gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · web viewquarta lezione –modulo 3 ad opera del...

27
Quarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani è docente presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università “La Sapienza”, dove insegna Fondamenti di Dinamica di Gruppo e Tecniche di Valutazione e Counselling, presso il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche della Valutazione e della Consulenza Clinica e presso il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche per l’Intervento Clinico per la Persona, il Gruppo e le Istituzioni. Insegna altresì Psicologia Dinamica dei Gruppi nella Scuola, presso il Corso di Laurea in Valutazione e Intervento nella Psicopatologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e Teoria e Tecniche nella Dinamica di Gruppo, presso il Corso di Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità dello stesso Ateneo. È docente presso la Seconda Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università “La Sapienza”. È membro della Società Psicoanalitica Italiana e della International Psychoanalitical Association. Elisa Ottaviani è laureata presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ha frequentato i corsi di osservazione e applicazione dei concetti psicoanalitici al lavoro con i bambini, gli adolescenti e le famiglie, accreditati presso la Tavistock Clinic di Londra (centro studi Martha Harris). È attualmente in 1

Upload: others

Post on 16-May-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Quarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani.

Paolo Cruciani è docente presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università “La Sapienza”, dove insegna Fondamenti di Dinamica di Gruppo e Tecniche di Valutazione e Counselling, presso il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche della Valutazione e della Consulenza Clinica e presso il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche per l’Intervento Clinico per la Persona, il Gruppo e le Istituzioni. Insegna altresì Psicologia Dinamica dei Gruppi nella Scuola, presso il Corso di Laurea in Valutazione e Intervento nella Psicopatologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e Teoria e Tecniche nella Dinamica di Gruppo, presso il Corso di Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità dello stesso Ateneo. È docente presso la Seconda Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università “La Sapienza”. È membro della Società Psicoanalitica Italiana e della International Psychoanalitical Association.

Elisa Ottaviani è laureata presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, ha frequentato i corsi di osservazione e applicazione dei concetti psicoanalitici al lavoro con i bambini, gli adolescenti e le famiglie, accreditati presso la Tavistock Clinic di Londra (centro studi Martha Harris). È attualmente in formazione psicoanalitica presso la SPI (II sezione Romana). Ha lavorato presso comunità terapeutiche per soggetti psicotici svolgendo attività di riabilitazione e sostegno psicologico personale e di gruppo. Si è dedicata allo studio e alla ricerca intorno ai “processi creativi di gruppo e il sogno”, l’arte e la psicoanalisi conducendo gruppi espressivi e workshop in vari ambiti professionali: comunità terapeutiche, centri per adolescenti, centri diurni e università. Attualmente svolge attività privata come psicologa, co-conduce un gruppo settimanale presso l’SPDC dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e, sempre nello stesso ospedale, partecipa alla ricerca intorno allo sviluppo psicologico dei bambini prematuri e le loro famiglie.

1

Page 2: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Il Professor Cruciani introduce la lezione odierna illustrando la dicotomia che ha caratterizzato il pensiero accademico riguardo alla concezione dei gruppi che si è dipanata lungo un continuum ai cui estremi si trovano la concezione atomistica, da un lato, centrata sui componenti del gruppo e sui loro rapporti interpersonali, e dall’altro, il gruppo inteso come un tutto, un insieme (“A group as a whole” W. Bion).

La riflessione sul gruppo si inseriva in una più vasta ridefinizione concettuale e metodologica che si stava svolgendo in Gran Bretagna; ridefinizione che non nasceva nell’ambiente della psicoterapia di gruppo, dato che tale disciplina tendeva ad avere come tematica centrale la guarigione dei partecipanti al gruppo e mutuava concetti quali contenimento del transfert, interpretazione e transfert multipli dalla tradizione psicoanalitica, per la quale l’intervento del terapeuta nel gruppo tendeva a frenare, da una parte, lo scivolamento del gruppo nel fenomeno massa (effetti confusivi complessivi del gruppo) e dall’altra a fornire delle interpretazioni sulle singole dinamiche interpersonali occorrenti nella terapia di gruppo.

Gli accademici del Tavistock Institute di Londra guardavano al gruppo come a un tutto, partendo dalla considerazione del funzionamento di un’istituzione anziché di una situazione clinica. Nel caso del Tavistock Institute è l’istituzione che diventa il soggetto della terapia e il soggetto che si intende curare è un “tutto insieme”.

Molto esplicativo, in questo caso, è il riferimento che il Professor Cruciani fa a Wilfred Bion ((Muttra, 1897 – Oxford, 1979) e al suo esperimento condotto nell’ospedale di Northfield (ospedale in cui erano ricoverate 300 persone con disturbi psicologici legati a traumi di guerra, i così detti “shell shocks” ).

Bion si trovò di fronte ad una situazione tale da rendere impossibile curare 300 persone intervenendo singolarmente su ognuna di esse, per cui cercò di curare l’istituzione, facendo in modo che l’istituzione funzionasse tutta insieme.

Per questo è importante il punto di vista che già Kurt Lewin (Mogilno, 9 settembre 1890 – Newtonville, 12 febbraio 1947) aveva proposto nell’ottica della psicologia della forma, la Gestaltpsychologie, che si occupa delle forme del pensiero. Lewin afferma che non bisogna focalizzarsi sulle caratteristiche dei singoli componenti del gruppo, ma si

2

Page 3: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

deve guardare la configurazione che questo assume (se con leadership autoritaria o legata alla competenza).

È questo che fa la differenza nel gruppo: i singoli componenti contano di meno.

L’idea di guardare al gruppo come a un tutto nasce quando l’oggetto della terapia, la situazione su cui vogliamo andare a incidere, viene considerata tutta insieme (come un ospedale di 300 persone).

I punti di vista della tradizione Gestalstica di Lewin si affiancano a quelli della tradizione psicodinamica di cui era portatore Bion.

Il Professor Neri, nella lezione precedente a quella odierna, ha ricordato che gli scritti di Bion sui gruppi sono stati composti prima che egli diventasse psicoanalista. Per la verità, sottolinea il Professor Cruciani, Bion aveva già una formazione ed un orientamento psicodinamici, in quanto era attento all’inconscio e ai meccanismi di difesa. Bion fece un ciclo di analisi con George Britman, e un altro ciclo di 8 anni di analisi con Melanie Klein. (“L’analisi finì quando la signora Klein ne ebbe abbastanza del signor Bion e viceversa.”)

Bion scrisse una riformulazione del modello fondamentale, che aveva proposto di esperienze nei gruppi in termini psicoanalitici, introducendo soprattutto il concetto, fondamentale per il suo pensiero, di identificazione proiettiva.

Ciò che sarà oggetto della lezione odierna condotta dalla Dottoressa Ottaviani è il passaggio da una descrizione dei fenomeni collettivi, in termine di singole interpretazioni interpersonali, all’identificazione di un concetto che riporta tutti gli aspetti singoli ad un unico elemento pervasivo.

Questo concetto viene ricondotto a quello di campo, che riproduce a livello delle dinamiche psicologiche, un tipo di fenomeni osservati in fisica, con cui esistono delle analogie a livello formale.

Il concetto di campo in fisica ci descrive un’azione che coinvolge tutti gli elementi che entrano in una determinata sezione dello spazio, non perché ci sono singole interazioni tra loro ma perchè c’è qualcosa di incorporeo (il campo) che organizza, che unifica gli elementi riconducendoli ad un unico fattore comune.

Considerata la difficoltà della nozione di campo, la Dottoressa Ottaviani propone uno schema di punti storico-teorici con riferimenti ad alcuni autori più significativi.

3

Page 4: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Il concetto di campo è un concetto piuttosto complesso ed articolato che ha la sua origine in fisica (in particolare a partire dalle ricerche di A. Einstein e dalla teoria della relatività). Le suggestioni esercitate da tale concetto hanno stimolato negli anni riflessioni e concettualizzazioni interessanti e varie, in ambito psicologico e psicoanalitico. In nessun modo posso immaginare di semplificare un concetto così complesso quindi mi limiterò ad alcune riflessioni introduttive sperando di stimolare la curiosità sull’argomento.

Gli autori a cui farò riferimento sono: K. Lewin, S.H. Foulkes, W.R. Bion, Willy e Madeleine Baranger, F. Corrao, C. Neri, A. Correale, F. Riolo, a partire naturalmente dal testo del prof. C. Neri, testo di riferimento principale di questo corso universitario.

Figura interessante nel vasto panorama culturale degli anni tra le due guerre è WOLFGANG PAULI (Vienna 1900, Zurigo 1958), fisico austriaco, uno dei padri fondatori della meccanica quantistica e premio Nobel per la fisica. È interessante perché crea un collegamento stimolante tra fisica e psicoanalisi. Pauli, infatti, conduce le sue ricerche sulla scia della teoria della relatività, emigra negli Usa nel 1940 per tornare dopo la guerra in Svizzera.

Interessante è il dialogo con Jung. Un carteggio durato circa un ventennio che sfocia in una pubblicazione, un libro nel 1952 “Spiegazione della natura e Psiche”. Il testo si compone di due parti: una scritta da Jung “La sincronicità come principio delle leggi acausali” ed una scritta da Pauli “Influenze delle immagini archetipiche sulle teorie scientifiche di Keplero”. In Italia è disponibile soltanto la traduzione (Boringhieri, Torino) del saggio di Jung, il che non aiuta a capire la fertilità dello scambio di idee avvenuto in quegli anni. (da segnalare W. Pauli “Fisica e conoscenza” 1964 Boringhieri Torino).

(L’ottica della sincronicità considera i sentimenti, le idee, i fatti, che avvengono nel gruppo, come compresenti, sia che appartengano al momento attuale, sia che appartengano al passato, sia nel caso di aspettative o timori rivolti al futuro. Come la causalità spiega la sequenza degli eventi, la sincronicità spiega la loro coincidenza).

ACCENNI AL MODELLO DI CAMPO IN FISICA

Il concetto di campo fu introdotto in fisica nella seconda metà del Novecento, per spiegare il fenomeno della interazione a distanza tra i

4

Page 5: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

corpi. Fino ai tempi di Newton si pensava che l’interazione tra i corpi si verificasse solo per contatto. Il concetto fisico di forza veniva quindi associato al fatto che un oggetto esercitasse su un altro una spinta, una trazione, un urto.

La teoria newtoniana della gravitazione universale modificò questo punto di vista, dimostrando che due oggetti potevano interagire ed esercitare una forza attrattiva l’uno sull’altro, anche a distanza.

Alla fine dell’Ottocento il fenomeno dell’azione a distanza dei corpi trovò nella teoria dei campi elettromagnetici di Faraday e Maxwell una diversa e più soddisfacente spiegazione. Lo spazio non viene assunto più come contenitore geometrico, supporto per i fenomeni ed i corpi, ma come luogo perturbato, soggetto ad intense variazioni di energia. (vedi il Mesmerismo).

Il Professor Cruciani interviene chiarendo che si sta facendo riferimento a quei fenomeni che si dipartono in azioni non attraverso un contatto diretto; del resto i fenomeni legati al magnetismo animale erano uno dei primi modelli di interazione di un insieme di persone, riunite nello stesso momento, che interagiscono insieme non per caratteristiche individuali, ma per la relazione che hanno in quel momento.

Con l’evoluzione della fisica ed A.Einstein e Leopold Infeld, il concetto si approfondisce. Ogni interazione (elettrica, magnetica, gravitazionale) è descrivibile come “campo”.

Vediamo alcune leggi del campo:

Il campo non è un luogo, è una distribuzione di intensità. Il campo si organizza e si modifica secondo leggi proprie. Gli oggetti del campo non hanno un’esistenza indipendente da esso. Il campo non appartiene all’ambito degli osservabili, la sua realtà

può solo essere derivata dagli effetti sui corpi e può essere solo rappresentato con un modello formale.

Il modello descrive il campo come un sistema di trasformazioni messe in moto da perturbazioni ed eventi. Le trasformazioni del campo sono soggette alle leggi del campo e non dipendono dagli oggetti. Viceversa gli oggetti sono funzioni del campo e risultano modificati dalle sue trasformazioni.

5

Page 6: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Almeno due oggetti devono essere presenti perché il campo si costituisca.

L’evento che riguarda uno dei punti del campo modifica anche tutti i punti del campo. Allo stesso tempo il verificarsi di un evento esclude tutti gli stati potenziali del campo non determinati da quel particolare evento.

L’evento perturbatore non si trasmette direttamente agli altri oggetti del campo, ma solo attraverso le modificazioni del campo perturbato.

Le leggi del campo consentono di derivare la posizione e la traiettoria (la storia) degli oggetti a partire da ciò che è presente. Il campo è un sistema post-dittivo.

(F. Riolo 1997 “Il modello di campo in psicoanalisi).

IL CAMPO IN PSICOLOGIA E IN PSICOANALISI (RIFERIMENTI A LEWIN, FOULKES, BION, NERI)

Il Professor Cruciani interviene, sottolineando che un individuo può affermare qual è la forma del campo solo dopo avervi esercitato degli effetti.

La nozione di “campo” in psicologia, è stata introdotta sulla base di ricerche ed esperienze sui gruppi. Solo in un momento successivo l’idea di campo ha trovato spazio nel pensiero psicoanalitico e comunque è sempre rimasta ai margini delle correnti principali. La nozione di campo sembrava tuttavia utile per spiegare alcuni fenomeni riguardanti il gruppo.

K. LEWIN (1890-1947), psicologo tedesco (nato in Polonia in realtà), ebreo, pioniere della psicologia sociale, vicino alla Psicologia della Gestalt, emigra negli Usa nel 1933 dove trova un ambiente ricettivo per le sue ricerche e sviluppa le sue teorie fondamentali.

Lewin considera l’attività psicologica come una totalità di fatti coesistenti ed interdipendenti, retta da prinicipi dinamici propri di un campo di energia (Teoria del Campo). Il “campo” dello psicologo non è ovviamente quello del fisico, ma è lo “spazio di vita” (life space), che è definito come la “totalità dei fatti che determinano il comportamento (C) di un individuo ad un certo momento.” (Lewin 1936). Nello spazio di vita (S) si presenta la totalità degli eventi psicologici possibili. Il comportamento è funzione (f) dello spazio di vita.

6

Page 7: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Lewin esprime questa relazione con la formula C=f(S). Poiché lo spazio di vita include una “regione”, la Persona (P) e l’ambiente psicologico (A), e quindi la relazione precedente diventa C=f (P, A).

Il comportamento dunque, secondo questa teoria, è funzione dell’interazione tra la persona e l’ambiente psicologico.

L’ambiente psicologico, non è il mondo fisico, geografico o socioeconomico. Quando si parla di spazio di vita, si deve intendere non lo spazio fisico entro il quale si muove un individuo, ma uno spazio di vita psicologico di cui un individuo ha un’esperienza soggettiva più o meno cosciente. Lo spazio di vita, include tutti i fatti che esistono per la persona ed esclude tutti quelli che non esistono. Esso abbraccia bisogni, scopi, influenze inconsce, convinzioni, fatti di natura politica, economica e sociale e tutto ciò che potrebbe aver un effetto diretto sul comportamento.

Il Professor Cruciani sottolinea che, per ambente psicologico, si intende l’insieme dei fatti che sono rilevanti dal punto di vista psicologico. Il modello di K. Lewin aspira ad essere un modello generale, affinchè ogni altro modello possa mettere al posto di questi fattori, quelli che ritiene più importanti. La psicoanalisi introdurrà al posto di questi elementi (bisogni) tutto ciò che può avere un effetto diretto sul comportamento, come pulsioni, fantasie inconsce, relazioni oggettuali.

L’ambiente psicologico racchiude le persone, le attività, gli oggetti, con cui un individuo, in un particolare momento della propria vita, interagisce. Si tratta di un’interazione psicologica non di una interazione fisica. Anche la persona, secondo Lewin, comprende un insieme di regioni, separate ma comunicanti. Anche la struttura della personalità viene descritta come un insieme di spazi intercomunicanti.

Per il Professor Cruciani, in questo caso, cioè in relazione a questi concetti, manca solo la parola “gruppo”. La cosa importante è che questo elemento non necessariamente tocca subito gli altri. È come per l’assunto di base: se si pensa che la salvezza stia nell’attesa messianica di un qualcosa, poi non è importante cosa sia realmente questo qualcosa.

L’altro grande settore di ricerca affrontato da Lewin in quegli anni fu la psicologia sociale, di cui è considerato uno dei maggiori teorici della prima metà del Novecento. Il gruppo costituiva l’unità di analisi della

7

Page 8: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

psicologia sociale ed era definito da Lewin in modo gestaltista e dinamico. Il gruppo viene considerato qualcosa di più e diverso della somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari e reazioni particolari con altri gruppi. Quello che ne costituisce l’essenza è l’interdipendenza dei suoi membri, cioè è una totalità organica e dinamica. Ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte interessa lo stato di tutte le altre.

Il Professor Cruciani, in riferimento all’enunciato “il gruppo è qualcosa di diverso alla somma dei suoi membri”, afferma l’importanza di questo assunto, per far comprendere meglio il quale, Bion utilizzava l’esempio dell’orologio: se viene smontato, nessuna delle sue componenti può segnare il tempo. La funzione si attiva solamente quando si ha il gruppo riunito, quando tutti i pezzi dell’orologio sono uniti e costituiscono una unità sovraindividuale (come l’equipaggio nella comunità nella nave e in una squadra di calcio).

Ciò che può fare il singolo e ciò che può fare il gruppo, si rende maggiormente evidente se si studia un’istituzione piuttosto che un gruppo terapeutico. Ci sono funzioni che solo il gruppo può avere.

C’è una funzione di contenimento che ha solo il gruppo e che non si attiverebbe se il gruppo non ci fosse. Alcuni fenomeni rilevanti dal punto di vista terapeutico non ci sarebbero se non esistesse il gruppo.

S. H. FOULKES (tra gli anni ’50 e ’60) mette a punto un modello di psicoterapia di gruppo basato sulla teoria psicoanalitica e contemporaneamente centrato su elementi assolutamente specifici del gruppo. Foulkes non parla, però, esplicitamente di campo.

Il gruppo viene visto come una entità psicologica a sé, un “organismo” vivente che ha umori e reazioni, uno spirito, un’atmosfera, un clima.

Il concetto chiave del pensiero di Foulkes è quello di RETE relazionale e sociale di cui ogni individuo rappresenta un nodo. Qualsiasi comunicazione ed evento all’interno della rete di un gruppo assume il suo significato grazie ad un substrato comune, che definisce “MATRICE”, ovvero un “fondo di comprensione inconscia, in cui si producono delle reazioni e delle comunicazioni molto complesse e stratificate”.

“L’individuo è parte di una rete sociale, un piccolo punto nodale in questa rete e può solo artificialmente essere considerato isolatamente, come un pesce fuor d’acqua. (S. H. Foulkes)

8

Page 9: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

La matrice è un termine comune a tutti i membri da cui dipendono in definitiva il significato e l’importanza di quello che accade nel gruppo. Tutti i rapporti e tutte le comunicazioni operano all’interno di questa matrice, che potremmo paragonare ad una rete. L’individuo viene considerato come un sistema aperto e la sua posizione nella matrice di gruppo è assimilabile a quella del neurone in senso anatomico e fisiologico: occupa i punti nodali della rete nervosa le cui risposte sono sempre globali.

Le reazioni e le risposte del gruppo sono sempre globali anche se il gruppo si serve di un membro o di un altro.

Interviene poi la dottoressa Ottaviani spiegando come le risposte del singolo individuo all’interno di un gruppo non appartengano più a lui, ma a tutto il gruppo. La matrice è sovrapersonale, essa entra in attività ed agisce nel suo complesso. Si potrebbe parlare di una psiche di gruppo, come si parla di una psiche individuale. I confini degli individui nella matrice di gruppo non coincidono con quelli delle persone fisiche. La matrice ha aspetti dinamici e personali (dinamici, quelli che si vengono a costituire nel gruppo e personali, quelli che provengono dal gruppo familiare).

Il Professor Cruciani afferma, poi, che è meglio attenersi al significato letterale del concetto di matrice. Per Siegfried Heinrich Foulkes (Karlsruhe, 1898 – Londra 1976), fondatore della gruppoanalisi, la matrice è quell’insieme di fattori che influenzano la vita del gruppo. Ci sono tanti fattori di diversi tipi e vari apporti disciplinari hanno potuto specificarne alcuni. Nella prospettiva di Foulkes sono di carattere antropologico, culturale, socio-ambientale: tutti elementi che influenzano la vita del gruppo.

Fino a poco tempo fa, l’idea di incontri all’interno di un contesto gruppale di persone, appartenenti a culture diverse, era solo una fantasia che in poco tempo è divenuta un fatto pratico.

Quando il gruppo accoglie persone che hanno matrici diverse, comincia a venire fuori l’idea di un terzo elemento, un elemento che non è la matrice A di provenienza, né la matrice B di provenienza e neanche una somma di A e B, ma è C, qualcosa di totalmente diverso, nuovo per tutti e due e, quindi, una matrice dinamica. I foulkesiani lo chiamano elemento transpersonale, poiché la matrice che si viene a creare è un elemento comune a tutti e non è interpersonale.

Si distinguono tre tipi di matrici che vengono scelte a seconda di cosa si sta studiando:

9

Page 10: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

matrice di base, che riguarda tutta la cultura con cui una persona si è formata;

matrice familiare, che caratterizza la famiglia in cui una persona è cresciuta; chiamiamo famiglia quell'insieme di persone che sono organizzate nella struttura che ha profondamente influenzato la persona: questo concetto va inteso come qualcosa di fluido. Possiamo immaginare la famiglia come nucleare, ma anche come allargata, in cui tutte le persone si riconoscono appartenenti ad un clan familiare, tenendo conto delle differenze che ci sono nelle diverse culture, come avviene in molti paesi extraeuropei dove le famiglie sono considerate allargatissime.

In merito a ciò, il professor Cruciani parla di un seminario a cui ha partecipato anni fa, tenuto da uno psicoanalista con approccio etno-pischiatrico, etno-psicoanalitico, in cui ha visto alcuni filmati di terapie.

Tra questi ricorda quello di una famiglia africana, nella quale era presente un bambino che soffriva di disturbo autistico. Nel video si vedeva come alla terapia andasse tutta la famiglia, composta da 15 membri, poiché quello era la comunità in cui viveva il bambino.

matrice dinamica, che è il piccolo gruppo terapeutico: quando il gruppo si riunisce converge la matrice di base e la matrice familiare dei singoli componenti del gruppo e a poco a poco si forma la terza matrice, che è la sommatoria di tutti i fattori che sono attivi nel gruppo, ovvero la matrice dinamica e in questo modo comincia la storia del gruppo.

Tali fenomeni avvengono per la maggior parte in forma inconscia e assomigliano molto ai contenuti anonimi.

La dottoressa Ottaviani, passa quindi ad occuparsi dello psicoanalista britannico Wilfred Bion.

Egli, come Foulkes, non utilizza il termine campo, ma le sue ipotesi sulla Mentalità di gruppo, sulla cultura di gruppo e sul protomentale, sul conflitto tra il gruppo di lavoro e gli Assunti di base, descrivono un insieme di forze ed affetti, rappresentazioni e comportamenti collettivi, in cui le proiezioni ed i vissuti dei singoli prendono distanza dalla fonte che li ha originati, confluendo in una sorta di “medium comune, dotato di autonomia rispetto ai singoli individui”(Claudio Neri).

Con lo psicologo tedesco Kurt Lewin, pioniere della psicologia sociale, nasce l'idea del campo del gruppo, originato e caratterizzato dalle forze attive nel gruppo stesso, più che dalle caratteristiche dei singoli individui.

10

Page 11: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Spettò poi a Bion valorizzare le intuizioni di Lewin e gettare un ponte tra queste ed il corpo di concezioni della psicoanalisi. Bion raccolse l'idea di campo senza usare esplicitamente questo modello e si sforzò di descrivere nel gruppo non relazioni tra i membri, né sistemi di strutture interagenti, ma complessi ideativo-rappresentativi, molto potenti collegati a comportamenti collettivi: gli assunti di base.

Secondo Bion, l’assunto di base è, contemporaneamente, un comportamento collettivo trans-individuale e una costellazione ideativo-rappresentativa comune: la coppia (assunto di base di Accoppiamento, come l’aristocrazia), la lotta (assunto base di Attacco-Fuga, come l’esercito), la nutrizione (assunto di base di Dipendenza, come la Chiesa)

Antonello Correale (Roma, 1944) scrive “… [Bion] propone, sia pure semplicemente, che esista un collettivo, non soltanto di forze come in Lewin, ma di rappresentazioni ed affetti comuni, che vanno visti come prodotti in uno spazio gruppale collettivo. Tale spazio deve essere considerato non come preesistente nel gruppo, né come risultato immodificabile di una sua attività produttiva, ma come il prodotto delle idee, degli affetti e delle forze agenti nel gruppo”. (Antonello Correale, 1991, Il campo istituzionale, Borla, Roma p.47-49)

Sarebbero, quindi, le forze del gruppo, i suoi comportamenti collettivi affettivizzati, il suo patrimonio culturale, ideativo e linguistico a far nascere un’area comune, un campo di fenomeni trans-individuali, cui gli individui e gli eventi stessi continuamente contribuiscono.

E' possibile, dunque, proporre l'uso del modello di campo del gruppo per descrivere la risultante, dell'insieme di immagini, pensieri e rappresentazioni, ma anche di affetti, impulsi, emozioni e sensazioni presenti ed attive nel gruppo in un dato momento.

Il Professor Cruciani poi puntualizza come questo sia diverso dal concetto di Lewin: egli parla solo di forze, come tendenze a fare qualcosa, mentre questo modello è più complesso: essendo ideativo-rappresentazionale ed emotivo include le fantasie, le sensazioni, tutto il mondo percettivo ed è importante mettere in evidenza questi elementi perché sono a monte delle forze e costituiscono il modo in cui le forze si esprimono. Ad esempio, dire che una persona tende a fare una cosa perché vuole farla è un conto, ma fornire un modello esplicativo del perché fa quella cosa e del perché la faccia in quel modo, si avvicina di più ad un concetto ideativo-rappresentazionale, sensoriale, emotivo, fantastico.

11

Page 12: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

Se noi ci atteniamo alle descrizioni dei fenomeni in modo più semplice, allora, il comportamentismo è il modello più adatto: l'unica cosa che noi vediamo sono i comportamenti.

Il comportamentismo appare come un modello dimenticato, tanto che in ambienti diversi da quello psicoanalitico si è trasformato in modello cognitivo-comportamentale, che tiene conto di fattori che vanno al di là del comportamento osservabile. E' inutile considerare solo gli stimoli osservabili, dobbiamo anche tenere conto del fatto che esistono dei livelli di elaborazione interna nella black box (come la chiamavano i comportamentisti). Secondo questi ultimi, la mente è una scatola nera: non c'è interesse a sapere cosa succede dentro. Però, spiegare il comportamento di una persona, spiegare come funzionano le forze, esclusivamente in termini di stimolo-risposta, diventa complicato. Così si comincia a fare delle ipotesi su ciò che accade dentro la scatola nera.

“L'insieme delle produzioni individuali, dei vissuti emotivi e corporei attivati nel gruppo, si stacca in una certa misura, dalla fonte individuale che li ha originati, per contribuire a costruire una sorta di agglomerato, di un comune scenario, più o meno distinguibile, ma sempre comunque dotato di un certo grado di autonomia rispetto ai singoli produttori”(ibid p.48).

La nozione di campo è piuttosto complessa e qualunque operazione di precisazione affrettata, sarebbe riduttiva. “Che cosa si può dire in modo rapido e sintetico di questo concetto?”

Claudio Neri scrive: “… Intanto direi che il campo è un concetto ponte tra gruppo e individuo: è trans-individuale. Le persone contribuiscono alla formazione del campo ma, nello stesso tempo, vi sono immerse. Il campo però è diverso sia dalle persone che dalle loro relazioni; in una certa misura ha vita autonoma”.

Interviene nuovamente il Professor Cruciani, considerando il campo come se fosse l'effetto: il processo di commuting consiste in una serie di ipotesi che consentono questo transito dall'individuo al gruppo e, quindi, alla costituzione del gruppo stesso. E’ come se ogni volta che prendiamo un fenomeno e descriviamo una certa situazione di base con delle ipotesi, poi anche queste ultime avranno bisogno di altre ipotesi.

“… Ancora si può dire che è un'area comune..lo spazio comune e ciò che vi è depositato influiscono su quanto accade in ogni situazione relazionale...” (Gruppo p.67-90).

Neri parla di campo come sistema di sincronicità ed interdipendenza. Questa nozione tende a distinguere il campo dello spazio gruppo, che considera

12

Page 13: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

principalmente l'aspetto confine e delimitazione del gruppo.L'ottica della sincronicità considera i sentimenti, le idee, i fatti che

avvengono nel gruppo, come compresenti, sia che appartengano al momento attuale, sia che appartengano al passato, sia nel caso di aspettative o timori rivolti al futuro. Assumere il vertice della sincronicità, dunque, significa operare una forte compressione della prospettiva temporale: il tempo si condensa nel qui ed ora. Il pensiero assume la totalità degli eventi presenti, come tale da esprimere un significato.

Carl Gustav Jung (Kesswil, 1875 – Küsnacht, 1961), psichiatra, psicoanalista ed antropologo svizzero lo considera come un principio opposto alla causalità. La sincronicità considera la coincidenza degli eventi in spazio e tempo, come significatore di qualcosa, più di un mero caso, ovvero di una peculiare interdipendenza di eventi tra di loro, come pure tra essi e le condizioni soggettive dell'osservatore e degli osservatori. Come la causalità spiega la sequenza degli eventi, la sincronicità spiega la loro coincidenza.

Il Professor Cruciani contribuisce alla spiegazione della Dottoressa Ottaviani, dicendo che il concetto di sincronicità nasce per spiegare fenomeni relativi agli insiemi organici. I fenomeni causali sono fenomeni che, in linea di principio, possono descrivere la successione degli eventi come sequenze causali. Invece i fenomeni di sincronicità, in genere, riguardano un insieme, come l'organismo in cui le varie parti funzionano tutte insieme e si influenzano reciprocamente. Per rendere il concetto più pratico, il Professore riporta l’esempio dell’alveare: all’interno di esso c'è l'ape regina che ha conquistato la sua posizione uccidendo altre api femmine e che è rimasta l'unica femmina feconda dell'alveare. Se l'ape regina muore, uno specifico tipo di feromoni che sono diffusi nell'alveare e che inibiscono lo sviluppo sessuale delle altre femmine, non ci sono più.

O ancora che cos'è che insegna alle api a svolgere attività diverse? Ogni ape svolge queste funzioni in momenti diversi della sua vita, a seconda

del livello di maturazione che ha raggiunto e questi livelli di maturazione si succedono in modo tale che ci siano sempre delle api impegnate nello svolgimento di una funzione diversa.

Tutti questi fenomeni che si influenzano insieme rendono plausibile il concetto di sincronicità che appare, invece, dal punto di vista filosoficamente junghiano, assurdo se lo applichiamo ad eventi troppo distanti l'uno dall'altro.

In realtà, a monte delle idee di Jung su questo concetto, ci sono delle filosofie della natura appartenenti alla tradizione romantica di fine ‘700-inizio 800, soprattutto in ambiente tedesco, in cui si concepiva il mondo come un

13

Page 14: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

organismo e si riteneva che i fenomeni, spiegati dai fisici meccanicisti in termini di rapporto causa-effetto, potevano essere spiegati con l'esistenza di una sorta di anima del mondo, che muoveva tutto insieme l'organismo del cosmo.

Riprende poi la parola la Dottoressa Ottaviani dicendo che il vertice della sincronicità è interpretativo: alcuni eventi all'interno del gruppo, come i pensieri che si susseguono, possono essere interpretati come elementi singoli oppure colti nel loro insieme nel qui ed ora della seduta di gruppo ed essere interpretati in modi diversi e possono, quindi, coesistere diversi punti di vista.

Interdipendenza: gli elementi che formano un campo non solo sono legati dalla sincronia, sono anche interdipendenti. Essi non sono necessariamente simili tra di loro, ma, una volta che si è stabilito un legame di interdipendenza, questo può essere più forte del legame di somiglianza. “Dopo che si è stabilita una certa configurazione del campo, se uno degli elementi si modifica, tutti si modificano”(K. Lewin 1936). L'interdipendenza non riguarda solamente legami di tipo orizzontale, ma anche legami di diversi livelli del vissuto dei membri di un gruppo (campo storico e attuale).

La dottoressa Ottaviani ci consiglia poi due film:L'onda, 2008 Denis Gansel, basato su un esperimento del 1967 in California

presso un liceo (concetto di autocrazia: disciplina, ubbidienza cieca, divisa, perdita dell'individualità e saluto di riconoscimento).

Das experiment, 2001, basato sul romanzo “Black Box” di Mario Giordano, scrittore tedesco, Monaco 1963.

Alcuni riferimenti teorici sul campo duale e la psicoanalisi

Willy e Madeleine Barranger, “La situazione psicoanalitica come campo bi personale” (Cortina Milano 1990). Introduzione al libro di Manfredi e Ferro.

Il concetto di campo bipersonale: i due psicoanalisti franco-argentini portano l'attenzione sull'inevitabile coinvolgimento dello psicoanalista come co-protagonista della vicenda analitica con ogni paziente. Analista ed analizzato formano una coppia inestricabilmente legata e complementare.

La diade analista-analizzando crea un campo ed è compresa nel campo che essa stessa produce. Questo serve a spiegare alcuni fenomeni che si producono all'interno delle terapie e che non possono essere spiegati solamente con i concetti di transfert e controtransfert: sono presenti anche trasmissione di fantasie trans-generazionali, ricordi di cui non si è fatta esperienza, sogni e

14

Page 15: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

fenomeni simili alla trasmissione di immagini, pensieri e fantasie.Il campo non è la somma delle situazioni interne alla coppia, né è

riconducibile all'uno o all'altro, ma si configura come un elemento terzo, con qualità dinamiche indipendenti.

Il setting -interazione verbale-fantasia inconscia bi-personale è un incrocio delle identificazioni proiettive dei membri della coppia, una sorta di incastro.

Francesco Corrao (Palermo, 1922 – Roma, 1994) vede la psicoanalisi come una pratica specializzata nella trasformazione delle esperienze sensoriali ed emotive in pensieri e significati. Scrive: ”Il campo può essere descritto in base alle sue trasformazioni” (Orme II, Cortina ed. Milano, 1998). La sua teoria della cura è centrata sul concetto bioniano di trasformazione ed evoluzione del campo analitico, che comprende l'analista, il paziente e le teorie di riferimento. Questa idea di cura ha come conseguenza l'abolizione della distinzione tra soggetto ed oggetto che sono considerati reversibili (oggetti come funzioni del campo).

Importanti sono anche i lavori sulla relazione psicoanalitica di Anna Muratori negli anni '80, poi anni '90 di Domenico Chianese, Antonello Correale e Antonino Ferro.

Thomas Ogden (Tongue, 1849 – Richfield, 1931) parla dello scambio inconscio. Considera il terzo analitico, come il risultato dello scambio degli stati di rêverie dell'analista e dell' analizzando, una sorta di terza soggettività generata inconsciamente dall'incontro. E' il prodotto dello scambio inconscio dei due membri della coppia analitica. Il terzo analitico è in tensione dialettica con le soggettività individuali e corrisponde ad un’esperienza in continua evoluzione.

Ovviamente ci possono essere fenomeni collusivi e patologici che riguardano questi livelli della relazione analitica ed è necessario conoscerli ed individuarli.

Bibliografia

D.Chianese, Costruzioni e campo psicoanalitico, Borla Roma, 1997A.Correale, Il campo istituzionale, Borla Roma, 1991F.Corrao, Orme II, Raffaello Cortina ed. Milano 1998E.Gaburri, Emozione ed interpretazione, Bollati Boringhieri Torino 1997C.Neri, Gruppo, Borla Roma, 1996C.Neri, 'La nozione allargata di campo in psicoanalisi' Rivista di psicoanalisi 2007T.H.Ogden, Reverie ed interpretazione, Astrolabio Roma, 1997

15

Page 16: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

I punti chiave

Primi gruppi terapeutici

Forte legame con la tradizione psicanalitica: interpretazione di transfert multipli e delle dinamiche personali di ciascun singolo.

Obiettivo: guarigione del singolo.

Evoluzione dei gruppi terapeutici

Considerazione del gruppo come un tutto unico. Obiettivo: curare l'insieme.

Il concetto di campo in Fisica

Introdotto nella seconda metà dell' Ottocento per spiegare l'interazione a distanza tra i corpi.

Faraday e Maxwell: la teoria dei campi elettromagnetici (spazio visto come luogo perturbato, soggetto a variazioni di energia).

Einstein ed Infeld: ogni interazione (elettrica, magnetica, gravitazionale) è descrivibile come campo.

Le leggi del campo

Il campo non è un luogo ma una distribuzione di intensità. Il campo si organizza e si modifica secondo leggi proprie. Gli oggetti del campo non hanno un’ esistenza indipendente da esso. Il campo non è osservabile, la sua realtà può essere riscontrata solo attraverso gli effetti che esercita sui

corpi e può essere rappresentato solo tramite un modello formale.

Concetto di campo in Psicologia

Jung e Pauli: collegamento fra Fisica e Psicoanalisi.

Lewin: - Il campo considerato come uno spazio di vita psicologico che include tutti i fatti esistenti per la persona ed esclude tutti quelli che per la persona non esistono. - Teoria del campo: attività psicologica considerata come una totalità di fatti coesistenti ed interdipendenti. - Gruppo considerato come qualcosa di più della semplice somma dei suoi membri.

Foulkes: - Gruppo visto come entità psicologica a sé (organismo vivente che possiede umori, reazioni, uno spirito, un'atmosfera, un clima). - Concetto di rete relazionale e sociale: ogni individuo rappresenta un nodo.

16

Page 17: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

- Concetto di matrice: fondo di comprensione inconscia che si divide in tre tipologie (matrice di base, matrice familiare, matrice dinamica).

Bion: - Gruppo come complesso ideativo - rappresentativo collegato a comportamenti collettivi (assunti di base). - Amplia il concetto di campo elaborato da Lewin: oltre alle forze sono inclusi anche rappresentazioni ed affetti comuni. - Non utilizza esplicitamente il termine campo, bensì l'espressione mentalità di gruppo.

Neri: - Campo come ponte tra gruppo ed individuo, transindividuale e caratterizzato da sincronicità ed interdipendenza.

DOMANDE:

Studente: <<Le matrici iniziali, con il tempo, diventano qualcosa di nuovo?>>

Professor Cruciani: <<Si, si crea un altro contesto gruppale. Possiamo distinguere tre tipi di matrici. La prima è la matrice di base, che riguarda tutta la cultura su cui una persona si è formata. Naturalmente la scelta di una matrice è relativa al punto di vista che assumiamo, per esempio la matrice che riguarda gli italiani o la matrice che riguarda il romano o la matrice universitaria. Il secondo livello è quello della matrice familiare, che caratterizza proprio la famiglia in cui una persona è cresciuta. Chiamiamo famiglia quell'insieme di persone che sono organizzate nella struttura che ha più direttamente e strettamente influenzato la persona. Questo concetto va inteso come qualcosa di fluido, in quanto possiamo immaginare la famiglia nucleare ma anche la famiglia molto allargata che include tutte le persone che si riconoscono in qualche modo in un club familiare. E' evidente la differenza che c'è fra culture diverse: in molti paesi extraeuropei le famiglie sono considerate molto allargate. Facciamo un esempio: qualche tempo fa ho assistito ad un seminario tenuto da uno psicoanalista che ha assunto un approccio di tipo etno-psichiatrico ed etno-psicoanalitico. Egli ci ha mostrato dei filmati di terapie relativi ad una famiglia di africani in cui un bambino soffriva di un disturbo simile a quello autistico. In terapia erano presenti quindici persone, cioè l'intera famiglia e questo era ovvio, in quanto quella era l'unità significativa in cui il bambino viveva. Questa è quella che Foulkes chiama matrice familiare. L'ultima matrice è la matrice dinamica: qui c'è la risposta alla domanda fatta dal vostro collega. Abbiamo quindi una matrice generale che è quella dove stanno tutti nei loro sistemi di parentela, di linguaggio, delle abitudini, del modo di vestire, delle feste di Natale, tutto quello di cui noi non ci accorgiamo perché lo diamo per scontato, come all'università diamo per scontato gli esami, le tesi... cose di cui non parliamo in quanto ovvie, ma per una persona che viene da un contesto diverso tutto questo risulterebbe strano. Nel momento in cui il gruppo si riunisce, la matrice di base, la matrice familiare e i singoli componenti del gruppo convergono e, a poco a poco, si crea una terza matrice che è la sommatoria di tutti i fattori che sono attivi dentro quel gruppo, la matrice dinamica, da cui comincia la storia del gruppo in cui vengono elaborati una serie di elementi che poi nel gruppo assumono significati diversi. Tutti questi fenomeni avvengono in grandissima parte in forma inconscia. Essi assomigliano molto, se li guardiamo, se li indichiamo utilizzando un'altra terminologia, a quelli che nell'ultimo incontro abbiamo chiamato contributi anonimi, cioè le persone non lo sanno, non se ne rendono conto, ma trattano gli altri nello stesso modo in cui trattano i membri del loro sistema

17

Page 18: gruppodinamica.files.wordpress.com€¦  · Web viewQuarta lezione –modulo 3 ad opera del Professor Paolo Cruciani. Interviene la Dottoressa Elisa Ottaviani. Paolo Cruciani . è

familiare.>>

Studente: <<Gli assunti di base come possono essere collegati con le matrici?>>

Professor Cruciani <<Hanno fatto molti tentativi per integrarli e direi che tutto sommato in qualche modo ci si riesce. Quando si fanno queste integrazioni naturalmente bisogna pensare che potrebbe venir fuori una terza cosa che non è esattamente quello che si pensava inizialmente, quindi noi possiamo liberamente dare spazio a queste imprecisioni, poiché un fenomeno può essere descritto da diversi punti di vista.>>

Dott.ssa Ottaviani: <<Forse gli assunti di base, rispetto alle matrici, sono ad un livello di mentalità più primitiva che si attiva in una situazione di gruppo, cioè ad un livello più generico.>>

18