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N on ricordo bene come riuscii a redigere la prova del Sumo “The Gold”, in quel periodo stavo ancora terminando il servizio mi- litare e l’unica collaborazione che man- tenevo attiva con la rivista leader del periodo, l’indimenticabile Stereoplay (1973-1993), riguardava l’analisi tecnica dei long playing recensiti dalla reda- zione musicale. Quando però sono riu- scito a rintracciarla nei meandri più re- moti del mio archivio ed ho letto la da- ta, gennaio 1982, ho rammentato che insistei molto con l’allora direttore (Paolo De Petris) per poter provare personalmente quel finalone giallo e nero in classe A, di cui, nel vasto sottobosco degli appassiona- ti di hi-fi che leggevano an- che le riviste americane, si vociferavano meraviglie. Ed erano illazioni giustificatis- sime, perché non era il “soli- to” megafinale yankee dall’alimentazione poderosa e dall’elettronica banale, bensì un oggetto che univa una forza bruta con pochi pari ad un’intelligenza im- pareggiabile, profusa da un progettista geniale, James Bongiorno, ideatore di una configura- zione a stato solido originale, basata su alimentatori floating, che risolveva brillantemente diversi dei problemi tec- nici dell’amplificazione audio di punta, ottenendo prestazioni esaltanti sotto molti aspetti. Con un salto indietro di altri quattro anni arriviamo al febbraio del 1978. Al- lora mancava ancora qualche mese all’inizio della collaborazione di chi scrive con le riviste di settore, delle quali ero però ovviamente lettore at- tentissimo già da diversi anni, ed in quel mese non sfuggì né a me né ad al- tre decine di migliaia di appassionati la prova che la più autorevole rivista au- dio di allora (SUONO stereo hi-fi, di- rettore tecnico Paolo Nuti) dedicò all’amplificatore integrato Yamaha CA- 2010, che in virtù di quel test divenne nell’immaginario audiofilo “l’amplifi- catore dei record” per molto tempo. Era un integrato potentissimo, 125 watt per canale che diventavano 30 nella modalità di funzionamento in classe A, opzione gettonatissima da chi allora poté comprarlo (costava 900.000 lire: più o meno il costo di una utilitaria) e che già in qual- che modo lo accumunava al Sumo. Lo CA-2010 aveva una distorsione ridottissima (meno dello 0.01% a piena potenza ed a qualsiasi fre- quenza audio), generava prospetti di tritim immacola- ti ed aveva ingressi fono sia MM che MC di rango eccel- so, capaci sia di accettare se- gnali elevatissimi che di sta- bilire lo stato dell’arte del rapporto segnale/rumore. Era un vero punto di arrivo per tutti gli audiofili, e per la maggior parte un sogno Costruttore: Yamaha Corporation, P.O.Box 1, Hamamatsu, Giappone Distributore per l’Italia: Yamaha Italia S.p.A., Viale Italia 88, 20020 Lainate (MI). Tel. 02935771 - Fax 029370956 Prezzo: Euro 1849,00 CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE Potenza d’uscita RMS minima: 90+90 W su 8 ohm, 160+160 W su 4 ohm (THD 0.02%). Distorsione armonica totale (8 ohm, 20 Hz- 20 kHz): 0.015%. Potenza dinamica per canale (8/6/4/2 ohm): 105/135/190/220 W. Risposta in frequenza: 5 Hz-100 kHz (+0 dB/ -3 dB). Fattore di smorzamento: 160. Sensibilità/impedenza: 150 mV/47 kohm (CD). Deviazione di equalizzazione RIAA (Phono): 20 Hz-20 kHz ±0.5 dB. Rapporto segnale/rumore (IHF “A”, ingresso in corto): 98 dB (CD, 150 mV), 93 dB (MM, 5 mV), 85 dB (MC, 0.5 mV). Dimensioni (LxAxP): 435x137x465 mm. Peso: 22.7 kg A-S2000 YAMAHA 70 AUDIOREVIEW n. 315 ottobre 2010 AMPLIFICATORE INTEGRATO

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  • Non ricordo bene come riuscii aredigere la prova del Sumo“The Gold”, in quel periodostavo ancora terminando il servizio mi-litare e l’unica collaborazione che man-tenevo attiva con la rivista leader delperiodo, l’indimenticabile Stereoplay(1973-1993), riguardava l’analisi tecnicadei long playing recensiti dalla reda-zione musicale. Quando però sono riu-scito a rintracciarla nei meandri più re-moti del mio archivio ed ho letto la da-ta, gennaio 1982, ho rammentato cheinsistei molto con l’allora direttore(Paolo De Petris) per poterprovare personalmente quelfinalone giallo e nero inclasse A, di cui, nel vastosottobosco degli appassiona-ti di hi-fi che leggevano an-che le riviste americane, sivociferavano meraviglie. Ederano illazioni giustificatis-sime, perché non era il “soli-to” megafinale yankeedall’alimentazione poderosae dall’elettronica banale,bensì un oggetto che univauna forza bruta con pochipari ad un’intelligenza im-pareggiabile, profusa da unprogettista geniale, James

    Bongiorno, ideatore di una configura-zione a stato solido originale, basata sualimentatori floating, che risolvevabrillantemente diversi dei problemi tec-nici dell’amplificazione audio di punta,ottenendo prestazioni esaltanti sottomolti aspetti.Con un salto indietro di altri quattroanni arriviamo al febbraio del 1978. Al-lora mancava ancora qualche meseall’inizio della collaborazione di chiscrive con le riviste di settore, dellequali ero però ovviamente lettore at-tentissimo già da diversi anni, ed in

    quel mese non sfuggì né a me né ad al-tre decine di migliaia di appassionati laprova che la più autorevole rivista au-dio di allora (SUONO stereo hi-fi, di-rettore tecnico Paolo Nuti) dedicòall’amplificatore integrato Yamaha CA-2010, che in virtù di quel test divennenell’immaginario audiofilo “l’amplifi-catore dei record” per molto tempo.Era un integrato potentissimo, 125 wattper canale che diventavano 30 nellamodalità di funzionamento in classe A,opzione gettonatissima da chi allorapoté comprarlo (costava 900.000 lire:

    più o meno il costo di unautilitaria) e che già in qual-che modo lo accumunava alSumo. Lo CA-2010 avevauna distorsione ridottissima(meno dello 0.01% a pienapotenza ed a qualsiasi fre-quenza audio), generavaprospetti di tritim immacola-ti ed aveva ingressi fono siaMM che MC di rango eccel-so, capaci sia di accettare se-gnali elevatissimi che di sta-bilire lo stato dell’arte delrapporto segnale/rumore.Era un vero punto di arrivoper tutti gli audiofili, e per lamaggior parte un sogno

    Costruttore: Yamaha Corporation, P.O.Box 1, Hamamatsu, GiapponeDistributore per l’Italia: Yamaha Italia S.p.A., Viale Italia 88, 20020Lainate (MI). Tel. 02935771 - Fax 029370956Prezzo: Euro 1849,00

    CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE

    Potenza d’uscita RMS minima: 90+90 W su 8 ohm, 160+160 W su4 ohm (THD 0.02%). Distorsione armonica totale (8 ohm, 20 Hz-20 kHz): 0.015%. Potenza dinamica per canale (8/6/4/2 ohm):105/135/190/220 W. Risposta in frequenza: 5 Hz-100 kHz (+0 dB/-3 dB). Fattore di smorzamento: 160. Sensibilità/impedenza: 150mV/47 kohm (CD). Deviazione di equalizzazione RIAA (Phono): 20Hz-20 kHz ±0.5 dB. Rapporto segnale/rumore (IHF “A”, ingressoin corto): 98 dB (CD, 150 mV), 93 dB (MM, 5 mV), 85 dB (MC, 0.5mV). Dimensioni (LxAxP): 435x137x465 mm. Peso: 22.7 kg

    A - S 2 0 0 0YAMAHA

    70 AUDIOREVIEW n. 315 ottobre 2010

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  • YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    proibito, seppur molto meno del Sumo(che costava la bazzecola di 6.7 megali-re).E veniamo finalmente ai giorni nostri,ovvero al luglio del 2010, quando ilnostro collaboratore Roberto Montec-chia, sempre curioso rispetto a qual-siasi componente ottenga prestazioni

    eclatanti al banco di misura, smonta loYamaha A-S2000 e si accorge di qual-cosa di insolito, ovvero la presenza dialimentatori di potenza flottanti.Obietto che nessun costruttore giap-ponese ha mai fatto cose del genere,ad eccezione di qualche fugace esibi-zione tecnologica di Pioneer (la serie

    Exclusive) e poche altre situazionianaloghe, mai peraltro nell’ambito de-gli integrati. Lui però insiste e dimo-stra facilmente che di alimentatori diquesto tipo ce ne sono quattro (quantine servirebbero per la configurazionedi Bongiorno in un ampli stereo) e chei finali sono tutti di tipo NPN, unascelta che nessun progettista nipponi-co farebbe spontaneamente perchéporterebbe a sia pur piccole asimme-trie comportamentali, mentre nel com-portamento al banco di questo ampli-ficatore non avevo notato assoluta-mente nulla di asimmetrico. Insomma,ce n’era abbastanza da dover andare afondo ed abbiamo quindi attivato tuttii canali disponibili per poter analizza-re il service manual dell’apparecchio,la cui versione completa non era inpossesso nemmeno della Yamaha Ita-lia ma che Roberto (misteriosamente,non c’è stato verso di sapere come…)è riuscito ad ottenere.

    Esterno e funzioni

    Il CA-2010 era nato nel periodo della“concinnitas” funzionale, in quei tempiera inconcepibile comprare un amplifi-catore che non avesse, armoniosamen-te intersecate tra loro, una pletora dimanopole che assolvevano ad opera-zioni quantomeno raramente richieste.Qualcuno ricorderà il controllo di“mode”, per ascoltare i singoli canaliod invertire la stereofonia: il 2010 loaveva, al pari del filtro degli alti, delselettore delle uscite e vari altri ancora,così come aveva i quasi immancabilimeter ad ago. L’attuale A-S2000 è ov-viamente più sobrio sebbene non ri-nunci a varie funzionalità accessorie,in primis i controlli di tono, che nonsono bypassabili ma dalla perfetta cali-

    o

    g

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    Gli amplificatori nipponici sono sempre stati versatili in termini di connettività, ed ovviamente anche a questo Yamaha non manca davvero nulla.Difficile però trovare un altro fono ambivalente (MM/MC) che possa vantare rispettivamente 88 ed 81 dB di rapporto S/N pesato, od un ingresso

    bilanciato che addirittura supera i 113 dB.

    Componentistica discreta e da fori passanti: la filosofia costruttiva dei “bei tempi andati” ma con i livelli prestazionali ottenibili solo oggi.

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    Amplificatore integrato YAMAHA A-S2000. Numero di matricola: Y022827VX

    CARATTERISTICHE RILEVATE

    Caratteristicadi carico

    limite

    Risposta infrequenza

    (a 2.83 V su8 ohm)

    Fattore di smorzamento su 8 ohm: 207 a 100 Hz; 211 a 1 kHz; 159 a 10 kHz

    Slew rate su 8 ohm: salita 30 V/μs, discesa 30 V/μs

    Tritim in regime continuo:Carico resistivo 4 Ω Carico induttivo 8 Ω/+60˚ Carico capacitivo 8 Ω/–60˚

    Tritim in regime impulsivo:Carico resistivo 4 Ω Carico induttivo 8 Ω/+60˚ Carico capacitivo 8 Ω/–60˚

    USCITA DI POTENZA

    Risposta infrequenza

    (fono MM eMC)

    Tritim testingresso fono

    MM

    Tritim testingresso fono

    MC

    INGRESSO CD sbilanciatoImpedenza: 44 kohm / 200 pF. Sensibilità: 140 mV. Tensione di ru-more pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 1.8μV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm,108.4 dB

    INGRESSO CD bilanciatoImpedenza: 44 kohm. Sensibilità: 143 mV. Tensione di rumore pe-sata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 1.49 μV. Rap-porto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 113.3 dB

    INGRESSO MMImpedenza: 47 kohm/ 350 pF. Sensibilità: 2.27 mV. Tensione di ru-more pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 0.21μV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm,87.9 dB

    INGRESSO MCImpedenza: 47 ohm. Sensibilità: 0.139 mV. Tensione di rumore pe-sata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 0.043 μV. Rap-porto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 81.0 dB

    USCITA PREImpedenza: 1583 ohm

    USCITA TAPEImpedenza: 1526 ohm

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    YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    Andamenti frequenza/distorsione per potenze di uscita di 1, 10 ed 80 watt su 8ohm. Sono molto rari gli amplificatori che riescono ad ottenere un andamentodella distorsione così coerente rispetto alla frequenza, e per di più con valori di

    THD molto bassi (meno dello 0.01% a 20 kHz ed 80 watt su 8 ohm).

    Andamento potenza/distorsione su carico di 8 ohm, frequenza 1 kHz.L’andamento del residuo non lineare è quello tipico dei finali sensibilmente

    reazionati, ovvero in discesa al salire del livello (ma con pendenza molto blandagrazie al basso rumore totale) e poi con saturazione verticale.

    brazione centrale; da notare che uno degli argomenti “storici” afavore di un comando di bypass consiste nel miglior livello dirumore che il salto di uno stadio può consentire: qui il salto nonsussiste, ma il rumore è tra i più bassi mai visti. Di non stretta-mente necessario c’è poi il selettore per due coppie di altopar-lanti (ora la posizione che attiva tutto è però riferita al “bi-wi-ring”, concetto che trent’anni fa era di là da venire) ed un insoli-to regolatore di sensibilità a quattro posizioni per l’uscita cuffia;c’è anche il muting, ma è pensato solo per situazioni transitoriedato che per azionarlo occorre tenere premuta la relativa levetta.Nell’insieme lo CA-2010 e l’A-S2000 si somigliano davvero mol-to (non ultimo il peso: il nuovo è pochi punti percentuali sopra ilvecchio) e sovrappongono addirittura in taluni dettagli, come lascritta “YAMAHA natural sound stereo amplifier” con relativofont, ma il modello attuale è ancora più elegante grazie forse so-

    A nche solo guardando i risultati delle misure sono molto glielementi che indicano come Yamaha, con questo progetto,abbia voluto tornare a dare un segno preciso delle proprie altecapacità in una materia - gli amplificatori integrati di elevataqualità - in cui un tempo aveva davvero pochi rivali realmenteall’altezza. Non tanto nei test di erogazione, che pure soddisfa-no ampiamente, quanto in quelli che più afferiscono alla qualitàpura. Il carico limite ad esempio risulta molto ripido, la potenzatocca in pratica i valori di targa ed anzi li supera se si considerache i nostri test sono eseguiti da sempre a 220 volt, mentre inquesto come in molti altri la tensione nominale di alimentazio-ne vale 230 volt; solo su 2 ohm in impulsivo pare di intravve-dere un primo sintomo di limitazione, ma che non sussistanovincoli importanti nel pilotaggio di altoparlanti anche molto vo-raci di corrente vengono a testimonianza le tritim, tutte moltoestese soprattutto in regime impulsivo e con quella rilevata sucarico capacitivo che permette di valutare in non meno di 20ampère la massima corrente indistorta gestibile. Il comporta-mento degli stadi finali è buono anche riguardo l’impedenza in-terna, che in banda audio non sale mai oltre i 70 millesimi diohm, e di slew rate, non enorme ma adeguato alle necessità eperfettamente simmetrico come ci si attendeva dall’analisi cir-cuitale. Il “bello” di questo amplificatore è comunque lo stadiodi preamplificazione, i cui parametri si collocano tutti su livellimolto alti. Partiamo dal bilanciamento dei canali, che è perfettosull’intero range dinamico di analisi, il che potrebbe apparirerelativamente scontato dato che il volume non è regolato da unpotenziometro bensì da un chip a passi discreti. Scontata perònon è affatto la totale invarianza della risposta rispetto all’atte-nuazione (-1 dB ad 80 kHz in ogni condizione), significativadella completa assenza di microaccoppiamenti capacitivi, nésoprattutto l’estrema silenziosità di tutti gli ingressi, che rag-giunge il risultato più eclatante negli 81 dB di S/N pesato A delfono MC. Un valore notevolissimo e che prima del test dell’Ac-cuphase C-27 (marzo 2010) sarebbe stato prossimo allo statodell’arte. Proprio il termine di paragone (un pre fono esotericoda oltre 10.000 euro) dovrebbe però dare un’idea immediatadel livello delle prestazioni dell’A-S2000, anche perché, tra l’al-tro, il rumore del fono MM è addirittura lievemente minore inquesto che nel riferimento. Eccellenti anche i livelli di rumoredegli ingressi ad alto livello, con quello bilanciato che addirittu-ra supera i 113 dB e si avvicina quindi a quello di un finale pu-ro; significativo è poi il vantaggio dell’ingresso bilanciato suquello sbilanciato (quasi 5 dB) perché comporta che i progetti-sti hanno saputo sfruttare i vantaggi teorici di questa configu-razione, il che avviene molto raramente. Alcuni difetti molto se-condari possiamo ravvisarli nella deenfasi RIAA, corretta macon uno scarto massimo che arriva a toccare il decibel, enell’accettazione sia di MM che di MC, ma non tale da poter in-durre problemi concreti se non utilizzando fonorivelatori aduscita davvero molto elevata.

    F. Montanucci

    Sbilanciamento dei canali(in funzione dell'attenuazione di volume, da 0 a -80 dB)

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  • YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    Analisi circuitaleSebbene di risultati almeno ragguardevoli questo integrato Ya-maha ne abbia conseguiti praticamente in ogni sezione, laparte tecnicamente più intrigante è di sicuro quella relativa aglistadi finali, il cui dettaglio circuitale riportiamo in figura 3. Maper capire origini, affinità e diversità occorre in primo luogocommentare l’archetipo della struttura circuitale utilizzata, checome accennato fin dall’inizio dell’articolo è il Sumo The Golddell’inizio degli anni ’80 dello scorso secolo (ovviamente…),ed il cui deposito di brevetto (numero 4229706 dell’ottobre1980) possiamo vedere in figura 1 e figura 2. Quella che se-gue è una sintesi tradotta del relativo abstract: “Quello propo-sto è il circuito di un amplificatore di potenza in classe A cheinclude metodi per il controllo della corrente di riposo e con-sente la protezione da sovraccarichi e corto circuiti senza do-ver ricorrere ad altri dispositivi. Il circuito include uno stadio pi-lota che amplifica un segnale d’ingresso e provvede a forniredue uscite che sono tra loro in controfase. Una delle uscite pilo-ta un primo dispositivo di potenza, l’altra un secondo dispositi-vo. Lo stadio pilota è alimentato da una classica alimentazionesimmetrica rispetto ad un polo centrale. Una coppia di alimen-tazioni di potenza fluttuanti sono connesse in modo incrociatotra i due dispositivi di uscita in modo che il terminale di alimen-tazione di ogni dispositivo è connesso ad un terminale di unadelle alimentazioni floating, mentre il terminale di uscita diognuno è connesso alla fase opposta dell’opposta alimentazio-ne. Una resistenza è connessa tra i terminali di uscita di ognu-no dei dispositivi ed un terminale di alimentazione dello stadiopilota. Il carico è connesso tra i terminali di uscita dei dispositi-vi di potenza. L’arrangiamento circuitale permette il controllodella corrente di polarizzazione d’ingresso dei dispositivi finali,la quale a sua volta controlla la corrente di riposo di ognunodei dispositivi finali ottenendo in tal modo un amplificatore distabili tà termica altamente migliorata”. Nella prima parte

    dell’abstract si fa in pratica riferimento quasi solo alla stabilitàtermica, che è in effetti uno dei punti di forza, perché con que-sta topologia è possibile fissare rigidamente (con una resisten-za) la corrente di base e quindi quella di collettore, ma in effet-ti i vantaggi sono anche altri, ovvero:

    1) Annullamento pratico della “distorsione termica” di otalianamemoria: la modulazione termica in regime dinamico dellaVbe (ovviamente facciamo riferimento solo all’uso di bipola-ri, come fece Bongiorno) cambia in modo irrilevante la cor-rente sul carico.

    2) Possibilità (anzi, “necessità”) di usare dispositivi di una pola-rità unica, anziché complementari. Dato che nessun transi-

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    Figura 1. Schema elettrico di base del Sumo “The Gold” e di altri finalicon questo marchio (inizio anni ’80).

    Figura 3. Schema elettrico dello stadio finale dell’amplificatore integrato Yamaha A-S2000.

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    YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    stor di potenza di tipo N ha mai avuto un equivalente di tipo Prealmente speculare, ciò consente di abbattere tutte le distor-sioni di simmetria.3) Possibilità di usare dispositivi solo di tipo N, che fin dai pri-

    mordi dello stato solido (ma ancor oggi) sono più prestanti,meno costosi e più affidabili di quelli di tipo P.

    4) Il circuito di Bongiorno (questo come le versioni meno inno-vative che poi utilizzò in altri Sumo, ad esempio l’Androme-da) è quello più “intrinsecamente” bilanciato possibile, per-ché offre due ingressi che hanno realmente le stesse caratte-ristiche, pur essendo pienamente compatibile con un pilo-taggio d’ingresso sbilanciato.

    Tralasciando almeno in questa sede le forti affinità di questaconfigurazione con una ancora più antica, la "Circlotron" (usa-ta eminentemente su finali valvolari), quel che ci interessa evi-denziare qui è che gli stadi finali dello Yamaha A-S2000 co-stituiscono una rivisitazione e revisione particolarmente fruttuo-sa di quella struttura di base. Le differenze maggiori risiedononegli stadi finali, che escono di collettore anziché di emettito-re, il che consente di evitare il ramo ausiliario resistenza/dio-do previsto nel Sumo e specifiche meno stringenti per lo stadiodriver, nonché nel funzionamento degli stadi driver stessi, costi-tuiti in pratica da due amplificatori invertenti. Proprio nello svi-luppo di questi è ravvisabile la scuola giapponese, che dasempre predilige le compensazioni distribuite e gli stadi diffe-renziali. Qui ce ne sono due in cascata su ciascun lato, il pri-mo a fet ed entrambi caricati a cascode, privi di degenerazio-ni locali, il che porterebbe a pensare ad un fattore di contro-reazione elevatissimo: in realtà proprio la particolare struttura

    dei finali limita il guadagno open loop, e dai calcoli basatisulle polarizzazioni nominali risultano 70-75 dB di controrea-zione; un valore elevato ma non abnorme, e congruente conquanto osservato sul banco di misura. Le protezioni esistono esono di due tipi, contro la continua ed i sovraccarichi. Questeultime non si basano su limitatori, bensì su sensori di correnteche operano con una certa costante di tempo, tale da permet-tere il passaggio di correnti di picco almeno 2.5 volte superio-ri al loro valore di soglia (circa 8 ampère) prima di attivare idisgiuntori di uscita. F. Montanucci

    Figura 2. Principio di funzionamento. Il carico è connesso in un ponte i cuilati contrapposti sono costituiti dai finali e da altrettanti alimentatori

    floating; nel carico scorre solo la differenza delle correnti circolanti nei finali.

    Figura 4. Schema a blocchi dello Yamaha A-S2000. Da sottolineare che, all'opposto di quanto avviene normalmente negli amplificatori dotati diingressi bilanciati, qui sono i segnali sbilanciati ad essere preliminarmente convertiti in bilanciati per essere poi trattati in questo modo fino all'uscita.

    Pertanto l'ingresso bilanciato è realmente tale e sfrutta completamente i vantaggi di tale configurazione, il che emerge anche dalle misure.

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  • prattutto alle fiancatine in legno latera-li e ad un livello di cura dei dettagli chesolo oggi è possibile ottenere.Uno sguardo al retro rende edotti dellaflessibilità di questo integrato: un fonoMM/MC, sei ingressi ad alto livello tra iquali un bilanciato, un tape ed un acces-so diretto allo stadio finale, con paralle-la separazione dell’uscita del preampli-

    la base. Il telecomando è comodo perchécontrolla sia l’amplificatore che unplayer Yamaha, ma le uniche funzioniche gestisce sono il selettore degli in-gressi, il volume ed il muting.

    Costruzione

    Ventidue punto sette chilogrammi per

    76 AUDIOREVIEW n. 315 ottobre 2010

    YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    Il telecomando, fornito acorredo, elegante e

    funzionalmente completo.

    Qualcuno lo ha definito come un “rinato CA-2010”, il celebre amplificatore integrato che Ya-maha proponeva al principio degli anni Ottanta eche è stato al centro di impianti importanti. Da allo-ra molta acqua è passata sotto i ponti e più genera-zioni di elettroniche hanno segnato tappe semprepiù significative nella storia della riproduzione musi-cale. Se proprio volessimo procedere in chiave no-stalgica, potremmo più correttamente considerarequesto prestante integrato come una riedizione inchiave totalmente rivista e aggiornata di quel gran-de classico. Ovvio che in termini sonori nessun con-fronto sarebbe possibile, perché i ricordi sono lonta-ni e diluiti dal tempo. Io stesso avevo acquistato perla mia sala d’ascolto un esemplare usato del CA-2010, ma di certo nessun giudizio resta attendibile,se non la consapevolezza di una sana musicalità(che non è cosa da poco). Ogni reminiscenza, perquanto suggestiva, nessun valore ha per queste cro-nache.Attendibili sono invece le valutazioni emerse nel no-stro laboratorio, dati che indicano le buone prestazio-ni del Nostro unitamente ad una versatilità fuoridall’ordinario. Se da un lato si apprezza la capacitàdi pilotaggio e l’impostazione timbrica sostanzialmen-te neutrale, dall’altro saranno in molti ad apprezzarela presenza di un ingresso cuffia, il controllo di “bilan-ciamento” e i controlli di tono. Proprio questi ultimi,con il loro intervento graduale ed ampio, consentonoun “ritocco” sonoro utile con tutte quelle incisioni chenon troviamo ottimali. Io ne conosco a centinaia, maciascuno di voi, sono certo, avrà le sue preferite, cro-ce e delizia di ogni ascolto. Non manca un ingressofono con tanto di possibilità di accettare testine MC,ma nei pochi giorni a disposizione non abbiamo uti-lizzato sorgenti analogiche. Chissà, magari avremotempo per un approfondimento dopo il Top Audio.Compatto e pesante, “denso” di componentistica ilnostro Yamaha si propone come cuore di un siste-ma intelligente e ben suonante, una classe media dibuon livello che fa della concretezza dell’emissionee dell’attendibilità delle prestazioni i suoi punti diforza. Potente ma non prepotente, dotato quantobasta nella maggior parte delle situazioni domesti-che, lo Yamaha suona disinvoltamente con i diversidiffusori dinamici che abbiamo voluto proporgli, fi-nanche un classico come le B&W 802. Timbrochiaro, contorni luminosi, asperità strumentali tenutesempre a bada, buona articolazione del basso;questi i tratti essenziali. Nella piacevolezza di unagamma media finemente rappresentata si cogliel’essenza del tessuto sonoro, un quadro musicaleche accenna ad indurire soltanto in prossimità dei li-miti dinamici della sezione finale. Il fraseggio dellapedaliera d’organo lascia cogliere la base armoni-ca dei Corali di Bach (Preston, Deutsche Gram-

    mophon), ovviamente senza esibire la graniticità as-soluta in prima ottava che pochi tra i più grandipossono vantare.Ci sorprende positivamente la resa con gli strumentiad arco, terreno impervio per molti insospettabiliblasonati. Violoncello e contrabbasso nel CD Hype-rion con le Sonate di Boccherini sono raffigurati inmodo concreto e coinvolgente e segnaliamo l’equi-librio tra brillantezza e solidità nel registro basso.Presentazione virile, fortunatamente lontana da talu-ne moscerie che alcuni audiofili sembrano gradire.Reduce dalla visione del commovente film “Il Con-certo”, voglio godermi qui il Concerto per violino diTchaikovsky (Mullova, Philips), proposto con smaltoaccurato ed un fraseggio presente e definito.Quale miglior prova del nostro CD “Superpiano”,che raccoglie trascrizioni d’autore per pianofortetratte dall’ampio catalogo della britannica Hype-rion? Presente ed articolata la porzione sinistradella tastiera, un mediobasso che nella sua con-cretezza fa risaltare la dinamica e la naturalezzadi queste incisioni. Immagine ben centrata, ma icontorni dello strumento sono ampi e qualche vol-ta confusi nelle tracce con maggiore riverberazio-ne.La resa convincente con uno strumento impegnativocome il pianoforte è in effetti confermata dalla po-tente e nobile lettura di Pogorelich dei “Quadri diun’esposizione” di Mussorgsky, un CD non più gio-vanissimo della Deutsche Grammophon che suonain maniera strabiliante. Il tono strumentale è ben de-lineato nella sala d’ascolto della redazione e le po-tenti ottave in gamma bassa di “Bydlo” e “Baba Ya-ga” escono sicure e disinvolte, dando prova di unbel respiro dinamico. Nelle sfumature di un branointimo e delicato come “Il vecchio castello” apparetutta la raffinatezza espressiva del pianista croato, ilcui tocco si fa evanescente, ai limiti del silenzio.Grazie anche all’apporto di un lettore ben speri-mentato come il T+A, che purtroppo sta per lascia-re la redazione, la risoluzione della catena è ottimaanche ai bassi livelli, in cui il carattere percussivodel pianoforte si stempera nei lunghi accordi in pia-nissimo.Tra le 125 incisioni firmate da Erich Kunzel con laCincinnati Pops Orchestra per la Telarc, ascoltiamoalmeno quella dal titolo “Bolero”, che ospita (tra lealtre) brillanti pagine di Borodin e soprattutto le“Danze Polovesiane” dal “Principe Igor”. Qui timpa-ni e grancassa (un attacco celebre che nessuno divoi può mancare di ascoltare) si abbattono senzamezzi termini, con estremo basso calibrato e con-trollato. Sezione ottoni nobile nel tono, con qualchelieve intemperanza a volume davvero alto. Archisempre bruniti e garbati.Un integrato che convince davvero.

    ficatore, quattro coppie di morsetti diuscita in grado di serrare qualsiasi ter-minazione inclusi cavi spellati fino a 6mm di diametro. Altra peculiarità è co-stituita dai piedini d’appoggio, costitui-ti da micropunte che insistono su unapiccola base metallica ad ancoraggiomagnetico, facilmente rimovibile sel’utente preferisce il vincolo diretto con

    L’ASCOLTO di Marco Cicogna

    070-077 Yamaha A-S2000 PROVA amplificatore integrato_-- 01/10/10 18.59 Pagina 76

  • un integrato stereo da “soli” 90 wattper canali sono davvero tanti e comuni-cano immediatamente una sensazione -fondata - di robustezza e di mezzi di-spiegati senza lesinare. La massa risie-de eminentemente nel telaio, in parte

    di acciaio ed in parte di alluminio, nel-la consistente alettatura anodizzata diogni canale e nel robusto trasformatoremultisecondario di alimentazione, maun contributo significativo viene anchedai 4 elettrolitici di filtraggio principa-

    li, ciascuno da 22.000 μF/63 volt (175joule di magazzino energetico massi-mo). L’elettronica è distribuita su di-verse schede, interconnesse da cablatu-ra abbondante ma non caotica, ancheperché organizzata in fasci. La compo-nentistica è di qualità elevata senza ec-cessi poco giustificabili, ad esempio leresistenze sono a bassa tolleranza so-prattutto nelle (peraltro numerose) areecircuitali in cui la precisione è utile, manon dove non serve; ad una analisi leg-germente più approfondita sembrereb-be che la maggior cura sia stata postanella scelta dei condensatori, che sonoanche molto numerosi. I finali sono trecoppie per canale (v. anche analisi cir-cuitale) e possono contare ciascuno suquasi 2000 cmq di superficie radiante,nonché su una massa termica di 1.5 kgdi alluminio per canale. Si tratta di bi-polari del tipo 2SC6011, qualificati dalcostruttore “Audio Amplification Tran-sistor” e capaci di gestire fino a 200volt e 15 ampère con una linearità mi-gliore dei dispositivi “general purpo-se”, nonché dotati di una elevata fre-quenza di taglio (20 MHz, la stessa dei2SC2608 montati nello storico Sumo,che però erano com’è ovvio nettamenteinferiori quanto a linearità ed anche co-me velocità di commutazione).

    Conclusioni

    Non abbiamo parlato con i dirigenti delmarketing della Yamaha, non conoscia-mo quindi le loro strategie di mercato,però abbiamo buona memoria, un labo-ratorio da fare invidia a qualsiasi co-struttore e soprattutto le competenzeper sfruttarlo al meglio. Queste risorseci dicono che l’amplificatore A-S2000 èstato pensato da un lato per rinverdirei fasti delle elettroniche “pure Audio”Yamaha d’un tempo, basandosi su unantico cavallo vincente e rinnovandoloin tutto quello che la tecnologia di oggipermette di migliorare rispetto a quelladi trent’anni or sono, dall’altro è statoprogettato da qualcuno che conosce be-ne le più raffinate topologie di amplifi-cazione ed è stato in grado di interpre-tarle in modo originale ed efficace, ot-tenendo un apparecchio sì di stampoindustriale, ma superlativo sotto moltiprofili, ed estremamente attraente perqualsiasi audiofilo anche senza il ri-chiamo della nostalgia.

    Fabrizio Montanucci

    AUDIOREVIEW n. 315 ottobre 2010 77

    YAMAHA A-S2000YAMAHA A-S2000

    I quattro elettrolitici che asservono gli stadi finali.

    Il trasformatore multisecondario di alimentazione,dotato di fascia di corto per minimizzare

    il flusso disperso.

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