1984 - sebastiano a. patanè - gerusalemme
DESCRIPTION
poesie d'impegnoTRANSCRIPT
Sebastiano A. Patanè
Gerusalemme
Catania 2011
Proprietà letteraria di
Sebastiano A. Patanè
Catania 2011
in copertina
“Gerusalemme”
da internet
Gerusalemme Catania 1984
Entrata
Spalancati cielo
e mostrami il sole
che da anni, ormai,
scorgo appena
dietro una fessura.
La morte di una rosa
La morte di una rosa
ha lasciato in me
un enorme buio.
Ho acceso quasar
e stelle a neutroni,
ho versato
meditazioni orientali
ed ho aperto numerose
idee.
Ho visto uomini confondersi
a pattumi sociali
descrivendo,
nell’aria fetida,
gusci d’ignoranza.
Ho girato e rigirato
attorno al cerchio di fuoco
senza riuscire
ad afferrare qualcuno.
Infine ho guardato verso il cielo
dove, immensi cimiteri
accoglievano miscugli di fede.
giugno 1984
Ultima cena
Un vento d’elettroni in fuga
che piega i pensieri,
giunge dall’est,
portando con sé,
brandelli d’anime
ed occhi impauriti.
Nell’ultimo cenacolo
un Cristo muto,
spezza il pane della pace,
mentre l’uomo
brinda con Bacco
l’ultima illusione,
dimenticando
d’essere solo.
Una fila di bare
penetra nel cuore
e dagli occhi affiora
una vecchia croce …
L’antico lanciatore di coltelli
ha vinto ancora e
preoccupata,
una madre veglia
il sepolcro vuoto.
giugno 1984
Radiazioni
Ho frantumato rocce
e seppellito croci…
ma angeli
con le ali rotte
continuavano a precipitare
dal cielo.
Strauss è morto,
e sul Danubio
campane rintoccano a morte.
Echi di dolore
lacerano la pace
e da mausolei e tombe
s’alza la voce furibonda
degli eroi della guerra,
grandi per aver distrutto
tonnellate d’idrogeno
e violato il talamo
di giovani spose di Dio.
Anche Martin è morto,
ucciso dalla lealtà dei bugiardi
che credono ancora
nella resurrezione dei vivi
e nella redenzione delle virtù.
Il buon gigante
ora vende sentieri
per profughi palestinesi
e libera astri
per illuminare notti insonni,
piene di paura.
giugno 1984
Gerusalemme
Nel filo spinato s’è impigliata
una farfalla dalle ali d’oro…
Da buche nella sabbia
escono voci singhiozzanti
che ricordano preghiere.
Trincee scavate
in quel corpo di dama severa,
sfacciatamente sdraiata
sulla bianca roccia
a piangere da secoli
l’errore di essere madre
di milioni di pietre.
Su muri d’ombra
si stagliano ferruginose
espressioni di fede…stanche anime
trascinate da muli di montagna
che da tempo, ormai,
non trasportano più grano
ma crocifissioni volontarie.
Ogni sasso è la storia di un uomo;
ogni ramo spezzato,
la fine della pace.
Povera farfalla
inchiodata come un nuovo Cristo
al filo spinato, col vento che le strappa
brandelli di ali e la uccide
con schegge d’odio. Povera farfalla…
La città tace, sotto luccichii di bombe,
il lamento dell’uomo che attende
il nuovo messia
che lo liberi dai peccati
e prega il cannone
perché lo aiuti.
Il vento trasporta
semi di caos ovunque,
ma in questo deserto
il male ha radicato violentemente
e, dall’argento fine
che sovrasta il mondo
cadono, bocconi,
putridi germogli di guerra.
Mani nemiche
sfiorano la povera farfalla morta
e piangono occhi fratelli,
ma il dio mitra
non esita a colpire.
giugno 1984
“Suono di campane in lontananza”
Il tuo volto
io lo conosco fratello
per secoli l’ho visto
disegnato nel vuoto…
in Russia
in Libia
nel Vietnam
nel mondo
ora qui in questa terra
dove ogni granello di sabbia
è un tempio.
Dal nostro sangue nasce
un grande fiume
che trasporta a valle
croci di dolore.
Tremolio d’acque
affiora dagli occhi
stanchi di morte
ma la tua ruvida mano
mutilata dell’anima
uccide.
Gerusalemme
muore nel pianto dei bimbi
che tra macerie d’uomini
cercano il padre perduto.
Fratello vieni da Haifa
per logorare il legno sacro
ed io da qui
ti regalo armi.
Ora non possiamo lasciarci più compagno
resteremo insieme in eterno.
(suono di campane in lontananza)
giugno 1984
Il mendicante arabo
Colonne di fumo si scagliano
contro cirri chiari.
Sulla via di Gerico,
un mendicante arabo
chiede sguardi
a turbinose raffiche di soldati.
Ad Amman chiedono acqua
labbra impaurite
ma il pozzo è secco
ed il Giudeo sporco di sangue
non è più tornato.
Vissero serpenti infidi
alla siccità d’amore
portando nel ventre
sciamani e selvaggi che
scaraventati nella fossa del Giordano
attendono il battesimo.
Chiede sorrisi il mendicante arabo
ai fratelli impetuosi
per regalarli a chi, sul corpo di Davide
eresse il tempio alla pace.
giugno 1984
Aiuto, aiutatemi!
Con le mani sul volto,
ancora orribile,
giace morta la battaglia.
Dal campo squassato
si levano lamenti e fumo,
raccapriccianti arcobaleni di morte
dopo l’uragano.
Aiuto, aiutatemi!
Un’anima scandaglia corpi esanimi,
cercando compagnia,
ma solo rimangono innumerevoli squarci
fra le pietre.
Aiuto, aiutatemi!
Grovigli di pensieri e promesse
hanno costruito stracci d’uomini
occludendo bocche di bene;
sintomi d’arte dal pentagramma piatto,
danno una sola nota,
allungata all’infinito…
Aiuto, aiutatemi!
Fra petali smorti, ancora stupendo,
giace, spezzato, un fiore. l’ultimo…
Aiuto, aiutatemi!
giugno 1984
Indice
Gerusalemme 1984
Entrata
La morte di una rosa
Ultima cena
Radiazioni
Gerusalemme
“Suono di campane in lontananza”
Il mendicante arabo
Aiuto, aiutatemi!
http://leviepoetiche.blogspot.com/