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Disabilità visive, integrazione scolastica e nuove tecnologie:
le specificità delle situazioni di cecità
Prof. Giancarlo Abba Dott.ssa Anna Soldati
Area Tiflopedagogica e Tifloinformatica
Istituto dei Ciechi di Milano www.istciechimilano.it
MONTECATINI, 16, 23 maggio, 6 giugno 2006
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INDICE
• IL BAMBINO NON VEDENTE E LE NUOVE TECNOLOGIE INFORMATICHE
• LE DISABILITA’ VISIVE
• LA SITUAZIONE DI PARTENZA
• I CAMPI DI INTERVENTO
• I SERVIZI ALL’INTEGRAZIONE
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IL BAMBINO NON VEDENTE E LE NUOVE TECNOLOGIE INFORMATICHE
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CONFRONTO TRA BAMBINI VEDENTI E NON VEDENTI NELL’APPROCCIO INIZIALE AL COMPUTER
condivisione degli strumenti vs postazione individuale adattata input via mouse, joy stick, tastiera vs input via tastiera alfanumerica e tasti-funzione output via immagine grafica e movimento vs output via barra braille o sintesi vocale (valide per
testi) prerequisiti e competenze elementari vs prerequisiti e competenze elevate autoapprendimento e utilizzo in autonomia vs dipendenza prolungata dall’adulto il computer è un gioco in ambito familiare vs il computer è un compito in ambito scolastico
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RICERCA relativa a:
APPROCCIO LUDICO al computer, attraverso audio-giochi, l’uso di touch screen o di tavolette tattili per
• incrementare la motivazione• abbassare l’età di accesso• potenziare i prerequisiti percettivo-motori,
spaziali, logici necessari per l’uso standard del computer
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Modalità di accesso alle informazioni
• IPERTESTUALITA’:la possibilità di scelta tra diverse direzioni di lettura può disorientare chi, come il non vedente, è vincolato ad approcci sequenziali (v. tatto e udito) e metodici
• MULTIMEDIALITA’: l’uso, che è in ogni caso prevalente, della componente visiva e grafica crea problemi di accessibilità. Può verificarsi non una co-fusione, ma una confusione di linguaggi
• A-SPAZIALITA’:la immaterialità dei testi, accentuata dal braille labile e dalla sintesi vocale, decontestualizza i dati , favorendo la componente mnemonica dell’apprendimento
• L’apprendimento inteso come RICERCA-AZIONE autonoma da parte dell’alunno può accentuare inizialmente la distanza tra il ragazzo non vedente e i suoi compagni, essendo per lui un obiettivo perseguibile in tempi più lunghi rispetto alle metodologie d’insegnamento tradizionali
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Le condizioni
• Pc va introdotto dopo attenta verifica della presenza dei prerequisiti di base necessari e della storia personale
• Bisogna verificare e garantire la disponibilità degli strumenti informatici, la loro manutenzione e aggiornamento, la formazione specifica degli insegnanti, la continuità didattica, ….
• Deve restare uno strumento tra i tanti disponibili per la comunicazione scritta del non vedente
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Le disabilità visive
• CECITA’ ASSOLUTA / IPOVISIONE• CECITA’ CONGENITA / TARDIVA• CECITA’ PURA / ASSOCIATA
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La classificazione delle disabilità visive Legge n. 138/2001
GRAVITA’ VISUS RESIDUO
GRADO GRAVITA’ RESIDUO PERIMETRICO
GRADO
MINORAZIONE ASSENTE
> 3/100
MINORAZIONE ASSENTE
≥ 60 %0
IPOVISIONE CENTRALE LIEVE
≤ 3/10 - > 2/101
IPOVISIONE
PERIFERICA
LIEVE
59 % - 50 %1
IPOVISIONE CENTRALE MODERATA
≤ 2/10 - > 1/102
IPOVISIONE PERIFERICA
MODERATA
49 % - 30 %2
IPOVISIONE CENTRALE GRAVE
≤ 1/10 - > 1/203
IPOVISIONE PERIFERICA
GRAVE
29 % - 10 %3
CECITA’ CENTRALE RELATIVA
≤ 1/20 ≥ 1/200 (1/200 = conta dita) 4
CECITA’ PERIFERICA
RELATIVA
9 % - 3 %4
CECITA’ CENTRALE ASSOLUTA
Moto della mano ombra e luce - spento
5CECITA’ PERIFERICA
ASSOLUTA
< 3 %5
CENTRALE PERIFERICA
MINORAZIONE VISIVA
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LA SITUAZIONE DI
PARTENZA
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“La disabilità visiva totale e precoce costituisce una BARRIERA tra bambino e ambiente”
GLI EFFETTI SECONDARI DELLA DISABILITA’ VISIVA
1 – POVERTA’ PERCETTIVA• vuoto sensoriale • esperienze esplorative frammentarie
-> IMMAGINATIVA •patrimonio immaginativo ridotto•relazioni spazio-temporali e causali ridotte
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2 – RITARDO DELLA MOBILITA’ VOLONTARIA
-> impaccio e inibizione motoria -> stereotipie motorie
EFFETTI SECONDARI DELLA DISABILITA’ VISIVA
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3 - VERBALISMO ED ECOLALIA
• no comunicazione mimico-gestuale• comunicazione affidata prevalentemente al linguaggio verbale• “verbalismo” dei vedenti
EFFETTI SECONDARI DELLA DISABILITA’ VISIVA
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4 - DISAGIO AFFETTIVO
• Problematica della famiglia • Problematica del soggetto
EFFETTI SECONDARI DELLA DISABILITA’ VISIVA
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Obiettivo educativo complessivo :
POTENZIAMENTO COMPENSATIVO
“ Prendere atto dei limiti e sviluppare le potenzialità disponibili”
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I CAMPI DI INTERVENTO
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Intervento precoce rivolto al bambino e alla famiglia
•madre deve diventare IO ausiliario efficace
•comunicare fiducia di base
•farsi mediatore nel rapporto oggettuale
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Sviluppo percettivo-immaginativo
• Promozione delle risorse sensoriali extravisive: tatto, udito, olfatto, gusto, mobilità e propriocezione
• Abilitazione tattile: mani “cieche”
mani “curiose” mani “intelligenti”
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A) DISCRIMINARE LE QUALITA’ COSTITUTIVE DEGLI OGGETTI E RICONOSCERE I MATERIALI.
COME?
premere stringere palpare…
sfiorare piegare strappare…
tendere torcere stropicciare…
sollevare soppesare…
spingere tirare lasciar cadere…
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B) INDIVIDUARE LE QUALITA’ STRUTTURALI (FORME E DIMENSIONI) E FUNZIONALI.
COME?Per mezzo della esplorazione aptica, un vero e proprioprogetto esplorativo che comporta:
- utilizzo della coordinazione bimanuale- movimento sistematico sequenziale delle mani
- articolazione dell’esplorazione in fasi distinte- individuazione di spazi definiti e tempi adeguati- comportamento esplorativo intenzionale, quindi consapevole
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Sviluppo motorio
• favorire l’attività fisico-motoria• indurre gli schemi motori funzionali• sviluppare la componente acustica• favorire la rappresentazione
mentale dello spazio• promuovere l’O & M
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Apprendimento nei contesti di integrazione scolastica
Il criterio di base è l’EQUIPOLLENZA”:
• Uguaglianza (quindi condivisione) degli obiettivi formativi, cognitivi, didattici
• Diversificazione di codici, metodologie, strumenti
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Implicazioni pedagogiche della disabilità visiva
Non esiste alcuna compensazione sensoriale naturale e la realtà oggettuale manda al piccolo non vedente segnali poco significativi. L’adulto deve porsi come
mediatore
affettivo percettivo cognitivo sociale