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19-04-09 RASSEGNA STAMPA 19-04-08 NOTIZIE DA AGRAPRESS 19-04-08 EFFETTO SCORTE PER BREXIT, VOLA EXPORT ALIMENTARE ITALIANO Ansa 19-04-08 BREXIT: RITIRI, STOCCAGGIO PRIVATO E AIUTI ANTICRISI. COSI BRUXELLES SI PREPARA AL “NO DEAL” Agrisole 19-04-08 GLIFOSATO: BAYER PUBBLICA STUDI SU SICUREZZA ALLA BASE DELLE AUTORIZZAZIONI UE Agrisole 19-04-08 VACONDIO (FEDERALIMENTARE): “ARRESTARE LA DERIVA ANTI- INDUSTRIALE PER RILANCIARE IL SISTEMA-PAESE E I CONSUMI” Mangimi&Alimenti 19-04-08 FAO E WFP: NEL 2018 INSICUREZZA ALIMENTARE ACUTA IN 53 PAESI Mangimi&Alimenti 19-04-09 BUITONI COMPRA PASTA DELVERDE. IL POLO DEL FOOD VA A PIAZZA AFFARI Il Sole 24 Ore 19-04-09 GLI ACCORDI TRA ROMA E PECHINO ALLA PROVA DELL’APPLICAZIONE Il Sole 24 Ore

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19-04-09RASSEGNASTAMPA19-04-08NOTIZIEDAAGRAPRESS19-04-08EFFETTOSCORTEPERBREXIT,VOLAEXPORTALIMENTAREITALIANOAnsa19-04-08BREXIT:RITIRI,STOCCAGGIOPRIVATOEAIUTIANTICRISI.COSIBRUXELLESSIPREPARAAL“NODEAL”Agrisole19-04-08GLIFOSATO:BAYERPUBBLICASTUDISUSICUREZZAALLABASEDELLEAUTORIZZAZIONIUEAgrisole19-04-08VACONDIO(FEDERALIMENTARE):“ARRESTARELADERIVAANTI-INDUSTRIALEPERRILANCIAREILSISTEMA-PAESEEICONSUMI”Mangimi&Alimenti19-04-08FAOEWFP:NEL2018INSICUREZZAALIMENTAREACUTAIN53PAESIMangimi&Alimenti19-04-09BUITONICOMPRAPASTADELVERDE.ILPOLODELFOODVAAPIAZZAAFFARIIlSole24Ore19-04-09GLIACCORDITRAROMAEPECHINOALLAPROVADELL’APPLICAZIONEIlSole24Ore

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BREXIT: COMMISSIONE UE PUBBLICA DETTAGLI SU CONDIZIONI EXPORT VERSO GRAN BRETAGNA

2914 - bruxelles (agra press) - in vista della brexit, la commissione europea ha aggiornato il database di accesso ai mercati, consultabile qui, con dettagli sulle misure che la gran bretagna intende applicare relative alle importazioni provenienti dall'ue, ha reso noto in una conferenza stampa il commissario ue all'agricoltura phil HOGAN. il commissario ha ribadito l'attenzione posta dalla commissione alla tutela del settore agroalimentare, ricordando che "la commissione ha una notevole esperienze nell'uso di strumenti di sostegno ai mercati nel caso di significative perturbazioni". maggiori dettagli qui. 08:04:19/16:40PAC: DE CASTRO, PASSI

IN AVANTI SU BUDGET RIFORMA

2927 - bruxelles (agra press) - "ottenute nuove conquiste dalla commissione agricoltura del parlamento europeo sul volet finanziario della futura riforma della pac", afferma paolo DE CASTRO, primo vicepresidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, annunciando il voto favorevole della commissione agricoltura del parlamento europeo (28 voti a favore, 7 contrari e 2 astensioni) ad innalzare il valore della riserva finanziaria in caso di crisi dei mercati agricoli, dagli attuali 400 milioni a 1,5 miliardi di euro. "inoltre, in caso di crisi di mercato come quella del latte di pecora a cui stiamo assistendo, tale riserva sara' piu' facilmente e immediatamente utilizzabile; abbiamo anche inserito la possibilita' di finanziare misure di gestione del rischio, facilitando la creazione e l'utilizzo di fondi di mutualizzazione dei rischi tra agricoltori", prosegue l'eurodeputato. "non solo, sul fronte dei controlli siamo riusciti a salvaguardare la dimensione 'comune' della pac, affiancando ai controlli sui risultati anche i controlli a livello europeo sulla conformita' delle varie misure applicate dagli stati membri; e questo al fine di evitare possibili distorsioni di concorrenza tra agricoltori di paesi diversi, garantendo maggiore certezza giuridica ai beneficiari", prosegue DE CASTRO. "con il voto di oggi - dopo quelli sulle proposte sull'organizzazione comune di mercato e sui piani strategici - si chiude l'impegnodella commissione agricoltura per questa legislatura rispetto alla proposta di riforma della pac post-2020; moltorimane ancora da fare per dar vita a una pac all'altezza delle attese dei nostri cittadini e dei nostri agricoltori",conclude DE CASTRO. 08:04:19/18:08

PAC: GARBELLI (CONFAGRI BRESCIA) A HOGAN, NO A TAGLIO FONDI

2915 - brescia (agra press) - i vertici di confagricoltura brescia hanno incontrato il commissario ue all'agricoltura phil HOGAN, informa l'organizzazione. "non e' possibile pensare di ridurre il budget destinato alla pac", ha detto al commissario il presidente giovanni GARBELLI, secondo il quale "la pac deve tenere conto delle diverse situazioni economiche dei paesi membri, mantenendo il sistema accoppiato per garantire un supporto specifico a settori strategici o sensibili, con programmi di sviluppo rurale che restino in capo alle regioni". maggiori dettagli qui. 08:04:19/00:04

PAC: DI GIOIA, CPA RIVENDICA RUOLO REGIONI E DISCUTE DI AUMENTO PREMIO DI BASE PER XYLELLA

2920 - verona (agra press) - si e' tenuta in occasione della seconda giornata del vinitaly, nella sede del centro congressi, la riunione della commissione politiche agricole (cpa) della conferenza delle regioni, informa un comunicato stampa. "il punto di discussione piu' atteso della riunione odierna ha riguardato la posizione delle regioni sulla riforma della pac quindi, sul futuro agricolo, sulle risorse e modalita' di funzionamento del primo e secondo pilastro attinente la nuova programmazione di sviluppo rurale", ha detto il coordinatore degli assessori leonardo DI GIOIA. "in particolare le regioni hanno preso atto delle evoluzioni che ci sono state in parlamento europeo nella commissione agricoltura ove e' stato riconosciuto il buon funzionamento del sistema agricolo italiano, con l'individuazione delle autorita' di gestione (adg), ancora una volta su base regionale. il rischio, in principio, era la scelta di una centralizzazione dell'adg centrale, pretesto che avrebbe consentito di omologare le politiche su base nazionale. rivendichiamo, invece, in questo modo la nostra biodiversita', differente da regione e regione, e le oggettive diversita' delle agricolture regionali, di cui e' doveroso tenere conto nella futura programmazione, negli investimenti e per le metodologie con cui ciascuna tipologia di produzione dovra' essere condotta. tutte le regioni convengono nella necessita' di una maggiore rilevanza del

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TERREPADANE ADERISCE AL DISCIPLINARE DI AGRICOLTURA SOSTENIBILE DI BARILLA "CARTA DEL MULINO"

2899 - piacenza (agra press) - "agricoltura sostenibile: terrepadane partner del gruppo barilla. il direttore generale del consorzio agrario dante PATTINI e il responsabile del settore cereali e mangimi marco CAPPELLI hanno partecipato alla presentazione della nuova 'carta del mulino' di barillla nello stabilimento di castiglione delle stiviere in provincia di mantova", rende noto un comunicato diffuso da terrepadane. "la carta del mulino e' un innovativo disciplinare di agricoltura sostenibile, realizzato anche con la collaborazione del wwf e del mondo accademico, alla quale il consorzio agrario ha aderito da subito, impegnandosi a raccogliere, stoccare e consegnare grano tenero di qualita' ottenuto secondo le dieci regole previste dalla carta", spiega CAPPELLI. "gli agricoltori che intendono fornire il loro grano alla filiera terrepadane/barilla dovranno adottare un piano di rotazione per le colture principali che preveda almeno tre colture diverse nel corso di cinque anni", afferma CAPPELLI, che aggiunge: "inoltre, il 3% dei terreni destinati a frumento deve essere riservato alla semina di essenze a fiore non trattate con prodotti chimici per favorire la biodiversita', attraverso l'insediamento di insetti impollinatori". "la carta vieta l'uso dei neocotinoidi per il trattamento del seme per proteggere le api e gli altri insetti impollinatori, nonche' l'uso del glifosate dalla semina fino al raccolto. il rispetto di tutte le singole regole sara' monitorato da un ente terzo di controllo", prosegue CAPPELLI, nel precisare che "le partite di frumento ottenute secondo la carta del mulino devono essere raccolte e stoccate separatamente da tutte le altre, assicurandone la completa tracciabilita' dalla raccolta fino alla consegna agli impianti di lavorazione di barilla". "questo disciplinare rappresenta la volonta' di valorizzare l'agricoltura di qualita'", ha affermato nel corso della presentazione paolo BARILLA, vicepresidente del gruppo barilla, che "ha quindi presentato il primo prodotto realizzato con il 100% di farina di grano tenero da agricoltura sostenibile, ovvero il frollino integrale 'buongrano'", spiega il comunicato. "l'ambizione e' di rendere sostenibile il 100% della farina di grano tenero necessaria alle produzioni mulino bianco", ha spiegato BARILLA. "guardare al futuro e alla sostenibilita' significa valorizzare sempre di piu' la nostra agricoltura, anche dal punto di vista economico, in quanto gli agricoltori che seguiranno la carta avranno diritto a una premialita' per le loro produzioni, un valore aggiunto sul prezzo", ha aggiunto PATTINI, nel sottolineare che "la prima mission del consorzio agrario e' proprio dare sempre piu' valore alle produzioni dei nostri soci, puntando su nuove strategie". "nel frattempo, si avvicina l'evento organizzato da terrepadane con coldiretti piacenza dedicato al biologico che si terra' a piacenza il 12 aprile", informa il comunicato. "il collegio alberoni ospitera' un convegno, al quale sono previsti, tra gli altri, gli interventi di paolo CARNEMOLLA, presidente federbio, marco TREVISAN, preside della facolta' di scienze agrarie dell'universita' cattolica e di stefano MASINI, responsabile nazionale del settore ambiente di coldiretti", conclude il comunicato. 08:04:19/08:53

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Effetto scorte per Brexit, vola export alimentare italiano Federalimentare,speculazionimasimangeràsempreitaliano

L'effetto scorte alimentari in Gran Bretagna in vista della Brexit fa volare le esportazioni tricolori. A gennaio 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, le vendite sono aumentate del 17,3%, a fronte di un aumento a livello mondiale del 5,9%.

Il settore primario, invece, ha perso l'1,8%. Sono i primi dati dell'anno ufficializzati all'ANSA da Federalimentare, alla vigilia di Cibus Connect, fiera dedicata al meglio del 'food made in Italy' in programma a Parma 10 e 11 aprile. "E' una chiara conseguenza della Brexit che ha messo in moto una serie di operazioni speculative", commenta il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, "certo, la situazione fa paura ed è preoccupante per tutti i nostri settori made in Italy, a partire dal vitivinicolo con una quota del 26%. Penso però anche che ai nostri prodotti la classe medio alta non rinuncerà mai, essendo sempre disposta a pagare qualche cosa di più". Quello che preoccupa maggiormente, secondo il manager, è "la scellerata disciplina della etichettatura a semaforo, inaugurata proprio nel Regno Unito, una concorrenza che attacca solo quelli bravi e noi lo siamo come ci viene confermato dai numeri". La Gran Bretagna, quarto mercato del food and beverage italiano dietro Germania, Usa e Francia, ricorda Federalimentare, ha mantenuto negli ultimi anni un solito e costante tasso di espansione. Nel 2018 ha raggiunto 3.404 milioni, con una crescita dell'1,5% sull'anno precedente, a fronte di 41.299 milioni di vendite raggiunte nel mondo (+1,4%).

Bene anche il saldo dell'interscambio dell'industria alimentare oltre Manica: con un import di 564 milioni ha generato un attivo di 2.475 milioni, in crescita del 3% sul 2017. Quanto alle principali voci dell'export 2018, ricorda Vacondio, in attesa di avere la classifica di gennaio 2019, sono l'enologico con 846 milioni (+1,8%), gli ortaggi trasformati con 356 milioni (+2,2%) e il lattiero-caseario con 261 milioni (+3,6%). Crescita a due cifre per i comparti acquaviti e liquori (+37,7%) e acque minerali e gazzose (+21,2%). Qualche segno meno invece per pasta con 317 milioni (-0,2%), dolciario con 316 milioni (-0,5%) e carni preparate con 173 milioni (-1,7%). Una marginale perdita, spiega Federalimentare, dovuta ad una leggera svalutazione della sterlina. Sul fronte primario, infine, l'export 2018 oltre Manica ha raggiunto 365 milioni di euro in calo del 5,7%, allineandosi a -5,8% a livello mondo; una diminuzione determinata per lo più dai prodotti vegetali che hanno perso il 7%.

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Glifosato: Bayer pubblica studi su sicurezza alla base delle autorizzazioni Ue Radiocor

Onlinetuttele107relazionichesonostatesottoposteall'Autoritàeuropeaperlasicurezzaalimentare(Efsa)nell'ambitodelprocessodiautorizzazionedellasostanzanell'Unioneeuropea

Per migliorare il processo di trasparenza sulla sicurezza del glifosato, l'erbicida più diffuso al mondo finito nel mirino degli ambientalisti per la sua presunta cancerogenicità, Bayer ha deciso di pubblicare su una nuova piattaforma online tutte le 107 relazioni sulla sicurezza dei propri prodotti a base di glifosato che sono state sottoposte all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nell'ambito del processo di autorizzazione della sostanza nell'Unione europea. «In questo modo – spiega una nota del Gruppo di Leverkusen –, l'azienda mantiene l'impegno per una maggiore trasparenza, compresi i suoi studi sulla protezione delle colture dopo l'acquisizione di Monsanto. Molti di questi e altri studi simili sono stati sottoposti e valutati dall'agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti durante la propria valutazione del rischio del glifosato».

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Brexit: ritiri, stoccaggio privato e aiuti anticrisi Così Bruxelles si prepara al «No Deal» R.A.

Hogan:«Senzaaccordoconseguenzedevastantisulsettoreagricolo,abbiamol'obbligolegalediintervenire».Mercoledìilpacchettoall'esameilCollegiodeiCommissari

L'uscita senza regole del Regno Unito dall'Ue avrebbe effetti devastanti sul settore agricolo e, in particolare, su alcune produzioni del settore zootecnico. La Commissione ha l'obbligo legale di intervenire per limitare i danni. È quanto ha dichiarato oggi il commissario all'Agricoltura, Phil Hogan, durante una conferenza stampa, a Bruxelles. Hogan ha aggiunto che il "pacchetto" delle misure sarà esaminato in dettaglio dal Collegio dei Commissari nel corso di una riunione che si terrà il 10 aprile, in concomitanza con la sessione straordinaria del Consiglio europeo che tornerà a discutere sui tempi e sulle modalità della Brexit.

La normativa europea prevede una serie di strumenti per intervenire in caso di gravi crisi dei mercati: dai ritiri pubblici, al finanziamento dello stoccaggio privato. Hogan, comunque, non ha escluso la possibilità di aiuti straordinari diretti, a carico del bilancio Ue, a favore dei produttori dei settori più colpiti. Inoltre, gli Stati membri possono ricorrere agli aiuti di Stato che non debbono essere preventivamente autorizzati dalla Commissione. Si tratta dei cosiddetti aiuti de minimis, il cui massimale è stato di recente aumentato dall'Esecutivo Ue.

Secondo Hogan, tenuto conto della manovra sulle tariffe doganali annunciata a metà marzo dal governo di Londra nel caso di "Hard Brexit", le produzioni destinate a subire i maggiori contraccolpi sono carni bovine e suine, pollame, prodotti lattiero-caseari, zucchero e riso. Tuttavia, al di là dei dazi, sono da mettere in conto problemi logistici e tempi per i controlli alle frontiere che possono risultare incompatibili con l'export di prodotti freschi destinati al mercato britannico. Almeno nelle prime settimane dopo l'eventuale recesso senza accordi.

Il Regno Unito acquista ogni anno dagli altri Stati membri prodotti agroalimentari per un ammontare di 41 miliardi, con un saldo attivo a favore dell'Unione di 25 miliardi. «È un surplus che supera sensibilmente quello che la Ue registra negli scambi di settore con il resto del mondo», ha concluso il commissario Hogan.

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ministero nell'unificare le politiche, cosi' come le regioni, specie quelle di confine, devono essere attente ad attuare delle metodologie simili, evitando differenze sui piani di gestione dei medesimi comparti: e' un modo per diventare piu' forti specialmente nelle dinamiche concorrenziali", ha proseguito l'assessore. "inoltre abbiamo lavorato per dare un senso alla vicenda che riguarda la nostra regione sulle fitopatie, in particolare, sulla xylella: stiamo difatti, cercando, nell'ambito del I pilastro di aumentare il premio di base per quei territori colpiti, in modo che venga slegata la contribuzione al fatto che ci siano produzioni mirate. questo salverebbe gran parte della nostra agricoltura, specie salentina, in attesa di una riconversione o nuova vita che potranno avere i nostri territori", ha concluso DI GIOIA. 08:04:19/17:30

PAC: PAN (VENETO), REGIONI VOGLIONO RUOLO ATTIVO IN IMPOSTAZIONE OBIETTIVI

2923 - venezia (agra press) - "le regioni italiane trovano voce e accenti comuni al vinitaly sulle proposte per la nuova politica agricola comunitaria 2021-27; la conferenza degli assessori alle politiche agricole delle 19 regioni e delle due province autonome, riunitasi in fiera a verona, ha condiviso a pieni voti un documento di proposte, che sara' consegnato nei prossimi giorni al ministro marco CENTINAIO, contenente la richieste-chiave degli assessorati all'agricoltura dei diversi territori", evidenzia la regione veneto in un comunicato stampa. "le regioni rivendicano un ruolo attivo nell'impostazione degli obiettivi, delle regole e degli strumenti della nuova pac", sottolinea giuseppe PAN, l'assessore veneto all'agricoltura che ha anticipato il documento di sintesi al sottosegretario franco MANZATO. "ci sono peculiarita' molto diverse dal trentino alla sicilia e il prossimo ciclo di programmazione comunitaria degli aiuti per l'agricoltura dovra' tener conto delle diverse vocazioni e caratteristiche e delle performances di investimento di cui hanno dato prova i diversi territori; in veneto, dove abbiamo gia' impegnato oltre l'80 per cento dei 1169 milioni del ciclo di programmazione 2014-2020, abbiamo le idee chiare su dove e come investire: chiediamo di migliorare i rapporti di filiera, gli strumenti di gestione del rischio, di sostenere le pratiche innovative e l'agricoltura di precisione, di aiutare i giovani a rimanere nei campi e di sostenere l'agricoltura nelle terre in quota", osserva PAN. "quanto alla viticoltura, primato dell'agricoltura veneta e fiore all'occhiello del 'made in italy', l'assessore veneto ha costruito un'ampia convergenza tra regioni per chiedere il riconoscimento, nei prossimi regolamenti che normano gli oltre 400 vini italiani a denominazione d'origine, della possibilita' di utilizzare negli uvaggi quote percentuali provenienti da vitigni ibridi resistenti", continua il comunicato stampa. "il futuro della viticoltura sta nella competitivita' aziendale e nella sostenibilita' ambientale; credo quindi che sia interesse di tutti, e non solo dei viticoltori, coniugare ottime rese con il rispetto dell'ambiente e della salute, abbattendo il piu' possibile il ricorso a fitofarmaci di origine chimica", afferma l'assessore, aggiungendo che "le sperimentazioni in atto nelle diverse regioni, sotto la guida qualificata di ricercatori ed enotecnici, stanno offrendo risultati interessanti in termini di resistenza ai parassiti e alle patologie della vite, nonche' di adattamento ai cambiamenti climatici; ora il prossimo step dovra' essere quello di allineare il sistema delle regole per le do alle innovazioni economiche e ambientali in atto nel mondo della viticoltura". 08:04:19/11:30

MINISTERO SALUTE, GRILLO ILLUSTRA A MINISTRO SERBO LONCAR SISTEMA ETICHETTATURA ALIMENTI ITALIANO

2924 - roma (agra press) - si e' svolto al ministero della salute, l'incontro tra il ministro, giulia GRILLO, ed il suo omologo della serbia zlativor LONCAR, informa il ministero, precisando che il colloquio ha dato l'opportunita' a GRILLO di illustrare a LONCAR il modello italiano sui sistemi di etichettatura nutrizionale degli alimenti. "si tratta di una proposta elaborata insieme agli altri ministeri competenti (maeci, mise, mipaaft) che valorizza le peculiarita' dei nostri prodotti nazionali, nell'ambito della dieta e dello stile di vita mediterraneo, massimizzando l'impatto delle informazioni fornite sulla salute dei consumatori", spiega il dicastero. LONCAR ha assicurato l'appoggio del suo governo al sistema di etichettatura promosso dall'italia, conclude il ministero. 08:04:19/18:10

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Vacondio(Federalimentare):“Arrestareladerivaanti-industrialeperrilanciareilsistema-Paeseeiconsumi”

Ivano Vacondio, già presidente di Italmopa, l’Associazione industriale Mugnai d’Italia, è stato appena eletto presidente di Federalimentare. Mangimi & Alimenti l’ha incontrato per analizzare le principali questioni del settore agroalimentare italiano, dall’export al Made in Italy al deficit delle materie prime.

Presidente, nei prossimi quattro anni, dal 2019 al 2022, sarà al vertice dell’associazione di categoria del settore agroalimentare. Quali sono le linee guida del suo programma?

L’obiettivo centrale è valorizzare il ruolo e l’importanza dell’industria alimentare italiana. Siamo di fronte a un settore che raggiunge 140 miliardi di fatturato, cui si affiancano 55 miliardi di fatturato per il primario. Rispetto a un Pil 2018 attendibilmente stimato attorno a quota 1.750 miliardi, la filiera ne copre oltre l’11%. Tuttavia il suo peso e le sue doti anticicliche di assoluto rilievo non sono bastate a riscattare le inefficienze di un sistema-Paese gravato da problemi annosi. Il peso esorbitante del debito pubblico, la burocrazia lenta e autoreferenziale, la logistica datata, gli investimenti in ricerca limitati, il sistema di istruzione lacunoso hanno innescato nel tempo tendenze inerziali che gravano sulla produttività complessiva del sistema e sulle prospettive delle nuove generazioni. Il settore deve essere messo in condizioni di contribuire ancor meglio al rilancio del Paese.

Da un punto di vista generale, si è progressivamente affermata, nel nostro Paese, una preoccupante deriva anti industriale che non ha risparmiato neanche l’industria alimentare e le eccellenze che essa esprime nei vari comparti merceologici. L’azione di rappresentanza nei riguardi delle istituzioni, di qualsiasi natura esse siano, già ampiamente avviata dalle precedenti presidenze, deve essere ampliata. Le recenti esperienze insegnano tuttavia che le stesse istituzioni sono risultate troppo spesso, forse anche per motivi di opportunità politica, impermeabili alle nostre istanze o molto blande nella loro difesa, anche quando queste erano accompagnate da argomentazioni inoppugnabili.

Le difficoltà non sono tuttavia circoscritte ai complessi rapporti istituzionali. Nel mondo della comunicazione in particolare l’industria alimentare è stata solo raramente rappresentata come una risorsa e un patrimonio del nostro Paese e della sua economia. Si sono invece ravvisati atteggiamenti, quasi sistematici, di pregiudizio basati su valutazioni soggettive e l’uso di stereotipi che hanno purtroppo condizionato, qualche volta pesantemente, le scelte sia dei consumatori, sia - per altri motivi - delle stesse istituzioni. Il danno creato da un’informazione non corretta non è soltanto di natura economica: essa incoraggia infatti una cultura del sospetto, nei riguardi dei prodotti industriali, avente radici sempre più numerose e profonde. E su questo aspetto, dobbiamo decisamente impegnarci, tutti insieme, per invertire la rotta.

L’agroalimentare è stato riconosciuto come il motore della ripresa dopo la crisi del 2008 affermandosi come il secondo settore manifatturiero in Italia. L’export nel 2017 ha superato quota 41 miliardi di euro e anche il primo semestre del 2018 ne conferma il buon andamento, con un +3% su base tendenziale. Di cosa c’è ancora bisogno per sostenere la produzione italiana e dunque le esportazioni?

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Sono convinto che le prospettive di medio-lungo termine sui mercati internazionali si giocheranno sul terreno che contraddistingue l’offerta del Made in Italy, ovvero la qualità e la caratterizzazione di prodotto. Le nuove classi medie che stanno crescendo in molti Paesi si stanno orientando verso approcci al cibo che un tempo caratterizzavano le élite. La domanda mondiale, in sostanza, è sempre più interessata alle eccellenze alimentari e meno sensibile al prezzo. Si profilano quindi opportunità che sembrano tagliate apposta per una filiera come quella italiana. Che vede l’agricoltura al vertice Ue per valore aggiunto e l’industria alimentare anch’essa al vertice comunitario per numero di prodotti certificati. Eppure, proprio queste prospettive stanno incentivando la concorrenza scorretta giocata, da un lato, con iniziative ispirate, a vario titolo e nei più svariati contesti, alle “etichette a semaforo”, dall’altro, al vero e proprio Italian Sounding.

La guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti è stata interrotta da una tregua che potrebbe aprire nuovi scenari per il commercio internazionale. Quali ripercussioni potrebbero esserci per il settore agroalimentare italiano?

È appurato che il primo driver dello sviluppo è il commercio internazionale. Esso l’anno scorso è cresciuto del +4,5% e nel 2019 dovrebbe riavvicinarsi a questo trend. Certo, se si allarga il fall out del malessere commerciale fra le due superpotenze economiche, il passo potrebbe ridursi, appesantendo la congiuntura di tutti, soprattutto dei Paesi fortemente export oriented come il nostro.

L’Italian Sounding è un altro problema per il Made in Italy in termini di perdita di posti di lavoro e danni di immagine: solo negli Stati Uniti questo fenomeno costa al Paese 23 miliardi di euro. Quale strategia ha in mente di seguire per limitarne le conseguenze?

L’Italian Sounding costituisce uno “scippo” davvero preoccupante, che si avvia a diventare ciclopico, per la filiera nazionale. La stima del fenomeno effettuata 8-10 anni fa indicava una soglia di 60 miliardi che incideva per il 50% circa sul livello di fatturato di settore nel periodo, pari a 120-124 miliardi. Oggi esso ha raggiunto i 90 miliardi, che incidono per il 64% (sostanzialmente due terzi) sull’attuale fatturato di settore (140 miliardi). Di questo passo, fra 10 anni, è facile prevedere un ulteriore, micidiale avvicinamento delle due soglie. Gli ordini di grandezza, fra un decennio, potrebbero vedere infatti un Italian Sounding a quota 120 miliardi, a fronte di un fatturato di 160 miliardi o poco più. Ne uscirebbe un’incidenza del 75%. L’accelerazione del fenomeno aiuta a spiegare perché, malgrado i successi messi a segno dalla filiera, l’obiettivo auspicato di 50 miliardi di export agroalimentare al 2020 sarà avvicinato, ma non raggiunto. Proiezioni attendibili indicano infatti una soglia probabile di questo parametro, l’anno venturo, attorno ai 46 miliardi o poco più.

Voglio aggiungere che la teoria di alcuni, secondo cui l’Italian Sounding, avrebbe anche qualche merito, in quanto avvicinerebbe comunque al “mondo” del Made in Italy lo stuolo dei consumatori del “vorrei ma non posso”, è del tutto fuorviante. L’Italian Sounding è solo in piccola parte una “transizione di avvicinamento” di consumatori i quali, dotati in prospettiva di maggiore capacità di acquisto, approderanno all’autentico e più caro Made in Italy. Il fenomeno consolida invece un’abitudine di acquisto a fasce di prodotti che creano, nel tempo, un vero e proprio, inestirpabile “costume”. La familiarità al prodotto taroccato priva definitivamente, in realtà, la produzione originale di ampie fasce di mercato. Ne è riprova la progressione impressionante del fenomeno, che con tutta evidenza non si raggiungerebbe se esso fosse legato in modo significativo a processi di ricambio, ovvero di sola transizione e avvicinamento.

Occorre perciò moltiplicare le iniziative di filiera che, non solo promuovano i nostri prodotti ed educhino i consumatori, ma pongano argine al montare di questo fenomeno. Lo strumento migliore è rappresentato da accordi bilaterali come quello recente col Canada, il CETA, che prevede significative salvaguardie per un ampio spettro di prodotti certificati.

L’Italia è però anche un Paese che importa commodities. Ad esempio, a causa della riduzione delle superfici coltivate a mais, che hanno toccato il minimo storico, l’import di questo cereale è cresciuto dall’11% al 47% in poco meno di vent’anni. Quali azioni saranno messe in campo per ridurre la dipendenza dall’estero?

Bisogna lavorare sul potenziamento della quantità e qualità delle materie prime agricole prodotte in Italia. Se potesse, l’industria alimentare italiana attingerebbe per intero le sue forniture dalla produzione nazionale, senza essere ostaggio delle quotazioni fissate dai trader internazionali. Sono pretestuose, perciò, le polemiche di alcune rappresentanze agricole sul fatto che importiamo frumento, olio, latte, prodotti zootecnici, come se facessimo concorrenza scorretta. Se

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lo facciamo è perché siamo obbligati a farlo. Il cuore della nostra bravura sta nella trasformazione, nella capacità di dare caratteristiche distintive importanti e valore aggiunto a prodotti che sono blend di forniture nazionali ed estere, o sono addirittura frutto di prodotti interamente importati, come nel caso del caffè, di cui abbiamo fatto nel tempo una bandiera nazionale.

Nel primo semestre del 2018 i consumi agroalimentari interni sono cresciuti in misura marginale, meno dell’1%, con un rallentamento nel secondo trimestre. Come si possono incrementare?

I dati si spingono ormai fino a fine anno. Secondo le ultime rilevazioni Istat, le vendite alimentari interne hanno segnato nel 2018 un +0,8% in valore e un -0,5% in volume. Ottobre è stato un mese positivamente “anomalo”, con spunti del +1,8% in valore e del +1,2% in volume rispetto all’ottobre 2017. Ma ho ragione di ritenere che si tratti di un risultatovolatile. Ne è la prova il fatto che i discount alimentari stiano crescendo ancora e abbiano segnato in parallelo, sui diecimesi, un +4,5% in valore. La forbice indica che il prezzo rimane la stella polare per le decisioni di acquisto della grandemaggioranza delle famiglie. Il fenomeno rappresenta un indicatore indubbio di permanente, scarsa fiducia di fondo sulleprospettive economiche a breve, da parte del consumatore.

La strada maestra per incrementare il mercato di prodotti di largo consumo come quelli alimentari passa per lo sviluppo di fondo del Paese e il conseguente incremento della capacità di acquisto delle famiglie. Occorre dare stabilità al Paese e pensare alla classe media, che ha sofferto la crisi in modo specifico, finendo con l’innestare la polarizzazione dei consumi. Va pure detto che alcune nicchie di prodotto, come i premium, i salutistici e altri, hanno camminato bene negli ultimi anni. Ma essi non bastano a riscattare l’inerzia di fondo del mercato. Il fenomeno rischia di radicarsi ancora di più, con le declinanti prospettive a breve del Pil nazionale.

A luglio la Corte di Giustizia europea, con una sentenza che ha sollevato diverse critiche, ha paragonato gli organismi ottenuti con le nuove tecniche di mutagenesi agli Ogm. Qual è la posizione di Federalimentare riguardo la ricerca scientifica e che spazio avrà nel programma di governo?

L’industria alimentare è interessata a valutare le eventuali opportunità di sviluppo offerte dalle tecniche innovative di miglioramento genetico, specie ove queste si dimostrassero, in un contesto sostenibile, capaci di contribuire in tempi rapidi e a costi accessibili al miglioramento della produttività e della qualità nutrizionale. Ciò, naturalmente, nel quadro della sicurezza assoluta e della qualità delle produzioni alimentari, che rimangono priorità strategiche del settore in tutte le fasi dei processi produttivi della filiera. Insomma, la tutela della salute del consumatore e dell’ambiente rimangono assolutamente imprescindibili.

VitoMiraglia

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19-04-09

FaoeWfp:nel2018insicurezzaalimentareacutain53paesi

Fameacutainteressaoltre100milionidipersone

Nel 2018 circa 113 milioni di persone in 53 paesi hanno sperimentato gravi livelli di “insicurezza alimentare acuta”: l'impossibilità di consumare cibo a sufficienza, che mette le persone e i loro mezzi di sostentamento in immediato pericolo. È quanto emerge dal “Rapporto globale sulle crisi alimentari 2019” redatto come ogni anno dal Global network against food crises - formato da partner internazionali che operano nell'ambito degli interventi umanitari e dello sviluppo - e presentato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) e dal Programma alimentare mondiale (Wfp) durante il convegno: “Food and agriculture in times of crisis”, che si è svolto dal 2 al 3 aprile a Bruxelles (Belgio).

“L'insicurezza alimentare rimane una sfida globale - ha affermato durante il convegno Neven Mimica, Commissario UE per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo -. Per questo, tra il 2014 e il 2020, la UE avrà fornito oltre 9 miliardi per attività relative alla sicurezza alimentare e nutrizionale e all'agricoltura sostenibile in oltre 60 paesi. Il Rapporto Globale di oggi mette in luce la necessità di rafforzare la cooperazione tra operatori umanitari, dello sviluppo e per la pace in modo da invertire e prevenire le crisi alimentari. Una Rete Globale più forte può contribuire a realizzare sul campo il cambiamento per coloro che ne hanno davvero bisogno”.

“Le crisi alimentari rimangono una sfida globale, che richiede sforzi congiunti da parte nostra – ha aggiunto Christos Stylianides, Commissario UE per gli Aiuti umanitari e la Gestione delle crisi -. L'UE continua a rafforzare il suo impegno umanitario. Negli ultimi tre anni, con quasi due miliardi di contributi, la UE ha allocato il più ampio budget di sempre per l'assistenza alimentare e nutrizionale. Le crisi alimentari stanno diventando più acute e complesse e abbiamo bisogno di metodi innovativi per affrontarle e per evitare che si presentino. Il Rapporto Globale fornisce una base per formulare le prossime fasi della Rete Globale migliorando i nostri meccanismi di coordinamento”.

Il Rapporto evidenzia che nel 2018 circa 113 milioni di persone in 53 paesi hanno sperimentato situazioni di insicurezza alimentare acuta. Si tratta di un numero leggermente inferiore a quello di 124 milioni registrato nel 2017. Tuttavia, negli ultimi tre anni l’ammontare degli individui colpiti dalle crisi alimentari nel mondo è rimasto al di sopra dei 100 milioni e il numero dei paesi coinvolti è aumentato. Per di più, gli autori del Rapporto sottolineano che 143 milioni di persone in altri 42 paesi sono a un passo dalla fame acuta.

Circa due terzi delle persone colpite da fame acuta si trovano in 8 paesi: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen. In 17 paesi la fame acuta è rimasta invariata o è aumentata. Inoltre, nel 2018 condizioni climatiche e disastri naturali hanno portato alla fame almeno 29 milioni di individui – a causa della mancanza di dati 13 paesi, incluso Corea del Nord e Venezuela, non sono stati inclusi nell’analisi.

“Dal Rapporto Globale risulta chiaro che, nonostante il leggero calo rispetto ai valori del 2017, il numero di persone colpite da insicurezza alimentare acuta, la forma più estrema di fame, è ancora troppo alto - ha osservato Graziano da Silva, Direttore Generale della Fao -. Dobbiamo agire su vasta scala lungo la rete ‘interventi umanitari-politiche per lo sviluppo-costruzione della pace’ per costruire la resilienza delle popolazioni colpite e vulnerabili. Per salvare vite, dobbiamo salvare anche i mezzi di sostentamento”.

Gli autori del Rapporto evidenziano la necessità di rafforzare la cooperazione tra i paesi nell’opera di prevenzione, preparazione e risposta ai bisogni umanitari urgenti e alle loro cause – che comprendono cambiamenti climatici, shock

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economici, conflitti e sfollamenti della popolazione. Inoltre, sottolineano l’esigenza di adottare un approccio unificato nell’attuazione delle azioni umanitarie e delle politiche per lo sviluppo in relazione alle crisi alimentari. Infine, chiedono d’investire maggiormente nella mitigazione dei conflitti e nella realizzazione di una pace sostenibile.

“Per sconfiggere veramente la fame, dobbiamo affrontarne le cause alla radice: conflitti, instabilità, l'impatto degli shock climatici – ha concluso David Beasley, Direttore Esecutivo del Wfp -. Per raggiungere l'obiettivo Fame Zero i bambini e le bambine hanno bisogno di essere ben nutriti e di ricevere una buona istruzione, le donne devono essere veramente emancipate, le infrastrutture rurali rafforzate. Programmi che rendano resilienti e più stabili le comunità ridurranno i numeri di affamati. E abbiamo bisogno che i leader del mondo facciano un'altra cosa: si assumano le loro responsabilità e contribuiscano a risolvere questi conflitti, ora”.

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14 Martedì 9 Aprile 2019 Il Sole 24 Ore

Finanza&Mercati

PANORAMA

Arriva sul mercato un altro 7% di Technogym. Wellness Holding, la società di Nerio Alessandri che detiene una partecipazione del 51,74% del capitale del leader globaledel wellness, ha avviato la cessione di 14 milioni di azioni

ordinarie, pari al 6,96% del capitale, attra-verso una procedura di accelerated bookbu-ilding, collocamento accelerato riservato ainvestitori qualificati in Italia e istituzionaliall’estero. Citigroup Global Market Limitedè il sole bookrunner dell’operazione, che sa-rà avviata immediatamente - ha annunciatola società - e potrà essere conclusa in qua-lunque momento. L’obiettivo «è soddisfarel’auspicio degli investitori, che hanno chie-sto un aumento del flottante e della liquiditàdel titolo». Wellness Holding ha assunto neiconfronti del sole bookrunner un impegnodi lock-up sulle azioni della società che re-steranno di sua proprietà al termine del-

l’operazione, per un periodo di 180 giorni, fatte salve le eccezioni previste dalla prassi per operazioni analoghe.A questi valori di Borsa, Technogym capitalizza oltre 2,17miliardi di euro, che valorizzano il gruppo fondato daAlessandri oltre 24 volte i profitti attesi dal mercato per il2019 e 14 volte il patrimonio netto contabile.

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L’offerta di azioni Nexi, a quattro giorni dalla chiusura,risulta coperta al prezzo medio del range di prezzo in-dicato inizialmente di 8,50-10,35 euro e quindi in area9,40-9,50 euro. È quanto riportato ieri da Radiocor IlSole 24 Ore. L’ipo della società di sistemi di pagamento

dovrebbe proseguire per tutta la settima-na (la scadenza è fissata per l’11) alla lucedel fatto che si aspettano ancora le deci-sioni di investimento da parte di rilevantiinvestitori istituzionali che potrebberoulteriormente spingere il livello del prez-zo. Dopo i primi giorni di offerta si eraipotizzata una chiusura anticipata delbook visto l’ottimo andamento degli ordi-ni. Ai prezzi medi della forchetta, Nexiavrebbe una valorizzazione in termini dienterprise value di circa 7,6 miliardi di eu-ro e, in termini di equity value, poco lonta-na dai 6 miliardi. Ora si va verso un re-stringimento della forchetta di prezzo. Il

numero e soprattutto il livello delle richieste in arrivo,in particolare modo dal Nord America, stanno portan-do la società e gli istituti bancari impegnati nell'opera-zione (i Joint global coordinatore sono Banca Imi, BofAMerrill Lynch, Credit Suisse, Goldman Sachs e Medio-banca) a valutare di restringere il range di prezzo degliordini ricevibili nella parte alta dell’intervallo.

IPO

Nexi al restringimentodella forchetta di prezzo

COLLOCAMENTO ACCELERATO

Technogym, Alessandricede il 7% del capitale

Technogym.Nerio Alessandri, fondatore e presidentedel gruppo

Ipo Nexi.Domanda a tre volte l’offerta, book coperto a metà forchetta

Buitoni compra pasta DelverdeIl polo del food va a Piazza AffariAGROALIMENTARE

Newlat sul segmento Starentro la fine dell’annocon Equita, SocGen e Hsbc

Le risorse servirannoper ulteriori acquisizioni:nel mirino anche Plasmon

Carlo FestaMILANO

Il «food» italiano va in Borsa. Ilgruppo Newlat, uno dei principaligruppi italiani nel settore agro-ali-mentare, procede verso la quotazio-ne a Piazza Affari.

L’azienda, che fa capo alla fami-glia Mastrolia, possiede una serie dimarchi storici dell’alimentare italia-no: la pasta Buitoni, il latte Polenghi,Giglio e Torre in Pietra, oltre ad esse-re fornitrice di Plasmon. Proprio ieriè inoltre stata siglata anche l’acquisi-zione dalla multinazionale argentinaMolinos Río de la Plata del 100% dellasocietà Delverde Industrie Alimenta-ri, storica azienda alimentare italianaspecializzata nella produzione di pa-sta premium con sede a Fara SanMartino in Abruzzo.

Si tratta di una piccola transazio-ne (da 9,25 milioni milioni di euro)che tuttavia conferma la strategia diNewlat di voler costituire una piatta-forma per acquisire da multinazio-nali estere alcuni marchi storici delsettore alimentare, la maggior partedei quali Made in Italy.

Quella di Newlat è stata una cre-scita progressiva, spesso rilevandomarchi bisognosi di rilancio: negliultimi 10 anni ha incrementato ilproprio fatturato da 20 a 350 milionidi euro ed oggi è pronta ad aprire agliinvestitori il proprio capitale sul mercato Star della Borsa Italiana, do-ve intende quotarsi entro la fine del-l’anno grazie al supporto di banchenazionali ed internazionali: tra que-ste, secondo i rumors, ci sarebberoEquita, SocGen e Hsbc.

Sul mercato dovrebbe essere col-locata una quota attorno al 40 per cento, lasciando comunque la mag-gioranza del gruppo in mano al pre-sidente Angelo Mastrolia. Si tratterà

di una operazione esclusivamente inaumento di capitale, in modo da uti-lizzare le risorse della quotazione perla crescita e per ulteriori acquisizioni.L’obiettivo degli azionisti è quello dipresentare in Borsa una piattaformaper aggregare altre aziende del food.

Il gruppo Newlat genera circa 350milioni di euro di fatturato con 25milioni di Ebitda. La società ha rea-lizzato 7 acquisizioni di brand moltonoti: le due acquisizioni realizzatecon Nestlè (Pezzullo nel 2005 e Bui-toni nel 2008 con lo storico stabili-mento di San Sepolcro), le due effet-tuate con la Parmalat (Newlat nel2008 e Polenghi nel 2009) ai tempidella gestione di Enrico Bondi, unacon Ebro Foods (la tedesca Birkel nel2013) e un’altra con Heinz-Kraft (al-cuni asset di Plasmon nellatte inpolvere nel 2015). In questo arcotemporale sono stati rilevate altreattività, come ad esempio la Centra-le del latte di Salerno. Infine c’è statal’acquisizione di Delverde ieri dallamultinazionale argentina MolinosRío de la Plata, transazione che havisto come advisor Oaklins Italy, lostudio BonelliErede e lo studio Gianni Origoni Grippo Cappelli.

Rilevante per Newlat è il mercatotedesco, che genera un terzo dei vo-lumi: con una quota di mercato del46% nel settore della pasta tipica te-desca e del 18% in Germania nella pa-sta in generale.

I capitali ottenuti con lo sbarcoborsistico serviranno per altre ope-razioni. Allo studio è il dossier di Pla-smon, visto che Heinz-Kraft ha deci-so di cederla. Uno dei problemi restala dimensione dell’operazione (al-meno 600 milioni, forse troppo grande per Newlat) unito alla tempi-stica. Newlat è comunque già forni-trice di Plasmon e potrebbe essereinteressata, a certe condizioni e conuna tempistica successiva all’Ipo, arilevare l’intera divisione. Sul tavolo,una volta portata a termine la quota-zione a Piazza Affari, potrebbe esser-ci comunque anche una fusione cartacontro carta con altri gruppi alimen-tari italiani. In ogni caso Newlat an-drà ad accrescere sul listino un setto-re, quello dell’alimentare, che dopoil caso Parmalat finita a Lactalis, nonpuò contare su un numero di quotateadeguato al blasone italiano.

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Politica e mondo finanziario ieri riuniti al Teatro alla Scala di Milano per il tributo a Giuseppe Guzzetti, presidente uscente della Cariplo.

—Servizi a pagina 17

FondazioniCariplo, l’addio di Guzzetti:«L’indipendenza sarà garantita»

Fondazione Cariplo.Il presidente uscenteGiuseppe Guzzetti

SOCIAL NETWORK IN BORSA

Pinterest verso l’Ipo a Wall Street: prezzo scontato per il debuttoLa cifra è inferiore all’ultimoround di finanziamenti:due anni fa valeva 12 miliardi

Marco ValsaniaNEW YORK

Le società tech e Internet fanno spes-so notizia per le loro valutazioni algaloppo. Pinterest ha ora deciso difarsi notare per l’esatto contrario: hadato il via al road-show verso il collo-camento azionario presentando i suoi titoli agli investitori ad un prez-zo “scontato”, compreso tra i 15 e i 17dollari. Al di sotto cioè dei 21,54 dolla-ri strappati due anni or sono nell’ulti-mo giro di finanziamenti pre-Ipo eche avevano visto la società di socialmedia e ricerca d'immagini valutata12 miliardi di dollari.

L’Ipo è ugualmente impegnata amobilitare miliardi. Dovrebbe ra-strellare 1,2 miliardi con la cessione di75 milioni di azioni ad un prezzo me-dio all’interno della forchetta indica-ta. E trasformare l’azienda nell’ulti-mo fenomeno digitale pluri-miliar-

dario. Né è detta la parola finale sullosbarco, la prossima settimana al Nysesotto il simbolo Pins: la domanda ri-scontrata nel corso degli incontri conil mondo della finanza potrà condi-zionare il prezzo. La cautela indica però che Pinterest non dà per scontatigli appetiti della Borsa, ormai vicinaai massimi, per il rischio. Il clima è re-so nervoso da tensioni economiche epolitiche e da incertezze sulla perfor-mance della Corporate America: da venerdì partirà la stagione dei contidel primo trimestre all’ombra di ti-mori d'una contrazione degli utili - pari al 3,9% - per la prima volta dal se-condo trimestre del 2016.

Le perplessità sono state rese pale-si dal primo dei nuovi grandi colloca-menti di società tech dell’anno: Lyft,nel trasporto alternativo, ha debutta-to alzando il prezzo a 72 dollari in ri-sposta a una robusta domanda. Ma dopo un iniziale rialzo ha ceduto ter-reno e oggi rimane attorno alla quo-tazione di sbarco. Proprio l’anda-mento di Lyft potrebbe aver convintoi vertici di Pinterest a ridimensionarei pronostici nonostante avessero direcente accelerato i tempi dell'Ipo per

sfruttare condizioni di mercato rite-nute tuttora favorevoli. A maggio la sete di Ipo verrà definitivamentemessa alla prova a Wall Street dall’av-vento del rivale di Lyft, Uber, tra valu-tazioni che sfiorano i 120 miliardi.

Pinterest - creata nel 2010 daglioggi 37enni Ben Silbermann (Ceo), Evan Sharp (Chief product officer) ePaul Sciarra (nel frattempo passato alventure capital) - grazie ai fondi del collocamento ha intenzione di inse-guire piani di sviluppo che la vedanorafforzare la pubblicità e soprattuttoservizi di e-commerce in grado di portarla in attivo. Vanta al momento250 milioni di utenti mensili e un mo-dello di business che fa leva su inser-zioni in un sito dedicato a trovare im-magini (e qualche video) che vanno da mobili a tatuaggi e ricette. È reduceda un promettente giro d’affari cre-sciuto a 756 milioni da 472,9 l'anno scorso e da perdite più che dimezzatea 63 milioni da 130 milioni. Dopo laquotazione rimarrà sotto il controllodi fondatori e attuali soci grazie a unaclasse speciale di azioni dotate di maggiori diritti di voto.

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PASTADELVERDEUno dei marchi storici della tradizione pastaia abruzzese. Ha sede a Fara San Martino

GRUPPOBUITONIA Newlatfanno capopasta seccae prodotti da forno, a Nestlè salse e surgelati

PASTA BIRKELBirkel è uno dei marchi più noti di pasta tedesca. Il brand nasce già nel 1874

LATTEOPTIMUSUn’altra gammadi latte e suoi derivati sottoil controllodel marchio Newlat

POLENGHILOMBARDOMarchiostoricodell’alimentare italiano, nascea Codogno(Lodi) nel 1870

LATTEGIGLIOIl brand nascenel 1934per iniziativadi quando un gruppo di 20 cooperative

I marchi del gruppo Newlat

PRIMA DELLA SOTTOSCRIZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL PROSPETTO E I DOCUMENTI DI INFORMAZIONE CHIAVE PER GLI INVESTITORI (KIID), disponibili presso i soggetti collocatori e sul sito www.egfund.it. Questo è un messaggio pubblicitario e non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all’in-vestimento. I RENDIMENTI PASSATI NON SONO INDICATIVI DI QUELLI FUTURI, l’investimento potrebbe comportare la perdita del capitale. I rendimenti riportati si basano sui dati pubblicati su Bloomberg. Non vi è garanzia di ottenere uguali risultati per il futuro. I dati riportati relativi alla performance 2012-2018 fanno riferimento all’intero periodo, non rappresentano un rendimento annuo. Nel medesimo periodo di riferimento l’indice “Bloomberg Barclays Euro Aggregate Totale Return Index Value Unhedged EUR” (parametro coerente con la politica di investimento del comparto) ha conseguito un risultato pari a +33.22%. Le performance riportate non tengono in considerazione le even-tuali spese incassate al momento dell’emissione e riscatto di azioni né gli oneri fiscali. Euro Global Bond è un comparto di Efficiency Growth Fund SICAV, società d’investimento a capitale variabile di diritto Lussemburghese. GFG Groupe Financier de Gestion (Monaco) SAM è Investment Manager di tutti i comparti della SICAV Efficiency Growth Fund.

Efficiency Growth Fund SICAV

Euro Global Bondgestito da

GFG Groupe Financier de Gestion (Monaco) SAM

EuroInvestimenti principalmente in Euro

GlobalEmittenti Globali, con focus sull’Europa

BondObbligazioni, con rating medio Investment Grade

Rendimento 2012-2018: 36.86%Rendimento 2018: -0.79%

2016 Award come miglior fondo “Euro Bond” a 3 anni

Effi ciency Growth Fund SICAV

Euro GlobalBondgestito da

GFGGroupe Financier de Gestion

(Monaco) SAM

PRIMA DELLA SOTTOSCRIZIONE LEGGERE ATTENTA-MENTE IL PROSPETTO E I DOCUMENTI DI INFORMA-ZIONE CHIAVE PER GLI INVESTITORI (KIID), disponibili presso i soggetti collocatori e sul sito www.egfund.it. Questo è un messaggio pubblicitario e non costituisce sollecitazione, offerta, consulenza o raccomandazione all’investimento. Euro Global Bond è un comparto di Efficiency Growth Fund SICAV, socie-tà d’investimento a capitale variabile di diritto Lussemburghese. GFG Groupe Financier de Gestion (Monaco) SAM è Investment Manager di tutti i comparti della SICAV Efficiency Growth Fund.

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Il Sole 24 Ore Martedì 9 Aprile 2019 31

.export

Lab Innova for Africa. L’iniziativa di Ice e Aics partita in Etiopia a febbraio

Formazione italiana per le filiere agricoledi cinque Paesi africaniRoberta Miraglia

Sono 51 le imprese dei settoriortofrutta e caffè di Etiopiae Mozambico già coinvoltenella prima parte del pro-

gramma Lab Innova for Africa del-l’Ice. Alle aziende della filiera agri-cola e agri-food il progetto, realizza-to in collaborazione con i docentidella Faculty Ice, l’Agenzia italianaper la cooperazione allo sviluppo eMacfrut, offre formazione per cre-scere sui mercati esteri. Partito afebbraio, entro novembre il pro-gramma si estenderà a più di 60aziende africane in cinque Paesi:Uganda, Tanzania e Angola, oltre aEtiopia e Mozambico.

Il fine è diffondere la cultura del-l’internazionalizzazione, sostenerelo sviluppo di due settori molto im-portanti per le economie emergentidell’area e promuovere al contem-po il trasferimento tecnologico ma-de in Italy e il partenariato tra im-prese nonché la leadership italiananella tecnologia per la trasforma-zione e il packaging.

«Si tratta di un progetto che miraad aumentare le opportunità di part-nership tecnico-industriale con leimprese italiane» spiega SimonaAutuori, responsabile dell’ufficio Icedi Addis Abeba. «In questo modo simigliora la catena del valore dell’in-dustria agricola locale per creare svi-luppo e posti di lavoro».

Così gli investimenti stranieri inAfrica possono creare una situazio-ne “win win” per le imprese locali eaiutarle a essere in grado di lavorarecon quelle italiane, dice AlessandraRainaldi, responsabile dell’iniziati-

va. «Prima viene fatto un checkaziendale per verificare quali sianoi bisogni - aggiunge - quindi segueuna fase di formazione in aula inAfrica sulle materie tipiche della in-ternazionalizzazione». La terza faseprevede uno study tour in Italia nelcorso delle fiere Macfrut, Exco2019e Cibus Tec, con un programma divisite aziendali e incontri B2B conaziende italiane. Nel secondo seme-stre 2019, sono invece previste letappe in Tanzania e Angola.

Nelle giornate in aula le impresepotranno approfondire temi qualiorganizzazione aziendale, negozia-zione, marketing internazionale, fo-od safety, tecnologia, contrattuali-stica e logistica, e preparare unastrategia per affrontare il mercatoeuropeo e una proposta concreta dibusiness per la ricerca di partnercommerciali e per accedere a finan-ziamenti europei e internazionali.I fondi Ue per azione esterna desti-nati all’Africa nel periodo 2021-2027raggiungeranno i 32 miliardi di euro.

Frutta tropicale, avocado, fagioli-ni, piselli, cereali, legumi e caffè so-no i settori in cui operano la maggio-ranza delle aziende interessate alprogramma. L’agroindustria è solouno dei settori che offrono opportu-nità di investimento in Africa, inEtiopia in particolare dove la recentepace con l’Eritrea ha aperto spazi ul-teriori di crescita. I punti forti e de-boli sono stati illustrati alle impreseitaliane nei giorni scorsi durante untour organizzato dallo studio legaleBonelliErede (che ha un ufficio adAddis Abeba) in collaborazione conl’Ambasciata Etiope in Italia.

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Le intese. Per la piena attuazione, la Cina dovrà emanare una serie di norme complesse. Il problema dell’armonizzazione giuridica con il quadro dell’Unione europea sugli investimenti

Gli accordi tra Roma e Pechinoalla prova dell’applicazione Laura Cavestri

Appalti, investimenti este-ri, tutela dei brevetti e deiprodotti alimentari Igp.Ma anche arance e carnebovina.

Quali obblighi e qualivantaggi sono previsti per l’Italia dal-l’intesa – siglata sabato 23 marzo, trail presidente del Consiglio, GiuseppeConte, e il ”collega” cinese, Xi Jinping,a Roma – con cui il nostro Paese ha aderito alla “Belt and Road Initiative”,l’ambizioso progetto lanciato nel 2013per il miglioramento dei collegamenticommerciali tra Europa e Asia (sia viaterra che via mare)?

Per ora, sembra cambiare poco.Perché, al netto di 29 tra accordi pub-blici e privati firmati in quei giorni – tra i più noti quelli che sbloccano l’export di arance e carne bovina –l’intesa sembra più un punto di par-tenza. Rinnovabile ogni cinque anni esenza vincoli immediati.

«Il memorandum d’intenti è unacornice – ha spiegato ieri a Milano (al-la Sala lauree della Facoltà di ScienzePolitiche della Statale) il sottosegreta-rio agli Affari esteri, Manlio Di Stefano–, un’infrastruttura che servirà a “in-dirizzare” futuri accordi di dettaglio eche, per la prima volta, inserisce unadisponibilità e un impegno del gover-no cinese a operare verso una piena apertura degli appalti, ad aprire versouna maggiore equità della concorren-za tra imprese e a tutelare meglio la proprietà intellettuale».

In realtà, l’intesa pone già più di uninterrogativo. «In Europa – ha sottoli-neato Giovanna Adinolfi, Ordinario di

Diritto internazionale alla Statale di Milano – le procedure di appalto sonogià aperte e accessibili ad investitori internazionali, e quindi anche cinesi.Il problema è che non c’è reciprocità,cioè non avviene altrettanto per noi inCina. Un’apertura comporterà neces-sariamente una o più modifiche nor-mative che la Cina non pare pronta afare nell’immediato. Non solo. Il re-cente regolamento Ue sul controllodegli investimenti diretti esteri in Eu-ropa impone ai Paesi membri un con-trollo sui propri investitori esteri (e unconfronto con la Commissione Ue) nel caso questi “tocchino” infrastrut-ture critiche, quali energia, digitale ereti transeuropee. L’accordo – tra i 29siglati lo scorso marzo con la Cina – che affida la costruzione di alcune in-frastrutture intermodali nel porto diTrieste alla China Communication &

Costruction company (il 6° operatore mondiale per servizi e azienda di pro-prietà statale) potrebbe incappare inuna “censura”?».

«In queste settimane si è ironizza-to molto sugli accordi che hanno sbloccato l’export italiano verso la Ci-na di arance e carne bovina – ha ag-giunto Alessia Amighini, docente di Economia all’Università del PiemonteOrientale e alla Cattolica di Milano –.In realtà, erano dossier importanti e bloccati da anni. Tuttavia, non servivaun’intesa di questa portata per sbloc-carli. Ma bisogna che siano apripistaper molto altro e molto di più. Ad esempio, nessun accordo siglato am-plia e rende giustizia alle collabora-zioni già esistenti, su “nicchie di altis-sima tecnologia” tra università e cen-tri di ricerca italiani e cinesi. I cinesi datempo studiano il nostro modello pensionistico universale. Ma i reci-proci impegni non lo menzionano. Ilrischio – ha concluso Amighini – è che, come hanno più volte amesso periscritto anche nei loro documenti, i ci-nesi vogliano sviluppare relazioni “diversificate” con i Paesi europei (non con la Ue): di tipo “industriale” con Francia e Germania, di tipo “prag-matico” con l’area dell’Europa orien-tale e su questioni “agricole e cultura-li” con l’Italia e il Sud Europa».

Nel 2016 la cinese Cosco shippingha acquisito la maggioranza del Pireo,il porto di Atene. Un anno dopo, la Uenon è riuscita a presentare (per la pri-ma volta) una sua dichiarazione al Consiglio delle Nazioni Unite sulmancato rispetto dei diritti umani inCina. La Grecia aveva posto il veto.

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Rilancio. I 29 accordi siglati a Roma il mese scorso potranno intensificare la collaborazione commerciale tra Italia e Cina

AFP

51LE IMPRESECOINVOLTESono le piccole aziende in Etiopia e Mozambico finora coinvolte dalle prime due tappe del programma Lab Innova for Africa. Seguiranno Uganda, Tanzania e Angola

L’iniziativa.In cinque Paesi africani vengono selezionate imprese della filiera agricola da formare, sul posto e con tour in Italia, per favorire forme di partenariato con gli investitori italiani

UNIVERSITÀ DI MILANO

Politiche globali:al via magistrale

Si chiama Global politics & Society (Gps) il nuovo corso di laurea magistrale biennale che prenderà il via presso la facolta di Scienze Politiche dell’Università statale di Milano dal prossimo anno accademico 2019/2020. Il corso sarà interamente in inglese (livello minimo B2). L’obiettivo è fornire una preparazione specialistica sulle dinamiche geopolitiche e l’economia internazionale. Maggiori informazioni sul sito: www.gps.unimi.it

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Data 23/02/2019

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Foglio 1

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Il Sole 24 Ore Martedì 9 Aprile 2019 31

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Lab Innova for Africa. L’iniziativa di Ice e Aics partita in Etiopia a febbraio

Formazione italiana per le filiere agricoledi cinque Paesi africaniRoberta Miraglia

Sono 51 le imprese dei settoriortofrutta e caffè di Etiopiae Mozambico già coinvoltenella prima parte del pro-

gramma Lab Innova for Africa del-l’Ice. Alle aziende della filiera agri-cola e agri-food il progetto, realizza-to in collaborazione con i docentidella Faculty Ice, l’Agenzia italianaper la cooperazione allo sviluppo eMacfrut, offre formazione per cre-scere sui mercati esteri. Partito afebbraio, entro novembre il pro-gramma si estenderà a più di 60aziende africane in cinque Paesi:Uganda, Tanzania e Angola, oltre aEtiopia e Mozambico.

Il fine è diffondere la cultura del-l’internazionalizzazione, sostenerelo sviluppo di due settori molto im-portanti per le economie emergentidell’area e promuovere al contem-po il trasferimento tecnologico ma-de in Italy e il partenariato tra im-prese nonché la leadership italiananella tecnologia per la trasforma-zione e il packaging.

«Si tratta di un progetto che miraad aumentare le opportunità di part-nership tecnico-industriale con leimprese italiane» spiega SimonaAutuori, responsabile dell’ufficio Icedi Addis Abeba. «In questo modo simigliora la catena del valore dell’in-dustria agricola locale per creare svi-luppo e posti di lavoro».

Così gli investimenti stranieri inAfrica possono creare una situazio-ne “win win” per le imprese locali eaiutarle a essere in grado di lavorarecon quelle italiane, dice AlessandraRainaldi, responsabile dell’iniziati-

va. «Prima viene fatto un checkaziendale per verificare quali sianoi bisogni - aggiunge - quindi segueuna fase di formazione in aula inAfrica sulle materie tipiche della in-ternazionalizzazione». La terza faseprevede uno study tour in Italia nelcorso delle fiere Macfrut, Exco2019e Cibus Tec, con un programma divisite aziendali e incontri B2B conaziende italiane. Nel secondo seme-stre 2019, sono invece previste letappe in Tanzania e Angola.

Nelle giornate in aula le impresepotranno approfondire temi qualiorganizzazione aziendale, negozia-zione, marketing internazionale, fo-od safety, tecnologia, contrattuali-stica e logistica, e preparare unastrategia per affrontare il mercatoeuropeo e una proposta concreta dibusiness per la ricerca di partnercommerciali e per accedere a finan-ziamenti europei e internazionali.I fondi Ue per azione esterna desti-nati all’Africa nel periodo 2021-2027raggiungeranno i 32 miliardi di euro.

Frutta tropicale, avocado, fagioli-ni, piselli, cereali, legumi e caffè so-no i settori in cui operano la maggio-ranza delle aziende interessate alprogramma. L’agroindustria è solouno dei settori che offrono opportu-nità di investimento in Africa, inEtiopia in particolare dove la recentepace con l’Eritrea ha aperto spazi ul-teriori di crescita. I punti forti e de-boli sono stati illustrati alle impreseitaliane nei giorni scorsi durante untour organizzato dallo studio legaleBonelliErede (che ha un ufficio adAddis Abeba) in collaborazione conl’Ambasciata Etiope in Italia.

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Le intese. Per la piena attuazione, la Cina dovrà emanare una serie di norme complesse. Il problema dell’armonizzazione giuridica con il quadro dell’Unione europea sugli investimenti

Gli accordi tra Roma e Pechinoalla prova dell’applicazione Laura Cavestri

Appalti, investimenti este-ri, tutela dei brevetti e deiprodotti alimentari Igp.Ma anche arance e carnebovina.

Quali obblighi e qualivantaggi sono previsti per l’Italia dal-l’intesa – siglata sabato 23 marzo, trail presidente del Consiglio, GiuseppeConte, e il ”collega” cinese, Xi Jinping,a Roma – con cui il nostro Paese ha aderito alla “Belt and Road Initiative”,l’ambizioso progetto lanciato nel 2013per il miglioramento dei collegamenticommerciali tra Europa e Asia (sia viaterra che via mare)?

Per ora, sembra cambiare poco.Perché, al netto di 29 tra accordi pub-blici e privati firmati in quei giorni – tra i più noti quelli che sbloccanol’export di arance e carne bovina –l’intesa sembra più un punto di par-tenza. Rinnovabile ogni cinque anni esenza vincoli immediati.

«Il memorandum d’intenti è unacornice – ha spiegato ieri a Milano (al-la Sala lauree della Facoltà di ScienzePolitiche della Statale) il sottosegreta-rio agli Affari esteri, Manlio Di Stefano–, un’infrastruttura che servirà a “in-dirizzare” futuri accordi di dettaglio eche, per la prima volta, inserisce unadisponibilità e un impegno del gover-no cinese a operare verso una piena apertura degli appalti, ad aprire versouna maggiore equità della concorren-za tra imprese e a tutelare meglio la proprietà intellettuale».

In realtà, l’intesa pone già più di uninterrogativo. «In Europa – ha sottoli-neato Giovanna Adinolfi, Ordinario di

Diritto internazionale alla Statale di Milano – le procedure di appalto sonogià aperte e accessibili ad investitori internazionali, e quindi anche cinesi.Il problema è che non c’è reciprocità,cioè non avviene altrettanto per noi inCina. Un’apertura comporterà neces-sariamente una o più modifiche nor-mative che la Cina non pare pronta afare nell’immediato. Non solo. Il re-cente regolamento Ue sul controllodegli investimenti diretti esteri in Eu-ropa impone ai Paesi membri un con-trollo sui propri investitori esteri (e unconfronto con la Commissione Ue)nel caso questi “tocchino” infrastrut-ture critiche, quali energia, digitale ereti transeuropee. L’accordo – tra i 29siglati lo scorso marzo con la Cina – che affida la costruzione di alcune in-frastrutture intermodali nel porto diTrieste alla China Communication &

Costruction company (il 6° operatore mondiale per servizi e azienda di pro-prietà statale) potrebbe incappare inuna “censura”?».

«In queste settimane si è ironizza-to molto sugli accordi che hanno sbloccato l’export italiano verso la Ci-na di arance e carne bovina – ha ag-giunto Alessia Amighini, docente di Economia all’Università del PiemonteOrientale e alla Cattolica di Milano –.In realtà, erano dossier importanti e bloccati da anni. Tuttavia, non servivaun’intesa di questa portata per sbloc-carli. Ma bisogna che siano apripistaper molto altro e molto di più. Ad esempio, nessun accordo siglato am-plia e rende giustizia alle collabora-zioni già esistenti, su “nicchie di altis-sima tecnologia” tra università e cen-tri di ricerca italiani e cinesi. I cinesi datempo studiano il nostro modello pensionistico universale. Ma i reci-proci impegni non lo menzionano. Ilrischio – ha concluso Amighini – è che, come hanno più volte amesso periscritto anche nei loro documenti, i ci-nesi vogliano sviluppare relazioni “diversificate” con i Paesi europei (non con la Ue): di tipo “industriale” con Francia e Germania, di tipo “prag-matico” con l’area dell’Europa orien-tale e su questioni “agricole e cultura-li” con l’Italia e il Sud Europa».

Nel 2016 la cinese Cosco shippingha acquisito la maggioranza del Pireo,il porto di Atene. Un anno dopo, la Uenon è riuscita a presentare (per la pri-ma volta) una sua dichiarazione al Consiglio delle Nazioni Unite sulmancato rispetto dei diritti umani inCina. La Grecia aveva posto il veto.

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Rilancio. I 29 accordi siglati a Roma il mese scorso potranno intensificare la collaborazione commerciale tra Italia e Cina

AFP

51LE IMPRESECOINVOLTESono le piccole aziende in Etiopia e Mozambico finora coinvolte dalle prime due tappe del programma Lab Innova for Africa. Seguiranno Uganda, Tanzania e Angola

L’iniziativa. In cinque Paesi africani vengono selezionate imprese della filiera agricola da formare, sul posto e con tour in Italia, per favorire forme di partenariato con gli investitori italiani

UNIVERSITÀ DI MILANO

Politiche globali:al via magistrale

Si chiama Global politics & Society (Gps) il nuovo corso di laurea magistrale biennale che prenderà il via presso la facolta di Scienze Politiche dell’Università statale di Milano dal prossimo anno accademico 2019/2020. Il corso sarà interamente in inglese (livello minimo B2). L’obiettivo è fornire una preparazione specialistica sulle dinamiche geopolitiche e l’economia internazionale. Maggiori informazioni sul sito: www.gps.unimi.it

VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfTW9ucmlmIyMjZDExZTRkNTYtZjg4Yy00NjMyLTk2ODAtY2UyOGRmY2UzYjM3IyMjMjAxOS0wNC0wOVQwOToyMjoyOSMjI1ZFUg==