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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Fiaba scelta: La Sirenetta
COMPONENTI GRUPPO N°3
MARIA GRAZIA CHIAPPETTA , 151833
ROSA STRANGIS, 150179
WANESSA MAZZEI, 152145
Pag. 1
La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Prefazione………………………………………………… 3
Capitolo 1: Il padre della fiaba: Hans Christian Andersen
1.1 Vita ……………………………………………………………. 4
1.2 Opere…………………………………………………………... 6
1.3 Stile……………………………………………………………. 8
Capitolo 2: Due successi a confronto
2.1 Trama della versione originale di Andersen ………………….. 9
2.2 Trama del riadattamento della Walt Disney…………...……... 12
2.3 Analogie e differenze……………………………….……….... 14
Capitolo 3:La Sirenetta di Andersen
3.1 Analizzando le sfumature della fiaba ……………………….. 19
Conclusioni……………………………………………………… 21
BIBLIOGRAFIA………………………………………………… 22
Pag. 2
La Sirenetta di Hans Christian Andersen
PREFAZIONE
Il presente lavoro si propone come una ricostruzione/interpretazione della fiaba da noi
scelta: “La Sirenetta”, cercando di mettere a fuoco, in tutto il lavoro, i punti
fondamentali dell’opera. Lo stesso si apre con la biografia di Hans Christian
Andersen, proseguendo con la trama integrale della fiaba e il suo adattamento Disney.
Dopo di che, abbiamo ritenuto opportuno analizzare le due vicende, ricavandone
analogie e differenze. Il nostro lavoro presenta i risultati di un’attenta riflessione
sull’ambito narrativo ed educativo; abbiamo cercato di individuare il messaggio
ideologico, cogliere l’immagine dell’infanzia che emerge dal racconto, scoprire in
che modo viene compreso il testo dalla mente infantile, e come l’autore riesce a farci
partecipare, in maniera attiva, all’evolversi della vicenda. Abbiamo provato a
descrivere come viene presentata la protagonista e la sua connotazione caratteriale,
esaminando, inoltre, altri personaggi presenti nella fiaba, quali il padre e la Strega
marina. E’ stato un lavoro impegnativo ma molto interessante e divertente in quanto
abbiamo tentato di elaborare idee cercando di fare scorrere il testo in maniera
appropriata. Molto attento è stato il nostro atteggiamento nei riguardi della versione
integrale di Andersen e del suo stile. Nell’ultima parte del presente lavoro, si è deciso
di esprimere ciò che ci ha maggiormente colpito e ciò che, secondo noi, è importante
rilevare. La nostra relazione riflette anche la ricchezza dei motivi per cui è preferibile
conoscere inizialmente l’autentica versione della fiaba seguita, poi, dai numerosi
adattamenti.
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
1.IL PADRE DELLA FIABA: HANS CHRISTIAN ANDERSEN
1.1 La vita
H
ans Christian Andersen nacque nel 1805
ad Odense, in Danimarca, da un umile
calzolaio, Hans Andersen e da Marie
Andersdatter. La sua fu una famiglia
disagiata, ridotta a vivere in una sola
stanza in misere condizioni. Il padre di
Christian Andersen, entusiasta della
politica di Napoleone, si arruolò
nell’esercito per poi tornare due anni
dopo ferito e irrimediabilmente malato,
da qui a breve la sua morte. Nel 1818
andarono in scena ad Odense gli
spettacoli della compagnia del Teatro
Reale, a cui Andersen assistette,
animato dal desiderio di diventare
attore: dunque, per tentare di realizzare
questo suo progetto partì per
Copenaghen. Qui iniziò a seguire
lezioni di canto e recitazione, e
contemporaneamente scrisse i suoi
primi drammi, i quali però non ebbero
alcun successo. Nonostante ciò, il
direttore del Teatro Reale, Jonas
Collin, lo invitò ad andare a Slagelse
per finire gli studi secondari, dove
venne affidato al direttore della scuola
Meisling. Gli anni trascorsi in questa
città non furono tra i migliori per il
giovane poiché il direttore non nutrì
grande affetto e simpatia nei confronti
di Andersen, ma soprattutto perché, a
causa della sua scarsa istruzione, si vide
costretto a seguire lezioni con ragazzi
molto più piccoli di lui.
[Hans Christian Andersen]
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Nonostante l’impegno, i suoi fallimenti
scolastici furono numerosi, così dopo
qualche tempo tornò a Copenaghen
dove terminò gli studi dedicandosi poi
alla letteratura. Nel 1830 incontrò
l’amore in Riborg Voigt. Purtroppo la
ragazza era già impegnata e dunque non
ricambiò i suoi sentimenti. Quella per
Voigt rappresentò la prima grande
delusione d’amore dell’autore. Nel
1833 la vita di Andersen migliorò, vinse
una borsa di studio della durata di due
anni, avendo, così, l’opportunità di
viaggiare e conoscere diversi paesi
europei come la Francia, la Svizzera, la
Germania, l’Austria, arrivando fino in
Italia. Nella capitale ebbe modo di
conoscere e stringere amicizia con
Bertel Thorvaldsen ma a causa della
morte della madre si vide costretto a
tornare ad Odense. Nel 1835 pubblicò
in Danimarca il romanzo autobiografico
“L’improvvisatore”, che iniziò a
scrivere in Italia. Ebbe grandissimo
successo ed avendo modo di essere
considerato uno dei maggiori autori
danesi, ricevette dallo stato una
pensione annuale in qualità di scrittore.
Dopo poco tempo venne pubblicato il
primo volume di “Fiabe”. Dal 1840 al
1843 andò in Turchia e in seguito a
Parigi, luogo in cui conoscerà i
maggiori autori francesi dell’epoca
come ad esempio Balzac e La Martine.
Nel 1845, in Germania, incontrò la
svedese Jenny Lind di cui si innamorò,
la quale però era disposta ad offrirgli
soltanto la sua amicizia. Dopo
l’ennesima delusione d’amore Andersen
andò in Olanda, Inghilterra e Scozia,
mentre la sua fama e la sua bravura si
diffusero in tutta Europa, ottenendo
ovunque andasse i massimi
riconoscimenti ed onori. Infatti in
Svezia venne ospitato dal re oscar I di
Svezia, in Inghilterra da Charles
Dickens. Nel 1870 iniziò ad avvertire i
primi dolori e ad indebolirsi, ma
nonostante ciò, per i successivi tre
anni, continuò a viaggiare per l’Europa.
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Fino al 6 agosto 1875 quando morì di
cancro al fegato a Rolighed vicino
Copenaghen ospite della famiglia
Melchior.1
1.2 OPERE
Hans Christian Andersen rientra a pieno titolo negli autori che più riecheggiano nel
mondo dell’infanzia. Il suo operato raggiunge così grande prestigio che le sue favole
sono note in tutto il mondo venendo tradotte in ben 170 lingue. Possono essere definite
“favole vive” quelle raccontate dall’autore danese che si applica cosi tanto nella loro
narrazione da riuscire a regalare ai suoi lettori momenti impareggiabili. Andersen,
infatti, spazia dal folklore popolare alle novelle tradizionali, da racconti nati sulla base
di invenzioni personali - La regina delle neve- a storie riconducibili a vita vissuta. Si
annovera tra queste, ad esempio, “La principessa sul pisello” che l’autore scrive in
seguito ad un incontro significativo nonché acceso diverbio con Henriette Wulf, sua
grande amica, la stessa che ispirò “ Mignolina”. Uno dei temi a lui più cari,
riconducibile ad accadimenti strettamente personali, è certamente quello dell’amore
infelice, fonte di ispirazione per “ La Sirenetta” e “I fidanzati”. Oltre alle innumerevoli
autobiografie, importante è sottolineare come Andersen si occupa di altri generi
letterari, ad esempio la poesia. Si contano ben 1024 testi e, come pochi studiosi
riportano, lo stesso autore danese possedeva un diario, redatto quotidianamente nel
corso della sua vita e composto da ben dodici volumi. Non vi è dubbio di come
privilegi in assoluto il suo operato in ambito fiabesco; il numero delle fiabe arrivate a
contare oggi è superiore al numero classico (156) stabilito da Bergen Frank Nieben nel
1942, il quale realizzò la più pregevole e completa bibliografia di Andersen -
Digterens danske voercher 1822-1875 - che ancora oggi è un punto di riferimento
negli studi sullo scrittore.
1Cfr.Andersen, Fiabe. Cronologia a cura di Marco Fiocca-Anno 2011-Ristampa.
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
Esplicita è l’opera in cui meglio Andersen si riconosce : “Il brutto anatroccolo”.
Questa è la storia di un piccolo anatroccolo deriso e maltrattato da tutti gli altri
animale perché “diverso” e non riconosciuto da loro per quello che è veramente, un
cigno. La verità non tarda ad arrivare e il piccolo anatroccolo occupa finalmente il
posto a lui destinato ed ottenuto grazie alle sue qualità : “ che importa se siamo nati in
un pollaio quando siamo usciti da un uovo di cigno?” 1. Umile al pari dello stesso
Andersen, nel momento della sua rivincita, l’anatroccolo non si insuperbisce “perché
un cuore buono non diventa mai superbo!”, al contrario esulta. Andersen esprime tutto
il suo dolore di essere diverso in questa favola, tema a lui molto caro. Sin da giovane,
infatti, egli venne deriso dalla gente e dovette subire le angherie dei compagni di
lavoro che lo perseguitavano per il suo aspetto fisico, il carattere introverso e i modi
effeminati: giudicato fin troppo magro e di non bell’aspetto anche dal direttore di
teatro di Copenaghen. Andersen nel corso degli anni matura, accresce il suo sapere
con ogni mezzo a lui disponibile. Approfondisce il suo rapporto con il mondo infantile
tanto che prima di pubblicare una favola, era solito leggerla ad un ristretto numero di
bambini così da prestare molta attenzione alle loro reazioni e ascoltare i loro commenti
. Un appunto è doveroso renderlo chiaro: non c’è assolutamente da confinare
Andersen e le sue opere esclusivamente nel fantastico mondo dei bimbi. Al contrario,
l’opera favolistica dello scrittore danese risultava e risulta ancora oggi
un’interessantissima lettura anche per adulti. Rilevante è come, nonostante abbia
scritto davvero tanto per l’infanzia, infinite fiabe che accompagnavano grandi e piccini
nelle storie raccontate, l’autore danese scrive solo sei favole che iniziano con la
classica e sempre amata formula del “C’era una volta”.
1 Cit. in Andersen, Fiabe, I edizione Oscar narrativo ottobre 1986, Anno 2011- Ristampa, cit., p.
192.
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
1.3 STILE
Lo stile di Hans Christian Andersen è molto simile al parlato, assolutamente naturale,
semplice e privo di artifici retorici. Il ricordo al macabro è frequente, così come le
immagini di mutilazione ( si pensi a “La Sirenetta” a suo modo senza gambe o a “Il
tenace soldatino di stagno” con un’unica gamba). Secondo Andersen per aspirare al
bene la condizione è, spesso, la sofferenza. Il nucleo più profondo della poetica dello
scrittore danese è il “diverso” . Egli viene considerato lo spirito del gioco in quanto si
diletta con le vecchie fiabe, divertendosi ad inventarne nuove, prova a scoprire fiabe
ovunque, in chiunque gli passi accanto. Le storie di Andersen non predicano mai,
portano con sé il loro insegnamento (se le si sa leggere). Egli si racconta, era felice
solo quando scriveva, e precisava la distinzione tra fiabe come “La Sirenetta” in cui vi
è un elemento chiamato “eventyr” (una sorta di favole) e le “historier” (storie), più
realistiche. Il segreto di Andersen è la sua estrema semplicità. Come la natura, non si
pone domande, si accontenta semplicemente di essere; il suo intento è quello di dare a
noi lettori lezioni di fede, amore e verità, mettendo nelle fiabe tutto l’amore che non
aveva avuto. Scrittore, infine, capace di trasmetterci l’illusione di una felicità semplice
e naturale, accessibile ai più umili e a coloro che sono stati abbandonati.
2. DUE SUCCESSI A CONFRONTO
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
2.1 TRAMA DELLA VERSIONE ORIGINALE DI ANDERSEN
el fondo del mare abitavano, in un castello molto sfarzoso, il vedovo Re
del mare con le sue graziosissime figlie: le sei principesse. Tra tutte,
quella che si faceva notare maggiormente per la sua dolcezza e bellezza
era la più giovane. Ognuna di loro coltivava una piccola aiuola nella quale poteva
dedicarsi ai suoi fiori preferiti. La Sirenetta preferiva piantare soltanto fiori rossi e
aveva posto, al centro di questa, una grandissima statua di marmo raffigurante un
giovane. Le sirene non avevano il permesso di salire su per il mare prima dei quindici
anni, fino a quel momento loro potevano soltanto immaginare quel mondo che li
sovrastava grazie ai racconti -poco esaustivi- della nonna. La Sirenetta era molto
impaziente di vedere il mondo degli umani e i racconti delle sorelle maggiori -che
ormai erano arrivate alla soglia dei quindici- iniziavano a non bastarle più. Arrivò il
momento del suo quindicesimo compleanno: la Sirenetta poteva ,dunque, avverare il
suo desiderio di vedere quella terra che aveva tanto immaginato. Raggiunse la
superficie marina e vide un giovane principe su una nave, nel bel mezzo dei
festeggiamenti per il suo sedicesimo compleanno. La Sirenetta lo ammirò per tutta la
notte e iniziò ad innamorarsi di lui. Improvvisamente una tempesta si abbatté su di
loro, la nave naufragò e il principe annegò. La Sirenetta, in modo molto tempestivo, si
avvicinò a lui e cercò di salvarlo portandolo su un pezzo di spiaggia davanti la quale si
innalzava un grande edificio. Da questa struttura uscirono alcune fanciulle e, perciò, la
Sirenetta fu costretta ad abbandonare il povero principe privo di sensi per paura di
essere vista; ma, comunque, continuò a spiarlo da dietro uno scoglio. Dopo qualche
minuto una fanciulla notò il giovane disteso a terra e corse a soccorrerlo; con l’aiuto
di altre ragazze venne portato nell’edificio. La Sirenetta, così, scese al suo castello, per
poi tornare tutti i giorni nel luogo in cui aveva portato il principe, con la speranza di
poterlo rivedere; intanto guardava la statua che aveva nel giardino e che le ricordava
tanto il suo giovane amato. Lei confidò il suo segreto ad una sorella ma, in poco
N
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
tempo, la notizia si sparse anche tra le altre. Una di loro, la sera del naufragio, aveva
visto la nave del principe e sapeva quale e dove fosse il suo regno. Così la Sirenetta
raggiunse il regno del bel principe, dove si ripresentava ogni giorno per vederlo
affacciarsi dalla veranda. Aumentava il desiderio della Sirenetta di svolgere una vita
come quella degli umani, e di possedere un’anima immortale. Raccontò questo suo
desiderio alla nonna, la quale cercò di sviare la nipotina in questo suo progetto,
dicendole che il loro mondo era migliore di quello umano. La Sirenetta, però, non
riuscì a dimenticare il bel giovane, perciò, si recò dalla Strega del mare nel suo orribile
e spaventoso regno. Soltanto la questa poteva darle quello che lei desiderava “due
strani sostegni che chiamano gambe”.1 La Strega le diede una bevanda per poter
diventare come un’umana, ma ogni passo che avrebbe fatto sarebbe stato come se
decine e decine di coltelli le avessero trafitto i piedi. La Sirenetta accettò, mossa dalla
voglia di diventare umana e di conoscere il bel principe. Bevuta la pozione, dal forte
dolore si sentì svenire e non appena rinvenne si trovò al castello del principe, che,
vedendola, decise di chiamarla “trovatella”. Passò del tempo e il principe si affezionò
sempre di più alla bella sirena, tanto da confidarle che egli non aveva alcuna
intenzione di convogliare a nozze poiché nessuna ragazza aveva le sue caratteristiche .
Purtroppo il momento delle nozze si avvicinava e, dunque, era arrivato il giorno, per il
principe, di conoscere la sua futura sposa. Non appena la vide, riconobbe in lei la sua
“salvatrice”. La Sirenetta avrebbe voluto spiegargli cosa realmente fosse accaduto
quella notte ma, non avendo la voce non poté farlo. Il suo destino era ormai segnato:
sarebbe morta. Di notte le sorelle le si avvicinarono: erano andate dalla strega che
aveva dato loro un pugnale in cambio dei loro bellissimi capelli. Per salvarsi e poter
ritornare nel regno marino, la Sirenetta avrebbe dovuto uccidere il principe e bagnarsi
i piedi con il suo sangue. Ella prese il pugnale, ma quando si trovò davanti al principe,
che stava dormendo, non trovò il coraggio di compiere quel brutale gesto, così fece
per buttarsi in mare e diventare spuma. Improvvisamente apparvero le figlie dall’aria:
potevano conquistare l’anima immortale soltanto attraverso le buone azioni. L’unico
modo che la Sirenetta aveva per salvarsi era compiere più buone azioni possibili
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
nell’arco di trecento anni, solo così avrebbe raggiunto il paradiso. Diventò ,dunque,
una figlia dell’aria: queste avevano la possibilità di entrare nella case dei bambini a
loro insaputa e, se ne avessero trovato uno buono, sarebbe stato rimosso un anno dalla
loro pena, mentre, in caso contrario, le figlie dell’aria avrebbero pianto e per ogni
lacrima da loro versata, la pena sarebbe aumentata di un giorno.
1 Cit. in Andersen, Fiabe, cit., p.90.
2.2 TRAMA DEL RIADATTAMENTO DELLA WALT DISNEY
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
N
egli abissi del mare viveva il re Tritone
con le sue splendide sei fanciulle. La
più piccola, Ariel, aveva una brillante
voce ed era bellissima. Il suo migliore
ed inseparabile amico era Flounder, un
pesciolino. Un giorno Ariel e
quest’ultimo scoprirono il relitto di una
nave e, affascinati da ciò, decisero di
andare a vedere di cosa si trattasse.
Improvvisamente, però, arrivò uno
squalo e i due, per fortuna, riuscirono a
fuggire. La strega del mare, Ursula, nel
frattempo vide tutto ciò che stava
accadendo attraverso la sua sfera
magica. Ad un tratto Ariel si ricordò del
concerto che il padre aveva organizzato
e ritornò a casa, preoccupata dei
rimproveri che quest’ultimo le avrebbe
fatto. Flounder cercò di difendere Ariel
ma, ingenuamente, rivelò l’accaduto e
re Tritone si infuriò. Sebastian, il
granchio musicista di corte, diede
ragione al re del mare e per questo gli
venne affidato il compito di non
abbandonare mai la piccola Ariel. Dopo
un po’ di giorni, la bellissima sirenetta
vide uno scafo e non riuscì a resistere
alla curiosità, così si recò lì vicino e
vide un bellissimo giovanotto. Ariel
rimase incantata e capì, attraverso le
parole dell’amico Grimsby, che era il
suo compleanno e che il suo nome era
Eric. Sfortunatamente ci fu una
tempesta e il bel principe, per salvare il
suo cane Max, cadde nel profondo del
mare perdendo i sensi. A salvarlo fu
proprio la Sirenetta che appena vide
arrivare Grimsby e Max, si nascose e si
tuffò in acqua. Al suo risveglio, Eric
ricordava solamente che una bellissima
voce lo aveva salvato. Il desiderio di
diventare umana in Ariel crebbe sempre
di più. Sebastian purtroppo fu costretto
a raccontare tutto al re del mare e di
conseguenza Ariel confessò di essersi
innamorata di un umano. Ovviamente
Tritone diventò una furia, ma questo
non impedì ad Ariel di farsi trascinare
da Flotsam e Jetsam, le viscide murene
di Ursula. Quest’ultima le disse che per
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
poter diventare umana le avrebbe
dovuto dare in cambio la sua voce e se
il terzo giorno Eric l’avesse baciata,
avrebbe potuto essere per tutta la vita
umana altrimenti sarebbe ritornata
sirena e di sua proprietà. Ariel, anche se
intimorita, accettò diventando così
muta. Flounder e Sebastian
raccontarono l’accaduto a Scuttle,
amico gabbiano. Ariel diventò così
umana e venne ospitata dal principe nel
castello. I due fecero una gita in barca e
nel momento in cui stavano per baciarsi
intervennero le perfide murene le quali
provocarono il rovesciamento della
barca. Ursula, preoccupata per i
sentimenti di Eric, decise di farle
incontrare una fanciulla, Vanessa
(rivale di Ariel). Il principe sentendola
cantare e colpito dall’incantesimo
riconobbe in lei la “salvatrice” e decise
di sposarla. Fortunatamente Scuttle
assistette ad una scena: mentre Vanessa
si specchiava, vi era il riflesso di Ursula
e così riferì tutto ad Ariel. L’amico
gabbiano cercò di ritardare il
matrimonio prendendo per il collo
Vanessa provocando, così, la rottura
dell’incantesimo con la caduta della
conchiglia in mare. Ariel ritornò in sé
con la sua bellissima voce ed Eric capì
tutto ma ormai era troppo tardi. Ursula
afferrò Ariel e la portò nel regno del
padre vantandosi del patto che lei e la
bellissima figliuola avevano stabilito.
Tritone decise di prendere il posto della
figlia e la strega del mare diventò così
la regina di tutto l’oceano. Eric non
rassegnato, cercò di ferire Ursula e ci
riuscì facendola sprofondare negli
abissi. Tritone riprese così i poteri ma
si accorse della tristezza della figlia e
decise, dunque, di trasformarla in una
creatura umana. Eric e la bellissima
Ariel riuscirono finalmente a sposarsi e
a partire con la nave felici e contenti. 1
1Cfr.La Sirenetta- 1997,2003 Disney. Testo italiano di Stefania Micaela Vitulli- Graffiti, Milano. The
Walt Disney Company Italia S.p.A., Milano. Stampato da Rotolito Lombarda- Pioltello, Milano.
2.3 ANALOGIE E DIFFERENZE
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
“In mezzo al mare l’acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e trasparente
come il cristallo più puro; ma è molto profonda, così profonda che un’anfora non
potrebbe raggiungere il fondo; bisognerebbe mettere molti campanili, uno sull’altro,
per arrivare dal fondo alla superficie. Laggiù abitano le genti del mare” 1.E’ questa
l’introduzione di una delle più celebri fiabe di Andersen, “la Sirenetta”, in cui egli
narra dell’amore impossibile della bellissima principessa del mare che si innamora
perdutamente di un giovane principe umano, un essere “diverso”. Sicuramente
conosciutissima è la storia, resa ancora più celebre dalla versione riadattata ed
edulcorata di W. Disney che, nel 1989, decide di farne una pellicola. Insignita di molti
premi- Golden Globe miglior film commedia musicale- a parte l’aggiunta di
personaggi al contorno, l’omissione di altri, la versione Disney differisce da quella di
Andersen, soprattutto per il lieto fine considerato dalla produzione necessariamente
più adeguato in sostituzione alla visione cruenta della morte della protagonista che
avrebbe sicuramente sconcertato il pubblico infantile. La Disney, ottenuto ottimi
successi confermatisi negli anni a venire, ha successivamente prodotto un seguito del
film “La Sirenetta II: il ritorno agli abissi”- per il mercato dell’home video e una serie
televisiva con la sirenetta come protagonista.
[Presentazione del film della Walt Disney]
È con il titolo di “The Little Mermaid” che esce negli Usa, per la prima volta, il film di
animazione basato sull’omonima fiaba di Andersen (da subito, però, sostanziali sono
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
state le differenze evidenziate con l’originale, solo fonte di ispirazione). Nel 1991
nasce la Divisione Libri dopo un’ulteriore fase espansiva dell’avventura publishing
Disney: libri, periodici, enciclopedia, fascicoli. Inoltre, di fianco al marchio Disney
Libri, è nato negli ultimi anni una nuova etichetta editoriale “Buena Vista”, la quale ha
rapidamente ottenuto l’apprezzamento del mercato grazie alle collane narrative
d’autore “Libri che accendono” che vincono il premio Andersen come migliore
collana narrativa. I prodotti Disney spaziano in ogni campo, divertono i bambini di
ogni dove e attirano l’attenzione di grandi e piccini inaugurando in diversi posti del
mondo Hotel e Parchi divertimento - Disneyland Resort Paris - . Il “riadattamento”
che Disney ha operato nelle sue svariate e sempre più ammirate pellicole, ha portato
alla luce vecchie favole e bellissime fiabe come , appunto, la sirenetta che ancora oggi
godono di un sempre verde gradimento da parte del pubblico di ogni età. La
principessa del mare, Ariel, così chiamata da Disney è presente nell’immaginario di
tutti come la splendida sirena dai capelli rosso fuoco e dallo spiccato carattere ribelle.
In realtà sono molte le modifiche apportate alla fiaba originale: ricerche sui vecchi
testi o sui più pratici siti web, ci raffigurano la bella sirena del mare con una chiara
chioma bionda ed un viso così angelicato che quasi pare astrarsi dal mondo sommerso
di cui lei è parte. Andersen, nella sua fiaba, non da un nome alla splendida sirena, la
descrive semplicemente come [..] “una bambina strana, molto tranquilla e
pensierosa”2 ; animata da una grande gioia di conoscere il mondo degli uomini sopra di
loro. Nella fiaba gioca un ruolo fondamentale anche la figura della nonna, omessa nel
film Disney, che governava la casa e si occupava delle sue adorate nipotine. Nel
mondo sommerso della Disney Ariel, al contrario di ciò che viene narrato dallo
scrittore danese, è circondata da amici: Flounder, il pesciolino fifone giallo a strisce
blu, suo inseparabile amico; Scuttle, un vecchio gabbiano spelacchiato sedicente
conoscitore del mondo umano; Sebastian, il granchio compositore e direttore
d’orchestra presso il palazzo messo da Tritone a sorveglianza di “un’adolescente dalla
testa dura”3. Il grande amore della principessa per il mondo degli umani la spinge più
volte, sia sulla fiaba che nel racconto e film Disney, a riemergere in superficie
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
sperando di incontrare gli esseri dotati di un’anima, gli umani. Infatti, racconta
Andersen, la protagonista non è principalmente attratta dal principe quanto più dal
voler diventare umana, dal forte desiderio di possedere un’anima. E’ la vecchia nonna
a spiegare alla fanciulla quale sia la realtà : <<Noi possiamo arrivare fino a trecento
anni; quando però non viviamo più diventiamo schiuma dell’acqua, non abbiamo una
tomba tra i nostri cari, non abbiamo un’anima immortale e non vivremo mai più:
siamo come le verdi canne, una volta tagliate, non riverdiscono!>>4. È evidente come
la narrazione delle due storie proceda su binari separati, la Disney omette persone,
fatti, parole, ne inventa di nuove. Muovendosi su due strade parallele, si nota come
accrescono le differenze e si palesa qualche analogia: ad esempio, il pegno da pagare
alla strega del Mare per quella vita da mortale tanto desiderata dalla principessa. In
entrambi i casi, la protagonista perde la voce dopo aver bevuto una pozione che
avrebbe dato alla sirena finalmente sembianze umani. Nella fiaba, però, la
trasformazione non sarebbe durata solo tre giorni come Ursula, strega Disney, aveva
pattuito; la trasformazione, in realtà, sarebbe durata un anno intero e nonostante la
richiesta di volere in cambio il bene più prezioso della principessa, la strega del mare
taglia la lingua alla sirena. Una volta che la trasformazione sarà ultimata “soffrirai
come se una spada affilata ti trapassasse (...) conserverai la tua graziosa andatura (...)
ma a ogni passo che farai sarà come se camminassi su un coltello appuntito , e il tuo
sangue scorrerà”.5 Sicuramente più cruenta della versione Disney è la figura della
strega del mare che infligge alla povera sirena dolorosi patimenti in cambio di una vita
da lei tanto desiderata. Ricostruita nel riadattamento per bambini anche la scena del
naufragio in seguito al quale Ariel soccorre il bel principe di cui ormai si era infatuata
e ne posa il corpo sulla spiaggia prima che egli rinvenga. Nella fiaba, in realtà,
qualcosa differisce: quando il principe rinviene dopo la tempesta anziché venire
“coccolato” dalle dolci note cantate dalla sirena - nella versione Disney - si trova
davanti un’altra giovane, la ragazza del tempio, che presume sia la sua salvatrice e con
la quale alla fine convoglierà a nozze assumendo la povera sirena solo come sua
damigella d’onore. È proprio la scena del fatidico matrimonio con la misteriosa
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
ragazza che segna una profonda differenziazione tra la fiaba Disney e l’originale. Se
nel mondo fantastico della dolcissima sirena Ariel il sogno di diventare umana e
sposare il bel principe diventerà realtà, Andersen ci regala un finale a dir poco
malinconico e assai deludente per tutti coloro i quali credono nell’amore e nel suo
miglior coronamento. Nella fiaba danese dopo l’evento delle nozze tra il bel principe e
la “ragazza del tempio” compaiono sulla scena- omesse da Disney per un finale
notevolmente modificato- le sorelle della sirenetta che avevano ceduto i loro bei
capelli alla strega del mare in cambio di un pugnale con il quale la loro sorellina
avrebbe dovuto uccidere il giovane innamorato, bagnandosi del suo sangue per poi
tornare a vivere i suoi lunghi trecento anni ancora in compagnia della sua famiglia.
Ma, invano, andò il tentativo delle altre sirene perché la giovane e ancora innamorata
sirenetta non ebbe il coraggio di compiere tale gesto pensando così alla sorte che le
sarebbe toccata: << (...) le sue orecchie non sentivano quella musica gioiosa, i suoi
occhi non vedevano quella sacra cerimonia: pensava alla sua morte e a tutto quello che
avrebbe perso in questo mondo>>6. Il genio di Andersen ci sorprende ancora : la
sirenetta si da alle acque, concede se stessa al mare abbandonando ogni speranza per
diventare schiuma e morire per sempre quando << non sentì la morte, vedeva il sole e
sui di lei volavano centinaia di bellissime creature trasparenti>>7. La sirenetta era stata
premiata per la sua generosità verso l’amato principe per non averlo ucciso, un’ultima
possibilità le viene concessa: sarebbe diventata una fata dell’aria e avrebbe ottenuto
un’anima immortale se solo avesse continuato a compiere del bene. Sotto mentite
spoglie si nasconde, dunque, la morale di Andersen che chiude questo strabiliante
racconto forse in modo un po’ malinconico. Di certo è che la storia della Sirenetta è
rimasta nei cuori di chi l’ha letta e, insieme alla protagonista, ha vissuto una grande e
fulgente storia d’amore.
1 Cit. in Andersen, Fiabe, cit., p. 81.
2 Cit. ivi, p. 82.
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
3 Cit. in La Sirenetta, testo italiano di Stefania Micaela Vitulli, stampato da Rotolito Lombardo,
cit., p. 24
4 Cit. in Andersen, Fiabe, cit., p. 89.
5 Cit. ivi,p.92.
6 Cit. ivi, p.97.
7 Cit. ivi, p.99.
3. LA SIRENETTA IN ANDERSEN
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La Sirenetta di Hans Christian Andersen
3.1 ANALIZZANDO LE SFUMATURE DELLA FIABA
Non vi è oggetto, fiore, pianta o animale che nelle fiabe di Hans Christian Andersen
non acquisti vita, non sia al centro di vicende struggenti o grottesche, poetiche o di
mordente ironia. Nonostante privilegi temi desunti da vita quotidiana, l’autore danese
ha particolarmente a cuore storie di principi, fate, maghi e folletti, che non
abbandonano del tutto le sue opere più importanti.1 È infatti nello stesso periodo
vissuto da Andersen, siamo quindi nel XIX secolo, che in Inghilterra si diffonde nella
produzione scritta ma anche in più strati della società, una nuova moda, quella delle
“Faires” ovvero la passione per le fate2. Figure fantastiche, che, proprio l’autore
danese impiega in diverse sue opere quali, ad esempio, Mignolina e la Sirenetta. Si
creano, in questo modo, ambienti surreali, si sviluppano sensazioni ed emozioni
diverse dal normale, tanto da provocare nel lettore una vera e propria “immersione”
nel testo, facendo diventare il bambino che legge un vero “lector in fabula”. Nelle sue
opere maggiori è possibile rintracciare il “fil rouge”, il cosiddetto “filo rosso”, che si
personifica nella figura del diverso, prendendo vita nella “Sirenetta”: la principessa
degli abissi innamorata dell’umano; nei “Fidanzati”: la storia d’amore impossibile tra
una palla e un trottolino; nel “Brutto anatroccolo”: la vicenda del piccolo cigno nato
diverso dai suoi bellissimi fratelli. Il lavoro svolto da Andersen è, in molteplici
occasioni, frutto di storie vissute personalmente ma che sono ignote agli occhi dei suoi
lettori, non al corrente del fatto che Andersen stesse facendo riaffiorare un malessere
profondo, sintomo di un rifiuto della società di cui egli voleva esserne parte ma che lo
discriminava ( data la sua diversità in quanto amorfo e omosessuale). Nonostante ciò,
grazie ai suoi mirabili lavori ebbe la fortuna “di attaccare all’opera il cartellino del suo
nome” 3. Il gradimento da parte del pubblico, sia esso composto da grandi e/o piccini,
è stato evidente in svariati aspetti, dalla semplicità con cui Andersen tratta il racconto,
al messaggio ideologico, al modo di trattare l’infanzia attraverso i suoi occhi. La
narrazione consta, infatti, di una assoluta linearità e chiarezza nei termini da lui usati, a
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partire dalla descrizione dei profondi abissi, dal sontuoso castello sommerso, fino alle
bellezze straordinarie del mondo terreno adottando molteplici similitudini e metafore.
È funzionale anche la “fantastica” descrizione che fa Andersen della scala gerarchica,
realtà che lo stesso conosceva bene in quanto ebbe l’occasione di essere ospitato
presso svariate corti come quella svedese del re Oscar I. La vita di corte viene, quindi,
proiettata e adattata al mondo infantile, per rendere partecipe lo stesso lettore della
realtà di quel tempo. Andersen tenta di collegare il mondo reale con le sue varie
problematiche al mondo infantile mediante la figura di un’adolescente: la Sirena del
mare. Quest’ultima viene considerata diversamente in base all’età di chi legge: se per
il mondo adulto risulta impossibile avere la fantasia di pensare che esista davvero un
posto abitato da personaggi marini e credere all’amore tra un umano e una sirena , al
mondo infantile riesce più che naturale concepire una tale realtà in quanto questa può
essere espressione della loro nutrita fantasia che nella realtà delle loro menti prende
forma. “In tutti i grandi libri per l’infanzia, i bambini sono in qualche modo degli
alieni: vedono cose che gli adulti non vedono, entrano in dimensioni che per gli adulti
non esistono, o trasformano il qui in un altrove per lo sguardo con cui lo colgono”4,
ecco perché non è sempre facile entrare in sintonia con il mondo magico che i bambini
tendono a costruire immergendosi nei racconti letti. Andersen è stato, perciò, un
grande maestro: è riuscito ad unire due mondi, grazie alla sua penna ha toccato le
corde dell’anima dei più piccoli mirando, comunque, all’intelletto degli adulti ed è
stato capace di comunicare cose che non a tutti è dato fare.
1 Cfr. Recensione in Andersen, Fiabe.
2 Cfr. Emy Beseghi, La letteratura invisibile, Carrocci Editori, I edizione Maggio 2011; Bambini,
insetti, fate e Charles Darwin, p.26.
3Cit. in Andersen, Fiabe, Eugenio Montale ( tratto da), -Il secondo mestiere-, La gloria di Andersen,
p. 563.
4 Cit. in Emy Beseghi , La letteratura invisibile, p.28.
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CONCLUSIONI
Nella presente relazione ci auguriamo di aver adempito a pieno al compito a noi
assegnatoci. La scelta della fiaba oggetto del nostro lavoro è ricaduta sulla Sirenetta di
Hans Christian Andersen, in quanto abbiamo voluto far riaffiorare nelle nostre menti i
ricordi infantili, legati alla lettura delle parole dell’ autore, rammentando le emozioni
bambine; ben diverse da quelle evocate dalle stesse in età adulta. La nostra attenzione;
come si evince dai differenti paragrafi, è concentrata, maggiormente, sulla versione
integrale della fiaba di Andersen. Abbiamo cercato di analizzare tutte le sfumature, le
tappe fondamentali, i dettagli del suo pensiero in relazione al racconto da noi scelto.
Relazionarsi con uno del maggiori autori di fiabe è stato un lavoro molto impegnativo;
non è stato semplice, infatti, individuale i particolari delle sue complesse riflessioni.
Se pur in modo soggettivo, speriamo di aver toccato i principali quesiti che ci sono
stati richiesti.
BIBLIOGRAFIA
ANDERSEN H.C., Fiabe (1986), Ristampa Mondadori, Milano 2011.
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