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1 Crescere col cellulare: essere genitori ed essere Crescere col cellulare: essere genitori ed essere figli nell'era della comunicazione digitale. 3. figli nell'era della comunicazione digitale. 3. La responsabilità genitoriale: La responsabilità genitoriale: le funzioni educative della le funzioni educative della mediazione restrittiva mediazione restrittiva Letizia Caronia Dipartimento di Scienze dell’Educazione (Università di Bologna) Ozzano dell’Emilia, 19 marzo 2009

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Page 1: 1 Crescere col cellulare: essere genitori ed essere figli nell'era della comunicazione digitale. 3. La responsabilità genitoriale: le funzioni educative

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Crescere col cellulare: essere genitori ed essere figli Crescere col cellulare: essere genitori ed essere figli

nell'era della comunicazione digitale. 3.nell'era della comunicazione digitale. 3. La responsabilità genitoriale: le La responsabilità genitoriale: le

funzioni educative della funzioni educative della

mediazione restrittivamediazione restrittiva

Letizia Caronia Dipartimento di Scienze dell’Educazione

(Università di Bologna)

Ozzano dell’Emilia, 19 marzo 2009

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Una tipologia della mediazione Mediazione proattiva Mediazione indiretta Mediazione implicita. Mediazione restrittiva

Le forme di mediazione pedagogicamente più efficaci sono la proattiva, l’ indiretta, l’implicita.

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Discutere sui media e i contenuti, ovvero la mediazione proattiva

La mediazione proattiva é direttamente legata ai contenuti. Gli adulti commentano, valutano, criticano immagini e testo, proponendo una “loro” lettura.

Es: definiscono questo o quel personaggio/ azione/ atteggiamento come buono o cattivo, giusto o sbagliato, ma anche Vero o finto, possibile/probabile, impossibile.

Implicazioni pedagogiche: educare il bambino al fatto che si possano emettere giudizi sui contenuti (postura cognitiva), fornire categorie per interpretare elementi simili in altri contesti (scaffolding).

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Fruizione condivisa non direttiva

ossia: mediazione indiretta

La presenza di un adulto significativo o di un coetaneo é già in se una forma di mediazione: l’adulto o il coetaneo diventano fonti indirette di interpretazione.

Es: la reazione di paura viene “appresa” osservando l’altro, il significato del testo sta nella reazione dell’altro significativo (social referencing).

Implicazioni pedagogiche : l’adulto é un media educator, anche se spesso non ne é consapevole.

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Il clima relazionale ovvero: la mediazione implicita Indica l’aspetto relazionale di questa forma non

verbale di mediazione. Il clima relazionale, affettivo o l’atmosfera che si crea quando si condivide un medium attraverso forme di comunicazione non verbale come: scambi ludici, contatto fisico, , allestimento simbolico dello spazio interattivo.

Il medium acquista (o perde) valore anche in funzione di questa dimensione relazionale.

Implicazioni: il setting é “educativo” in quanto partecipa alla costruzione del “senso” dell’attività (guardare la Tv, giocare al computer, ma anche leggere un libro); la stessa attività non é la stessa attività in contesti differenti (Manini, 1997).

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Imporre delle regole ovvero la mediazione restrittiva

Porre delle regole sull’uso del medium in quanto tale ( limiti di tempo, divieto di guardare alcuni programmi, di giocare a certi video giochi).

Imporre questo tipo di regole consente all’adulto di evitare qualunque discussione sui contenuti (Nathanson 1997).

Implicazioni pedagogiche: indicare confini di legittimità, produrre le soglie per la trasgressione, sottrarre il consumo dei media alla scontatezza di cio’ che é esente da regole, esercitare il ruolo senza condividere l’attività.

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NEI PANNI DI UN GENITORE.

Qual’é lo scenario attuale? Triplice fenomeno : 1. Moltiplicazione dei contenuti: L’offerta dei media audiovisivi

tradizionali é aumentata vertiginosamente + la diffusione dei video giochi

2. Moltiplicazione delle tecnologie di informazione e comunicazione: Internet, Ipod, chat, messanger..

3. Convergenza e nomadismo dei supporti mediatici: postazioni video, computer, lettore DVD, schermi portatili, etc..

Tutti questi supporti arredano differenti spazi sociali, permettono flussi e scambi di contenuti e richiedono delle competenze tecnologiche che non tutti possiedono. (soprattutto i genitori).

La miniaturizzazione e la portabilità dei supporti fa si che i ragazzi possano consumare gli audiovisivi in tempi e spazi che sono fuori dalla dimensione collettiva della vita familiare.

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Questa moltiplicazione di supporti e contenuti… rimette in primo piano la questione della

mediazione parentale. Di fronte al proliferare dei contenuti e alla

portabilità dei supporti la questione della mediazione parentale si fa dunque enormemente più complessa che in passato.

Dobbiamo accettare che oggi i genitori NON possono essere al corrente e conoscere il panorama dei contenuti audiovisivi e dei contatti sociali telematici che riguarda o potrebbe riguardare i ragazzi.

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Es. La supervisione dei contenuti Il controllo dei contenuti (censura, selezione) é

grossomodo praticabile fino agli 11-12 anni. A misura che i ragazzi entrano nella fase dell’ adolescenza la cosa diventa praticabile ma il tasso di conflittualità intrafamiliare aumenta vertiginosamente.

Insomma allo stato attuale sembra che i soli terreni sui cui un genitore può esercitare un controllo siano:

- i tempi - i luoghi - i costi relativi all’ uso delle tecnologie e degli

audiovisivi.

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Il genitore ideale, dovrebbe:

1. Conoscere le pratiche relative all’uso degli audiovisivi dei propri figli( bambini, preadoelscenti e adolescenti).

2. Condividere i contenuti ( guardare insieme le trasmisisoni preferite, navigare insieme su Internet, andare alla play station e giocare insieme ai figli, etc..).

3. Costruire dei setting di comunicazione intrafamiliare in cui contenuti e pratiche siano oggetti di discorso comune .

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Il “modello ideale” di educazione familiare ai e con i media, presuppone:

1. Un genitore che non lavora e che consuma buona parte del suo tempo a guardare, fare supervisione su tutto ciò che i figli potrebbero consumare.

Ha anche il tempo di condividere con i figli il tempo che loro passano su Internet, alla play station, o alla TV.

2. Un super genitore: ossia un genitore che lavora ma che non torna mai stanco sfinito a casa: pieno di tempo e di energia senza altro da fare alle 6 di sera che attivare forme di mediazione proattiva, indiretta o implicita.

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Questo modello di fatto presuppone anche:

3. Un figlio ideale: ossia un figlio pronto a condividere con i suoi genitori il suo universo di riferimenti audiovisivi e le sue pratiche di divertimento, comunicazione, e socializzazione.

4. Un ambiente in cui i supporti tecnologici siano tutti collocati in spazi collettivi.

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Il genitore reale:

Lavora, non é un super eroe, non ha necessariamente le conoscenze e competenze necessarie per condividere le pratiche audiovisive.

La maggior parte dei genitori esercita il ruolo genitoriale rispetto al consumo degli audiovisivi sui seguenti tre ambiti:

tempi e modalità di uso (limiti, Internet solo a scopi informativi e non di social networking )

I luoghi di uso (non si guarda la TV in camera) Costi ( non piu di 1 video gioco al mese perchè

costa).

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La mediazione restrittiva: é pedagogicamente efficace?

Si tratta di forme di mediazione restrittiva.

C’é qualcosa di efficace da un punto di vista educativo in questo tipo di pratiche?

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Ad un primo livello di analisi , la risposta é no.

Argomenti contro:

Questa mediazione non serve a nulla perchè non riesce di fatto a modificare o limitare i comportamenti di consumo degli audiovisivi.

Porre questi limiti non farebbe che:- alimentare delle contrattazioni infinite - provocare delle trasgressioni da sanzionare sistematicamente

anche questo all’infinito - produrre dei conflitti che dalla preadolescenza in poi diventano

spesso drammatici.

Il controllo restrittivo, ossia la mediazione che richiede ai genitori di porre dei limiti, non farebbe che produrre tensioni sterili e sterili perché di fatto non arriva a modificare i comportamenti dei ragazzi.

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Malgrado inefficace la mediazione restrittiva é formativa:un paradosso?

Quello che può sembrare un fallimento educativo ad un primo e più immediato livello, non lo é se consideriamo queste pratiche ad un secondo livello un poco più sofisticato.

Le tensioni che si producono intorno al consumo degli audiovisivi celano delle poste in gioco di tipo educativo che vanno oltre l’educazione agli audiovisivi.

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Dal punto di vista del

genitore/educatore: La supervisione e il controllo restano di fatto

delle azioni che traducono il ruolo genitoriale. Sono un modo per esercitare l’autorevolezza.

Supervisione e controllo creano uno spazio simbolico nel quale il genitore si mette in scena come “genitore responsabile”.

Abbandonare questo terreno vuol dire rinunciare ad uno dei luoghi/modi di agire in quanto genitore/educatore.

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Dal punto di vista del figlio: 1. Le regole informano sul fatto che “ esistono regole”. La vita

in comune é fatta anche di norme; tutti gli individui a qualsiasi livello devono tener conto di istanze superiori che stabiliscono ciò che può essere fatto e ciò che non può essere fatto. E’ il principio della legge.

Implicazioni educative : questo genere di controllo contribuisce allo sviluppo del senso della norma, del senso del limite.

2. La mediazione restrittiva provoca contrattazioni senza fine. Si, ma si tratta pur sempre di negoziazioni.

Implicazioni educative: i ragazzi imparano a saper gestire (anche in modo strategico) il disaccordo: si tratta di un apprendimento alla gestione della vita collettiva

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Imparare dalle e con le regole

3. Queste forme di controllo sulle pratiche mediatiche producono:

- l’allestimento di un regime del segreto – underground life

- l’attivazione di un processo di trasgressione.

Implicazioni educative : Valore identitario sia del regime del segreto che della trasgressione

La mediazione restrittiva per quanto inefficace ad un primo livello, é tuttavia utile rispetto allo sviluppo globale della persona.

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Valenze educative della mediazione restrittiva.Sintesi

Anche se non modifica i comportamenti di consumo mediatico, la mediazione restrittiva sul consumo degli audiovisivi é uno strumento di educazione ad un secondo livello.

Contribuisce allo sviluppo di: senso della norma, senso del limite, competenze relative alla gestione del

disaccordo capacità di negoziazione sviluppo identitario.

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La mediazione restrittiva NON sostituisce le altre, ma:

rinunciando al controllo e alle tensioni e conflitti che ne derivano, si perdono strumenti educativi in senso ampio.

Per quanto la mediazione restrittiva - spesso l’unica attuabile in contesti “non professionali” cioè la vita quotidiana , NON SIA EFFICACE rispetto all’educazione ai media, é tuttavia efficace per quanto riguarda lo sviluppo identitario e lo sviluppo di alcune competenze sociali non secondarie.

L’educazione (ai media) é dunque una pratica educativa globale che coinvolge i vari aspetti della persona : sociale, cognitivo morale.