento.
Il trend nelle regioni settentrionali vede mediamente un lavoratore a tempo indetermina-to ogni 4 lavoratori atipici. Ma vede anche la comparsa di un fenomeno particolare: i datori dilavoro spingono i lavoratori precari assunti nelle forme della collaborazione a progetto a tra-sformarsi in consulenti a prestazione con partita Iva, falsando così il rapporto tra lavoratorisubordinati e lavoratori con contratti atipici.
Nelle Regioni meridionali ancora nell’obiettivo convergenza del FSE, dove non si verificala riduzione delle risorse disponibili che si verifica al centro e al nord, e dove vi sono sistemistrutturati, il rapporto tra subordinati e atipici non è sbilanciato in maniera così netta (Pugliae Sicilia), mentre in quelle Regioni dove non ci sono sistemi regionali strutturati, come la Cala-bria e la Campania, pur nella assenza di dati certi, è possibile presumere che quasi tutti i lavo-ratori impegnati nel comparto siano assunti con contratti atipici.
La distribuzione dei contratti atipici non è pari per qualifiche, e si addensa in particolareper i formatori, e per gli amministrativi di livello inferiore, mentre è quasi inesistente nei livel-li direttivi e nei livelli apicali.
Giovanni Lo Cicero
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Precari
LAVORO PRECARIO E SISTEMA PENSIONISTICO
Danni immediati e danni futuri
Beniamino Lami
N on bastavano i tagli agli organici, ilblocco del turn-over e l’incertezza
angosciante circa il mantenimento delposto di lavoro; sui precari dei settoridella conoscenza si infierisce ancheattraverso interventi che incidono inmodo diretto e indiretto sulla loro con-dizione previdenziale.
In particolare ci riferiamo a dueprovvedimenti contenuti il primo nel-l’articolato del D.L. 78 ed il secondonel maxiemendamento presentato dalgoverno e che ha già avuto la fiduciadel Senato.
Salvo qualche possibile rara eccezio-ne, i precari della conoscenza si trova-no, dal punto di vista previdenziale, nelsistema contributivo. Questo vuol direche l’ammontare della pensione dipen-derà dalla quantità di contributi versa-ti nel corso della vita lavorativa. Lacontribuzione che viene versata corri-sponde al 33% della retribuzioneimponibile. È evidente che più è alto lostipendio, più consistente è la contri-buzione accantonata che annualmenteviene rivalutata, e più alta sarà la pen-sione percepita.
Il D.L. 78 blocca per un triennio icontratti del pubblico impiego e quin-di le retribuzioni non subiranno incre-
menti; è chiaro il danno che ne deriva aun lavoratore precario che già percepi-sce una retribuzione base priva del sala-rio di anzianità, senza possibilità direcupero nel tempo, e che per di piùviene a perdere anche l’incrementodella contribuzione e della relativa riva-lutazione annua. Si produce così undanno immediato ed un danno che hadegli effetti di trascinamento neltempo.
Il secondo intervento lo troviamo nelmaxiemendamento in cui il governo,per impedire il superamento dei nuovilimiti di età per il pensionamento dellelavoratrici del pubblico impiego, hareso molto onerose le ricongiunzionidei periodi assicurativi (dall’Inps versol’Inpdap e viceversa).
È molto probabile che i precari, chenon hanno la garanzia della perma-nenza nel posto di lavoro, nel corsodella loro vita lavorativa siano costret-ti a passare da un posto di lavoro pub-blico a uno privato e quindi da unente previdenziale all’altro, con lanecessità di ricongiungere i periodiassicurativi ed il conseguente forteesborso economico (fino al 50% dellacontribuzione versata).
Se non è macelleria sociale questa!
AL SENATO IL COSIDDETTO DECRETO GELMINI
Cresce in Italia il movimento di opposizione
Francesco Sinopoli
Il tallone d’Achille del Ddl sono iprecari e più in generale le pro-spettive di accesso dei giovaniall’Università.
I l Disegno di legge (Ddl) 1905 sul-l’Università, cosiddetto “Gelmini”, è
ora in discussione al Senato. La nostraposizione è stata chiara fin dall’inizio: sitratta di un provvedimento che nullaha a che vedere con una riforma.
I contenuti del DdlNel progetto del Governo, la rispo-
sta alla difficile sfida dell’equilibrio traUniversità di massa e Università diqualità è formulata in modo semplifi-catorio: un’Università ridotta neinumeri, povera di risorse pubbliche,governata in modo autoritario e cen-tralizzato da piccole élites, fortementesottoposta al centralismo ministeriale,in cui il lavoro servile dei precari e deglistessi ricercatori si consolida comemodalità stabile di funzionamento,senza reclutamento che nei prossimianni sostituisca i tanti pensionamentiprevisti.
Il Ddl si presenta come naturalecorollario dei pesantissimi tagli a cuil’università è stata sottoposta dallaLegge 133/08 solo in parte ascrivibilialla logica del risparmio che ha colpito
tutta la spesa pubblica. In realtà c’è,nella logica del Governo, anche l’ideadi usare la leva finanziaria per "domare"un sistema troppo autonomo, in qual-che modo percepito come non amico,o non sufficientemente amico, o deci-samente ostile, per la libertà critica cheistituzionalmente esprime.
Il taglio, oltre a fare cassa, mette ilsistema universitario di fronte ad un’al-ternativa drammatica: o sottomettersi ecooperare al progetto di Governo diridisegno dell’identità di sistema, o lot-tare per l’autonomia e la sopravvivenza.
In queste settimane è cresciuto unforte movimento di opposizione tra iricercatori a tempo indeterminato, cheruota intorno al rifiuto degli incarichididattici. Molti Atenei non sono ingrado di presentare il Manifesto degliStudi, e si susseguono prese di posizio-ne degli Organi accademici ovunque.La Crui ed i singoli Rettori, in grandeaffanno, esprimono tentativi di farrientrare la protesta dei ricercatori,senza tuttavia prendere posizione espli-cita contro il DDL. A seguito dellamanovra economica e dei tagli retribu-tivi previsti, e anche come effetto dellaprotesta dei ricercatori, ora anche asso-ciati e ordinari cominciano in misuracrescente ad aderire alla protesta.
Ma il vero tallone d’Achille del Ddl è
proprio nei temi che riguardano i pre-cari e più in generale le prospettive diaccesso dei giovani. Il nodo che il DDLnon affronta, e che costituisce invece lapriorità più grande per chi voglia pen-sare ad una vera riforma della nostraUniversità, è il tema dell’accesso e delreclutamento dei giovani. È il nodocruciale perché attraverso di esso sidisegna e si programma il futuro dell’i-stituzione, oltre che il destino dei sin-goli, nel medio-lungo periodo. È la veracartina di tornasole, il banco di provadelle volontà politiche sul futuro del-l’Università.
Mobilitazione per bloccare il Ddl
La risposta a questo attacco cosìpesante non può essere quella di muo-
versi solo in una logica emendativa. Èin gioco la sopravvivenza dell’Universi-tà pubblica.
Nei prossimi mesi saremo impegnatiin una iniziativa di mobilitazione cheavrà come obiettivo non solo quello dibloccare il ddl ma soprattutto di apri-re una discussione pubblica sull’Uni-versità mettendo al centro un’idea alter-nativa a quella del Governo. Dobbiamoconiugare una idea alta dello sviluppocon Istituzioni della conoscenza libere eautonome che sappiano produrre inno-vazione e soprattutto elevare le capacitàdegli studenti di determinare il corsodella propria vita. Una rinnovata ideadi mobilità sociale è la missione di unaUniversità nella quale la ricerca e ladidattica sono strettamente connesse ereciprocamente valorizzate.
LA CRISI DIVENTA IL PRETESTO PER AFFOSSARE LA RICERCA PUBBLICA
L’OBIETTIVO DELLA FLC È DIFENDERE LAVORO E CONOSCENZA
La manovra economica contiene un attacco senza precedenti alla ricerca pubblica. Bloc-co degli stipendi per quattro anni, azzeramento della contrattazione, blocco del turn over edelle stabilizzazioni dei precari, soppressione di enti di ricerca.
Uno degli aspetti particolarmente preoccupanti è il taglio delle risorse per i contratti deiprecari che così rischiano ancora di più il licenziamento.
Il rapporto Istat 2010 ha evidenziato che già oggi a pagare di più in termini di occupazio-ne dall’inizio della crisi sono stati i precari di tutti i settori: i contratti a termine non rinnova-ti nel 2009 sono stati 240.000, mentre le collaborazioni 141.000. Con questo intervento ilGoverno si candida a ridimensionare e depotenziare la ricerca pubblica e ad aumentare le filedei disoccupati.
La manovra economica prevedeva espressamente anche la riduzione del 50% rispetto allaspesa del 2009 per contratti flessibili collocati su fondi ordinari. Sembrerebbe tuttavia che,anche grazie alla lotta messa in campo nelle ultime settimane, questo pesante vincolo sia statocancellato.
La condizione dei lavoratori precari rimane comunque drammatica perché il sostanzialeblocco del turn over impedisce nei fatti nuove assunzioni o stabilizzazioni. Tutto questo asso-ciato alla riduzione delle risorse avrà come effetto veri e propri licenziamenti.
Siamo dentro a una vera e propria guerra nei confronti del sapere e di chi si occupa dellasua produzione e trasmissione. La crisi diventa il pretesto per giustificare il massacro delle isti-tuzioni della conoscenza. È un attacco al futuro del paese e al presente delle persone che rap-presentiamo come categoria. Chi ha pagato di più sono le lavoratrici e i lavoratori precari.
Si tratta di una oggettiva radicalizzazione della situazione che ha richiesto e richiederàrisposte ancora più forti. Non siamo in un contesto tradizionale del conflitto sindacale.
Mai come oggi esiste un rapporto diretto tra collasso del sistema e attacco alle condizio-ni di lavoro. Mai come oggi difendere il lavoro è difendere le istituzioni della conoscenza.
Francesco Sinopoli
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GUIDE PER SUPPLENTI E PER ORIENTARSI NEI CONTRATTI
Sopravvivere da precari contenendo i danni
Anna Maria Villari
I l precariato da condizione transitoriarischia di diventare la forma di lavo-
ro più diffusa e più stabile in tutti i set-tori pubblici e in particolare in quellidella conoscenza.
Sono migliaia, tra docenti, ricercato-ri, tecnologi, tecnici e amministrativiche lavorano da precari nelle scuole,nelle università e negli enti di ricerca,in una giungla fitta di numerose tipo-logie contrattuali. Nella scuola sonoprecari i supplenti, quelli che ognianno aspettano una nomina: Molti diloro sono andati in pensione da preca-
ri, moltissimi stanno agognando da 20o 30 anni il sospirato “ruolo”, ce nesono altrettanti che passano l’estate spe-rando che la cattedra non sia stata can-cellata.
Una quota di precariato sarebbe fisio-logica in tutti i settori di lavoro, legataalla stagionalità o ai progetti a termine.Il problema italiano è che la quantità diprecariato è diventata patologica,soprattutto perché è figlia dei taglifinanziari. Nei settori della conoscenzanon ci sono riforme o riordini, non c’èpolitica, ci sono tagli e solo tagli.
La FLC Cgil in questi anni ha pro-mosso tante campagne a favore dei pre-cari. Alcune hanno dato anche deirisultati importanti. Gli strumentiprincipali per combattere il ricorso alprecariato si trovano nei contratti col-lettivi. Ma il governo sta tentando dispuntare anche quest’arma.
Tra gli strumenti che la FLC hamesso a disposizione dei precari dellascuola, dell’università e della ricerca cisono due libriccini, stampati dalle Edi-zioni Conoscenza.
CONTRO OGNI FORMA DI LAVORO PRECARIO NELLA SCUOLA
NON STATALE
Nell’ambito della campagna per “La liberazione dal precariato” nei settori pubblici
e privati della conoscenza la FLC Cgil deve rivolgere una specifica attenzione alle con-
dizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori che operano, nel composito mondo
della scuola non statale, con le variegate tipologie di lavoro atipico e non standard. In
questo comparto la crisi economica non solo sta producendo e continuerà a produr-
re conseguenze devastanti sul versante dell’occupazione, del reddito e della qualità del
lavoro ma si è coniugata, in maniera perversa, con quei processi di precarizzazione del
lavoro innescati con l’introduzione nel nostro ordinamento della legge 30/2003.
A un diffuso calo della domanda dovuto alla riduzione dei redditi/consumi, le azien-
de reagiscono addossando tutto il peso della crisi sul lavoro e sui lavoratori. Dismissio-
ni dell’attività, cessioni di azienda e di ramo d’azienda, esternalizzazioni e outsourcing,
abbassamento dei diritti contrattuali, mutamento forzoso di contratti, trasformazione
del lavoro standard nelle varie forme del lavoro atipico sono le azioni più frequenti poste
in essere dai datori di lavoro. Tutto ciò significa, oltre che disoccupazione e licenziamen-
ti, un innalzamento del tasso di precarizzazione a danno del lavoro standard e a tempo
indeterminato, un drastico abbassamento dei diritti e delle tutele e l’innesco di perico-
losissimi fenomeni di dumping contrattuale destinati a ripercuotersi violentemente sul-
l’intero sistema e sulla qualità del servizio stesso.
Questa situazione assume, ogni giorno che passa, i connotati dell’emergenza e con-
segna un numero preoccupante di lavoratrici e lavoratori, giovani e meno giovani, a un
presente precario e a un futuro senza prospettive. Tutto ciò per un sindacato confede-
rale come la FLC Cgil non è concepibile: è indispensabile invece rilanciare l’iniziativa sin-
dacale a tutto campo, su tutti i fronti e con tutti gli strumenti possibili per liberare tutti
i comparti pubblici e privati dal precariato.
Se sul versante politico in generale vanno rilanciate le proposte della Cgil e della FLC
Cgil in materia di lotta all’evasione contributiva, contrattuale e fiscale, di interventi urgen-
ti a difesa dei redditi e dell’occupazione, di estensione in maniera universalistica degli
ammortizzatori sociali e di riattivazione dei processi di stabilizzazione del lavoro preca-
rio rimuovendone le cause anche giuridiche, sul terreno contrattuale e dei diritti va riaf-
fermata la centralità del Ccnl, il suo valore solidaristico e universale fondato sul pieno
riconoscimento del lavoro subordinato a tempo indeterminato relegando, così, sempre
più a un ruolo marginale e residuale il lavoro atipico. Contestualmente, però, vanno
implementate e sostenute le iniziative sindacali nazionali e territoriali tese a contrastare
e ridurre il fenomeno del lavoro irregolare, nero e sottopagato sia con lo sviluppo di
una più convinta azione vertenziale collettiva e individuale che con il coinvolgimento
degli organi preposti alla vigilanza ovvero Ministero del lavoro e Ministero dell’Istruzio-
ne e loro articolazioni periferiche.
La liberazione dal precariato rappresenta l’obietto fondamentale della FLC Cgil in
questa fase storica per arginare e sconfiggere il disegno governativo e padronale di fran-
tumazione del lavoro nei settori pubblici e privati della conoscenza. Diventa pertanto
imprescindibile attivare politiche organizzative e propositive tese a realizzare una com-
piuta alleanza tra lavoratori stabili e lavoratori precari e all’interno di questi ultimi pro-
muovere forme di solidarietà che superino gli steccati derivanti dalle specificità dei sin-
goli comparti.
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