2007-04-07

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“Curioso di tutto” Continua a pag. III RESURREZIONE La Pasqua dentro la Storia La verità oltre la dicotomia fede e ragione ENZO BIANCHI p. VII Cominciamo da tuo padre? «Di mio padre molte cose sai già attraverso Il Sistema Periodi- co e posso aggiungerne alcune. E' morto prematuramente a sessantaquattro anni di un tu- more. Era un uomo che finché è stato in buona salute ha saputo godere la vita. Era molto avido di sapere, molto avido di istru- zione. Aveva molto viaggiato, parlava correntemente france- se e tedesco. Si era messo a ses- sant'anni a studiare inglese e a ristudiare calcolo integrale, che aveva studiato come ingegnere, ma si esercitava. Trovo ancora ogni tanto in casa dei fogli suoi, soprattutto esercizi di calcolo integrale risolti e non risolti […] Era un uomo molto curioso, nei due sensi della parola: curioso perché incuriosito un po' da tut- to, leggeva moltissimo, e curio- so perché era un bon vivant, gli piaceva molto mangiare buone cose». Fisicamente com'era? «Piccolino, tarchiato, molto ro- busto. Si vantava di non essere mai andato dal dentista in vita sua. Non aveva mai praticato nessuno sport, ma ugualmente aveva una notevole prestanza fi- sica naturale, era un uomo di buona costituzione». Aveva comportamenti laici quanto alla religione? «Era una via di mezzo. Mio pa- dre era molto combattuto, per quanto non lo dicesse. Lui era stato a pensione presso un rab- bino e qualcosa aveva assorbi- to. Però, più che altro aveva as- sorbito il rituale. Aveva un cer- to scrupolo nel mangiare il pro- sciutto, però lo mangiava lo stesso. Qualche rara volta mi ri- cordo che mi ha accompagnato alla sinagoga, a Kippur. Lui di- giunava nel senso che saltava la colazione, però poi a pranzo mangiava, quindi, in sostanza, per quanto riguarda la religio- ne nel senso serio della parola, più che altro direi che era anti- tradizionale. Io mi ricordo quan- do mi ha detto, dovevo avere quattro anni, "noi siamo ebrei". Gli ho chiesto cosa voleva dire e lui mi ha fatto un discorso che non ho capito e ho collegato la parola ebrei con la parola libri e ancora adesso esiste per me un rapporto falsamente etimologi- co tra libro ed ebreo [...]Certa- mente mio padre non mi ha mai sollecitato a mettere in eviden- za, a scuola per esempio, il fatto che io fossi ebreo. Mi avevano ammonito sia i genitori sia la BARTHES I miti hanno mezzo secolo Il libro anticipò la cultura di massa MARRONE P. IX DIARIO DI LETTURA Asor Rosa tra boschi e laghi Pagine verdi, la vera bibbia è Guerra e Pace SERRI P. XI GIOVANNI TESIO Conobbi Primo Levi nella pri- mavera del '77. Avevo letto Se questo è un uomo in una delle edizioni Einaudi (per la precisione un «corallo» di dieci anni prima). Avevo poi scoperto per caso, scorrendo un'antologia scolastica di scrittori piemontesi, Il cuore e il sangue della terra, curata da Virginia Galante Garrone (e pubblicata da D'Anna nel '76), che esisteva un testo anteriore a quello Einaudi, pubblicato da Antonicel- li nel '47 per la De Silva. Collazionai som- mariamente le due edizioni e scoprii che le varianti non erano poche né da poco. Mi misi in contatto con l'autore e gli spiegai quali fossero le mie intenzioni: scrivere un saggio sulle varianti di Se questo è un uomo. Lui mi ricevette nella sua casa di corso Re Umber- to 75 e mi mise a disposizione il quaderno su cui aveva registrato le parti aggiunte per l'edizione Einaudi. Uno di quei qua- derni di scuola, spessi, dalla copertina verde oliva (su un quaderno analogo scriverà la prima stesura di una buona parte della Tregua con qualche altro rac- conto poi entrato nelle Storie naturali ). Dopo la prima nota che pubblicai sul- la rivista Studi Piemontesi con il titolo «Su alcune giunte e varianti di Se questo è un uomo», scrissi anche un ritratto cri- tico di lui per la rivista Belfagor e presi a frequentarlo: come si può frequentare non dico un amico (sono già in troppi ad usurpare un ruolo che nella vita di Levi fu sicuramente di pochi), ma piuttosto un uomo gentile che usava la parola con esattezza tanto metodica quanto ricca e fantasiosa, e che poteva insegnarmi mol- to. Nacque, insomma, una specie di con- suetudine, legata soprattutto ai libri, e a qualche altra più sporadica occasione (accettò di venire alla mia scuola per parlare della Chiave a stella). Alla vigilia del Natale dell'86 gli feci la proposta di preparare i materiali per una «biografia autorizzata». Non ero af- fatto ignaro della diffidenza da lui mo- strata per le biografie di viventi. Ma fe- ci lo stesso la proposta perché mi pare- va di poterlo aiutare psicologicamente un poco in un momento di particolare difficoltà. Sorprendentemente accettò subito e senza fare obiezioni. Andai da lui la prima volta il 12 gen- naio dell'anno nuovo, nel pomeriggio, con il registratore. Non stabilimmo re- gole o procedure. Si sarebbe trattato di conversare secondo una progressione cronologica di massima e avendo oc- chio, per il momento, più ai fatti e alle persone che ai problemi. Lui esordì chiedendomi: «Hai già in mente un pia- no di battaglia?». Gli dissi che non ave- vo nessun piano e che non avevo prepa- rato, come rac- conta Camon per la sua intervi- sta, «una serie organica di do- mande, questio- ni, problemi, ba- dando che si rife- rissero a tutta l'opera e a tutta la vita». Miravo per il momento a raccogliere il maggior nu- mero possibile di dati e di informazioni, che poi avrei successivamente verifica- to e integrato. Dopo il primo, ci furono due altri incontri sempre pomeridiani, uno il 26 gennaio e l'altro l'8 febbraio. Per tante ragioni il frutto di quelle conversazioni è rimasto finora inedito (salvo stralci minimi di cui ho dato con- to in non più di due occasioni, senza contravvenire alla probità dei patti pre- si con la vedova, signora Lucia). Cedo ora all'idea di pubblicarne un più ampio stralcio, perché a vent'anni dalla morte mi pare che sia un buon mo- do per onorare uno degli autori più im- portanti del nostro Novecento. Un ge- sto di omaggio, dunque, un atto rispet- toso di affetto e conoscenza, nell'attesa che anche le sue carte siano messe a di- sposizione degli studiosi. Convinto co- me sono che su Primo Levi - nonostante il molto di fatto - ci sia ancora parecchio o quasi tutto da fare. FULMINI NICO ORENGO [email protected] A IMMAGINE DELLA COLOMBA TUTTO libri PRIMO LEVI IL MECCANO DELLA VITA Vent’anni dopo La famiglia, la scuola, le tradizioni, le villeggiature, i giochi in un’intervista biografica inedita del 1987 Pubblichiamouna parte dell’intervistarilasciata da Primo Levi a Giovanni Tesio LA STAMPA SABATO 7 APRILE 2007 PAGINA I Primo Levi in un ritratto di Ettore Viola A colloquio nella casa torinese di corso Re Umberto: un uomo gentile che usava la parola con esattezza tanto metodica quanto ricca e fantasiosa Filosofia, scienza, astronomia, retorica, zoologia, politica, s’intrecciano in quella meravigliosa torre che è il «Tresor» (ora nei Millenni Einaudi), scritto da Brunetto Latini, il «papà» di Dante, esule guelfo, in Francia. Nei libri dedicati al bestiario ricorda come nelle Sacre Scritture fossero tre le colombe: quella apparsa a Noè, quella di Davide e quella che sorvegliò il battesimo di Gesù. Dice che al contrario degli altri animali sono unici perché non hanno fiele nel fegato. Consiglia di fargli bei ritratti e mostrarglieli così da indurli a generare figli «a immagine del dipinto». p SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1558 ANNO XXXI [email protected] W

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - I - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.08

“Curiosodi tutto”

Continuaa pag. III

RESURREZIONELa Pasquadentro la StoriaLa verità oltrela dicotomiafede e ragioneENZO BIANCHI p. VII

Cominciamo da tuo padre?«Di mio padre molte cose saigià attraverso Il SistemaPeriodi-co e posso aggiungerne alcune.E' morto prematuramente asessantaquattro anni di un tu-more.Era unuomoche finchéèstato in buona salute ha saputogodere la vita. Era molto avidodi sapere, molto avido di istru-zione. Aveva molto viaggiato,parlava correntemente france-se e tedesco.Si eramesso a ses-sant'anni a studiare inglese e aristudiarecalcolo integrale,cheavevastudiatocome ingegnere,ma si esercitava. Trovo ancoraogni tanto in casa dei fogli suoi,soprattutto esercizi di calcolointegrale risolti e non risolti […]Era un uomomolto curioso, neidue sensi della parola: curioso

perché incuriositounpo' da tut-to, leggeva moltissimo, e curio-so perché era un bon vivant, glipiaceva molto mangiare buonecose».Fisicamente com'era?«Piccolino, tarchiato,molto ro-busto. Si vantava di non esseremai andato dal dentista in vitasua. Non aveva mai praticatonessuno sport, ma ugualmenteavevaunanotevoleprestanza fi-sica naturale, era un uomo dibuonacostituzione».Aveva comportamenti laiciquanto alla religione?«Era una via di mezzo. Mio pa-dre era molto combattuto, perquanto non lo dicesse. Lui erastato a pensione presso un rab-bino e qualcosa aveva assorbi-to. Però, più che altro aveva as-sorbito il rituale. Aveva un cer-to scrupolo nel mangiare il pro-sciutto, però lo mangiava lostesso.Qualcherara voltami ri-

cordo chemi ha accompagnatoalla sinagoga, a Kippur. Lui di-giunavanel senso che saltava lacolazione, però poi a pranzomangiava, quindi, in sostanza,per quanto riguarda la religio-ne nel senso serio della parola,più che altro direi che era anti-tradizionale. Iomi ricordoquan-do mi ha detto, dovevo averequattro anni, "noi siamo ebrei".Gli ho chiesto cosa voleva dire elui mi ha fatto un discorso chenon ho capito e ho collegato laparola ebrei con la parola libri eancora adesso esiste per me unrapporto falsamente etimologi-co tra libro ed ebreo [...]Certa-mentemio padrenonmi hamaisollecitato a mettere in eviden-za, a scuola per esempio, il fattoche io fossi ebreo. Mi avevanoammonito sia i genitori sia la

BARTHESI miti hannomezzo secoloIl libro anticipòla culturadi massaMARRONE P. IX

DIARIO DI LETTURAAsor Rosa traboschi e laghiPagine verdi,la vera bibbiaè Guerra e PaceSERRI P. XI

GIOVANNITESIO

Conobbi Primo Levi nella pri-maveradel '77.Avevo lettoSequesto èunuomo in una delle edizioni Einaudi (perla precisione un «corallo» di dieci anniprima). Avevo poi scoperto per caso,scorrendo un'antologia scolastica discrittori piemontesi, Il cuore e il sanguedella terra, curata da Virginia GalanteGarrone (e pubblicata da D'Anna nel'76), che esisteva un testo anteriore aquelloEinaudi, pubblicatodaAntonicel-li nel '47 per laDeSilva.Collazionaisom-mariamente le due edizioni e scoprii chelevariantinoneranopochenédapoco.Mi misi in contatto con l'autore e gli

spiegai quali fossero le mie intenzioni:scrivere un saggio sulle varianti di Sequesto è un uomo.Lui mi ricevettenella sua casa dicorsoReUmber-to 75 e mi mise adisposizione ilquaderno su cuiaveva registratole parti aggiunteper l'edizione Einaudi. Uno di quei qua-derni di scuola, spessi, dalla copertinaverde oliva (su un quaderno analogoscriverà la prima stesura di una buonapartedellaTregua conqualchealtro rac-contopoi entratonelleStorienaturali).Dopo la primanota che pubblicai sul-

la rivista Studi Piemontesi con il titolo«Su alcune giunte e varianti di Se questoè un uomo», scrissi anche un ritratto cri-tico di lui per la rivistaBelfagor e presi afrequentarlo: come si può frequentarenon dico un amico (sono già in troppi adusurpare un ruolo che nella vita di Levifu sicuramente di pochi), ma piuttostoun uomo gentile che usava la parola conesattezza tantometodica quanto ricca efantasiosa,e chepoteva insegnarmimol-to. Nacque, insomma, una specie di con-suetudine, legata soprattutto ai libri, e aqualche altra più sporadica occasione(accettò di venire alla mia scuola perparlaredellaChiavea stella).Alla vigilia del Natale dell'86 gli feci

la proposta di preparare i materiali per

una «biografia autorizzata».Non ero af-fatto ignaro della diffidenza da lui mo-strata per le biografie di viventi.Ma fe-ci lo stesso la proposta perchémi pare-va di poterlo aiutare psicologicamenteun poco in un momento di particolaredifficoltà. Sorprendentemente accettòsubito e senza fare obiezioni.Andai da lui la prima volta il 12 gen-

naio dell'anno nuovo, nel pomeriggio,con il registratore. Non stabilimmo re-gole o procedure.Si sarebbe trattatodiconversare secondo una progressionecronologica di massima e avendo oc-chio, per il momento, più ai fatti e allepersone che ai problemi. Lui esordìchiedendomi: «Hai già in mente un pia-no di battaglia?». Gli dissi che non ave-vo nessun piano e che non avevo prepa-

rato, come rac-conta Camonper la sua intervi-sta, «una serieorganica di do-mande, questio-ni, problemi, ba-dando che si rife-rissero a tutta

l'opera e a tutta la vita». Miravo per ilmomento a raccogliere il maggior nu-meropossibile di dati e di informazioni,che poi avrei successivamenteverifica-to e integrato. Dopo il primo, ci furonodue altri incontri sempre pomeridiani,uno il 26 gennaio e l'altro l'8 febbraio.Per tante ragioni il frutto di quelle

conversazioni è rimasto finora inedito(salvo stralci minimi di cui ho dato con-to in non più di due occasioni, senzacontravvenirealla probità dei patti pre-si con la vedova, signoraLucia).Cedo ora all'idea di pubblicarne un

più ampio stralcio, perché a vent'annidallamortemi pare che sia un buonmo-do per onorare uno degli autori più im-portanti del nostro Novecento. Un ge-sto di omaggio, dunque, un atto rispet-toso di affetto e conoscenza, nell'attesache anche le sue carte sianomesse a di-sposizione degli studiosi. Convinto co-me sono che suPrimoLevi - nonostanteilmolto di fatto - ci sia ancoraparecchioo quasi tuttoda fare.

FULMININICO ORENGO

[email protected]

A IMMAGINEDELLA

COLOMBA

TUTTOlibri

PRIMOLEVIILMECCANODELLAVITA

Vent’anni dopoLa famiglia, la scuola,le tradizioni, le villeggiature, i giochiin un’intervista biografica inedita del 1987

Pubblichiamounapartedell’intervistarilasciatada

PrimoLeviaGiovanniTesio

LA STAMPASABATO 7 APRILE 2007

PAGINA I

Primo Leviin un ritratto

di Ettore Viola

A colloquio nella casa torinesedi corso Re Umberto: un uomogentile che usava la parolacon esattezza tantometodicaquanto ricca e fantasiosa

Filosofia, scienza, astronomia, retorica, zoologia,politica, s’intrecciano in quella meravigliosa torre cheè il «Tresor» (ora nei Millenni Einaudi), scritto daBrunetto Latini, il «papà» di Dante, esule guelfo, inFrancia. Nei libri dedicati al bestiario ricorda comenelle Sacre Scritture fossero tre le colombe: quellaapparsa a Noè, quella di Davide e quella che sorvegliòil battesimo di Gesù. Dice che al contrario degli altrianimali sono unici perché non hanno fiele nel fegato.Consiglia di fargli bei ritratti e mostrarglieli così daindurli a generare figli «a immagine del dipinto».

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SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1558ANNO [email protected]

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Page 2: 2007-04-07

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - II - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.08

BLOC NOTES

Le festività pasqualisono sempre stateun’occasioneper pre-parare gran varietàdi dolci. Dolci anche

«poveri», quando ogni picco-la comunità celebrava setti-manalmente il rito necessariodi scaldare il fornoe fare il pa-ne. Per i bambini si confezio-navanodei pupazzetti.Mi raccontano che nel Laziosi preparava la pupazza fra-scatana, una rappresentazio-ne forse della dea dell’abbon-danza (le si facevano tre se-ni).Chissà se questa tradizio-ne è ancora viva? Anche inUmbria,perPasqua, cuoceva-no labeccicuta, un pupazzet-to di pasta dolce (o salata)cottoal forno insiemealle tor-te.Grandevarietàal solito in-contriamo in Sicilia: a SantoStefano di Camastra era tra-dizionefar cuoceredei pupidiPasqua, panetti dolci con uo-va inserite, e i pezzi di man-dorle servivanoper disegnaregli occhi e la bocca. Ma eratradizionedi molta parte del-la Sicilia preparare questopupu cu l’ovu, un pane mo-dellato a forma di un bambi-no allacciato ad un uovo. Maappartiene a tutto il nostroMeridione questa tradizionedel pane o del dolce con l’uo-vo.Nel Palermitano,a Prizzi,ladomenicadiPasquasi svol-ge ancora il Ballo del Diavo-lo, e per l’occasione vengonopreparati canestrelli di panedolce con uova sode, chiamatia cannatedda. A Caltagiro-ne, nel periodo pasquale, sipreparavano i panareddicon dentro uova sode. AncheinCalabria,aSquillace e din-torni, si decoravano le cussu-pe conuovasode. InCalabriaun pane pasquale coronatoda uova è chiamato guta, oavguta, nguta, sguta (è ungrecismo, annota GerhardRohlfs). In Puglia per la Pa-squasi preparavala scarced-da, biscotti di pasta frolla suiquali sono adagiate uova colguscio. Ma ci vorrebbe un belviaggio-inchiestaper sapernedi più, vedere ciò ch’è morto eciò che sopravvive.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

LA DOLCEPUPAZZA

AL FORNO

VELTRONI

Definirela politica= Tra un’opera narrativa el’altra, una riflessione su un temache è proprio a Walter Veltroni,sindaco di Roma, possibile leaderdel nascente Partito democratico.«Che cos’è la politica?» (LucaSossella editore, !15) è unlibro+dvd. Una lezione tenuta neldicembre scorso all’AuditoriumParco della Musica di Roma.Veltroni mostra un tono esortativo:«Abbiamo bisogno di ritrovare lapassione per la politica. Diriscoprirne la bellezza, e insieme ilsuo essere lo strumento più alto enobile di cui gli uominiconcretamente dispongono pertracciare il loro cammino».Una riflessione corroborata daecumeniche citazioni: Platone,Oscar Wilde, Nietzsche, Chaplin, DeGasperi, Berlinguer.

MARTINETTI

L’autunnofrancese= Come orientarsi nellaFrancia che si avvia allapresidenziali. Cesare Martinetti, alungo corrispondente da Parigi de«La Stampa», racconta«L’autunno francese», ovvero lafine della diversità di una grandenazione (Feltrinelli, pp. 135, !13).La prefazione è di BarbaraSpinelli: «Cesare Martinettiindividua un tema dominante: lemolte paure che agitano laFrancia, e tra queste la piùintensa e tormentosa: l’angosciadi cadere nell’insignificanza, diperdere la luce che la nazione e lasua lingua hanno posseduto persecoli, di non apparire più grandeed eccezionale comeininterrottamente ha immaginatod’essere, nella storia d’Europa eforse del mondo».

In altalenacon MichelleCaro signor Fruttero, ho letto che lei nonama i Meridiani Mondadori, giudicandolifunebri e pesanti. Sono francamentestupito, perché io al contrario la ritengouna collezione magnifica, che fa onoreall'editoriaitaliana e che ho sistemato nelmio scaffale prediletto, in legno di ulivo.Spero che lei si voglia ricredere e chepresto potrò aggiungerealla ricca schieraanche un volume dei grandi F&L. PiergiorgioMussino, Ivrea

Gentile signor Mussino, è stato tut-to un equivoco giornalistico legato airecenti scandali fotografici. Come leisa, i volumi dei Meridiani hanno tuttiin copertina la fotografia dell'autore,sempre molto ben scelta e parlante.Ho tra le mani l'ultimo volume con unThomas Mann giovane, magro, bellis-simo, ad esempio; e molto vividi sonoanche i ritratti di Piero Chiara, sedutosu una panchina e di Pietro Citati cheguarda (suppongo) un arazzo.Ma col volume in programma per

F&L le foto dovevano ovviamente es-sere due. Quella di Lucentini lo ritraementre si accende una sigaretta. Quel-la scelta per me è invece stata scatta-

ta molti anni fa sulla spiaggia, credo,di Varigotti. Ignoro come sia venuta inpossesso della Mondadori, io l'avevototalmente dimenticata.Mi si vede seduto su un'altalena,

sorridente e ancora giovanile, sospin-to da una graziosa ragazza che stoguardando con evidente gratitudine.Niente di male, se si trattasse di unadelle mie figlie. Ma la donzelletta inbikini è purtroppo Michelle Hunziker,nessundubbio in proposito.Dato il cla-more che circonda al momento attua-le questa simpatica persona, ho pensa-to bene di non concedere il permessoalla pubblicazione. Ma la Mondadori,che temo abbia pagato una somma co-

spicua per procurarsi l'immagine (dachi, vorrei proprio sapere)mi ha prati-camente messo con le spalle al muro:o l'altalena con Michelle, o niente Me-ridiano. Che cosa potevo fare?Trovandomi in un teatro (una chie-

sa sconsacrata in realtà) alla presenzadi numerosi giornalisti, ne ho approfit-tato per manifestare le mie perplessi-tà, che poi i media hanno al solito am-plificato fino a fare di me un nemicodell'intera collana. Così non è, le possoassicurare. E risolto il problema Hun-ziker lei avrà il suo bel Meridiano conl'opera di F&L (in uno o due o tre volu-mi) per lo scaffale di ulivo.

Carlo Fruttero

LETTERE

Caro Arbasino,chiedi a Malerba= Caro Tuttolibri, che Paesebizzarro è il nostro. Arbasinolamenta, leggendo Camon, cheio, nel mio «Sensi vietati» tirereifuori di nuovo la storia diBassani che non pubblica«Fratelli d'Italia» del succitatofingendo di perdere ildattiloscritto. Il fatto è chequeste cose, «contro la memoriadi Bassani», le ha dette aDoriano Fasoli -io le riportavoabbastanza indignato eaddolorato, proprio perché nonle credevo- Malerba (nel '63compagno di squadra diArbasino) alla fine del 2003 inun numero dell' «Illuminista»diretto da Walter Pedullà. Cosache mi fortifica nellaconvinzione, di quel famosotale, che disse non esserci

niente di più inedito in Italia delgià pubblicato. Sulle dichiarazionidi Malerba io imbastivo poi tuttoun discorso sullaNeoavanguardia, secondo unavalutazione molto diversa daquella che, ancora oggi, sembradare Arbasino. Col quale ungiorno mi piacerebbeconfrontarmi su questi temi, solone avesse voglia. Massimo Onofri

«Centochiodi»e un caffè= Gentile Nico Orengo,sono un lettore di TuttoLibri,nonché libraio. Le sue sferzate«librarie» sono sempreinteressanti e provocatorie; vistol'apatia dilagante , le armi piùinteressanti per difendersi sonoquelle dell'ironia o del sarcasmo aseconda dei casi. In questo casonon sono d'accordo cone lei; ipiaceri della vita sono tanti e il

libro non è certamente il «totem»in assoluto altrimentiridurremmo il libro ad una«chiesa» e penso che questo leinon si sentirà di pensarlo.L'amicizia e il caffè sono altripiaceri incommensurabili e pensoche nel caso riferito , la pubblicitàriguarda «l'apatia» e non i libri. Michele Paparella - Campobasso

Gentile Paparella, no, non ho maipensato al libro come un «totem inassoluto», ma come un amicoinsostituibile sì, che, al pari di unatazzina di caffè, mai inchioderei. Nico Orengo

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO

UN NOBELPER LA NUOVA

SCHEIWILLERAcquistata a fine 2006 da Federico Motta, la prestigiosa

sigla sarà rilanciata: in maggio arriva in Italiala poetessa polacca Szymborska, che Vanni fece conoscere

in Italia prima dell’incoronazione a Stoccolma

SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

NUOVA COLLANA

I pesci rossidell’Arte= «Pesci rossi» è la nuova collanad’arte Electa. Prende il nome da unaraccolta letteraria di Emilio Cecchiche, a sua volta, nel battezzare i suoiscritti, attinse nella pittura diMatisse, in particolare nel quadro «Ipesci rossi». Ogni «pesce rosso» unsaggio su un artista, o un’opera, ouna città, o un monumento. Primititoli ad arrivare in libreria: «LaCamera degli Sposi di AndreaMantegna» di Michele Cordaro;«Annibale Carracci e il vero» diDaniele Bennati; «Le Danze diMatisse» di Bruno Contardi;«Cézanne a Firenze» di FrancescaBardazzi; «Albrecht Dürer. Lettereda Venezia» di Giovanni Maria Fara;«Picasso a Roma» di ValentinaMoncada (mentre è in corso a Roma,Galleria Valentina Moncada, lamostra «Picasso a via Margutta»).

Sarà Vanni che vegliala sua «creatura» dilassù: la Scheiwillersembracadutainbuo-nemani.Acquistataa

fine 2006 da FedericoMotta, èstata accresciuta da poco conulteriori future aperture. La si-gla del presidente degli editoriha appena stipulatoun robustoaccordo con il massimo quoti-dianoeconomico italianodacuila nuova società «Motta edito-ria cultura-IlSole 24 ore», posi-zione societaria rispettivamen-te al 43%e al 57%.Un«conteni-tore» di lusso nel quale la Mot-ta ha fatto confluire le sue atti-vità editoriali d’arte, la fotogra-fia, nonché l’organizzazione dimostre, e in più la Scheiwiller.«Con la prospettiva vicina diuno sviluppo - spiega FedericoMotta -. Dal 2008 diventeremoeditori internazionali». Un co-mitato editoriale è già costitui-to con Salvatore Carrubba perle aree scienze sociali e econo-mia, Vincenzo Trione per l’ar-te, e un nome di altrettanto si-curo prestigio come quello diAlfonsoBerardinelliper laverae propria eredità Scheiwiller,prosaepoesia.

CATALOGO D’OROApprezzato in mezzo mondo,«stiamopermetteremano allariorganizzazione - prosegueMotta -. Centinaia di titoli im-portantissimichecertoverran-no riproposti sotto la guida diBerardinelli».Mentre il critico,qui tutt’altroche«intruso»,nul-la rivela per ora dei suoi pro-grammi dai quali invece moltoci si aspetta, il patronannuncial’arrivo in Italia a maggio dellaSzymborska, la poetessa che

Scheiwiller fece conoscere agliitalianimolto prima della sua in-coronazione con il Nobel e chesaràunasortadi testimonialdel-la «rinascita». Ma la Szymbor-ska era stata anche punto fortedella ineguagliatacollana«all’In-segnadel Pesce d’Oro» che la fa-miglia, dopo la scomparsa diVanni, ha ritenuto di tenere persé. «La speranza - concludeMot-ta - è di poter riaprire a questoproposito un colloquio con glieredi».Sarebbe la notiziapiù im-portanteperchihaamato i famo-si «libri farfalla»,come li chiama-va,enonacaso,Montale.

CONTRAVVELENO UNONonversole farfalle,maverso«illibro da un chilo» sembra inveceandare il trend più attuale. Ulti-mi arrivi, daMondadori:WilliamT.VollmanComeun’ondache salee che scende («un progetto duratovent’anni»), Vikram ChandraGiochi sacri («unodi quei libri checambiano la vita»): rispettiva-mente 951 (edizione ridotta ri-spetto ai 7 volumi originari) e1183 pagine. Ad opera importan-te, foliazione appropriata. Quan-to dura prova per il lettore, alqualepuòurgereantidoto.Maga-ri una «farfalla». Cercandoavremmo trovato quella di Tru-man Capote (Archinto): 56 smil-ze,golosissimepaginettenewyor-chesi diUna casa a BrooklynHei-ghtsche, senonci cambiano lavi-ta (ma chissà...) rimettono in se-sto ilnostroarmadiodeisogni.

CONTRAVVELENO DUE?Forse, la rete: farfallesca,mapoiquantoanch’essaa rischiodima-lattia.E saremmoquasi alla satu-razione: si dice persino che «Se-condLife» l’ultimaarrivata (ean-

che troppomodaiola) non sia de-stinata a «vita lunga» mentre sirincorrono i vari Youtube, My-space ecc e le griffes cartaceepiù varie espongono sempre piùon line la loro «merce»: testi acaccia di editore (Vibrisselibri ealtri), trailers, libri «cantati», tut-to scaricabile in immagine e vo-ce, anche lezioni universitarie oconferenze di alto livello comequelle per Laterza di Canfora,Carandini,Barberocheavrebbe-ro battutoFiorello e «Le invasio-ni»dellaBignardi (pernonparla-re di Brachetti sul sito de LaStampa). Il fatto è che, speciedo-po l’ingresso di Google nel mon-do dei libri, l’editoria in cartanonpuò fare ameno di chiedersiquale sarà il suo destino «in re-te».Argomentodel convegnoro-mano organizzato da Vivalibridove è stata affrontata, tra il re-sto, ladifficilissimaquestionedei«dirittidigitali»edovesi èdecisauna serie di seminari sul tema,web-marketingin testa.

CLARA SERENI, GRAZIEPer farci rileggere il suo Giocodei regni ristampato da Rizzoli,«unodeipiùbei libri italianidegliultimi 20 anni», (Asor Rosa nel-l’introduzione) e per farci legge-re, in uscita dallo stesso editore,Il lupomercante, 12 racconti «pie-ni di sorprese nella difficile vitadelledonne tragliAnniCinquan-ta eSessanta».Grazie soprattut-to per l’ultimo racconto, Uomo.Nel quale torna il rapporto auto-biograficocon il figlio (protagoni-sta anni fa insieme ai genitori diUn silenzio particolare, film indi-menticabilesull’amoree ladiver-sità) e dove, qui, il dolore di en-trambi squarcia il mistero dellamalattia.

MIRELLAAPPIOTTI

ErmannoOlmi

Agenda TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

La poetessa polacca Szymborska, premio Nobel per la letteratura

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - III - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.08

Primo Levi «Apensionepressoun rabbinoqualcosaavevaassorbito. Però, più chealtro avevaassorbito il rituale»maestra. A quel tempo nelle

scuole elementari ci si alzavatutti in piedi, all'inizio delle le-zioni, per dire il Pater e io mialzavo in piedi e non dicevo ilPater.Mi ricordo una carezzadella maestra che aveva ap-prezzato questo segno di ri-spettoper la religionemaggio-ritaria.Equandoc'era la lezio-ne di religione, io ed un valde-se venivamopregati di andar-cene e dovevamo passare unanoiosa ora su una panchina incorridoio ad aspettare che lalezione finisse».L'ebraismo come ti è stato tra-smesso?«L'ebraismo come religionenon mi è stato trasmesso,l'ebraismocomemododi vive-re in certamisura sì, perché èprobabilechequestaabilità in-discriminata di mio padre nelleggere e nell'imparare fosseunretaggioebraico,era comu-neai suoidue fratelli,moltodi-versida lui,ma tutti e tre si ru-bavano a vicenda i libri, si co-municavano quale libro inte-ressanteeraapparso, leggeva-no il francese. Mio padre leg-gevaanche il tedesco, si era in-caponito a leggere Scho-penhauer, in tedesco origina-le, senza capirne granché,non aveva la preparazione.Aveva fatto le scuole tecni-

che, non aveva fatto il liceo,non poteva capirne molto[…]»Simpatico però.«Era simpatico a molti, erasimpatico a tutte le personecon cui io ho parlato. I suoirapporti con me erano scarsi.Lui non era quello che si diceun padremolto attento,moltoaffettuoso. Era fiero dei mieisuccessi scolastici,maun rap-porto paterno, propriamentedetto,un rapportodi protezio-ne, di indirizzo, di partecipa-zione, era piuttosto esangue[…]»Capitavache ti portasse a spas-so con sé?«No, lui odiava andare a spas-so, era un uomourbano, citta-dino. Ci portava a spasso main via Po, in campagna non glisarebbevenuto inmentedi fa-re una gita connoi. La campa-gna non gli piaceva, la naturanon gli interessava. Quandoveniva in campagna, le solitecampagnette di Bardonec-chia, di Meana, di Torre Pelli-ce, lui simettevaa leggere, op-pure giocava a carte. Ci face-va giocare a tarocchi, ci avevainsegnatoa giocare a tarocchie pretendeva che giocassimoa tarocchi con lui, cosa cheab-biamo fatto,ma con scarso in-teresse».Lo avete quanto meno asse-condato...«Ci insegnava i giochi dellasua infanzia. Aveva compratouna trottola, ci aveva fatto ve-dere come si opera, come si fafunzionare una trottola, chenon è facile, come si aggredi-scono le trottole altrui con lafrustaper la trottola.Ci avevainsegnato a fare lo s-ciopèt colramodi sambuco».Come funziona lo «s-ciopèt»?«E' un ramodi sambucosvuo-tato in cui si infilano due stop-pacci, uno è un proiettile, l'al-tro un compressore, si com-prime il secondo finché il pri-mosparavia […]»Ritornando un momento sull'educazione religiosa, diversoera il comportamento di tuamadre? Lei era più orientata arispettare le tradizioni ebrai-

che?«Le tradizioni sì, quelle religio-se non particolarmente».Quindi nemmeno lei appartene-va ad una famiglia religiosa?«E' strano.Mio nonnomaternoera un uomo tradizionale, an-che religiosamente, andava altempio e celebrava le feste.Miamadre stranamente non ha ri-cevuto questo, ma sai bene chenella tradizione ebraica le don-ne contano poco, non si delegamoltoalledonne».Se ha senso fare la domanda, sudi te chi ha agito di più?«Certamente mia madre, piùchemio padre […]Direi chemiopadre ha influito geneticamen-te perché mi ha comunicatouna certa avidità di conoscen-za, con l'esempio anche.Mi for-niva molti libri, bastava che ioesprimessiundesiderioedeccoil libro arrivava. Da mia madredevo aver ereditato una certaprudenza […]Mia madre ed iocondividiamo una fama di sag-gezza, non so quanto meritata,quindi a non fare il passo piùlungo della gamba. Mio padre

tendevaa fare il passopiù lungodella gamba. D'altra parte nonsaprei spiegare perché io, peresempio, abbia praticato l'alpi-nismo, senza mai arrivare aivertici, però in modo totalmen-te insensato e temerario. Nonso da chi mi venga, anzi mi vie-ne in mente che mio padre emia madre disapprovavano to-talmente. Era una rivolta, eraunaribellione...»Anche un po' di pur mite folliache ti veniva dagli antenati?«Ah, sì. Può darsi che venissedi lontano.Quelli che io ho cono-sciuto però non erano tali, deglialtri mi è giunta notizia. Notache questi antenati che ho de-scritto erano antenati in sensoestremamente vasto del termi-ne, mi sono fatto prestare an-che antenati dagli altri che ap-partengono alla comunità, allaha-keillah».Vogliamo parlare un poco deinonni paterni?«Mio nonno paterno non l'homai conosciuto […]Porto il suonome,mi chiamoMichele comelui».Michele?«Sì, Primo Michele, due nomi.Non ne so nulla, ho trovato unsuo ritratto, ho trovato la suatesi di laurea, era ingegnereanche lui».Una tradizione di famiglia.«Non credo che facesse l'inge-gnere, credo che possedessedei terreni a Bene Vagienna eli amministrasse. In quanto al-la mia nonna materna, l'ho de-scritta nel Sistema Periodico,c'è poco da aggiungere, nonera una donna simpatica.C'erano queste fotografie di fi-ne Ottocento che da qualcheparte ho ancora, in qualche an-golo. Era molto bella. Poi si èrisposata con un medico cri-stiano. I matrimoni misti era-no più frequenti di adesso […]»E i nonni materni?«Il mio nonno materno era unpatriarca […]Era un omoneenorme, obeso, era un bravissi-mo uomo d'affari. Aveva lavo-rato come commesso in un ne-gozio di stoffe, che poi ha rile-vato, in via Roma, e che ha ge-stito permolti anni con succes-

so. Era un uomo ricco, avevacomperato una villa a Piossa-sco che abbiamo frequentatopermolti anni. Aveva sei tra fi-gli e figlie e mia madre era laprima figlia di sei».Vuoi passarle in rassegna?«Sì, certo. La prima è mia ma-dre. E' stata una donna di ca-sa, regina della casa secondola tradizione […]La seconda so-rella si chiama Ida […]La terzaera maestra di scuola. E' emi-grata in Brasile durante laguerra. Si chiamava Nella, erauna donna estremamenteviva-ce, gioviale, simpatica, allegra[…]Il quarto era unmaschio, sichiamavaCorrado, èmorto po-chi anni fa e di questo vale lapena parlare».Perché?«Era un uomo notevole, nonaveva fatto studi perché avevarifiutato di studiare. Cionono-stante aveva imparato a suo-nare vari strumenti possibili,parlocchiava parecchie lin-gue. Aveva fatto il servizio mi-

litare a Roma ed era noto per-ché, nelle ore di permesso, an-dava a suonare il pianofortenei cinematografi. Suonavaqualunque cosa, improvvisa-va. Dopo la prima guerramon-diale, che ha evitato per un sof-fio perché era nato nel 1900, fa-ceva il commesso con suo pa-dre nel negozio di stoffe. Peròera stato uno dei pionieri delcinematografo qui a Torino,era amico di Pastrone, lavora-va con Pastrone, faceva gli ef-fetti speciali, faceva l'attorequando capitava. Tutti faceva-no un po' di tutto. Avevaun Pa-thé Baby, cioè una macchinada presa e aveva fatto un film,invitando amici e parenti a col-laborare. Mi raccontava che ilvulcano degli Ultimi giorni diPompei lo aveva fatto lui, eragrosso così, era un modellino.Era stato anche uno dei pionie-ri della radio. Per puro disordi-ne mentale e per mancanza didisciplina non si era associatocon i grossi della radio, però

aveva costruito degli apparec-chietti a galena e se ne serviva,me li faceva vedere, aveva un'officina sua. Era anche un uo-mo avventuroso che aveva fat-to - i viaggi non usavano allora- scalate pericolose, nuotavamolto bene, aveva avuto subi-to una motocicletta delle pri-me motociclette e mio nonnogli aveva promesso un'auto seil primogenito di mia madrefosse stato maschio. Essendoio maschio, ha avuto un'autopermeritomio […]»Il quinto?«Il quinto fratello era l'ombradel quarto. C'è poco da dire dilui. Si chiamava Gustavo. Erastato destinato a studiare, manon studiava molto. Era l'uni-co iscritto al Ginnasio, ma hafatto la prima poi si è fermato.Era un'ombra, un uomo moltomite che cercava di imitare ilfratello senza riuscirci bene.Era stato mandato parecchievolte in viaggio in crociera per-ché trovasse moglie […]La se-sta sorella è sempre statamol-to vispa e vivace, e forse è lapiù intelligente dei sei. E' rima-sta vedova subito tragicamen-te, ha fatto in tempo a mettereal mondo due figli, poi è rima-sta vedova e ha tirato su que-sti due figli eroicamente facen-do tutti i lavori possibili. Du-rante la guerra ha dovuto na-sconderli e nascondersi. Ave-vano otto-nove anni questi ra-

gazzi, era molto difficile inse-gnare loro che non si chiama-vano Segre. Comunque l'hascampata lei con i suoi due fi-gli […]»Ma tu della tua infanzia che ri-cordi conservi?«Ho dei ricordi lontanissimi,ne ho uno quasi certo di un an-no di vita, un ricordo, che po-trei controllare, di quando ave-vo un anno ed ero a Torre Pel-lice ed avevano distrutto unformicaio in mia presenza, so-no sicuro che era lì, a TorrePellice, e io dovevo avere unanno. Ho parecchi ricordi sal-tuari […]Avevo delle compa-gne di gioco perse poi di vista.Ho una memoria arretratadell'infanzia, la quale è stata,non saprei dire quanto, felice,tranquilla, fino ai quattordici-quindici anni».Parlavidella campagnettedi Tor-re Pellice, Bardonecchia, Mea-na...«La campagna veniva scelta inbase alle ferrovie. Mio padrenon sopportava il caldo di To-rino e cercava dei luoghi in cuipotesse arrivare tutte le sere.E siccome i treni c'erano soloper Torre Pellice, Bardonec-chia, la Valle di Susa, allora lascelta cadeva lì […]»Nessun altro ricordo?«Mi pare di aver detto tuttoquello che si poteva dire, madevo aggiungere alcune cose,alcuni episodi. Io ero un ragaz-zino piaga che aveva semprel'influenza, mal di gola, mal distomaco, una cosa e l'altra,tanto che i miei hanno decisodi farmi fare la prima ginnasioprivatamente. Ho avuto comeinsegnante la figlia di Zino Zi-ni, Marisa Zini, per le lettere eper la matematica la mia exmaestra di scuola, deliziosapersona […]Ero un bambinomolto sensibile. Mi ricordoche piansi a dirotto quando suigiornali si lesse della fine diNobile al Polo. L'episodio delsottomarino affondato con uo-mini vivi dentro che battevanoalla parete e che non si riusci-va a salvare, mi aveva impres-sionato tremendamente, finoalle lacrime».

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«Primo Levi. I giorni e leopere» è l’omaggio di Torino(Museo della Resistenza,corso Valdocco, 4A) alloscrittore di «Se questo è unuomo». Dal 18 aprile al 14ottobre, documentari,presentazione di libri,laboratori, visite guidate.Einaudi ripubblica «Isommersi e i salvati» ( pp.262, !9). Sempre da Einaudi,«La prova» di Marco Belpoliti(pp. 200, !11), il diario scrittoripercorrendo i luoghi di Leviin vista del film «La strada diLevi». Ancora da Einaudi, diErnesto Ferrero, «Primo Levi»(!9,50). Per i tipi de «LaStampa», «Primo Levi Ilfabbricante di specchi»(!6,90 più il prezzo delquotidiano, prefazione diLorenzo Mondo).

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MOSTRA E LIBRI

«Damiamadre devoaver ereditato unacerta prudenza. Leied io condividiamouna fama di saggezza»

EMIOPADREDISSE:“NOISIAMOEBREI”

Primo Levi: Torino lo ricorda, tra l’altro, con una lettura di Moni Ovadia da «I sommersi e i salvati», il 10 aprile al cinema Massimo

«Ero un bambinomolto sensibile. Piansia dirotto quando suigiornali si lesse dellafine di Nobile al Polo»

Intervista TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPA III

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Ornela Vorpsi «Lamano chenonmordi»: una visita a Sarajevo

MADREEFIGLIANELGORGO

DIOSALVIGLI INDIANIDAICOLONI

UNOSTRANIEROCOSI’ PERFETTO

Wu Ming In Nord America al tempodella rivolta contro il re d’Inghilterra

FELICEPIEMONTESE

Il primo librodiOrnelaVorpsi (Il paese dove non si muo-re mai), pubblicato in Italia nel2005, era una sortadi éducationsentimentale ambientata nonnella raffinata Parigi in cui lagiovane scrittrice vive dal 1997,ma nell'Albania stalinista in cuiè nata e ha trascorso i primiventidue anni della sua esisten-za. Il libro ha avuto successoper la sua freschezzaeper il fat-to che raccontava una realtà anoi sostanzialmente sconosciu-ta, nonostante la vicinanzageo-grafica, e ha vinto la bellezza dicinquepremi riservati all'operaprima.Un «caso» letterario, dun-

que, anche perché la Vorpsi,che scrive in italiano (dopo la«fuga» dall'Albania ha vissutoper qualche tempo a Milano), èstata«scoperta»dopoaverpub-blicato in Francia, tradotto, ilsuo primo romanzo. La scrittri-ce (ma è anche fotografa) pub-blica ora (quasi contemporane-

amente in Francia e in Italia) unsecondoromanzo(maèuscitoan-che, da Nottetempo, un volumet-to di brevissime prose e fotogra-fie intitolatoVetri rosa) nel qualela sua gammaespressivasi arric-chisce e si precisa, pur nella so-stanziale fedeltà a una narrazio-nedi tipoautobiografico.La protagonista de La mano

che non mordi (Einaudi, pp. 86,!8,80) vive a Parigi e, come l'au-trice, odia con tutte le sue forze iviaggi in aereo. Ne affronta uno,tuttavia, per andare a far visita aun amico che, a Sarajevo, soffredi una grave forma di depressio-

ne e disadattamento causata daidrammaticiavvenimentichehan-no recentemente sconvolto i Bal-cani.In questo universodisastrato,

la giovane donna che racconta inprima persona si ritrova a esserenello stesso tempo estranea e inqualche modo partecipe, e dun-que pronta a osservazioni graf-fianti ma non saccenti, caustichema non derivanti da sciocchicomplessi di superiorità. Allostesso modo, i suoi interlocutorila considerano con sentimenticontrastanti, che vanno dall'invi-dia a un sorta di orgoglioso di-

sprezzoper chi ha «rinnegato» leproprieorigini.E dunque il tema centrale del

brevissimo romanzo è lo spaesa-mento(«Ormaisonounaperfettastraniera. Quando si è così stra-nieri, si guarda il tutto inmododi-versodaunoche fapartedel den-tro»), vissuto però senza eccessidi drammatizzazione, come unasituazione che è diventata percerti versi ormai naturale. Con laconsapevolezza cioè che occorrestare«lontanoda tutto ciò chemiè vicino», vincendo le inevitabilimalinconieegli atteggiamentino-stalgici.Il testo è fatto di brevi e bre-

vissimi squarci narrativi, diframmenti spesso chiusi da fra-si di sapore aforistico, da fulmi-nanti osservazioni («E' indub-bio, l'Albaniaè il centrodelmon-do, ma per adesso purtroppo losanno solo gli albanesi»), a con-fermache laVorpsi è già qualco-sa in più di un outsider arrivatoall'improvviso da un mondo re-motissimoe oggettodi pregiudi-zi tra i più tenaci.

ALESSANDRODEFILIPPI

«Nella morsa di Maro-sia», titolavaqualche settimanafa, su questepagine,NicoOren-go, a proposito del leviatano ro-manzesco di Marosia Castaldi:Dentro le mie mani le tue, sette-centodiciannovepaginedi scrit-tura elaborata, personalissima,talora impervia.Ed in effetti il li-bro della Castaldi ha un che diclaustrofilico e claustrofobico,comeun labirinto del quale nonci si voglia (la scrittrice)né pos-sa (il lettore) liberare.E nei con-fronti della lingua e del lettoreha certamente l'intransigenzacui accennava Giuliano Grami-gnarispettoaunprecedentero-manzodell'autrice.Il libro - sottotitolatoTetralo-

gia di Nightwater - non è riassu-mibile nella sua complessità.Ruota, come un gorgo che tra-sporta oggetti di ogni tipo; simuove, comeunaspolachepro-cede avanti e indietro nel tem-po, intorno ad un nucleo prima-rio, il rapporto tra madre e fi-glia, ed ha uno stretto rapportocon le ambiguitàdella vita e del-la morte, che slittano l'una sull'altra, confondendosi, sovrappo-nendosi. Gli oggetti possono es-sere corpi, i corpi possono tra-sformarsi in luoghi e i luoghi as-sumonounrespirociclico,arcai-co, «come se la creazione nonsuccedesse un giorno solo maogni giornoe ogni nottedellavi-ta». Un biologo, nel recensirlo,potrebbe parlare di brodo pri-mordiale, nel quale personaggied eventi - taloraminimi - luci eoggetti, vivi e morti fermenta-no, dando forma, ora quaora là,avisionidigrandevigore.Non si spaventino i lettori,

non troppo,almeno:quantodet-to per sottolineareche ci trovia-modi fronte a un testo del tuttoanomalonel panoramadella let-teratura italiana contempora-nea. Un libro non di genere, semai i generiesistono(dicevaEn-nioFlaianoche i generi sono so-lo i mariti delle figlie), ma pro-fondamente letterario, nato dauna lingua in cui si nota una pe-netrante, continua elaborazio-ne e sorretta da una cupa gra-zia.Un romanzochenonconce-denessuna facilitazioneal letto-re, ma che pretende anzi unasua totalededizione,direi un la-sciarsi inghiottire, ed al termi-ne del quale è difficile ricordareuna linea narrativa, mentre in-tense sono le immagini che per-duranonellamemoria.

Sempre Orengo, nei suoi Ful-mini, ne parla, elogiativamente econ ragione, come di un roman-zo «senza serial killer, insegui-menti in autostrada, rapine inbanca […]». E certo molte cose èil libro della Castaldi, ma forsenon un romanzo. Poema, flussiincrociati di coscienza, montag-gio visionario di micro e macrostorie, gabbia crudele e salvatri-ce, rito - di morte o di passaggio-, debito pagato alla vita e allasofferenza. Comunque un attofortementesolipsistico,che sem-bra non preoccuparsi dell'esi-stenza di un lettore. Di serial kil-ler, intendo, leggendo Dentro lemie mani le tue, si ha ad un certopunto nostalgia. Viene in mentequel che risposeRaymondChan-dler quandoHowardHawks, du-rante le ripresedel film tratto daIl grande sonno, gli fece notareun'incongruenza della sceneg-giaturae gli domandòcomerisol-verla. «Fate entrare qualcunocon la pistola», disse. Ecco: di ro-manzesco si ha un po' di nostal-gia: di trama, di alleggerimenti,di quelle belle descrizioni chepossiamo anche saltare perché

tanto sappiamo che sono lì perfar respirare il libro e il lettore. Illettore del mondo di Nightwaterè inveceafferratoper il collo e co-stretto a stare lì, in attesa, osser-vando, avvolto in una sortadi cre-scendo ipnotico.Detto questo, il libro dellaCa-

staldi è comunque un'avventuraletteraria con pochi precedenti,coerente fino alla severità. Ed èbuon segno che una grande casaeditrice come Feltrinelli, in tem-pi di Moccia in testa alle classifi-che di vendita e di santificazionimielose di Cristicchi, abbia il co-raggio e la coerenza di pubblica-re un libro che è, nel bene e nelmale, letteratura. Senza altredefinizioni. Insomma, un consi-glio: leggetelo, provateci; saràuna fatica e un piacere, ma so-prattutto sarà un atto di fedenei confronti della letteratura edell'intelligenza.Quella diMaro-sia Castaldi e la nostra.Dentro le mie mani le tue fini-

sce senza un punto, come se po-tesse proseguire o ricominciare;o meglio, come se quella fine ap-parente si ricollegasse all'inizio,in una spirale senza fine, un labi-rinto, una trappola da cui essereinghiottiti. Un loop, come dico-no gli aviatori e gli psicologi.E non c'èmai nessuno che en-

tri con lapistola.

Marosia CastaldiMicro emacrostorie in un labirinto di 700 pagine

RENATOBARILLI

Esiste un misteriosogruppodi narratoriche,dopo lun-ghi anni di estenuanti ricerche,edita delle superbe «cattedrali».Questogruppo si è fatto conosce-reunaprimavoltanel 1999 facen-do uscire, sotto l’etichetta di Lu-ther Blissett, un tomo di qualchecentinaio di pagine, ma dal titolobrevissimo,Q.Oramuta la ragio-ne sociale, che divieneWuMing,ma non il gigantismo del prodot-to, cui corrispondeun titolo appe-naunpo’più lungo,Manituana.Il nostro collettivo sceglie con

cura un periododi storia partico-larmentetormentataenonmoltonota, ricostruendola meticolosa-mente attraverso una gran folladi protagonisti, che ricevono unosprazzo di luce per qualche atti-mo,passandosubito lapallaadal-tre voci, secondo un metodo chesi direbbe di divisionismo storicoe psichico. L’altra volta l’epoca

presadimiraera laGermaniadelCinquecento.Questa volta lo sce-nario si spostapiùavanti nel tem-po ma si allontana nella geogra-fia, datoche siamonelNordAme-rica al momento della rivolta del-leColoniecontro lamonarchia in-glese,ma in realtà in primopianosta il drammadelle tribù indiane,dette le Sei Nazioni, o anche laLunga Casa, situate tra lo StatodiNewYorke i grandiLaghi, ter-re ancor oggi spartite da Usa eCanada.In ogni caso l’autorecollettivo

è ispirato ai migliori sentimenti,purnondandoloavedereallo sco-perto, e anzi, amando trincerarsidietro l’apparente oggettivitàchesarebberichiestaallo storico.Ma in realtà i Nostri parteggianoper i deboli e gli oppressi,cheallo-ra erano i Contadini in rivolta, ocasomai i Riformati, in lotta con-tro la tentata repressionedei Pa-pisti. Qui le tribù indiane degliIrochesi sono vittime dell’espan-sionismo dei Coloni, contro cuitentano di difendersi alleandosial lontano Sovrano della GranBretagna, cioè, in apparenza,schierandosiper la causaperden-te, condannatadal progresso.Il messaggio che Wu Ming

vuol farci giungereè di strettaat-tualità, è di condanna di coloroche invece siamo soliti vederecon gli occhi del progresso, ap-punto i Coloni ribelli, i progenito-ri della grande Federazione, checonduconoviceversa il grandege-nocidioai dannidegli antichi pos-sessori delle terre ambite, gli In-diani.Unpo’ tra le righe il roman-zo ci ricorda che il GeneraleWashington, un’icona libertariaper molti di noi, diede invece fer-

rei ordinidi sterminioai dannide-gli Irochesi.Ma si farebbe torto a Wu

Ming pretendendo di mettere inevidenza certe motivazioni ideo-logiche, che invece gli autori ten-gono accuratamente nell’ombra.In sostanza abbiamo a che farecon dei rigorosi cultori del meto-do che si direbbe delle Annales.Di questi poveri Indiani in peren-ne fuga siamo invitati a conosce-re come si nutronopoveramente;comecombattono,trabanderiva-li, o contro l’odiato colono invaso-re, a colpi di ascia, o di fucile, otraendone scalpi. Più interessan-ti ancora imetodi dimedicina ru-dimentale,cheper esempioci fan-no assistere a un parto dall’esitonegativo,conmortedellapuerpe-ra e del neonato, o a forme rudi-mentali di vaccinazione contro ilvaiolo.Tuttoquesto ripetutoper cen-

tinaia di pagine, con ostinazionemonotona, come una litania, co-me un ricorso ai modi formulaicidell’epicaorale, finoa rischiaredigenerare qualche sazietà nel let-tore.Maper fortuna il nostro col-lettivosa condurreanchedelle ef-ficaci sortite extra moenia, tali sipossono considerare i viaggi permareche i nostri Indiani illumina-ti compiono per recarsi a Londraa perorare la loro causa pressoRe Giorgio III, ed è delizioso ilsenso di sorpresa con cui i narra-tori sanno rendere la comparsaper le vie londinesi di questodrappello di «selvaggi», che vice-versasi rivelanosaggi e astuti.E’ un capolavoro di abilità di-

plomaticala sottigliezzaconcui illoromanipolo conduce il sospira-to incontro con la corte inglese,dove a far la parte degli sciocchisono semmai gli augusti sovrani.E c’è anche una straordinaria in-venzione romanzesca, dato chequeste visite di Indiani dalle lon-

tane Colonie suggerisce l’idea difar apparire per le vie fangosedella capitale inglese, con furboammicco ai nostri tempi, unaschiera di Indiani metropolitaniavanti lettera, dediti alla guerri-glia urbana, e presentati con unlinguaggio che per l’occasioneesce dalla correttezza documen-taria dei referti storici permima-reespressionigergalida strada.Ma poi, inevitabilmente, i vin-

ti della storia ritornanonella loropatria perduta a patire il genoci-dio, cui si potranno sottrarre an-dandoadabbarbicarsinella terradelle origini, ilManituana agitatonel titolo, ovvero leMille isole po-steall’estuariodelS. Lorenzo.

pp Wu Mingp MANITUANAp EINAUDI , pp. 613, !17,50p ROMANZO

«Un solitario sarà sobrio, pio,porterà il cilicio: ebbene, eglisarà santo: ma io non lo chia-merò virtuoso che quandoavrà compiuto qualche attodi virtù, da cui gli altri uominiavranno tratto beneficio...»:una citazione dal «Dizionariofilosofico» di Voltaire sceltada Wu Ming come epigrafe

pp Marosia Castaldip DENTRO LE MIE MANI

LE TUEp FELTRINELLIp pp. 728, !20p ROMANZO

MarosiaCastaldi

In«Manituana»le tribù indianedegli Irochesisonovittimedell’espansionismodei coloni

«Manituana»: i vintidella storia, dopo aversfilato per Londra,tornano in patriaa patire il genocidio

«Dentro le mie manile tue»: poema, flussiincrociati di coscienza,debito pagato allavita e alla sofferenza

Narrativa italiana TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

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= Tre titoli «da paura» per gliamanti dei brividi più oscuri,dall’horror quasi metafisico allafine del mondo più profetica edapocalittica.Incominciamo con le «Rovine» diScott Smith (Rizzoli, pp. 442,!18.50). Una banda di giovani divarie nazionalità, inlussurreggiante vacanza disesso e avventura tra glisplendidi tramonti e le spiaggedorate di Cancun perde d’untratto un componente gettatosisulle tracce di unmisteriosissimo scavoarcheologico. Visto che nontorna, i compari si lanciano allaricerca e incomincia uno degliincubi più soffocanti degli ultimitempi, fatto di pazzia, piantecarnivore, frecce avvelenate emiasmi di foresta chepopoleranno molti sogni deilettori più eccitabili.

Ne «La stanza dei morti» di FranckThilliez (Nord, pp. 350, !18.60) èinvece di scena la follia omicidanel Pas de Calais che conduce lamente turbata di una donna atrasformarsi in una sorta ditassidermista di bambinesequestrate, eviscerate e ridotteall’immobile orrore di tantiuccellini impagliati. Intorno, nelfrattempo, succede di tutto:delitti, torture, ogni altro generedi efferatezza. Grandissimosuccesso in Francia.Per concludere, «Il quartosegreto» di Joseph Thornborn(Piemme, pp. 443, !18.90), intesocome ultima, estrema profeziacatastrofica della suora di Fatimache in punto di morte affida a unaconsorella la torbida visione dellacospirazione islamica che, se nonsventata in tempo, segnerà la finedel mondo. All’opera: papi,cardinali, scienziati e vaticanisti.

ALESSANDROMONTI

Nello sterminato ro-manzo Giochi sacri di VikranChandra un ispettore sikh diBombay riceve una soffiatasul nascondiglio di un gang-ster, Gaitonde, che si nascon-de in quello che si rivela esse-reunblindatissimorifugioan-tiatomico.Da tale inizio pren-de lemosseunavicenda inap-parenza alla James Bond, vi-sto che dietro l'inesplicabilesuicidio del gangster, e lemazzette di rupie che si rive-leranno essere false, si celaun mostruoso complotto perfareesplodereunordignonu-cleareaBombay.

IL POLIZIOTTO E IL BOSSArtefice del complotto è Gu-ruji, un santone induista,che predica la guerra e ladistruzione ciclica dell'ordi-ne sociale per rigenerare ilmondo alla fine di un'era(yug) di decadenza. Percompiere tale pralaya (o pu-lizia spirituale attraversolo sconquasso cosmico) epervenire a una società in-duista perfetta (ramrajya ogoverno di Rama), Gurujinon esita a invischiare nellasua rete come strumento in-consapevole Gaitonde, oltrea servirsi dei servizi segretipakistani (Isi, è da lì che pro-vengono le rupie false) e dei

fondamentalisti islamici comecapri espiatori.Detto così sembra lineare,

tuttavia, la vicenda principalesi disperde in una serie infini-ta di rivoli, per cui si torna dicontinuo indietro nello spazioe nel tempo, con la gioia co-munquedi quei critici che han-no come articolo di fede la cre-denza che in India il tempo ècircolare, e di ogni personag-gio si ripercorre la vita passa-ta. Nella sostanza la narrazio-ne procede su un schemabina-rio o basato da una parte sullavita quotidiana del poliziottoSartaj, in perenne e precarioequilibrio tra retta via e corru-zione, e la carriere sanguinosadi Gaitonde, bhai (boss) emer-gente nel sottobosco putridodi Bombay.Il vero intrico della vicen-

da non è dato forse dalla tra-ma alla James Bond, quantoall'accumularsi nevrotico disottotrame e dal brulicare dipersonaggi, tutti in crisi e qua-si tutti sgradevoli o ambigui: èla palude stagnante emefiticache costruisce la quotidianità

corrotta della vita sociale in-diana, nella collusione istitu-zionale tra polizia, politici emalavita, nella pratica comu-ne della tangente (hafta).Formicola sullo sfondo la

megalopoli Bombay, di cui ve-diamo soprattutto i quartierimiserevoli (basti) del proleta-

riato e della classe media aimargini della sopravvivenza: ichawla, con i miseri kholi, al-loggi monolocali o bilocali diinfima qualità, e in cui ognimattina bisogna fare la filaper i gabinetti pubblici comu-ni. Se da un lato il romanzo sinutre del mito di Bombay cit-tà maledetta (si vedano i re-centi Shantaram e MaximumCity), epitome di un India vo-tata al pittoresco del degrado,dall'altro Giochi sacri miscela

con abilità torrenziale alcunedelle questioni più scottantidell'immaginario collettivo in-diano, come la psicosi anti-pakistana, sui giornali di feb-braio si può leggere come cel-lule del Isi introducano la dro-ga in India, o l'estremismo xe-nofobo induista.Dalla lacerazione tra India

e Pakistan, ripercorsa nellamemoria di un personaggio,nasce una ferita insanabile,matrice di guerre, terrori-smo,massacri ripetuti che pe-sano comemacigni ancora og-gi sulle coscienze: a un conve-gno tenuto a Delhi sulla dia-spora indiana si è parlato so-prattutto della «Partition»,del terrorismo islamico, e delruolo (o peso) che ha la tradi-zione induista, come elemen-to di continuità, o come osta-colo al superamento delle divi-sioni.

BULIMIA ED ESOTISMOOsserverei, per concludereche il romanzo (tradotto conperizia da Francesca Orsini) èscritto in una lingua sofistica-ta, il cui impianto mi sembraessere dato dall'American En-glish e dalle continue inserzio-ni lessicali di termini hindi emarathi. E' prezioso a tal finein glossario posto in calce alvolume, e ricavato da un sitoindicatodall'autore nell'edizio-ne originale. Il problema è chenon tutte le voci vi compaiono;ugualmente le utili note a curadella traduttrice non mettonoin chiaro tutti i riferimenti chepossono risultare oscuri al let-tore occidentale.Alla ricchezza lessicale del

romanzocorrispondeunabuli-mia narrativa pantagruelica,dato che Chandra non rinun-cia a tessere materiale per al-menodue romanzi. Torrenzia-lità, questa, che sembra nonvoler tradire le aspettativeesotiche del lettore occidenta-le, abituato a considerarel'oriente come il luogo degli ec-cessi e delle formebarocche, eche tuttavia offusca in partel'analisi dura e anche dolentedella violenta società indiana.

pp Vikram Chandrap GIOCHI SACRIp trad. di Francesca Orsinip MONDADORIp pp. 1181, !22p ROMANZO

SCOTT SMITH, FRANK THILLIEZ E JOSEPH THORNBORN

Tra horror, noir e profezie

= «Il bambino con i petali intasca» di Anosh Irani, nato aBombay ma oggi residente aVancouver, edito, come Hosseini,da Piemme (trad. di Anna Rusconi,pp. 237, !14,50) è ambientato congrazia esile e fresca, ai limiti dellafiaba, tra i marciapiedi di Bombay.L'orfanello Chamdi lascia il rifugiosicuro, ma ormai minacciatodell'orfanotrofio, e finisce in mezzoai mendicanti cenciosi e mutilatiche affollano la città, entrandopiano piano in contatto con unarealtà quotidiana di stenti eviolenza.È la rappresentazione buonista,soprattutto nell'amicizia cheChamdi stringe con altri due giovaniderelitti, di un fenomeno, lamendicità organizzata sotto ilcontrollo della malavita, che

affligge le città indiane in manieraormai insopportabile. Di questoincominciano a lamentarsi i giornali,osservando come si tratti ormai diuna vera e propria professione, conregole proprie e praticheriprovevoli: per esempio, le madriche espongono figlioletti immersinel sonno, e si presume drogati inqualche modo, affittano i bambinida famiglie numerose e povere.Il romanzo, che ricorda a trattiOliver Twist e un «Perfettoequilibrio» di Mistry nelle scene dimendicità, si risolve come unpercorso non picaresco maesistenziale di formazione, checulmina nella visione finale delmare al «Gate of India», forse unricordo di come si conclude la fugadel riformatorio nel film di Truffaut«I 400 colpi». [a. m.]

= Robert Crais hasceneggiato telefilm famosicome «Miami Vice», «Quincy» e«Avvocati a Los Angeles»,garanzia di buona mano, granderitmo e di una certa sottileinventiva modaiola. E’ uno cioèche con la scrittura, il dialogo e ilplot ha una robusta e collaudataassuefazione. Non sarà magariuno di quei geni del thriller damilioni e milioni di copie, maogni suo romanzo possiedesempre un’idea forte, del tuttooriginale, difficilmentefrequentata da altri.In «Countdown» (Mondadori, pp.381, !18.60) il perno centrale èMax Holman, un rapinatoregentiluomo (durante un colpo siera fermato a soccorrere unuomo che per lo spavento si erasentito male e per questo era

stato arrestato) colto nel giornoin cui esce di carcere. Pronto, esoprattutto disponibile, aricuperare una vita gettata via, apartire dalla relazione con unadonna amata e abbandonata chegli ha cresciuto un figliosconosciuto a sua disimmagine edissomiglianza al punto da farneun voglioso poliziotto. Il drammaè che proprio in quelle prime oredi libertà il giovane vieneassassinato con altri colleghi in unagguato che odora di denaro ecorruzione. Povero padre! Non gliresta che la vendetta. E, a quelpunto, dà il via a una cacciaspietata in compagnia di un’altradisillusa, la detective del Fbi chegli aveva stretto le manette aipolsi e che era stata segnata dallasua umanità. Sullo sfondo, unaLos Angeles bieca e venduta.

Vikram Chandra ABombay, c’è chi vuol fare esplodere un ordignonucleare per rigenerare il mondo alla fine di un’era di decadenza

I GIALLI CRAIS, IL RAPINATORE GENTILUOMO E LA POLIZIA CORROTTA

Countdown per il malloppo

Il romanzodi Chandra«Giochisacri» sinutredelmitodiBombay«cittàmaledetta»,pervasadi miseriaecriminalità

«Giochi sacri»: vicendain apparenza allaJames Bond, tra rupiefalse e il sogno di unaperfetta società induista

di PIERO SORIA

L’orfanello in strada

ILCOMPLOTTODELSANTONE

JAMES GRIPPANDO

Vince l’ultimoche muore= James Grippando, da exavvocato, ha naturalmentescelto come protagonista deisuoi romanzi un legale, JackSwyteck. Ma il filone in cui l’hainserito non è il solito - ormaiannnoiante - legal trhiller. Hainventato un rivolo nuovo,collaterale, più emozionante diuna tristissima aula di tribunale,condendolo d’azione e di trucchi.Ne «L’ultimo a morire» (Polillo,pp. 381, !18.80), terzaavventura di Swyteck, al centrodella scena c’è un testamentostilato con perfidia e profondosenso di vendetta dalla poveraSally Fenning che, prima didiventare miliardaria, era statasequestra, violentata ecostretta ad osservare unassassino che le uccidevaspietatamente la figlioletta diquattro anni. Diventerà erede diquel suo immenso patrimoniochi tra gli «scelti nemici»sopravviverà.

Il caso TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPA V

IldisegnodiGuido

Scarabattoloper la

copertinadelromanzodi

McCallSmith«Gruppodiallegresignore»

ALEXANDER MCCALL SMITH

Le lady detectivedel Botswana= Ritorna la stupendaPrecious Ramotswe, la ladydetective del Botswana, con lasua inarrivabile agenzia diinvestigazioni al femminile,che abbiamo imparato adamare ne « Le lacrime dellagiraffa».La ritroviamo novella sposa delsuo Jlb Maketoni di TlokwengRoad, il più grande meccanicoper auto dell’Africa intera,madre di due bimbi adottati daSilvia Potokwane, dispoticadirettrice d’orfanotrofio, alleprese con alcuni piccoli grandimisteri di savana, tra i quali ilritorno inatteso e minacciosodell’ex marito, il violento etraditore trombettista jazzNote Mokoti. Come al solito inquesto ultimo «Gruppo diallegre signore» (Guanda, pp.250, !14) si intreccianochiacchiere e indagini in unleggiadro ma notevole squarciodi vita e pensieri «neri».

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FANTAVISIONI

pp Sasha Sokolovp LA SCUOLA DEGLI SCIOCCHIp Trad. di Margherita Crepaxp SALANIp pp. 219, !14p ROMANZO

Chris Abani

«ZOMBIE ISLAND»

Morti viventinel Palazzo Onu= Quando non sono vampiri, inon morti sono zombie, come in«Zombie Island» di DavidWellington (trad. di S. Montis,Mondadori, pp. 309, !17),ambientato in una New Yorkinvasa da cadaveri viventi, tra lemacerie dell’Onu e del Palazzo diVetro, in un futuro prossimoventuro che mantiene in milledettagli i tratti riconoscibili delnostro presente. Con questanuova generazione di mostri ilprotagonista dovrà combattereuna battaglia perduta, per salvaredall’Aids Mama Halima, reginaguerriera della Libera Repubblicadelle Donne di Somalia, ultimoanomalo baluardo di un’umanitàcorrosa da un apocalitticocontagio.

pp Jean Echenozp RAVEL. UN ROMANZOp traduzione di Giorgio Pinottip ADELPHI, pp. 116, !14p ROMANZO

RITORNI

Le vampireschenotti di Salem= Il fantastico oggi amafrequentare una realtàcontaminata dove ai solidiportali della fantasy classicasubentrano soglie facilmenteaccessibili, varchi attraverso iquali è possibile muoversi in un«continuum» fluido ovecoabitano infiniti livelli diesistenza e morti viventi e nonmorti hanno libera circolazionetra i vivi. Dracula non deve piùarroccarsi in lugubri castelli mapuò spaziare ovunque, dallaTransylvania alla provinciaamericana. Come in «Le notti diSalem» (tr. T. Dobner, Sperling &Kupfer, pp. 651, !22), cheritorna dopo oltre trent’anni conpagine inedite e stimolantiannotazioni di Stephen King.

GABRIELLABOSCO

LeultimepaginediRa-vel, che raccontano del tentati-vo di operazione al cervello cuiil grande compositore fu sotto-posto - fallita ogni terapia - perovviare ai disturbi neurologicisempre più gravi di cui soffri-va, sono decisamente spinte. Ilpresunto minimalismo di JeanEchenoz lascia posto in quellepaginea una impietosametico-losità. Le immagini di quelquarto di calotta cranica divel-ta, quella dura madre apertatrasversalmente, il corno ven-tricolare inciso perché ne fuo-riesca del liquido, le ripetute

iniezionid'acquaadilatare il cer-velloche si gonfiamadopounat-timo torna a sgonfiarsi, e poi, inpercorso inverso, dopo una fati-dica rinuncia, la chiusura del fo-ro di drenaggio, e il riposiziona-mento del lembo frontale soprauna dura madre lasciata aperta,il tutto suturato con filo scuro,mettono a dura prova la sensibi-litàdel lettore.Ancoraci si doveva riprende-

re dal racconto, qualche paginaprima, di un pensiero di Ravel,convinto di poter comporre, oforse di doverlo fare per unaqualche necessità interiore im-pellente, «un aereo in do». E an-coraci si stavacullando,per con-verso e in direzione consolato-ria, nell'idea accarezzata dalcompositoreuna sera, in procin-todi affrontareun'ennesimanot-te di insonnia, di poter recupera-re nella memoria, uno dopo l'al-tro ordinatamente, tutti i letti incui avevadormitodal primodell'infanzia di cui si ricordasse. Im-possibileperchiunque,mabellis-sima idea.Li ebbe davvero Ravel quei

pensieri? L'aereo in do, l'elencodei letti e molti altri che via viaEchenoz ci sottopone nella suatersanarrazionedegli ultimidie-ci anni di vita del compositore.Inutile chiederselo, non è quelloil punto. Ravel («Un romanzo»,specifica la copertinadell'edizio-

ne italiana, aggiungendo così unsottotitoloall'originalefrancese)è lontanodallabiografiaclassica-mente intesa quanto la farfalladal baco. Come dire: non è la ri-cerca dell'esattezza biograficachedevespingervia leggere il ro-manzoRavel (per quanto - fino aprovacontraria - non si possaac-cusareEchenozdi avere inventa-to alcunché). Bensì l'insinuarsidel narratore all'internodel pro-cesso di decomposizione di unamente.Di unamentecheperò, fi-no alle soglie di quell'improponi-bile operazione, fu compositrice.Lo straordinario di questa scrit-tura è il suo riuscire a porsi sullalinea impercettibilecheunisce lacreazionealdisfacimento.

IL LITIGIO CON TOSCANININonèperòun libronoiosoedelu-cubratorio. I fatti ci sono, e diprim'ordine.C'è la storia del Bo-lero, scrittopensandoalla catenadi montaggio, e passiamo per lafabbrica che lo ispirò. C'è il liti-gio con Toscanini, che insistevanell'accelerarne il tempo controil volere di Ravel (il quale, del re-sto, pensava di aver composto«una partitura senza musica…unsuicidiocheha comearmaso-lo l'ampliamento del suono. Fra-se ripetuta all'infinito, cosa sen-za speranza…»). C'è tutto il gelocon cui Ravel reagì all'esecuzio-ne di PaulWittgenstein del Con-certo per la mano sinistra. Ravelsi indignòoltre ogni diredelle in-fiorettature aggiunte dal piani-sta «monco» (fratello del filoso-fo, aveva perso il braccio destroin guerra) per il quale apposita-mente aveva scrittoquellamusi-ca. C'è il rifiuto del Maestro aGershwin, che gli aveva chiestolezionidi composizione.

DAI CAPELLI ALLE SCARPEC'è la grande tournée negli StatiUniti,quattromesidi trionfi a ca-vallo tra il 1927 e il '28. C'è il rap-porto di Ravel con la scritturadiConrad, e quello con il cinema(Napoléon, Metropolis). O i rap-porti di Ravel con le donne (solomercenarie). C'è la casa di Mon-tfort-l'Amaury,piccola, una spe-cie di fetta di camembert pienadi oggetti minuscoli, statuette eninnoli, carillon e giocattoli amolla; e l'amatogiardino, in pen-dio, «bombato come un femmi-neo trigono». C'è, per filo e persegno, il personaggio: con le sueproporzioni minute, un metro esessantuno di altezza per qua-rantacinque chili, dandy dallapunta dei capelli alla punta dellescarpe, sempre elegantissimoanche in bagno (partivacon ven-ticinquepigiamineibauli).Masoprattuttoc'è, progressi-

vo,quell'incepparsidellacreazio-ne. Non a caso Echenoz, figlio«bastardo» dei Nouveaux ro-manciers, li supera guardando aFlaubert.

NADIACAPRIOGLIO

Entrare nel cosmo deLa scuola degli sciocchi di SashaSokolov è un'esperienza diso-rientante: tutto è irrazionale e,al tempo stesso, perfettamentelogicocome inun sogno.Quando il romanzo fu pub-

blicato negli Stati Uniti nel1976 alcune autorevoli figureletterarie, come Nabokov e Ni-na Berberova, salutarono conentusiasmo la nascita del nuo-vo autore russo, affermandocheunuomochescriveun librodel genere a trent'anni sarebbecertodiventatoungrandescrit-tore. Lodarono la sua scritturae l'incantoche essa riescea tra-smettere. Nonostante i com-menti favorevoli, l'immediatatraduzionein inglesee la ripub-blicazioneinUrssdurante lape-restrojka, il romanzo è rimastoper molti anni un'opera pococonosciuta e non abbastanzaapprezzata. In italiano esce og-giper laprimavoltadaSalani.E' un testodensoe pregnan-

te come le opacheacquedel fiu-me Lete, «il fiume delle daciechescorrecontrocorrente»,re-taggio della mitologia classica.L'autore rifiuta ogni sorta dimimesi, allontanando dal testosoggetti, dialoghi, personaggi«fotografati», per concentrare

la propria attenzione sulla tessi-tura della parola e abbandonarsia un «flusso di coscienza» cheporta la prosa a immedesimarsicon lapoesia.La voce narrativa cambia di

continuo: a volte è un bambino oun adolescente dalla fervida im-maginazione, altre volte lo scrit-tore-poeta, altre ancora unamente disturbata: questa grotte-sca trinità bambino-poeta-paz-zo, con grande libertà di pensie-ro, prende in considerazione ilmondo, il disordine del mondo,

mescolando lo spazio e il tempo,il primae il dopo, il sé egli altri, inun monologo fitto e dolce, di cuilabella traduzionediMargheritaCrepaxconservabene la fluidità.Nel testo troviamo particola-

ri della vita sovietica, allusioni alsistemapoliziesco,adarrestie in-terrogatori, alla menzogna chedomina in un mondo in cui biso-gna proteggersi,ma non dal Kgbo dal sistema, bensì da se stessi.Il narratore, uno «schiavo del si-stemadellepantofole»,un «mala-

to che va alla scuola degli scioc-chi», costrettoa gridare contro ilmondo il propriourlo«inarticola-to», cioè il romanzo, dimostrache il peggior pericolo è diventa-re «normale». Perché mai do-vrebbe diventare come suo pa-dre, il severo magistrato, «cra-vatta, orologio, valigetta», quan-doè così bello«star seduti in clas-se, guardardalla finestra le nuvo-le rosicchiate dal vento». Lui e ilsuo alter ego, con cui è in costan-te dialogo, resterebbero soli, iso-lati nella folladei furbi, personag-gi privi di immaginazione, chebramanoil potere, le donne, le au-tomobili, il titolo di ingegnere;moltomeglio«vendereagli ango-li delle strade fiori cartoline gal-letti infilati suunbastoncino».

TRA FARFALLE INVERNALIPersino la fiaba tradizionale rus-sa lo conferma: Ivan lo Scemo,creduto da tutti sciocco, si rivelain realtà più astuto dei suoi saggifratelli. Diventando normale lasua unicità sparirebbe, la sua li-bertà sarebbe perduta per sem-pre; restando uno «sciocco», unindividuo incontrollabile, potràconservare la libertà dell'imma-ginazione, la libertà di inventareun nuovo pezzo degli scacchi,l'elefancavallo, che non si muovee resta dov'è, oppure di andarecol retino a caccia di «farfalle in-vernali», strane e meravigliosecreature,mai catalogate, che so-pravvivonoall'inverno.Contraltare a padre, preside,

medico, che invecedi capire il ra-gazzo cercano di renderlo «nor-male», è la straordinaria figuradell'insegnante di geografia, Pa-vel Norvegov, uomo libero, so-gnatore, sempre abbronzato,sempre senza scarpe, «sventatocome dev'essere un geografo»,che invita a vivere pedalando, adimenticare «libri, giornalacci,voci, nomi, ranghi, come si legge,come si scrive», per ascoltare ilvento e trasformare la parolanelmormorio «della tremula d'ago-sto». Norvegov imbocca la stra-da più corta per l'immortalitàvendendo il proprio scheletromentre è ancora in vita, muore,mapoi senedimentica…E' la memoria che il narrato-

re definisce«selettiva»:non rico-struiscenulla,ma permettedi vi-vere come si vuole, senza dipen-dere dalla realtà del passato.Raccontare storie trovate nellebottigliedi Clicquot sulle riva delLete, identificare il ramoscello(vetka) di acaciache sfiorisce lun-go la ferrovia con la donna ama-ta, Veta, la quale in una delle sueversioni immaginarie è la prosti-tuta di una vecchia stazione chemuore sulle rotaie, dissolvere lapropria identità in una ninfea epoi, alla fine, vedere te stesso,con «le lunghe braccia ossute e ilcollo sottile» pedalare nel tuoinarrestabile«allontanartida».

«MAIN STREAM»

Chi impazzisce,chi risuscita= Delle labili e permeabilifrontiere tra mondo dei vivi emondo dei morti discutono in tonipiù sofferenti e meditati numerosiromanzi «main stream» chesconfinano nel fantastico peresplorare nodi cruciali e punti dirottura di un’esistenza ingabbiatanella quotidianità, la cui presuntanormalità è puramente di facciata.In «L’ambigua follia di mr. Black»(trad. di N. Brazzelli, Fanucci, pp.293, !16), ad esempio, ChrisAbani intreccia il realistico alvisionario, il grottesco all’angelico,la metafisica all’inconscio e alsogno. E in «Morte di un uomoqualunque» di Glenn Duncan (trad.di A. Toscani, Fazi, pp. 255, !16) ilprotagonista, ridestatosi duranteil proprio funerale, non si limita a

scoprire finalmente i lati oscuri diun passato sconosciuto oincompreso, assistendo passivo aun presente ormai sottratto al suocontrollo, ma si fa testimone e«narratore postumo» perdiscutere con i lettori e con sestesso il senso ultimo diun’esistenza che è sempre ecomunque ricerca impossibile diun paradiso perduto.

MADE IN ITALY

Mal d’amoredall’aldilà= In Italia con una scritturaambiziosa che aspira a ricrearesulla pagina i ritmi e i tagli delparlato e del pensato, ChiaraPalazzolo solca le acque buiedell’horror e del fantanoir, neltentativo di captare sensazionie sentimenti (rabbia in primoluogo) dei teen-agers di oggi.In «Ti porterò nel sangue»(Piemme, pp. 446, !17,90)chiude la trilogia iniziata con«Non mi uccidere».Mirta, morta per mal d’amore e«ritornata» nei panniconturbanti e carnosi di Luna, èdivisa tra il mai sopito ricordodi Robin, suo travolgente amorein vita, e la bruciante passioneper Sara, irresistibile«sopramorta» come lei.

DALLA RUSSIA

Micidiale partitacon le Tenebre= A giudicare da «I guardianidel Crepuscolo» di SergejLuk’janenko (trad. di M. Falcucci eL. Sorcetti, Mondadori, pp. 405,!17), anche la nuova fantasypostsovietica tende a insinuarel’altrove in un presentericonoscibile, con la sua burocraziae il suo apparato ma anche la suatecnologia nucleare e spaziale. DaMosca a Baikonur gli umani sonoinfatti coinvolti in una partitamicidiale giocata degli Altri, arcaniesseri dotati di superpoteri cheattraversano a piacimento lesoglie del Crepuscolo liberi discegliere se farsi Forze della Luceo Forze delle Tenebre, Maghi oVampiri. Salvo poi stringereforzose alleanze per salvare ilproprio mondo e il nostro.

UNDANDYANCHEINBAGNO

ILBAMBINOILPOETAILPAZZO

Jean Echenoz Il romanzo di Ravel,ossia la decomposizione del Maestro

Ravel(1875-1937),compositoree pianista,autore,fra l’altro,del «Bolero»

di RUGGERO BIANCHI

Sasha Sokolov

Sasha Sokolov «La scuola deglisciocchi» che affascinòNabokov

Un romanzo pubblicatoa NewYork nel ’76L’autore aveva 30 anni:un urlo nell’Urssdella menzogna

Narrativa straniera TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPAVI

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VII - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.09

ENZOBIANCHI

Negli ultimi anni, quel filonedella narrativa che da tempo si ispira-va alla vicenda storica di Gesù di Na-zaret e dei suoi primi discepoli, con ilcorollario dei personaggi a loro legati- da Giuda a Pietro, da Barabba a Pila-to, da Paolo di Tarso a un leggendarioBen Hur - ha cambiato registro ed èandato a scovare nuova linfa in mano-scritti e reperti archeologici, autenticiomeno, e nella rivisitazionedella lette-raturaapocrifache fin dai primi secoliaveva elaborato racconti e immaginipiù avvincenti e colorite di quelle con-tenute nei quattro vangeli canonici,estremamente discreti nel narrare al-cuni episodi cruciali della vita di Gesù,a cominciare dal momento precisodell'eventodella sua risurrezione.

OTTO ANNI DI RICERCHE, MILLE PAGINED'altro canto, gli studi esegetici neote-stamentari hanno continuato a privile-giare una separazione tra il «Gesù sto-rico» e il «Cristo della fede», distinzio-ne che consenteda un latodi approfon-dire sempre più l'indagine «scientifi-ca» su una vicenda umana unica neglisviluppi cui ha dato origine e, d'altro la-to, di mettere il dato di fede al riparoda ogni possibile «dissacrazione».Que-sto peròha condotto alla più omeno ta-cita e condivisa accettazione dell'ideache i primi cristianinonpensavanocheGesù fosse «corporalmente» risuscita-to dai morti. Così la riflessione sull'evento fondante la fede cristiana sem-brerebbe procedere su due binari di-vergenti che, a loro volta imboccanopercorsi differenti: da un lato la ricer-ca «storica», intesa come indagine suciò che noi «moderni» possiamo direcircaun evento ipoteticamenteaccadu-to duemila anni fa, ricerca che forniscematerialea ricostruzionidi fantasiao asviluppi avventurosi e improbabili diuna vicenda umanissima della Palesti-na del I secolo dell'era volgare; d'altrolato l'adesionedi fede a una verità indi-pendentementedalla sua dimostrabili-tà, con la conseguente convinzione chechi è fuori dello spazio della comunità

credentenon può interessarsiall'even-to risurrezione e nemmeno deve farlo,a meno che non voglia aderire a suavoltaa quellaprofessionedi fede.Derive e dicotomie inevitabili e irre-

versibili?Non è di questo avviso, tra glialtri, l'attuale vescovo anglicano di Du-rham, Nicholas T. Wright, studioso diteologia neotestamentaria, convintochedeveessere«possibileparlaredellarisurrezionedi Gesù come di un eventoavvenuto nell'ambito della storia». Perquesto ha dedicato otto anni di ricer-che a sviluppare quello che in originedoveva essere il capitolo conclusivo diun libro sulla figuradiGesù, al puntodafarlodiventareunvolumediquasimillepagine, edito da Claudiana, interamen-tededicatoallaRisurrezione .Vale la pena di percorrerlo in que-

sti giorni di Pasqua nei quali, diversa-mentedal periodonatalizio, si fa più fa-tica a conciliare la «differenza cristia-na» della fede nella risurrezione con lamentalità predominante nelle nostresocietà secolarizzate: se infatti il Nata-le ha comunque un riferimento preci-so a una nascita umana - seppur attra-

versata dall'inaudito della verginità diMaria - che accomuna Gesù a ogni es-sere umano venuto al mondo, Pasquaha una dimensione puramente di fedeche sembrerebbesfuggire a ogni possi-bile accostamento a qualsiasi realtàumanamentesperimentabile.

QUELLA TOMBA VUOTAWright intraprende un percorso sce-vro da fideismi: infatti, non parte da-gli scarni e diversificati racconti evan-gelici della risurrezione, bensì dalleconcezioni sulla vita dopo la mortenell'antico paganesimo e dal concettodi morte e di oltretomba nell'AnticoTestamento e nell'ebraismo contem-poraneo alla nascita della chiesa. Co-sì, quando giunge ad analizzare la ri-surrezione negli scritti paolini e nellacristianità delle origini, può cogliernemeglio le linee di continuità e di rottu-ra con il pensiero precedente che tro-veranno un'articolazione convergen-te nelle narrazioni dei quattro vangelicanonici. Esaminando «le due coseche vanno considerate come storica-mente accertate quando si parla della

prima Pasqua: il vuoto della tomba egli incontri con il Gesù risorto», l'auto-re conclude che la combinazione diquesti due eventi costituisce «un in-sieme di circostanze al tempo stessonecessarie e sufficienti per spiegare ilsorgeredella fede cristianadelle origi-ni»: è dalla convinzione che Gesù fos-se davvero risorto corporalmentechei cristiani della prima generazione at-tribuirono a Gesù il termine di «FigliodiDio», e non viceversa.In fondo, proprio il dato storico del

sorgeree svilupparsidiunacomunitàcri-stiana con una forte carica di novità ri-spetto all'ambiente originario sollevaunaquestionenoneludibiledallo storico:«cosa è successo esattamente, dopo lacrocifissionediGesù, che abbia prodottol'esistenza della comunità cristiana?».Un interrogativo che costituisce una sfi-da teologicanondi poco conto, viva e sti-molanteoggicomeallora,perchélarisur-rezioneproclamatadaiprimidiscepolidiGesùnon è un evento estraneoalmondoreale, bensì l'irrompere in un luogo e untempoprecisodiun'alteritàcapacedido-naresensoallacondizioneumana.

NON UN MIRACOLO STRAMPALATO«Nelle prime narrazioni della risurre-zione di Gesù è il mondo reale che èstato definitivamentee per sempre ri-vendicato da quell'evento, un evento -conclude Wright - che voleva essereinteso non come un miracolo stram-palato, bensì come l'inizio della nuovacreazione ... è proprio in quelmondo eper quel mondo che i cristiani sonoimpeg6nati a vivere e, se necessario,a morire». Il mondo, infatti, attendeancora oggi cristiani che sappianonarrare a tutti questo «nuovo inizio»che non avrà fine. Sì, Pasqua è annun-cio che non vi è più alcuna situazioneumana senza sbocco: la risurrezionedel Signore spinge il cristiano a ren-der conto della propria speranza nel-la salvezza universale, a pregare af-frettando la venuta del Regno, ad at-tendere il giorno radioso in cui le lacri-me di tutti i sofferenti saranno asciu-gate.Non la chiesa soltanto,ma l'uma-nità, la creazione intera è destinatariadelle energie che non cessano di sca-turire da quella tomba ritrovata vuo-ta in un'albadi duemila anni fa.

L’altare di Colmar Dove si contemplala tragica finitezza della vita umana

RisurrezioneOltre la dicotomia fedee ragione: l’inizio della nuova creazione,il fondamento della comunità cristiana

MARCOVOZZA

Dopoaverdedicatoal-tri studi aBotticellie aRaffael-lo, Giovanni Reale ci sorpren-de ancora scrivendo un libro,ben documentato e illustrato,su Imisteri dell’altaredi Isenhe-im di Grünewald (Bompiani,pp. 282,!36).Nella suaautobiografia,Ca-

netti racconta di esser rima-sto una giornata al Muséed’Unterlinden di Colmar difronteaquestoaltare, provan-do il desideriodi rendersi invi-sibileper esservi rinchiusodu-rante la notte, nelle tenebreche costituiscono l’unica auraconsona alla contemplazionedi undipinto in cui sono antici-pati «tutti gli orrori che incom-bonosull’umanità».Quale potenza del tragico

emana da quella rappresenta-zione del corpo di Cristo or-rendamente solcato dalle spi-ne, deformato nella postura,raggelato nell’estremo gridodi abbandono?QuellaCrocifis-

sione costituisce la più altaespressione offerta dalla storiadell’arte dell’esperienza del do-lore. Un frammentodi Pascal lodescrive adeguatamente: «Eglisoffre questa pena e quest’ab-bandono nell’orrore della not-te». Mentre il laico Camus scri-veva: «Peressereuomo il diode-vedisperare».Il viaggio a Colmar è un se-

gno di devozione alla modernacognizione del dolore, alla con-sapevolezza tragica dell’umanopatire, alla percezione della no-stra vulnerabile finitezza. Al co-spetto di un corpo esposto allaminaccia di una esteriorità cheesprimesoltantoabiezionee so-pruso, constatiamo la veritàdel-le parolediNietzschechedefini-sce l’uomo«unanimalemalato»posto di fronte al non senso deldolore, chenon sa rispondereal-ladomanda incuinaufragaogniteodicea:«Perchésoffrire?».Al-tro che Anticristo! L’uomo par-tecipa dello stesso supplizio su-bitodal figlio diDio.Di fronteal-l’altare di Isenheim si avverto-

no i limiti di ogni ateismo, la suainsolvenzaesistenziale.Nella vibrante cornice cri-

stiana del quadro - ben eviden-ziata daReale - gli esseri viventicondividono nell’amore la con-tingenza dell’essere al mondo,la caducità dell’esistere, la pro-pria disarmata nudità. La soffe-renza è la verità dell’amore,maancor di più l’amore è la veritàdella sofferenza. Grünewald hadipinto il dolore infinito, quel-l’esperienzadel limite in cui l’uo-mo tocca il fondo abissale dellasua finitezza, la solitudine irredi-mibile in cui la supplicaall’Altrorimanesenzarisposta.Guido Ceronetti ha scritto

che «per capire la Pala (e forseper capire il mondo) bisognasentirsi Dio che patisce». Comeforse si sentiva il pittore, che vi-veva tra gli affamati, i malati e icadaveri, tra corpi martoriatidaldolore:peressi, fu concepitalaPala,modificabilenell’apertu-ra degli scomparti a secondadelle scadenze liturgiche, stru-mento terapeutico di superiore

conoscenzadestinatoa osserva-tori che passavano dall’orribilesupplizio della Crocefissione al-la luminosa teofania della Re-surrezione.Su questa immagine ag-

ghiacciante,quasi blasfema, de-ve soffermarsi ogni ulterioremeditazione sul significato del-l’incarnazione, che mai è stataraffigurata in termini di cosìatroce fisicità. Incarnandosi,Cristo si è lasciato contaminaredalla miseria dell’esistere, en-trando - come scriveva Péguy -nel «midollo del dolore». Quellodi Colmar è un Cristo già risor-to chemantiene però la propriaidentitàdi uomodel dolore, sen-za chenullapreludaalla trionfa-leascesaal cielo.Perchéallora insistere filoso-

ficamente sulla pittura? Perchéin essa possiamo trovare quellapalpitante esperienza del dolo-re, la cui visibilità non è statapercepita dal modello metafisi-co di pensiero che - da Platonead Heidegger - ha preferito ri-muoverlaevolgersialtrove.

LAPASQUADENTROLASTORIA

PierodellaFrancesca,«ResurrezionediGesù»,PinacotecadiBorgoSanSepolcro

INGRÜNEWALDC’È ILMIDOLLODELDOLORE

N. T. WRIGHTRISURREZIONECLAUDIANApp. 976, !65SAGGIO

IL LIBRO

Particolare dall’«Altare di Isenheim» di Grünewald, a Colmar

Confronti TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPA VII

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Page 8: 2007-04-07

GADAMER?LEI COMPRENDEIO INTERPRETO pp Donatella Di Cesare

p GADAMERp IL MULINO pp. 319, !19,50 SAGGIO

GIANNIVATTIMO

Non è un caso che uno deglistudi più completi sulla filosofia diHans Georg Gadamer (il grande pen-satore tedesco scomparso più checentenarionel 2002) veda la luce pro-prio in Italia, il paese che, comeGada-mer amava ripetere, è stato il primoad accogliere il suo insegnamentocontribuendo ampiamente alla suc-cessivaricezione in tutto ilmondo.Non solo le traduzioni italiane di

Gadamersono tra le primeche hannofatto conoscere il suo pensiero fuoridalla Germania, a cominciare da Ilproblema della coscienza storica, tra-dotto da Valerio Verra nel 1969; masoprattutto, ancor prima di divenireun ospite abituale delle universitàamericane, proprio in Italia Gadamercominciò quella carriera di «amba-sciatore filosofico» in tutte le parti delmondo che si protrasse fino gli ultimianni della sua lunghissima vita: l'Isti-tuto Italianodi StudiFilosofici, fonda-to e diretto tuttora aNapoli dalmece-nate e suo grandeamicoGerardoMa-rotta, fu per molti anni una sorta disua seconda casa, una succursale delseminariodi filosofiadiHeidelberg.A Heidelberg furono allievi di Ga-

damer, dopo Verra , molti altri italia-ni, persino un politico come LeolucaOrlando.E fino alla fine è stata sua al-lieva e interlocutrice inGermaniaDo-

natella Di Cesare, docente di Filosofiadel linguaggio alla Sapienza di Roma,autrice della monografia che esce oradal Mulino, e che merita di rimaneretra le opere indispensabili per lo studiodel pensiero gadameriano e dell'erme-neutica contemporanea. Ciò che si am-mira soprattuttonel lavoro dellaDi Ce-sare è la completezza che lo caratteriz-za, nonostante la sua relativa brevità.Nonc'è solo il GadamerdiVerità emeto-do, la grandeopera inauguraledel 1960;ci sono, ampiamente illustrati, tutti glialtri aspetti principali del suo pensiero,soprattutto l'etica, la riflessionesuiGre-ci, gli scritti letterari.Naturalmente, il centro è costituito

dalla teoria ermeneutica - che anchecontro l'esplicito caveat dell'autrice noicontinuiamo a denominare teoria dell'interpretazione - e cioè dalla dottrinaesposta in Verità e metodo. Quella cheesprime nel modo più chiaro e filosofi-camente rigoroso la (quasi) generaleconvinzione delle filosofie novecente-schepercui la veritànonsi dà comeevi-denza «oggettiva» di un mondo datofuoridi noi,macomecostruzioneattivain cui il soggetto conoscente intervienecon i suoi paradigmi, dagli a priori diKantalle «aperture»storichedi cui par-laHeideggerma che si ritrovanoanchenella teoriadell'ideologiadiMarx.La Di Cesare preferisce chiamare

l'ermeneutica una teoria della «com-prensione», ritenendo che «interpreta-

zione» renda meno fedelmente il sensodel tedesco verstehen («interpretazio-ne»sarebbepiuttostoAuslegung).La preferenza per il termine inter-

pretazionenon è però casuale, secondol'autrice. Rivela un certa declinazione,tipicamente italiana, dell'ermeneutica,che dipende dall'influenza dominantedel pensiero di Luigi Pareyson alla cuiscuola si sono formati in gran parte gliermeneutici italiani.

L’ESSERE, IL LINGUAGGIO E UNA VIRGOLAE' peròvero che la stessaDi Cesareusapreferibilmente«comprendere»piutto-sto che «comprensione» per designarel'atto ermeneutico. Forse esageriamoinminuzie terminologiche,manonsem-bra azzardatodire che la «comprensio-ne» evoca nella nostra lingua un insie-me di significati tali da dare all'erme-neuticaproprioquell'aria«irenica»chespesso le viene rimproverata da chi vivedeunpensiero troppo indulgente,pe-ricolosamente incline al relativismo.

Propriomisurandociconquestoproble-madi parole, e congli argomentinienteaffatto trascurabili che laDi Cesare ad-duce,ci rendiamocontounavoltadi piùdell'importanza della lezione di Parey-son, che venendo dalla tradizione esi-stenzialistica ha sempre consideratol'interpretazione come un atto in cui ilsoggetto si gioca interamente, e chepuò risolversi in una riuscita o in unoscacco, con tutte le implicazioni etichecheciò comporta.Del restoPareysonè il solo pensato-

re ermeneutico che abbia fornito unadefinizione formale dell'interpretazio-ne (un conoscere nel quale l'oggetto, lacosa, si rivela tanto più quanto più ilsoggetto si esprime); mentre la «com-prensione» gadameriana rischia spes-so di appiattirsi sul modello diltheyanodelle scienze dello spirito, definite solonegativamente come quelle che non di-spongono di un metodo rigoroso comelescienzedellanatura.In questo stesso senso va la lettura

che la Di Cesare, come molti altri stu-diosi, dà della famosa frase di Gadamersecondo cui «l'essere che può venircompresoè linguaggio».Secondoche simetta anche in italia-

no (come necessariamente in tedesco)la virgola prima e dopo la proposizionerelativa, si dirà o che solo quell'essereche può essere compreso è linguaggio,ripetendo dunque la vecchia distinzio-ne (Dilthey,Windelband)di scienzedel-la natura e scienze dello spirito; oppureche l'essere stesso è, in generale, lin-guaggio, e che l'esser compreso è unsuo carattere generale, assumendo leconseguenzedella affermazionedi Hei-degger secondo cui «il linguaggio è lacasadell'essere».Qui non c'entra più solo la differen-

zadiGadamerdaPareyson,maanzitut-to quella di Gadamer da Heidegger, esu questo il libro dellaDi Cesare è riccodi analisi e di tesi degne di discussione.Anche e soprattutto nei confronti dellametafisica classica greca, Platone, Ari-stotele, i presocratici, Gadamer tennesempreunaposizionediversadal «cata-strofismo» di Heidegger. Una posizio-ne, anch'essa,di «comprensione»accet-tevole piuttosto che di interpretazionerischiosa. Che l'autrice manifestamen-te preferisce. Con il pericolo, tuttavia,di staccare troppo nettamente l'erme-neutica dalle radici heideggeriane, dal-le quali continua a dipendere, anche inGadamer, la suapermanentevitalità.

Un maestro, due letture Confronto apertosull’ermeneutica, tra Pareyson eHeidegger IL LIBRO

HansGeorgGadamer, il filosofotedescoscomparsopiùchecentenarionel2002

Idee TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPAVIII

NEWTON COMPTON EDITORI

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

DEI TRECENTO SPARTANICHE SEGUIRONO IL RE LEONIDA ALLE TERMOPILI, NE SOPRAVVISSE

SOLTANTO UNO. MA PRESTO SCOPRÌDI AVER FATTO LA SCELTA SBAGLIATA…

Nell’elmo sentiva il rimbombo delle proprie tempie chepulsavano all’impazzata. Respirava a fatica, e l’ingombrodel copricapo gli parve un insopportabile fardello. Se lolevò con il braccio destro, mentre l’altro arto penzolavainerte lungo il fianco sinistro. Una volta privo di elmo, sentìdistintamente voci e grida dietro di lui. Voci e grida nemi-che. Era pronto un altro drappello di persiani. Non si voltò.Strinse forte la lancia che si era procurato, e la scagliò controuno dei soldati del gruppo che aveva appena decimato,urlando: «Io sono come Leonida!»

«Frediani è un esperto narratore di battaglie.»Corrado Augias, Il Venerdì di Repubblica

Oltre 15.000 copie venduteNUOVA NARRATIVA n. 78 (384 pp.). ! 9,90

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Page 9: 2007-04-07

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IX - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.09

AnniversariCompie 50 anni un«livre de chevet» del ’900,un’analisi anticipatrice della cultura dimassa che trasformain oggetti «superlativi» e «naturali» ciò che appare «futile»

GIANFRANCOMARRONE

I sordidi incontridi catchnel-le periferie parigine, la bistecca alsangue e le eterne patate fritte, lapubblicitàdei detersivi iperschiumo-si, gli antichi romani nei film diMankiewicz, l'epopea ciclistica deltourdeFrance, le rubricheastrologi-che nelle riviste femminili, la CitröenDS, il visoalgidodiGretaGarbonellaReginaCristina, lo strip tease alMou-lin Rouge, Gide in vacanza sul fiumeCongo che legge Bossuet, le fotogra-fie di pietanze ornamentali sui gior-nali di cucina, l'operaio di Chaplin inTempi moderni, la capigliatura dell'Abbé Pierre, i monumenti e i risto-ranti delle guide turistiche, la spa-smodica ricerca degli extraterrestri,il cervello di Einstein conteso fra leuniversità americane, l'invenzionedella plastica, le tautologiedella criti-ca teatrale accademica, la stupefa-cente velocità dei jet, il consumo ri-tualedel vino e le purificazionidel lat-te, le immagini dei candidati nei ma-nifesti elettorali...Che cos'hanno in comune? Sono i

miti d'oggi. Lo sappiamo almeno dacinquant'anni: da quando RolandBarthes, critico brechtianomilitantee strutturalista in erba, li ha inscrittid'ufficio nell'ideologia piccolo-bor-ghese della società di massa, osser-vando come la cultura mediatica,parlandoe riparlandodi fatti e perso-ne apparentementefutili, tendea tra-sformarli in oggetti tanto superlativiquanto falsamentenaturali.

LA RUBRICA DEL «FRANCE OBSERVATEUR»Pubblicatonel febbraio del 1957,Mitid'oggi (ma il titolo originale,Mytholo-gies, trascura ogni riferimento all'at-tualità contingente) è destinato cosìa diventare uno dei più fortunati li-vres de chevet del ‘900. Inaspettatosuccesso editoriale, questa raccoltadi brevi articoli cheBarthespubblica-vanella sua rubricamensile sulFran-ce Observateur è uno di quei rari testiche, riaperti in momenti e circostan-ze diversi, non cessanodi stupire.Di-rebbe Calvino: un classico. Scorren-do le pagine a caso e saltando fra ar-gomenti eterocliti, vi si trova semprel'osservazione acuta, la battuta sar-castica, l'analisi approfondita, la pro-

spettiva inusuale a partire dalla qualeriflettere su dettagli a prima vista insi-gnificanti della vita quotidiana, dellacronacaedellospettacolomediatici.

SULLA SCIA DI FLAUBERT E WARBURGCredete di sapere già tutto sull'esteti-ca e sul valore sociale delle automobi-li? Provate a rileggere le due densissi-me pagine sulla celebreDeésse: vi tro-verete un accurato studio sul designdelle giunture, dei finestrini e del cru-scottochebengiustifica l'ideasecondola quale «oggi l'automobile è l'equiva-lente abbastanza esatto delle grandicattedraligotiche».Pensate che la pubblicitànon abbia

più nulla di segreto?Riaprite le pagineche esaminano la differenza narrativafra liquidi saponificantie polveri deter-sive: verrà fuori che laddove i primivengono pubblicizzati come prodottieroici che uccidono brutalmente losporco, le seconde assumono il ruolodell'infido agente di polizia che scoprela sporcizianeimeandri più segreti deitessuti.Avete visto mille volte il povero

Charlot imprigionato negli ingranaggidelle catene di montaggio? Se tornateal fulminante articolo su Tempi moder-ni trovereteuna letturadel film in chia-ve brechtiana: ponendo l'operaio ungradino al di sotto della presa di co-scienza politica, Chaplin costringe lo

spettatorea rifletteresul sensoprofon-do del socialismo. E potremmo ovvia-mentecontinuare.Quel che è abbastanza evidente in

questo libro sempreverde è che ancheper Barthes, come già per Flaubert eperWarburg, Dio è nel particolare. Inun'epoca in cui il gelido materialismodialettico di Zdanov veniva contrasta-to dalla moda dell'esistenzialismo sar-triano, in cui cioè si poteva rifletteresoltanto sulle grandi questioni econo-mico-sociali o sugli annosi, piccoli pro-blemidel sensodella vita,Barthespro-va a invertire fortemente la rotta e a

prestare attenzionealle forme. Ilmito,dice, non sta nelle cose, nelle persone,nelle istituzioni, negli oggetti, nelle so-stanze. Si trova semmai nel modo incui questi vengono«parlati».Lapoten-za della cultura di massa, per Barthes,sta nella capacitàdi trasformare il cul-turale in naturale, nel far passare perovvio ciò che in effetti essa ha costrui-to a suo uso e consumo.A forza di par-lare e riparlare di un personaggio o diun evento, ecco che questi divengononaturali, iniziano a far parte della no-straesperienzaquotidiana.

UNA FISICA DELL’ALIBIUngiornalemostra in copertinaun sol-dato nero che saluta la bandiera fran-cese framolti commilitonibianchi?Ap-parentementeè soltantounastruggen-te immagine esotica; ma in effetti è ungesto giornalistico tende a giustificarele pretese imperialiste e coloniali della

Francia. Il mito è così una «fisica dell'alibi». Al lettore che accusa il giornaledi propagandapolitica, il direttorepuòsempre rispondere: «Io non volevo di-requesto».Di conseguenza, se volessimo inter-

rogarci, a cinquant'anni di distanza,sul valore di questo prezioso libro diBarthes, su quanto esso può ancoradirci, nondovremoandare in cerca, co-me pure qualcuno ha provato a fare,degli attuali miti d'oggi, aggiornandoeuforicamente il catalogo delle nostreumane debolezze. Certo, non ci sonopiùGide e Chaplin. LaGarbo e gli anti-

chi romani al cinema sono forse robadel passato, sostituiti da prodotti me-diatici e spettacolarimolto più potentie seducenti. L'elegante Citröen d'untempo ha ceduto il posto ai Suv e alleSmart.E imarzianinon inquietanoco-me gli informatici eroi di Matrix. Manonèquesto il punto.Quel che invece dovremmo consta-

tare è che ai nostri giorni non esistepraticamente più qualcosa di parago-nabile alla critica culturale di cui Bar-thes è stato un antesignano: una criti-ca al tempo stesso formale e ideologi-ca, che sappia trovare nelle pieghestrutturalidei discorsi imeccanismidicostruzione della cultura sociale, contutte le implicazioni che essa può ave-re: economiche, politiche, etiche, este-tiche. Forse JeanBaudrillard, fra i pri-mi allievi di Barthes, era riuscito aesercitarla efficacemente. Sino a po-chesettimanefa.

Unovirgoladue.Que-sta è lamedia dei fi-gli per ogni coppiaitalianae questoan-che il titolo del li-

bro e del dvd realizzati da Sil-via Ferreri (Uno virgola due.Viaggio nel paese delle cullevuote, Ediesse, pp.150 + dvd,!16). Dal libro al documenta-rio, dalle pagine scritte ai vol-ti fieri e determinatidelle don-ne intervistate e filmate, rim-balza come un'ossessione lafaticadi esseremadri.C'è tanta retorica oggi sul-

la difesa della famiglia; ci so-no troppe vesti stracciate sul-la decadenzademograficadelnostro Paese, che è da anniquello con la più bassa natali-tà del mondo. Le nostre don-ne sono sul banco di accusa:egoismo, carrierismo, ricercaossessivadi un benesseresen-za qualità. Ma non è propriocosì. Come recita una ricercaIstat-Cnel del 2003 «le donneitaliane non rifiutano la ma-ternità, tutt'altro. Oltre l'80%

delle attuali quarantenni haavuto almeno un figlio. Il pro-blema della fecondità italiana èla caduta verticale delle nasci-te in ordine superiore al pri-mo...». Ci si ferma all' «uno,due», appunto. Dopo quella so-glia scattano le regole ferreedelmercatoe del profitto.Le testimonianze raccolte

da Silvia Ferreri si ripetono,tutte uguali, tutte cariche dellastessa tensione: hanno volutofermamente un figlio; tutteconfessano di averne volutoun altro e di averci rinunciato.«Non avrò un figlio perché nel-lamia aziendaun figlio è consi-derato un errore di percorso,due un errore fatale», diceGio-vanna.ECristina : «Sonostataconvocata dal capo del perso-nale. Mi ha detto chiaramentedi cercarmi un altro lavoroperchéquestanuovagravidan-za non è proprio piaciuta allaproprietà che l'ha consideratacome un segno dimancanza diinteresse verso i miei compa-gni in azienda...».

La legge sulla protezionedellamaternità in Italia preve-de che la lavoratrice debba for-zatamente astenersi dal lavo-ro per sei mesi. Questa asten-sione viene detta obbligatoriaperché per proteggere la ma-dre e il bambino la legge impo-ne alla madre di stare a casa,garantendo una retribuzionepari all'80% di quella normale.In seguito la lavoratrice può ri-chiedere di astenersi dal lavo-ro per altri sei mesi dopo i pri-mi tre o quattro e questo perio-do viene comunemente defini-to astensione facoltativa (conuna retribuzione ridotta al30%). In realtà, queste normevengono continuamente aggi-rate, dimenticate, violate: il14% delle madri, alla fine, sce-glie di abbandonare il propriolavoro nel primo anno di vitadel bambino.I volti tesi delle donne filma-

te dalla Ferreri propongonouna casistica variegata di di-missioni firmate in bianco, im-poste, estorte; e poi discrimi-

nazioni, mobbing, contrattinon rinnovati, ecc. Intorno aqueste storie è come ci fosse ilvuoto. Il vecchiowelfare è in ri-tirata. Solo il 12,1% dei bambinida zero a tre anni va in un asilonido pubblico. Per i privilegia-ti ci sono i nidi privati (il10,3%) o le baby sitter (l'11%);alla stragrande maggioranza(il 54,5%) restano solo i vecchinonni, una soluzione arcaica e,comedire, precapitalistica.A rafforzare il disagio che

affiora da queste cifre propo-ste dal libro, ci sono le immagi-ni; si innesta così un circuitovirtuoso al cui interno la lettu-ra e l'audiovisione si rafforza-no a vicenda, concorrendo en-trambe a rendere più incisivoil tono di denuncia che perva-de tutto il lavoro della Ferreri.Alla fine, si avverte una pro-fonda amarezza; nessuno tra idifensori della famiglia «natu-rale» sembra avere il coraggiodi indicare nel profitto e nelmercato le insidie più pericolo-se alla sua integrità.

BARTHES, ILMITOSTANEIDETTAGLI

Oggi non esiste praticamentepiù nulla di paragonabilea quel modo di «fare critica»,il suo ultimo, efficace allievoè stato Jean Baudrillard

In «Mythologies», pubblicatonel 1957, sfilano la Citroën Dse Greta Garbo, lo stripteasee Charlot, gli extraterrestrie i capelli dell’Abbé Pierre

ROLAND BARTHESMITI D’OGGIEINAUDI, pp. 243,!11

Con il titolo «Mythologies» il librouscì nel 1957 dalle Editions du Seuil,in Italia fu pubblicato nel 1962 daLerici. Einaudi ne propose la«seconda edizione riveduta eaggiornata» nel 1974, nellatraduzione di Lidia Lonzi. Comespiegava l’autore, i testi erano natifra il 1954 e il 1956, mese per mese,per una rubrica della rivista «FranceObservateur»: «il loro legame è diinsistenza, di ripetizione», l’obiettivoè «la demistificazione».

IL LIBRO

L’OCCHIO E L’ORECCHIOGIOVANNI

DE LUNA

CHE FATICAESSERE MADRI

In Italia, «paese delle culle vuote», la media dei figli per ognicoppia è scesa a «uno virgola due»: una videoinchiesta denunciache è la crisi del welfare a mettere in crisi la «famiglia naturale»

R.Hamilton,1956:«Checosa rende lecasemodernecosìdifferentieaffascinanti?»

Visioni TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPA IX

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Page 10: 2007-04-07

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 07/04/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 06/04/07 19.07

VariaSaggistica RagazziNarrativaitaliana

100

Narrativastraniera Tascabili

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 24 AL 30 MARZO.

53

L’ombradel vento

RUIZ ZAFONMONDADORI

45

Publishers' Weekly, larivista americanasull'editoria che vie-ne sempre citata ag-giungendo che è «la

bibbia del settore», stavolta siguadagna davvero l'appellati-vo. Alle classifiche tradizionali(fiction, nonfiction, audiolibrieccetera) ne ha aggiunta unaintitolata «Religion». Per direquanto la materia sia roventee complessa: al primo postoc'è The God Delusion di Ri-chard Dawkins, il manifesto diateismodel quale abbiamoam-piamente riferito nei mesiscorsi perché stravende in tut-to il mondoanglosassone; al se-condo Letter to a Christian Na-tion di Sam Harris, accaloratoappello contro i fondamentali-smi religiosi, contro la commi-stione fra Stato e Chiesa, con-tro l'attacco al pensiero scien-tifico. Sarà tradotto da NuoviMondiMedia, che già pubblicòil precedenteLa fine della fede.Altro settore, altra «bib-

bia». È uscito il nuovo Yale Bookof Quotation, dizionario di cita-zioni curato da Fred Shapiro.Pullula di frasi celebri da canzo-ni, film, e anche qualche libro(Ishiguro, Roddy Doyle e pochialtri). Sul New York Times,Dwight Garner si chiede: mache fine ha fatto la letteratura?possibile che non siano citabiliJonathan Franzen, Zadie Smi-th, Rick Moody, David FosterWallace, e via elencando scritto-ri e saggisti americani o inglesi?E contrattacca, chiedendo ai let-tori di spedire frasi letterarie re-centi, da antologizzare poi sulgiornale. Se vi viene l'uzzolo diconcorrere, la mail è [email protected]. Magari potetechiedere: ma che fine ha fatto laletteratura non angloamerica-na? In unPaese che traduce cosìpoco, è una domanda che an-drebbeposta più spesso.Una delle rare sedi dove vie-

ne fornita risposta a questa cru-ciale domanda, è la rivista onli-ne di letteratura internazionale

Words without Borders. Che haappena pubblicato un'eponimaantologia (cartacea), chiedendoa scrittori emeriti di tutto ilmondodi segnalare talenti lette-rari emergenti ancora scono-sciuti in terre anglofone. Fra glialtri (Marías, Grass, Szymbor-ska, Adonis...) c'è anche Rober-to Calasso, che elogia GiorgioManganelli.Ancora a proposito del «re-

sto del mondo»: l'ultimo librodel giornalista-scrittore Wil-liamT. Vollmann (quello diPut-tane per Gloria, I racconti dell'ar-cobaleno, Afghanistan PictureShow) si intitola Poor People edè un'inchiesta sulla povertà, sue giù per il pianeta, dalla Rus-sia alla Thailandia.Molte inter-viste ai «dannati della terra»,mendicanti, prostitute, alcoli-sti; un centinaio di splendide fo-tografie; e una conclusione stu-pefacente. «La povertà non èpolitica», dice Vollmann: ma senon riguarda la politica, checos'altro è?

E ancora a proposito di varie-tà, nell'editoria statunitense. Labuona notizia è che nel 2006 so-no riuscite a entrare in classifi-ca 495 novità (è un record, l'an-no precedente furono 452), dicui 23 al primo posto (altro re-cord). La cattiva notizia è che il70% dei bestseller è rimasto inclassifica al massimo quattrosettimane. E che l'80% dei be-stseller è stato pubblicato daicinquemaggiori editori.Nel 2006 ha anche conqui-

stato per la prima volta il pri-mo posto in classifica Jodi Pi-coult (autrice Corbaccio), conil suo tredicesimo romanzo inti-tolato The Tenth Circle. Adessoè già di nuovo prima, col suc-cessivo Nineteen Minutes. An-che se il primato assoluto divendite, saggistica e varia in-cluse, appartiene a The Secretdi Rhonda Byrne, che promettedi «cambiare la vita a chi lo leg-ge». Insegna a usare «Il Segre-to» per avere soldi, felicità, sa-lute - ma quale sia, chi lo sa.

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Il cacciatoredi aquiloni

HOSSEINIPIEMME

64 59 58

La masseriadelle allodole

ARSLANBUR RIZZOLI

43

1. Il cacciatore di aquiloni 64Hosseini [1]17,50 PIEMME

2. Non dire notte 58Oz [2]15,00 FELTRINELLI

3. La cattedrale del mare 54Falcones [3]18,60 LONGANESI

4. L’innocenza 35Chevalier [5]17,00 NERI POZZA

5. Il piccolo libraio di Archangelsk 35Simenon [4]16,00 ADELPHI

6. Giochi sacri 23Chandra [8]22,00 MONDADORI

7. La tredicesima storia 21Setterfield [-]18,00 MONDADORI

8. Everyman 20Roth [7]13,50 EINAUDI

9. Nei boschi eterni 19Vargas [6]15,80 EINAUDI

10. La lunga estate calda... 19Markaris [-]17,50 PIEMME

1. 10+. Il mio mondo ... 22Del Piero [1]14,00 MONDADORI

2. Fascisti su Marte 21Guzzanti [-]17,90 BUR RIZZOLI

3. Centro d’igiene mentale 20Cristicchi [2]15,00 MONDADORI

4. L’amore è un dio 19Cantarella [-]13,00 FELTRINELLI

5. Pazza Inter. Cento anni... 14Turrini [-]17,50 MONDADORI

6. Quelli che corrono. Un manuale... 13Baldini [5]13,00 MONDADORI

7. L’Italia spensierata 12Piccolo [-]9,00 LATERZA

8. Rivergination 12Littizzetto [7]15,00 MONDADORI

9. Il collo mi fa impazzire... 10Ephron [4]10,00 FELTRINELLI

10. E’ facile smettere di fumare... 10Carr [3]10,00 EWI

1. Le due guerriere... 19Troisi [1]17,00 MONDADORI

2. Il piccolo principe 16Saint-Exupéry [2]7,00 BOMPIANI

3. Un ponte per Terabithia 11Paterson [10]16,00 MONDADORI

4. Mistero a Parigi 8Stilton [3]14,50 PIEMME

5. Ci vuole un fiore. Con cd audio 8Rodari; Endrigo [6]7,90 GALLUCCI

6. I due liocorni. Con cd audio 8Grotti [5]7,90 GALLUCCI

7. Via dei Matti. Con cd audio 7Endrigo; Costa [9]7,90 GALLUCCI

8. Alla fattoria. Libri magnetici 7Autori vari [-]9,80 APE JUNIOR

9. Storie del bosco antico 7Corona [-]8,80 MONDADORI

10. Arthur e il popolo del Minimei 7Besson [7]18,00 MONDADORI

AI PUNTILUCIANO

GENTA

RISORGONOGLI IROCHESIE GLI ARMENI

1 4Manituana

WU MINGEINAUDI

5

54

Perché nonpossiamoessere cristianiODIFREDDILONGANESI

35

1. Le pecore e il pastore 100Camilleri [1]10,00 SELLERIO

2. Scusa ma ti chiamo amore 74Moccia [2]18,00 RIZZOLI

3. Manituana 59Wu Ming [7]17,50 EINAUDI

4. Il segreto di Ortelia 34Vitali [5]15,00 GARZANTI

5. Il colore del sole 33Camilleri [4]14,00 MONDADORI

6. A un passo dal sogno 32Sfondrini; Zanforlin [3]14,00 MONDADORI

6. Gomorra 24Saviano [6]15,50 MONDADORI

8. Tango e gli altri 23Guccini; Macchiavelli [8]17,50 MONDADORI

9. Ritorno a Baraule 20Niffoi [10]16,00 ADELPHI

10. Testimone inconsapevole 19Carofiglio [-]11,00 SELLERIO

1. Perché non possiamo... 53Odifreddi [1]14,60 LONGANESI

2. La scomparsa dei fatti 31Travaglio [2]15,00 IL SAGGIATORE

3. Inchiesta su Gesù 26Augias; Pesce [3]17,00 MONDADORI

4. La vita digitale 24Andreoli [10]10,00 RIZZOLI

5. Dieci (possibili) ragioni della... 13Steiner [-]11,00 GARZANTI

6. La vita digitale 9Bueb [-]12,50 RIZZOLI

7. Una vita con Karol 9Dziwisz [7]17,00 RIZZOLI

8. Il fattore I 8Paolicchi [-]12,00 FELICI

9. Compagni di scuola. Ascesa... 8Romano [-]16,50 MONDADORI

10. La città degli uomini 8Bertinotti; Valzania [4]16,50 MONDADORI

1. L’ombra del vento 45Ruiz Zafon [1]12,00 MONDADORI

2. La masseria delle allodole 43Arslan [8]10,00 BUR RIZZOLI

3. Maigret e il ladro indolente 28Simenon [3]8,00 ADELPHI

4. Ti prendo e ti porto via 18Ammaniti [7]8,40 MONDADORI

5. E’ una vita che ti aspetto 16Volo [6]7,80 MONDADORI

6. La masseria delle allodole 16Arslan [10]7,80 BUR RIZZOLI

7. Imparare democrazia 15Zagrebelsky [2]11,50 EINAUDI

8. Proibito parlare... 14Politkovskaja [5]10,00 MONDADORI

9. La pensione Eva 14Camilleri [4]6,00 MONDADORI

10. Esco a fare due passi 13Volo [9]8,40 MONDADORI

Arisorgere in classifica, in questavigiliadi Pa-squa, sono i vinti, gli Irochesi e gli Armeni.Tra i primi 10, sempre guidati da Camilleri(ma il valore dei 100 punti è in discesa, stasotto le 10mila copie), entranoWuMinge la

Arslan.Manituanaripercorre la «guerrad’indipenden-za»degli Indianid’Americacontro iColonibianchi: trale righe, risuona l’ecodellenovecenteschelottedi quel-li cheFanonchiamò I dannatidellaTerra (anch’essiorarisortinellaPbeEinaudi)e viendapensareagli odierniscontri di civiltà, alla «resistenza» contro la democra-zia in formato export (gli irochesi come gli iracheni?).

La masseria delle allodole torna in vetta grazie al filmdei fratelliTaviani;e sarebbequarto,aparimeritoconWu Ming, se si sommassero le due edizioni tascabili,diverse nel prezzo. Due le novità della narrativa stra-niera: l’americanaDianeSetterfield,conun romancedisaporeottocentesco in cui unagiovane libraiaantiqua-ria si ritrovaad esser «nominata»biografadi una cele-bre, anziana scrittrice; e il giallista greco Markaris,con una nuova indagine del commissario Charitos,Montalbano d’Atene. In saggistica entrano le medita-zioni filosofiche di Steiner e il pamphlet di un presidetedesco, Bernhard Bueb, un Elogio della disciplina più

chemai attualementrequi si dibattedi comerisponde-re con le sberleai Frantidella «digitalgeneration».So-pravanzerebbe entrambi per punteggio L’amore è undio di Eva Cantarella, divulgazione (non bariccata) deirapporti tra sesso, politicae culturanell’anticaGrecia,attraverso miti e poemi: invece è finito nel calderonedella «varia». Certo, è un racconto «senza note», è na-to in radio (se è per questo, come il libro di Bertinotti).Maun po’ di canonicadisciplinagioverebbeanche aglieditori per non subire unmarketing indifferente al te-stoe le sue - avrebbedetto il compiantoWatzlawick,dicasa inviaAndegari - istruzioniper rendersi infelici.

2 3

6La cattedraledel mare

FALCONESLONGANESI

10L’innocenza

CHEVALIERNERI POZZA

CHE LIBRO FA... A NEW YORKGIOVANNA

ZUCCONI

VINCE DIO, MA ÈUNA DELUSIONENella classifica «religione», ormai un genere a sé, primeggiail manifesto di ateismo di RichardDawkins; tra le altre novitàun dizionario di citazioni (canzoni, film e pochissimi libri)

RichardDawkinsautoredi«TheGodDelusion»,manifestodiateismo

I PRIMI DIECI

Classifica TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPAX

Le pecoree il pastore

CAMILLERISELLERIO

Scusa ma tichiamo amore

MOCCIARIZZOLI

Non direnotte

OZFELTRINELLI

7 8 9

NA

Page 11: 2007-04-07

f

LUIGI MENEGHELLOOpere scelteMERIDIANI MONDADORI, pp. 1.810, !50

«Osserva la realtà italiana comeattraverso un cannocchialecapovolto. Merito dell'ambienteinglese in cui ha vissuto per anni.Riesce a mettere in evidenza i trattipositivi dell'essere italiani con unosguardo che offre una prospettivaefficace proprio attraverso ildistacco e la “lontananza”».Nel Meridiano, tra gli altri titoli:«Libera nos a malo», «I piccolimaestri», «Pomo pero», «Fioriitaliani», «Jura», «La materia diReading».

CESARE VIVIANIIl silenzio dell'universoEINAUDIpp. 70, !7,75

«E' silenzio veramente assordate einquietante quello dei versi di Viviani.Oltre la metafora, affronta il nododell'attuale difficoltà, dal punto divista esistenziale, politico, umano,del trovare un'identità. Mescola allaperfezione tono ludico e tragico».Cesare Viviani è nato a Siena nel1947. Gran parte della suaproduzione è raccolta in «Poesie1967-2002», Oscar Mondadori(apparso nel 2003). Da Einaudi,anche «La forma della vita».

f

LE SUE SCELTE

f

ASORROSAVERDE:“LAMIABIBBIAE’GUERRAEPACE”

GUSTAVO ZAGREBELSKYImparare democraziaEINAUDI, pp. 182, !11,5

«E' una straordinaria riflessionequesta di Zagrebelsky. Utile per unpopolo come il nostro che attraversauna crisi di valori democratici,costituzionali. C'è una scelta originaledi testi sul concetto di democraziache va da Erodoto ad Aristofane,Cicerone, Montesquieu, Tocqueville,Brecht, Orwell, Arendt, Bobbio eSantiago Carillo».Gustavo Zagrebelsky, giudice dellaCorte costituzionale, già presidentedella Consulta, ha pubblicato tral’altro da Einaudi «Il diritto mite».

MIRELLASERRI

Professore, il romanzo piùambientalista? «Guerra e pace. Nellastoria della lungamarcia di Napoleo-ne per vincere la resistenzadel gene-raleKutusov si incontranoboschi, la-ghi, distese innevate, una naturama-gnifica e intatta. Che stimola tantanostalgia. Spostiamoci altrove, dallaRussia dell'Ottocento alla Sicilia diVerga: la stessa impressione ce la of-frono ilmare deiMalavogliao le cam-pagne riarse delle novelle di Vita deicampi».La domanda non è peregrina per

il prof. Alberto Asor Rosa che le bat-taglie politiche non le ha mai abban-donate.Ma oggi il nostro storico del-la letteratura tra i più noti all'estero(le sue opere sono tradotte ovunque,dalla Spagna agli Stati Uniti), lo stu-dioso di Machiavelli e del Rinasci-mento che ha pure frequentato l'emi-ciclo parlamentaree partecipatoallelotte politiche non solo universitarie,vive una nuova stagionedel suo amo-re per la militanza e per la piazza, inchiave«verde» ed ecologista.Divenu-

to anchenarratore - per esempio conil suggestivo racconto autobiografi-co L'alba di un nuovo mondo - la suaalba più attuale ora l'ha trovata nelfuoco della protesta: è il coordinato-re dei comitati che, nati spontanea-mentee ora semprepiù agguerriti, sibattono, in Toscana e non solo, per latuteladel paesaggio.Nuova «vita» politica e, dunque,

nuove letture? «Non penso ai movi-menti ambientalisti solo come ciam-belle di salvataggio per un universonaturale sul punto di sparire o di es-sere sommerso da una colata di ce-mento», osserva il docente nel salot-to della sua abitazione romana cheaffaccia sul cupolone di San Pietro.Sul tavolino tutto pieno, anzi traboc-cantedi volumi, giganteggiano le boz-ze di un lavoro sul Rinascimento,par-te di una nuova storia letteraria perLe Monnier-Einaudi che vedrà la lu-ce tra qualche tempo.«Ma li penso comequalcosadi più

importante.Si deve levareuno scudoa difesa di una bellezza e anche diuna identità italiana che si vannoper-dendo. La Penisola oggi vede sfuma-re la sua specificità, il suo tratto chepiù la contraddistingue. Non certa-mente per l'arrivo degli immigratimaperché tutto nello stivale, dal pae-saggio ai monumenti, viene svendu-to, tutto può finire nelle mani del mi-glior offerente.Dunque se voglio ave-re dei testi guida per la salvaguardiaambientale leggo scritti sull'identitàitaliana».Da quali tomi si fa accompagnare inquesta direzione?«Ilmio punto di riferimento sono tut-te quelle opere che funzionano comeprontuari etici, che ci raccontano ilmodo di comportarsi bene - raro, loriconosco - degli italiani.Questa dotece l'hanno, per esempio, I piccolimae-

stri di Luigi Meneghello, racconto au-tobiografico in cui l'esperienzada par-tigiano, i contrasti interni, le difficoltàe il senso di inutilità, si uniscono allaconsapevolezzadellamissioneda com-piere; Il sergente nella neve, i ricordi del-la ritirata di Russia di Mario RigoniStern; i romanzi di PrimoLevi che rac-contanouna particolare identità italia-na come quella ebraica; Il gioco dei re-gni di ClaraSereni che usa semprenel-la stessa prospettiva ebraica la pecu-liarità di uno sguardo femminilemoltopiù “intimo”. Sono opere che, ambien-tate in situazioni di grande emergenza- durante la seconda guerra mondialeoppure durante la guerra di Liberazio-ne -, finiscono per rappresentare le“virtù” più machiavelliche degli italia-ni, un insiemedi energia e di intelligen-za».Abbandonati i tomi dell'operaismo, i te-sti di Mario Tronti, oggi insomma lei nonsi converte alle bibbie dei padri dell'am-bientalismo,da Henry David Thoreau, au-tore di «Walden, ovvero la vita nei bo-schi» a James Lovelock?

«Nondirei. In questi ultimimesi ho let-to molta poesia. La lirica italiana con-temporanea è più matura e ricca diquantonon sia il nostro romanzo».Quali i «suoi» poeti?«L'elenco è lungo. Se si è capaci di ri-nunciare alla seduzione del successodimassa che a volte assicura il roman-zo, se si opta per un ricerca così solita-ria e così poco valutata come quella po-etica, è possibile che si finisca con la li-rica per imboccare una strada moltoautentica.E su questavia sonoValerioMagrelli, PatriziaValduga,AldaMeri-ni, CesareViviani, FrancoMarcoaldi eGianni D'Elia. In particolare mi piac-ciono i versi diMagrelli e quello stranoe a volte anche struggente incrocio tradimensionegeometricae fantastica».Il primo amore, ovvero il suo esordio allalettura, quando è stato?«Ho cominciato con Topolino e sonoapprodato a 15 anni a Thomas Mann.Era proprio Topolino il mio personag-gio preferito, il più intelligente e corag-gioso.Poi sono passatoa JackLondon,dal Richiamo della foresta, ambientato

negli Stati Uniti durante la corsa all'oro cheLondonha vissuto anche in pri-ma persona, a Zanna bianca nella qua-le un lupo selvatico viene addestratodall'uomo». Siamo già all'approccioambientalista? «Per niente. Mi piace-va il senso dell'avventura e dello spa-zio. Era l'evasione dal mio quartiereproletario, dalla scuola, dalla famiglia,da tutto quello chemi sembravami te-nesse prigioniero. Poi c'era AlexandreDumas con iTre moschettieri, Il Viscon-te di Bragelonne. Infine è arrivata Lamontagna incantata.Me la consigliòunimpiegato della biblioteca del dopola-voro ferroviario di cui mio padre eraresponsabile, dicendomi: “Dai, prova,è un libro piuttosto bello”. All'inizio hofaticatoe poimi sonoappassionato».Tra i narratori attuali chi occupa le sue se-rate?«Melania Mazzucco con Vita ma so-prattutto con Un giorno perfetto. Bra-vissima, i suoi libri sono comeedifici incui struttura emessaggio sono ben ca-librati. E come la Mazzucco è un'abileburattinaia e in una sola giornata tiramolteplici fili narrativi, cosìNicoOren-go rappresentaun caso abbastanza ra-ro nella nostra narrativa di romanzie-re “ambientalista”. Circoscrivendo unsolo territorio, le Langhe, lo scrittoretorinese in Di viole e liquirizia restitui-sce il senso della devastazione in ma-niera esemplare, narrando con un lin-guaggioquotidianodi boschi scompar-si a scapito di vigneti, anche là dove levigne non c'erano mai state o non do-vevanoesserci».Altri scrittori?«Daniele Del Giudice, riesce a portarenel mondo caotico uno spirito lucido,cartesiano, scientifico. Peccato chetacciadamolto tempo. Però lemie pas-sioni narrativenon sonoqui».E dove?«Oltreoceano. Philip Roth, per esem-

pio. Pastorale Americana è un capola-voro.C'è un particolarechemi ha sem-pre colpito. Sono nato nel 1933, lo stes-so anno di Roth, a distanza di pochimesi: lui a marzo e io a settembre. Miha sempre coinvolto confrontare la vi-cenda raccontata da Roth, di un bam-binoebreodiNewark,nelNewJersey,il cui padre possiede una piccola fab-brica di guanti in rapida espansione,con la mia, di ragazzino cattolico delpopolare quartiere di San Giovanni.Avevamo, dal punto di vista anagrafi-co, strade parallele. E poi c'è Don De-Lillo. Più grigio, più omogeneo ma as-sai spontaneoe naturale».E i classici?«Per la terza volta di recente sono tor-nato sull'Orlando furioso, grandiosa fa-vola sull'esistenza umana che ci fa ca-pire meglio tutte le passioni, da quellaamorosa a quella politica. Poi ci sonoNiccolòMachiavelli e FrancescoGuic-ciardini. Se vogliamounmodello di uo-mo italiano, loro ce lo offrono. E' fonda-to sulla “virtù”, ovvero sull'eserciziodiuna serie di facoltà naturali che ci aiu-tano amettere insieme la comprensio-ne e l'azione».A teatro a chi l'ha catturata?«L'armata a cavallo di Isaac Babel nel-la riduzione diMoni Ovadia e Il sergen-te nella neve di Rigoni Stern messo inscena daMarco Paolini. Sono entram-bi, curiosamente, testi epici sulla guer-ra. Ma forse non è una coincidenzaperché tutti e due, inmanieremolto di-verse, alludono a un momento simile aquello in cui oggi viviamo. Siamo inuna situazione di belligeranza e non lodichiariamo.Altri Paesi con tradizionidiverse dalle nostre non hannodifficol-tà ad ammetterlo mentre noi simulia-mo. Le prospettive del movimento pa-cifista sono incerte, confuse. Non c'èche da sperare in un risveglio, di pri-mavera, si spera».

«Tra gli autori guidaper la salvaguardiaambientale, anche Levi,il sergente Rigoni Stern,Meneghello e i suoi maestri»

AlbertoAsor Rosa

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

«Ho cominciato con Topolinoe sono approdato a 15 annia ThomasMann,sensibilissimoancheal richiamo di Jack London»

LoscrittoreLevN.Tolstoj inun dipintodi Ilja J. Repindel1891

La vita. Alberto Asor Rosa è nato a Roma (1933), professore di Letteraturaitaliana all’Università La Sapienza di Roma. Critico, scrittore, uomo politico.Ha diretto il settimanale « Rinascita». Ha progettato e diretto la collana Let-teratura italiana per Einaudi.

Opere. «Scrittori e popolo» (nuova edizione Einaudi, 1988) ha segnato i suoiesordi. Per La Nuova Italia ha raccolto i saggi «Un altro Novecento», sulla cul-tura e la letteratura italiana ed europea. Ancora per i tipi di Einaudi due operenarrative: «L’alba di un mondo nuovo» e «Storie di animali e altri viventi».

Diario di lettura TuttolibriSABATO 7 APRILE 2007

LA STAMPA XI

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