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Vulnerabilità alle mala.e: chi si ammala e perché?
gene$ci comportamentali ambientali
MALATTIA FATTORI DI RISCHIO e FATTORI PROTETTIVI SALUTE
COMPORTAMENTI DI SALUTE MODELLI E TEORIE DI RIFERIMENTO
COMPORTAMENTI DI SALUTE: L’insieme delle pra$che posi$ve o nega$ve aDuate dall’individuo come parte di un
più ampio s$le di vita. L’insieme di azioni concrete che una persona intraprende o meno in relazione alla propria salute: comportamen$ proteIvi e comportamen$ a rischio per la salute
(Matarazzo, 1984)
COMPORTAMENTO DI SALUTE MODELLI E TEORIE DI RIFERIMENTO
Comportamento di salute dato da:
SI DISTINGUE IN: • COMPORTAMENTI PATOGENI (Health risk behaviors) effe1 nega4vi sulla salute, che aumentano il rischio di malaIa
• COMPORTAMENTI PROTETTIVI (Health protec4ve behaviors)effe1 posi4vi sulla salute, che prevengono la malaIa (Steptoe, Wardle 2004).
FATTORI BIOLOGICI FATTORI PSICOLOGICI FATTORI SOCIALI
§ Fumo di tabacco;
§ Obesità; § Abuso di alcol; § Scarso consumo di fruJa e verdura;
§ Sedentarietà; § Eccesso di grassi nel sangue; § Ipertensione arteriosa § IncidenM stradali.
I COMPORTAMENTI A RISCHIO
4
I comportamen$ a rischio sono defini$ come azioni poste soDo il
controllo volontario dell’individuo che producono effeI nocivi sulla salute. Tali effeI possono essere
eviden$ nel breve termine e/o nel lungo periodo
• S$li di vita salutari o s$li di vita patogeni
• Modelli teorici che operano a livello dell’individuo o a livello sociale
-‐ Modelli centra$ sulla formazione dell’intenzione -‐ Modelli centra$ sull’aIvazione comportamentale -‐ Modelli mul$-‐stadio
COMPORTAMENTO DI SALUTE MODELLI E TEORIE DI RIFERIMENTO
FaJori cogniMvi, biologici, affe.vi, di personalità e automaMsmi che caraJerizzano l’individuo nel rapporto con la propria salute, in streJa relazione con i faJori sociali, culturali e isMtuzionali propri dell’ambiente di cui l’individuo fa parte
QUALI SONO LE VARIABILI ASSOCIATE ALL’ ADOZIONE DEI COMPORTAMENTI PROTETTIVI?
PARTENDO DAI LAVORI DI BANDURA, SONO STATI ELABORATI INNUMEREVOLI TEORIE E MODELLI CHE SI BASANO SULL’IDEA CHE IL
COMPORTAMENTO SIA GOVERNATO DA:
ASPETTATIVE INCENTIVI
COGNIZIONI SOCIALI
IL MODELLO DELLE CREDENZE SULLA SALUTE
LA TEORIA DELLE MOTIVAZIONI ALLA PROTEZIONE E LE SUE
ESPANSIONI
IL MODELLO DEL PROCESSO PARALLELO
ESTESO
LA TEORIA DELL’AZIONE RAGIONATA
LA TEORIA DELL’AZIONE PIANIFICATA
L’APPROCCIO AL PROCESSO DELL’AZIONE
SALUTARE
IL MODELLO DELL’ IMPLEMENTAZIONE DELLE
AZIONI
IL MODELLO TRANSTEORICO DEGLI
STADI DI CAMBIAMENTO
VALUTAZIONE SOGGETTIVA dell’UTILITÀ del comportamento e della PROBABILITÀ del suo esito (Subjec4ve Expected U4lity Theory di Edwards, anni ’50) “Farò bene a smeDere di fumare? Ci riuscirò? Raggiungerò i miei scopi?”
MONDO PERCEPITO DALL’INDIVIDUO
inizialmente prevedeva QUATTRO PERCEZIONI SOGGETTIVE in grado di influenzare il comportamento di salute:
SUSCETTIBILITA’ ALLA MALATTIA
GRAVITA’ DEGLI ESITI DELLA MALATTIA
BENEFICI BARRIERE
IL MODELLO DELLE CREDENZE DI SALUTE (HBM) (Rosenstock, 1974; Becker, 1974)
Successivamente venne inclusa UNA DIMENSIONE : sMmoli in grado di a.vare il comportamento salutare desiderato (STIMOLI ALL’ AZIONE o cues to ac)on)
• L’esperienza personale (es. sDmoli interni/esterni) • I messaggi dei mass media • La comunicazione interpersonale con esperD della salute
La MOTIVAZIONE ALLA SALUTE è la componente chiave del modello, data dalla combinazione di percezioni individuali, comportamen4 di modifica e possibilità d’azione
IN GENERALE TUTTI QUESTI STIMOLI INNALZANO LA
PERCEZIONE DI UNA CONDIZIONE DI
SALUTE/MALATTIA, RENDENDOLA
SALIENTE E RILEVANTE PER L’INDIVIDUO E INFLUENZANDO LA DISPONIBILITÀ ALL’AZIONE
IL MODELLO DELLE CREDENZE DI SALUTE (HBM)
ü L’introduzione (anni ‘80 ) del conceDo di SELF EFFICACY sarà significa$va per la defini$va nascita del modello
IL MODELLO DELLE CREDENZE DI SALUTE (HBM)
La persona intraprenderà il cambiamento comportamentale se si sen$rà esposta ad una condizione di rischio per la sua salute, se percepirà tale esito come grave e se riterrà efficace e possibile una sua azione di prevenzione o riduzione del danno, ad un costo acceDabile, cioè incontrando pochi ostacoli nell’aDuazione.
Autoefficacia ≠ Locus of Control (RoDer, 1975) à comportamento-‐specifica
Ruolo dell’influenza sociale? à COGNIZIONI SOCIALI (rappresentazioni di norme e valori del contesto socio culturale di riferimento)
SOCIAL-COGNITIVE THEORY (BANDURA, 1977)
-‐ AspeDa$ve di risultato rela$ve all’azione: convinzioni circa il faDo che il proprio comportamento produrrà o meno un determinato esito (EFFICACIA DELLA RISPOSTA)
-‐ AspeDa$ve di autoefficacia: consiste nel sen$rsi fiduciosi e oImis$ riguardo la propria competenza nell’aDuare un comportamento (AUTOEFFICACIA)
-‐ INCENTIVI (valore soggeIvo aDribuito ad un par$colare esito): es. benessere, approvazione, aspeDo fisico, guadagno economico…
• È un’ espansione dell’HBM che spiega, predice e modifica i comportamen$ autoproteIvi per la salute. • L’INTENZIONE di adoDare comportamen$ autoproteIvi è il PRODOTTO DI PROCESSI COGNITIVI DI
VALUTAZIONE : VALUTAZIONI DELLA MINACCIA e VALUTAZIONI RELATIVE AL COPING
INFORMAZIONI SU GRAVITÀ E
SUSCETTIBILITÀ AL RISCHIO
EFFICACIA DELLA RISPOSTA
AUTOEFFICACIA
LA TEORIA DELLA MOTIVAZIONE ALLA PROTEZIONE e le sue espansioni (Rogers 1975)
La PMT è rivolta allo studio degli effeI della comunicazione persuasiva che u$lizza i fear appeals à comunicazioni che fanno leva sulla PAURA
ORDERED PROTECTION MOTIVATION THEORY: aggiunge alle variabili cogni$ve del modello originario, le reazioni emo$ve alle comunicazioni persuasive (Tanner, Hunt & Eppright, 1991).
IL MODELLO DEL PROCESSO PARALLELO ESTESO (EPPM) (Allen, 2000)
La paura può presentarsi o come una barriera al cambiamento comportamentale o come un faOore che moPva al cambiamento.
Prima valutazione riguarda il rischio
La gravità della
minaccia
La vulnerabilità soggeIva
Seconda valutazione riguarda l’efficacia
della risposta
Il grado di efficacia della
risposta
Il grado di autoefficacia
La ricezione di un appello che fa leva sulla paura avvia due
valutazioni cogni$ve sequenziali che causano determinate reazioni…
1. Quando LA MINACCIA È CONSIDERATA IRRILEVANTE, non c’è mo$vazione a proseguire nel processo valuta$vo. 2. Quando SIA LA PERCEZIONE DEL RISCHIO SIA LA PERCEZIONE DELL’EFFICACIA SONO ALTE, le persone sono mo$vate a controllare il pericolo adoDando il comportamento raccomandato. 3. Quando LA PERCEZIONE DEL RISCHIO è alta e LA PERCEZIONE DELL’EFFICACIA è bassa, l’individuo reagisce in maniera DISADATTIVA!
Prima valutazione riguarda il rischio
La gravità della
minaccia
La vulnerabilità soggeIva
Seconda valutazione riguarda l’efficacia
della risposta
Il grado di efficacia della
risposta
Il grado di autoefficacia
PERCEZIONE DEL RISCHIO E PERCEZIONE DELL’EFFICACIA SONO ALTE à Coping centrato sul controllo del pericolo (adozione del comportamento raccomandato) PERCEZIONE DEL RISCHIO ALTA E PERCEZIONE DELL’EFFICACIA BASSA à Coping centrato sul controllo della paura (Negazione ed evitamento, rifiuto del messaggio)
Un messaggio efficace deve favorire processi di controllo del pericolo e non di controllo della paura
MINACCIA + RACCOMANDAZIONE COMPORTAMENTALE
INFLUISCONO SULL’INTENZIONE DI ADOTTARE UN DETERMINATO
COMPORTAMENTO
NORME SOGGETTIVE ATTEGGIAMENTO
verso il comportamento
LA TEORIA DELL’ AZIONE RAGIONATA (TRA)
ü PERCEZIONE SOGGETTIVA DELLE SUE PROBABILI CONSEGUENZE (ASPETTATIVA-‐VALORE)
ü CREDENZE individuali riguardo il mondo sociale
Es.: quanto le altre persone significaMve si aspeJano che intraprenda un certo comportamento + MOTIVAZIONE a soddisfare tali aspeJaMve
E’ la rappresentazione cogni$va che la persona ha della propria disponibilità (READINESS) ad adoDare un
certo comportamento.
Ajzen e Fishbein (1980)
LA TEORIA DELL’AZIONE PIANIFICATA (TPB) (Ajzen, 1985)
ü La TPB nasce dall’esigenza di superare i limi$ della TRA (poco prediIva per comportamen$ poco delibera$, che sfuggono al controllo personale à Es. Dipendenza).
ü Viene aggiunta la componente del CONTROLLO COMPORTAMENTALE PERCEPITO (PBC) ossia l’insieme di credenze dell’individuo riguardo al controllo che egli può esercitare sul comportamento, facilità/difficoltà di aDuazione, in base all’esperienza pregressa o scenari an$cipatori.
LE CREDENZE DI CONTROLLO si formano in seguito a una riflessione su possibili facilitazioni/ostacoli intervenien$
FATTORI INTERNI (informazioni possedute, capacità, risorse interne, condizioni emo$ve, stress)
FATTORI ESTERNI (situazioni o determinan$ ambientali)
LOC INTERNO E ALTA AUTOEFFICACIA = PBC ALTO
Le credenze che alimentano le intenzioni rifleJono informazioni raccolte dall’individuo, spesso inaccurate, incomplete, basate su premesse irrazionali e influenzate dalle emozioni.
I comportamenM più salienM e visibili possono essere erroneamente percepiM come maggioritari, ciò può portare ad
aderirvi come praMca normale e diffusa
LA TEORIA DELL’OBIETTIVO (GOAL THEORY) (Perugini, Bagozzi 2001) propone le INTEZIONI legate all’OBIETTIVO come determinan$ dei processi che danno inizio e regolano le azioni strumentali direDe a uno scopo.
Le GOAL INTENTIONS sono funzioni dei DESIDERI che a loro volta sono lega$ agli ATTEGGIAMENTI, alle NORME SOGGETTIVE e all’AUTOEFFICACIA.
Le intenzioni legate all’obieIvo determinano il “provare”, cioè iniziare ad agire al fine del raggiungere l’obieIvo. La desiderabilità dello scopo e la percezione di piacevolezza/spiacevolezza derivante dal suo oDenimento hanno un ruolo determinante!
I fumatori in procinto di smeDere tendono a prefigurarsi conseguenze spiacevoli sul piano emo$vo e sociale, le sole previsioni posi$ve riguardano aspeI economici e di salute fisica
L’output di quesM modell i è la formazione dell’intenzione ad agire La capacità di quesM modelli di predire la concreta messa in aJo del cambiamento comportamentale è tuJavia inferiore a quella misurata nel cambiamento della moMvazione à INTENTION-‐BEHAVIOUR GAP
IL MODELLO DELL’IMPLEMENTAZIONE DELLE AZIONI
Intenzione di realizzazione di un obieTvo (goal intenDons)
Intenzioni di esecuzione (implementaDon intenDons)
Gollwitzer (1999) aDraverso questo modello cerca di individuare i processi aDraverso i quali gli individui traducono gli obieIvi in azioni, soDolineando l’importanza della PIANIFICAZIONE.
AZIONE
Esempio “Quando passerò davan4 al tabacchi prima di andare a lavoro, non comprerò le sigare]e” è preferibile a “Oggi andrò a lavoro senza sigare]e”.
Facilitare la trasformazione dell’intenzione (es. sen$rmi più in forma, prevenire malaIe, risparmiare..)
in azione (es. “smeDere di fumare”)
“Se incontrerò la situazione Y, allora intraprenderò l’azione Z che mi farà raggiungere l’obieIvo X”.
ObieIvo specifico, chiaro, collocato nel tempo/spazio, misurabile/verificabile
-‐ Ogni volta che tornerò a casa, prenderò le scale anziché l’ascensore -‐ Farò 30 minu$ di passeggiata veloce 2 volte alla seImana: ogni martedì e venerdì prima di
cena
IL MODELLO DELL’IMPLEMENTAZIONE DELLE AZIONI
IL MODELLO DELL’IMPLEMENTAZIONE DELLE AZIONI
ü Definire delle rappresentazioni mentali an$cipatorie SPECIFICHE dell’aDuazione del comportamento può facilitare L’INDIVIDUAZIONE, IL COINVOLGIMENTO e LA SALIENZA DEL PIANO AL PRESENTARSI DELLA SITUAZIONE STIMOLO.
ü In presenza di quest’ul$ma, l’avvio del comportamento target sarà più IMMEDIATO, EFFICIENTE e INDIPENDENTE dalle intenzioni consapevoli
L’APPROCCIO AL PROCESSO DELL’ AZIONE SALUTARE (HAPA) • Schwarzer (2008) propone l’HAPA come modello integra$vo per colmare una serie di carenze dimostrate dai
modelli preceden$ circa il nesso tra intenzioni e comportamenP
Dimensione temporale
• Stadio mo4vazionale che conduce all’intenzione (PREINTENZIONALE)
• Stadio voli4vo che conduce all’azione (POSTINTENZIONALE)
FASE MOTIVAZIONALE • Percezione del rischio • AspeDa$ve sugli esi$ • Autoefficacia
FASE DELL’AZIONE • Pianificazione • Azione • Mantenimento
L’APPROCCIO AL PROCESSO DELL’ AZIONE SALUTARE (HAPA)
FASE MOTIVAZIONALE • Percezione del rischio • AspeDa$ve sugli esi$ • Autoefficacia • Pianificazione
FASE DELL’AZIONE • Pianificazione • Azione • Mantenimento
LE ASPETTATIVE OTTIMISTICHE DI AUTOEFFICACIA DETERMINANO IL NUMERO E LA QUALITÀ DEI PIANI D’AZIONE PREPARATI E FACILITANO IL PASSAGGIO ALL’AZIONE
• ACTION S.-‐E. • COPING S.-‐E. • RECOVERY S.-‐E.
I Non-‐Intenders Interven$ informa$vi su aspeDa$ve circa il risultato, rischio e possibili esi$ posi$vi garan$$ dal nuovo comportamento. Gli Intenders Supporto nell’implementazione di piani d’azione coeren$ con le intenzioni Gli Actors Prevenzione della ricaduta e rinforzo aspeDa$ve di autoefficacia di coping e recupero
L’APPROCCIO AL PROCESSO DELL’ AZIONE SALUTARE (HAPA)
INTERVENTI STADIO-‐SPECIFICI
IL MODELLO TRANSTEORICO DEGLI STADI DI CAMBIAMENTO (TTM)
(Prochaska & DiClemente, 1983; 1992)
Ø Alla fine degli anni ’70 Prochaska condusse uno studio compara$vo sulle caraDeris$che di 18 principali approcci teorici alla psicoterapia e al cambiamento del comportamento umano, con l’obieIvo di individuare aspeI comuni: fasi del cambiamento che rappresentano differen$ livelli di propensione al cambiamento.
Ø Le tre dimensioni fondamentali del modello sono: • gli stadi del cambiamento • i processi del cambiamento • i faDori psicologici che determinano il transito tra gli stadi
IL MODELLO TRANSTEORICO DEGLI STADI DI CAMBIAMENTO (TTM): Stadi
Il cambiamento è visto come un passaggio progressivo a]raverso una serie temporale di 5 stadi L’individuo in questo stadio non ha intenzione di intraprendere alcuna
azione nei successivi 6 mesi ed evita di prendere in considerazione i propri
comportamen$ a rischio
Presenza nell’individuo dell’intenzione di cambiare nei successivi 6 mesi con la consapevolezza dei vantaggi e degli svantaggi connessi al cambiamento. TuDavia ancora impegnato in un ambivalente bilancio fra cos$ e
benefici che può inibire l’azione anche per lunghi periodi.
L’individuo manifesta l’intenzione di agire nel futuro immediato (prossimo mese) e ha un piano di azione per il
cambiamento. L’individuo agisce per modificare il
proprio comportamento. In questa fase vanno incluse tuDe le aIvità che
vengono messe in aDo nel tenta$vo di modificarlo, compresi gli insuccessi e i
tenta$vi falli$.
L’individuo si impegna al mantenimento nel tempo e alla
stabilizzazione del cambiamento. Molta aDenzione va prestata al prevenire le ricadute e ad aumentare la fiducia per riuscire a mantenere il cambiamento in
modo permanente.
Precontemplazione Contemplazione Preparazione Azione Mantenimento
MOTIVATO? DISPOSTO? CAPACE?
MUOVERSI ATTRAVERSO GLI STADI
PC CON PREP ACT MAIN
Interesse Preoccupazione
Rischi/benefici Decisione
Impegno Pianificazione Priorità
Implementare il piano Revisioni
Integrazione nello stile di vita Evitare/gestire le ricadute
MoPvazione
Decision Making, Problem Solving e Self-‐efficacy
IL MODELLO TRANSTEORICO DEGLI STADI DI CAMBIAMENTO (TTM): Processi
Precontemplazione
Contemplazione
Preparazione
Azione
Mantenimento
cinque processi cogni$vo-‐esperienziali: q Aumento della consapevolezza q AIvazione emozionale e riduzione del disagio emo$vo q Rivalutazione dell’ambiente e del proprio ruolo sociale q Aumento delle opportunità socioambientali di
promozione della salute q Valutazione cogni$vo-‐emo$va del sé e della propria
immagine
cinque processi comportamentali : q Controllo dello s$molo q Ricerca di supporto sociale q Apprendimento di comportamen$ sos$tu$vi q Rinforzo posi$vo q Fiducia nelle proprie capacità di cambiamento e impegno a
cambiare
� INTERESSE E PREOCCUPAZIONE ◦ Informazioni connesse con valori personali e situazione aDuale àAIvazione emo$va ◦ Resistenze al cambiamento à Ambiente facilitante, Promuovere la sperimentazione ◦ Negazione/razionalizzazione à Consapevolezza ◦ Mo$vazione: Estrinseca à Intrinseca
• Fon$ d’influenza, Dipendenza • Insinuare dubbi per superare l’ambivalenza senza
contrapporvisi • Pro e contro dello status quo e del risultato del
cambiamento • Individuazione sostegni/barriere
MOTIVAZIONE e PRONTEZZA…
IL MODELLO TRANSTEORICO DEGLI STADI DI CAMBIAMENTO (TTM): FaOori psicologici
q Valutazione dei pro e dei contro del cambiamento (decisional balance) q Autoefficacia q Tentazioni di ricaduta (temptaDons)
Le tentazioni rappresentano condizioni che rendono difficile adoDare un comportamento e possono essere di tre $pi: q disagio emo$vo q situazioni sociali posi$ve q desiderio urgente (craving)
Colloquio moMvazionale
• Collabora$vo piuDosto che confrontazionale • Centrato sulla persona: le preoccupazioni e la prontezza aDuali della persona; valori chiave della persona e del gruppo/contesto culturale
• Comprensione à Connessione à Credibilità • Non trascura il peso di: planning, auto-‐controllo, efficacia della risposta, auto-‐efficacia e supporto sociale
• Rinforzi/incen$vi e feedback rilevan$ per la persona
PSICOLOGIA DELLA SALUTE
• Promozione e mantenimento di stili di vita salutari;
• Prevenzione e trattamento della malattia;
• Identificazione dei correlati eziologici e diagnostici di salute e malattia; • Miglioramento del sistema sanitario e delle politiche per la salute con particolare attenzione alle interazioni tra i professionisti della salute ed i pazienti, nei diversi contesti di cura (Matarazzo, 1980; Kaptein & Weinman, 2004)
5 miliardi di euro l’anno per trattare le patologie fumo-correlate (Costenbader & Karlson, 2006)
+ Precoce pensionamento e morte prematura dei tabagisti
= Costi totali del fumo: 15 miliardi di euro
Ricavi vendita tabacco: 10 miliardi di euro (Armon, 2009)
COSTI DEL TABAGISMO
COMPLESSITÀ DEL TABAGISMO
FATTORI NEURO-BIO-GENETICI Conseguenze fisiologiche dell’assunzione; Vulnerabilità genetica
PERSONALITÀ e CARATTERISTICHE INDIVIDUALI Impulsività; Tono affettivo/umorale
CREDENZE e ASPETTATIVE Valutazioni cognitive ed emotive sulle conseguenze dell’assunzione, sull’astensione e sul percorso di disassuefazione; Rappresentazioni inerenti dinamiche identitarie nel ciclo di vita
CONTESTO SOCIALE e STORIA DI VITA Modelli familiari, gruppo dei pari, scuola, lavoro, istituzioni, media. Accessibilità ed esposizione all’uso e alla promozione del tabacco, prevalenza percepita e approvazione o disapprovazione sociale
LA PROSPETTIVA BIOPSICOSOCIALE Engel (1977): necessità di fornire cure occupandosi simultaneamente del livello biologico, psicologico e sociale del disagio Influenza delle variabili psicosociali (vissuto emotivo, credenze inerenti disagio e trattamento, sia del paziente che del medico, dinamiche comunicative e relazionali tra loro) sulla sintomatologia, sulle procedure diagnostiche e sulla prognosi
PREVENZIONE E TRATTAMENTO
Complessa interazione tra i fattori di rischio e di protezione: à Interventi preventivi sulla popolazione oltre ai trattamenti individuali
Framework Convention on Tobacco Control (WHO, 2003) Interventi politico-sociali di contrasto al tabagismo: tassazioni, divieti, campagne mediatiche… LEGGE SIRCHIA in vigore dal 2005 DECRETO LORENZIN 2013 e DIRETTIVA 2014/40/UE in vigore da febbraio 2016 CAMPAGNE COMUNICATIVE… contro il fumatore! (ITALIA) VS Strategia ENDGAME: Eradicazione tabagismo in 20-25 anni con riconversione economia del tabacco (www.tobaccoendgame.it) (AUSTRALIA, CANADA, NUOVA ZELANDA…)
ASSUNZIONE NICOTINA
VARIABILITÀ GENETICA
Espressione dei recettori nicotinici Sensibilità ai sintomi astinenziali (assenti nel 50% dei fumatori)
CRAVING E CONSUMO COMPULSIVO Per alleviare sintomi astinenziali spiacevoli e ricercare effetti piacevoli
TOLLERANZA Ridotta sensibilità agli effetti ricercati UP-REGULATION recettori nicotinici: Sintomi astinenziali di “rimbalzo” ad es. irritabilità, difficoltà a concentrarsi, depressione dell’umore
ASSUNZIONE RIPETUTA
Risposta dopaminergica aumentata; Fenomeni di neuroplasticità
(circuiti neurali emotivi e mnestici); Apprendimento associativo
AZIONE ADRENERGICA Sensazione di attivazione cognitiva
AZIONE NEUROMUSCOLARE Sensazione di rilassamento a livello spinale
AZIONE DOPAMINERGICA Sistema mesolimbico à Sensazione di benessere
MECCANISMO DI APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO
ROUTINE COMPORTAMENTALI DI ASSUNZIONE: interazione ripetuta tra proprietà rinforzanti del comportamento e stimoli contingenti dell’ambiente fisico/sociale:
à Automatismo inconsapevole
Il CRAVING può persistere per mesi, sostenuto da stimoli condizionati (Jarvis, 2004; Hughes, 2007)
SINTOMI ASTINENZIALI: il sollievo dai sintomi astinenziali genera un’impressione di beneficio
à Potere rinforzante delle sigarette (Parrott & Murphy, 2012)
ASSUNZIONE DISFUNZIONALE COMPULSIVA à DIPENDENZA DA TABACCO
• I fumatori, specie se occasionali, sottovalutano la loro dipendenza (Dissonanza cognitiva - Festinger, 1957) nonostante possa instaurarsi prima che il consumo diventi quotidiano (DiFranza et al., 2003) e la relazione dose-mortalità non sia lineare: rischi 4-7 sig./die = 70% rischi 23 sig./die (Schane et al., 2010); • Carenza di formazione specifica sul tabagismo nelle università di area sanitaria;
• ¼ medici fuma, anche Pneumologi, idem popolazione italiana (Smith et al., 2007);
DIAGNOSI DIPENDENZA TABAGICA condizione cronica soggetta a recidive (ICD-10; DSM-V)
Abitudine o Vizio Scelta individuale consapevole
• CTT? • I LEA non prevedono il trattamento per la dipendenza da tabacco à Farmaci non rimborsabili à Manca un protocollo standard di trattamento della dipendenza dal tabacco: Ad es. Colloquio motivazionale per non intenzionati a smettere; Minimal Advice counseling di sostegno nel percorso di disassuefazione; Terapia farmacologica (astinenza e craving)
CONTRO-CAMPAGNA FIT
DISINFORMAZIONE
COLPEVOLIZZARE VS
RESPONSABILIZZARE
STIGMATIZZAZIONE
Fenomeno controverso: Limita il coinvolgimento: fumo meno attraente
Limita accesso ai servizi di cura (Bell et al., 2010)
CAMPAGNA ANTIFUMO 2015 del Ministero della Salute
• MEDICO DI BASE:
Visita il 70% degli italiani una volta l’anno; Riceve richiesta d’aiuto dal 90% degli intenzionati a smettere (ISS-2006); Si sente privo di formazione specifica sulle competenze comunicative del colloquio motivazionale e sul trattamento farmacologico del tabagismo (Studio PESCE, 2008) à Solo il 22% dei fumatori riceve consigli sulla cessazione del fumo durante le visite; molti operatori sanitari ritengono che ciò esuli dal proprio ruolo (Ferketich et al., 2008; Lally et al., 2008)
OCCASIONE PERSA PER REALIZZARE INTERVENTI MOTIVAZIONALI IN CONTESTI OPPORTUNISTICI
Attraverso il coinvolgimento e la formazione di MEDICI SPECIALISTI, MEDICI DI BASE, FARMACISTI e INFERMIERI nella prevenzione e nel trattamento del tabagismo dei loro pazienti, allestendo una rete di collaborazione multidisciplinare che orienti i fumatori verso i CTT presenti sul territorio (Fiore & Theobald, 2009; Tinghino, 2011)
3.6.2 IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE: L’INTERVENTO DELLE “5 A”
Il MMG può farsi carico delle prime tre sezioni della struttura di intervento raccomandata per tutti gli assistiti (Ask, Advise, Assess). Per la fase della scelta e dell’attuazione del percorso terapeutico, può appoggiarsi ad un Centro per il Trattamento del Tabagismo (CTT) (Sarti, 2008).
Ciò fa rifleDere su quanto sia importante. incoraggiare le persone a smeDere, tenendo conto delle loro specifiche credenze di saluteInfine, alcuni studi usano l’HBM anche per predire il coinvolgimento degli operatori sanitari nei programmi di prevenzione e di cessazione del tabagismo dei loro pazien$: è emerso che mol$ di loro ritengono che questo compito esuli dal loro ruolo e che gli interven$ di disassuefazione siano scarsamente efficaci (Lally et al., 2008).
Inserire slide sui da$ degli studen$ delle facoltà sanitarie
Decreto Lorenzin 2013: Telefono verde antifumo sui pacchetti
286 contatti nel 2013 à 2011 chiamate nel 2014 à 3600 nel 2015 (fonte DOXA, 2016)