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1 William Harris, Centerpointe Research Institute NOVE P RINCIPI Traduzione e adattamento di Prayan, 2002. Ho insegnato alle persone che vengono ai miei ritiri spirituali una serie di principi che io credo possano veramente cambiare la vita una volta capiti perfettamente e messi in pratica. Per questo motivo ho deciso di scriverli in modo che tutti i partecipanti al programma Centerpointe possano beneficiarne. Questi principi sono il frutto del mio percorso personale e anche del percorso delle decine di migliaia di persone che hanno usato il programma Centerpointe negli ultimi 12 anni. Ogni problema noi affrontiamo, io credo, può essere collegato ad una “violazione” (se così si vuol chiamare) di uno o più dei principi che andrò esponendo. Se segui tutti questi principi la vita scorre serena, con molto felicità, molta pace interiore, molto potere personale e le cose che sembravano problemi svaniscono. Alcuni di questi principi si sovrappongono, ma questo è normale: essi sono facce differenti dello stesso diamante. Questi principi sono una di quelle cose della vita “facili/difficili”: facili una volta che ne hai la padronanza, apparentemente impossibili prima. Non è sufficiente capirli da un punto di vista intellettivo, occorre integrarli ad un profondo livello affinché diventino parte di noi stessi. Il modo di apprendere ogni principio varia con il principio stesso, ma un sistema per partire è scrivere il principio su un piccolo cartoncino, tirare fuori il cartoncino dalla tasca o dalla borsa e leggerlo diverse volte ogni giorno. Poi, fai un segno su di esso ogni volta che ti scopri a violare il principio e un segno diverso quando invece ti scopri a seguirlo. In altre parole, tieni il punteggio. Questa semplice procedura ti rende più consapevole del principio e ti aiuta a seguirlo. Naturalmente, prima devi essere convinto che vale la pena impararlo e che veramente creerà un miglioramento nella tua vita. La ragione per cui alcuni di questi principi sono difficili da assimilare è che una parte di noi pensa che seguirli creerà qualcosa di peggiore nella nostra vita. Questa, ancora una volta, è la vecchia storia della nostra mappa della realtà costruita “come è” perché ci offriva sicurezza (o sembrava così) durante la nostra crescita, e cambiarla ora non sembra sicuro, almeno per la nostra mente inconscia, perciò sappi che potresti incontrare qualche resistenza nell’imparare alcuni di questi concetti. Tieni conto che più resistenza provi, maggiore il potenziale beneficio, poiché la resistenza è un segnale che il principio in questione solleva un vero problema per te. Inoltre, non avere fretta nell’imparare: nonostante questi principi possano essere assimilati in un secondo, nella vita reale ci puoi mettere del tempo per metterli in pratica. Lascia che questo sia okay.

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William Harris, Centerpointe Research Institute

NOVE PRINCIPITraduzione e adattamento di Prayan, 2002.

Ho insegnato alle persone che vengono ai miei ritiri spirituali una serie di principi che io credopossano veramente cambiare la vita una volta capiti perfettamente e messi in pratica.Per questo motivo ho deciso di scriverli in modo che tutti i partecipanti al programmaCenterpointe possano beneficiarne.

Questi principi sono il frutto del mio percorso personale e anche del percorso delle decine dimigliaia di persone che hanno usato il programma Centerpointe negli ultimi 12 anni.

Ogni problema noi affrontiamo, io credo, può essere collegato ad una “violazione” (se così si vuolchiamare) di uno o più dei principi che andrò esponendo.Se segui tutti questi principi la vita scorre serena, con molto felicità, molta pace interiore, moltopotere personale e le cose che sembravano problemi svaniscono.Alcuni di questi principi si sovrappongono, ma questo è normale: essi sono facce differenti dellostesso diamante.

Questi principi sono una di quelle cose della vita “facili/difficili”: facili una volta che ne hai lapadronanza, apparentemente impossibili prima. Non è sufficiente capirli da un punto di vistaintellettivo, occorre integrarli ad un profondo livello affinché diventino parte di noi stessi.

Il modo di apprendere ogni principio varia con il principio stesso, ma un sistema per partire èscrivere il principio su un piccolo cartoncino, tirare fuori il cartoncino dalla tasca o dalla borsa eleggerlo diverse volte ogni giorno. Poi, fai un segno su di esso ogni volta che ti scopri a violare ilprincipio e un segno diverso quando invece ti scopri a seguirlo. In altre parole, tieni il punteggio.Questa semplice procedura ti rende più consapevole del principio e ti aiuta a seguirlo.

Naturalmente, prima devi essere convinto che vale la pena impararlo e che veramente creerà unmiglioramento nella tua vita. La ragione per cui alcuni di questi principi sono difficili daassimilare è che una parte di noi pensa che seguirli creerà qualcosa di peggiore nella nostra vita.Questa, ancora una volta, è la vecchia storia della nostra mappa della realtà costruita “come è”perché ci offriva sicurezza (o sembrava così) durante la nostra crescita, e cambiarla ora nonsembra sicuro, almeno per la nostra mente inconscia, perciò sappi che potresti incontrare qualcheresistenza nell’imparare alcuni di questi concetti. Tieni conto che più resistenza provi, maggiore ilpotenziale beneficio, poiché la resistenza è un segnale che il principio in questione solleva un veroproblema per te.

Inoltre, non avere fretta nell’imparare: nonostante questi principi possano essere assimilati in unsecondo, nella vita reale ci puoi mettere del tempo per metterli in pratica.Lascia che questo sia okay.

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Attraverserai diverse fasi con ogni principio.

La Fase 1 è Incompetenza Inconscia, quando tu non segui il principio e non sai nemmeno che nonlo stai seguendo.La Fase 2 è Incompetenza Conscia, che è dove sarai dopo che avrai letto questa dispensa: non staiseguendo il principio ma sei cosciente di questo fatto.La Fase 3 è Competenza Conscia, quando segui il principio ma solo quando ci presti attenzione econsciamente ti sforzi di seguirlo.La Fase 4 è Competenza Inconscia, quando hai consciamente seguito il principio cosìdiligentemente che adesso lo segui senza più pensarci.

1) IL PRINCIPIO DI LASCIARE CHE QUALUNQUE COSA ACCADA SIA OKAY

Quanto una persona soffre nella sua vita è direttamente correlato a quanto la persona resiste ilfatto che “le cose sono come sono”.Questo concetto è di importanza fondamentale.

Se c’è sofferenza o disagio, è perché c’è resistenza verso il modo in cui le cose sono.

Per seguire questo principio, devi modificare la tua “dipendenza” o “attaccamento” verso il fattoche le cose sono diverse da come sono, in “preferenza”.Questo significa che quando “quello che è” non è quello che tu vuoi, non devi soffrirci(diventando arrabbiato, triste, impaurito, ansioso e così via).Significa anche che la tua felicità e pace interiore non sono controllate da forze al di fuori dal tuocontrollo.

Preferisci che le cose siano così o cosà, ma non sei attaccato al fatto che esse siano così o cosà.

In base a quanto una persona è capace di lasciare che qualunque cosa accada sia okay, la personanon soffre. Le persone con molte regole a proposito di come le cose sono presunte debbano esseresoffrono di più perché, non importa quanta cura usino per proteggere e seguire le loro regole,queste regole sono spesso violate da loro stessi o dagli altri.Queste regole sono parte di quella mappa della realtà che noi creiamo durante l’infanzia peressere/sentirci al sicuro nella nostra situazione familiare — in ogni famiglia, sei più al sicuro sesegui le regole.In alcune famiglie ci sono poche regole per come le cose sono credute che siano o per come lagente è creduta si comporti. In queste famiglie i bambini imparano a “seguire il flusso delle cose”e reagire a qualunque cosa accada con una certa creatività psicologica/comportamentale e con unacerta capacità d’adattamento.In altre famiglie ci sono molte regole, a volte regole su tutto.In queste situazioni, le risposte sono più automatiche e pre-programmate, e questo nascondel’innata capacità di comportarsi creativamente ed elasticamente.

Il vivere “secondo le regole” ha un certo richiamo, poiché tu non devi pensare cosa fare in ognisituazione e trovare una risposta creativa. Al contrario, tu segui solo le regole. E’ la vita vissutasecondo una formula o una ricetta. Sfortunatamente, nessuna regola può coprire tutte le sfumaturedi ogni potenziale situazione. La persona che vive secondo le regole corre il rischio che le suerisposte diventino “da robot” e che non si adattino bene alla situazione.

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Peggio ancora, più regole hai più qualcuno o qualcosa le viola. Più questo succede, più finisci colsentirti disgustato, arrabbiato, ansioso, triste, impaurito, impotente o con l’avere qualche altraforma di sofferenza.

Se tu potessi permetterti di accettare che qualcuno rompe una delle tue regole, non avrestisofferenza. (Naturalmente, non sarebbero veramente regole allora… o no?)

Questo non significa che una persona non possa essere orientata verso un obiettivo o lavorare perfar sì che le cose siano come lei voglia, ma la persona emotivamente equilibrata preferisce ilrisultato per cui si sforza piuttosto che esserne dipendente.

In altre parole, la persona lavora per quello che vuole, ma qualunque sia il risultato, mantiene lasua calma e la sua pace interiore. Questo approccio, non è fatalismo o disinteresse per il risultatoma una decisione per cui il risultato non ti butta fuori dal tuo “centro”.

Questo è il significato del far evolvere i tuoi attaccamenti in preferenze e il significato del “non-attaccamento” di cui parla la filosofia orientale (e discusso anche da Gesù Cristo con altre parole).

La chiave nel gestire pensieri, situazioni e emozioni non è perciò resisterli ma piuttosto accettarliil più possibile. Accetta quello che pensi e provi e quello che succede intorno a te, anche se quelloche tu pensi e provi è poco piacevole o quello che succede intorno a te non è quello che avrestipreferito.

Adesso siamo arrivati ad un punto fondamentale, perciò presta attenzione!

Anche se sembra che il nostro disagio è creato dalla cosa che non ci piace o stiamo resistendo, ineffetti l’afflizione che noi proviamo è al 98-99% (o forse anche al 100%) causata dalla nostraresistenza ad essa, e solamente all’1-2% (o forse per niente?) dalla cosa in sé.

Quando smettiamo di resistere, pure il nostro malessere finisce.Può sembrare che la persona, la cosa, l’evento, ecc., stia creando il nostro disagio ma in realtà è lanostra reazione, la nostra resistenza ad accettare che crea il disagio.

Ognuno ha avuto qualcosa nella propria vita che ha duramente resistito ma che alla fine è giuntoad accettare — una relazione che è finita, per esempio.All’inizio passi attraverso tutti i tipi di sofferenza ma ad un certo punto ti muovi oltre e accettiquello che è successo. In quel preciso momento, la sofferenza cessa.Similarmente, abbiamo tutti sentito di persone che scoprono che devono morire presto per unamalattia fatale e che diventano totalmente sereni una volta che accettano quello che stasuccedendo.

Ripeto: non è ciò che succede, è la nostra reazione che ci fa star male!

Attraverso l’accettazione, potenzi te stesso per trasformare e guarire ogni problema mentale oemozionale non risolto. A meno ché tu possa accettare quello che pensi e provi come unamanifestazione della tua stessa realtà, rimani attaccato a credenze e attitudini dannose. Nell’esserepienamente presente e accettante dei tuoi pensieri e sensazioni, apri la strada per il tuo subconscioaffinché si organizzarsi progressivamente a più alti livelli di funzionamento.

Quando percepisci disagio provi resistenza. Quando provi resistenza, abbracciala conaccettazione.

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Ironicamente, una volta che finisci di resistere, sei molto più efficace nel creare ogni cambiamentoesterno per cui hai una preferenza (non un attaccamento).

Tutto questo discorso finisce con l’essere solo banalità se non compi il passo di metterlo inpratica. Una cosa che aiuta, ovviamente, è usare ogni giorno il programma di Centerpointe per lameditazione. Stimolare la mente con Holosync crea il tipo di consapevolezza espansa che rendepiù facile lasciare che qualunque cosa accada sia okay. Una delle caratteristiche di chi è nelprogramma da qualche tempo è che poche cose lo possono spostare dal suo centro.

Mentre cominci a prestare attenzione alla tua risposta a quello che sta succedendo, diventeràsempre più chiaro che tu crei la tua stessa sofferenza e che essa NON viene dal tuo ambiente.Questo processo renderà sempre più difficile continuare a creare la sofferenza cui finora sei statounito. Quando questo accade, un intero nuovo mondo si apre per te… e credimi, ti piacerà!

2) IL PRINCIPIO DELLA SOGLIA

Andrò esponendo un modo differente di guardare alla salute mentale e alle cosiddette“disfunzioni” emotivi e comportamentali.

L’orientamento prevalente negli ambienti della psicologia/psicanalisi è che se tu sei statotraumatizzato, specialmente da bambino, allora hai tutta questa “cosa” sepolta nella tua menteinconscia che ti sta creando un sacco di problemi e che questa “cosa” deve essere portata insuperficie ed essere “guarita”.

Non sono più sicuro che questa descrizione rifletta quello che veramente accade, così propongoun’altra spiegazione.

Ogni persona ha una soglia che determina quanti stimoli dall’ambiente (incluso il proprioambiente interno) può ricevere ed “elaborare”.Se questa soglia viene superata da cosa sta accadendo nell’ambiente, la persona comincia asentirsi stressata. Se le cose continuano in questo modo abbastanza a lungo, la persona alla fine èsopraffatta. Quando la gente comincia a sentirsi stressata, comincia ad affrontare la sensazione distress in svariati modi che ha imparato crescendo (molti di questi modi in realtà non funzionano).

La mia tesi è che tutti i comportamenti neurotici, di dipendenza, ossessivi, disfunzionali, ecc. checi spediscono a terapisti, a seminari di sviluppo personale, a libri di auto-aiuto e a tutti gli altrimodi in cui cerchiamo sostegno, sono tentativi nell’affrontare un ambiente che ci da più input diquanto noi possiamo trattare.

Un altro modo di vedere la cosa è che le persone con questi problemi hanno una soglia per lostress inferiore rispetto ad altre persone che sono capaci di far fronte al loro ambiente piùfacilmente.

Allora, cos’è responsabile per questa “soglia inferiore”?

Io credo che quando una persona ha un trauma quando cresce, non matura in modo regolare equesto le impedisce di sviluppare una “normale” soglia per lo stress.

Le cose che danno fastidio a queste persone non darebbero fastidio a chi non ha vissuto lo stessolivello di trauma e queste persone più frequentemente usano i propri trucchi di comportamento (ele sensazioni che ne conseguono) per affrontare la vita.

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Questo include ansia, confusione, rifiuto, depressione, rabbia e tutti i comportamenti neuroticicome uso di droga e alcool, devianze sessuali, disordini alimentari, disordini della personalità epsicosi.

Nonostante non abbia visto nessun altro che abbia tradotto questa teoria nella pratica come qui aCenterpointe, altri scienziati e ricercatori hanno accennato a diverse parti di questa tesi.

Un recente articolo in Psicologia Oggi, “Stress… E’ peggio di quanto pensi”, discute la sensibilitàallo stress di una persona che è stata traumatizzata: “Possiamo diventare sensibili allo stress. Unavolta che questo accade, anche il più piccolo accenno di stress può scatenare una cascata direazioni chimiche nel cervello e nel corpo”.

Lo psicologo Michael Meaney, dell’Università McGill, ha detto: “Quello che succede è che lasensibilizzazione allo stress spinge il cervello a riorganizzarsi a livello di connessioni neurali percompensare. Sappiamo che quello che ci sta accadendo è un normale, quotidiano, episodio distress, ma la mente ipersensibile sta segnalando al corpo di rispondere in modo inappropriato”.

Questo articolo va avanti dicendo che ognuno ha una valvola che controlla la reazione allo stress,una specie di manometro biologico, che quando lavora correttamente trattiene il corpo dal lanciareuna risposta su grande scala per una bottiglia d’acqua che cade per terra, ad esempio.La sensibilizzazione abbassa il punto del termostato, secondo lo psicologo Jonathan C. Smith,fondatore e direttore dello Stress Institute presso l’Università di Chicago.

“Anni di ricerca”, dice Seymore Levine, dell’Università del Delaware, “ci hanno insegnato che lepersone diventano sensibilizzate allo stress e che questo altera realmente le connessioni fisiche delcervello. Questo significa che una volta sensibilizzato, il corpo in futuro non risponde più allostress nello stesso modo. Potremmo produrre troppe sostanze chimiche eccitanti o rilassanti; inogni modo non risponderemmo in modo corretto”.

Un altro ricercatore, Jean King, dell’Università Medica del Massachusetts, crede che quando certistress accadono durante il periodo dello sviluppo, possano essere più dannosi di stress subiti inaltri periodi della nostra vita. “Gli eventi psicologici che sono più deleteri, probabilmentesuccedono durante l’infanzia e l’adolescenza — un ambiente familiare instabile, il vivere con ungenitore alcolizzato o ogni altro grave problema… Quello che adesso crediamo è che uno stress digrande magnitudo successo quando sei giovane può alterare permanentemente il circuito deineuroni, lasciando il sistema sbilanciato e rendendolo meno capace di far fronte al normale stressquotidiano”.

Questo è ciò che crea tutti i vari meccanismi comportamentali di risposta e gli stati d’animoderivanti, causando i problemi che spingono le persone verso la terapia e altre soluzioni d’aiuto.

Gli approcci tradizionali per trattare questo problema mi sono sempre sembrati orientati verso isintomi, inclusa l’opinione prevalente che ho menzionato prima per cui la “cosa” sepoltanell’inconscio deve essere portata in superficie e guarita. Una metodologia di questo tipo, maancora più carente secondo la mia opinione, è che si devono usare psicofarmaci che si supponerimettano “in sesto” il sistema neurochimico del cervello.

Una soluzione più semplice e più efficace mi balena in mente: alzare la soglia alla quale questedisfunzioni emotive e comportamentali avvengono. Quando questo è fatto, queste disfunzionidecadono perché non sono più necessarie in quanto la persona diventa raramente stressata.

Come le persone che sono nel programma Centerpointe da qualsiasi lasso di tempo hanno avutomodo di valutare, quando siamo esposti allo stimolo di Holosync si instaura l’intero processo di

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cambiamento e di evoluzione (che si applica a tutti i sistemi complessi nell’universo)elegantemente descritto dallo scienziato Ilya Prigogine — che per questo ha vinto il PremioNobel.

Non voglio dare una dettagliata descrizione del lavoro di Prigogine qui, ma riassumeròbrevemente i punti più importanti, poiché sono pertinenti alla mia spiegazione.

Cominciamo con la Legge della Crescente Entropia (la seconda legge della termodinamica) chedice che tutte le cose tendono, col tempo, a disgregarsi e a diventare meno ordinate — a meno chésia fornita energia in qualche modo. Questa è una delle leggi dell’universo più elementari ed èstata scientificamente provata senza ombra di dubbio e accettata dalla comunità scientifica daoltre un secolo.

I sistemi, di qualsiasi tipo, che mantengono il loro ordine anziché disgregarsi, o addiritturadiventano più evoluti (come succede per gli esseri umani), ci riescono perché hanno la capacità didisfarsi dell’entropia (energia) disperdendola nell’ambiente. Ogni sistema ha un limite superioredi quanta entropia può dissipare e dipende dalla complessità del sistema stesso: maggiore lacomplessità del sistema, maggiore la quantità di entropia che può dissipare.

Poiché ogni sistema (o, per i nostri scopi, ogni persona) è in realtà un continuo flusso di energia,questo limite superiore di quanta entropia può essere dissipata pone un limite superiore di quantoinput il sistema può affrontare. Finché il livello dell’input non eccede la capacità di disperdere laconseguente entropia, tutto va bene e il sistema rimane stabile. Quando questo limite superioreviene ecceduto, l’entropia che non può essere dissipata comincia ad accumularsi nel sistema.Mentre questo succede, comincia un decadimento dell’ordine interno e il sistema diventa semprepiù caotico.

Se questo continua, si arriva al punto che Prigogine chiamava “punto di biforcazione”: il sistemasi disgrega completamente e cessa di esistere come un insieme organizzato o, più spesso,spontaneamente fa un grandissimo passo avanti, riorganizzandosi ad un livello più alto, un livelloche può affrontare l’input che era troppo per il vecchio sistema. La caratteristica più importante diquesto nuovo sistema è dunque la sua capacità di dissipare maggiore entropia e quindi far frontead un maggior input da parte dell’ambiente.

Nel caso di Holosync, la tecnologia rallenta le onde elettriche del cervello (si passa da onde Betaad Alfa, poi a Theta, infine in Delta) causando fluttuazioni cui il cervello non può far fronte (inaltre parole, il sistema sperimenta input oltre la sua capacità di dissipare l’entropia risultante).In risposta, il cervello si riorganizza ad un più alto livello capace di sopportare questo input,creando fisicamente nuove connessioni neurali.

E’ in questo processo che la soglia per lo stress viene alzata.

Questo è il motivo per cui le persone che meditano con Holosync hanno cambiamenti positivi cosìspettacolari e perché tutti le disfunzioni scompaiono mentre le persone progrediscono nelprogramma. Questa è la ragione per cui così spesso persone in cura per depressione non hanno piùbisogno della terapia dopo un anno nel programma, o perché problemi di rabbia e ansietàspariscono. Spariscono perché tutti questi modi di far fronte allo stress non sono più necessari inquanto il sistema non si stressa più così facilmente.

Il programma è un metodo molto efficace per sciogliere i traumi che hanno fatto sì che la sogliaper lo stress sia così bassa. Attacca i problemi alla radice e evita il trattamento dei sintomi.

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Comunque, come puoi utilizzare questo principio?

Cominciando con il riconoscere quando sei in questo processo di “sopraffazione / caos /riorganizzazione”, rendendoti conto che è una cosa positiva che non deve essere contrastata erendendoti conto che quando permetti alla tua soglia di andare sempre più in alto, le cose che tifanno soffrire spariscono.E’ veramente possibile avere una vita senza sofferenza e Holosync non è altro che uno strumentoche facilita e velocizza il processo.

3) IL PRINCIPIO DEL CAOS E DELLA RIORGANIZZAZIONE

Come ho già detto, secondo me, tutte le cosiddette disfunzioni emotive e comportamentali, tuttequelle cose che ci causano sofferenza e ci spingono a cercare aiuto in vari modi, sono in realtàmeccanismi di difesa che usiamo nel tentativo di affrontare lo stress, stress causato dal fatto diessere spinti oltre la nostra personale soglia che delimita quanto input possiamo ricevere dalnostro mondo.Quando la nostra soglia è troppo bassa per il nostro ambiente, subiamo stress e caos e soffriamoattraverso diverse disfunzioni.

Questi meccanismi di difesa sono un tentativo di conservare integra la nostra mappa della realtàinterna (è questa che in concreto viene sottoposta a stress quando la nostra soglia è superata).Quello di cui non ci rendiamo conto mentre stiamo difendendo questa mappa, è che dopo la suadistruzione una mappa nuova e migliore prenderà il suo posto.

Questo processo naturale, la cui identificazione valse il Nobel allo scienziato Ilya Prigogine,prevede che questa mappa (il nostro concetto di chi siamo e del nostro rapporto con il restodell’universo) vada temporaneamente in caos per via dei troppi stimoli, poi cada in pezzi (quandoil caos diventa un peso insostenibile) e istantaneamente e simultaneamente si riformi ad un piùalto livello che possa affrontare l’input ambientale che prima era troppo.

A meno che il sistema cessi completamente di esistere — e le probabilità di questa evenienza sonopraticamente nulle — questa riorganizzazione risulta sempre in qualcosa che può fronteggiarequello che prima non poteva. L’unica ragione per cui proviamo a proteggere il vecchio sistema(quindi impedendogli di riorganizzarsi ad un più alto livello) è che pensiamo che quella mappa èciò che noi siamo, piuttosto che un comodo strumento che ci aiuta nella vita. Diventiamo cosìabituati ad usare il nostro concetto di realtà quando prendiamo decisioni su cosa fare, cheemozioni provare, come comportarci e così via, che dimentichiamo che è solo uno strumento eche ciò che noi siamo veramente è molto di più.

Poiché noi pensiamo che siamo questa mappa, pensiamo che NOI stiamo cadendo a pezzi quandola mappa comincia a disgregarsi, perciò proviamo a proteggerla anche se in primo luogo sono idifetti di questa mappa il vero problema e una nuova mappa permette istantaneamente a tutto difunzionare meglio.

Qual’è l’applicazione pratica di tutto questo?Prima di tutto devi riconoscere a te stesso che il caos precede il cambiamento.Quando c’è caos (o stress) nella tua vita (non intendo normalmente o occasionalmente, intendo“quando”) significa che la tua mappa attuale non è capace di far fronte all’ambiente in cui vivi.

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A questo punto devi ricordarti che:

1) una nuova mappa sarebbe utile proprio adesso e infatti risolverebbe i problemi che la vecchianon può affrontare;2) il caos è un segno che stai diventando pronto per creare una nuova mappa e che se non ostacoliil processo la sua creazione sarà più facile e più veloce.

E’ perciò utile riconoscere quando sei nello stato di caos iniziale e ricordarti che questo è ilpreludio ad un cambiamento positivo — se sai come toglierti di mezzo e lasciarlo accadere.

La maggior parte delle persone non sa riconoscere quando sono nel caos…Perché? Diverse ragioni.

Per prima cosa, molte persone cercano immediatamente un rimedio appena cominciano a sentirsistressati. Cercano una sigaretta, un drink, un partner sessuale o qualche scarica di adrenalina,qualsiasi cosa che possa mascherare come si sentono.Lo fanno inconsciamente e automaticamente.Non sono consapevoli che il caos che percepiscono è una opportunità di crescita e che nonprendendola si condannano a ripetere lo stress ed il caos ancora e ancora, poiché ogni volta che lavita pressa, la loro mappa attuale sarà sempre causa di stress. Una nuova e più evoluta mappa,invece può fronteggiare quello che la mappa attuale non può.

Seconda cosa, la maggior parte delle persone non si assume la responsabilità del caos e dellostress che percepiscono. Lo proiettano in qualcosa al di fuori di loro stessi. Trovano qualcosa daaccusare. “Sono stressato per colpa di mia moglie”; “Sono stressato per colpa del lavoro”; “Sonostressato per colpa di…”.

La vera ragione perché sei stressato non è una di queste.

L’unica e sola ragione perché sei stressato o nel caos è perché la tua soglia attuale per l’ambientein cui vivi è troppo bassa. E la sola e unica soluzione è alzare la soglia più in alto. Non prenderneresponsabilità e accusare qualcosa di esterno a te è dunque un altro modo di restare nonconsapevole e di evitare di essere un partecipante attivo nel creare la tua evoluzione personale.

Così, la prima cosa da fare è notare che c’è del caos. “Eccomi, sono qua nel caos”.Poi, devi riconoscere perché sta accadendo. “La mia soglia per quanto posso affrontare è troppobassa”.Poi devi ricordare a te stesso che il caos è il primo passo nel riorganizzare la tua mappa dellarealtà ad un livello più alto che funzioni meglio di prima.Questa è una grande opportunità! “Alleluia! Sto per evolvere e una volta che faccio il salto nellivello successivo sarò in grado di far fronte a più cose e un sacco di problemi che adesso mifanno soffrire spariranno!”. Poi devi lasciare che sia okay per te attraversare un periodotemporaneo di caos e solamente osservare cosa succede (quest’ultimo punto verrà trattatosuccessivamente come altro principio).

Resistere, al meglio, renderà il processo doloroso e al peggio renderà impossibile lariorganizzazione.

Poche persone al mondo veramente capiscono come il cambiamento funziona, per questo lamaggior parte delle persone lo combatte. E poiché spesso “sconfiggono” il cambiamento in questabattaglia, perdono la guerra. Combattendo il mutamento non alzi la tua soglia.

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Ma adesso comprendi come il cambiamento avviene e questo ti risparmierà della sofferenza seapprofitti di questa tua conoscenza. Cambiare, mutare, evolvere… è un processo naturale. Nondevi sapere “come” farlo. L’intero universo si sta evolvendo dall’eternità attraverso questo stessomeccanismo. Tutto quello che tu devi fare è non intralciare.

Ecco i passaggi ancora una volta:

1) Nota e riconosci che sei in caos o stress.2) Diventa consapevole che sta succedendo non per qualcosa di esterno a te (sì, c’è uno stimolo,ma non è la causa) ma perché la tua soglia di quanto puoi affrontare è troppo bassa per far fronteal tuo attuale ambiente.3) Ricordati che questa è una cosa positiva e che significa che stai per evolvere nel prossimolivello, dove molti problemi attuali spariranno.4) Lascia che quanto sta accadendo sia okay.5) Osserva il processo con curiosità e non resistere.

Non è facile la vita?

Beh, se segui quanto sopra.O se puoi evitare di essere in ogni situazione che ti spinge oltre la tua soglia (buona fortuna)…Puoi stare a casa, isolarti, fare del tuo meglio per non partecipare alla vita, non apprendere nuoveinformazioni, ecc. O puoi sviluppare tutti i modi che vuoi per far uscire il vapore quando lapressione sale. Puoi arrabbiarti molto, parlare in modo ossessivo e continuo, fumare, mangiaretroppo, comprare cose, o fare sport in modo eccessivo, o fare sesso o qualunque cosa che ti piacee ti distrae. Naturalmente in questo caso continuerai ad avere la stessa soglia, ad avere le stesselimitazioni. Sai già com’è.

Questo principio è una di quelle cose apparentemente facili. All’inizio sarà difficile, ma una voltapadroneggiato non potrai immaginare perché prima avevi fatto in altro modo.

Una delle grandi cose del programma Centerpointe (sapevi che questo l’avrei detto prima o poi,vero?) è che non solo alza la tua soglia sempre più in alto ma ti fornisce la chiarezza mentale peressere capace di mettere in pratica i cinque passaggi che ho evidenziato prima. E mentreprogredisci nel programma, il processo evolutivo diventa sempre più facile.

Se la tua vita è almeno in parte come la mia, avrai un’opportunità dopo l’altra per avere a che farecon questo principio per cui decidi adesso che lo metterai in pratica.Dopo tutto, continuerai davvero ad avere opportunità, una dopo l’altra, finché lo farai.

4) IL PRINCIPIO CHE LA MAPPA NON E’ IL TERRITORIO

Saresti schiacciato se tu assorbissi tutti gli stimoli degli input disponibili.Ce ne sono troppi, così devi “filtrarli”.Allo stesso modo, se tu tenessi conto di tutte le connessioni che creano ciò che tu sei, sarebbetroppo perché, in ultima analisi, sei connesso a tutto.Perciò, per muoverti nella vita, crei una mappa interna della realtà cui fare riferimento.

Come una mappa stradale, questo mappa è una versione in scala della realtà. E come una mappastradale, non mostra tutto (come potrebbe?) e sotto diversi aspetti non è una buonarappresentazione della realtà. Non sono segnalati i supermercati. Non puoi andare a passeggio

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dove sono rappresentate le montagne, così come non puoi fare il bagno nelle macchie blu cherappresentano i laghi.

La mappa non è il territorio. Non è concepito che lo sia. E’ solo una rappresentazione della realtà.

Ora, se il territorio cambia, ti serve una mappa nuova. Se stai guidando e la strada finisce percolpa di un nuovo centro commerciale ma la mappa dice che puoi andare avanti, forse è il caso diavere una nuova mappa. Altrimenti la tua capacità di spostarti potrebbe essere influenzata.

Tutti noi creiamo una mappa della realtà mentre cresciamo. Senza di essa, dovremmo capire cosaè una porta e come si apre ogni volta che ne incontriamo una, o reimparare come ci si relazionecon le persone ogni volta che incontriamo una persona nuova. E oltre a questi semplici esempi,questa mappa contiene una serie innumerevole di convinzioni, valori, generalizzazioni, decisioni emolti altri aspetti mentali interni per come noi vediamo noi stessi e la nostra relazione con il restodell’universo.

Spesso ci si riferisce alla mappa come “ego”.E’ la nostra rappresentazione interna della realtà ed è molto utile, così come è molto utile unamappa stradale.

Più la nostra mappa è vicina alla realtà senza essere difficile da usare, meglio funziona.Comunque, se cresciamo con un trauma o un abuso, o la fotografia della realtà che riceviamonella nostra situazione familiare funziona solo nella nostra famiglia ma non è così utile o accurataquando usciamo nel mondo da soli, possiamo avere problemi.

Se il condividere sentimenti non fa parte della nostra mappa, ad esempio, possiamo averedifficoltà nell’essere in intimità con gli altri e finiamo con il sentirci divisi e isolati.Se la nostra mappa enfatizza la resistenza per cosa non ci piace del mondo, possiamo finire conl’essere in lotta costante e sofferenti.Se la nostra mappa ci dice che è meglio essere in guardia o che le altre persone ci faranno delmale (senza renderci conto che qualcuna potrebbe farlo ma le altre no) possiamo lasciarci sfuggiremolte cose belle della vita.

La tua mappa della realtà, oltre ad essere un aiuto alla navigazione, è una schema, un modello chela tua mente usa per creare la tua vita. Se nella tua vita c’è ricchezza, o povertà o felicità oavventura o sofferenza o qualsiasi cosa, viene dalla tua mente che crea la tua esperienza in basealla tua mappa.

La tua mente non dice “Beh, aspetta un minuto. Questa mappa non è molto accurata e sta creandoun sacco di sofferenza”. Dice solo “Okay, vediamo. Adesso creo questo… e questo… equesto…”.Alla mente non interessa cosa la mappa è, o se è una mappa buona o cattiva. La mente è solo unacreatrice scrupolosa, che attua la tua vita in base a quella che la mappa dice.

Quando le persone crescono e si accorgono che in diversi modi la mappa non li aiuta più, i piùconsapevoli cercano di cambiare o migliorare la mappa; quelli non consapevoli colpevolizzano ilmondo per non essere come la loro mappa prevede senza comprendere che la mappa è solamenteun aiuto.

Metodi di crescita personale efficaci apportano cambiamenti in questa mappa della realtà ed è quiche cominciano i problemi per noi che cerchiamo l’evoluzione.

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Per far sì che una mappa nuova e migliore prenda il posto di quella vecchia che non ti serve piùbene, ci deve essere un periodo di passaggio in cui la vecchia mappa entra in un caos temporaneo,si disgrega e poi è rimpiazzata dalla nuova che più accuratamente riflette la realtà e ti permette diessere più felice, creativo e spiritualmente collegato alle altre persone.Se decidi di compiere il viaggio verso felicità, pace interiore, illuminazione, essere tutt’uno conDio o come lo vuoi chiamare, utilizzerai diverse mappe, ognuna sempre migliore e più accurata— e più utile nel creare una vita felice.

Mentre questo processo avviene, c’è l’ironica tendenza di cercare di proteggere la vecchia mappa(il concetto di chi tu sei e di come ti relazioni con il resto dell’universo) quando entri in questocaos iniziale di crescita e cominci a notare che la vecchia mappa non lavora più così bene. Questotentativo di tenere insieme la vecchia mappa viene dall’idea sbagliata che la mappa è ciò che tusei — che “la mappa è il territorio” — piuttosto che un comodo strumento usato per muoversinella vita.

In altre parole, noi creiamo questa mappa (o piuttosto, è creata per noi dai nostri genitori, dainostri insegnanti, dai media e dalla società in generale) e ci DIMENTICHIAMO che è solo unamappa e pensiamo invece che è quello che noi siamo.

Sono le limitazioni di questa mappa (la sua inabilità nel rappresentare il territorio o far fronte allesituazioni in cui ti trovi, siano esse psicologiche, emotive, relazionali, mentali o spirituali) checreano l’esperienza di sentirsi “oltre la soglia” e le conseguenti disfunzioni emotive ecomportamentali (in altre parole, sofferenza) di cui ho parlato nel corso di questa dispensa.

Il segreto dell’evoluzione è avere una mappa nuova, ma noi combattiamo il processo perchépensiamo di essere la vecchia mappa. Credendo questo, non stupisce che quando la mappacomincia a disgregarsi per fare spazio alla nuova, noi pensiamo “Mio Dio, sto cadendo a pezzi!”.Poiché pensiamo che siamo noi a cadere a pezzi, facciamo di tutto per tenere insieme la vecchiamappa e resistere il processo di caos/riorganizzazione. Questa resistenza è ciò che fa nascere tutti icomportamenti disfunzionali e le nostre sofferenze. Paura, depressione, rabbia, ansia, abuso disostanze, psicosi, personalità multiple, molte malattie fisiche, ecc, sono tutti modi che noi esseriumani abbiamo concepito per tentare di combattere la morte della vecchia mappa e la nascita dellanuova.

Ma se dicessimo invece “Grande! La mia vecchia mappa della realtà, che comunque non funzionapiù bene e ha un sacco di difetti che mi causano sofferenza, sta cadendo a pezzi. Questo significache presto avrò una nuova mappa che lavora molto meglio e mi permette di essere più felice e piùsereno” ?In questo caso non intralceremmo, lasciando che il processo si completi da solo — e cirisparmieremmo un sacco di problemi e sofferenza.

E’ molto utile allora imparare a riconoscere quando questo processo sta avvenendo, imparare ariconoscere i tuoi metodi preferiti di cercare di salvare la vecchia mappa e imparare come lasciareche ciò che sta accadendo sia okay — anziché cercare di salvare qualcosa che comunque non ti èpiù utile.

Qualche persona chiama questo avere Fede, e lo raccomando.Adesso sai che non sei il tuo ego, che non sei il tuo concetto di te stesso, che non sei la tua mappadella realtà. E’ solo una mappa e entra in caos nel processo di cambiamento positivo, preludendoad una mappa nuova e più funzionale. La mappa non è il territorio e tu non sei la tua mappa.Quando la vecchia mappa si disgrega, tu sarai ancora lì, pronto a ricevere una nuova mappa e adessere più felice. Abbi Fede.

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5) IL PRINCIPIO CHE LA RESPONSABILITÀ E’ CRESCITA E POTERE PERSONALE

A chiunque abbia percorso un cammino personale di crescita per un qualsiasi, anche breve, lassodi tempo, è stato detto che “tu sei il creatore del tuo mondo” o “tu non sei una vittima” o qualcosadi simile. Molti concorderebbero su questo, se interrogati in proposito. Comunque, quando in unasituazione di vita reale succede qualcosa che non ci piace, anche quelli che “hanno praticatomeditazione e yoga per 75 anni” o “hanno conosciuto personalmente il Dalai Lama e lo hannoaiutato nella sua missione” o dichiarano che hanno seguito ogni corso di evoluzione personale ehanno letto ogni libro di auto-aiuto (due volte magari!), cominciano con l’accusare qualcosa al difuori di loro stessi per quello che è successo.

Il solo dichiararsi d’accordo con queste affermazioni non ti aiuterà. Così come non ti aiuterannomodi intelligenti e sofisticati di convincere te stesso e gli altri che tu non sei responsabile perquello che succede.

Perché? Perché finché non sei consapevole che tu stesso crei la tua esperienza del mondo, inclusaogni felicità e ogni sofferenza, sarai sul lato “effetto” del processo causa/effetto. Tu e la tuaesperienza di vita sarete controllati e alla mercé di qualunque cosa accade intorno a te. La tua solasperanza di felicità sarà trovare le circostanze perfette e trovare un modo di conservarle tali.

E sai quanto questo è possibile, se ci pensi.

La verità è che tu sei responsabile per ogni sensazione o comportamento che hai, nel senso chepuò essere la tua risposta valutata a qualcosa che accade, oppure una risposta automatica einconscia basata su come la tua mappa interna della realtà è stata strutturata.

Questo è molto diverso dal dire che tu sei da colpevolizzare per ogni sensazione o comportamentoche hai.Parlo di assumere responsabilità personale non a proposito di colpa ma piuttosto di potere.

Se qualcuno o qualcosa al di fuori di te è la causa di come ti senti o comporti, sei senza potere —una vittima. Se tu o quantomeno i tuoi processi inconsci siete la causa, hai il potere e puoi farequalcosa per modificare la situazione in una più felice e serena. Le cose al di fuori di te possonoessere uno stimolo, ma come rispondi viene da te, sia consciamente che inconsciamente.

Puoi vivere in un mondo nel quale altre persone o eventi creano il modo in cui ti senti, ma c’è unprezzo. Il prezzo è che tu ti sentirai male la maggior parte del tempo. O puoi scegliere di assumerecompleta responsabilità per ogni sensazione e ogni comportamento che hai. Se scegli questo, seiimmediatamente sul lato “causa” del processo causa/effetto, dove scegli tu sia come sentirti siacome comportarti.

Se scegli di sentirti o di comportarti in un certo modo, puoi naturalmente fare la scelta giusta:sentirti in un modo che ti faccia stare bene o comportarti in un modo che abbia la più altapossibilità di avere un buon risultato.Ma cosa puoi fare per tutte quelle sensazioni e comportamenti che sembrano venirespontaneamente e automaticamente? Poiché per la maggior parte delle persone, anche quelle chesono “cercatori progrediti”, la maggior parte delle sensazioni e dei comportamenti ricade in questacategoria, questa è una domanda importante.

Prima di tutto, devi cominciare con l’accettare la premessa principale di questo principio: che tusei responsabile per ogni sensazione e comportamento che hai, anche se non puoi vederedirettamente come questo possa essere.

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La maggior parte delle sensazioni, sentimenti e comportamenti che “accadano” sono tue rispostecondizionate e da qualche parte, inconsciamente, sei stato influenzato a sentirti o a comportarticon un certo schema quando sei stimolato in un certo modo.

Magari quando tuo padre urlava nei tuoi confronti quando eri bambino, ti sentivi spaventato e poiarrabbiato. Dopo che questo processo è stato instaurato come una risposta condizionata (come icani di Pavlov salivano quando sentono il campanello che annuncia il cibo), quando qualcuno urlacontro te ti sentirai spaventato e poi arrabbiato. Poi ci può essere un comportamento che tu sceglie metti in atto per far fronte al fatto di essere arrabbiato.

Può sembrare che queste tue emozioni sono causate dalle urla.Non lo sono. Sono scatenate, provocate, fatte nascere dalle urla, ma sono causate dalla rispostacondizionata instaurata in te nel passato.Rompi la risposta condizionata e puoi avere un’emozione completamente diversa seguita da uncomportamento completamente diverso.

Se il solo urlare che tu avessi mai sentito fosse Stanlio urlare contro Ollio, potresti avere larisposta condizionata di ridere ogni volta che senti urlare.

Secondo i terapisti il fenomeno dell’avere una certa emozione come una risposta condizionata èdovuto ad un trauma infantile entrato in uno stato regresso. Questo significa che se adessoqualcuno urla contro te, ti senti come un bambino indifeso anche se ora sei un adulto molto piùforte. Ancora, questa è una risposta condizionata e l’urlare non causa la sensazione ma la fanascere solamente.

Come puoi stabilire la differenza tra un fatto che causa qualcosa e un fatto che scatena, provoca,fa nascere qualcosa?

Se c’è più di una opzione possibile, se diverse persone reagiscono in modi diversi, lo stimoloprovoca. Buttare dell’acqua sulla testa farà diventare la testa bagnata. L’acqua causa il bagnato.Chiunque riceva dell’acqua in testa diventa bagnato.L’urlare contro qualcuno può invece causare rabbia, risate, disinteresse, confusione, paura e ognialtra possibile reazione a seconda della situazione e delle risposte condizionate della persona a cuisi grida. L’urlare scatena qualcosa in te, ma non ne è la causa.

Anche se il sentir urlare può renderti arrabbiato (ad esempio) il solo fatto di riconoscere che ciòche provoca è una reazione condizionata è il primo passo nel prendere responsabilità per ciò cheavviene e ti aiuterà nel rompere la risposta condizionata e compiere una scelta diversa.

Ci sono diversi modi per rompere una risposta condizionata. Non è mia intenzione discuterne quicome ma posso dire che la chiave è la Consapevolezza e un buon terapista, un professionista diPNL, uno psicologo comportamentale o libri di auto-aiuto ti possono dare una grossa mano.

Devi volere arrivare al punto in cui ogni reazione che hai in risposta ad ogni evento nel tuo mondosia una tua scelta.Questo significa che potrai fare ciò che è meglio per te, ciò che ti rende più felice e più sereno.Finché sei in un meccanismo di risposte automatiche, non puoi fare questo e sei alla mercé deglieventi e delle persone che ti circondano.

Non puoi fare nessun progresso verso questo obiettivo finché non riconosci fermamente che ognisensazione, ogni sentimento e ogni comportamento deriva da te, quali che siano gli stimoli chevengono a te dal mondo.

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Essere capaci di scegliere come sentirsi, di scegliere lo stato in cui essere in ogni istante, discegliere come comportarsi e fare ciò per essere l’essere umano migliore che si può in ogni datomomento, è una delle maggiori componenti della Libertà e vale la pena lavorare per arrivarci.

Come può aiutare il programma Centerpointe in tutto questo? Mentre lo usi, quello che erainconscio entra nella tua consapevolezza. Sei più consapevole di quello che stai facendo e perché.Il programma sviluppa una parte di te cosiddetta “testimone” che è capace di prestare attenzione atutto senza essere emotivamente coinvolta. Questa parte è anche chiamata “consapevolezzaespansa” e ti permette di vedere le tue risposte condizionate per quello che sono.

Negli ultimi decenni la nostra cultura ha reso popolare il concetto di “vittima”: nessuno èresponsabile di niente che gli possa succedere. I fumatori non sono responsabili di avere il cancroai polmoni, chi ha le pistole non è responsabile di usarle, i ladri arrivano a denunciare ilproprietario per essersi feriti entrando nella sua casa. I criminali non sono responsabili dei criminiche hanno commesso perché hanno avuto un’infanzia infelice o erano sotto l’influenza di droghe.Il marito che picchia la moglie non è responsabile perché la moglie lo ha fatto arrabbiare…Questi sono i casi più estremi, ma tu puoi trovare esempi nella tua vita, se sei onesto.

Allo stesso tempo, è facile dire “Non posso fare X. Ho problemi di stress, non ho i soldi, sonoalcolizzato, mio padre era distante, mia madre mi picchiava, sono cresciuto in un brutto quartiere,blah, blah, blah). In questo modo di rendere popolare il concetto di vittima, c’è il sottostantepresupposto che è più facile essere una vittima e che assumere responsabilità è oneroso, difficile,una lotta, troppo lavoro.

Io sono qua per dirti che essere una vittima è oneroso, difficile, una lotta e troppo lavoro.Essere responsabile per ogni cosa che succede, ogni sentimento e emozione e comportamento chehai è il modo facile di vivere.È la via alla felicità, alla pace interiore e ad una vita fruttuosa.E’ il modo di finire tutti i drammi della tua vita.

6) IL PRINCIPIO DEL CAMBIAMENTO COSCIENTE

Ti ricordi quando hai imparato ad andare in bicicletta? Pedalavi con papà che stava al tuo fiancotenendo la bici, poi ti lasciava andare e dopo poco cadevi. Sembrava difficile e ti chiedevi se cel’avresti fatta.

Poi, papà ti ha lasciato andare ma tu non lo sapevi. Quando parecchi secondi dopo ti sei voltato,lui era indietro di 100 metri e tu stavi pedalando, tutto da solo! Facile!

Mi ricordo che pensavo che allacciare le scarpe era la sequenza di movimenti più complicata cheuno avesse mai inventato e mi chiedevo come mia mamma potesse allacciarmi le scarpe cosìfacilmente (anche parlando al telefono!). Ma dopo che l’hai imparato, ti accorgi che è facile.

Questi principi sono come il pedalare o allacciarsi le scarpe. Sembrano difficili, ma quando ciriesci sono semplici e grazie ad essi la vita diventa facile.Se c’è una cosa che sto cercando di insegnare con questo materiale, è che la vita è facile.Se per te è dura, stai facendo qualcosa, consciamente o inconsciamente, per renderla dura.

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Ogni giorno ascolto persone che hanno un problema, un disastro, uno stress dietro l’altro. Perloro, la vita è principalmente fatta di mazzate e sofferenza. Dal mio punto di vista è facile vederecome loro stanno creando tutto questo e anche come possono smettere dal crearlo.

Ma per loro, tutto sembra “accadere” a loro. Non vedono ancora che ciò accade a loro proviene daloro stessi, dalla loro mappa del mondo, da quello su cui si focalizzano, dalle loro strategie interneed esterne per prendere le loro decisioni momento per momento.

L’ultimo principio di cui ho parlato è quello della responsabilità personale.Questo è un principio estremamente importante perché finché non assumi la responsabilità, finchénon sei consapevole che quello che succede (o quantomeno la tua reazione a quello che succede)deriva da te e NON da qualcosa al di fuori di te, non puoi farci niente. Una volta che ti assumi laresponsabilità, comunque, tu assumi il controllo e fai le cose nel modo in cui vuoi.

Il passo successivo, una volta assunta la responsabilità personale, è diventare più cosciente.E adesso per me viene il difficile. Come ti posso descrivere “cosciente”? Tutti usano questotermine come se sapessero cosa significa ma secondo me non lo sanno.Essere cosciente non significa seguire il Dalai Lama o essere consapevole dell’ingiustizia oqualcosa tipo comunicare con Dio, Gesù o gli spiriti guida.

Essere cosciente significa non operare come un meccanismo automatico di risposta.

Significa vedere cosa sta succedendo, in tutti i livelli contemporaneamente, in ogni momento, escegliere la risposta emotiva, mentale, comportamentale e spirituale più vantaggiosa per quelmomento. Alla fine, significa fare tutto questo automaticamente, senza pensiero cosciente (questasembra una contraddizione: essere coscienti, ma farlo automaticamente!). Una parte di te impara avalutare tutte le possibilità in una frazione di secondo e a rispondere nel modo giusto — non conuna risposta prefissata ma con una scelta ottimale per la situazione.

La maggior parte delle persone, sfortunatamente, usa il pilota automatico.Hanno regole o procedure standard per cosa pensare, cosa provare e cosa fare nelle svariatesituazioni — regole o procedure che hanno imparato quando erano troppo giovani per valutaremeglio. Queste risposte accadono automaticamente, come per i cani di Pavlov che salivano nonappena sentono la campana che annuncia il cibo.

Alcune di queste risposte sono state acquisite attraverso dolore fisico o emotivo e sonoprofondamente radicate. Altre sono solamente cose che abbiamo accettato come vere perché inostri genitori ci dicevano che erano vere ad un’età in cui loro ci sembravano divinità infallibili.

Molte di queste regole e procedure ci aiutano ad affrontare la nostra ansia o la nostra sensazionedi oppressione.Ci sentiamo ansiosi, così ci ritiriamo, ci arrabbiamo, fumiamo una sigaretta, mangiamo, cicomportiamo stupidamente, ci facciamo un drink, parliamo ossessivamente, facciamo sesso,compriamo qualcosa, guardiamo la TV, piangiamo o qualsiasi altra cosa.Non scegliamo di fare questa determinata cosa perché sembra la più opportuna al momento.La facciamo e basta, automaticamente.Di solito, è tutto fuorché utile. Spesso, ci porta a ulteriori problemi, sofferenza, tristezza.

Una persona che ha vissuto molta della propria vita inconsciamente non sa che lo sta facendo e tupotresti non credermi quando ti dico che è qualcosa che anche tu stai probabilmente facendo lamaggior parte del tempo. Devi diventare più cosciente per accorgerti di quello che stai facendo.

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Quando parlo dell’idea di essere il testimone, di osservare te stesso quando hai una sensazione cheti causa disagio, quando dico “osserva solamente con curiosità”, sto cercando di farti cominciare ilprocesso di diventare più cosciente. Ne parlerò di più nel principio successivo.Adesso, comunque, ti dico il grande beneficio di essere più cosciente: è impossibile fare qualcosache non è bene, o addirittura distruttivo, per te — e farlo consciamente.Puoi fare qualcosa di autodistruttivo (sensazioni, sentimenti, valori, comportamenti, ecc.)all’infinito finché lo fai inconsciamente, ma quando cominci a farlo consciamente la cosaautodistruttiva comincia a disgregarsi.Non puoi assolutamente fare qualcosa che non è bene per te e farlo consapevolmente.

Cerchiamo di chiarire bene questo punto, poiché ricevo lettere di persone che chiedono perché,anche se sono coscienti di fare cose che non vogliono, come ad esempio bere o fumare, la cattivaabitudine non si dissolve come io affermo che dovrebbe se la cosa fosse praticata“consapevolmente”.

Una persona ha descritto una battaglia al suo interno tra due voci, una che diceva “Non vogliobere! Non mi fa bene!” e l’altra che diceva “Che male mi può fare un altro bicchierino?”.Una tale conversazione interiore non è segno che sei cosciente.

Sapere di avere un problema o di stare facendo qualcosa che non fa bene non è la stessa cosa diessere cosciente.Essere cosciente significa mettersi da parte mentalmente e emotivamente rispetto all’intera cosa eosservare te stesso creare quello che sta accadendo, momento per momento, fino al risultatofinale.E’ quasi come se fosse qualcun altro a guardare, qualcuno che è curioso ma non attaccato alfermare l’attività, farne di più o qualcos’altro tra i due estremi.E’ solo osservare, essere consapevoli, vedere l’intera realizzazione come una parte disinteressatama curiosa.

Non significa che sai che lo fai, qualunque cosa sia.La conoscenza intellettuale non è lo stesso di essere consapevole.Molte persone che hanno letto questa dispensa potrebbero scrivere un grosso libro sui loroproblemi, sulle loro abitudini, ma questo non li dissolverebbe.

Il trucco, naturalmente, è rimanere coscienti, che è come una di quelle cose tipo andare in bici oallacciarsi le scarpe, che sembrano difficili finché non ci riesci. Poi ti meravigli persino comepotevi pensare che fossero difficili.Per questo motivo, mentre dipani il mistero di cosa vuol dire essere cosciente, non lasciartiscoraggiare. Continua ad andare avanti, continua a provarci, continua ad osservare e ad un certopunto ti volterai e nessuno sta tenendoti la bici. Tu starai andando da solo e tutto avrà senso.

Come già detto, ci sono molti modi di restare non-coscienti per non affrontare quello che stiamoprovando o come ci stiamo comportando: mangiare, fumare, droghe e alcol, accusare, distrarsicon mille modi diversi.

Per diventare cosciente, devi:1) identificare i tuoi modi preferiti di stare non-cosciente;2) vigilare per notarli,3) essere determinato nel gradualmente osservare te stesso dalla prospettiva del testimone anzichépermetterti di restare non-cosciente.

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Questo significa sviluppare la capacità di osservare con curiosità, senza giudicare o commentare,quello che succede. Significa sviluppare la parte di te che può stare in parte e notare quello chestai facendo, quello che stai provando o pensando.

Questo è uno dei grandi benefici del programma Centerpointe e uno dei più difficili da descriveree quantificare: usare Holosync, nel tempo, crea e migliora la capacità di restare coscienti e diaffrontare le cose consciamente. Allora, medita quotidianamente con Holosync, lascia chequalunque cosa succede mentre ascolti sia okay, prenditi del tempo, specialmente quando haiemozioni di non-benessere, per osservare te stesso.Abbastanza presto dirai: “Guarda papà, senza mani!”.

7) IL PRINCIPIO DEL TESTIMONE

Ogni giorno comunichiamo con decine di persone che usano il programma Centerpointe, molti deiquali hanno difficoltà con esso. A volte queste persone sono arrabbiate, depresse, impaurite,ansiose, confuse o hanno ogni altro tipo di reazione. Una delle istruzioni principali che diamo aqueste persone è di “osservare quello che succede — osservare con curiosità”.

Questa è una istruzione apparentemente semplice che ha però un potere enorme.Cosa significa? E come lo puoi fare?

Essere il testimone, l’osservatore, ha fatto parte della pratica meditativa per secoli ma cosa questosignifica veramente non è spesso spiegato in un modo che abbia senso pratico.

Potresti essere stanco di sentirmi tornare spesso sul soggetto della resistenza e come essa creaogni disagio che puoi sperimentare con il programma o con la vita in generale. Dico o scrivoalmeno 50 volte alla settimana che se hai un qualunque disagio con il programma Centerpointe, èperché, a qualche livello, c’è resistenza.

Qualche persona pensa che io lo dica solo per difendere Holosync ma non è così.Per avere una posizione di potere, una in cui puoi avere controllo sulla tua vita, devi assumertipiena responsabilità di ogni risposta che hai come conseguenza di qualsiasi cosa succede.Se non puoi riconoscere che tu crei la tua risposta per ogni cosa che ti succede, sei una poveravittima del tuo ambiente.

Solo quando ti assumi la responsabilità c’è la possibilità di fare qualcosa per la tua situazione ocreare qualcosa di diverso. La sorgente maggiore, allora, sia di potere personale sia di paceinteriore, è prendersi tutta la responsabilità per ciò che succede (non ho detto “colpa”, ho detto“responsabilità”).

Quindi, la prima cosa da fare è riconoscere che qualunque esperienza tu hai con il programmaCenterpointe, è la TUA risposta. Proviene da te, da ciò che tu sei. Come ho detto tante volte, “Noiforniamo lo stimolo, tu fornisci la risposta”. A volte questa risposta viene da una tua parteinconscia, su cui hai poco o per niente controllo (o così sembra), ma comunque viene da te e nonda qualcosa al di fuori di te, nonostante l’apparenza.

Perché creeresti una risposta negativa? Perché una parte di te è contro quello che sta succedendo.Cosa, allora, sta succedendo e perché lo resisti?

Questa è la risposta:

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Una parte di te sta cercando di riorganizzarsi, di cambiare, come risultato dello stimolo diHolosync ma tu associ il mantenere quella parte con la tua sicurezza nel mondo e, almenoinconsciamente, non ti senti sicuro nel permettere il cambiamento.

Forse sei stato molto chiuso in te stesso sin da quando eri un bambino piccolo, non permettendo anessuno di avvicinarsi perché nella tua famiglia non era sicuro stare vicini. Ma Holosync starompendo questo schema e crea una nuova capacità di essere vicini, intimi e connessi con gli altri.Consciamente puoi volere questo ma poiché il lasciare andare il vecchio meccanismo di difesa èpercepito come una cosa pericolosa da quella tua parte che è un “bambino piccolo”, resisti.

Più per la tua parte inconscia questo vecchio modo di essere sembra essenziale per la tua stessasicurezza, maggiore sarà la resistenza.E maggiore la resistenza, maggiori il disagio e la sofferenza.

Quali che sia siano il disagio e lo sconvolgimento emotivo e ciò che li causa, una parte di te —una qualche strategia interiore che tu associ con la sicurezza — sta cercando di crescere edevolvere e un’altra parte di te non glielo vuole permettere.

Cosa puoi fare?Alcune persone, quelle per cui la resistenza è una grossa arma nel loro arsenale per lasopravvivenza, vogliono solo abbandonare e lasciar perdere. “Non ho cominciato questoprogramma per sentirmi male tutto il tempo”, mi dicono. O dicono “Mi sento peggio che mai. Chivorrebbe voler questo?” (Ricorda che la maggior parte delle persone nel programma NON creaquesto tipo di resistenza, o la crea solo occasionalmente quando qualcosa di “grosso” si muove).

Adesso entra in gioco il concetto di osservare ed essere il testimone.

Prima di tutto, ricorda che il disagio non è necessario. C’è solo perché c’è la tua resistenza. Nonc’è perché la vita non è giusta o per via della situazione in cui sei o per via di Holosync.C’è disagio perché non ti senti sicuro a cambiare e resisti il cambiamento.

Nel corso dei secoli, persone molto sagge hanno scoperto durante il proprio processo dicambiamento a livello mentale, emotivo e spirituale, che se riesci dissociarti da quanto staaccadendo, se riesci a fare un passo indietro e a osservare distaccato, la resistenza diminuisce epermette al cambiamento di avvenire — senza il disagio.

Eureka!

Tutti i metodi di evoluzione personale che funzionano richiedono la creazione di una maggioreconsapevolezza di ciò che sta accadendo, basata sul principio fondamentale che puoi continuare arealizzare processi emotivi e comportamentali autodistruttivi solo in modo inconscio — senzaconsapevolezza. Molti di noi hanno strategie molto elaborate, disegnate per mantenerciinconsapevoli, ma c’è un modo molto facile per sconfiggerle.

La prossima volta che percepisci un qualsiasi disagio, fai un passo indietro e di a te stesso “Ecco,sono arrabbiato” (o qualunque cosa tu provi) e poi nota solamente te stesso essere arrabbiato.Ogni emozione che avrai sarà una sensazione nel tuo corpo, così osserva solamente dove nel tuocorpo la percepisci. Osserva se rimane la stessa o se cambia, se è ferma in un posto o se si muove.Sii curioso. Immagina di essere uno scienziato che per 20 anni ha cercato nella foresta amazzonicauna farfalla rarissima e alla fine, eccola qui! Come attentamente e curiosamente la osserveresti?Utilizza la stessa curiosità nell’osservare cosa sta accadendo a te in quel momento.

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Nota che non puoi stare bloccato nella tua sofferenza, nel tuo disagio, se una parte di te staosservando. Se sei curioso e osservi, diventa sempre più difficile resistere.

Nello spettro delle emozioni, la curiosità e la resistenza sono agli opposti e senza resistenza nonpuoi creare sofferenza. Una volta che riesci ad osservare con successo, diventa molto evidente chepotresti fare un’altra scelta per come rispondere a cosa sta succedendo in un preciso istante.

Molti anni fa, all’inizio del programma Centerpointe, mi telefona una donna in uno stato moltoagitato. “Sto perdendo il controllo!”, mi dice. “Mi sento come se stessi cadendo a pezzi!Aiutami!” Era estremamente agitata ma era ancora in grado di comunicare con qualcuno. Le hodetto di sdraiarsi sul letto e di notare molto attentamente le sensazioni che stavano accadendo nelsuo corpo, di essere molto curiosa per ogni sensazione e poi di richiamarmi per farmi unarelazione. Venti minuti dopo mi richiama per dirmi che, accidenti, non riusciva a farmi unarelazione perché l’intera sensazione era sparita non appena aveva adottato il punto di vistadell’osservatore curioso. E tutto ciò che percepiva adesso era una specie di euforia, come sequalcosa dentro si fosse smosso.

Una delle cose sorprendenti che succedono alle persone attraverso il programma Centerpointe èche questo “osservatore” diviene sempre più prominente, sempre più facile da chiamare quandoserve e presto diventa un compagno costante. Questo è il vero inizio di quello che i misticichiamano “consapevolezza espansa”. Da questo punto, la consapevolezza espansa diventa semprepiù grande per includere un maggior senso di connessione con il resto dell’universo, ma cominciacon la semplice capacità di avere una piccola parte di te che semplicemente osserva te stesso equalunque cosa succede con distaccamento e curiosità.

La vera risposta alla domanda di cosa fare quando resisti, è di semplicemente osservare.

Smettila di lottare con te stesso e unicamente osserva ciò che sta succedendo.Come per magia, ansia e disagio scivolano via quando fai questo.

Ci vogliono un po’ di pratica e un po’ di forza di volontà perché l’abitudine di resistere èprofondamente radicata e funziona in modo automatico, ma dopo un po’ il “testimone” diventeràuna naturale parte di te che ti aiuterà in ogni situazione che incontrerai.

Ho scritto principalmente a proposito della resistenza che le persone incontrano mentre seguono ilprogramma Centerpointe, ma questo principio si applica a TUTTO.In ogni situazione in cui sei a disagio, resisti ciò che sta accadendo. In base al grado in cui resisti,soffri. Se riesci a fare un passo indietro e osservare te stesso, scoprirai che ci sono altri modi dirispondere e a questo punto potrai scegliere il comportamento che ti piacerebbe avere, piuttostoche avere una risposta automatica.

Le persone di cui si dice abbiano una “consapevolezza espansa” sono quelle che mettono inpratica questo principio del testimone. Lo puoi fare anche tu. Comincia a praticarlo e continua ameditare.

8) IL PRINCIPIO DELLE GENERALIZZAZIONI BUONE E CATTIVE

La maggior parte di voi sa che sono dell’opinione che non è necessario vivere una vita checontenga sofferenza e che ci sono modi definitivi per trasformare la tua esistenza da una checontiene sofferenza a una in cui sei felice e sereno tutto il tempo.

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La maggior parte di voi sa anche che, secondo me, il modo di fare questo è coltivare la capacità dilasciare che qualunque cosa accada sia okay e di non resistere “ciò che è”.

Questo non significa che a te va bene che ci siano ingiustizia e sofferenza e non fare niente inproposito. Significa che emotivamente accetti le cose nel modo in cui sono e non resisti ciò che è.

Resistere ciò che è non equivale a decidere che vuoi cambiare ciò che è.

La differenza è l’attaccamento al risultato.La persona che è attaccata al risultato soffre se non ottiene il risultato che andava cercando,mentre la persona felice e serena non soffre se non lo ottiene perché non ci è attaccata.La sua felicità viene dal suo interno e non dipende da cosa le succede intorno.

Molte persone non sono infelici solo come risultato di cosa succede intorno a loro, ma anche percosa succede al loro interno. Allo stesso tempo, questa infelicità “dentro” aiuta a creare lecondizioni esterne che forniscono qualcosa da resistere nella vita “fuori”. Questo è un modo in cuile persone “creano il loro universo”. Sfortunatamente, questo universo non è uno felice.(D’altro canto, puoi sempre crearne uno nuovo, quando vuoi — se vuoi).

Sulla base dei nostri primi rapporti con i nostri genitori, noi tutti sviluppiamo generalizzazioni suchi siamo e su come ci relazioniamo con il resto del mondo. Queste generalizzazioni, parte dellanostra mappa della realtà, dividono i nostri diversi aspetti e qualità in due categorie: quelle che noipensiamo siano “buone” o accettabili e quelle che noi pensiamo siano “cattive” o non accettabili.

Non scegliamo noi queste opinioni. Ci vengono date dai genitori, dagli insegnanti, dagli amici, daiparenti, dai media quando siamo troppo piccoli per avere migliori cognizioni.Questi concetti diventano componenti fondamentali del modo in cui noi vediamo noi stessi, lealtre persone e il mondo.Questo è d’importanza critica per la tua felicità per due motivi.

Primo: la mente è un meccanismo molto potente che realizza obiettivi. La mente può rendere veroqualunque tuo pensiero.Secondo: gli esseri umani hanno un estremo bisogno di uniformità tra quello che credono e quelloche è realmente vero. La persone, piuttosto che avere felicità, vogliono avere ragione.

Questo significa che, senza considerare quanto di quello che tu credi sia o no veramenterappresentativo della realtà o quanto le tue convinzioni possano crearti problemi e avversità, faraiin modo di essere nel giusto creando le circostanze che sembrano confermare che quello che tucredi sia vero.

Questo è rimarcato dal fatto che molte di queste convinzioni, che sottintendono che sei “cattivo”,“non adatto”, “imperfetto”, “inaccettabile”, ecc., sono troppo dolorose per essere mantenute nellaconsapevolezza conscia e perciò sono represse dentro la mente inconscia da dove ti influenzanotutto il tempo, ma sono fuori dalla vista. Questo implica che non sono disponibili per un esamecosciente e tantomeno per un cambiamento.

L’altra cosa che facciamo con queste parti di noi stessi che pensiamo siano “inaccettabili” èproiettarle sugli altri e questo ci crea intense reazioni emotive verso coloro che hanno le nostrestesse caratteristiche che crediamo siano “cattive” o “inaccettabili”.

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In molti modi, guarire emotivamente richiede disimparare queste vecchi generalizzazioni e farnenuove e migliori. In realtà, non c’è niente in nessuno di noi che sia innatamente cattivo.Poiché qualunque cosa tu credi profondamente diventa vero nella realtà, potresti fare la sceltaconsapevole di credere quello che creerebbe una vita serena e felice. Molte persone, comunquenon prendono mai le redini e fanno questa scelta; al contrario adottano il comportamento dellavittima così di moda negli ultimi decenni.

Holosync facilita questa guarigione emotiva rendendoti più cosciente, più consapevole delle tue(errate) convinzioni su te stesso represse nell’inconscio ed eliminando tutta o gran parte dellacarica emotiva dalla convinzione negativa e dolorosa.

Se ricordi, altri di questi principi descrivono il fatto che non puoi continuare a farti qualcosa didannoso in modo cosciente. Solo restando inconsapevole una persona può continuare a farsi delmale.

Molte persone valutano le convinzioni sulla base se esse siano “vere” o “false”.Se sono “vere” vale la pena crederci, se sono “false” no.Secondo me, questa distinzione vero/falso non è utile, nonostante il fatto che sembri così ovvia.

Il modo utile di valutare le convinzioni è a seconda che esse ti forniscano vantaggi o no, se ticreano felicità e pace o qualcos’altro.Poiché ciò che tu credi nel profondo diventa vero, le sole convinzioni che forniscono vantaggisono quelle che producono un risultato che tu vuoi.

Il grande segreto è che puoi SCEGLIERE quello in cui credere.Non devi credere ciò che sembra vero basato sulla tua esperienza passata.

Il primo passo è scoprire quali di queste convinzioni non apportano risorse o vantaggi.

Un modo è completare le seguenti frasi:

Io sono ___________________________________________.Le persone sono ____________________________________.Il mondo è ________________________________________.

Quello che stiamo cercando sono le cose che dici a te stesso quando sei veramente scoraggiato,quando di senti veramente giù. Non stiamo cercando quello che tu pensi dovresti credere.Non stiamo cercando “Io sono connesso a tutto”, “Le persone sono generalmente buone”, “Ilmondo è pieno di abbondanza”.Stiamo cercando quello che tu credi veramente e dici a te stesso, riguardo te stesso, le persone edil mondo quando le cose vanno male, tipo “Non avrò mai successo. Nessuno mi amerà mai. C’èqualcosa di sbagliato in me. Sembra che non ne faccio una giusta. Le persone mi fregheranno senon sto molto attento. Le donne mi lasciano sempre alla fine. Nessuno si cura di me. Il mondo èpericoloso e caotico”. E così via. Queste tue dichiarazioni sono importanti indizi per identificarele tue convinzioni negative fondamentali.

Un altro modo per determinare queste convinzioni è guardare quello che sta succedendo nella tuavita. Poiché quello che tu credi si manifesta nella realtà, puoi scoprire le convinzioni di unapersona semplicemente guardando i risultati che ottiene nella sua vita.

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Se hai problemi a sostenere una relazione con il sesso opposto, da qualche parte hai unaconvinzione primaria su te ed il sesso opposto che sta manifestando questo risultato nella tua vita.Se hai problemi con la prosperità, la salute o ogni altra questione, devi avere una convinzione suquella questione che si manifesta in ciò che concretamente ti accade.

Quando guardi altre persone che ottengono risultati migliori, puoi star sicuro che la differenza èche loro hanno convinzioni primarie diverse e più vantaggiose sul quel dato argomento.

Una volta che sai quali sono le tue diverse convinzioni base (e qui ci interessano solo quellenegative — quelle positive, che ti danno i risultati che vuoi, non richiedono attenzione), il passosuccessivo è decidere quale sarebbe una convinzione migliore che ti fornisca più risorse.

Una volta che sai questo, puoi cominciare ad installare il nuovo modo di pensare su te stesso.

Per fare questo, devi cominciare a ripetere a te stesso questa nuova convinzione, di continuo, ecancellare la vecchia non appena sbuca nella tua mente. La sola ragione per cui la vecchiaconvinzione sembra vera è che tu ci sei rimasto focalizzato così a lungo che questo la fa apparirenella realtà, questo ovviamente ti fa focalizzare su di essa ancora di più, e questo la fa apparirenella realtà… innescando in un circolo vizioso.

Concentrati su questa nuova convinzione.

Fallo mentre mediti, mentre guidi, mentre fai la doccia, ecc. Il processo porterà in superficievecchie sensazioni e disagio, così sii preparato — la vecchia convinzione lotterà per non morire.Non lasciare che questo ti disturbi. Continua ad essere focalizzato su quello che vuoi.Crea un film a colori di te che ottieni ciò che vuoi e sentiti felice e soddisfatto per quello — più ilfilm è vivido meglio è. Guarda, ascolta, annusa, percepisci le sensazioni come se fossi veramentenelle scene che crei con la mente. Oltre a proiettare il film durante la meditazione, fallo appenaprima di dormire e appena dopo che ti sei svegliato.

Molte persone che hanno avuto una significativa esperienza emotiva (negativa) si focalizzano suquello che non vogliono, (non vogliono cioè una ripetizione dell’esperienza emotiva, come adesempio un abbandono). Hanno una regola: “Evitare X a tutti i costi!”.

Quando ti accorgi che stai focalizzando su ciò che non vuoi, cambia il focus su ciò che vuoi,poiché la tua mente non sa quando tu focalizzi qualcosa che non vuoi (prende sempre ciò su cuifocalizzi come un’istruzione di prendere quella cosa e portarla a te).Ci vuole pratica per cambiare il tuo focus, perché è stato automatico per un lungo tempo. Permettia te stesso di darti del tempo.

Come ho detto prima, le convinzioni diventano vere perché abbiamo bisogno di uniformità tra ciòche crediamo e la realtà, e facciamo qualsiasi cosa pur di creare questa corrispondenza.

Creiamo questa correlazione tra ciò che crediamo e la realtà in tre modi:

1) Siamo attratti da persone e situazioni che confermino che la nostra convinzione sia vera (adesempio, se credi che nessuno ti amerà mai veramente, tu proverai questa magica attrazione versouomini/donne che ti lasceranno, anche se consciamente non puoi sapere che lo faranno);2) Ci illudiamo che la convinzione è vera anche se non lo è (ad esempio, interpreti ilcomportamento che un potenziale partner può avere come segno che ti lascerà, ti sta lasciando, tiha lasciato, ecc. anche se questo non è quello che esprime veramente). In altre parole, diamo un

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significato a qualunque cosa accade in modo che confermi, nella nostra mente, che la convinzionesia vera;3) Agiamo in modo tale che le persone alla fine si conformino ed agiscano nel modo che noitemevamo avrebbero fatto (hai paura che lui/lei ti lascerà ed i modi in cui tu agisci per colpa diquella paura, alla fine faranno sì che la persone ti lasci davvero).

Questo processo di modificare le convinzioni primarie può impiegare diversi anni prima di esserecompletato. Il solo fatto di identificare le convinzioni può richiedere del tempo. Lascia che siaokay che ci voglia del tempo. Fa un passo alla volta. Meditare con Holosync velocizza di molto ilprocesso perché ti aiuta ad essere più consapevole e cosciente di quello che crei, elimina la caricaemotiva dalla tua vita e ti permette di guardare alle cose in una prospettiva meno passionale(questo è il testimone di cui ho spesso parlato).

Per quanto questo processo possa essere lungo, vale la pena cominciarlo. Quello di cui abbiamoparlato qui è la differenza tra essere un meccanismo di risposta automatico inconscio, conconcezioni che creano sofferenza, e un essere consapevole che sceglie ciò che credere in base altipo di mondo in cui vuole vivere e che perciò crea una vita felice, serena, piena di stimolantecreatività e che decisamente merita di essere vissuta.

Sei già MOLTO BRAVO nel creare quello che credi e nel focalizzarti sopra.Potresti ancora non renderti conto che ogni cosa su cui ti focalizzi e in cui credi ti può accadere(specialmente le cose di cui hai paura).

Molto di ciò su cui ci focalizziamo non l’abbiamo scelto. E’ stato scelto per noi quando eravamopiccoli e funziona automaticamente. Per questo la maggior parte delle persone sono meccanismidi risposta automatica. Adesso tutto quello che devi fare è consapevolmente mettere a fuocoquello che vuoi. L’avrai.

Una volta che queste inconsce generalizzazioni su te stesso sono diventate consce e sono statecambiate in quello che tu scegli di essere, sei libero.

Molte persone, dopo aver continuamente sperimentato per molti anni gli stessi periodi di su e giùe gli stessi drammi, arrivano al punto in cui giudicano quest’idea affascinante ma inutile — oaddirittura completamente sbagliata. “Se sto creando questo, sicuramente non lo sto facendoapposta”, dicono. “Sicuramente sembra che stia ACCADENDO a me, piuttosto che sia io acrearlo”. Pensano che sia una cazzata perché “questo e questo e questo mi sta succedendo e io nonne ho controllo. Chiunque pensi che io sto creando tutto questo non capisce quello che stopassando”. Essenzialmente, si vedono ad essere vittime delle proprie circostanze.

Viviamo in un universo di infinita complessità e molte forze, troppe perché ne possiamo tenereconto, operano su di noi. Sì, è vero che NON siamo in controllo di tutto ciò che accade perché nonpossiamo controllare la stragrande maggioranza delle infinite parti dell’universo.

Infatti, la sola cosa su cui hai completo e totale controllo è LA TUA STESSA MENTE.Questo, se impari come esercitarla.

Fortunatamente, questa cosa su cui hai potere, la tua mente, ti fornisce un potere tremendo.Esercitando il controllo sulla tua mente, puoi avere il resto delle infinite parti dell’universo checomincia a marciare in formazione.

La persona che dice “Se sto creando questo, certamente non lo faccio apposta” ha ragione. Nonsta creando quello che le succede “apposta”. Chi creerebbe apposta fallimenti, o cattive relazioni o

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ogni altra sofferenza? Come detto nel principio n. 6, puoi fare qualcosa che non è bene per te solose fatto inconsciamente.Questo significa che se stai creando qualcosa che non vuoi, lo stai facendo per forza a livelloinconscio. La tua mente sta viaggiando con il pilota automatico, grazie al “software” inconscioinstallato, quando eri troppo piccolo per discernere, da genitori, insegnanti, amici, i media e altreesperienze e influenze.

La chiave è diventare più consapevole, togliere il pilota automatico. Una volta fatto questo, finiscidi creare tutti i drammi e le cose negative che non vuoi nella tua vita.

Come farlo? Un metodo già esposto è naturalmente meditare con Holosync, che ti rende semprepiù consapevole.Puoi aiutare il processo comunque, ricordando e usando un pezzo molto importante di saggezza.E qual è questo importante pezzo di saggezza?

E’ il fatto che qualunque cosa su cui ti focalizzi si manifesta come realtà nella tua vita.

Tu sei sempre focalizzato su qualcosa, che tu ne sia consapevole oppure no. Se io passassi un po’di tempo con te e ascoltassi la tua storia, potrei dirti quello su cui sei focalizzato. Come?Guardando ai risultati che stai ottenendo nella tua vita. I risultati che ottieni sono sempre ilrisultato del tuo focus.

Il problema è che normalmente il focus è automatico e non conscio.Inconsciamente ci focalizziamo su qualcosa che non vogliamo e quando la cosa arriva ci sentiamodelle vittime e non ci fermiamo a pensare che in primo luogo l’abbiamo creata noi.E cosa è peggio, è che non ci rendiamo conto che potremmo scegliere di creare qualcosa dicompletamente diverso se solo potessimo uscire dal ciclo di inconsciamente focalizzarci suqualcosa oltre a quello che vogliamo.

Se hai avuto una significativa esperienza emotiva negativa, ad esempio una relazione in cui seistato maltrattato in qualche modo, una parte di te dirà: “Okay, ci sono. Ci sono persone chepossono farmi del male e lo faranno. Le relazioni possono essere pericolose e dolorose. Devostare attento a queste persone [o a volte, alle relazioni in generale] ed evitarle”.Sfortunatamente, per stare attento ed evitarle, devi focalizzare la tua mente sulle “persone chepossono farmi del male” o “cattive relazioni” e questo focus attira ancora più di quanto non vuoi… e fa sì che queste cose che non vuoi siano (almeno inizialmente) affascinanti, così che quandoaccadano nella tua vita tu ne sei attratto.Questo spiega perché molte persone continuano ad avere una relazione dopo l’altra con individuidiversi che hanno la stessa personalità.

Questo naturalmente si applica a tutto, non solo alle relazioni.

Focalizzarsi su quello che non si vuole, ironicamente, lo fa accadere.

Focalizzarsi sul non essere povero ti rende povero. Focalizzarsi sul non commettere errori te li facommettere. Focalizzarsi sul non avere una cattiva relazione crea cattive relazioni. Focalizzarsisul non essere depresso ti rende depresso. E così via. Penso che hai afferrato l’idea.

La verità è che la tua mente non può stabilire la differenza tra qualcosa cui pensi o su cui tifocalizzi e che vuoi e qualcosa cui pensi o su cui ti focalizzi che NON vuoi.Per questo motivo, la mente non sa neanche distinguere le negazioni.Dire “Non voglio fumare” equivale a “Voglio fumare”.

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Come già detto, la mente è un meccanismo che soddisfa obiettivi e lo fa in modo estremamenteefficace.Tutto il tempo, in modo elegante e preciso, la tua mente crea esattamente ciò su cui ti focalizzi.Sei già un Campione Mondiale nel creare qualsiasi cosa su cui ti focalizzi. Non potresti diventaremigliore nel farlo, e non ne hai neanche il bisogno.

Quando ti focalizzi su qualcosa, la tua mente dice: “Okay, posso farlo” e comincia a immaginarecome farlo. Non si chiede se stai focalizzando sulla cosa perché la vuoi o perché non la vuoi.La mente presuppone SEMPRE che vuoi quello su cui ti focalizzi e subito comincia a farloaccadere. Più il tuo focus è frequente e intenso, più velocemente e in modo totale creerai quello sucui hai focalizzato.Questo spiega perché esperienze negative intense creano un focus intenso su ciò che non vuoi etendono a fartelo ricreare ancora e ancora.

Per la grande maggioranza del tempo, per la grande maggioranza delle persone, tutta lafocalizzazione ed il pensiero si attuano alla velocità della luce, automaticamente e con nessunaintenzione cosciente.

Il tuo lavoro è imparare a dirigere questa potenza, indirizzando consapevolmente il tuo focusverso i risultati che vuoi.

Una volta che fai questo, tutto cambia.

Questo, comunque, richiede del lavoro poiché all’inizio devi nuotare contro la corrente delle tuevecchie e inconsce abitudini. E la corrente può essere veloce e forte.

Per prima cosa, devi scoprire tutte le cose su cui ti focalizzi e che non vuoi — e scommetto che cene sono, più di quante tu pensi.Secondo il grado in cui tu ottieni quello che non vuoi, focalizzi, anche se inconsciamente, suquello che non vuoi.Allora, nelle prossime settimane, investi del tempo facendo una lista di tutte le cose che NONvuoi sulle quali ti sorprendi a pensare.

Seconda cosa, devi diventare molto chiaro su quello che vuoi.Poi, devi esaminare ciascuna di queste cose che vuoi ed assicurarti che non siano proprio dellecose che non vuoi camuffate.Mi spiego meglio: dire “Voglio una relazione in cui sono trattato bene” non sarebbe neanche unaquestione da sollevare se tu non avessi mai avuto relazioni in cui non sei stato trattato bene eanche solamente nel fare questa affermazione apparentemente positiva ti stai focalizzando sulvoler “non essere trattato male” (e perciò la tua mente lavorerà proprio in modo che tu sia/saraitrattato male).Dire “Voglio un’automobile affidabile” non spunterebbe nemmeno se non stessi focalizzando sulfatto che non vuoi un’auto che si rompe e che necessita di un sacco di riparazioni.

Questo perché, come già detto prima, la tua mente non può stabilire la differenza tra qualcosa cuipensi o su cui ti focalizzi e che vuoi e qualcosa cui pensi o su cui ti focalizzi che NON vuoi.

Devi semplicemente focalizzarti su quello che vuoi, senza aggiungere “commenti” che possonocreare risvolti negativi.Devi farti immagini mentali della relazione e dell’auto come esattamente li vuoi.

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Dopo aver elencato le cose che non vuoi su cui abitualmente ti focalizzi, e dopo sapere quello chevuoi, devi cominciare a notare ogni volta che pensi ad un qualcosa che non vuoi econsapevolmente cambiare i tuoi pensieri, proprio in quel preciso momento, così da focalizzartiinvece su ciò che vuoi.

Ricorda, NON devi evitare le cose per essere felice e ottenere quello che vuoi.L’impulso di evitare qualcosa è il risultato di aver avuto un’esperienza emotiva negativariguardante quella cosa e cercare di evitarla richiede il tuo focus, il che dice alla tua mente dicrearla.

Sarai sorpreso da quanto spesso stai pensando a qualcosa che non vuoi, da quanto è difficilebeccarti ogni volta che lo fai e, più di tutto, da quanto è difficile modificare il tuo pensiero in ciòche vuoi.C’è una grande forza che ti mantiene a pensare a quella cosa che vuoi evitare.Come già detto, la corrente è veloce e forte, specialmente all’inizio.

La soluzione?Pratica, pratica, pratica. Persistenza, persistenza, persistenza.

E’ una buona idea scrivere quello che vuoi, molto specificatamente, così che anche tua nonna, sedovesse leggerlo, saprebbe esattamente cosa darti senza ulteriori spiegazioni.Poi, leggi quello che hai scritto a te stesso, preferibilmente ad alta voce, diverse volte al giorno,mentre ti vedi, nella tua mente, già con l’aver ottenuto quello che vuoi. Più emozione ci metti,meglio è. Poi, intraprendi qualunque azione sia conveniente ed adatta per cominciare a muovertiverso quello che vuoi.Un buon momento per fare questa lettura e visualizzazione è appena sveglio e appena prima diandare a letto.

Penso che questo sia lavoro. Fallo lo stesso.C’è un prezzo per tutto e questo è il prezzo che devi pagare per avere quello che vuoi.Preparati a pagarlo, ti prometto che ne varrà la pena. E preparati a pagarlo per un po’ prima diottenere dei risultati. Sii persistente.

Un altro modo di cambiare il proprio focus è farsi domande.Come esempio, ne farò una adesso. Cosa hai avuto per colazione questa mattina?Per rispondere a questa domanda (anche solo per elaborare internamente la domanda), devispostare il tuo focus da qualunque cosa su cui la tua mente era focalizzata (si spera questadispensa) alla colazione di stamattina.Questo significa che per cambiare il tuo focus, tutto quello che devi fare è… farti una domanda!

Significa anche che devi stare attento alle domande che ti fai.

Buone domande includono “Come posso avere X?”, “Come posso fare X?”, “Come posso essereX?”Ponendoti questi tipi di domande, hai che la tua mente si focalizza su quello che vuoi avere, fare oessere. Poi, la tua mente riprende il comando e risponde la domanda…, risolve il problema… ecrea quello che vuoi. Tu devi solo fornire il focus, intraprendere qualsiasi azione si proponga da séed essere persistente (alcune cose richiedono tempo).

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Starei alla larga da domande tipo “Cosa c’è di sbagliato in me?” o “Perché non posso trovarequalcuno che mi ami?” e così via.La tua mente troverà una risposta ad ogni domanda che fai, incluse queste.

Impara a dire “Come posso…?” quando non sai cosa fare, invece di “Non posso” e (se persisti nelchiedere) l’universo ti manderà la risposta, ogni volta.Impara ad essere consapevole e conscio in quello che focalizzi e la tua intera vita cambierà.

Tutto questo può sembrare molto utopistico, o estremamente semplicistico o troppo lavoro.Ti assicuro che non è utopistico (è il modo in cui tutta la gente di successo pensa), è semplice manon semplicistico, e sì, è lavoro, all’inizio.

Il grande Napoleon Hill, che ha trascorso oltre 60 anni nel studiare le persone più efficaci e più disuccesso del XX secolo, ha concluso che — senza eccezione — “tutto ciò che la mente puòconcepire e credere, può realizzare”.

All’inizio sospettava che dovevano esserci delle eccezioni, ma verso la fine della sua vita dovetteammettere che NON ne trovò una.

Ribadiamolo ancora:

TUTTO CIÒ CHE LA MENTE PUÒ CONCEPIRE E CREDERE, PUÒ REALIZZARE.

Ci vorrà del tempo per imparare a focalizzare coscientemente la tua mente.Richiederà degli sforzi. Fallirai diverse volte e sembrerà difficile.Ma ad un certo punto, “ci sarai” e a quel punto diventerà una cosa automatico come lafocalizzazione inconscia che hai fatto prima. Quando questo succede ti si aprirà un intero, nuovouniverso di potere.

9) IL PRINCIPIO DELL’UNIVERSO NEUTRALE

C’è una storia Zen che narra di un grande illuminato Maestro, che sentendo della morte delproprio Maestro, comincia a piangere senza controllo. I suoi seguaci sono scioccati nel vederlopiangere. “Perché piangi? Tu sei illuminato. Dovresti essere oltre la sofferenza. Cosa penserà lagente?”.

Il Maestro si calma come meglio può e risponde: “Cosa posso fare? I miei occhi stannopiangendo. Sono così tristi perché non vedranno più questo insegnante che io ho amato cosìtanto”.

Come questa storia indica, il dolore per l’esperienza della perdita è una parte normale dell’essereumano — anche se siamo maestri illuminati e siamo presumibilmente non soggetti a desideri eattaccamenti e alla sofferenza che creano. Le “Quattro Nobili Verità” del Buddismo indicano chetutta la vita comporta sofferenza, che la sofferenza è causata dal desiderio o dall’attaccamento, eche la sofferenza può essere estirpata lasciando andare l’attaccamento.

Le Quattro Nobili Verità sono basate su un’ovvia, spesso trascurata, ma fondamentale realtàdell’esistenza umana: tutte le cose esistono “nel tempo” e alla fine muoiono.E’ abbastanza ovvio che non ottenere quello che vuoi (o ottenere quello che non vuoi) comportasofferenza, ma è vero anche che ottenere quello che vuoi comporta sofferenza. Perché?

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Perché la cosa che vuoi è, come tutto, transitoria.

Questo mese sei l’Impiegato del Mese, il prossimo mese no. Adori giocare con il tuo bimbo, macrescerà. Tu sei vivo adesso, ma un giorno morirai.

Ricordo vividamente la prima volta che ho sperimentato questa verità. Avevo quattro anni e miamamma mi aveva comprato un cono gelato. Quando ho cominciato a leccare il dolce e cremosogelato mi sono sentito in paradiso. Ma quando avevo mangiato metà del gelato, mi colpì la presadi coscienza che l’esperienza meravigliosa stava per finire. Anche se avevo certamente gradito ilgelato, l’esperienza fu senza dubbio rovinata dal fatto che sapevo che sarebbe finita presto.Anche nel mezzo del mio piacere, soffrivo.

Il fatto è che essere eccessivamente attaccato a particolari esiti o conclusioni (come il gelato cheduri per sempre) causa dolore e sofferenza. E ancora, siamo stati abituati a credere che la felicità èlegata a eventi specifici o, specialmente nella nostra cultura, a cose specifiche.

Tutto intorno a noi ci sono messaggi che collegano emozioni positive a cose che facciamo epossediamo. I bambini che giocano con i giocattoli di moda quest’anno sono felici. La coppiaaccanto alla loro nuova automobile è innamorata. La famiglia riunita intorno al tavolo che mangiala Philadelphia è unita e armoniosa. La donna che ha appena ricevuto in dono un diamante ègiovane e bella.

Viviamo in una cultura di massa dove il significato è centralizzato, dove siamo abituati ad averealtri che interpretano le nostre vite per noi. Siamo diventati osservatori passivi della nostra stessaesperienza, aspettando che altre persone ci dicano cosa significa. Le influenze esterne indirizzanola nostra attenzione verso quello che dovremmo considerare e quello che dovremmo ottenere cosìspesso che la verità del nostro stesso potere ci sfugge.

Ricorda: Tu sei l’autore e l’artista.

Voglio suggerire un’altra idea.Invece di credere che c’è un significato assoluto per la realtà, un “codice di realtà” che i giovaniimparano a decifrare, vorrei che tu considerassi un altro punto di vista che è di primariaimportanza negli insegnamenti di molte culture (Buddismo, Indù, Taoismo, Zen, NativiAmericani, Sufi e altre):

Come essere umano cosciente, attribuisci tu il significato al tuo mondo e ad ogni evento chesuccede.

Non c’è significato intrinseco in niente.

In molti casi, non abbiamo scelto consapevolmente il significato che diamo alle cose. Piuttosto, ciè stato insegnato secondo le convenzioni della nostra cultura e della nostra famiglia, quandoeravamo troppo piccoli per discernere. Le buone notizie sono che potremmo consapevolmentescegliere questi significati, se volessimo, e questo è di fatto quello che le persone continuamentefelici e serene hanno imparato a fare.

Questo significa, naturalmente, che tu sei il creatore della tua realtà. In contrasto con comepotresti essere stato condizionato a pensare, devi assegnare tu il significato a quello che ti succedee poi, in base a quel significato, scegliere quale sarà la tua risposta.

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Questo principio ha una conseguenza pratica: sarai capace di fare scelte sagge e vantaggiose inbase al grado in cui vivi consapevolmente anziché inconsapevolmente. Se sei diventato unmeccanismo di risposta automatico, che adotta senza pensare le risposte scelte per te dalla tuacultura, società, famiglia, allora il tuo percorso interno sarà ritardato o fermato. La tuaindividualità e la tua creatività resteranno solo abbozzate. E più ancora, spenderai molto temposoffrendo.

Se, d’altro canto, sei capace di svegliarti e diventare più consapevole di quello che ti spinge e timotiva, vedrai che avrai tu in mano il pennello e dipingerai le forme delle tue sensazioni edemozioni su quella tela bianca che è la vita. Poiché sei tu l’artista ed il creatore, puoi dipingerequello che vuoi. Quello che dipingi è fugace e transitorio come ogni altra cosa nella vita, ma lelinee che dipingi, le forme che crei ed i colori che scegli sono ciò che danno significato alla tuaesistenza. Tutti siamo influenzati dalle caratteristiche della cultura in cui viviamo, ma qualcunoriesce a diventare un artista indipendente che può esprimere le linee guida del proprio cuore.

Le implicazioni di vivere in questo modo come un essere cosciente e consapevole sonosorprendenti e impressionanti. Una è questa: poiché tu crei il mondo in cui abiti, dolore esofferenza possono essere veramente optional. Solo quando riconosci il tuo ruolo nella tua vita —e comprendi il tuo stesso potere — c’è la possibilità di migliorare la tua situazione o creare unastoria diversa. Se vedi te stesso come un protagonista passivo che è influenzato da forze esterne(cui poi reagisce) che non può né comprendere né controllare, allora diventi una povera vittima.

Insieme a questa idea ne viene un’altra: CIÒ CHE È, È.

Hai delle capacità di cambiare ciò che è, ma ci sono limiti reali a quello che puoi fare.Il tuo potere invece viene da come tu rispondi a ciò che è, non da maldestri tentativi di controllareciò che è.

I limiti reali a quello che possiamo fare hanno a che vedere con le nostre percezioni.Naturalmente non è possibile saltare giù da un grattacielo e volare via semplicemente perchépercepisci che lo puoi fare. Ci sono limitazioni connesse con la gravità e con la struttura del corpoumano.Dove troviamo il nostro potere è nel non permettere alle nostre limitazioni di impedirci di esserefelici e contenti.

La tua realtà è essenzialmente definita dalle tue percezioni — e come ti senti è il risultato delsignificato che tu dai a ciò che accade.

Se vivi con consapevolezza, sarai felice e sereno per gran parte del tempo, poiché haiconsciamente dato a ciò che accade un significato che crea felicità e pace interiore.

E’ un esercizio molto interessante il fermarsi ogni volta che non ti senti felice e sereno e chiedertiche significato hai attribuito alle persone e alle cose che sembrano causare la tua sofferenza, perpoi considerare quale significato potresti dare loro in modo da essere felice.

Sei così attaccato ad un significato che causa sofferenza che non vuoi lasciarlo andare e cambiarlocon uno che crea felicità e pace? Se è così, è la tua scelta. Sii veramente consapevole che è la tuascelta e non un qualcosa gettatoti addosso.

Questo nuovo significato (quello che conduce alla felicità) non è più reale o più intrinseco allasituazione del primo significato (quello che conduce alla sofferenza). Questo perché, ancora,

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niente ha un significato intrinseco. Ma se devi dare un significato a ciò che accade, quale daresti,il significato che ti rende felice o quello che ti rende infelice?E’ una tua scelta, anche se la maggior parte delle persone non si rende conto che lo è.

Questa intera discussione, e l’idea che potresti veramente scegliere di essere felice e sereno, ti puòsembrare molto utopistica e non realistica.Diventare coscienti abbastanza per notare quando stai soffrendo, per notare quale significato haiattribuito ad una situazione e consciamente cambiare quel significato, è un’attitudine che nongiunge facilmente.Quelli che possono fare questo hanno generalmente speso anni meditando o hanno fatto ricorso aqualche altra pratica spirituale per guadagnare questo grado di consapevolezza. Uno degliincredibili benefici del programma Centerpointe è che crea questo grado di consapevolezza in chilo pratica, e in periodo relativamente breve di tempo. Usare Holosync ti offre la vista da un puntopiù alto della montagna, un posto che ti permette di fare consapevolmente scelte nuove e piùvantaggiose.

Quando comincio a parlare di questa idea, che niente ha un significato intrinseco, la gente spessopensa che dica che la vita “non ha significato”. Non è assolutamente quello che dico. Qualunquesia il significato che la tua vita ha adesso, tu l’hai creato — consciamente o inconsciamente.Le persone e le situazioni della tua vita non sono arrivate preconfezionate con un significato. Tuhai attribuito questi significati alle cose nella tua vita, basandoti su una programmazione che perla maggior parte non hai scelto. Se sei felicissimo con la tua vita e con tutti i significati che le cosein essa hanno per te, magnifico. Se no, potresti dare a qualsiasi cosa un qualunque significato chevuoi, quando vuoi. Se lo trovi difficile, beh, continua a meditare con Holosync e laconsapevolezza necessaria arriverà. Lo prometto.

NOTE:

Ho spesso citato i nomi Centerpointe e Holosync, per cui è il caso di offrire una piccolaspiegazione.Centerpointe non è altro che la società fondata nel 1989 da William Harris, con sede in Oregon,USA.Holosync è il prodotto distribuito da Centerpointe ed è una sofisticata tecnologia audio contenentei cosiddetti “ritmi binaurali”, toni sonori che sincronizzano e bilanciano gli emisferi sinistro edestro del nostro cervello. Questo stesso bilanciamento, insieme ad altri notevoli benefici, è ciòche matura in chi medita seriamente molte ore al giorno per molti anni, come ad esempio i monaciZen. Chi medita con Holosync attraversa lo stesso percorso evolutivo e di sviluppo tipico di chipratica meditazione tradizionale, ma in un lasso di tempo molto più breve.Questa spiegazione è necessariamente molto semplicistica, per approfondimenti consultare il sitowww.centerpointe.com.

Questa dispensa è il risultato della mia traduzione dall’inglese di alcune newsletter cheCenterpointe invia regolarmente ai suoi iscritti.William Harris ha parlato di questi Principi in 9 newsletter e io ho voluto organizzare le nozioni inun'unica dispensa. A volte si ripetono dei concetti proprio perché l’autore sentiva il bisogno dirichiamarli tra una settimana e l’altra.Ho cercato di tradurre nel modo più fedele possibile all’originale e spero che la lettura siapiacevole e gustosa come gli scritti di Harris.

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