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Archivio

Notiziario Tecnico

3/2001

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Ai lettori

“Can you hear anything Mr. Kemp?”

Erano le 12 e 30 del 12 dicembre 1901 a San Giovanni di Terranova e Guglielmo Marconi avevaventisette anni quando pronunciò questa frase. Il suo orecchio sensibile aveva appena percepito itre punti della lettera S, trasmessi da più di tremila chilometri di distanza, da Poldhu in Cornovaglia,che lentamente si stavano facendo strada nel rumore di fondo. Ne aveva ventuno quando, nel 1895, un colpo di fucile gli annunciò che gli stessi tre punti erano stati ricevuti al di là della collina deiCelestini, a Pontecchio Marconi, dando inizio a quella affascinante avventura che fu l’invenzionedella Radio.

La risposta positiva del suo assistente era il coronamento di un lungo periodo segnato dalla tenacia edal rischio imprenditoriale, dalle grandi intuizioni scientifiche e dalle fiere opposizioni degli scettici.Oggi possiamo riconoscere che Marconi gettò le basi non solo della radiotelegrafia, ma aprì squarci di luce utili a tutti i sistemi che utilizzano le onde elettromagnetiche come vettori per il trasporto disegnali di ogni genere: la Radio (con la R maiuscola), appunto.

La sua fu una personalità complessa, che non si può riassumere in breve senza grossolanesemplificazioni. Fu un esempio di connubio tra capacità scientifica e imprenditoriale, ambeduemanifestatesi precocemente. Se da un lato l’origine montanara del padre Giuseppe lo sospinsecertamente a rendere concreto il frutto del proprio ingegno, per Marconi l’impresa industriale fusoprattutto il mezzo per realizzare i suoi sogni e se stesso. Egli sapeva che per dimostrare la bontàdelle sue idee era necessario il momento della realizzazione e fu in grado di affrontare rischi e disagilegati a questo come in quel fatidico dicembre del 1901, quando solo un’enorme fiducia in se stessoe altrettanta tenacia potevano consentirgli di superare tutte le prove che una natura ostile gli paròdinnanzi. Ma per chi vive nel mondo di oggi vi è un ulteriore indiscutibile elemento da sottolineare:Marconi, di padre italiano e di madre irlandese, fu cittadino del mondo; che il mondo dovesse essereil suo vero laboratorio è stata una delle sue intuizioni e in tutto il mondo operò incessantementepercorrendolo da un capo all’altro e soprattutto solcandone l’adorato mare. Ma fu profondamenteitaliano. Lo fu nei primi anni, poco più che ragazzo, quando operò soprattutto in Inghilterra e inAmerica, ma non mancò mai di cercare contatti e collaborazioni in patria. Lo fu nell’ultima parte dellasua vita, quando gli fu data l’occasione di contribuire in prima persona allo sviluppo scientifico etecnologico del suo Paese.

La sua eredità dunque non consiste solo nelle applicazioni delle radiocomunicazioni che hannoinvaso l’intero globo, ma soprattutto nell’esempio che nel mondo attuale può spingere i giovani adaffrontare vie nuove e l’intero nostro Paese ad avere maggior fiducia per il superamento delledifficoltà oggi presenti.

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Un secolo di Radio

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mMarconi poté intuire la maggior parte degli sviluppi tecnici che oggi pervadono la nostra vita, dandocontributi scientifici di base con il suo lavoro. Dal radar ai radioaiuti, dai radiocomandi ai collegamentispaziali, vi sono cenni chiari in alcuni dei suoi discorsi che fanno ritenere come la visione che da ragazzo lo aveva portato a concepire un sistema di comunicazione globale non si era maiappannata.

È significativo in proposito questo brano, che egli preparò nel 1937, poco prima di morire, quando la radiodiffusione era ormai un fatto compiuto:

Noi abbiamo raggiunto nella scienza ed arte delle radiocomunicazioni uno stadio in cui le espressionidei nostri pensieri possono essere istantaneamente trasmesse e ricevute dai nostri simili, pressochéistantaneamente e simultaneamente, praticamente in ogni parte del globo [...].

La radiodiffusione, tuttavia, con tutta l’importanza che ha raggiunto e i vasti campi inesplorati cherestano ancora aperti, non è - secondo me - la parte più significativa delle comunicazioni moderne, in quanto è una comunicazione “a senso unico”.

Un’importanza assai maggiore è legata - a mio parere - alla possibilità fornita dalla radio di scambiarecomunicazioni ovunque i corrispondenti possano essere situati sia nel mezzo dell’oceano, sia sul packghiacciato del polo, nelle piane del deserto, oppure sopra le nuvole in aeroplano! [...]

Ditemi se questa non è la previsione del ruolo che cinquanta anni dopo avrebbero avuto le comunicazioni mobili e personali!

Ma nel finale dello stesso radiomessaggio vi è anche quest’ultimo brano che ben si presta comeconclusione per queste mie note, alla luce di quanto anticipavo precedentemente:

Nella radio abbiamo uno strumento che ci permette di avvicinare i popoli del mondo, di fare sentire leloro voci, le loro necessità e le loro aspirazioni. Il significato di questi moderni strumenti dicomunicazione è così totalmente rivelato: un potente mezzo per il miglioramento delle nostre mutuerelazioni di cui oggi possiamo usufruire; dobbiamo solo seguirne il corso in uno spirito di tolleranza e di comprensione reciproca, solleciti nell’utilizzare le conquiste della scienza e dell’ingegno umano per il bene comune.

Ecco l’eredità più grande che Marconi lascia ai cittadini del mondo di oggi. Ecco il motivo per ricordarea cent’anni di distanza quell’esperimento che aprì la strada ai sistemi di comunicazione planetari.

Gabriele Falciasecca

Presidente della Fondazione G. Marconi

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Le nostre radici

1901 - 2001:a cento anni dall’impresa transatlantica di

Guglielmo Marconi

NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 5

La pacifica rivoluzione delle comunicazioni radio,o “senza fili” come si diceva una volta, è una dellemutazioni più straordinarie alle origini del mondocontemporaneo.

Guglielmo Marconi fu l’iniziatore di quella rivolu-zione: il suo sistema di telegrafia senza fili realizzatonel 1895 segnò l’inizio delle radiocomunicazioni.Grazie alla sua straordinaria capacità di combinare unasingolare abilità tecnologica ed un concreto spiritoimprenditoriale, egli si dedicò allo sviluppo della suainvenzione e, passo dopo passo, mandò messaggiradio sempre più lontano. Nell’arco di soli sei anni,nei quali agì da vero e proprio pioniere della nuovatecnologia, Marconi riuscì a realizzare un’impresa cheThomas Alva Edison definì un’audacia monumentale:nel dicembre 1901 i segnali invisibili e senza fili, chefino a pochi anni prima non andavano oltre le paretidei laboratori scientifici, furono inviati al di làdell’Atlantico.

Si è dunque appena celebrato il centenario dellaprima radiotrasmissione transatlantica, successiva-mente definita dallo stesso Marconi un esperimentopiuttosto ardito: di certo si trattò di una sfida alle cono-scenze scientifiche disponibili e costituì un notevoleazzardo economico. Essa rientrava nella sua conce-zione delle radiocomunicazioni che fin dall'esordioaveva concepito come una sfida alla distanza.

GABRIELE FALCIASECCA

BARBARA VALOTTI

Ci sono stati tre grandiosi momenti nella mia vita di inventore.Il primo, quando i segnali radio da me inviati fecero suonare un campanello dal-l’altro lato della stanza in cui stavo svolgendo i miei esperimenti; il secondo, quan-do i segnali trasmessi dalla mia stazione di Poldhu, in Cornovaglia, furono capta-ti dal ricevitore che ascoltavo a S. Giovanni di Terranova, dall’altra partedell’Oceano Atlantico a una distanza di circa 3000 km; il terzo è ora, ogni qual-volta posso serenamente immaginare le possibilità future e sentire che l’attività e glisforzi di tutta la mia vita hanno fornito basi solide su cui si potrà continuare acostruire. [Guglielmo Marconi - dicembre 1935]

Guglielmo Marconi all’epoca dei suoi primi esperimentitransatlantici.

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Falciasecca - Valotti • 1901 - 2001: a cento anni dall’impresa transatlantica di Guglielmo Marconi

Degli esordi, assai interessanti, vale la pena rac-contare alcuni elementi, soprattutto alla luce delleimportanti informazioni emerse dall’analisi dei qua-derni di laboratorio del giovane Marconi, ritrovati solopochi anni fa.

Guglielmo Marconi nacque a Bologna il 25 aprile1874. Suo padre, Giuseppe, era un ricco possidenteterriero e sua madre, Annie Jameson, era di origineirlandese. Seguì lezioni private principalmente inToscana dove la sua famiglia trascorse alcuni inverni,e ben presto iniziò a dedicarsi con crescente interessealle scienze sperimentali.

Figura molto importante nella sua formazione fuVincenzo Rosa, professore di fisica del Liceo Niccolinidi Livorno: nelle lezioni che Marconi seguiva perpoter conseguire da privatista il diploma di studi supe-riori (obiettivo mai portato a termine per l’impegnosempre maggiore che dedicava ai suoi “studi elettriciparticolari”, come scrisse in una lettera da Livorno alfratello), l’insegnante trasmise sicuramente al giovaneaspirante inventore una forte passione per l’elettrotec-nica. Negli anni chiave della sua formazione (1890-94)Marconi allestì un laboratorio nella soffitta della casapaterna (Villa Griffone a Pontecchio, vicino Bologna,che rimaneva la principale residenza di famiglia) nelquale inizialmente realizzò esperimenti di elettricità. Iquaderni di laboratorio di quel periodo mostrano uncostante interesse per le applicazioni pratiche e per unpossibile sfruttamento commerciale di quanto tentavadi realizzare nei suoi esperimenti.

L’analisi della documentazione relativa al giovaneMarconi ha mostrato che egli, spesso descritto comeun autodidatta privo di conoscenze scientifiche egiunto all’invenzione della telegrafia senza fili quasiall’improvviso, si teneva, in realtà, al corrente da annisui risultati della ricerca d’avanguardia. Di rilievo intal senso fu l’abbonamento all’ottima rivistaL’Elettricità, che il giovane leggeva con assiduità.

I documenti hanno anche messo in luce cheMarconi aveva grande dimestichezza con le espe-rienze elettriche, che eseguiva con tenacia e nella

massima segretezza, e cheponeva come principaleobiettivo delle sue ricerchel’impiego industriale, lo sfrut-tamento commerciale. Questielementi sono stati decisiviper la strategia che egliadottò, negli anni 1894-1895,allo scopo di comunicare permezzo di onde elettromagne-tiche e di giungere all’inven-zione della telegrafia senzafili.

A partire dal 1894 Marconisi dedicò, infatti, all’idea diutilizzare le onde elettroma-gnetiche per comunicare“senza fili” e lavorò incessan-temente al fine di realizzareun efficace sistema di trasmis-sione e ricezione.

In seguito alla scopertadelle onde elettromagnetiche,

effettuata da Heinrich Hertz nel 1888, diversi ricerca-tori europei svolsero ricerche su questo nuovo feno-meno. Tra questi studiosi, i più noti furono OliverLodge, Edouard Branly e Augusto Righi: essi svol-sero esperimenti importanti all’interno dei proprilaboratori. Guglielmo Marconi portò invece quelleonde fuori dal suo laboratorio con l’intento di tra-smettere segnali a distanze sempre maggiori.

Nell’estate del 1895 riuscì a trasmettere a unadistanza di 2 km. In quegli esperimenti, il trasmetti-tore fu collocato nel giardino di Villa Griffone e ilricevitore era al di là di un ostacolo naturale, la cele-bre “collina dei Celestini”. Quel primo vagito dellaradio fu segnato dal famoso colpo di fucile che rap-presentò la risposta gioiosa alla riuscita dell'esperi-mento.

Foto di famiglia: Guglielmo Marconi è il secondo in piedi da destra.

Il primo ostacolo superato dalle onde radio: la collina dei Celestini, posta di fronte al primo laboratorio di Marconi nella campagna bolognese.

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Falciasecca - Valotti • 1901 - 2001: a cento anni dall’impresa transatlantica di Guglielmo Marconi

I primi successi lo convinsero delle potenzialitàrelative al suo nuovo sistema di comunicazione radio.Egli, infatti, ricordò in seguito: fin dal 1895, al tempocioè dei miei primi esperimenti, io ebbi l’intuizione, direiquasi la visione chiara e sicura, che le comunicazioni radiosarebbero state possibili sulle più grandi distanze.

L’esperimento della collina fu dunque l’inizio diun lungo e difficoltoso cammino che Marconi decisedi compiere per dedicarsi allo sviluppo industrialedell’invenzione: in questo mostrò un’abilità noninferiore a quella evidenziata come sperimentatore.Teatro di questa storia affascinante fu Londra dove,giovane non ancora ventiduenne e promettenteinventore con ambizioni imprenditoriali, arrivò nelfebbraio 1896. La scelta dell’Inghilterra, Paese eco-nomicamente e industrialmente avanzato e forte-mente interessato al potenziamento delle reti dicomunicazione, fu più che azzeccata. Marconi decisedi trasferirsi - consapevole dell’appoggio che aLondra gli avrebbero fornito i suoi parenti irlandesi,in particolare il cugino Henry Jameson Davis - persviluppare la sua invenzione. È qui il caso di rilevareche, sulla base della documentazione oggi disponi-bile, con ogni probabilità Marconi non prese con-tatto con alcun Ministero italiano ma decise subito,in maniera del tutto giustificata, di recarsi inInghilterra. Questa ipotesi sembra essere confer-mata dai validi motivi che spinsero Marconi inquella direzione (primo fra tutti gli appoggi su cuipoteva contare nella capitale finanziaria dell’epoca)e, anche, dai buonissimi rapporti che egli ebbe poicon l’Italia, fatto che sarebbe in netto contrasto conquel clamoroso rifiuto, di cui troppo spesso si è par-lato e di cui non esiste alcun documento probatorio,che il governo italiano gli avrebbe espresso all’iniziodella sua carriera.

Tra i primi contatti londinesi, di grande impor-tanza fu quello con William Preece, allora direttoretecnico del General Post Office. In quell’anno,Marconi - con la decisiva collaborazione dei miglioriavvocati del settore - brevettò il proprio sistema ditelegrafia senza fili.

Nel luglio del 1897 egli costituì una società persviluppare e commercializzare il suo nuovo metododi comunicazioni senza fili. Il nome iniziale dellasocietà, the Wireless Telegraph & Signal Company, fumodificato nel 1900 e divenne Marconi’s WirelessTelegraph Company.

La cautela, l’abilità negoziale, il talento dimo-strato nel gestire le pubbliche relazioni, la ricercadei consulenti giusti furono elementi essenziali delsuccesso di Marconi e vennero in parte agevolati dalsostegno familiare, ma affondarono le loro radicinelle ambizioni, nella determinazione e nella chia-rezza di obiettivi che hanno caratterizzato la forma-zione dell’inventore.

Queste qualità furono fondamentali durante l’e-norme mole di lavoro necessaria per un’afferma-zione sempre più ampia della radiotelegrafia. Neiprimissimi anni di attività della Compagnia, Marconie i suoi collaboratori si mossero principalmente indue direzioni: quella dell’incremento della portatadelle trasmissioni e quella della riservatezza e del-l’indipendenza delle comunicazioni. Questosecondo problema venne da lui risolto con il famosobrevetto 7777 relativo alla sintonia dei circuiti tra-smittenti e riceventi che svelò l'esistenza di unanuova dimensione, lo spettro radioelettrico, che oppor-tunamente diviso e governato poteva permettere lacomunicazione contemporanea di molti segnalisenza interferenze, allargando in modo straordinariola capacità comunicativa della radio.

I successi ottenuti sul piano delle distanze si sus-seguirono rapidamente ma al tempo stesso furono ilfrutto di una frenetica attività condotta nelle stazioniradiotelegrafiche sperimentali realizzate dallaCompagnia Marconi tra il 1898 e il 1901 e distribuitein particolare sulle coste della Manica, su navi e bat-telli che fungevano da faro. In soli quattro anni la por-tata delle trasmissioni raggiunse i 10, 50, 130, 300 km.Finché Marconi - all’età di 27 anni - intraprese l’e-sperimento più importante della sua carriera: laprima trasmissione radiotelegrafica attraversol’Oceano Atlantico. Sapeva che la riuscita avrebbeavuto una portata pratica gigantesca. Di fatto si

Guglielmo Marconi a Londra nel 1896.

Il quaderno sul quale Marconi annotò la ricezione dei primi segnali transatlantici.

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sarebbe dimostrata la possibilità di realizzare unsistema di telecomunicazioni su scala planetaria,senza fili o altri materiali, utile per stazioni fisse oper le navi, in grado di togliere dall'isolamento qua-lunque essere umano. Ancora una volta l’inventoresi scontrava con un certo scetticismo della scienzaufficiale, comprensibile ma dovuto all'imperfettouso del modello teorico allora disponibile sulla pro-pagazione delle onde elettromagnetiche, che difattipoi sarà affinato a seguito dei risultati sperimentalida lui ottenuti. Secondo la fisica di fine Ottocento leonde elettromagnetiche utilizzate da Marconi pote-vano, infatti, propagarsi solo in linea retta. Data lacurvatura della terra, una colossale montagna d’ac-qua avrebbe impedito qualsiasi trasmissione tra ledue sponde dell’Atlantico.

Marconi - che dava più peso ai propri esperi-menti che alle convinzioni teoriche diffuse - deciseugualmente di tentare la trasmissione di messaggiattraverso l’Atlantico. La sua fiducia posava sualcuni esperimenti preliminari, che avevanomostrato che le onde radio potevano essere ricevuteben oltre l'orizzonte e che dunque la sfera terrestrenon ostruiva totalmente le comunicazioni.

La località prescelta per la costruzione della sta-zione trasmittente fu Poldhu (all'estremità occiden-tale della Cornovaglia); la stazione ricevente, dopovarie traversie, venne installata a St. John’s, nell’i-sola di Terranova in Canada.

Dopo un anno di lavoro frenetico e dopo unaserie di incidenti che ritardarono l'avvio delleprove, il 12 dicembre del 1901 un debole segnale - itre punti indicanti la lettera S nel codice Morse - fucaptato da Marconi sull'altro lato dell'Atlantico nellaboratorio allestito in una vecchia costruzionesituata in cima a una collina dal nome profetico:Signal Hill. Nei giorni precedenti nulla emergevadal rumore di fondo e il tempo inclemente spazzòvia il pallone al quale, nell'ambiente esterno resoostile dai rigori dell'inverno, egli aveva affidato l'e-stremità superiore della lunga antenna, necessariaper la ricezione, portata a un’altezza di 120 metri.Una miglior tenuta fu assicurata dagli aquiloni,allora chiamati cervi volanti.

La testimonianza più suggestiva di quellaimpresa straordinaria è sicuramente quella del suoprotagonista:

Nei primi giorni di dicembre del 1901 arrivai a SanGiovanni, e in brevissimo tempo feci costruire e sistemare lastazione ricevente… I miei assistenti in Inghilterra ave-vano l'ordine di trasmettere una serie ripetuta di lettere 'S'dell'alfabeto Morse a una determinata velocità, durantecerte ore prestabilite. Gli apparecchi erano necessariamenteassai primitivi e oggi, guardando indietro e ripensando aquegli impianti, non si può fare a meno di meravigliarsi dicome la prova sia potuta riuscire: onde continue a quell'e-poca non esistevano, non si possedevano le valvole ter-moioniche, che oggi assicurano così grandi vantaggi, né siconoscevano tanti preziosi apparecchi elettrici divenuti oradi uso comune; in breve i trasmettitori e i ricevitori di cuiallora disponevamo verrebbero oggi giudicati pressochéinservibili.

La mattina del 12 dicembre tutto era pronto e ilmomento decisivo si avvicinava. Nonostante un fortissimoe gelido vento, si riuscì a innalzare, dopo molti vani ten-tativi, un cervo volante che sollevava un’estremità del-l'antenna ad un'altezza di circa 120 metri. Alle 12,30,mentre ero in ascolto al telefono del ricevitore, ecco giun-gere al mio orecchio - debolmente ma con tale chiarezza danon lasciare adito a dubbi - una successione ritmica dei trepunti corrispondenti alla lettera 'S' dell'alfabeto Morse. Isegnali, cioè, che secondo gli ordini da me impartiti veni-vano lanciati nello spazio dalla stazione di Poldhu sul-

l'altra sponda dell'Oceano. Era nata in quelmomento la radiotelegrafia a grandedistanza. La distanza di oltre 3.000 km, chesembrava allora enorme per la radio, erastata superata nonostante il presunto osta-colo della curvatura terrestre che tutti ritene-vano insormontabile.

Finalmente, i tre punti della lettera Semersero lentamente dalla congerie discariche prodotte naturalmente nell’atmo-sfera, e l'orecchio sensibile di Marconi,sfruttando il ripetersi del segnale riuscì ariconoscerlo come un prodotto proprio,all'interno del rumore di fondo. Marconichiese al suo assistente, Kemp, di verifi-care. Kemp rispose che anche lui avver-tiva i tre punti.

Con il successo di quell’esperimento siconcluse la fase pionieristica delle radio-comunicazioni e tanto l'invenzione, la

radio, quanto il suo inventore, Marconi, poteronoentrare da protagonisti nel mondo delle comunica-zioni e avviarsi a trasformarlo come tutti abbiamooggi sotto gli occhi e come un adolescente con moltaintuizione e altrettanta determinazione aveva imma-ginato e realizzato tra i 20 e i 27 anni di età.

La tenacia fu sicuramente una qualità essenzialedell’inventore-imprenditore Marconi, come testimo-niato da uno dei collaboratori della Compagnia, R.N.Vyvyan: Solo coloro che hanno collaborato con Marconi[…] possono comprendere l’eccezionale coraggio che eglidimostrava di fronte a frequenti problemi, la straordinariafertilità della sua mente nell’inventare nuovi sistemi persostituire quelli che si rivelavano difettosi e la sua fermavolontà di lavorare, spesso sedici ore di fila.

La prima radiotrasmissione transatlantica (12 dicembre 1901).

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Falciasecca - Valotti • 1901 - 2001: a cento anni dall’impresa transatlantica di Guglielmo Marconi

Molto interessante è poi un commento pubbli-cato dal New York Times nei giorni immediatamentesuccessivi la prima trasmissione transatlantica: SeMarconi riesce nei suoi esperimenti di telegrafia interconti-nentale, il suo nome rimarrà attraverso i secoli tra quellidei più grandi inventori di tutto il mondo. Ciò che egli statentando di fare verrebbe a rivoluzionare con i suoi effettila vita sociale, gli affari e le relazioni politiche tra ipopoli della terra. Lo spirito che anima le recenti inven-zioni è quello di superare gli ostacoli del tempo e dello spa-zio, congiungere tutte le razze umane, ravvicinandolel’una all’altra. Il successo di Marconi è tale da eccitarepotentemente l’immaginazione. E tutti gli uomini intelli-genti spereranno fervidamente che la telegrafia senza filidimostri ben presto di essere non soltanto un giocattoloscientifico, ma un sistema di uso pratico e quotidiano. Ilprimo trionfo prefigura future conquiste.

Marconi non aveva mai considerato la radiotele-grafia un “giocattolo scientifico”, ma aveva semprecreduto nelle sue straordinarie potenzialità. Già inmerito alla scelta di recarsi in Inghilterra dopo iprimi esperimenti del 1895 dichiarò: Mi convinsicosì che quel nuovo metodo di comunicazione era desti-nato a giocare un ruolo importante nella storia delleapplicazioni della scienza al servizio dell’umanità edecisi di dedicarmi allo sviluppo della mia invenzione.S’impegnò quindi assiduamente al perfeziona-mento del programma transatlantico. Questo nuovoindirizzo comportò diversi anni di ulteriore lavoro:sperimentazioni condotte a bordo di navi (famosequelle del 1902 sul piroscafo americano Philadelphiae sulla nave Carlo Alberto, messa a disposizione dallaMarina Italiana); la costruzione di nuove stazionicome Glace Bay nel 1902, Cape Cod nel 1903 eClifden nel 1907, la realizzazione di nuovi disposi-tivi.

Nel 1908 Marconi riuscì, finalmente, a raggiun-gere il suo obiettivo più ambizioso: un ponte dicomunicazioni regolari tra le due spondedell'Atlantico. L’anno successivo Marconi vinse ilpremio Nobel per la fisica, il riconoscimento piùsignificativo tra i tanti che il padre delle radiocomu-nicazioni ricevette nel corso della sua carriera, inter-rottasi solo con la sua morte, avvenuta nel 1937.

Quella transatlantica fu, quindi, la più grandesfida dell’intera carriera di Marconi ed egli laaffrontò a soli ventisette anni: vincendola gettò lesolide fondamenta per un vastissimo sviluppo delleradiocomunicazioni, la cui attualità costituisce, a unsecolo di distanza, una straordinaria eredità del suotenace lavoro sempre guidato da intuizione, ambi-zione e uno spiccato senso pratico.

Guglielmo Marconi a St. John’s di Terranova (dicembre 1901).

Gabriele Falciasecca, professore straordinarioe quindi ordinario di “Microonde” dal 1980,presso la Facoltà di Ingegneria dell’Universitàdegli Studi di Bologna, ha tenuto anche gliinsegnamenti di “Radiotecnica”, “CampiElettromagnetici e Circuiti” e attualmentesvolge quello di “Propagazione” sia presso i Corsidi Laurea in Elettronica e Telecomunicazioniche presso i corrispondenti diplomi universitari.La sua attività di ricerca si è svolta nei settoridelle comunicazioni su portante materiale

(guide d'onda e fibre ottiche), dei radioaiuti al traffico aereo e disuperficie (su gomma e rotaia), delle applicazioni di potenza dellemicroonde e delle comunicazioni mobili e personali. In questoultimo settore ha operato nel quadro delle Convenzioni checollegano le Fondazioni U. Bordoni e G. Marconi con l'IstitutoSuperiore P.T. Già consulente della Fondazione U. Bordoni, del cuigruppo operante a Pontecchio Marconi è stato a lungo responsabilecome direttore del Centro Onde Millimetriche, è stato presidentedel Comitato Scientifico della Fondazione G. Marconi di cui è poidiventato il presidente. La sua attività di ricerca attuale èprincipalmente concentrata sulle comunicazioni mobili e personalidi cui ha cominciato ad occuparsi fin dalla fine degli anni '70. Èstato esperto della Amministrazione Italiana per il progetto COST231 sulle comunicazioni mobili e personali, dopo aver copertoidentico ruolo nel precedente COST 207, che pose le basiscientifiche del sistema paneuropeo radiomobile GSM. È statoimpegnato nei progetti di ricerca della CEE denominatiPROMETHEUS, DRIVE e RACE I e II, sempre suproblematiche connesse alle comunicazioni mobili. È statomembro del Comitato Scientifico dello CSELT dal 1992 al 2001 ecomponente straordinario del Consiglio Superiore Tecnico P.T.A.partecipando alla commissione che produsse il riferimento tecnicoper l'avvio rapido della gara per il secondo gestore GSM. Dopo unainterruzione è oggi membro esperto dello stesso Consiglio. Èmembro di varie Commissioni Nazionali CCIR, CEI e URSI. Èstato presidente del Gruppo Specialistico Elettromagnetismo delCNR ed è stato membro del Comitato di programma del progettofinalizzato Telecomunicazioni del CNR. È autore di oltrecentocinquanta lavori scientifici, presentati a Convegni o pubblicatisu riviste, fortemente qualificati, sia a livello nazionale cheinternazionale. Più volte esponente dei comitati tecnici e diprogramma dei convegni nazionali e internazionali dei settori di cuisi occupa (tra cui la Eur. Conf. on MTT); è referee della IEEE Tr.on Vehicular Technology e fa parte dell'editorial board della rivistaWireless and Personal Communications. Ha stimolato la creazionedel Consorzio Elettra 2000 per la promozione della ricerca nelcampo dell’impatto ambientale della radio e degli usi sociali dellamedesima: di questo è attualmente il presidente. Dal novembre1994 al novembre 2000 è stato Direttore del Dipartimento diElettronica Informatica Sistemistica dell’Università degli Studi diBologna. È membro del Senato Accademico dell’Università diBologna dal 1 novembre 1996. Dal settembre 1997 è presidentedella Fondazione Marconi. Dal novembre ’98 è vicepresidente delCollegio direttori di dipartimento dell’Università di Bologna. Dalfebbraio 2001 è presidente dell’ASTER.

Barbara Valotti ha conseguito la laurea infilosofia presso l’Università di Bologna nel1995, con una tesi di laurea in storia dellascienza sulla formazione di Guglielmo Marconi.Dopo un periodo di specializzazione in storiadella scienza e della medicina svolto alla YaleUniversity, ha avviato la sua collaborazionecon la Fondazione Marconi in qualità dicoordinatrice e di consulente storica per larealizzazione del Museo Marconi, del quale ècuratrice dal 1999. Ha coordinato e contribuito

a diverse iniziative dedicate a Marconi e alla storia della radio, tra lequali mostre, conferenze, pubblicazioni e prodotti multimediali.

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L’Auditorium delle Comunicazioni è occupato in tutti i suoi posti. I più alti Rappresentanti delleIstituzioni, aderendo all’invito di Maurizio Gasparri, Ministro delle Comunicazioni, par tecipanoalle Celebrazioni del centenario della prima trasmissione radiotelegrafica transatlantica, speri-mentata il 12 dicembre 1901 da Guglielmo Marconi. In prima fila siede il Presidente dellaRepubblica Carlo Azeglio Ciampi, che ha alla sua destra Marcello Pera, Presidente del Senato.Nella stessa fila prende posto la figlia dello scienziato, Principessa Elettra, visibilmente emozio-nata ma, come dirà poi il Presidente del Consiglio, “radiosa, sorridente, felice”. L’intera manife-

stazione è trasmessa in diretta televisiva da RAI 1 eda RAI-SAT ed è, anche, seguita da Radio Vaticana eda Radio Radicale.

E, intanto, dalle 5 del mattino è stata attivata unat rasmiss ione messa a punto da l l ’ Is t i tu to d iRad ioast ronomia de l CNR d i Bo logna e da l laFondazione Marconi: un segnale con la voce diMarconi è inviato dalla grande parabola del CNR diMedicina di Bologna sulla luna, che a sua volta lorimanda sul nostro pianeta per essere raccolto dap-prima dai radioamatori australiani e, via via, con loscorrere del giorno in nuovi Paesi, sempre più adoccidente, fino ad essere ascoltato alle 3 del pome-riggio in Canada e negli Stati Uniti.

L’astronauta americano Frank Culber tson, in viaggiosulla stazione spaziale internazionale ISS, parla viaradio di questo centenario e di come si vive nellospazio con un gruppo di studenti che si sono datiappuntamento nell’isola di Terranova, in Canada,dove il primo segnale radiotelegrafico fu ricevutoproprio un secolo fa.

Anche il CNR è presente a queste manifestazioni:ef fettua oggi una trasmissione di video e dati conBaia Terra Nova nell’Antar tide per sperimentare viasatellite un sofisticato sistema di telecontrollo delrobot sottomarino Romeo in attività a 80 m sotto labanchina ghiacciata del mare di Ross. È così possi-bile osservare a Roma in diretta, ripreso dal robot,il fondo marino dell’Antar tide, popolato inaspettata-mente da forme di vita “affascinanti”.

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Le nostre radici

Omaggio a Marconi, l’uomo della globalizzazione

Un impulso alla crescita del Paese

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Questi avvenimenti fanno dacontorno alla Celebrazioneuf ficiale. È, infatti, festagrande per tutti, perché sivuole onorare il successo“più spettacolare e di mag-gior rilievo della straordina-ria car riera” dello scien-ziato e, al tempo stesso,si vuole ricordare la primascoper ta d i que l “ feno -meno mister ioso” cost i -tuito dalle onde elettroma-gnetiche, che si propaganonell’etere e che consen-tono di collegare un qua-lunque punto del globo ter-restre con un altro.

Un seco lo fa Mar con iaveva, in fat t i , scoper toche le informazioni potevano viaggiare senza ricorrere a fili di collegamento, anche a distanzequali quelle tra i continenti separati dagli oceani, tra punti, cioè, che non possono vedersi pereffetto della curvatura terrestre.

Viene in mente la metafora di Alber t Einstein che, a chi gli chiedeva di spiegargli la telegrafiasenza fili, rispose di immaginare un gatto assai lungo al quale è tirata la coda a New York e chemiagola a Los Angeles. La telegrafia radio, disse lo scienziato, è la stessa cosa. Manca però ilgatto.

Oggi intravediamo la sagoma dell’inventore dietro un gran numero di applicazioni perché le comu-nicazioni radio sono sempre più per vasive nella nostra vita quotidiana: gli apparecchi radio otelevisivi, i cellulari, i wireless local loop, i ponti radio telefonici. Di più, dobbiamo essere gratialla scoper ta della trasmissione radio se riusciamo a comunicare dagli aerei o dalle navi o,anche, dalle stazioni satellitari orbitanti intorno al nostro pianeta e se riceviamo informazioni dasonde spaziali, anche da quelle che hanno varcato i confini del sistema solare.

Ma torniamo alla Celebrazioneuf f i c ia le per i l centenar io .L’attualità di Marconi non puòessere limitata all’assoluta origi-na l i tà de l le sue scoper te ,accolte tra incredulità e suf fi-cienza dal mondo scientifico diallora. Essa deve essere ricon-dotta alla figura e alle idee del-l’uomo che, come sottolineanotutti i relatori che par tecipano aquesta Celebraz ione, o l t re aessere un ricercatore era ancheun manager.

Maurizio Gasparri, Ministro delleComunicazioni, organizzatore dellaCerimonia, apre, infatti, la manife-stazione definendo Marconi “unmito italiano e un autentico eroedel villaggio globale cui oggi ren-

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�Programma

Ore 10,00

Ore 10,15

Ore 10,30

Ore 10,40

• Saluti di apertura: Ministro delle Comunicazioni On. Maurizio Gasparri Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Dott. Letizia Moratti Presidente della Fondazione Marconi Prof. Gabriele Falciasecca

• Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri On. Silvio Berlusconi

• Proiezione di un filmato su Guglielmo Marconi• Video messaggio del Prof. Nicholas Negroponte, direttore di Medialab del Massachusetts Institute of Technology di Boston (USA)

• Prof. Gian Carlo Corazza• Dott. Piero Angela

Celebrazione del Centenario del primo collegamento transoceanico radiotelegrafico

Introduce i singoli inter venti l’organizzatore della manifestazione Pref.to Vittorio Stelo, Seg.rio Gen.le del Ministero delle Comunicazioni.

Carlo Azeglio Ciampi, Marcello Pera e la Principessa Elettra Marconi entra-no nell’Auditorium delle Comunicazioni seguiti da Silvio Berlusconi e daLetizia Moratti.

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diamo onore”.... “un protagonistadella storia mondiale che, comeCristoforo Colombo, collegò le duesponde dell’Atlantico, e…. che fuun g rande c reato re a l par i d iLeonardo da Vinci e di Gal i leoGalilei. Una dimensione di asso-luto primato che accomuna questigrandi ar tefici del progresso scien-tifico e tecnologico”.

“Marconi - afferma il Ministro - non hasolo stabilito un ponte tra le duesponde dell’Atlantico, ma ha anchecreato un vincolo tra il mondo della tec-nica e quello dell’imprenditoria. A dimo-strazione di come il genio di Marconisegua il solco leonardesco di fondereteoria e pratica, intuizione e realizza-zione, inventiva e applicazione”.

“Anche in questo ruolo di inventore e di imprenditore delle comunicazioni, Marconi - rilevaGasparri - fu profondamente italiano”.

Il Ministro auspica, quindi, che in Italia si possa “vivere da protagonisti questa sfida” nel pros-simo futuro.

Letizia Moratti (Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) dà una prima risposta aquesta proposta introduttiva. Dopo aver ricordato “l’orgoglio di essere italiano” sempre af fer-mato da Marconi - in un contesto di ricerca di eccellenza che già allora vedeva cadere le fron-tiere nazionali - prospetta ai presenti il proprio disegno sul ruolo dei ricercatori nel nostroPaese, nell’ambito di una sempre maggiore par tecipazione a livello internazionale alla ricerca.

Il Ministro richiama al riguardo il programma da lei presentato all’inizio di questa legislatura esottolinea che “proprio alla ricerca il Governo af fida un ruolo strategico per la modernizzazionedel Paese e per l’inserimento da protagonista dell’Italia nel consesso internazionale”. Sempre“con l’uomo al centro di ogni attività”. E in proposito la Moratti ribadisce l’impor tanza del set-tore delle telecomunicazioni che “ha creato oggi in Europa circa due milioni di posti di lavoro eun fatturato di 200 miliardi di euro”.

Il Ministro assicura anche l’impegno del Governo per creare nel Paese le condizioni ambientaliche favoriscano la ricerca e che permettano ai “migliori cervelli” di rientrare in Italia.

Ma cosa può fare o sta già facendo la ricerca? Una risposta concreta la fornisce GabrieleFalciasecca, Presidente della Fondazione Marconi, che traccia un primo bilancio sullo sviluppo diquella sezione della ICT (Information Communication Technology) più vicina alle Celebrazioni per-ché è radicata proprio nell’eredità ricevuta da Marconi.

“La Fondazione - fa notare Falciasecca - lavora per ricordarne l'opera e per trarre dal suo esem-pio i giusti stimoli per favorire lo sviluppo delle telecomunicazioni in un mondo, come quelloodierno, in cui l'impronta lasciata da Marconi è ben visibile, ma nel quale la sua eredità spiri-tuale non sembra essere stata del tutto compresa”.

“Il rispetto del passato - osserva poi il Presidente della Fondazione, confermando che già ci simuove nella direzione di quanto auspicato prima dai due Ministri - è la base per proiettarsi nelfuturo: assieme a noi, l’Università di Bologna e la Fondazione Bordoni hanno por tato i laboratoridella Villa Grif fone a essere punto di riferimento internazionale per i ricercatori che si occupanodi radiocomunicazioni in generale e di sistemi radiomobili in par ticolare. Passato e futuro si uni-scono poi nei momenti di divulgazione e nelle giornate di studio”.

Il saluto di Gabriele Falciasecca, Presidente della Fondazione GuglielmoMarconi.

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MARCONI, L’ATLANTICO, L’UNIVERSOdi Gian Carlo Corazza*

Nel 1995, in occasione del centenario della prima trasmissioneradiotelegrafica di Guglielmo Marconi, dopo aver precisato cheavrei usato la parola Radio intendendo, come avveniva altempo di Marconi, tutto l'insieme delle wireless communicationse non la sola radiofonia, come oggi è entrato nell’uso comune,affermai che la Radio era nata, nel 1895, nel momento in cuitre scariche elettriche, corrispondenti ai tre punti della lettera Sdell’alfabeto Morse, erano state generate da Marconi nel giar-dino di Villa Griffone, nelle vicinanze di Bologna e avevanofatto trillare il campanello del ricevitore situato al di là di unacollina, detta dei Celestini, a circa due chilometri di distanza.Subito dopo, però, aggiunsi che la neonata Radio avrebbeemesso il suo primo “strillo”, ovvero si sarebbe dimostrata nonsolo “viva”, ma anche “vitale”, soltanto sei anni dopo, nel1901, quando altre tre scariche, questa volta generate a Poldhu,sulla costa della Cornovaglia, in Gran Bretagna, avrebbero attraversato l’Atlantico per giungere all’orec-chio di Marconi, a Saint John’s, nell’isola di Terranova, oggi Canada, a più di tremila chilometri didistanza.Pochi minuti fa la voce di Guglielmo Marconi ci ha fatto rivivere, in modo ovviamente inimitabile, l’espe-rienza transatlantica e non sono certo io che posso aggiungere altre parole sui fatti che si svolsero il 12dicembre 1901.Piuttosto - e in tutta modestia - cercherò di chiosare il discorso marconiano con alcune considerazioni cheda un lato potrebbero far meglio comprendere, alla luce di quanto oggi conosciamo, perché Marconi riuscìin un’impresa ritenuta impossibile e dall’altro consentano di trarre utili insegnamenti dalla figura e dal-l’opera di Guglielmo Marconi.A tal fine posso innanzi tutto rilevare che, durante il racconto, il tono della voce di Guglielmo Marconi èfreddo, quasi distaccato. Indubbiamente ciò è da imputare ai geni ereditati dalla madre anglosassone, maè anche vero che per parlare in quel modo, a più di trent’anni di distanza, Marconi doveva ancora sentireentro di sé la determinazione, arriverei a dire la fede, che lo aveva sorretto nel momento dell’esperienza,nel 1901.È questo uno degli aspetti più caratteristici dei successi di Guglielmo Marconi, che ha sempre svolto la Suaattività con formidabile tenacia, quasi sorretto da una visione profetica degli eventi futuri.Peraltro, a parte le intuizioni geniali, è certo che Marconi, era un grande sperimentatore, che sapeva trarreutili suggerimenti dai risultati delle Sue esperienze. Ricordo che quando, insegnando, parlavo di questaqualità di Marconi ero solito fare la seguente affermazione: “Chissà in quante culture su vetrino si eranosviluppati funghi prima che Sir Ambrose Fleming scoprisse gli antibiotici, ma mentre Fleming avevanotato la scomparsa dei bacteri, gli altri buttavano via il vetrino…”.Da quanto precede discende un primo ammaestramento: “le convinzioni si formano sulla base dell’espe-rienza, ma gli obiettivi devono essere perseguiti con la tenacia di chi è convinto di essere nel vero”.Un corollario a questa pillola di… saggezza: “Se vi è un contrasto fra la teoria e l’esperienza, è la teoria che è da buttare…”.Ovvio? Mica tanto. Infatti, la vicenda transatlantica è istruttiva anche sotto questo punto di vista, perché la maggioranza, senon la totalità, degli studiosi dell’epoca riteneva impossibile la traversata dell’Atlantico da parte delleonde elettromagnetiche. Tale convincimento derivava dal fatto che un modello matematico corretto, le equa-zioni di Maxwell, veniva applicato a un ambiente, il globo terracqueo, del quale si aveva una conoscenzaincompleta; infatti, non si sapeva allora dell’esistenza di uno strato di aria ionizzata dai raggi del sole,denominato ionosfera, situato a circa duecento chilometri sopra le nostre teste, che nei confronti delle ondeelettromagnetiche di frequenza compresa all’incirca fra 3 e 30 MHz (trenta milioni di cicli al secondo, lecosì dette onde corte), si comporta in modo analogo a quello di uno specchio nei confronti della luce, cioè leriflette. Proprio tenendo presente questa proprietà, si può oggi affermare che le onde elettromagnetiche difrequenza compresa in quella banda sono rinviate verso terra dalla ionosfera.

Gian Carlo Corazza interviene nel corsodella Celebrazione.

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Ne discende che nel caso in cui le onde elettromagnetiche vengono emesse con direzioni inclinate di un angolonon nullo rispetto alla verticale, esse, con un’alternanza di riflessioni nel terreno e nella ionosfera, possonogirare intorno alla terra, come se fossero all’interno di una guida d’onda.Allo scopo di creare un’utile associazione di idee posso aggiungere che ai nostri giorni il posto della iono-sfera è occupato dai satelliti di telecomunicazioni, che, rinviando verso terra le informazioni che li rag-giungono, altro non fanno che collegare punti che non sono in visibilità fra di loro.A proposito di satelliti, è interessante segnalare che per una singolare, non voluta, coincidenza quest’anno,a cento anni dalla trasmissione transatlantica di Marconi, è stato lanciato un satellite che collegal’Europa con il continente americano, al quale l’ente gestore ha dato il nome di Atlantic Bird Marconi eche un secondo satellite Atlantic Bird, di costruzione italiana, volerà, fra breve, sempre nel nome diMarconi.Per proseguire nell’associazione del passato col presente, posso anche osservare che la funzione svolta dallaionosfera nei confronti delle onde corte è simile a quella che nelle fibre ottiche compie il manicotto di vetrosituato all’esterno della regione, pure di vetro, ma con caratteristiche elettriche differenti, nella quale sipropaga la luce. Peraltro, se si vuole completare il quadro delle analogie si può pure dire che gli impulsi diluce che trasmettono l’informazione nelle moderne fibre ottiche non differiscono concettualmente dalle scari-che elettriche usate da Marconi (sempre di rumore si tratta).Ritornando a parlare della traversata transatlantica, si può dire che le conoscenze che oggi abbiamo cipermettono di affermare che per sfruttare al meglio la presenza della ionosfera è necessario usare frequenzeal di sotto dei 30 MHz, ma non troppo vicine ai 3 MHz, dove il rumore atmosferico, dovuto a fulmini esaette, è molto intenso. A quest’esigenza, nel 1901, fece fronte il fatto che il trasmettitore utilizzato aPoldhu era un “cattivo” trasmettitore perché emetteva molte frequenze, sotto forma di armoniche. Questa,che poteva sembrare una caratteristica negativa, fu invece la carta vincente, perché in tal modo venivanoirradiate anche quelle frequenze che pur risentendo in modo significativo della presenza della ionosfera,non subivano un’eccessiva attenuazione e non erano sopraffatte dal rumore. In altre parole, buona partedella potenza emessa andava perduta, ma quella che rimaneva era sufficiente per giungere ad azionarecorrettamente il sistema ricevente, a Saint John’s.A proposito di tale sistema si riconosce in esso, ancora una volta, l’impronta del genio di Marconi. Infatti,esso è semplicissimo, simile a quello che l’inventore aveva usato nel 1895 a Pontecchio, salvo per l’elementorivelatore che non è più un coherer a polveri, ma un coherer a goccia di mercurio con telefono. Non mi ènaturalmente possibile entrare in maggiore dettaglio, ma posso almeno dire che il tutto si comportava comeuno di quei ricevitori basati sull’impiego di un cristallo di galena e di una mollettina, chiamata baffo digatto, che per molti ragazzi della mia generazione è stato il primo contatto con il mondo della Radio. Conesso si ascoltava direttamente in cuffia, senza amplificatori e alimentazione, il segnale rivelato dal cri-stallo di galena.La scelta di tale sistema ricevente fu fatta da Marconi per la sua elevata sensibilità, sensibilità che nel casospecifico era esaltata dal finissimo orecchio musicale dell’inventore (si dice che Marconi udisse sino a15mila Hertz). Si deve tuttavia aggiungere che, a parte l’antenna, nel ricevitore non vi erano elementirisonanti, per cui quasi tutta l’energia che lo investiva poteva essere utilizzata (oggi diremmo che era unricevitore a larga banda).L’aver parlato del coherer a goccia di mercurio con telefono mi suggerisce una considerazione finale.Nonostante che Marconi avesse ottenuto un regolare brevetto per il coherer a goccia di mercurio contelefono, la paternità di esso venne successivamente rivendicata da almeno altre quattro persone: Solari,Castelli, Tommasina e Chandra Bose. Per tale motivo, anche in questo caso, cade particolarmente acconciauna domanda che tante volte mi sono sentito porre negli anni in cui sono stato Presidente della FondazioneMarconi: “Quanto di originale vi è nell’opera di Guglielmo Marconi e quanto è invece dovuto alla Ricercadi altri studiosi ?” Peraltro una risposta esauriente ed appropriata a questa domanda la si trova in un articolo che un gior-nalista anglosassone, R.S.Baker, pubblicò nel 1902 sulla rivista McClure Magazine. In tale articolo ilBaker, riferendosi a un’intervista fatta a Guglielmo Marconi, scrive:“Egli prese il coherer di Branly e Calzecchi, l’oscillatore di Righi e usò le scoperte di Henry e di Hertz, mala Sua opera, a similitudine di quella del poeta che con le parole degli uomini crea una perfetta poesia, fudel tutto originale”.

(*) Gian Carlo Corazza: Presidente del Centro radioelettrico sperimentale Guglielmo Marconi(Trieste) e Professore emerito di Campi Elettromagnetici nell’Università degli Studi di Bologna. È statoPresidente della Fondazione Marconi dal 1981 al 1997.

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Il percorso da seguire per attuare questo programma si ritrova nelle parole del Presidente delConsiglio, Silvio Berlusconi, che sintetizza le indicazioni emerse negli inter venti precedenti. IlPremier sente anzitutto il bisogno di “inchinarsi davanti al genio dello scienziato” e cita in pro-posito il New York Times, che celebrò il primo collegamento transoceanico radiografico almomento della scoper ta con queste parole: “Ciò che Marconi sta tentando di fare verrebbe arivoluzionare con i suoi ef fetti la vita sociale, gli af fari e le relazioni politiche fra i popoli dellaterra”.

“Per trovare nella storia della ricerca scientifica qualcosa di simile alla rivoluzione della comuni-cazione umana indotta dalla telegrafia senza fili - continua poi Silvio Berlusconi - occorre risalirealla metà del Quattrocento, all’invenzione della stampa di Gütenberg”.… (L’invenzione diMarconi) “fu allo stesso tempo la consacrazione dell’ingegno e dello spirito imprenditoriale ita-liano”. “Perché - aggiunge - l’altro grande merito di Marconi fu quello di credere fermamente nelvalore individuale delle sue scoper te e di volerne mettere a frutto tutte le possibilità e le loroapplicazioni pratiche”.

Il Presidente del Consiglio mette quindi in luce gli stimoli che possono essere trovati dall’attivitàdell’inventore af fermando che “l’utilizzazione commerciale delle scoper te non significava per luiuna mercificazione della scienza ma, al contrario, era il migliore strumento per mettere lascienza al servizio dell’umanità, generando al tempo stesso le risorse necessarie per finanziarenuove ricerche”. E prosegue auspicando che “quanto succedeva a lui possa accadere anche ainostri ricercatori”.

Berlusconi si sof ferma poi a illustrare quanto fatto in quest’inizio di legislatura: “Il nostroGoverno - precisa il Premier - ha voluto dare un impulso con una legge che dà la proprietà dellascoper ta al ricercatore, anche se la scoper ta è ef fettuata nell’ambito dell’Università alla quale,comunque, dovrà essere riconosciuta una royalty”. Il Presidente sente dunque la necessità dipuntare sempre più su “un’integrazione tra il mondo della ricerca e quello delle imprese, per faravanzare la conoscenza scientifica e per far progredire l’economia del Paese”.

“Se vogliamo un’Italia prospera, competitiva - conclude il Premier - che stia ad esercitare unruolo nel mondo della globalizzazione, dobbiamo investire nella cultura e in primo luogo in quellaforma altissima di cultura che è la ricerca scientifica”. Come dire che senza “cultura, scienza,competizione” è dif ficile far progredire il Paese.

È quindi necessario individuare e prospettare idee nuove per poi dar corso all’attuazione di pro-poste innovative. Una risposta su come muoversi in questa direzione è of fer ta già in questa

L’intervento di Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio.

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sede. Provocatorio e stimolante è,infatti, l’inter vento del professorNicholas Negroponte, che si col-lega via satellite dal Medialab delMIT (Massachusetts Institute ofTechnology) con l’Auditorium delMinistero. Lo studioso d’oltreo-ceano ha, infatti, avviato di recenteuna collaborazione con il Governoitaliano, più in par ticolare con ilMinistero delle Comunicazioni, percontribuire, assieme ai ricercatoriitaliani, allo sviluppo delle modernetecnologie.

Negroponte nel suo inter ventorichiama dapprima le tre innova-zioni che hanno interessato le tele-comunicazioni nel più recente pas-sato: la prima riguarda il passag-

gio dal mondo analogico a quello numerico. Osserva in proposito che quest’innovazione ha por-tato a un cambiamento fondamentale perché voce, immagine e dati si sono di colpo trasformatiin bit.

La seconda modifica di rilievo, introdotta da poco, riguarda la transizione dalla commutazione dicircuito a quella di pacchetto, che ha por tato a un miglioramento delle prestazioni dei sistemi ditelecomunicazioni rispetto a quelle fornite in precedenza. Essa consente, in pratica, di lasciare iterminali always on, cioè sempre in servizio.

Qui Negroponte chiarisce la dif ferenza tra le due modalità di trattamento dei segnali trasmessi:nella commutazione di circuito, quando è stabilita una connessione tra due utilizzatori, la linea èoccupata in modo permanente anche se su di essa non viaggia alcuna informazione. Nella com-mutazione di pacchetto, invece, i segnali presenti su un terminale sono trasformati in pacchettiinviati in rete che sono poi ricomposti sull’altro terminale. Su uno stesso circuito si possono inquesto modo traspor tare contemporaneamente più messaggi, migliorando così l’impiego dell’in-tera rete.

La terza innovazione ricordata da Negroponte è rappresentata dallo scambio di buona par tedelle comunicazioni dai cavi ai sistemi radio e viceversa. Un’inversione dei por tanti trasmissivi,avviata vent’anni fa e consistita: nel trasferire sui sistemi radio la maggior par te dell’informa-zione che viaggiava nei cavi “interrati”; e, allo stesso tempo, nel trasferire sottoterra i segnali alarga banda, quali quelli televisivi irradiati nell’etere.

Cosa accadrà in futuro a livello mondiale, si domanda quindi il Direttore di Medialab, propo-nendo poi una “vision” con tre fattori trainanti per la crescita del settore dell’ICT?

Una prima accelerazione si verificherà nei prossimi cinque anni, quando la crescita maggiore neltraf fico di telecomunicazioni riguarderà gli oggetti e non le persone.

Si tratterà non solo del traf fico fra PC por tatili, PC desk-top, cellulari e palmari. Ma anche,spiega (esemplificando) Negroponte, tra frigoriferi, bambole Barbie, pillole conservate in conteni-tori, che si collegano a Internet per prendere “intelligenza” e quindi per permettere a questioggetti di svolgere meglio la propria specifica funzione. Questo cambiamento por terà a un nuovomodo di comunicare, perché consentirà l’avvio di microcomunicazioni: ogni pillola contenuta inuna scatola, precisa il Direttore di Medialab, dialoga (letteralmente) con quelle vicine; la scatoladelle medicine comunica con l’armadietto in cui essa è contenuta e così via.

La seconda spinta alla crescita del settore riguarderà, secondo Negroponte, le reti di telecomu-nicazioni, che diventeranno sempre più costruite dal basso verso l’alto e non viceversa. Oggi,

Da sinistra: Maurizio Gasparri, Silvio Berlusconi, Letizia Moratti.

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infatti, le grandi aziende rea-lizzano le centrali e le sta-zioni radio e of frono il servi-z io a i consumator i cheacquistano i telefoni o, piùin generale, terminali.

Sta però per emergere unnuovo tipo di reti per le tele-comunicazioni, in par ticolarenell’ambito delle reti radioloca l i . In esse vedremoapparire nuovi microperatoritelefonici. Un network locale,senza fili, realizzato in unambi to l im i ta to , qua l èque l lo domest ico , pot ràessere utilizzato, a parere diNegroponte, da i v ic in i d icasa che abitano anche adistanze di 300 m. Le comu-nità cresceranno così via viae in tempi assai ravvicinati,costituiranno una forza trainante nello sviluppo delle telecomunicazioni.

Il terzo impor tante cambiamento, previsto dal ricercatore, riguarda l’emergere di reti nelle qualinon esisterà più un punto baricentrico (come è oggi una stazione radiomobile che comunica coni cellulari che si trovano nell’area da essa coper ta); ma dove accadrà che ogni elemento, checostituisce una porzione della rete, sarà capace di comunicare con quelle contigue. Quando unmessaggio deve essere trasferito da un punto ad un altro nel Paese, esso viaggerà attraversocollegamenti tutti di uguale gerarchia che saranno realizzati caso per caso.

Non è questa, aggiunge Negroponte, la tecnica più ef ficiente per connettere, ad esempio, Romaa Milano; ma essa sarà funzionale per le comunicazioni che intercorrono in aree urbane, in zonerurali con popolazioni disperse, dove potrà essere installato un sistema di telecomunicazioni inmaniera semplice, utilizzando singoli elementi collegati direttamente gli uni con gli altri, senzacioè dover realizzare punti di concentrazione del traf fico.

In questa situazione, si chiede il Direttore di Medialab, cosa può essere fatto in Italia? Dareanzitutto spazio alla creatività dei singoli, semplificando i criteri per la cessione di una par tedello spettro radio. Con gamme di frequenza impiegabili più facilmente, senza cioè i vincoli nor-mativi e di concessione oggi esistenti, potrebbero venire alla luce le capacità innovative di tantinuovi imprenditori e, al tempo stesso, emergerebbero numerose nuove idee di “micro-telecomu-nicazioni”.

Una seconda proposta riguarda il riesame dell’economia delle telecomunicazioni perché perdonoprogressivamente di valore le regole finora impiegate e basate sul pagamento legato ai minutid’impegno di una connessione o ai chilometri o anche al numero dei bit trasmessi. Le tarif feoggi in vigore non hanno, infatti, alcun legame con l’ef fettiva impor tanza del servizio specifico ditelecomunicazioni of fer to.

Si deve puntare, invece, suggerisce l’esper to del MIT, a modelli diversi di pagamento, aggiun-gendo un valore diverso ai flussi dei bit: legandolo, per esempio, alla pubblicità, alle transazionicommerciali o agli abbonamenti.

La terza, e ultima iniziativa, promossa da Negroponte, riguarda il ruolo che l’Italia potrebbeassumere, pensando oltre il 3G e ampliando così il servizio of fer to ben oltre quello solo vocale.

Sono queste solo prime proposte, cer tamente assai stimolanti, e che in tempi rapidi dovranno

La Principessa Elettra Marconi durante la Cerimonia celebrativa del primocollegamento transoceanico radiotelegrafico.

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HA UNITO IL MONDO E SEGNATO IL FUTURO

Nel pomeriggio del 12 dicembre 2001, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, parte-cipa in videoconferenza dal suo studio al Quirinale, alla Rievocazione celebrativa prevista a St. John’snell’Isola di Terranova (Canada) per il centenario della prima trasmissione transatlantica effettuata daGuglielmo Marconi. Questi i due messaggi radiotrasmessi dal Presidente della Repubblica e dalGovernatore Generale del Canada Adrienne Clarkson.

Sono particolarmente lieto di celebrare, con il GovernatoreGenerale de l Canada, la Signora Adrienne Clarkson,Guglielmo Marconi nel centenario della prima trasmissioneradio transatlantica. Le sue scoperte restano straordinariein un Ventesimo secolo che ci ha donato un progresso scienti-fico senza precedenti. Queste scoperte colpirono subito l’im-maginazione dei contemporanei perché avvicinavano lesponde dell’Atlantico e, progressivamente, ogni angolo dellaterra. Si dischiuse l’era dell’informazione globale. Il 12dicembre del 1901, Marconi compie con successo il primoesperimento di trasmissione di un segnale elettromagneticotransatlantico dalla Cornovaglia a Terranova. L’anno dopoinvia il primo messaggio di radiotelegrafia dalla NuovaScozia, infrangendo il muro del silenzio che fino ad allora

aveva separato i continenti. La radio e le sue successive applicazioni hanno trasformato radical-mente il modo di vivere del genere umano, iniziato una rivoluzione nelle comunicazioni. scienziatodi fama mondiale a soli ventisette anni, primo italiano ad essere insignito del Nobel per la Fisica,Guglielmo Marconi resta simbolo della partecipazione italiana alle grandi rivoluzioni scientifiche etecnologiche dei tempi moderni.I successi di Marconi si collocano nel solco di una tradizione di Ricerca italiana che risaleall’Umanesimo. Il fascio di onde indirizzato sulla luna e da questa riflesso sulla terra richiamainfatti gli studi pionieristici condotti da Leonardo da Vinci e le intuizioni di Galileo Galilei.Passione per la Ricerca, fiducia nella scienza come fattore di progresso al servizio dell’umanità,tenacia nel perseguire i traguardi più ambiziosi sono il patrimonio ideale che egli ha lasciato allasocietà del terzo millennio.La sua testimonianza è un incitamento a rafforzare la Ricerca scientifica in ogni campo, dalla lottacontro le malattie alla tutela dell’ambiente e ad utilizzare la comunicazione globale come veicolo chealimenti la scintilla della conoscenza, il dialogo diretto fra i popoli. Informazione e conoscenzagenerano libertà. Marconi resta un esponente emblematico di un sapere scientifico che vuole esserepatrimonio universale e inesauribile risorsa al servizio della collettività. Ha confermato che lascienza non è mai fine a se stessa, che essa è essenziale per il miglioramento della condizione umana.Le sue invenzioni hanno salvato milioni di vite. L’impresa di questo grande scienziato italiano uni-sce in particolare il Canada e l’Italia. Sulla sua scia continua intensa la collaborazione fra i nostridue Paesi, particolarmente attiva nella cooperazione scientifica e culturale, resa ancora più strettadalla presenza in Canada di una importante comunità di origine italiana. Oggi la figura diGuglielmo Marconi viene commemorata e onorata in tutto il mondo. È il doveroso tributo che l’u-manità intera gli deve.

Carlo Azeglio Ciampi(Presidente della Repubblica Italiana)

Carlo Azeglio Ciampi, Presidente dellaRepubblica.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 19

Presidente Ciampi, Eccellenze, Alto Commissario, Signore eSignoriIn Canada e in Italia celebriamo oggi un evento unico che hamodificato completamente il nostro modo di vivere: riuscendo adimostrare che le onde radio seguono la curvatura terrestre,Marconi ha, infatti, aperto la porta alla trasmissione istantaneadelle informazioni intorno al globo terrestre. Così facendo ha inpratica ridotto le distanze.Possiamo idealmente immaginare quella giornata con venti burra-scosi di cento anni fa. Marconi sale con difficoltà la collina, tra-sportando a mano gli aquiloni collegati ad antenne, che immagi-niamo siano stati lanciati con difficoltà in alto mentre imperver-sava una tempesta. E poi l’attesa nel freddo gelido, fino a sentiretre deboli clic, un messaggio ripetuto nell’alfabeto Morse.Gran parte dei segnali fu ricevuta qui, nell’isola di Terranova, terminale di arrivo del Nuovo Mondo. Nellastessa isola, quindi, dove si sono avuti i primi insediamenti europei all’inizio del Diciassettesimo secolo.Gli italiani furono tra i primi a comunicare queste importanti informazioni su questo nuovo mondo,ricco ma che incuteva timore e che si trovava ai margini occidentali dell’emisfero terrestre conosciuto aquei tempi, stampando le prime carte geografiche.Oggi questo tipo di mappe non stimola più la nostra immaginazione né indirizza le comunicazioni. Ilpotere della larghezza di banda offerta dai mezzi moderni di trasmissione dell’informazione ha fattocambiare l’aspetto al mondo. La fonia, i dati e le immagini, non più i punti e le linee dell’alfabeto Morse,sono inviati simultaneamente sull’intero globo terrestre a velocità straordinarie.I canadesi hanno un passato pionieristico nel progresso tecnologico. Un importante inventore canadese, nonmolto famoso, ha trasmesso la voce umana, per la prima volta il 23 dicembre, realizzando così, alla vigilia diNatale, la prima trasmissione radiofonica che fu ricevuta da un gran numero di persone in ascolto.Noi, in Canada, siamo legati alla storia dei nostri fiumi, delle nostre coste, dei nostri mari o di quelle chesono chiamate le rotte commerciali ideali tradotte dalla mente in comunicazioni.Non dovrebbe destare meraviglia se Marshall McLuhan* sia stato un precursore di questa teoria di mass-age,teoria che ha portato poi a legarci all’ampiezza di banda e - con le parole di McLuhan - al villaggio globale.Già da molto tempo abbiamo compreso qui in Canada l’importanza che rivestono le comunicazioniradio. A Terranova siamo sempre in ansia, perché molte nostre attività si svolgono nell’oceano, evogliamo costantemente vigilare sulla sorte di chi si trova ad operare su imbarcazioni in mare, e che habisogno di navigare in sicurezza. Per il Canada il sentiero verso Signal Hill ha rappresentato unmomento di transizione; dopo l’esperimento di Marconi le rotte fisiche, così importanti per il nostroPaese, hanno cominciato a cedere il passo alle reti delle comunicazioni e al villaggio globale.Questo centenario ci consente di parlare al mondo intero, non solo per comunicare i risultati tecnici otte-nuti con la trasmissione via radio, senza fili al villaggio globale, ma per ricordare anche il retaggio e lacultura del Canada come Paese, che ha letteralmente accolto tra le proprie braccia le popolazioni dell’in-tero globo approdate sulle proprie coste.Il Canada continuerà ancora a farlo; quest’ideale è inciso nella nostra immaginazione, nei nostri sogni enel nostro modo di vedere noi stessi come nazione.Immaginate quanto è successo da quando Marconi fece questa scoperta. Cosa ha significato per un Paesegrande come il Canada? Chiudete gli occhi e immaginate: punto, punto, punto. Un suono indimenticabileche vuol dire anche “continua”.Grazie Eccellenze.

Adrienne Clarkson(Governatore Generale del Canada)

(*) Marshall McLuhan, noto sociologo canadese, fu definito da Fortune come “One of the major intellectual influences ofour time”; è stato anche indicato come “Oracle of the electronic age”. Contribuì, con i suoi studi sulla Comunicazione,alla crescita d’importanza che i media elettronici possono avere tra la gente per farla uscire dall’isolamento indivi-duale e per consentire ad essa di tornare a sentire il bisogno di vivere in comunità nel villaggio globale. Morto nel1980 non vide, ma forse preconizzò, la confluenza di voce, immagini e testi in Internet. Tra i libri più importanti diMcLuhan possono essere ricordati: Understanding Media (1964); The medium is the Mass-age (1967); War and peace in theGlobal Village (1968); La città come aula (1977); Whoin stenert die Welt (1978) (n.d.r.).

Adrienne Clarkson, GovernatoreGenerale del Canada.

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essere approfondite per valutare se trasformarle in obiettivi da perseguire nel prossimo futuro.Esse potrebbero infatti costituire le leve per por tare all’avanguardia il nostro Paese come auspi-cato da tutti i relatori di questa giornata.

In questa ricerca di soluzioni innovative, in alcuni casi anche affannosa, un qualche ausilio può esserefornito ripensando a Marconi, alla sua vita e alle sue invenzioni. Esse, infatti, sono, per chi opera ogginelle telecomunicazioni, una continua fonte di scoperte che ci consente di entrare in un circolo virtuosoche, grazie a nuovi approfondimenti, ci permette di individuare, di definire e quindi di intraprenderenuove iniziative.

Lo possiamo fare ancora una volta con l’aiuto di Gian Carlo Corazza (Presidente del CentroRadioelettrico “Guglielmo Marconi” e in passato Presidente della Fondazione Marconi), che spesso inquesti anni ci ha parlato di Marconi e che nel corso di questa manifestazione presenta alcuni nuovi ele-menti per approfondire sempre più l’attività dello scienziato.

Questi suggerimenti (riportati alle pagine 13 e 14), consentono infatti, da un lato, di “meglio compren-dere perché Marconi riuscì in un’impresa ritenuta impossibile” e dall’altro permettono “di trarre inse-gnamenti dalla figura e dall’opera di Guglielmo Marconi”.

Piero Angela, poi, chiudendo questa Celebrazione, da divulgatore della scienza di altissimo livello, riper-corre il secolo Ventesimo che definisce quello caratterizzato dalla “fisica invisibile: radioattività, mecca-nica quantistica, onde elettromagnetiche” e dopo aver chiarito in maniera estremamente lucida ed effi-cace cosa sono le onde elettromagnetiche e come avviene la trasmissione radio, è passato a commen-tare il valore che ha avuto per tutti noi l’impiego dell’invenzione di Marconi a un secolo dalla sua primasperimentazione.

“È importante - conclude il giornalista - che un Paese sia continuamente pronto ad assorbire le cono-scenze e a generarle in una Società che è sempre più competitiva, in un mondo dove la conoscenzasarà sempre più la vera ricchezza”.

Le Celebrazioni avranno poi un suggello nel pomeriggio con lo scambio di due messaggi, riportati allepagine 18 e 19, che attraversano l’Atlantico “via satellite” (ancora quindi utilizzando i sistemi radio!): ilPresidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dal proprio studio nel Quirinale, parla con ilGovernatore Generale del Canada, Signora Adrienne Clarkson, che si è recata nell’isola di Terranova,per ricordare ancora una volta la nascita del villaggio globale con la scoperta della radio e per sottoli-

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Il tavolo dei relatori partecipanti alla Cerimonia durante l’intervento di Piero Angela. Da sinistra: l’organizzatore della manifestazione Vittorio Stelo; Gabriele Falciasecca; Maurizio Gasparri; Silvio Berlusconi; Letizia Moratti; Gian Carlo Corazza.

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neare quanto le invenzionie l’att ività di Marconiabbiano favorito la cre-scita e l’amicizia tra ipopoli e in particolare tral’Italia e il Canada.

In questo Paese infattisono presenti tanti nostriconnazionali che riesconoa mantenere un contattocontinuo con la propriaterra attraverso i mezzi dicomunicazione.

Te r mina cos ì ques taG io r na ta ded ica ta aGuglielmo Marconi chedisse “le mie invenzionisono per salvare l’uma-nità non per distruggerla”.Un ultimo messaggio chedovrà continuare a indi-r izzare tutta la nostraricerca futura.

Sembra quindi opportunochiudere questa nota condue riflessioni riprese dal volume della Fondazione Marconi distribuito in quest’occasione1: “Lemoderne telecomunicazioni possono consentire, nello spirito della Radio, che la conoscenza nel mondosi accresca gradualmente e liberamente”…. E ancora: “Marconi imbrigliò le onde elettromagneticheindirizzandole ai propri scopi. Sarà possibile individuare analoghi mezzi affinché le forze economicheche governano la nostra Società si indirizzino verso gli obiettivi più nobili, più confacenti con un realesviluppo dell’umanità. Non vietiamoci di sperare che ciascuno di noi, come individuo, attraverso le suescelte giornaliere possa essere parte dell’apparecchiatura necessaria per conseguire gli scopi”.

Rocco Casale

Il Presidente Ciampi accompagnato da Marcello Cartacci, Direttore del Museo Storicodelle Comunicazioni, visita la mostra dei cimeli marconiani.

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Per ascoltare gli interventi dei relatori che hanno partecipato alla Celebrazione si può consultare il sito:www.comunicazioni.it/marconi_dayPer maggiori approfondimenti sulla figura e sull’opera di Marconi si può interrogare il sito:www.fgm.ite anche i siti:www.marconi.com/html/about/ourhistory.htmwww.rca.comwww.marconiusa.orgwww.etedeschi.ndirect.co.uk!museumnews.bbc.co.uk/hi/english/sci/tech/defaults.stm

(1) Falciasecca, G.; Valotti, B.: «1901-2001 - Un ponte sull’Atlantico». Re Enzo editrice, dicembre 2001 (pp. 112-113).

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This paper is a review of the current knowledge on possible bioeffects of RFR(RadioFrequency Radiations) from mobile technology gained from investigations at thecellular level, e.g. in vitro studies. A short description of and requirements for in vitro exposure systems are given. In vitrostudies on RFR mainly dealt with genomic damage, cellular proliferation, gene and pro-tein expression and signal transduction. Most of these experiments are linked to cancer. Despite the wide range of exposure conditions used, in vitro studies clearly show that lowlevel- RFR as used in mobile telephony have not been identified as genotoxic agents.Although some effects have been found on specific proteins or enzyme, suggesting that cellsmay be able to “sense” RFR, their physiological relevance still remains unclear. In conclusion, in vitro studies as a whole do not support the possibility that exposure tolow-level RFR from mobile phone technology could represent a health hasard. However,significant amount of work is still to come from european national and international on-going projects that should allow for a “definitive” conclusion on that matter within thenext two years.

Campi elettromagneticie comunicazioni cellulari

In vitro studies related to mobile telephonySperimentazioni in vitro legate alla telefonia cellulare

ISABELLE LAGROYE

BERNARD VEYRET

In quest’articolo è presentata una rassegna delle attuali conoscenze sui possibili effetti biologici dovuti alle onde elettromagneti-che della telefonia mobile, ricavate da ricerche condotte su cellule, cioè, con studi in vitro.Sono anzitutto descritti brevemente i sistemi ed i requisiti dei sistemi di esposizione in vitro. Gli esperimenti in vitro sulle ondeelettromagnetiche trattano principalmente la possibile azione genotossica, la proliferazione delle cellule, l’espressione genica eproteinica e la trasduzione dei segnali. Molti di questi esperimenti sono legati all’esame della possibile insorgenza del cancro.Malgrado il vasto campo di condizioni di esposizione esplorato, gli studi in vitro hanno mostrato con chiarezza che, a bassilivelli di campo elettromagnetico - come quelli relativi alla telefonia mobile cellulare - non emerge alcun agente genotossico.Infatti, anche se si riscontrano alcuni effetti su specifiche proteine o enzimi, che mostrano una “sensibilità” delle cellule alleonde elettromagnetiche, non è stata finora messa in evidenza un’effettiva rilevanza fisiologica delle radiazioni.In conclusione, gli studi in vitro nel loro insieme non avvalorano la possibilità che l’esposizione a onde elettromagnetiche di bassolivello, generato dalla telefonia cellulare, possa rappresentare un rischio per la salute.Un numero significativo di risultati è, tuttavia, atteso dai progetti di ricerca avviati sia sul piano nazionale sia su quello internazio-nale e questi studi dovrebbero permettere di pervenire a una conclusione “definitiva” su questa materia entro i prossimi due anni.

1. Introduction

In the context of the concerns and fears overmobile telephony and health, various research pro-grammes have been launched world-wide. Several ofthese research projects deal with in vitro models. Inthis type of experiments, biological samples, mainlycultured cells, are exposed to RFR (RadioFrequencyRadiation) in test tubes (i.e. in vitro).

The major advantages of in vitro investigationare (i) the less-complex nature of the models com-pared to that of whole organisms, (ii) the largenumber of cells (samples) that are exposed at thesame time and the associated large statistical basis,(iii) the numerous well-characterised positive andnegative controls, (iv) the low cost, (v) the ease ofexposure, and (vi) the short duration of experi-ments. Moreover, in vitro studies are often best sui-

1. Introduzione

Per rispondere alle preoccupazioni e ai timori sollevatinei riguardi dell’impatto sanitario della telefonia cellulare,la comunità scientifica ha sviluppato in ogni parte delmondo numerosi programmi di ricerca. Molti di questi pro-getti utilizzano i modelli in vitro; in questo tipo di sperimen-tazioni, campioni di materiale biologico in provetta (per lopiù cellule coltivate) sono esposti alle onde elettromagneti-che.

I principali vantaggi offerti dagli studi in vitro sonodovuti a: 1) minore complessità biologica del modellorispetto all’intero organismo; 2) gran numero di cellule(campioni) esposte all’agente nello stesso intervallo tem-porale e la vastità statistica della popolazione conside-rata; 3) numerosi controlli positivi e negativi che è possi-bile caratterizzare con accuratezza; 4) costo ridotto degliesperimenti; 5) facilità dell’esposizione; 6) breve durata

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

ted for the elucidation of mechanisms.There are obviously some limitations to the in

vitro approach, in that it does not take into accountthe regulation mechanisms that exist in vivo .Moreover, in vitro models often involve cells whichcontain genetic differences from their normal tissuecounterparts as a result of immortalisation and/ortransformation. It is thus not easy to extrapolate theresults obtained in vitro to the situation of animalsand even less to human health.

However, in-vitro investigations are most nee-ded in health risk assessment, in view of the advan-tages given above and of the fact that they allow fora better planning of in vivo studies.

Many projects have been performed or are underprogress on such preparations, particularly on cultu-red animal or human cells. The table 1 gives thenumber of cancer and non-cancer in vitro studiesrelated to mobile telephony (source: WHO - WorldHealth Organisation1 database).

Most of the experiments have been performed atSAR (Specific Absorption Rate)2 levels at or above theexposure limit for local exposure, relevant to mobiletelephone use3, i.e. 2 W/kg.

The main approaches and results obtained invitro are described below.

2. Exposure systems

Exposure conditions for in vitro systems are moreeasily controlled than those used in animal investiga-tions because of the homogeneity of the samples andtheir small size. However, there are other stringentparameters to control and in particular the tempera-ture of the culture medium, since temperature diffe-

delle prove. In aggiunta, le sperimentazioni in vitro costitui-scono spesso il riferimento più affidabile per spiegare ilmeccanismo biologico nel suo complesso.

L’approccio in vitro implica, naturalmente, alcune limita-zioni: in primo luogo, esso non considera i meccanismi diregolazione che operano in vivo. Inoltre, i modelli in vitrointeressano sovente cellule che, a causa dei processi di con-servazione e di trasformazione, presentano alcune differenzegenetiche rispetto a quelle presenti nei normali tessuti biolo-gici. Non è immediata, pertanto, l’estrapolazione dei risul-tati ottenuti in vitro al caso di organismi animali ed a mag-gior ragione alla salute dell’uomo. Ad ogni modo, le speri-mentazioni in vitro si rivelano assolutamente necessarie pervalutare i rischi sanitari, alla luce sia dei vantaggi già men-zionati, sia perché esse permettono una migliore progetta-zione della attività sperimentali su animali (in vivo).

Numerose attività di ricerca che utilizzano queste metodo-logie - in particolare su colture di cellule animali o umane -sono state completate o sono ora in corso. La tabella 1 riportail numero delle sperimentazioni in vitro legate alla telefoniaradiomobile; una parte di questi studi è dedicata ai possibilieffetti cancerogeni della telefonia mobile (fonte: banca datidell’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità1).

La maggior parte degli esperimenti è in genere eseguitaa livelli di SAR (Specific Absorption Rate)2 superiori ai limitidi esposizione per esposizioni localizzate, rilevanti per latelefonia mobile3, per esempio 2 W/kg.

Nel seguito si descrivono le principali metodologie diapproccio alla sperimentazione in vitro e si riportano irisultati di maggior rilievo emersi nelle prove.

2. Sistemi di esposizione

Le condizioni di esposizione per i sistemi in vitro risul-tano essere più facilmente controllabili di quelle impiegatenella sperimentazione su animali, a causa della omoge-neità dei campioni e delle loro ridotte dimensioni. È, tutta-via, necessario uno stretto controllo di determinati parame-tri ambientali; particolarmente critico risulta essere il man-tenimento della temperatura del substrato di coltura, poichédifferenze di temperatura superiori a 0,5°C possono modi-ficare profondamente la fisiologia delle cellule e, di conse-guenza, possono indurre artefatti, cioè risultati non legatialla causa generante.

L’esposizione delle cellule, a seconda che esse aderiscanoal substrato di coltura o che siano in sospensione, avviene incapsule di Petri, in piastre da laboratorio o in beute. È neces-sario che la distribuzione della potenza assorbita (SAR) siauniforme e che la valutazione di essa sia il più possibile accu-rata; le misure possono essere effettuate utilizzando sensori ditemperatura e sonde per il campo elettrico.

Una delle tecniche di esposizione più comuni per glistudi in vitro è costituita dalle celle TEM (Trasverso

CompletedCompletati

TotalTotale

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36 55

On goingIn corso

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19

Cancer relevant or relatedStudi focalizzati suglieffetti cancerogeni

Non cancer studiesSperimentazioni non legatea effetti cancerogeni

Table 1 State of the art of studies dealing with thebioeffects of low-level microwaves.Stato dell’arte degli studi relativi agli effetti biologici dicampi elettromagnetici di basso livello.

(1) World Health Organisation EMF project Web site athttp://www.who.int/peh-emf(2) SAR (Specific Absorption Rate) in W/kg-1.(http://www.nrpb.org.uk/understanding_radiation/glossary/glos-sary.htm)(3) European Recommandation 1999.

(1) Sito WEB ufficiale del progetto EMF dell’OMS disponibile all’in-dirizzo http://www.who.int/peh-emf(2) Tasso di assorbimento specifico in W/kg-1.(http://www.nrpb.org.uk/understanding_radiation/glossary/glos-sary.htm)(3) Raccomandazione europea 1999.

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rences of more than 0.5°C can deeply affect the phy-siology of the cells and hence elicit artefactual effectsof the microwaves.

Exposure of cells, which are adherent or insuspension, is done in Petri dishes, multi-well pla-tes or flasks. The distribution of the absorbedpower (SAR) must be uniform and accurately eva-luated. It can be measured using electric field pro-bes or temperature sensors.

One of the more common exposure systems forin vitro studies has been the TEM (TransverseElectroMagnetic) cell, where test tubes or culture fla-sks are placed either perpendicular or paralleled tothe electric field [1]. Other systems have been deve-loped which have a better efficiency (SAR per inci-dent Watt): circular waveguide, radial transmissionline, shorted waveguide, wire-patch cell [2], etc.

All these systems can be set inside conventionalCO2 incubators or else must recreate the environ-ment needed for cell culture.

3. Genotoxicity and DNA breaks

Many chemical compounds, linked to cancer, arecalled “genotoxic” as their effect is a direct damage ofthe DNA molecule. A number of accepted genotoxictests for carcinogens have been developed (Ames testfor mutations, comet assay for DNA (DeoxiriboNucleicAcid) fragmentation, chromosome aberration assays,etc.). In contrast, “nongenotoxic” carcinogens can

ElettroMagnetico), in cui le provette o le beute di coltura sonoposizionate in direzione perpendicolare o parallela al campoelettrico [1]; sono state sviluppate anche altre metodologie,caratterizzate da una migliore efficienza di assorbimento (SARper Watt incidente), quali, ad esempio, guide d’onda circolari,linee di trasmissione radiali, guide d’onda troncate, celle conpatch radianti [2]. Tutti questi sistemi possono essere collocatiall’interno di comuni incubatori a CO2, o devono comunquericreare un ambiente appropriato per la coltura cellulare.

3. Genotossicità e interruzioni del DNA

Molti composti chimici cancerogeni sono indicati come“genotossici” poiché il loro effetto genera un danno direttoalla molecola del DNA (Acido DesossiriboNucleico). Sonostate messe a punto numerose prove di genotossicità, rico-nosciute dalla comunità scientifica, per i composti cancero-geni, quali il test di Ames per le mutazioni, le analisi diaberrazione cromosomica, il test della cometa per la fram-mentazione dei cromosomi. Le sostanze cancerogene “non-genotossiche” possono, al contrario, causare cambiamentigenetici indiretti attraverso l’incremento della proliferazionecellulare, l’alterazione del tasso di riparazione del DNA, lagenerazione di specifiche molecole reagenti, l’inibizionedella comunicazione tramite giunzioni tra cellule, le modifi-cazioni del trasporto e della trasduzione dei segnali operatidalle membrane cellulari.

Complessivamente, tenendo conto dei modesti livelli diemissione degli apparati radiomobili, l’esposizione aicampi elettromagnetici, collegata alla telefonia cellulare,non è ritenuta genotossica; nonostante ciò, alcuni risultati,quali gli esiti delle ricerche di Lai e Singh a Seattle [3, 4],hanno sollevato alcune perplessità legate al possibileaumento della frammentazione del DNA. Alcuni ratti sonostati esposti a radiazioni impulsate a microonde (come isegnali RADAR) e il test della cometa è stato usato in vitroper valutare l’entità di tale frammentazione. Attività svoltesuccessivamente in altri laboratori utilizzando le stessemetodologie su cellule e su ratti esposti ai segnali dellatelefonia cellulare, non hanno però confermato questi risul-tati [5, 6, 7].

Negli ultimi anni sono state pubblicate due rassegnescientifiche dedicate all’esame della possibile azione geno-tossica delle microonde [8, 9]; in entrambi gli articoli si sot-tolinea la potenziale sinergia tra i mutageni chimici e lemicroonde. Di recente, tuttavia, Maes (che aveva preceden-temente individuato alcuni effetti sinergici tra mutageni emicroonde) ha valutato con nuovi esperimenti, con due testdi analisi, il danno al DNA4 in cellule esposte a SAR fino a10 W/kg, non mostrando alcuna indicazione di effettimutageni o comutageni ovvero sinergici dovuti all’esposi-zione ai campi elettromagnetici [10, 11].

Tre recenti contributi hanno trattato gli effetti dell’esposi-zione alle microonde sull’induzione dei micronuclei, fram-menti di cromosomi che non migrano correttamente nelcorso della mitosi; questa tecnica rappresenta una prova digenotossicità ormai consolidata. Hook e i suoi collabora-tori [12] hanno esposto linfociti umani a RFR generate davari segnali di telefonia cellulare, con frequenza di 837 e

Photo 1 An example of set-up for in vitro exposure: thewire-patch antenna.Un esempio di prova per un’esposizione in vitro: l’an-tenna wire-patch.

(4) Chromosome aberration and sister chromatid exchange. (4) Aberrazione cromosomica e scambio dei cromatidi fratelli.

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

cause indirect genetic changes through increased cellproliferation, alteration of the rate of DNA repair,modification of cell membrane transport and signaltransduction, generation of reactive species, inhibi-tion of gap junction communication, etc...

Overall, microwave exposure related to mobiletelephony is not considered to be genotoxic at thelow level of mobile telephony devices. However,some results such as that of Lai and Singh in Seattle[3, 4] have raised some concerns about possibleincreases in DNA fragmentation in brain cells. Laiexposed rats to “radar-like” pulsed microwaves andthe comet assay was performed to assess the extendof DNA fragmentation. Further work performed inother laboratories using the same assay on cells andrats exposed to mobile-telephony signals has led tofailure in replications [5, 6, 7].

Two recent reviews have been published on thepossible genotoxic action of microwaves [8, 9]. Inboth papers the potential synergy of chemical muta-gens and microwaves was emphasised. However,very recently, Maes [10, 11] who had previouslyfound some synergistic effects of mutagens andmicrowaves, reinvestigated DNA damages4 in cellsexposed at SAR up to 10 W/kg, and there was noindication of a mutagenic, and/or co-mutagenic -synergistic effect of exposure.

Three recent results have dealt with effect ofmicrowave exposure on the induction of “micronu-clei”, which are pieces of chromosomes that do notmigrate properly during mitosis. This constitutes awell-accepted genotoxicity test. Human lymphocy-tes were exposed by Hook and coworkers [12] at 837and 1900 MHz at SAR up to 10 W/kg for variousmobile telephony signals. Micronuclei were increa-sed only at 10 W/kg after a 24-hour exposure (wellabove the guidelines). In spite of temperature con-trol, heating of the samples may have caused theeffect. Confirmation studies of these results onmicronuclei are under way in the USA and Italy aspart of the FDA/CTIA (Food and Drug Administration/Cellular Telecommunications Industry Association)research programme.

Other groups [13, 14] found no effect of theFDMA (Frequency Division Multiple Access) and CDMA(Code Division Multiple Access) signals at 5 W/kg evenafter 24-hour exposures. Most recently, further workwas done in Italy to determine whether the GMSK(Gaussian Minimum Shift Keying) modulation used inthe GSM (Global System for Mobile communications)protocol led to increase in micronuclei [15]. Theeffects of CW (Continuous Wave) and phase-modulatedTDMA (Time Division Multiple Access) signals werecompared on human lymphocytes: only did themodulated signal at a SAR of 2.5 W/kg give rise to aslight but statistically significant increase in micronu-cleus frequency. Further work is needed to confirmthe results and investigate the possible causes or bias(hot spots, etc.).

4. Proliferation and transformation

In vitro studies of the proliferation and tumoral

1900 MHz e SAR fino a 10 W/kg. È stato verificato unaumento dei micronuclei dopo un’esposizione continuativadella durata di 24 ore solo per SAR pari a 10 W/kg(valore decisamente superiore ai livelli di esposizione previ-sta dalle norme); nonostante fosse stato realizzato un con-trollo della temperatura, è comunque possibile che l’au-mento dei micronuclei fosse dovuto al riscaldamento deicampioni osservati. Si sta cercando una conferma di questirisultati nell’ambito di un programma di ricerca coordinatoda FDA (Food and Drug Administration) e promosso dallaCTIA (Cellular Telecommunications Industry Association) esvolto da un laboratorio americano e da uno italiano.

Altri gruppi di ricercatori [13, 14] non hanno rilevatoalcun effetto da parte dei segnali FDMA (FrequencyDivision Multiple Access) e CDMA (Code Division MultipleAccess) in corrispondenza di SAR pari a 5 W/kg, neppurea seguito di un’esposizione di 24 ore. Più di recente, èstato effettuato uno studio in Italia per determinare l’even-tuale aumento di micronuclei [15] dovuto alla modulazioneGMSK (Gaussian Minimum Shift Keying) utilizzata nelsistema GSM (Global System for Mobile communications);in tale ricerca sono stati messi a confronto gli effetti suilinfociti umani di segnali con frequenza continua consegnali modulati in fase con accesso multiplo a divisione ditempo TDMA (Time Division Multiple Access): soltanto per ilsegnale modulato con un SAR di 2,5 W/kg si è verificatoun lieve, ma dal punto di vista statistico, significativoaumento nella frequenza dei micronuclei. Ulteriori indaginisono necessarie per confermare questi risultati e investigaresulle possibili cause (hot-spot, …).

4. Proliferazione e trasformazione

Gli studi in vitro sulla proliferazione e sulla trasforma-

Photo 2 Image of metaphase chromosomes.Chromosome aberrations are detected on suchpreparations.Immagine della metafase cromosomica. Le aberrazionicromosomiche sono individuate con queste preparazioni.

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transformation5 of cells can help assess the influenceof RFR on cancer promotion and progression. Ifindeed electromagnetic fields are capable of influen-cing tumour promotion6, there is a strong possibilitythat this will correspond to an increase of the rate ofcell division. Following several investigations on pro-liferation, no general conclusion can be drawn as thefew positive results obtained on proliferation at lowlevel go in either directions and very few studies onDNA synthesis have been performed.

The group of Cleary [16] exposed glioma cells toCW 27 MHz or 2450 MHz and observed an increase inproliferation at the high SAR level of 25 W/kg at bothfrequencies. However, a recent replication study wasnegative and showed that the initial findings of Clearywere probably due to a faulty temperature control [17].

Following a study of the Balcer-Kubiczek groupwhich showed that modulated RFR had a synergisticeffect in transforming C3H10T1/2 cells at 2.5 W/kg[18], a recent replication study done with mobiletelephony signals has been negative [19].

5. Gene expression

It has been reported that transient elevations inthe expression of several oncogenes7 occur inresponse to exposure of cells to low-intensity ELF(Extremely Low Frequency)8 magnetic fields. This typeof work has been conducted primarily with transfor-med cell lines, such as HL-60 leukemic cells.Further experiments to replicate these observationsat ELF did not show the same results, nor did otherinvestigations at RFR, except for the c-fos [20] onco-gene after a 72-hour exposure to FMCW (FrequencyModulation Continuous Wave) and CDMA signals.

zione delle cellule5 possono contribuire a valutare l’in-fluenza delle onde elettromagnetiche sull’insorgenza o sul-l’avanzamento dei processi cancerosi; se in effetti i campielettromagnetici sono in grado di influenzare il processo dipromozione6 delle cellule tumorali, si ha un’alta probabilitàche questa condizione corrisponda a un incremento deltasso di divisione cellulare. Dalle numerose ricerche sullaproliferazione non può ancora essere tratta alcuna conclu-sione generale; i pochi risultati positivi ottenuti sulla prolife-razione a basso livello hanno, infatti, mostrato esiti discor-danti, e sono pochi gli studi compiuti sulla sintesi del DNA.

Il gruppo di Cleary [16] ha esposto cellule di glioma aRFR con frequenze di 27 MHz e 2450 MHz a onda conti-nua, CW (Continuous Wave), osservando un incrementonella proliferazione, in corrispondenza di un elevato livello diSAR pari a 25 W/kg, per entrambe le frequenze. Unareplica recente dello studio ha, tuttavia, dato esito negativo,dimostrando che i risultati di Cleary erano probabilmenteinfluenzati da un controllo imperfetto della temperatura [17].

Un esperimento del gruppo Balcer-Kubiczek, in cui si indi-cava che le onde elettromagnetiche modulate generano uneffetto sinergico nella trasformazione delle cellule C3H10T1/2per SAR di 2,5 W/kg [18], è stato recentemente replicato conesito negativo utilizzando segnali di telefonia mobile [19].

5. Espressione genica

Sono stati rilevati innalzamenti transitori nell’espres-sione di diversi oncogeni7 come conseguenza dell’esposi-zione di cellule a campi magnetici causati dalle ELF(Extremely Low Frequencies)8 di bassa intensità; questo tipodi analisi è stato condotto principalmente utilizzando lineecellulari modificate, quali le cellule leucemiche HL-60. Studisuccessivi, compiuti per replicare queste osservazioni speri-

Photo 3 Alkaline comet assay or Single Cell Gel Electrophoresis is a very sensitive assay that allows for the detection ofdamaged DNA. Representative image of an intact cell (on the right) and of a damaged cell (on the left). In dama-ged cell, note the migration of the fragmented DNA (cell treated with a toxic chemical).L’analisi di una cometa alcalina o elettroforesi gel di una singola cellula è una prova molto sensibile che permette di rilevare i danni delDNA. L’immagine mostra una cella intatta (a destra) e una danneggiata (a sinistra). Nella cellula danneggiata si può osservare la migra-zione di frammenti del DNA (cellule trattate con un elemento chimico tossico).

(5) Transformation of normal cells into an altered growth state.(6) Second fase in a transformation process of a normal into cancercell.(7) Genes involved in DNA repair, cell proliferation and cancer pro-cesses.(8) ELF (Extremely Low Frequency), mainly 50/60 Hz.

(5) Trasformazione delle cellule normali verso uno stato di crescitaalterato.(6) La seconda fase nel processo di trasformazione di una cellulanormale in una cellula cancerosa (n.d.r.).(7) Geni coinvolti nella riparazione del DNA, nella proliferazionecellulare e nei processi tumorali.(8) ELF (Extremely Low Frequencies), radiazioni con frequenzainferiore a 50/60 Hz.

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mentali relative alle ELF, non hanno tuttavia portato aglistessi risultati. Hanno dato esiti negativi anche gli analoghiesperimenti eseguiti alle frequenze radio, con l’eccezionedell’oncogene c-fos [20] esposto per 72 ore a segnali infrequenza continua modulati FMCW (FrequencyModulation Continuous Wave) e CDMA.

Più di recente, in Finlandia il gruppo di Leszczynski hariferito [21] che, in cellule esposte al segnale GSM con SARdi 2 W/kg, si è verificato un incremento nella fosforila-zione e nell’espressione dell’HSP 27 (Heat Shock Proteins27); questo dimostrerebbe, secondo gli autori9, come lecellule abbiano riconosciuto nell’esposizione un fattore distress; l’effetto osservato è risultato reversibile. Alla luce delruolo primario giocato dagli HSP, in risposta a vari stimolifisiologici di stress, saranno avviati ulteriori studi sulla lineadi ricerca aperta da Leszczynski.

6. Attività enzimatica

L’enzima ornitina decarbossilasi, l’ODC (OrnithineDeCarboxylase), controlla il tasso di limitazione nella bio-sintesi delle poliamine, molecole chiave coinvolte nella pro-liferazione delle cellule. L’attività degli ODC è particolar-mente elevata nelle cellule stimolate dall’esposizione a pro-motori tumorali quali il TPA (Tetradecanoyl PhorbolAcetate)10. Byus [22] ha riportato i risultati di un innalza-mento significativo nell’attività degli ODC in cellule di mela-noma umano e di tumore epatico del ratto esposte a campielettromagnetici a 450 MHz e modulazione sinusoidaled’ampiezza a 12-20 Hz; questo effetto non si è verificatoad altre frequenze di modulazione. Negli studi del gruppodi Litovitz [23] su numerose linee cellulari, la variazionedell’ODC ai campi elettromagnetici a radiofrequenzamodulati con onde ELF è stata, tuttavia, meno intensarispetto al caso delle cellule trattate con TPA. Lo stessogruppo ha in seguito anche mostrato che la sovrapposi-zione di rumore gaussiano bianco ai campi magnetici ELFsopprime gli effetti sulle colture di cellule dei segnali amicroonde modulati [24]. Non è stato comunque messo inevidenza alcun aumento né della proliferazione cellulare,né della sintesi del DNA.

In Francia e in Finlandia sono ora in corso, nell’ambitodel programma europeo Perform B, ulteriori studi sull’ODCfinalizzati alla ripetizione degli esperimenti precedenti.

7. Trasduzione dei segnali

Le chinasi sono enzimi chiave coinvolti nella trasduzionedei segnali convogliati dai recettori delle membrane cellulari(ormoni, fattori di crescita, citochine) verso i siti di azioneintracellulari. Dal momento che questi enzimi - specialmentela fosfochinasi C - sono conosciuti come componenti essen-ziali lungo i percorsi della “segnalazione cellulare” attivati

More recently, the Leszczynski group in Finlandreported [21] that in cells exposed to a GSM signalat 2 W/kg, there was an increase in protein pho-sphorylation and the expression of HSP 27 (HeatShock Proteins 27) which showed, according to theauthors9, that the cells recognised exposure as astress factor. The effect was reversible. Furtherwork along this line of research is warranted in viewof the role that HSPs play in response to variousstress stimuli.

6. Enzyme activity

The ODC (Ornithine DeCarboxylase) enzyme con-trols the rate-limiting step in the biosynthesis ofpolyamines, which are key molecules involved in cellproliferation. ODC’s activity is elevated in cells thatare stimulated by exposure to tumour-promotingagents such as TPA (Tetradecanoyl Phorbol Acetate)10.Byus [22] had reported that ODC activity was signifi-cantly elevated in human melanoma cells and rathepatoma cells exposed to 450 MHz field that wassinusoidally amplitude-modulated at 12-20 Hz, butnot at lower or higher modulation frequencies. In thestudies of the Litovitz [23] group on several celllines, the ODC response to ELF-modulated RFRwas found to be weaker than after TPA treatment. Inaddition, the same group reported later that superpo-sition of white ELF white-noise magnetic fields sup-pressed the effect of the modulated microwaves [24].However, there was no evidence for increased cellproliferation or increased DNA synthesis.

Replication studies on ODC activity are underway in Finland and France as part of the Europeanprogramme Perform B.

7. Signal transduction

Protein kinases are key enzymes involved in thetransduction of signals conveyed from cell mem-brane receptors to hormones, growth factors, andcytokines to the intracellular sites of action.Because these enzymes, especially PKC (ProteinKinase C), are known to be key components in the“cellular signaling” pathways activated by tumourpromoters, an effect of RFR on kinase activitycould promote the growth of transformed cells in asimilar manner. Byus et al. [25] had reported adecrease in the activity of one of the protein kinasesin response to RF fields. Several other studies have

(9) HSP (Heat-Shock Proteins). Heat-shock proteins are involvedafter exposure to stress stimuli (heat, UV, oxidative stress, ionisingradiation, etc.).(10) TPA (Tissue Polypeptide Antigen). It has been proven thatcytokeratins (CKs) are useful tumor markers for the follow-up,treatment monitoring and prognosis evaluation of lung cancerand among these, tissue polypeptide antigen (TPA) plays animportant role.(Web site at http://wwwinfo.ncc.go.jp/jjco/)

(9) Le proteine HSP (Heat-Shock Proteins) sono interessate dall’e-sposizione ad agenti quali, ad esempio, il calore, le radiazioni ultra-violette, gli stress ossidativi, le radiazioni ionizzanti.(10) TPA (Tissue Polypeptide Antigen). Antigene polipeptidico tessu-tale: è il riconoscimento immunologico di elevati livelli di una misce-la di citocheratine liberate in circolo in corso di neoplasie.

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

addressed the effects of ELF-modulated RF fieldson protein-kinase activity but none of the later stu-dies have shown a clear relationship between theobservation of RFR effects on kinase activity and anelevated rate of cellular proliferation.

8. Calcium ion

In view of the vital role of calcium in the func-tion of neurons and other cells, considerable workhas been done on the effects of RF fields on cal-cium movement in brain tissue. In 1975, Bawin andcoworkers [26], had measured the efflux of the cal-cium ion out of explants of brain tissue, prelabelledwith radioactive calcium. Exposure at 147 MHz, atintensities too low to cause heating, increased theefflux of calcium from chick brain, but only if thefield was modulated at 16 Hz. The RF carrier fre-quency alone had no obvious effect.

This observation was confirmed by Blackmanin the modulation frequency range 3-30 Hz with amaximum again at 16 Hz [27, 28, 29]. Similareffects were observed in synaptosomes [30] andneuroblastoma cells [31]. However, a number ofsubsequent studies in other laboratories have fai-

dai promotori tumorali, un effetto delle onde elettromagnetichesull’attività delle chinasi potrebbe promuovere la crescita di cel-lule modificate con un meccanismo simile. Byus e altri hannoosservato una diminuzione nell’attività di una delle chinasi inrisposta ai campi elettromagnetici a radiofrequenza [25].Anche altri studi hanno valutato gli effetti di campi a radiofre-quenza modulati a bassa frequenza sull’attività delle chinasi;ma nessuno dei contributi successivi ha mostrato un’effettivarelazione sull’attività di questi enzimi, dovuti alle onde elettro-magnetiche, e un elevato tasso di proliferazione cellulare.

8. Ioni di calcio

Alla luce del ruolo fondamentale del calcio nel funziona-mento dei neuroni e di altre cellule, un notevole sforzo è statodedicato allo studio degli effetti dei campi a radiofrequenzasul flusso del calcio nei tessuti cerebrali. Nel 1975, Bawin e isuoi collaboratori [26] hanno misurato l’efflusso degli ioni dicalcio da frammenti espiantati di tessuto cerebrale, marcaticon calcio radioattivo. L’esposizione alle radiazioni elettro-magnetiche a 147 MHz, con intensità troppo bassa pergenerare riscaldamento, ha aumentato l’efflusso di calcio dacampioni di cervello di pulcino, ma solo per campi elettro-magnetici modulati a 16 Hz; la sola frequenza della portantenon mostrava provocare alcun effetto.

PIOM laboratory

The acronym for the laboratory stands for Physics of Wave-Matter Interactions. Itwas founded 15 years ago and belongs to the CNRS (equivalent to the Italian CNR).The bioelectromagnetics group within the PIOM is 15 people large, including physi-cists, biologists and one medical doctor. Its research activity is centered mainly onhealth effects related to ELF (Extremely Low Frequencies) and mobile telephony.

Various in vivo and in vitro models have been developed along with exposuresystems (loop antenna, wire-patch cell, etc.). Other activities of the laboratoryinclude therapeutic applications of fields, teaching bioelectromagnetics, dealing withthe media! The international links with research groups are numerous and the labo-ratory is part of several European programmes.

Il Laboratorio PIOM

Il laboratorio, il cui acronimo sta per Physique des Interactions Ondes-Matières, è stato fondato15 anni fa sotto il CNRS (equivalente al CNR italiano). Il gruppo di bio-elettromagnetismo che operanel PIOM ha quindici unità che comprendono fisici, biologi e un medico. L’attività di ricerca è indiriz-zata principalmente verso gli effetti sulla salute legati all’ELF (Extremely Low Frequencies) e alla telefo-nia mobile.

Sono stati messi a punto numerosi modelli in vivo e in vitro assieme a sistemi di esposizione (antennein loop, celle di wire-patch, ...). Altre attività di laboratorio comprendono applicazioni dei campielettromagnetici con obiettivo terapeutico, insegnamento di bio-elettromagnetismo, relazioni con lastampa! Sono numerosi i rapporti con gruppi di ricerca internazionali; il laboratorio partecipa anchead alcuni programmi di ricerca europei.

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led to detect an increase in calcium efflux frombrain explants in vitro [32, 33].

The observation that these effects occur specifi-cally with ELF amplitude-modulated fields is intri-guing but difficult to interpret and of little rele-vance to mobile telephony. Moreover, the implica-tions for cell function are unclear and no obvioushealth risk can be foreseen. Nevertheless, theStewart expert group in the UK asked that, as aprecautionary measure, amplitude modulation ataround 16 Hz be avoided in future developments ofmobile telecommunications (e.g. , TETRA -TErrestrial Trunked RAdio-11 protocol at 17 Hz).

9. Conclusion

Within the worldwide research effort aimed atassessing the health risk of mobile telephony, invitro investigations have their role. In recent yearsmore emphasis has been given to epidemiology,human and animal studies. There are howeverseveral major research programmes in progresswhere in vitro work is essential: the European-scaleprogrammes Reflex, Perform-B, and Cemfec, theFDA/CTIA projects, and the Italian national pro-gramme MURST/CNR-ENEA.

New methods will be used in the coming yearsthat will bring valuable information at a fast rate.These are mainly new tools in genomics and pro-teomics, that are designed to evaluate the extent ofgene and protein expression.

In conclusion, in vitro studies have shown thatthere are no direct DNA damage to be expectedfrom mobile telephony signals, and that indirectdamages and synergy with other factors areunlikely. This has to be assessed thoroughly inorder to complement research done at other scaleswith animals and humans. If biological effects areelicited from exposure to low-level RFR, in vitroinvestigation will help determine the mechanismsand evaluate the associated health risks if any.

Questa osservazione venne confermata da Blackmanper frequenze modulanti comprese tra 3 e 30 Hz, con unmassimo collocato ancora a 16 Hz [27, 28, 29]. Effettisimili furono osservati anche nei sinaptosomi [30] e nellecellule di neuroblastoma [31]. Numerosi studi successivieseguiti in altri laboratori non hanno però messo in lucealcun innalzamento dell’efflusso di calcio da frammenti ditessuto cerebrale in vitro [32, 33].

L’osservazione che questi effetti si verificano in pre-senza di campi modulati in ampiezza a bassissime fre-quenze è interessante, ma non è di immediata interpreta-zione, e riveste comunque scarso rilievo per le applicazionilegate alla telefonia radiomobile. Di più, le implicazioni diqueste possibili interazioni sulle funzionalità cellulari nonsono chiare, e non può essere perciò ravvisato alcun rischioevidente per la salute. In Gran Bretagna il gruppo di espertiStewart ha, tuttavia, richiesto che, a titolo precauzionale, lamodulazione di ampiezza intorno a 16 Hz sia evitata neglisviluppi futuri delle telecomunicazioni radiomobili (il sistemaTETRA - TErrestrial Trunked RAdio11, ad esempio, può utiliz-zare segnali modulanti alla frequenza di 17 Hz).

9. Conclusioni

Le sperimentazioni in vitro rivestono un’importanza dirilievo nell’impegno della Comunità di ricerca verso la cor-retta valutazione dei rischi sanitari connessi alla telefoniacellulare.

Negli ultimi anni è stata riservata maggiore attenzioneall’epidemiologia e agli studi sull’interazione dei campi elet-tromagnetici con gli organismi umani e animali. Sono incorso, comunque, diversi programmi di ricerca di vasta por-tata in cui la sperimentazione in vitro si rivela essenziale: iprogrammi europei Reflex, Perform-B e Cemfec, i progettiFDA/CTIA e il programma nazionale italiano MURST/CNR-ENEA. Negli anni a venire si utilizzeranno metodologieinnovative che consentiranno di acquisire più velocemente leinformazioni di interesse; questi nuovi strumenti, progettatiper analizzare l’espressione genica, saranno messi a dispo-sizione dalla genomica e dalla proteomica.

In definitiva, le sperimentazioni in vitro hanno mostratoche non vi è un danno diretto al DNA derivante dai segnalidella telefonia radiomobile, e che sono improbabili sia idanni indiretti, sia l’azione sinergica con altri fattori; questevalutazioni debbono essere attentamente considerate percompletare le attività di ricerca effettuate su scala differentecon organismi umani e animali. Se in futuro l’esposizione aemissioni a radiofrequenza di bassa intensità dovesse met-tere in evidenza effetti biologici significativi, gli studi invitro aiuteranno a determinare il meccanismo di questeinterazioni e a valutare gli eventuali rischi sanitari.

(11) TETRA (TErrestrial Trunked RAdio) is a unique technology butone that has many characteristics that are similar to cellular radiotechnologies such as GSM and the U.S. D-AMPS and the iDENsystems.(Web site at http://www.tetramou.com/health/health.asp)

(11) Il sistema TETRA (TErrestrial Trunked RAdio) è stato sviluppa-to in ambito ETSI per applicazioni civili e militari. Può operare indifferenti sottobande comprese tra i 300 e i 1000 MHz; nella tecnolo-gia TETRA i canali radio, che hanno larghezza di banda di 25 kHz,sono condivisi in pool tra gli utenti individuali (n.d.r.).(Web site at http://www.tetramou.com/health/health.asp)

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

Bernard Veyret, PhD in Physics, and seniorscientist at the CNRS, has been investigatingthe bioeffects of electromagnetic fields forthe last 15 years. His laboratory is located inBordeaux at the College of Chemistry andPhysics of the University. He has worked onvarious topics related to ELF and RF healthrisks. He is a member of ICNIRP, and otherFrench and international expert committees.

Isabelle Lagroye, PhD in Biology andPharmacy, is an assistant professor at theEcole Pratique des Hautes Etudes, linked tothe Sorbonne. She has done research work atthe PIOM laboratory for the last two years,following a postdoc in the USA, with Prof.Roti Roti. Her research deals mainly with theeffects of mobile telephones, and in particularon in-vitro models and mobile telephonesignals. She is also investigating the role ofnitric oxide in several models (apoptosis,

etc.) . She is principal investigator within the REFLEXEuropean project.

CDMA Code Division Multiple AccessCTIA Cellular Telecommunications Industry

AssociationCW Continuous WaveDNA DeoxideriboNucleic AcidELF Extremely Low FrequenciesFDA Food and Drug AdministrationFDMA Frequency Division Multiple AccessFMCW Frequency Modulation Continuous

WaveGSM Global System for Mobile communica-

tionsGMSK Gaussian Minimum Shift KeyingHSP Heat Shock ProteinsODC Ornithine DeCarboxilaseOMS Organizzazione Mondiale della SanitàRFR RadioFrequency RadiationSAR Specific Absorption RateTDMA Time Division Multiple AccessTEM Transverse ElectroMagneticTETRA TErrestrial Trunked RAdioTPA Tetradecanoyl Phorbol AcetateWHO World Health Organization

[23] Litovitz, T.A.; Krause, D.; Penafiel, M.;Elson, E.C.; Mullins, J.M.: The role of cohe-rence time in the effect of microwaves on ornithinedecarboxylase activity. «Bioelectromagnetics»,1993, 14, 395-403.

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This paper is a review of the current knowledge on possible bioeffects of RFR(RadioFrequency Radiations) from mobile technology gained from investigations at thecellular level, e.g. in vitro studies. A short description of and requirements for in vitro exposure systems are given. In vitrostudies on RFR mainly dealt with genomic damage, cellular proliferation, gene and pro-tein expression and signal transduction. Most of these experiments are linked to cancer. Despite the wide range of exposure conditions used, in vitro studies clearly show that lowlevel- RFR as used in mobile telephony have not been identified as genotoxic agents.Although some effects have been found on specific proteins or enzyme, suggesting that cellsmay be able to “sense” RFR, their physiological relevance still remains unclear. In conclusion, in vitro studies as a whole do not support the possibility that exposure tolow-level RFR from mobile phone technology could represent a health hasard. However,significant amount of work is still to come from european national and international on-going projects that should allow for a “definitive” conclusion on that matter within thenext two years.

Campi elettromagneticie comunicazioni cellulari

In vitro studies related to mobile telephonySperimentazioni in vitro legate alla telefonia cellulare

ISABELLE LAGROYE

BERNARD VEYRET

In quest’articolo è presentata una rassegna delle attuali conoscenze sui possibili effetti biologici dovuti alle onde elettromagneti-che della telefonia mobile, ricavate da ricerche condotte su cellule, cioè, con studi in vitro.Sono anzitutto descritti brevemente i sistemi ed i requisiti dei sistemi di esposizione in vitro. Gli esperimenti in vitro sulle ondeelettromagnetiche trattano principalmente la possibile azione genotossica, la proliferazione delle cellule, l’espressione genica eproteinica e la trasduzione dei segnali. Molti di questi esperimenti sono legati all’esame della possibile insorgenza del cancro.Malgrado il vasto campo di condizioni di esposizione esplorato, gli studi in vitro hanno mostrato con chiarezza che, a bassilivelli di campo elettromagnetico - come quelli relativi alla telefonia mobile cellulare - non emerge alcun agente genotossico.Infatti, anche se si riscontrano alcuni effetti su specifiche proteine o enzimi, che mostrano una “sensibilità” delle cellule alleonde elettromagnetiche, non è stata finora messa in evidenza un’effettiva rilevanza fisiologica delle radiazioni.In conclusione, gli studi in vitro nel loro insieme non avvalorano la possibilità che l’esposizione a onde elettromagnetiche di bassolivello, generato dalla telefonia cellulare, possa rappresentare un rischio per la salute.Un numero significativo di risultati è, tuttavia, atteso dai progetti di ricerca avviati sia sul piano nazionale sia su quello internazio-nale e questi studi dovrebbero permettere di pervenire a una conclusione “definitiva” su questa materia entro i prossimi due anni.

1. Introduction

In the context of the concerns and fears overmobile telephony and health, various research pro-grammes have been launched world-wide. Several ofthese research projects deal with in vitro models. Inthis type of experiments, biological samples, mainlycultured cells, are exposed to RFR (RadioFrequencyRadiation) in test tubes (i.e. in vitro).

The major advantages of in vitro investigationare (i) the less-complex nature of the models com-pared to that of whole organisms, (ii) the largenumber of cells (samples) that are exposed at thesame time and the associated large statistical basis,(iii) the numerous well-characterised positive andnegative controls, (iv) the low cost, (v) the ease ofexposure, and (vi) the short duration of experi-ments. Moreover, in vitro studies are often best sui-

1. Introduzione

Per rispondere alle preoccupazioni e ai timori sollevatinei riguardi dell’impatto sanitario della telefonia cellulare,la comunità scientifica ha sviluppato in ogni parte delmondo numerosi programmi di ricerca. Molti di questi pro-getti utilizzano i modelli in vitro; in questo tipo di sperimen-tazioni, campioni di materiale biologico in provetta (per lopiù cellule coltivate) sono esposti alle onde elettromagneti-che.

I principali vantaggi offerti dagli studi in vitro sonodovuti a: 1) minore complessità biologica del modellorispetto all’intero organismo; 2) gran numero di cellule(campioni) esposte all’agente nello stesso intervallo tem-porale e la vastità statistica della popolazione conside-rata; 3) numerosi controlli positivi e negativi che è possi-bile caratterizzare con accuratezza; 4) costo ridotto degliesperimenti; 5) facilità dell’esposizione; 6) breve durata

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

ted for the elucidation of mechanisms.There are obviously some limitations to the in

vitro approach, in that it does not take into accountthe regulation mechanisms that exist in vivo .Moreover, in vitro models often involve cells whichcontain genetic differences from their normal tissuecounterparts as a result of immortalisation and/ortransformation. It is thus not easy to extrapolate theresults obtained in vitro to the situation of animalsand even less to human health.

However, in-vitro investigations are most nee-ded in health risk assessment, in view of the advan-tages given above and of the fact that they allow fora better planning of in vivo studies.

Many projects have been performed or are underprogress on such preparations, particularly on cultu-red animal or human cells. The table 1 gives thenumber of cancer and non-cancer in vitro studiesrelated to mobile telephony (source: WHO - WorldHealth Organisation1 database).

Most of the experiments have been performed atSAR (Specific Absorption Rate)2 levels at or above theexposure limit for local exposure, relevant to mobiletelephone use3, i.e. 2 W/kg.

The main approaches and results obtained invitro are described below.

2. Exposure systems

Exposure conditions for in vitro systems are moreeasily controlled than those used in animal investiga-tions because of the homogeneity of the samples andtheir small size. However, there are other stringentparameters to control and in particular the tempera-ture of the culture medium, since temperature diffe-

delle prove. In aggiunta, le sperimentazioni in vitro costitui-scono spesso il riferimento più affidabile per spiegare ilmeccanismo biologico nel suo complesso.

L’approccio in vitro implica, naturalmente, alcune limi-tazioni: in primo luogo, esso non considera i meccanismidi regolazione che operano in vivo. Inoltre, i modelli invitro interessano sovente cellule che, a causa dei processidi conservazione e di trasformazione, presentano alcunedifferenze genetiche rispetto a quelle presenti nei normalitessuti biologici. Non è immediata, pertanto, l’estrapola-zione dei risultati ottenuti in vitro al caso di organismi ani-mali ed a maggior ragione alla salute dell’uomo. Ad ognimodo, le sperimentazioni in vitro si rivelano assolutamentenecessarie per valutare i rischi sanitari, alla luce sia deivantaggi già menzionati, sia perché esse permettono unamigliore progettazione della attività sperimentali su ani-mali (in vivo).

Numerose attività di ricerca che utilizzano queste metodo-logie - in particolare su colture di cellule animali o umane -sono state completate o sono ora in corso. La tabella 1 riportail numero delle sperimentazioni in vitro legate alla telefoniaradiomobile; una parte di questi studi è dedicata ai possibilieffetti cancerogeni della telefonia mobile (fonte: banca datidell’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità1).

La maggior parte degli esperimenti è in genere eseguitaa livelli di SAR (Specific Absorption Rate)2 superiori ai limitidi esposizione per esposizioni localizzate, rilevanti per latelefonia mobile3, per esempio 2 W/kg.

Nel seguito si descrivono le principali metodologie diapproccio alla sperimentazione in vitro e si riportano irisultati di maggior rilievo emersi nelle prove.

2. Sistemi di esposizione

Le condizioni di esposizione per i sistemi in vitro risul-tano essere più facilmente controllabili di quelle impiegatenella sperimentazione su animali, a causa della omoge-neità dei campioni e delle loro ridotte dimensioni. È, tutta-via, necessario uno stretto controllo di determinati parame-tri ambientali; particolarmente critico risulta essere il man-tenimento della temperatura del substrato di coltura, poichédifferenze di temperatura superiori a 0,5°C possono modi-ficare profondamente la fisiologia delle cellule e, di conse-guenza, possono indurre artefatti, cioè risultati non legatialla causa generante.

L’esposizione delle cellule, a seconda che esse aderiscanoal substrato di coltura o che siano in sospensione, avviene incapsule di Petri, in piastre da laboratorio o in beute. È neces-sario che la distribuzione della potenza assorbita (SAR) siauniforme e che la valutazione di essa sia il più possibile accu-rata; le misure possono essere effettuate utilizzando sensori ditemperatura e sonde per il campo elettrico.

Una delle tecniche di esposizione più comuni per glistudi in vitro è costituita dalle celle TEM (Trasverso

CompletedCompletati

TotalTotale

38 61

36 55

On goingIn corso

23

19

Cancer relevant or relatedStudi focalizzati suglieffetti cancerogeni

Non cancer studiesSperimentazioni non legatea effetti cancerogeni

Table 1 State of the art of studies dealing with thebioeffects of low-level microwaves.Stato dell’arte degli studi relativi agli effetti biologici dicampi elettromagnetici di basso livello.

(1) World Health Organisation EMF project Web site athttp://www.who.int/peh-emf(2) SAR (Specific Absorption Rate) in W/kg-1.(http://www.nrpb.org.uk/understanding_radiation/glossary/glos-sary.htm)(3) European Recommandation 1999.

(1) Sito WEB ufficiale del progetto EMF dell’OMS disponibile all’in-dirizzo http://www.who.int/peh-emf(2) Tasso di assorbimento specifico in W/kg-1.(http://www.nrpb.org.uk/understanding_radiation/glossary/glos-sary.htm)(3) Raccomandazione europea 1999.

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rences of more than 0.5°C can deeply affect the phy-siology of the cells and hence elicit artefactual effectsof the microwaves.

Exposure of cells, which are adherent or insuspension, is done in Petri dishes, multi-well pla-tes or flasks. The distribution of the absorbedpower (SAR) must be uniform and accurately eva-luated. It can be measured using electric field pro-bes or temperature sensors.

One of the more common exposure systems forin vitro studies has been the TEM (TransverseElectroMagnetic) cell, where test tubes or culture fla-sks are placed either perpendicular or paralleled tothe electric field [1]. Other systems have been deve-loped which have a better efficiency (SAR per inci-dent Watt): circular waveguide, radial transmissionline, shorted waveguide, wire-patch cell [2], etc.

All these systems can be set inside conventionalCO2 incubators or else must recreate the environ-ment needed for cell culture.

3. Genotoxicity and DNA breaks

Many chemical compounds, linked to cancer, arecalled “genotoxic” as their effect is a direct damage ofthe DNA molecule. A number of accepted genotoxictests for carcinogens have been developed (Ames testfor mutations, comet assay for DNA (DeoxiriboNucleicAcid) fragmentation, chromosome aberration assays,etc.). In contrast, “nongenotoxic” carcinogens can

ElettroMagnetico), in cui le provette o le beute di coltura sonoposizionate in direzione perpendicolare o parallela al campoelettrico [1]; sono state sviluppate anche altre metodologie,caratterizzate da una migliore efficienza di assorbimento (SARper Watt incidente), quali, ad esempio, guide d’onda circolari,linee di trasmissione radiali, guide d’onda troncate, celle conpatch radianti [2]. Tutti questi sistemi possono essere collocatiall’interno di comuni incubatori a CO2, o devono comunquericreare un ambiente appropriato per la coltura cellulare.

3. Genotossicità e interruzioni del DNA

Molti composti chimici cancerogeni sono indicati come“genotossici” poiché il loro effetto genera un danno direttoalla molecola del DNA (Acido DesossiriboNucleico). Sonostate messe a punto numerose prove di genotossicità, rico-nosciute dalla comunità scientifica, per i composti cancero-geni, quali il test di Ames per le mutazioni, le analisi diaberrazione cromosomica, il test della cometa per la fram-mentazione dei cromosomi. Le sostanze cancerogene “non-genotossiche” possono, al contrario, causare cambiamentigenetici indiretti attraverso l’incremento della proliferazionecellulare, l’alterazione del tasso di riparazione del DNA, lagenerazione di specifiche molecole reagenti, l’inibizionedella comunicazione tramite giunzioni tra cellule, le modifi-cazioni del trasporto e della trasduzione dei segnali operatidalle membrane cellulari.

Complessivamente, tenendo conto dei modesti livelli diemissione degli apparati radiomobili, l’esposizione aicampi elettromagnetici, collegata alla telefonia cellulare,non è ritenuta genotossica; nonostante ciò, alcuni risultati,quali gli esiti delle ricerche di Lai e Singh a Seattle [3, 4],hanno sollevato alcune perplessità legate al possibileaumento della frammentazione del DNA. Alcuni ratti sonostati esposti a radiazioni impulsate a microonde (come isegnali RADAR) e il test della cometa è stato usato in vitroper valutare l’entità di tale frammentazione. Attività svoltesuccessivamente in altri laboratori utilizzando le stessemetodologie su cellule e su ratti esposti ai segnali dellatelefonia cellulare, non hanno però confermato questi risul-tati [5, 6, 7].

Negli ultimi anni sono state pubblicate due rassegnescientifiche dedicate all’esame della possibile azione geno-tossica delle microonde [8, 9]; in entrambi gli articoli si sot-tolinea la potenziale sinergia tra i mutageni chimici e lemicroonde. Di recente, tuttavia, Maes (che aveva preceden-temente individuato alcuni effetti sinergici tra mutageni emicroonde) ha valutato con nuovi esperimenti, con due testdi analisi, il danno al DNA4 in cellule esposte a SAR fino a10 W/kg, non mostrando alcuna indicazione di effettimutageni o comutageni ovvero sinergici dovuti all’esposi-zione ai campi elettromagnetici [10, 11].

Tre recenti contributi hanno trattato gli effetti dell’esposi-zione alle microonde sull’induzione dei micronuclei, fram-menti di cromosomi che non migrano correttamente nelcorso della mitosi; questa tecnica rappresenta una prova digenotossicità ormai consolidata. Hook e i suoi collabora-tori [12] hanno esposto linfociti umani a RFR generate davari segnali di telefonia cellulare, con frequenza di 837 e

Photo 1 An example of set-up for in vitro exposure: thewire-patch antenna.Un esempio di prova per un’esposizione in vitro: l’an-tenna wire-patch.

(4) Chromosome aberration and sister chromatid exchange. (4) Aberrazione cromosomica e scambio dei cromatidi fratelli.

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cause indirect genetic changes through increased cellproliferation, alteration of the rate of DNA repair,modification of cell membrane transport and signaltransduction, generation of reactive species, inhibi-tion of gap junction communication, etc...

Overall, microwave exposure related to mobiletelephony is not considered to be genotoxic at thelow level of mobile telephony devices. However,some results such as that of Lai and Singh in Seattle[3, 4] have raised some concerns about possibleincreases in DNA fragmentation in brain cells. Laiexposed rats to “radar-like” pulsed microwaves andthe comet assay was performed to assess the extendof DNA fragmentation. Further work performed inother laboratories using the same assay on cells andrats exposed to mobile-telephony signals has led tofailure in replications [5, 6, 7].

Two recent reviews have been published on thepossible genotoxic action of microwaves [8, 9]. Inboth papers the potential synergy of chemical muta-gens and microwaves was emphasised. However,very recently, Maes [10, 11] who had previouslyfound some synergistic effects of mutagens andmicrowaves, reinvestigated DNA damages4 in cellsexposed at SAR up to 10 W/kg, and there was noindication of a mutagenic, and/or co-mutagenic -synergistic effect of exposure.

Three recent results have dealt with effect ofmicrowave exposure on the induction of “micronu-clei”, which are pieces of chromosomes that do notmigrate properly during mitosis. This constitutes awell-accepted genotoxicity test. Human lymphocy-tes were exposed by Hook and coworkers [12] at 837and 1900 MHz at SAR up to 10 W/kg for variousmobile telephony signals. Micronuclei were increa-sed only at 10 W/kg after a 24-hour exposure (wellabove the guidelines). In spite of temperature con-trol, heating of the samples may have caused theeffect. Confirmation studies of these results onmicronuclei are under way in the USA and Italy aspart of the FDA/CTIA (Food and Drug Administration/Cellular Telecommunications Industry Association)research programme.

Other groups [13, 14] found no effect of theFDMA (Frequency Division Multiple Access) and CDMA(Code Division Multiple Access) signals at 5 W/kg evenafter 24-hour exposures. Most recently, further workwas done in Italy to determine whether the GMSK(Gaussian Minimum Shift Keying) modulation used inthe GSM (Global System for Mobile communications)protocol led to increase in micronuclei [15]. Theeffects of CW (Continuous Wave) and phase-modulatedTDMA (Time Division Multiple Access) signals werecompared on human lymphocytes: only did themodulated signal at a SAR of 2.5 W/kg give rise to aslight but statistically significant increase in micronu-cleus frequency. Further work is needed to confirmthe results and investigate the possible causes or bias(hot spots, etc.).

4. Proliferation and transformation

In vitro studies of the proliferation and tumoral

1900 MHz e SAR fino a 10 W/kg. È stato verificato unaumento dei micronuclei dopo un’esposizione continuativadella durata di 24 ore solo per SAR pari a 10 W/kg(valore decisamente superiore ai livelli di esposizione previ-sta dalle norme); nonostante fosse stato realizzato un con-trollo della temperatura, è comunque possibile che l’au-mento dei micronuclei fosse dovuto al riscaldamento deicampioni osservati. Si sta cercando una conferma di questirisultati nell’ambito di un programma di ricerca coordinatoda FDA (Food and Drug Administration) e promosso dallaCTIA (Cellular Telecommunications Industry Association) esvolto da un laboratorio americano e da uno italiano.

Altri gruppi di ricercatori [13, 14] non hanno rilevatoalcun effetto da parte dei segnali FDMA (FrequencyDivision Multiple Access) e CDMA (Code Division MultipleAccess) in corrispondenza di SAR pari a 5 W/kg, neppurea seguito di un’esposizione di 24 ore. Più di recente, èstato effettuato uno studio in Italia per determinare l’even-tuale aumento di micronuclei [15] dovuto alla modulazioneGMSK (Gaussian Minimum Shift Keying) utilizzata nelsistema GSM (Global System for Mobile communications);in tale ricerca sono stati messi a confronto gli effetti suilinfociti umani di segnali con frequenza continua consegnali modulati in fase con accesso multiplo a divisione ditempo TDMA (Time Division Multiple Access): soltanto per ilsegnale modulato con un SAR di 2,5 W/kg si è verificatoun lieve, ma dal punto di vista statistico, significativoaumento nella frequenza dei micronuclei. Ulteriori indaginisono necessarie per confermare questi risultati e investigaresulle possibili cause (hot-spot, …).

4. Proliferazione e trasformazione

Gli studi in vitro sulla proliferazione e sulla trasforma-

Photo 2 Image of metaphase chromosomes.Chromosome aberrations are detected on suchpreparations.Immagine della metafase cromosomica. Le aberrazionicromosomiche sono individuate con queste preparazioni.

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transformation5 of cells can help assess the influenceof RFR on cancer promotion and progression. Ifindeed electromagnetic fields are capable of influen-cing tumour promotion6, there is a strong possibilitythat this will correspond to an increase of the rate ofcell division. Following several investigations on pro-liferation, no general conclusion can be drawn as thefew positive results obtained on proliferation at lowlevel go in either directions and very few studies onDNA synthesis have been performed.

The group of Cleary [16] exposed glioma cells toCW 27 MHz or 2450 MHz and observed an increase inproliferation at the high SAR level of 25 W/kg at bothfrequencies. However, a recent replication study wasnegative and showed that the initial findings of Clearywere probably due to a faulty temperature control [17].

Following a study of the Balcer-Kubiczek groupwhich showed that modulated RFR had a synergisticeffect in transforming C3H10T1/2 cells at 2.5 W/kg[18], a recent replication study done with mobiletelephony signals has been negative [19].

5. Gene expression

It has been reported that transient elevations inthe expression of several oncogenes7 occur inresponse to exposure of cells to low-intensity ELF(Extremely Low Frequency)8 magnetic fields. This typeof work has been conducted primarily with transfor-med cell lines, such as HL-60 leukemic cells.Further experiments to replicate these observationsat ELF did not show the same results, nor did otherinvestigations at RFR, except for the c-fos [20] onco-gene after a 72-hour exposure to FMCW (FrequencyModulation Continuous Wave) and CDMA signals.

zione delle cellule5 possono contribuire a valutare l’in-fluenza delle onde elettromagnetiche sull’insorgenza o sul-l’avanzamento dei processi cancerosi; se in effetti i campielettromagnetici sono in grado di influenzare il processo dipromozione6 delle cellule tumorali, si ha un’alta probabilitàche questa condizione corrisponda a un incremento deltasso di divisione cellulare. Dalle numerose ricerche sullaproliferazione non può ancora essere tratta alcuna conclu-sione generale; i pochi risultati positivi ottenuti sulla prolife-razione a basso livello hanno, infatti, mostrato esiti discor-danti, e sono pochi gli studi compiuti sulla sintesi del DNA.

Il gruppo di Cleary [16] ha esposto cellule di glioma aRFR con frequenze di 27 MHz e 2450 MHz a onda conti-nua, CW (Continuous Wave), osservando un incrementonella proliferazione, in corrispondenza di un elevato livello diSAR pari a 25 W/kg, per entrambe le frequenze. Unareplica recente dello studio ha, tuttavia, dato esito negativo,dimostrando che i risultati di Cleary erano probabilmenteinfluenzati da un controllo imperfetto della temperatura [17].

Un esperimento del gruppo Balcer-Kubiczek, in cui si indi-cava che le onde elettromagnetiche modulate generano uneffetto sinergico nella trasformazione delle cellule C3H10T1/2per SAR di 2,5 W/kg [18], è stato recentemente replicato conesito negativo utilizzando segnali di telefonia mobile [19].

5. Espressione genica

Sono stati rilevati innalzamenti transitori nell’espres-sione di diversi oncogeni7 come conseguenza dell’esposi-zione di cellule a campi magnetici causati dalle ELF(Extremely Low Frequencies)8 di bassa intensità; questo tipodi analisi è stato condotto principalmente utilizzando lineecellulari modificate, quali le cellule leucemiche HL-60. Studisuccessivi, compiuti per replicare queste osservazioni speri-

Photo 3 Alkaline comet assay or Single Cell Gel Electrophoresis is a very sensitive assay that allows for the detection ofdamaged DNA. Representative image of an intact cell (on the left) and of a damaged cell (on the right). In dama-ged cell, note the migration of the fragmented DNA (cell treated with a toxic chemical).L’analisi di una cometa alcalina o elettroforesi gel di una singola cellula è una prova molto sensibile che permette di rilevare i danni delDNA. L’immagine mostra una cella intatta (a sinistra) e una danneggiata (a destra). Nella cellula danneggiata si può osservare la migra-zione di frammenti del DNA (cellule trattate con un elemento chimico tossico).

(5) Transformation of normal cells into an altered growth state.(6) Second fase in a transformation process of a normal into cancercell.(7) Genes involved in DNA repair, cell proliferation and cancer pro-cesses.(8) ELF (Extremely Low Frequency), mainly 50/60 Hz.

(5) Trasformazione delle cellule normali verso uno stato di crescitaalterato.(6) La seconda fase nel processo di trasformazione di una cellulanormale in una cellula cancerosa (n.d.r.).(7) Geni coinvolti nella riparazione del DNA, nella proliferazionecellulare e nei processi tumorali.(8) ELF (Extremely Low Frequencies), radiazioni con frequenzainferiore a 50/60 Hz.

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mentali relative alle ELF, non hanno tuttavia portato aglistessi risultati. Hanno dato esiti negativi anche gli analoghiesperimenti eseguiti alle frequenze radio, con l’eccezionedell’oncogene c-fos [20] esposto per 72 ore a segnali infrequenza continua modulati FMCW (FrequencyModulation Continuous Wave) e CDMA.

Più di recente, in Finlandia il gruppo di Leszczynski hariferito [21] che, in cellule esposte al segnale GSM con SARdi 2 W/kg, si è verificato un incremento nella fosforila-zione e nell’espressione dell’HSP 27 (Heat Shock Proteins27); questo dimostrerebbe, secondo gli autori9, come lecellule abbiano riconosciuto nell’esposizione un fattore distress; l’effetto osservato è risultato reversibile. Alla luce delruolo primario giocato dagli HSP, in risposta a vari stimolifisiologici di stress, saranno avviati ulteriori studi sulla lineadi ricerca aperta da Leszczynski.

6. Attività enzimatica

L’enzima ornitina decarbossilasi, l’ODC (OrnithineDeCarboxylase), controlla il tasso di limitazione nella bio-sintesi delle poliamine, molecole chiave coinvolte nella pro-liferazione delle cellule. L’attività degli ODC è particolar-mente elevata nelle cellule stimolate dall’esposizione a pro-motori tumorali quali il TPA (Tetradecanoyl PhorbolAcetate)10. Byus [22] ha riportato i risultati di un innalza-mento significativo nell’attività degli ODC in cellule di mela-noma umano e di tumore epatico del ratto esposte a campielettromagnetici a 450 MHz e modulazione sinusoidaled’ampiezza a 12-20 Hz; questo effetto non si è verificatoad altre frequenze di modulazione. Negli studi del gruppodi Litovitz [23] su numerose linee cellulari, la variazionedell’ODC ai campi elettromagnetici a radiofrequenzamodulati con onde ELF è stata, tuttavia, meno intensarispetto al caso delle cellule trattate con TPA. Lo stessogruppo ha in seguito anche mostrato che la sovrapposi-zione di rumore gaussiano bianco ai campi magnetici ELFsopprime gli effetti sulle colture di cellule dei segnali amicroonde modulati [24]. Non è stato comunque messo inevidenza alcun aumento né della proliferazione cellulare,né della sintesi del DNA.

In Francia e in Finlandia sono ora in corso, nell’ambitodel programma europeo Perform B, ulteriori studi sull’ODCfinalizzati alla ripetizione degli esperimenti precedenti.

7. Trasduzione dei segnali

Le chinasi sono enzimi chiave coinvolti nella trasduzionedei segnali convogliati dai recettori delle membrane cellulari(ormoni, fattori di crescita, citochine) verso i siti di azioneintracellulari. Dal momento che questi enzimi - specialmentela fosfochinasi C - sono conosciuti come componenti essen-ziali lungo i percorsi della “segnalazione cellulare” attivati

More recently, the Leszczynski group in Finlandreported [21] that in cells exposed to a GSM signalat 2 W/kg, there was an increase in protein pho-sphorylation and the expression of HSP 27 (HeatShock Proteins 27) which showed, according to theauthors9, that the cells recognised exposure as astress factor. The effect was reversible. Furtherwork along this line of research is warranted in viewof the role that HSPs play in response to variousstress stimuli.

6. Enzyme activity

The ODC (Ornithine DeCarboxylase) enzyme con-trols the rate-limiting step in the biosynthesis ofpolyamines, which are key molecules involved in cellproliferation. ODC’s activity is elevated in cells thatare stimulated by exposure to tumour-promotingagents such as TPA (Tetradecanoyl Phorbol Acetate)10.Byus [22] had reported that ODC activity was signifi-cantly elevated in human melanoma cells and rathepatoma cells exposed to 450 MHz field that wassinusoidally amplitude-modulated at 12-20 Hz, butnot at lower or higher modulation frequencies. In thestudies of the Litovitz [23] group on several celllines, the ODC response to ELF-modulated RFRwas found to be weaker than after TPA treatment. Inaddition, the same group reported later that superpo-sition of white ELF white-noise magnetic fields sup-pressed the effect of the modulated microwaves [24].However, there was no evidence for increased cellproliferation or increased DNA synthesis.

Replication studies on ODC activity are underway in Finland and France as part of the Europeanprogramme Perform B.

7. Signal transduction

Protein kinases are key enzymes involved in thetransduction of signals conveyed from cell mem-brane receptors to hormones, growth factors, andcytokines to the intracellular sites of action.Because these enzymes, especially PKC (ProteinKinase C), are known to be key components in the“cellular signaling” pathways activated by tumourpromoters, an effect of RFR on kinase activitycould promote the growth of transformed cells in asimilar manner. Byus et al. [25] had reported adecrease in the activity of one of the protein kinasesin response to RF fields. Several other studies have

(9) HSP (Heat-Shock Proteins). Heat-shock proteins are involvedafter exposure to stress stimuli (heat, UV, oxidative stress, ionisingradiation, etc.).(10) TPA (Tissue Polypeptide Antigen). It has been proven thatcytokeratins (CKs) are useful tumor markers for the follow-up,treatment monitoring and prognosis evaluation of lung cancerand among these, tissue polypeptide antigen (TPA) plays animportant role.(Web site at http://wwwinfo.ncc.go.jp/jjco/)

(9) Le proteine HSP (Heat-Shock Proteins) sono interessate dall’e-sposizione ad agenti quali, ad esempio, il calore, le radiazioni ultra-violette, gli stress ossidativi, le radiazioni ionizzanti.(10) TPA (Tissue Polypeptide Antigen). Antigene polipeptidico tessu-tale: è il riconoscimento immunologico di elevati livelli di una misce-la di citocheratine liberate in circolo in corso di neoplasie.

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

addressed the effects of ELF-modulated RF fieldson protein-kinase activity but none of the later stu-dies have shown a clear relationship between theobservation of RFR effects on kinase activity and anelevated rate of cellular proliferation.

8. Calcium ion

In view of the vital role of calcium in the func-tion of neurons and other cells, considerable workhas been done on the effects of RF fields on cal-cium movement in brain tissue. In 1975, Bawin andcoworkers [26], had measured the efflux of the cal-cium ion out of explants of brain tissue, prelabelledwith radioactive calcium. Exposure at 147 MHz, atintensities too low to cause heating, increased theefflux of calcium from chick brain, but only if thefield was modulated at 16 Hz. The RF carrier fre-quency alone had no obvious effect.

This observation was confirmed by Blackmanin the modulation frequency range 3-30 Hz with amaximum again at 16 Hz [27, 28, 29]. Similareffects were observed in synaptosomes [30] andneuroblastoma cells [31]. However, a number ofsubsequent studies in other laboratories have fai-

dai promotori tumorali, un effetto delle onde elettromagnetichesull’attività delle chinasi potrebbe promuovere la crescita di cel-lule modificate con un meccanismo simile. Byus e altri hannoosservato una diminuzione nell’attività di una delle chinasi inrisposta ai campi elettromagnetici a radiofrequenza [25].Anche altri studi hanno valutato gli effetti di campi a radiofre-quenza modulati a bassa frequenza sull’attività delle chinasi;ma nessuno dei contributi successivi ha mostrato un’effettivarelazione sull’attività di questi enzimi, dovuti alle onde elettro-magnetiche, e un elevato tasso di proliferazione cellulare.

8. Ioni di calcio

Alla luce del ruolo fondamentale del calcio nel funziona-mento dei neuroni e di altre cellule, un notevole sforzo è statodedicato allo studio degli effetti dei campi a radiofrequenzasul flusso del calcio nei tessuti cerebrali. Nel 1975, Bawin e isuoi collaboratori [26] hanno misurato l’efflusso degli ioni dicalcio da frammenti espiantati di tessuto cerebrale, marcaticon calcio radioattivo. L’esposizione alle radiazioni elettro-magnetiche a 147 MHz, con intensità troppo bassa pergenerare riscaldamento, ha aumentato l’efflusso di calcio dacampioni di cervello di pulcino, ma solo per campi elettro-magnetici modulati a 16 Hz; la sola frequenza della portantenon mostrava provocare alcun effetto.

PIOM laboratory

The acronym for the laboratory stands for Physics of Wave-Matter Interactions. Itwas founded 15 years ago and belongs to the CNRS (equivalent to the Italian CNR).The bioelectromagnetics group within the PIOM is 15 people large, including physi-cists, biologists and one medical doctor. Its research activity is centered mainly onhealth effects related to ELF (Extremely Low Frequencies) and mobile telephony.

Various in vivo and in vitro models have been developed along with exposuresystems (loop antenna, wire-patch cell, etc.). Other activities of the laboratoryinclude therapeutic applications of fields, teaching bioelectromagnetics, dealing withthe media! The international links with research groups are numerous and the labo-ratory is part of several European programmes.

Il Laboratorio PIOM

Il laboratorio, il cui acronimo sta per Physique des Interactions Ondes-Matières, è stato fondato15 anni fa sotto il CNRS (equivalente al CNR italiano). Il gruppo di bio-elettromagnetismo che operanel PIOM ha quindici unità che comprendono fisici, biologi e un medico. L’attività di ricerca è indiriz-zata principalmente verso gli effetti sulla salute legati all’ELF (Extremely Low Frequencies) e alla telefo-nia mobile.

Sono stati messi a punto numerosi modelli in vivo e in vitro assieme a sistemi di esposizione (antennein loop, celle di wire-patch, ...). Altre attività di laboratorio comprendono applicazioni dei campielettromagnetici con obiettivo terapeutico, insegnamento di bio-elettromagnetismo, relazioni con lastampa! Sono numerosi i rapporti con gruppi di ricerca internazionali; il laboratorio partecipa anchead alcuni programmi di ricerca europei.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 29

Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

led to detect an increase in calcium efflux frombrain explants in vitro [32, 33].

The observation that these effects occur specifi-cally with ELF amplitude-modulated fields is intri-guing but difficult to interpret and of little rele-vance to mobile telephony. Moreover, the implica-tions for cell function are unclear and no obvioushealth risk can be foreseen. Nevertheless, theStewart expert group in the UK asked that, as aprecautionary measure, amplitude modulation ataround 16 Hz be avoided in future developments ofmobile telecommunications (e.g. , TETRA -TErrestrial Trunked RAdio-11 protocol at 17 Hz).

9. Conclusion

Within the worldwide research effort aimed atassessing the health risk of mobile telephony, invitro investigations have their role. In recent yearsmore emphasis has been given to epidemiology,human and animal studies. There are howeverseveral major research programmes in progresswhere in vitro work is essential: the European-scaleprogrammes Reflex, Perform-B, and Cemfec, theFDA/CTIA projects, and the Italian national pro-gramme MURST/CNR-ENEA.

New methods will be used in the coming yearsthat will bring valuable information at a fast rate.These are mainly new tools in genomics and pro-teomics, that are designed to evaluate the extent ofgene and protein expression.

In conclusion, in vitro studies have shown thatthere are no direct DNA damage to be expectedfrom mobile telephony signals, and that indirectdamages and synergy with other factors areunlikely. This has to be assessed thoroughly inorder to complement research done at other scaleswith animals and humans. If biological effects areelicited from exposure to low-level RFR, in vitroinvestigation will help determine the mechanismsand evaluate the associated health risks if any.

Questa osservazione venne confermata da Blackmanper frequenze modulanti comprese tra 3 e 30 Hz, con unmassimo collocato ancora a 16 Hz [27, 28, 29]. Effettisimili furono osservati anche nei sinaptosomi [30] e nellecellule di neuroblastoma [31]. Numerosi studi successivieseguiti in altri laboratori non hanno però messo in lucealcun innalzamento dell’efflusso di calcio da frammenti ditessuto cerebrale in vitro [32, 33].

L’osservazione che questi effetti si verificano in pre-senza di campi modulati in ampiezza a bassissime fre-quenze è interessante, ma non è di immediata interpreta-zione, e riveste comunque scarso rilievo per le applicazionilegate alla telefonia radiomobile. Di più, le implicazioni diqueste possibili interazioni sulle funzionalità cellulari nonsono chiare, e non può essere perciò ravvisato alcun rischioevidente per la salute. In Gran Bretagna il gruppo di espertiStewart ha, tuttavia, richiesto che, a titolo precauzionale, lamodulazione di ampiezza intorno a 16 Hz sia evitata neglisviluppi futuri delle telecomunicazioni radiomobili (il sistemaTETRA - TErrestrial Trunked RAdio11, ad esempio, può utiliz-zare segnali modulanti alla frequenza di 17 Hz).

9. Conclusioni

Le sperimentazioni in vitro rivestono un’importanza dirilievo nell’impegno della Comunità di ricerca verso la cor-retta valutazione dei rischi sanitari connessi alla telefoniacellulare.

Negli ultimi anni è stata riservata maggiore attenzioneall’epidemiologia e agli studi sull’interazione dei campi elet-tromagnetici con gli organismi umani e animali. Sono incorso, comunque, diversi programmi di ricerca di vasta por-tata in cui la sperimentazione in vitro si rivela essenziale: iprogrammi europei Reflex, Perform-B e Cemfec, i progettiFDA/CTIA e il programma nazionale italiano MURST/CNR-ENEA. Negli anni a venire si utilizzeranno metodologieinnovative che consentiranno di acquisire più velocemente leinformazioni di interesse; questi nuovi strumenti, progettatiper analizzare l’espressione genica, saranno messi a dispo-sizione dalla genomica e dalla proteomica.

In definitiva, le sperimentazioni in vitro hanno mostratoche non vi è un danno diretto al DNA derivante dai segnalidella telefonia radiomobile, e che sono improbabili sia idanni indiretti, sia l’azione sinergica con altri fattori; questevalutazioni debbono essere attentamente considerate percompletare le attività di ricerca effettuate su scala differentecon organismi umani e animali. Se in futuro l’esposizione aemissioni a radiofrequenza di bassa intensità dovesse met-tere in evidenza effetti biologici significativi, gli studi invitro aiuteranno a determinare il meccanismo di questeinterazioni e a valutare gli eventuali rischi sanitari.

(11) TETRA (TErrestrial Trunked RAdio) is a unique technology butone that has many characteristics that are similar to cellular radiotechnologies such as GSM and the U.S. D-AMPS and the iDENsystems.(Web site at http://www.tetramou.com/health/health.asp)

(11) Il sistema TETRA (TErrestrial Trunked RAdio) è stato sviluppa-to in ambito ETSI per applicazioni civili e militari. Può operare indifferenti sottobande comprese tra i 300 e i 1000 MHz; nella tecnolo-gia TETRA i canali radio, che hanno larghezza di banda di 25 kHz,sono condivisi in pool tra gli utenti individuali (n.d.r.).(Web site at http://www.tetramou.com/health/health.asp)

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

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[19] Roti-Roti, J.L.; Malyapa, R.S.; Bisht, K.S.;Ahern, E.W.; Moros, E.G.; Pickard, W.F.;Straube, W.L.: Neoplastic transformation inC3H 10T 1/2 cells after exposure to 835.62MHz FDMA and 847.74 MHz CDMA radia-tions. «Radiation Research», 2001, 155(1),239-247.

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Lagroye - Veyret • In vitro studies related to mobile telephony

Bernard Veyret, PhD in Physics, and seniorscientist at the CNRS, has been investigatingthe bioeffects of electromagnetic fields forthe last 15 years. His laboratory is located inBordeaux at the College of Chemistry andPhysics of the University. He has worked onvarious topics related to ELF and RF healthrisks. He is a member of ICNIRP, and otherFrench and international expert committees.

Isabelle Lagroye, PhD in Biology andPharmacy, is an assistant professor at theEcole Pratique des Hautes Etudes, linked tothe Sorbonne. She has done research work atthe PIOM laboratory for the last two years,following a postdoc in the USA, with Prof.Roti Roti. Her research deals mainly with theeffects of mobile telephones, and in particularon in-vitro models and mobile telephonesignals. She is also investigating the role ofnitric oxide in several models (apoptosis,

etc.) . She is principal investigator within the REFLEXEuropean project.

CDMA Code Division Multiple AccessCTIA Cellular Telecommunications Industry

AssociationCW Continuous WaveDNA DeoxideriboNucleic AcidELF Extremely Low FrequenciesFDA Food and Drug AdministrationFDMA Frequency Division Multiple AccessFMCW Frequency Modulation Continuous

WaveGSM Global System for Mobile communica-

tionsGMSK Gaussian Minimum Shift KeyingHSP Heat Shock ProteinsODC Ornithine DeCarboxilaseOMS Organizzazione Mondiale della SanitàRFR RadioFrequency RadiationSAR Specific Absorption RateTDMA Time Division Multiple AccessTEM Transverse ElectroMagneticTETRA TErrestrial Trunked RAdioTPA Tetradecanoyl Phorbol AcetateWHO World Health Organization

[23] Litovitz, T.A.; Krause, D.; Penafiel, M.;Elson, E.C.; Mullins, J.M.: The role of cohe-rence time in the effect of microwaves on ornithinedecarboxylase activity. «Bioelectromagnetics»,1993, 14, 395-403.

[24] Litovitz, T.A.; Penafiel, L.M.; Farrel,J.M..; Drause, D.; Meister, R.; Mullins,J.M.: Bioeffects induced by exposure tomicrowaves are mitigated by superposition ofELF noise. «Bioelectromagnetics», 1997,18, 422-430.

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32 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Commercioelettronico

Architetture, tecnologie e modelli funzionalinell’e-commerce

PINO CASTROGIOVANNI

PAOLO MAGLIANO

ANTONIO SCIARAPPA

Diversi fattori di mercato, quali la globalizzazione e la competizione, costringono leaziende ad accentuare l’attenzione ai costi e all’ottimizzazione delle efficienze; nellostesso tempo la riduzione del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi impone modelli dibusiness che richiedono una stretta collaborazione fra i diversi attori della catena delvalore. Questo scenario, confermato da numerose analisi di mercato, porta le diverseorganizzazioni a sfruttare le potenzialità delle tecnologie Internet per automatizzaresia i processi interni sia l’integrazione con l’esterno dell’ azienda, oltre che aprirenuove opportunità di business.Le tecnologie ed i modelli di e-commerce giocano un ruolo significativo all’interno di que-sti cambiamenti in quanto non si posizionano più unicamente come supporto ad opera-zioni di solo back office, ma anche come elementi che generano direttamente business.L’articolo, seppure in forma non esaustiva, intende fornire un quadro funzionale edescrivere le caratteristiche architetturali dei principali modelli di e-commerce. Inaggiunta, considerata la rilevante esigenza di integrazione di flussi informativi edapplicativi, sia all’interno che all’esterno delle aziende, sarà chiarito il ruolo di alcu-ne tecnologie standard. Nel contesto della trattazione si accennerà brevemente ad alcu-ni case-study sviluppati all’interno di TILAB.

1. Introduzione

1.1 Scenari

Nello scenario della new economy esistono diversimodi per riferirsi al concetto di commercio elettro-nico; tra i più diffusi, oltre al termine e-commerce, è uti-lizzato anche quello di e-business. Benché molti asse-gnino una differenziazione, dipendente dal livello dicopertura funzionale, nel seguito si adotteranno alter-nativamente le due definizioni, attribuendo ad esse lestesse modalità operative dirette a:• utilizzare la rete Internet come canale di vendita;• ridefinire processi aziendali utilizzando la rete per

integrare i flussi di lavoro con l’obiettivo diaumentare l’efficienza e ridurre i costi;

• aumentare l’efficacia della comunicazione azien-dale verso l’esterno, automatizzando i processi diacquisizione di beni diretti ed indiretti e coordi-nando in tempo reale le esigenze dei propri clienticon le necessità dei servizi di logistica e finanziarie con le disponibilità di prodotti/servizi.

Da quanto si è sottolineato appare evidente chenon vi è un’unica forma di e-commerce, perché l’am-biente nel quale si svolge e i possibili soggetti coin-volti cambiano: la soluzione applicata alle aziendediretta all’automazione degli ordini e delle transa-zioni, oltre all’inevitabile interazione con i sistemiinformativi aziendali, ha dinamiche commercialidiverse rispetto a quelle di un negozio virtuale che sirivolge direttamente al cliente finale.

Questa precisazione porta a individuare due prin-cipali forme di e-commerce:• Commercio elettronico tra aziende, B2B (Business to

Business) che ha l’obiettivo di supportare le transa-zioni commerciali, i processi di trasformazione eproduzione dei prodotti con rilevanti esigenze diintegrazione tra la parte produttiva e quella ammi-nistrativa; in molti casi questa definizione vieneestesa ulteriormente in B2B procurement e B2Bmarketplace su cui si tornerà nel seguito.

• Commercio elettronico per i consumatori finali, B2C(Business to Consumer) che riguarda la problematicadella fornitura di beni e servizi diretti all’utente

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 33

Castrogiovanni - Magliano - Sciarappa • Architetture, tecnologie e modelli funzionali nell’e-commerce

finale, caratterizzata da entità transazionali gene-ralmente contenute, con pagamenti on-line.

1.2 Il modello architetturale

Le soluzioni di e-commerce hanno introdottonuovi modelli di business, caratterizzati essenzial-mente da un crescente numero di attori e di canali dicomunicazione, da una competizione molto dipen-dente dal fattore tempo, da crescenti aspettative e dauna forte richiesta di interoperabilità fra nuovi pro-cessi e tra i nuovi e gli esistenti. La realizzazione pra-tica di questo modello è fattibile unicamente adot-tando soluzioni tecniche flessibili, per consentire l’in-teroperabilità tra i vari blocchi appartenenti allacatena del valore [1].

In questa direzione è da intendersi la diffusione diarchitetture applicative basate su application server, ingrado di offrire un insieme di servizi base per accele-rare lo sviluppo e l’installazione di applicazionimodulari e flessibili. Gli application server, sui qualisi tornerà nel seguito, rappresentano un’evoluzionedei sistemi di middleware verso la realizzazione diapplicazioni server-based transazionali, in grado disupportare un accesso multi-utente via web o, più ingenerale, mediante un terminale leggero (thin-client)su cui non risiede logica applicativa. Oltre ai servizi dicomunicazione, già offerti dalle piattaforme midd-leware per la realizzazione di applicazioni basate sucomponenti software distribuiti, gli application serveroffrono un insieme di servizi base specifici di questotipo di applicazioni (sicurezza, autenticazione egestione della sessione utente sono alcuni esempi) estrumenti di sviluppo e amministrazione in grado diridurre notevolmente il tempo e la complessità di rea-lizzazione e di installazione delle applicazioni.

L’architettura tipica di una soluzione di e-com-merce è schematizzata in figura 1, dove viene messain evidenza la separazione tra lo strato di front-end,che si occupa della gestione dell’interfaccia da pre-sentare all’utilizzatore, e quello di back-end, costi-tuito dallo strato dati e da sistemi legacy preesi-stenti. Un’applicazione è costituita da un insieme dicomponenti software che realizzano le regole (o lalogica) di business dell’applicazione, interagendocon lo strato di back-end e quello di front-end attra-verso un insieme di interfacce e di servizi offerti dal-l’application server.

La possibilità di gestire le regole applicative inmodo isolato, rispetto ai livelli di front-end e back-end, offre diversi vantaggi, tra cui riveste particolareimportanza la possibilità di riuso dei componentisoftware; attraverso la condivisione dello stesso com-ponente da più server o applicazioni, è possibile otte-nere, ad esempio, una migliore capacità di servizio eil coordinamento delle operazioni svolte sui dati.

Nel caso di una soluzione di e-commerce lo stratodati è costituito da un insieme molto vasto di infor-mazioni, comprendenti il catalogo prodotti, l’anagra-fica dei clienti, le condizioni commerciali da prati-care, le scorte di magazzino esistenti ed i fornitori daattivare in caso di vendita. Lo strumento tipico per lagestione di queste informazioni è un database di tiporelazionale, che viene normalmente utilizzato non

solo come base dei dati relativi all’applicazione, maanche come collegamento tra questa e le proceduregestionali dell’azienda [2].

2. Ruoli, modelli e funzionalità

2.1 B2C (Business-to-Consumer)

I due modelli di e-commerce B2C e B2B, definitiprecedentemente, sono naturalmente correlati fraloro e mirano alla realizzazione di una completa auto-mazione dei processi aziendali, comprendente tutto ilcontesto in cui opera un’azienda, per arrivare alla rea-lizzazione di un sistema informativo esteso cheincluda partner, fornitori e clienti (consumatori e/oaziende).

Nel seguito viene preso in esame il modello B2C,con l’obiettivo di fornire una breve panoramica deiconcetti principali, soffermandosi sugli aspetti piùsignificativi e importanti di questo modello; alcuni

I N T E R N E T

Router

Web server Web server

Application server

Bac

k en

dFr

ont

end

Logi

ca a

pplic

ativ

a

Application server

Database ERP ealtri sistemipreesistenti

ERP = Enterprise Resource Planning

Figura 1 Modello architetturale.

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aspetti e problematiche comuni, invece, sarannoapprofonditi nella più ampia sezione dedicata al B2B,che rappresenta anche lo scenario riconosciuto daglianalisti come quello oggi più rilevante in termini diimpatto funzionale ed economico.

Il modello B2C, come anticipato, è relativo all’uti-lizzo di Internet come canale per la vendita di beni eservizi all’utente finale (customer) da parte di un’azienda(merchant). Ad oggi esistono numerose piattaformetecnologiche per la realizzazione di siti di e-com-

merce B2C1, che possono essere utilizzate dai CSP(Commercial Service Provider) per l’hosting dei negozivirtuali (e-shop) delle aziende, offrendo un ampio venta-glio di funzionalità e permettendo di creare offerte fles-sibili, adatte alle diverse esigenze delle aziende.

(1) IBM, Microsoft, Broadvision, Bea, Intershop ed Open Market sonosolo alcuni dei principali fornitori presenti sul mercato.

Soluzioni B2C: case study

“Centri commerciali virtuali (Mall) per la piccola e media editoria”

Il settore B2C, malgrado le flessioni registrate dal settore “dotcom”, è un mercato increscita con alcuni elementi di attenzione quali:

• fatturato in espansione: nel 2000 è cresciuto in Italia del 250 per cento rispettoall’anno precedente raggiungendo un fatturato di 800 miliardi di lire; i risultati eco-nomici sono ancora negativi;

• mercato concentrato su pochi settori: il 50 per cento del fatturato indicato è con-centrato nel settore dell’informatica e del bancario;

• crescita del numero di centri commerciali virtuali (mall): indicatore di concen-trazione dei players.

Nella figura A è mostrato un esempio di realizzazione B2C in configurazione mall perla comunità dei piccoli e medi editori, nel contesto di fiera del libro virtuale. L’utilizzodi semplici strumenti di self-provisioning permette ai singoli editori di attivare il pro-prio negozio on-line, attraverso cui vendere direttamente al consumatore finale.

Il mall come aggregatore della piccola e media editoria è costituito da vari negozi die-commerce quanti sono gli editori registrati; in essi è possibile acquistare on-line ilibri cartacei e usufruire dell’aiuto di strumenti di ricerca avanzati per facilitare lericerche anche in linguaggio naturale.

L’evoluzione del libro: oltre ai libri cartacei la struttura si propone di commercializ-zare i libri in formato elettronico, i cosiddetti e-book. Gli e-book sono prodotti in for-mato Adobe e Microsoft, distribuiti e commercializzati nel rispetto dei diritti di autorela cui gestione tecnica è uno dei temi di rilievo nel processo di vendita di beni digitali.

Figura A Esempio di configurazione di centro commerciale virtuale per piccoli e medi editori.

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Le piattaforme disponibili sul mercato offrono aiCSP gli strumenti per la realizzazione e la gestionedi centri commerciali virtuali (chiamati cybermall omall virtuali), comprendenti più negozi virtualiaccessibili al loro interno. Un mall si presenta tipica-mente come un portale navigabile dall’utente attra-verso un insieme di categorie merceologiche, all’in-terno delle quali vengono classificati e sono accessi-bili i singoli negozi; all’interno di un mall è possibileeffettuare ricerche e comparazioni tra tutti i prodottimessi in vendita, gestendo generalmente in modointegrato il processo di acquisto attraverso un unico“carrello della spesa” condiviso da tutti i negozi. Lapartecipazione a un mall rappresenta la scelta piùadatta per aziende che vogliano limitare l’investi-mento economico iniziale, attraverso l’uso di uninsieme di servizi standard e condivisi da un numeroelevato di e-shop, e, al tempo stesso, essere facil-mente rintracciabili attraverso l’accesso a una comu-nità di negozi identificata da un marchio (brand)comune pubblicizzato sulla rete. I mall, inoltre,offrono generalmente semplici strumenti che per-mettono all’azienda (merchant) di crearsi il proprionegozio in modo autonomo (self-provisioning), attra-verso l’uso del solo browser e senza necessità dicompetenze tecniche particolari.

I principali macro blocchi funzionali che si possonoidentificare in una piattaforma B2C comprendono lagestione di cataloghi e ordini, il supporto a meccani-smi di pagamenti on-line, le funzionalità di profilingdegli utenti e la personalizzazione. Altre funzionalitàaggiuntive possono essere la gestione di aste (tipica-mente al rialzo), moduli specifici per la creazione dicampagne pubblicitarie sul singolo negozio o all’in-terno di un mall e strumenti di ausilio per la venditadi beni digitali2. Possono inoltre essere forniti stru-menti per l’integrazione con i sistemi ERP3 più diffusi(SAP, Oracle, PeopleSoft, ...) e, sempre più spesso,anche estensioni verso il B2B, quali strumenti per loscambio di documenti commerciali con partner e for-nitori4 e funzioni per l’integrazione con altre soluzionidi e-procurement e di marketplace5.

Gli aspetti di rilievo, relativi alle funzionalità digestione di cataloghi e ordini, sono legati all’inte-

grazione con il sistema informativo aziendale (sipensi, ad esempio, ai moduli per la gestione diordini e per il magazzino di un sistema ERP), allagestione dei rapporti con i propri fornitori (supplychain) e ai problemi di logistica per un’efficienteconsegna dei prodotti (tutti aspetti che, essendocomuni anche al contesto B2B, saranno ripresi nelparagrafo successivo).

Le funzioni di profilatura (profiling) e personaliz-zazione rappresentano, invece, uno degli aspetti piùimportanti del contesto B2C; l’obiettivo è quello diraccogliere informazioni sull’utente, in modo espli-cito, attraverso la richiesta diretta all’utente, o inmodo implicito, attraverso la memorizzazione diinformazioni sul suo comportamento on-line, al finedi proporre un’interfaccia personalizzata sia nella gra-fica sia nei contenuti, in grado di anticipare le richie-ste dello stesso utente. Una piattaforma B2C com-pleta deve quindi mettere a disposizione adeguatistrumenti per la raccolta e l’analisi dei dati di naviga-zione e vendita sul sito e la successiva creazione diofferte mirate da presentare alle diverse tipologie dicustomer identificate.

Per quanto riguarda la gestione dei pagamenti on-line, i servizi di connessione con i circuiti finanziaripossono essere offerti direttamente dal CSP, che forni-sce l’hosting dei siti di e-commerce, oppure da bancheo da società specializzate nel fornire servizi di paga-mento via web. Le tecnologie utilizzate per gestire lasicurezza delle transazioni sono approfondite nelseguito dell’articolo: l’uso di SSL (Secure Socket Layer)per trasferire in modo sicuro i dati relativi alle carte dicredito è ormai ampiamente consolidato. Il protocolloSET (Secure Electronic Transaction) ha, invece, avutouna minore fortuna a causa della limitata diffusione dicertificati digitali tra i consumatori finali.

2.2 B2B (Business-to-Business)

All’interno dello scenario B2B assumono un parti-colare rilievo l’e-procurement e il marketplace, che,come si vedrà meglio nel seguito, rappresentano lanaturale evoluzione della progressiva diffusione del-l’uso di sistemi informatici e di Internet, secondo loschema riportato in figura 2.

(2) Le funzionalità per la vendita di beni digitali, offerte da alcunepiattaforme di e-commerce, si limitano al controllo dell’accesso aarchivi (file) e informazioni presenti nel negozio on-line a pagamento.La problematica più generale di protezione dell’intero ciclo di distri-buzione e fruizione dei contenuti, relativa alla tutela del copyright e deidiritti d’autore (si pensi al caso di software, libri digitali, musica efilm), prende il nome di DRM (Digital Rights Management) e vieneapprofondita nel seguito dell’articolo (sezione tecnologie abilitanti).(3) Enterprise Resource Planning, è il sistema informatico integratoutilizzato da tutti i dipartimenti di un’azienda. Tra i maggiori produt-tori di ERP emergono SAP e Oracle.(4) È questo il caso, ad esempio, della piattaforma Microsoft CommerceServer 2000 strettamente integrata con il framework BizTalk, descrittonel seguito dell’articolo (sezione tecnologie abilitanti).(5) Come, ad esempio, per la versione marketplace edition di IBMWebsphere Commerce Suite, che si integra con le soluzioni di e-procu-rement marketplace fornite da Ariba.

Internet

Portale B2B esistemi informatividei fornitori

Server Intranet

Applicazioniline-of-business

(ad es., ERP, accounting)

LAN

LAN

B2BERPLAN

===

Business to BusinessEnterprise Resource PlanningLocal Area Network

Figura 2 Modello architetturale B2B.

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Sinteticamente si può dire che per e-procurementsi intende l’automatizzazione del processo aziendaled’acquisto di beni diretti e indiretti, dalla richiesta daparte del dipendente che necessita di un bene o diun servizio, alla emissione o alla consegna dell’ordineal venditore e, in direzione opposta, all’accettazionedella merce e della fattura da parte dello stessoutente che aveva emesso la richiesta di acquisto, finoall’ordine di pagamento. L’impiego di tecnologieweb agevola l’automatizzazione del processo d’ac-quisto di beni (in genere non direttamente perti-nenti con la produzione dell’azienda stessa), miglio-rando l’efficienza dei processi interni e, conseguen-temente, riducendone i costi [3].

Per marketplace si intende la creazione di un luogod’incontro virtuale, dove possono confluire le richie-ste di uno o più compratori (buyer) e le offerte di unoo più venditori (seller), dove la possibilità di sceltadel bene da acquistare è maggiore (sono, ad esempio,consultabili congiuntamente i cataloghi di più vendi-tori), dove la gestione dei prezzi è (almeno virtual-mente) dinamica, prevedendo, per esempio, la possi-bilità di sconti per grossi quantitativi di merci o perparticolari buyer, con la presenza di aste al rialzo o alribasso [4].

Tra i due livelli di e-commerce realizzabili (e-pro-curement e marketplace), oltre alle differenze suiservizi offerti, esiste anche una distinzione relativaallo sforzo economico e progettuale richiesto per laloro realizzazione. L’e-procurement è fondamental-mente un’estensione dell’automazione delle proce-dure interne di gestione delle risorse dell’azienda,che già molte di esse hanno introdotto utilizzandoprogrammi di ERP. Nel caso del marketplace sonoinvece coinvolti diversi attori distinti, ognuno deiquali, seppure in maniera differenziata, deve com-piere un investimento per integrarsi nella comunitàvirtuale. Per consentire al marketplace di popolarsi, èindispensabile inizialmente la presenza di un sog-getto, tipicamente un buyer (o una comunità dibuyer più o meno omogenea), che intraprenda la“costruzione” di tale entità. Il buyer deve avere unpeso economico tale da riuscire ad attirare molti sel-ler (a partire da quelli abituali già accreditati) nellacomunità virtuale e, allo stesso tempo, deve esseredisposto a effettuare un discreto investimento inrisorse informatiche.

Oltre a richiedere un investimento iniziale note-vole, la creazione e la gestione di un marketplacecomporta l’utilizzo continuato di risorse - umane emateriali - inserite in un’attività di business che gene-ralmente esula dalla catena di produzione del valorepropria della società che ha deciso di crearlo. In ungran numero di casi, le realizzazioni di sistemi di e-commerce B2B comprendenti un marketplace, hannoperciò avuto come principale attore una società com-partecipata sia dal buyer, che ha deciso di costituire ilmarketplace, sia dalla società che fornisce la tecnolo-gia utilizzata per realizzare le infrastrutture softwaredel marketplace.

Da un punto di vista operativo entrambe le moda-lità di implementazione B2B devono rispondere adalcune esigenze, quali:• Configurabilità - che individua la flessibilità del

sistema nei confronti delle regole e degli stan-dard preesistenti nell’azienda, compresi i mecca-nismi di approvazione e l’integrazione conl’ERP6.

• Facilità d’utilizzo - che permette al genericodipendente di poter impostare un acquisto pre-sentandogli un’interfaccia di utente semplice eimmediata.

• Sicurezza - che rappresenta sempre un fattore digrande rilievo specie quando si considerano tran-sazioni economiche.

• Adattabilità - che riguarda il sistema di e-procure-ment che deve potersi configurare per tener contodel maggior numero di situazioni. Infatti i metodidi comunicazione utilizzabili dai differenti forni-tori per ricevere l’ordine possono essere tra i piùdisparati (ad esempio: Internet, EDI, XML, e-mail, fax automatico) e, anche, i diversi sistemi diback office aziendali.

2.2.1 E-procurement

L’acquisizione di beni e servizi esterni rappre-senta naturalmente uno dei maggiori motivi di spesaper molte aziende. Questa può essere relativa allacatena degli approvvigionamenti collegati al corebusiness aziendale (ad esempio: materie prime, com-ponenti per le manifatturiere o prodotto per i detta-glianti) o può riguardare gli acquisti indiretti ancheconosciuti come MRO (Maintenance, Repair andOperations), ad esempio articoli di cancelleria, PC.Nel primo caso si parla di business-critical procurement,nel secondo di non-critical procurement. I requisitinecessari per gestire queste due diverse tipologie diacquisto sono differenti.

Il business-critical procurement si rivolge a unnumero limitato di buyer specializzati, e il processo ètalvolta assistito da sistemi di MRP (MaterialRequirements Planning) che necessitano di poter cono-scere la disponibilità del bene e d’identificare veloce-mente fornitori alternativi nel caso si presentino pro-blemi con quello di riferimento.

Il non-critical procurement consente al personaledell’azienda di creare direttamente gli acquisti dibeni MRO: l’obiettivo principale è quello di raziona-lizzare il numero di fornitori, negoziando condizionifavorevoli e riducendo i costi con possibilità di moni-torare queste spese. Questo tipo di approvvigiona-mento viene spesso indicato con il termine e-procure-ment, o anche come corporate purchasing.

La figura 3 schematizza i principali passi operativiche caratterizzano il processo di e-procurement.

Le aree dove si prevede il maggiore impatto intermini di ottimizzazione degli acquisti strategici e disnellimento e di razionalizzazione negli acquisti dibeni indiretti riguardano:

(6) Un ERP è generalmente un sistema complesso e costoso e un’a-zienda che abbia investito risorse non trascurabili per acquistarlo,installarlo, configurarlo, imparare a gestirlo, difficilmente accetterà diabbandonarlo per un altro integrabile con il sistema di e-procurementda essa impiegato.

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• i costi operativi per l’approvvigionamento: si ridu-cono, automatizzando i processi manuali ed imetodi di pagamento. Tutta la produzione didocumenti cartacei viene, infatti, eliminata oalmeno drasticamente ridotta, con indubbiorisparmio in termini di tempo e di spazio;

• il controllo delle spese e la riduzione di acquistinon autorizzati: si elimina, infatti, la possibilità dieffettuare acquisti non conformi a specificheregole prestabilite (maverick buying) e il dipendenteè obbligato a rivolgersi a fornitori autorizzati;

• i costi di inventario: si riducono mediante l’inte-grazione di fornitori strategici nei processi internidi pianificazione, lavorazione e distribuzione;

• la riduzione nei tempi di fornitura: risulta essereun vantaggio particolarmente importante per leaziende manifatturiere;

• il miglioramento delle relazioni con i fornitori emaggior potere d’acquisto: riducendo il numero difornitori, si incrementano i volumi operando alivello di tutta un’azienda (o di più aziende), conla possibilità di ottenere prezzi e condizioni privi-legiate e personalizzate;

• la maggiore soddisfazione per l’utilizzatore finale:in questo modo si può permettere allo stessodipendente di selezionare direttamente (self-ser-vice) il bene o il servizio che maggiormente corri-sponde alle sue esigenze.

Le principali soluzioni commerciali di e-procure-ment7 rispondono ai requisiti precedentemente elen-cati, sebbene esistano differenziazioni a livello dipiattaforma utilizzata, gestione del catalogo e delflusso di lavoro (workflow) e di integrazione con isistemi di back end.

Un elemento di rilievo nella scelta di una solu-

zione di e-procurement è rappresentato dal modelloper la gestione del catalogo, che può risiederepresso il venditore (seller site) , i l compratore(buyer site) o presso un intermediario (market site).I modelli più adottati sono del tipo market site ebuyer site; in questo ultimo caso sono necessariaggiornamenti e sincronizzazioni periodiche con ilcatalogo del fornitore (questa soluzione non è adot-tabile qualora i dati del catalogo vengano modificati

troppo di frequente). In par-ticolare nel caso in cui i lcatalogo sia costituito dacontenuti distribuiti su sitieterogenei, l’integrazioneche ne consegue risente deitempi di risposta e delle pre-stazioni della rete.

2.2.2 Marketplace

Come è già stato antici-pato, il marketplace è sostan-zialmente un’area virtuale, ècioè un luogo d’incontro tracompratori, venditori emarket maker, in cui si svol-gono attività commerciali suInternet avvantaggiandosidei contenuti e dei contattimessi a disposizione dellacomunità.

La figura 4 schematizza iprincipali blocchi funzionaliche caratterizzano le presta-zioni di un marketplace elen-cabili come segue:• registrazione dell’utenza:gestione dei gruppi di utenza,

dei ruoli, delle abilitazioni a svolgere alcune atti-vità piuttosto che altre, ...;

eprocurement

Ciclo diapprovazionesecondo le regolefissate dalla struttura aziendale

Richiesta di acquistoeffettuata daidipendenti medianteun'interfaccia Web

Scelta delprodotto frai cataloghidisponibili

Ordine di acquistoinviato automaticamentecon aggiornamentodel back office

Adempimentodell’ordine da parte del fornitore autorizzato

Trasporto delprodottoRicezione

del prodotto

Richiesta dipagamentogeneratae inoltrataelettronicamente

Figura 3 Ciclo operativo di una soluzione di e-procurement.

(7) Tra i principali fornitori di soluzioni di e-procurement possonoessere segnalati SAP, Oracle, Ariba, iPlanet e Clarus.

MarketMaker(ISP)

Logistica

Venditori Compratori

Grandeazienda

Grandeazienda

Grandeazienda

Grandeazienda

Piccola azienda

Piccola azienda

Gestionecomunità

Gestionecontenuto

GestionetransazioniAggregazione

cataloghi

Servizi dipagamento

Servizicompratore

Figura 4 Blocchi funzionali presenti in un marketplace.

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• profilo dell’utenza: analisi dei comportamenti abi-tuali al fine di proporre viste personalizzate chepossibilmente anticipino le richieste dell’utentestesso;

• business directory: capacità di ricerca e identifica-zione di interessi comuni tra buyer e seller;

• gestione dei cataloghi: presentazione dei catalo-ghi, funzionalità avanzate di ricerca in più catalo-ghi e possibilità di confronto tra i prodotti dispo-nibili;

• gestione dei prezzari e delle aste: disponibilità dicataloghi con viste differenti sui prezzi in fun-

zione del buyer, possibilità di generare RFI(Request For Information), RFQ (Request ForQuotation), RFP (Request For Proposal) e di indireaste al rialzo, al ribasso, indicazioni di possibilisconti, …;

• gestione della sicurezza e della riservatezza;• logistica: gestione dei pagamenti, partnership con

aziende di trasporto, …;• gestione della comunità: servizi di messaggistica

tra i membri della comunità, …;• servizi di intermediazione, attraverso l’utilizzo di

agenti “intelligenti” che facilitano il raggiungi-

Soluzioni B2B: case study

“e-procurement in tecnologia Oracle/SAP”

Le soluzioni di e-procurement hanno raggiunto un discreto livello di diffusione per ilsignificativo impatto che hanno sull’importante tema degli approvvigionamenti azien-dali che, come già detto, è un settore di rilievo nel processo di riduzione dei costi. Aquesto proposito valutazioni, condivise da molti analisti, sottolineano come il costo diun processo di acquisto on-line, rispetto allo stesso cartaceo, dovrebbe passare da circa150 a 25 $; questo scostamento è ancora più significativo se si pensa che gli acquistimediamente sono il 40-50 per cento del totale dei costi e che, di norma, un 50 percento di essi è rappresentato da acquisti di basso valore su cui esistono ampi margini diottimizzazione.

Operativamente una soluzione di e-procurement mette in collegamento il richiedente eil fornitore, attraverso una serie di funzionalità che coprono tutte le fasi del processo diacquisizione. Questo processo si svolge, di norma, attraverso la consultazione dei cata-loghi dei fornitori e il riempimento di un carrello (shopping basket); successivamente loshopping basket segue l’iter di approvazione secondo un diagramma di flusso predefi-nito e, solo dopo l’approvazione, viene generata la RdA (Richiesta di Acquisto) ed èinoltrata al sistema ERP, dal quale viene emessa come OdA (Ordine di Acquisto) da tra-sferire al fornitore. Il processo si ritiene completato con l’attivazione delle altre fasichiamate fulfillment (monitoraggio preparazione del prodotto, consegna e pagamento).

La figura A mostra la soluzione prototipale realizzata in TILAB con tecnologie diaccesso Oracle su ERP SAP.

Figura A Soluzione prototipale di e-procurement.

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mento dell’obiettivo dell’utilizzatore; general-mente, nel caso del buyer, l’identificazione delseller che fornisce alle migliori condizioni il pro-dotto con le caratteristiche cercate.Un marketplace non è necessariamente l’hosting

in cui il market maker inserisce applicazioni per le

transazioni, cataloghi e applicazioni di intermedia-zione. Esistono, in realtà, differenti tipologie dimarketplace e alcune di queste funzionalità possononon essere presenti, possono esserne presenti altre oesse possono essere direttamente disponibili sui ser-ver che si trovano presso i soggetti che accedono almarketplace. Di seguito, per chiarire quali sono leprincipali tipologie di marketplace, sono riportatialcuni fattori applicabili per una loro classificazione:• tipo: verticale (il marketplace tratta beni o servizi

omogenei, per esempio parti di ricambio per auto-mobili) oppure orizzontale (i beni o i servizi trattatinon sono della stessa natura);

• partecipanti: B2B (Business to Business), B2C (Businessto Consumer)8 oppure C2C (Consumer to Consumer);

• velocità delle transazioni: sincrono (le transazioniavvengono in tempo reale)oppure asincrono (le transazionipossono essere asincrone, peresempio tramite posta elettro-nica);•elementi guida (driver) delmarketplace : s e l l er-drivenmarket (uno o pochi fornitoriimportanti sono in grado diattrarre un gran numero d’ac-quirenti), buyer-driven market(uno o pochi acquirentiimportanti sono in grado diattrarre un gran numero difornitori) oppure open market(quando non esiste una fortepolarizzazione come nei casiprecedenti);•acce s so : private marke t(come, ad esempio, nel casodi una società che crea i lproprio marketplace per l’ac-quisto dei beni indirett ilimitandone l’accesso ai pro-pr i fornitor i accreditat i ) ;public market (marketplaceche nasce generalmente daporta l i pubbl ic i di l iberoaccesso e che non prevedepart icolar i rest r iz ioni diaccesso).

Un elenco più dettagliato ecompleto delle funzionalitàdisponibili, suddivise per idiversi attori, è riportato nellafigura 5.

Da un punto di vista fun-zionale e tecnologico va sot-tolineato come diverse solu-zioni di marketplace presen-tino limitazioni che in molticasi rendono complesso illavoro del market maker.Queste limitazioni sono per

lo più legate all’integrazione con i sistemi di back-end che costringono, di fatto, a ricorrere ancora permolte transazioni all’utilizzo di e-mail, fax etelefono. L’attività in corso sulle piattaforme tec-nologiche9 è orientata al superamento di questelimitazioni, introducendo soluzioni che consen-tano di realizzare un marketplace realmenteaperto (open market), in grado di dialogare e inte-grarsi con altri marketplace (ad esempio a livello oriz-zontale o regionale), di consentire l’accesso a qualsiasi

(8) I mall virtuali analizzati nel paragrafo precedente.

Funzionalità per l’azienda seller

Personalizzazione catalogo per diverse aziende buyerProfiling dei clienti per offerte mirateNote e statistiche di accesso al catalogoRicezione degli ordiniAccessibilità del ciclo passivo del buyerServizi logistici e bancariSupporto standard XML o EDI

Funzionalità per il market maker (ISP)

Garante della sicurezza e non ripudiabilità

Integrazione ERP Buyer e Seller

Log delle transazioniRiconoscimento tramite firma digitale o altro

Hosting dei cataloghi dei fornitori

Gestione di numerosi cataloghiAggiornamento da remoto dei cataloghiSelf provisioning dei cataloghiMeccanismi di ricerche avanzate sui cataloghi

Aste

Gestione di gare per contratti quadro

Gestione delle personalizzazioni via browser

Gestione mapping delle codifiche dei prodotti

Gestione e monitoraggio aste al rialzo o al ribassoGestione delle richieste RFI, RFP, RFQGestione delle offerte speciali (closing today)

Browser per effettuare operaz. di personalizzazioneGestione dei profili di buyer e di seller

Ricezione ordini da sistemi ERP o e-Procurement

Aggregazione delle richieste di acquisto

Funzionalità per l’azienda buyer

Gestione dei cataloghi dei fornitori

Integrazione dei cataloghi dei fornitoriTool editing di cataloghiGestione dell’albo dei fornitoriGestione dello shopping basketFunzioni di ricerca sui cataloghi

Comparazione dei prodottiStrumenti di ricerca avanzati

Emissione RdAConversione RdA in ordine di acquistoTracking dell’Ordine di Acquisto

Gestione del ciclo passivo

Gestione dei pagamenti e della tassazione

Gestione del ciclo di approvazione dell’ordineIntegrazione della gestione utenti e ruoli con ERP

Definizione delle diverse viste sui cataloghiDefinizione delle diverse viste sugli strumenti

Personalizzazione dei ruoli aziendali

Integrazione con il back-endIntegrazione transazionale, sincrono, batchSigle sign on (singola autenticazione)Allineamento dei dati

Integrazione con ERP o con i processi aziendali

Note e statistiche su acquisti e prestazione dei fornitori

Tool per il monitoraggio degli acquistiTool per il monitoraggio andamento dei fornitori

Gestione del workflow

Supporto standard XML o EDI

Integrazione con fornitori di servizi (logistica, banche, ...)

Monitoring e tracking delle transazioni

Supporto standard XML o EDI

EDIERPISPRdARFIRFPRFQXML

========

Electronic Data InterchangeEnterprise Resource PlanningInternet Service ProviderRichiesta d’AcquistoRequest For InformationRequest For ProposalRequest For QuotationeXtensible Markup Language

Figura 5 Blocchi funzionali disponibili suddivisi per i diversi attori.

(9) Tra i principali fornitori di piattaforme per la realizzazione dimarketplace si possono menzionare Commere One, Oracle e Ariba.

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tipo di partecipante o difornitore di contenuti (con-tent provider) e di permet-tere qualsiasi tipo di tran-sazione tra seller e buyer.Un altro aspetto impor-tante è la facil ità delsistema di adattarsi ai sem-pre più frequenti cambia-menti di business e di tec-nologia, assicurandone l’in-tegrazione anche connuove applicazioni realiz-zate da terze parti10 e faci-litando una comunicazioneaperta tra i membri dellacomunità.

3. Le tecnologieabilitanti

3.1 Architettura di riferimentoper applicazioni di e-commerce

Le piattaforme tecnologiche a supporto dell’e-commerce sono numerose e differenti tra loro, esono offerte in alcuni casi come prodotti finiti, inaltri come piattaforme di sviluppo sulle quali realiz-zare soluzioni ad hoc per le singole aziende. La ten-denza generale riscontrata per queste piattaforme, epiù in generale per tutte le piattaforme alla base

delle applicazioni web di nuova generazione, èquella di utilizzare application server che, come si èanticipato in precedenza, offrono un insieme di ser-vizi orizzontali di base per la realizzazione di appli-cazioni distribuite, imperniate su componentisoftware modulari e riutilizzabili.

In figura 6 è mostrata l’architettura di riferi-mento di una soluzione generica di e-commerce;oltre ai servizi orizzontali di base, all’interno di unapplication server si possono individuare tre macro-blocchi principali:• un insieme di servizi per la gestione dell’interfac-

cia di utente (livello di presentazione);(10) Ad esempio ERP, software di procurement o di vendita.

COSTI, BENEFICI E

MODELLI DI REMUNERA-ZIONE DI UN MARKETPLACE

Un fattore di rilievo di un market-place è dato dai costi di attiva-zione e di uti l izzo; numerosesono le voci che concorrono allaloro determinazione, ma è oppor-tuno sottolineare l’esistenza didue aspetti principali della que-stione:

• costi di acquisto e manteni-mento del software: sono icosti sostenuti dal soggettoche svolge la funzione marketmaker e dipendono dalla poli-tica di prezzi perseguita dalproduttore della tecnologiautilizzata; sono normalmenteil costo delle licenze (all’ac-

quisto, su base annua, pernumero di processori , pernumero di utenti) che puòessere integrato da un costoper numero di transazionieffettuate dagli utenti;

• costi di utilizzo: sono i costisostenuti dagli utenti finali delmarketplace (tipicamente solodai buyer), nel caso in cui lafigura del buyer e del marketmaker non coincidano; essidipendono ovviamente daicosti del punto precedente esono generalmente costituitida una quota di adesione e dauna tassazione per numero ditransazioni effettuate.

I modelli di remunerazione per ilmarket maker possono esseremolteplici e talvolta alcune solu-

zioni sono in parte imposte dallostesso sistema adottato o megliodalla forma di contratto esistentetra produttore della piattaforma emarket maker. Le possibilità spa-ziano da un canone per l’aziendao per l’utente, a un pagamentoper ogni transazione secondo unmeccanismo flat o basato sullapercentuale del prodotto venduto,alla pubblicità e al pagamento perservizi a valore aggiunto.

I fattori che favoriscono il suc-cesso di un market maker si fon-dano sia sul suo marchio e sullasua esperienza nelle problemati-che industriali e nel dominio trat-tato, sia dalla presenza di part-nership con fornitori e distribu-tori, sia anche dalla capacità diaggregare informazioni e di ope-rare velocemente con neutralità.

Piattaforma e-commerce

Servizi orizzontali

Application server

Servizi diInterfaccia

Servizi diintegrazione

ERP

Database

Accesso con sistemi eterogenei

Sistemi legacy(mainframes)

Componenti logici

di business

Transazionidistribuite Sicurezza Sessione Pooling

dellerisorse

...

ERP = Enterprise Resource Planning

Load Balancinge Fail Over

Figura 6 Architettura generale di una piattaforma per e-commerce.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 41

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• i componenti software che realizzano la logica dibusiness relativa all’applicazione;

• un insieme di servizi per l’interazione con lo stratodei dati e l’integrazione con sistemi preesistenti,quali ERP e sistemi legacy.Il blocco relativo al livello di presentazione forni-

sce un ambiente per lo sviluppo dell’interfacciautente; l’approccio ad oggi più diffuso prevede l’usodi linguaggi di script, attraverso i quali invocare i ser-vizi offerti dai componenti che realizzano la logicaapplicativa e generare dinamicamente l’interfaccia.

JSP (Java Server Pages) e Microsoft ASP (ActiveServer Pages) sono due delle tecnologie più diffusesupportate dagli application server in questo con-testo.

Una particolare attenzione è posta alla possibilitàdi interagire con differenti tipi di terminali (PC, cel-lulare, palmari, telefono/smart phone, set top box);l’uso di XML (eXtensible Mark-up Language), cometecnologia in grado di separare il livello di descri-zione dei contenuti da quello di presentazione gra-fica degli stessi, permette di visualizzare il conte-nuto in modo diverso a seconda del dispositivo diutente, basandosi su differenti linguaggi di presen-tazione (HTML, WML, VoxML, …).

I servizi di integrazione permettono di realizzarein modo semplice e rapido la connessione a risorsepreesistenti in azienda, quali mainframe o sistemiERP. L’integrazione può avvenire secondo diversemodalità che possono basarsi su:• comunicazione asincrona attraverso sistemi di

middleware messaging (ad esempio IBMMQSeries);

• uso di componenti software ad hoc ospitati dall’appli-cation server;

• strumenti di amministrazione per la configurazionedi regole per l’importazione e l’esportazione didati tra sistemi eterogenei (ad esempio, per l’e-sportazione di dati relativi a dipendenti, fornitorio a ordini, contenuti all’interno di un sistemaERP SAP R/3, verso un sistema di e-procuremento verso un generico database).Un tipo specifico di integrazione è rappresentato

dall’interazione con i sistemi di altre aziende (forni-tori, partner e/o marketplace); particolare importanzariveste in questo contesto, come sarà chiarito piùavanti, il supporto di XML come tecnologia di baseper lo scambio di informazioni.

I principali servizi di tipo orizzontale forniti dal-l’application server comprendono:• transazioni distribuite: l’esecuzione di transazioni è

gestita in ambienti eterogenei, garantendone l’in-tegrità in un contesto distribuito;

• sicurezza: i servizi offerti comprendono tipica-mente l’autenticazione, il controllo dell’accesso ela gestione della confidenzialità e dell’integritànello scambio di informazioni;

• gestione della sessione: il protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol) è un protocollo che nonprevede la creazione e il mantenimento di uncontesto (stateless), dove le singole richieste chearrivano al web Server non sono correlate tra loro;il concetto di sessione è realizzato dall’applicationserver e permette di mantenere in memoria le

operazioni effettuate o le richieste di un certoutente;

• pooling delle risorse: le istanze delle risorse utiliz-zate (ad esempio le componenti software o leconnessioni con i database), invece di esserecreate e distrutte nel corso dei singoli impieghiche se ne fanno, sono mantenute in memoria, inmodo da aumentare le prestazioni complessivedel sistema;

• load balancing e fail over (suddivisione del carico egestione dei guasti): è possibile suddividere ilcarico tra più istanze dell’application server eautomaticamente riconnettere tutti i client a unaltro server nel caso di caduta di una macchina.Le funzionalità sopra descritte sono utilizzate

dalle componenti software ospitate dall’applicationserver attraverso un insieme di interfacce, cheprende il nome di container API (ApplicationProgramming Interface). Questo approccio è differenterispetto a quello dei primi sistemi middleware (adesempio CORBA, Microsoft COM/DCOM), dovel’invocazione di questi servizi si aveva mediante lachiamata esplicita di interfacce di basso livello. Conil nuovo approccio le funzionalità usate dalle singolecomponenti risultano, invece, configurabili attraversostrumenti di amministrazione offerti dall’applicationserver. I due ambienti più diffusi, basati sull’uso dicontainer API, sono J2EE (Java 2 Enterprise Edition)e Microsoft COM+: la maggior parte degli applicationserver disponibili sul mercato offre, infatti, già il sup-porto dell’una o dell’altra tecnologia o si sta muo-vendo in questa direzione. L’uso di container APIpermette, inoltre, di offrire strumenti di amministra-zione attraverso i quali semplificare notevolmentel’installazione e la messa a punto delle prestazionidelle applicazioni.

Le piattaforme di e-commerce che si poggiano suun application server sono costituite da un insiemedi componenti software (modello di oggetti) che rea-lizzano alcune delle caratteristiche funzionali tipicherichieste da un’applicazione di e-commerce (adesempio, un componente fornito dalla piattaformapotrebbe offrire interfacce di alto livello per lagestione del catalogo, permettendo di definire e dicreare nuovi prodotti o di effettuare operazioni diricerca). In generale le funzionalità offerte possonovariare notevolmente a seconda del contesto per cuiè stata messa a punto la piattaforma (B2C e/o B2B) eanche da piattaforma a piattaforma. Le piattaformeche offrono una soluzione di tipo make si fermano aquesto livello, offrendo un modello a oggetti coninterfacce di alto livello, che rende più rapido edefficiente lo sviluppo di applicazioni di e-commerce.Nel caso di prodotti finiti, soluzione buy, insieme aicomponenti software viene, invece, fornita un’ap-plicazione, con un insieme di funzionalità confi-gurabili, che riduce notevolmente lo sforzo realiz-zativo; l’architettura modulare e flessibile offertadagli application server rende, anche in questocaso, facilmente estendibile l’insieme di caratteri-stiche funzionali offerte, attraverso l’introduzionedi propri componenti software aggiuntivi cheestendano il modello di oggetti offerto dalla piat-taforma.

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3.2 XML ed e-commerce

L’uso di XML come tecnologia abilitante per l’inte-grazione di flussi informativi e applicazioni, all’internodi un’organizzazione e tra organizzazioni differenti èormai ampiamente accettato e diffuso. In questo para-grafo sono riassunte le principali caratteristiche di taletecnologia, presentando i motivi del suo successo e lostato dell’arte nell’evoluzione degli standard che gra-vitano all’intorno e ponendo in particolare l’attenzionesull’uso di XML come un’evoluzione di EDI

(Electronic Data Interchange), per lo scambio di docu-menti commerciali tra differenti organizzazioni.

XML è uno standard di rappresentazione dei datiche consente di descrivere, all’interno di documentidi testo, sia la struttura con cui i dati sono rappresen-tati, sia gli stessi dati. In questo modo le informazionicontenute possono essere facilmente interpretate inuno scambio che avvenga su Internet tra un server eun client (si ha lo scambio e l’elaborazione di infor-mazioni machine-to-machine).

Pur essendo per certi aspetti simile all’HTML, in

STANDARD XML(EXTENSIBLE MARK-UPLANGUAGE) PER L’E-COMMERCE

Numerose organizzazioni sono oggicoinvolte nella definizione di stan-dard XML per lo scambio di docu-menti commerciali tra aziende, condifferenti prospettive e proposte perrisolvere questo problema. Di seguitoviene riportato un breve elenco delleiniziative di maggior rilievo.

Microsoft BizTalk (www.biztalk.org): l’iniziativa mette a disposizioneun archivio, accessibile via web, con-tenente un insieme di duecentocin-quanta XML Schema, organizzati inundici diversi settori industriali e for-niti da più di cinquanta organizza-zioni. Microsoft persegue l’ambiziosoobiettivo di rendere l’archivio acces-sibile in tempo reale dalle applica-zioni per il download degli Schema,ma il principale utilizzo del sito, adoggi, è quello di ricercare e valutaregli Schema messi a disposizione, inun scenario tipo pagine gialle on-line.Per lo scambio dei messaggi è fornitauna specifica relativa al protocollo ditrasporto, comprendente la defini-zione di indirizzi fisici e logici e delformato di messaggi per una comuni-cazione punto-punto del tipo dirichiesta-risposta. A supporto dell’ini-ziativa è offerto un prodotto, chia-mato BizTalk Server (integrabile conla piattaforma Microsoft CommerceServer), che offre strumenti per ladefinizione dei propri Schema XML edelle regole per la conversione e l’ela-borazione dei documenti inviati ericevuti, insieme a facility per loscambio di documenti attraverso dif-ferenti canali (HTTP, HTTPS, FTP,SMTP, DCOM, fax, …).

OASIS (Organization for theAdvancement of StructuredInformation Standards): l’inizia-tiva, nata nei primi mesi del 2000 efatta propria da IBM, Oracle e SAP,propone in un ambiente vendor-neutral un’alternativa a BizTalk. Ilsito web è accessibile dawww.xml.org e raccoglie i link conpiù di cento organizzazioni coin-volte nella definizione di schemiXML, organizzati in quarantacinquecategorie per tipologia di industria.Come per BizTalk, gli obiettivi sonomolto ambiziosi, ma anche in que-sto caso il contesto reale è per oraquello di un servizio esclusivamenteinformativo o valutativo.

OBI (Open Buying on the Internet):si tratta di un Consorzio vendor-neu-tral (www.openbuy.org) che ha l’o-biettivo di definire i principali stan-dard legati ai processi di acquisto dialti volumi di beni e servizi indirettidi basso costo. Nato nel 1996 comeComitato, e passato nel 1998 sotto ilcontrollo di CommerceNet, contafinora più di settanta membri. Lostandard OBI è per lo più basato suEDI e, solo ultimamente, ha comin-ciato a orientarsi verso l’introdu-zione di XML, prevista per le futureversioni dello standard.

RosettaNet (www.rosettanet.org):fondata nel 1998 come Consorziono-profit per lo sviluppo di stan-dard relativi alla supply-chain delsettore IT, comprende più di due-centocinquanta membri rappre-sentanti delle diverse tipologie diindustrie del settore, tra cui IBM,Cisco, Intel e Lucent. L’obiettivo èquello di definire l’intero processonecessario per portare a termineuna transazione; il dialogo tra part-ner commerciali viene chiamato

PIP (Partner Interface Process) edefinisce le interfacce che devonoessere sviluppate, comprendendo laspecifica delle DTD usate nelloscambio di documenti XML, imodelli UML alla base del processo,alcuni strumenti di convalida e unaguida all’introduzione del sistema.Le specifiche e la documentazionesono disponibili liberamente sulsito web.

cXML (commerce XML): è uno stan-dard nato nel marzo del 1999 e pro-posto da Ariba (www.ariba.com),che comprende la definizione di uninsieme di DTD per lo scambio dicataloghi e per la gestione delle tran-sazioni tra buyer e seller. Lo stan-dard cXML si propone come com-plementare a quelli proposti da altriconsorzi, compresi OBI eRosettaNet, e, alla fine del 1999, èstato integrato in BizTalk.

Commerce One CBL (ComponentBusiness Library): l’approccio diCommerce One (www.commer-ceone.com), risalente all’inizio del1999, è stato quello di definire uninsieme di componenti di businessriutilizzabili (CBL) e comuni a dif-ferenti settori (un componente diquesto tipo può, ad esempio,essere utilizzato per descrivere uncontatto quale l’indirizzo di unapersona o di un’azienda). I compo-nenti possono essere definiti intermini di DTD o dell ’XMLSchema. In questo secondo casosono gestiti i tre linguaggi più dif-fusi (SOX, XDR e XSDL). I docu-menti XML (ordini, ricevute, …)sono costruiti combinando i com-ponenti appropriati; l’ultima ver-sione dello standard è stata proget-tata per mantenere la massimacompatibilità con EDI.

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PROSPETTIVE EVOLUTIVE

DI XML NEL CONTESTO

E-BUSINESS

Grazie anche alla diffusione di XMLcome tecnologia condivisa per loscambio e l’elaborazione dell’infor-mazione, si sta affermando unanuova visione di Internet, in cui larete viene ad essere costituita da uninsieme di servizi web (webServices).Essi sono accessibili in modo stan-dard da programmi software (agentiche operano per conto dell’utente),in grado di identificare sulla rete iservizi richiesti (si pensi, ad esem-pio, a un servizio di pagamenti on-line o alla raccolta di ordini daparte di un fornitore) e di invocarliper ottenere i risultati desiderati:SOAP (Simple Object AccessProtocol) e UDDI (UniversalDescription, Discovery andIntegration) sono due dei protocolliemergenti in questo contesto.

SOAP è un protocollo che intro-duce un meccanismo flessibileper l’invocazione remota di pro-cedure, RPC (Remote ProcedureCall), basato su XML ed HTTP.La specifica è stata proposta, tragli altri, da Microsoft e IBM nelmaggio del 2000 al W3C, che staora lavorando alla definizione diuno standard basato su SOAPche prenderà il nome di XP (XMLProtocol).SOAP permette di realizzare ser-vizi web di nuova generazione,accessibili in modo standard daapplicazioni client tramite il pro-tocol lo HTTP; le inter facceofferte dai servizi web per l’ac-cesso da parte di applicazionivengono descritte attraverso unlinguaggio che prende il nome diWSDL (Web Services DescriptionLanguage). L’uso di XML e diHTTP, standard universalmentediffusi e implementati, rendeSOAP particolarmente adattoalla realizzazione di un ambientedistribuito per l’integrazione dicomponenti software sviluppatisu piattaforme eterogenee.

UDDI è un altro standard chepermette alle applicazioni di cer-care e trovare i servizi web suInternet.UDDI conta tra i principali soste-nitori Microsoft, IBM e Ariba,che lanciarono il progetto nelsettembre del 2000.L’interesse verso questo standard èandato via via crescendo, insiemeal numero di sostenitori, che oggisono più di duecentottanta.UDDI è costituito da un insieme dispecifiche per la descrizione delcontesto di business (businessentity), dell’insieme di serviziofferti (business services) e delleinterfacce con cui un programmapuò invocarli. Per l’accesso alleinformazioni è previsto l’uso di unservizio di directory distribuito,chiamato UDDI business registry,che funziona in modo analogo alsistema DNS (Domain NameSystem) finora usato per la risolu-zione dei nomi su Internet.Il business registry è costituito daun insieme di nodi distribuiti eparitari (chiamati node operator),che gestiscono le richieste di regi-strazione di servizi da parte disocietà interessate, che possonopubblicare:• informazioni generali relative

alla società (nome, contatti,indirizzo, e-mail, sito web, …);

• descrizione del contesto dibusiness (business entity) incui operano;

• descrizione delle famiglie diservizi offerti (business servi-ces);

• informazioni necessarie perl’accesso ai singoli servizi pub-blicati, comprendente il puntodi accesso e le interfacceofferte (descritte attraversoWSDL).

La descrizione del contesto dibusiness ed il raggruppamento deiservizi si basano sugli standard diclassificazione dei diversi settoriindustriali, quali NICS (Northamerican Industry ClassificationScheme) e UNSPSC (UNiversalStandard Products and ServicesClassification) dell’ECMA, e sulladistribuzione geografica. L’accessoal registry avviene attraverso uninsieme di API, basate su SOAP eWSDL, che servono a registrare ed

a cercare i servizi di interesse. Nelcaso in cui il provider di un servi-zio non sia noto, è possibile effet-tuare delle ricerche sul registro(registry) in base alle caratteristi-che del servizio desiderato.La ricerca dei business servicespuò avvenire attraverso l’uso diappos i t i agent i so f tware , ingrado di accedere al registryUDDI e di cercare i l serviziodescritto per conto dell’utente,reperendo anche le informazioninecessar ie per i l success ivoaccesso a l serv iz io t ramiteSOAP. L’a l ternat iva a questoapproccio, probabilmente piùverosimile a breve termine, èche la ricerca venga effettuataat traverso marketp lace , cheof f rano motor i d i r icerca ingrado di usare UDDI per fornireservizi a valore aggiunto. Società come HP, IBM, Microsoft,Oracle e Sun stanno cercando didiventare punto di riferimentoper quanto riguarda l’infrastrut-tura di base per la realizzazionedella nuova generazione di WebServices precedentementedescritti.Quest’obiettivo ha portato tutti adichiarare, come parte della lorostrategia, una completa adesione aUDDI e rappresenta sicuramenteun punto di forza alla base dell’af-fermazione di questo standard.Uno dei limiti nell’applicazione diUDDI risiede nella complessitàdelle strutture dati XML necessa-rie per descrivere esigenze anchemolto differenti tra loro. UDDI sipone, infatti, l’obiettivo di essereun servizio globale per lo scambiodi informazioni su tutti i possibiliservizi di business.Al momento non è chiaro quantoUDDI si sovrapponga ad altri stan-dard e iniziative, come ad esem-pio RosettaNet e Oasis, o quantopiuttosto si presenti come com-plementare ad essi. Anche dalpunto di vista tecnico esistonoalcuni limiti, relativi alle proble-matiche di sincronizzazione delleinformazioni, di modularità e sca-labilità del sistema e di sicurezzanell’accesso alle informazioni, nonancora sufficientemente approfon-dite nell’attuale versione dellostandard UDDI.

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quanto entrambi i linguaggi sono basati su etichette(tag) e derivanti da una radice comune, l’SGML(Standard Generalized Mark-up Language), XML è con-cettualmente molto più complesso e potente.

In HTML, infatti, l’insieme dei tag e il loro signi-ficato è fisso ed è definito nello standard; esso serveper descrivere come le informazioni di una paginaweb sono presentate dal browser all’utente. In XMLnon esiste, invece, un insieme predefinito di tag: lastruttura di un documento XML (e quindi anche i tagutilizzati per identificare i diversi campi del docu-mento) è definita attraverso un apposito linguaggio,chiamato DTD (Document Type Definition), basato sullatipologia di informazioni che si vuole scambiare(diversi tag possono essere definiti, ad esempio, peridentificare i campi di un ordine inviato a un forni-tore: codice prodotto, prezzo, …). Un altro aspettoimportante di XML è la netta separazione tra i conte-nuti e la loro presentazione: i tag di un documentodescrivono il contenuto, mentre le indicazioni sullapresentazione delle informazioni risiedono in undocumento separato (stylesheet), che definisce lo stilecon cui presentare e formattare i contenuti, attraversoun linguaggio chiamato XSL (eXstensible StylesheetLanguage). In questo modo è possibile costruiremodalità di presentazione differenti per gli stessi con-tenuti, nel caso in cui l’informazione debba esserevisualizzata su differenti tipi di terminali (PC, cellu-lari, computer palmari, Personal Digital Assistant, …).

Per l’evoluzione di XML, standard definito dalW3C (World Wide Web Consortium), sono in corso uncerto numero di iniziative per la sostituzione del lin-guaggio DTD con un nuovo standard, che permettadi definire in maniera più flessibile le regole su cui èbasata la struttura dei documenti XML. Nel nuovostandard queste regole prendono il nome di Schemadel documento e, al contrario delle DTD, danno lapossibilità di definire e controllare il tipo dei datiscambiati. Il W3C sta approntando una specifica cheprende il nome di XSDL (XML Schema DefinitionLanguage); contemporaneamente diverse societàhanno sviluppato versioni proprietarie di linguaggiper la definizione dello schema di un documentoXML. Nel contesto dell’e-commerce B2B le due ini-ziative più rilevanti sono XDR (XML Data Reduced)presentato da Microsoft e SOX (Schema for Object-oriented XML) sostenuto da Commerce One.

La versatilità e l’estensibilità, la capacità di essereinterpretato ed elaborato da programmi software e lasemplice struttura a tag del linguaggio, facilmenteleggibile anche dalle persone, sono i principali fattoridel successo di XML (come sviluppo di EDI) per loscambio di documenti commerciali. L’utilità di XMLin questo contesto dipende molto dalla capacità delleaziende di condividere la struttura delle informazioni(DTD o Schema) da scambiare. Deve essere disponi-bile, in altre parole, un vocabolario comune, costituito

da un insieme di tag standard per lo scambio di infor-mazioni, da utilizzare nei diversi contesti di business.Purtroppo, non è stato finora messo a punto uno stan-dard condiviso e il proliferare di differenti DTD eschema XML aumenta notevolmente la complessitàdel processo di scambio di documenti commerciali,introducendo la necessità di gestire un numero ele-vato di conversioni per lo scambio di dati in formatidifferenti11.

3.3 La sicurezza delle transazioni

Gli aspetti relativi alla sicurezza saranno approfon-diti in articoli successivi, che saranno pubblicati nel-l’ambito di questo ciclo; in questa sezione sonodescritti due casi particolari di gestione della sicu-rezza delle transazioni, relativi ai pagamenti on-line ealla vendita di beni digitali [5].

3.3.1 Pagamenti elettronici: il protocollo SET

Il protocollo SET (Secure Electronic Transaction) ècostituito da un insieme di specifiche che consen-tono di effettuare pagamenti elettronici sicuri in unarete aperta come Internet, per natura, poco sicura. Èstato sviluppato originariamente da Visa eMastercard; oggi fanno parte del progetto grandisocietà come GTE, IBM, Microsoft, Netscape,RSA, Verisign.

Con il protocollo SET è possibile effettuarepagamenti sul web, utilizzando sistemi di paga-mento come carte di credito, carte pre-pagate o ban-comat, denominate nel loro insieme carte di paga-mento. SET si basa su tecnologie standard come lacrittografia a chiave asimmetrica, la firma elettronicaed i certificati digitali per garantire le seguenti pro-prietà:• riservatezza delle informazioni: i dati trasmessi tra

le parti coinvolte in una transazione economicanon devono essere accessibili da altre parti;

• integrità dei dati: i dati trasmessi sulla rete nondevono subire alterazioni;

• autenticazione dell’acquirente: il venditore deveessere sicuro dell’identità dell’acquirente e dellavalidità della sua carta di pagamento;

• autenticazione del venditore: l’acquirente deveessere sicuro dell’identità del venditore;

• interoperabilità: l’esecuzione di una transazionedeve essere indipendente dalle particolari carat-teristiche di piattaforme hardware e software.Il protocollo SET è indipendente dal protocollo

di comunicazione utilizzato. Esso è stato pensatoper poter essere inserito in un ambiente di comuni-cazione che consenta lo scambio di messaggi di lun-ghezza arbitraria. È perciò possibile introdurre SETa livello, ad esempio, HTTP, SMTP, TCP/IP.

3.3.2 Protezione e vendita di beni digitali

Un caso particolare di e-commerce è quellolegato alla vendita di beni digitali e alla protezionedel copyright dei beni acquistati (siano essi relativia registrazioni musicali, film, libri, software oquant’altro). Gli aspetti di protezione del copyri-

(11) Si fa osservare che la difficoltà effettiva non è costituita dalla sem-plice traduzione dei “termini commerciali” (tag) utilizzati, quantopiuttosto dall’individuazione di un modello semantico condiviso per ilprocesso di business.

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ght e di tutela dei diritti d’autore vengono indicaticon il termine DRM (Digital Rights Management); inseguito alla diffusione di Internet come mezzo perla distribuzione digitale dei contenuti e al nasceredi fenomeni sempre più frequenti di pirateria (dicui Napster e la diffusione illegale di musica in for-mato mp3 rappresenta uno degli esempi più noti),il tema DRM è oggi al centro di frequenti dibattitie proposte, che vedono naturalmente tra i princi-pali artefici e sostenitori proprio i content provider(case editrici e industrie discografiche e cinemato-grafiche).

In figura 7 è riportato un modello abbastanzagenerale del processo realizzato da un sistema DRM,comprendente l’intera catena di produzione, distri-buzione e fruizione dei contenuti. Alla fase di produ-zione, nella quale si sceglie la codifica da utilizzare(si pensi, ad esempio, al formato MPEG-4 per i con-tenuti audiovisivi o ai formati e-book di Microsoft eAdobe nel caso di libri digitali), segue la protezionedel contenuto (attraverso opportune tecniche dicifratura) e la definizione e l’associazione dei diritti(o licenze), che chiariscono i termini e le condizionicon cui il bene può essere utilizzato in seguito all’ac-

ALCUNE TECNOLOGIE DISICUREZZA NEI PROCESSIDELL’E-COMMERCE

Certificati digitali e firma elettro-nica

I certificati digitali sono l'elementochiave di tutte le moderne tecnolo-gie informatiche riguardanti la sicu-rezza. Il problema di Internet è chenon si può mai con certezza saperecon chi si sta comunicando e a chisi stanno inviando informazioni. Icertificati digitali risolvono questoproblema: un’Autorità di certifica-zione, al di sopra delle parti, rilasciadei veri e propri certificati a chi nefaccia richiesta, dopo averne atte-stato l'identità. È possibile perciòpresentare un certificato al propriointerlocutore che, controllandone lavalidità, può essere sicuro dell'iden-tità della persona con cui sta dialo-gando o scambiando informazioni.

In una transazione, effettuataattraverso i certificati digitali, èpossibile cifrare l’informazionescambiata in modo che risultiaccessibile soltanto al destinatarioe proteggere l’informazione tra-smessa da modifiche garantendonel’autenticità. Le operazioni volte agarantirne l’autenticità dell’infor-mazione e l’integrità, proteggen-dola da modifiche messe in atto daterzi, sono a tutti gli effetti equiva-lenti a una firma messa in calce aun documento cartaceo e pren-dono il nome di firma elettronica.

La tecnologia su cui si basano icertificati è quella della crittografiaa chiave pubblica (o asimmetrica)e prevede l’associazione di una

coppia di chiavi, una pubblica euna privata, a ogni certificato. Ilprincipio fondamentale su cui sibasa la crittografia asimmetrica èche quanto viene cifrato con lachiave pubblica può essere deci-frato soltanto con quella privata eviceversa. Le chiavi pubblichesono note a tutti e possono essereusate per cifrare le informazioni,in modo da renderle accessibilisoltanto al detentore del certifi-cato (l’unico a conoscenza dellachiave privata). La chiave privata,invece, viene usata per apporreuna firma elettronica in grado digarantire l’autenticità e l’integritàdel messaggio inviato: la firma ècostituita da un hash univocoassociato al contenuto del mes-saggio e cifrato con la propriachiave privata (questo permette achiunque di verificare la firmaapposta, utilizzando la corrispon-dente chiave pubblica).

I certificati hanno una validità tem-porale limitata e garantiscono l’iden-tità di una figura in rete in quantoessi contengono una copia dellachiave pubblica di tale entità, “con-trofirmata” digitalmente da una terzaparte garante. Questa terza parte è ingenere un Ente indipendente, pub-blico o privato, chiamato CA(Certification Authority). Una voltache il certificato è scaduto, l’Entegarante ne emette uno nuovo einserisce quello scaduto nella CRL(Certificate Revocation List). Icertificati digitali seguono lo stan-dard X.509 e contengono, oltre allachiave pubblica dell’utente, varieinformazioni tra cui il periodo divalidità, il numero del certificato, ilnome dell’utente e quello della CAemittente.

Il protocollo SSL

Il protocollo SSL (Secure SocketLayer) è lo standard usato per lasicurezza delle comunicazioni sulweb ed è basato sull’uso di certifi-cati digitali. La presenza sul serverweb di tale protocollo consente diinstaurare tra il server in oggetto eil client un canale di comunica-zione sicuro. I principali browser ei più diffusi programmi di postaelettronica gestiscono questo proto-collo e permettono quindi di scam-biare in modo sicuro le informa-zioni con un server abilitato.

Il protocollo SSL prevede la pre-senza di un certificato digitale cheattesti l’identità del server con cuisi effettua la comunicazione; il cer-tificato è usato per instaurare uncanale cifrato con il client, inmodo che l’informazione scam-biata non sia accessibile a terzi. Laconnessione SSL è largamente uti-lizzata per il trasferimento sul ser-ver di informazioni sensibili, qualiad esempio i dati relativi alla cartadi credito con cui si effettua unpagamento on-line.

L’uso del solo protocollo SSL,secondo lo scenario descritto in pre-cedenza, permette di verificare l’i-dentità del server a cui vengonoinviati i dati, ma non offre nessunagaranzia sull’identità del client: nelcaso, ad esempio, di un acquisto on-line, il venditore non ha alcunagaranzia sull’identità di chi sta effet-tuando l’acquisto. Nel caso in cuianche il client abbia a disposizioneun certificato, il protocollo SSL pre-vede la possibilità di utilizzare que-sto certificato per la verifica dellasua identità.

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quisto. La definizione di queste condizioni dipendedal sistema impiegato; in generale, diverse tipologiedi diritti (modalità di licenza) possono essere messea disposizione del consumatore finale, permettendol’acquisto di diverse licenze di fruizione: nel caso di

un brano musicale si può, ad esempio, limitare ilnumero di volte o il periodo temporale in cui ilbrano può essere ascoltato. Nel caso di un librodigitale si può fornire o no la possibilità di stam-parlo su carta.

In generale, un sistema DRM permette didefinire i diritti d’uso per tutti gli attori dellacatena di distribuzione (distributori, rivenditori econsumatori finali); oltre alle licenze dirette alconsumatore, si possono cioè definire anchelicenze che abilitano alla distribuzione e alla ven-dita a terzi.

La fase finale comprende la messa in venditada parte di un distributore o di un rivenditore el’utilizzo di un client (viewer/player) che è inte-grato con i meccanismi di protezione della catenadistributiva e che permette di utilizzare il conte-nuto soltanto sulla base dei diritti che sono statiacquistati. Le fasi di acquisto e fruizione dei con-tenuti sono mostrate in figura e prevedono il rila-scio delle l icenze d’uso al cl ient soltanto inseguito all’acquisto. Avere a disposizione diffe-renti modalità di licenza rende possibile definirenuovi modelli di vendita dei contenuti: nel casodella musica, ad esempio, è possibile mettere invendita abbonamenti limitati nel tempo per l’a-scolto di un certo numero di audizioni. Un con-cetto interessante - spesso introdotto nelle piat-taforme DRM - è quello della superdistribuzione:se un contenuto non è utilizzabile senza licenzad’uso associata, è possibile il libero scambio deicontenuti tra gli utenti. Il tentativo di accesso adun bene protetto, non acquistato, comporta ilritorno del client al sito del rivenditore o deldistributore dove esso può acquistare la licenza.

4. e-commerce: alcunetendenze evolutive

Come mostrato in precedenza, le tecnologie e-commerce spingono i processi di business delle

aziende a rapidi adatta-menti: le situazioni tradizio-nali di supply chain, consiste-vano sostanzialmente in uninsieme di operazionisequenzial i dirette fra idiversi attor i , in cui i lcliente utente dialogava solocon il fornitore; il fornitorecon l’intermediario; l’inter-mediario con il produttoredel bene. Oggi si va versomodelli di interazione tipi-camente a maglia, secondocui ogni elemento del lacatena può interagire diret-tamente con tutti gli altri.

Questa nuova possibilitàintroduce un percorso evo-lutivo per cui ogni aziendamira a concentrarsi sul pro-prio core business, lasciandoa terze part i a lcuni ruol idella catena del valore (ad

esempio la logistica) e mantenendo una strettainterazione con esse all’interno della soluzioneB2B. Questa tendenza spinge, in realtà, ancheall’introduzione di nuove soluzioni di e-commercepiù verticalizzate, all’interno delle quali svilupparele proprie attività core, continuando a mantenereattive le funzionalità di interazione verso ambientiorizzontali (ad esempio, di marketplace).

Entrando più in particolare all’interno del B2B,le prospettive di sviluppo dell’e-procurement sonorese sicuramente più concrete dalla crescentedisponibilità di nuove piattaforme tecnologiche,che semplificheranno ulteriormente il collega-mento tra le infrastrutture informatiche dei diversiattori coinvolti, contribuendo significativamenteall’ottimizzazione del processo di acquisto di benistrategici e a snel l i re gl i acquist i MRO. Inaggiunta è prevedibile che le funzionalità base diuna soluzione di e-procurement si arricchiranno dinuove componenti transazionali (ad esempio leaste), oltre che di funzioni per attività collabora-tive.

Anche nel settore dei marketplace è concretal’esigenza di disporre di nuovi modelli, che affian-cheranno quelli più tradizionali di tipo orizzontale(Commerce One, Ariba, ...). In questo settore sidiffonderà sempre più i l modello di verticalmarketplace, imperniato su settori verticali di pro-duzione che in molti casi prenderanno la forma dimicro marketplace, orientati alla soluzione diaspetti specifici di un’azienda o di comunità d’in-teressi (ad esempio distretti industriali). È da sot-tolineare che le scelte verso marketplace verticaliintroducono variabili gestionali e di costi che pos-sono essere significative e che potrebbero essere

Contenutooriginale

Creazione

Artista oautore

Contenutocodificato

Produzione

Viewer/Player

Fruizione

1*

1* navigazione e acquisto2* rilascio licenza d’uso3* accesso al contenuto

3*

2*

Consumatore

Contenutoprotetto

Protezione

Editore oproduttore

Contenutoprotetto

Dirittid’uso

Definizionedei diritti d’uso

Contenutoprotetto

Dirittid’uso

Politiche di vendita

Vendita

Distributore orivenditore

Figura 7 Processo di produzione, distribuzione e fruizione di un contenuto protetto.

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Castrogiovanni - Magliano - Sciarappa • Architetture, tecnologie e modelli funzionali nell’e-commerce

ulteriormente accentuate nel caso di micro-marketplace.

Anche il settore B2C, pur con gli impatti nega-tivi determinati dalla fase critica in cui versano ledotcom, sarà oggetto di un’evoluzione positiva,seppure con percentuali di crescita inferiori aquanto si ipotizza per il B2B.

La spinta maggiore sarà quindi data propriodalle aziende che, oltre a utilizzare queste solu-zioni per la vendita on-line, le utilizzeranno comeun importante mezzo per fidelizzare il clientefinale.

5. Conclusioni

L’articolo puntualizza gli aspetti tecnologici,architetturali e funzionali presenti, o previsti nelprossimo futuro come evoluzioni, per le soluzioni die-commerce B2B e B2C, con l’obiettivo di contri-

buire alla formazione di un quadro armonizzatodelle funzioni richieste e degli standard tecnologicidi riferimento, oltre che di fornire un contributo allacomprensione dei processi presenti nella fase discelta di una soluzione di e-commerce. Tra i puntitrattati sembra opportuno richiamare l’aspetto distandardizzazione, di rilievo per la scelta di soluzioniin grado di garantire l’evoluzione del propriomodello di e-commerce, che sarà sempre più al cen-tro di crescenti interazioni con i modelli di businessadottati da altri attori della catena (fornitori, acqui-renti, …).

Un altro elemento di rilievo, sottolineato nell’ar-ticolo, riguarda l’evoluzione dei servizi di market-place verso un modello in cui i servizi non sononecessariamente concentrati in un unico punto, masono offerti da un insieme di marketplace connessitra loro in rete.

Questo è il risultato di una tendenza in atto per

ALCUNI STANDARD E INI-ZIATIVE NEL CONTESTODRM (DIGITAL RIGHTSMANAGEMENT)

Di seguito sono indicati sinteti-camente alcuni standard ed ini-ziative nell’ambito DRM; si notiche al momento non esistonostandard universalmente accet-tat i e che queste sono soloalcune delle proposte più signifi-cative, selezionate in un pano-rama molto vasto e variegato.

XrML (eXstensible rights Mark-up Language): è uno degli stan-dard emergenti per la definizionedei diritti d’uso associati a uncontenuto digitale. La specificaXrML, proposta da Xerox, èaperta, disponibile gratuitamenteper l’impiego (royalty-free) e hail supporto di alcuni importantiplayer protagonisti del settore(tra gli altri Adobe e Microsoft).La specifica permette di proteg-gere diversi t ipi di contenuti(libri, film, musica e giochi) epermette di def inire i d ir i t t iassociati al le singole parti diun’opera, consentendo di defi-nire per ognuna di esse anche leinformazioni necessar ie pereffettuare la transazione econo-mica tra le parti coinvolte.

EBX (Electronic Book Exchan-ge): è stato proposto per offrireun supporto sicuro a tutta lacatena di distribuzione di libri informato digitale (e-book) ed èimpiegato come protocollo per iltrasferimento dei diritti d’uso inmodo sicuro tra due entità (dal-l ’edi tore a l d istr ibutore, daldistributore al rivenditore e dalr ivenditore a l consumatorefinale). Il principio generale sucui si basa - simile a quello dimolt i s is temi DRM - prevedel ’uso di una doppia coppia dichiavi, una simmetrica e unaasimmetrica. La prima è utiliz-zata per cifrare il contenuto dellapubblicazione; la seconda pergenerare un certificato digitaleper l’identificazione del sistemasu cui occorre tras fer ire lalicenza d’uso (il certificato vieneassociato al sistema EBX dell’a-zienda che lo ha fornito). Lachiave pubblica del certificato èusata per proteggere il trasferi-mento della ricevuta (voucher),contenente la chiave simmetricaper decifrare il contenuto ed idiritti acquistati sul libro (adesempio, “cedibile”, “stampa-bile”, “prestabile”). Il voucher èmemorizzato in modo protetto sulsistema certificato EBX e puòessere modificato dal sistema chelo ha memorizzato in base all’usoche si fa del contenuto (ad esem-pio, quando un distributore tra-sferisce un e-book a un’altra

entità, il suo software EBX riducecorrispondentemente il numerodi copie disponibili nel voucher).

SDMI (Secure Digi tal MusicInitiative): comprende più dicentottanta aziende e organizza-zioni che rappresentano sia i for-nitori di tecnologie che l’indu-stria discografica e ha l’obiettivodi definire un insieme di requi-siti funzionali e linee guida nelsettore delle tecnologie di prote-zione per distribuire, memoriz-zare e r iprodurre contenutimusicali.

MPEG IPMP (Moving PicturesExperts Group IntellectualProperty Management andProtection): si tratta di un’inizia-tiva che, nell’ambito dei gruppi distandardizzazione MPEG, mira adefinire un sistema DRM aperto, ingrado di garantire l’interoperabilitàtra applicazioni, dispositivi esistemi differenti. L’architetturaproposta definisce un insieme diinterfacce standard che permet-tono l’accesso a contenuti che uti-lizzano sistemi di protezione (IPMPSystem) offerti da diversi fornitori.Le interfacce definite sono due:una relativa ai servizi applicativiche devono interagire con i conte-nuti protetti (Application ServicesAPI) e una per il download deisistemi IPMP e delle regole usateper decifrare il contenuto (IPMPServices API).

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cui da marketplace orizzontali e generalisti si vaverso soluzioni verticali, con crescenti funzionilegate alle transazioni e di tipo collaborativo; propriole funzioni collaborative, a supporto delle transa-zioni e ancor più dei processi di fulfillment (acquisi-zione dell’ordine, preparazione del prodotto, spedi-zione, ...), registreranno un trend di crescita signifi-cativo a supporto di nuovi modi di fare e-businessquali, ad esempio, forme di aggregazione degli

acquisti, vendita di capacità produttiva e gestionedell’invenduto [7].

Dal punto di vista degli acquirenti, le evoluzionisaranno particolarmente significative nella direzionedi individuare soluzioni che favoriscano la riduzionedi costi, attraverso adeguati strumenti di ricerca e dicomparazione dei prodotti e mediante strumenti ingrado di monitorare in modo appropriato i processiche caratterizzano le attività di business.

Tendenze nell’e-commerce: case study

“Marketplace di distretto per PMI”

I distretti industriali sono sistemi distribuiti di imprese di piccole dimensioni che hannosviluppato competenze specializzate raggiungendo un vantaggio competitivo costruitosulla flessibilità e sulla personalizzazione dei prodotti in stretta collaborazione con iclienti. Si è in presenza di un modello di business funzionante su cui si sente la necessitàdi intervenire per coprire nuove funzionalità di collaborazione, dirette essenzialmentealle ottimizzazioni dei processi di aggregazione dei bisogni e alla possibilità di disporre diservizi per la cooperazione, sia con aziende interne che esterne al distretto [6].

Il contesto delle esigenze trova risposta nei servizi di marketplace verticali dotati di fun-zionalità che consentano alle aziende del distretto di: • aggregare le richieste di acquisto di beni diretti ed indiretti, per aumentare il potere di

acquisto e di contrattazione con i fornitori;• offrire la capacità produttiva e la loro produzione a imprese esterne al distretto;• essere maggiormente visibili e condividere i costi di comunicazione, per conquistare

quote di mercato aggiuntive.

La figura A illustra una soluzione prototipale sviluppata da TILAB contenente funziona-lità applicative di supporto alle richieste sopra indicate.

Figura A Soluzione prototipale di portale per distretto industriale.

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[1] Norris, M.; West, S.; Gaughan, K.: E-Businessessentials - Technology and network requirement forthe e-marketplace. Wiley, 1999.

[2] Vollmann, T.E.; Cordon, C.; Heikkila, J.:Teaching Supply Chain Management to BusinessExecutives. «Production and OperationsManagement», Vol. 9, n. 1, primavera 2000.

[3] Evaluates B2B E-Procuremet. Guide to the evalua-tions, Ovum 2001.

[4] EMarketplace face the law. The Forrester Report(www.forrester.com), 2000.

[5] Greenstein, M.; Feiman, T.M.: Electronic com-merce: Security, Risk Management and Control.McGraw-Hill Higher Educational, Irwin, 2000.

[6] Bianchi, A.; Bottacin, P.: E-commerce e piccole emedie imprese: opportunità e specificità. Su questostesso numero del «Notiziario TecnicoTelecom Italia».

[7] E-business: realtà e prospettive. RapportoFedercomin, ottobre 2001.

Antonio Sciarappa si è laureato in IngegneriaElettronica presso il Politecnico di Torino. Èentrato in CSELT (oggi TILAB) nel 1974, doveha condotto studi nel campo del segnaletelevisivo e dei terminali multimediali .Successivamente, come responsabile di linea diricerca nel settore dei dati e dei servizitelematici, ha proseguito gli studi sulleapplicazioni, in ambiente fisso e mobile collegatealle problematiche di qualità e di usabilità. Dal1999 è responsabile dell’area di ricerca

“Applicazioni verticali ed e-commerce” all’interno della quale seguele attività di studio e di sviluppo di soluzioni sistemistiche edapplicative orientate all’e-business. Responsabile di progetti di ricercanazionali ed europei, collabora con i settori della CommissioneEuropea preposti alla definizione dei programmi di ricerca.

Pino Castrogiovanni si è laureato in Scienzedell’Informazione presso l’Università degli Studidi Torino nel 1999, ed è entrato in CSELT (oggiTILAB) nello stesso anno. Dopo un periodoiniziale di attività inerenti lo studio e larealizzazione di servizi di videocomunicazionesu reti IP, con particolare attenzione alleproblematiche di qualità del servizio, a partiredal 2000 è entrato a far parte dell’area di ricerca“Applicazioni verticali ed e-commerce”, dovericopre il ruolo di System Expert. È ora

impegnato nello studio e nella realizzazione di soluzioni di e-commerce orientate al settore PMI ed alla vendita di beni digitali.

Paolo Magliano si è laureato in IngegneriaElettronica presso l’Università degli studi diSalerno. Nel 2001 è entrato in CSELT (oggiTILAB), presso l’area “Applicazioni verticalied e-commerce” dove ha condotto studi susistemi di e-procurement, e-marketplace, e-mall. In particolare si è occupato diprogettazione di portali Internet di tipo B2B eB2C. Ha partecipato alla realizzazione diprogetti di e-procurement in tecnologia SAPed Oracle. È ora responsabile di taskforce in

un progetto Eurescom.

API Application Programming InterfaceASP Active Server PagesB2B Business to BusinessB2C Business to ConsumerCA Certification AuthorityCBL Component Business LibraryC2C Consumer to ConsumerCRL Certificate Revocation ListCSP Commercial Service ProviderDCOM Distributed Common Object ModelDNS Domain Name SystemDRM Digital Rights ManagementDTD Document Type DefinitionEBX Electronic Book eXchangeEDI Electronic Data InterchangeERP Enterprise Resource PlanningFTP File Transfer ProtocolHTML Hyper Text Markup LanguageHTTP HyperText Transfer ProtocolHTTPS HTTP SecureIPMP Intellectual Property Management and

ProtectionISP Internet Service ProviderJ2EE Java 2 Enterprise EditionJSP Java Server PagesLAN Local Area NetworkMPEG Moving Pictures Experts GroupMRO Maintenance, Repair and OperationsMRP Material Requirements PlanningNICS North american Industry Classification

SchemeOASIS Organization for the Advancement of

Structured Information StandardsOBI Open Buying on the InternetPIP Partner Interface ProcessRdA Richiesta di AcquistoRFI Request For InformationRFP Request For ProposalRFQ Request For QuotationRPC Remote Procedure CallSDMI Secure Digital Music InitiativeSET Secure Electronic TransactionSGML Standard Generalized Mark-up LanguageSMTP Simple Mail Tranfer ProtocolSOAP Simple Object Access ProtocolSOX Schema for Object-oriented XMLSSL Secure Socket LayerTCP/IP Transmission Control Protocol over

Internet ProtocolUDDI Universal Description, Discovery and

IntegrationUNSPSC UNiversal Standard Products and

Services ClassificationWML Wireless Markup LanguageWSDL Web Services Description LanguageW3C World Wide Web ConsortiumXDR XML Data ReducedXML eXtensible Mark-up LanguageXrML eXtensible rights Mark-up LanguageXSDL XML Schema Definition LanguageXSL eXtensible Stylesheet Language

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Commercio

elettronico

e-commerce e piccole e medie imprese:opportunità e specificità

1. Introduzione

In quest’articolo sono riportate alcune riflessionisu opportunità, minacce e ostacoli che si presentanonell’introduzione e nell’impiego all’accesso e all’usoefficace delle tecnologie di rete e di soluzioni dicommercio elettronico da parte delle PMI (Piccole eMedie Imprese). Nelle pagine seguenti si osserva l’e-commerce sotto diversi aspetti: anzitutto viene fattoriferimento al B2C (Business-to-Consumer) e al B2B(Business-to-Business). Si passa poi a esaminare l’e-business, che implica sempre una relazione commer-ciale, quando la sua utilizzazione non è limitata allagestione di un processo interno a una singolaimpresa ma coinvolge nel processo più di un’im-presa. È presentata, infine, la gestione delle transa-zioni e dei processi all ' interno di una singolaazienda, nell’ambiente circoscritto da essa governatoe nel contesto territoriale - settoriale - sistema delvalore-filiera cui la stessa azienda partecipa.

Le considerazioni qui di seguito esposte sonoquindi basate sull’evoluzione consentita dal para-digma Internet, sul sensibile sviluppo di nuove appli-cazioni di tecnologie di rete, sul fiorire di nuovi forni-tori di servizi e di nuovi intermediari on-line, sull’e-

mergere di nuove potenzialità di gestione, di rela-zione e di business sia per le attività già consolidatesia per quelle nuove. L’attenzione è rivolta, in partico-lare, alle aziende che operano nell’industria manifat-turiera in settori tipici del “made in Italy”. Questeaziende svolgono di rado la propria attività da sole, main genere sono inserite in un sistema di interazionicon altre imprese lungo filiere produttive e hannocosì la capacità di generare relazioni e di essere coin-volte da altre aziende, italiane e non. Allo stessotempo esse perseguono l’obiettivo di rivolgersi a mer-cati internazionali e si ripromettono di imboccarenuovi percorsi per la propria attività.

In questo quadro, soluzioni on-line possono ren-dere praticabili - e spesso agevolare - le strategie volteal contenimento dei costi, tramite la crescita dell’effi-cienza sia nel processo produttivo, sia nella gestionedegli approvvigionamenti, sia anche nelle relazionicon il mercato, e possono anche favorire tutte leazioni tese a incrementare la quota di mercato tramiteun miglior posizionamento competitivo e l’acquisi-zione di nuovi mercati.

Una seconda dimensione, connessa alle potenzia-lità delle tecnologie di rete, riguarda l’ampliamentodelle attività svolte dalle imprese e l’avvio di nuove

ANNAFLAVIA BIANCHI

PAOLO BOTTACIN

Il contributo è centrato su opportunità, minacce e ostacoli all’accesso e all’uso efficace ditecnologie di rete e di soluzioni di commercio elettronico da parte delle PMI (Piccole e MedieImprese) nei processi interni a ciascuna impresa ma soprattutto nelle relazioni con altreimprese operanti a monte o a valle del processo produttivo fino al mercato finale.Strategie perseguite: contenimento dei costi, crescita dell’efficienza, miglior posizionamentocompetitivo e acquisizione di nuovi mercati; ma anche ampliamento delle attività, avviodi nuove linee di business. Una novità di grande rilievo, soprattutto per le PMI, è la fun-zione di facilitatore delle interfacce e di interazione fra applicativi, svolta da Internet che,unita alla maggiore portata delle reti, permette alle imprese di utilizzare applicazioni eservizi ospitati e gestiti da terzi, gli ASP (Application Service Provider), sostenendo essecosì, solo un costo legato all’impiego. Nel contributo vengono presentati dati sintetici rela-tivi all’impiego di soluzioni di rete da parte di PMI in una trentina di aree distrettualiitaliane. Le relazioni esistenti fra le imprese e la gestione di scambi informativi rappre-sentano il terreno privilegiato per lo sviluppo di applicazioni condivise, disponibili in rete.Per scegliere se e cosa adottare, ciascuna impresa dovrà poter confrontare costi diretti eindiretti con i benefici attesi. Fatte salve la varietà e la specificità di ciascuna impresa, lefunzioni di cui i singoli processi sono composti presentano molti elementi in comune chesembrano giustificare un investimento in applicativi da proporre al mercato in forma con-divisa, di particolare interesse per aggregati di piccole imprese con interessi comuni.

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Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

linee di business in comparti prima inesplorati.È una strada più audace e rischiosa, che richiede,

per essere attuata, un contesto favorevole e che noné, d’altra parte, riservata solo alle nuove imprese, mache può anche prendere le mosse dalla valorizzazionee dall’evoluzione di esperienze di successo in un per-corso mirato a razionalizzare i processi e le relazioni inaziende tradizionali.

Una novità di grande rilievo, soprattutto per lePMI, riguarda poi l’universalità del protocollo dicomunicazione di Internet. La funzione, infatti, difacilitatore delle interfacce e di interazione fra appli-cativi svolta da Internet, unita alla maggiore portatadelle reti, ha permesso alle aziende di utilizzareapplicazioni e servizi ospitati e gestiti da terzi, gli ASP(Application Service Provider), sostenendo esse cosìsolo un costo legato all’impiego. Le relazioni esistentifra le imprese e la gestione di scambi informativi,posti alla base delle attività di approvvigionamento,di processi produttivi - ai quali partecipano numeroseimprese specializzate in singole fasi di produzione - equelle di rapporto con il mercato, sia business chefinale, rappresentano poi il terreno privilegiato per losviluppo di applicazioni condivise, disponibili in rete.

Fatte salve la varietà e la specificità di ciascunaimpresa, le funzioni, di cui i singoli processi sonocomposti, presentano molti elementi in comune chesembrano giustificare un investimento in applicativida proporre al mercato in forma condivisa. L’impiego

congiunto delle tecnologie di rete assume un partico-lare interesse sia per le imprese di piccole dimensioni- non pronte a sostenere alti investimenti in sistemidi cui difficilmente in anticipo riescono a quantificarei benefici - sia per gli aggregati di piccole imprese, giàaccomunati dall’appartenenza a uno stesso distretto,dalla vicinanza territoriale e dalla condivisione deiproblemi relativi al settore in cui esse operano, o chefanno parte di una stessa filiera e che quindi condivi-dono rapporti analoghi tra clienti e fornitori.

2. Caratteristiche distintive per le PMI: dimensione, organizzazione industriale e sistema di relazioni

Il sistema economico italiano è caratterizzato dauna presenza di rilievo di PMI: più del 99 per centodel totale delle aziende opera, infatti, con meno diduecentocinquanta addetti, e, in particolare, nel set-tore manifatturiero le PMI assorbono il 75 per centocirca dell’occupazione (tabelle 1 e 2).

Le esigenze di comunicazione di un’impresa sonostrettamente legate al tipo di attività da essa svolta,alle caratteristiche del settore, all’estensione del mer-cato nel quale essa opera e alla strategia competitivaadottata dall’azienda.

Le variabili che consentono da un punto di vistagenerale di entrare nel merito delle esigenze dicomunicazione - e che sono in parte strutturali e inparte di relazioni e organizzative e, perciò, soggette aprofonde modifiche causate dalle stesse scelte comu-nicative - sono:• dimensione (fatturato e dipendenti);• struttura organizzativa;• complessità del ciclo di produzione;• numerosità dei prodotti;• distribuzione geografica della produzione ed

estensione del mercato;• grado di instabilità della domanda, e quindi

legami con le strategie aziendali relative all’orga-nizzazione della produzione e della distribuzione,all’accesso a nuovi mercati, …;

• gestione sia di accordi di collaborazione con altreimprese sia di riorganizzazione dell’azienda provo-cata da processi di acquisizione;

• natura delle relazioni con i fornitori e con i clienti,sia quando questi ultimi operino in altre impresesia nei casi in cui essi siano i consumatori finali;

• necessità di accesso a fonti di informazione su tec-nologia, normative, mercati e concorrenti;

• stile di conduzione dell'impresa e, in particolare,di tipo centralizzato o decentrato;

• attività svolta dall'impresa: beni o servizi congrande o con limitata diffusione; attività di produ-zione, di ingegneria o di distribuzione; collabora-zione con partner; trasferimento di conoscenze, …;

• circuiti di distribuzione: diretta o indiretta, conordini per corrispondenza o per telefono;

• tipo di beni prodotti: materiali (trasportabili inlocalità distanti oppure deperibili, voluminosi, …)o immateriali (basati sulla competenza e sulleconoscenze o, anche, sulla gestione di fondi o diinformazioni).

<5 addetti

400.000n¡ imprese

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio 1996, Roma

800.000

>250 addetti

1.400

1.200.000

Totale imprese

551.400

4.900.000

5-250 addetti

150.000

2.900.000n¡ addetti

Tabella 1 Imprese e addetti nel settore manifatturiero inItalia.

Fonte: ISTAT (1999), l conti degli italiani, Roma

1-9

a) Italia

b) Unione Europea

24,2Industria (%)

65

50-249 >25010-49

65Servizi (%)

Costruzioni (%)

47,6

30,9

24,7

24,7

21,3

19,5

6,4

6,4

11,4

25,4

3,9

3,9

19,7

Totale

100

100

100

100Totale (%)

14,0Industria (%)

45,6

42,3Servizi (%)

Costruzioni (%)

33,2

19,4

28,6

17,5

19,3

19,4

13,5

10

13,5

47,2

12,3

30,2

34,0

100

100

100

100Totale (%)

Addetti

Addetti 1-9 50-249 >25010-49 Totale

Tabella 2 Distribuzione percentuale degli addetti, suddi-visi per classi dimensionali e per macrosettoridi attività.

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52 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

2.1 Il concetto di filiera

Le opportunità offerte dalla gestione di procession-line sono state rese più di frequente disponibilisoprattutto ai grandi utilizzatori localizzati in areeurbane, in particolare in quelle metropolitane o nelleregioni più avanzate. Per le imprese di piccoledimensioni o disperse sul territorio, le opportunitàfornite dalle tecnologie di rete - quali, ad esempio, ilsuperamento delle barriere geografiche; l’outsourcingdi funzioni aziendali; il decentramento di fasi di pro-duzione; la decentralizzazione della fornitura dialcuni servizi pubblici; la maggiore efficienza nelgestire le modifiche della produzione per risponderealla domanda - si sono manifestate, invece, accompa-gnate da forti pressioni e da minacce di esclusione dalsettore di attività nel quale esse operano.

È utile, nell’analisi delle dinamiche che si deter-minano fra aziende, a fronte di nuovi strumenti dilavoro e di comunicazione in rete, far ricorso alla teoriadella catena del valore di Porter o al concetto di filiera.In entrambi gli approcci sono anzitutto presi in esamei flussi di merci e di servizi fra imprese impegnatenello stesso processo produttivo; in secondo luogo lasuddivisione di funzioni fra di esse e, infine, l’apportodi semilavorati, di componenti e di servizi da aziende

non appartenenti allo stesso settore di attività. In baseall’esame di questi elementi, viene poi ricostruito ilprocesso che va dal fornitore di materie prime all’uti-lizzatore finale. L’enfasi è posta sulle relazioni cheintercorrono tra attori o agenti economici, e in parti-colare su legami e su rapporti di forza fra loro esi-stenti: legami esterni o verticali e legami interni a cia-scuna impresa.

Secondo Porter, il livello macro di un sistema eco-nomico può essere rappresentato come un insiemecomplesso di sistemi del valore ciascuno dei quali con-siste di una o più imprese fornitrici, produttrici, ditrasporto e di unità acquirenti.

Mentre la Società industriale è basata su tecnolo-gie legate ai processi produttivi che si svolgono all’in-terno di imprese, le relazioni che si stabiliscono nellaSocietà dell’informazione sono relative a processiamministrativi ed a legami esterni e interni all’im-presa. Ciò significa che quegli elementi (i singoliprocessi) oltre che isolati analiticamente - identificaticome processi o funzioni con proprietà distinguibilil’una dall’altra, pur se svolti nello stesso ambito edallo stesso soggetto - possono essere anche separatioggettivamente, svolti, cioè, da soggetti diversi e inambiti o momenti diversi. Lo smembramento dinessi e funzioni comporta che l’e-commerce possa

La filiera e il distretto industriale

Il concetto di filiera prende corpo nella letteratura francese degli anni Settanta e sibasa su un problema analizzato a partire dalla teoria dell’integrazione verticale. Lafiliera è un insieme articolato di attività economiche tra loro connesse, la cui integra-zione è il risultato di articolazioni in termini di mercati, di tecnologie e di capitali.Diversi approcci hanno posto l’accento sulla dimensione tecnica, sulla strategia degliagenti economici, sulle potenzialità di intervento di politica industriale, sulla filieracome modalità di scomposizione e come analisi del sistema produttivo. Una stessaimpresa può far parte di diverse filiere, se, ad esempio, ha un rapporto stabile di for-nitura di beni o servizi che entrano a far parte integrante dei vari processi produttivi,ciascuno dei quali caratterizza una diversa filiera.

Il concetto di distretto industriale, elaborato da Alfred Marshall nel XIX secolo, èstato introdotto in Italia da Giacomo Becattini ed è stato ripreso e arricchito anzi-tutto da Sebastiano Brusco e, poi, adottato dagli economisti industriali e dagli econo-misti regionali italiani negli anni Settanta e Ottanta, dando origine a numerosi studie approfondimenti molto utili per supplire alla mancanza di strumenti conoscitivisufficientemente analitici, per poi entrare negli anni Novanta nel lessico comune poli-tico-istituzionale del Paese. La definizione sintetica marshalliana di distretto indu-striale era quella di una factory without walls, di una fabbrica senza mura, sparsasul territorio in un’area geografica delimitata e con una specializzazione settoriale.Una qualificazione ulteriore fornita da Becattini nel 1989 recita: “Definisco ildistretto industriale come un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla compre-senza attiva, in un’area territoriale circoscritta, naturalisticamente e storicamentedeterminata, di una comunità di persone e di una popolazione di imprese”. Le carat-teristiche di maggior rilievo della popolazione di imprese sono: appartenenza almedesimo settore; dimensioni aziendali piccole o medie; raggruppamento nellostesso ambito geografico; divisione del lavoro in senso orizzontale e soprattutto ver-ticale, resa possibile dalla scomponibilità dei processi produttivi; specializzazione;flessibilità; economie esterne di agglomerazione.

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essere utilizzato per ricombinare legami all’interno dicatene e di sistemi del valore in modo nuovo, attra-versando e superando i tradizionali confini settorialie geografici.

Per analizzare più in dettaglio le strutture orga-nizzativo-relazionali fra PMI, si è utilizzato un ulte-riore strumento di classificazione e di analisi: il polodi specializzazione produttiva. Con uno strumentomesso a punto da Future Centre di Telecom Italia, incollaborazione con Consiel e denominato CompetitiveM@p, sono stati identificati nel sistema industrialeitaliano più di settecentocinquanta poli. Una parte diessi rappresenta una disaggregazione dei distrettiindustriali già noti. Un’altra parte consente di identi-ficare microaree di specializzazione e di concentra-zione geografica, permette di cogliere nuove dinami-che nei distretti e di identificare piccole multinazio-nali o piccole aree di specializzazione.

Ciascun polo contiene imprese con problemati-che simili, alle quali, tramite i nuovi strumenti dicomunicazione e di e-commerce, è possibile desti-nare strumenti condivisibili dagli utilizzatori inquanto rispondenti a un interesse comune.

2.2 Il distretto industriale

Molto è stato scritto sulla particolare organizza-zione industriale con struttura locale, che è fioritasoprattutto nel contesto italiano del cosiddetto NEC(Nord, Est e Centro), e che è caratterizzata da un’ele-vata suddivisione del lavoro e dall’articolazione delprocesso produttivo in fasi sempre più specializzatefra un insieme assai ampio di piccole imprese concen-trate sul territorio. A questa impostazione produttivacorrisponde un mix propulsivo di competizione e dicooperazione e un’elevata flessibilità e tenacia, deri-vante da una significativa idea-progetto posta allabase di ciascuna micro-impresa. Questo tipo di orga-nizzazione industriale è stato contrassegnato da unsensibile sviluppo negli anni Ottanta e da una pro-gressiva trasformazione e apertura verso partner di

altre comunità, unita, negli anni Novanta, all’esigenzadi conservare un profondo radicamento sul territorio.

I distretti industriali italiani - molti dei quali sonostati scelti come elemento di analisi da alcuni studiosidi economia industriale e di economia territoriale nelventennio appena concluso - sono stati rilevatidall’ISTAT nel censimento intermedio del 1996(tabella 3).

La quota di addetti impiegati in ambito distret-tuale è di poco inferiore al 45 per cento del totaledegli addetti operanti nell’industria manifatturiera.

Osservando la localizzazione geografica deidistretti (tabella 4), si ha una conferma dell’impor-tanza del fenomeno dell’organizzazione industrialeterritoriale nelle regioni della cosiddetta Terza Italia:l’area del NEC.

Una quota rilevante delle imprese con meno di250 addetti, operanti nel settore manifatturiero, èinserita in un contesto distrettuale. Gran parte diquelle rimanenti partecipa, invece, a una filiera pro-duttiva come sub-fornitore di aziende medio-grandi.Una quota assai esigua di piccole imprese svolge lapropria attività in isolation, fuori cioè da un contestodi relazioni con altre imprese ed effettua al propriointerno tutte le fasi di un intero processo di trasfor-mazione: dalla materia prima o dal componente alprodotto destinato al mercato finale.

Le PMI, infatti, sono oggi caratterizzate da un fre-quente spostamento all’esterno di alcune o di molteattività produttive e, allo stesso tempo, sono tese aspecializzarsi in modo da conseguire economie discala su singole fasi di lavorazione.

La maggior parte delle PMI opera, quindi, in unafiliera produttiva, all’interno della quale intesse rela-zioni con altre imprese che svolgono attività a monteed a valle di quella da essa svolta. Proprio la rilevanzadelle relazioni con altre imprese per le PMI rappre-senta il punto di partenza per qualsiasi riflessione sulpossibile impiego di tecnologie di rete, basate preva-lentemente sull’efficacia di un tale utilizzo.

3. Individuazione degli obiettivi d’impresa

A questo punto nascono forse alcuni quesiti: qualicambiamenti sono ipotizzabili nella struttura delletransazioni e qual è l’influenza che, in conseguenza,si avrebbe sull’evoluzione delle relazioni fra imprese,mediate da strumenti elettronici nell’ambiente

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio 1996, Roma

Distretti

17

69

27

39

1

32

4

6

4

199

Addetti

109.528

733.514

198.274

377.384

2.354

588.364

65.508

17.534

81.341

2.173.801

Settore di specializzazione nel distretto

Alimentari

Tessile - abbigliamento

Cuoio - calzature

Legno - mobili - arredamento

Metallurgia

Meccanica

Petrolchimica

Carta - editoria

Oreficeria - strumenti di misura - giocattoli

Totale

Tabella 3 Numero dei distretti industriali e degli addettinelle unità locali facenti parte dei distretti,ripartiti per settore di specializzazione.

Fonte: ISTAT, Censimento intermedio 1996, Roma

Distretti

59

65

60

15

199

Addetti

884.829

832.717

399.633

56.622

2.173.801

Aree

Nord-ovest

Nord-est

Centro

Sud

Totale

Tabella 4 Localizzazione geografica dei distretti.

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Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

Internet in rapida evoluzione?Quali effetti attribuibili all’e-commerce, inteso in

senso lato, si generano sulla maniera con cui i diffe-renti partecipanti al mercato esercitano sul (o rispon-dono al) controllo dell’organizzazione e del funziona-mento relativo alla catena del valore?

Quali effetti si hanno sui prezzi, sulla mobilità cioè,sulla capacità delle imprese di riposizionarsi nel pro-prio o in nuovi mercati, sulla possibilità e sulla capacitàdi partecipare, avviare o governare filiere produttive?

L’indagine preliminare, necessaria per valutare ipotenziali benefici conseguibili con l'uso di tecnolo-gie di rete e di applicativi on-line, riguarda l’identi-ficazione delle priorità negli obiettivi che si ripro-mette ciascuna impresa e che perseguono i diversiaggregati di imprese e le reti di imprese alle qualiessa partecipa, sul fronte delle tre principali diret-trici (tabella 5):• approvviggionamento - la gestione dei flussi in

entrata e dei rapporti con i fornitori;• processo - la pianificazione e il governo del pro-

cesso produttivo, coerentemente con scelte,quali, ad esempio, quelle di decentramento,outsourcing e internazionalizzazione della pro-duzione;

• mercato - la gestione della catena e della rete didistribuzione, l’attivazione di flussi di informa-zioni dal mercato e verso il mercato, la gestionedei contatti con i clienti - e cioè il CRM (CustomerRelationship Management) - e l’arricchimento delprodotto con servizi.La complessa articolazione di processi e di rela-

zioni richiede poi una progressiva integrazione fradiversi livelli di gestione delle informazioni, sia diquelle scambiate fra le varie funzioni aziendali sia

delle informazioni che compongono lacatena del valore delle diverse filiere pro-duttive alle quali l’impresa partecipa. Sipassa così dall’attività di progettazione o dico-progettazione, alla gestione degli acqui-sti (supply chain management, cioè allagestione della logistica lungo l’interacatena degli acquisti), alla gestione dellaproduzione, ai rapporti con la rete di distri-buzione, alla gestione delle relazioni con ilcliente (CRM).

Si diffondono poi programmi applicativiche impiegano il protocollo Internet e checonsentono di effettuare una gestione inte-grata dei flussi informativi propri di cia-scun’attività in un contesto caratterizzatoda alleanze e cooperazione i cui tempi diselezione e di avvio e la cui durata sonosensibilmente più contenuti di quelli rela-tivi alle azioni gestite con le tecniche tradi-zionali.

Con una certa semplificazione, l’im-piego di Internet può essere rappresen-tato lungo due dimensioni: la profonditàlungo la catena del valore e l’ampiezzaverso nuove attività.

La prima dimensione corrisponde allaricerca di razionalizzare e di reingegneriz-zare i processi e le relazioni esistenti, con

l’obiettivo di contenere i costi e di ampliare le quotedi mercato sulla base di attività già impostate: approv-vigionamento, processo di produzione, mercato.

La seconda dimensione è, invece, indirizzata verso lasperimentazione di nuovi filoni di attività e verso laricerca di nuovi partner, tramite l’utilizzo di nuoviintermediari on-line quali i mercati elettronici dotatidi meccanismi di negoziazione (come le aste e leborse di scambio; l’ampliamento del numero di pro-dotti e servizi offerti) e, allo stesso tempo, a cercare divalorizzare e ampliare le capacità interne dell’impresa.

La distinzione fra le due dimensioni è in qualchemodo fittizia, dato che in realtà l’attenzione versoobiettivi di riduzione dei costi e di ampliamento delmercato porta a imboccare un percorso che in qualchemodo combina queste due finalità. È però utile man-tenere le due dimensioni, proprio perché a ciascunadi esse corrispondono diversi ordini di priorità e undiverso peso da attribuire sia per le decisioni strategi-che, sia per la riorganizzazione da attuare nell’impresae nello stesso sistema più allargato nel quale operal’azienda.

4. Declinazione delle opportunità

Per quanto riguarda le tecnologie di rete, s’intrave-dono da un punto di vista generale due tipi di obiettiviriguardanti i potenziali benefici: il primo legato allaricerca di efficienza tramite una riduzione dei costi inuna o più funzioni. Il secondo è invece orientato versola ricerca della crescita dei ricavi tramite, ad esempio,l’accesso a nuovi mercati o l’avvio di nuove attività.

Le opportunità più interessanti per le imprese -derivanti dall’evoluzione delle tecnologie di rete -

Approvvigionamento

• migliorare la qualità della fornitura• ridurre tempi e costi della fornitura• aumentare la flessibilità• ridurre gli investimenti logistici

• rendere disponibili i dati• rendere flessibile la produzione• ottimizzare le risorse• co-progettare

• accrescere la visibilità• fornire servizi innovativi• fidelizzare il cliente• aumentare il fatturato• allargare il mercato

• accedere a mercati elettronici• accedere ad aste elettroniche• gestire l'intera catena della fornitura• partecipare a borse di scambio• monitorare gli avanzamenti delle forniture

• impiegare software gestionali (extended enterprise resource planning)• integrare i sistemi (system integration)• utilizzare un mediatore di messaggi (message broker)• impiegare l’Extranet per gestire le attività affidate in outsourcing

• operare con un negozio virtuale• operare con un mercato elettronico (marketplace)• utilizzare un canale di vendita telematico• creare un portale corporate• introdurre e utilizzare un call center• fornire servizi pre-vendita• fornire servizi post-vendita

Obiettivi

Fonte: Future Centre, Telecom Italia (2000)

MercatoProcesso

Interventi

Tabella 5 Percorso per individuare gli interventi più opportuni per ren-dere massimi lo sfruttamento e la raccolta delle opportunitàofferte dalle tecnologie di rete.

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riguardano la gestione con strumenti elettronici delletransazioni e degli scambi di flussi informativi sotto-stanti all’attività quotidiana della singola azienda.

Fra i termini che più di frequente ricorrono in pro-posito possono essere ricordati:• il commercio elettronico (e-commerce), e cioè qualsiasi

forma di transazione commerciale di un prodotto oservizio, svolta elettronicamente a distanza utiliz-zando, perciò, i mezzi di comunicazione;

• l’e-business che è un concetto più ampio del prece-dente; sotto questa voce ricadono, infatti, anche lefunzioni legate alla gestione interna dell’impresa;

• il collaborative commerce (c-commerce) che riguarda lacollaborazione mediante strumenti elettronici trail personale di un'impresa, i partner aziendali e iclienti nell'ambito di una trading community ovverodi un segmento industriale, di una supply chain odi una parte ad essa relativa, con l’intento diacquisire componenti o soluzioni di business;

• il networking e cioè la predisposizione di applica-zioni di reti di comunicazione web-based per la con-divisione, ad esempio, di dati, software, progetta-zione, impiego di tecnologie, gestione, servizi.Si tratta, quindi, di strumenti che possono facili-

tare la gestione delle relazioni e il processo di sele-zione e di strutturazione, il governo cioè dell’assettoorganizzativo e delle relazioni fra imprese. Se non siacquisiscono le potenzialità sopra indicate, si puòessere scavalcati - e, perciò, esclusi - da concorrentiesistenti o nuovi che, proprio sfruttando le capacità dicomunicazione innovative, riescono a entrare in con-tatto e a cooperare con i propri clienti.

Volendo fornire un quadro meno pessimistico diquello sopra presentato, può essere ricordata la per-dita di alcune opportunità per l’impresa, quali, adesempio, la riduzione dei costi o l’ampliamento delmercato, la diminuzione degli errori nelle forniture equindi la maggiore soddisfazione dei clienti.

Anche in questo caso si giunge, però, a un ana-logo risultato: una progressiva perdita di competiti-vità. Il portare all’esterno delle imprese attività nocore consente poi di ottenere economie legate allaspecializzazione ma determina un maggior onere neicosti di gestione (logistici, nelle transazioni e neicontrolli).

D’altra parte, sono comuni a tutte le organizza-zioni le difficoltà di scelta e di successiva gradualeadozione delle tecnologie di rete, fino a pervenire aun loro impiego efficace. Le modifiche richiedono,infatti, uno sforzo di riallocazione delle risorse che,naturalmente, è più complesso da gestire in strut-ture di maggiori dimensioni e più complesse.

Le imprese più piccole, invece, non riesconospesso da sole a raggiungere la dimensione minima,in termini di risorse umane, competenze e disponi-bilità finanziarie, necessarie per investire nellaricerca iniziale, nello sviluppo o nella personalizza-zione della soluzione e nella fase di scelta dellasoluzione, d’installazione e di messa in uso dellaparticolare applicazione.

L’offerta di soluzioni e di applicativi gestionali siva orientando, solo in questi ultimi tempi, ancheverso il tener presenti caratteristiche, esigenze edisponibilità delle piccole imprese, in quanto i forni-

Declinazione delle opportunità

Due obiettivi sono prioritari:

• ricerca di efficienza tramite una riduzione dei costi in una o più funzioni;

• individuazione della crescita dei ricavi tramite, ad esempio, l’accesso a nuovi mer-cati o l’avvio di nuove attività.

Gestire con strumenti elettronici le transazioni e gli scambi di flussi informativi sot-tostanti all’attività quotidiana della singola azienda.

Facilitare la gestione delle relazioni e il processo di selezione e di strutturazione,cioè dell’assetto organizzativo e delle relazioni fra imprese.

Entrare in contatto e cooperare con i propri clienti.

Garantire una visibilità sui mercati internazionali.

Acquisire forza di contrattazione negli acquisti.

Gestire la funzione logistica.

Garantire la presenza tempestiva sul mercato, la riduzione dei tempi di raggiungi-mento del mercato (time to market) in settori sensibili.

Accedere a risorse umane qualificate ed essere in grado di trattenerle.

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tori di servizi e i produttori di software di comunica-zione e di gestione hanno privilegiato, anche nel piùrecente passato, la fascia di mercato rappresentatada organizzazioni pubbliche e private di medie e digrandi dimensioni, e che quindi è più ricca e di mag-gior peso e, allo stesso tempo, meno dispersiva inquanto essa dispone di una maggiore centralizza-zione dei punti decisionali.

Con l’evoluzione delle tecnologie di rete - graziesoprattutto allo sviluppo di Internet - l’offerta si èorientata oggi per rispondere sempre meglio allerichieste connesse alle dimensioni delle imprese piùpiccole, soprattutto con l’obiettivo di offrire un aiutoconsistente per superare alcune difficoltà tipichedelle piccole imprese, quali quelle legate al raggiun-gimento di una massa critica per garantire, in parti-colare, una visibilità sui mercati internazionali (conl’imposizione e la difesa di un marchio); per acqui-sire forza di contrattazione negli acquisti (mediantel’individuazione di un parco di fornitori e il raggiun-gimento di una dimensione più ampia, vantaggiosanella negoziazione); per gestire la funzione logistica(particolarmente rilevante in presenza sia di attivitàgestite in outsourcing - cioè affidate a soggetti terzi -sia di risorse frammentate), e, allo stesso tempo, pergarantire la presenza tempestiva sul mercato, lariduzione dei tempi di raggiungimento del mercato(time to market) in settori particolarmente sensibili,quale, ad esempio, la moda; per accedere, infine, arisorse umane qualificate e per essere in grado ditrattenerle, con la delocalizzazione delle unità pro-duttive e mediante la formazione.

5. Valutazione dei costi diretti e indiretti a fronte dei benefici attesi (diretti e indiretti)

Se si considera una piccola impresa, essa si trovaoggi nell’ormai frequente situazione di dover deciderese avviare l’impiego del commercio elettronico, e,quindi: di effettuare un certo investimento iniziale, e,in più, di dover sostenere alcuni oneri fissi per lagestione e l’aggiornamento, a fronte di una serie divantaggi attesi in termini di riduzione di alcune vocidi costo, e, allo stesso tempo, di poter cogliere mag-giori opportunità di mercato.

Per prendere la decisione su basi razionali, l’a-zienda dovrebbe approntare una dettagliata analisidei costi e dei benefici connessi all’investimento. Altermine di questo esame dovrebbe risultare abba-stanza chiaro quale sia la scelta da effettuare. In tuttoquanto si è esposto abbondano, però, i condizionali,in quanto la realtà è decisamente meno chiara dellateoria.

Come già si è messo in luce, il commercio elettro-nico è, infatti, un concetto piuttosto variegato e perogni sua declinazione si hanno differenti implicazioniin termini di opportunità dell’investimento. Per l’im-presa sarebbe, quindi, di fondamentale importanzaconoscere chiaramente fin dall’inizio l’obiettivo cheessa persegue nel caso scelga di introdurre il commer-cio elettronico e anche di modificare o di ampliare iltipo di attività che intende svolgere in rete: in questomodo, infatti, sarebbe possibile stabilire con suffi-

cienti particolari i contorni della soluzione da adottaree sarebbe in conseguenza facilitata la valutazionedelle opportunità che a essa si presentano.

In un campo ancora per buona parte da esplorare- come quello delle potenzialità insite nel commer-cio elettronico - è tuttavia particolarmente difficol-toso definire in maniera puntuale gli obiettivi perse-guiti e le scelte possibili. È altresì probabile che uninvestimento, deciso inizialmente secondo determi-nati criteri, debba essere modificato in corso d’operain seguito ai risultati ottenuti nei casi pratici.

Si hanno, poi, casi - probabilmente assai numerosi- nei quali la scelta di adottare soluzioni di e-com-merce prescinde dai risultati di un confronto puntualetra esborsi e introiti (o di minori costi), ma risponde alogiche strategiche che riguardano il complesso del-l’intera attività dell’azienda. Un esempio è quello diuna piccola impresa che viva con l’indotto di unagrande azienda che, per una migliore gestione dei pro-pri processi in entrata, imponga ai propri sub-fornitoridi far migrare su web gli elementi di collaborazione trale aziende. In questo caso, infatti, la scelta per la pic-cola impresa è in sostanza obbligata, pena il perdered’un colpo il proprio mercato di riferimento.

Ma anche in casi meno vincolati, come quando, adesempio, la dirigenza ritenga che la diffusione delweb sia ormai una tendenza inarrestabile e che consi-deri perciò fondamentale, da un punto di vista strate-gico, impegnare l’azienda in maniera non marginale alraggiungimento di questo obiettivo, la scelta del com-mercio elettronico può essere non strettamente vin-colata all’analisi dei costi-benefici.

L’analisi sarà magari effettuata in un secondomomento per individuare come introdurre effettiva-mente l’e-commerce nell’impresa, per scegliere poi lepiattaforme più appropriate alla propria strutturaorganizzativa e così via.

Anche quando fossero chiari obiettivi e tipologiadi soluzioni da adottare, non sempre è possibile quan-tificare con ragionevole certezza il diverso impatto -in positivo e in negativo - che si avrebbe sulla redditi-vità di un’impresa a seguito dell’utilizzo del commer-cio elettronico. Nella valutazione di questi fattori sisarebbe, infatti, in presenza sempre di una compo-nente qualitativa di entità non trascurabile, necessariain particolare per individuare gli elementi di costo-beneficio.

Una procedura di questo tipo può essere non sod-disfacente qualora l’impresa, prima di decidere,voglia conoscere la necessità di attuare modifiche aiprocessi aziendali e, in caso affermativo, quanto essesiano convenienti. Quando si passa poi a effettuarel’investimento ed a gestire l’attività, occorre sapere inanticipo, in base alle conoscenze legate alle valuta-zioni suddette, se e come è possibile ridurre il piùpossibile gli effetti causati da eventi imprevisti.

I benefici che un’impresa ottiene, introducendo ilcommercio elettronico, nel senso ampio che abbiamodescritto all’inizio, possono essere raggruppati in treclassi: recupero di efficienza, benefici organizzativi evantaggi diretti sul mercato.

Alla prima classe di benefici - recupero di efficienza -appartiene la voce già indicata più volte e relativa alcontenimento dei costi imputabili alla gestione elet-

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tronica delle relazioni di affari: riduzione dell’uso dimateriali di cancelleria, snellimento e automazionedelle procedure di acquisto, diminuzione dei prezzidelle forniture - specie per gli acquisti MRO(Maintainance, Repair and Operations) - grazie alla possi-bilità di poter meglio mettere a confronto tra loro lediverse offerte.

Per una piccola azienda queste voci hanno ingenere un peso diverso rispetto a quello che assu-mono in una grande organizzazione, dove, spesso, solola prima voce è sufficiente a giustificare l’investi-mento: se il numero di transazioni che si svolgono inun anno è inferiore anche di alcuni ordini di grandezzarispetto a quelli di un’impresa con dimensioni mag-giori, la riduzione dei costi associati alla gestione elet-tronica delle transazioni diminuisce in proporzione.

Anche lo snellimento delle procedure può avereun’influenza sensibilmente inferiore a quella che si hain grandi aziende, in quanto le strutture delle PMI ingenere sono poco articolate. Nel quantificare i singolifattori possono essere perciò utilizzati con difficoltà ivalori citati frequentemente negli studi dei casi (si citaspesso, come esempio, il caso di una grande azienda tes-sile che solo grazie alla riduzione dei tempi di gestionedegli ordini di acquisto ha ottenuto un contenimentodei costi del personale di circa 400 milioni di lire).

Questi studi, difatti, fanno in genere riferimentoproprio all’impiego - ancor’oggi prevalente - del com-mercio elettronico, e riguardano casi relativi a impresemultinazionali o comunque di grandi dimensioni. Ma,se si pone una certa attenzione alla specifica strutturadell’azienda, anche da un punto di vista delle relazioniche essa ha stabilito con l’ambiente esterno, si puòricavare almeno un’idea sulla possibile rilevanza deiguadagni in efficienza.

Tra i benefici organizzativi di maggiore importanza vaconsiderata la possibilità di generare, mediante la

gestione elettronica delle relazioni di business, sinergie con ipropri corrispondenti - fornitori o clienti - a livello, adesempio, di un miglioramento dei tempi di rispostaalle richieste del mercato. Tramite l’impatto di applica-tivi di e-commerce può essere, in effetti, migliorata lavisibilità sia verso il mercato sia verso la produzione, inmodo da sincronizzare il più possibile le attività dellediverse imprese coinvolte nel processo di produzione edi distribuzione. Ma anche la possibilità, grazie al Web,di gestire in maniera centralizzata le informazioni per lestrutture commerciali (cataloghi, informazioni tecni-che, contratti, …) e di renderle ovunque accessibili,può consentire di far evolvere le aziende verso nuovestrutture organizzative, più distribuite e flessibili, oltreche meglio documentate. Lo spostamento, poi, dellagestione degli ordini di acquisto su web, e quindi l’allegge-rimento di quest’attività per gli agenti, consente diaumentare l’impegno delle risorse impiegate nelle fun-zioni di assistenza pre e post-vendita ai clienti, e inquelle relative alla “fertilizzazione” del mercato.

L’impatto del commercio elettronico, che spesso èindicato come quello che potenzialmente può avereuna maggiore incidenza sulle piccole e medieimprese, riguarda la presenza sul mercato.

L’ampliamento dei mercati di riferimento, inassenza di strutture commerciali dislocate nellediverse aree geografiche interessate, può, infatti, rap-presentare con la presenza sul web, un’opportunità dirilievo, in particolare in alcuni settori, anche se ibenefici non possono essere colti subito, specie nelleimprese non dotate di un marchio riconosciuto.

Un altro vantaggio potrebbe derivare dalla possi-bilità di utilizzare nuove leve, per fidelizzare all’a-zienda i clienti (customer retention), legate alla miglioreaccessibilità delle informazioni di loro interesse e allafornitura di servizi accessori alla vendita, erogabilimediante web.

Valutazione dei costi diretti e indiretti a fronte dei benefici attesi (diretti e indiretti)

I benefici: recuperi di efficienza, benefici organizzativi e vantaggi diretti sul mercato.

Recupero di efficienza: contenimento dei costi imputabili alla gestione elettronicadelle relazioni di affari: riduzione dell’uso di materiali di cancelleria, snellimento eautomazione delle procedure di acquisto, diminuzione dei prezzi delle forniture, spe-cie per gli acquisti di MRO (Maintainance, Repair and Operations), snellimentodelle procedure.

Benefici nell’organizzazione: generare sinergie con i propri corrispondenti, fornitorio clienti migliorare i tempi di risposta alle richieste del mercato, migliorare la visibi-lità sia verso il mercato sia verso la produzione, gestire in maniera centralizzata leinformazioni per le strutture commerciali (cataloghi, informazioni tecniche, con-tratti, …), evolvere verso strutture organizzative più distribuite e flessibili, poten-ziare le funzioni di assistenza pre e post-vendita ai clienti e quelle relative alla “ferti-lizzazione” del mercato.

Presenza sul mercato: ampliare i mercati di riferimento, utilizzare nuove leve perfidelizzare all’azienda i clienti (customer retention), incrementare il fatturato deisingoli clienti.

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Un’ulteriore considerazione riguarda la possibilitàdi incrementare il fatturato dei singoli clienti, facendoleva sullo stimolo legato alla migliore interazione cheè possibile instaurare con ciascuno di essi utilizzandoil nuovo mezzo nei rapporti correnti.

Queste nuove possibilità potenziali richiedono,però, tutte un grande impegno dell’azienda per impie-garle al meglio: l’impresa deve, difatti, investire inmisura rilevante in comunicazione, in modo da renderevisibile ai clienti - già acquisiti o potenziali - la propriapresenza sul web e deve, allo stesso tempo, organizzarela propria attività in modo coerente con una forma diinterazione con il mercato, nuova e di non facilegestione.

Ai benefici fin qui indicati vanno aggiunti quelliconseguibili quando si operi in una dimensione col-lettiva: in questo caso si gode, infatti, di servizi rivoltia una comunità di interessi. Si tratta di servizi - abilitatida applicativi di rete - gestiti da soggetti che seguonouno spirito imprenditoriale e che offrono una proposi-

zione di valore che le imprese sono in grado di perce-pire come assai utile e che sono perciò disposte apagare.

Se si passa ora a esaminare i costi connessi con ilcommercio elettronico, può essere osservato che essipossono essere distinti in: a) costi tecnici di avvio e aregime; b) costi legati alle ristrutturazioni organizza-

tive; c) costi per ampliare i mercati.Nei costi tecnici rientrano quelli necessari perché

un’azienda si doti delle piattaforme tecnologiche eper garantirne un utilizzo corretto da parte dei dipen-denti coinvolti dal cambiamento.

Si tratta, perciò, dei costi per:• l’acquisizione di hardware e software (entrambi i

costi possono essere contenuti, ricorrendo a serviziforniti dagli ASP);

• la progettazione della soluzione più rispondentealle necessità dell’impresa;

• l’accesso e per il traffico Internet;• l’aggiornamento periodico delle soluzioni adot-

tate;• la gestione dei contenuti (content management) e, più

in generale, per la gestione del web aziendale1;• l’introduzione di sistemi di sicurezza, connessi

con le nuove modalità di interazione e di distribu-zione di informazioni;

• la formazione degli utenti.

Quasi tutti questi elementi sono quantificabili, siapure in maniera approssimata, una volta che siano

Suddivisione dei costi dell’e-commerce per le PMI

a) Costi tecnici di avvio e a regime:

• l’acquisizione di hardware e software (entrambi i costi possono essere contenuti,ricorrendo a servizi forniti dagli ASP);

• la progettazione della soluzione più rispondente alle necessità dell’impresa;

• l’accesso e il traffico Internet;

• l’aggiornamento periodico delle soluzioni adottate;

• la gestione dei contenuti (content management) e, più in generale, la gestione delweb aziendale;

• l’introduzione di sistemi di sicurezza, connessi con le nuove modalità di intera-zione e distribuzione di informazioni;

• la formazione degli utenti.

b) Costi legati alle ristrutturazioni organizzative: cambiamenti nel modo di ope-rare sia nei mercati di riferimento, sia nell’ambito della struttura organizzativa erelazionale dell’azienda; abilità nel gestire; rapidità di reazione; irrigidimento deiprocessi, legato alla codifica di tutte le attività necessarie per una loro gestione elet-tronica.

c) Costi per ampliare i mercati: incremento dei costi relativi alla logistica; gestionedi relazioni, contratti, normative di contesti non del tutto noti; costi amministrativi;integrazione dei sistemi informativi propri con quelli dei partner (clienti e fornitoristrategici); condivisione di informazioni sensibili che porta a lock-in organizzativo.

(1) Anche questi costi sono in genere meno elevati per le imprese chesi orientino verso l’impiego di soluzioni offerte dagli ASP.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 59

Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

state individuate le necessità e gli obiettivi dell’a-zienda e dopo che sia stato deciso se dare in outsour-cing la gestione a un ASP oppure se svolgerla all’in-terno dell’impresa, sostenendone i costi di licenza.

Molto più complessi da stimare sono invece i costidi ristrutturazione organizzativa, in quanto spesso sonoil risultato - pressoché impossibile da valutare - di uninsieme di cambiamenti nel modo di operare sia neimercati di riferimento, sia nell’ambito della strutturaorganizzativa e relazionale dell’azienda; essi, tuttavia,vanno presi in considerazione quando si debba valu-tare l’opportunità di effettuare un investimento nelcommercio elettronico.

I tempi del Web richiedono spesso una rapidità direazione assai maggiore rispetto a quella richiesta perla gestione delle transazioni tramite relazioni perso-nali dirette. L’operare in rete impone, allo stessotempo, un certo irrigidimento dei processi, legato allacodifica di tutte le attività necessarie per una lorogestione elettronica2. Operare poi su mercati distantie non presidiati fisicamente può comportare un incre-mento dei costi relativi alla logistica e impone digestire relazioni, contratti, normative proprie di con-testi non del tutto noti. Si ha perciò un incrementodei costi amministrativi potenzialmente stimabili.

Se l’impresa, infine, si spinge più avanti, con l’a-dozione di soluzioni di e-business evoluto, che impli-chino l’integrazione dei sistemi informativi propricon quelli dei partner (clienti e fornitori strategici) e,al contempo, la condivisione di informazioni sensi-bili, essa va incontro a una sorta di lock-in organizza-tivo, in quanto l’intera organizzazione, i processiaziendali, le modalità di lavoro si modellano attorno aqueste relazioni e, una volta che l’impresa decida dimutare le proprie scelte in termini di partnership,causano notevoli costi di ristrutturazione. L’insiemedei suddetti vincoli va, quindi, tenuto presente sianel momento in cui si sceglie la piattaforma da utiliz-zare per gestire le proprie relazioni consolidate, siaquando si individuano i partner.

Data la difficoltà di ottenere una valutazionequantitativa, a integrazione dell’analisi dei costi e deibenefici e per facilitare il successivo controllo deglieffetti degli investimenti eventualmente sostenuti,può essere utile ricorrere a una classificazione anali-tica dell’influenza della soluzione di e-commerce intermini di innovazioni da essa indotte nei macro-ambiti in cui possono essere suddivise le relazioni dibusiness: preparazione della transazione (pubblicità,cataloghi, servizi informativi, negoziazione); comple-tamento della transazione (acquisizione di ordini, fat-turazione e pagamento, finanziamento, consegna eassistenza); uso delle informazioni relative alle transa-zioni come supporto alla produzione (raccolta delleinformazioni sulle transazioni, gestione delle informa-

zioni, analisi di mercato, sviluppo del mercato).Gli elementi fin qui descritti sono riproposti

nella tabella 6 in formato di matrice: questa matriceè stata ideata ed è oggi utilizzata come strumentosintetico nell’ambito del progetto EBIP (E-commerceBusiness Impact Project) coordinato e promossodall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e loSviluppo Economico) ai cui lavori gli autori di que-st’articolo hanno partecipato come rappresentanti diTelecom Italia e ora in corso di conclusione.

Si tratta di un’analisi a livello internazionale che hacoinvolto dieci dei ventinove Paesi membridell’OCSE, finalizzata a valutare l’impatto del com-mercio elettronico in alcune filiere produttive. Perl’Italia la partecipazione è stata coordinata dall’ISTATcon la collaborazione dell’ABI (Associazione BancariaItaliana) e di Future Centre Telecom Italia.

A partire dalla classificazione proposta nellecolonne si può cercare di definire una misura dell’im-patto, o al meno un benchmark, su cui verificare neltempo i risultati. Per ciascuna innovazione conside-rata sono poi individuate le conseguenze di secondolivello proposte per ciascuna riga, sull’azienda in ter-mini di innovazione rispettivamente di prodotto, diprocesso e nelle relazioni. Anche a questo stadio èpossibile cercare di determinare alcuni idonei indica-tori, anche se solo qualitativi, che consentano di stabi-lire se le aspettative siano state soddisfatte.

Fonte: OECD-EBIP project 2000

Innovazioni generate dal commercio elettronico

diversificazione

differenziazione

personalizzazione

Pacchettizzazione/offerta congiunta

progettazione

logistica

linee diproduzione

coordinamentoe integrazione

espansionegeografica

segmentazionedel mercato

fiducia

fidelizzazione

Innovazionidi prodotto

Innovazionidi processo

Innovazioninelle relazioni

Pubblic

ità

Cata

logh

i

Nego

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one

Ord

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el m

erc

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Info

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ices

Preparazionedella transazione

Adempimento perla transazione

Supporto alla produzione

Tabella 6 Matrice degli impianti dell’e-commerce sull’in-novazione dell’impresa.

(2) Qualora non si voglia estendere l’automazione oltre l’ac-quisizione degli ordini, l’operare in rete richiede una modificadell’interfaccia tra il front-end elettronico e il back-end rima-sto ancorato alle precedenti modalità operative. Anche que-st’attività, necessaria per consentire l’interconnessione, ha,naturalmente, un costo.

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60 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

Questo procedimento richiede di conoscere conchiarezza la struttura dei processi interessati dalcommercio elettronico e il ruolo che esso potrebbegiocare. Dovrebbe anche essere individuata lamappa dei nessi tra le componenti delle transazionicommerciali e gli elementi della strategia dell’im-presa (legati, come si è detto, a prodotto, processo,relazioni).

Proprio questo esame potrebbe mettere in lucela principale utilità della procedura e, dunque, con-sentire a chi deve decidere, di analizzare le diversepossibilità in maniera il più possibile rigorosa edesaustiva.

Lo strumento, di cui la tabella 6 fornisce unarappresentazione sintetica, si è rivelato al momentoun’utile griglia di lettura della realtà. Esso ha anchepermesso di mettere in evidenza come le imprese,nelle scelte da esse operate in quest’ambito,abbiano ancora un approccio per certi versi naïf chepuò essere tuttavia giustificato, se si considera lagrande incertezza che tuttora caratterizza molteaffermazioni relative al ruolo del commercio elettro-nico.

Per molte imprese - e in particolare per quellepiù piccole e con minore disponibilità finanziaria -l’impossibilità di dimostrare la redditività di uninvestimento in e-commerce è già di per sé motivosufficiente, quantomeno per rinviare la decisione aun momento successivo - quando cioè fossero dispo-nibili informazioni più attendibili sulle effettivepotenzialità di ciascuna di queste soluzioni - sce-gliendo, quindi, di indirizzare gli investimenti inaltre direzioni dove appare oggi evidente l’utilità dibusiness.

Per la generalità delle imprese piccole e medie, lacomplessità delle tematiche da affrontare è comun-que motivo di grande prudenza e, in alcuni casi, didiffidenza, che, affiancata al convincimento semprepiù diffuso che in ogni caso, per questioni di imma-gine, “sia importante esserci”, produce una condi-zione in cui le vetrine web aziendali si moltiplicanosenza che la scelta si rifletta in un reale orientamentodell’azienda a operare con Internet.

6. Difficoltà o barriere all'accesso, all'uso e all’uso efficace per le PMI (e per quali PMI)

L’adozione di soluzioni di commercio elettronicoda parte delle piccole e medie imprese si scontra conuna serie di difficoltà in parte valide tout court per leimprese nel loro insieme, in parte legate alla dimen-sione di ciascuna di esse. Uno dei motivi per cui leimprese - e più in particolare le PMI - sono ancorarestie a investire per spostare parte delle relazioni conil proprio mercato sulla rete, è legato alla complessitàgià citata di valutare costi e benefici effettivi di taliinvestimenti.

Sono presenti anche altri freni all’utilizzo del com-mercio elettronico, che possono entrare in gioco sianella fase decisionale sull’opportunità di impiegarel’e-commerce correntemente, sia quando, dopo avereffettuato l’investimento, l’impresa si trovi a dovernegestire l’operatività.

Quando, infatti, deve essere presa questa deci-sione, un problema che assume ancora un certo rilievoriguarda la scarsa adattabilità delle piattaforme tecnolo-giche e dei modelli di business, tipici del commercioelettronico in questo stadio di sviluppo, alle specifichecaratteristiche delle imprese di dimensioni ridotte. Peri costi, ma anche per la necessità di impiegare unsistema informativo che integri il più possibile le varieattività dell’azienda, la maggior parte delle soluzioni die-commerce sono, infatti, ritagliate ancor’oggi sulmodello della grande industria e sono quindi sovradi-mensionate rispetto a strutture con dimensioni spessoassai ridotte e finora molto spesso poco informatizzate.

Un’idea sul tipo di “ambiente informatico” carat-teristico delle PMI può venire dai dati della recenterilevazione del ricco osservatorio di TEDIS-VIU(TEchnologies in Distributed Intelligence Systems-VeniceInternational University)3 effettuata su una popola-zione di circa mille imprese appartenenti a distrettiindustriali del centro-nord d’Italia che hanno un fat-turato superiore a 10 miliardi di lire l’anno (non sonostate quindi considerate le imprese con dimensioniinferiori): tra queste aziende, a fronte di un 93 percento che utilizza la posta elettronica - magari solo

Barriere all'accesso e ad un uso efficace dell’e-commerce per le PMI

• Mantenere un potere negoziale e l’accesso a infrastrutture e servizi di qualità.

• Valutare costi e benefici effettivi di questi investimenti.

• Gestire l’operatività dopo aver introdotto le modifiche ad essa.

• Mantenere una sufficiente flessibilità operativa.

• Compiere uno sforzo di mappatura dei flussi informativi riguardanti le relazioni commerciali(acquisti, vendite, transazione, servizi post-vendita o reclami).

• Mantenere una costanza di aggiornamento del sito e con continuità l’operatività (h24 per 7 giorni).

• Dedicare risorse a strutture di CRM (Customer Relationship Management) per rendere pro-duttivi gli investimenti in e-commerce.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 61

Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

con un unico indirizzo aziendale - e un 70 per centoche possiede almeno una pagina web, solo il 20 percento ha adottato un sistema ERP (Enterprise ResourcePlanning) e il 10 per cento utilizza strumenti digroupware. In un simile contesto il commercio elettro-nico è naturalmente pressoché assente: in realtà solol’1,3 per cento delle aziende oggetto di analisi ne hafatto uso. Sono del pari pressoché assenti applicativiper la gestione delle relazioni con i clienti CRM, oper quella relativa alla catena di approvvigionamentoe di produzione decentrata SCM (Supply ChainManagement), ovvero di applicativi per la gestione delmagazzino (data warehouse) e simili.

Questi dati vanno presi, naturalmente, con cautelain quanto si riferiscono a una porzione limitata del-l’intera popolazione delle PMI: si considerano, difatti,solo le imprese con dimensioni maggiori, che operanoall’interno di distretti industriali4. In questo modosono trascurate, almeno in parte, le aziende che ope-rano all’interno di filiere produttive e che sono gui-date da grandi imprese5.

In un simile contesto appare chiaro come il mer-cato delle piccole e medie imprese richieda unapproccio graduale e modulare dell’offerta. Se in que-sta classe di imprese l’uso dell’informatica è general-mente limitato, è difficile ipotizzare che esse sianointeressate a proposte che prevedano di spostare intoto (o anche solo in misura rilevante) la propria atti-vità su strumenti elettronici. È, invece, probabil-mente opportuno procedere con passi graduali, verifi-cando l’utilità delle soluzioni informatiche in specificicontesti della vita aziendale e con applicativi che con-sentano di mantenere - almeno inizialmente - unasufficiente flessibilità operativa.

Nelle imprese molto piccole queste difficoltà pos-sono anche far sorgere il sospetto sull’utilità di affron-tare a livello aziendale la gestione dei problemi con-nessi con l’adozione del commercio elettronico. Lestesse difficoltà risultano naturalmente sempre menoonerose con il crescere delle dimensioni dell’impresa.

Una volta individuata una soluzione rispondentealle esigenze dell’impresa e dopo aver deciso l’inve-stimento, si presentano spesso una serie di problemiche possono portare a uno scollamento tra i risultatiattesi e quelli poi in realtà riscontrati.

Nell’ambito della relazione con il cliente o con il for-nitore, il commercio elettronico può incidere in misura

significativa proprio lì dove si definiscono le dimensionifondamentali dello scambio (caratteristiche dei beni odei servizi, prezzo, condizioni di consegna); e, in questocontesto, l’e-commerce impone di modificare la manieradi comunicare rischiando di sottovalutarne i riflessi e laportata che assume all’interno dell’azienda.

Non considerare fino in fondo la grande differenzatra la gestione di relazioni di business fatta di personae la medesima gestione mediata da strumenti elettro-nici, rischia di ridurre in misura considerevole l’utilitàdel commercio elettronico e potrebbe anche danneg-giare la stessa attività dell’impresa.

Prescindendo dai soggetti coinvolti, una qualsiasicomunicazione mediata da strumenti elettronici,manca, infatti, di tutte quelle componenti “di conte-sto” e verbali che spesso contribuiscono in misuraconsiderevole a facilitare gli scambi. Nonostantenelle relazioni di affari queste componenti possanorivestire un’importanza minore rispetto ad altriambiti, l’impossibilità di trasporre su un mezzo elet-tronico l’intero contenuto di una trattativa faccia afaccia può comportare, ad esempio, una cattiva com-prensione dei termini della contrattazione tra le dueparti, e può causare, di conseguenza, la necessità dirivederne le clausole. Essa può anche impedire il rag-giungimento di un accordo o indurre le controparti anon proseguire una collaborazione in quanto la scarsa“qualità” della comunicazione potrebbe causare ungiudizio negativo sull’azienda che prescinda, quindi,dalla qualità dei prodotti o dei servizi che essa offre.La difficoltà di effettuare una comunicazione esau-riente tramite Internet, se non è tenuta in conto e senon è risolta, rischia pertanto di limitare i contatti coni clienti e con i fornitori anziché aumentarli, come disolito si ritiene che accada quando si apre un nuovocanale di comunicazione.

Per evitare questi rischi è fondamentale compiereuno sforzo di mappatura dei flussi informativi riguar-danti le relazioni commerciali (sia degli acquisti siadelle vendite, oltre che, naturalmente, di quanto è diausilio alla transazione, come, ad esempio, i servizipost-vendita o i reclami), per riuscire poi a valutarel’importanza di ciascun flusso ai fini del corretto svol-gimento della transazione e della ricerca del modomigliore per trasferire gli stessi flussi in ambito web.

Un simile sforzo, che spesso nelle imprese digrandi dimensioni è già stato in parte compiuto nel

(4) I dati potrebbero essere approssimati per eccesso, verso un mag-gior utilizzo di strumenti informatici rispetto alla media, in quantopuò essere ipotizzata una relazione diretta tra dimensione dell’azien-da e grado di informatizzazione ad essa relativo, dovuta probabil-mente al fatto che al crescere delle dimensioni dell’impresa aumentaanche la complessità della sua organizzazione e delle sue attività, ren-dendo progressivamente più utile l’adozione di applicativi gestionali,di groupware, data warehouse, …(5) Questo elemento potrebbe distorcere i dati, portando a un’appros-simazione per difetto rispetto alla media. Spesso, infatti, la scelta diuna PMI di adottare applicativi di e-commerce e, più in generale, digestione elettronica della propria attività è una conseguenza, come siè detto, della pressione che essa riceve da imprese committenti di piùgrandi dimensioni o comunque più evolute.

(3) L’Osservatorio TEDIS-VIU, coordinato da S. Micelli, è stato creatonel 1999 con il sostegno di imprese private fra cui Telecom Italia e suc-cessivamente anche del MURST (Ministero dell’Università e dellaRicerca Scientifica e Tecnologica). I dati provengono da un campionedi imprese (in espansione di anno in anno; un nucleo delle aziende èpoi organizzato in panel) con un fatturato di almeno 10 miliardi dilire. È anche in crescita il numero di distretti in cui operano le impre-se selezionate. Nel 2001 sono trentatré i distretti industriali così distri-buiti: dodici nel Nord Est, sette in Emilia Romagna, sei in Lombardia,due in Piemonte, quattro in Toscana e due nelle Marche. Per quantoriguarda i settori industriali, sono stati scelti i settori tipici del madein Italy, con ruolo prevalente svolto da meccanica, tessile-abbiglia-mento, sistema casa, cui si aggiungono settori quali l’oreficeria, la car-totecnica, il biomedicale e la produzione di occhiali.

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Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

momento in cui esse si sono dotate di strumenti gestio-nali quali gli ERP, implica in una piccola azienda lanecessità di codificare una quantità di oggetti e di pro-cedure tale da poter scoraggiare il desiderio di mante-nere un approccio rigoroso, nel timore di andare incon-tro a un “ingessamento” dell’operatività.

Un altro problema che spesso non è sufficiente-mente considerato, e che colpisce in particolare leaziende che intendono utilizzare il Web come stru-mento per acquisire nuovi clienti, nasce dal fatto chela presenza di un’azienda in rete - sia essa interessataa operare transazioni commerciali oppure solo amigliorare la comunicazione con il mercato - richiedeuna costanza di aggiornamento del sito, una reattivitàagli stimoli che arrivano da questo canale di comuni-cazione e un’operatività continua nell’intero arcodella giornata e all’interno della settimana, che nonsono solitamente compatibili con le modalità abitualidi gestione delle relazioni esterne da parte delleaziende.

Il mancato adeguamento da parte dell’impresa airitmi di interattività propri del web comporta unrischio concreto di una sostanziale inefficacia delcanale di comunicazione elettronico. In un contestocome Internet, in cui è estremamente facile passareda un sito all’altro e confrontare le offerte alternative,può essere, infatti, fatale per un’impresa dare di séun’immagine di una reattività inadeguata e di scarsaattenzione alla comunicazione.

Questo problema - probabilmente più rilevantenell’ambito del B2C - ha un suo peso anche quandol’impresa utilizzi il web per attività B2B, in quantoanche in questo caso l’aspettativa è generalmentequella di poter interagire con maggiore facilità, pron-tezza e con completezza di informazioni rispetto aisistemi classici di comunicazione.

L’aprire un canale di comunicazione aggiuntivo aifornitori e ai clienti può dare inizialmente un vantag-gio di immagine; alla lunga, tuttavia, se non si man-

tiene sufficientemente “vivo” questo canale, si puòottenere un effetto contrario. Se all’interno di rap-porti consolidati è possibile infatti che malfunziona-menti del canale digitale vengano superati facendoleva su una relazione stabile, molto più difficilmentelo stesso accade per rapporti che magari nascono pro-prio grazie alla presenza dell’azienda sul web.

In quest’ottica diventa sempre più importante chele imprese dedichino sufficienti risorse a strutture diCRM nel momento in cui esse decidono di svincolarsidall’appartenenza a una specifica filiera produttiva odalla dipendenza da una rete di distribuzione off-lineper cercare una propria relazione indipendente conaltri clienti. Se infatti lavorare per uno o per pochi capifiliera può essere percepito come un limite, questastessa situazione consente di rendere minime le speseper l’acquisizione e per la gestione dei clienti.

L’importanza di disporre di un efficace CRM perrendere produttivi gli investimenti in e-commercecostituisce un altro possibile vincolo per le piccoleimprese che si indirizzano verso il commercio elet-tronico: queste aziende, in misura sensibilmenteminore di quelle di grandi dimensioni, sono, infatti,dotate di strutture espressamente dedicate a questaattività.

Ma la scarsa qualità della relazione mediata dalweb può anche dipendere da cause esterne all’a-zienda: quando, ad esempio, l’impresa impieghi larete per interconnettersi con corrispondenti localiz-zati in Paesi in via di sviluppo o di nuova industrializ-zazione (strategia sempre più diffusa specie neidistretti del nord-est), dove le infrastrutture di teleco-municazioni sono meno evolute che in Italia, puòaccadere che le inefficienze delle reti vengano inter-pretate come problemi della soluzione informatica.

In questo caso, per le piccole imprese il problemapuò essere più complesso di quello che si può presen-tare nelle imprese di maggiori dimensioni in quanto

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

0,419992000

0,4

10,59,8

13,512,412,415,6

9,821,5

73,882,5

78,882,5

71,186,9

83,397,1

0 20 40 60 80 100

ISDN

e-commerce

Videoconferenza

Edi

Erp

Corporate Banking

Sito aziendale (individuale

e/o collettivo)

e-mail

Groupware

EDIERP

ISDN

===

Electronic Data InterchangeEnterprise Resource PlanningIntegrated Services Digital Network

%

Figura 1 Crescita percentuale dell’impiego di tecnologiedi rete in 12 distretti del nord-est.

ISDN

e-commerce 1,3

7,5

10,2

10,5

20

68,3

68,5

82,2

93,3

Videoconferenza

Groupware

Edi

Erp

0 20 40 60 80 100

Corporate banking

Sito aziendale (individuale

e/o collettivo)

e-mail

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

EDIERP

ISDN

===

Electronic Data InterchangeEnterprise Resource PlanningIntegrated Services Digital Network

2001

%

Figura 2 Impiego percentuale di tecnologie di rete in 33distretti nelle regioni NEC (12 del nord-est, 7dell’Emilia Romagna, 6 in Lombardia, 2 inPiemonte, 4 in Toscana e 2 nelle Marche).

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 63

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le seconde (per il traffico che generano ma anche perla maggiore solidità finanziaria) hanno la possibilità diaccedere a servizi di telecomunicazioni internazionalidi migliore qualità. Le piccole aziende possonoinvece perseguire questo stesso obiettivo aggregandole necessità di più imprese con interessi che ricadononella medesima zona geografica.

7. Stato dell’impiego di tecnologie di rete nelle PMI italiane

Molto si è scritto sui ritardi che contraddistin-guono le imprese italiane, e la stessa Società italiananel suo complesso, nell’adozione di nuovi strumentidi comunicazione e nell’uso di Internet, nonché suipossibili motivi del ritardo. Nell’ultimo anno si sonoregistrati segnali di dinamismo, di maggiore curiositàper il nuovo mezzo e minori freni verso nuovi servizi.Cominciano infatti a interessarsi all’e-business anchele PMI di settori tradizionali.

All’automatizzazione dei processi interaziendali(e-procurement, supply chain management, customer rela-tionship management) si affiancano i primi rapporti connuovi intermediari - digital marketplace, aggregatori diacquisti - che propongono modelli di interazione e ditransazione differenti, come aste, borse, aggregatoridi cataloghi, e con nuovi fornitori di servizi, gli ASP,che rendono le applicazioni on-line molto più facil-mente accessibili a imprese non disposte o nonancora convinte a investire somme consistenti per losviluppo o per la personalizzazione di software appli-cativi per gestire funzioni e attività on-line.

Le imprese medio-piccole fanno, infatti, unricorso ancora limitato a soluzioni complete di com-mercio elettronico o a soluzioni gestionali utilizzatedalle grandi aziende, ERP e EDI (Electronic DataInterchange), in parte perché percepiscono una certa

distanza tra la necessità di comunicazione e digestione di rapporti con l’esterno dell’impresa e laplasmabilità e l’accessibilità di strumenti e di solu-zioni disponibili sul mercato, spesso ancora fuori dallaloro portata.

Permane l’incertezza di alcuni fattori di contestoquali, ad esempio, la difficoltà di reperire sul mercatole risorse umane qualificate di cui le imprese hannobisogno, o le complicazioni che incontrano le impresetroppo piccole per fornire le garanzie richieste, neces-sarie per aver accesso al sistema finanziario.

D’altro canto, per salvaguardare e per valorizzarele risorse strategiche dell’organizzazione industrialetipica della Terza Italia, bisogna modellare le solu-zioni on-line in modo tale da ritrovare gli elementiportanti della dinamicità dei distretti industriali,quali: la creatività distribuita, la diffusione dell’inno-vazione, i rapporti di fiducia e di controllo garantiti daun ambiente circoscritto e coeso, seppur vivacementeanimato dalla concorrenza.

Così, in ciascun aggregato territoriale di impreseemergono diverse potenzialità e soprattutto differentipriorità di interesse rispetto agli strumenti di lavoro edi transazione in rete, che scaturiscono dalle caratteri-stiche specifiche di attività e di organizzazione pro-duttiva che contraddistingue l’area.

Queste priorità si basano sul beneficio atteso conl’adozione dei singoli strumenti a supporto di unasingola funzione aziendale, che a sua volta dipendedalla percezione dell’onere di gestione dell’attivitàcorrispondente. In alcuni distretti o sistemi indu-striali locali è giudicato prioritario far crescere ilgrado di visibilità sullo stato di avanzamento dellaproduzione dei propri fornitori strategici.

In altre realtà, assume invece un maggior rilievooperare sull’immagine che il prodotto delle impresedel distretto ha in mercati esteri, in particolare inPaesi in cui il prodotto non è ancora conosciuto suf-

0 20 40 60 80 100

Presentazionedell’azienda

Informazioni sul prodotto

Presentazionedel catalogo

Raccolta diinformazioni dai

clienti

Supporto ai clienti

Test di prodotto

Vendita diretta

98,2

77,0

48,2

17,4

12,5

3,8

0,9

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

%

Figura 3 Percentuale delle funzioni delle società presen-ti sul sito web aziendale.

4,3

11,2

11,5

18,5

29,4

32,0

50,0

0 10 20 30 40 50

Maggiore interazionecon i clienti

Altro (pubblicità)

Maggiore feedbackdal mercato

Ampliamento delportafogli clienti

Aumentodel fatturato

Suggerimentisui prodotti

Aumento del fatturatosu prodotti di nicchia

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

%

Figura 4 Aumento percentuale dei risultati generato dalsito web (dato rilevato su 620 imprese).

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64 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

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ficientemente. In altri casi ancora, risulta avere unapiù alta priorità il fluidificare e l’ottimizzare lecomunicazioni ed i flussi di dati utilizzati a sostegnodi un processo produttivo molto decentrato fradiverse imprese partner, specializzate in singole fasidi un disegno unitario, e così via, in un ripetersi dienfasi posta sulla gestione dei rapporti con i forni-tori, con i partner di processo, con il mercato o sullaricerca di nuove opportunità di crescita e di consoli-damento del proprio posizionamento competitivo.

Si riportano, in proposito, alcuni dati dell’osserva-torio TEDIS-VIU, relativi all’adozione di tecnologiedi rete, all’attivazione e all’uso del sito aziendale, eagli elementi che ancora allontanano dall’introdu-zione di un canale di commercio elettronico.

I dati (figure 1÷6) confermano un aumento diinteresse, soprattutto per strumenti di lavoro in retenell’ambito di relazioni cooperative già avviate e spe-rimentate, e, al contempo, una crescente familiaritàcon mezzi che stanno gradualmente entrando nelquotidiano di molte imprese italiane.

Il livello di adozione di strumenti di lavoro inrete è influenzato, oltre che dalla dimensione del-l’impresa, dal settore di attività (cioè, da prodotti eda processi numerosi, complessi e codificabili; dalpeso della progettazione tecnica; dal ciclo del pro-dotto, fattore legato alla moda o alla stagionalità)ma soprattutto dalla posizione lungo la catena delvalore dell’azienda e dal corrispondente peso nego-ziale nella gestione delle relazioni con le impreseche operano a monte e a valle di ciascuna fase diattività.

Le imprese che producono componenti o pro-dotti finiti per altre imprese mostrano una maggiorpropensione all’uso di canali on-line per gestire lapropria produzione e per interagire con il propriomercato e con mercati nuovi.

In alcuni casi esse intraprendono una strada diparziale progressiva autonomia dalle impreseclienti e di avvicinamento diretto alla distribuzionee al mercato. I sub-fornitori o “terzisti” impegnatiin attività standard o relativamente semplici sonopiù arretrati e meno ricettivi, e di norma hannoanche dimensioni più ridotte.

Nel complesso, nel rispetto delle distinte strate-gie aziendali e del posizionamento competitivo diciascuna impresa, emerge uno spazio rilevante diattività e di funzioni per il cui svolgimento l’aggre-gazione e la condivisione di soluzioni “pagano”.

Esso consente, cioè, di condividere lo sforzo intermini di risorse economiche e di sommare le com-petenze delle risorse umane disponibili, in modo dapermettere di utilizzare efficacemente gli strumentidelle tecnologie di rete e di valorizzare così l’im-presa e l’intera filiera.

8. Conclusioni

Con quest’articolo non si è inteso cercare di pre-sentare in modo completo un fenomeno con confinicosì vasti, labili e mutevoli come il commercio elet-tronico per le imprese di dimensione più ridotta. Siè scelto un angolo di osservazione meno usuale,quello della cooperazione fra imprese e della gestionedelle informazioni e degli scambi informativi all’in-terno di comunità industriali, rimandando ad altristudi e ad altre fonti gli aspetti - egualmente interes-santi - come ad esempio il percorso seguito da alcunesuccess story che sono riuscite a “bucare”, cioè a emer-gere dalla massa indistinta di piccole imprese, acqui-sendo una porzione di mercato o rafforzandosi in unmercato di nicchia.

Per l’analisi e per la comprensione dei fenomeni

0 5 10 15 20 25 30

Presentazionedell’azienda

Informazioni sul prodotto

Presentazionedel catalogo

Raccolta diInformazioni dai

clienti

Supporto ai clienti

Test di prodotto 6,2

14,8

19,8

21,5

25,0

27,1

29,1

Vendita diretta

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

%

Figura 5 Ulteriori funzioni che saranno rese disponibilisul sito in futuro.

0 10 20 30 40 50 60

Transazioni non sicure

Attriti con la distribuzione

Progetto in fase di valutazione

Inadeguatezza rispetto aiprodotti e ai processi

dell’impresa

Costo elevato

Carenza di risorse interne

Fonte: Osservatorio Tedis-VIU, 2001, Venezia

2,5

6,9

7

9,5

23,1

58

%

Figura 6 Motivi che giustificano la non adozione delcommercio elettronico.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 65

Bianchi - Bottacin • e-commerce e piccole e medie imprese: opportunità e specificità

è poi utile distinguere fra B2C e B2B, in termini dimotivazioni che giustificano l’adozione dell’e-com-merce e di percorsi seguiti con queste finalità dallesingole imprese.

Le principali considerazioni proposte nellepagine precedenti permettono anche di concludereche le piccole imprese - rispetto alle organizzazionipiù grandi - si sono accostate meno e hanno quindiimpiegato in minor misura le tecnologie e gli stru-menti per l’elaborazione e la trasmissione dell’infor-mazione e le soluzioni di e-commerce, sia per le piùlimitate disponibilità in termini di risorse finanziariee umane, sia per le stesse caratteristiche della strut-tura dell’organizzazione aziendale. D’altra parte lePMI hanno ricevuto un’offerta non adeguata ai pro-pri bisogni e alle risorse di cui esse dispongono.

Oggi le PMI sono esposte alla pressione delleaziende leader e delle imprese che sono loro clienti.Allo stesso tempo esse hanno un’accessibilità piùelevata a queste nuove tecnologie, grazie allo svi-luppo e alla diffusione di Internet e alla possibilitàdi condividere con altre imprese soluzioni applica-tive in rete, utilizzando, in particolare, gli strumentimessi a disposizione dagli ASP. Le piccole e medieimprese ricevono, inoltre, numerose proposte da unapluralità di soggetti, tutti rivolti a questo “nuovo”soggetto cliente potenziale da esse rappresentato.

Uno sforzo ad hoc va quindi indirizzato a fornirealle piccole imprese strumenti che consentano dieffettuare una valutazione più rapida e affidabile dicosti e benefici (diretti e indiretti, accertati e poten-ziali) che per esse si prospettano a fronte di ciascunapossibile soluzione. Le piccole e le micro impresequando si accorgono della convenienza di una propo-sta sanno scegliere e quindi adottano tali soluzioni,anche seguendo percorsi rapidi.

L'offerta si va estendendo anche verso impresedi medie dimensioni, e al contempo può ancoramigliorare nei riguardi delle piccole e delle microimprese.

Per le piccole e le micro imprese una strada per-corribile appare l’attività sia di assistenza e media-zione, per l’assimilazione nel tessuto dell’impresadell’innovazione, sia di arricchimento del valore deinuovi “automatismi” forniti dagli applicativi conservizi di ausilio per le funzioni aziendali e disistema. Verso questa soluzione si vanno infattiorientando diversi soggetti che operano nella sferadell’offerta di servizi.

In contesti quali i sistemi industriali locali, idistretti industriali, le costellazioni o le aggrega-zioni di imprese, le filiere industriali, così come insettori di attività circoscritti - dove le imprese cheinteragiscono fanno spesso riferimento a fornitori diservizi comuni sulla base degli interessi di tutti - ilruolo di selezionatore e di proponente può esseresvolto in maniera vantaggiosa e con caratteristicheimprenditoriali, proprio da questi soggetti di riferi-mento, può quindi accelerarne l’adozione e, allostesso tempo, può contribuire ad arricchire ed asemplificare il percorso evolutivo di ciascunaimpresa verso l’acquisizione delle opportunitàofferte dalle tecnologie di rete e dall’e-business.

Annaflavia Bianchi è economista industriale,specializzata in organizzazione dei sistemiindustriali locali con i professori Salvati e Bruscoa Modena e poi in politica industrialenell’istituto di ricerca fondato da Romano Prodi.È stata ricercatore alla Databank, Milano, 1980-81; ricercatore senior a Nomisma, Laboratorio diPolitica Industriale, Bologna (1983-90); visitingprofessor all’ENST Ecole Nationale Superieuredes Télécommunications di Parigi, 1991;Responsabile di ricerca a ASTER, Agenzia per

lo Sviluppo Tecnologico dell'Emilia Romagna, Bologna, 1991-1994;research fellow al CURDS, Centre for Urban and RegionalDevelopment Studies, University of Newcastle, 1995-97;Responsabile di progetto in Telecom Italia da settembre 1997,dell’Area Policies del Centro Studi San Salvador, e dal 1999, nelCentro di competenza per le piccole e medie imprese, poi FutureCentre. Dall’inizio del 2000, ha partecipato alla costruzione delFuture Centre di Telecom Italia (conferito da Telecom Italia aTelecom Italia Lab nel marzo 2001) dove svolge il ruolo diresponsabile di progetti di ricerca, di assistenza e sviluppo di servizidi electronic business, in aree distrettuali e in filiere produttive. Èesperto, dalla fine degli anni Ottanta, della Ue su temi di politicaindustriale regionale, applicazioni telematiche per le piccoleimprese, per la pubblica amministrazione, per le aree periferiche,coesione socio-economica e conseguenze sull’occupazione.

Paolo Bottacin si laurea in economia ecommercio nel 1993 e inizia a lavorare comeanalista economico e finanziario pressoGRETA Consulting, una società di servizi peril sistema bancario. Si occupa principalmente diprevisioni, basate su scenari macro-economici,di evoluzione dei tassi di interesse e dicambio, oltre che di costruzione di modellieconometrici. Nel 1997 entra in Telecom Italiacome macro economista presso il Centro StudiSan Salvador, dove si occupa inizialmente di

analisi dei flussi finanziari internazionali e di scenari d’impattodella diffusione di Internet sulle strategie degli operatori ditelecomunicazioni. In seguito lavora sull’utilizzo delle Intranet edExtranet in azienda, sull’impatto del commercio elettronico nellefiliere, sui mercati digitali. Fino alla fine del 2001, all’interno delFuture Centre, è coinvolto nella costruzione di scenari relativiall’utilizzo di tecnologie innovative nell’interazione tra imprese, inparticolare su condivisione in rete di attività di progettazione esulla gestione del mercato di vendita nell’industria editoriale.

ABI Associazione Bancaria ItalianaASP Application Service ProviderB2B Business-to-BusinessB2C Business-to-ConsumerCRM Customer Relationship ManagementEDI Electronic Data InterchangeERP Enterprise Resource PlanningISDN Integrated Services Digital NetworkMRO Maintainance, Repair and OperationsNEC Nord, Est e CentroOCSE Organizzazione per la Cooperazione e

lo Sviluppo EconomicoPMI Piccole e Medie ImpreseSCM Supply Chain ManagementTEDIS-VIU TEchnologies in Distributed Intelli-

gence Systems-Venice InternationalUniversity

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Tecnologie

ottiche

Fibre ottiche per sistemi DWDM

DANIELE CUOMO

FRANCESCO MONTALTI

ALBERTO ROSSARO

TIZIANA TAMBOSSO

La domanda per i servizi ad alta velocità è cresciuta sensibilmente negli ultimi anni e, altempo stesso, sono state introdotte sul mercato fibre ottiche di nuova concezione per sod-disfare i requisiti di larghezza di banda, sempre più estesa, da utilizzare con i sistemi amultiplazione di lunghezza d’onda densa (DWDM) che, amplificati otticamente, consen-tono di introdurre flessibilità nella rete aprendo prospettive di “optical networking”.Per utilizzare i sistemi di trasmissione ad alta capacità è necessario affrontare e sop-primere gli effetti non lineari delle fibre che potrebbero insorgere e influenzare negativa-mente l’efficienza di trasmissione, qualora s’inseriscano in essa un numero elevato dicanali con una potenza elevata. Una delle soluzioni, per evitare l’insorgenza degli effet-ti non lineari, che ha avuto maggior successo negli ultimi anni, è stata la fibra singolomodo a dispersione non nulla, NZD (Non-Zero Dispersion), così denominata proprioper valori assai bassi, ma non nulli, di dispersione cromatica nella finestra fra 1530 e1625 nm. Questa nuova categoria di fibre è diventata in breve la più utilizzata per lenuove applicazioni DWDM nell’ambito della rete di trasporto a lunga distanza.Per rispondere ai problemi legati alle applicazioni dei portanti ottici in rete di accesso,di trasporto metropolitano e regionale, sono emerse alcune soluzioni ad hoc propostedai diversi fabbricanti di cavi.Data la rapidità dell’evoluzione tecnologica, non è facile per gli Organismi di stan-dardizzazione emettere norme che regolamentino le fibre oggi disponibili sul mercato;nell’articolo è riportata la situazione attuale del mercato relativo alle nuove fibre, leattività dei diversi Organismi di standardizzazione, nonché l’evoluzione della norma-tiva dei prodotti.

1. Introduzione

L’impiego congiunto della multiplazione a lun-ghezza d’onda, DWDM (Dense Wavelength DivisionMultiplexing), e dell’amplificazione ottica ha consen-tito una notevole crescita della capacità di trasportodei sistemi ottici di trasmissione disponibili in com-mercio. Quelli di ultima generazione sono in grado ditrasportare quantità d’informazione dell’ordine dei tre- quattro Tbit/s (Tbit/s è pari a un milione di Mbit/s).

La possibilità di introdurre in una rete di teleco-municazioni sistemi che utilizzino appieno questeprestazioni molto avanzate è però determinata dallecaratteristiche trasmissive del portante ottico che, inalcuni casi, possono limitare, anche in misura sensi-bile, la capacità effettivamente trasmissibile.

Negli ultimi anni la tecnologia di costruzione dellefibre ottiche ha dovuto, perciò, evolversi in modo darendere disponibili sul mercato fibre con diversi para-metri trasmissivi e con caratteristiche ottime, atte arispondere alle diverse applicazioni.

Sono pertanto oggi disponibili, accanto alle fibresingolo modo, SM (Single Mode), e a quelle a disper-sione spostata, DS (Dispersion Shifted fiber) - ormaiinstallate in rete a livello mondiale per oltre 80 milionidi km a partire dalla metà degli anni Ottanta e impie-gate con sistemi TDM - diversi tipi di fibre sviluppaterispettivamente per le applicazioni sottomarine, persistemi DWDM terrestri, per reti metropolitane e perreti di accesso.

In questo articolo è descritta la tecnologia dicostruzione delle fibre; sono poi discussi i principaliparametri trasmissivi e sono indicate le possibili pre-

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 67

Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

stazioni, in termini di capacità di trasporto, sia dellefibre costituenti l’attuale rete ottica nazionale, siadi quelle di nuova generazione in corso di installa-zione nella nuova dorsale a livello nazionale diTelecom Italia.

Sono infine riportate le attività di normativa oggiin corso a livello nazionale e internazionale.

2. Tecnologie di fabbricazione delle fibre ottiche

2.1 Considerazioni di base

Il processo di fabbricazione delle fibre ottiche invetro sintetico si basa su alcune reazioni elementariche hanno come elementi base i tetracloruri di silicio edi germanio:

SiCl4 + O2 Þ SiO2 + 2Cl2

GeCl4 + 2H2O Þ GeO2 + 2Cl2

La prima equazione riguarda la fase difabbricazione del mantello e quella di rea-lizzazione del nucleo. La reazione necessa-ria a produrre il biossido di germanio si hainvece, nelle percentuali previste dal pro-getto del profilo d’indice di rifrazione dellafibra, solo durante la fabbricazione delnucleo.

L’elemento “catalizzatore” della rea-zione è il calore: le reazioni avvengono soloa temperature elevate (raggiungibili ancheda fiamme alimentate a metano). Le treprincipali tecnologie di fabbricazione sonostate sviluppate, quasi contemporanea-mente, nel corso degli anni Settanta. Èinfatti del 1966 il primo lavoro di Kao eHockham [1] nel quale è descritto il com-

portamento di una guida d’onda dielet-trica circolare, prototipo delle fibre otti-che moderne, ed è del 1970 il secondoarticolo [2], fondamentale per il settore,che con un taglio squisitamente com-merciale annunciava la fabbricazione difibre con perdite inferiori al valore disoglia stabilito, in base a quello deiconduttori in rame, in 20 dB/km.

2.2 Tecnologie di deposizione

Le tre famiglie tecnologiche sonocomunemente identificate dalle tresigle: IVD (Inside Vapour Deposition) oMCVD (Modified Chemical VapourDeposition); OVD (Outside VapourDeposition); VAD (Vapour AxialDeposition). Nei tre casi è sottolineata lapresenza del termine “vapore”: la rea-zione, infatti, procede da materiali allostato liquido (tetracloruri di silicio o digermanio) a materiali allo stato solido(polveri di silice o biossido di germanio).

Le materie prime sono conservate all’interno diserbatoi a pressione, nei quali è immesso gas inerte apressione: il volume compreso tra la superficie supe-riore del liquido e la parete del serbatoio si riempie divapore, che è prelevato e condotto all’impianto dideposizione (tornio).

Questa fase è, in pratica, comune a tutte le diffe-renti tecnologie, che saranno descritte nel seguito diquesto articolo.

2.2.1 Tecnologia IVD

Nella famiglia delle tecnologie IVD (Inside VapourDeposition), i vapori sono introdotti in un tubo (figura1) costituito da una bacchetta cilindrica, cava all’in-terno e realizzata con materiale sintetico (quarzo) dielevata purezza: lungo il percorso all’interno del tubo ivapori attraversano una zona con temperatura moltoalta, nella quale essi passano allo stato solido di polveriche si depositano sulla superficie interna del tubo

Tubo di quarzo sintetico

Asse di traslazione

Gorgogliatori

Flussimetrimisuratori di massa

e collettori

Strati concentricidi vetro depositati

Bruciatori multipli

O2

Cl2

O2

O2

O2

SiCl4

GeCl4

O2

H2

Figura 1 Schema di un processo IVD (Inside Vapour Deposition).

Processo di deposizione di una fibra ottica.

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Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

(vedi foto della pagina precedente). Se si fa ruotare iltubo intorno al proprio asse longitudinale e se il bru-ciatore si sposta orizzontalmente, la deposizioneavviene sotto forma di strati concentrici lungo l’interotubo, dall’esterno verso l’asse: si deposita infatti primail mantello di silice pura e successivamente il nucleocostituito da silice drogata.

Il semilavorato prodotto in questa fase di processoè chiamato preforma: poiché, in particolare, le polverinon hanno ancora subito una vera e propria trasforma-zione fisica (fusione), la preforma appare bianca e fria-bile. Questa preforma “polverosa”, o porosa, deveessere sottoposta a un processo di essiccazione e col-lassamento, che la porta al suo stato “vetroso” finale.Con questa tecnologia il collassamento si ottiene gra-zie a un ultimo passaggio della fiamma sotto lapreforma, condotta con velocità e temperatura appro-priate per causare il collassamento.

2.2.2 Tecnologia OVD

Il processo OVD (Outside Vapour Deposition) pro-cede, al contrario, dall’esterno verso l’interno (figura2): la reazione avviene direttamente nella fiamma, incui confluiscono il combustibile (in genere gasmetano) ed i vapori. Il bersaglio dei fumi è una bac-chetta cilindrica di materiale ceramico, sul quale lepolveri si depositano per impatto. Grazie alla rota-zione e alla traslazione della bacchetta, la preformaviene gradualmente costruita con una deposizionesuccessiva di strati concentrici di materiale, otte-nendo alla fine una preforma polverosa. Il successivocollassamento si ottiene grazie alla permanenza dellapreforma porosa in una fornace cilindrica mantenutaa una temperatura adeguata a questo scopo.

2.2.3 Tecnologia VAD

La tecnologia VAD (Vapour Axial Deposition) si basaanch’essa sul principio di deposizione esterna, comel’OVD, ma impiega un bersaglio di materiale ceramicopiatto anziché cilindrico (figura 3). Il bersaglio ruotaintorno al proprio asse e trasla verticalmente, permet-tendo così alla preforma di crescere per accumulo verti-cale di strati di polveri. Per costruire simultaneamentenucleo e mantello sono necessari almeno due brucia-tori: quello assiale è alimentato da vapori di silice dro-gata, quello esterno da vapori di silice pura. La rota-zione del disco consente di realizzare una preforma pol-verosa, che è da ultimo essiccata e collassata lasciandolain una fornace cilindrica ad adeguata temperatura.

2.3 Esame delle diverse tecnologie di deposizione

I criteri per confrontare le tre tecnologie sonoessenzialmente di origine industriale: si può infattiesser certi che la qualità ottica del prodotto finale,che dipende in larga misura dal grado di purezzadelle materie prime e dall’assenza di contaminazionisuccessive, possa essere resa equivalente.

Dal punto di vista dell’efficienza del processo, ilpiù importante parametro, dopo l’efficienza di depo-sizione - che è tenuta segreta e che, come gli altriparametri tecnologici, è coperta da una serie di bre-vetti - riguarda la dimensione della preforma (questoaspetto, e altri di natura più qualitativa, saranno chia-riti nel seguito).

Il limite fondamentale della tecnologia IVD èlegato alla dimensione ridotta delle preforme otteni-bili. Non è possibile ovviare a questo limite aumen-tando la dimensione del tubo cavo per la deposizione

SiCl4, ecc.O2

CH4

vapori

bruciatore

supportoin ceramica

Fase (b): consolidamento

preforma porosa

preforma porosa

Fase (a): deposizione delle polveri

preforma vetrosa

fornace

asse di traslazione

Figura 2 Fasi del processo OVD (Outside VapourDeposition).

Mandrino

Preforma vetrosa

Ciclo di controreazione

Preforma porosa

Camera di deposizione

Torcia al plasma

Sensore di temperatura

Camera ainfrarossi

Fornace di compattamento

Asse

di

tras

lazi

one

He

Cl2

H2SiCl4GeCl4

O2

Supporto ceramico

Figura 3 Schema di un processo VAD (Vapour AxialDeposition).

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Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

poiché la fiamma, superato un certo limite, non riescea riscaldare a sufficienza la zona di deposizione. Èpossibile impiegare tuttavia tecniche di accresci-mento meccanico, introducendo al termine delladeposizione la preforma collassata all’interno di tubidi dimensioni maggiori (sleeving). A questo scopo ènecessario prestare una grande attenzione alla con-centricità finale e all’assenza di bolle o di zone d’ariafra la preforma e il tubo concentrico.

Nelle fasi iniziali di sviluppo di questa tecnologiafu necessario utilizzare materiali a base di fosforo perottenere l’allineamento fra il profilo depositato e l’in-dice di rifrazione del tubo esterno. Questa fase puòoggi essere evitata selezionando i materiali con accu-ratezza. Si evitano così sia onerosi processi di smalti-mento sia difficoltà legate all’eccessiva sensibilitàall’idrogeno della fibra così prodotta.

Il processo VAD si svolge per linee verticali: la for-nace di essiccamento e di collassamento può esserecollocata anche di seguito rispetto all’area in cuiavviene la deposizione. Questo tipo di processo allon-tana i limiti fisici legati alla dimensione dellapreforma, che può raggiungere peso e potenzialitàconsiderevoli.

Un altro aspetto positivo del processo VADriguarda la regolarità delle preforme. Vanno tuttaviatenute presenti le difficoltà legate alla realizzazione diobelischi di altezza eccessiva, ma soprattutto la scarsaflessibilità di questa tecnologia. La realizzazione di

profili particolari (exotic profiles) risulta infatti estrema-mente complessa e scarsamente efficiente.

Il processo OVD può essere svolto completamentein verticale, anche se seguendo la tecnologia tradizio-nale, e già consolidata, esso è effettuato in orizzontale.Questa esigenza pone alcune limitazioni alla massimadimensione possibile della preforma, sia per garantireuna distanza minima fra bruciatore e semilavorato siaper evitare flessioni e curvature della preforma finale.La realizzazione di profili complessi è relativamente piùsemplice rispetto al VAD ed ha almeno lo stesso gradodi complessità rispetto all’IVD. Si tratta quindi presumi-bilmente della tecnologia oggi più conveniente.

2.4 Filatura

Il processo di filatura è, in linea di principio, indif-ferente dalla tecnologia di deposizione (figura 4). Lapreforma compattata è sospesa a un supporto semo-vente ed è gradualmente introdotta in una fornacecilindrica alla temperatura di rammollimento (non difusione) della silice (come mostrato nella foto di questapagina). Si produce così, per gravità, una goccia cherimane collegata alla preforma attraverso un sottile filodi vetro, che conserva il profilo di indice di rifrazionedella stessa preforma. Alla base della “torre di filatura”il filo di vetro è avvolto su una bobina di raccolta con

Avvio del processo di filatura con la formazione della goccia.

Fornace difilatura

Preforma

Controllo del diametro della fibra

Fibra

Bobinadi raccolta

Puleggia ballerinaPuleggia

Estr

usor

i per

l’app

licat

ore

del r

ives

timen

to

Unità dicontrollo

Figura 4 Schema del processo di filatura.

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70 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

regolarità e con tensione costante, mentre all’uscitadella fornace un apposito misuratore valuta il diametrodel filo. Il misuratore è connesso al gancio semo-vente di sospensione della preforma e ne aumentao riduce la velocità quando rispettivamente il dia-metro si riduce in misura eccessiva, ovvero quandocresce.

Nel corso del processo di filatura è applicato perestrusione sulla fibra un doppio strato di resine acrili-che per proteggere il vetro dall’aggressione degliagenti atmosferici e dalle manipolazioni successive.

Al termine del processo di filatura, la fibra, raccoltain una bobina, è sottoposta alle misure di controllo diqualità (come mostrato nella foto qui riprodotta).

3. Tipi di fibre ottiche utilizzabili per trasmissioni DWDM

La fibra singolo modo SM (secondo la raccomanda-zione ITU-T G.652 [3]) è la più nota e la più comu-nemente impiegata, essendo stata installata in circa il90 per cento delle reti terrestri ottiche dei principalioperatori di telecomunicazioni.

In tutto il mondo sono stati già installati circa70 milioni di km di fibra G.652; questa ampia diffu-sione ha fatto sì che ancor’oggi questa fibra sia la piùeconomica (circa 30  /km). È un prodotto particolar-mente maturo, in quanto esso è realizzato da oltre 15anni. La dispersione è ottimizzata intorno a 1310 nm(figura 5) e quindi la dispersione cromatica a 1550 nmè piuttosto elevata (16-18 ps/nm/km). L’attenuazionein questa regione di lunghezza d’onda è invece moltobassa (dell’ordine di 0,20-0,22 dB/km).

La f ibra singolo modo a dispersione spostata(secondo la raccomandazione ITU-T G.653 [4])costituisce il 90 per cento della rete italiana a lungadistanza. Oltre che nella rete italiana e in alcuni col-legamenti sottomarini e transoceanici, precedentiall’introduzione del DWDM, la fibra a dispersionespostata è stata utilizzata in quantità significativenei collegamenti su lunghe distanze solo inGiappone e in alcuni Paesi dell’America Latina (adesempio nel Messico). È un prodotto consolidato, ilcui prezzo è pari a circa due volte quello della fibraG.652, anche se è ormai di difficile reperimento sulmercato. La fibra G.653 presenta una dispersionecromatica minima a 1550 nm, dove pure l’attenua-zione della silice raggiunge il suo minimo assoluto(figura 6).

Misure di controllo di qualità sulla bobina di fibra ottica.

0,6 20

10

0

-10

-20

0,5

0,4

Att

enua

zion

e (d

B/

km)

Lunghezza d’onda (nm)

Attenuazione

Dispersione Cromatica

BandaEDFA

Dis

pers

ione

(ps

/nm

x k

m)

1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700

0,3

0,2

0,1

EDFA = Erbium-Doped Fibre Amplifier

Figura 5 Curve di attenuazione e di dispersione croma-tica della fibra rispondente alla raccomanda-zione G.652.

0,6 20

10

0

-10

-20

0,5

0,4

Lunghezza d’onda (nm)

Attenuazione

Dispersione Cromatica

BandaEDFA

Dis

pers

ione

(ps

/nm

x k

m)

1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700

0,3

0,2

0,1

Att

enua

zion

e (d

B/

km)

EDFA = Erbium-Doped Fibre Amplifier

Figura 6 Curve di attenuazione e di dispersione croma-tica della fibra rispondente alla raccomanda-zione G.653.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 71

Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

Le fibre singolo modo adispersione non nulla, NZD(Non-Zero Dispersion), sonostate studiate per utilizzare almeglio tutte le caratteristichepositive delle fibre convenzio-nali e a dispersione spostata,riducendone nello stessotempo gli inconvenienti, senzatuttavia essere riusciti finora aeliminarli del tutto. La fibra adispersione non nulla (descrittanella raccomandazione ITU-TG.655 [5]) è stata concepita inmodo da presentare una bassadispersione residua nella fine-stra dello spettro entro cuigeneralmente operano isistemi DWDM (figura 7). Ladispersione residua è suffi-cientemente alta da ridurre inmisura sensibile l’efficienzadell’interazione a quattrofotoni FWM (Four WaveMixing), ma al tempo stessosufficientemente bassa perconsentire una trasmissione a10 Gbit/s su lunghe distanze,con un uso limitato della com-pensazione della dispersione.Almeno in linea di principio, lafibra G.655 è dunque compati-bile sia con i sistemi DWDMsia con quelli TDM ad alta

velocità, e dovrebbe permettere all’utilizzatore disfruttare appieno il potenziale di sistemi DWDM com-merciali, anche dal punto di vista dell’incremento dellavelocità trasmissiva per canale.

Questo tipo di fibra si è evoluta nel tempo, par-tendo dai primi prodotti per i quali erano ammessivalori di dispersione molto bassi, che esponevano isistemi, ancora in una certa misura, a penalità dovuteal FWM. Un prodotto di questo tipo è riportato nel-l’appendice 1 della raccomandazione ITU-T G. 655come esempio (a).

I prodotti oggi disponibili sul mercato sonomigliori rispetto a quelli della prima generazione e sisono sostanzialmente differenziati in tre tipi di pro-dotto, ciascuno realizzato da costruttori diversi, indi-cate come esempi (b), (c) e (d) nell’appendice 1 dellaraccomandazione G.655.

In figura 8 sono riportati gli andamenti tipici delladispersione cromatica per i prodotti disponibili incommercio, mentre nella tabella 1 sono riportati ivalori dei principali parametri trasmissivi.

È stato infine prodotto un ulteriore tipo di fibra,riportato a titolo di esempio (e) sempre nella racco-mandazione G.655, caratterizzato da dispersione cro-matica negativa e principalmente utilizzato neisistemi sottomarini.

Le fibre installate potrebbero quindi presentarecaratteristiche anche sostanzialmente diverse daquelle ora disponibili sul mercato. Il progettista disistema deve quindi tener conto delle effettive pro-

14.00

Banda C Banda L

12.00

10.00

8.00

6.00

4.00

2.00

0.001530 1540 1550 1560 1570 1580

Lunghezza d’onda [nm]

ALCATEL: Teralight

LUCENT: TrueWave RS

CORNING: LEAFPIRELLI: FreeLight

Dis

pers

ione

cro

mat

ica

[ps/

nm/

km]

1590 1600 1610 1620

Figura 8 Caratteristiche di dispersione cromatica dei principali prodotti commerciali.

0,6 20

10

0

-10

-20

0,5

0,4

Lunghezza d’onda (nm)

Attenuazione

Dispersione cromatica

BandaEDFA

1100 1200 1300 1400 1500 1600 1700

0,3

0,2

0,1

Att

enua

zion

e (d

B/

km)

Dis

pers

ione

(ps

/nm

x k

m)

EDFA = Erbium-Doped Fibre Amplifier

Figura 7 Curva di attenuazione e banda di dispersionecromatica della fibra rispondente alla racco-mandazione G.655.

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72 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

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prietà trasmissive delle fibre G.655 disponibili perverificare le possibili prestazioni dei sistemi da utiliz-zare sui singoli portanti. Il fatto che nell’ambito dellala raccomandazione ITU-T G.655 si celano prodottidiversi, in un’ottica di diversificazione dei fornitori,rivela dunque un’obiettiva debolezza della normativa.

La fibra G.655 è oggi quella prodotta in quantitàmaggiore, poiché è quasi esclusivamente utilizzatanelle nuove installazioni per sistemi DWDM. Il suocosto, dell’ordine di 110  /km, è ancora sensibil-mente superiore a quello delle fibre rispondenti allaraccomandazione G.652.

4. Sistemi DWDM impiegati sui tre principalitipi di portante ottico

I moderni sistemi DWDM impiegati su distanzemedio-lunghe fanno uso necessariamente di amplifi-catori ottici, OFA (Optical Fibre Amplifiers), normal-mente operanti in terza finestra (1500-1600 nm). Inparticolare, gli amplificatori drogati con Erbio EDFA(Erbium-Doped Fibre Amplifier) sono in grado di for-nire un guadagno per le trasmissioni ottiche nellabanda convenzionale (banda C) da 1530 a 1565 nm.L’ultima generazione di dispositivi EDFA e EDTFA(Erbium Doped Tellurite Fiber Amplifier) è in grado difornire un’amplificazione ottica anche nella regionespettrale da 1565 a 1625 nm (banda L).

L’uso di amplificatori ottici, associato a un elevatonumero di canali trasmissivi, ha messo in luce unanuova serie di problemi legati al comportamento non

lineare dell’indice di rifra-zione della silice drogata. Glieffetti non lineari sono dovutialla dipendenza dell’indice dirifrazione dall’intensità dellapotenza guidata e si manife-stano in regimi di potenzaelevata secondo la seguenteequazione:

n(I) = nL+ n2× P/Aeff

dove n(I) è l’indice dirifrazione in funzione dell’in-tensità di potenza (I = P/Aeff);nL è l’indice di rifrazionelineare; n2 è il coefficientedell’indice di rifrazione nonlineare; P è la potenza gui-data e Aeff è l’area efficacedella fibra ottica. Il valore din2 è peraltro molto basso(circa 2,5 10-20 m2/W), mal’effetto combinato dell’altadensità di potenza, causatodall’elevato numero di canali(tra 10 e 40) e le lunghedistanze considerate, deter-minano distorsioni quali: l’au-tomodulazione di fase SPM(Self Phase Modulation) e l’in-termodulazione di fase tra

canali adiacenti XPM (Cross-Phase Modulation) e ilFWM (Four Wave Mixing) che può provocare prodottid’intermodulazione alle stesse frequenze dei segnali.

Gli effetti non lineari costituiscono quindi la prin-cipale limitazione nelle applicazioni dei sistemiDWDM. L’effetto della non linearità della fibra ègovernato in generale dal coefficiente non lineare g,dato dall’espressione:

D’altro canto bisogna considerare che il disturbodi diafonia tra canali dovuto al FWM è inversamenteproporzionale al prodotto D·Aeff , dove D è la disper-sione cromatica. Le caratteristiche non lineari e glieffetti di dispersione cromatica giocano quindi unruolo determinante nelle prestazioni dei sistemiDWDM. In particolare, fibre con un’area efficaceampia, una dispersione cromatica non troppo bassa euna pendenza della curva di dispersione cromaticatrascurabile, costituirebbero la scelta migliore perridurre l’incidenza degli effetti non lineari, soprat-tutto in vista delle prossime applicazioni multica-nale a 40 Gbit/s. Per tali sistemi, è infatti indispen-sabile compensare la dispersione cromatica e la pen-denza della curva di dispersione.

Tutti questi aspetti saranno trattati nei puntiseguenti facendo riferimento ai tre tipi di fibrafinora maggiormente impiegata (rispondente alleraccomandazioni G.652, G.653, G.655), nell’ottica diindividuarne il miglior impiego per le applicazioniDWDM di tipo terrestre.

Società manifatturiera

Prodotto

MFD a 1550 nm ( m)

Lunghezza d’onda ( cc)di taglio in cavo

(nm)

(Area efficace)( m2)

Attenuazione a 1550 nm(dB/km)

Coeff. dispersionea 1530-1565 nm

ps/[nm . km]

Attenuazione a 1625 nm(dB/km)

Coeff. dispersione a 1565-1625 nm

ps/[nm . km]

Lunghezza d’onda ( 0) adispersione nulla

(nm)

Pendenza della curva di dispersione

PMD (Polarization Mode Dispersion) (ps/ km)

ALCATEL CORNING

LEAF TM

72

² 0,25

4,5 ² D ² 11,2

2,0 ² D ² 6,0

0,083

0,08

LUCENT

TeraLight TM

9,2 + 0,5-

² 1300

65

² 0,21

8,9 ² D ² 10,9

5,5 ² D ² 10

² 1440

0,058

0,2

² 0,25

True Wave RS

8,4 + 0,6-

² 1260

55

0,22 0,25

0,27 0,30

4,0 ² D ² 8,6

2,6 ² D ² 6,0

² 1450

0,045

0,1valore statistico di fibre concatenate

in un collegamento

PIRELLI

FreeLight

9,2 - 10

² 1450

72

² 0,23

² 0,25

4,5 ² D ² 11,2

2,0 ² D ² 6,0

1500valore tipico

0,086

0,2

Tabella 1 Principali parametri delle fibre in commercio rispondenti alla raccomanda-zione G.655.

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4.1 Applicazioni sistemistiche per le fibre singolo modo G.652

La fibra G.652 è particolar-mente indicata per collega-menti nei quali è richiesto unalto numero di canali: perl’alto valore di area efficace eper l’elevata dispersione cro-matica in terza finestra essa è,infatti, esente da effetti d’in-termodulazione non linearecome il FWM. La fibra puòessere ut i l izzata per t ra -smissioni a moderate fre-quenze di c i f ra per ognicanale (2,5 Gbit/s), ma ancheper frequenze di cifra supe-riori, come 10 e 40 Gbit/s. Inquesti due casi è però necessa-rio utilizzare tecniche di com-pensazione della dispersionecromatica per non limitareeccessivamente la lunghezzadelle tratte di rigenerazione.

Con un’allocazione in frequenza dei canali,conforme alla griglia a 100 GHz (0,8 nm) della rac-comandazione ITU-T G.692 [6], è possibile trasmet-tere, con una modulazione esterna, quaranta canalia 2,5 Gbit/s (STM-16) su un collegamento in fibraG.652 in banda C (1530-1565 nm), senza l’impiegodi dispositivi per la compensazione della disper-sione e con tratte di rigenerazione di circa 600 km.

Il numero di canali può essere raddoppiato, e por-tato così a circa ottanta, quando viene adottato unintervallo di frequenza di 50 GHz (0,4 nm). La possibi-lità di impiegare canali uniformemente spaziati, offertadalla fibra G.652, è particolarmente vantaggiosa, inquanto consente di coprire l’intera banda C degliamplificatori ottici in fibra e di sfruttare più efficace-mente la potenzialità dei sistemi oggi disponibili incommercio.

Il vantaggio offerto da un’elevata dispersione cro-matica in termini di numero di canali DWDM chepotrebbero essere trasmessi, si rivela però un limitequando debba essere incrementata la frequenza dicifra per canale. Infatti, nel caso di una trasmissione afrequenza di cifra a 10 Gbit/s (STM-64), a causa delladispersione cromatica, le sezioni di rigenerazionepotrebbero ridursi anche a 80-100 km, annullandocosì i vantaggi offerti dagli amplificatori ottici inlinea. Utilizzando opportune tecniche di compensa-zione della dispersione cromatica è possibile, tutta-via, superare queste limitazioni, sfruttando appieno ivantaggi economici offerti dall’amplificazione ottica:il costo di un amplificatore ottico di linea è, infatti,nettamente inferiore a quello di un rigeneratoreNx10 Gbit/s, con l’ulteriore vantaggio del risparmiodi spazio occupato e di consumo di potenza di ali-mentazione dei dispositivi.

I sistemi DWDM disponibili sul mercato (si vedaad esempio [7]), con canali modulati a 2,5 Gbit/s,sono in grado di raggiungere una capacità aggregata di

100 Gbit/s, in banda C, per ogni coppia di fibre G.652(40 x 2,5 Gbit/s). Sono anche disponibili sistemi conspaziatura tra i canali di 50 GHz che hanno una capa-cità aggregata di 200 Gbit/s (80 x 2,5 Gbit/s).

L’impiego di amplificatori ottici in banda L(1565-1625 nm) è compatibile con la fibra G.652 epuò consentire in prospettiva un aumento della capa-cità fino a 200-400 Gbit/s per una coppia di fibre(80-160 x 2,5 Gbit/s). Per aumentare la capacità tra-smissiva, l’utilizzo di sistemi a 10 Gbit/s risulta, tut-tavia, più conveniente, in quanto riduce il numero diapparati e quindi lo spazio occupato in centrale.

La potenzialità della fibra G.652 per trasmissioniDWDM a 10 ed a 40 Gbit/s è stata verificata indiverse sperimentazioni come indicato nella tabella 2.

Sistemi con canali a 10 Gbit/s sono già disponibiliin commercio [7], e talvolta sono offerti come possi-bile alternativa a quelli a 2,5 Gbit/s a parità di regoledi progetto, nel caso siano utilizzati moduli di com-pensazione della dispersione.

Per quanto riguarda le tecniche di compensazionedella dispersione cromatica, i moduli basati sulle fibread alta dispersione negativa DCF (DispersionCompensating Fiber), sono ormai prodotti consolidati eforniti da numerosi costruttori. Risulta, però, ancoradifficile trovare sul mercato moduli in fibra in gradodi compensare simultaneamente pendenza e valormedio della dispersione, tale da rendere superfluaun’equalizzazione per ciascun canale dopo la demul-tiplazione nei sistemi a 40 Gbit/s.

Di recente sono stati proposti moduli utilizzantifibre speciali che operano su modi di ordine elevato,in grado di compensare la pendenza e il valor mediodella dispersione cromatica sull’intera banda C [13].Oltre ai moduli in fibra DCF, sono stati sviluppatianche compensatori a reticolo di Bragg, DCG(Dispersion Compensating Gratings), che hanno sempreavuto la limitazione della banda di utilizzo.

No.canali Banda Rif.

[8]

[9]

[10]

Commenti

Unico modulo di compensazione

al ricevitore

Compensazione della dispersione pre,

post e in linea, FEC, amplificazione Raman

Compensazione della dispersione pre, post e in linea,

amplificazione Raman

Compensazione di pendenza e valor medio

della dispersione cromatica, amplificazione

Raman

Velocità di cifra

(bit rate) [Gbit/s]

Spaziatura tra i canali

[GHz]

Lunghezza dei col-legamenti senza

rigenerazione [km]

C

C + L

C

450

840

> 1000

100

50

50

10

10

10

[11]C25010040

32

128

80

32

Compensazione di pendenza e valor medio

della dispersione cromatica, FEC, amplificazione Raman

[12]C + L821004080

Tabella 2 Esempi di trasmissione DWDM a 10 ed a 40 Gbit/s su fibra rispondente allaraccomandazione G.652.

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Enti di normativa per le fibre e i cavi ottici

I principali Comitati di normalizzazione all'interno dei quali operano i Gruppi di lavoronel settore delle fibre ottiche sono quattro: l'ITU-T e l'IEC a livello internazionale, l'ETSIe il CENELEC a livello europeo (tabella A). I Comitati hanno non solo competenze geo-grafiche diverse, ma anche differenti finalità: ITU-T e ETSI operano entrambe sulla nor-mativa attinente alle applicazioni nelle telecomunicazioni, mentre IEC e CENELEC ope-rano su una normativa essenzialmente orientata al prodotto industriale.

Sono state stabilite, tuttavia, relazioni molto strette fra i diversi Comitati, alcune forma-lizzate da precisi accordi di cooperazione come quelli tra IEC e CENELEC e tra ETSI eCENELEC; altre meno formali, ma operanti di fatto attraverso tecnici di collegamento(liaison) tra Gruppi di lavoro omologhi. Queste cooperazioni servono naturalmente sia aevitare duplicazioni di lavoro sia a stimolare possibili sinergie.

Nel seguito saranno descritti piùin particolare i singoli Comitati ele relative strutture.

L’ I T U - T ( I n t e r n a t i o n a lTelecommunication Union -Telecommunication standardi-zation sector) è organizzato inGruppi di studio, SG (StudyGroup), all’interno dei qualisono esaminati diversi quesiti,Q (Question), che trattano spe-cificamente i vari temi allo stu-dio. I quesiti sono a loro voltaraggruppati sotto gruppi dilavoro, WP (Working Party),all ’ interno dello SG. NelloSG15 (Transport Networks,System and Equipment), i lWP4 (Transmission) esamina,tra gli altri argomenti, nel que-sito 15/15 (Characteristicsand Test Methods of opticalfibres and cables), le caratteri-stiche trasmissive dei cavi infibra ottica. Nel Gruppo di stu-dio SG6 (Outside Plants), sicurano gli aspetti di costru-zione, installazione e manuten-

zione dei cavi ottici. Nel WP2 (Application of products) il quesito Q.8 esamina gliaspetti costruttivi dei cavi ottici per le differenti applicazioni impiantistiche.

L’ITU-T redige raccomandazioni che sono generalmente tenute in grande considerazionedall’industria manifatturiera e dagli operatori di telecomunicazioni e rappresentano quasisempre gli standard de-facto.

L’IEC (International Electrotechnical Commission) è l’Ente incaricato della prepara-zione di norme nel settore dell’elettronica e delle relative tecnologie. Il lavoro di prepara-zione degli standard e di altri documenti tecnici è svolto attraverso i Comitati tecnici, TC(Technical Committee), e i Sottocomitati, SC (SubCommittee). In quest’ambito le atti-vità inerenti ai portanti ottici fanno capo al Comitato tecnico TC 86 (Fibre Optics) il cuiSottocomitato SC 86A (Optical Fibres and Cables) si occupa di fibre ottiche e di cavi. IlSottocomitato SC86A ha due gruppi di lavoro WG1 (Fibers) e WG3 (Cables). L'IECredige nel campo dei portanti ottici, norme internazionali e rapporti tecnici informativi(privi però di valore cogente).

ITU

-T

Comitato Tecnico TC86

Sotto-Comitato SC86A

Gruppo di lavoro WG1

Fibre ottiche

Fibre e cavi ottici

Fibre ottiche (60793-2)

Working Party 4

Gruppo di studio SG15

Quesito Q.15

Reti di trasporto

Reti di trasporto ottiche

Caratteristiche e metodi di verificaper fibre e cavi ottici (G.652; G.653; G.655)

Comitato Tecnico TM

Gruppo di lavoro TM1

Working Party 1

Trasmissione e multiplazione

Reti, fibre e cavi

Fibre cablate e componentiottici passivi

Comitato Tecnico TC86Fibre e cavi ottici

Working Party 2

Gruppo di studio SG6

Quesito Q.6

Impianti esterni

Applicazioni dei prodotti

Costruzione dei cavi ottici

IEC

ITU

- T

ET

SI

CENELEC

Tabella A Principali gruppi di lavoro di normalizzazione operanti nelsettore portanti ottici.

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In ETSI (European Telecommunications Standard Institute) la struttura prevede unComitato tecnico TM (Transmission and Multiplexing) che comprende alcuni Gruppi dilavoro, WG. Ogni WG è costituito da Working Parties e Special Expert Groups. Le atti-vità di standardizzazione inerenti le fibre sono trattate nel WP1 (Cabled Fibres andPassive Optical Components) del WG TM1 (Core Networks, Fibres and Cables).

Il CENELEC (Comité Européen de Normalisation ELECtrotechnique) si occupa dellanormativa su fibre e cavi ottici nel Comitato Tecnico TC86A: Optical Fibres and Cables.Il CENELEC produce specifiche generiche e di prodotto sotto forma di norme europee, leEN (European Norm), che sono recepite all’interno della Comunità europea e non pos-sono essere modificate sul piano nazionale.

In particolare acquista notevole importanza il rapporto di cooperazione che esiste traCENELEC e la sua controparte internazionale IEC, che permette, tramite procedura divotazione parallela, di non duplicare a livello europeo i lavori già in corso di definizionea livello internazionale e di incorporare quindi le norme IEC, eventualmente modifican-dole a livello europeo. CENELEC ha inoltre instaurato un accordo di cooperazione conETSI per la preparazione delle norme europee.

Il lavoro di normazione su fibre e cavi è ormai in corso da diversi anni e ha quindi rag-giunto un buon livello di maturità sia in campo internazionale (ITU-T e IEC) che europeo(ETSI e CENELEC). Sono stati preparati numerosi documenti e norme riguardanti i prin-cipali prodotti disponibili oggi sul mercato.

ITU-T ha emesso raccomandazioniper le fibre multimodo [21] e perle fibre singolo-modo [3; 4; 5;22]. Un’ultima raccomandazione[23] riporta le definizioni deiparametri trasmissivi e geometricied i relativi metodi di misuracomuni a tutte le categorie difibre singolo-modo descritte nelleraccomandazioni (tabella B).

IEC ha pubblicato una serie didocumenti, sia per le fibre sia peri cavi, in cui sono descritti imetodi di misura per la caratteriz-zazione dei parametri meccanici, geometrici, trasmissivi e ambientali. Sono state, inoltre,pubblicate le specifiche di tutti i principali tipi di fibre disponibili sul mercato, anche diquelle non utilizzate strettamente nel settore delle telecomunicazioni. Il Sottocomitato86A/WG1 ha rivisto i valori dei parametri caratteristici delle fibre SM [24].

Un tema che l’IEC ha particolarmente approfondito riguarda la dispersione di polarizza-zione, PMD (Polarisation Mode Dispersion), sulla quale è stato preparato un rapportotecnico contenente tutti i metodi di misura oggi utilizzati [25].

A livello europeo ETSI e CENELEC, grazie anche all’efficace rapporto di cooperazioneinstaurato tra i due Enti, hanno prodotto una serie di norme europee, le EN (EuropeanNorms), che recependo i requisiti funzionali richiesti dall’ETSI, incorporano gli aspettiattinenti alle applicazioni nelle telecomunicazioni del particolare portante ottico conside-rato.

Nel caso delle fibre, ad esempio, i requisiti funzionali delle I-ETS emesse dall’ETSI sonostati completamente inseriti nelle rispettive EN prodotte dal CENELEC che sono struttu-rate, come le corrispondenti norme IEC, in GS (Generic Specification) contenenti anchei metodi di misura, in SS (Sectional Specification) contenenti le caratteristiche comunidi ogni classe di fibre (multimodo e singolo-modo) e in FS (Family Specification) conte-nenti le caratteristiche specifiche di ogni tipo di fibra considerato.

Tipo IEC

B1.1

B1.2

B2

B3

B4

ITU

1) Fibre convenzionali (a dispersione non spostata)

3) Fibre a perdite minimizzate a 1550 nm

2) Fibre a dispersione spostata (DS)

4) Fibre a dispersione appiattita

5) Fibre a dispersione non nulla (NZD)

G.652

G.654

G.653

-

G.655

Tabella B Riferimenti normativi relativi ai diversi tipi di fibre sin-golo modo oggi impiegate.

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Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

Solo di recente è stato proposto un DCG a largabanda (30 nm) operante in banda C [14]. Poiché ilmercato di questi moduli di compensazione non èancora molto ampio, il costo dei dispositivi è piuttostoelevato, ma risulta trascurabile su quello totale delsistema. Il costo di un OFA con modulo di compensa-zione è poi in genere ben al di sotto di quello relativoai rigeneratori Nx10 Gbit/s.

Per quanto riguarda l’allocazione dei moduli dicompensazione, va ricordato che essi possono essereinseriti nel trasmettitore (pre-compensazione), nel rice-vitore (post-compensazione) oppure in corrispondenzadegli amplificatori di linea (compensazione in linea) tra i“due stadi” di cui i collegamenti sono composti.

In questi ultimi tempi è stato presentato unnuovo tipo di fibra G.652, caratterizzato da unabassa attenuazione nella banda spettrale da 1360 nma 1400 nm per soppressione del picco di assorbi-mento OH. Il nuovo tipo di fibra è stato realizzatoper essere impiegato - almeno in un primo tempo -nelle reti metropolitane DWDM ed è simile allefibre G.652 per quanto riguarda la dispersione cro-matica. Poiché tuttavia presenta un’attenuazioneminore nella banda compresa tra 1360-1460 nm, essaconsente di ospitare più canali WDM, in relazionealla disponibilità di sorgenti ottiche operanti in que-sta regione dello spettro.

4.2 Applicazioni sistemistiche per fibra a dispersione spostata G.653

La fibra G.653 è stata ideata per applicazioni inuno scenario in cui l’incremento di prestazioni potevaessere ottenuto solo mediante l’incremento della fre-quenza di cifra del portante ottico (approccio TDMelettrico).

Grazie alla dispersione trascurabile di questa fibra,era possibile spostare i limiti incontrati nella trasmis-sione di canali modulati a 10 Gbit/s su fibra G.652(all’epoca non erano infatti ancora disponibili i com-pensatori della dispersione cromatica).

In questa situazione, l’ultimofattore limitante rimaneva ladispersione di polarizzazione, PMD(Polarisation Mode Dispersion). LaPMD della G.653 è da due a trevolte maggiore di quella delle fibreG.652 (0,4 - 0,7 ps/ Ökm rispetto a0,1-0,2 ps/Ökm). I valori di PMDconsentono collegamenti di centi-naia di chilometri a 10 Gbit/s; marisultano estremamente penaliz-zanti a 40 Gbit/s, riducendo la lun-ghezza di rigenerazione ad alcunedecine di chilometri e richiedendol’impiego di tecniche di compensa-zione e di mitigazione della PMD.La fibra G.653, a causa della suabassa dispersione cromatica inbanda C, è assai critica se usata intrasmissioni DWDM, dato che glieffetti di intermodulazione nonlineare causati dal FWM, diventanoparticolarmente marcati [15].Questo

inconveniente può essere superato con una spazia-tura larga e disuniforme dei canali. Il numero deicanali in banda C risulta perciò limitato da otto a dodici,e si ha quindi una capacità massima aggregata trasporta-bile da un sistema N x 2,5 Gbit/s di 20-30 Gbit/s.

Con questa fibra, la frequenza di cifra per canalepuò essere aumentata a 10 Gbit/s in banda C, senzache sia necessario compensare la dispersione croma-tica, purché si prendano provvedimenti che permet-tano di mitigare gli inconvenienti dovuti al FWM.

In questo caso è possibile ottenere facilmentecapacità aggregate dell’ordine di 80-120 Gbit/s (cioè,8-12 x 10 Gbit/s). Abbinando l’amplificazione Ramanalle tecniche per mitigare l’incidenza degli effetti nonlineari, è stata dimostrata la possibilità di trasmetterefino a cento canali a 10 Gbit/s in banda C (spaziaturadi 25 GHz) su 175 km di fibra G.653 [16].

Il limite superiore alla capacità massima della fibraG.653 imposto dal FWM, può essere superato ricor-rendo all’uso della banda L (1565-1625 nm). Nelcampo spettrale oltre 1565 nm, la fibra G.653 ha unadispersione sufficientemente elevata e tale da ren-dere, in genere, quasi trascurabili le penalità dovuteal FWM (come nel caso della fibra G.655 in banda C),e di consentire anche la trasmissione di più canali a40 Gbit/s. Mediante l’impiego di codici di correzionedi errore di tipo FEC (Forward Error Correction) e dicompensatori della dispersione - inevitabili a questefrequenze di cifra - è stata verificata la trasmissione disedici canali a 40 Gbit/s in banda L [17].

Questa scelta tecnologica, resa disponibile sin daiprimi mesi del 2000 da parte di alcuni fornitori, ègiustificata nei casi in cui è necessario impiegarel’intera capacità del collegamento. A causa dellelimitazioni trasmissive e delle problematiche dovutealla necessità di mitigare diversi effetti sopra citati,la fibra G.653 non è più utilizzata nelle nuove instal-lazioni, ed è stata sostituita dalla fibra G.655. Negliimpianti esistenti l’utilizzo della banda L a 10 Gbit/spermette, tuttavia, notevoli incrementi della capa-cità trasmissiva.

Fibra ottica cablata per un cavo sottomarino.

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4.3 Applicazioni sistemistiche per fibra a dispersione nonnulla G.655

Le caratteristiche più interessanti per applica-zioni di sistemi terrestri DWDM sono fornite ingenerale dalle fibre a dispersione positiva con ampiaarea efficace e con bassa pendenza della dispersionecromatica.

Tutte le nuove fibre G.655 presentano buonecaratteristiche di attenuazione e di geometria.Particolare attenzione è in genere riservata al pro-cesso costruttivo per ridurre il più possibile laPMD che può rivelarsi dannosa allorché si aumentala velocità trasmissiva del canale. Per le sue carat-teristiche trasmissive la fibra G.655 è adatta persistemi DWDM e, in particolare, perl’utilizzo nelle dorsali dove è previstoun sensibile aumento di traffico.

Le fibre G.655 con dispersionepositiva sono compatibili con la tra-smissione in banda L, anche sesarebbe auspicabile, una pendenzadella curva di dispersione minore, inmodo da ridurre i valori di dispersionealle lunghezze d’onda superiori e danon perdere i vantaggi economiciofferti da un utilizzo ridotto dei modulidi compensazione.

Le fibre G.655, a dispersionenegativa, non possono invece essereimpiegate in questa regione spettrale,dove si trova lo zero di dispersione, acausa della maggiore incidenza deglieffetti non lineari. Queste fibre sonoprincipalmente impiegate nei collega-menti sottomarini, poiché la compen-sazione periodica della dispersionepuò essere ottenuta con tratte di fibraG.652.

Le fibre G.655, con area efficacealta e con una ridotta pendenza della curva di disper-sione, riducono gli effetti negativi dei fenomeni nonlineari. In particolare una bassa pendenza della curvadi dispersione semplifica la compensazione delladispersione, che è sempre necessaria sia per trasmet-tere più canali a 10 Gbit/s su distanze di 300-400 km,sia per sopprimere le distorsioni dovute alla XPM(Cross-Phase Modulation). Le distorsioni di XPM poi,sono più alte nel regime di dispersione moderata,tipica delle fibre G.655. La XPM risulta essere perciò,a un primo esame, l’effetto non lineare più dannosoper queste fibre anche se meno penalizzante [18]. Lefibre G.655 non sono, perciò, completamente immunida problemi di trasmissione.

In linea di principio, le fibre G.655 consentono direalizzare trasmissioni fino a centosessanta canaliWDM, modulati a 10 Gbit/s (che utilizzano ancheamplificatori operanti in banda L e compensatori didispersione). I limiti reali nella trasmissione DWDMa capacità aggregate che superano 1 Tbit/s non sonotuttavia perfettamente noti, essendo oggi ancoraoggetto di studio. Anche il confronto tra le fibreG.655 e quelle G.652 non ha permesso finora di effet-tuare una scelta tra i due tipi di fibra.

Le fibre G.655, per la bassa dispersione da essepresentata, consentono velocità di modulazione percanale fino a 40 Gbit/s. Diversi sono infatti gli esperi-menti che si stanno conducendo a questo scopo neipiù importanti laboratori dei centri di ricerca e deicostruttori di apparati trasmissivi [19, 20].

In pratica, le fibre G.655 dell’ultima generazionesono adatte alla trasmissione simultanea di 40 canali a10 Gbit/s canali su tratte di alcune centinaia di chilo-metri, con intervalli di amplificazione di 80-100 km.Una certa attenzione deve comunque essere postanella scelta delle caratteristiche della fibra (area effi-cace, parametri di dispersione, PMD) che dovrebberoessere individuate in base alle caratteristiche di tra-smissione del sistema DWDM previsto.

5. Conclusioni

In quest’articolo sono state analizzate le caratteristi-che di trasmissione di fibre ottiche oggi disponibili incommercio, rispondenti alle raccomandazioni ITU-Tin relazione alle principali aree applicative. È statodato rilievo alle prestazioni delle fibre G.652, G.653 eG.655 nelle applicazioni di sistemi DWDM ad altacapacità su collegamenti a lunga distanza. Sono statiquindi esaminati i problemi di trasmissione con parti-colare riferimento ad alcuni dei principali effetti nonlineari della fibra.

È stato anche sottolineato che la fibra G.652,oltre a essere un prodotto ben consolidato, univoca-mente standardizzato e ampiamente diffuso in tutti iPaesi, consente di ottenere prestazioni con sistemiDWDM ad alta capacità, confrontabili con quelledelle più recenti fibre G.655.

La fibra G.653, per la bassa dispersione cromaticada essa presentata, risulta non essere propriamenteadatta a trasmissioni DWDM, a meno che non si usila trasmissione in banda L, oppure particolari accorgi-menti, quali l’amplificazione Raman o altre tecnicheper mitigare gli effetti non lineari in banda C.

A sinistra, la preforma nella fase di stoccaggio.

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Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

La produzione di questo tipo di fibra è ormai statasospesa, tranne che in Giappone, a favore dei nuovitipi di fibra G.655. Per i gestori delle reti di telecomu-nicazioni che hanno già installato questo tipo di fibranei propri collegamenti, l’utilizzo della banda L rap-presenta un’ottima soluzione per sfruttarne meglio lepotenzialità, anche alla luce dei costi che si dovreb-bero sostenere per posare nuovi portanti.

Per quanto riguarda la fibra G.655, essa non sem-bra essere ancora la soluzione vincente per le trasmis-sioni DWDM: nel campo della ricerca grandi sforzisono, infatti, oggi indirizzati a rendere minimo l’im-patto degli effetti non lineari (XPM).

È stato, infine, chiarito che, indipendentementedal tipo di fibra utilizzato, la nuova generazione disistemi DWDM ad alta capacità e con elevata fre-quenza di cifra (superiore a 10 Gbit/s), sarà caratteriz-zata da un impiego quasi sistematico di moduli checompensano la dispersione cromatica e la pendenzadella curva di dispersione.

[1] Kao, C.K.; Hockham, G.A.: Dielectric-fibre sur-face waveguides for optical frequencies.«Proceedings IEE», Vol. 113, n. 7, luglio1966, pp. 1151-1158 - ripreso anche in:«Notiziario Tecnico Telecom Italia»,Supplemento al n. 3/1996, pp. 14-21.

[2] Kapron, F.P.; Keck D.B.; Maurer R.D.: «Appl.Phys. Lett.» 17, 423, 1970.

[3] Characteristics of a single-mode optical fibre cable.ITU-T Rec. G.652.

[4] Characteristics of a dispersion shifted single-modeoptical fibre cable. ITU-T Rec. G.653.

[5] Characteristics of a non-zero dispersion single-modeoptical fibre cable. ITU-T Rec. G.655.

[6] Optical interfaces for multichannel systems withoptical amplifiers. ITU-T Rec. G.692.

[7] http://www.cisco.com/warp/public/cc/pd/olpl/olcr/on15800http://www.nortelnetworks.com/products/01/optera/long_haul/1600/index.htmlhttp://www.bell-labs.com/innovate98/optnet/opt-net4.htmlhttp://www.marconi.com/html/solutions/plx4080160.htmhttp://www4.alcatel.com/products/productsbytechno-logy.jhtml?_DARGS=%2Fproducts%2Finclude%2Fdropdowns.jhtml.1http://www.siemens.com/page/1,3771,209219-1-999_1_0-0,00.html

[8] Blondel, J-P.; Brandon, E.; Labrunie, L.; Roux,P.L.; Toullier, D.; Zarris, G.: Error free32x10Gbit/s unrepeatered transmission over 450 km. ECOC ’99, Nice, settembre 1999, postdead line paper PD2-6, p. 34.

[9] Terahare, T.; Hoshida, T.; Kumasako, J.;Omeka, H.: 128 x 10.66 Gbit/s transmission over840 km standard SMF with 140 km optical repeaterspacing (30.4 dB loss) employing dual-band distri-buted Raman amplification. OFC ’00, Baltimora,marzo 2000, post dead line paper PD-28.

[10] Marcerou, J.F.; Pitel, F.; Vareille G. et al.:From 40 to 80 x 10Gbit/s DWDM transmissionfor ultra long haul terrestrial transmission above3000 km. OFC ’01, Anaheim, marzo 2001,paper ME3.

[11] Brandon, E.; Blondel, J-P.; Bonbal, F.; Buet, L.;Havard, V.; Hugbart, A.; Labrunie, L.; Le Roux,P.; Toullier, D.; Uhel, R.: 128 Tbit/s (32 x 40Gbit/s) unrepeatered transmission over 250 km.ECOC ’00, Monaco di Baviera, settembre 2000,Vol. 4, pp. 21-23.

[12] Chen, D.; Wheeler, S.; Nguyen, D. et al.: 3.2Tbit/s field trial (80 x 40 Gbit/s) over 3 x 82 kmSSMF using FEC, Raman and tunable dispersioncompensation. OFC ’01, Anaheim, marzo 2001,post dead line paper PD-36.

[13] Gnauck, A.H.; Garrett, l.D.; Danziger, Y.; Levy,U.; Tur, M.: Dispersion and dispersion slope com-pensation of NZDSF for 40 Gbit/s operation overthe entire C band. OFC ’00, Baltimora, marzo2000, post dead line paper PD-8.

CENELEC Comité Européen de NormalisationELECtrotechnique

DCF Dispersion Compensating FibreDCG Dispersion Compensating GratingsDS Dispersion Shifted fiberDWDM Dense Wavelength Division

MultiplexingEDFA Erbium-Doped Fibre AmplifierEDTFA Erbium-Doped Tellurite Fibre

AmplifierEN European NormETSI European Telecommunications

Standard InstituteFEC Forward Error CorrectionFS Family SpecificationFWM Four Wave MixingGS Generic SpecificationIEC International Electrotechnical

CommissionITU-T International Telecommunication

Union - Telecommunication standar-dization sector

IVD Inside Vapour DepositionMCVD Modified Chemical Vapour DepositionNZD Non-Zero DispersionOFA Optical Fibre AmplifiersOVD Outside Vapour DepositionPMD Polarisation Mode DispersionSC SubCommitteeSG Study GroupSM Single ModeSPM Self Phase ModulationSS Sectional SpecificationTC Technical CommitteeTM Transmission and MultiplexingVAD Vapour Axial DepositionWP Working PartyXPM Cross-Phase Modulation

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Cuomo - Montalti - Rossaro - Tambosso • Fibre ottiche per sistemi DWDM

[14] Brennan III, J.F.; Hernandez, E.; Valenti, J.A.et al.: Dispersion and dispersion slope correctionwith a fiber Bragg grating over the full C band.OFC ’01, Anaheim, marzo 2001, post dead linepaper PD-12.

[15] Agrawal, G.P.: Non linear fibre optics. AcademicPress, II Ed., 1995.

[16] Takashina, K.; Shibano, E.; Taga, H.; Goto,K.: 1 Tbit/s (100 ch x 10 Gbit/s) WDM repeater-less transmission over 200 km with RamanAmplifier. OFC ’00, Baltimora, marzo 2000,paper FC8.

[17] Hirano, A.; Yonenga, K.; Miyamoto, Y. et al.:640 Gbit/s (16 ch x 42.7 Gbit/s) WDM L-bandDSF transmission with 25 nm bandwidth slopecompensator. ECOC ’00, Monaco di Baviera,settembre 2000, Vol. 4, pp.15-16.

[18] Furst, C.; Scheerer, C.; Mohs, G.; Elbers, J-P.;Glingener, C.: Influence of the dispersion map onlimitations due to cross-phase modulation in WDMmultispan transmission systems. OFC ’01,Anaheim, marzo 2001, paper MF4.

[19] Bigo, S.; Frignac, Y.; Chalet, G.; Borne, S. et al.:10.2 Tbit/s (256 x 42.7 Gbit/s PDM/WDM) tran-smission over 100 km of Teralight‘ fibre with 1.28bit/s/Hz spectral efficiency. OFC ’01, Anaheim,marzo 2001, post dead line PD-25.

[20] Zhu, B.; Leng, L.; Nelson, L.E. et al.: 3.08Tbit/s (77 x 42.7 Gbit/s) transmission over 1200 kmof non-zero-dispersion-shifted fiber with 100 kmspan using C and L band distributed Raman ampli-fication. OFC ’01, Anaheim, marzo 2001, postdead line PD23.

[21] Characteristics of a 50/125 µm multimode gradedindex optical fibre cable. ITU-T Rec. G.651.

[22] Characteristics of a 1550 nm wavelength loss mini-mized single-mode optical fibre cable. ITU-T Rec.G.654.

[23] Definition and test methods for the relevantparameters of single-mode fibres. ITU-T Rec.G.650.

[24] Sectional Specification for B singlemode fibre. IEC60793-2-50, Edition 1.

[25] Polarisation-mode dispersion measurement techniquesfor single-mode optical fibres. IEC 60793-1-48.

Alberto Rossaro si è laureato in IngegneriaElettronica nel 1989 presso il Politecnico diTorino. Nel 1988 ha iniziato la suacollaborazione con CSELT (oggi TILAB), doveha svolto la tesi di laurea su un sistema amicroprocessore per l’autoallineamento di uninterferometro laser per la costruzione di fibreottiche. Da allora si è occupato di metodi dimisura, caratterizzazione e qualificazione difibre ottiche, maturando significativeesperienze soprattutto per quanto riguarda gli

aspetti trasmissivi: misure di MFD, misure riflettometriche, aspettidi dispersione cromatica e di dispersione di polarizzazione (PMD).Dal 1993 ha iniziato a partecipare ai più importanti Enti dinormativa: è delegato italiano nel Sottocomitato IEC SC86A“Optical Fibres” ed è Liaison Officier tra CENELEC TC86“Optical Fibres and cables” ed ETSI TM1/WP1 “Cabled Fibresand Passive Optical Components”, di cui è recentemente diventatoChairman. Da più di un anno si occupa della caratterizzazione dellefibre ottiche della rete paneuropea, di sistemi di gestione diapparati WDM e di aspetti sistemistici dovuti ai fenomeni didispersione. È autore di circa quaranta articoli tecnici per riviste econvegni internazionali.

Tiziana Tambosso si è laureata con lodeall’Università di Pavia nel 1983. Ha operato perdue anni in SGS (oggi ST Microe-lectronics),come progettista di circuiti microelettronici perl’applicazione nelle telecomunicazioni. Nel1988 ha conseguito il Dottorato di Ricerca inIngegneria Elettronica, presso l’Università diPavia, conducendo ricerche nel settoredell’optoelettronica, componenti ottici passivi esensoristica in fibra ottica. Dal 1989 al 1993 haguidato un gruppo di ricerca presso la

direzione R&D della SIRTI, sviluppando accoppiatori in fibraottica, attenuatori ottici e amplificatori in fibra ottica. Dal 1993lavora in CSELT (oggi TILAB) dove ha svolto ricerche nel settoredegli amplificatori ottici e dei componenti passivi in fibra ottica siacome responsabile di un gruppo di ricerca, sia, attualmente, comeresponsabile di progetto. Dal 1993 al 1997 è stata Segretario delSottocomitato IEC SC86B per la standardizzazione deicomponenti passivi in fibra ottica. Detiene otto brevetti ed èautore di più di quaranta lavori su riviste o per convegniinternazionali. Inoltre, è membro della AEI (AssociazioneElettrotecnica Italiana), da cui ha ricevuto due premi; è seniormember della IEEE ed è segretario dell’Italian Chapter IEEELEOS (Laser and Electro Optic Society).

Daniele Cuomo, laureato in Fisica pressol’Università Federico II di Napoli nel 1982, si èoccupato di propagazione elettromagneticapresso la Facoltà di Ingegneria della stessaUniversità fino al 1988, anno nel quale è statoassunto dalla Fibre Ottiche Sud F.O.S. S.p.A.,azienda italiana manifatturiera di fibre otticheper telecomunicazioni, di proprietà del GruppoPirelli. Si è occupato inizialmente di ricerchesulla propagazione in fibra e sulle tecniche dicaratterizzazione del prodotto, per poi diventare

responsabile della Qualità e dell’Assistenza tecnica ai Clienti. Hapartecipato assiduamente, a partire dal 1989, a diversi comitati distandardizzazione, nazionali e internazionali, come delegato nazionaleall’IEC SC86A, allo SG15 in ITU-T, al CENELEC TC SC86A. Hainsegnato, per diversi anni, Ottica e comunicazioni ottiche pressol’Università di Salerno e di Benevento.

Francesco Montalti ha conseguito la laurea inFisica presso l’Università “La Sapienza” diRoma nel 1976, meritando la lode. Dal 1979 al1985 ha svolto attività di ricerca sulle fibreottiche presso il Laboratorio Centrale delleIndustrie Face Standard (ITT) a Pomezia. Nel1985 è stato assunto in SIP (oggi TelecomItalia) presso la Direzione Generale, dove si èoccupato dello sviluppo dei cavi in rame e infibra ottica e degli accessori di rete e dellaqualificazione dei relativi costruttori. È ora

responsabile delle Specifiche Tecniche dei cavi e materiali per larete di accesso nell’ambito della Linea Ingegneria delleInfrastrutture di Domestic Wireline di Telecom Italia. Ricoprecariche a livello nazionale ed internazionale negli Enti normativi, inparticolare le Presidenze dello Study Group 6 (Outside Plant)dell’ITU-T e del Sottocomitato 86B (Componenti Passivi) del CEI.È autore di numerose pubblicazioni.

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xDSL

Il sistema trasmissivo HDSL

CARLO CORI

LORENZO MAGNONE

Lo sviluppo e l’applicazione delle tecnologie xDSL (x Digital Subscriber Line)hanno consentito di rivalutare l’utilizzo della rete di accesso in rame che, fino apochi anni fa, era considerata in declino e destinata a essere sostituita rapida-mente da quella in fibra ottica. Questa tecnologia ha, infatti, permesso di impie-gare le potenzialità del doppino telefonico utilizzandolo per bande di frequenzafino all’ordine delle decine di MHz.Nella famiglia xDSL, i sistemi HDSL (High bit-rate Digital Subscriber Line) sonostati i primi a conoscere una notevole diffusione nelle reti di telecomunicazione.Nell’articolo - oltre a fornire alcuni elementi della trasmissione HDSL, dallastruttura della trama alla forma dell’impulso - si descrivono i fattori che influen-zano le prestazioni del collegamento HDSL e si presentano i diversi elementi checostituiscono il sistema.

1. Introduzione

La rete telefonica mondiale è costituita oggi dacirca 600 milioni di rilegamenti di utente realizzatisu coppie simmetriche di portanti in rame; la rete diaccesso esistente costituisce perciò un patrimonio dielevato valore e continuerà a esserlo ancora permolti anni, anche nell’ambito di evoluzioni che pre-vedono l’introduzione graduale di sistemi su por-tanti ottici nella rete di accesso. Una così diffusacapillarità, unita alla richiesta di trasmissione di datia velocità via via crescente che si è verificata negliultimi decenni, è stata una delle maggiori spinte acercare di impiegare in misura rilevante sistemi ditrasmissione numerica ad alta velocità sul doppinotelefonico.

Per sfruttare appieno la capacità disponibile suquesto canale trasmissivo, ben oltre la banda di 4 kHzper cui era stato originariamente progettato e impie-gato in rete, è stato necessario mettere a punto com-plesse tecniche di elaborazione del segnale, in parti-colare per ciò che attiene l’equalizzazione delsegnale ricevuto.

I sistemi che utilizzano queste tecniche, notisotto i l generico acronimo di xDSL (x DigitalSubscriber Line), hanno cominciato ad essere dispo-nibili all’inizio degli anni Novanta. La “x” specifica

il particolare sistema della famiglia; ad oggi sono defi-niti i sistemi Asymmetric (x=A), Symmetric (x=S),High bit-rate (x=H) e Very high bit-rate (x=V).

In figura 1 sono illustrate le terminazioni di utentepiù diffuse per HDSL.

Figura 1 Alcune terminazioni di utente HDSL utilizza-te da Telecom Italia.

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Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

In questo articolo si riporta l’evoluzione dellatecnologia HDSL, le sue principali caratteristiche euna descrizione dei sistemi utilizzati in TelecomItalia.

2. Inquadramento storico

Con l’acronimo DSL si indica il sistema trasmis-sivo di linea relativo all’accesso base ISDN (IntegratedServices Digital Network), che definisce un’interfacciatrasmissiva a 160 kbit/s e che costituisce, a tutti glieffetti, il capostipite dei sistemi xDSL.

Verso la fine degli anni Ottanta, il Comitato tec-nico ANSI (American National Standards Institute)T1E1.4 avviò la definizione di un sistema numericoper la trasmissione di flussi T1 a 1,544 Mbit/s(primo livello della gerarchia numerica plesiocronaimpiegata in Nordamerica) che fosse in grado disostituire il tradizionale sistema di linea con codificaAMI (Alternate Mark Inversion), impiegato nella retedi giunzione americana.

In uno scenario di mercato che vedeva crescerein misura sensibile la richiesta di linee affittate, unrequisito primario del nuovo sistema denominatoHDSL (High bit-rate Digital Subscriber Line) era quellodi poter accelerare la fornitura di circuiti direttinumerici ad alta velocità senza dover eseguire, pre-liminarmente, le attività di bonifica ai portantinecessarie sulle linee AMI (selezione delle coppie,rimozione di derivazioni in parallelo) e, al con-tempo, cercando di evitare l’impiego di rigeneratorinecessari su distanze comprese tra 2 e 4 km, in fun-zione del diametro dei conduttori.

Questo obiettivo poteva essere soddisfatto grazieall’adozione della tecnica di trasmissione full-duplexa cancellazione d’eco e della codifica a quattro livelli2B1Q (2 Binary 1 Quaternary).

Anche in ambito europeo cominciò a essere con-siderata di interesse la possibilità di disporre disistemi in grado di sostituire le linee tradizionali a2,048 Mbit/s con codifica HDB3 con quelle che uti-lizzano il codice HDSL, in modo da semplificare leprocedure di attivazione.

3. Soluzioni possibili

In accordo con lo standard europeo (ETSI TS 105135 v1.5.1), la tecnologia di trasmissione HDSL forni-sce una capacità netta di trasporto di 2,304 Mbit/sattraverso tre possibili configurazioni di sistema cheprevedono l’impiego rispettivamente di una, due otre coppie.

Nelle configurazioni a due o a tre coppie ilflusso informativo è suddiviso in ugual modo sullecoppie utilizzate.

Sebbene il sistema di trasmissione risulti più com-plesso al crescere del numero delle coppie - in quantoil numero di transceiver risulta pari a quello delle cop-pie impiegate nel trasporto dell’informazione - l’uti-lizzo di più coppie permette di raggiungere distanzegeografiche maggiori tra gli estremi della connessionedalla centrale alla sede d’utente.

La soluzione HDSL prevede di utilizzare una tra-smissione bidirezionale simmetrica a cancellazioned’eco su ciascuna delle coppie utilizzate e con duepossibili opzioni per la codifica di linea:a) il codice di linea 2B1Q (2 Binary 1 Quaternary), nei

sistemi a uno, due o tre coppie. Per entrambi i versi ditrasmissione, il trasporto del segnale è effettuatoin questo caso mediante l’invio di sequenze diimpulsi con velocità di segnalazione pari alla metàdella banda lorda di trasmissione (come chiaritonel riquadro di pagina 82);

b) il codice di linea CAP (Carrierless Amplitude Phase),nei sistemi a una o due coppie. In questo caso si uti-lizza una codifica di linea con maggiore effi-cienza di banda rispetto a quella del sistema2B1Q. Essa è in particolare del tutto equivalentea quella di un codice QAM (Quadrature AmplitudeModulation) a 128 punti, impiegato tradizional-mente nei sistemi radio. Le prestazioni di questosistema, a parità di velocità di cifra (bit-rate), sonomigliori rispetto a quelle consentite dalla codifica2B1Q grazie all’adozione di una codifica di lineabasata su un codice a traliccio - TCM (Trellis CodeModulation) - che garantisce circa 3 dB di guada-gno. Questo miglioramento comporta tuttaviauna maggiore complessità del sistema e quindi,in genere, maggiori costi.I sistemi HDSL, rispetto a quelli numerici tradi-

zionali a 2,048 Mbit/s basati sulla codifica HDB3, con-sentono, per un tasso di errore nominale migliore di10-7, prestazioni trasmissive superiori nei riguardi dellaportata del collegamento. Con i sistemi HDSL non èquindi necessario introdurre passi di rigenerazione sulrilegamento fino a lunghezze variabili tra circa 2,5 e 3km. Questo miglioramento nell’impiego della rete diaccesso è dovuto all’adozione di una codifica di linea(quella 2B1Q nel caso di Telecom Italia) che permettedi occupare una banda di trasmissione limitata a unazona dello spettro nella quale risultano migliori lecaratteristiche trasmissive della coppia in rame e, inparticolare, l’attenuazione e la diafonia.

Il sistema HDSL possiede anche caratteristicheinnovative legate alla possibilità di disporre di uncanale di servizio in banda per la gestione e la manu-tenzione del livello fisico.

Nella figura 2 sono riportati i due sistemi a 2 Mbit/scon codifica HDB3 e HDSL.

Terminale di linea HDB3

di centrale

Terminale di linea HDSL

di centrale

Terminale di linea HDB3

remoto

1 Km circa

Nessun rigeneratore fino a 2 - 4 Km

Ridotta coesistenza dei sistemi nel cavo

Elevata coesistenza dei sistemi nel cavo

Possibili le derivazioniin parallello

Rigeneratori

Rimozione dellederivazioni in parallelo

Terminale di linea HDSL

remoto

Figura 2 Sistema a 2 Mbit/s con codifica rispettivamen-te HDB3 e HDSL.

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Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

4. Il sistema di linea HDSL

Il sistema di linea HDSL (High Digital SubscriberLine) consente il trasporto delle seguenti tipologie disegnali, all’interno di un flusso bidirezionale ad altavelocità su due coppie simmetriche in rame:• flusso a 2048 kbit/s non strutturato (D2048U -

Digital 2048 Unframed), G.703/G.704;• flusso a 2048 kbit/s strutturato (D2048S -

Digital 2048 Structured), G.703/G.704;• flusso a 2048 kbit/s con struttura di trama

secondo la Raccomandazione G.706 dell’ITUed eventuale servizio di trasporto di flussinx64 kbit/s, nel caso di presenza della termi-nazione DCE-3;

• flusso a 2048 kbit/s strutturato con prestazioniISDN PRA (ISDN Primary Rate Access).Il collegamento è realizzato mediante un termi-

nale posto presso una centrale, LTU (LineTermination Unit) e uno installato presso la sede delcliente, NTU (Network Termination Unit).

Nel caso di distanze superiori alla portata nomi-nale del sistema sono naturalmente utilizzati appa-rati di rigenerazione di linea.

L’impiego del sistema è previsto sia per il tra-sporto di segnali generati presso la residenza dell’u-tente e inviati verso la rete di trasmissione e vice-versa, sia per collegamenti fra centrali. L’NTU è rea-lizzato in due versioni: una con le sole funzioni dibase HDSL, l’altra che integra anche le funzioni diun DCE-3 (in accordo con il Capitolato tecnicoTelecom Italia n. 1368).

In generale è richiesta la possibilità di teleali-mentare dal terminale di centrale (LTU) il termi-nale remoto (NTU) o il rigeneratore (REG), qua-lora presente.

Nella figura 3 è riportato un esempio di subtelaiocompletamente equipaggiato con l’area prevista perl’attestazione dei cavi ad esso relativi.

Figura 3 Subtelaio completamente equipaggiato. Nellaparte superiore l’area per l’attestazione deicavi.

LA CODIFICA 2B1Q

Il flusso di bit, corrispondente alla porzione di carico utile (payload) HDSL, trasmessosu ciascuna coppia e sottoposto a precedente operazione di scrambling, è organizzatoin gruppi di due bit. Ciascun gruppo, senza aggiunta di alcuna ridondanza, è codificatoin uno di quattro possibili livelli, denominati rispettivamente -3, -1, +1, +3 ai quali cor-rispondono livelli appropriati di tensione dell’impulso di segnalazione inviato in linea,come chiarito nel riquadro di pagina 85.

Nella figura A si riportano la codifica 2B1Q e la corrispondente realizzazione praticadi una segnalazione multilivello in banda base PAM (Pulse Amplitude Modulation).

b0b1 b2b3 .... bkbk+1 ....

t

x0x1 .... xm ....

.... ....

00 -301 -110 +111 +3

Figura A Schema della codifica 2B1Q a quattro livelli.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 83

Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

Nella figura 4 è riportato lo schema a blocchi deglielementi che compongono il sistema HDSL sopradescritto.

5. Apparati che costituiscono il sistema HDSL

Nella tabella 1 sono riportati i possibili diversi tipidi collegamento HDSL con eventuali apparati dirigenerazione posti lungo il collegamento.

Nella configurazione più comune l’apparato LTUè installato in centrale in meccanica N3, mentrequello NTU è un apparato d’utente remoto (standalone), da tavolo o da muro. Possono presentarsicomunque esigenze particolari, per cui anche pressola sede del cliente è necessario installare apparati datelaio o, viceversa, in centrale terminali stand alone.

Le stesse configurazioni potrebbero essere utilizzate

per collegamenti realizzati perconnettere due centrali.

Di seguito sono illustratele parti componenti il collega-mento HDSL e sono riportatii requisiti tecnico funzionalipiù significativi.

5.1 Subtelaio per terminazione di centrale (LTU) in mec-canica N3

Il subtelaio è inseritoall’interno di un telaio ETSIN3 con profondità singola(figura 5). Esso ha quindidimensioni in larghezza e inprofondità tali da poter essereinstallato nelle centrali tra-smissive che hanno le stessecaratteristiche.

L’altezza massima è di500 mm, in modo da poterinserire quattro subtelai inogni telaio.

Il subtelaio presenta, ingenere, nel fronte superiore, una sezione per l’atte-stazione dei cavi, arretrata rispetto alla zona sotto-stante, che contiene le unità e che è collegata allabarra di massa del telaio per mezzo di una corda diterra.

Ogni subtelaio riceve due alimentazioni seconda-rie, provenienti da una sorgente centralizzata, contensione continua -48 V oppure -60 V.

Ai subtelai è fornita un’ulteriore tensione continua- tensione di servizio - separata dalle precedenti, che

può essere indifferentemente a -48 V oppure a -60 V.Le funzioni di alimentazione del subtelaio, se centra-lizzate, devono essere ridondate con uno schema chepreveda almeno una unità di riserva per le N unità dif-ferenti (schema N+1).

La dissipazione massima per subtelaio completa-mente equipaggiato è inferiore a 130 W.

Nella zona riservata all’attestazione dei cavi, arre-

NTU

(1) (2) (3)

trama di 144 byteinterfaccia di gestioneclock e sincronismo

informazioni di gestione

(1) Flussi in ingresso o uscita alla NTU con DCE3:• 2048 kbit/s G.703/G.704• Nx64 kbit/s X.21/V.11• Nx64 kbit/s X.21 bis/V.35• Nx64 kbit/s X.21 bis/V.36

LTU

REG

REG

FunzioneDCE-3

TransceiverHDSL

TransceiverHDSL

Transceiver HDSL

Transceiver HDSL

(2) Flussi in uscita dal DCE3 integrato nella NTU:• 2048 kbit/s G.703/G.704 (interfaccia proprietaria per la versione con funzionalità DCE-3 integrata)

(3) Flussi in ingresso o uscita dalla LTU:• 2048 kbit/s G.703/G.704

DCE-3HDSL

LTUNTUREG

=====

Data Communications Equipment-3High bit-rate Digital Subscriber LineLine Termination UnitNetwork Termination UnitREGenerator

Inte

rfac

cia

Funzionidi

Mapping

Circ

uite

riaco

mun

e

Circ

uite

riaco

mun

e Funzionidi

Mapping

Inte

rfac

cia

Figura 4 Schema a blocchi del sistema di linea HDSL.

Figura 5 Esempio di subtelaio.

N3 (LTU) - N3 (NTU)

N3 (LTU) - stand alone (NTU)

stand alone (LTU) - stand alone (NTU)

Collegamento tra centrale e centrale

N3 (LTU) - N3 (LTU)

N3 (LTU) - stand alone (LTU)

stand alone (LTU) - stand alone (LTU)

Collegamento tra centrale e cliente

Ciascun collegamento può essere dotato di uno o due rigeneratori di linea. N3 indica la soluzione meccanica impiegata per questi sistemi.

Tabella 1 Tipologie di collegamento HDSL.

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84 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

Struttura della trama del sistema HDSL a 2 coppieLa trama è suddivisa in quattro gruppi. Il primo inizia con sette simboli quaternariper la parola di sincronismo. Esso è seguito da un simbolo quaternario HOH di servi-zio (overhead) HDSL e da dodici blocchi del segnale utile (payload) HDSL, ognunodei quali consiste di 72,5 simboli quaternari, equivalenti a 145 bit, contenenti un bitdi overhead zmn e diciotto bit di trama. Il bit zmn (m=1;2 indica una delle due coppie;n=1;48 è il numero dei blocchi di payload presenti nella trama) rappresenta un ulte-riore canale di overhead, per cui sono disponibili 48 bit per trama di ogni sistemaHDSL ciascuno con la capacità di 8 kbit/s.

I primi 8 z bit (zm1..zm8) sono riservati: i bit zm1 e zm2 sono impiegati per identificarela coppia; gli altri sono destinati a un uso futuro e per ora sono predisposti a 1.

I bit z da 9 a 48 dipendono dall’applicazione e sono trasportati in modo trasparentedal sistema.

I tre gruppi successivi al primo hanno la stessa struttura. Ognuno consiste di cinque sim-boli quaternari di overhead e di dodici blocchi di payload. In definitiva una trama HDSLcontiene una parola di sincronizzazione, 16 simboli quaternari di overhead, 48z bit e864 byte di informazione. Il ritmo binario lordo complessivo di 2304 kbit/s (144 byteogni 500 ms) si ottiene, nel caso di due sistemi HDSL, assegnando ad ognuno un ritmobinario di 1152 kbit/s. Tenendo presente che la somma del numero di z bit e dei bitinformativi è 6912 bit, si ottiene una durata media della trama HDSL di ognuno dei duesistemi di 6912/1152 = 6 ms.

La trama è chiusa da due simboli quaternari di riempimento usati sempre assieme. Lalunghezza della trama HDSL può allora essere costituita da 3505 simboli quaternari,pari a 6 + 1/584 ms, ovvero da 3503 simboli quaternari corrispondenti a 6 - 1/584 ms.

Il ricevitore può valutare la lunghezza della trama in arrivo rilevando la parola disincronismo e regolando il demultiplatore del flusso di dati.

145 bits, 72 1/2 quat145 bits/1168 ms

Blocco HDSL Payload (una trama HDSL ne contiene 48)

6 ms6- 6+

... ........

(6 - 1/584) o (6 + 1/584) ms

3503 o 3505 quat

870q 870q 870q 0/2q

........ ........Parola

di sincr.

1q 5q 5q 5q12*72 1/2=870q7q

0 ms

6 - o ms1584

6+ 1584

z11 Byte 1 Byte 3 Byte 5 Byte 7 Byte 9 Byte 11 Byte 25 Byte 27 Byte 29 Byte 31 Byte 33 Byte 35....

z21 Byte 2

Coppia 1

Byte 4 Byte 6 Byte 8 Byte 10 Byte 12 Byte 26 Byte 28 Byte 30 Byte 32 Byte 34 Byte 36....

SQ

1S

Q2

HO

HB

01

B0

2B

03

B1

2H

0H

B1

3

B2

4H

0H

B2

5

B3

6H

0H

B3

7

B4

8S

Q1

SQ

1 Paroladi sincr.

Coppia 2

Figura A Trama del sistema HDSL a 2 coppie.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 85

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trata rispetto alla zona contenente le unità, sonoaccessibili i connettori necessari per inserire le lineeHDSL e per connettere i flussi a 2 Mbit/s verso larete di trasmissione rispondenti alla raccomandazioneG.703 dell’ITU, oltre a quelli utilizzati per riportaregli allarmi verso la rete di supervisione.

All’interno di ogni subtelaio sono alloggiate, oltreall’unità per la gestione degli allarmi e il collega-mento di una TAL (Terminazione di Accesso Locale), unnumero di unità che permettono di realizzare fino asedici linee HDSL, ognuna delle quali può teleali-mentare l’unità remota.

L’eventuale estrazione o inserzione di un’unitàall’interno del subtelaio non causa il malfunziona-mento di altre unità. L’estrazione di una qualsiasiunità configurata come presente provoca, tuttavia,l’attivazione dell’allarme riepilogativo, l’accensionedell’indicazione luminosa “allarme urgente” (URG)posta sul dispositivo riepilogativo degli allarmi el’attivazione del contatto di terra per l’allarmeurgente (URG). Se l’unità è invece configuratacome assente, l’estrazione di essa non provoca unasegnalazione di allarme.

Nel subtelaio è anche presente un’unità allarmi,in grado di raccogliere gli allarmi provenienti dallealtre unità equipaggiate, di elaborarli e di inviarliverso la rete di supervisione degli allarmi, nonché di

pilotare l’accensione delle lampade di telaio.Sono in particolare disponibili (sul fronte dell’u-

nità organi comuni o dell’unità allarmi) le seguentiindicazioni luminose (led): guasto dell’unità per gliallarmi o per gli organi comuni; presenza di allarmeurgente a livello di subtelaio e di allarme nonurgente a livello di subtelaio; mancanza di alimen-tazione di subtelaio.

Ogni subtelaio, tramite il dispositivo degli allarmi,è predisposto per riportare in testa al telaio i comandirelativi alla gestione delle lampade di telaio. I dispo-sitivi che realizzano queste funzioni devono esserealimentati mediante la tensione di servizio, oltre chedalle due batterie di centrale.

Gli allarmi di tipo urgente o non urgente, prove-nienti da ogni singola linea HDSL, sono riportativerso la rete di supervisione degli allarmi mediantegli altri connettori di tipo sub-D.

Il sistema è gestito da un terminale di accessolocale (TAL), collegato all’apparato tramite l’inter-faccia ACD (Addition Control Device), e che può esserecentralizzata su un’unità “parti comuni” che costitui-sce l’unità allarmi o distribuita su ogni unità. Lasoluzione centralizzata permette di gestire ciascunalinea in modo selettivo, mentre quella distribuitagarantisce l’accesso per un terminale locale anchealle unità “parti comuni”.

Forma dell’impulso trasmesso dal sistema HDSL

Nella figura A è mostrata la forma dell’impulso trasmesso nel caso di sistema a duecoppie.

La maschera dell’impulso per i quattro simboli quaternari è ottenuta moltiplicandola maschera dell’impulso normalizzato per 2,64 V; 0,88 V; -0,88 V; -2,64 V.

- 0,4T

- 1,2T

0 T

- 0,6T 0,5T

1,25T

G = - 0,1614T 50T

B = 1,07

T = 2,55 s at 784kbit/s

T = 1,71 s at 1168kbit/s

B = 1,00B = 0,93

E = 0,03

H = - 0,05

A = 0,01F = - 0,01

0,4T

A = 0,01F = - 0,01

Figura A Forma dell’impulso trasmesso in linea.

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Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

Sono disponibili punti di misura, che permettonodi effettuare prove sui flussi a 2 Mbit/s, sia nel corsodei collaudi, sia in fase di manutenzione. Il punto dimisura è presente su ogni unità equipaggiata nelsubtelaio o può essere centralizzato e, in questocaso, il flusso sotto misura è selezionabile viasoftware. Il segnale disponibile sui punti di misuraha le stesse caratteristiche del segnale presenteall’interfaccia in misura.

5.2 Terminazione di centrale

La terminazione di centrale, LTU (Line TerminationUnit), nella zona di attestazione dei cavi ha le inter-facce per attestare la linea HDSL, lato cliente, e ilflusso a 2 Mbit/s, lato rete, con un’impedenza a 75 ½sbilanciata o, mediante predisposizione, con un’impe-denza a 120 ½ bilanciata. Su ogni unità HDSL èanche presente un connettore femmina sub D a 9 pinper la connessione del TAL.

La terminazione di centrale può essere mono obicanale e in genere telealimenta sia l’unità NTU(Network Termination Unit) che l’eventuale rigenera-tore di linea presente nel collegamento. Il telealimen-tatore è integrato nella scheda HDSL.

È comunque sempre possibile disattivare, tra-mite comando, la funzione di telealimentazione,continuando a garantire tutte le altre funzionalitàdella linea HDSL, e alimentare localmente la termi-nazione NTU.

È anche disponibile una versione non da telaio(stand alone) del terminale di linea HDSL LTU,che realizza in una località remota le funzioni rela-tive alla versione da telaio. In essa sono disponibilitutte le prestazioni relative al sistema di trasmis-sione (accesso TAL, configurazione master-slave,telealimentazione).

5.3 Terminazione di utente stand alone

Questo tipo di apparato, già mostrato in alcuneversioni impiegate da Telecom (figura 1), realizza lefunzioni di un terminale di linea HDSL e permettedi essere interconnesso lato rete con la linea HDSL elato utente al flusso a 2 Mbit/s, sia con un’impedenza

a 75 ½ sbilanciata sia, mediante la predisposizione,con una impedenza a 120 ½ bilanciata.

Nel caso in cui sia presente il modem DCE-3integrato, l’apparato permette le connessioni di flussidati nx64 kbit/s rispondenti alle raccomandazioniX.21/V.11, X.21bis/V.35 e X.21bis/V.36 dell’ITU. Inquesto caso per consentire la gestione del DCE-3integrato nel terminale di linea HDSL quando que-sto è collegato alla rete CDN, si utilizza un appositoprotocollo di comunicazione con il CGR (CentroGestione Rete), definito da Telecom Italia nelCapitolato tecnico n. 1302.

Il terminale HDSL è posto all’interno di un con-tenitore di plastica di dimensioni contenute, che puòessere installato a muro o posto su un tavolo.

Sul frontale dell’apparato sono presenti alcuneindicazione luminose, quali ad esempio: loop locale oremoto, allarme esterno sull’interfaccia a 2 Mbit/s,mancanza di alimentazione.

Sono presenti, inoltre i connettori indicati nellatabella 2.

In condizioni normali, l’apparato posto presso ilcliente è telealimentato dal terminale di centralemediante una tensione continua a 115 V su entrambele coppie. Nella configurazione che prevede l’utilizzodi rigeneratori di linea, la terminazione è predispostaper essere alimentata localmente da rete con una ten-sione di 220 V. In particolari applicazioni, per le qualisia richiesta l’installazione presso il cliente di untelaio N3 con NTU, le unità sono alimentate con unastazione di energia, completa di carica-batterie, chepermette il passaggio da corrente alternata a continuae da un insieme di batterie tampone che garantisconoun’autonomia di almeno otto ore in caso di mancanzadell’alimentazione da rete.

La stazione di energia è sorvegliata mediantealmeno due allarmi riportati verso la rete di supervi-sione: l’allarme urgente della stazione d’energia(tensione delle batterie scese al di sotto del 50 percento del valore nominale) e l’allarme non urgenterelativo al guasto della conversione da correntealternata a continua. L’assorbimento dell’apparato èmediamente inferiore a 7 W.

5.4 Rigeneratore di linea

Il complesso di rigenerazione della linea HDSL ècomposto da uno o due apparati di rigenerazione dilinea HDSL. Il sistema HDSL permette, nel caso dicavo plastico con conduttori di diametro 0,4 mm, unaportata di circa 2400 m (pari a 27 dB di attenuazionedella linea), che diventano 4800 m con l’utilizzo di unrigeneratore e 7200 m con l’impiego di due rigeneratori.

Il rigeneratore per una linea HDSL è realizzato inuna meccanica adatta a essere installata in un conte-nitore da esterni in materiale plastico (figura 6). Essopuò essere installato su un palo o a muro utilizzandoopportuni accessori.

Il contenitore presenta due ingressi per i cavi, checonsentono l’accesso di un portante costituito dadieci coppie e da uno da venti coppie in rame.All’interno trovano posto due rigeneratori per lineeHDSL su due coppie, completamente separati dalcontenitore e facilmente estraibili da esso in modo

LATO CLIENTE

2 connettori coassiali 1,0/2,3 femmina (G.703 75 W)

1 connettore femmina tipo sub D a 9 pin (G.703 120 W)

LATO LINEA HDSL

1 connettore femmina tipo sub D a 9 pin o morsetti

ALLARMI

CONNETTORI PRESENTI SULL’APPARATO

1 connettore ISO 4903 sub D a 15 pin femmina per il riporto degli allarmi della stazione di energia (interfaccia B)

ALIMENTAZIONE

• 2 connettori maschio sub D-3W3 polarizzati meccanicamente

Tabella 2 Connettori presenti sul terminale HDSL.

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Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

che l’estrazione di uno dei due moduli non compro-metta la funzionalità dell’altro.

Il rigeneratore di linea HDSL è telealimentatodal terminale di linea HDSL posto in centrale e l’as-sorbimento di ogni unità di rigenerazione è inferiorea 7 W.

6. Prestazioni di un collegamento HDSL

Il corretto funzionamento dei sistemi trasmissiviHDSL dipende dall’attenuazione del collegamento,dall’eventuale presenza di derivazioni in parallelo, dalnumero di sistemi analoghi presenti sullo stesso cavoe dalla presenza di eventuali altri sistemi numericiche impiegano lo stesso cavo o settori del cavo.

Per realizzare un collegamento è quindi neces-sario calcolarne l’attenuazione che in pratica è lasomma di quella relativa alle singole tratte.

I criteri di valutazione dell’applicabilità della tec-nologia HDSL sono definiti in modo da utilizzareesclusivamente il parametro attenuazione, che tieneperò conto delle caratteristiche di diafonia della rete.

Nei due riquadri di questa pagina e in quello dipagina 88, si riportano sia i parametri che determi-nano l’attenuazione del portante sia alcune regolepratiche per la compatibilità dello spettro in presenzadi altri sistemi sul cavo.

Le condizioni di basso isolamento della coppia (trai fili A e B o tra ciascuno di essi e la terra) sulla qualedeve essere installato il sistema HDSL, influiscononegativamente sulle prestazioni del collegamento.

La soglia minima di accettabilità del valore dell'i-solamento è pari a 10 M½.

Figura 6 Rigeneratore installato a palo.

Fattori che influenzano le prestazioni del collegamento HDSL

I parametri da considerare per il calcolo della attenuazione sono: il valore dellafrequenza del segnale di riferimento (secondo ETSI è 150 kHz), la sezione e l’isola-mento dei conduttori dei cavi. In pratica si applica la seguente relazione:

A = Acoll+A racc-drop = (a1l1 + a2l2 + .. + anln + K) + [ aracc(lracc – 0,07) + adrop(ldrop a 0,07)] (dB)

dove si è indicato con:

Acoll : l’attenuazione del collegamento che tiene conto della lunghezza del raccordoche normalmente risulta essere inferiore a 70 m compresi i due collegamentitra permutatore e sala trasmissioni e tra armadietto di distribuzione e borchiadi utente. Nel caso la lunghezza del raccordo sia maggiore, si somma Aracc-drop

li : la lunghezza della tratta espressa in km

ai : l’attenuazione della tratta espressa in dB/km

lracc : la lunghezza del raccordo tra il permutatore e la sala trasmissiva espressa in km

aracc : l’attenuazione del raccordo tra il permutatore e la sala trasmissiva espressa in dB/km

ldrop : la lunghezza del raccordo d’utente espressa in km

adrop : l’attenuazione del raccordo di utente espressa in dB/km

K : il fattore correttivo che consente di tenere conto di eventuali limitazioniaggiuntive sulla portata del collegamento. Le limitazioni derivano ad esempiodalla presenza di derivazioni in parallelo che per i sistemi HDSL possonoessere al massimo due e ad esse si attribuisce un fattore K pari a 3,5 dB perciascuna derivazione presente.

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Cori - Magnone • Il sistema trasmissivo HDSL

Attenuazione del collegamento

Nella tabella A sono riportati esempi sulle regole di compatibilità spettrale deisistemi HDSL con alcune altre tecniche di trasmissione di dati. Nella tabella B sonoindicati i valori massimi di attenuazione consentiti per i sistemi trasmissivi HDSLin funzione del riempimento del cavo con sistemi dello stesso tipo. Nella tabella Csono infine riportati alcuni valori di attenuazione di cavi.

Sistemi trasmissivi interferenti

HDSL 160 kbit/s ISDN 2,048 Mbit/s HDB3 ADSL

Sistema trasmissivo interferito

HDSL

• Sempre compatibili.

• Nei cavi a capitolato tecnico Telecom Italia (CT TI 1031/1033) non devono essere nella stessa quarta.

Il numero massimo deve essere inferiore al 50 per cento delle coppie e mai superiorea 50 sistemi.

• Sempre compatibili.

• Nei cavi a CT TI 1031/1033 non devono essere nella stessa quarta.

• Nella rete secondaria sono sempre compatibili.

• Nella rete primaria devono essere in settori diversi del cavo.

• Sempre compatibili.

• Nei cavi rispondenti al CT TI 1031/1033 non devono essere inseriti nella stessa quarta.

Tabella A Condizioni per il riempimento di cavi in rame con sistemi trasmissivi.

Numero di coppie dedicate (Ncp) a sistemi HDSL

Attenuazione della linea(150 kHz in dB)

20 < Ncp ² 30

8 < Ncp ² 20

4 < Ncp ² 8

Ncp ² 4

22

23

24

26

25

30 < Ncp ² 50

Tabella B Attenuazione massima per sistemi HDSL in funzione del numero dei sistemi presenti nelcavo, nel rispetto delle regole di tabella A.

Tipo di isolante Diametro conduttore(mm)

Attenuazione(dB/km)

Carta e aria

Carta e aria

Polietilene secco

Polietilene tamponato

0,4

0,6

0,4

0,4

8,9

6

10,3

11,5

Tabella C Esempi dell’attenuazione caratteristica di alcuni cavi.

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7. Impiego del link HDSL

Il collegamento HDSL è impiegato principal-mente in tre t ipi di servizio r iportat i qui diseguito.• Collegamento verso gli OLO (Other Licensed Operator):

il collegamento HDSL è utilizzato per portare unflusso a 2 Mbit/s dalla centrale trasmissiva alla sta-zioni radio base (BTS) degli operatori di telefoniamobile per consentire la realizzazione di micro-celle che aumentino l’instradamento del trafficoproveniente da stazioni mobili.

• Trasporto di flussi a 2 Mbit/s:il collegamento HDSL è utilizzato per intercon-nettere due centrali trasmissive.

• Servizio RING:il servizio a larga banda RING effettua la connet-tività ad alta velocità con protocolli IP, FrameRelay e ATM in ambito metropolitano. Esso costi-tuisce una modalità di accesso alle reti dati a lungadistanza di Telecom Italia (Business Frame,ATMosfera, IP Internet).

Oltre agli accessi HDSL, l’offerta comprende ancheaccessi in tecnologia ADSL e a 155 Mbit/s SDH.L’offerta RING basata su HDSL consente quattro

velocità di cifra:• 2 Mbit/s simmetrica: nell’accesso con velocità di

cifra a 2 Mbit/s simmetrici, il servizio è offerto alcliente presso la propria sede direttamente conmodem HDSL.

• fino a 8 Mbit/s (4; 6; 8 Mbit/s) simmetrici con funzio-nalità IMA (Inverse Multiplexing Access): il sistema

HDSL consente, anche in ambito metropolitanoe geografico, la realizzazione di MAN(Metropolitan Area Network) o di WAN (Wide AreaNetwork), offrendo le stesse applicazioni e i bene-fici tipici di una LAN. Nel caso di accesso fino a8 Mbit/s, il servizio è offerto al cliente tramite unnumero di modem HDSL variabile da due aquattro e con una terminazione di utente deno-minata TAM (Terminazione di Accesso Multiservizio),gestita da Telecom Italia, da collocare presso lasede del cliente (figura 7).La TAM può essere dotata di interfacce multipro-tocollo ATM, Frame Relay, Ethernet bridged. Inquest’ultimo caso il servizio consente l’intercon-nessione LAN in ambito metropolitano ad altavelocità.

8. Evoluzione dei sistemi

La trasmissione di segnali numerici a 2 Mbit/s siè modificata nel corso degli anni Novanta passandodal sistema HDB3 a quello HDSL. Ma la tecnolo-gia ha già varcato una nuova frontiera evolvendoverso la tecnica SDSL (Symmetric Digital SubscriberLine), che sarà disponibile, in tempi ravvicinati, siacon la soluzione punto-punto sia in quella daDSLAM (Digital Subscriber Line Access Multiplexer).

Nella soluzione punto-punto sarà analoga all’at-tuale HDSL (figura 8) con interfacce conformi alleraccomandazioni ITU-T V.35, V.36, X.21, X.21bis,V.11, G.703/704 e con codice di linea CAP che con-sente prestazioni migliori rispetto al codice 2B1Qnonché l’utilizzo di una sola coppia in rame.

I sistemi SDSL, all’interno del DSLAM, con-sentiranno di utilizzare le interfacce verso Ethernete verso V.35.

TAM4; 6; 8Mbit/s

HDSL HDSL

MUXRete

SDH/PDH

HDSL HDSL

HDSL HDSL

HDSL HDSL

HDSLMUXPDHSDHTAM

=====

High bit-rate Digital Subscriber LineMUltipleXerPlesiochronous Digital HierarchySynchronous Digital HierarchyTerminazione di Accesso Multiservizio

Figura 7 Configurazione HDSL-IMA.

HDSLDCE-3MUX

FR/ATMNodoATM

ATM

Concentrazione di livello 2

Frame RelayG.703/G.704

G.703G.704

V.35,V36X21,X21bis 2 coppie

HDSL

ATMDCE-3

FRHDSLMUX

SDSL

======

Frame RelayHigh bit-rate Digital Subscriber LineMUltipleXerSymmetric Digital Subscriber Line

SDSL SDSLMUX

FR/ATMNodoATM

V.35,V36X21,X21bis 1 coppia

Frame RelayG.703/G.704 ATM

Concentrazione di livello 2

Sistemi HDSL

Sistemi SDSL

Asynchronous Transfer ModeData Communications Equipment-3

Figura 8 I sistemi HDSL e SDSL.

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9. Conclusioni

L’impiego della tecnologia HDSL è ormaimaturo e trova un largo utilizzo in Telecom Italia.

È stata la prima tecnologia trasmissiva, appar-tenente alla ampia famiglia xDSL, a essere intro-dotta in modo esteso nella rete di telecomunica-zioni di Telecom, consentendo di sfruttare la retein rame, considerata f ino a pochi anni fa indeclino perché non adatta a trasportare segnali adalta frequenza, relativi alla trasmissione di elevatevelocità di cifra.

Carlo Cori ha conseguito la laurea inIngegneria Elettronica presso l’Universitàdegli Studi “La Sapienza” di Roma nel 1989.Nello stesso anno è stato assunto in SIP (oggiTelecom Italia) nella Linea di Ingegneriadelle Trasmissioni ove si è occupato delladefinizione dei requisiti tecnici e della loroverifica per i cavi e i materiali per la rete inrame. Dal 1995 ha seguito i collaudi di cavi emateriali per la rete ottica e dal 1998 si èoccupato di tematiche ambientali inerenti le

telecomu-nicazioni. Dal 2000 cura i collaudi dei sistemi per larete di accesso sia rame che ottica. In ambito internazionale hapartecipato alle attività relative alle protezione dalle scaricheatmosferiche e alla compatibilità elettromagnetica dell’ITU-TSG5 e del CENELEC TC81X.

Lorenzo Magnone è nato a Savona nel 1961,si è diplomato presso l'ITIS G. Ferraris diSavona ed ha conseguito a pieni voti laLaurea in Ingegneria Elettronica presso ilPolitecnico di Torino. Attualmente ricoprepresso TILAB il ruolo di Senior ProjectManager nel contesto Fixed Networksessendo responsabile delle attività a favore diTIWS.RT.II che riguardano lo studio el'introduzione in rete di tecnologie, apparati eservizi per l'accesso a larga banda su rete fissa.

Ha contribuito, durante lo scorso decennio, alle attività di studioe sperimentazione delle tecnologie xDSL nell'ambito dei pianidi introduzione di sistemi innovativi nella rete di accesso inrame; in particolare si ricordano le sperimentazioni Prisma,Endeavour e Torino 2000, in cui Telecom Italia è stata uno deiprimi operatori al mondo ad avere sperimentato con successo latecnologia ADSL per i servizi Fast Internet. È stato editor dellaspecifica del sistema ADSL normalizzata dal Comitato tecnicoETSI TM6 “Access Networks”.

[1] Magnone, L.; Petrini, L.: Sistemi xDSL per l’ac-cesso ad alta velocità su coppie simmetriche inrame. «Notiziario Tecnico Telecom Italia»,Anno 7, n. 2, ottobre 1998, pp. 7-27.

[2] Transmission and Multiplexing (TM); High bitrate Digital Subscriber Line (HDSL) transmissionsystem on metallic local lines; HDSL core specifica-tion and application for combined ISDN-BA and2048 Kbit/s transmission. Normativa ETSI TS101 135 v1.5.1, 1998-11.

[3] Sistema di linea HDSL. Specifica TecnicaTelecom Italia, giugno 1999.

[4] DCE3 Terminazione dati Nx64 Kbit/s .Capitolato Tecnico Telecom Italia n. 1368 -R/IT-A, 1995.

[5] Normative ETSI ETS 300 119 parti 1, 2, 3, 4.[6] Physical/electrical characteristics of hierarchical

digital interface. Raccomandazione ITU G.703.[7] Specifica funzionale del modulo FR del Multiplex

Flessibile. Capitolato Tecnico Telecom Italia n.1302, febbraio 1998.

2B1Q 2 Binary 1 QuaternaryACD Addition Control DeviceADSL Asymmetric Digital Subscriber LineAMI Alternate Mark InversionANSI American National Standards InstituteATM Asynchronous Transfer ModeBTS Base Transceiver StationCAP Carrierless Amplitude PhaseCRC Cyclic Redundancy CheckDCE Data Communications EquipmentD2048S Digital 2048 StructuredD2048U Digital 2048 UnframedDSLAM Digital Subscriber Line Access

MultiplexerETSI European Telecommunications

Standards InstituteFR Frame RelayHDB3 High Density Bipolar order 3HDSL High bit-rate Digital Subscriber LineIMA Inverse Multiplexing AccessISDN Integrated Services Digital NetworkISDN BRA ISDN Basic Rate AccessISDN PRA ISDN Primary Rate AccessLTU Line Termination UnitMAN Metropolitan Area NetworkMUX MUltipleXerNTU Network Termination UnitOLO Other Licensed OperatorPAM Pulse Amplitude ModulationPDH Plesiochronous Digital HierarchyQAM Quadrature Amplitude ModulationREG REGeneratorSDH Synchronous Digital HierarchySDSL Symmetric Digital Subscriber LineTAL Terminazione di Accesso LocaleTAM Terminazione di Accesso MultiservizioTCM Trellis Code ModulationTS Technical SpecificationVDSL Very high bit-rate Digital Subscriber

LinexDSL x Digital Subscriber LineWAN Wide Area Network

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Organizzazione

aziendale

Il futuro delle operatività e dei processiUn manifesto per le e-telco

GUIDO BRUNO

ENRICO RONCO

I gestori di telecomunicazioni potranno affrontare la pressione della Web-economysenza porre mano a una revisione anche sostanziale del loro modo di esercire e attua-re la propria attività? Quale operatività si prospetta per il futuro affinché i clienti,che si profilano all’orizzonte, percepiscano al meglio l’efficienza e l’efficacia opera-tiva dell’azienda? Sono già oggi disponibili paradigmi operativi e tecnologie ingrado di permettere un effettivo cambiamento verso un nuovo modus operandi?Nell’articolo si cercherà di mettere in evidenza perché e come le imprese di servizi didomani, ossia le e-telco, dovranno operare migliorando costantemente le proprie pre-stazioni in un contesto globale di continuo rinnovamento.

1. Introduzione

I gestori di servizi di telecomunicazioni, fissi emobili, si trovano oggi a dover affrontare una pluralitàdi sfide concomitanti, indotte dal sovrapporsi dinumerose pressioni “esterne”, tra le quali il continuumdell’innovazione tecnologica, la richiesta di servizisempre nuovi e flessibili, la convergenza tra fisso emobile, la competizione, nonché il cambiamento radi-cale del modo con cui il cliente dovrà sempre piùinteragire con le telco del futuro.

Queste sfide dovranno tener conto, in ogni caso,della stringente necessità di ridurre i costi operativicorrelati alla gestione (di rete, di servizio e dellerisorse umane), visto che i costi costituiscono una com-ponente fondamentale per determinare il listino deiprezzi, dovendo allo stesso tempo mantenere eccel-lenti livelli di prestazioni aziendali, KPI (KeyPerformance Indicator), e di servizio offerto SLA (ServiceLevel Agreement).

Elemento determinante e vincente, per affrontarenel modo più efficace la competizione globale,diviene poi, nel rispetto di quanto sopra indicato, larapida, flessibile e focalizzata patrimonializzazionedella conoscenza operativa (operational knowledgemanagement), punto di snodo essenziale per qualsiasimoderno cambiamento organizzativo. Essa è, infatti,intesa come la capacità da parte dell’azienda di razio-nalizzare e diffondere velocemente la conoscenza el’esperienza tipica del personale tecnico (costituito avolte da migliaia di risorse umane di back e front office)

che ogni giorno attua e adatta procedure aziendali alfine di rendere massimo il rendimento d’impresa rela-tivamente ai processi di provisioning, assurance e main-tenance.

I livelli di eccellenza si raggiungeranno attraversoun’attenta politica di process (re)engineering e di opera-tional knowledge management, verificando e applicandometodi per migliorare l’efficienza e l’efficacia azien-dale. Dovranno essere perciò correlati in modo inno-vativo i piani strategici aziendali con quelli basatisull’esperienza quotidiana del personale operativo,ottenuti attraverso la definizione di nuovi paradigmioperativi e di nuove architetture processive cheandranno a delineare in modo ingegneristico larealtà dei futuri gestori di telecomunicazioni.

Nell’era di Internet e dell’e-business, i piani sud-detti diverranno infatti le fondamenta organizzativedelle e-telco [1].

2. Sotto il “peso” di Internet

La competizione e l’incredibile crescita dellepotenzialità offerte dall’e-business e dalla web-economyaumentano quotidianamente la tipologia e l’intensitàdelle “pressioni esogene” (ossia esterne all’impresa)che a loro volta si trasformano in “pressioni endo-gene” (ossia interne all’azienda) amplificate da conco-mitanti e sempre più rapide evoluzioni di contestoche concorrono ad accelerare l’obsolescenza dellarete, della gestione e dei servizi, e quindi a mettere in

NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 91

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

luce l’inadeguatezza dei paradigmi operativi validifinora (figura 1).

Dall’istante in cui in moltissimi settori il modelloInternet è divenuto pervasivo, le logiche d’accesso edi comunicazione tipiche delle relazioni C2C(Consumer-to-Consumer), C2B (Consumer-to-Business) eB2B (Business-to-Business) si stanno costruendo su unparco tecnologico e impiantistico sempre più estesoin grado di raggiungere in misura via via crescentenuovi clienti, con sempre nuovi servizi che dovrannoessere perciò gestiti e trattati in modo sempre piùinnovativo ed efficiente al passo con le esigenzeespresse dal mercato.

Nasce così l’esigenza da parte di un gestore ditelecomunicazioni di ripensare al modo di operaredella propria impresa, per evitare che le pressioni eso-gene o endogene non diventino un macigno insor-montabile ma una leva, anche interna per organizzareal meglio le future interazioni di tipo E2C (Employee-to-Consumer), E2B (Employee-to-Business), nonchéquelle interne all’azienda, indicate come E2E(Employee-to-Employee).

In questo scenario caratterizzato da un alto livellodi competizione, quali sono le condizioni premianti?Osservando che la catena del valore risulta essereassai più complessa e frammentata (ossia, il “cliente”di una e-telco assume ruoli e identità differenti aseconda dei modelli di business in cui i singoli attorisono inseriti), il successo di un gestore dipende dallaflessibilità nella definizione, nell’attivazione e nell’e-rogazione dei servizi, nel rispetto di un mondo chechiede sempre di più e, allo stesso tempo, in tempisempre più ravvicinati.

La competizione si affronta e si vince però ancheattraverso la semplificazione dei processi operativi, conla conseguente riduzione dei costi, la razionalizza-zione dei canali d’intermediazione con il cliente (e-

supply chain) e la proattività verso i clienti tramitenuovi processi di acquisizione (provisioning) e nell’as-surance. Per rendere perseguibili questi obiettivi, lee-telco dovranno ripensare ai propri processi, elimi-nando le attuali rigidità operative tipiche di ungestore “tradizionale”, facendo percepire all’esternola relazione servizi-processi-organizzazione come untutt’uno ideato, progettato e attuato come valoreeffettivo per il nuovo mercato.

La e-telco si colloca quindi in una realtà operativanella quale forze potenzialmente contrapposte, senon gestite adeguatamente, potrebbero comprimerlae distruggerla. Queste forze, allo stesso tempo, diven-tano sia necessità che opportunità, consentendo di:• gestire reti multi-fornitore e multi-dominio con orga-

nizzazioni multi-skilled;• generare continue riduzioni dei costi operativi;• incrementare costantemente i margini sui KPI e

sui relativi SLA in precedenza indicati;• eliminare (o ridurre) le barriere operative e funzio-

nali tra i diversi settori organizzativi;• ridurre le catene di produzione per la fornitura del

servizio;• qualificare a ogni livello operativo il proprio perso-

nale, riconoscendo le competenze come valorecumulabile e parte integrante del processo di rin-novamento globale.La competizione nella web-economy impone,

quindi, azioni e interventi protesi verso una diversaimpostazione del lavoro d’impresa e richiede unaradicale revisione dei processi operativi da attuare infuturo, nonché delle stesse modalità con cui il per-sonale tecnico dovrà svolgere la propria attività.

Quest’azione di rinnovamento non può, quindi,rimanere confinata nell’esecuzione di un sempliceintervento mirato al solo miglioramento della situa-zione esistente, poiché il modus operandi nelle “telcotradizionali” potrebbe non rivelarsi adeguato.Perché?

Una “telco tradizionale” è organizzata, da unpunto di vista strettamente operativo, su un’accen-tuata stratificazione di ruoli e competenze (piramidedi figura 2) attraverso la quale le informazioni e i dati

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3

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4

*

impianti

- optical- ATM- NGN- VolP- ring- backbone- SDH- WDM- xDSL....

processi operativi (back + front office) delle “e-telco”

customer - service - network management

reclami, ordini

fatturazione/offerte

allarmi/misure

residenziale

clie

nte

serv

iziweb-Tv

ramexDSL

f.o.

f.o.

UMTS

f.o./rame

web-PC

web-phoneaffari/competitorPMI/ISP/VAS,...

ATMISP

NGNPMISDH

UMTSVASVoIP

WDMxDSL

==========

Asynchronous Transfer ModeInternet Service ProviderNext Generation NetworkPiccole e Medie ImpreseSynchronous Digital HierarchyUniversal Mobile Telecommunications SystemValue Added ServiceVoice over IPWavelength Division Multiplexingx Digital Subscriber Line

Figura 1 Il front-end attuale di un gestore tradizionale(telco).

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3

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4

*

prodotto(pubblico)TV

approvvigionamento/assicurazione

WFM

OSS

lung

a e

lent

a =

limita

to v

alor

e pe

r i c

lient

i

web?

info

rete

DG

customercare

fatturazione

sportelliimpresa

settori/fornitori

cliente

interventiinterventi sul campo

(centri a pioggia)comunicazioni tradizionali:il cliente si rivolge all’azienda

reclamidei clienti

marketing

OSSWFM

==

Operation Support SystemWork Force Management

Figura 2 Un gestore tradizionale.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 93

Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

sono veicolati da processi, a volte non sempre effi-cienti, in grado di indirizzare gli ordinativi di lavoro(ad esempio quelli per la gestione delle attivazioni odei reclami) da un punto di raccolta verso i centridislocati “a pioggia” sul territorio.

La comunicazione con il mondo esterno avvienetramite diversi canali, quali lo sportello (ad esempio,i negozi), il telefono (ad esempio il 187) o il personalcomputer. Si assiste a transizioni web-to-web tra latelco e le imprese esterne coinvolte, prevalente-mente per il coordinamento e la riduzione sensibiledegli interventi presso il cliente; le squadre di per-sonale tecnico specializzato incaricato di svolgere incampo le attività sono coordinate da sistemi sofisti-cati di gestione, come il WFM (Work ForceManagement).

In questo scenario operativo, la molteplicità delleinterfacce e delle modalità di interazione dà unavisione molto frammentata dell’impresa; il clientepercepisce la telco ancora come una “impresa mono-litica” che ha tempi di reattività assai dilatati e che èpoco propensa a “mostrare la propria attività dal suoportale”.

È certa la constatazione che con una telco tradi-zionale dialogano sempre più clienti d’avanguardia,ciascuno con una o più delle seguenti esigenze:• disporre della possibilità di variare in linea il

proprio profilo di servizio;• avere in linea un’assistenza qualificata per risol-

vere i propri problemi tecnici;• essere assistito proattivamente e preventiva-

mente in caso di disservizio;• percepire il gestore come se fosse a lui intera-

mente dedicato;• poter interagire con la telco in diverse forme

senza dover mutare perciò le proprie attese epercezioni;

• seguire lo stato di avanzamento delle proprierichieste.Queste necessità, unite alla compressione dei

tempi imposti dalla pressione di Internet, richie-dono dunque un riesame del modo come la Telcodovrebbe essere gestita e, allo stesso tempo, diabbandonare il paradigma di tipo “organizzazionecomplessa per servizi semplici” per andare versoun un modello di tipo “organizzazione sempliceper servizi complessi” [3, 4].

Si passa quindi ad un’organizzazione detta ditipo overlay, che abbia modalità operative stratifi-cate, differenziate (o solo differenziabili) sulla basedel reale rendimento in esercizio dei settori opera-tivi (KPI) e del raggiungimento dei relativi SLA(figura 3).

Il primo passo per muoversi verso una “telco piùevoluta” (figura 4) consiste nel caratterizzare ununico punto d’accesso aziendale (portale) di supportoalle interazioni C2B e B2B (meglio se comprensiveanche di quelle E2E ed E2B), nel realizzare centri diservizi e di rete specializzati, nello snellire la struttura

operativa territoriale e nel generare attraverso batteriedi sistemi di gestione uno strato di esercizio integratoin grado di correlare il lavoro tipico dei contact centercon quello dei reparti operativi territoriali1.

La comunicazione con il mondo esterno avvienetramite diversi canali, convogliabili su un’unica “dor-sale di intermediazione”. Attraverso essa, sofisticatialgoritmi di distribuzione di dati sono in grado diindirizzare intelligentemente le informazioni iningresso da e verso le strutture aziendali e operativeriducendo di molto gli impatti burocratici general-mente afferenti alle strutture organizzative di tipopiramidale-gerarchico. L’impresa diviene così più“piatta” e meno piramidale mentre la condivisionedelle informazioni costituisce un fattore di successoper snellire e rendere più rapida la maggior parte deiprocessi (riquadro di pagina 96).

responsabilitecnici

fax

managers

accesso unificato (web call center)

accessodifferenziatocall center

dispaccio del lavoro via intranet

resp.li del processo

operatori non dedicati

clienti clienti

tecnici dedicati

front-end dei clientifront-end dei clienti

Figura 3 Relazioni tra i clienti e il personale d’impresa.

(1) Questa modalità dovrebbe essere guidata “dalle competenze edagli obiettivi” e non solo dalla disponibilità e dalle turnazioni del per-sonale tecnico.

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3

7

4

*

settori/fornitori

marketing

fatturazione(unificata)

prodotto(pubblico)

centro dicontatto

reclami diutente

negozi

rete

cliente

TV

PO

RTA

LE

interventiimpresa

biginternet

WFM OSSfarm

interventi sul campo(centri periferici)

Transazioni via Internet/Intranet:l’azienda si avvicina al cliente

dispatching

apportoassicurazioni

service/network mgt. center

Figura 4 Un gestore tradizionale evoluto.

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94 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

In ogni caso, il salto quantico avviene comunquecon l’adozione di un modello operativo e organizza-tivo di tipo “e-telco”. Esso deve consentire, infatti, algestore di trasformarsi in un’impresa “ad infiniti spor-telli operanti con continuità (h. 24)”, ciascuno deiquali legato a una singola postazione PC tramite laquale i volumi e le transazioni sistemistiche e opera-tive aumenteranno in maniera esponenziale. Il para-digma del management by clicks (ossia, una gestioned’impresa condizionata dal semplice accesso elettro-nico), imporrà al gestore di servizi di telecomunica-zioni di dover garantire una pluralità di richieste diapprovvigionamento, di garanzia di qualità e digestione reclami provenienti da fonti diversificate (adesempio via home-network, reti d’ufficio, accessiWAP, postazioni mobili palmari, wearable computer oPC con ingressi in fonia) e veicolate con il sempliceuso di un mouse e di un click su portale (lo spessoredelle frecce in figura 5 è proporzionale ai volumipotenziali generati dai clienti).

La pressione dovuta alla capacità da parte deiclienti di generare, in poco tempo e con mezzi semprepiù sofisticati, elevati volumi di richieste (e quindi dilavoro per il personale tecnico della e-telco), porta ine-vitabilmente a dover progettare i futuri modelli opera-tivi in modo diverso e plasmati su un’organizzazionepiù reticolare e con pochi livelli gerarchico-funzionali(figura 6). Questi modelli operativi richiedono, al paridelle organizzazioni tradizionali, modalità “ingegneri-stiche di progettazione” che tengano conto di nume-rosi fattori tra i quali la necessità di:• realizzare una capacità operativa in grado di

gestire in modo flessibile e “programmabile” iflussi di lavoro sulla base degli SLA concordati trale parti (e non solo sulla razionalizzazione delleattività assegnate ai singoli centri di lavoro);

• individuare nuovi paradigmi processivi capaci direndere massima l’efficienza e l’efficacia del perso-nale di back-office/front-office, impegnato su flussi dilavoro complessi, su nuove modalità di interlavoroe su contenuti informativi in rapida obsolescenza;

• ricercare modalità di supporto al lavoro del perso-nale tecnico capaci di garantire sempre standardelevati di gestione (operations) con l’ausilio perva-sivo di tecniche per l’esercizio e per la diffusionedella conoscenza operativa.Quali sono, quindi, le tecnologie chiave di suc-

cesso che permettono già oggi o che permetterannonel prossimo futuro la costituzione di una efficiente emoderna e-telco?

La comunicazione di una e-telco con il mondoesterno avviene innanzi tutto tramite un unico “por-tale di intermediazione” attraverso il quale sofisticatialgoritmi di dispacciamento sono in grado di:• attivare specifiche istanze di processo con piat-

taforme di flussi di lavoro (workflow) di nuovagenerazione chiamate WFL (WorkFLow goal dri-ven) che sono in grado di indirizzare l’attività sullabase del problema da risolvere anziché partendoda un flusso processivo predefinito e con molticontrolli e verifiche intermedi, che ne rallentano iltempo di attraversamento;

• veicolare il lavoro operativo a sistemi di WFM diprossima generazione (WFM^) capaci di assegnaree comunicare al tecnico in tempo reale le attivitàsulla base di algoritmi di programmazione a vin-coli (constraint programming) con parametri azien-dali e operativi variabili (modificando, ad esem-pio, la priorità di un intervento su monitoraggioSLA, o su quello KPI, o in base ai profitti d’im-presa);

• coordinare le attività attestate verso centri opera-tivi fisicamente distanti, come logica conseguenzadi una organizzazione meno verticale e più retico-lare, tramite l’ausilio di piattaforme di supportoall’LCC (Lavoro Cooperativo fra Centri);

• catturare l’esperienza del personale tecnico, coin-volto in attività operative su reti e su servizi in

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*

modello adaccoglienza limitata

struttura rigida OSS

OSS FarmDSS FarmOKM, ...

LCC+

WFM+

WFL

strutturareticolare

rete

rete

operatorimodello con un elevato numero disportelli virtuali

Web

DSS farmLCC

OKMOSS farm

WFLWFM

======

agglomerato di Decision Support SystemsLavoro Cooperativo tra CentriOperational Knowledge Managementagglomerato di Operation Support SystemWork FLow goal drivenWork Force Management

po

rta

le

Figura 5 Da impresa rigida ad adattiva.

OSSfarm

DSSfarm

rete,servizi

centri di governo

operatività via Internet/Intranet:il cliente ha l’azienda “in casa”

interventi

WFM + LCC + LMS

web-WFL “goal/KPI-driven”

TV

negozi

biginternet

autoconfig.

ordinativie reclami

billing

FAQ +indagini

prodottomarketing

outsourcing

cliente+

PMI

POR

TALE

disp

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apporto assicurazione

unità operative territoriali

asse

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prac

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KPI

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proc

esse

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onito

ring

smartcontactcenter back-

office

DSSFAQKPI

LCCLMS

=====

Digital Subscriber Signalling Frequent Asked QuestionsKey Performance IndicatorLavoro Cooperativo tra CentriLearning Management Systems

OSSPMIWFL

WFM

====

Operation Support SystemPiccole e Medie ImpreseWork FLow goal drivenWork Force Management

Figura 6 Futura struttura di una e-telco.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 95

Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

assai rapida evoluzione, per migliorare il rendi-mento dell’impresa, omologando una più causalederivazione e valorizzazione della conoscenza (beste worst practice) grazie all’utilizzo di soluzioni non-intrusive di gestione dell’apprendimento opera-tivo, l’LMS (Learning Management Systems);

• gestire la conoscenza operativa OKM (OperationalKnowledge Management) del personale coinvolto inattività di back-office/front-office, facilitando la con-divisione delle reciproche esperienze in modo daridurre i tempi di esecuzione dei lavori e da trasfe-rire quindi le best-practice anche verso aree dilavoro tra loro fisicamente distanti;

• progettare nuove modalità di supervisione delleprestazioni d’impresa attraverso l’adozione di stru-menti di supporto alla valutazione operativa ingrado di elaborare e correlare KPI/SLA (aziendalee delle imprese appaltatrici) sulla base delleattuali configurazioni di processo.Questo imponente cambiamento operativo,

tipico delle telco del futuro, è la logica conseguenzadelle nuove condizioni al contorno: in una web-eco-nomy è, infatti, richiesto a un gestore di servizi ditelecomunicazioni di operare in modo diversorispetto all’attuale stereotipo che il cliente ha inmente. L’operatore deve perciò riprogettare ancheradicalmente il proprio modo di operare (riquadro dipagina 98).

Una conseguenza di questo mutevole scenario è lapossibilità, grazie all’accoppiamento del modelloorganizzativo reticolare-piatto con alcune nuove fun-zioni e tecnologie di supporto alla gestione operativa(ad esempio le sopra indicate WFL, WFM^, LCC,LMS, OKM …), di poter gestire il personale tecnicodei centri di lavoro in modo condiviso (e quindi didisporre di tecnici non più dedicati al singoloimpianto o al servizio) attraverso singole unità opera-tive in grado di “poter anche prendere in carico gliordinativi di lavoro dalla propria abitazione” e, allostesso tempo, di predisporre centri con personaleesperto capace di aiutare e affiancare a distanzaquello tecnico periferico quando svolge la propriaattività.

La convergenza tra coordinamento operativo,WFL (Work FLow goal driven) e condivisione dell’e-sperienza a tutti i livelli operativi OKM consente neicentri di governo, ossia nei centri di “regia” - dove siattuano le politiche di riconfigurazione dinamica deiflussi di lavoro - di rendere disponibili applicazionispecializzate di ausilio alle decisioni, che trasferi-scono in tempo reale le proprie proposte sulle azionida attuare nel rispetto delle molteplici condizioni alcontorno (ad esempio raggiungibilità dei KPI, livellodi soddisfazione per SLA, configurazione del WFL,ricavi ottenuti sulla base del rendimento dei singolicentri di lavoro).

Sulla base di tali considerazioni, la mappa deimacro-processi di una e-telco assume la strutturamostrata nella figura 7.

Essa presenta i seguenti macro requisiti:1 customer service - gestione a valore aggiunto di

tutte le interazioni dirette con il cliente: realizza-zione dello “sportello unico” (portale) e gestionedel marketing proattivo verso il cliente;

2 network and service delivery - attivazione di servizirichiesti dal cliente sulla base del contratto conesso stipulato (mediante il processo di customercare); traduzione delle richieste in ordinativi dilavoro e quindi configurazione degli elementi direte e di servizio per rispondere a queste esi-genze;

3 network and service assurance - esecuzione di atti-vità di manutenzione correttiva e proattiva perassicurare che un servizio, sottoscritto da uncliente, sia sempre disponibile alle condizioniconcordate. Gestione di una supervisione conti-nua dello stato e delle prestazioni della rete e delservizio e di un’elaborazione delle future richie-ste (trend), per poter anticipare i problemi di ero-gazione dei servizi;

4 tariffazione e gestione delle frodi - valutazione degliimporti richiesti ai clienti per l’utilizzo dei pro-dotti o dei servizi da essi sottoscritti. Fatturazionee acquisizione dei pagamenti e relativo controlloper verificare eventuali frodi (su segnalazione oper prevenirle);

5 marketing and churn management - promozionedelle iniziative verso il cliente (in termini dinuovi servizi, nuove tariffe, confronto delletariffe, sconti, opportunità, …); gestione delfenomeno di fluttuazione della clientela da unoperatore a un altro, per individuare in anticipole politiche promozionali in grado di prevenire,se possibile, cambiamenti di contratto o di ope-ratore;

6 gestione delle risorse e delle scorte - verifica dellivello delle scorte presenti in specifiche sediaziendali (ad esempio edifici, autovetture,magazzini, centrali) e gestione ottimale di propritecnici attraverso logiche e criteri di gestione delpersonale (work force management) differenziatisulla base delle classi di cliente o di servizio;

7 controllo operativo - monitoraggio dei consumi (in

1

1

Cliente = Residenziale, PMI, Business, ISP, ...

Gestione delle risorse Gestione dellaconoscenza

Controllodi

gestione

Gestionebudget

finanziariacontabilità

....

Gestione delle scorte

Customer care + Customer “grip”

Servicedelivery

Serviceassurance

Charging& billing

Marketing& gestioneportafoglio

prodotti

Creazioneservizi di

reteGestione

rete/servizi

Sistemi

ReteServizi di

monitoraggiodi rete

Innovazione

Prevenzione+ controllo

frodi

ISPPMI

==

Internet Service ProviderPiccole e Medie Imprese

Figura 7 Macro processi di una e-telco.

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

termini di tempo, risorse e costi) nei singoli pro-cessi per individuare possibili margini di migliora-mento, l’esistenza di strozzature, diseconomielocali o aziendali, nonché per poter suddividere iconsumi sui singoli servizi con una verifica dellivello di redditività;

8 network creation - predisposizione degli interventidi ampliamento, sostituzione o di riprogettazionedi porzioni della rete per garantire l’offerta di ser-vizi su una base territoriale e con i livelli di qualitàstabiliti;

9 knowledge management - predisposizione e attiva-zione di procedure per individuare le competenzee le conoscenze aziendali, in modo da predisporrein maniera più coerente e sinergica i piani dimiglioramento e di riprogettazione del businessdell’azienda.

3. L’impresa operativa reticolare-piatta

Quali sono i vantaggi nell’adottare un’architetturaoperativa di tipo flat-reticolare? Uno degli impulsi car-dine che caratterizza il cambiamento organizzativo èsenza dubbio la dispersione delle competenze inmolti minuscoli blocchi operativi (riguardanti lerisorse umane e applicative), come conseguenza natu-rale della parcellizzazione del lavoro in strutture orga-nizzative rigidamente verticali. Il time-to-market delleimprese di servizi, ottenuto attraverso una migliorconoscenza e attuazione dei processi operativi,richiede quindi una minore frammentazione delleconoscenze nonché una riduzione del numero dellestrutture organizzative preposte al coordinamentodelle attività. Si riduce così il lavoro supplementare -o burocratico - che le imprese svolgono quando assu-

TELEMANAGEMENTFORUM

Nell’ambito del TeleManagementForum - TMF (http://www.tmfo-rum.org), opera da alcuni anni ilGruppo di Lavoro TOM (Telecom-munications Operation Map), cheha definito nel corso degli anni1997-2000 l’omonimo modelloTOM, figura A [2]. TOM è unmodello di processo di riferimentoad alto livello che riguarda gliaspetti di gestione e di eserciziodelle reti di una moderna impresadi telecomunicazioni. Esso forni-

sce un linguaggio comune e unframework per agevolare l’integra-zione e l’automazione end-to-enddei processi afferenti a quest’areatematica.

Il TOM, per le sue caratteristichedi focalizzazione sulla gestione esull’esercizio delle reti, non risul-tava completo e difficilmenteavrebbe potuto costituire un riferi-mento nel futuro contesto del mer-cato ICSP (Information andCommunications ServiceProviders), pervaso dagli impatti edai cambiamenti imposti dall’e-

Business e da Internet.

Nell’ambito del programma NGOSS(Next Generation OperationsSystems and Software), il TMF hapertanto deciso di far evolvere ilmodello TOM verso un nuovomodello, chiamato e-TOM, che per-segue i seguenti obiettivi:• diventare un modello di pro-

cessi a livello enterprise perun’azienda operante nel conte-sto ICSP;

• considerare l’impatto generatodall’e-business sulle propriecomponenti di processo (nelTOM, ad esempio, non eranopresenti concetti quali i lcustomer relationship mana-gement o la gestione delle rela-zioni con fornitori o con ipartner);

• integrare gli aspetti di gestionedelle reti con quella dellerisorse per le elaborazioni o perquelle applicative;

• considerare gli impatti deri-vanti dall’evoluzione dell’infra-struttura di rete verso unacombinazione di tecnologiepacket-based, mobile e broad-band;

• far evolvere il modello di busi-ness (relazioni customer - ser-vice provider - other provi-der/operator) su cui il TOM èbasato, in quanto esso nonrisulta adeguato per rappre-sentare la complessità del con-testo in cui ora devono agire leaziende operanti nel mercatoICSP.

Figura A Home page del consorzio internazionale TMF (TeleManagementForum).

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

mono una rigida e molto verticalizzata struttura ditipo piramidale.

Per rispondere quindi alle pressioni che sonoattuate da concorrenza, efficienza, contenimento deicosti, necessità di gestire la conoscenza e flessibilitàdei processi, la risposta più efficace è ottenuta tra-slando le strutture operative da piramidali a piatte,intendendo con questa modifica un’impresa che haalcune caratteristiche organizzative come quelle indi-cate qui di seguito:• strutturata su pochi livelli gerarchici e con un ele-

vato spettro di controllo;• focalizzata e finalizzata alle esigenze del cliente;• organizzata in modo coeso - come fosse un unico

organismo - per rispondere alle necessità del sin-golo cliente;

• realizzata attorno al cliente e strutturata con pro-cessi e team di lavoro anziché in “dipartimenti asilos” aziendali;

• strutturata come un corpo unico per risponderealle esigenze del mercato, in quanto tutto il perso-nale conosce il business dell’impresa e diventafattore abilitante (e vincente) per l’innovazione diprocesso.In un’impresa piatta, l’informazione tende inevi-

tabilmente a circolare in modo più efficace. La“distanza logica e strutturale” fra chi fa il lavoro e chilo gestisce si accorcia, avvicinando tanto il manage-ment ai problemi operativi, quanto i tecnici allevisioni globali dell’azienda.

La natura di quest’opzione organizzativa portainevitabilmente alla differenziazione dei ruoli azien-dali nonché alla necessità di affrontare l’annoso pro-blema tra centralizzazione e decentralizzazione del-l’operatività. Una struttura rigidamente verticale pre-dilige da un lato la centralizzazione del controllo del-l’informazione e dall’altro una distribuzione sul terri-torio di un elevato numero di centri operativi che sivengono così a costituire. Viceversa, un’organizza-zione orizzontale (di tipo flat) soprattutto grazie all’a-dozione delle tecniche di supporto al lavoro operativoprecedentemente menzionate, tende a muoversi inmaniera diametralmente opposta in quanto lagestione del processo avviene in modo decentraliz-zato (ma controllato ugualmente) con un conseguentecontenimento del numero dei centri operativi.

La gestione in aziende strutturate su modelli orga-nizzativi di tipo reticolare risulta quindi assai diversada quelle di tipo piramidale. Ad esempio, la coperturaoperativa di una zona geografica estesa viene con letelco di oggi assicurata, rifacendosi ai canoni tradizio-nali dell’impresa-castello, attraverso un insieme assaigrande di centri di lavoro ognuno con proprie man-sioni sia verticali (ossia di coordinamento verso ilbasso e di subordinazione verso l’alto della piramide),sia orizzontali (ossia per lo svolgimento di una quotaparte del processo operativo).

Non stupisce, allora, la costituzione di un centro alivello regionale, assieme a quelli a livello provincialee a livello metropolitano, a centri operativi a livellolocale per poi arrivare, dopo “n” livelli gerarchici, aicentri di lavoro dove operano i tecnici addetti alleattività sulla rete o presso il cliente. Questa strutturadi “stampo napoleonico”, direttamente e indiretta-

mente, ha l’effetto di dilatare la catena di produzionesul territorio, di accentuare la proliferazione dei ruolie delle applicazioni sistemistiche per ciascun livello,di predisporre documentazione specializzata per cia-scun livello - che in alcuni casi non aggiunge valoreall’azienda - di frammentare eccessivamente il territo-rio regionale in una moltitudine di centri operativi, diaumentare i costi gestionali e di non avere una chiarae omogenea visione del processo a tutti i livelli diresponsabilità.

Investimenti opportuni potrebbero invece con-sentire la migrazione verso una struttura di naturareticolare, dove opererebbero un certo numero dicentri (tutti relativamente piatti) capaci di trasmet-tere informazioni in modo trasversale al centro dicompetenza responsabile, veicolando così l’informa-zione in modo diretto e non in modo mediato, comeavviene tipicamente in una piramide2.

In situazioni di mercato in cui i tempi di reattivitàaziendale devono essere sempre più tempestivi efocalizzati, un’organizzazione in grado di ridurre gliscambi inutili di informazioni fra centri di lavorocostituisce un fattore vincente. L’impresa-rete facilitaquesto tipo di approccio, permettendo così di avereprocessi più efficienti, una comunicazione più diretta,una maggiore reattività, un’elevata flessibilità e un piùproficuo scambio informativo per la costituzione diuno strato necessario per gestire la conoscenza opera-tiva e cioè OKM (Operational Knowledge Management).

(2) L’informazione operativa in una organizzazione territoriale di tipopiramidale segue inevitabilmente le logiche del controllo e della seg-mentazione funzionale dei centri. L’informazione per fluire da un tec-nico di un centro operativo ad uno di un altro centro operativo deveinfatti transitare per tutta la catena a grappolo che congiunge il cen-tro operativo con il primo centro di lavoro comune a entrambi.

implant

centro di esperti ...

...

call center

WFM WFM^/LCC

centro operativoper servizio

squadrededicate squadre

condivise home + officemobile + wearable

outplant

LCCWFL

WFM

===

Lavoro Cooperativo tra CentriWorkFLow goal drivenWork Force Management

WFL

+ L

CC

Figura 8 Operatività flat-reticolare per le e-telco.

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

E-TOM(E-BUSINESS

TELECOMMUNICATIONS

OPERATION MAP)

L’estensione dei servizi offerti nelprossimo futuro determinerànuove pressioni sui gestori(figura A); in tal senso, l’e-TOMha come obiettivo quello di defi-nire e caratterizzare come stan-dard di riferimento mondiale,oltre ai processi relativi agl iaspetti di natura operativa, anchequelli specifici per la gestionedelle relazioni con i clienti e coni fornitori o partner; i processirelativi al marketing e allo svi-luppo delle offerte, nonché i pro-cessi relativi agli aspetti di piani-ficazione e di realizzazione delleinfrastrutture necessarie a garan-tire la fornitura dei futuri servizia catalogo.

La dichiarazione del TMF sottoli-nea infatti … «Since 1988,TeleManagement Forum has pro-vided successful real world solu-tions to many business and tech-nology challenges born of globaltelecom deregulation. Dedicatedto overall excellence in commu-nications management and tosolving pressing OSS integrationissues, TeleManagement Forumand its member companies colla-boratively identify, create, deve-lop, and implement real worldsolutions that automate andstreamline telecom operations.Within the TM Forum, industryleaders tackle issues of interope-ration and process automationthat they could not address ascost-effectively or comprehensi-vely on their own».

E, ancora, … «TeleManagementForum’s initiatives provide theindustry with a strategic “bigpicture” which shows how allpieces (Telecom Operations Map,Technology Integration Map,Catalyst Projects) fit together, asingle, easy to use repository oftechnology and a series of packa-ged solutions to key businessproblems».

Il gruppo di lavoro internazionale,di cui TILAB è coordinatore, haprodotto la prima definizione del-l’e-TOM nel dicembre 2001, com-plementando ed integrando talirisultati nell’ambito dell’iniziativamondiale NGOSS (figura B).

http://www.tmforum.org/docu-mentshttp://www.tmforum.org/organi-sation

ACDSMS

==

Automatic Call DistributionShort Message Service

•Voicemail services

•Basic Voice Services

•Voicemail services•Basic Voice Services•Enhanced voicemail services•Audio Teleconferencing•Pre-pay services•Network ACD Services•SMS Text Messaging

•Personal information services•Entertainment services•Business to business services•Multimedia Teleconferencing•Enhanced voicemail services•Basic and Enhanced Voice•Multimedia Content Delivery•Video Streaming Services•Specialized Information Services•e-Commerce Applications•Location based services•Web-Based Services Orders•Data Backup/Recovery Services•Voice Over IP Services•Text to voice services•Multimedia Bridging Services

DomaniOggiIeri

Figura A Crescita esponenziale dei servizi offerti in futuro.

Customer

OperationsStrategy, Infrastructure & Product

Strategy& Commit

ProductLifecycle

Management

InfrastructureLifecycle

Management

FullfillmentOperationsSupport &Readiness

Assurance Billing

Customer Relationship Management

Service Management & Operations

Resource Management & Operations(Application, Computing and Network)

Supplier/Partner Relationship Management

Marketing & Offer Management

EnterpriseManagement

Strategic &EnterprisePlanning

Stakeholder & External Relations

Management

Disaster Recovery,Security & Fraud

Management

Brand Management,Market Research

& Advertising

Financial &Asset

Management

Research & DevelopmentTechnology Acquisition

Enterprise QualityManagement, Process

& IT Planning & Architecture

Human ResourcesManagement

Service Development & Management

Resource Development & Management(Application, Computing and Network)

Supply Chain Development & Management

Figura B Mappa di primo livello per un gestore di telecomunicazioni e-telco(fonte ufficiale TMF- dicembre 2001).

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

Una struttura di questo tipo permetterebbequindi di ripartire il territorio in un numero di centrioperativi più snelli ed efficienti, specializzati per ser-vizio o per clientela. È possibile quindi immaginarefuture imprese e-telco il cui settore operativo, prepo-sto per le attività di acquisizione, assicurazione delservizio, reclami e manutenzione, sia organizzato incentri operativi specializzati snelli e distribuiti sul ter-ritorio ma connessi fra loro attraverso una “maglia dicollegamenti informatici” in grado di veicolare rapi-damente e correttamente i processi che vedono coin-volte le proprie risorse, attraverso logiche e tecnichedi WFL^, LCC ed LMS (figura 8 di pagina 97).

I vantaggi, derivanti da un paradigma operativodi tipo reticolare, sono costituiti, in sintesi, da un’ot-timizzazione dei costi operativi - attraverso la ridu-zione di tutte le attività non utili di supporto allavoro - un’organizzazione rivolta al cliente, una dif-ferenziazione dei ruoli e delle mansioni in modo daspecializzare le risorse e i tecnici in attività facil-mente classificabili e distinguibili.

Ciascuno di questi centri specialistici avrebbe ipropri tecnici per operare sia fuori sede (outplant),sia all’interno (inplant). Le prime tipicamente perattività di provisioning o di assistenza; le secondeper attività di tecniche d’ufficio nonché per l’ac-cesso alla Intranet aziendale sia da postazioni fisseche da postazioni mobili (quali, ad esempio, palmarie wearable computer, come mostrato nella foto diquesta pagina).

4. Wearable computer e lavoro cooperativo

Cosa prospetta il futuro per ciò che riguarda unpossibile cambiamento del lavoro e quindi dei relativiprocessi?

Si riportano nel seguito solo due esempi in grado dimostrare quanto l’IT (Information Technology) potrà con-dizionare l’adeguamento dei processi e come questiprocedimenti potranno amplificare il valore di uninvestimento tecnologico mirato relativo a una e-telco.

Tra le tecnologie chiave che si ritiene possano trasfor-mare radicalmente il modo di operare del personale diun’impresa di servizi si rammentano: il wearable computere l’assistenza multimediale da una postazione remota.

Se si volesse immaginare un nuovo modo di ese-guire gli interventi di manutenzione da parte di tec-nici specializzati in un’azienda flat-reticolare, duetecnologie, oggi ancora di nicchia, potrebbero essereelevate a valore.

La disponibilità di un’infrastruttura di comunica-zione mobile GSM permette di migliorare le funzio-nalità che già oggi, almeno in alcuni comparti indu-striali, consentono di raggiungere un wearable com-puter (riquadro di pagina 101). Un tecnico, dispo-nendo di un calcolatore che porta con sé (si“indossa”), avrà come immediato beneficio la possibi-lità di poter lavorare senza impegnare ulteriormentele mani, di poter accedere alle funzionalità del com-puter come se fosse in ufficio (ad esempio con unmouse situato nella cintura) e di poter leggere attra-verso un visore le informazioni da lui richieste attra-verso un portale a comandi vocali (web-voice portal).

Si converge in questo modo verso la realizzazionedi una postazione mobile indossabile [6] attraverso laquale il computer diviene un oggetto di lavoro cometanti altri - anzi forse più di altri - facenti parte dellastessa identità lavorativa dell’individuo (come, adesempio, la tuta, il casco, il cellulare). La probabilitàche un wearable venga usato, è maggiore che non unapostazione mobile tradizionale proprio perché il suostesso utilizzo non richiede azioni ulteriori se nonquella di leggere al visore o di toccare la cintura.Questa innovazione tecnologica, come si può consta-tare, ha l’effetto di variare l’operatività in termini distrumenti impiegabili ma non di procedure applica-bili: le stesse cose che si possono attuare con unapostazione mobile tradizionale, si possono compiereanche con un wearable e viceversa. Cambiano infattile modalità di impiego e, in alcune situazioni, anchela produttività, ma non la fattibilità.

La disponibilità di un’infrastruttura di comunica-zione mobile di terza generazione UMTS (UniversalMobile Telecommunications System) permetterà di farcrescere sensibilmente le funzionalità ottenibili conil solo uso del wearable computer. Un tecnico dotatodi computer “indossabile” potrebbe, grazie alladisponibilità di banda offerta dalle future reti mobili,cooperare a distanza con un centro di assistenzascambiando dati, diagrammi, schemi elettrici, imma-

Modello di wearable computer.

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

gini e soprattutto applicazioni progettate per la con-divisione elettronica, tra le quali si rammentanoquelle di supporto alla realtà virtuale.

Quest’applicazione permetterebbe a un tecnicoe ad un assistente - il primo sul campo e il secondopresso il proprio centro di assistenza remoto - dinavigare simultaneamente in un ambiente virtuale(il tecnico ad esempio attraverso il visore del pro-prio wearable e l’assistente dalla sua postazione dilavoro fissa). In questo modo, infatti, l’assistentepotrebbe chiarire al tecnico come intervenire su unparticolare apparato, da lui indicato in precedenza,agendo entrambi su una ricostruzione virtuale ditutte le componenti interne dell’apparato in mododa assistere il lavoro del tecnico.

Quest’esempio di applicazione software di tele-assistenza virtuale sarebbe un’applicazione tecnolo-gica in grado di variare l’operatività di un’azienda,poiché da un lato sarebbero necessari esperti inspecifici centri di assistenza, in grado di aiutare itecnici nella loro attività sul campo. E dall’altro sipotrebbe assicurare, a livello globale, un elevato eomogeneo grado di maturità dei tecnici della sin-gola azienda (misurata in omologazione delle proce-dure operative e in competenze tecniche acquisitevia training on-line) indipendentemente dalla speci-fica realtà territoriale in cui il tecnico svolge il pro-prio lavoro.

Attivare sessioni di tele-assistenza riduce poi iltempo necessario per svolgere le attività, migliora ilgrado di apprendimento con sessioni reali e interat-tive e, allo stesso tempo, permette, tramite l’elevatabanda di comunicazione, di condividere simulta-neamente informazioni, dati, immagini, audio in untutt’uno, costituendo così l’embrione della scrivaniamobile del prossimo futuro (figura 9).

Presso gli attuali gestori delle reti di telecomuni-cazioni, infatti, l’operatività non è coordinata almeglio per la presenza di duplicazioni e di inconsi-stenze di dati, per dialetti operativi locali e persovrapposizioni di competenze. Essa risulta poi stret-tamente legata alla struttura organizzativa ed è moltospecializzata con un coordinamento limitato tra fun-zioni diverse e tra le stesse funzioni di aree territorialidiverse.

L’organizzazione futura, in particolare di quellaoggi più prossima, grazie all’utilizzo della tecnologiadi supporto all’LCC, dovrà eliminare le barrierefisico-geografiche, ridurre i dialetti operativi, favorirel’interscambio di informazioni (come base di cono-scenza anzichè, come polverizzazione delle compe-tenze), velocizzare l’analisi dei problemi e la ricercadelle soluzioni, incrementando così la capacità del-l’interlavoro fra il personale e la condivisione delleproblematiche su un più ampio spettro di situazionisenza barriere sul territorio.

A titolo d’esempio può essere considerato lo ste-reotipo del processo operativo di risoluzione coope-rativa di un’anomalia di rete a seguito del reclamo diun cliente, rispettivamente per eseguire attivitàquali quelle descritte qui di seguito (figura 10):• acquisizione della domanda: attività rivolta alla com-

prensione da parte del centro commerciale deltipo di reclamo segnalato dal cliente;

• formalizzazione del reclamo: formalizzazione daparte del centro commerciale delle informazioniinerenti al reclamo e segnalazione mediante lapiattaforma di workflow del relativo ordinativo (insimultanea) a due distinti centri di lavoro: quellopreposto alla verifica degli allarmi di rete (nel casofossero pervenute segnalazioni simili da parte dialtri clienti sul quale si stia già operando local-

GPRS/UMTS

Condivisione:dati, video, voce,

immagini, ...

db

WFM,sistemi documentali,gestione operativi di lavoro, gestione Magazzini, ...

GSM

portale web Intranet e voce/dati

tecnico

wearable

esperto

GPRSGSM

UMTSWFM

====

General Packet Radio ServiceGlobal System for Mobile communicationsUniversal Mobile Telecommunications SystemWork Force Management

Figura 9 L’operatività multimediale: lavoro cooperativofra centri con wearable computer.

1

3

2

Cliente Operatorecommerciale

Sistemi web-based

Gestione scorted’emergenza

Gestione degli allarmipresso centro locale

Centri dicompetenza

Installatore

GPRS/UMTS

Applicazioni disupporto cooperativo

alla gestionedelle anomalie

GPRSUMTS

==

General Packet Radio Service Universal Mobile Telecommunications System

Figura 10 Un processo cooperativo di assistenza tecnica.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 101

Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

mente) e quello preposto alla verifica tecnica delladisponibilità di specifiche scorte d’impianto;

• sessione di videocomunicazione fra centri: attività incooperazione, nel caso in cui l’intervento debbaessere pianificato, tra i tecnici dei diversi centriper risolvere il problema in esame lavorandocongiuntamente con il tecnico di centrale,dotato di postazione mobile multimediale e dicanali di comunicazioni di terza generazione,come ad esempio il GPRS (General Packet RadioService) o l’UMTS. La sessione di lavoro coopera-tivo può essere attivata transitoriamente per faroperare assieme i diversi esperti necessari alcompletamento del processo operativo, ridu-cendo così sensibilmente le attività sequenzialidel lavoro. Al termine delle attività, la piat-taforma di workflow potrà, a seconda dei casi,riattivare una sessione di lavoro cooperativo perla verifica della chiusura corretta dell’interventoe comunque informare tempestivamente sulproprio terminale (mediante una segnalazionevideo e acustica da browser) l’operatore com-merciale della risoluzione del problema riscon-trato.Come può essere rilevato dagli esempi prece-

denti, la parola chiave di questa nuova architetturatecno-organizzativa è il paradigma web-based enter-prise, da intendersi sia come infrastruttura telema-tica, sia come struttura organizzativa: ai livelli gerar-chici di una struttura verticale, subentrano i nodi diuna rete mentre a un processo piramidale si sosti-tuisce l’interazione reticolare tra nodi che esaltal’autonomia e la responsabilità decisionale dei sin-goli.

5. Conoscenza operativa

Perché la gestione della conoscenza può diventarefattore chiave di successo per le e-telco?

Le imprese flat-reticolari se da un lato tendono asnellire la complessità dei processi operativi dall’altrotendono invece a dilatare l’azienda, allontanandofisicamente tra loro i centri di lavoro. L’uso quindi disoluzioni per il coordinamento (ad esempio WFL) ela cooperazione a distanza (ad esempio LCC) diven-tano leve tecnologiche e applicative determinantiper riavvicinare virtualmente un’azienda diffusa sulterritorio.

Se queste scelte comportano un’adeguata rispo-sta operativa e organizzativa alla pressione della web-economy non si deve comunque dimenticare un altrofattore importante: l’elevato tasso di obsolescenzadelle reti e dei servizi, nonché l’allontanamentofisico del personale tecnico (nei centri di lavoro)dagli esperti di dominio (nei centri di competenza),potrebbe causare, se non gestita, l’impoverimentodegenerativo di competenza da parte del personaletecnico [5].

Si assiste oggi, infatti, a una repentina e progres-siva evoluzione delle reti e dei sistemi da gestire (adesempio SDH, xDSL, ATM, WDM, ...) e ad una lorodiffusione a “macchia di leopardo” sul territorionazionale. Correlando perciò questi fattori con lacapillarizzazione aziendale di imprese flat-reticolari,risalta l’esigenza che la competenza, l’esperienza e laconoscenza del personale operativo di una e-telcodovrà essere impiegata da subito in modo innovativo.

Nel prossimo futuro ai sistemi di gestione sia dellarete e dei servizi sia dell’operatività (ad esempio

WEARABLE COMPUTER

I wearable computer sono nor-mali personal computer con lacaratteristica di poter essereindossati dall’individuo (foto A).In questo modo, il mouse e l’harddisk sono posti nella cintura, ilmonitor si trova su un appositovisore e la tastiera è sostituita daun riconoscitorevocale.

I leader di mercatodi wearable compu-ter sono diversesocietà degli StatiUniti, tra cui laXybernaut e la Via.Alcuni aspetti tec-nologici recenti per-mettono all’utilizza-tore di indossarespeciali occhiali tra-sparenti, detti glas-

stron (foto B), ad alta definizioneper l’interattività multimediale. Trale prime aziende ad adottare wea-rable computer possono esserecitate la Boeing (per le riparazionidei reattori), FedExp e BellAtlantic.http://www.wearablecomputing.comhttp://iswc.gatech.edu

Foto B Glasstron translucidi.

Foto A Un wearable compu-ter indossato da untecnico.

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Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

WFM e WFL), saranno affiancati sistemi flessibilidedicati all’assistenza sul lavoro, in grado di catturareil modus operandi, razionalizzarne gli esiti, codificarliin regole operative e diffonderle presso gli altri centridi lavoro in modo che tutti possano apprendere datutti senza barriere né fisiche né organizzative [7].

Questi sistemi di ausilio alla gestione della cono-scenza operativa3 (OKM) sono quindi costituiti essen-zialmente da quattro moduli applicativi (figura 11):• modulo per la cattura dell’esperienza, che su base di

sintomi (ad esempio allarmi e malfunzioni di rete)e sulla base degli interventi attuati dal personaletecnico, stratifica e correla i comportamenti para-metrizzando opportune reti neurali in grado distrutturarsi in funzione delle relazioni causa-effettoche si manifestano in campo;

• modulo a regole, che incorpora al proprio interno unsistema esperto attivabile da regole catturate e“codificate” dal modulo precedente, in grado diattivarsi all’insorgere di specifici sintomi e di sug-gerire al personale tecnico le azioni da intrapren-dere sul campo;

• modulo previsionale, in grado di dedurre nuoveregole da similitudini o da ripetizioni nel tempo;

• modulo di diffusione, che consente di distribuire(quando necessario) le suddette regole operativeanche verso gli altri centri di lavoro preposti a svol-gere attività simili, con l’obiettivo di omologarepresso altre realtà territoriali l’esperienza (best-prac-tice) maturata su casi specifici.Se quindi si indica con d il coefficiente di

frammentazione aziendale (nullo nel caso diazienda monolitica tradizionale; molto superioreallo zero nel caso di imprese reticolare) e con g ilcoefficiente che esprime la frequenza di inter-scambio informativo necessario per la risoluzionedi situazioni di rete e servizi (nullo nel caso di unaimpresa con tutto il personale allo stesso livello di

competenza; =/= 0 nel caso opposto) si ha:• quando d = 0 non servono OKM ed LMS• quando d > 0 + g = 0 non servono OKM ed LMS• quando d > 0 + g ­ 0 servono OKM ed LMS

In una realtà con un’elevata innovazione tecnolo-gica e con un’alta competizione, la combinazionedelle tecnologie di supporto al lavoro OKM, LCC edLMS risulta determinante e distintiva (figura 12).

Nella figura il riquadro giallo riguarda l’area dicopertura operativa tipica delle future e-telco.

6. Conclusioni

Quali prospettive si determineranno allora per leimprese di servizi di telecomunicazioni in questocontesto altamente innovativo (in termini di processi,organizzazione e infrastrutture)?

La tipologia e l’intensità delle interazioni traclienti ed e-telco sono un naturale riflesso della speci-ficità di questo nuovo mercato.

I futuri clienti costituiranno un parco utenti cherichiederà:• una rete dorsale con un’elevata larghezza di banda

di comunicazione attraverso la quale i clientipotranno collegarsi in modo semplice, omogeneoe sicuro;

• una sofisticata architettura di ausilio alle attività cor-renti del personale operativo capace di omologare leattività e le tipologie di dotazioni (rendendole traspa-renti rispetto al settore aziendale di appartenenza);

• un modello di processo in grado di amalgamare inun “continuum” la comunicazione tra singolireparti e centri aziendali.Per rispondere a queste esigenze, le e-telco

dovranno quindi gestire in modo disaccoppiabile leinformazioni in ingresso grazie all’adozione di più sofi-sticate architetture informatiche, come avviene insede di valutazione e progettazione presso ilTeleManagement Forum con l’iniziativa NGOSS (NextGeneration Operations Systems and Software).

Esse dovranno anche dotarsi di “moduli” innova-tivi, dedicati ad azioni di enterprise configuration, tra-mite i quali la dinamica dei flussi operativi potrà

(3) Da non confondere con i tradizionali sistemi KM (KnowledgeManagement) che ricadono nel più ampio dominio di applicazioni disupporto al Document Management.

esperienzapratichedi lavoro

LCC

diffusione

sintomi

OKM WFM, WFL ...

Enterpriseweb-portal application

LCCOKMWFL

WFM

====

Lavoro Cooperativo tra CentriOperational Knowledge ManagementWork FLow goal drivenWork Force Management

Figura 11 Gestione della conoscenza operativa nelle e-telco.

L’esperienza siACCUMULA

alta

monolitica reticolare

bassa

L’esperienza siGESTISCE

impresa

inno

vazi

one

L’esperienza siACQUISISCE

L’esperienza siSEDIMENTA

= 0 >0

>0

­ 0

= 0

­ 0 = 0

­ 0

Figura 12 Nelle e-telco la conoscenza si gestisce.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 103

Bruno - Ronco • Il futuro delle operatività e dei processi - Un manifesto per le e-telco

essere riconfigurata sulla base delle condizioni al con-torno e sul rendimento globale d’impresa (gestendo divolta in volta le pressioni competitive con sofisticatepolitiche di bilanciamento dei carichi di lavoro azien-dale, tipici delle aziende adattative).

Sulla base di questo cambiamento di paradigmaoperativo, TILAB, quale Centro di innovazione delGruppo Telecom Italia, sta da alcuni anni analizzandoe sperimentando soluzioni all’avanguardia in questospecifico settore. Più in particolare, TILAB è datempo impegnato su alcuni dei fronti tecnologici e diprocesso riassunti in questo articolo, quali ad esempio:la sperimentazione di soluzioni applicative web-enableddi gestione della conoscenza operativa in TIM; la valu-tazione in laboratorio di tecniche di lavoro cooperativoa distanza su portali aziendali; la progettazione di solu-zioni di gestione delle unità operative (work force mana-gement) e la valutazione - con partner internazionali -degli impatti sia di nuovi modelli organizzativi sia del-l’uso di nuove tecnologie emergenti tra le quali quelledei wearable computer di prossima generazione.

La pressione della web-economy sta creando le con-dizioni affinché i gestori di telecomunicazioni si adat-tino a questi cambiamenti modificando il propriomodo “di essere e di essere percepiti” in modo danon essere “soffocati” dalle nuove leggi della dina-mica sociale. Volumi e frequenze di interscambioimpongono quindi un cambiamento di paradigma. Latransizione da un modello organizzativo piramidaleverso uno piatto può suscitare comunque perplessità ereticenze; in generale, si può sostenere che da un latolo svantaggio più marcato di un’organizzazione a pira-mide è la lentezza del processo decisionale e dall’altroil vantaggio rilevante risulta la coerenza nell’applica-zione delle pratiche aziendali.

ACD Automatic Call DistributionB2B Business-to-BusinessC2B Consumer-to-BusinessC2C Consumer-to-ConsumerDSS Decision Support SystemsE2B Employee-to-BusinessE2C Employee-to-ConsumerE2E Employee-to-EmployeeFAQ Frequent Asked QuestionsGPRS General Packet Radio ServiceGSM Global System for Mobile communica-

tionsICSP Information and Communications

Service ProvidersISP Internet Service ProviderIT Information TechnologyKM Knowledge ManagementKPI Key Performance IndicatorLCC Lavoro Cooperativo fra CentriLMS Learning Management SystemsNGN Next Generation NetworkNGOSS Next Generation Operations Systems

and SoftwareOKM Operational Knowledge Management

Guido Bruno, laureato in Scienzedell’Informazione, ha preso servizio in TILABnel 1987 occupandosi della definizione e dellarealizzazione di funzionalità di gestione degliallarmi del Centro Nazionale di Supervisione diTelecom Italia. Successivamente ha operato alladefinizione delle tecniche di correlazione degliallarmi trasmissivi, alla definizione eall’applicazione di modelli di stima dei costi delsoftware, alla definizione e realizzazione di unsimulatore (REBUS) per la valutazione

quantitativa delle prestazioni dei processi. La competenza operativa-processiva si è integrata nel corso degli ultimi anni contribuendo alladefinizione verso il Gruppo Telecom Italia degli impatti operativiindotti da tecniche di Work Force (tramite il coordinamento disperimentazioni sul territorio), alla valorizzazione di nuovi paradigmioperativi tramite strumenti di Operational Planning (OPERA),all’applicazione di soluzioni per la gestione della conoscenza operativa(NetDoctor), all’individuazione di politiche per un diverso controllo digestione, alla definizione e all’applicazione di metodologie e distrumenti a supporto dell’analisi dei processi operativi, come ausiliodel loro assessment in esercizio (ASSO) e a supporto della lorovalutazione economica. È autore del libro TILAB “Ideare e Progettarel’Operatività nelle Telecomunicazioni”. Dal 1993 ha assunto inTILAB la responsabilità del Centro di Competenza “Processi” e dal2001 è Area Manager della struttura organizzativa ManagementProcesses nell’ambito della Direzione di Ricerca OSS & Processes.

Enrico Ronco, laureato in Scienzedell’Informazione presso l’Università degli Studidi Torino, opera in TILAB dal 1990, e nelcontesto “Processi” dal 1993. Nel corso di questianni ha maturato significative esperienzecontribuendo alla definizione di un Modello diprocessi di Business afferenti alla gestione dellarete a Larga Banda di Telecom Italia. Alla guidadi alcuni progetti commissionati da TelecomItalia Internazionale ha coordinato le attività direvisione dei processi di business di Telecom

Argentina comprensive della radiografia dell’attuale modo di operaree della definizione e proposta di un modello futuro dell’operativitàper l’intera azienda. Nel 2000 ha coordinato il rilevamento deiprocessi operativi del Centro Nazionale di Assistenza di TelecomItalia. Partecipa, in qualità di Team Leader, al Gruppo di LavoroTOM (Telecommunications Operation Map) in ambito TMF(TeleManagement Forum).

[1] Bruno, G.: Ideare e progettare l’operatività nelleTelecomunicazioni. CSELT, 2000.

[2] TOM Telecommunication Operation MapsHandbook. Tele Management Forum, 2000.

[3] Hammer, M.; Stanton, S.: The reengineeringRevolution. Harper Collins, 1995.

[4] Hammer, M.: Beyond Reengineering. HarperCollins, 1996.

[5] Leondes, C.T.: Knowledge-Based Systems. 2000.[6] International Symposium on Wearable Computers.[7] Davenport, T.H.: How Organizations Manage

What They Know. Harvard Business, 1997.

OSS Operation Support SystemPMI Piccole e Medie ImpreseSDH Synchronous Digital HierarchySLA Service Level AgreementTMF TeleManagement ForumTOM Telecommunications Operation MapUMTS Universal Mobile Telecommunica-

tions SystemVAS Value Added ServiceVoIP Voice over IPWDM Wavelength Division MultiplexingWFL WorkFLow goal drivenWFM Work Force Management

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104 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Osservatorio

CENTRO NAZIONALE RETE A LUNGA DISTANZA

magliata, o con gli apparati DXC(Digital Cross Connect) 4/4, o condispositivi completamente auto-matici predisposti già a livello di

apparati di rete nel caso diADM16 degli anelli della reteArianna.Il centro nazionale persegue l’o-biettivo di controllare l’anda-mento del traffico interdistret-tuale, verso gli operatoriInterconnessi, gli OLO (OtherLicensed Operators), e verso la reteinternazionale di Telecom Italia(verso le tre centrali internazionalidi Milano Malpaga, Roma Acilia ePalermo La Malfa) con un presi-dio continuo giornaliero (h 24).Insieme agli altri centri nazionali

IL CN RLD (CENTRO NAZIONALEDELLA RETE A LUNGA DISTANZA)FU REALIZZATO DALL’IRITEL NEL1993, CON L’OBIETTIVO DI SORVE-GLIARE LA RETE TRASMISSIVA ALUNGA DISTANZA, E DOPO AVERLOUBICATO PER UN BREVE PERIODONEI LOCALI DI ROMA SUD FU POISPOSTATO NELLA SEDE ATTUALEDI VIA ORIOLO ROMANO 257 AROMA (FOTO 1).IL CENTRO OPERA NELL’AMBITODELLA RETE DI TELECOM ITALIA(SERVIZI DI RETE - SERVICEASSURANCE) E SI OCCUPA PRINCI-PALMENTE DI CONTROLLARE ADISTANZA I COLLEGAMENTI ADALTA GERARCHIA SIA PDH (140MBIT/S) SIA SDH (155 MBIT/S)DELLA RETE DI TRASPORTO DITELECOM ITALIA.Quando il centro fu costituito latecnologia trasmissiva permet-teva solo una sorveglianza daremoto basata sulla ricezionedegli allarmi trasmissivi e laritrasmissione ai centri di lavorocompetenti, CLT (Centri diLavoro Trasmissioni), per il rein-stradamento manuale dei flussiin allarme con tempi di disservi-zio che risultavano in genere dicirca 50 minuti.Oggi i tempi di disservizio sonostati portati al minuto e con larete SDH (Synchronous DigitalHierarchy) Arianna di nuovagenerazione [1], introdotta nel2000 sulla rete a lunga distanza,si arriva a dover tollerare un dis-servizio di durata assai limitata,pari solo al tempo necessario perlo scambio tra via di servizio e diriserva (50 ms).Queste prestazioni sono ottenibiligrazie a procedure centralizzatedi reinstradamento dei collega-menti guasti o degradati, nel casodella rete di trasporto cosiddetta

di Telecom Italia, quali quelloper la rete intelligente, per il traf-fico, per l’ATM e per il centronazionale Start (Clienti BusinessTOP 500), il centro nazionale perla rete a lunga distanza effettua lasorveglianza di secondo livello(sorveglianza centralizzata inDirezione Generale) della serviceassurance relativa all’intera reteitaliana.

In questo centro lavorano circaquaranta tecnici con la presenza,al momento, di due gruppi di ottoassistenti tecnici, operanti conturni per garantire una coperturaoraria totale (h 24) e la previsionedi inserire un ulteriore gruppo diotto assistenti in turno, specializ-zato per operare sulla nuova retedi transito nazionale Arianna.Il CN RLD è suddiviso nelle treprincipali aree di attività in essosvolte: rete magliata; reteArianna; lavori programmati eattivazioni.

Riccardo Camuzzi, Ugo Davide Miletto

Foto 1 La torre radio del comprensorio Telecom Italia di via Oriolo Romano 257.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 105

Osservatorio

La rete di trasporto magliata alunga distanza di Telecom Italiaè mostrata nella figura 1: essaoffre un panorama dello svi-luppo della rete SDH e dei col-legamenti tra rete regionale didiversi costruttori (Italtel,Marconi e Alcatel) e quellanazionale formata da apparatiDXC (Digital Cross Connect) -anche noti come RED(Ripartitore Elettronico Digitale) -4/3/1 Marconi e DXC 4/4Marconi e Italtel.La rete è oggi utilizzata per iltrasporto dei flussi sia PDH(Plesiochronous Digital Hierarchy)sia SDH (Synchronous DigitalHierarchy) tra i diversi nodi A1(trentuno), che costituivano glielementi d’interconnessione trale diverse reti regionali e l’interarete nazionale.La rete magliata è così chiamataper essere composta da apparatiDXC 4/4 e terminali di linea a2,5 Gbit/s collegati a maglia traloro.

Secondo la terminologia SDH, ilcollegamento fisico tra due unitàa 155 Mbit/s di apparati diversi èchiamato DLS (Digital LinkSincrono); è invece chiamato TC(Tandem Connection) (TCAU4) ilcollegamento tra due RED 4/3/1composto da più DLS in cascata.Gli apparati DXC 4/4 (146) sonoconnessi a un sistema digestione remoto posto nel centronazionale. Ogni apparato è con-nesso alla rete di gestionemediante due collegamenti X.25della rete a pacchetto Itapac(figura 2).Il sistema di gestione - l’SGF(Sistema Gestione Flussi) - èanch’esso duplicato per la fun-zione di disaster recovery.La protezione di rete adottata incaso di guasto di un DLS o di unTCAU4 è il reinstradamento(restoration): il sistema, guidatodagli operatori del centro, sce-glie una via alternativa utiliz-zando DLS di scorta e realizza

ADM

ADM

ADMADM

ADM

ADM

MPXMPX

MPXADM

ADM

DXC4/3/1

ADM

DXC4/3/1

ADM

ADM ADM

ADM

ADM

ADM

ADM

DXC4/3/1

ADM

DXC4/3/1

ADM

ADM

MV36

EMOS

NE-Server

SGSDH-NM

1354QA

1353WX

1353SH

SGF

RED4/4

RED4/4

MV36

DXC4/3/1

RED4/4

RED4/4

ADMDXC

4/3/1 RED4/4

DXC4/3/1

ADM

SL

Rete regionale

Rete di distribuzione

Rete a lunga distanza

UTR-ALCATELFase 1

A1

Livello 2

Livello 0

Livello 1

UTR-IMS

NTT-R/SGT

NTT-L/SGU

ADM=DXC=

EMOS=IMS=MPX=NTT=RED=SGF=

SGSDH-NM=SGU=UTR=

Add Drop MultiplexerDigital cross ConnectElement Manager Operation Systemconsorzio Italtel, Marconi, SirtiMultiPleXerNodo di Transito TrasmissivoRipartitore Elettronico DigitaleSistema Gestione FlussiSistema di Gestione SDH - Network ManagerStadio di Gruppo UrbanoUnità Territoriale Rete

Figura 1 La rete trasmissiva SDH di Telecom Italia con le varie suddivisioni difornitori ed i sistemi di supervisione.

4/44/4

Rete TrasmissivaNazionale

Centro di Back-UpRoma Sud(Disaster Recovery)

CN RLD

Rete Regionale

Rete X25

SGQRBridgeRouter

WSWS

SGF-NMService

SGF-NMBack-Up

SGF-NMService

SGF-NMBack-Up

I/F con archivio rete(ALBA)

CSOT-RT

Dati di PM dai CLR al CSOT

Dati di PM dal NSC al CLU

4/4

4/44/4

4/44/4

4/4

4/4

4/4

4/4

4/44/44/4

4/4

4/4

4/44/4

4/44/4

4/4

4/1

4/1 4/1

4/1 4/14/1

4/4

CCNCLU

CN RLDCSOT-RT

NSCPM

SGF-NMSGQR

WS

=========

Centro Coordinamento NazionaleCentro di Lavoro UnicoCentro Nazionale Rete Lunga DistanzaCentro di Supervisione Operativa Territoriale-RTNetwork Supervisor CenterPerformance MonitoringSistema Gestione Flussi-NMSistema Gestione Qualità ReteWorkStation

Rete Regionale

Rete Regionale

Figura 2 La supervisione della rete di apparati Red 4/4 tramite un sistema digestione centralizzato.

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106 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Osservatorio

Roma, causato da un malfunzio-namento software, gli allarminon erano pervenuti corretta-mente al sistema e lo stesso gua-sto provocò un’interruzione didiverse ore del traffico tra nord esud del Paese con conseguenzegravi sul servizio offerto. Solol’intervento dei giuntisti in que-sto caso poté ripristinare il servi-zio nel tardo pomeriggio.Oltre alla rete magliata dei DXC4/4 il CN RLD gestisce anche lanuova RTN (Rete di TrasportoNazionale) formata da anelliSDH (Rete Arianna).La nuova RTN nasce dall’esi-genza di impiegare in manieraottima le risorse, di realizzareuna semplificazione gestionale eoperativa effettiva e di miglio-rare le prestazioni soprattutto intermini di affidabilità.Si è voluto così perseguire l’o-biettivo di ottenere una ridu-zione significativa del costo delservizio di trasporto e di miglio-rare sia il livello di governo dellarete sia la qualità della RTN.Fra le soluzioni esaminate aquesto scopo, è stata sceltaquella consistente in un riesamedella soluzione attuale, in mododa ridurre i nodi di transitosuperiore (gli A1 “super” sonosedici), e da costituire, ove con-veniente, collegamenti direttitra i nodi.Per raggiungere l’obiettivo sud-detto sarà fra breve abbandonatala struttura a maglia e quindidovranno essere rivisti i mecca-nismi di protezione che nelnuovo scenario non potrannoessere più svolti dal reinstrada-mento, che è un meccanismotipico delle reti magliate.La maglia nazionale sarà infattiprogressivamente sostituita dauna serie di collegamenti adanello che hanno meccanismi diprotezione 1+1, giustificati eco-nomicamente dai benefici otte-nibili con la realizzazione dellanuova struttura.Per razionalizzare la rete di tra-

un nuovo collegamento fornendoi comandi per l’attivazionemediante operazioni di commuta-zione delle matrici interne deivari DXC 4/4 interessati dalleconnessioni.Il numero dei DLS e DLP (DigitalLink Plesiocroni) a 140 Mbit/s è dicirca 15 mila in tutto il territorionazionale con una percentuale deiDL di riserva (DL spare) del 30per cento (cioè con un valore stan-dard per il dimensionamentorispetto alla consistenza di DLSin esercizio per ogni tratta).La supervisione della rete diapparati DXC 4/4 è effettuatatramite un sistema di gestionecentralizzato.L’elevata capacità di gestionecentralizzata della rete di tran-sito nazionale è utilizzata soprat-tutto durante i gravi eventi diguasto che si possono verificarea causa di rotture o di tagli acci-dentali dei cavi a fibre otticheposati, ad esempio, lungo leautostrade italiane.In questi casi è valorizzata lapossibilità di restoration delsistema SGF che assicura, in unperiodo di tempo ridotto e aseconda dell’entità del guasto, ilripristino parziale o totale dellefunzioni trasmissive tra due cen-tri distanti.Un esempio delle potenzialitàofferte dal sistema si è avuto nelcaso dell’interruzione totale delcavo a 48 fibre avutasisull’Autostrada del Sole Bologna -Firenze nel mese di settembre2000, che ha reso necessario rein-stradare un centinaio di flussi a155 Mbit/s e a 140 Mbit/s per untotale di 11 sistemi a 2,5 Gbit/sinterrotti. Gli assistenti del cen-tro, tramite il sistema SGF, sonoriusciti a ripristinare l’intero colle-gamento sulla direttrice interes-sata dal disservizio in meno diun’ora (48 minuti dall’acquisi-zione dell’ultimo allarme da partedel sistema).Alcuni mesi prima, per un gua-sto analogo sulla tratta Firenze -

sporto nazionale attuale è stataipotizzata l’adozione deiseguenti provvedimenti:• riduzione dei nodi di transito

(dagli attuali trentuno nodiA1 a sedici nodi nazionalisuperiori);

• semplificazione degli instra-damenti mediante la ridu-zione dei transiti attraverso inodi nazionali e la necessariacostituzione di collegamentilogici diretti;

• adozione di strategie di rein-stradamento più semplicibasate sulla protezione 1+1 equindi affidate a meccanismiautomatici di commutazionea livello d’apparato [2].

Gli anelli SDH sono formatioggi da ADM 16 della Marconi(MSH51C) e dai relativi rigene-ratori (MSH53C); gli anelli sonointerconnessi tra loro tramiteapparati Marconi DXC 4/3/1 ocollegamenti diretti tra ADM dianelli diversi.La protezione assicurata almomento è quella MSSPRing(Multiplex Section SharedProtection Ring) tra i sette anellidi backbone e SNCP (SubNetwork Connection Protection) suinove anelli di raccordo con larete territoriale. Tra gli anellidifferenti la protezione è assicu-rata dai sistemi MSP 1+1(Multiplex Section Protection).Il sistema di gestione SG-SDHNM (Network Manager) effettuale operazioni di network crea-tion e di service assurance deisingoli cammini, permettendo dicontrollare in tempo reale lostato di servizio di tutti i cam-mini della rete Arianna (in servi-zio o non), nonché lo stato delleprotezioni degli anelli sia SNCPche MSSPRing, e permette cosìdi intervenire anche quando nonsi abbia una situazione di fuoriservizio.Le indicazioni degli allarmi sonoelaborate dal sistema e consen-tono di determinare i collega-menti ed i cammini interessati

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 107

Osservatorio

fibre) fino a 12 STM16. Si sosti-tuisce così un flusso a 2,5 Gbit/sper coppie di fibra con una capa-cità 12 volte maggiore [3].Nella rete Arianna sono quindiin servizio diverse tipologie dianelli:• anelli con trasporto intera-

mente SDH sia sulla primavia sia sulla seconda;

• anelli con trasporto SDHsulla prima via e con tra-sporto misto SDH/DWDMsu diversi rami della secondavia.

Si è fatto cenno finora al “mododi trasporto” perché nell’ambitodella rete Arianna non si sonoadottate soluzioni di protezionerealizzate con multiplatori ottici.Dal centro è inoltre controllatala rete di sincronismo diTelecom Italia (apparati SASE)e possono essere effettuate rile-vazioni statistiche sul degradoqualitativo delle fonti di sincro-nismo.Le attività del CN RLD (foto 2)sono completate dal provisioningsul sistema SGF, dalle attività dirilievo denominate Mutual AIDverso i Paesi confinanti e dailavori programmati sull’interarete a lunga distanza di TelecomItalia. Il centro nazionale infattiautorizza le UTR.E (UnitàTerritoriali della Rete.Esercizio) aeffettuare gli interventi di

da un malfunzionamento e digenerare eventualmenteun’informazione di allarme direte e di fuori servizio per i sin-goli percorsi.Mediante il sistema proprietarioMarconi MV-36 (ElementManage1) i tecnici possonoinvece effettuare una diagnosifine per conoscere i guasti direte o quelli interni di apparato(che sarebbero altrimenti visi-bili, solo in maniera aggregata,con il sistema GIT di TelecomItalia, basato su contatti di massad’apparato).Nel corso del 2001 è stato com-pletato l’inserimento nella reteArianna degli apparati MarconiDWDM (Dense WavelengthDivision Multiplexing): la tecnolo-gia di multiplazione ottica è uti-lizzata nell’ambito della nuovaRTN per poter superare pro-blemi di carenza di fibre ottichenei cavi già installati. Poiché larete Arianna è progettata a stratiin alcune direttrici critiche, nonè infatti sempre possibiledisporre di quattro fibre diversi-ficate per ogni strato dell’anello,o per tratti in comune tra dueanelli diversi dello stesso strato.Per poter ovviare a questoinconveniente, si è ricorso allatecnica di multiplazioneDWDM che affascia in un sin-golo sistema di trasporto (due

manutenzione sui cavi nazionaliin fibra ottica sia terrestri sia sot-tomarini e costituisce l’interfac-cia della Rete verso le strutturedella Direzione Internazionaleincaricate di dialogare con laSocietà Elettra per chiedere, adesempio, il ripristino dei cavisottomarini della RTN nel mareMediterraneo.Quest’attività è di assolutorilievo nell’economia dellaService Assurance e occupa unaparte importante delle attivitàterritoriali dei MSC.T2.

Case Study: “Doppio guastosull’anello epsilon”

La recente introduzione nellanuova RTN ARIANNA dellaprotezione MSSPRing a quattrofibre ottiche, sugli anelli dibackbone, è stata resa possibiledalla realizzazione di una fittamaglia di sottoreti DWDM, cheha reso disponibili alcune fibreottiche in precedenza in servizioe quindi ha messo a disposizionedue vie alternative per ognidirettrice di un anello.

Foto 2 Centro Nazionale Rete a Lunga Distanza (CN RLD).

ROMASUD PALERMO

ROMANORD CATANIA

Figura 3 Anello epsilon a quattrofibre ottiche con protezioneMSSPRing.

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Osservatorio

Nel corso delle attività pro-grammate sul DWDM Pirelli,che si sono protratte per altredue settimane, si è avuto unguasto nella tratta tra RomaNord e Catania (rottura di unascheda ottica su un rigeneratoreintermedio, come da figura 5).

Nel seguente case study si sinte-tizzano i benefici concreti che laprotezione ha apportato nellaprotezione dei flussi VC4 instra-dati sull’anello epsilon [1](figura 3), quando si è verificatoun doppio “guasto”3.Nel gennaio 2001, per realiz-zare i lavori programmati sulsistema DWDM Pirelli, che col-lega mediante un portante sot-tomarino Pomezia a Palermo, siè resa indisponibile la prima viadell’anello epsilon, che traRoma Sud e Catania utilizzaquesto sistema.La protezione MSSPRing èentrata in funzione appena èstato disinserito il sistemaPirelli e l’anello è andato nellostato di SPAN (figura 4), ovveroil traffico che utilizzava la via diesercizio tra Palermo e RomaSUD è stato reinstradato sullavia di riserva.L’intervento della protezione èstato in pratica senza conse-guenze sui flussi trasportati sullasezione in oggetto in quanto loscambio è avvenuto in 500 ms,originando così mediamente unES sui VC4 trasportati.

Si è quindi avuto l’intervento dellaprotezione MSSPRing, che ha per-messo di riconfigurare il collega-mento con un altro scambio diSPAN, nella tratta di multiplazionetra Catania e Roma Nord.Senza il meccanismo di protezioneMSSPRing a quattro fibre ottiche,

ROMASUD

PALERMO

ROMANORD

CATANIA

Figura 4 Anello in “SPAN” durante illavoro programmato.

ROMASUD

PALERMO

ROMANORD

CATANIA

Figura 5 Anello in doppio “SPAN”durante il lavoro program-mato e in presenza di unguasto concomitante.

PALERMOROMASUD

ROMANORD CATANIA

Figura 6 Anello epsilon a due fibreottiche con protezioneSNCP.

ROMA SUD PALERMO

ROMA NORD CATANIA

Figura 7 Ipotetica protezione SCNPcon solo una tratta guasta.

ROMA SUD PALERMO

ROMA NORD CATANIA

Figura 8 Nel caso di doppio guasto sull’anel-lo con solo due fibre ottiche, sisarebbe perso il traffico dell’area diRoma verso l’area della Sicilia.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 109

Osservatorio

ma continuando a disporre solo delSNCP a due fibre ottiche (figura 6),il secondo guasto sullo stesso anello(figure 7 e 8), avrebbe comportatola perdita di tutti i flussi originati aRoma Sud o a Roma Nord e termi-nati a Palermo o a Catania e vice-versa, e si sarebbero così interrottitutti i collegamenti a lunga distanzaper la Sicilia.

Conclusione

L’evoluzione delle prestazioni delleCN RLD, assieme a quelle dellarete trasmissiva, hanno permesso dilimitare sensibilmente le interru-zioni da guasti, riducendo ulterior-mente i disservizi.

ADM Add Drop MultiplexerCLT Centro di Lavoro TrasmissioniCLU Centro Lavoro UnicoCN RLD Centro Nazionale della Rete a Lunga DistanzaCSOT Centro di Supervisione Operativa TerritorialeDLP Digital Link PlesiocronoDLS Digital Link SincronoDXC Digital Cross ConnectDWDM Dense Wavelength Division MultiplexingEMOS Element Manager Operation SystemMSSPRing Multiplex Section Shared Protection RingNM Network ManagerNSC Network Supervision CenterNTT Nodo di Transito TrasmissivoOLO Other Licensed OperatorsPDH Plesiochronous Digital HierarchyPM Performance MonitoringRED Ripartitore Elettronico DigitaleRTN Rete di Trasporto NazionaleSDH Synchronous Digital HierarchySGF Sistema Gestione FlussiSGQR Sistema Gestione Qualità ReteSNCP Sub Network Connection ProtectionSGU Stadio di Gruppo UrbanoTAL Terminale d’Apparato LocaleTC Tandem ConnectionUTR.E Unità Territoriale Rete.Esercizio

[1] Cosmo, G.; D’Orazio, G.: La rete di trasporto nazionale di TelecomItalia. «Notiziario Tecnico Telecom Italia», Anno 10, n. 1, aprile2001, pp. 7-18.

[2] Aureli, G.; Cudia, L: Apparati e tecniche di protezione della rete di tra-sporto SDH di Telecom Italia. «Notiziario Tecnico Telecom Italia»,Anno 7, n. 3, dicembre 1998, pp. 81-91.

[3] Aureli, G.; Pagnan, P.: La rete di trasporto ottico (OTN): stato dell’artee prospettive evolutive. «Notiziario Tecnico Telecom Italia», Anno10, n. 1, aprile 2001, pp. 19-35.

Riccardo Camuzzi siè laureato nel 1997 inIngegneria Elet-tronicaa l l ’ U n i v e r s i t à d iPerugia. Dopo unabreve esper ienzacome p roge t t i s t ahardware, è statoassunto in TelecomItalia nel dicembre del1998. Entrato nella

Service Assurance della Direzione Generale, siè occupato della normativa e delle procedureper l’esercizio della nuova RTN “Arianna”. AlCentro Nazionale RLD, è oggi il responsabiledella rete Arianna e coordina le attività deglispecialisti (SDH DWDM) che si occupano atempo pieno dell’esercizio e dellamanutenzione della rete.

Ugo Davide Miletto siè laureato in IngegneriaElettronica. Assuntonella Direzione Generaledella SIP (oggi TelecomItalia) nel 1989, si èoccupato di DBA(DataBase Administrator)e di sicurezza (SDA)nell’ambito dei sistemiinformativi (PSSI).

Passato nella Rete nel 1992 si è occupato deisistemi di gestione trasmissivi, in particolaredella rete di misure e controllo della qualitàPDH. È stato responsabile del CentroNazionale RLD nell’ambito della ServiceAssurance per due anni fino al luglio 2000. Daoltre due anni è il Program Manager perle reti DW, Internazionali e per i serviziExecutive e PAC nel l ’ambito delService Delivery - IngegnerizzazioneNuovi Servizi.

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110 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001

Conferenze

PERCHÉ GLI INGEGNERI SI TROVANO RARAMENTE ALVERTICE DELLE SOCIETÀ DI TELECOMUNICAZIONI?FORSE PERCHÉ MANCANO DI IMMAGINAZIONE!CON QUESTE PAROLE SI È APERTO IL40°CONGRESSO DELLA FITCE CON L’AUSPI-CIO FORMULATO DAGLI ORGANIZZATORI, CHEIL CONGRESSO OLTRE CHE AFFRONTARE CONCOMPETENZA GLI ARGOMENTI PIÙ ATTUALIDELLE TELECOMUNICAZIONI, POTESSE FOR-NIRE ANCHE UNA “VISIONE” SUL FUTURO INQUESTO CAMPO, DISCUTENDO ASPETTI TEC-NICI E RAPPRESENTANDO POSSIBILI SCENARIEVOLUTIVI.IL CONGRESSO SI È SVOLTO PRESSO IL FIRAPALACE BARCELLONA DAL 22 AL 25 AGOSTO2001 ED HA AVUTO COME TEMA: 2001,ODISSEA EUROPEA: LE TELECOMUNICAZIONINELLA E-SOCIETY.ALLE GIORNATE EUROPEE HANNO PARTECIPATOOLTRE DUECENTOSETTANTA CONGRESSISTIPROVENIENTI DA QUINDICI PAESI (SEDICI ITA-LIANI) E CIRCA DUECENTO ACCOMPAGNATORI.

COSA È EMERSO NEL CONGRESSO

RISPETTANDO LO SPIRITO DELLA FITCE(FEDERAZIONE EUROPEA DEGLI INGEGNERIDELLE TELECOMUNICAZIONI), NEL CONVEGNOSONO STATI TRATTATI DIVERSI TEMI TRAQUELLI DI ATTUALITÀ DEL MONDO DELLE ICTAFFRONTANDO CIASCUN ARGOMENTO NON SOLODAL PUNTO DI VISTA TECNICO MA ANCHE ECO-NOMICO, E SOFFERMANDOSI ANCHE SULL’IM-PATTO DELLO SVILUPPO TECNOLOGICO SULSOCIALE.

1. e-society

Durante la sessione di apertura sono stati trat-tati alcuni aspetti più generali legati al temadel Congresso. È stato sottolineato come losviluppo della e-society sia stato reso possibiledalla crescita contestuale del settore della ICT.

La velocità di sviluppo di tale settore è stataben descritta per quanto riguarda l’InformationTechnology dalla ben nota legge di Moore (formu-lata nel 1965): “il costo della capacità di elabo-razione di dati si dimezza ogni sei mesi”. Daqualche anno (1997) è stata, anche, formulataper la Communications Technology l’ancora piùimpressionante legge di Gilder : “la banda dispo-nibile raddoppia ogni sei mesi”.Questa crescita di risorse a costi decrescenti hareso possibile in campi quali l’e-commerce,l’e-government, la telemedicina, realizzazioniprima inimmaginabili. Basti considerare, adesempio, che nel settore della telemedicina, siè passati da applicazioni semplici come la tele-cardiologia (che richiedono la trasmissione dicirca 100 kbytes per esame) ad applicazionicome la teleradiologia (per la quale è necessa-

Camillo Bellomo, Antonino Calantoni

2001 European Odyssey: Telecommunications

in the e-society

40° Convegno FITCE

Una finestra europea sull’evoluzione dell’ICT

Barcellona, 22 - 25 agosto 2001

Le 40e GiornateEuropee dellaFITCE si sono

tenute aBarcellona.

Nella foto unaveduta della

Cattedrale dellaSagrada Familia(Antoni Gaudì).

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 111

Conferenze

ria la trasmissione di alcuni Mbytes per esame)fino ad applicazioni più complesse come lateleangiologia (che richiedono la trasmissionedi alcuni Gbytes per esame).Il problema della sicurezza nell’archiviazionedigitale dei dati, di importanza basilare nella e-society, è stato presentato da Trevor Wright (diBTexact Technologies) in Secure digital archiving ofhigh-value data. Un livello assai elevato di sicu-rezza è ancora più essenziale da quando negliStati Uniti e in diversi Paesi europei è statariconosciuta per legge, in numerosi ambiticommerciali e legali, la validità dei documentiimmagazzinati in forma elettronica.Di particolare interesse risulta la sicurezza deltimestamping, della registrazione, cioè, in formaelettronica della data in cui un certo docu-mento è stato archiviato. È evidente l’impor-tanza che la immutabilità di questa data rico-pre per documenti come le richieste di bre-vetto o per i testamenti.Uno sguardo sulla evoluzione dell’informationsociety nei prossimi cinque anni è stato fornitoda una memoria basata su un esame effet-tuato dal Centro Studi e Ricerche di Telefonicacentrato sul caso della Spagna. L’intervento èstato presentato da Antonio Castillo e OctavioMartinez-Albelda, ed era intitolato A report onthe Information Society in Spain: 2001-2005 per-spective. Secondo questo studio, l’evoluzionenei prossimi anni avverrà in maniera moltograduale. Nel 2005 avrà accesso a Internet il40 per cento della popolazione spagnola,mentre, sempre nello stesso anno, metà dellesocietà e delle aziende spagnole avrà appron-tato un proprio sito web. Il prezzo dei termi-nali destinati ad applicazioni interattivedovrebbe essere dal 5 al 30 per cento infe-riore all’attuale. Le tariffe per i servizi di tele-comunicazioni in Spagna saranno poi preva-lentemente - anche se non esclusivamente -di tipo flat.La memoria conclusiva della sessione sulcommercio elettronico ha trattato un temaimportante per la sicurezza dell’e-commerce,quello dei firewalls: Certificate-based distributedfirewalls for secure e-commerce transactions (diIvan Djordjevic e Chris Phillips, dell’Universitàdi Londra). È stato mostrato come l’uso diarchitetture innovative, come quella deifirewalls distribuiti, consenta di costituiresistemi di comunicazione particolarmenteadatti a gruppi chiusi di utenti con composi-zione variabile, senza creare, al contempo,limiti di carattere topologico alle strutturedelle reti.

2. Next generation network

Nella sessione dal titolo next generationnetwork sono state trattate principalmente leconseguenze dello sviluppo delle reti dinuova generazione per gli operatori tradizio-nali (incumbent), in termini di convergenzadei servizi e di evoluzione dei processi orga-nizzativi.In un mercato sempre più liberalizzato eoggetto di deregolamentazione, gli operatoritradizionali, sotto la pressione di nuovigestori che offrono pacchetti di servizi inte-grati (fonia, dati e multimediali), sono stati,infatti, costretti a separare spesso le diverseattività che compongono la catena del valorerelativa al business delle telecomunicazioni.La separazione delle attività in ruoli speci-fici, che sarà presumibilmente accentuatacon lo sviluppo delle reti di nuova genera-zione, non è da considerare di per sé nega-tiva. Essa al contrario offre agli operatoril’opportunità di rivedere i propri processiorganizzativi semplificandoli, strutturando lerelazioni tra una funzione e l’altra attraversospecifici contratti che definiscono, ad esem-pio, responsabilità e SLA (Ser vice LevelAgreement). Questa previsione è stata indicatada Harrie Bastiaansen della KPN (Next generationnetworks. Forcing operators towards new networkdesign principles). Nella memoria è anche defi-nito l’ambiente in cui interagiscono unamiriade di fornitori di servizi di accesso, di tra-sporto, di applicazioni, inclusi gli utenti finalicome l’ecosistema delle telecomunicazioni.Nello stesso intervento è stato anche propostoun modello organizzativo a ruoli, nel quale laseparazione delle responsabilità di ciascuno diessi implica regole conseguenti di progetto escelte architetturali orientate alla separazionein domini.Un altro interessante aspetto, riguardante lamigrazione della fonia sulle reti di nuova gene-razione, è stato affrontato da Friedrich Suppan(Telecom Austria) che ha presentato inReflections on migration scenarios of voice networkstowards next-generation networks for incumbentoperators; un’analisi degli aspetti tecnici, rego-latori e commerciali, che tratteggia i diversipossibili scenari della migrazione.Un esempio di come le reti di nuova genera-zione siano in grado di interagire e gestire inmaniera sicura anche l’evoluzione dei servizitradizionali è stato mostrato dalla presenta-zione di un ricercatore della KPN, RichardKerkdijk, che ha illustrato, in Remote manage-

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Conferenze

ment of next-generation PBXs via the Internet: secu-rity issues, le modalità con le quali è possibilegestire in maniera sicura e flessibile PBXs dinuova generazione basati sul protocollo IPattraverso Internet, mediante le ormai consoli-date tecniche di firewall e attraverso l’utilizzodelle funzionalità IPsec proprie di queste reti.

3. Access network

La sessione è stata dedicata all’approfondi-mento di problemi relativi alla rete diaccesso. Sono state inparticolare analizzate lediverse tecnologie dispo-nibili per la fornitura diaccessi a larga banda e irelativi criteri di inseri-mento in rete, che sibasano su valutazionitecnico-economiche.Le tecnologie xDSLsono largamente utiliz-zate dalla maggior partedei gestori di telecomu-nicazioni europei chesono oggi impegnati, siapure in misura diversa,nell’introduzione in retedi DSLAM (DigitalSubscriber Line AccessMultiplexer) per la forni-tura di servizi ADSL. Leprestazioni della tecnologia ADSL non sonouniformi ma dipendono da almeno tre fattorilocali: la qualità delle coppie in rame; il gradodi riempimento dei cavi; la lunghezza dei rile-gamenti. Risulta perciò fondamentale per ognigestore tradizionale pianificare con accuratezzale risorse relative ai portanti in rame in mododa rendere ottimo l’impiego dei cavi nella retedi accesso, ridurre al minimo fenomeni diinterferenza e, allo stesso tempo, garantirelivelli di servizio adeguati.Per quanto riguarda i tempi di fornitura deiservizi xDSL, è stata presentata un’analisidalla quale emerge che in Europa occorrono inmedia trentatré giorni lavorativi per dar corso aun ordine. I principali problemi sono legati allacomplessità delle procedure di provisioning checoinvolgono diversi attori: dalla configurazionedella CPE (Customer Premises Equipment) postapresso il cliente a quella dei DSLAM, dei nodiATM e dei NAS (Network Access Server) e,infine, alla permuta delle coppie in rete di

accesso. La soluzione che può consentire diridurre questi tempi è legata alla possibilitàdi integrare le funzioni dei differenti sistemidi gestione, in modo da semplificare le pro-cedure di provisioning. Questa proposta èstata presentata da Koen Van de Vel della LucentTechnologies (Avoiding xDSL provisioning pit-falls. How to mass market and roll-out xDSLservices) che ha illustrato quali possono esserele strategie per superare le strozzature legateal provisioning e per permettere di introdurrepiù rapidamente servizi xDSL dedicati almercato di massa.

Le soluzioni in fibraottica, rappresentano lamigliore soluzione cuitendere in prospettiva.È stata tuttavia sottoli-neata la necessità dieffettuare studi di geo-marketing, in modo daindividuare le aree conun’alta redditività chene giustifichino l’im-piego, evitando così icablaggi “a tappeto”che sono oggi moltorischiosi. Tra le solu-zioni ottiche oggetto diesame, oltre a quellaSDH, sono state segna-late quelle FSAN (FullService Access Network)basate su tecnologia

PON impiegata (ad esempio in Grecia) ol’impiego di soluzioni miste di fibra e diaccesso radio.Quest’ultima realizzazione ha fornito interes-santi spunti di discussione: l’accesso radioinfatti è stato finora considerato, in modo par-ticolare dai nuovi operatori come l’alternativaall’unbundling del local loop o semplicementeun mezzo per ridurre il time to market in uncontesto competitivo. Sul mercato comin-ciano tuttavia a comparire dei sistemi a bassacapacità (fino a 512 kbit/s) e di basso costo,basati su tecnologia ATM che operano inbanda 3,5 GHz e che potrebbero essere utiliz-zati come complemento alle soluzioni ADSLper il mercato delle PMI in aree in cui essesiano poco presenti. È quanto ha suggeritoTom Sheahan della Eircom nella sua presenta-zione (Bypassing the bottleneck with broadbandand fixed wireless access) che ha fornito ancheun panorama sullo stato dell’arte di questisistemi.

Il porto diBarcellona inun’immagine

delXVII Secolo.

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Conferenze

4. Policy issues

In questa sessione sono state trattati temilegati alla regolamentazione delle telecomuni-cazioni, alle strategie industriali e alla elabora-zione degli standard tecnici. Serge Barbare (Institute of political studies ofParis) ha illustrato in The effects of liberalisationon telecommunications tariffs gli effetti dellaliberalizzazione sulle tariffe di comunicazione,presentando dati sull’andamento delle tariffetelefoniche nell’Unione europea a partire dal1996 e confrontando poi le tariffe nazionali einternazionali dei diversi Paesi caratterizzatida un differente grado di liberalizzazione(figura 1). L’effetto positivo della liberalizza-zione sui costi per l’utenza è confermato dalfatto che un Paese in cui le telecomunicazioninon sono liberalizzate, come il Sud Africa, ècaratterizzato non solo da tariffe fino a unordine di grandezza superiori rispetto a quelle

del Paese europeo più competitivo, ma ancheda una tendenza alla crescita delle tariffeanche nel 2001.Il tema dell’obbligo del Servizio universale èstato trattato da Ioannis P. Chochliouros(Current and future aspects of universal service

obligations in Europe) della OTE, Grecia, che haindicato lo stato della normativa europea piùrecente; quello delle metodologie prevalentiper il calcolo dei costi e quello delle modalitàdi copertura di tali costi. È emerso come idiversi Paesi europei applichino regole emetodi di calcolo diversi; questi approcci dif-ferenti sono dovuti anche alle diversità legatealle estensioni delle reti, alle condizioni geo-grafiche e alla densità di popolazione.In una memoria, elaborata da Sergio Ramos,Claudio Feijóo, Luis Castejón, Jorge Pérez delPolitecnico di Madrid sono state indicate le stra-tegie per l’introduzione di nuovi servizi con latelevisione digitale. La presentazione, Marketstrategies for digital TV services: the spanish case, èrisultata interessante in quanto la Spagna èstato uno dei primi Paesi dell’Unione Europeaa regolamentare la televisione digitale. È statochiarito come il massimo beneficio per gliutenti, unito a un’equilibrata competizione in

questo settore, possano essereconseguiti solo quando la norma-tiva emessa dalle Authorities chehanno questo mandato sia deltutto trasparente alle soluzionitecniche adottate nelle piat-taforme dei diversi gestori. Laregolamentazione poi, a pareredegli autori, deve essere il piùpossibile limitata, e non deve inalcun modo ostacolare lo svi-luppo di nuovi servizi e applica-zioni.

5. Mobile networks and systems

Negli ultimi anni un importantefattore per lo sviluppo dellecomunicazioni mobili è statoindividuato nella ricerca di solu-zioni tecnologiche ed economica-mente convenienti per garantireagli utenti una velocità di tra-smissione dei dati superiore ai9,6 kbit/s permessi dallo standardGSM. La memoria From GSM toGPRS: The Evolutionary Steps to

cellular wireless data trasmission di SpirosLouvros della Cosmote (Grecia) è un ottimo tuto-rial che descrive i passi evolutivi che a partiredal GSM hanno portato al GPRS (GeneralPacket Radio Service) passando per la tecnicaHSCSD (High Speed Circuit Switched Data).

110

Belgio

Francia

Olanda

zona Euro

Germania

Irlanda

Austria

Danimarca

Grecia

Italia

Portogallo

Svezia

Spagna

Lussemburgo

Finlandia

Gran Bretagna

105

100

95

90

85

Fonte: European Central Bank, 2001

1996 1997 1998 1999 2000

Figura 1 Tariffe telefoniche nella Unione Europea.

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Lo standard HSCSD può essere sviluppato inmaniera economica a partire da una rete GSMcon poche modifiche hardware e, sebbene con-senta di raggiungere una velocità di trasmis-sione dati fino a 57,6 kbit/s paragonabile all’ac-cesso base ISDN, è tuttavia ancora una tecnicaa commutazione di circuito che non permetteuna piena compatibilità con Internet e checonsente di offrire, quindi, un numero limitatodi servizi all’utente finale. Il vero salto di qua-lità nella trasmissione su rete radiomobile ècostituito dal GPRS che, attraverso la tecnicadi commutazione a pacchetto, può offrire unavelocità massima di 100 kbit/s e soprattutto lapiena accessibilità ai servizi veicolati daInternet.La memoria Fractal-Shaped Antennas and theirapplications to GSM 900/1800 di Carles Puente etalii della Fractus (Spagna) ha suscitato partico-lare interesse tra i congressisti in quanto hadescritto una nuova tecnologia che sembraessere promettente per la costruzione diantenne di ridotte dimensioni operanti sudiverse bande di lunghezza d’onda.È noto, infatti, che le dimensioni di un’antennasono direttamente correlate con la lunghezzad’onda, cosicché è estrema-mente difficile costruireantenne di dimensioni ridottee operanti su diverse fre-quenze. La nuova tecnologiasi basa sull’osservazione chestrutture “frattali” possonointeragire con il campo elet-tromagnetico circostante inmaniera tale che le proprietàgeometriche si trasferiscono alcampo elettromagnetico pro-dotto dalla stessa antenna.L’antenna schematizzata infigura 2, chiamata antenna di

Sierpinski - per ricordare il matematico polaccoche per primo ha studiato le proprietà di questaparticolare forma frattale basata sul triangolo -costituisce il primo esempio di un’antennamultibanda frattale.Una volta che le proprietà multibanda di que-sto tipo di antenna sono state completamenteverificate, gli studi sono stati concentrati supossibili criteri di modifica in modo controllatodel comportamento dell’antenna attraversoalterazioni della sua geometria. In figura 3 èmostrata la distribuzione di corrente sul mono-polo di Serpinsky su quattro bande in fre-quenza crescenti.

6. Designing for quality

In questa sessione Miroslav Ziegler (CzechTelecom) ha presentato una memoria complessa:Optical Technology in Telecommunications: Cathalistof the Information Age. In essa il concetto diinformazione è affrontato sia dal punto di vistaetico, per le implicazioni che l’accesso alle fontidi conoscenza ha nella Società contemporanea,sia dal punto di vista della fisica in termini dicapacità di trasporto e di elaborazione e frui-zione dell’informazione.Ziegler ha messo in luce come l’aspetto piùevidente dell’età dell’informazione sia costituitodalla combinazione di Internet e della telefoniacellulare. Dal punto di vista dell’utente, infatti,Internet rappresenta la possibilità di accedereall’informazione su scala mondiale, mentre ilcellulare è il primo mezzo rudimentale per unaconnessione permanente e ubiquitaria allefonti dell’informazione. L’evoluzione di questomodello verso un’età matura dell’informazionesarà resa possibile dalla realizzazione di motoridi ricerca più sofisticati e dalla possibilità di uti-lizzare tecnologie che consentano di rendere lo

Figura 2 Uno dei due monopoli dell’antenna diSierpinski.

Banda #2 Banda #4 Banda #5Banda #3

Figura 3 Distribuzione della corrente sul monopolo di Sierpinski in quattro bande su-periori ai 900 MHz.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 115

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schermo del cellulare paragonabile virtual-mente a quello di un personal computer. Giàoggi sono stati ideati dispositivi che, montatisu appositi occhiali, sono in grado di proiettarele immagini diretta-mente sulla retina. Ilpunto cruciale è costi-tuito tuttavia dal conti-nuo progresso della tec-nologia ottica che negliultimi anni sta regi-strando miglioramentisensibili.La difficoltà di costruiresistemi in grado di gene-rare e di elaborare segnalicon velocità di cifra sem-pre maggiore è stata inparte superata attraversola tecnica del WDM, checonsente la trasmissioneparallela su diverse lun-ghezze d’onda, aumen-tando, così, la capacità ditrasporto della singolafibra senza ricorrere a velocità di cifra proibitive.Un altro passo avanti riguarderà l’introduzionedi cross-connettori ottici che, oltre a permettereun’effettiva flessibilità della rete, presentano ilvantaggio di essere del tutto trasparenti aidiversi protocolli trasmissivi.

7. The User Dimension

In questa sessione gli autori delle memorie sisono soffermati sul concetto di personalizza-zione dei servizi offerti ai clienti. Con l’evolu-zione di Internet, infatti, sono cadute le bar-riere geografiche e con esse la dimensione deimercati per le aziende che sono presenti inrete. Ma, contemporaneamente, il potere deivenditori, che risiedeva nella base di clientelasu cui potevano contare, si è trasferito ai clientistessi che, con un semplice clic del mouse, pos-sono scegliere un nuovo fornitore rapidamentee con semplicità.In questo nuovo contesto la fedeltà dei clientiassume nuovi contorni e una rilevanza strate-gica sempre maggiore. La ricetta per “fideliz-zare” i clienti è basata sulla conoscenza degliinteressi e dei bisogni di ciascuno di essi, inmaniera da offrire servizi mirati e personaliz-zati (ad esempio prodotti, messaggi pubblici-tari) in grado di far crescere i ricavi dei rela-tivi business.

La panacea è quindi rappresentata dalla perso-nalizzazione dei contenuti, com’è stato soste-nuto da Neil Gerry di BTexact technologies che, nelsuo intervento Content delivery: the personal touch,

ha anche descritto una pos-sibile architettura di rete ingrado di personalizzare icontenuti erogati ai clientiattraverso il web (figura 4).Un’altra interessante memo-ria (Always-on network servi-ces: why bother?) è stata pre-sentata da Charlotte Gibbs diBTexact technologies, che haillustrato i risultati di unaricerca effettuata in cinquePaesi europei sulla perce-zione della funzionalitàalways on dei servizi a largabanda.Da questa ricerca è emersoche la possibilità di esserealways on è particolarmenteapprezzata dai clienti e ingenere ha portato a un

aumento sia del numero dei servizi fruiti tra-mite la rete sia del tempo medio di connes-sione. A sorpresa, però, da questa ricerca èanche emerso che i clienti desiderano control-lare maggiormente il flusso di informazioniricevute, gestendone la qualità e, eventual-mente, la possibilità di poter “spegnere” il col-legamento e isolarsi dalla rete così comeavviene, ad esempio, con i terminali per latelefonia mobile.Nel caso italiano è stata manifestata in partico-lare l’esigenza di poter disporre di servizi inte-rattivi di tipo push, per l’aggiornamento adesempio di informazioni e notizie in temporeale, nonché emerge la necessità di dotarsi disistemi di protezione - quali firewall o softwareanti-virus - per proteggersi da eventuali intru-sioni dalla rete. L’always on è quindi percepitocome un’opportunità ma anche come un poten-ziale rischio per la sicurezza del proprio PC.

8. Evolving infrastructure

Questa sessione è stata caratterizzata da inter-venti di natura prevalentemente tecnicariguardanti l’evoluzione delle infrastrutture direte, che sono stati seguiti con particolare inte-resse dai delegati. Camillo Bellomo, di TelecomItalia, ha descritto in The way towards broad-band services le architetture di rete che il

Altri datidi utente

Prodotti:tipo, localizzazione...

Regole di business

Fornitura deicontenuti

Applicazione

Analisi di dati e segmentazione

Ripreparazione dei contenuti

Profilodi

utente

Dati diutilizzo

Contenutie

metadata

Figura 4 Elementi primari di un sistema di personaliz-zazione.

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gestore italiano sta impiegando nell’accessoper la fornitura dei servizi a larga banda. Lapresentazione ha suscitato un notevole inte-resse, in particolare per quanto indicato sul-l’impiego della tecnologia Gigabit Ethernet inambito geografico (figura 5) verso la qualeTelecom Italia, in anticipo rispetto ad altrigestori europei, si è orientata per fornire ser-vizi a larga banda dedicati alla clientela top(servizi di connettività IP e di interconnes-sione LAN) e l’impiego di tecnologia DWDM(Dense Wavelenght Division Multiplex) nel back-bone dati.

Di optical networking ha parlato anche MarcMignon di Belgacom (The introduction of opticalnetworking into the Belgacom backbone), che hamostrato la nuova architettura di rete ottica cheil gestore sta sviluppando per sostenere ilrapido incremento di banda sul backbonelegato allo sviluppo di servizi a larga banda.Marc Mignon ha ricevuto anche il premio per lamigliore presentazione tra i giovani relatori alCongresso. Dalle relazioni presentate è emerso,in generale, che la tecnologia DWDM apparecome la più promettente, sia in termini dimodularità di banda sia dal confronto tra inve-stimenti e costi rispetto all’evoluzione di solu-zioni basate sulla SDH (STM-64 e STM-256).Queste soluzioni, via via che si raggiungonovelocità di cifra elevate, devono confrontarsicon i vincoli imposti dalle limitazioni intrinse-

che nella trasmissione su fibre, dovute princi-palmente alla dispersione di polarizzazione,PMD (Polarisation Mode Dispersion).

9. The e-business

Nell’ultima sessione, dedicata all’e-business, siè discusso sulle nuove interessanti opportunitàofferte, ai gestori delle reti di telecomunica-zioni e agli ASP (Application Service Provider),dal mercato dell’e-business e dalle sue diversesfaccettature che comprendono il commercio

elettronico (e-commerce), ilcommercio con terminaliradiomobili (m-commerce), ilpagamento elettronico (e-cash), l’approvvigiona-mento di beni e servizi (e-procurement).I motivi che giustificano ilsuccesso dell’e-businessrisiedono nella capacità diridurre tempi e costi - prin-cipalmente quelli legatialla distribuzione e all’im-magazzinamento - rispettoalle attività di commerciotradizionali.Dalle relazioni presentate èemerso però che inAmerica e in Europa le pic-cole e medie imprese - checostituiscono circa il 70 percento dell’intero tessutoproduttivo - hanno adottatosoluzioni di e-business innumero assai basso: solo il

12 per cento delle PMI europee si sono, infatti,dotate di queste soluzioni, mentre il 40 percento circa non ne ha nemmeno pianificatol’introduzione.In uno studio presentato da due ricercatori sta-tunitensi, Elizabeth Fife e Francis Pereira (Small-and medium-size enterprises and the e-economy:challenges and prospects), entrambi dellaUniversity of Southern California, è stato mostratocome il livello degli investimenti necessari perla maggior parte delle PMI sia assai superiorerispetto ai vantaggi che esse potrebbero trarnein un’ottica di breve e medio periodo.I maggiori benefici dell’e-business derivano,infatti, dalle economie di scala che per le PMIè comunque difficile da ottenere. Viceversa, legrandi aziende possono conseguire notevolivantaggi con l’introduzione delle soluzioni di e-

Anello metropolitano in fibra ottica

BroadbandNAS

Clientebusiness

Clientebusiness

fibra ottica

Clienti residenziali e

SOHO

Optical drop

Infrastruttura dell’anello ottico primario

NT NT

NT

NT

LAN switch

LAN switch

LAN switch

LAN switch

LAN switch

LAN switch

PoP

Ufficiocentrale

Ufficiocentrale

IP router

LANNT

POP

===

Local Area NetworkNetwork TerminationPoint of Presence

Pacchetto ottico Backbone

fibra ottica

Figura 5 Architettura di rete Ethernet Gigabit.

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business attraverso la riduzione significativa dialcune voci di costo, a condizione di modificarela catena del valore, che ha però nelle PMI l’a-nello portante (oltre l’80 per cento delle PMIsono legate alla filiera produttiva di aziende piùgrandi e commerciano con esse).Per uscire da questa situazione di stallo, sonostate proposte diverse soluzioni, che hanno unpunto in comune: il sostegno alle PMI da partedei governi nazionali o delle stesse grandiaziende, per consentire ad esse di introdurrenei propri processi produttivi soluzioni di e-business in grado di migliorarne efficienza ecompetitività.

10. Una voce fuori dal coro

È opinione diffusa che in un futuro prossimole comunicazioni mobili, Internet e televi-sive, saranno integrate in una singola strut-tura di rete. Il processo di unificazione èchiamato convergenza. Si ritiene anche chequesto processo sia allo stesso tempo utile,necessario e inevitabile.Ma sarà proprio così?È quello che si è chiesto Michele Morganti, dellaSiemens, presentando Beyond Mobility:Ubiquitous Services and applications for a wirelesssociety nell’ambito della sessione The MobileSociety. La memoria gli è valsa il premio nonsolo per la migliore presentazione al Congressoma anche per il migliore testo redatto.La convergenza - precisa l’autore - sembraessere un sogno (o un incubo) ricorrente

della maggior parte degli ingegneri, che por-terà a un’unica infrastruttura di rete per tuttii servizi e le applicazioni. Nel passato ilsogno sembrava dovesse concretizzarsi conl’ISDN e, più di recente, attraverso la realiz-zazione di una non precisata struttura di reteche ha al suo centro Internet e i suoi proto-colli in grado di garantire gradi diversi e con-trollati di qualità di servizio sia interattivi siadi tipo diffusivo. Ad essi si accede medianteuna rete radiomobile.In realtà poi nessuno spiega come una rete diquesto tipo - seppure tecnologicamente rea-lizzabile - può essere poi gestita economica-mente; o, in altre parole, non è stato ancoraproposto un modello di business e di profitticredibile. L’unico elemento chiaro, ha rile-vato con ironia Morganti, è che la conver-genza può venire concretamente alla luce inuna futura next generation (figura 6).Per meglio chiarire la mancanza di un modelloeconomicamente credibile, il relatore haapprofondito le conseguenze legate a una ten-denza incontrovertibile: il traffico dati sta cre-scendo molto più velocemente di quello telefo-nico. Questo elemento porta la maggior partedegli addetti ai lavori a concludere che il traf-fico voce dovrà necessariamente essere veico-lato su una rete dati a pacchetti su IP.L’ipotesi sembra logica, ma un attento esamemette in luce alcuni problemi di non facilesoluzione. Innanzitutto la voce, e in generetutti i servizi per cui è importante il rispetto diprecisi riferimenti temporali, hanno esigenzedi qualità del servizio molto differenti rispetto

a quelle richiesteda un servizio ditrasferimento datiofferto dalle reti apacchetto e in par-ticolare da quellebasate sui proto-colli IP.Assicurare unaqualità del servizioaccettabile per fartransitare il trafficofonico attraversoun numero signifi-cativo di sottoretiIP, richiede infattii n v e s t i m e n t iingenti, oltre che losviluppo di nuoviprotocolli. Tuttociò è in palese con-

Creazione dei contenuti

UMTS Contenuti

Applicazioni

IPCore

IPCore

Contenuti

Banda larga

Mobile

Fisso

Banda stretta

Accessomobile

xDSL

ISDN

GSM ...

...

(a) Rete centrica (b) Rete per contenuti centrica (c) Rete mobile centrica

Contenuti

Acce

sso

cabla

to

Term

inali

fissi

Terminalimobili

Accessomobile

IPCore

GSMIP

ISDNUMTSxDSL

=====

Global System for Mobile communicationsInternet ProtocolIntegrated Services Digital NetworkUniversal Mobile Telecommunications Systemx Digital Subsciber Line

Figura 6 Le tre tipologie delle future reti universali.

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Conferenze

traddizione con l’assunzione che la veicola-zione della voce possa essere effettuata acosti marginali su una rete IP, tanto più che iservizi fonici rappresentano ancora l’ele-mento più rilevante dei profitti di un gestoredi telecomunicazioni.Dopo aver esposto altre considerazioni,Morganti si è quindi chiesto concludendo che,forse, la divergenza e non la convergenza sem-bra essere inevitabile, allo stesso modo diquando già gli ingegneri specialisti nel tra-sporto hanno fatto propria questa considera-zione quando abbandonarono l’idea di metteretreni sulle autostrade e macchine sulle rotaie.Ma cosa si nasconde effettivamente dietroquesto desiderio di convergenza (al di làdella considerazione che riferendoci al livellofisico della pila OSI una convergenza è undato di fatto)? La risposta, secondo il relatore,è che i gestori spinti da una competizionesempre più accesa e, forse, un po’ confusidall’effettiva presenza di molte tecnologiecomuni, stanno cercando nuove opportunitàdi business invadendo l’uno il campo dell’al-tro. E così i gestori mobili cercano di offriresulla propria rete servizi di tipo Internet e,dall’altra parte, gli IP providers offrono ser-vizi di telefonia e di diffusione video, e allostesso tempo gli operatori di televisione dif-fusiva cercano di offrire servizi interattivi.Invece di intraprendere queste strade chefinora hanno fatto registrare per lo più man-cati successi, Morganti suggerisce di provarea essere maggiormente innovativi nell’ambitodei propri settori, enfatizzando e facendoleva sulle caratteristiche peculiari dei singolisistemi di rete.Al riguardo è risultata interessante l’analisi dialcune caratteristiche del sistema radiomobileche opportunamente sfruttate potrebbero por-tare a nuove opportunità di business. I sistemidi localizzazione oggi messi a disposizione dauna rete radiomobile, senza interventi econo-micamente proibitivi di sviluppo, non possono,ad esempio, essere posti a confronto con unsistema di rilevazione di tipo GPS. La possibi-lità di individuare un utente radiomobile in unraggio di qualche centinaio di metri può tutta-via essere utile per dare al cliente informazioniper lui vantaggiose e per le quali è disposto apagare. Arrivando un utente in un aeroporto intransito, una SMS potrebbe così automatica-mente informarlo della situazione del prossimovolo. In una stazione ferroviaria risulterebbeutile una SMS che informi sulla prossima coin-cidenza (ora e numero del binario).

Anche in uno scenario di “divergenza” nonmancano, quindi, le possibilità di aumentare lacapacità di migliorare il profitto di una reteattraverso un ricorso opportuno a quella fanta-sia, auspicata in apertura del Congresso, chevalorizzi i punti di forza di un particolare tipo diinfrastruttura di rete.

11. Premiazione degli autori

Una caratteristica dei convegni organizzatidalla FITCE è la premiazione dell’autore chea giudizio dei congressisti ha presentato uncontributo con il miglior bilanciamento trarilevanza dei contenuti e capacità di trasmet-tere l’informazione in maniera chiara ed effi-cace durante la presentazione. Accanto al pre-mio per la migliore presentazione, da qualchetempo il Comitato tecnico di selezione confe-risce un premio alla migliore memoria scritta(best written memory), che in questo caso privi-legia anzitutto la rilevanza del tema trattato,ma anche la completezza e la coerenzainterna della memoria scritta, a prescinderedall’esposizione dell’autore durante la pre-sentazione. Quest’anno entrambi i premi (percosì dire del pubblico e della critica) sonostati conferiti, come si è già fatto cenno, aMichele Morganti per la memoria Beyond mobi-lity: ubiquitous services and applications for awireless society.

Il premio per la migliore presentazione tra igiovani relatori è andato a Marc Mignon, cheha illustrato nella memoria The introduction ofoptical networking into the Belgacom backbone lanuova architettura di rete ottica cheBelgacom sta sviluppando per sostenere ilrapido incremento di banda sul backbonelegato allo sviluppo di servizi a larga banda.

Jose vanOoteghem,

neopresidentedella FITCE,

premia MicheleMorganti dellaSiemens per la

migliore memoriapresentata alCongresso.

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NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA - Anno 10 n. 3 - Dicembre 2001 119

Conferenze

12. Conclusioni

Il Congresso FITCE è stato sempre caratteriz-zato come occasione di incontro tra tecnicieuropei per esaminare problemi generali.L’obiettivo delle Giornate europee è infattiindirizzato verso l’informazione dei tecnici edei manager che operano nel mondo delle tele-comunicazioni su quanto di nuovo e di rile-vante appare nel settore e, più in generale,nella Società dell’informazione. Anche que-st’anno l’aspettativa non è stata delusa. Hannotrovato spazio temi come la convergenza trapiattaforme tecnologiche, aspetti legati aInternet, problemi legati alle politiche regolato-rie, argomenti complessi come la tutela dellaproprietà intellettuale. L’obiettivo di informarei congressisti sui temi più attuali e scottanti chesi dibattono nell’ambito dell’ICT è stato quindiancora una volta centrato, ma la stessa ricchezzadi argomenti ha mostrato quest’anno i limiti diquesta formula.Fino a qualche anno fa, organizzare unCongresso con queste finalità significava con-centrarsi su “particolari temi” quali, ad esem-pio, la convergenza delle reti aperta dall’eradigitale, la larga banda o le reti mobili. I temiall’esame sono oggi molti e affrontarli tutticomporta inevitabilmente un approccio di essitroppo generale e quindi generico. È stataquindi riesaminata la finalità del CongressoFITCE ed è stato convenuto sull’opportunitàdi un diverso schema, in occasione del pros-simo Congresso che si terrà a Genova nel 2002.Si prevede, in particolare, di limitare a tre itemi da affrontare e di chiudere ciascuna gior-nata con una tavola rotonda sugli stessi temi.A conclusione di questa relazione sulle 40°Giornate europee delle telecomunicazioni sem-bra opportuno fare cenno al programma socialeche tradizionalmente si affianca al Congresso. LaFITCE, infatti, non vuole solo fornire una pano-ramica attenta sull’evoluzione tecnica dell’ICTma anche desidera stimolare la socialità tra i par-tecipanti dando così il proprio, sia pur limitato,contributo all’integrazione dei cittadini europeie favorendo la nascita di amicizie che spessosono state seguite da proficue collaborazioni pro-fessionali, e comunque sempre da un interes-sante scambio di informazioni. Il programma,destinato principalmente agli accompagnatori,comprendeva una visita a casa Batllò, il capola-voro in stile liberty di Gaudì, e un’escursione almonastero Benedettino di Montserrat.I congressisti hanno potuto assistere a un con-certo tenuto esclusivamente per loro nella

suggestiva Basilica di Santa Maria del Mar ehanno preso parte infine ad un’inaspettata“esperienza olimpica” in cui i partecipanti alCongresso hanno sperimentato l’emozione discendere e sfilare nello stadio olimpico diBarcellona sotto la propria bandiera nazionale,rivivendo in prima persona l’emozione deigiochi olimpici del 1992 per poi sfidarsi insimpatici giochi ed esibizioni musicali.Le prossime 41e Giornate europee delle TLC si ter-ranno a Genova dal 4 al 7 settembre 2002.

Per maggiori informazioni è possibile consultare ilsito FITCE (www.FITCE.org) o il sito della AIIT(www.AIIT.org).

ADSL Asymmetric Digital SubscriberLine

ASP Application Service ProviderCPE Customer Premises EquipmentDSLAM Digital Subscriber Line Access

MultiplexerDWDM Dense Wavelenght Division

MultiplexFITCE Federazione Europea degli inge-

gneri delle TelecomunicazioniFSAN Full Service Access NetworkGPRS General Packet Radio ServiceGSM Global System for Mobile com-

municationsHSCSD High Speed Circuit Switched

DataICT Information and Communica-

tions TechnologyISDN Integrated Services Digital

NetworkLAN Local Area NetworkNAS Network Access ServerPMD Polarisation Mode DispersionPMI Piccole Medie ImpreseSDH Synchronous Digital HierarchySLA Service Level AgreementUMTS Universal Mobile

Telecommunications SystemWDM Wavelength Division

MultiplexingxDSL x Digital Subscriber Line

Camillo Bellomo e Antonino Calantoni Telecom Italia - Domestic Wireline

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News

LE RETI ASON HANNO SUSCITATO UN INTERESSE CRESCENTE DA PARTEDI MOLTI OPERATORI PERCHÉ QUESTE RETI REALIZZERANNOFUNZIONALITÀ INNOVATIVE, QUALI LA FORNITURA DINAMICA DICONNESSIONI OTTICHE ATTRAVERSO INTERFACCE UNI (USER NETWORKINTERFACE) E IL REINSTRADAMENTO AUTOMATICO DI LUNGHEZZED'ONDA. NELLA PRATICA, QUESTE FUNZIONALITÀ POTREBBEROCONCRETIZZARSI IN UNA MAGGIORE FLESSIBILITÀ NELLA FORNITURA DISERVIZI DI TRASPORTO OTTICO E NELLA RIDUZIONE DEI COSTI DISOPRAVVIVENZA DI RETE GRAZIE AL RIPRISTINO DEL SERVIZIO(RESTORATION) DIRETTAMENTE NELLO STRATO OTTICO.In ambito ITU-T, le reti ASON sono oggetto di esame da parte delloStudy Group 15 “Optical and other Transport Networks” che si occupadelle reti ottiche e di altre reti di trasporto includendo i relativi sistemied apparati.L'area di responsabilità comprende dunque la definizione delleRaccomandazioni per il l ivello di trasporto di reti di accesso,metropolitane e a lunga distanza.Nell'ambito dello SG15, in particolare nel WP 3/15 “OTN Structure”, sicolloca la Questione 12 “Technology Specific Transport Network Architectures”.Gli attuali obiettivi della Q12/15 consistono nel completare una nuovaraccomandazione sulle reti ASON e nel mantenere in costanteaggiornamento le Raccomandazioni sulle altre architetture di rete ditrasporto, ad esempio le Raccomandazioni I.326, G.803, G.872rispettivamente riguardanti reti ATM, SDH e OTN (Optical TransportNetwork).

In figura 1 è riportato il modello di riferimento di una rete ASON cheagisce come rete server partizionata in domini ottici.Ciò che contraddistingue una rete ASON è l'essere dotata, oltre ai pianidi trasporto e gestione, anche di un piano di controllo, direttamenteresponsabile di instaurazione e controllo di connessioni ottiche.

RETI ASON (AUTOMATIC SWITCHED OPTICALNETWORKS)

EVOLUZIONE D E L L ANORMATIVA TECNICAN E L L ETELECOMUNICAZIONI

ASONIP Network

(MPLS)

IP Network(MPLS)

Optical Domain

Other Network

NNI

UNI

UNIOptical Domain

End-to-end path (LSP)

Optical Path

UNI

UNI

ASONMPLS

NNIUNI

====

Automatic Switched Optical NetworksMultiProtocol Label SwitchingNetwork Node InterfaceUser Network Interface

OpticalDomain

OpticalDomain

Figura 1 Modello di riferimento di una rete ASON.

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In particolare, una rete ASON fornisce tre tipi di connessione:permanente, instaurata dal sistema di gestione; semipermanente,attivata dal sistema di gestione, ma la cui instaurazione avvienemediante protocolli di segnalazione e routing (NNI); commutata,analoga alla semipermanente, ma la cui attivazione avviene attraversosegnalazione tra i piani di controllo con una relazione client/server. Èproprio la fornitura delle connessioni ottiche semipermanenti ecommutate che potrebbe garantire una maggiore flessibilità nellafornitura di servizi di trasporto ottico e una riduzione dei costi disopravvivenza di rete.La nuova Raccomandazione sulle reti ASON (G.ason) specifical'architettura e i requisiti funzionali di reti ASTN (Automatic SwitchedTransport Network) applicabili sia a reti di trasporto SDH (come definitenella Raccomandazione G.803) sia a reti OTN (come definite nellaRaccomandazione G.872). In particolare, la Raccomandazione G.ason èderivata da quella G.807 “Requirements for the Automatic SwitchedTransport Network” (approvata nel 2001) che descrive i requisiti delpiano di controllo di reti ASTN indipendentemente dal tipo ditecnologia di trasporto adottata.

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IL DVB È UN CONSORZIO INDUSTRY-LED CON OLTRE 300 PARTECIPANTIQUALI, AD ESEMPIO, I BROADCASTERS, MANIFATTURIERE, OPERATORI DIRETE, SOFTWARISTI, ENTI DI REGOLAMENTAZIONE APPARTENENTI A CIRCA35 PAESI; L’OBIETTIVO DEL CONSORZIO È DI PROGETTARE GLI STANDARDINTERNAZIONALI PER LA DISTRIBUZIONE DI PROGRAMMI TELEVISIVIDIGITALI.In una seconda fase, l’obiettivo del DVB è stato ampliato per costruire unambiente che comprenda la stabilità e l’interoperabilità del mondo delladiffusione con la vivacità innovativa e la molteplicità dei servizi delmondo Internet.La fase iniziale del progetto DVB si è conclusa a dicembre 2000 con ilcompletamento degli standard di base per la diffusione televisiva digitalevia satellite, reti in cavo e reti terrestri; in tale occasione l’AssembleaGenerale del consorzio ha deciso di varare un nuovo ciclo di attività perfar fronte alle sfide tecnologiche connesse con il continuo progredire dellaconvergenza multimediale. In particolare, il DVB si propone dicontinuare a operare come punto di riferimento per l’industria e per glioperatori del settore attraverso lo studio e la definizione di nuovespecifiche mirate a formalizzare le caratteristiche tecniche delleapplicazioni che il mercato andrà via via delineando.

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NEL CORSO DEL 2001 IL DVB SI È CONCENTRATO SULLE ELABORAZIONI DIUN INSIEME DI SPECIFICHE CHE FACILITINO:• la distribuzione dei programmi e dei contenuti multimediali attraverso

le reti IP a larga banda;• la distribuzione dei programmi e dei contenuti multimediali agli

apparati consumer in modo trasparente e interoperativo;• il dialogo tra sistemi e servizi di radiodiffusione e reti e servizi mobili

di telecomunicazione relativo alla terza e alla quarta generazione;

SPECIFICHE DEL DVB

SVILUPPI IN ATTO NELL’AMBITODEL CONSORZIO DVB (DIGITAL VIDEO BROADCASTING)

News

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• la memorizzazione intelligente dei contenuti negli apparati consumer• la scalabilità dei servizi e dei contenuti al fine di renderne fattibile la

distribuzione attraverso una varietà di reti differenti (tra cui le retidomestiche cablate e “wireless”);

• lo sfruttamento commerciale della movimentazione e del consumo deicontenuti.

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TRA GLI OBIETTIVI RAGGIUNTI NEL 2001 SI SEGNALANO:

• LA FORMALIZZAZIONE DELLA VERSIONE 1.1 DELLA SPECIFICA SULLAMHP (MULTIMEDIA HOME PLATFORM). Rispetto alla precedente versione 1.0.1 sono stati inclusi i profiliDVB-HTML e l’accesso Internet; grazie all’impiego dellapiattaforma MHP 1.1 l’utente di un terminale è in grado dimescolare liberamente contenuti multimediali provenienti da canaliDVB radiodiffusi e da Internet e può accedere indifferentemente areti di diffusione via etere o a Internet.

• L’APPROVAZIONE DELLA SPECIFICA DEL CANALE DI RITORNO PERDIFFUSIONE TERRESTRE “INTERACTION CHANNEL FOR DIGITALTERRESTRIAL TELEVISION” (DVB-RCS).La specifica riguarda la creazione di un canale di comunicazione viaetere tra il terminale d’utente e il service provider basato su tecnologiaOFDM (Orthogonal Frequency Division Multiplexing) e tre profili perl’utilizzo in celle, rispettivamente, di grande copertura (diametrofino a 40 km), di media copertura e di piccola copertura.

• L’APPROVAZIONE DELLA SPECIFICA SUGLI IMPIANTI CENTRALIZZATID’ANTENNA “CONTROL CHANNEL FOR SMATV/MATV DISTRIBUTIONSYSTEMS”.LA SOLUZIONE PROPOSTA consente agli utenti di un impiantocentralizzato di telecomandare individualmente il proprio ricevitoreda satellite installato nella centralina del condominio e disintonizzarsi così sul programma preferito senza le limitazioni alnumero dei canali distribuibili, che contraddistinguono i grandiimpianti.

• L’APPROVAZIONE DI UN INSIEME DI SPECIFICHE che mettono adisposizione degli operatori di reti in cavo gli strumenti per fornireservizi tipo “Voice-over-IP” ed altri analoghi (quali la connessione amodem o a fax).

Raffaela Comino

OBIETTIVI RAGGIUNTI NEL2001

News

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Libri

d

Andrea GranelliStefano Zuliani

INTERNET TOUCHORIENTARSI NELLAE-ECONOMY

Editore: Telecom Italia LabTorino, agosto 2001pp. 175,   18,10Lingua: Italiano

principali applicazioni di Internet,partendo dalle killer applications,come la posta elettronica e la“micro-posta” (cioè gli SMS) o muo-vendosi dall’esplosione internet-tiana (com’è chiamata dagli autori),che comprende un larga fascia diapplicazioni legate all’intratteni-mento: dall’editoria, alla musica, alcinema, alla radio, ai giochi, al turi-smo, alla gastronomia. Tutte possi-bilità che contribuiscono a far cre-scere questo “cicaleccio mondiale”sempre più pervasivo, e che per-mettono di costituire comunità vir-tuali, con i giovanissimi sempre inprima fila. Diversa è invece la situazione esi-stente tra Internet, Pubblica

Amministrazione e Istruzione:nel libro si è dovuto ripie-gare sulla descrizione di

alcuni esempi che rappre-sentano solo prime speri-

mentazioni di Internet inquesti campi, invece che

commentare l’impiego inmaniera estesa di nuove

applicazioni.Per la Pubblica Amministrazione

anche le persone più aper tesembrano, infatti, timorose sulle

conseguenze legate alle difficoltàdi convertire repentinamente all’in-

novazione digitale uomini e stru-menti, che oggi operano in questisettori.Un analogo sforzo è oggi compiutoper avviare un processo di e-learningche dovrebbe portare a nuovi modellidi apprendimento. Occorrerebbe,infatti, ripensare ai temi formativi“abbandonando i tentativi di meradigitalizzazione dei contenuti tradizio-nali”. Bisognerebbe poi surrogarel’assenza di un docente con i nuovimezzi; e, per evitare iniziative discuti-bili, sarebbe necessario definire stan-dard di qualità per i prodotti offerti ecertificare gli organizzatori dei corsi. Ilche è tutt’altro che semplice.Nel libro si esamina anche la dif-fusione di Internet nelle imprese:malgrado qualche resistenzainterna, di retroguardia, il com-par to sembra in movimento.

«Direi che la sorpresa più grandeche Internet ci può riservare è …la sua sparizione! Non come realtàma come parola dimoda. Ciò che ciattende è la progres-siva trasformazione diInternet, la rete chesottenderà ad ognitipo di comunica-zione, in una cosa“sot te r ranea” ,che c’è, è impor-tantissima, manessuno se neoccupa se noni superspecia-listi che la fannofunzionare».Questa riflessione, ripresa da unadelle numerose interviste riportatein un libro pubblicato di recente,Internet Touch, ci invita a soffer-marci un istante, per riorientarci eper capire meglio il futuro pros-simo della e-economy. La proposta ci viene da AndreaGranelli e da Stefano Zuliani diTelecom Italia Lab - ben noti ai let-tori del Notiziario - che operanooggi in un osservatorio privilegiato,dal quale è possibile esaminare inprofondità i cambiamenti dovutiall’innovazione digitale. Partendoda quanto è accaduto nel passatopiù recente essi, infatti, voglionoaiutarci a fare ordine tra le tanteidee, affermazioni, pareri, propo-ste, che circolano oggi e, dunque,vogliono consentirci di individuarela direzione verso cui muoverci.Nel libro sono, quindi, esaminate le

Scarseggiano, tuttavia, le professio-nalità, che dovrebbero agevolarequesto processo di cambiamentonelle singole aziende. “Interi gruppidi lavoro, collaudati nel tempo,sono rubati (sic!) a caro prezzo alleaziende concorrenti”. Un camminoanche questo in salita.Per quanto riguarda il commercioelettronico gli autori rammentano ilpassaggio dall’entusiasmo inizialee dall’”ondata finanziaria favore-vole”, al momento della disillu-sione e della penalizzazione.Rilevano in proposito le difficoltàche si incontrano oggi a far decol-lare questo servizio specie in unambiente qual è quello italiano. Un panorama quindi - quello pre-sentato in Internet Touch - moltoanalitico e impreziosito con storiedi successi, insuccessi ma soprat-tutto di attese.Il libro, assai chiaro e scorrevole,è arricchito con tabelle e conmoltissimi dati aggiornati. Ognicapitolo è completato con un’in-tervista a un esperto dei singoliargomenti trattati, che dà mag-gior vivezza e attualità alle con-clusioni via via proposte ai let-tori. Gli autori non indulgono maiin tecnicismi non necessari e,quando si addentrano nel ladescr iz ione del le tecnologieimpiegate in Internet (i PoP, lefunzioni svolte nei nodi, la rete dit raspor to, …), lo fanno inmaniera comprensibile anche danon esperti del settore.Da ultimo una buona notizia.Granelli e Zuliani hanno preso unimpegno con i lettori: aggiornarecon regolarità il testo e renderlodisponibile agli interessati nel sitowww.telecomitalialab.com. Unabella sorpresa, consentita dainuovi mezzi informatici, e un invitoa tutti a leggere il libro per poiessere in grado di seguire nel quo-tidiano la rapida evoluzione dell’e-economy della quale saremo chia-mati un po’ tutti a far par te, altempo stesso, come osservatori ecome attori.

r. c.

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Riviste

a

autori vari

EXPIN SEARCH OF INNOVATION

Editore: Telecom Italia LabTorino, dicembre 2001pp. 96Lingua: Inglese

z ione a un l i ve l lo d i qual i tàequivalente a quello dei conte-nuti.L’obiettivo è certamente quello diconsentirne una fruizione più sem-plice e diretta, che si dimostra par-ticolarmente utile a tutti quei lettoriche, pur avendo una solida base diconoscenza tecnica, non sono spe-cialisti nel campo in cui si colloca ilsingolo articolo.È stato così effettuato un passoimportante lungo la strada volta arendere possibile un rapporto piùstretto e diretto fra gli autori e i let-tori degli articoli.L’altra importante novità risiede nelfatto che EXP è anche accompa-gnata da una versione on-line, chepuò essere consultata all’indirizzoexp.telecomitalialab.com.Il sito si distingue per completezza dicontenuti, arricchimento di funzioni.In più, in accordo con quanto ho

prima accennato, essodà la possibilità diinteragire diretta-

mente con gli autoriche hanno curato la

stesura del singoloarticolo.

Anche se la rivista sipresenta solo in lingua

inglese, garantisco chel’interazione con la reda-

zione e con gli autori puòessere fatta in italiano. Il

suggerimento, o meglio ilmio caldo invito, ai lettori del

Notiziario è, quindi, di approfittarnetra i primi!

r. c.

In casa Telecom Italia è natauna nuova rivista tecnica

Una bella notizia che desiderocomunicare ai lettori del Notiziario.È appena stata data alle stampeuna nuova rivista stretta-mente legata alla nostra eche in qualche modo lacomplementa. Per i lettoriabituali del NotiziarioTecnico era ormai unaconsuetudine trovarenelle ultime paginedella rivista un riferi-mento ai temi tecnicipiù interessanti trat-tati nei Rappor tiTecnici CSELT, larivista pubblicatada oltre vent’annidai laboratori di ricerca diTorino.La trasformazione di CSELT inTelecom Italia Lab ed il conse-guente nuovo indirizzo, avevanoindotto la sospensione della pro-duzione della pubblicazione perqualche mese. A fine 2001 però la rivista si èripresentata, con un nuovo nome:EXP - in search of innovation.La veste grafica decisamentep iù moder na , l ’ u t i l i z zo de lcolore, la presenza di apparatiche completano e integrano gliar t icol i, sono le più evidentitestimonianze di un’imposta-zione che ha voluto por tare lapresentazione della pubblica-

Nel numero uno di dicembre2001:MOBILE• Bernasconi, V.; Bollea, L.:

A TFR Based Method for theQuality Assessment of UMTSSignals: an Application on theFirst Ital ian ExperimentalNetwork.

• Moiso, C.; Melen, R.; Tognon,S.: Performance evaluation ofa Parlay gateway.

• Ludovico, M.; Zarba, G.;Accatino, L.; Raboso, D.:Mult ipaction Analysis andPower Handling Evaluation inWaveguide Components forSatellite Antenna Applications.

• Moiso, C.: Identi fy ing keyst ra teg ies fo r mig ra t ingIntelligence to 3G Networksto deliver next generationvalue-added ser vices.

NETWORK• Tofanelli, A.; De Bor toli, M.;

Girardi, R.; Guerricchio, C.:Fixed Network access techno-logy evolutions.

• Manzalini, A.; Cavazzoni, C.;Quagliotti, M.; Ricucci, G.:Envisaging Next-GenerationData-Centric Optical Networks.

• Vaglio Tessitore, R.; Zanni, C.;Zaccaria, F.; Massone, F.:Universal Ser vice Obligation(USO) avoidable net cost eva-luation: the Italian experience.

• Ferraris, G.: Optical TransportNetwork Architectures.

• Giacomello, L.; Trombetti, P.:Environmental and socialcosts evaluation for innovativedig techniques.

INTERNET• Canal, G.; Cuda, A.: Why SIP

wil l pave the way towardsNGN.

• DeMichelis, C.: QoSAssessment in IP Networks.

VOICE• Salza, P.L.; Quazza, S.:

Synthesis from multilingualtext with the ACTOR system.