1. suppl. ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007 · bollettino ufficiale della regione lombardia y...

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1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007 Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –5– [BUR2007022] [5.3.0] Regolamento regionale 20 luglio 2007 - n. 5 Norme forestali regionali, in attuazione dell’articolo 11 della legge regionale 28 ottobre 2004, n. 27 (Tutela e va- lorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’econo- mia forestale) IL CONSIGLIO REGIONALE ha approvato IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE emana il seguente regolamento regionale: INDICE TITOLO I – GENERALITA ` CAPO I – Disposizioni generali Art. 1 – Ambito di applicazione e definizioni Art. 2 – Autorizzazione paesaggistica e vincolo idrogeolo- gico Art. 3 – Siti Natura 2000 Art. 4 – Alberi di pregio Art. 5 – Deroghe alle norme forestali TITOLO II – PROCEDURE CAPO I – Istanza Art. 6 – Autorizzazione Art. 7 – Silenzio assenso per interventi in deroga Art. 8 – Silenzio assenso per interventi nelle riserve regio- nali e nei parchi naturali Art. 9 – Denuncia di inizio attivita ` Art. 10 – Opere di pronto intervento Art. 11 – Procedura informatizzata Art. 12 – Validita ` del permesso di taglio CAPO II – Allegati tecnici all’istanza Art. 13 – Dichiarazione di conformita ` tecnica Art. 14 – Progetto di taglio Art. 15 – Relazione di taglio Art. 16 – Esonero dalla presentazione di allegati CAPO III – Controlli, sanzioni e ripristino dei luoghi Art. 17 – Controlli Art. 18 – Sanzioni Art. 19 – Ripristino dei luoghi TITOLO III – GESTIONE DEI BOSCHI CAPO I – Norme comuni a tutti i boschi Art. 20 – Disposizioni generali sulle attivita ` selvicolturali SEZIONE I – Regole generali sugli interventi di gestione Art. 21 – Stagione silvana Art. 22 – Scarti delle lavorazioni Art. 23 – Conversioni Art. 24 – Alberi da destinare all’invecchiamento a tempo in- definito Art. 25 – Rinnovazione artificiale Art. 26 – Raccolta del terriccio e della lettiera Art. 27 – Raccolta di materiale di propagazione forestale e boschi da seme Art. 28 – Potature e tagli delle ceppaie Art. 29 – Sradicamento delle piante e delle ceppaie Art. 30 – Eliminazione di specie esotiche a carattere infe- stante Art. 31 – Gestione dei castagneti da frutto SEZIONE II – Prevenzione dei danni Art. 32 – Danni all’ecosistema Art. 33 – Danni al soprassuolo arboreo e ai manufatti Art. 34 – Prevenzione dai danni da concentramento, avval- lamento ed esbosco dei prodotti e uso di macchi- ne operatrici SEZIONE III – Altre disposizioni Art. 35 – Segnaletica Art. 36 – Recinzioni e chiudende Art. 37 – Manifestazioni agonistiche nelle aree boscate e nei terreni soggetti a vincolo idrogeologico Art. 38 – Carbonizzazione in bosco CAPO II – Selvicoltura SEZIONE I – Norme generali per tutti i boschi Art. 39 – Norme per gli interventi in fustaia Art. 40 – Norme per gli interventi nei cedui Art. 41 – Periodicita ` dei tagli Art. 42 – Norme per gli interventi in cedui sotto fustaie e nelle forme di governo miste SEZIONE II – Norme specifiche per i soli boschi compresi in piani di assestamento forestale Art. 43 – Compilazione del piano d’assestamento forestale Art. 44 – Piani di assestamento forestale scaduti Art. 45 – Accantonamento degli utili Art. 46 – Libro economico e ripresa SEZIONE III – Norme specifiche per le aree protette Art. 47 – Gestione selvicolturale nelle aree protette Art. 48 – Prescrizioni tecniche provvisorie per i siti Natura 2000 CAPO III – Rimboschimenti ed imboschimenti Art. 49 – Caratteristiche degli impianti Art. 50 – Procedure per la realizzazione e l’inventario degli impianti Art. 51 – Materiale vegetale Art. 52 – Divieto all’impiego di specie esotiche a carattere infestante dannose per la conservazione della bio- diversita ` CAPO IV – Difesa fitosanitaria e dagli incendi SEZIONE I – Difesa fitosanitaria Art. 53 – Interventi in caso di diffusione di organismi no- civi SEZIONE II – Difesa dagli incendi Art. 54 – Cautele per l’accensione del fuoco nei boschi Art. 55 – Interventi attivi per la prevenzione degli incendi boschivi Art. 56 – Boschi danneggiati dal fuoco o da avversita ` me- teoriche e biotiche CAPO V – Pascolo in bosco Art. 57 – Limiti al pascolo in bosco CAPO VI – Gestione dei boschi nelle aree di pertinenza di elettrodotti, edifici e reti viarie Art. 58 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza di elettrodotti Art. 59 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza di reti di pubblica utilita ` Art. 60 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza di viabilita ` , delle ferrovie e di altri manufatti Art. 61 – Tagli per la manutenzione di opere e sezioni i- drauliche CAPO VII – Altri vincoli Art. 62 – Boschi sottoposti ai vincoli di cui all’articolo 17 r.d. 3267/1923 Art. 63 – Boschi intensamente fruiti

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1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 5 –

[BUR2007022] [5.3.0]Regolamento regionale 20 luglio 2007 - n. 5Norme forestali regionali, in attuazione dell’articolo 11della legge regionale 28 ottobre 2004, n. 27 (Tutela e va-lorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’econo-mia forestale)

IL CONSIGLIO REGIONALEha approvato

IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE

emana

il seguente regolamento regionale:

INDICE

TITOLO I – GENERALITA

CAPO I – Disposizioni generali

Art. 1 – Ambito di applicazione e definizioniArt. 2 – Autorizzazione paesaggistica e vincolo idrogeolo-

gicoArt. 3 – Siti Natura 2000Art. 4 – Alberi di pregioArt. 5 – Deroghe alle norme forestali

TITOLO II – PROCEDURE

CAPO I – Istanza

Art. 6 – AutorizzazioneArt. 7 – Silenzio assenso per interventi in derogaArt. 8 – Silenzio assenso per interventi nelle riserve regio-

nali e nei parchi naturaliArt. 9 – Denuncia di inizio attivitaArt. 10 – Opere di pronto interventoArt. 11 – Procedura informatizzataArt. 12 – Validita del permesso di taglio

CAPO II – Allegati tecnici all’istanza

Art. 13 – Dichiarazione di conformita tecnicaArt. 14 – Progetto di taglioArt. 15 – Relazione di taglioArt. 16 – Esonero dalla presentazione di allegati

CAPO III – Controlli, sanzioni e ripristino dei luoghi

Art. 17 – ControlliArt. 18 – SanzioniArt. 19 – Ripristino dei luoghi

TITOLO III – GESTIONE DEI BOSCHI

CAPO I – Norme comuni a tutti i boschi

Art. 20 – Disposizioni generali sulle attivita selvicolturali

SEZIONE I – Regole generali sugli interventi di gestioneArt. 21 – Stagione silvanaArt. 22 – Scarti delle lavorazioniArt. 23 – ConversioniArt. 24 – Alberi da destinare all’invecchiamento a tempo in-

definitoArt. 25 – Rinnovazione artificialeArt. 26 – Raccolta del terriccio e della lettieraArt. 27 – Raccolta di materiale di propagazione forestale e

boschi da semeArt. 28 – Potature e tagli delle ceppaieArt. 29 – Sradicamento delle piante e delle ceppaieArt. 30 – Eliminazione di specie esotiche a carattere infe-

stanteArt. 31 – Gestione dei castagneti da frutto

SEZIONE II – Prevenzione dei danniArt. 32 – Danni all’ecosistemaArt. 33 – Danni al soprassuolo arboreo e ai manufattiArt. 34 – Prevenzione dai danni da concentramento, avval-

lamento ed esbosco dei prodotti e uso di macchi-ne operatrici

SEZIONE III – Altre disposizioniArt. 35 – SegnaleticaArt. 36 – Recinzioni e chiudendeArt. 37 – Manifestazioni agonistiche nelle aree boscate e

nei terreni soggetti a vincolo idrogeologicoArt. 38 – Carbonizzazione in bosco

CAPO II – Selvicoltura

SEZIONE I – Norme generali per tutti i boschiArt. 39 – Norme per gli interventi in fustaiaArt. 40 – Norme per gli interventi nei ceduiArt. 41 – Periodicita dei tagliArt. 42 – Norme per gli interventi in cedui sotto fustaie e

nelle forme di governo miste

SEZIONE II – Norme specifiche per i soli boschicompresi in piani di assestamento forestale

Art. 43 – Compilazione del piano d’assestamento forestaleArt. 44 – Piani di assestamento forestale scadutiArt. 45 – Accantonamento degli utiliArt. 46 – Libro economico e ripresa

SEZIONE III – Norme specifiche per le aree protetteArt. 47 – Gestione selvicolturale nelle aree protetteArt. 48 – Prescrizioni tecniche provvisorie per i siti Natura

2000

CAPO III – Rimboschimenti ed imboschimentiArt. 49 – Caratteristiche degli impiantiArt. 50 – Procedure per la realizzazione e l’inventario degli

impiantiArt. 51 – Materiale vegetaleArt. 52 – Divieto all’impiego di specie esotiche a carattere

infestante dannose per la conservazione della bio-diversita

CAPO IV – Difesa fitosanitaria e dagli incendi

SEZIONE I – Difesa fitosanitariaArt. 53 – Interventi in caso di diffusione di organismi no-

civi

SEZIONE II – Difesa dagli incendiArt. 54 – Cautele per l’accensione del fuoco nei boschiArt. 55 – Interventi attivi per la prevenzione degli incendi

boschiviArt. 56 – Boschi danneggiati dal fuoco o da avversita me-

teoriche e biotiche

CAPO V – Pascolo in boscoArt. 57 – Limiti al pascolo in bosco

CAPO VI – Gestione dei boschi nelle areedi pertinenza di elettrodotti, edifici e reti viarie

Art. 58 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenzadi elettrodotti

Art. 59 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenzadi reti di pubblica utilita

Art. 60 – Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenzadi viabilita, delle ferrovie e di altri manufatti

Art. 61 – Tagli per la manutenzione di opere e sezioni i-drauliche

CAPO VII – Altri vincoliArt. 62 – Boschi sottoposti ai vincoli di cui all’articolo 17

r.d. 3267/1923Art. 63 – Boschi intensamente fruiti

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 6 –

TITOLO IV – GESTIONE DEI TERRENI NON BOSCATISOTTOPOSTI AL VINCOLO IDROGEOLOGICO

CAPO I – Gestione della vegetazione

Art. 64 – Taglio di alberi e arbusti

CAPO II – Terreni agrari

Art. 65 – Lavorazioni del terrenoArt. 66 – Regimazione delle acque agrarieArt. 67 – Prati stabili

CAPO III – Pascolo in aree non boschive

Art. 68 – Modalita di pascoloArt. 69 – Pascolo eccessivo

TITOLO V – INFRASTRUTTURE FORESTALIED ALTRE OPERE CHE INTERESSANO

L’ECOSISTEMA FORESTALE

Art. 70 – Definizioni

CAPO I – Viabilita agro-silvo-pastorale

Art. 71 – ManutenzioneArt. 72 – Tutela della viabilita agro-silvo-pastorale

CAPO II – Sistemi di esbosco aerei

Art. 73 – Gru a cavoArt. 74 – Fili a sbalzo

CAPO III – Altre norme

Art. 75 – Esecuzione dei tagli nei boschi pubbliciArt. 76 – Infrastrutture forestali temporaneeArt. 77 – Altre norme di salvaguardia idrogeologicaArt. 78 – Movimenti di terra per linee e condotte aeree o

interrateArt. 79 – Entrata in vigore e disposizioni finali

ALLEGATO A – DefinizioniALLEGATO B – Specie esotiche a carattere infestanteALLEGATO C – Specie utilizzabili nelle attivita selvicoltu-

rali

TITOLO IGENERALITA

CAPO IDisposizioni generali

Art. 1(Ambito di applicazione e definizioni)

1. Il presente regolamento, adottato ai sensi dell’articolo11, comma 4, della legge regionale 28 ottobre 2004, n. 27(Tutela e valorizzazione delle superfici, del paesaggio e dell’e-conomia forestale), reca norme forestali che si applicano aiterreni sottoposti a vincolo idrogeologico ai sensi del regiodecreto 30 dicembre 1923, n. 3267 (Riordinamento e riformadella legislazione in materia di boschi e di terreni montani)e a tutte le superfici considerate bosco in base all’articolo 3della legge regionale citata.

2. Gli interventi disciplinati non comportano in alcuncaso la trasformazione del bosco, ovvero il cambio di desti-nazione d’uso da bosco ad altra coltura o a uso del suolo nonforestale.

3. Le definizioni tecniche relative al presente regolamentosono contenute nell’allegato A.

Art. 2(Autorizzazione paesaggistica e vincolo idrogeologico)

1. Tutti i tagli, compreso il taglio a raso e le altre attivitaselvicolturali eseguiti in conformita all’articolo 11, della l.r.27/2004, al presente regolamento e alla pianificazione fore-stale, non sono soggetti ad autorizzazione paesaggistica, se-condo quanto previsto dall’articolo 149, comma 1, lettere b)e c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codicedei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10della l. 6 luglio 2002, n. 137) e all’articolo 6, del decreto legi-slativo 18 maggio 2001, n. 227 (Orientamento e modernizza-zione del settore forestale, a norma dell’articolo 7 della L. 5marzo 2001, n. 57) e sono considerati interventi di irrilevanteimpatto sulla stabilita idrogeologica dei suoli, secondo quan-to previsto dall’articolo 5, comma 5, lettera b), della l.r.27/2004.

Art. 3(Siti Natura 2000)

1. I piani di indirizzo forestale e i piani di assestamentoforestale sono sottoposti alla valutazione di incidenza previ-sta dalla normativa in materia di siti di interesse comunitarioe di zone a protezione speciale, di seguito denominati sitiNatura 2000.

2. I tagli e le altre attivita selvicolturali eseguiti in confor-mita a quanto previsto dai piani di cui al comma 1 non ri-chiedono ulteriori valutazioni di incidenza, salvo diversa in-dicazione motivata dei piani stessi.

3. Fino all’approvazione dei piani di cui al comma 1, i ta-gli e le altre attivita selvicolturali non sono soggetti alla valu-tazione di incidenza se rispettano le prescrizioni tecnicheprovvisorie di cui all’articolo 48.

Art. 4(Alberi di pregio)

1. Gli enti forestali censiscono alberi di particolare pregionaturalistico, storico, paesaggistico e culturale. Tali alberisono resi facilmente individuabili grazie a contrassegni. L’in-dividuazione avviene in base a criteri quali dimensioni, for-ma, portamento, rarita botanica, importanza storica, cultu-rale, paesaggistica e architettonica definiti dalla Giunta re-gionale.

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2. Gli alberi di particolare pregio naturalistico, storico,paesaggistico e culturale possono essere abbattuti solo pre-via motivata autorizzazione dell’ente forestale, ai sensi degliarticoli 6, 7 e 8.

Art. 5(Deroghe alle norme forestali)

1. I piani di assestamento forestale e i piani di indirizzoforestale possono derogare al presente regolamento, previoparere obbligatorio e vincolante della Giunta regionale, se-condo quanto previsto dall’articolo 11, comma 6, della l.r.27/2004.

2. Le prescrizioni tecniche selvicolturali previste daglistrumenti di pianificazione forestale e delle aree protette vi-genti al momento di entrata in vigore del presente regola-mento mantengono la loro validita fino alla loro scadenza orevisione.

TITOLO IIPROCEDURE

CAPO IIstanza

Art. 6(Autorizzazione)

1. All’interno delle riserve regionali e dei parchi regionali,il taglio colturale e le altre attivita selvicolturali conformi alledisposizioni del presente regolamento e alla pianificazioneforestale possono essere realizzati, fino all’approvazione delpiano di indirizzo forestale, previa autorizzazione previstadall’articolo 11, comma 7, della l.r. 27/2004.

2. Tale autorizzazione e rilasciata dall’ente forestale entrosessanta giorni dalla presentazione della relativa istanza, allaquale sono allegati i documenti tecnici previsti dagli articoli13, 14 e 15.

Art. 7(Silenzio assenso per interventi in deroga)

1. L’esecuzione di tagli o di altre attivita selvicolturali inderoga alle disposizioni del presente regolamento o della pia-nificazione forestale puo essere autorizzata dall’ente foresta-le nei seguenti casi:

a) tagli o attivita finalizzate alla prevenzione del dissestoidrogeologico o di danni a persone o cose;

b) tagli o attivita finalizzate a interventi urgenti di salva-guardia o conservazione di habitat di specie animali evegetali tutelati dalla normativa comunitaria;

c) negli altri casi previsti dal presente regolamento.

2. La richiesta di autorizzazione di cui al comma 1 deveessere adeguatamente motivata dal richiedente mediante re-lazioni o progetti tecnici, firmati da professionisti abilitati.

3. L’ente forestale puo vietare l’intervento o impartire par-ticolari prescrizioni entro sessanta giorni dal ricevimentodell’istanza. Tale termine e ridotto a dieci giorni nel caso diopere o lavori di pronto intervento di cui all’articolo 10.

4. L’autorizzazione s’intende rilasciata qualora non vengacomunicato all’interessato il provvedimento di diniego entroi termini di cui al comma 3. La richiesta di integrazioni daparte dell’ente forestale sospende la decorrenza dei terminiper il silenzio assenso.

Art. 8(Silenzio assenso per interventi nelle riserve regionali

e nei parchi naturali)

1. Dopo l’approvazione del piano di indirizzo forestale, l’e-

secuzione di tagli o di altre attivita selvicolturali conformialle disposizioni del presente regolamento e al piano di indi-rizzo forestale, da realizzarsi nelle riserve regionali e nei par-chi naturali compresi nei parchi regionali, e soggetta ad au-torizzazione da parte dell’ente forestale. Alla richiesta di au-torizzazione sono allegati i documenti tecnici previsti dagliarticoli 13, 14 e 15. L’autorizzazione s’intende rilasciata qua-lora l’ente forestale non comunichi all’interessato il provvedi-mento di diniego entro sessanta giorni dalla presentazionedell’istanza.

Art. 9(Denuncia di inizio attivita)

1. Fatti salvi i casi previsti dagli articoli 3, 4, 6, 7 e 8, itagli e le altre attivita selvicolturali possono essere intrapreseimmediatamente dopo la presentazione all’ente forestale del-la denuncia di inizio attivita. Alla denuncia di inizio attivitasono allegati i documenti tecnici previsti dagli articoli 13, 14e 15.

Art. 10(Opere di pronto intervento)

1. Le opere definite di pronto intervento dall’articolo 13,comma 3, della l.r. 27/2004 possono essere realizzate senzaautorizzazione per il vincolo idrogeologico previsto dall’arti-colo 5, della l.r. 27/2004, purche:

a) non siano trascorsi piu di sei mesi dal verificarsi deldanno o dell’evento calamitoso;

b) sia stata inviata comunicazione ai comuni e al Corpoforestale dello Stato, di seguito denominato CFS, com-petenti per territorio;

c) sia rilasciato parere favorevole da parte dell’ente fore-stale;

d) siano state rilasciate le autorizzazioni eventualmenteprescritte in materia paesaggistica, ambientale, di go-verno del territorio e di lavori pubblici.

2. Alla richiesta di parere deve essere allegato il progettotecnico di intervento e l’atto di approvazione del progettostesso.

Art. 11(Procedura informatizzata)

1. Le istanze di autorizzazione previste dagli articoli 6, 7e 8 e la denuncia di inizio attivita prevista dall’articolo 9 sonopresentate tramite procedura informatizzata.

2. Le modalita di accesso e di funzionamento della proce-dura informatizzata sono stabilite con apposito provvedi-mento della competente struttura della Giunta regionale, daemanarsi entro l’entrata in vigore del presente regolamento.

Art. 12(Validita del permesso di taglio)

1. Il permesso di esecuzione di tagli o altre attivita selvi-colturali e di ventiquattro mesi dalla presentazione della de-nuncia di inizio attivita di cui all’articolo 9 o dall’acquisizio-ne dell’autorizzazione ai sensi degli articoli 6, 7 e 8.

2. Qualora sia predisposto il piano di utilizzazione fore-stale ai sensi dell’articolo 14, comma 5, la validita del per-messo di taglio e di cinque anni.

CAPO IIAllegati tecnici all’istanza

Art. 13(Dichiarazione di conformita tecnica)

1. Sono accompagnate da una dichiarazione di conformi-

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ta tecnica le istanze di autorizzazione di cui agli articoli 6, 7e 8 e le denunce di inizio attivita di cui all’articolo 9 relative,in entrambi i casi, a tagli o ad altre attivita selvicolturali darealizzare su superfici che siano contemporaneamente:

a) di almeno duemila metri quadrati di superficie;

b) all’interno di boschi in comuni di pianura o collina(classificazione ISTAT);

c) in aree in cui l’ente forestale competente e una provin-cia.

2. La dichiarazione di conformita tecnica non e necessa-ria qualora, ai sensi degli articoli 14 e 15, sia previsto il pro-getto o la relazione di taglio.

3. La dichiarazione di conformita tecnica attesta la con-formita dell’intervento richiesto al presente regolamento e,ove esistente, al piano di indirizzo forestale. La dichiarazionee compilabile per via informatica nell’ambito della procedu-ra informatizzata con i seguenti contenuti tecnici:

a) ubicazione e superficie del bosco da tagliare, tipo fore-stale, specie legnosa, eta media, sistema selvicolturaleutilizzato, provvigione e ripresa stimata, modalita tec-niche per ottenere la rinnovazione;

b) piedilista di contrassegnatura o martellata, obbligato-rio solo per le fustaie e per la componente a fustaiadelle forme miste di governo;

c) metodo di esbosco.

4. Il piano di indirizzo forestale puo, con riferimento al-l’intero territorio ad esso assoggettato:

a) rendere non necessaria la presentazione della dichiara-zione di conformita tecnica;

b) prevedere la dichiarazione di conformita tecnica anchenel caso di comunita montane e parchi;

c) modificare la soglia oltre la quale vale l’obbligo dellapresentazione della dichiarazione di conformita tec-nica.

Art. 14(Progetto di taglio)

1. Le istanze di autorizzazione di cui agli articoli 6, 7 e 8e le denunce di inizio attivita di cui all’articolo 9 relative agliinterventi di utilizzazione forestale che interessino superficipari o superiori a due ettari di superficie boscata sono ac-compagnate da un progetto di taglio, redatto da un dottoreforestale o agronomo, con i seguenti contenuti:

a) relazione, con cui si specifica ubicazione e superficiedel bosco da tagliare, tipo forestale, specie legnosa, etamedia, sistema selvicolturale utilizzato, provvigione eripresa stimata, modalita tecniche per ottenere la rin-novazione;

b) eventuali rischi ambientali e misure adottate;

c) piedilista di contrassegnatura o martellata, obbligato-rio solo per le fustaie e per la componente a fustaiadelle forme miste di governo;

d) relazione sui metodi di esbosco;

e) cartografia catastale;

f) corografia;

g) cartografia indicante il tipo e gli ordini spaziali e tem-porali degli interventi;

h) indicazione dell’esecutore delle attivita selvicolturali.

2. Qualora l’esecutore delle attivita selvicolturali sia u-n’impresa boschiva iscritta all’albo di cui all’articolo 19, dellal.r. 27/2004 la superficie boscata oltre la quale e necessario ilprogetto di taglio e elevata a sei ettari.

3. Qualora l’esecutore delle attivita selvicolturali non sianoto al momento della presentazione del progetto, il suo no-minativo puo essere comunicato all’ente forestale in un se-condo tempo, purche prima che abbia inizio l’attivita selvi-colturale.

4. Nel caso di enti pubblici, la relazione di taglio contieneanche il verbale di stima del prezzo di macchiatico o di ven-dita e il capitolato d’oneri generale o particolare.

5. Sono altresı accompagnate da un progetto tutte le i-stanze di cui all’articolo 7 che prevedono l’esecuzione di atti-vita selvicolturali.

6. In caso di utilizzazioni su superfici di oltre dieci ettari,il progetto di taglio puo prevedere un piano di utilizzazioneforestale, che consiste in un crono-programma dettagliatodegli interventi previsti in un periodo di massimo cinqueanni.

7. Al termine dell’intervento, il progettista redige una di-chiarazione di regolare esecuzione dei lavori previsti nel pro-getto e la invia all’ente forestale.

Art. 15(Relazione di taglio)

1. Le istanze di autorizzazione di cui agli articoli 6, 7 e 8e le denunce di inizio attivita di cui all’articolo 9 relative agliinterventi di utilizzazione forestale e ai diradamenti di bo-schi assoggettati al piano di assestamento forestale, di qual-siasi superficie o entita, conformi alle previsioni dei pianiapprovati, sono accompagnate da una relazione di taglio, re-datta da parte di un dottore forestale o agronomo.

2. La relazione di cui al comma 1 contiene:

a) estremi del piano forestale, aree interessate dal taglio;

b) relazione di conformita dell’intervento proposto con leprescrizioni e le previsioni del piano;

c) piedilista di contrassegnatura o martellata (obbligato-rio solo per le fustaie e per la componente a fustaiadelle forme miste di governo).

3. Nel caso di utilizzazioni e diradamenti che interessinouna superficie inferiore a un ettaro e mezzo, la relazione puoessere redatta da una guardia boschiva comunale.

4. Le disposizioni del presente articolo si applicano ancheai territori assoggettati ai piani di indirizzo forestale, se pre-visto dagli stessi.

Art. 16(Esonero dalla presentazione di allegati)

1. Gli allegati previsti dagli articoli 13, 14 e 15 non sononecessari qualora il taglio interessi esclusivamente piantemorte, sradicate o col tronco spezzato.

CAPO IIIControlli, sanzioni e ripristino dei luoghi

Art. 17(Controlli)

1. I tagli e le altre attivita selvicolturali sono sottoposte acontrollo annuale da parte degli enti forestali, che possonoavvalersi degli altri soggetti competenti ai sensi dell’articolo23, della l.r. 27/2004, riguardante:

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 9 –

a) un campione, scelto a caso o eventualmente in parte inbase a fattori di rappresentativita individuati dai singo-li enti forestali, pari almeno al due per cento delle i-stanze di taglio o di altre attivita selvicolturali. Il cam-pione e estratto, da ogni singolo ente forestale, sorteg-giandolo dalla popolazione di istanze di competenza.Tale popolazione e costituita da tutte le istanze il cuipermesso di taglio e in corso di validita e da tutte leistanze il cui permesso di taglio e scaduto da meno diun anno;

b) tutti i tagli e le altre attivita selvicolturali iniziati senzapresentazione di regolare istanza ai sensi degli articoli6, 7, 8 e 9, o senza presentazione degli allegati prescrittidagli articoli 13, 14 e 15 dei quali l’ente forestale vengaa conoscenza;

c) tutti i tagli e le altre attivita selvicolturali per i qualisiano state impartite prescrizioni tecniche da parte del-l’ente forestale, in particolare con riguardo alla rinno-vazione artificiale.

2. Gli enti competenti informano la Giunta regionale circal’esito dei controlli.

Art. 18(Sanzioni)

1. Le violazioni delle disposizioni del presente regolamen-to sono soggette, alle sanzioni amministrative previste dal-l’articolo 23, della l.r. 27/2004.

2. Fatto salvo quanto disposto dall’articolo 23, comma 10,della l.r. 27/2004, i proventi delle sanzioni previste dai restan-ti commi dello stesso articolo sono destinati:

a) alle cure colturali dei boschi previste dalla pianifica-zione forestale;

b) ad opere di pronto intervento di cui all’articolo 13,comma 3, della l.r. 27/2004;

c) alla creazione di nuovi boschi;

d) alla manutenzione delle opere di sistemazione idrauli-co-forestale esistenti.

Art. 19(Ripristino dei luoghi)

1. Ai sensi dell’articolo 23, commi 2 ter e 12, della l.r.27/2004, chiunque distrugga o danneggi il suolo o il sopras-suolo e tenuto al ripristino ed al recupero ambientale deiluoghi. Qualora il trasgressore non ottemperi, gli enti fore-stali, previa diffida, dispongono l’esecuzione degli interventicon oneri a carico del trasgressore stesso.

TITOLO IIIGESTIONE DEI BOSCHI

CAPO INorme comuni a tutti i boschi

Art. 20(Disposizioni generali sulle attivita selvicolturali)

1. Tutti i tagli dei boschi e in particolare le utilizzazionidevono, nel rispetto dei principi della sostenibilita, garantirela continuita, la perpetuita ed il miglioramento ecologico estrutturale delle formazioni boschive.

2. Gli interventi di gestione forestale sono suddivisi in tretipologie:

a) interventi di gestione forestale per tutti i boschi;

b) interventi di gestione forestale per i soli boschi rica-denti in aree assoggettate a piano di assestamento fore-stale;

c) interventi di gestione forestale per le aree protette (par-chi e riserve regionali, nonche siti Natura 2000).

3. I singoli interventi di gestione forestale possono essererealizzati su una superficie non superiore a trenta ettari, sal-vo i casi di pronto intervento e di lotta fitosanitaria.

4. I diradamenti e le utilizzazioni che interessino una su-perficie pari o superiore a due ettari di superficie boscatapossono essere realizzati solamente da una impresa titolaredi partita IVA o da un ente pubblico.

SEZIONE IRegole generali sugli interventi di gestione

Art. 21(Stagione silvana)

1. Nel ceduo e nel ceduo sotto fustaia le operazioni di ta-glio o di utilizzazione del bosco sono permesse:

a) dal 15 ottobre al 31 marzo alle quote inferiori a seicen-to metri sul livello del mare;

b) dall’1 ottobre al 15 aprile alle quote comprese tra sei-cento e mille metri sul livello del mare;

c) dal 15 settembre al 15 maggio oltre mille metri sul li-vello del mare.

2. Nel caso di stazioni con condizioni microclimaticheparticolari, gli enti forestali possono anticipare o posticiparele date di cui al comma 1 fino ad un massimo di quindicigiorni.

3. Nel caso di andamenti stagionali particolarmente ano-mali, gli enti forestali possono anticipare o posticipare ledate di cui al comma 1 fino ad un massimo di quindicigiorni.

4. Sono permessi tutto l’anno:

a) i tagli di utilizzazione delle fustaie;

b) i diradamenti e gli sfolli di tutti i boschi;

c) i tagli di conversione dei cedui;

d) i tagli di piante morte, sradicate o spezzate, quelli dipronto intervento, fitosanitari o per la tutela della pub-blica incolumita.

5. Sono permesse dall’1 agosto fino ai termini di cui alcomma 1 le ripuliture, ossia l’eliminazione dello strato arbu-stivo o erbaceo. Qualora queste siano realizzate in concomi-tanza degli interventi di cui al comma 4, sono permesse tuttol’anno.

6. In ogni caso le operazioni di allestimento ed esboscodel materiale legnoso devono concludersi entro trenta giornidai termini di cui al comma 1 o, negli altri casi, entro trentagiorni dal termine del taglio.

7. Gli enti forestali, attraverso la pianificazione forestale,possono ridurre la durata della stagione silvana per motivateesigenze legate alla tutela della fauna selvatica o della floranemorale o per altre necessita. Le attivita selvicolturali legateal pronto intervento o alla difesa fitosanitaria non possonosubire ulteriori limitazioni. Le aree in cui la stagione silvanae ridotta devono essere identificabili anche attraverso la pro-cedura informatizzata.

Art. 22(Scarti delle lavorazioni)

1. Il materiale vegetale non asportato dal bosco a seguito

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di tagli o altre attivita selvicolturali, quali ramaglia e cimali,deve essere:

a) raccolto in andane o cataste in bosco;

b) sminuzzato e distribuito sull’area interessata al taglio;

c) bruciato, secondo limiti e modalita riportate negli arti-coli 51 e seguenti.

2. Qualora il materiale venga raccolto in andane, nel casodei cedui e dei cedui sotto fustaia, l’area occupata dalle stessenon puo ricoprire le ceppaie presenti in bosco e nuclei signi-ficativi di rinnovazione.

3. E vietato:

a) localizzare le andane o le cataste in prossimita di corsie specchi d’acqua, viabilita agro-silvo-pastorale, sentie-ri, linee elettriche e telefoniche;

b) realizzare andane di dimensioni superiori a quindicimetri di lunghezza e cinque metri di larghezza e di-sporle sui versanti lungo le linee di massima pendenza,nonche realizzare cataste di dimensioni superiori a cin-que metri steri.

Art. 23(Conversioni)

1. La conversione del bosco da fustaia a ceduo e vietata:

a) nelle fustaie esistenti;

b) nei cedui gia sottoposti ad avviamento all’alto fusto;

c) nei boschi di neoformazione di qualsiasi natura, for-matisi in seguito all’abbandono di pascoli e coltivi cheabbiano le caratteristiche di bosco ai sensi dell’articolo3, della l.r. 27/2004.

2. Per la prevenzione del dissesto idrogeologico, la conver-sione del bosco da fustaia a ceduo e permessa nelle stazioni,individuate dai piani di indirizzo forestale o dai piani di asse-stamento forestale, che presentino almeno una delle seguenticaratteristiche:

a) accentuata acclivita, indicativamente superiore a 35gradi;

b) dissesto provocato anche dall’eccessivo peso o dall’al-tezza elevata dei fusti.

3. Sono avviati a fustaia i boschi di neoformazione costi-tuiti in prevalenza da latifoglie appartenenti alle seguentispecie: farnia, rovere, faggio, noce, frassino maggiore, aceroriccio, acero montano, tiglio, ontano nero. I piani di indiriz-zo forestale o i piani di assestamento forestale possono pre-vedere motivate eccezioni per motivi naturalistici, paesaggi-stici o di protezione del suolo.

4. Per motivi di rilevante difesa fitosanitaria e su propostamotivata del servizio fitosanitario regionale, gli enti forestalipossono autorizzare, con le modalita di cui all’articolo 7, de-roghe al divieto di conversione del bosco da fustaia a ceduo.

Art. 24(Alberi da destinare all’invecchiamento

a tempo indefinito)

1. Ai fini del mantenimento e dell’incremento della biodi-versita, sia nelle fustaie che nei cedui, sono obbligatori l’indi-viduazione e il rilascio per l’invecchiamento indefinito di al-meno un albero ogni duemilacinquecento metri quadrati, oloro frazione, di bosco soggetto a utilizzazione. Gli alberipossono essere rilasciati a gruppi. L’obbligo del rilascio sus-siste anche nel caso di taglio a raso delle fustaie o dei cedui.

2. Gli alberi rilasciati sono contrassegnati a cura dell’uti-lizzatore con un bollo di vernice gialla indelebile o medianteapposito contrassegno con numerazione progressiva fornitodall’ente forestale.

3. Gli alberi rilasciati hanno tutte le seguenti caratteristi-che:

a) essere in buone condizioni vegetative; sono tolleratepiccole cavita, che non compromettano la stabilita del-la pianta, utilizzate o utilizzabili come tane o rifugioda specie animali;

b) avere un buon portamento ed essere piante dominanti;

c) essere nate da seme o, in mancanza, essere polloni benconformati e affrancati;

d) essere di buon aspetto paesaggistico.

4. Gli alberi rilasciati non possono essere tagliati e, incaso di morte, devono essere sostituiti in occasione della suc-cessiva utilizzazione.

5. Gli alberi rilasciati sono conteggiati nel novero dellematricine e delle riserve.

Art. 25(Rinnovazione artificiale)

1. La rinnovazione artificiale e realizzata, entro un annodalla fine del taglio di utilizzazione, nei seguenti casi:

a) quando prevista dagli allegati tecnici all’istanza di ta-glio;

b) quando imposta dall’ente forestale;

c) in assenza di rinnovazione naturale.

2. La rinnovazione artificiale e altresı obbligatoria nei casiprevisti dall’articolo 30, comma 2.

3. Le specie utilizzate devono corrispondere ai tipi fore-stali del bosco in cui si interviene ed e vietato utilizzare spe-cie esotiche. In situazioni ecologiche difficili, l’ente forestalepuo autorizzare, ai sensi degli articoli 6, 7 e 8, l’uso di specieesotiche a carattere non infestante.

4. L’impianto di rinnovazione artificiale presenta le se-guenti caratteristiche:

a) il numero di piantine da mettere a dimora e commisu-rato alle caratteristiche stazionali ed alla tipologia fore-stale del contesto ma non e inferiore a duemilacinque-cento unita ad ettaro;

b) il numero di piantine di specie arbustive non puo esse-re superiore ad un quarto del totale, con preferenza dispecie baccifere.

5. Eventuali deroghe alle caratteristiche dell’impiantopossono essere autorizzate dall’ente forestale a seguito di ri-chiesta motivata.

6. Nei primi tre anni dall’impianto le piantine sono ogget-to di manutenzione, in particolare mediante taglio della ve-getazione invadente e sono sostituite in caso di fallanze supe-riori al dieci per cento.

7. Il materiale vegetale utilizzato corrisponde alle prescri-zioni di cui all’articolo 51.

Art. 26(Raccolta del terriccio e della lettiera)

1. E permessa la raccolta di lettiera esclusivamente:

a) a fini agricoli, da parte di aziende agricole sui terrenida loro condotti;

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b) a fini di prevenzione degli incendi, da parte dei soggetticompetenti o interessati, nelle aree entro trenta metrida edifici, ferrovie e strade.

2. Gli istituti scientifici o scolastici possono raccoglierequantitativi molto limitati di terriccio o di lettiera ai fini di-dattici, di studio o di educazione ambientale, previa comuni-cazione all’ente forestale, in cui siano specificati tempi, luo-go, metodo, finalita e quantitativo oggetto di prelievo.

Art. 27(Raccolta di materiale di propagazione forestale

e boschi da seme)

1. La raccolta di materiale di propagazione forestale, qua-li sementi, plantule, talee e piantine e vietata salvo autorizza-zione dell’ente forestale rilasciata secondo le modalita di cuiall’articolo 7; nella richiesta sono specificate le specie oggettodella raccolta, il loro numero approssimativo o la superficieinteressata, il luogo, i metodi e le finalita della raccolta.

2. E permessa la raccolta di quantitativi molto limitati dimateriale di propagazione forestale a fini didattici, di studioo di educazione ambientale, purche con il consenso del pro-prietario o conduttore del bosco.

Art. 28(Potature e tagli delle ceppaie)

1. Le potature possono essere eseguite in qualsiasi perio-do dell’anno senza obbligo di presentazione di istanza ai sen-si degli articoli 6, 7, 8 e 9.

2. Sono ammesse le potature di formazione, le potaturedi allevamento o spalcature, la potatura di rimonda del seccoo di eliminazione di rami che creano situazioni di pericolo.Non sono ammesse le capitozzature e le potature che com-promettano la vitalita o la stabilita delle piante.

3. La potatura e eseguita in base alle tecniche dell’arbori-coltura forestale, in particolare usando ferri ben taglienti, inmodo da non slabbrare l’inserzione tra ramo e tronco e senzalasciare monconi.

4. La spalcatura nelle conifere e la potatura di allevamen-to nelle latifoglie non possono interessare una lunghezza delfusto superiore a un terzo dell’altezza della pianta misuratadal colletto.

5. Il taglio di piante nate da seme in tutti i boschi deveavvenire ad una distanza non superiore a dieci centimetri dalcolletto.

6. Il taglio dei polloni sulle ceppaie deve essere effettuatoin modo netto, inclinato verso la parte esterna della ceppaiae a non piu di dieci centimetri di altezza dal punto di inser-zione del pollone.

Art. 29(Sradicamento delle piante e delle ceppaie)

1. Salvo quanto previsto per i castagneti da frutto all’arti-colo 31, lo sradicamento delle piante e l’estrazione delle cep-paie nelle aree boscate non soggette a trasformazione ai sen-si dell’articolo 4, della l.r. 27/2004 deve essere autorizzatodall’ente forestale con le modalita di cui agli articoli 6, 7 e 8.

Art. 30(Eliminazione di specie esotiche a carattere infestante)

1. Il taglio e l’estirpazione esclusivamente manuale o conmezzi manuali delle specie esotiche a carattere infestante,dannose per la conservazione della biodiversita e riportate

nell’allegato B, e permesso tutto l’anno senza presentazionedi istanza ai sensi degli articoli 6, 7, 8 e 9.

2. E obbligatoria la rinnovazione artificiale, con le modali-ta di cui all’articolo 25, nel caso in cui, a seguito delle estirpa-zioni delle specie esotiche a carattere infestante, si forminoaree completamente prive di vegetazione arborea o arbustivadi superficie superiore a quattrocento metri quadrati.

Art. 31(Gestione dei castagneti da frutto)

1. Nei castagneti da frutto in attivita e possibile effettuare:

a) la potatura secondo le modalita di cui all’articolo 28,nonche quelle di ringiovanimento per rinvigorirne lachioma e di preparazione all’innesto;

b) la formazione al piede delle piante di ripiani sostenutida muri a secco e da ciglioni inerbati;

c) la lavorazione dei ripiani di cui alla lettera b) allo scopodi interrare foglie ed altre materie fertilizzanti;

d) l’estirpazione delle piante infestanti e la ripulitura dellasuperficie allo scopo di facilitare la raccolta delle casta-gne.

2. Nei castagneti da frutto in attivita e inoltre consentita,previa denuncia di inizio attivita all’ente forestale ai sensidell’articolo 9, l’estirpazione delle ceppaie delle piante taglia-te, con obbligo di provvedere all’immediato riempimentodella buca e sostituzione con pianta della stessa specie o dialtre specie forestali.

3. Nei castagneti da frutto abbandonati e in quelli in cuisi sia gia insediata ed affermata la colonizzazione di vegeta-zione arborea o arbustiva, l’ente forestale puo autorizzare, aisensi degli articoli 6, 7 e 8 l’esecuzione delle operazioni de-scritte ai commi 1 e 2.

4. L’ente forestale puo autorizzare, ai sensi degli articoli6, 7 e 8, la conversione di boschi in castagneti da frutto.

SEZIONE IIPrevenzione dei danni

Art. 32(Danni all’ecosistema)

1. Nello svolgimento delle attivita selvicolturali e delle ri-puliture sono adottate tutte le tecniche e strumentazioni utilia evitare il danneggiamento della flora nemorale protetta,delle tane della fauna selvatica, compresi i formicai di Formi-ca rufa L., della fauna e delle zone umide.

2. La ripulitura, ossia il taglio dello strato arbustivo ederbaceo, e permessa:

a) in tutti i boschi per la prevenzione degli incendi e perpermettere l’affermazione della rinnovazione arborea;

b) nei castagneti da frutto ai sensi dell’articolo 31;

c) nei boschi a prevalente funzione ricreativa o paesaggi-stica, salvaguardando i nuclei di rinnovazione arborea.

Art. 33(Danni al soprassuolo arboreo e ai manufatti)

1. Nello svolgimento delle attivita selvicolturali e delle ri-puliture sono adottate tutte le tecniche e strumentazioni utilia evitare il danneggiamento di:

a) radici, fusto e chiome degli alberi del soprassuolo arbo-reo risparmiato dal taglio;

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b) opere e manufatti eventualmente presenti, quali muria secco o terrazzamenti.

2. Gli interventi di pulizia del sottobosco e di potatura in-dispensabili per la messa in sicurezza e la percorribilita delcantiere, purche eseguiti a regola d’arte, non sono considera-ti danni.

Art. 34(Prevenzione dai danni da concentramento,

avvallamento ed esbosco dei prodottie uso di macchine operatrici)

1. L’esbosco e eseguito ove possibile per via aerea, per mu-lattiere, sentieri, viabilita agro-silvo-pastorale, condotte, ca-nali di avvallamento gia esistenti, evitando comunque qual-siasi percorso nelle parti di bosco gia in rinnovazione.

2. Il concentramento per strascico e consentito solamentedal letto di caduta alla piu vicina via di esbosco, fatta salvala necessita di individuare percorsi piu lunghi al fine di tute-lare la flora nemorale o la fauna selvatica.

3. Durante le operazioni di concentramento ed esbosco, iltransito dei trattori gommati e dei trattori forestali in boscoe ammesso e deve avvenire ove possibile lungo tracciati ovarchi naturali; la pianificazione forestale o l’ente forestalepossono comunque imporre divieti o limitazioni al transitoper particolari situazioni.

4. La pianificazione forestale o l’ente forestale possonoprevedere il divieto dell’uso di condotte o canali gia esistenti,qualora tale uso possa provocare frane e smottamenti.

5. Sono vietati l’avvallamento di materiale legnoso lungoversanti, canaloni e torrenti in cui siano state eseguite operedi sistemazione idraulico forestale e il trascinamento a stra-scico lungo la viabilita ordinaria e agro-silvo-pastorale.

SEZIONE IIIAltre disposizioni

Art. 35(Segnaletica)

1. Sono vietate forme di segnaletica all’interno delle areeboscate che possano comportare significativi danni al suolo,al soprassuolo o alterare significativamente il paesaggio.

2. La segnaletica inerente a manifestazioni a caratteretemporaneo e rimossa entro dieci giorni dal termine dellamanifestazione a cura del soggetto organizzatore della mani-festazione. E in ogni caso vietato inchiodare cartelli agli al-beri.

3. E vietato l’uso di segnaletica a vernice di colore azzur-ro, confondibile con quella utilizzata dai piani di assesta-mento forestale, o di colore giallo, confondibile con quellautilizzata per individuare gli alberi destinati all’invecchia-mento indefinito.

Art. 36(Recinzioni e chiudende)

1. Recinzioni, chiudende o altri sistemi di delimitazionedel bosco non possono essere realizzati con filo spinato ocon modalita tali da causare danni alle persone o alla faunaselvatica. Deve essere consentito il passaggio della fauna sel-vatica.

Art. 37(Manifestazioni agonistiche nelle aree boscatee nei terreni soggetti a vincolo idrogeologico)

1. L’organizzazione di manifestazioni agonistiche e sog-

getta ad autorizzazione ai sensi dell’articolo 21, della l.r.27/2004:

a) del comune, previo parere dell’ente forestale, per iltransito su viabilita agro-silvo-pastorale;

b) dell’ente forestale, nei casi restanti.

2. La richiesta di autorizzazione e accompagnata dai se-guenti documenti:

a) cartografia scala 1:10.000 del tracciato o dell’ubicazio-ne della manifestazione;

b) assenso scritto dei proprietari dei fondi interessati, senon coincidenti col soggetto che rilascia l’autorizza-zione;

c) programma della manifestazione;

d) evidenziazione delle aree di servizio e degli spazi desti-nati agli spettatori;

e) valutazione delle conseguenze dannose con piano dimanutenzione e ripristino dei tracciati.

3. La valutazione delle conseguenze dannose considera gliaspetti idrogeologici e quelli naturalistici. Il piano di manu-tenzione e ripristino definisce gli interventi, il loro costo e ilrelativo crono-programma.

4. L’autorizzazione non puo riguardare l’apertura di nuovitracciati e ha una durata massima di settantadue ore. A ga-ranzia del ripristino dello stato dei luoghi, l’autorizzazionepuo prevedere un deposito cauzionale o una fidejussione.

5. Le aree interessate dalle manifestazioni agonistiche conmezzi motorizzati non possono essere nuovamente percorseprima di due anni, salvo i percorsi fissi individuati in base alcomma 7.

6. Le manifestazioni di cui al comma 1, nonche i percorsie le aree di cui al comma 7, non possono interessare le oasidi protezione e zone di ripopolamento e cattura della faunaselvatica di cui all’articolo 10, comma 8, della legge 11 feb-braio 1992, n. 157 (Norme per la protezione della fauna sel-vatica omeoterma e per il prelievo venatorio). Nelle aree pro-tette regionali e nei siti Natura 2000 le manifestazioni agoni-stiche con mezzi motorizzati o inquinanti, nonche i percorsie le aree di cui al comma 7 possono essere vietate.

7. Gli enti di cui al comma 1, per quanto di rispettiva com-petenza, possono individuare percorsi o aree su cui e possibi-le transitare con mezzi a motore, comprese le motoslitte, nelrispetto delle seguenti condizioni:

a) valutazione delle conseguenze dannose con piano dimanutenzione e ripristino dei tracciati;

b) deve essere individuato un soggetto gestore responsa-bile dell’utilizzo delle aree, dei percorsi e degli eventua-li ripristini;

c) deve essere prodotta dal soggetto gestore adeguato de-posito cauzionale o fidejussione a garanzia del ripristi-no delle aree;

d) al fine di prevenire situazioni di pericolo, i percorsi e learee devono essere adeguatamente segnalate e devonoessere individuati spazi destinati agli spettatori;

e) almeno una volta all’anno devono essere eseguiti con-trolli da parte dei soggetti di cui al comma 1 al fine diverificare lo stato dei luoghi e di prevenire fenomeni didissesto e situazioni di pericolo.

Art. 38(Carbonizzazione in bosco)

1. La carbonizzazione in bosco e consentita, previa auto-

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rizzazione dell’ente forestale con le modalita previste all’arti-colo 7, nelle aie carbonili gia esistenti o in aie nuove, purcheprive di alberi, non esposte al vento, stabili, ripulite tutt’in-torno dalla vegetazione e da ogni materiale infiammabile perun raggio non inferiore a quindici metri.

2. La carbonaia ed il terreno circostante devono, durantela combustione, essere costantemente presidiati da manod’opera esperta, individuata nella istanza di autorizzazione,tale da evitare ogni pericolo di incendi. E consentito l’uso diforni metallici.

3. L’inizio della carbonizzazione e vietato nei periodi incui il presidente della Giunta regionale dichiara lo stato dirischio per gli incendi boschivi, ai sensi dell’articolo 6, com-ma 4, della l.r. 27/2004.

CAPO IISelvicoltura

SEZIONE INorme generali per tutti i boschi

Art. 39(Norme per gli interventi in fustaia)

1. Le fustaie possono essere utilizzate mediante tagli suc-cessivi oppure mediante taglio saltuario o, nei casi permessi,mediante taglio a raso a strisce. Le modalita di taglio sonoin funzione della struttura del bosco.

2. Le fustaie multiplane di tutti i tipi forestali possono es-sere utilizzate mediante taglio saltuario oppure tagli succes-sivi, salvo nel caso di pronto intervento e di lotta fitosanitariaove e ammesso il taglio a raso a strisce. Nel taglio saltuariola massa legnosa asportata ad ogni utilizzazione non puo su-perare il venti per cento di quella presente in bosco.

3. Le fustaie monoplane o biplane di tutti i tipi forestalipossono essere utilizzate mediante tagli successivi o, nei casipermessi, mediante taglio a raso a strisce. In caso di taglisuccessivi, il taglio di sementazione non puo asportare piudel trenta per cento della massa legnosa presente in boscoed il taglio di sgombero deve essere effettuato entro quindicianni dal taglio di sementazione e deve essere seguito da rin-novazione artificiale qualora quella naturale fosse insuffi-ciente.

4. Il taglio a raso delle fustaie e vietato laddove le tecnicheselvicolturali non siano finalizzate alla rinnovazione natura-le, salvo i casi diversi previsti dai piani di indirizzo forestale edai piani di assestamento redatti e approvati secondo i criteridella gestione forestale sostenibile di cui all’articolo 11, com-ma 12, della l.r. 27/2004. Il taglio a raso delle fustaie puoessere realizzato solo a strisce, con le modalita di cui ai com-mi 6 e 7 e per interventi la cui istanza e accompagnata dalprogetto di taglio, di cui all’articolo 14, o dalla relazione ditaglio, di cui all’articolo 15.

5. Il taglio a raso e comunque vietato nei tipi forestali ap-partenenti alle seguenti categorie tipologiche:

a) carpineti;

b) querceti di farnia, di rovere o di cerro;

c) querco carpineti;

d) formazioni particolari, quali saliceti, formazioni dipioppo, maggiociondolo, olivello e sorbi;

e) alneti, ossia formazioni di ontani;

f) aceri-frassineti e aceri-tiglieti;

g) faggete;

h) betuleti;

i) mughete;

j) piceo-faggeti;

k) abieteti;

l) peccete, fatta eccezione per le peccete di sostituzioneove e permesso.

6. Nei tipi forestali appartenenti alle categorie tipologicheelencate nel comma 7 e permesso il taglio a raso a striscesolo su terreni, con pendenza media inferiore a quaranta percento, che si trovino ad una distanza superiore a cento metrida altri tagli a raso effettuati nei cinque anni precedenti. Illato della tagliata lungo la linea di massima pendenza, o lun-go il lato maggiore in terreni pianeggianti, non puo superareil doppio dell’altezza dominante del bosco e in ogni caso nonpuo superare i cinquanta metri di larghezza.

7. Nei seguenti tipi forestali, il taglio a raso a strisce nonpuo superare la superficie di seguito indicata:

a) nei tipi forestali appartenenti alle seguenti categorie ti-pologiche: castagneti, orno-ostrieti, betuleti, pinete dipino silvestre, ad eccezione delle pinete planiziali, for-mazioni di pino nero di origine artificiale, rimboschi-menti artificiali con specie esotiche, il taglio a raso astrisce puo essere realizzato fino ad una superficie mas-sima di diecimila metri quadrati accorpati;

b) nei tipi forestali appartenenti alle seguenti categorie ti-pologiche: querceti di roverella, lariceti, larici-cembre-ti, cembrete, pinete di pino silvestre planiziale, il taglioa raso a strisce puo essere realizzato fino ad una super-ficie massima di duemila metri quadrati accorpati.

8. Diradamenti e sfolli sono permessi fino allo stadio diperticaia; ad ogni taglio e possibile tagliare fino al cinquantaper cento delle piante e al trenta per cento della massa legno-sa presenti prima dell’intervento.

Art. 40(Norme per gli interventi nei cedui)

1. I cedui invecchiati, ossia quelli con eta superiore a qua-rant’anni, ai fini del presente regolamento, sono assimilatialle fustaie; i castagneti sono considerati cedui fino a ottantaanni.

2. Il taglio a ceduo semplice, ossia senza rilascio di matri-cine, e permesso nei corileti, negli alneti di ontano verde, neirobinieti puri, nelle formazioni di ciliegio tardivo e nelle altreformazioni di esotiche infestanti, su una superficie massimadi tre ettari, non contigua, distanti almeno cento metri daaltre gia utilizzate nei tre anni precedenti. E ammessa derogaesclusivamente in caso di utilizzazioni per uso civico, previaautorizzazione dell’ente forestale ai sensi degli articoli 6, 7 e8.

3. Il taglio del ceduo con rilascio di matricine o riservee permesso su una superficie massima di trenta ettari, noncontigua, distanti almeno duecento metri da altre gia utiliz-zate nei tre anni precedenti e di superficie superiore a dieciettari.

4. E obbligatorio il rilascio di tutte le riserve di specie au-toctone eventualmente presenti nei robinieti, nelle formazio-ni di ciliegio tardivo e di altre esotiche infestanti e, nei limitiprevisti per le matricine, nei castagneti e nelle faggete. Leriserve in faggete e castagneti possono essere tagliate, in oc-casione di una ceduazione, ad un’eta pari al doppio del turnominimo. Le riserve nei robinieti, nelle formazioni di ciliegiotardivo e di altre esotiche infestanti possono essere tagliatesolo in caso di deperimento o morte.

5. E obbligatorio rilasciare almeno cinquanta matricine

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ad ettaro scelte tra piante d’alto fusto o polloni ben confor-mati o portanti cancri ipovirulenti nei seguenti tipi o catego-rie forestali:

a) castagneti;

b) robinieti misti;

c) alneti di ontano bianco o nero;

d) orno-ostrieti e carpineti;

e) saliceti e formazioni di pioppi.

6. E obbligatorio rilasciare almeno novanta matricine adettaro scelte fra piante d’alto fusto o polloni ben conformatinei seguenti tipi o categorie forestali:

a) querceti, querco-carpineti;

b) faggete;

c) altre formazioni di latifoglie autoctone.

7. Le matricine possono essere distribuite sull’intera su-perficie della tagliata oppure rilasciate a gruppi di massimodieci individui. I gruppi sono distribuiti sull’intera superficiedella tagliata.

8. Nei diradamenti e negli sfolli e possibile tagliare fino alcinquanta per cento dei polloni e fino al trenta per centodella massa legnosa presenti prima dell’intervento.

Art. 41(Periodicita dei tagli)

1. Nelle fustaie trattate a taglio saltuario il periodo di cu-razione, ossia il periodo fra due utilizzazioni, e fissato in al-meno dieci anni.

2. Nelle fustaie trattate con taglio a raso il turno, ossial’intervallo fra due utilizzazioni, non puo essere inferiore a:

a) ottanta anni per le faggete, i lariceti, i larici-cembreti ele cembrete;

b) sessanta anni per i castagneti, i querceti di roverella ele peccete di sostituzione;

c) cinquanta anni per le pinete di pino silvestre, le forma-zioni di pino nero di origine artificiale e i rimboschi-menti con conifere esotiche;

d) quaranta anni per le restanti formazioni di latifoglie.

3. Nelle fustaie, in caso di tagli successivi, il turno, ossiail periodo tra due tagli di sementazione, non puo essere infe-riore a:

a) novanta anni per le faggete, gli abieteti, i querceti difarnia, di rovere o di cerro e i querco-carpineti;

b) ottanta anni per le peccete e i piceo-faggeti;

c) cinquanta anni per gli aceri-frassineti e gli aceri-tiglie-ti, gli alneti di ontano bianco e nero;

d) quello previsto al comma 2 per il taglio a raso aumen-tato di dieci anni nei restanti casi.

4. In tutte le fustaie, il periodo intercorrente tra un inter-vento di diradamento o sfollo e quello successivo non puoessere inferiore a dieci anni, salvo autorizzazione dell’enteforestale ai sensi degli articoli 6, 7 e 8.

5. Il turno minimo previsto nei cedui e di:

a) tre anni nelle formazioni di ciliegio tardivo e di altreesotiche infestanti;

b) sei anni nei corileti e nei saliceti;

c) dieci anni nei robinieti puri e nelle formazioni dipioppo;

d) quindici anni nei castagneti, nei querceti di roverella edi cerro e negli orno-ostrieti;

e) venti anni nei robinieti misti, nei querco-carpineti ecarpineti, nei querceti di rovere e farnia, negli alneti,nelle faggete e in altre formazioni a ceduo.

6. Nei cedui, il periodo intercorrente tra un intervento didiradamento o sfollo e quello successivo non puo essere infe-riore a cinque anni.

Art. 42(Norme per gli interventi in cedui sotto fustaie

e nelle forme di governo miste)

1. Nei cedui sotto fustaia, e permessa la ceduazione dellacomponente a ceduo con l’obbligo di mantenimento di uncontingente di riserve scelte fra alberi d’alto fusto o, in assen-za, di matricine scelte fra i polloni, purche di buona confor-mazione e possibilmente affrancate. Il numero minimo diriserve e matricine e:

a) duecentocinquanta piante per ettaro, qualora la com-ponente a fustaia sia a prevalenza di farnia o rovere eil ceduo a prevalenza di robinia;

b) centocinquanta piante per ettaro negli altri casi.

2. Per le restanti prescrizioni tecniche, si applicano gli ar-ticoli 39, 40 e 41.

3. La superficie massima interessata da taglio non puo su-perare i sette ettari.

SEZIONE IINorme specifiche per i soli boschi compresi in piani

di assestamento forestale

Art. 43(Compilazione del piano d’assestamento forestale)

1. I piani di assestamento forestale sono redatti in base aicriteri e alle procedure previsti dall’articolo 8, comma 7, del-la l.r. 27/2004, utilizzando sistemi informativi individuatidalla competente struttura della Giunta regionale.

2. I piani d’assestamento indicano, per ogni particella, ilsistema selvicolturale di gestione su base tipologica, moti-vando le modalita di esecuzione dei tagli.

Art. 44(Piani di assestamento forestale scaduti)

1. Gli interventi selvicolturali previsti dai piani scaduti,ma non ancora soggetti a revisione, possono essere realizzatiin conformita al presente regolamento.

Art. 45(Accantonamento degli utili)

1. I gestori del piano di assestamento accantonano unaquota del venti per cento degli utili derivanti dal piano mede-simo, vincolata a migliorie e cure colturali del bosco e neinformano immediatamente l’ente forestale competente. Incaso di piani di assestamento forestale relativi al patrimonioforestale regionale, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltu-ra e alle foreste (ERSAF) informa la competente strutturadella Giunta regionale in relazione alle somme accantonate.

2. I piani di assestamento forestale possono prevedere ali-quote superiori di accantonamento.

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 15 –

3. Nel caso in cui la proprieta forestale risulti conferita ingestione ad un consorzio forestale, l’accantonamento per lemigliorie puo essere effettuato direttamente dal consorziostesso, al quale pertanto si applicano tutte le disposizioni delpresente articolo.

4. I fondi di cui al comma 1 sono utilizzati per i seguentiscopi:

a) miglioramenti del patrimonio boschivo, quali interven-ti colturali e in subordine realizzazione e manutenzio-ne della viabilita agro-silvo-pastorale, previsti dal pianodi assestamento;

b) interventi colturali non previsti dal piano di assesta-mento, solo nel caso di eventi eccezionali, ossia dipronto intervento;

c) relazioni di taglio e direzione delle operazioni di taglio.

5. Le somme accantonate sono spese dagli enti gestori delpiano di assestamento previo assenso dell’ente forestale o,nel caso del patrimonio forestale regionale, della Giunta re-gionale che, verificata l’esecuzione dei lavori, autorizza losvincolo delle somme.

Art. 46(Libro economico e ripresa)

1. Tutte le utilizzazioni forestali effettuate, sono annotatea cura dei gestori del piano di assestamento nel libro econo-mico inserito nel piano.

2. La ripresa particellare non puo essere superata, salvoutilizzazioni eccezionali a carattere forzoso autorizzate dal-l’ente forestale ai sensi degli articoli 6, 7 e 8, o dalla compe-tente struttura della Giunta regionale nel caso di piani cheinteressino il patrimonio forestale regionale; tali utilizzazio-ni forestali vanno comunque computate ai fini del calcolodella ripresa residua.

SEZIONE IIINorme specifiche per le aree protette

Art. 47(Gestione selvicolturale nelle aree protette)

1. Nelle riserve regionali e nei parchi naturali e regionalila gestione selvicolturale e conforme alle linee guida dei pia-ni territoriali di coordinamento dei parchi e dei piani di ge-stione delle riserve regionali.

2. In assenza dei piani di cui al comma 1, la gestione selvi-colturale deve comunque favorire la presenza e la diffusionedelle specie autoctone e dei genotipi locali, la composizionefloristica e la biodiversita. I popolamenti devono essere man-tenuti in condizioni ottimali sia strutturali che funzionali,favorendo la diversificazione floristica e l’incremento di bio-massa, mantenendo o ripristinando il loro stato di conserva-zione e la loro rinnovazione. La conversione dei cedui sem-plici in cedui composti o in boschi d’alto fusto e favorita ovepossibile.

3. In tutte le aree protette, i piani di indirizzo forestalepossono modificare la stagione silvana ai sensi dell’articolo21.

4. In tutti gli interventi selvicolturali e obbligatorio il rila-scio di almeno un albero ogni duemila metri quadrati o lorofrazione da lasciare all’invecchiamento indefinito, sia in fu-staia che in ceduo. Nelle fustaie per biodiversita e obbligato-rio rilasciare almeno un albero ogni mille metri quadrati oloro frazione.

Art. 48(Prescrizioni tecniche provvisorie per i siti Natura 2000)

1. Come previsto dall’articolo 3, comma 3, fino all’appro-

vazione dei piani di indirizzo forestale e di assestamento fo-restale, i tagli e le altre attivita selvicolturali nei boschi rica-denti nei siti Natura 2000 non sono soggetti alla valutazionedi incidenza se rispettano le seguenti prescrizioni tecnicheprovvisorie:

a) nel taglio dei cedui, tutte le riserve presenti devono es-sere rilasciate fino a che abbiano raggiunto un’eta pariad almeno quattro volte il turno minimo, con obbligodi scelta tra queste per individuare gli alberi destinatiall’invecchiamento indefinito;

b) in tutti i boschi, gli alberi da destinare all’invecchia-mento indefinito sono scelti tra i soggetti dominanti dimaggior diametro e di specie autoctone;

c) in tutti i boschi e obbligatorio il rilascio, salvo i casi dilotta fitosanitaria obbligatoria, di eventuali alberi mor-ti in piedi o a terra in numero di almeno uno ogni millemetri quadrati o loro frazione;

d) in tutti i boschi e obbligatorio il rilascio degli alberi,anche morti, che presentino nei dieci metri basali difusto evidenti cavita utilizzate o utilizzabili dalla faunaa fini riproduttivi o di rifugio, tranne il caso che il rila-scio comporti pericolo per la pubblica incolumita;

e) in tutti i boschi e obbligatorio il rispetto del sottobosco,evitando di effettuare ogni genere di ripuliture, chepossono essere effettuate fra l’1 agosto e la fine di feb-braio per garantire la sicurezza del cantiere oppure peraccertate esigenze di prevenzione degli incendi;

f) in tutti i boschi e obbligatorio il rilascio delle speciearboree o arbustive considerate rare o sporadiche inbase a specifici elenchi predisposti da ciascun ente fo-restale, in collaborazione con l’ente gestore del sito Na-tura 2000, quando presenti in quantita inferiore a duepiante ogni mille metri quadrati;

g) in tutti i boschi e obbligatorio contrastare la diffusionedelle specie esotiche a carattere infestante indicate nel-l’articolo 52 mediante il taglio o estirpazione dei sog-getti presenti in occasione di ogni taglio selvicolturale;

h) in tutti i boschi e obbligatorio, durante le attivita selvi-colturali, adottare le tecniche e strumentazioni utili aevitare il danneggiamento delle tane della fauna selva-tica, dei piccoli specchi o corsi d’acqua, delle zone umi-de e della flora erbacea nemorale protetta;

i) nei boschi posti in zone di protezione speciale e vietatoeseguire ripuliture, utilizzazioni e altri tagli colturalidall’1 marzo al 31 luglio;

j) nei rimboschimenti, negli imboschimenti, nei rinfolti-menti ed in caso di rinnovazione artificiale e obbligato-rio l’uso di specie previste per i tipi forestali della Lom-bardia; rimboschimenti e imboschimenti possono esse-re realizzati solo su terreni agricoli.

CAPO IIIRimboschimenti ed imboschimenti

Art. 49(Caratteristiche degli impianti)

1. Rimboschimenti ed imboschimenti sono:

a) realizzati, nel caso della montagna, solo su terreni nonagricoli, al fine di preservare il paesaggio, la diversitadegli ambienti e l’agricoltura in montagna;

b) costituiti da popolamenti polispecifici di latifoglie o co-nifere;

c) realizzati con specie autoctone;

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 16 –

d) realizzati con specie sia arboree che arbustive; le pian-te di specie arbustive non possono superare un quartodi quelle messe a dimora;

e) realizzati con una densita di impianto di minimo mille-trecento piante per ettaro; tale valore puo essere ridot-to qualora, in ambiti territoriali particolari, esistanonorme o prescrizioni che impongono densita meno ele-vate.

2. Prescrizioni tecniche differenti da quelle indicate nelcomma 1 possono essere previste dai piani di indirizzo fore-stale, dai piani di assestamento forestale o in occasione dispecifici bandi per l’accesso a finanziamenti dell’Unione eu-ropea, dello Stato, della Regione o degli enti forestali.

Art. 50(Procedure per la realizzazione e l’inventario

degli impianti)

1. In caso di rimboschimenti e imboschimenti eseguiticon contributi pubblici, l’intervento e soggetto alle procedureindicate nei bandi per l’accesso ai finanziamenti.

2. In caso di rimboschimenti e imboschimenti eseguitisenza contributi pubblici, l’intervento e soggetto all’autoriz-zazione dell’ente forestale ai sensi degli articoli 6, 7 e 8. L’i-stanza e corredata da un progetto redatto da dottore foresta-le o agronomo.

3. Durante la stesura o la revisione del piano di indirizzoforestale sono riportati in cartografia tutti gli imboschimentie i rimboschimenti esistenti.

Art. 51(Materiale vegetale)

1. Tutto il materiale vegetale utilizzato nei rimboschimen-ti, negli imboschimenti e nelle operazioni di rinnovazioneartificiale o di ricostituzione boschiva deve essere prodottoe commercializzato in conformita al decreto legislativo 10novembre 2003, n. 386 (Attuazione della direttiva1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materialiforestali di moltiplicazione) e al decreto legislativo 19 agosto2005, n. 214 (Attuazione della direttiva 2002/89/CE concer-nente le misure di protezione contro l’introduzione e la diffu-sione nella Comunita di organismi nocivi ai vegetali o ai pro-dotti vegetali), nonche corredato, nei casi previsti dalla pre-detta normativa, da:

a) certificato principale di identita, ai sensi dell’articolo 6,del d.lgs. 386/2003;

b) passaporto delle piante dell’Unione europea sullo statofitosanitario del materiale di propagazione.

2. E possibile l’utilizzo esclusivamente delle specie autoc-tone indicate nell’allegato C. Il piano di indirizzo forestalepuo prevedere ulteriori specie autoctone presenti localmenteo vietare l’utilizzo di specie estranee alle condizioni ecologi-che locali. La Giunta regionale determina le specie utilizzabi-li nelle sistemazioni idraulico forestali con tecniche di inge-gneria naturalistica.

3. La modifica o l’integrazione dell’allegato C puo esseredisposta con provvedimento della Giunta regionale pubblica-to sul Bollettino Ufficiale della Regione.

4. Le piante non devono appartenere a cultivar ornamen-tali o sterili ed essere prodotte con materiale della stessa re-gione di provenienza dell’area in cui si effettua l’intervento.

Art. 52(Divieto all’impiego di specie esotiche a carattere

infestante dannose per la conservazionedella biodiversita)

1. Ai sensi dell’articolo 11, comma 5, lettera e), della l.r.

27/2004, e vietato l’uso nei rimboschimenti e negli imboschi-menti e in tutte le altre attivita selvicolturali, delle specie ri-portate nell’allegato B.

2. La modifica o l’integrazione dell’allegato B puo esseredisposta con provvedimento della Giunta regionale pubblica-to sul Bollettino Ufficiale della Regione.

CAPO IVDifesa fitosanitaria e dagli incendi

SEZIONE IDifesa fitosanitaria

Art. 53(Interventi in caso di diffusione di organismi nocivi)

1. Nel caso in cui in un bosco si verifichi un attacco epide-mico di malattie o parassiti, il proprietario o possessore etenuto a darne immediata notizia all’ente forestale che, ese-guite le opportune verifiche tecniche, segnala l’attacco epide-mico al servizio fitosanitario regionale.

2. Il proprietario o possessore del bosco e inoltre tenuto:

a) ad attuare o a consentire gli interventi prescritti dal-l’ente forestale o dagli ispettori fitosanitari ai sensi del-l’articolo 4, comma 4, della l.r. 23 marzo 2004, n. 4 (Di-sciplina della sorveglianza fitosanitaria e delle attivitadi produzione e commercializzazione dei vegetali eprodotti vegetali);

b) a permettere l’accesso agli ispettori fitosanitari alloscopo di accertare la presenza di malattie o di parassiti.

3. In caso di grave attacco epidemico di malattie o paras-siti, l’ente forestale, su proposta del servizio fitosanitario re-gionale, puo disporre la deroga all’obbligo di rilascio di albe-ri da destinare all’invecchiamento a tempo indefinito o dialberi morti.

SEZIONE IIDifesa dagli incendi

Art. 54(Cautele per l’accensione del fuoco nei boschi)

1. Ai sensi dell’articolo 6, comma 9 bis, della l.r. 27/2004,e vietato accendere all’aperto fuochi nei boschi o a distanzada questi inferiore a cento metri.

2. Nei periodi in cui non vige lo stato di rischio ai sensidell’articolo 6, comma 4, della l.r. 27/2004, in deroga a quan-to prescritto dal comma 1, l’accensione di fuochi e permessaesclusivamente:

a) negli spazi esistenti in apposite aree attrezzate da partedei soggetti che, per motivi di lavoro o turismo, stazio-nano in bosco;

b) per la ripulitura delle masse vegetali residue di attivitaselvicolturali;

c) per la carbonizzazione di cui all’articolo 38.

3. L’accensione di fuochi, di cui al comma 2, non puo av-venire in giornate ventose. I fuochi devono essere sempre ecostantemente custoditi.

4. Nei periodi in cui vige lo stato di rischio, oltre al divietodi accendere fuochi, e vietato, nei boschi o a distanza daquesti inferiore a cento metri, far brillare mine, usare appa-recchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, motori, for-nelli o inceneritori che producano braci o faville, gettaremozziconi accesi al suolo e compiere ogni operazione chepossa creare pericolo di incendio.

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5. La pratica del fuoco prescritto deve essere espressa-mente autorizzata dall’ente forestale, che individua il sogget-to responsabile.

6. In occasione di interventi di lotta attiva agli incendi bo-schivi, su disposizione e responsabilita del direttore delle o-perazioni di spegnimento, e ammessa la pratica del contro-fuoco.

Art. 55(Interventi attivi per la prevenzione

degli incendi boschivi)

1. I proprietari o gestori di strade, ferrovie e canali le cuiscarpate e margini distano meno di cento metri da aree bo-scate, sono tenuti a mantenere le scarpate ed i margini sgom-bri da vegetazione secca e da rifiuti di ogni tipo per una fa-scia di almeno due metri da ogni bordo.

Art. 56(Boschi danneggiati dal fuoco o da avversita

meteoriche e biotiche)

1. Nei boschi cedui e nei cedui sotto fustaia percorsi dalfuoco, il proprietario o possessore, previa istanza ai sensidegli articoli 6, 7, 8 e 9, entro la fine della successiva stagionesilvana, deve eseguire la ceduazione delle ceppaie compro-messe.

2. Nei boschi danneggiati dal fuoco o da avversita meteo-riche e biotiche, il proprietario o possessore, previa istanzaai sensi degli articoli 6, 7, 8 e 9, provvede, entro un anno,allo sgombero delle piante irrimediabilmente compromesse.

3. Nei casi di cui ai commi 1 e 2, i proprietari sono tenutia consentire l’accesso agli operai qualora gli interventi di ri-costituzione vengano eseguiti a cura dell’ente pubblico aisensi dell’articolo 13, comma 7, della l.r. 27/2004.

CAPO VPascolo in bosco

Art. 57(Limiti al pascolo in bosco)

1. Fatto salvo l’art. 12, comma 4, della l.r. 27/2004, il pa-scolo di bovini, equini, suini e ovini a scopo di prevenzionedagli incendi boschivi e di conservazione del paesaggio rura-le nei boschi e consentito:

a) nella fustaia a partire dallo stadio di perticaia, ossiacon alberi di altezza media superiore a dieci metri;

b) nel ceduo e nel ceduo sotto fustaia, a partire da diecianni dall’ultima ceduazione.

2. E vietato il pascolo nei boschi in rinnovazione, nellefustaie disetanee o irregolari, nei boschi di neoformazionesino allo stadio di perticaia e in quelli percorsi dal fuoco dameno di dieci anni; in detti soprassuoli e altresı vietato fartransitare o comunque immettere animali al di fuori dellaviabilita presente.

3. La custodia del bestiame pascolante in bosco deve esse-re affidata a personale appositamente incaricato e attuatacon opportuni mezzi di contenimento quali le recinzioni e-lettriche.

CAPO VIGestione dei boschi nelle aree di pertinenza

di elettrodotti, edifici e reti viarie

Art. 58(Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza

di elettrodotti)

1. Ai fini dell’applicazione del presente regolamento, siconsiderano aree di pertinenza di elettrodotti:

a) per le linee ad altissima tensione (oltre 150.000 Volt),una fascia di larghezza corrispondente alla proiezioneal suolo dei conduttori aumentata di dodici metri perlato;

b) per le linee ad alta tensione (da 30 a 150.000 Volt), unafascia di larghezza corrispondente alla proiezione alsuolo dei conduttori aumentata di otto metri per lato;

c) per le linee a media o bassa tensione a conduttorenudo, una fascia di larghezza corrispondente allaproiezione al suolo dei conduttori aumentata di quat-tro metri per lato;

d) per le linee in cavo isolato, una fascia di larghezza cor-rispondente alla proiezione al suolo dei conduttori au-mentata di un metro e mezzo per lato.

2. Nelle aree di pertinenza delle linee ad altissima, alta,media o bassa tensione e consentito:

a) in caso di interferenza fra le chiome e le linee, il tagliodel bosco senza obbligo del rilascio di matricine o ri-serve, senza obbligo di rispetto della superficie massi-ma della tagliata e del turno minimo;

b) il taglio di tutte le piante o polloni la cui chioma siaposta a meno di cinque metri dai conduttori o che siaprevedibile raggiungano tale distanza nei due anni suc-cessivi.

3. Nelle aree di pertinenza delle linee in cavo isolato esempre ammessa la potatura delle chiome che interferisco-no, o che possono interferire nei due anni successivi, con ilcavo stesso. Qualora l’interferenza della chioma con la lineaelettrica non sia risolvibile tramite potatura, e ammesso iltaglio delle piante radicate nell’area di pertinenza della lineastessa. In tutti i casi e ammesso il taglio delle piante inclinateo instabili, anche radicate al di fuori dell’area di pertinenza,che possono cadere sui conduttori.

Art. 59(Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza

di reti di pubblica utilita)

1. Si considera area di pertinenza di reti di pubblica utili-ta, quali reti telefoniche, metanodotti e funivie, una fascia dilarghezza corrispondente alla proiezione al suolo dei condut-tori o dell’area di transito di carrelli o cabine, aumentata didue metri per lato. Nel caso di reti con trasmissione radio econsiderata area di pertinenza una fascia di dieci metri dilarghezza in corrispondenza dei flussi tra ponte e ponte.

2. Nelle aree di pertinenza di cui al comma 1 e ammessala potatura delle chiome che interferiscono, o che possonointerferire nei due anni successivi, con i conduttori o con icarrelli o cabine o con i flussi della rete radio. Qualora l’inter-ferenza della chioma con la linea non sia risolvibile tramitepotatura, e ammesso il taglio delle piante radicate nell’areadi pertinenza della linea stessa. In tutti i casi e ammesso iltaglio delle piante inclinate od instabili che possono cadereall’interno dell’area di pertinenza.

Art. 60(Tagli per la manutenzione nelle aree di pertinenza

di viabilita, delle ferrovie e di altri manufatti)

1. Ai fini dell’applicazione del presente regolamento, siconsidera area di pertinenza della viabilita, delle ferrovie edi altri manufatti una fascia di sei metri di larghezza dallimite esterno dell’opera.

2. Nelle pertinenze della viabilita pubblica e consentito iltaglio della vegetazione forestale, nei limiti delle esigenze perla circolazione e la sicurezza e per il mantenimento della

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 18 –

stabilita delle scarpate, consistente nel taglio di ceduazionedei polloni, senza obbligo del rilascio di matricine o riservee senza obbligo di rispetto della superficie massima della ta-gliata, nonche nel taglio e nella potatura delle piante di altofusto che risultano inclinate od instabili o che costituisconopericolo diretto od indiretto per la pubblica incolumita,poste anche all’esterno dell’area di pertinenza di cui alcomma 1.

3. Restano ferme, anche in deroga alle presenti disposizio-ni, le norme dettate dal codice della strada.

4. Le pertinenze delle linee ferroviarie sono assimilate aquelle stradali, ferma restando l’osservanza delle norme dicui al decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980,n. 753 (Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e rego-larita dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di tra-sporto).

5. Nell’area di pertinenza di altri manufatti pubblici o pri-vati, compresi gli elementi di arredo e fruizione presenti inbosco, e consentito il taglio della vegetazione forestale neilimiti delle esigenze per la sicurezza e il mantenimento delmanufatto, consistente nel taglio di ceduazione dei polloni,anche in deroga al turno minimo previsto dal presente rego-lamento, nonche nel taglio o nella potatura delle singolepiante di alto fusto che costituiscono pericolo per il manufat-to stesso.

Art. 61(Tagli per la manutenzione di opere

e sezioni idrauliche)

1. In corrispondenza di argini artificiali, di difese di spon-de, di dighe in terra, di opere di presa o derivazione e dialtre opere idrauliche o di bonifica, e consentito il taglio dellavegetazione forestale che possa recare danno alla conserva-zione o alla funzionalita delle opere stesse.

2. Negli alvei artificiali e in quelli naturali e consentito iltaglio della vegetazione forestale che possa costituire perico-lo per l’ostruzione della sezione idraulica.

3. Sulle sponde poste al di fuori dell’alveo e consentito iltaglio delle piante inclinate o sradicate che possano interes-sare l’alveo con la loro caduta e il taglio ad eta inferiori aquella del turno minimo, ove cio sia motivato dall’esigenzadi evitare franamenti o sradicamenti di piante.

CAPO VIIAltri vincoli

Art. 62(Boschi sottoposti ai vincoli di cui all’articolo 17,

r.d. 3267/1923)

1. L’ente forestale compila e approva un elenco dei boschisottoposti ai vincoli di cui all’articolo 17, r.d. 3267/1923; taleelenco e notificato agli interessati e pubblicato per quindicigiorni all’albo dei comuni nei quali i boschi sono situati. Glienti forestali informano la struttura regionale competente inmateria di agricoltura dell’aggiornamento degli elenchi.

2. In tali boschi puo essere praticato solo il taglio fitosa-nitario delle piante deperienti, spezzate o morte, salvo parti-colari prescrizioni disposte dal piano di indirizzo forestale odal piano di assestamento forestale.

Art. 63(Boschi intensamente fruiti)

1. L’ente forestale, anche su proposta dei comuni, puo de-limitare e regolamentare le aree boscate intensamente fruite

che necessitino di un particolare regime di tutela e prote-zione.

2. Nei boschi intensamente fruiti l’ente forestale puo vie-tare o limitare:

a) l’esercizio dell’attivita venatoria; in tal caso il divietopotra essere apposto sentita la Provincia, la quale veri-fichera che non contrasti con la pianificazione faunisti-co venatoria;

b) l’introduzione di cani sciolti; i cani con guinzaglio nonsuperiore a due metri e mezzo possono transitare e-sclusivamente sui sentieri segnati;

c) lo svolgimento di attivita rumorose che disturbino i vi-sitatori e la fauna;

d) l’allestimento di manifestazioni e raduni all’internodelle aree boscate;

e) la raccolta di fiori, piante, lettiera, terriccio e la catturadi animali;

f) l’esercizio del pascolo;

g) l’allestimento di tende e campeggi;

h) il transito di cavalli e biciclette;

i) l’accensione di fuochi.

3. L’ente forestale individua un ente gestore del bosco in-tensamente fruito, preferibilmente un consorzio forestale, ilquale e tenuto al mantenimento del bosco stesso in buonecondizioni, anche al fine di prevenire danni alla pubblica in-columita.

TITOLO IVGESTIONE DEI TERRENI NON BOSCATI

SOTTOPOSTI AL VINCOLO IDROGEOLOGICO

CAPO IGestione della vegetazione

Art. 64(Taglio di alberi e arbusti)

1. Nei pascoli e nei coltivi soggetti a vincolo idrogeologicoe consentito il taglio o l’eliminazione di alberi, arbusti e ce-spugli suffrutticosi quali rovi, brughi, ginestre in fase di colo-nizzazione spontanea se finalizzato al mantenimento o al ri-pristino dell’esercizio del pascolo o dell’agricoltura. Nei pa-scoli l’intervento e subordinato alla immediata semina delcotico erboso nelle porzioni di terreno ove esso e mancante.

2. Nei pascoli soggetti a vincolo idrogeologico e consenti-to il taglio delle specie arboree per motivi non finalizzati alripristino dell’esercizio del pascolo solo se previsto dalla pia-nificazione forestale o dalla pianificazione delle aree protetteo dalla programmazione faunistico venatoria.

3. Il taglio delle specie arboree, anche se solo in rinnovazio-ne, nei casi non previsti dai commi 1 e 2, e permesso solo dopopresentazione di istanza ai sensi degli articoli 6, 7, 8 e 9.

CAPO IITerreni agrari

Art. 65(Lavorazioni del terreno)

1. Nei terreni soggetti a periodica lavorazione sono con-sentite le ordinarie lavorazioni del terreno, quali aratura, er-picatura, vangatura, zappature, affossature o drenaggi, acondizione che le stesse lascino salda una fascia di almenodue metri dal bordo superiore di sponde e scarpate stradali,

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dalla base di argini o sponde di fiumi e torrenti, dal bordo diaree in erosione. Nell’esecuzione di tali lavorazioni devonosempre essere garantite la difesa dei terreni lavorati dalle ac-que provenienti da monte e la corretta regimazione delle ac-que piovane e superficiali sui terreni lavorati, evitando rista-gni o erosioni del suolo per ruscellamento.

2. In casi eccezionali, qualora le pratiche in uso per la la-vorazione dei coltivi possano comportare la perdita di stabi-lita del terreno o turbare il regime delle acque, l’ente foresta-le puo impartire prescrizioni o limitazioni per diminuire ilpericolo.

Art. 66(Regimazione delle acque agrarie)

1. Le acque di irrigazione e di scolo, quali quelle prove-nienti da serbatoi, abbeveratoi, lavatoi, cunette e canalettestradali e superfici impermeabilizzate, devono essere condot-te in corsi d’acqua o in vallecole o comunque regimate inmodo da non provocare danni alle pendici circostanti.

2. I proprietari o i possessori dei fondi sono obbligati adassicurare nei terreni la corretta regimazione delle acque ead evitare che lo sgrondo incontrollato causi danni di naturaidrogeologica ai terreni e alle pendici contermini.

Art. 67(Prati stabili)

1. Nei prati stabili, la rottura del cotico erboso a scopocolturale agricolo puo essere effettuata liberamente purchefinalizzata all’immediata ricostituzione del prato stabile. Peraltre finalita che non comportino danni al suolo e all’ambien-te, l’intervento deve essere autorizzato dall’ente forestale aisensi dell’articolo 7.

CAPO IIIPascolo in aree non boschive

Art. 68(Modalita di pascolo)

1. Nei terreni pascolivi si osservano le seguenti disposi-zioni:

a) e vietato asportare dai pascoli le deiezioni degli ani-mali;

b) salvo autorizzazione dell’ente forestale rilasciata aisensi dell’articolo 7, il pascolo bovino nei terreni pasco-livi ad altitudine compresa tra gli ottocento ed i mille-cinquecento metri puo essere esercitato solo dal 15 a-prile al 30 ottobre; ad altitudine superiore ai millecin-quecento metri dal 15 maggio al 15 ottobre;

c) il pascolo vagante, ossia senza custode, puo essere e-sercitato nei terreni in proprieta o in possesso del pro-prietario o affidatario degli animali, purche i terrenicontermini, in cui il pascolo e vietato, siano adeguata-mente protetti da sconfinamenti a mezzo di chiudende;

d) i pascoli di proprieta dei comuni o di altri enti pubblicidevono essere gestiti in base ad un piano di gestione oad un capitolato; all’inizio ed alla fine del contratto dilocazione sono redatti a cura dell’ente proprietario edinviati all’ente forestale specifici atti di consegna e diriconsegna del terreno;

e) e vietato l’uso del fuoco come tecnica di ripulitura delpascolo.

Art. 69(Pascolo eccessivo)

1. L’ente forestale puo limitare o vietare l’esercizio del pa-scolo in caso di:

a) fenomeni di erosione, smottamento o di grave danneg-giamento del cotico erboso;

b) interventi di inerbimento o consolidamento del suolo.

2. Nei pascoli sono vietati la rottura del cotico e le lavora-zioni andanti quali lo scasso o il dissodamento.

TITOLO VINFRASTRUTTURE FORESTALI ED ALTRE OPERECHE INTERESSANO L’ECOSISTEMA FORESTALE

Art. 70(Definizioni)

1. Sono definite infrastrutture forestali la viabilita agro-silvo-pastorale, le condotte permanenti per l’esbosco, i piaz-zali di deposito e di prima lavorazione, nonche i viali e lefasce tagliafuoco.

CAPO IViabilita agro-silvo-pastorale

Art. 71(Manutenzione)

1. La manutenzione ordinaria della viabilita agro-silvo-pastorale non e soggetta alle autorizzazioni di cui agli artico-li 4 e 5 della l.r. 27/2004, ne all’autorizzazione paesaggisticaai sensi dell’articolo 149, comma 1, del d.lgs. 42/2004. Essae subordinata a preventiva comunicazione all’ente forestale,ove si individuano, su cartografia, i tratti di viabilita interes-sati dagli interventi.

2. Per manutenzione ordinaria ai fini del comma 1 si in-tende:

a) il livellamento del piano viario o del piazzale;

b) il ricarico con inerti;

c) la risagomatura delle fossette laterali;

d) il ripristino delle opere trasversali di regimazione delleacque e la sostituzione di canalette trasversali o lateraliesistenti;

e) il ripristino di tombini e attraversamenti esistenti;

f) la rimozione di materiale franato dalle scarpate e laloro risagomatura localizzata;

g) il rinsaldamento delle scarpate con graticciate o vimi-nate;

h) la realizzazione di canalette trasversali e laterali e leopere trasversali di regimazione delle acque;

i) la risagomatura andante delle scarpate per la rimozio-ne del materiale franato, purche sia garantita la stabili-ta ed il consolidamento delle stesse;

j) gli interventi comprendenti le opere indicate al comma3, lettere b), c), d) ed e), qualora detti interventi com-portino complessivamente scavi o movimenti di terrafino a 100 metri cubi per chilometro di tracciato.

3. Fatto salvo quanto indicato al comma 2, lettera j), permanutenzione straordinaria si intende:

a) gli allargamenti fino al massimo del 50 per cento, lemodifiche del tracciato fino al massimo del 10 per cen-to e della pendenza della sede stradale fino al massimodel 5 per cento;

b) la realizzazione di tombini e attraversamenti;

c) la realizzazione di fossette laterali alla sede stradale;

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d) la realizzazione di brevi tratti di muretti a secco di so-stegno di altezza non superiore a un metro comportan-ti limitati scavi manuali;

e) gli scavi di dimensioni non superiori a un metro di lar-ghezza e un metro e mezzo di profondita, realizzatinella sede stradale per la posa di tubazioni.

4. Sono esercitabili senza la preventiva comunicazione dicui al comma 1 i seguenti interventi di manutenzione ordina-ria:

a) la pulizia di canalette e le opere trasversali di regima-zione delle acque;

b) la pulizia delle fossette laterali, dei tombini e degli at-traversamenti.

5. Nell’esecuzione degli interventi di manutenzione de-scritti nei commi da 1 a 4 si devono osservare le seguentinorme tecniche:

a) le terre e i materiali di risulta non possono essere scari-cati lungo pendici o versanti, se non nello stretto limitenecessario alla risagomatura o rinsaldamento dellescarpate di sostegno delle infrastrutture e in tal casoadeguatamente e prontamente conguagliate e stabiliz-zate; se utilizzate per il ricarico o livellamento dellasede stradale devono essere adeguatamente assestate ecompattate;

b) le terre e il materiale lapideo non possono essere scari-cati nell’alveo e sulle sponde di corsi d’acqua di ognigenere, anche a carattere temporaneo, all’interno diimpluvi o fossi di sgrondo delle acque;

c) gli attraversamenti da porre in corrispondenza di im-pluvi o fossi devono prevedere opere di scolmatura del-le acque di piena, quali opere di canalizzazione o scar-pata ed alveo appositamente consolidati in pietrame,in modo che le acque possano scorrere senza dannodella sede stradale e senza determinare fenomeni ero-sivi;

d) le acque di sgrondo raccolte o intercettate dalle infra-strutture devono essere regimate senza provocare dan-ni alle pendici circostanti o innescare fenomeni erosivi;

e) non devono prodursi ostacoli al regolare deflusso delleacque superficiali;

f) non devono essere create condizioni di rischio di frane,smottamenti o di innesco di fenomeni erosivi;

g) gli scavi a sezione obbligata devono essere immediata-mente ricolmati, i fronti di scavo e i riporti prontamen-te stabilizzati e consolidati.

Art. 72(Tutela della viabilita agro-silvo-pastorale)

1. Nell’esecuzione delle attivita selvicolturali e nel transitosi devono evitare danni alla viabilita agro-silvo-pastorale per-manente, sia al fondo stradale che alle opere accessorie disostegno o di regimazione delle acque, nonche danni agli im-pianti della segnaletica escursionistica.

2. Al termine dei lavori di esbosco la viabilita permanenteutilizzata deve essere adeguatamente risistemata al fine diassicurare la corretta regimazione delle acque ed evitare fe-nomeni di ristagno o erosione. Nel caso venga utilizzata via-bilita, pubblica o ad uso pubblico, a sfondo naturale, durantei lavori di esbosco devono essere effettuati i lavori di manu-tenzione necessari a evitare danni alla sede stradale e, al ter-mine dei lavori, gli interventi di ripristino necessari a mante-nere le preesistenti condizioni di percorribilita e la correttaregimazione delle acque.

CAPO IISistemi di esbosco aerei

Art. 73(Gru a cavo)

1. L’installazione di gru a cavo, dette blonden, per l’esbo-sco di prodotti forestali o per il trasporto di materiali in al-peggio e soggetta ad autorizzazione del sindaco dei comuniinteressati, ai sensi dell’articolo 21, della l.r. 27/2004.

2. Nella richiesta di autorizzazione il richiedente deve al-legare l’assenso dei proprietari dei fondi interessati, sia dellestazioni di partenza che di arrivo, le caratteristiche e la dura-ta dell’impianto ed impegnarsi a stipulare, in caso di autoriz-zazione, un’assicurazione per la responsabilita civile validaper tutto il periodo di esercizio dell’impianto.

3. Qualora le linee superassero l’altezza di venti metri dallimite del terreno libero o l’altezza delle chiome degli alberi,e obbligatoria la segnalazione con cavo di guardia munito dipalloni o bandiere colorate o con segnali luminosi, secondoquanto prescritto dai vigenti regolamenti dell’aeronauticaper la sicurezza dei voli.

4. L’autorizzazione puo essere concessa per massimo do-dici mesi, rinnovabili piu volte per ulteriori dodici mesi.

5. Copia dell’autorizzazione, corredata di localizzazionedell’impianto su carta tecnica regionale scala 1:10.000 e diprofilo dell’impianto scala 1:500, deve essere inviata a curadel comune all’ente forestale, al coordinamento regionale delCFS e al centro operativo antincendio boschivo, nonche allecompetenti autorita aeronautiche per la sicurezza dei voli.

6. Resta a carico del richiedente l’autorizzazione ogni re-sponsabilita, diretta o indiretta, nei confronti di persone, ani-mali e cose riguardante l’impianto e l’esercizio della gru acavo.

7. Nei boschi, i varchi nei soprassuoli necessari al passag-gio delle linee possono avere larghezza massima di otto me-tri; la spaziatura minima fra i varchi non e, di norma, inferio-re a quaranta metri.

8. E vietato l’attraversamento di strade a transito ordina-rio. All’incrocio con viabilita agro-silvo-pastorale o piste diservizio, nonche di sentieri e mulattiere, devono essere appo-sti in luogo ben visibile cartelli monitori posti almeno cin-quanta metri prima dell’incrocio.

9. Il progetto di taglio di cui all’articolo 14 deve indicareil tracciato della gru a cavo, nonche le piante da abbattereper l’apertura dei varchi di passaggio. La massa legnosa econtabilizzata nella ripresa prevista.

10. Le competenti strutture della Giunta regionale predi-spongono, per gli enti competenti ed i soggetti interessati,procedure informatizzate per la presentazione della richiestadi autorizzazione per la posa di gru a cavo.

Art. 74(Fili a sbalzo)

1. L’installazione di linee monofuni a gravita, detti palorcio fili a sbalzo, per l’esbosco di prodotti forestali e soggettaad autorizzazione del sindaco dei comuni interessati, ai sensidell’articolo 21, della l.r. 27/2004.

2. La richiesta di autorizzazione contiene il nome del ri-chiedente, la localita di partenza e di arrivo della fune e ladurata dell’impianto.

3. Il richiedente si impegna a stipulare, in caso di autoriz-zazione, un’assicurazione per la responsabilita civile validaper tutto il periodo di esercizio dell’impianto.

4. Qualora le linee superino l’altezza di venti metri dal li-

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mite del terreno libero o superino l’altezza delle chiome deglialberi, e obbligatorio indicare nella richiesta di autorizzazio-ne il tracciato su carta catastale o carta tecnica regionale esuccessivamente segnalare le linee con cavo di guardia muni-to di palloni o bandiere colorate o con segnali luminosi, se-condo quanto prescritto dai vigenti regolamenti dell’aero-nautica per la sicurezza dei voli.

5. Resta a carico del richiedente l’autorizzazione ogni re-sponsabilita diretta o indiretta, nei confronti di persone, ani-mali e cose, riguardante l’impianto e l’esercizio del filo asbalzo.

6. L’autorizzazione puo essere concessa per massimo do-dici mesi, rinnovabili piu volte per ulteriori dodici mesi.

7. Copia dell’autorizzazione, corredata di localizzazionedell’impianto su carta tecnica regionale 1:10.000 o di mag-gior dettaglio, deve essere inviata a cura del comune all’enteforestale, al coordinamento regionale del CFS e al centro o-perativo antincendio boschivo, nonche alle competenti auto-rita aeronautiche per la sicurezza dei voli.

8. E vietato l’attraversamento di strade a transito ordina-rio. All’incrocio con viabilita agro-silvo-pastorale o piste diservizio, nonche di sentieri e mulattiere devono essere appo-sti, in luogo ben visibile, cartelli monitori posti almeno cin-quanta metri prima dell’incrocio.

9. Il progetto di taglio di cui all’articolo 14 deve indicareil tracciato del filo a sbalzo, nonche le piante da abbattereper l’apertura dei varchi di passaggio. La massa legnosa econtabilizzata nella ripresa prevista.

10. Le competenti strutture della Giunta regionale predi-spongono procedure informatizzate per la presentazione del-la richiesta di autorizzazione per la posa di fili a sbalzo.

CAPO IIIAltre norme

Art. 75(Esecuzione dei tagli nei boschi pubblici)

1. Nel caso di utilizzazioni effettuate da enti pubblici ocomunque interessanti proprieta pubbliche, la direzione del-le operazioni di taglio deve essere effettuata da parte di undottore forestale o agronomo che provvede alla stesura deiseguenti documenti:

a) verbale di consegna;

b) verbale di misurazione, nel caso di vendite a misura;

c) verbale di stima danni;

d) verbale di riconsegna del bosco o certificato di regolareesecuzione dei lavori;

e) scheda statistica.

2. Per le utilizzazioni di cui al comma 1 di entita superiorea sette ettari e mezzo l’ente forestale predispone, a fine lavo-ri, un verbale di verifica amministrativa.

Art. 76(Infrastrutture forestali temporanee)

1. La realizzazione di piazzali provvisori di deposito o pi-ste forestali e permessa, previa comunicazione all’ente fore-stale, salvo quanto disposto al comma 4; tali infrastrutturedevono:

a) avere durata massima di dodici mesi;

b) avere fondo naturale;

c) comportare movimenti di terra non superiore a cin-quanta metri cubi.

La comunicazione contiene l’individuazione dei mappaliinteressati, la descrizione sommaria delle opere e la cartogra-fia in scala 1:2.000 indicante il tracciato di massima.

2. Nella realizzazione delle infrastrutture temporanee siosservano le seguenti norme tecniche:

a) la larghezza utile delle piste non deve eccedere due me-tri e mezzo, sono ammessi limitati tratti in corrispon-denza delle curve larghi non oltre tre metri;

b) e vietato scaricare terra e materiale lapideo nell’alveo esulle sponde di corsi d’acqua di ogni genere, anche acarattere temporaneo, nonche all’interno di impluvi ofossi di sgrondo delle acque;

c) il tracciato non puo comportare l’attraversamento dicorsi d’acqua di ogni genere anche a carattere tempora-neo e non puo essere realizzato a distanza inferiore aventi metri dalle relative sponde;

d) le terre e i materiali di scavo possono essere utilizzatiper gli eventuali riporti ma non possono essere scarica-ti lungo pendici o versanti, se non nello stretto limitenecessario alla realizzazione delle scarpate di sostegnodelle infrastrutture. In tal caso le scarpate sono con-guagliate e stabilizzate e i materiali lapidei sono collo-cati in condizioni di sicura stabilita;

e) non devono essere create condizioni di rischio di frane,smottamenti o di innesco di fenomeni erosivi;

f) non devono prodursi ostacoli al regolare deflusso delleacque superficiali;

g) le acque di sgrondo raccolte o intercettate dalle infra-strutture devono essere adeguatamente regimate senzacausare ristagni o fenomeni erosivi.

3. L’ente forestale puo prescrivere che al termine dell’uti-lizzo delle infrastrutture i luoghi siano riportati all’originaledestinazione mediante:

a) inerbimento delle superfici nude;

b) copertura con strame organico, quale fogliame o cip-pato;

c) ricostituzione dell’originario profilo del terreno;

d) realizzazione di rinnovazione artificiale.

4. La realizzazione, senza l’ausilio di mezzi meccanici, disentieri per il solo transito pedonale non e soggetta alla co-municazione di cui al comma 1, purche:

a) il sentiero sia a fondo naturale, in terra battuta;

b) la larghezza del sentiero non superi un metro e venticentimetri;

c) la realizzazione del sentiero non comporti il taglio ol’estirpo di alberi o ceppaie;

d) il sentiero non interessi siti Natura 2000 o riserve re-gionali.

Art. 77(Altre norme di salvaguardia idrogeologica)

1. Sono vietati lo scarico e il deposito di terra, inerti emateriali lapidei nelle aree soggette a vincolo idrogeologicoe nei boschi, fatti salvi:

a) i casi previsti dagli articoli 29, 71, 72 e 76;

b) gli interventi di trasformazione del bosco, autorizzatiai sensi dell’articolo 4, della l.r. 27/2004 e dell’articolo4, del d.lgs. 227/2001;

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c) gli interventi di trasformazione d’uso del suolo, auto-rizzati ai sensi dell’articolo 5, della l.r. 27/2004 e delr.d. 3267/1923.

Art. 78(Movimenti di terra per linee e condotte aeree

o interrate)

1. Nei boschi e nelle zone soggette a vincolo idrogeologi-co, sono ammessi interventi di manutenzione di linee o con-dotte aeree o interrate. Tali interventi, che non possono com-portare scavi di durata superiore a trenta giorni e volumesuperiore a dieci metri cubi, devono essere preventivamentesegnalati all’ente forestale dal soggetto esecutore dei lavori oproprietario della linea o condotta e rispettare le seguentimodalita esecutive:

a) gli scavi devono essere ricolmati appena possibile e co-munque non oltre trenta giorni dalla loro apertura;

b) al termine dei lavori le superfici nude devono essererinverdite o ricoperte con uno strato di strame organi-co quale fogliame o cippato;

c) tutti i lavori devono essere condotti evitando di inne-scare fenomeni erosivi e senza causare ristagni o alte-rare il regolare deflusso delle acque superficiali;

d) eventuali terre di scavo eccedenti le necessita di ricol-matura non possono essere scaricate o depositate nellearee vincolate o boscate, ma devono essere allontanateo reimpiegate in siti autorizzati.

Art. 79(Entrata in vigore e disposizioni finali)

1. Il presente regolamento entra in vigore il 15 settembre2007.

2. A far data dall’entrata in vigore del presente regolamen-to sono abrogati, ai sensi della l.r. 27/2004:

a) la legge regionale 27 gennaio 1977, n. 9 (Tutela dellavegetazione nei parchi istituiti con legge regionale);

b) il regolamento regionale 23 febbraio 1993, n. 1 (Pre-scrizioni di massima e di polizia forestale valide pertutto il territorio della regione di cui all’art. 25 della l.r.22 dicembre 1989, n. 80 «Integrazioni e modifiche dellal.r. 5 aprile 1976, n. 8 “Legge forestale regionale”» edell’art. 4 della l.r. 27 gennaio 1977, n. 9 «Tutela dellavegetazione nei parchi istituiti con legge regionale»);

c) il regolamento regionale 27 dicembre 1997, n. 2 (Modi-fica dell’art. 31 del regolamento regionale 23 febbraio1993, n. 1 «Prescrizioni di massima e di polizia fore-stale»);

d) il regolamento regionale 22 luglio 2003, n. 15 (Modifi-che al regolamento regionale 23 febbraio 1993, n. 1«Prescrizioni di massima e di polizia forestale valideper tutto il territorio della Regione di cui all’art. 25 del-la l.r. 22 dicembre 1989, n. 80 “Integrazioni e modifi-che della l.r. 5 aprile 1976, n. 8 ‘Legge forestale regio-nale’” e dell’articolo 4 della l.r. 27 gennaio 1977, n. 9“Tutela della vegetazione nei parchi istituiti con leggeregionale”»);

e) l’articolo 1 del regolamento regionale 16 settembre2003, n. 20 (Integrazioni ai regolamenti regionali n. 15del 22 luglio 2003 e n. 16 del 4 agosto 2003).

Il presente regolamento regionale e pubblicato nel Bolletti-no Ufficiale della Regione.

E fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo os-servare come regolamento della Regione lombarda.

Milano, 20 luglio 2007

Roberto Formigoni

(Approvato con deliberazione del Consiglio regionalen. VIII/401 del 10 luglio 2007)

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ALLEGATO ADEFINIZIONI

– Alneti: formazioni arboree o arbustive di ontano (gene-re Alnus).

– Andana: accumulo di ramaglia e cimali in forma li-neare.

– Arbusteto: soprassuolo costituito da arbusti, non rien-trante nella classificazione di bosco.

– Arbusto: pianta caratterizzata dalla presenza di un fu-sto legnoso, che la differenzia dalle piante erbacee, dalledimensioni ridotte rispetto ad un albero (a maturita, incondizioni ambientali ottimali, raggiungono un’altezzadi almeno un metro e mezzo e non superano normal-mente un’altezza di otto metri) e dal portamento nor-malmente policormico. Sono arbusti i biancospini, i cor-nioli, la fusaggine, i ginepri, le ginestre, il nocciolo, l’on-tano verde, il pero corvino, il pino mugo arbustivo (var.rostrata), le rose selvatiche, i sambuchi, la sanguinella, iviburni ecc. Non sono considerati arbusti i rovi (genereRubus).

– Capitozzatura: taglio del fusto ad una altezza superiorea un metro e mezzo.

– Castagneto da frutto: soprassuolo costituito totalmenteo in prevalenza (almeno il 90 per cento dei soggetti arbo-rei adulti) da piante di castagno, perlopiu innestate, fi-nalizzato alla produzione di frutto (castagne), come dad.g.r. 2024/2006; i castagneti da frutto sono consideratiin attivita quando il soprassuolo e soggetto a periodicamanutenzione, in particolare mediante ripuliture perio-diche del sottobosco e potature degli alberi.

– Ceduazione semplice: forma di taglio a raso per i ceduiche utilizza (asporta) tutta la biomassa legnosa presentenel bosco ceduo.

– Ceduazione semplice matricinata: taglio che utilizza(asporta) tutta la biomassa legnosa presente nel boscoceduo, ad eccezione di un numero limitato di fusti (daseme o polloni) con funzioni di sostituzione delle cep-paie morte, di produzione di seme, di altri assortimenti(da opera) o di mantenimento delle altre funzioni delbosco.

– Ceduazione a sterzo: taglio che utilizza (asporta) adogni intervento solo una quota parziale di polloni di ogniceppaia del bosco ceduo.

– Ceduo: forma di governo del soprassuolo forestale incui almeno il 60 per cento della massa legnosa arboreaepigea e costituita da ceppaie e fusti singoli ottenuti tra-mite rinnovazione per via vegetativa (polloni).

– Ceduo invecchiato: bosco ceduo lasciato invecchiareper almeno quaranta anni senza alcun intervento coltu-rale.

– Ceduo sotto fustaia: soprassuolo forestale costituito dauna o piu specie governate a fustaia e da una o piu spe-cie, differenti dalle precedenti, governate a ceduo.

– Cespuglieto: soprassuolo costituito da arbusti, nonrientrante nella classificazione di bosco.

– Cespuglio: pianta caratterizzata dalla presenza di un fu-sto legnoso, che la differenzia dalle piante erbacee, dalledimensioni ridotte rispetto ad un albero e un arbusto (amaturita, in condizioni ambientali ottimali, non supera-no normalmente un’altezza di almeno un metro e mez-zo) e dal portamento normalmente policormico. Sonocespugli i rovi.

– Concentramento: operazione iniziale dell’esbosco, con-sistente nella prima raccolta e riunione della legna o dellegname dal letto di caduta ad un primo deposito, primadell’esbosco.

– Conversione: cambiamento della forma di governo, dafustaia a ceduo o viceversa.

– Controfuoco: e una tecnica utilizzata nelle attivita dispegnimento degli incendi boschivi che prevede di sot-trarre combustibile all’avanzamento dell’incendio me-diante un abbruciamento controllato ed in sicurezza diun’area ritenuta idonea al fine di rallentare l’avanzamen-to delle fiamme e, quindi, di permettere migliori azionidi contrasto.

– Corileto: formazione arbustiva costituita prevalente-mente da nocciolo (Corylus avellana L.).

– Diametro: il diametro di tutte le piante si misura a unmetro e trenta di altezza («a petto d’uomo») e in confor-mita con le vigenti consuetudini in uso nella dendrome-tria e nella selvicoltura.

– Diradamento: riduzione del numero di alberi presentiin giovani popolamenti, sia in fustaia (spessina, perti-caia) sia in ceduo, con criteri di selezione sociale e tipo-logie atti a favorire il concentramento della produzionelegnosa in individui di qualita ed ad aumentare la stabi-lita fisica degli alberi e del soprassuolo nel suo comples-so. I diradamenti si dividono in:

a) diradamenti bassi: consistono nell’eliminare i sogget-ti peggiori principalmente del piano dominato, quellidanneggiati o in condizioni d’evidente deperimento;

b) diradamenti selettivi o alti: prevedono di scegliere isoggetti migliori e togliere quelli vicini che, prima delsuccessivo intervento, presumibilmente entrerannoin concorrenza con quelli scelti.

– Ente forestale: l’ente locale (provincia, comunita mon-tana, ente gestore di parco o riserva regionale) compe-tente in materia forestale ai sensi della l.r. 11/1998 e del-la l.r. 27/2004.

– Ente gestore del sito Natura 2000: l’ente gestore delsito di interesse comunitario (normalmente provincia,comunita montana, ente gestore di parco o riserva regio-nale) individuato dalla Regione Lombardia con appositoprovvedimento.

– Esbosco: trasporto della legna o del legname abbattutio concentrati fino al punto in cui puo essere caricato damezzi di trasporto ordinari.

– Fuoco prescritto: e una tecnica di prevenzione che con-siste nel far transitare in condizioni di sicurezza un fron-te di fiamma, al fine di ridurre la biomassa bruciabile equindi di modificare il modello di combustibile.

– Fustaia: soprassuolo forestale in cui almeno il 70 percento della massa legnosa arborea epigea e costituita daalberi originatisi da seme. In tale definizione sono esclu-si i boschi di neoformazione di qualunque natura e com-posizione, i cespuglieti, gli arbusteti e le pinete di pinomugo arbustivo (var. rostrata).

– Governo: origine della rinnovazione del bosco; questapuo essere di tipo vegetativo, da seme, o mista tra le dueprecedenti.

– Governo misto: popolamento arboreo costituito da in-dividui in parte di origine da seme ed in parte di origineagamica. Ne la percentuale di massa legnosa della com-ponente a ceduo, ne quella della fustaia superano i valoriindicati nella definizione «ceduo» e «fustaia».

– Matricina: nell’ambito del ceduo, albero della stessaspecie costituente il ceduo, nato da seme o pollone rila-sciato al taglio di ceduazione, avente lo scopo di disse-minazione e di sostituzione delle ceppaie morte e taglia-to dopo due/tre turni di ceduazione. La matricina deveavere almeno l’eta pari al turno minimo del ceduo.

– Novelleto: soprassuolo con giovani piante, anche nonin contatto tra loro, in concorrenza con lo strato erbaceoed arbustivo; fino ad un’altezza indicativa di circa duemetri; la mortalita e elevata per selezione naturale.

– Periodo di curazione: nell’ambito del taglio saltuario

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della fustaia e il periodo che intercorre tra un taglio diutilizzazione e quello successivo.

– Periodo di rinnovazione: nell’ambito dei tagli successi-vi della fustaia e il periodo che intercorre tra il taglio disementazione ed il taglio di sgombero.

– Perticaia: soprassuolo con giovani piante caratterizzateda forti incrementi longitudinali e diametrici, fino aduna altezza indicativa del piano dominante diquindici/venti metri e ad un diametro medio fino a di-ciassette centimetri e mezzo (passaggio alla fustaia).

– Pollone: fusto che si origina da gemme situate presso labase o le radici di una pianta di latifoglie tagliate o chehanno subito una lesione o in sofferenza.

– Popolamento puro: popolamento in cui almeno il 90per cento della massa legnosa epigea appartiene ad un’u-nica specie.

– Potatura: taglio dei rami o del cimale di un albero.– Potatura di formazione: potatura che obbliga l’albero

a mantenere un unico fusto diritto fino all’altezza desi-derata.

– Potatura di allevamento (o spalcatura): potatura cheelimina i rami laterali nella parte basale del fusto finoall’altezza desiderata.

– Provvigione: la massa di materiale legnoso costituitadal volume totale epigeo (cioe escluse le radici) degli al-beri in piedi in un bosco.

– Ricostituzione boschiva: ricostituzione del soprassuo-lo forestale danneggiato da eventi naturali (valanghe,trombe d’aria, ecc.) oppure da incendi.

– Rimboschimento e imboschimento: costituzione di unsoprassuolo forestale su terreni non boscati nei quali ilbosco e andato distrutto in epoca recente (rimboschi-mento), oppure in epoca remota con cambio dell’uso delsuolo (imboschimento).

– Rinnovazione artificiale: ricostituzione del soprassuo-lo forestale in seguito all’utilizzazione, realizzata attra-verso la piantagione di materiale di riproduzione (pian-tine o talee) allevate in vivaio.

– Rinnovazione naturale: processo spontaneo di ricosti-tuzione del soprassuolo forestale attraverso lo sviluppodi alberi nati da seme (fustaia) oppure sviluppatisi pervia vegetativa (ceduo).

– Ripresa particellare: quantita di legname, espressa involume, in massa o in corrispondente superficie boscata,che puo essere tagliata in un singolo lotto in cui e suddi-viso il piano di assestamento nel periodi di validita dellostesso.

– Ripristino del bosco: ricostituzione del soprassuolo fo-restale a seguito di disboscamento non autorizzato me-diante la piantagione di specie forestali ed arbustive.

– Ripuliture: eliminazione della componente non arboreadel bosco per ridurne la competizione con il soprassuoloforestale. Con il termine ripuliture si intende l’elimina-zione dello strato erbaceo, arbustivo o lianoso della ne-cromassa legnosa, da non confondersi con sfolli, dirada-menti a carico della componente arborea viva.

– Riserva: nell’ambito del ceduo, della fustaia e del ceduosotto fustaia, albero nato da seme di specie diversa daquella costituente il popolamento principale del bosco.La riserva deve avere almeno l’eta pari al turno minimodel ceduo.

– Sfollo: selezione massale del numero di individui pre-senti in giovani popolamenti sia ad alto fusto (novelleto,spessina), sia di ceduo nelle fasi giovanili nelle quali none ancora evidente una suddivisione degli alberi in classisociali.

– Spessina: soprassuolo con giovani piante le cui chiome

si toccano, spesso formando strati densi e compatti; dinorma non e possibile distinguere la singola pianta, masolo i cimali; fino ad una altezza indicativa di dieci metrie con diametri maggiori intorno a dieci centimetri.

– Stadi evolutivi della fustaia coetanea o coetaneifor-me: novelleto, spessina, perticaia, fustaia adulta, fustaiamatura.

– Struttura: rappresenta il modo di presentarsi del boscoe di stratificarsi nello spazio aereo. Tre sono i tipi princi-pali di struttura:

a) monoplana: soprassuolo in cui le chiome degli alberisi concentrano in un solo piano. E tipica delle fagge-te, delle peccete di media quota e, in generale, deiboschi puri;

b) biplana: si ha la presenza di due stadi arborei, bendiversificati, costituiti da specie diverse. E tipica del-le formazioni forestali nelle quali si verifica un’alter-nanza delle specie (fustaie di abete rosso su suoli aci-di in alternanza o mescolanza con abete bianco e fag-gio);

c) multiplana: le chiome degli alberi si distribuiscono inpiu piani ad altezze diverse. E una struttura abba-stanza frequente nei boschi misti montani (fustaiemiste di abete rosso ed abete bianco, con o senza fag-gio) o in quelli d’alta montagna (peccete subalpine),dove si trovano vicini tra loro alberi di dimensionediversa (piante grosse, medie e piccole).

– Taglio di avviamento all’alto fusto: consiste nel dira-damento dei polloni di un ceduo, con eventuale asporta-zione totale o parziale delle matricine, allo scopo di ac-celerare lo sviluppo dei migliori soggetti ed ottenere unpopolamento simile alla fustaia da seme, anche se di ori-gine agamica («falsa fustaia»).

– Taglio di preparazione: taglio di fusti di un soprassuo-lo prossimo ai tagli di maturita allo scopo di aprire lacopertura, di consentire migliore sviluppo alle pianteportasemi e di preparare il terreno e la lettiera al ricevi-mento del seme.

– Taglio di sementazione: il primo dei tagli di rinnova-zione nel trattamento a tagli successivi a carico dei po-polamenti coetanei, allo scopo di assicurare l’aperturapermanente della copertura, secondo modalita legatealle caratteristiche delle singole specie, per consentire ilpronto insediamento della rinnovazione naturale.

– Taglio di sgombero: l’ultimo dei tagli di rinnovazionea carico dei popolamenti coetanei, che elimina le piantedel vecchio ciclo quando la rinnovazione risulta assicu-rata.

– Taglio raso: taglio del bosco che asporta tutta la bio-massa legnosa presente nel soprassuolo su una superfi-cie superiore a mille metri quadri. Tale forma di tratta-mento deve essere utilizzata esclusivamente ai fini dellarinnovazione del bosco in soprassuoli cedui (ceduo«semplice») o in fustaie costituite da specie eliofile ed incondizioni di giacitura e substrato tali da evitare rischidi dissesto idrogeologico. La rinnovazione puo esserenaturale o, nei soli casi previsti dal piano di assestamen-to, artificiale.

– Taglio saltuario o taglio a scelta: taglio del bosco cheutilizza (asporta) solo una percentuale della massa le-gnosa presente, la cui entita in condizioni ottimali e diraggiunta stabilita puo essere pari all’incremento avutodall’ultimo intervento, in modo che il terreno non ri-manga mai scoperto; questo intervento non consiste inrealta solo in un taglio di rinnovazione ma anche, con-temporaneamente, in uno di allevamento. La rinnova-zione e naturale e continua.

– Tagli successivi: sistema di tagli del bosco che utilizza

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(asporta) la massa legnosa matura presente in modograduale con una sequenza di due/cinque interventi (se-mentazione, secondari, sgombero) in un periodo com-preso tra cinque e venticinque anni; la rinnovazione e dinorma naturale.

– Tipo forestale: unita astratta di riferimento (Pignatti,1955); unita omogenea di riferimento floristico – ecolo-gico – selvicolturale su cui si basa la pianificazione fore-stale.

– Turno: in una fustaia coetaneiforme o nel ceduo sempli-ce e ceduo matricinato e il periodo che intercorre trauna utilizzazione boschiva e quella successiva.

– Utilizzazione forestale: taglio colturale e razionale dimaturita del bosco sia in occasione di tagli finali o dirinnovazione, sia di sfolli o diradamenti. E costituito dacinque fasi: abbattimento, prima lavorazione, concen-tramento, esbosco e riordino dell’area tagliata.

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ALLEGATO B

SPECIE ESOTICHE A CARATTERE INFESTANTE

La presente tabella elenca le «specie esotiche a carattere infestante, dannose per la conservazione della biodiversita» di cuiall’articolo 11, comma 5, lettera e) della l.r. 27/2004.

Nome italiano Nome scientifico habitus

Acero bianco americano Acer negundo L. albero

Ailanto o albero del paradiso Ailanthus glandulosa Desf. = Ailanthus altissima Mill. albero

Ciliegio tardivo o ciliegio nero americano Prunus serotina Ehrh albero

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ALLEGATO C

SPECIE UTILIZZABILI NELLE ATTIVITA SELVICOLTURALI

Specie autoctone utilizzabili in imboschimenti, rimboschimenti e in altre attivita selvicolturali.Il piano di indirizzo forestale puo integrare o modificare questo elenco:– aggiungendo altre specie autoctone presenti localmente;– stralciando specie estranee alle condizioni ecologiche locali.Per le specie utilizzabili nelle sistemazioni idraulico forestali con tecniche di ingegneria naturalistica, si fa riferimento alle

specifiche deliberazioni della Giunta regionale.

Nome italiano Nome scientifico habitus

Abete bianco Abies alba Miller albero

Acero campestre, Oppio Acer campestre l. albero

Acero riccio Acer platanoides l. albero

Acero di monte Acer pseudoplatanus l. albero

Ontano nero Alnus glutinosa (l.) Gaertner albero

Ontano bianco Alnus incana (l.) Moench albero

Betulla verrucosa Betula pendula Roth albero

Betulla pubescente Betula pubescens Ehrh. albero

Carpino bianco Carpinus betulus l. albero

Castagno Castanea sativa Miller albero

Bagolaro Celtis australis l. albero

Faggio Fagus sylvatica l. albero

Frassino maggiore Fraxinus excelsior l. albero

Orniello Fraxinus ornus l. albero

Frassino meridionale Fraxinus oxycarpa Bieb. albero

Noce comune Juglans regia l. albero

Larice europeo, l. comune Larix decidua Miller albero

Carpino nero Ostrya carpinifolia Scop. albero

Abete rosso – Peccio Picea excelsa (Lam.) Link (P.abies) albero

Pino Cembro Pinus cembra l. albero

Pino nero, Pino austriaco Pinus nigra Arnold, P. austriaca Host albero

Pino silvestre Pinus sylvestris l. albero

Pino mugo uncinato Pinus uncinata Miller albero

Platano orientale Platanus orientalis l. albero

Pioppo bianco, Gattice Populus alba l. albero

Pioppo gatterino Populus canescens (Aiton) Sm. albero

Pioppo nero Populus nigra l. albero

Pioppo tremolo Populus tremula l. albero

Ciliegio selvatico Prunus avium l. albero

Ciliegio a grappoli, Pado Prunus padus l. albero

Cerro Quercus cerris l. albero

Leccio Quercus ilex l. albero

Rovere Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. albero

Roverella Quercus pubescens Willd. albero

Farnia Quercus robur l. albero

Salice bianco Salix alba l. albero

Sorbo montano Sorbus aria (l.) Crantz albero

Sorbo degli uccellatori Sorbus aucuparia l. albero

Ciavardello Sorbus torminalis (l.) Crantz albero

Tasso Taxus baccata l. albero

Tiglio selvatico Tilia cordata Miller albero

Tiglio nostrano Tilia platyphyllos Scop. albero

Olmo montano Ulmus glabra Hudson albero

Olmo campestre Ulmus minor Miller albero

1º Suppl. Ordinario al n. 30 - 24 luglio 2007Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y– 27 –

Nome italiano Nome scientifico habitus

Ontano verde Alnus viridis (Chaix) DC. arbusto

Pero corvino Amelanchier ovalis Medicus arbusto

Crespino Berberis vulgaris l. arbusto

Corniolo Cornus mas l. arbusto

Sanguinella Cornus sanguinea l. arbusto

Nocciolo, Avellano Corylus avellana l. arbusto

Biancospino selvatico Crataegus monogyna Jacq. arbusto

Fusaggine, Berretta da prete Euonymus europaeus l. arbusto

Frangola Frangula alnus Miller arbusto

Agrifoglio Ilex aquifolium l. arbusto

Ginepro comune Juniperus communis l. arbusto

Maggiociondolo alpino Laburnum alpinum (Miller) Berchtold et arbusto

Maggiociondolo Laburnum anagyroides Medicus arbusto

Ligustro Ligustrum vulgare l. arbusto

Melo selvatico Malus sylvestris Miller arbusto

Pino mugo Pinus mugo Turra arbusto

Prugnolo Prunus spinosa l. arbusto

Alaterno Rhamnus alaternus l. arbusto

Ramno alpino Rhamnus alpinus l. arbusto

Spinocervino Rhamnus catharticus l. arbusto

Rosa agreste Rosa agrestis Savi arbusto

Rosa arvense Rosa arvensis Hudson arbusto

Rosa canina Rosa canina l. sensu Bouleng. arbusto

Rosa gallica Rosa gallica l. arbusto

Rosa alpina Rosa pendulina l. arbusto

Rosa rossa Rosa rubiginosa l. arbusto

Rosa di San Giovanni Rosa sempervirens l. arbusto

Salice stipolato Salix appendiculata Vill. arbusto

Salice dorato Salix aurita l. arbusto

Salicone Salix caprea l. arbusto

Salice grigio Salix cinerea l. arbusto

Salice cordato Salix cordata Muhlenbg. arbusto

Salice dafnoide, S. blu Salix daphnoides Vill. arbusto

Salice ripaiolo, S. lanoso Salix eleagnos Scop. arbusto

Salice fragile Salix fragilis l. arbusto

Salice odoroso Salix pentandra l. arbusto

Salice rosso Salix purpurea l. arbusto

Salice da ceste Salix triandra l. arbusto

Salice da vimini, vinco Salix viminalis l. arbusto

Sambuco nero Sambucus nigra l. arbusto

Sambuco rosso Sambucus racemosa l. arbusto

Ginestra dei carbonai Sarothamnus scoparius, Cytisus s. (l.) arbusto

Ginestra odorosa Spartium junceum l. arbusto

Lantana Viburnum lantana l. arbusto

Pallon di maggio Viburnum opulus l. arbusto