1999 01 notiziario settore tecnico

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FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO 1 gennaio febbraio FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO 1999 di Stefano D'Ottavio SETTORE TECNICO del UN NUOVO MODELLO DI GESTIONE DEGLI STADI SELEZIONE E PROMOZIONE DEL TALENTO CALCISTICO CONGRUENZE TRA IL MODELLO DI GARA E DELL’ALLENAMENTO di Francesco D'Arrigo Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Roma

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Page 1: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

FEDERAZIONEITALIANAGIUOCO CALCIO

1

gennaio febbraio

FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO

1999

di Stefano D'Ottavio

SETTORE TECNICOdel

UN NUOVO MODELLODI GESTIONE DEGLI STADI

SELEZIONE E PROMOZIONEDEL TALENTO CALCISTICO

CONGRUENZE TRA ILMODELLO DI GARA EDELL’ALLENAMENTO

di Francesco D'Arrigo

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Versamento della quota diiscrizione all'Albo dei Tecnici

per la stagione sportiva

1999/2000Al numero 1 GEN-FEB 1999 del Notiziario, è allegato il bollettino per il pagamentodella quota di iscrizione all’Albo ed ai Ruoli del Settore Tecnico per la stagione1999/2000. Il pagamento della quota dovrà essere effettuato entro il 30 giugno1999. Gli importi delle quote sono i seguenti:

Direttore Tecnico £. 100.000Allenatore Professionista di 1a cat. £. 100.000Allenatore Professionista di 2a cat. £. 100.000Allenatore di Base £. 50.000Allenatore Dilettante di 3a cat. £. 50.000Allenatore di Calcio a 5 £. 50.000Istruttore Giovani Calciatori £. 50.000Preparatore Atletico £. 100.000Medico Sociale £. 100.000Operatore Sanitario Ausiliario(Massaggiatore, etc.) £. 50.000

Ai tecnici che non avranno provveduto nei termini indicati ad iscriversi all’Albonon sarà vidimato il tesseramento valido per esercitare l’attività nella stagionesportiva 1999/2000.Il pagamento della quota é obbligatorio per tutti i Tecnici. Coloro che non effettuanoil versamento vengono sospesi temporaneamente dall’Albo ai sensi dell’art. 15,comma 1/c del Regolamento del S.T.In caso di smarrimento del bollettino, il pagamento della quota potrà essere effettuatotramite conto corrente n.389502 intestato a F.I.G.C. - Settore Tecnico, ViaG.D’Annunzio 138, 50135 Firenze, specificando nella causale: qualifica, numerodi matricola, stagione sportiva per la quale si effettua il versamento.Si precisa che sul bollettino di versamento dovrà essere scritto il nominativo deltecnico.Si ricorda inoltre che per l’inoltro di tutta la corrispondenza tra il Settore Tecnicoe gli iscritti all’Albo fa fede la residenza e non i temporanei trasferimenti didomicilio.

Page 3: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

1

SOMMARIO

2

30

17

EDITORIALE

di Mario Valitutti

di Mario Valitutti

ATTUALITÀ

ATTUALITÀ

3CONGRUENZE TRA IL MODELLODI GARA E DELL’ALLENAMENTO di Francesco D’Arrigo

SEZIONE MEDICA

FONDAZIONE«MUSEO DEL CALCIO»

FORMAZIONE EISTRUZIONE TECNICA

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

FORMAZIONE EISTRUZIONE TECNICA

25

da I a IVSETTORE GIOVANILE E SCOLASTICO

I LIBRI DELLA FONDAZIONE«MUSEO DEL CALCIO» a cura di Fino Fini

di Mario Marella,Monica Risaliti

44

20

di Marcello Ghizzo

LA RESISTENZA

UN NUOVO MODELLO DIGESTIONE DEGLI STADI

IL GIOCATORE PENSANTE E LOSVILUPPO DEL PENSIERO TATTICO

UN PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE: IL VARICOCELE

di Fulvio Fiorin

Per richiedere copie arretrate del Notiziario inviare una richiesta scritta indirizzata a: F.I.G.C. Settore Tecnico Via G. D’Annunzio 138, 50135 Firenze. Non saranno accettate richieste effettuate per

telefono.

Le opinioni espresse negliarticoli firmati non rifletto-no necessariamente l’opi-nione ufficiale del Settore Tec-nico. Tutto il materiale inviatonon sarà restituito. La ri-produzione di articoli o im-magini è autorizzata a con-dizione che ne venga citatala fonte.

DirettoreMario Valitutti

Direttore ResponsabileFino Fini

Comitato di RedazioneFelice AccameGianni LealiLuigi NataliniMichele PierroGuido VantaggiatoLeonardo VecchietAzeglio Vicini

SegreteriaFabrizio Cattaneo (coordinatore)Monica RisalitiMarco Viani

Fotocomposizioneimpaginazione e disegniDanilo Ferruzzi

FotografiaFoto SabeItalfoto GieffeArchivio Settore TecnicoFoto Guerin SportivoFoto Archivio Museo del Calcio

StampaATENA s.r.l.Via di Val Tellina, 4700151 ROMATel. 06/58204422 r.a.Fax 06/58232277

Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di Roma

Autorizzazione del tribunale diFirenze, del 20 maggio 1968 n.1911

Finito di stampare nel marzo 1999

a cura di Massimo Sandrelli

ATTUALITÀ

Page 4: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

2

CENTRO TECNICOFEDERALE

Le inquietudini che pervadono ilmondo del calcio in questi ultimitempi - dalla questione del

doping alle vicende che hanno turbatola Lega Nazionale Dilettanti, dall’acce-sa dialettica sulla disciplina dei dirittitelevisivi alla crescente tensione cheaccomuna l’operato degli arbitri, degliallenatori, dei dirigenti e degli stessioperatori dei media - vanno considera-te quale conseguenza fisiologica di unmondo che vive una fase di profondatrasformazione e di crescita che impo-ne un momento di riflessione di tuttele componenti dell’organizzazione cal-cistica.

Infatti, il passaggio da un modellopeculiare e complesso, basato prevalen-temente sulla passione e sulla connota-zione sociale dello spettacolo prodotto,ad un vero e proprio sistema di impre-sa, sia pure atipico, comporta un con-fronto pacato e neutrale di tutte lecomponenti del pianeta calcio.

Da tale confronto deve scaturire unpunto di equilibrio che armonizzi gliinteressi dei club di vertice con quellidi base e, in definitiva, garantisca la cre-scita dell’intero sistema e, al tempostesso, assicuri “la competizione” che èalla base del gioco più bello delmondo.

Il problema potrà trovare soluzionein un “modello italiano di mutualità”che ricerchi il suo equilibrio collocan-dosi a metà strada tra il modello USA,

che ripartisce le risorse in misura pres-soché paritaria tra le diverse compo-nenti, e le tendenze che da più partisembrano emergere verso la destinazio-ne della quasi totalità delle entrate aiclub che le hanno prodotte.

Ma la questione prioritaria è quella difar crescere la produttività del sistemacalcio nel suo insieme, sfruttando almeglio le enormi risorse potenzialiderivanti dalle sponsorizzazioni; da unintelligente sfruttamento del marchio;dal merchandising; dalla gestione eco-nomica degli stadi intesi quali centri diattività economica, sociale e culturale(secondo il modello suggerito nelcosiddetto decalogo Veltroni); da unammodernamento della rete che orga-nizza e gestisce i giochi e le scommessesugli eventi calcistici (Totocalcio,Totogol, Totoscommesse, Totosei).

Il Settore Tecnico appare particolar-mente idoneo, sia per l’ampia rappre-sentatività del suo Consiglio Direttivoche per i compiti ad esso affidati, adivenire la sede di istruttoria e di con-fronto delle problematiche suindicate.

Ciò presuppone, tuttavia, che ilSettore possa disporre dei necessarisupporti conoscitivi, accumulando datied informazioni da mettere a disposi-zione dei diversi operatori.

In questa ottica, anticipiamo, in que-sto numero, una informativa sul temadi un nuovo modello di gestione deglistadi.

EDITORIALE

ED

ITO

RIA

LE

di Mario Valitutti

Page 5: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

3

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

Lo sviluppo delle qualità fisi-che del calciatore, nelle suevarie espressioni, comporta

una serie di problematiche sia dicarattere strutturale che metodo-logico. Questo lavoro vuole pren-dere in considerazione il caratteremetodologico per allenare lecapacità condizionali e coordinati-ve del calciatore e, più precisa-mente, proporre modelli di alle-namento che riescano in questocontesto a sviluppare determinatequalità in modo specifico. La spe-cificità dell’allenamento calcisticopresenta non poche difficoltà diattuazione, ma è possibile propor-re modelli di allenamento chemirino a sviluppare qualità comela resistenza, la velocità e tutte lequalità coordinative e, di conse-guenza, quelle propriamente tec-niche, attraverso mezzi di allena-mento che abbiano come caratte-ristica principale quella di ripro-durre situazioni e modelli digioco simili a quelIi di gara.

CRITERI D’INDAGINE E COM-PARAZIONE TRA LAVORO SPE-CIFICO E NON

ResistenzaPer verificare l’effettiva rispon-

denza, dal punto di vista dellemodificazioni fisiologiche e i rela-tivi adattamenti strutturali, tral’allenamento cosiddetto “a secco”e le esercitazioni a carattere speci-fico, abbiamo preso in esame ungruppo di calciatori professionistiprecedentemente testati ed abbia-mo sviluppato i grafici di control-lo dei cardiofrequenzimetri, deri-vati dalle esercitazioni specifiche,rapportandoli ai grafici costruitisugli allenamenti di carattere set-toriale.

Potenza aerobicaAbbiamo valutato il rapporto

esistente tra una serie di 5 ripetu-te di 1000 metri, eseguite in pistad’atletica, e lo svolgimento di unpossesso palla tra due squadre di9 giocatori ciascuna su tutto ilcampo, con obbligo di giocare acoppie fisse, con numero di toc-chi fisso (tre), per un tempo di 25minuti (frazionato in due tempidi 15 e 10 minuti).

Resistenza alla velocitàVai e vieni su 20 metri, due serie

di 6 ripetizioni, recupero incom-pleto.

Partita rugby 3:3 in un campo di40x20 metri, tempo di lavoro 2minuti, tempo di recupero 3minuti, 2 ripetizioni.

Esercitazione 3:1 in un quadratodi 10 metri, tempo di lavoro unminuto, tempo di recupero tra le4 ripetizioni 45 secondi, tempo direcupero tra le 2 serie 5 minuti.

Partita pressing 4:4 in campo di45x25 metri con portieri. Tempodi lavoro 2 minuti, recupero tra le3 ripetizioni 2 minuti.

VelocitàEsercitazioni di rapidità neuro-

muscolare con la palla, a coppie, atre, a quattro.

Sprint psico-cinetici di 10, 20, 30metri. Si svolge una circolazionedella palla senza avversari a 3-4squadre seguendo una sequenzadi colori predeterminata, alcomando dell’allenatore si eseguelo sprint andando ad attaccare deicinesini del colore chiamato, postialle distanze volute.

Qualità tecnicheEsercitazioni tecniche singole, a

coppie, a tre, di gruppo in spaziristretti. Esercitazioni tecnichespecifiche per ruolo con squadradisposta sul campo, con contrap-posizione o libere.

PARTE SECONDA: LA RESI-STENZA

Potenza aerobicaL’esercitazione del possesso

palla 9:9 a tutto campo con cop-pie fisse, per una durata di 25minuti, (suddivisi in due tempi di15 e 10 minuti con una pausa tra idue tempi di 4 minuti) procura lostesso carico di lavoro delle ripe-tute di 1000 metri, mantenendoun valore di frequenza cardiacaintorno al valore di soglia anaero-bica. In questa esercitazione,come del resto in tutte quelle dicarattere specifico, diventa moltoimportante modulare il carico inmaniera uniforme per tutti i gio-catori. Limitare il numero dei toc-chi, in questo senso, evita il for-marsi di coppie che mantenganoil possesso piú a lungo di altre.Inserire, inoltre, alcuni accorgii-menti come, ad esempio, attribui-re un punto alla squadra cheeffettua un numero stabilito dipassaggi di squadra, o che rag-giunge la linea di fondo delcampo avversario con un giocato-re con la palla al piede permettesempre di coinvolgere tutte lecoppie e, quindi, tutti i giocatoriin modo continuativo nel lavoro.Questo è l’obiettivo primariodell’esercitazione al fine dimigliorare la qualità fisica.

Da quanto detto, ci sembraestremamente significativo riusci-re a riprodurre gli effetti allenantidal punto di vista organico con

CONGRUENZE TRA IL MODELLODI GARA E DELL’ALLENAMENTO

di Francesco D’Arrigo (*)

Caratteristiche - Meccanismi e sequenze allenanti -Esercitazioni per la resistenza, la velocità e tecniche -Trasferibilità tra i due modelli -

(*) Tesi di fine studio delcorso Master di abilitazione adallenatore professionista diprima categoria 1994/95.

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

una esercitazione che ha tutti icaratteri specifici della gara,rispetto ad un allenamento tipicomagari di altre discipline, ma cheprevede tipi di corse, distanze esituazioni del tutto estranee aquelle che poi si ritrovano in unapartita di calcio. I caratteri specifi-ci dell’esercitazione in esamesono facilmente visibili: ricercacostante dello smarcamento, capa-cità di gestire il pallone in situa-zioni di pressione, ricerca deldribbling, visione periferica delgioco e, di conseguenza, capacitàdi scegliere la soluzione ottimalein ogni momento, sia per l’obbli-go dei tocchi, sia per la possibilitàdi segnare il punto con i passaggidi squadra. Inoltre sviluppo, perla squadra che non è in possessodi palla, delle capacità di marca-

mento individuale, di quelle rela-tive al saper temporeggiare e alnon subire il dribbling.

Il carico fisico dell’esercitazioneche vuole sviluppare la potenzaaerobica, può essere facilmentevisibile dai dati raccolti su di ungiocatore professionista.

Il giocatore ha un’età di 20anni, ruolo centrocampista, maxvo2 54.00 ml/Kg/m’, frequenzamassima utilizzabile 201.Nell’esercitazione ha riportatouna f.c. massima di 194, una f.c.minima di 120 con una f.c. mediadi 170.

Questo giocatore ha una velo-cità di corsa consigliata sui 1000metri di 3’55’’, ed è interessantevalutare il carico di lavoro ottenu-to su 5 ripetute di l000 metri;recupero di 3 minuti tra le prove,

con velocità rispettivamente di3’57’’, 3’49”, 3’42”, 3’59”, 3.43’’, ecomparare il carico delle ripetutecon quello dell’esercitazione spe-cifica. Nelle ripetute abbiamoavuto una f.c. massima di 190, unaf.c. minima di 78, con una f.c.media di 151 (figura 1, figura 2).

E’ importante notare comenelle ripetute si sia tenuta sempreuna velocità che rappresenta il100% del carico richiesto per iltipo di allenamento voluto.Abbiamo inoltre ottenuto un cari-co di lavoro complessivo del tuttosimile e molto comparabile aquello ottenuto nell’esercitazionespecifica. Possiamo quindi assolu-tamente definirlo un’allenamentodi potenza aerobica, con i grandivantaggi di essere un’allenamentoche riproduce e richiede le stessesituazioni e quindi gli stessi movi-menti della gara.

Resistenza alla velocitàAnalizzando la partita di calcio

abbiamo verificato che i calciatoriproducono il massimo carico dilavoro, attraverso una serie di scat-ti eseguiti ad alta intensità, sudistanze variabili dai 5 metri finoa sopra i 30 metri con recuperivariabili. E’ altresì provato che ilmassimo carico interno, per uncalciatore, avviene quando in pos-sesso di palla viene pressato. Allaluce di quanto detto, il tipo diallenamento che tenda a sviluppa-re la qualità in esame deve preve-dere una serie di scatti eseguitialla massima velocità, su distanzetipiche della gara (5, 10, 20 e 30metri) con recuperi incompleti.Noi abbiamo misurato un allena-mento finalizzato a questo obietti-vo (vai e vieni sui 20 metri, dueserie di 6 ripetizioni, con recuperiincompleti) e lo abbiamo compa-rato ad una serie di esercitazioni

240220200180160140120100

80604020

Spesa di energiaKca.

Fc mass.191

Fc min.120

Fc med.170Fuls:5746

15:51:26 15:59:50 16:08:15 16:16:33 16:25:04 16:33:29

FILTRO 01

240220200180160140120100

80604020

Spesa di energiaKca.

Fc mass.190

Fc min.78

Fc med.151Fuls:6347

15:21:42 15:30:02 15:38:22 15:46:43 15:55:03 16:03:23

FILTRO 01

3'57'' 3'49'' 3'42'' 3'59'' 3'43''

Fig. 1

Fig. 2

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5

ALLENAMENTOnon

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

con la palla, quindi più specifiche,che hanno provocato lo stessocarico di lavoro del vai e vieni.L’intendimento principale è quel-lo di proporre tipologie allenantiper la resistenza alla velocltà cheabbiano il carattere della massimaspecificità e che quindi non pos-sono non prescindere, in riferi-mento a quanto detto prima,dall’uso di situazioni dove sia pre-minente il rapporto uomo palla eavversario.

Le tre esercitazioni propostesono state scelte in relazioneanche a precise richieste di adde-stramento tattico.

ESERCITAZIONI

Esercitazione 3:1 in quadrato di10 metri, tempo di lavoro unmimuto, tempo di recupero 45secondi.

Tre giocatori si passano la pallagiocando ad uno o due tocchi,spostandosi sempre agli angoli delquadrato, preoccupandosi dimantenere il possessore di pallain posizione centrale rispetto aglialtri due. Un quarto giocatoredeve cercare di conquistare lapalla all’interno del quadrato,andando continuamente in pres-sione sulla palla. A1 termine del

minuto si invertono le posizionidel giocatore all’interno con unodegli esterni, fino a che tutti i gio-catori abbiano eseguito la fase dipressione all’interno. L’allena-mento richiede un continuo edintenso movimento sia dei gioca-tori che fanno il mantenimentopalla, sia di quello che deve con-quistarla. E’ importante averemolti palloni a disposizione permantenere l’intensità di azioneelevata.

Si sono registrate frequenze car-diache elevate, sopra il valore disoglia anaerobica, con recuperi(nei 45 secondi) incompleti, cheprovocano un accumulo di lattatorilevante a livello muscolare.Anche questa è un’esercitazionemolto specifíca, in quanto richie-de capacità di precisione e rapi-dità nel mantenimento di palla edabitua allo smarcamento conti-nuo, presuppone, inoltre, ungrossa carica agonistica edun’appropriata scelta del tacklenella fase di riconquista.

Partita rugby 3:3 in campo di40x20 metri, tempo di lavoro 2minuti, tempo di recupero 3minuti.

Le due squadre si affrontanogiocando a tocco Iibero, si segnaun punto direttamente riuscendoa portare la palla sulla linea di

fondo campo della squadra avver-saria oppure riuscendo, dalla pro-pria metà campo, a raggiungerecon un lancio lungo un quartocompagno che si trova oltre lalinea di fondo campo avversaria equesti arresti la palla di primaintenzione. E’ evidente che le pos-sibilità di segnare un puntocostringono i giocatori non inpossesso di palla ad effettuare unapressione individuale nella metàcampo avversaria ed un’azionecontinuata di pressing anche nellapropria metà campo, dove posso-no sfruttare anche le possibilitàdel fuorigioco. I giocatori in pos-sesso di palla devono essere moltoabili e rapidi nella circolazionedella palla, nonché nella ricercadei dribbling o di soluzioni ade-guate per segnare che possonoessere o il lancio lungo o lo scam-bio a triangolo col compagno. Illavoro richiede molta intensltàper entrambe le squadre. Devonoessere disponibili, a bordo campo,i palloni per poterli sostituirerapidamente quando uno di que-sti esce dal campo.

I giocatori testati durante questotipo di allenamento hanno quasisempre mantenuto, nei due minu-ti di lavoro, una frequenza cardia-ca superiore al valore di sogliaanaerobica. In questo contesto èimportante riuscire a mantenerela continuità di azione e di giocomentre, oltre il tempo stabilito,abbiamo rilevato un notevoledecremento di prestazione e unaffaticamento molto marcato.L’esercitazione ha i connotati diun ottimo allenamento per la resi-stenza alla velocità (le ripetizionivanno modulate in base al tipo diseduta in cui sono inserite ed haun carattere di specificità evidentein quanto presenta tutte le situa-zioni di gara sia in fase di possesso

240220200180160140120100

80604020

Spesa di energiaKca.

Fc mass.206

Fc min.104

Fc med.143Fuls:5643

15:51:26 15:59:50 16:08:15 16:16:33 16:25:04 16:33:29

FILTRO: 01

Fig. 3

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6

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

di palla, sia in fase di non possesso(figura 3).

Partita pressing 4:4 in campo di45x25 metri con portieri. Tempodi lavoro 2 minuti, recupero tra leripetizioni 2 minuti.

Le due squadre si affrontano inun campo ridotto con la metàcampo delimitata e i portieri chedifendono due porte regolamenta-ri. Si gioca a tocco libero conl’obbligo di superare la metàcampo dopo tre passaggi di squa-dra e non è consentito passare lapalla al proprio portiere. Lo svi-luppo del gioco richiede alla squa-dra difendente una pressione con-tinua sulla palla per evitare, datele dimensioni del campo, che gliavversari possano concludere inporta anche dalla loro metàcampo. L’esercitazione presuppo-ne l’esecuzione di movimenti disquadra nella fase di riconquistadella palla, con diagonali, raddop-pi di marcatura, movimenti tipicidella marcatura a zona o ad uomo(a seconda degli intendimentipropri dell’allenatore), nonchévelocità e rapidità di esecuzione,nella fase di possesso di palla. lltutto comporta, quindi, una gran-de intensità di lavoro. I giocatorivalutati, nell’esercitazione, hannoriportato frequenza cardiachequasi sempre superiori al valore disoglia anaerobica, riuscendo amantenerle per il tempo stabilitodi due minuti. Al di sopra di que-sto tempo, il valore prettamente

fisico dell’esercitazione scade;ripetendo però l’esercitazione adistanza di due minuti per uncerto numero di ripetizioni (da trea sei) il carico complessivo assumeil carattere specifico dei classiciallenamenti di resistenza alla velo-cità, effettuati con corse rettilineee senza palla.

PARTE TERZA: LA VELOCITA’La velocità del calciatoreTale dote, intesa in senso stretto,

esprime la capacità di realizzare lamassima velocità su distanze chevanno dai 30 ai 60 metri. Nel cal-cio, la necessità di spostarsi allamassima velocità per tratti cosìlunghi è abbastanza infrequente,soprattutto quando si è in possessodi palla. Nel calcio, la velocitàpura è molto meno importanteche non la capacità di accelerazio-ne e la rapidità, intesa come capa-cità di compiere nel minor tempopossibile un gesto con una o piùvariabili. L’accelerazione dipendedirettamente dai valori di forza,mentre la rapidità si collega ai fon-damentali tecnici. Da essa dipendel’efficacia del dribbling, dei pas-saggi fintati, delle corse con lapalla al piede, dei tiri in porta,eccetera.

In quest’ottica, il presente lavorovuol prendere in esame la possibi-lità di sviluppare la velocità del cal-ciatore, proponendo mezzi alle-nanti, specifici della disciplina,riferiti al migliorarimento della

rapidità, con la consapevolezzache non meno importante risultail miglioramento della capacità diaccelerazione e, quindi, dei valoridi forza.

La rapidità comprende anche iltempo necessario alla soluzione diun problema. Non dimentichiamoche il calcio è sport di situazionee, da quanto detto, assume rilevan-za il tempo che intercorre dallaproposizione dello stimolo all’ini-zio della risposta muscolare; iltempo di latenza dipende dallamobilità dei processi nervosi edalla capacità di anticipazionedella soluzione. Alla luce di questapremessa, diventa molto significa-tivo ricercare il miglioramento divelocità calcistica, attraverso eser-citazioni di rapidità in situazioni digara e che stimolino i processi ner-vosi e l’anticipazione del movi-mento.

ESERCITAZIONIEsercitazioni di rapidità musco-

lare con la pallaScatti contrapposti alla ricerca

del gol: due giocatori si dispongo-no seduti uno di fronte all’altro aduna distanza di 30 metri. Ognunodi loro deve segnare in una mini-porta posta alla propria sinistra. Ilpallone viene situato nel mezzo. Alfischio dell’allenatore ognuno deigiocatori, dopo essere balzato inpiedi, deve cercare di raggiungereper primo la palla. Dei due, quelloin anticipo (con un solo tocco a

30 metri

Fig. 4

1

2

3

4Fig. 6

1 2 3

Fig. 5

Page 9: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

7

ALLENAMENTO

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

disposizione), deve segnare, men-tre quello in ritardo deve evitaredi subire il gol (figura 4).

Progressioni sui 40-50 metri conspostamenti alternati in sovrappo-sizione: due giocatori, semprericercando la massima velocità,corrono in sovrapposizione rice-vendo il pallone che viene toccatoa uno o due tocchi.

Colui che passa la palla, dopo ilcalcio, si sposta in diagonale, inmodo da farsi recuperare dal com-pagno, senza peraltro dover dimi-nuire la velocità di corsa (figura 5).

Passaggi a tre di “dai e segui”con scatti massimali: tre giocatorisi dispongono agli estremi di unaipotetica retta di 15 metri (2 dauna parte e 1 dall’altra). Uno deidue calcia la palla a quello che glista di fronte, per poi sovrapporsi aquesto con uno scatto massimale.Il ricevente, a sua volta, dopo avertoccato iI pallone di prima, scattanell’altro senso ripetendo l’azioneprecedente (figura 6).

Passaggi a quattro di “dai esegui” con scatti massimali e con-duzione palla: quattro giocatori sidispongono agli angoli di un qua-drato di 15 metri di lato. Il gioca-tore in possesso di palla effettuaun passagigio in diagonale e seguela palla con uno scatto massimale;il secondo giocatore che riceve lapalla esegue un passaggio lungo illato del quadrato e segue, semprealla massima velocità, la palla chearriva al terzo giocatore. Questieffettua di nuovo un passaggiosulla diagonale, seguito da unoscatto, al quarto giocatore, il qualeconduce la palla alla massima velo-cità, lungo il lato del quadratoandando a raggiungere la posizio-ne iniziale del primo giocatore,dove si inizia un nuovo giro.

Tutte le esercitazioni elencaterichiedono l’esecuzione fatta a

velocità massimale, i tempi direcupero devono essere completitra una ripetizione e l’altra.Questo tipo di allenamento hacome obiettivo lo sviluppo dellacapacità di accelerazione e dellarapiditá in situazioni dove è richie-sto l’uso della tecnica, nei passag-gi, negli stop, nella conduzionedella palla, nei tackle. L’allena-mento in questione si prestaanche allo studio della valutazionedei tempi di esecuzione, nonchédella combinazione di varianti tat-tiche (dove e quando correre).

Sprint psico-cinetici di 10, 20, 30metri.

Si delimita un campo di 40x20metri. con dei cinesini di colorediverso posti a 5 metri di distanzal’uno dall’altro. I giocatori sonodivisi in 3-4 squadre e si svolge unacircolazione della palla senzaavversari seguendo una sequenzadi passaggi predeterminata, inbase ai colori delle squadre. Alcomando dell’allenatore (acusticoo visivo), ogni giocatore effettuauno scatto sul cinesino del coloredella sua squadra o di quello dellasquadra che lo precedeva o antici-pava nella sequenza del possessodi palla; oppure effettua una seriedi scatti continuati sui cinesinichiamati a voce dall’allenatore.

In questo allenamento, si ricercail miglioramento della velocità cal-cistica attraverso esercitazioni dirapidità neuro-muscolare che sti-molino, in situazioni di gara, i pro-cessi nervosi di eccitazione e lecapacitá di orientamento e di anti-cipazione del movimento.

PARTE QUARTA: LE QUALITA’TECNICHE

La tecnica calcisticaI fondamentali tecnici sono ben

conosciuti e ben catalogabili, nonbisogna, però, incorrere nel

rischio di intenderli come unasorta di abilità ripetitiva e dobbia-mo prestare l’attenzione su unargomento che spesso viene sotto-valutato: la imprevedibilità delgioco. Nel calcio esiste l’impossibi-lità di proporre delle tecniche (ciriferiamo ai gesti tecnici e non aimovimenti di squadra) che rien-trano in canoni rigorosamentefissi, poiché i gesti fondamentali siassociano a delle altre variabili,come calciare la palla in pienacorsa o da fermo, o quando si èpressati dall’avversario. Di conse-guenza, la varietà del gioco rendeimproponibile la fissazione diregole di tecnica calcistica chesiano rigorosamente definite.

Nella pratica usuale dell’inse-gnamento calcistico, ci si preoccu-pa di far comprendere al giocato-re quella che dovrebbe essere la“tecnica perfetta”. Come conse-guenza, le esercitazíoni tecniche sifermano al concetto che la solaripetizione sistematica sia allenan-te. In pratica, i giocatori vengonoinvitati a palleggiare o a calciare lapalla, senza porsi i motivi basilariche risiedono al successo del gestotecnico. Spesso ci dimentichiamodi un dato tanto evidente quantoimportante: il calcio è uno sport disituazione. Ciò sta a significare chenon vi può essere una tecnica sem-pre corretta o sempre errata. Latecnica corretta si deve calare neIcontesto della situazione delgioco. Da questa visuale, la tecnicacalcistica va intesa come il rappor-to giocatore-palla più convenientein funzione di uno scopo di gioco.Occorre però completare questadefinizione e collocare la tecnica,oltreché nella sua realtà di situa-zione, nella realtà dinamica delgioco. A prima vista, comprendia-mo che il livello qualitativo deifondamentali tecnici non si espri-

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

me tanto in una sterile esibizionedi classe e di eleganza in situazio-ni da fermo, bensì è valutabile indue circostanze strettamente lega-te al gioco, che sono: la capacitàdi eseguire i fondamentali allamassima velocità di spostamento,la velocità della traiettoria dellapalla che dobbiamo controllare.Ciò è una conseguenza del datoche quando i giocatori compionouna qualsiasi esecuzione tecnicadurante la partita, devono fare iconti con gli avversari e, quindi,devono riuscire a superarli gio-cando iI pallone in velocità e dacondizioni disagiate (come duran-te il contrasto e il pressing). Pergli stessi motivi, chi passa la pallaper eludere l’intercettamentodegli avversari nei momenti strate-gicamente più importanti deveimprimere alla stessa una notevo-le veliocità. In questo modo, però,è evidente che aumentano i pro-blemi di controllo del pallone peril compagno che lo riceve.

Oltre a questi fattori, occorrericordare che la tecnica è soggetti-va. Ciò corrisponde a dire cheogni individuo ha delle propriecapacità coordinative e delle pro-prie risorse biomeccaniche e,quindi, leve di proporzioni diver-se, unitamente a diversa forza e

mobilità muscolo-articolare. Ognigiocatore ha una individualeinterpretazione della tecnica,quindi dobbiamo proporre ai gio-catori, in fase di allenamento, nonun gesto stereotipato, ma unaconcezione del gesto tecnico. Ciòsta a significare che il calciatoredeve essere educato ed addestratoa ricercare la tecnica che è piùconveniente in relazione allasituazionalità e alle sue qualità fisi-che e percettive.

In altre parole, i fondamentaliinseriti nel contesto di situazionedella partita, investono le capacitàpercettive ed intelletive nella lorototalità. Di queste dobbiamo sot-tolineare l’anticipazione, con laquale si intende la dote che con-sente ai giocatori, in misura più omeno precisa, di valutare in anti-cipo la percezione della traiettoriadel pallone, la percezione dellospostamento del proprio corpo ela percezione del movimentodell’arto calciante. L’anticipazio-ne si collega con tutti i fondamen-tali di gioco e da essa scaturiscequello che viene comunementedefinito “tempismo”.

Nell’ottica che abbiamo indica-to, il problema dello sviluppodelle qualità tecniche va affronta-to attraverso l’ottenimento di 4

scopi:- attivazione della valutazione

anticipata delle traiettorie;- sviluppo della capacità di movi-

mento anticipato: incrocio corpo-palla;

- attivazione della scelta ditempo nel gesto tecnico finale:avviene coordinando l’arto cal-ciante con la traiettoria (sceltadell’impatto);

- attivazione della sensazionedella lunghezza dell’arto calcianteche si muove.

Nel perseguire questi scopi inpratica agiremo in modo da:

- discriminare la traiettoria diarrivo della palla;

- discriminare lo spostamentodel proprio corpo, ricercando ilmassimo anticipo di posiziona-mento;

- discriminare lo spostamentodel proprio corpo in relazionealla traiettoria della palla, aumen-tando le elaborazioni mentali pre-cedenti il tocco.

ESERCITAZIONILe proposte di addestramento

tecnico che prenderemo in esamesono riferite a tutti i fondamentalitecnici (escluse la tecnica del por-tiere e la rimessa laterale). Si trat-

Fig.8

Fig.7

Page 11: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

ta di esercitazioni tecniche singo-le, a coppie, a tre, a quattro e digruppo.

Esercitazioni per calciareObiettivi: attivazione della perce-

zione anticipata delle traiettorie edincrocio del corpo con le stesse.

Come noterete, qualche eserci-zio viene proposto in diversi conte-sti. Evidentemente, mediante lostesso esercizio, possiamo attivaredifferenti qualità percettive e coor-dinative. Entrambe stanno allabase della correttezza dell’esecu-zione tecnica. Nei rispettivi conte-sti varia non tanto l’esecuzione delcalcio, ma la profusione di impe-gno e concentrazione da parte del

calciatore nei diversi momenti checostituiscono il gesto e, quindi,variano gli effetti allenanti.

Calcio con giro intorno al cono.Il partner crossa la palla in dire-

zione del compagno. Quest’ulti-mo, una volta che il pallone è involo, compie a tutta velocità ungiro di corsa intorno al cono postodi fianco a lui e quindi scatta indirezione della palla per calciarlain una porta piccola in due tempi.In questo esercizio l’avvicinarsi alpallone viene reso molto più com-plesso rispetto alla situazione reale.Ciò stimola la percezione anticipa-ta della traiettoria, oltre la rapiditàfinale di esecuzione. In altri termi-

ni, si rende l’elaborazione più diffi-cile rispetto al fondamentale in sé.

Variante I: con due coni (a sx edx) quando Ia palla è in volo l’alle-natore chiama “sinistra” o “destra”e consecutivamente il giocatore fail giro a dx o sx. In questo modo sirichiede al calciatore una variabilesituazionale.

Variante II: si può stabilire che lapalla, anziché stoppata, deve esserecalciata di prima verso la porta(figura 7).

Tocchi di primaI giocatori si dispongono a cop-

pie e si passano la palla calciandodi prima con l’interno del piede ocon il collo piede.

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ALLENAMENTO

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

Fig.9 Fig.10

Fig.11 Fig.12

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Concentrazione: sulla percezio-ne anticipata della traiettoria e sulcorretto posizionamento delcorpo in riferimento al pallone.

Anche se si tratta di un esercizioestremamente semplice, i giocato-ri devono profondere un impegnoassoluto nel “gioco di gambe” pre-cedente il tiro, altrimenti questinon ha valore allenante (figura 8).

Dai e segui a treI giocatori si dispongono

all’estremità di un’ipotetica rettadi 20 metri. Due da una parte euno dall’altra. Il giocatore con lapalla inizia l’esercizio calciando indirezione del compagno e a segui-re si sovrappone dietro a lui.L’esercizio prosegue nella medesi-ma sequenza e, ogni volta cheviene effettuato il passaggio, i cal-ciatori si sovrappongono al rice-vente (figura 9).

Colpire la palla in avanzamentoA coppie, uno esegue l’esercizio,

l’altro fa da partner. Quest’ultimocalcia la palla in direzione delcompagno, il quale deve correrealla massima velocità verso il pallo-ne per calciarlo di prima. L’obiet-tivo è quello dell’attivazionedell’incrocio sul pallone in avanza-mento (figura 10).

Colpire la palla indietreggiandoL’esercizio si svolge in modo

opposto al precedente; il partnercalcia il pallone verso il compa-gno con traiettoria a parabola,che per essere colpita di piederichiede un immediato arretra-mento. Varianti: a) colpire lapalla spostandosi in arretramen-to, oppure b) voltarsi all’ultimomomento per colpire la palla.Quest’ultimo tipo di esecuzionedev’essere ripetuto “girando” siaa destra che a sinistra.

Palla tennis a coppieI giocatori devono passarsi la

palla sopra la rete facendole com-piere un solo rimbalzo.

L’esercizio impone una conti-nua percezione anticipata dellapalla ed un continuo adattamen-to coordinativo palla-corpo.L’effetto allenante è molto supe-riore che non utilizzando dei rim-balzi liberi, perchè l’eserciziorichiede lo spostamento delcorpo in funzione dei rimbalzi(figura 11).

Partita calcio-tennisDopo aver abbassato la rete del

campo di pallavolo ed utilizzandole linee dello stesso, i calciatoridisputano una minipartita di tre

contro tre o due contro due. Essiutilizzano le regole del tennis,con la variante che il pallonedeve sempre fare un tocco a terraprima di essere colpito e che sipossono fare tre passaggi di squa-dra al volo (figura 12).

Calci con percezione lateraleIn partita, la situazione più fre-

quente in cui i giocatori ricevonola palla e, quindi, ne devono per-cepire la traiettoria, è proprioquella trasversale. Il giocatore sidispone di fianco al partner.Quest’ultimo lancia la palla alcompagno che la ricalcia rima-nendo in posizione laterale finoall’ultimo momento. In altri ter-mini, colui che colpisce la pallarimane di fianco rispetto allatraiettoria della palla sino a quan-do non ha collocato a terra ilpiede di appoggio.

Solo in quel momento, effet-tuando perno sullo stesso piededi appoggio, ruoterà con tutto ilcorpo e colpirà la palla in direzio-ne del partner, oppure invitere-mo a calciare verso un secondopartner o verso un bersagliocome una miniporta. Lo stessoesercizio va eseguito sia col piedesinistro che col piede destro, contraiettorie provenienti sia da

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

Fig.13 Fig.14

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destra che da sinistra per ognipiede.

Obiettivi: percezione e incrociosulle traiettorie laterali e attiva-zione della bilateralità motoria.

In pratica l’esercizio si presentanelle quattro seguenti varianti:

a) calcio di destro con traietto-ria proveniente da sinistra; b) cal-cio di destro con traiettoria pro-veniente da destra; (figura 13)

c) calcio di sinistro con traietto-ria proveniente da sinistra;

d) calcio di sinistro con traietto-ria proveniente da destra.

Tiro in porta “chiamato”Dopo aver stabilito se i tiri

devono essere indirizzati sulprimo o sul secondo palo, il gio-

catore calcia in rapida successio-ne 10 palloni che il partner glilancia con le mani. L’esercizio vasvolto secondo le 4 varianti cheabbiamo indicato in precedenzaa), b), c), d). Evidentemente,secondo la sensibilità del partner,occorrerà che queste variantisiano proposte con difficoltàappropriate.

Obiettivi: susseguenti adatta-menti della posizione del corpocon la traiettoria della palla, inriferimento alla ricerca di preci-sione d’esecuzione in temporidotto (figura 14).

Capovolta e tiro a reteUn partner crossa verso il gioca-

tore; quest’ultimo, dopo aver

valutato la parabola della palla,deve compiere una capovolta inavanti e calciare al volo verso laporta.

Obiettivi: il calciatore è costret-to dalla “situazione” ad anticiparementalmente la traiettoria dellapalla, vale a dire che l’esasperataanticipazione della traiettoria èindispensabile per la riuscitadell’esercizio (figura 15).

Salto laterale dell’ostacolo e calcioDue partner si dispongono a

circa 15-20 metri di distanza conpalla al piede. Dinanzi al partnersi colloca un ostacolo. Il giocato-re che compie l’esercizio devepercorrere in “vai e torna” ladistanza per colpire la palla cal-

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ALLENAMENTO

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

Fig.15 Fig.16

Fig.17 Fig.18

Page 14: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

ciata dai compagni. Ad ogni pas-saggio, il giocatore deve saltarel’ostacolo che è posto nel mezzodel suo percorso.

Obiettivi: aumento della com-plessità della fase di incrocio perquanto riguarda il gioco digambe, che permette al giocatoredi posizionarsi con rapidità e pre-cisione rispetto al pallone chedeve calciare e conseguente atti-vazione nella valutazione antici-pata delle traiettorie della palla(figura 16).

Chiamare la parabolaUn compagno crossa in direzio-

ne del partner il quale, più rapi-damente che può, deve anticipa-re col suo spostamento la traietto-ria della palla.

Mentre il pallone è in volo,l’allenatore fà un fischio e il gio-catore deve fermarsi, poiché nongli è più concesso di fare degliulteriori passi.

Quindi, da quella posizione,senza poter muovere il piede diappoggio, cercherà di calciare lapalla (sempre se possibile) versouna miniporta.

Obiettivi: anticipazione delleparabole (figura 17).

Esercitazioni per l’arresto dellapalla (stop)

Stop di interno piedeUn giocatore calcia la palla tesa

e abbastanza forte al compagno,mirando alla pancia dello stesso.Il compagno deve flettere lagamba e stoppare con l’internodel piede e, se necessario, deveanche compiere uno stacco inelevazione.

Stop calibrato ad un terzo gio-catore

Un partner crossa verso il com-pagno il quale deve arrestare lapalla mediante uno stop chegiunga esattamente sui piedi diun secondo partner che si trova a2-3 metri di distanza da questo

Obiettivi: la funzione dello stopè generalmente solo quella diammortizzare la palla. Ora, se noidobbiamo stoppare un passaggioe contemporaneamente regolarela lunghezza e la traiettoria deltocco, ciò equivale non solo acompiere la funzione di ammor-tizzazione della palla, ma contem-poraneamente richiede la regola-zione della respinta in funzionedella visione periferica.

Comprendiamo quindi che il pre-sente esercizio possiede valoreallenante in relazione alle qualitàdi senso-percezione, che sonobasilari nella tecnica calcistica(figura 18).

Stop di controbalzoLo stop di controbalzo, oltre ad

essere molto conveniente innumerose situazioni di gioco, èun esercizio di per sé moltoimportante nello sviluppo dellacapacità di incrocio (e ancoraprima di anticipazione delletraiettorie) sul pallone.

Stop in “vai e torna”Due partner si dispongono

ognuno con palla al piede a circa15 metri di distanza. Quindi lan-ciano la palla con anticipo sullacorsa del compagno, il qualedeve stoppare di controbalzo ilpallone e restituirlo con unsecondo tocco.

Stop in “vai e torna” con rota-zione di 180 gradi

L’esercizio è corrispondente alprecedente, con la differenzache ora si dispone di un solo pal-lone anziché di due. Inoltre il

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

Fig.19 Fig.20

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giocatore deve stoppare com-piendo nello stesso momentouna mezza rotazione. In questomodo, al termine dello stop, lostesso si deve trovare con la pallarivolto verso la direzione oppostaalla sua corsa; a quel punto cal-cia la palla all’altro partner, chegliela rimanderà come in prece-denza (figura 19).

Stop di petto alzato e schiacciatoUn partner calcia la palla al

compagno in modo più o menoteso e più o meno forte. L’altrodeve scegliere se è più conve-niente stoppare col sistema alza-to o schiacciato.

Nel primo caso la palla deveessere mantenuta in volo e lostop dev’essere seguito da alcuni

palleggi.Nel secondo caso il busto si

deve inclinare in avanti in mododa rimandare la palla a terra econtrollarla immediatamente.Come è evidente, il primo tipo distop è conveniente su palloni chehanno una traiettoria con para-bola accentuata, mentre il secon-do risulta più naturale su pallonicon traiettoria tesa e che quindidevono essere schiacciati a suolomediante l’inclinazione delbusto. Obiettivi: esercizio moltoimportante per lo sviluppo dellequalità percettive e orientative dibase (figura 20).

Stop di ginocchioSarebbe più corretto definirlo

stop di coscia, poiché è propriosulla coscia che si può stoppare lapalla con successo.

I giocatori devono sperimenta-re come risulta il rimbalzo inrelazione alla superficie di con-tatto, che va dalla parte distale aquella prossimale della coscia, ein relazione all’angolo di flessio-ne della coscia sul bacino nelmomento dello stop (figura 21).

Stop della palla lanciata da dietroA coppie un giocatore lancia la

palla oltre il compagno che sitrova di spalle. Quest’ultimo,

dopo aver visto la palla che lo stasuperando, esegue lo stop con ilcollo del piede (figura 22).

Esercitazioni per il dribbling, laguida della palla, il contrasto

Il dribbling è l’azione mediantela quale il giocatore con palla alpiede cerca di superare l’avversa-rio. Da un punto di vista percetti-vo, tutti i dribbling hanno undenominatore comune: la capa-cità di cogliere l’avversario incontrotempo. Questo obiettivosottintende tre capacità di orien-tamento che devono essere stima-te contemporaneamente: l’orien-tamento di se stesso in rapportocon: il pallone, l’avversario,l’orientamento percepito dallasituazione dell’avversario.

Le esercitazioni per attivare ildribbling e la guida della palladevono, da un lato, migliorare ilcontrollo di palla e, dall’altro, sti-molare il giocatore a percepire lasensazione di sbilanciare l’avver-sario.

Toccare la palla con: l’internodei piedi, alternando l’internocon l’esterno dello stesso piede;svolgere gli esercizi alla massimavelocità.

Eseguire gli esercizi precedenticorrendo: in avanti, indietro,compiendo delle contemporanee

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ALLENAMENTO

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

Fig.21 Fig.22

Fig.23

Page 16: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

rotazioni attorno a sé.Fare lo slalom tra i coni nelle

seguenti varianti:- con l’uso di un solo piede

(quindi stimolando il tocco conl’interno e con l’esterno insie-me);

- con l’uso del solo interno-piede (sia destro che sinistro);

- con l’uso del solo esternopiede (sia destro che sinistro);

- mantenendo la lateralitá dispostamento.

L’”8” tra due coniCompiere un “8” tra due coni

mantenendo il busto rivolto sem-pre nella medesima direzione. Inquesto modo alterniamo continua-mente il controllo di palla conspostamento nelle 4 direzioni fon-damentali: in avanti, indietro, adestra e a sinistra (figura 23).

Riguardo alla capacità di sbilan-ciare l’avversario, che è l’essenzadel dribbling, le uniche esercita-zioni valide sono i giochi. Omeglio, tutte le situazioni digioco in numero ridotto, checonsentono il frequente ripetersidelle reali situazioni di dribbling.Tra queste ricordiamo: l’uno con-tro uno; l’uno contro due, il duecontro due, eccetera.

Riguardo ai metodi di allena-mento del contrasto, suggeriamodi usare la stessa strategia che

abbiamo indicato per il drib-bling. Quindi, dalle situazioni diminipartite, prenderemo in con-siderazione i momenti chiave delcontrasto al dribbling. Sarebbeimproponibile l’allenamento peri dribbling e i contrasti che nonsiano in situazione, poiché pro-prio questi due fondamentali,con le relative finte e controfinte,sono una diretta espressionedella fantasia e della creatività.

Esercitazioni per il colpo di testaSe facciamo una comparazione

del colpo di testa con i fonda-mentali di piede, cogliamo unaevidente differenza in termini disenso-percezione.

I calci hanno una maggiorecapacità di adattamento rispettoalla traiettoria della palla, datoche gli arti inferiori possonoagire ad una certa distanzadall’asse longitudinale del corpo.Al contrario, nel tocco di testaper colpire la palla, è richiesto lospostamento di tutto il corpo.

Questo minore raggio di movi-mento del colpo di testa divieneperò un dato vantaggioso in sededi allenamento, poiché i colpi ditesta, come è evidente, richiedo-no un più preciso incrocio delcorpo con la traiettoria dellapalla. In altre parole l’impiegodel colpo di testa in sé attiva il

senso di anticipazione delletraiettorie.

Tocchi di testa continui a coppieColpendo in elevazione.Tocchi rimanendo uno di fian-

co all’altro.Obiettivi: attivazione dell’incro-

cio sulle traiettorie da posizionelaterale.

Tocchi all’indietroUn giocatore si dispone tra due

partner e colpisce all’indietro il pal-lone che gli viene gettato dal com-pagno a lui di fronte.

Obiettivi: l’esercizio si presta allapresa di consapevolezza del rappor-to sensazione del tocco su di unacerta regione del capo e traiettoriache ne deriva (figura 24).

Tocchi in elevazione in avanticon palla che proviene da dietro

Obiettivi: l’esercizio attiva lapercezione delle traiettorie pro-venienti da dietro, che richiedo-no un più difficile incrocio con laparabola della palla (figura 25).

Tocchi in elevazione con mezzarotazione in volo

ll partner lancia la palla al com-pagno con parabola molto alta.Quest’ultimo, con 2 o 3 passi dirincorsa, stacca da terra compien-do una rotazione di 180 gradi in

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

Fig.24 Fig.25

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volo e colpisce la palla con lanuca in direzione del partner.

Obiettivi: questo esercizio per-mette di attivare la scelta ditempo immediatamente prece-dente il contatto con la palla.

Tocchi in elevazione con rota-zione completa in volo

Corrisponde al precedenteesercizio con la variante che ilgiocatore deve compiere unarotazione completa in volo, cosìda ottenere nuovamente la fron-talità verso il partner al momentodel tocco di testa.Evidentemente, in questo eserci-zio la superficie d’impatto è lafronte anziché la nuca.

Obiettivi: attivazione della per-cezione anticipata delle traietto-rie in riferimento al colpo ditesta.

Tocchi con girata in elevazioneIl partner lancia la palla verso il

giocatore, il quale, dopo avercompiuto lo stacco da terra, deveindirizzare con la massima forzail pallone verso l’altro partner.Questo obiettivo richiede la tor-sione in volo del busto e in parti-colare la rotazione del capo adopera dei muscoli del collo.L’esercizio va ripetuto nei duesensi.

Colpire di testa a palla rimbal-zata da dietro

Un partner scaglia la palla alsuolo, in modo che il rimbalzosuperi il giocatore posto davanti.Quest’ultimo, senza poter ruota-re lateralmente la testa, una voltache vede la palla passare sopra disé, corre in avanti per toccare ditesta la palla all’altro partner a luidi fronte. Quindi l’esercizio siripete nell’altro senso. In questoesercizio è molto importante che

il partner fac-cia eseguireall’altro unesercizio cherichiede il mas-simo impegno,ma sia pur sem-pre fattibile;diversamentel’esercitazionescade a riguar-do del suo valo-re allenante(figura 26).

Colpi di testa in tuffoQuesti esercizi, oltre ad attivare il

colpo di testa stesso, migliorano ledoti acrobatiche in generale. Alfine di prevenire contusioni e ilconsolidarsi di inibizioni contro-producenti, occorre utilizzare deimaterassini o, per lo meno, dellesuperfici abbondantemente erbo-se.

Una gradualità di proposte sirende necessaria con i giovani ocon quei giocatori naturalmenteschivi a tuffarsi. Quindi proporre-mo loro una sequenza di questogenere:

- esercitazioni con caduta daposizione inginocchiata;

- esercitazioni con cadute inpiedi;

- tuffo da fermo;- con tuffo dalla situazione in

movimento.

Esercitazioni tecniche specificheper ruolo

Come abbiamo visto precedente-mente, lo sviluppo della tecnicacalcistica va visto in funzione delmiglioramenti delle capacità coor-dinative rapportate a quelle chesono le reali richieste situazionalidella gara. In questo contesto,diventa importante completare iltipo di lavoro semplificato illustra-

to nel capitolo precedente, condelle esercitazioni di carattere piùcomplesso sia per quanto riguardagli spazi d’azione, sia il numero deigiocatori che occupano questispazi. Più semplicemente, lo stopdel difensore per arrestare la pallaricevuta dal portiere con le mani eil successivo passaggio per iniziareun’azione offensiva, è un gesto tec-nico estremamente semplice seriprodotto in un allenamento tradue soli giocatori, in zone dicampo limitate e senza avversari inopposizione; diventa molto piùcomplesso se lo riportiamo sulcampo regolamentare con la pre-senza degli avversari. Riteniamooltremodo significativo addestrarei giocatori a specializzarsi ed alle-narsi in quei gesti tecnici che piùfrequentemente usano in gara. E’quindi importante individualizzarel’allenamento per ruolo, sempre,però, inserito nel contesto globaledella situazione di gara. In altreparole, un difensore centrale saràimpegnato molto di più sui colpidi testa, nei contrasti o nei passag-gi di disimpegno, piuttosto che neicross dalle fasce laterali o nei drib-bling, quindi il suo ruolo richiede,come del resto tutti gli altri, unaben definita specializzazione tecni-ca.

Le esercitazioni da proporre,quindi, devono tenere in conside-

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ALLENAMENTO

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

Fig.26

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razione i parametri di spazio eavversari, nonché, naturalmentegli intendimenti tattici propri dellasquadra.

Lo spazio è ovviamente quellodel campo regolare, gli avversarisaranno in opposizione più omeno attiva, i gesti tecnici saranno,naturalmente, dettati dall’allenato-re in base appunto ai movimenti disquadra e alla disposizione tattica.

Esercitazioni per repartoI giocatori suddivisi per reparto

(difensori, centrocampisti, attac-canti) si dispongono sul camponelle rispettive zone di competen-za ed eseguono la tecnica tipicadei loro ruoli sia per quantoriguarda la fase di possesso, sia dinon possesso di palla. A turno, igiocatori di un reparto fannoopposizione agli altri e viceversa.Ad esempio quattro difensori ese-guono i fondamentali tecnici infunzione dello scorrimento dipalla difensivo con l’opposizioneprima passiva e poi attiva di treattaccanti.

Esercitazioni per cateneI giocatori si suddividono per

catene. Ad esempio i giocatori difascia destra (terzino, centrocam-pista, attaccante esterno) e eseguo-no i fondamentali tecnici in fun-zione dello sviluppo di un’azioneoffensiva o difensiva, con l’opposi-zione dei giocatori della catena difascia sinistra.

Esercitazioni di squadraTutta la squadra è disposta sul

campo e si ripetono i gesti tecniciindividuali in funzione dei movi-menti globali della squadra. Adesempio l’allenatore chiamaun’azione (una sovrapposizione,un cambio di fronte, eccetera), igiocatori eseguono i fondamentali

tecnici in funzione di questa ed imovimenti tattici corrispondenti,con l’opposizione, prima passiva epoi attiva, del gruppo di giocatoriche non rientrano negli undici eche vengono disposti sul campo inmodo da ostacolare l’azione chia-mata. L’opposizione diventa piùefficace se si può disporredell’ausilio di una squadra giovani-le.

Questa esercitazione rappresentail diretto passaggio all’allenamentotattico dove, però, la base di par-tenza deve essere sempre e comun-que la completa padronanza delgesto tecnico.

PARTE QUINTA: CONCLUSIONI

Trasferibilità tra modello alle-nante e di gara.

II tratto caratterizzante di ciascu-na disciplina sportiva è la presta-zione, intesa come espressionedelle capacità individuali e il rap-porto tra l’esecuzione e il risultatoottenuto. Più propriamente, laprestazione rappresenta il grado ditransferibilità di tutto ciò che vienefatto in allenamento in funzionedella gara, da qui l’importanzadeterminante che assume la speci-ficità dell’allenamento.

II calcio fondamentalmente è ungioco di comunicazione, azione,collaborazione, emozione; in altreparole di situazione che ha comeelementi siginificativi:

- il pallone;- il terreno (spazio delimitato);- un obiettivo da attaccare;- i compagni che aiutano;- gli avversari che si contrappon-

gono;- delle regole da rispettare;- un tempo di gioco definito.Per ottenere un buon transfert

in funzione della gara e di conse-guenza la massima prestazione,

nell’allenamento devono esserepresenti tutti gli elementi sopraindicati.

Partendo da queste convinzioni,nel presente lavoro, si è voluto evi-denziare l’importanza che assumel’allenamento specifico e le conse-guenti metodologie di applicazio-ne, le quali devono tenere in consi-derazione un altro dato significati-vo e cioè che, nel calcio, abbiamoun tempo di lavoro fisso e unaquantità ed intensità di sforzovariabile. II modello di allenamen-to deve tenere presente questodato e riferito alla struttura dellagara (45 minuti di lavoro, 15 minu-ti di pausa, 45 minuti di lavoro)modulare lo sforzo nelle sedute inquest’ottica, proponendo un dia-gramma di sforzo non parabolico(progressivamente crescente edecrescente), ma che abbia unaprima fase di elevata intensità (piùo meno variabile), una fase dipausa, una seconda fase simile allaprima.

In definitiva, questo lavoro vuoleevidenziare l’importanza e lanecessità di costruire modelli diallenamento specifici partendo daun’analisi precisa di quelle chesono le richieste organiche,muscolari, intellettive ed emotivedi una partita di calcio. In talsenso, le esercitazioni propostecontengono difficoltà di esecuzio-ne che provengono esclusivamentedalle situazioni-problema, indivi-duate nella gara e riportatenell’allenamento. Tutti gli esercizielencati, pur nella diversità degliobiettivi che si prefiggono, nasco-no da una situazione-problemaspecifica del gioco del calcio. Suquesta base è possibile per ogniallenatore crearsi esercitazioni deltutto personali, soprattutto in rela-zione ai propri intendimenti tecni-co-tattici.

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FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

ALLENAMENTO

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CENTRO TECNICOFEDERALE

ATTUALITÀ

Il dibattito concernente unnuovo modello di gestionedegli stadi viene da molto lon-

tano e può farsi risalire agli anniVenti, che segnarono il cambia-mento della cultura dell’impianti-stica sportiva con il passaggiodalla iniziativa privata alla munici-palizzazione degli stadi. Infatti -seguendo l’indirizzo del regimedell’epoca, che prevedeva lacostruzione di impianti polisporti-vi aperti alla collettività con pistaper atletica, piscine e campi datennis - sorsero, per iniziativa pub-blica, il Littoriale di Bologna, lostadio Moretti di Udine, ilFiladelfia di Torino e il San Siro diMilano. Al modello polisportivodell’impiantistica fascista venneroricondotti la ricostruzione delloStadio Nazionale di Roma checomprendeva piscine, un albergoper gli atleti, una palestra e saleper il pugilato, la lotta e la scher-ma e la realizzazione dello stadioGiovanni Berta di Firenze, pro-gettato da Pier Luigi Nervi, unodei più prestigiosi esponentidell’architettura italiana contem-poranea.

Nei primi anni Trenta le grandicostruzioni sportive in cemento siestesero in tutta la penisola, daTrieste (il Littoriale) e Palermo(la Favorita), da Torino (il BenitoMussolini costruito in 180 giornial posto del vecchio Stadium del1911 demolito - singolare coinci-denza con quanto si ipotizza peril Delle Alpi) a Catania (ilCibali), da Vicenza (il Menti), aNapoli (l’Ascarelli) e a Genova (ilristrutturato Marassi). E poi lemigliaia di campi di gioco costrui-ti nella provincia italiana sul finiredegli anni Venti, che segnarono ilcambiamento della culturadell’impiantistica sportiva con ilpassaggio dall’iniziativa privata

alla municipalizzazione degli stadi(nel 1930 si contavano 2405 stadicostruiti e gestiti dai Comuni). Ilcalcio italiano abbandonava, così,il modello anglosassone fondatosulla proprietà degli stadi da partedelle società.

Il dibattito sulla gestione deglistadi è tornato di attualità negliultimi anni in concomitanza conla definizione delle società di cal-cio professionistiche quali societàdi capitali con fine di lucro. Inquesto contesto lo stadio è vistoquale potenziale fonte di redditoattraverso il suo utilizzo non limi-tato alla gara domenicale, maaperto ad attività economiche eculturali con carattere di conti-nuità. Un forte impulso in questadirezione è stato dato dal c.d.decalogo Veltroni del febbraio‘97. Infatti l’allora vice presidentedel Consiglio dei Ministri condelega per lo sport, a seguito delreiterarsi di gravi incidenti dentroe fuori degli stadi, convocava indata 27 febbraio 1997 un verticesulla violenza a cui prendevanoparte il Capo della Polizia, il

Presidente ed il SegretarioGenerale del CONI, il Presidentee il Vice presidente della FIGC, ilPresidente della Lega NazionaleProfessionisti, della Lega profes-sionisti di serie C e della LegaNazionale Dilettanti, i rappresen-tanti dell’Associazione ItalianaCalciatori e dell’AssociazioneItaliana Allenatori di Calcio. Inquell’occasione veniva varato un“decalogo” di proposte organicheda tradurre gradualmente in con-creti interventi operativi. Le lineeguida del decalogo si ispiravano alprincipio che non fosse possibilené utile procedere ad una blinda-tura degli stadi, che rafforzaval’assioma stadio uguale violenza;ma piuttosto fosse più convenien-te puntare ad una riorganizzazio-ne degli stadi intesi quali luoghiaperti con continuità ai tifosi edalle famiglie, nei quali non si svol-ge solo l’evento calcistico domeni-cale ma anche una serie di inizia-tive sociali, culturali, economichee di accoglienza. Nel corso delvertice emergeva con tutta eviden-za l’orientamento che, accanto al

UN NUOVO MODELLO DI GESTIONE DEGLI STADI

di Mario Valitutti

Torino, Stadio delle Alpi

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18

CENTRO TECNICOFEDERALE

ATTUALITÀ

rafforzamento delle misure di pre-venzione e di controllo, occorres-se ripensare ad una più continuae razionale utilizzazione deglistadi facendone la sede di attivitàpolifunzionali secondo il modelloanglosassone.

In quel contesto si convenne diistituire una Commissione rappre-sentativa di tutte le istanze istitu-zionali e sportive interessate, inca-ricata di formulare proposte con-crete in materia. Il Gruppo dilavoro - che aveva il compito diindividuare un nuovo modello distadio inteso quale centro diaggregazione sociale, culturale edeconomica - procedeva ad unapprofondito monitoraggio sullabase di un questionario molto arti-colato inviato agli enti proprietaridegli stadi ed alle società di calcio.Nel questionario venivano richie-sti dati sullo stato dell’impianto;sull’orientamento dell’ente pro-prietario o gestore a mutarel’attuale rapporto giuridico a favo-re della società di calcio utilizzatri-ce dell’impianto; nonchésull’orientamento delle società dicalcio ad assumere l’eventualegestione economica dell’impiantocon modalità da definire e concor-dare. Dalle risposte emergeva unorientamento pressoché unanime

di adesione al progetto di trasferi-re alle società la gestione dello sta-dio (in concessione o in pro-prietà) in maniera che esso diven-ti il luogo d’incontro non solo deitifosi, nel corso della settimana. Ilconsenso è stato così diffuso dacreare un clima di aspettative e disingole iniziative da parte dellesocietà che occorre coordinare edinquadrare in un nuovo assettonormativo che consenta la fattibi-lità del modello ipotizzato. Infatti,lo stato di obsolescenza degliimpianti richiede opere sostanzialidi ristrutturazione che presuppon-

gono, oltre che tempi medio-lun-ghi, soprattutto rilevanti finanzia-menti. In proposito occorre anzi-tutto precisare che il concetto di“privatizzazione” di uno stadionon si riduce alla semplice venditao cessione in uso dello stesso allasocietà calcistica che ne fruisce inmodo esclusivo o, comunque, pre-valente. In una accezione piùcompleta, si deve intendere perprivatizzazione la trasformazionedel manufatto esistente al fine diconsentire un uso più complesso ecompleto, che lo renda compatibi-le con un’ampia gamma di desti-nazioni sportive, culturali, econo-miche e sociali. In tal modol’impianto potrà assicurare lefonti di reddito necessarie al rego-lare assolvimento del finanzia-mento richiesto per il suo adegua-mento.

La società di gestionedell’impianto, sia esso la stessasocietà di calcio o altra societàappositamente costituita (societàmiste enti locali-proprietari deglistadi), dovrebbe perseguire iseguenti obiettivi agendo secondoil modello del “projet financing”:

Milano, Stadio G. Meazza

Roma, Stadio Olimpico

Page 21: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

19

CENTRO TECNICOFEDERALE

ATTUALITÀ

1) ottenere dall’Ente proprieta-rio dello stadio la cessione in usopluriennale dell’immobile (o lacessione della proprietà);

2) progettare una radicale tra-sformazione del manufatto realiz-zando spazi destinati ad attivitànon solo sportive;

3) attuare il progetto di trasfor-mazione dell’impianto ricorrendoanche a finanziamenti agevolatidell’Istituto per il CreditoSportivo, in concorso con proprimezzi;

4) gestire con criteri manageria-

li l’impianto trasformato, in mododa assicurare il “ritorno” dell’inve-stimento.

In breve, si tratta di realizzareuna operazione complessa nellaquale lo spettacolo calcistico rive-sta un ruolo preminente ma nonesclusivo e che consenta ad unasocietà che operi con logicheimprenditoriali di conseguire ilduplice obiettivo di gestirel’impianto con criteri di economi-cità e di renderlo, contestualmen-te, fruibile socialmente per unperiodo non limitato al singoloevento agonistico. Questa ipotesiè stata sottoposta ad una prima

verifica in un incontro, tenutosipresso la sede dell’Istituto per ilCredito Sportivo tra i membridella Commissione e rappresen-tanti delle Società Bari, Milan,Juventus, Torino, Venezia,Pescara, Reggiana. Dal dibattito èemersa una conferma dell’inte-resse dei club ad adottare, intempi brevi, un nuovo modello distadio, nonché una disanimadello stato di avanzamento dellediverse iniziative. In questa dire-zione si stanno muovendo nume-rose società: il Bologna ha stipula-to una convenzione con ilComune che prevede la gestionediretta per 30 anni dello stadio; ilTorino e la Juventus sono impe-gnate nella ricostruzione delFiladelfia e del Delle Alpi; ilMilan e l’Inter stanno trattandocon il Comune per la gestionediretta del Meazza; la Lazio e laRoma si muovono nella stessadirezione per quanto concernel’Olimpico ed il Flaminio. Correl’obbligo, tuttavia, di sottolinearecome la Reggiana sia stata l’ante-signana in questo campocostruendo, in sinergia con ilComune, uno stadio di sua pro-prietà.

Il quadro che emerge da quan-to sopra detto è ancora incerto econfuso anche se non mancanosegnali incoraggianti. L’azionepromossa con il c.d. decalogoVeltroni, che aveva suscitato diffu-si consensi ed annunci di iniziati-ve concrete, a distanza di dueanni sembra aver perso partedella sua spinta propulsiva.L’auspicio è che, superate le ine-vitabili difficoltà normative edorganizzative che hanno rallenta-to l’avvio di molti progetti, l’azio-ne in questo campo possa essereripresa coinvolgendo istituzionistatali e sportive.

Bari, Stadio San Nicola

Napoli, Stadio San Paolo

Page 22: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

Ci si trova sicuramente tutti d’accordonell’affermare che sarebbe, assai proficuopoter diagnosticare con largo anticipo, rispet-

to ai normali tempi di maturazione tecnica, che undato soggetto, nel mostrare le proprie qualità, fac-cia intravedere e prevedere per lui un futuro spor-tivo d’alta qualificazione. Una precoce diagnositecnica risulterebbe estremamente utile in primoluogo al giovane calciatore ed ai propri allenatoriaffinché gli fosse riservata una formazione differen-ziata relativamente alle sue caratteristiche; insecondo luogo permetterebbe a Società più orga-nizzate che dirigere con più attenzione ed incisivitàle proprie risorse, sia economiche sia tecniche;

terza prospettiva, infine, riservata ad alcuni settorifederali, nel poter meglio programmare sia sulpiano delle scelte, sia sul piano organizzativo, leproprie rappresentative a livello regionale e nazio-nale. E’ bene sottolineare, comunque, che l’orga-nizzazione federale dedicata alla pianificazione deiprogrammi di selezione e concentramenti di variolivello a carattere competitivo, non rappresentaaltro che una forma di servizio a favore delleSocietà e dei loro operatori.

Il termine “selezione” ha suscitato a volte nonpoche riflessioni di chi, forse per dovere istituzio-nale o perché convinto delle proprie tesi, difende-va giustamente la causa di uno sport a larga diffu-sione che dovrebbe accogliere e trattenere il piùpossibile l’enorme massa dei praticanti. Non cisembra però di contraddire questa affermazionenel sostenere anche un programma differenziatoper tutti coloro che, mostratono di possedere qual-cosa in più degli altri e che, quindi, richiedono unprocesso di sviluppo più specifico e maggiormenteadattato alle loro caratteristiche. Tutto ciò per esal-tare quelle qualità che, naturalmente e fortunata-

mente, sono presenti in età giovanile nel loro qua-dro attitudinale.

Selezione non vuol dire eliminareSecondo una interpretazione più appropriata del

termine ciò significa:- riconoscere;- far emergere;- differenziare;- salvaguardare le potenzialità individuali;- esaltare le attitudini.Secondo Glaber H. (1979) “un talento sportivo è

colui che, in un determinato stadio evolutivo, sicaratterizza per determinate condizioni e presup-posti di carattere tecnico-tattico, fisico e psichico, i

quali, con molta probabilità, lo porteranno, in unmomento successivo, a raggiungere prestazioni dialto livello in un determinato tipo di sport”.

Kupper K (1993) mette in merito ulteriormentein evidenza come “...il talento sia un caso particola-re dell’attitudine.”

Altri ancora (Vanek 1970. Hahn 1976) affermanoche il talento motorio si esprime nel fatto che ibambini apprendono i movimenti più facilmente econ maggior sicurezza e rapidità; e che il talentosportivo manifesta una disponibilità superiore allamedia a sottoporsi a programmi di allenamento enell’essere perseverante allo sforzo. Ulteriori carat-teristiche che il talento dovrebbe possedere sem-brano essere, oltre quelle tecnico-tattiche specifi-che, anche: autocontrollo, capacità di tollerare lefrustrazioni, doti di comprensione, osservazione eanalisi, intelligenza motoria e creatività, stabilitàpsichica, capacità di controllo degli stress e dispo-nibilità a lottare, acquisizione di ruoli e subordina-zione alla squadra.

E’ confermato da molteplici autori, e in tantilavori presenti in letteratura, che un bambino che

I

SELEZIONE E PROMOZIONEDEL TALENTO CALCISTICO

Page 23: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

mostri, in età di avviamento allo sport, di possedereun’attitudine particolare verso uno sport o classi disport, ciò sia dipeso sia dal suo quadro genetico(fattori ereditari) sia dalle esperienze, anche seminime ed occasionali, fino ad allora vissute (fattoriambientali). Risulta chiaro che se nulla possiamofare riguardo al primo aspetto, molto invece è pos-sibile fare per quanto concerne gli elementi acqui-sibili, soprattutto nel primo periodo di formazione(scuole di calcio).

E’ perciò probabile che, per esempio, il figlio diuno sprinter dell’atletica leggera possieda le stesseo gran parte delle fibre muscolari del padre (%fibre veloci) ma è anche vero che se certe premessenon sono precocemente sostenute e sollecitate conallenamenti e programmi di sviluppo orientati spe-cificatamente, tali potenzialità potrebbero rimanereallo stato relativamente e parzialmente latente(tavola 1).

Questi concetti fanno riferimento a programmiche nella terminologia specifica vengono racchiusinella definizione più ampia di promozione deltalento. Per promozione del talento s’intendel’impiego di tutte quelle misure di allenamento chepermettono agli atleti di talento di poter raggiunge-re le prestazioni elevate che ci si aspetta da loro inetà adulta (E.Hahn 1986).

Altro aspetto non meno rilevante, sottolineato daaltri esperti del settore, risulta il fatto che, al fine di

riconoscere un possibile talento,occorrerebbe prendere in esamenon solo la prestazione nei suoiaspetti globali, ma dovrebbe essereriservata identica considerazioneanche ai fattori intrinseci che set-torialmente la compongono. Contale enunciazione si vuole eviden-ziare che, a parità di prestazione(valutata durante impegni agoni-stici) e di età anagrafica, coloroche presentano una maggiore etàbiologica, più anni di allenamentoe fattori della prestazione (antro-pometrici, fisici, tecnici, tattici) giàconsolidati, offrono meno possibi-lità di sviluppo rispetto a quelliche dispongono, invece, di unquadro più vicino alla norma deicoetanei o addirittura in ritardo sucerte caratteristiche. Tale conside-razione, logica nella sua definizio-ne, ma anche spesso trascurata, sibasa sul fatto che coloro i qualicon precocità raggiungono un’etàbiologica e tecnica già avanzata(maturazione), dispongono perforza di cose di un minor margine

di miglioramento. Questa eventualità potrebbe ral-lentare o, nel peggiore dei casi, comprometteresignificativamente la crescita del calciatore perdiversi motivi: differenze tecnico-agonistiche congli altri calciatori sempre meno marcate; caduta dimotivazione; dinamiche psicologiche del grupposquadra alterate dal cambiamento; insofferenza allavoro di allenamento poiché l’impegno non corri-sponde ai risultati etc. Per contro, quelli che riesco-no a ben figurare nei rispettivi campionati, nono-stante presentino alcuni deficit funzionali e psico-motori rispetto alle soglie ottimali (comparate conaltri giovani di talento), migliorabili però con l’alle-namento specifico, potrebbero avere più possibilitàdi riuscire nel decorso evolutivo. Un eventuale svi-luppo di questi fattori farebbe quindi conseguente-mente crescere il livello della prestazione che giàallo stato attuale risulta soddisfacente e confronta-bile con altri giocatori giudicati potenzialmentevalidi ( tavola 2).

La storia insegna però che a volte, in certi giovanicalciatori, nonostante si siano delineati particolarirequisiti sia a componente ereditaria che acquisita,che l’opera di promozione ulteriore (elevato livelloqualitativo della squadra e del campionato) si siaarticolata secondo i canoni ottimali dell’allenamen-to moderno, alcuni potenziali talenti non maturanocome inizialmente si pensava possibile. Con moltaprobabilità o sono state effettuate delle stime errate

II

FATTORI EREDITARI

definiscono lemassimeprestazioni

raggiungibili per quelquadro genetico

specifico.

FATTORI AMBIENTALI

GIOVANE CALCIATORE

in una scala di teoriepossibilità,

determinano il livelloeffettivamente

raggiunto(raggiungibile)

PRESTAZIONE CALCISTICA

...la manifestazione del talento potrebbe dipendere dalla scelta dei contenuti, deimetodi e delle procedure utilizzate in relazione alle caratteristiche individuali.Ciò potrebbe far ottenere, con più frequenza, il massimo livello potenziale disponibile..

Tav. 1

Page 24: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

III

sui vari indicatori considerati per la predizione deltalento o gli stessi non hanno espresso un sufficien-te grado di stabilità negli anni. Ulteriore eventua-lità, inoltre, potrebbe verificarsi quando fattori diordine psico-motivazionale e sociale influenzanonegativamente “l’itinerario tecnico” che, teorica-mente, era a lui accessibile. È anche successo, però,come controtendenza alla previsione, che altri nondiagnosticati in età giovanile come talenti, esaltan-do al massimo (in ritardo) certi personali patternprestativi hanno poi raggiunto il calcio professioni-stico. Ciò, evidentemente, fa supporre che determi-nate incognite non sono state ancora risolte o nonsono effettivamente preventivabili con assolutezza.Oppure che la “rete organizzativa” composta daivari talent scout, osservatori e tecnici di società,selezionatori giovanili e, soprattutto, la predisposi-zione dei flussi istituzionali di accesso alle selezioninon sono riusciti a cogliere i segnali che, in seguito,si sono confermati rilevanti. Allo scopo, per doveredi cronaca, il Settore Giovanile Federale, in accor-do col Settore Squadre Nazionali, ha sostanzialmen-te modificato, nella stagione in corso, i programmidi selezione, ampliando le opportunità di visionatu-ra dei giovani calciatori e potenziando, allo stessomodo, gli organigrammi, con lo scopo di ricercarecosì maggiore funzionalità organizzativa e qualità diservizio specifico. E’stato anche avviato uno studiocon sviluppo longitudinale (almeno 3 anni) diretto

all’osservazione parametricaqualitativa e quantitativa dei fat-tori che più influenzano lo svi-luppo del talento calcistico. E’opinione comune affermarecomunque che per la formazio-ne di un calciatore, che vadall’età dell’avviamento sporti-vo alla completa maturazionetecnica, debbano passare alme-no dieci anni, attraverso i qualiil giovane riceve stimoli ed indi-cazioni che inizialmente presen-teranno una forma più o menogeneralizzata e via via assume-ranno connotazioni sempre piùspecifiche. A circa 7-8 anni sicominciano ad intravederecerte attitudini più o meno defi-nite ed anche se qualche sog-getto mostra qualità superiorialla media dei suoi coetanei, èsicuramente presto definirlipotenzialmente talenti. Molticoncordano che, a questa età, sipossa parlare solo di orienta-mento sportivo. Conclusa lafase dell’attività di base, a 12-13

anni, è invece ipotizzabile azzardare una prima sele-zione (in termini di previsione) ma sarannocomunque gli anni successivi e l’opera di promozio-ne a confermare se tali preesistenti condizioni elet-tive si manterranno stabili nel tempo (almeno 3-4anni). In altre parole, oltre alle procedure diagno-stiche messe in atto, risulteranno quanto mai deter-minanti le prognosi da perseguire (tavola 3 riepilo-gativa).

Nella tavola riepilogativa, che mette in mostra levarie opportunità di selezione predisposte dallaFederazione (Settore Giovanile e Scolastico eSquadre Nazionali Giovanili), si fa riferimento adun processo verticale che vede, inizialmente, lamassa dei praticanti, cioè la base di una ipoteticapiramide e, successivamente, propone un itinerarioche, oltre a mantenere adeguatamente efficienti emotivanti i livelli delle competizioni, preveda ancheun’attenzione particolareggiata verso i giovani ditalento. In alto a destra viene indicato, con la vocemodello di riferimento, una sorta di “prototipo”teorico di come vorremmo che fosse il calciatoreideale. In altre parole, le scelte (riconoscimento dimaggiori capacità) non possono che essere condi-zionate da quello che ognuno di noi intende permodello di riferimento, la cui significazione, oltrealla dovuta considerazione basata su valutazioniempiriche e dettate dall’esperienza, può essere cor-redata da dati oggettivi e verifiche quantitative più

RELAZIONE IDONEITÀ – SVILUPPO

dal rapporto età biologica/età di allenamento (EB/EA) dal valore dei fattori diprestazione (FP)

Tav. 2

8

7

6

5

4

3

2

1

0

grad

i di s

vilu

ppo RP

PS

PP

EB/EA

non idoneo normale talento

gradi di idoneità

(KUPPER K. 19937

Page 25: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

IV

dettagliate. E’ stato avviato uno studio (tavola 4) sugiovani selezionati delle varie categorie, apparte-nenti alle diverse Leghe, che prevede il monitorag-gio dei parametri intrinseci della prestazione, con ilfine di verificare quali siano le qualità più presentie che più influenzano la maturazione dei giovani ditalento. L’ipotesi della ricerca si basa sul fatto che,molto probabilmente, alcuni fattori della prestazio-ne giovanile, sia di ordine tecnico-tattico che fisico,oltre ad aspetti più generali come quelli psico-socia-li e culturali, interagiscono con pesi e forme diversenei vari tipi di sviluppo. Nostra idea è che potrebbeconfigurarsi un profilo ideale sostenuto dalla pre-

senza di alcune costanti che si ripetono percentual-mente nella maggior parte dei casi e nei vari livellidi accesso alle selezioni. Lo studio, che nel proto-collo di ricerca prevede un certo numero di anni diosservazione, si pone in definitiva lo scopo di con-trollare in termini di evoluzione i molteplici fattoridi selezione che i calciatori presentano e verificaresuccessivamente il trend individuale. L’eventualeriscontro tecnico (conferma o non conferma deltalento) correlato ad ognuna delle qualità, potreb-be far risalire ad un modello ideale di selezione,con i benefici che tutti possono immaginare.

Stefano D’Ottavio

giovanissimisperimentali

TAVOLA RIEPILOGATIVA DELLE VARIE OPPORTUNITÀ DI SELEZIONE

ATLETA DI LIVELLONAZIONALE

tecnico-tatticofisico funzionalepsicologicosocialeculturale.............................

Tav.3

MODELLO DICALCIATORE IDEALE

ORGANIZZAZIONE FEDERALE

squadrenazionali

rappresentativeregionali

lega Dilet. e C

rappresentativeinterregionalilega AB.e C

rappresentativeregionali

lega Dilettanti

raduni tecnicinazionali

età

20181716151413

underunderunderunderunder

1211109876

allievi nazionaligiovanissimi prof.

allievi regionali

giovanissimi reg.

ATTIVITÀ AGONISTICA

SCUOLE DI CALCIO - CAS

SELEZIONE EPROMOZIONEDEL TALENTO

SOCIETÀL.N.P.

SOCIETÀL.P.S.C.

SOCIETÀ L.N.D.PURO SETTORE

MODELLO DELCALCIATORE IDEALE Tav. 4

SELEZIONE

STUDIO

ANALISI DELLE COSTANTI

MODELLO DI SELEZIONEDEL TALENTO

NUOVA SELEZIONE

Page 26: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

20

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

PREPARAZIONE FISICA

Considerazioni pratiche.

1) Nelle nostre squadre è prassiabbastanza consolidata effettuare,nei primi giorni di preparazioneestiva, una buona base di lavoroaerobico. I mezzi usati sono di tipoestensivo (corsa continua) od ilFartlek, e, approfittando del fattoche i ritiri sono svolti in collina o adaltitudine attorno ai 1000 metri, sisfruttano le zone che permettonodi lavorare fuori del campo sporti-vo, su terreni soffici e sottobosco.

Indicazioni di tipo metodologico:– il lavoro aerobico va svolto dipomeriggio o nella tarda mattinata,sicuramente dopo i lavori di tecnicaindividuale per la quale si richiedebrillantezza d’esecuzione. Infatti laqualità degli esercizi brevi ed inten-si (anaerobico alattacido) diminui-sce nettamente se preceduta da unlavoro aerobico prolungato (Volkov1983);

– se nella stessa seduta ci propo-niamo di lavorare allo sviluppo ditipi di resistenza occorrerà allenareprima quella che richiede undispendio energetico più intenso.(ad esempio la resistenza alla velo-cità);

– il ritmo nella corsa continuadeve determinare un certo accumu-lo di acido lattico (in pratica la velo-cità non deve essere del tutto aero-bica) e quindi si deve scegliere unache sia attorno a quell’anareobica oun po’ superiore ad essa. Il grafico(fig. 1) Villiger, H.P. Probst ed altri(1992) come l’aumento del lavoro(linea grigia) e i subtrati siano lega-ti alla produzione di energia. Se lasollecitazione è debole il rendimen-to degli acidi grassi è sufficiente acoprire in larga misura i bisogni, seil lavoro aumenta (tra la sogliaaerobica e quell’anaerobica) l’ener-gia fornita è soprattutto quelladegli zuccheri, quando il lavoro è

massimale o submassimale, l’ener-gia è data dalla glicolisi anaerobica.Ora nel gioco del calcio il “carbu-rante” più adatto è quello che ciproviene dal glicogeno. Diventaquindi necessario conoscere questavelocità e, prima di iniziare un lavo-ro, attraverso l’effettuazione deitest.

2) Tra i sistemi di allenamentoche servono al miglioramento dellaresistenza “generale”, ne elenchia-mo alcuni che hanno una serie diregole da rispettare e sono:

– lo sforzo deve essere moderatoo lieve;

– si deve lavorare in steady-state;– il lavoro deve essere continuo;– deve coinvolgere l’organismo

nel suo insieme.I sistemi pió usati sono:– a - corsa continua;– b - fartlek;– c - corsa in salita;– d - corsa con variazioni di velo-

cità;– e - allenamento tecnico/tattico;– f - corsa intermittente.

– a - La corsa continua può essere

svolta:– a ritmo costante - secondo

all’intensità: lenta, media, rapida.Secondo la distanza o la durata:breve, media, lunga;

– con variazioni di ritmo - secon-do all’intensità: lenta, media, rapi-da.

Secondo la distanza o la durata:breve, media, lunga.

Man mano che ci si avvicina alcampionato questa variazioneseguirà il ritmo della partita - inten-sità rapida, distanze brevi, frequen-ze di cambiamento di ritmo elevate(per determinare la velocità di lavo-ro vedere test).

-b- Il Fartlek è un mezzo che con-siste nel percorrere distanze chevanno dai 4 ai 10 km, introducendoperò corsa variata. E’ un esercizioche richiede uno sforzo intenso,ma irregolare, proprio come lagara. Tra i tipi di corsa che si posso-no introdurre abbiamo:

VO2 MAX

SOGLIAANAEROBICA

SOGLIAAEROBICA

LAVORO

LA RESITENZA di Mario Marella* e Monica Risaliti *

2ª parte.

* Laboratorio di Metodologiadell’Allenamento e Biomeccanica del Calcio.

Fig. 1

Page 27: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

21

PREPARAZIONE FISICA

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

– corse lunghe e lente;– corse in progressione;– accelerazioni e decelerazioni;– salite e discese;– scatti, slalom.Diamo un esempio di Fartlek:

metri 2500 ripetuto 2 o 3 volte:– corsa lenta m. 5003 ripetizioni

di m.50 al 60% della massima velo-cità, ritorno in corsa lenta m.300;

– corsa in scioltezza m.500;– corsa in salita m. 50 ed in disce-

sa m.50, 2 o 3 volte al 60% dellamassima velocità ritorno in:

– corsa lenta m. 600;– corsa lenta m. 300;– corsa su m.300 al 60% alla mas-

sima velocità.- c - La corsa in salita ha una mas-

sima efficacia quando è fatta su trat-ti di almeno m. 60 con una pen-denza non inferiore al 15%(Arcelli, Ferretti 1993). Richiede untipo di meccanica ed un interventomuscolare che si avvicina molto aquello della corsa in accelerazionetipica del calciatore durante la par-tita. Noi crediamo, che la penden-za del 15%, anche se da un punto

di vista metabolico è corretta, daquello biomeccanico porti unavariazione dell’assetto di corsamolto diverso da quello che il cal-ciatore troverà poi in campo e per-tanto pensiamo sia più opportunocorrere su salite non superiori al 10-12% di pendenza. Nei calciatoridilettanti il numero delle salitedovrà essere n.5 ripetizioni x n.4 o5 serie.

Pincolini durante la preparazioneprecampionato fa eseguire le salite2 o 3 volte la settimana (intervallodi almeno 48 ore) per un totale di10 allenamenti in 30 giorni cosìdistribuite:

– 2 serie da 5 salite di 40 metricon una pausa di 40” tra le ripetuteed 1’30” - 2’ tra le serie;

– 2 serie da 3 salite di 60 metricon una pausa di 60” tra le ripetutee 2’ - 2’ 30 tra le serie.

Durante il campionato (il merco-ledì): lavoro lattacido: m.80 - 2 serieper 4 ripetute, recupero 1’30” e 3’tra le serie. Lavoro alattacido: m.40- 2 serie per 5 ripetute con un recu-pero 40-45” e 2’ tra le serie.

Sassi durante la preparazione pre-campionato: m. 90 cominciando da3 ripetute e 2 serie fino a 5 ripetute4 serie, il recupero tra le ripetutepassa da un iniziale di 2’ ad unfinale di 1’30”, l’intervallo tra leserie da 4’ a 3’ nella parte finaledella preparazione.

Durante il campionato fa esegui-re le salite per solito il mercoledìpomeriggio con una miscela secon-do questi schemi:

5x100 metri + 5x50 metri + 5x30metri,

oppure,10x50 metri +5x30 metri.Oppure salite da 25 metri con un

tratto piano di corsa lenta fra unasalita e l’altra. Intervallo tra le ripe-tute 1’ -1’30” recupero tra le serie2’ - 3’.

– d - Corsa con variazioni di velo-cità (CCVV) Bosco (1990). Questometodo consiste nell’alternare scat-ti di 10-30-50 metri a fasi di recupe-ro attivo rispettivamente di 30-70-110 secondi durante i quali il calcia-tore deve correre ad una frequenzadi 150 battiti al minuto (velocità direcupero attivo). La seduta comple-ta è di 20-25’ così composta:

– 110” corsa di recupero attivo;– 10 metri alla massima velocità

30” di recupero attivo;– 30 metri alla massima velocità;– 70” di recupero attivo;– 50 metri alla massima velocità;– 110” di recupero attivo.– e - Allenamento tecnico tattico

(Bangsbo 1996): Aerobico a bassaintensità:

– superficie: metà campo;– numero giocatori: 7:7 o 4:4 o

11:11.– Organizzazione: ogni squadra

ha un pallone e deve mantenerne ilpossesso, contemporaneamentecercare di intercettare il pallonedell’altra squadra.

– Regole: se la palla esce dallo

Sviluppo della potenza aerobicaattraverso situazioni di gioco

Costruzione delle situazioni

Avversario semi-attivo Avversario attivo

forma di gioco simile alla competizione

utilizzazione di mezzitattici con soluzione

utilizzazione di mezzitattici senza una

soluzione preordinata

Fig. 2

Page 28: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

22

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

PREPARAZIONE FISICA

spazio gioco perde un punto.– Punteggio: un punto quando

una squadra riesce ad essere in pos-sesso dei due palloni.

– Varianti: un tocco, più tocchi,più palloni.

Aerobico ad alta intensità:– superficie: metà campo divisa in

tre zone con due porte;– numero giocatori: 6:6 o 4:4 o

9:9 + 2 portieri.– Organizzazione: due giocatori si

posizionano in ognuna delle aree.Dopo un periodo stabilito si cambiazona.

– Descrizione: si gioca a calcio.– Regole: i giocatori devono rima-

nere nello spazio assegnato.– Punteggio a rete.– Si lavora per 4 minuti con 30”

di recupero durante i quali si cam-biano le zone.

Nell’allenamento con la palla, ilprincipio è quello di costruire situa-zioni tecnico-tattiche che abbianocome componente il lavoro aerobi-co. E’ evidente che il controllo delcarico risente delle caratteristicheindividuali dei calciatori, della lorovolontà, delle situazioni che si ven-gono a creare e della forma digioco utilizzato. Il carico di lavorodipende inoltre dalla presenza

dell’avversario e dal ruolo in cui èusato (presenza semi-attiva o atti-va). In un’impostazione di lavorocon la palla in cui la presenzadell’avversario è attiva, il caricocomplessivo aumenta decisamente.Se utilizzassimo degli schemi tatticila cui esecuzione è preordinata, ilcarico di lavoro risulterebbe infe-riore, Weineck (1996).

– superficie 20x20;– tempo di lavoro 6 ripetute per

30”;– recupero 90” ;– numero di giocatori: 1:1 + 2

portieri;– descrizione: i due giocatori si

affrontano tra le due porte ed illoro compito è quello di realizzareil maggior numero di reti. Nel lavo-ro si possono far aiutare da due gio-catori che seguono l’azione lungo ilati lunghi del campo. Non si posso-no fare retropassaggi al portiere. Seil pallone esce dal campo va ripor-tato immediatamente in gioco;

– varianti: idem 2:2 Il tempo dilavoro sarà di 8 ripetute di 1’ conun recupero di 2’

– f - corsa intermittente: consiste inesercitazioni dove l’intensità è mas-sima, lo sforzo aerobico, il ritmocardiaco massimale (o quasi) che

sollecita moderatamente il sistemalattacido. Poiché è stato dimostratoche, ad intensità data, il lavorointermittente mostra una frequen-za cardiaca mediamente più bassadi quella del lavoro continuo, ènecessario per ottenere un ugualecarico, che la velocità di esecuzio-ne dell’esercitazione sia superiorea quella del metodo continuo.

Il grafico mostra, a parità di cari-co, il diverso andamento delle fre-quenze cardiache tra il lavoro conti-nuo (colore nero) ed il lavorointermittente (colore grigio).Pertanto attraverso il lavoro inter-mittente abbiamo:

– un aumento della velocità dicorsa;

– un aumento del tempo dellasomministrazione dello stimolo.

3) I test:a) Test di ConconiE’ un test massimale incrementa-

le che nasce nel 1982 dal prof.Francesco Conconi.

Obiettivo: Determinazione dellasoglia anaerobica con metodo indi-retto e della massima velocità aero-bica.

Materiale: cardiofrequenzimetro,cronometro.

Protocollo: I soggetti partono da

TEMPO DI LAVORO

lavoro intermittente

lavoro continuo

FREQUENZA

CARDIACA

Fig. 3

Page 29: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

23

PREPARAZIONE FISICA

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

una velocità iniziale relativamentebassa e devono aumentare il ritmodi lavoro, ad intervalli regolari, sinoad effettuare nelle fasi finali dellaprova uno sforzo massimale. Lavelocità di partenza deve esserevalutata attentamente in base allecapacità del soggetto e deve essereda bassa a moderata per i calciatori5-7 km/h.

Il protocollo originale del testprevede aumenti di velocità dopoaver percorso una data distanza(100m, 50m per i bambini), attual-mente si utilizza un incrementouniforme ogni 30”. Comunque gliincrementi di velocità dovrebberoessere così graduali da far registrarevariazione della frequenza cardiacainferiore alle 8 pulsazioni per ogniminuto di lavoro.Nelle fasi finalidel test al costante ed uniformeincremento della velocità deve esse-re sostituita un’importante accele-razione che conduce il soggetto adun’intensità corrispondente allasua massima frequenza cardiaca(massima frequenza utile). Talesforzo massimale deve iniziarequando il soggetto inizia ad esperi-re uno stato di sforzo medio alto,solitamente contrassegnato da diffi-coltà respiratorie o “bruciorimuscolari”.

Nel calcio, il test di Conconivenne introdotto da Roberto Sassiche vi apportò delle modifiche, apartire dalla realizzazione sulcampo di calcio. Il percorso è statoricavato ai margini di un campo dicalcio, sfruttando i lati lunghi, arro-tondando le curve e, se possibile,passando dietro le porte. L’incre-mento di circa 0.5 Km/h, deve esse-re realizzato gradatamente ognitratto-base, pari a mezzo giro in unovale disegnato sul campo di calcioche passi dietro le porte e pari,invece, a un giro se tale ovale sia aldi sotto dei 250-280 metri; nei

primi 20 metri di ciascun tratto-base la velocità dovrà avere un leg-gero aumento, mentre nel restodovrà essere mantenuta il piùcostante possibile. Nell’esattomomento in cui termina ciascuntratto-base il preparatore o collabo-ratore dovrà trascrivere il tempoparziale impiegato dall’atleta a per-correrlo.

Parametri rilevati: nel protocollodel test di Conconi si tengono inconsiderazione due variabili:

1 - frequenza cardiaca ;2 - velocità di corsa .Mediante lo studio della relazio-

ne grafica esistente tra queste duevariabili si determina il punto in cuiil rapporto tra FC/V diviene dalineare a curvilineo. Il punto in cuila relazione FC/V perde la sualinearità viene definito “punto dideflessione” ed esso rappresenta ilmomento in cui si assiste nell’orga-nismo ad una crescente presenza dilattato nel sangue. Alla frequenzacardiaca nel recupero (quella rile-vata dopo 15, 45, 75, 105 e 135secondi) viene sottratto il valore difrequenza cardiaca a riposo; i datiottenuti vengono posti in funzionedel logaritmo del tempo (Sassi eFascetti, 1989); si ottiene una rettache esprime il tempo di dimezza-mento (o “ti-mezzi”) della frequen-za cardiaca nella fase di recupero;con il miglioramento dello stato diallenamento la frequenza cardiacadiminuisce più rapidamente e laretta del ti-mezzi cambia inclinazio-ne.

Utilizzando gli stessi dati di fre-quenza cardiaca alle varie velocitàdi corsa del test di Conconi, puòvenir calcolato il valore del massi-mo consumo di ossigeno (VO2max) con il metodo indiretto pro-posto da Arcelli; dopo aver traccia-to la parte rettilinea del grafico e ilsuo prolungamento a destra alme-

no fino ai 18 Km/h, si leggonosulla retta stessa questi valori:

– la frequenza cardiaca a 18Km/h (fc18);

– la frequenza cardiaca a 12Km/h (fc12).

Si deve poi determinare la fre-quenza massima del soggetto. IlVO2 max (espresso in ml/kg.min)si ottiene quindi da questa formula:

20,03xfcMax + 36,07xfc18 – 56,10 fc12 fc18 - fc12

Analisi dei dati: al fine di costrui-re la relazione FC/V i punti per lacostruzione della curva devonoessere molti. Per quanto riguarda ipunti della velocità devono espri-mere la media tenuta durante ognistep di 30”, per le frequenze cardia-che devono corrispondere allamedia relativa ad ogni step di 30”.

Una volta realizzata graficamentela relazione FC/V la sua linearitàpuò essere compromessa, special-mente nella resa grafica dei dati ini-ziali, quando la velocità di percor-renza è molto bassa. Questo feno-meno può essere attribuito ad unnon proporzionale aumento dellefrequenze cardiache dovuto a causeemotive od anche ad un’inizialeprevalenza dell’adattamento volu-metrico (gittata sistolica) più che diritmo del cuore (frequenza cardia-ca). I dati così ottenuti dovrebberoessere non considerati nell’analisidella curva FC/V.

Limiti: nel 1991, il prof. Bosco harilevato che quattro autori hannodimostrato che non sempre si trovacorrelazione fra la deflessione delTest di Conconi e la soglia anaero-bica valutata in base alla concentra-zione del lattato nel sangue; quat-tro autori hanno sostenuto che nonsempre si evidenzia la deflessione etre autori, infine, hanno sostenutoche la stima del punto di deflessio-ne è soggettiva e quindi si presta ainterpretazioni che dipendono dal

Page 30: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

24

FORMAZIONE E ISTRUZIONE TECNICA

PREPARAZIONE FISICA

Naz. USANaz. AustriaNaz. Svizzera

Naz. GermaniaNaz. GermaniaNaz. Germania

Terza Divisione

Professionisti

Professionisti

Professionisti

DilettantiOlimpioniciDilettanti

SemiprofessionistiProfessionisti

DilettantiNaz. Algeria

Naz. FranciaSt. Etienne

Professionisti

Naz. PortoricoProfessionistiDivisione "B"

Lega Spagnola

AUTORI ANNO TIPOLOGIA Numero RUOLO MEDIA Dev. Stand.

SconholzerSconholzer

Hollmann e colScnabel e collHollmann e col

Bosco C.Islegen C.Akgun n.M. FainaGallozzi

Withe J.E.Emery T.M.Marella M.

LuhtanenCherebetiu

Vos

Naceur J.Colli R., Faina M

Joussellin. E. e coll.Chatard J.C.Marella M.

Ricco J., SanzBarry. A. e altri

Ramirez J.,Espin Toròn

19751976197619761981198119851987

1987

1987

1989

198919891989

19891990199019911993

199619971997

58.456.850.362.561.562.5

55-6555.75

58.94

49.6

57.2156.6751.85751

52.357.358.258.258.1

58-6359.160

57.2757.4956.662.250

64.3

62.958.1

17

17

249807841

789162

8

84

Difens.Cent. C.Attacc.

Difens.Cent. C.Attacc.

Difens.

Cent. C.Attacc.

3.79

6.13

1.2

3.793.424.07

8

7.4

1-52

4.214.133.850.7

5.3

3.95.9

CENTILAZIONE MASSIMO CONSUMOD'OSSIGENO DILETTANTI

9080706050403020

Centili ATTA

CCAN

TI

CENT

ROCA

MPI

STI

DIFE

NSOR

I

56.653.6553.6253.650.6550.6250.647.6

59.656.6556.6256.653.6553.650.6550.6

59.656.6556.6256.653.652.150.6550.6

CENTILAZIONE MASSIMO CONSUMOD'OSSIGENO CENTRO-NORD

CENTILAZIONE MASSIMO CONSUMOD'OSSIGENO SUD ED ISOLE

9080706050403020

Centili ATTA

CCAN

TI

CENT

ROCA

MPI

STI

DIFE

NSOR

I

56.656.553.653.553

50.650.550

59.656.656.553.653.553

50.650

59.659

56.653.653.550.650.550

9080706050403020

Centili ATTA

CCAN

TI

CENT

ROCA

MPI

STI

DIFE

NSOR

I

56.653.653.553

50.650

47.646.1

56.656.453.653.553

50,650.250

59.656.656.453.653.553.250.650.1

Tabella riassuntiva del Massimo Consumo d’Ossigeno (vedi 1ª parte, n°6 nov. dic. ‘98)

Page 31: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

25

SEZIONE MEDICA

L’infertilità maschile costitui-sce una patologia certa-mente in espansione.

L’approccio terapeutico non sem-pre risulta semplice, anche per-ché numerose condizioni clini-che, che nell’età adulta si manife-stano con condizioni di ipoferti-lità, hanno un origine all’epocadella pubertà. Per motivi diversi,sia sociosanitari che organizzativi,si osserva frequentemente unnotevole ritardo nella diagnosi eterapia della patologia andrologi-ca dei giovani. Il varicocele idio-patico rappresenta la patologiaandrologica più importante in etàpuberale. Sono, però, notevoli glielementi controversi e questi con-cernono quasi tutti gli aspetti ine-renti l’etiopatogenesi, la diagnosie la terapia di questa condizionemorbosa.

Si definisce varicocele una pato-logia vascolare della regione funi-colo-testicolare, caratterizzata dainsufficienza venosa, sfiancamen-to della parete del vaso e modifi-cazione dell’emodinamica distret-tuale, cui consegue un possibiledanno alla gonade.

L’approccio epidemiologico, siatrasversale che longitudinale,risulta, in differenti coorti dipazienti, di notevole interesse spe-culativo e può fornire consistentiinformazioni di ordine etio-pato-genico e clinico-prognostico,anche se non è sempre agevole ilconfronto tra differenti casisticheper l’assenza di uniformità neglistandard utilizzati. Una revisionedella letteratura su 3.009.495uomini adulti ha mostrato unaprevalenza nella popolazionegenerale pari al 16.97%(Kleintech B.,Schickedanz H.,1983). Un lavoro multicentrico sucoppie infertili ha permesso dievidenziare la presenza del varico-

cele nel 25,4% dei pazienti conparametri seminali alterati e,nell’11,7%, di quelli con spermio-gramma normale (WHO, 1992).La prevalenza del varicocelenell’infertilità secondaria sembraessere significativamente più ele-vata rispetto a quella riscontrabilenell’infertilità primaria (69% vs50% - Witt MA., Lipshultz, 1993).In uno studio epidemiologico ditipo trasversale, finalizzato all’ana-lisi della prevalenza della patolo-gia andrologica nella popolazionescolastica di Roma (numero deiragazzi 3.748, età 9-16 anni -Radicioni A. et al., 1992), è statoosservato che, allo stadio G1, ilvaricocele risulta quasi assente;l’incidenza subisce un netto incre-mento allo stadio G2 e il picco dimassima frequenza (21,16%)viene raggiunto a 14 anni, equiva-lenti allo stadio G3-G4.Successivamente la prevalenzatende a scendere progressivamen-te fino a raggiungere il valore di17,24% allo stadio G5, sovrappo-nibile al dato riportato in lettera-tura per la popolazione generaleadulta. Sulla base di questi datiriteniamo che il varicocele, alme-no come espressione clinica, siaun evento legato alla pubertà: losfiancamento della parete vascola-re si potrebbe determinare duran-te la fase di crescita rapida dellagonade per uno scompenso relati-vo tra l’aumentato afflusso arterio-so e lo scarico venoso. Inoltre, talepatologia vascolare può essereinquadrata come un processodinamico: ingravescente, dalpunto di visto anatomo-funziona-le, nelle prime fasi della pubertà(G2-G3) mentre, procedendo

verso la piena maturità si può assi-stere ad un parziale o completocompenso emodinamico che, cli-nicamente, si manifesta come unmiglioramento del grado di vari-cocele fino, in alcuni casi, allacompleta scomparsa clinica. Ciòdarebbe maggiore consistenzaall’ipotesi di una alterazione emo-dinamica che, in una prima fase,può essere essenzialmente funzio-nale e che solo in un tempo suc-cessivo diventa anatomica.

In un secondo studio di tipolongitudinale, conclusosi nel1995, sono stati analizzati gli effet-ti a medio e lungo termine delvaricocele valutando la volumetriatesticolare ed i parametri semina-li. Nello studio del 1985 sono statiindividuati 549 ragazzi affetti davaricocele idiopatico; di questi 98sono stati inviati al chirurgo: 71per ipotrofia testicolare e 27 peraltri motivi (attività sportiva agoni-stica, algia testicolare, lavoro). Dei167 ragazzi non operati, seguitiregolarmente con controlli seme-strali, 11 (6,59%) hanno sviluppa-to una ipotrofia testicolare. Dei284 soggetti richiamati mediantelettera, sono tornati al controllo96 ragazzi di cui 4 (4,17%) hannosviluppato una ipotrofia testicola-re. Dei 67 ragazzi sottoposti adintervento e rivalutati, 6 pazienti(8,95%) hanno avuto una recidivapost chirurgica.

Come abbiamo precedentemen-te detto, rimangono ancora

RICERCA

UN PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE: IL VARICOCELE

Anche in questo caso la prevenzione in età evolutiva èuna tappa obbligata - I carichi di lavoro devono esseresomministrati in rapporto all’età non solo cronologica masoprattutto biologica

di Marcello Ghizzo *

* Presidente del Comitatomedico nazionale per lo studiodell’attività sportiva in età evo-lutiva.

Page 32: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

26

SEZIONE MEDICA

numerosi i punti dibattuti. Adoggi non esistono uno o piùaccertamenti in grado di predirecon certezza la futura fertilitàdell’ adolescente affetto da varico-cele. E’ comunque estremamenteimportante poter seguire conregolarità l’adolescente non ope-rato, ma probabilmente anchequello operato, almeno per quan-to concerne il recupero anatomo-funzionale della gonade, fino alraggiungimento della piena matu-rità riproduttiva e nella program-mazione della paternità. Nonancora completamente chiaritisono anche i rapporti tra varicoce-le e la pratica sportiva. Un recentelavoro del gruppo di Pavia sem-brerebbe dimostrare che l’attivitàagonistica calcistica possa favorirela comparsa del varicocele, dimo-strando una correlazione direttatra ore di attività settimanali e pre-senza del varicocele (ScaramuzzaA. et al., 1996 - Tab.1)

Vale comunque la pena disegnalare che le risultanze cuisono pervenuti Scaramuzza e coll.da un lato contraddicono i comu-ni dati epidemiologici della lette-ratura (nessun caso di varicocelenei non sportivi?!), dall’altro sono

numericamente piuttosto limitatie non tengono conto di alcuneconcomitanti ed importanti varia-bili quali, ad esempio:

- attività sportive diverse dal cal-cio precedentemente o contem-poraneamente praticate;

- inizio dell’attività calcistica e,quindi, durata complessivadell’impegno nella specifica atti-vità sportiva; in modo ancor piùapprofondito una vasta casistica diragazzi;

- familiarità per varicocele e/oaltre sindromi varicose.

A seguito di questi ultimi risulta-ti, il Settore Giovanile e Scolasticonel 1997 ha condotto un’indaginerelativa all’incidenza del varicoce-le su una popolazione di giovanicalciatori (numero dei ragazzi684, età 15-17 anni) partecipanti adue competizioni nazionali perRappresentative regionali. IlSettore Giovanile ha messo apunto un protocollo di studio ingrado di raccogliere informazionianamnestiche il più possibile utiliallo scopo della ricerca. Tali infor-mazioni sono state correlate aduna indagine clinica specialistica.Inoltre, i dati raccolti sono statiparametrati nei confronti di una

popolazione di controllo rappre-sentata da soggetti di pari età nonpraticanti abitualmente alcunaattività sportiva. I risultati dellostudio sono riportati nelleSlide.1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13.L’analisi dei risultati ottenuti,come è possibile constatare, èestremamente interessante alpunto da indurre il neo costituitoComitato medico nazionale per lostudio dell’attività sportiva in etàevolutiva a studiare in manieraancor più approfondita una vastacasistica di ragazzi di differentietà, distribuiti su tutto il territorionazionale e con differenti carichidi lavoro sportivo: dalla sempliceattività ludica fino alla pratica ago-nistica. Scopo principale di questostudio sarà quello di verificare ilrapporto tra il calcio ed il varico-cele in età peripuberale (tab. 2).Si ringraziano tutti i medici regio-nali del SGS per la collaborazio-ne.

BibliografiaDubin L., Amelar RD.,

Varicocele size and results of vari-cocelectomy in selected subfertilemen with varicocele, Fertil Steril1970; 21:606-9

RICERCA

(modificata da Scaramuzza et al., 1996)

Tab. 1 – Prevalenza del varicocele in 198 adolescenti sani

Att.Sport(ore/sett)

01 - 34 - 67 - 9> 10

3019581873

Età (anni)

media(DS)

12,2 (1,0)12,3 (1,2)12,4 (1,0)12,3 (1,0)12,5 (0,9)

Altezza(cm)

media(DS)

1,55 (7)1,57 (5)1,57 (6)1,56 (8)1,59 (8)

Peso(Kg)

media(DS)

47 (4)45 (5)46 (4)46 (3)45 (5)

StadioPuberale

1 - 51 - 51 - 51 - 51 - 5

Varicoceletot.

n (%)

0 (0)2 (10,5)8 (13,8)4 (22,2)21 (28,8)

Grado I

n (%)

0 (0)1 (5,2)5 (8,6)2 (11,1)13 (17,8)

Grado II

n (%)

0 (0)1 (5,3)3 (5,1)2 (11,1)6 (8,2)

Grado III

n (%)

0 (0)0 (0)0 (0)0 (0)

3 (4,1)

Page 33: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

27

SEZIONE MEDICA

RICERCA

Kleinteich B., Schickedanz H., Beitragzur,Varicocele testis bei Kindern und Jugendlichen,Padiatr Grenzgeb 1983; 22:383-87

Who, The influence of varicoxcele on parametresof fertility in a large group of men presenting toinfertility clinics, Fertil Steril 1992;57(6):1289-93.

Witt MA, Lipshultz LI, Varicocele: a progressive orstatic lesion? Urology 1993;42:541-43.

Radicioni A., Paris E., Grimaldi O., Plazzi F.,Dondero F., Il varicocele idiopatico in età peripubera-le: esperienza di cinque anni. In: D’Ottavio G., editor.Andrologia chirurgica in età puberale, Roma:ActaMedica, 1992:159-62

Scaramuzza A., Tavana R., Marchi A., Varicoceles inyoung and soccer players, Lancet 1996; 348:1180-81.

Page 34: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

28

SEZIONE MEDICA

RICERCA

Page 35: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

29

SEZIONE MEDICA

RICERCA

ATTIVITA' FISICA

Contrazioni muscolari addominali più muscoli diaframmatici+

muscoli regolatori della glottide

Importanza di una corretta respirazione durante l'attività

L'importanza di una corretta applicazione dei carichi di lavoro sportivo in rapporto all'età

Aumento della pressione addominale

Sollecitazioni anomali del sistema di contenzione valvolaredella vena spermatica

Difficoltà del ritorno venoso

Ristagno del sangue

VARICOCELE

A – aumento temperaturaB – ipossia epitelio ogruinaleC – mancata rimozione

cataboliti tossiciD – ristagno ormoni steroidi

POSSIBILE EZIOPATOGENESI DEL VARICOCELEIN PRATICANTI ATTIVITA' SPORTIVA

TAB. 2

Page 36: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

30

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

Un interessante e recentelavoro di Gianni Leali,nel Notiziario Tecnico di

Gennaio/Febbraio ‘98, ha rileva-to l’importanza di sviluppare nelgiovane calciatore il cosiddettopensiero tattico. Con questo ter-mine si definisce la capacità diun giocatore di: “Percepire, sce-gliere, decidere ed eseguirel’azione motoria più idonea, inrelazione alla reale situazione digioco”, come dice MarioBonfanti. Il pensiero tattico è,forse, possibile inquadrarlo comeuna capacità generale, trasferibi-le a ogni situazione.

Quando ammiriamo le intuizio-ni “intelligenti” dei grandi calcia-tori non ci siamo mai chiesticome questi siano in grado dieffettuarle? I talenti, i cosiddettifuoriclasse applicano con natura-lezza e semplicità i gesti tecniciadatti a risolvere con fantasia ecreatività soluzioni di gioco spes-so complicate. Secondo una defi-nizione del prof. E. Hann iltalento sportivo è una disposizio-ne superiore alla media a poteree a volere compiere prestazionielevate in campo sportivo. L’indi-viduo ricco di talento dimostracapacità e abilità motorie, tecni-co-tattiche e psicologiche supe-riori alla media che si evidenzia-no positivamente tanto quanto ilragazzo stesso è cosciente deisuoi mezzi e dei suoi limiti. Eccoun’ altra definizione assai com-pleta: “Il talento sportivo puòessere inteso come la capacitàche ha un individuo di fornire,in un determinato momento,una particolare prestazionepsico-motoria di cui viene rico-nosciuta, per confronto e con-venzione, la sua rarità statistica.La condizione di campione nonè iscritta nella natura del sogget-

to, bensì è la risultante di un pro-cesso d’interazione di numerosifattori d’ordine ereditario,ambientale, organico, addestrati-vo, situazionale e sociale. Nonesistono fattori della riuscitasportiva, quanto delle situazionisoggettive e di campo che si con-figurano come dei pre-requisiti”(Antonelli F.).

Avete presente Roberto Baggiomentre effettua un passaggiosmarcante in fase offensiva o, indifesa, una chiusura di FrancoBaresi. Per non parlare diRonaldo, Diego Maradona oMarco Van Basten. In questi casil’aspetto genetico è determinan-te, tuttavia può essere possibileaiutare i giocatori “normali” aincrementare questo tipo di atti-vità cerebrale attraverso l’espe-rienza pratica e il ragionamento.

Nel calcio moderno e organiz-zato gli elementi a disposizionedevono acquisire una cultura taleda essere fantasiosi, creativi,intelligenti, efficaci e adatti allasituazione tattica richiesta dalmister.

Vediamo ora quali sono le defi-nizioni di queste capacità tantorichieste, anche e soprattutto perla spettacolarità e l’efficacia delgioco del calcio:

- fantasia: capacità di elaborareconoscenze ed esperienze cogni-tive e motorie già possedute alfine di ottenere un risultato ori-ginale;

- immaginazione: capacità diottenere risultati originali senzaavere conoscenze specifiche;

- creatività: capacità di utilizza-re il pensiero al fine di ottenererisultati originali e flessibili.

Sino a poco tempo fa ci si èpreoccupati di allenare quasiesclusivamente il “ movimento ”trascurando l’allenamento

all’azione”. Non è sufficientemodificare il gesto tecnico a livel-lo periferico, 1)spinale e 2)sotto-corticale (riflesso, automatismo),ma bisogna intervenire a livellocentrale sulle interconnessionicerebrali sinaptiche (movimentocosciente e finalizzato) per salireal terzo livello, quello corticale.

Nell’apprendimento intelligen-te l’automatismo è fissato inmodo plastico e ciò permette diriutilizzarlo o modificarlo insituazioni diverse. È importantefinalizzare e rendere coscienteogni movimento per trasferire ilriflesso e l’automatismo all’intel-ligenza e il gesto all’azione.

Il calciatore deve utilizzare almeglio i fondamentali tecnici,tattici, fisici e le caratteristichedella personalità in situazioni aci-cliche, e quindi variabili, influen-zate dalla presenza dei compagnie degli avversari.

L’esempio chiarificatore stanella differenza che passa tra ungiocoliere del circo e DiegoMaradona che applicava intelli-gentemente la tecnica nella situa-zione di gioco nella quale venivaa trovarsi. L’azione motoria nonè altro che l’estrinsecazione pra-tica del pensiero tattico. A questopunto ci chiediamo se sia possibi-le formare giocatori che raggiun-gano queste capacità o se siaaddirittura possibile interveniresu atleti già evoluti agendo sul“pensare calcio” del calciatore.

Osserviamo la tabella 1 e ana-lizziamo il percorso didattico perintervenire sul pensiero tatticodel giocatore.

Per svilupparlo, nel passaggiodal gesto all’azione, dall’esercizioalla situazione con progressioni

IL GIOCATORE PENSANTE E LO SVILUPPO DEL PENSIERO TATTICO

di Fulvio Fiorin *

* Allenatore di base.

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SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

dal facile al difficile, il calciatoredeve risolvere problemi di tipo:

1) tecnico;2) comunicativo;3) situazionale;4) cooperativo;5) tattico.L’argomento così presentato

permette di superare la diatribametodologica sulle attività analiti-che e globali e sui metodi indutti-vi e deduttivi.

1) Chiaramente, un adeguatodominio della tecnica consente algiocatore di liberarsi da problemidi controllo motorio e di rivolge-re l’attenzione alla percezionedella comunicazione e della situa-zione. Perciò, la tecnica è presup-posto fondamentale, perché senon è fine a se stessa, diventa ilmezzo per concretizzare l’inten-zione tattica che la situazionerichiede.

Perciò, come già detto in prece-denza, non si devono più impo-stare i contenuti degli allenamen-ti senza motivarne gli obiettivi:calciare per calciare, guidare lapalla per guidare la palla, riceve-re per ricevere, dribblare perdribblare. Bisogna dare unarisposta ai per di: calciare per,guidare la palla per, ricevere per.

2) La comunicazione verbale enon è fondamentale nella regola-zione dei tempi e degli spazi. Isegnali codificati devono esserepercepiti al fine di realizzare unmovimento appropriato ed effica-ce. Comunicare con un attaccoallo spazio l’intenzione di riceve-re una palla profonda o avviareun pressing attaccando il portato-re di palla sulla fascia sono alcuniesempi di segnali che devonoessere trasmessi e ricevuti.L’attaccante che taglia sul primopalo per ricevere il cross, comuni-ca l’intenzione con il movimento,

quando attiva la comunicazionevisiva con il compagno in posses-so di palla sulla fascia. I giovanicalciatori devono imparare a tra-smettere e ricevere questi segnali.

3) Saper leggere la situazione esaperla riconoscere diventanopresupposti indispensabili allasoluzione intelligente della stessa.Tutte le progressioni situazionalisui gesti tecnici fondamentaliincrementano nei giovani calcia-tori la conoscenza di situazioninelle quali il gesto tecnico appro-priato favorisce la soluzione intel-ligente. L’azione motoria adegua-ta allo sviluppo della situazionenon è altro che l’applicazionedella tecnica nel gioco effettivo. Igiovani calciatori devono risolve-re questo problema di lettura einterpretazione di situazioni chevanno dall’uno contro unoall’undici contro undici

4-5) Cooperare per trovare le

soluzioni alle situazioni di giocoattuando delle tattiche comunisono gli ultimi problemi da risol-vere. Effettuare una copertura alcompagno che attacca il portato-re di palla, applicare la tattica delfuorigioco in linea difensiva o infase offensiva porsi a sostegno oeffettuare un incrocio e una crea-zione di spazio, sono esempi piùo meno semplici di collaborazio-ni tattiche.

La risoluzione di tutti i proble-mi elencati è da ricercare nellevarie situazioni di gioco e di gara.Infatti esistono sempre dei princi-pi, delle “regole d’azione” sia perchi è in possesso di palla, cioè infase offensiva, sia per chi si trovain fase difensiva, oltre che nellatransizione, cioè il passaggio posi-tivo o negativo da una faseall’altra.

L’ allenatore deve conoscerequesti principi che sorreggono

GESTO

AZIONE

MOTIVAZIONE - PREPARAZIONE FISICA

ESERCIZIO

SITUAZIONE

FACILE

DIFFICILE

RISOLVEREPROBLEMI

RAGGIUNGEREOBIETTIVI

TECNICI TECNICAINDIVIDUALE

COMUNICATIVI

TATTICAINDIVIDUALE

TECNICAINDIVIDUALE

SITUAZIONALI

TATTICADI REPARTO

TATTICADI SQUADRA

COOPERATIVI

TATTICI

IN RIFERIMENTO AI PRINCIPIO REGOLE D'AZIONE :

– in fase offensiva (possesso palla)– in fase difensiva (non possesso)

PENSIERO TATTICO - GIOCATORE PENSANTE

– in fase di transizionepositiva

negativa

Tab. 1

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gli obiettivi di tecnica individua-le, tattica individuale, tattica direparto e tattica di squadra eindurre i calciatori a scoprirliattraverso l’esperienza e il ragio-namento. Gli interventi didatticidevono evidenziare le esigenzerisolutive ed essere organizzate inprogressioni, ma soprattutto ilgiovane calciatore deve essereguidato verso soluzioni basate suprogetti tattici personali poichégli allenamenti devono costituireil mezzo di realizzazione dello svi-luppo del pensiero tattico, intesocome sviluppo della creatività delgiocatore (giocatore pensante)da una definizione di F. Accame.Sarà importante non fermarsi allarisoluzione dei soli problemi tec-nici o situazionali, ma strutturaredei percorsi, delle programmazio-ni che permettano di ordinare,organizzare i mezzi di allenamen-to, in riferimento agli obiettivi,con criteri di progressività, conti-guità e continuità adeguati allevarie fasce d’età.

Ricordiamo che gli aspetti moti-vazionali e psicologici, come lapreparazione fisica, sono presup-posti al successo del percorsodidattico esposto e dell’allena-mento. Il presupposto della moti-vazione può nascere da un biso-gno primario, da un impulsoindividuale o da un interesse psi-cologico.

Questa lunga premessa è indi-spensabile per dare caratterescientifico e sperimentale alleattività pratiche che seguono edevidenziano l’intervento sul pen-siero tattico nelle varie fasce deicalciatori: dai pulcini alla primasquadra.

Ciò che poi importa è il lavoropratico sul campo che deve essereefficace e indurre gli apprendi-menti corretti e valutabili.

Per i più piccoliUltimamente molti affermano

che il tasso tecnico del calcio èscaduto e non si vedono più gio-catori in grado di effettuare gestitecnici tali da esaltare ed emozio-nare gli spettatori. Probabilmentec’è qualcosa di vero in questaconsiderazione, in quanto il cal-cio ha subito una forte evoluzio-ne- a livello tattico - non suppor-tata da un adeguamento deimetodi d’allenamento della tec-nica calcistica. Per giocare in“questo calcio” e in quello delfuturo è, infatti, necessaria unatecnica elevatissima e soprattutto“intelligente”.

L’evoluzione tecnico-tattica delgioco del calcio ha ridotto itempi e gli spazi di esecuzionedei gesti fondamentali. Oggi, èimportantissimo aumentare leabilità tecniche dei giovani calcia-tori, adeguando metodi e attivitàdi allenamento alle nuove richie-ste del gioco del calcio. Quindi,l’obiettivo principale nel settoregiovanile consiste nel migliora-mento della tecnica calcistica,intesa come il complesso di tutti imovimenti, con o senza palla, cheservono per effettuare una partitadi calcio (fondamentali) e dellatattica individuale.

Il periodo cronologico in cui leabilità tecnico-tattiche ottengonoil loro migliore e maggiore incre-mento è da collocarsi tra gli 8 e i14 anni di età e, più precisamen-te: dagli 8 agli 11 si pongono lebasi dello sviluppo delle abilitàtecniche; dagli 11 ai 14 anni si svi-luppano le abilità tecnico-tattichedi base.

Da tutto ciò che è stato dettosembra proprio che il “muscoloprincipale” da allenare permigliorare la tecnica, soprattuttoper i soggetti in età evolutiva, sia

il cervello.“Messa in situazione“,

“Progressione situazionale“,“Gioco di situazione“, ecc... sonoterminologie diventate usualiquando si parla di metodologiadi allenamento. Ma, prima ditutto, bisogna chiarire cosa siintende per metodologia.

L’ efficacia dell’ allenamento eil raggiungimento di obiettiviprogrammati dipendono inbuona misura dalla metodologiaadottata.

Il metodo (nel suo significatoetimologico “met“ “odon”: attra-verso la strada) si fonda sulle teo-rie e sulle forme di apprendimen-to, infatti esso può essere consi-derato una scelta con cui operareper raggiungere gli obiettivi.

Esso riguarda i seguenti aspetti:1) il rapporto tra istruttore e

allievi, ovvero il tipo di leadershipche l’allenatore intenderà instau-rare nel gruppo. Essa può essere :autoritaria, democratica o per-missiva.

2) Il rapporto tra giocatori,ovvero le relazioni sociali che siinstaurano nel gruppo - squadra.

3) Il linguaggio, ovvero il tipodi comunicazione utilizzatadall’allenatore.

4) Il metodo o il modo di pro-porre l’ attività:

a) deduttivo, quando l’ allena-tore è prescrittivo e assegna uncompito o fa eseguire un’ eserci-tazione dando una soluzionechiara e prestabilita.

b) induttivo, quando l’allenato-re pone gli allievi in una situazio-ne di ricerca della soluzione e delraggiungimento di un obiettivo.

5) La scelta della attività:a) globali, quando si tratta di

contenuti o attività di caratteregenerale nelle quali sono presen-ti diversi aspetti e sono perseguiti

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più obiettivi. Il gesto tecnicodiventa il mezzo per raggiungerel’ obiettivo;

b) analitiche, quando le attività,come dice la parola, analizzanol’obiettivo e il gesto tecnico dacompiere. In questo caso la tecni-ca è fine a se stessa.

Quindi, come già detto, il meto-do si fonda sulle teorie d’ appren-dimento. Alcune di esse concepi-scono l’ apprendimento come unprocesso meccanico senza l’inter-vento da parte della coscienza.Ma, attraverso le ricerche scienti-fiche sulla fisiologia del cervello,le più recenti correnti pedagogi-che ritengono che la teoria piùaccreditata sia quella dell’apprendimento secondario ointelligente.

Essa presuppone la cosiddetta“messa in situazione“ e si suddivi-de in tre fasi :

1) La prima fase, esplorativa odell’esperienza, serve a compren-dere la situazione; in essa il gioca-tore verifica praticamente il pro-blema per costituire le associazio-ni tra le informazioni e le espe-rienze precedenti.

2) Nella seconda fase, dissocia-tivo - percettiva o della razionaliz-zazione dell’ esperienza, il ragaz-zo ha chiara la coscienza delloscopo da raggiungere e program-ma in modo preciso le azionimuscolari da compiere.

3) L’ ultima fase è quella di sta-bilizzazione o globalizzazionedell’ esperienza; in essa si colloca-no le ripetizioni della situazioneal fine di automatizzare tutte leazioni.

Nell’ apprendimento intelligen-te l’ automatismo viene fissato inmodo plastico e ciò permette diriutilizzarlo o modificarlo insituazioni diverse; ecco perchéutilizzare come metodo di allena-

mento le situazioni semplici digioco è senz’ altro una sceltaappropriata poiché si tiene inconsiderazione un apprendimen-to intelligente della tecnica edella tattica.

Perciò, la tecnica è presuppostofondamentale, ma poiché è stru-mentale e non è fine a se stessa,diventa il mezzo per concretizza-re l’ intenzione tattica che lasituazione richiede.

L’ esperienza sul campo dimo-stra che offrire un obiettivo daraggiungere esalta la motivazionee l’ impegno dei ragazzi più diuna ripetizione estetica di un fon-damentale tecnico senza un pre-ciso scopo.

Come già detto bisogna perciòdare una risposta ai “ per “ di: cal-ciare per, guidare la palla per,ricevere per. La risoluzione a que-ste risposte è da ricercare nellevarie situazioni di gioco. In tuttele situazioni esistono, infatti,delle “regole d’ azione “ sia perchi è in possesso palla, cioè infase offensiva, sia per chi si trovain fase difensiva. L’ allenatoredeve conoscere questi principi eindurre i giovani calciatori a sco-prirli attraverso l’ esperienza e ilragionamento. Le situazioni digioco devono evidenziare esigen-ze risolutive e organizzate in pro-gressioni didattiche. Infatti, laprogressione situazionale devecostituire il mezzo di realizzazio-ne del pensiero tattico intesocome sviluppo della creatività delgiocatore. La progressione situa-zionale permette, così, di passareda un’ esercitazione a una situa-zione o, per meglio dire, dallatecnica di base alla tattica indivi-duale.

Gli esempi pratici che seguonochiariscono questa lunga introdu-zione teorica all’ utilizzo delle

progressioni situazionali.Trattiamo ad esempio un obiet-

tivo tecnico di primaria impor-tanza: la guida della palla.Verifichiamo come sia possibileinsegnare i gesti tecnici ai piccolicalciatori sviluppando un pensie-ro tattico per una corretta appli-cazione durante il gioco.

Il dominio della palla è unobiettivo generale di primariaimportanza e riguarda il giusto ecorretto rapporto del giovane cal-ciatore con l’attrezzo (io e lapalla). Per migliorarlo si deveaffinare la sensibilità cinesteticaspecifica, cioè la capacità di deco-dificare i segnali e trasmetterli aimuscoli e alle articolazioni.Infatti, quando si osserva un cal-ciatore palleggiare e guidare lapalla in modo elegante ed effica-ce, si afferma che è dotato di unabuona sensibilità. Questa dipen-de dai segnali che arrivano al cer-vello dagli organi di senso e daimuscoli (capacità senso-percetti-ve e cinestetiche) è in particolarmodo l’espressione di una capa-cità coordinativa specifica chia-mata: destrezza fine.

L’attività iniziale, utile permigliorarsi, è il palleggio che affi-nando la sensibilità diventa pro-pedeutico alla guida della palla.Per palleggio si intende l’abilitadi colpire ripetutamente, con ipiedi o con altre parti del corpo,la palla in modo che questa nontocchi terra. È un’attività utilizza-bile come riscaldamento e deveessere organizzata in progressionididattiche, dal palleggio con rim-balzo a quello classico, portandola palla su diversi livelli (piede,coscia, testa), da fermi e in movi-mento, su percorsi obbligati, congare individuali, a coppie e agruppi, giocando a calcio ten-nis... E’ utile utilizzare palle o

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oggetti sferici di forme, dimensio-ni e pesi differenti, esercitandosempre entrambi i piedi e spro-nando i giovani calciatori amigliorare i propri record perso-nali. Ma vediamo ora di analizza-re l’obiettivo della guida dellapalla cioè dell’abilità di un gioca-tore di sospingerla, toccandolacon le varie parti del piede, da unpunto ad un altro, senza perder-ne il controllo; effettuando, inpratica, dei brevi passaggi a sestessi sulla propria direttrice dicorsa. Come si era detto prece-dentemente è indispensabiledare una risposta alla domanda”guidare per?’’ affinché la tecnicanon sia fine a se stessa e le attivitàproposte abbiano un senso e unoscopo. Infatti, durante la partitadi calcio, si guida la palla per:

- conquistare spazio;- difenderla dall’avversario;- crossare;- lanciare;- calciare a rete.Inoltre la guida della palla è un

obiettivo propedeutico alla fintae al dribbling, perciò al supera-mento dell’avversario e quindialla risoluzione della situazionedi 1 contro 1, situazionale. Laguida della palla permette ilcosiddetto “possesso palla indivi-duale’’, anche se nel gioco attualela guida, appena possibile, è sosti-tuita con il più determinante eproduttivo passaggio (possessopalla collettivo). Le tecniche diguida sono convenzionalmentetre:

interno-piede; esterno-piede;collo piede.

Queste vengono utilizzate inbase alla necessità e alla situazio-ne in cui ci si trova: la guida dicollo permette, ad esempio, unamaggior velocità di traslocazione,ma necessita di ampi spazi (situa-

zione di contropiede); la guida diinterno: è la più lenta, ma per-mette una maggior protezione eun miglior controllo della palla;la guida di esterno: è la più natu-rale da effettuare durante lacorsa. Tuttavia, poiché per difen-dere la palla dall’avversario ènecessario interporre il propriocorpo, si utilizza la tecnica piùidonea riguardo alla posizionedell’avversario e allo spazio daraggiungere. A questo puntol’allenatore, in riferimentoall’obiettivo specifico (es.: guida-re per conquistare spazio), inrelazione al livello tecnico e inbase alla categoria dei propri cal-ciatori, può progettare delle pro-gressioni didattico-situazionalipassando dall’esercitazione allasituazione di gioco in modo cheil bambino apprenda i concetti ei principi sopra esposti.

Si ricorda che possedere unabuona sensibilità è prerequisitoindispensabile per rivolgerel’attenzione alla situazione tatticae avere una maggior visione peri-ferica e di gioco pur mantenendoil dominio della palla. Infatti si èsoliti dire di un giocatore tecnicoe intelligente: “Gioca con la testaalta’’.

Progressione situazionaleQuesta progressione è finaliz-

zata alla difesa e alla coperturadella palla con lo scopo di tirarea rete, che come abbiamo vistoprima sono alcuni motivi per iquali si porta palla in gara.

Come riscaldamento o per ini-ziare la progressione didattica, sipossono utilizzare tutti gli esercizianalitici conosciuti e presentatisui testi, eseguiti in spazio liberoo su obbligati con i coni, utiliz-zando tutte le tecniche di guidadella palla e curando in partico-lar modo il gesto tecnico. Ad

esempio, i giovani calciatori gui-dano la palla all’interno di unquadrato che varia come dimen-sioni in base al numero dei parte-cipanti. I bambini utilizzano acomando le varie tecniche e gui-dano la palla sempre verso unospazio vuoto evitando i compagni(per tenere la “testa alta” e fina-lizzare il movimento). Variando ilritmo di corsa cambia anchel’intensità del carico. Per indurrei giocatori a tenere la testa altal’allenatore, in queste esercitazio-ni, può formare dei numeri conle mani e obbligare i bambini agridare il numero segnalato.

1)Cacciatori e lepri (fig. 1)Alcuni bambini (lepri) guidano

all’interno di un quadrato, didimensioni variabili , la pallainsieme ad altri giocatori, con-traddistinti da una casacchina(cacciatori), che guidano a lorovolta una palla. I cacciatori devo-no colpire con la propria palla ilpallone delle lepri. Le lepri cattu-rate diventano cacciatori e vice-versa. Impareranno così a porre ilproprio corpo tra la palla el’avversario.

2)Guida in velocità (fig. 2) Si strutturano delle zone larghe

5 metri sino a raggiungere even-tualmente una lunghezza massi-ma di 30 metri. I bambini guida-no velocemente la palla usandole varie tecniche sino ad arrivareal limite opposto dalla partenza.Per variare l’esercizio bisognaobbligare i giocatori a effettuare1, 2 o 3 tocchi all’interno di ognizona o addirittura un tocco ogni2 zone. Si può organizzare unagara a più squadre con l’obiettivodi essere più veloci nell’arrivareal termine. Si può strutturare ilpercorso prima del limitedell’area e far concludere a rete.I piccoli calciatori verificheranno

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quale delle tecniche è la più velo-ce.

3)Situazione di 1 contro 1 conavversario alle spalle (fig. 3):l’attaccante A deve guidare velo-cemente la palla all’interno di uncorridoio, lungo 20/30 metri elargo 10, prima di calciare inporta, eludendo l’azione di undifensore che parte 2/3 metridietro (l’attaccante può cercaredi tagliare la strada al difensore

per coprire e difendere la palla seè più lento o portare la palla lon-tano se è più veloce dell’avversa-rio). Si può organizzare una garaa squadre alternandosi in faseoffensiva e difensiva.

4)Situazione di 1 contro 2 conavversari alle spalle (fig. 4)

E’ una variante della preceden-te situazione, l’attaccante deveeludere l’inseguimento di 2difensori. Egli parte con il piede

sulla palla e quando lo stacca par-tono i difensori. L’attaccantedovrà capire da quale difensoredovrà scappare e da quello chedovrà coprire la palla. Come sipuò notare in tutte queste eserci-tazioni e situazioni si miglioranoanche le capacità condizionalicurando e variando l’organizza-zione.

Strutturando percorsi di questogenere i bambini, migliorando la

Fig. 1 Fig. 2

Fig. 3

A

B

Fig. 4

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sensibilità e la tecnica di base,applicano il gesto intuendone ecapendone il senso e verificandol’efficacia nella soluzione dellesituazioni nel rispetto dei princi-pi del gioco del calcio. E’ chiaroche in una programmazionecompleta si devono prevedereulteriori sviluppi e collegamenticon altre attività. Trasferendo iconcetti dei giochi e delle eserci-tazioni in situazioni specifiche erispettando la tabella precedente-mente proposta, si inizia a svilup-pare il pensiero tattico. Ciò èpossibile per ogni obiettivo tecni-co di questa fascia d’età. E’ chia-ramente importante la conse-quenzialità e la coerenza delleattività proposte all’interno dellastessa seduta e di più allenamen-ti.

Se siamo tutti d’accordo che,nel settore giovanile, è determi-nante lavorare insistentementesulla tecnica di base ripetiamouna serie di semplici consiglimetodologici, alcuni già espressi.

1) Utilizzare quasi esclusiva-mente per tutto l’allenamento lapalla. Migliorare la condizionefisica e la funzione di coordina-zione utilizzando sempre esercizitecnici specifici con il pallone trai piedi. Ciò significa utilizzareuna metodologia diretta con atti-vità specifiche per il gioco delcalcio.

2) Nello scegliere le attività daproporre ai ragazzi è indispensa-bile che i gesti tecnici venganorealizzati attraverso:

- la memorizzazione della pre-stazione - tramite ripetizioni fre-quenti e ravvicinate nel tempodei gesti da acquisire;

- una velocità adeguata ai ritmidella gara - acquisita utilizzandoesercitazioni che la riproducanoin modo adeguato;

- la realizzazione dei fondamen-tali nelle zone appropriate dicampo - con esercitazioni esegui-te con punti di riferimento inzone specifiche del campo e conmisure-spazi tipo gara.

3) Spiegare sempre le finalità egli obiettivi dell’allenamento edel gesto tecnico da realizzare.La coscienza e la conoscenzadell’obiettivo da raggiungere per-mettono all’allievo di autovalu-tarsi e autocorreggersi oggettiva-mente. Infatti, il risultato ottenu-to indurrà il ragazzo a modificareo mantenere i gesti tecnici acqui-siti . L’esperienza sul campodimostra, inoltre, che offrire unobiettivo da raggiungere esalta lamotivazione e l’ impegno deiragazzi, molto più di una ripeti-zione estetica di un fondamenta-le tecnico senza un precisoscopo.

In tutte le situazioni esistono,infatti, delle “regole d’azione” siaper chi è in possesso palla, cioèin fase offensiva, sia per chi sitrova in fase difensiva. L’allenato-re deve conoscere queste regolee indurre i giovani calciatori ascoprirle attraverso l’esperienza eil ragionamento.

Non si tratta di far apprendereorganizzazioni collettive che limi-tino la creatività del singolo,quanto piuttosto di strutturareorganizzazioni e collaborazioniche esaltino le abilità del singologiocatore al servizio della quadra.Ricordiamo che apprendimentoe creatività non sono in contra-sto tra loro, anzi si può affermareche non ci sia vera creativitàsenza apprendimento.

4) Utilizzare delle “ progressio-ni situazionali” che devono costi-tuire il mezzo di realizzazionedella tattica, intesa come svilup-po della creatività del giocatore

attraverso l’utilizzo della tecnicain situazione di gioco (tatticaindividuale). Quindi, eseguireesercizi analitici di tecnica e tra-sferirli in situazione. Tramitequest’ultima, infatti, il giovanecalciatore impara a percepire leinformazioni necessarie per l’uti-lizzo di un determinato gesto tec-nico.

5) Finalizzare la maggior partedell’allenamento a un solo obiet-tivo tecnico. In tutte le esercita-zioni e situazioni proposte, iragazzi devono perseguire unobiettivo preciso. L’allenatoreinforma il gruppo che il successoè garantito dall’efficacia delgesto tecnico. Non bisognadisperdere l’allenamento nelconseguimento di troppi obiettivitecnici.

6) Utilizzare soprattutto metodiinduttivi e le diverse forme diapprendimento adeguate allevarie fasce d’età. L’utilizzo di unapedagogia attiva permette unmaggior grado di transfertdall’attività svolta in allenamentoall’essenza e agli obiettivi delgioco del calcio e, quindi, allapartita.

Per i giovaniAnche per le categorie interme-

die è indispensabile proseguiremetodologicamente all’insegna-mento dei principi di fase offen-siva e difensiva e di transizionemigliorando i gesti tecnici eagendo sul pensiero tattico.

Analizziamo una progressionedidattica in fase offensiva, nellaquale gli aspetti tecnici s’intrec-ciano con problemi che eviden-ziano come la tecnica calcisticanon sia fine a se stessa, ma fina-lizzata a obiettivi comunicativi,situazionali, tattici e creativi.L’esempio che segue può servireagli allenatori per evolvere le

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esercitazioni solitamente propo-ste in progressioni che compren-dono più obiettivi e permettonoun intervento integrale sul gioca-tore indirizzato al “pensare cal-cio”.

Ipotizziamo di proporre unsemplice esercizio di tecnica,comprendente cross dal fondo etiro al volo, con due squadre chesi affrontano in una gara di gol(fig.5). Con palla ferma, un gio-catore crossa dal fondo, indiriz-zando la sfera in uno dei duequadrati posti all’ internodell’area di rigore. Il compagnodi squadra, partendo dal limitedell’area, conclude al volo.Quest’esercitazione permetteall’allenatore di intervenire suglierrori tecnici. Quando il gestonon è efficace è indispensabileconoscere la biomeccanica delmovimento per correggerlo ana-liticamente.

I giocatori dovranno perciòrisolvere problemi tecnici, coor-dinativi, di precisione, di perce-zione delle traiettorie, di posizio-ne del corpo rispetto alla palla.Le varianti all’esercizio possono

essere diverse, dall’obbligo delcross sul primo o sul secondopalo, alla conclusione di testa,dopo un controllo o in acrobazia.Se l’esercizio dovesse terminarecosì, il transfert da quest’attivitàalla gara sarebbe minimo.

Rimanendo a livello di esercita-zione tecnica, modifichiamol’attività. Nella figura 6 osservia-mo qualche cambiamento: il gio-catore che effettua il cross partein movimento ed esegue unafinta e una guida veloce dellapalla, all’interno di cinque coni,prima di eseguire il traversone. Sipotrà osservare che i giocatori, senon ripetono errori tecnici,saranno inefficaci per cause chenon dipendono dall’esecuzionedei gesti. Ad esempio chi crossaindirizzerà spesso la palla nelquadrato in cui non si è smarcatoil compagno. Chi conclude a retesbaglierà frequentemente i tempidell’attacco alla palla, trovandosigià nel quadrato o arrivando inritardo. A questo punto, è indi-spensabile far capire ai giocatoriuna cosa: sbagliano la comunica-zione delle intenzioni. Il calciato-

re posto al limite dell’area deveguardare il portatore di pallasulla fascia. Quest’ultimo, dopoaver superato l’ostacolo dei coni,alzerà lo sguardo. E inquest’istante che il compagnosenza palla comunicherà, con ilmovimento, l’intenzione di anda-re a ricevere il cross nel quadratosul primo o sul secondo palo. Inquesto modo, obblighiamo i gio-catori a risolvere i problemi tec-nici in relazione ad aspetti comu-nicativi.

In gara, la lettura dei messaggisi riferisce anche ad altre comu-nicazioni che non dipendonosolo da chi è in possesso palla.Ecco perché le esercitazioni tec-niche precedenti devono evolve-re in situazioni nelle quali sonopresenti tutti i dati elaborabilidal giocatore. Quest’ultimodovrà quindi scegliere le infor-mazioni util i per risolvere lasituazione. Nella figura 7, rispet-to all’esercizio precedente, èstato aggiunto un difensore che,nell’istante in cui l’attaccantesulla fascia inizia il movimento,corre dal fondo a occupare uno

Fig. 5 Fig. 6

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dei due quadrati. Si passa così auna situazione nella quale l’attac-cante che deve concludere si diri-gerà verso il quadrato vuoto, nelmomento in cui il compagnosulla fascia alzerà lo sguardo.Abituiamo così i giocatori a com-prendere segnali che arrivano daimovimenti di compagni e avver-sari.

La situazione di 1contro 1 nellafigura 8 ha come obiettivo lo

smarcamento e l’autocreazionedi spazio. Il difensore adessomarca l’attaccante che deve con-cludere. Si potrà osservare, ini-zialmente, la difficoltà dei gioca-tori nel regolare i tempi dellosmarcamento e del cross. Anzi, imovimenti dell’attaccante spessoindurranno all’errore il compa-gno sulla fascia che effettuerà iltraversone nel punto sbagliato. Ilgiocatore che va alla conclusione

dovrà eseguire le finte di smarca-mento prima che il compagnosulla fascia alzi lo sguardo. Soloin quest’istante, dovrà dirigersinello spazio in cui dettare ilcross. Ecco che i problemi tecniciiniziali sono complicati dallasituazionalità e dalla comunica-zione.

A questo punto, si uniscono ledue attività precedenti. Nellafigura 9 un difensore occupa

Fig. 7 Fig. 9

Fig. 8 Fig. 10

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uno spazio a piacere partendodal fondo, mentre l’attaccante infascia inizia l’azione. Nel frattem-po, al limite dell’area, si ripropo-ne l’1 contro 1. In questo modosi aggiunge un’ulteriore informa-zione al giocatore che deve con-cludere. Egli dovrà attaccare lospazio vuoto, portando il marca-tore verso quello occupato daldifensore entrato in campo, perpoi liberarsi dall’altra parte. Ilmovimento inizierà, come il soli-to, quando il compagno in fasciaalza lo sguardo. Quest’ultimo cer-cherà di crossare valutando ilmovimento del compagno e laposizione dei difensori. In questeultime attività, e nelle prossime,non è più indispensabile porre iquadrati di riferimento per visua-lizzare gli spazi.

Nella situazione della figura 10sarà, soprattutto, il giocatoresulla fascia a dover interpretarele informazioni. Al l imitedell’area creiamo, infatti, unasituazione di 2 contro 1. Il difen-sore dovrà scegliere quale deidue attaccanti seguire lasciando-ne chiaramente uno più smarca-

ti. I movimenti dei giocatori inarea avvengono prima che ilcompagno deputato al cross liveda e possa scegliere il giocatoresmarcato sul primo o sul secondopalo. Si aggiungono così proble-mi collaborativi, in area, cheintroducono aspetti tattici comegli incroci, i veli, i blocchi.. .L’allenatore dovrà indurre i cal-ciatori a conoscere e applicarequesti aspetti, nei tempi e neimodi adatti alla situazione. Latecnica è fondamentale, come loè anche la velocità d’esecuzionedei gesti e dell’azione. Nella figu-ra 11 , i l 2 contro 2 al l imitedell’area presuppone soluzioni ditipo tattico come l’incrocio e ilblocco. In quest’attività comples-sa i ragazzi si trovano ad affronta-re tutti i problemi proposti dallaprogressione. L’allenatore dovràaiutare i giocatori a evidenziarel’eventuale errore commesso, siaesso di tipo tecnico, comunicati-vo, situazionale o tattico. I tempie gli spazi si regolano automatica-mente nella risoluzione dellasituazione. E importante, comegià detto, che la velocità d’esecu-

zione sia elevata e simile a quelladella gara. Se l’attività è benorganizzata, alternando rapida-mente un’azione sulla destra euna sulla sinistra, la progressionepermetterà un buon interventodi tipo condizionale.

Nella figura 12 è rappresentatauna situazione libera di 3 contro3. Attraverso i precedenti appren-dimenti i giocatori cercano libe-ramente le soluzioni più adatteper fare gol. L’allenatore inter-viene per aiutare a comprenderegli errori commessi. In un grup-po di giovani calciatori è impor-tante che i ragazzi ruotino neidiversi ruoli della situazione. Inuna prima squadra, invece, ognigiocatore deve realizzare le com-petenze specifiche o più frequen-ti in relazione al ruolo e alle suecaratteristiche.

Non è indispensabile effettuarela progressione in una sola sedu-ta, ma si può proporla in piùoccasioni, così i giocatori si ren-deranno conto della complessitàdella situazione e l’analizzeran-no.

La progressione potrebbe

Fig. 11 Fig. 12

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40

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

anche continuare, ma non con-viene esagerare nell’aumento delcarico di difficoltà, per non ren-dere meno specifico l’interventosu determinati obiettivi. Tuttaviaogni allenatore può modificare laproposta, con varianti e inseri-menti, indirizzandola verso parti-colari e specifici obiettivi. E, inol-tre, possibile sviluppare altre pro-gressioni riguardanti la tecnicaindividuale o la tattica di squa-dra.

La lettura della situazione el’elaborazione dei dati informati-vi da parte dei giocatori, sonofondamentali per l’applicazioneefficace dei gesti tecnici, nelrispetto dei tempi e degli spazi adisposizione. L’allenamento inte-grale, per il raggiungimento diqueste capacità, può essere realiz-zato attraverso progressioni in

cui si affrontano gradualmenteproblemi di tipo tecnico, comu-nicativo, situazionale, collaborati-vo, tattico e strategico comedall’esempio della tabella n°1.

La cronologicità e la progressi-vità così organizzate permettonodi sviluppare, nella sintesi con-clusiva, le capacità di adattarsi erisolvere i problemi aumentandofantasia e creatività, autonomia ediscrezionalità, sfruttando leesperienze precedenti in riferi-mento ai messaggi comunicativi.

Ricordiamo che come ha dettoG. Leali, nell’articolo citato, lefasi offensiva e difensiva non pos-sono essere dissociate e bisognaprevedere nell’allenamento ilpassaggio da una all’altra per unabitudine soprattutto psicologicae di preparazione ad attaccare oa difendere se la fase di transizio-

ne è negativa (perdita possesso)o positiva (conquista possesso).Quindi già dai più piccoli e indi-spensabile formare una mentalitàche rispetti questo continuovariare di situazione per favorirel’adattamento dei comportamen-ti tattici.

Per i più grandiNelle categorie di perfeziona-

mento del settore giovanile enelle prime squadre si continua illavoro sul pensiero tattico perverificare e correggere i gesti e icomportamenti in situazioni tatti-che specifiche.

Progressione psico-tattica.La proposta è abbastanza sem-

plice e si riferisce piuttosto allecategorie Juniores e Primaverama anche in una prima squadrasi può, in riferimento al propriosistema e modulo tattico, struttu-

MOTIVAZIONE - PREPARAZIONE FISICA

RISOLVERE PROBLEMI RAGGIUNGERE OBIETTIVI

(TECNICI) (TECNICA INDIVIDUALE)

(COMUNICATIVI)

(TATTICA INDIVIDUALE)

(TECNICA INDIVIDUALE)

(SITUAZIONALI)

(TATTICA DI REPARTO)

(TATTICA DI SQUADRA)

(COOPERATIVI)

(TATTICI)

IN RIFERIMENTO AI PRINCIPIO REGOLE D'AZIONE :

Tab.2

(GESTO)

(AZIONE)

Calciare la palla

Trasmetterela palla

(ESERCIZIO)

(SITUAZIONE)

2 c 0

3 c 3

(FACILE)

(DIFFICILE)Con

avversari

Senzaavversari

– in fase offensiva (possesso palla)

Passaggio, finta, dribblingSmarcamentoMantenimento del possessoConquista dello spazioVerticalizzazioneSostegno ed appoggioIncroci, tagli, sovrapposizioniAllargamento degli spaziAttacco agli spaziCreazione di spaziCambio del fronte del giocoAttacco alla zona ciecaSuperiorità numericaContropiede, ripartenzaBlocco, velo, inganno

Precisione e velocitàdel passaggio

Tempo e spazio delpassaggio

Riconoscere le soluzionialle situazioni 1c1 - 3c3

Come aiutare il compagno conla palla, come collaborare pertrasmettere la palla

Come creare spazi,smarcamenti, superiorità ect.

Saper calciare: rasoterra, a parabola d'interno,di collo piede, d'esterno, ecc. al volo

Saper passare: sul compagno, nello spazio

Sapersi smarcare

Saper creare e attaccare spazio in attacco

Saper inserire la trasmissione della pallain uno schema di un sistema stabilito

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41

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

rare percorsi che inducano il gio-catore a “pensare” comportamen-ti inerenti alle idee dell’allenato-re.

Riproponiamo la tabella inizia-le modificata (tabella 2) in mododa seguire l’itinerario didatticoche sarà poi adattabile e trasferi-bile ad altri interventi con obiet-tivi tecnico-tattici differenti.

L’esempio pratico riguarda lafase offensiva. Pertanto i principio regole d’azione che sorreggonola progressione riguardano talefase sono:

- passaggio; finta-dribbling; tiroin porta;

- smarcamento;- mantenimento del possesso;- conquista dello spazio;- verticalizzazione;- sostegno e appoggio;- incroci, tagli, sovrapposizioni;- allargamento degli spazi;- attacco agli spazi;- creazione di spazi;- cambio del fronte di gioco;- attacco alla zona cieca;- superiorità numerica;- contropiede;- ripartenza;

- blocco, velo, inganno.Non si prevede l’intervento sui

giocatori che si trovano nellasituazione di fase difensiva o ditransizione. Osserviamo quindi latabella 1 che evidenzia il passag-gio dal gesto di “calciare la palla”all’azione di “trasmettere lapalla” con esercizi dal 2 controzero a situazioni di 3 contro 3,perciò inizialmente senza avversa-ri e poi con avversari.Ricordiamo che si trasmette lapalla per:

- costruire gioco;- per saltare un avversario o un

blocco difensivo;- per conquistare spazio:- per mantenere il possesso

palla;- per mettere il compagno in

condizione di concludere a rete.Dal punto di vista situazionale,

il passaggio è “il mattone checonsente la costruzione delgioco’’ e come dice SimoneMazzali : come la comunicazionelinguistica si attua tramite laparola, la comunicazione calci-stica si esplica mediante il passag-gio.

I calciatori dovranno risolvereindividualmente, ma all’internodi un’organizzazione collettiva,una serie di problemi per rag-giungere gli obiettivi delle attivitàproposte come vediamo sempredalla tabella. L’intervento indivi-duale e integrale sull’allievogarantiscono una formazionecompleta e un apprendimentoattivo e cosciente degli obiettivida raggiungere inducendo il gio-catore a pensare soluzioni cheadottino il gesto motorio appre-so. La scelta di questa progressio-ne può essere fatta in relazionedi un attacco a tre punte o di unadifesa a tre per indurre adatta-menti particolari o trasmettereschemi di gioco. Inoltre può esse-re proseguita sino ad arrivareall’opposizione di 11 contro 11come si conviene nella organizza-zione tattica di una prima squa-dra. Nelle esercitazioni e nellesituazioni è opportuno utilizzarele catene di giocatori e/o i repar-ti del sistema e modulo utilizzato.

1°esercizio 2c0 (fig.13).A coppie in spazio libero i gio-

catori si passano la palla utiliz-

Fig. 13 Fig. 14

A

B

C

Page 48: 1999 01 Notiziario Settore Tecnico

42

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

zando le varie tecniche del pas-saggio. Il compagno senza pallaguarda sempre il portatore edeffettua uno smarcamento nellospazio o un taglio o una sovrap-posizione, quando è guardato asua volta dal portatore palla, perricevere il passaggio.

2°esercizio 3c0 (fig.14).A gruppi di tre in uno spazio

libero i giocatori si passano lapalla utilizzando le varie tecniche

del passaggio. Le varianti a questiprimi due esercizi sono moltepli-ci. Nel caso in figura il portatorepalla A alza lo sguardo e serve ilcompagno B che si smarca ecorre a sostegno. Il giocatore Brestituisce la palla ad A che passala palla sullo smarcamento delterzo uomo C. In queste esercita-zioni l’allenatore può proporrecon riferimento ai principi difase offensiva diverse soluzioni

guidando i ragazzi a comunicarele intenzioni e a scegliere tempi espazi.

3°esercizio 3c0 azione su porta(fig.15).

Per rendere più specifico emotivante l’esercizio si può fareseguire ai ragazzi delle azioni suporta per concludere a retelasciando la libertà di sceglieresoluzioni differenti in riferimen-to degli apprendimenti prece-

Fig. 15

A

B

C

Fig. 16

A

B

C

Fig. 17

A

BC

Fig. 18

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43

SVILUPPO TECNICOATTIVITÀ GIOVANILE

ALLENAMENTO

denti. Ad esempio in figuravediamo A portare palla all’inter-no e servire il compagno B anda-to in sovrapposizione. Quest’ulti-mo serve il compagno C in taglioche a sua volta restituisce ad A insovrapposizione per concludere.

4°esercizio 3c1 (fig.16).Incominciamo a inserire gra-

dualmente gli avversari. I giocato-ri dovranno eseguire la trasmis-sione della palla con le finalitàspecifiche che le situazioniimpongono rispettando gliapprendimenti e le regole d’azio-ne. Quando i giocatori risolvonoin quantità e qualità buone lasituazione di 3c1 si può aggiun-gere altri avversari.

5°esercizio 3c2 (fig.17)Si possono ricreare situazioni

che poi si verificano durante lagara per migliorare le collabora-zioni e le tattiche di reparto conla finalità di trasmettere la pallain modo efficace e concreto. Infigura vediamo una collaborazio-ne tra punte e centrocampista.

6°esercizio 3c3 (fig.18)Una situazione di verifica può

essere così propostacome in figura dovei tre attaccantidovranno dimostra-re di saper trovaresoluzioni per supe-rare il blocco difen-sivo e concludere arete utilizzando ilpassaggio e la tra-smissione dellapalla con intelligen-za tattica (Pensierotattico). Si può pre-vedere che all’even-tuale riconquistadella palla, i difen-sori debbano por-tarla oltre il centro-campo evitando il

pressing degli attaccanti. Questoper intervenire sulle fasi di transi-zione negativa e positiva.

7°esercizio - gioco a tema 3c3(fig.19).

Anche il gioco a tema di 3c3per andare a meta è una propo-sta globale su tutti gli obiettividella progressione didattica.

La proposta pratica presentatacome al solito è un esempiomodificabile e strutturabile inmodo diverso. Infatti è sicura-mente più efficace impostareprogressioni psicotattiche, cioèper sviluppare il pensiero tattico,insistendo su pochi principi oregole d’azione in situazioni chesi vengono a verificare in gara.

Anche l’impegno condizionaleè notevole e le attività sono alle-nanti dal punto di vista fisico-atle-tico.

E’ chiaro che nelle categorieprecedenti debba essere pro-grammato un lavoro di base chepermetta di proporre in seguitoqueste attività.

Conclusioni

La lettura della situazione el’elaborazione dei dati informa-tivi da parte dei giocatori sonofondamentali nell’applicazioneefficace dei gesti tecnici nelrispetto dei tempi e degli spazia disposiz ione ad ogni età .L’allenamento integrale, per ilraggiungimento di queste capa-cità, si può realizzare attraversoqueste progressioni nelle qualisi affrontano gradualmente pro-blemi di tipo tecnico, comunica-tivo, situazionale, collaborativo,tattico e strategico. La cronolo-gici tà e la progress iv i tà cosìorganizzata e nell’attività propo-sta permette di inoltre di svilup-pare nella sintesi conclusiva lacapacità di adattarsi e risolvere iproblemi sviluppando fantasia ecreatività, autonomia e discre-zionalità, sfruttando le esperien-ze precedenti in riferimento aimessaggi comunicativi (azionemotoria-pensiero tattico).

Perciò dal l ’ introduzioneall’ultimo esempio pratico si ècercato esporre un metodo chefavorisca l’incremento di abilitàe capacità specifiche del calciosfruttando, ma soprattutto orga-nizzando, attività già conosciuteda parte degli allenatori. Nons’intende quindi inventare nien-te di nuovo ma si vuole svilup-pare il pensiero tattico, seguen-do l’itinerario della tabella1,dei più e meno giovani calciato-r i , programmando per fasced’età progressioni didatticheche permettano questo cosid-detto intervento integrale perse-guendo gli obiettivi tecnici, tat-t ic i , f i s ic i e ps icologic i nelrispetto dei principi fondamen-tali del gioco del calcio e delleconoscenze scientifiche-pedago-giche dell’insegnamento. Anchel’allenatore di prima squadra è

Fig. 19

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44

La Fondazione “MUSEO DEL CALCIO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE STORICA E CULTURALE DEL GIUOCO DEL CAL-CIO" ha come suo obbiettivo istituzionale la diffusione della cultura calcistica nelle sue varie forme. Una di queste consiste nella presen-tazione ed offerta di pubblicazioni inerenti il fenomeno calcistico nel suo complesso. A tale scopo offriamo un elenco di opere il cui facilita-to acquisto può avvenire tramite versamento su conto corrente postale n°11807500 Intestato a "Fondazione Museo del Calcio"

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