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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art ,1 comma 2, CB Bologna - Anno XLIII - n. 2 - II trimestre Movimento Domenicano del Rosario - Provincia “S. Domenico in Italia” 2/2010 non stiamo in silenzio! Convegno del Rosario Bologna, 18 aprile 2010

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Convegno del RosarioBologna, 18 aprile 2010

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ROSARIUMPubblicazione trimestrale del

Movimento Domenicano del Rosario

Proprietà:Provincia Domenicana S. Domenico in Italia

via G.A. Sassi 3 - 20123 Milano

Autorizzazione al Tribunale di Bolognan. 3309 del 5/12/1967

Direttore responsabile:fr. Mauro Persici o.p.

Rivista fuori commercio

LLee ssppeessee ddii ssttaammppaa ee ssppeeddiizziioonnee ssoonnoo ssoosstteennuuttee ddaaii bbeenneeffaattttoorrii

Anno 43°- n. 2

stampa: Grafiche Lusar srlNovate - via Vialba 75

Movimento Domenicano del RosarioVia IV Novembre 19/E

43012 Fontanellato (PR)Tel. 0521822899Fax 0521824056Cell. 3355938327

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ROMA, venerdì, 12 marzo 2010 (ZENIT.org).- I Domenicani di vari Paesi sono preoccupati per leconsorelle in Iraq e per gli altri cristiani sotto attacco nel Paese. Suor Maria [priora delle suore domenicane irachene] molto preoccupata per la sicurezza delle suoree della popolazione cristiana ha riferito che la maggior parte dei cristiani sta progettando di fuggiredall'Iraq, e quindi non sa cosa accadrà alla sua Congregazione”.Ha lamentato il fatto che molti mezzi di comunicazione “non riportino nulla” a questo proposito eparlando a nome delle sue consorelle irachene, ha chiesto ad altri di diffondere la notizia e di prega-re per i cristiani sofferenti dell'Iraq.Nelle ultime settimane, una serie di omicidi è costata la vita a varie persone. Circa 15.000 cristiani restano nella città a maggioranza musulmana di Mosul, dove le loro famiglievivono da 2.000 anni.

non stiamo in silenzio!

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Ora, cosa bellissima, cari fratelli, la beata Vergine non solo ha scelto bene il luogo come luogodi raccoglimento, come luogo di preghiera, come luogo ove spontaneamente si sale a Dio, la beataVergine ha scelto in modo molto accurato anche il tempo della sua apparizione, è apparsa dopoqualche tempo dalla definizione dogmatica della sua Immacolata Concezione. Il papa di veneratamemoria – e speriamo che sia anche proclamato beato – il papa Pio IX, nell’anno di grazia 1854, haproclamato il dogma secondo il quale la beata Vergine sin dal primo istante della sua esistenza èstata liberata da Dio da ogni macchia del peccato delle origini. Pensate, cari fratelli, a questo unicoluogo che la beata Vergine assume nella storia della salvezza. È davvero bello parlare di lei come lamistica aurora della nostra salvezza, Maria che precede come aurora il Cristo, suo figlio immacola-to, la Vergine immacolata che precede il suo figlio immacolato. Vedete come la grazia di Cristo si

La Beata Vergine di Lourdes(parte II)

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rispecchi in anticipo in Maria. Cristo privo del peccato, vittima innocente perl’espiazione dei nostri peccati, Maria l’aurora mistica di Cristo, come Cristo èil sole di giustizia, così Maria è colei che precorre come mistica aurora quelsole di giustizia che è il Cristo che si alza all’orizzonte dell’umanità per nonconoscere mai più il tramonto.Ecco la vergine Maria, la prima innocente in un mare di peccatori. Il peccatodelle origini non è un capriccio della Chiesa: il peccato delle origini è unarealtà, basta guardare noi stessi. Ci sono tanti dogmi che è difficile sondare,pensate ad esempio al dogma della Trinità, la verità sublime, ineffabilis Deus,chi potrà guardare gli eterni splendori dell’eternità del Verbo? Ebbene Iddio èsconosciuto a noi stessi, ma noi, pur presentando il mistero a noi stessi, appenaguardiamo dentro di noi capiamo che siamo inadempienti, strutturalmente ina-dempienti, cioè tendiamo al male pur essendo stati chiamati al bene. Sentiamoche siamo stati chiamati al bene, ma sentiamo anche il terribile richiamo delmale, quello che si chiama inclinatio ad malum.Ora vedete che il peccato delle origini è una terribile, terrificante realtà. Sindalla sua giovinezza l’uomo è portato, è inclinato al male. Ecco allora, cari fra-telli, la beata Vergine in quella massa damnationis, come dice giustamentesant’Agostino, è l’unica graziata, kekalitomene: come è bella questa invocazio-ne dell’angelo! Noi diciamo Ave Maria, gratia plena, nel testo originale grecol’Angelo la saluta: kekalitomene, cioè colei che ha la grazia di Dio, Lei l’uni-ca. Vedete, noi tutti siamo una massa destinata alla perdizione, Lei unica haavuto la grazia da Dio, ha trovato grazia ai suoi occhi.Ora, è cosa molto bella che la beata Vergine Maria dica a santa BernadetteSoubirous queste sublimi parole: «Io sono l’Immacolata Concezione». Il par-roco, quando ha sentito questo da una ragazzina che non aveva studiato teolo-gia, ha capito subito che la rivelazione era autentica. Come poteva una bambi-na, che aveva una istruzione catechistica senza approfondimenti teologici,come poteva dire parole così sublimi: Io sono l’Immacolata Concezione?Dopo quattro anni dalla definizione dogmatica la Vergine appare e sancisce leparole del vicario di Cristo. Che bella cosa!Il tempo stringe, ma bisogna che vi accenni a un terzo aspetto di Lourdes edelle apparizioni della Vergine.La Vergine ha insegnato alla beata Bernadette a scavare un pozzo, dalla terradel quale scaturì dell’acqua che portava guarigione e salvezza non solo aicorpi, ma anche alle anime. Quante conversioni a Lourdes! Che cosa commo-vente vedere quel cieco che è andato a Lourdes per riavere la vista! Lui era unmiscredente, non credeva in Dio, però diceva: se funziona, dovrà funzionareanche con me. Già in questo c’era un inizio della fede, tutta grazia di Dio.Orbene, quel cieco è andato a Lourdes, non credeva ancora in Dio, ma diceva:se funziona, proviamo, provare non nuoce, se ha funzionato con altri, puòdarsi che funzioni anche con me. Ebbene, la vista esterna non l’ha avuta, maha avuto la vista interiore, la grazia della fede. Come è bella questa lapide chedice: ha chiesto alla Madonna di riavere la vista ed invece di avere la vista del

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corpo ha avuto la vista interiore dell’anima, è stato liberato dalla cecità dell’in-credulità. Così, cari fratelli, sono convinto che la città di Lourdes rimarrà sempre unluogo di grazia, non solo di preghiera, ma anche e soprattutto un luogo di gra-zia della fede.Lourdes è una smentita alla ribellione pseudointellettualistica dei tempimoderni. È una continua smentita del positivismo che era la piaga del secoloscorso e che, sotto la formula del così detto neopositivismo, continua a turbarel’umanità contemporanea. Che cosa è il positivismo? È il tipico razionalismoche dice: i miracoli non ci sono.Ebbene, perché non ci sono i miracoli per i positivisti? Per la semplice ragioneche loro hanno decretato – in virtù della loro scienza – che i miracoli non de-vono esserci, non hanno da esserci. Capite, cari fratelli, come sono profondi efondati questi ragionamenti scientifici! I miracoli non ci sono. Per quale moti-vo? Perché non devono esserci. Orbene, la beata Vergine Maria si diverte, oserei quasi dire, a fare dei miracoli.Diceva Chesterton: i miracoli hanno una caratteristica veramente bella e com-movente, il fatto che veramente esistono. A Lourdes succede proprio questo, ci sono ormai quattromila casi che preten-dono di essere guarigioni miracolose; la Chiesa con la sua estrema prudenzane ha ammesso l’uno per cento, una quarantina di casi dei quali la Chiesa dice:siamo dinanzi ad un fatto soprannaturale. Ciò non esclude che in tanti altricasi, non canonicamente ammessi, ci sia stato veramente l’intervento miraco-loso di Dio. Cosa bellissima vedere questo riconosciuto da medici, spessoanche non credenti, che devono arrendersi davanti alla realtà dei fatti. Ma quello che mi diverte di più, cari fratelli, è come questi poveri medicisiano sempre trepidanti di fronte ai giudizi dei loro colleghi. Pensate a quelgrande scienziato – al quale è stato dato il premio Nobel per la medicina peruna particolare tecnica chirurgica da lui messa a punto per riparare le vene nelcorpo umano – ebbene quando quel grande luminare della medicina si è con-vertito a Lourdes ed ha scritto sul suo diario che questi fatti sono autentici, èstato proscritto da tutto il mondo di questi medici positivisti. Vedete, c’è nel tempo presente una grave irrazionale superstizione: questasuperstizione dei tempi moderni si chiama positivismo e scientismo.Ebbene, cari fratelli, andiamo alla scuola della Vergine Immacolata, alla scuo-la di Lourdes ove Maria santissima, dinanzi ai suoi, a coloro che sono più pro-vati di tutti, dinanzi ai malati, dinanzi agli handicappati, dinanzi ai suoi poveri,fa piovere le grazie dal Cielo, le grazie miracolose a dispetto di tutto il razio-nalismo, a dispetto di tutto il modernismo, di tutto lo scientismo del nostrotempo. Così sia.

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Questa omelia, tenuta da P. Tomas Tyn, è tratta dal libro “La Beatasempre Vergine Maria Madre di Dio” (edito dall’Associazione FigliSpirituali di Padre Tomas Tyn).

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Lettera del Maestro dell’Ordine a Giovanni Paolo II sulla situazione irachena

Roma, Santa Sabina, 5 marzo 2003Sua Santità Giovanni Paolo IIAncora una volta abbiamo il piacere di ospitarla nella nostra casa per cominciare in modo solenne ilTempo della Quaresima. (...)Quest’anno il Signore le ha dato l’ispirazione per invitare tutti gli uomini e le donne di buonavolontà a pregare e digiunare per la pace, soprattutto in Iraq e in Terra Santa. In questo modo, l’in-vito alle pratiche proprie di questo periodo “forte” non è rimasto circoscritto alla comunità cattoli-ca. Sono molti coloro che, da tutti gli angoli della terra, si sono fatti eco del suo grido immmutabileper la pace! Riceva all’inizio di questa Quaresima due piccoli segni che si uniscono, in un certomodo, a questo coro orante che Lei, Santo Padre, ha voluto riunire oggi per supplicare a Dio, riccodi misericordia, il dono della pace. Questi semplici doni rappresentano a loro volta due campagneche sono state promosse in seno alla Famiglia Domenicana.La spilla “I have a Family in Iraq” (ho una famiglia in Iraq) esprime non solo la nostra profondasolidarietà con i fratelli e le sorelle domenicani presenti in Iraq (8 frati, circa 300 religiose e intornoai 500 laici), ma anche la vicinanza a tutti gli abitanti di questo paese così provato. Il rosario di legno d’ulivo della Terra Santa, è uno dei tanti fabbricati dai cristiani palestinesi aBetlemme e Gerusalemme per i pellegrini e i turisti. La situazione attuale ha compromesso seria-mente questa fonte di guadagno. Per questo motivo si è creata una catena di solidarietà per la suadistribuzione e vendita fuori dalla Terra Santa. Il ricavato ritorna a queste famiglie, per loro questorappresenta quasi l’unico mezzo di sussistenza, di lavoro e dignità in un momento in cui tanta vio-lenza e incertezza impedisce loro di poter contare su altri introiti! (...)Con amore filiale in Nostra Signora del Rosario e San Domenico,

Frate Carlos A. Azpiroz Costa O.P.Maestro dell’Ordine

Non stiamo in silenzio!

Convegnodel Rosario

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Ho una famiglia in Iraq(da IDI, gennaio 2003) L’Iraq è un paese di circa 23 milioni di abitanti, per la maggior parte musul-mani e mezzo milione di cristiani, molti dei quali sono cattolici romani di rito siriano e caldeo. Lacristianità è arrivata in questa parte del mondo alla fine del primo secolo. Tra i luoghi biblicidell’Iraq ricordiamo: il luogo tradizionale del Giardino dell’Eden, la casa di Abramo ad Ur, il luogodove gli israeliti sono andati in esilio a Babilonia, dove Giona ha profetizzato alla gente di Ninive edove la Buona Novella è stata di casa per secoli.I resoconti storici dell’Ordine Domenicano indicano che almeno un frate ha fatto parte della Casadella Saggezza a Baghdad nel Medio Evo. Questa “Casa” è stato il luogo di incontro di studiosi diogni parte del mondo messi insieme dal Califfo regnante a quell’epoca. Questo Califfo ha volutoallo stesso tempo raccogliere e diffondere la conoscenza nel mondo.I Domenicani sono arrivati in maniera permanente a questa Chiesa e cominciarono a svolgere illoro ministero tra i cristiani più di 250 anni fa. Nel 1873 è giunta la congregazione delle SuoreDomenicane della Presentazione di Nostra Signora. Una seconda congregazione, quella delle SuoreDomenicane di Santa Caterina da Siena, ha cominciato a organizzarsi a partire dal 1877.Quest’ultima congregazione era costituita interamente da suore irachene, ma ora ci sono anche fratiiracheni e Suore irachene della Presentazione.Attualmente i Domenicani iracheni, incluso il laicato, svolgono il loro ministero tra i cristiani e imusulmani nelle scuole, nelle cliniche, negli orfanotrofi, negli ospedali e in numerosi altri apostola-ti. A partire dalla Guerra del Golfo, la nostra Famiglia ha sofferto duramente. La FamigliaDomenicana continua a testimoniare, attraverso il suo ministero, l’amore di Dio anche in mezzoalla sofferenza. Siamo tutti figli di Dio. Ho una Famiglia Domenicana, una famiglia cristiana...famiglia umana... in Iraq. E così anche voi.

(scritto da Roberta Popara, O.P.).

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Testimonianze che dovrebbero riempire di vergogna l’Occidente,dove ci sono credenti che si definiscono “non praticanti”…

Aprendo i lavori del Convegno “Vivere e pregare da cristiani in Medio Oriente”, fra RiccardoBarile o.p., Priore Provinciale dei Domenicani del Nord Italia, ha ricordato la ragione “pastorale”della preghiera, preghiera che tuttavia rispecchia ed esprime sin dall’antichità anche la “cultura” de-gli oranti. Il che significa, a suo giudizio, affrontare l’argomento, tornando alle radici ovvero a con-testi tra i più antichi dal punto di vista della fede, benché pressoché sconosciuti al mondo occidenta-le, perché sostanzialmente dimenticati dai media: “La preghiera – ha affermato fra Barile, introdu-cendo l’argomento della giornata – oltre ad essere un dono di Dio, è un insegnamento che Dio ci hafatto ed anche un «artigianato» nostro umano, che esprime la nostra cultura. Si prega in un certomodo, perché ci troviamo in questa civiltà, con questa civiltà, con queste parole. Dove però sianocompresenti più culture, quand’anche all’interno dello stesso mondo cristiano, emergono spesso ledifficoltà”.Giacomo de Antonellis, giornalista Rai, ha quindi presentato una breve scheda per mettere a fuocola situazione dei cristiani in Medio Oriente. Situazione molto confusa, ha detto senza mezzi termini.E fortemente penalizzante. In più, “il risorgere del nazionalismo islamico è stato un elementoessenziale in questa rivalsa nei confronti dei cristiani. Bisogna stare attenti – ha ammonito – maigirare la testa dall’altra parte”.Fra Guy Tardivy o.p., priore del convento “Santo Stefano” di Gerusalemme, è stato esplicito, lo hadetto a chiare lettere: la sua chiave di lettura di quanto avviene in Medio Oriente è quella dei “pale-stinesi, ai quali appartengono le famiglie e i giovani cristiani, che cerchiamo di avvicinare”. Da quila sua denuncia di una “politica di giudaizzazione” in corso a Gerusalemme, dove sarebbe in corsoun “continuo tentativo di intimidazione”. Rispetto a ciò, anche il muro intorno a Gerusalemme hatrovato una propria, precisa collocazione nelle parole del priore, a capo della comunità, sede dellafamosa scuola biblica ed archeologica, che ha prodotto – tra l’altro – la “Bibbia di Gerusalemme”.Da qui un elenco di difficoltà quotidiane, snocciolato come i grani di un Rosario dal sacerdote

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Ecco come preganoi cristiani perseguitati

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domenicano, che ha accusato la stampa interna-zionale di tacere tali episodi. Difficoltà, quelleevidenziate, per lo più di carattere pratico (docu-menti, residenza, assistenza sanitaria, disoccupa-zione, diritto allo studio...), oltre all’incubo delconflitto. Per questo, è stato messo a punto dal-l’Associazione “Totus Tuus International” un pro-gramma “umile e modesto” rivolto non solo aigiovani cristiani dei quartieri attorno al SantoSepolcro e del Muristan, bensì a tutte le personedi buona volontà, al di là di cultura o fede, perpromuovere “valori e gesti semplici nella vitaquotidiana, così da cooperare alla realizzazionedella pace e del bene comune in Terra Santa ed intutti i paesi”. Programma, riassunto dal motto“Let Love be now”, cioè “L’amore sia adesso”.

“Condividendo la vita quotidiana delle persone – ha affermato Padre Tardivy – ci si accorgeimmediatamente di queste difficoltà che senza tregua impediscono l’organizzazione di una vitanormale e serena e la comunicazione con i parenti e gli amici, che abitano al di qua del muro”. Ilche, tuttavia, non fa venir meno “la speranza e la fede. I giovani credono nell’avvento di un futu-ro migliore ed intendono impegnarsi sempre più perché una vita serena e tranquilla non sia piùun sogno, ma la normalità. La loro esperienza fa loro constatare come la pace possa arrivare sola-mente con la giustizia”.Dalla Terra Santa all’Iraq. Dove, con Saddam, si stava meglio: lo ha detto senza mezzi termini SuorZora Frdos, Domenicana, presente al convegno, per raccontare con una testimonianza in un italianostentato, ma davvero sentita e commovente, le molte avversità patite nella sua Patria prima in con-seguenza della guerra (senza acqua, senza luce, senza cibo…), poi in conseguenza dell’appartenen-za alla comunità cristiana: “Noi siamo nati qui, ma non possiamo viverci. Siamo perseguitati”.Chiaro il suo giudizio circa l’ex-dittatore: “Ciascun Presidente fa del bene e fa del male. Ha fattotante cose cattive, lo so. Però almeno noi vivevamo tranquilli. Potevamo pregare, andare in giro...Ora non siamo più certe, uscendo di casa, di potervi anche fare rientro. Mia mamma vive con tantapaura… Allora, quando sento qui in Occidente – dove non si vive nulla di tutto questo – alcuni dirsicristiani non praticanti, ne soffro. Noi, proprio nelle condizioni in cui siamo costretti a vivere,siamo cristiani praticanti, perché siamo innamorati di vivere e di vivere nella nostra terra.Dobbiamo andare avanti, resistere. C’è fiducia in noi. Sappiamo che Lui, il Padre, non lascia nessu-no. Non si dimentica di noi, che siamo i Suoi figli. Questo è importante per noi”. Affermazioni dacalarsi in chi questo contesto lo ha vissuto – e lo vive – sulla propria pelle. In prima persona. Ciò

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che spesso porta a guardare alla realtà con occhidiversi: “No, guardi – ribadisce – l’Iraq di primaera migliore di quello attuale”. Quattro anni fa leSuore si sono ritirate nei villaggi ed hanno lasciatola Casa Madre di Mosul, dove sono rimaste solo lepiù anziane, per lasciarla presidiata ed evitare diperderla definitivamente. Ma Suor Zora distinguetra i “musulmani, che non c’entrano” e gli “estre-misti della jihad”.Argomenti, questi, approfonditi anche nel pome-riggio, quando – grazie anche alla testimonianzabreve, ma intensa e convinta, di un giovane maroc-chino – si è posto l’accento maggiormente sultema della conversione, della preghiera e dellacelebrazione eucaristica nelle terre tra le più anti-che della Cristianità. Da qui l’“affondo” di SuorZora nei confronti del nostro modo occidentale di partecipare alla santa Messa: “Spesso vengodisturbata dalle chiacchiere o dai telefonini dei presenti, specie quando si prolunga troppo l’omeliadel sacerdote. Si è lì per pregare, non per altro. Mia mamma non sa leggere, non sa scrivere, ma –quando mio padre è morto in guerra –, da sola, con otto figli, ha pregato, affinché la Provvidenza cidonasse il cibo, che ci mancava. ‘Dio ci pensa’, ci ripeteva. Questo è stato per noi un insegnamentoforte. Che da voi non vedo, mi spiace doverlo dire. Finora mia mamma pensa che l’Italia sia fatta dicattolici doc. Voglio lasciarglielo credere, ma non è così... Qui molti credono che la fede sia un fattopersonale. No, non è vero, bisogna viverla con gli altri”. Ciò di fronte a cui fra Barile ha commenta-to: “Noi non abbiamo le loro difficoltà, probabilmente non riusciamo ad esprimere questa loromusica”. Parole come musica, quindi. Ma anche immagini come musica: particolarmente incisivo,infatti, è stato un video, mostrato in sala, dal titolo “Il mio cuore” realizzato dalle MadriDomenicane irachene della comunità di Suor Zora, che – con una consorella – ha poi offerto a Dioed ai presenti in dono – con commozione di tutti – una splendida recita cantata del Padre Nostro inaramaico, la “lingua di Gesù” come ha precisato la Madre domenicana, con gioia. Gioia sua e gioiadi tutti i partecipanti al Convegno.

Mauro Faverzani

se cercate ulteriori informazioni su quanto descritto da suor Zora:http://www.youtube.com/watch?v=_zNCFrBRcUE&feature=channelhttp://www.youtube.com/watch?v=CbhLuuK9opU&feature=channelhttp://www.youtube.com/watch?v=MDlJRar9p2s&feature=relatedhttp://www.youtube.com/watch?v=-LsixpV0hgs&feature=related

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Dopo un breve passaggio al Convento di Nizza, dopo parecchi anni di lavoro pastorale a Bor-deaux ed in Francia nell’apostolato del Rosario, le Opere mariane, l’organizzazione e l’animazionedei pellegrinaggi a Lourdes, i miei confratelli domenicani del Convento Santo Stefano di Geru-salemme mi hanno eletto priore del loro convento. Il convento di S. Stefano è un luogo santo, in es-so nel quinto secolo è stato edificato un monastero ed una basilica in onore del protomartire santoStefano, del quale gli Atti degli Apostoli narrano la testimonianza della morte eroica. Il Convento èanche la sede della famosa scuola biblica ed archeologica che ha prodotto tra l’altro la Bibbia diGerusalemme, uno dei frutti più noti al mondo del lavoro dei Padri Domenicani a Gerusalemme. Fin dal mio arrivo a Gerusalemme ed in Terra Santa mi sono messo in contatto con le autorità civilie religiose di ogni confessione cristiana e – come ero solito fare in Francia – grazie all’aiuto deigiovani studenti cristiani della vecchia Città di Gerusalemme, ho potuto conoscere le famiglie diGerusalemme e dintorni e mettermi al loro servizio. Ho cominciato dalla città vecchia di Gerusalemme, e mi sono poi anche interessato delle famigliedi Betlemme e dei villaggi attorno a Gerusalemme. Mi sono trovato in un contesto simile a quello di santa Bernadette Soubirous di Lourdes: famigliecristiane che abitano nel cuore della vecchia città di Gerusalemme, vicino al Santo Sepolcro e alquartiere Muristan in condizioni simili a quelle di Bernadette adolescente: due o tre piccole stanzet-te per una famiglia numerosa, senza un lavoro stabile che possa garantire una vita dignitosa. Qualeavvenire per i loro bambini? Durante il terribile conflitto di Gaza, nel dicembre 2008, alcuni di loro,animati dalla speranza, sono venuti a chiedermi di organizzare nella chiesa dei domenicani unacelebrazione. Ho accolto immediatamente questa loro espressione di fede e così abbiamo realizzatoun incontro insieme alle varie confessioni ed organizzazioni cristiane della Palestina. In seguito a questa celebrazione di preghiera ecumenica, le famiglie cristiane della città vecchia diGerusalemme – sia del quartiere attorno al Santo Sepolcro che di quello del Muristan – mi hannochiesto di continuare in questo impegno di preghiera intensa per la pace, organizzando insieme lavisita dei malati, dei diversamente abili, e vari incontri formativi per i giovani cristiani di Geru-salemme che a loro volta si fanno promotori di dialogo e di attività sportive e culturali con i giovani

Convegnodel Rosario

Notizie da Gerusalemmee Terra Santa

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musulmani, ebrei o miscredenti, manifestando così la loro speranza in un futuro di giustizia e dipace. Dico questo per affermare la forza e l’efficacia della preghiera e della solidarietà, elementi essenzia-li nella testimonianza dell’amore redentivo di Dio, capace di aprire sempre nuove strade e di trasfi-gurare così ogni sorta di sofferenza fisica e spirituale. Santa Bernadette e Nostra Signora di Lourdes erano e sono molto presenti nel cuore dei cristianiqui a Gerusalemme e in tutta la Terra Santa, ispirando in essi una vera condivisione e soccorso reci-proci nelle piccole occasioni della vita quotidiana. In linea anche con quanto indicato dal Patriarcalatino di Gerusalemme, Monsignor Fouad Twal, nel suo messaggio per la pace del primo gennaio2009: «Davanti alla nostra impotenza di fermare la macchina infernale della morte, affidiamo ilcammino della nostra vita a Cristo, attraverso la preghiera e la solidarietà nella nostra vita quotidia-na sotto lo sguardo di Nostra Signora, la Madre di Dio». È così che, a partire da alcuni giovani cristiani dei quartieri attorno al Santo Sepolcro e del Mu-ristan, ha avuto inizio nella città vecchia di Gerusalemme la messa in atto di questo programma u-mile e modesto dell’associazione “Tuus Totus International” con lo scopo di sostenere in particolarei cristiani, ma anche tutte le persone di buona volontà, senza distinzione di cultura o di religione,promuovendo valori e gesti semplici nella vita quotidiana, così da cooperare alla realizzazione dellapace e del bene comune in Terra Santa ed in tutti i paesi. Tutto ciò è riassunto nel motto ‘‘Let Lovebe now’’, ossia: ‘‘L’amore sia adesso’’. L’uomo giunge all’amore misericordioso di Dio nella misura in cui egli stesso si trasforma interior-mente, secondo lo spirito di un amore accogliente e attento verso chiunque gli sta accanto.Che vuole significare l’espressione: l’amore sia adesso? Gli atti di amore e di solidarietà sono es-senziali nel contesto della vita quotidiana a Gerusalemme ed in Cisgiordania, il paese di Gesù. Ogni

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giorno si verificano situazioni che rischiano di dividere la vita degli abitanti, e particolarmente quel-la delle famiglie cristiane. Situazioni che ci fanno prendere coscienza delle difficoltà e delle vicissi-tudini di queste famiglie. La costruzione del muro intorno a Gerusalemme ha reso effettivamente molto difficili i rapporti conGerusalemme Est per i palestinesi, ai quali appartengono le famiglie e i giovani cristiani che cer-chiamo di avvicinare. Il muro rende difficile ai bambini e agli studenti l’accesso libero alla scuola,come anche gli spostamenti degli insegnanti e delle persone che si occupano dell’assistenza sanita-ria… Alcune migliaia di palestinesi delle città periferiche di Gerusalemme Est, per i quali l’accessoalla città è vitale, si ritrovano dall’altro lato della zona interessata. Queste difficoltà si verificano siaper ricevere assistenza che per andare al lavoro, e naturalmente anche per gli incontri familiari inoccasione di matrimoni, battesimi, fidanzamenti, ecc. Condividendo la vita quotidiana delle persone ci si accorge immediatamente di queste difficoltà chesenza tregua impediscono l’organizzazione di una vita normale e serena e la comunicazione con iparenti e gli amici che abitano al di qua del muro. Ad esempio, per quanti da Betlemme o da Ra-mallah vogliono venire a Gerusalemme occorre un permesso specifico. Un titolare della carta di i-dentità della Cisgiordania deve ottenere un permesso per accedere a Gerusalemme, che notifica ladurata del soggiorno e quella del permesso. E per di più certi permessi non autorizzano l’accesso aGerusalemme dopo le 19,00.I titolari della carta di identità di Gerusalemme sono considerati come residenti permanenti d’I-sraele, in pratica lo stesso status dei residenti stranieri. Solo così essi possono vivere ed entrare inGerusalemme. Un palestinese che risiede fuori della città per più di sette anni perde lo status diresidente. Per mantenere lo status di residente bisogna provare che Gerusalemme è effettivamente illoro centro di vita. Se in una coppia sposata uno dei coniugi non possiede questa carta, non otterrà

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l’autorizzazione di vivere con l’altro coniuge a Gerusalemme Est. Un giovane di nostra conoscenzaha appena rotto il suo fidanzamento proprio per questo motivo! Sembra assurdo, ma è così!La situazione, in seguito agli avvenimenti descritti, diventa sempre più drammatica, particolarmenteper le persone che vogliono farsi curare a Gerusalemme Est dove gli ospedali possono fornire dellecure specialistiche che non sono disponibili in Cisgiordania. Anche in questi casi è necessario otte-nere un lascia-passare. Ciò vale anche per le persone che li accompagnano. E questo non solo perquanti abitano fuori dalla città di Gerusalemme ma anche per quanti, pur essendo di Gerusalemme,si sono venuti a trovare dall’altra parte del muro. Non sempre è possibile avere il permesso per lecure in ospedale. Ancor più difficile per i parenti che vogliono assistere il proprio familiare amma-lato. In generale l’autorizzazione è limitata ad un massimo di tre persone, e tale permesso non sem-pre è rilasciato per il giorno richiesto. Quanti appuntamenti sono falliti! Non si è mai sicuri di pote-re arrivare in tempo agli appuntamenti ospedalieri. E ciò non è senza conseguenze per la cura deimalati.L’esistenza del muro ha ingrossato la file dei disoccupati. Molti padri o madri di famiglia non arri-vano a trovare un impiego a causa dell’incertezza di poter spostarsi da una parte all’altra nel tentati-vo di raggiungere un eventuale posto di lavoro. Queste situazioni così tragiche sono il nostro panequotidiano.Come può un giovane palestinese cristiano cercare di ottenere un diploma per crearsi un avvenire,trovare un lavoro onesto e servire il suo paese, la Terra Santa, farsi una famiglia, se si trova senza a-bitazione o non arriva a finire il suo semestre di studio? Peggio ancora se non abita nella zona chegli permette di conservare la sua carta di identità. Ciò malgrado, la speranza e la fede non vengonomeno. I giovani credono nell’avvento di un futuro migliore ed intendono impegnarsi sempre più

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perché una vita serena e tranquilla non sia più un sogno ma la normalità. La loro esperienza fa loroconstatare che la pace può arrivare solamente con la giustizia. Non smettono di parlarmene e di ren-dermi partecipe delle loro attese e delle loro speranze. Approfondiscono le loro conoscenze sullequestioni interreligiose, poiché si tratta di un aspetto fondamentale in questo contesto culturale perinteragire con gli altri nella regione. Dalla conoscenza reciproca sgorga il rispetto per gli altri, an-che se di religione diversa. I giovani cristiani approfondiscono la loro identità culturale e nello stes-so tempo quella dei loro fratelli mussulmani ed ebrei, coscienti che questa è la base necessaria perprogettare, nel rispetto delle differenze, un avvenire il più possibile comune in Terra Santa. Prepararsi ad una tale missione richiede dei sacrifici da parte delle loro famiglie. Non sempre que-ste famiglie hanno mezzi sufficienti a garantire il diritto allo studio dei loro figli, soprattutto per lescuole superiori e l’università. Se poi fosse necessario completare gli studi universitari in Europabisogna cercare le università riconosciute in Israele o Palestina, ma ancor prima occorre trovare del-le borse di studio per affrontare le spese necessarie. E così in questi ultimi mesi abbiamo deciso diattivarci in ogni modo possibile allo scopo di offrire un qualche aiuto almeno ad alcuni dei casi piùbisognosi che si sono presentati alla nostra associazione. Senza trascurare però in alcun modo l’u-nione intensa di preghiera per la pace e la giustizia e l’assistenza agli ammalati e ai diversamenteabili, continuando con sempre maggior entusiasmo a seguire i giovani cristiani in dialogo con i gio-vani musulmani, ebrei o miscredenti della città e condividendo con essi, magari attraverso una sem-plice partita al pallone, la speranza nell’avvenire. È vero che nella nostra regione gli organismi di solidarietà sono numerosi, in particolare le istituzio-ni caritative cristiane. Il loro sostegno è molto importante e considerevole, la loro azione è fonda-mentale: basti pensare agli ospedali, alle scuole, ai centri sociali da loro gestiti.

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Tuttavia i casi descritti, ai quali cerchiamo di provvedere, presentano delle situazioni spesso impre-viste ed urgenti della vita quotidiana che non possono essere presi sempre in considerazione dalleistituzioni di solidarietà a causa della situazione geografica in continuo cambiamento. E ciò proprioa motivo della costruzione del muro intorno a Gerusalemme che rende insostenibile la vita quoti-diana dei Palestinesi, soprattutto dei cristiani che rappresentano purtroppo una minoranza.Come sacerdote la mia più grande gioia è quella di vedere questi giovani che con coraggio e dedi-zione si impegnano in prima persona per il bene del proprio popolo. Essi sono i primi apostoli deiloro coetanei. Ed è per questo che questi giovani devono essere sostenuti in ogni modo.Ciò che in questo momento è prioritario, è l’assistenza della vostra preghiera e della vostra fraternaamicizia, così da far sentire queste famiglie non abbandonate, ma parte di una grande famiglia. Unsupporto umano e psicologico, oltre che spirituale, che alimenta la loro speranza ed il loro coraggioper affrontare le non poche sfide della vita quotidiana.Queste testimonianze e tutte quelle che ancora potremmo dare, sulla base della nostra esperienzapersonale, motivano ancor di più il nostro desiderio di approfondire la nostra conoscenza della vitadel Cristo, là dove viviamo, là dove operiamo, sostenendoci reciprocamente, quali membra soffe-renti ma vive di un unico corpo che è la Chiesa. Sull’esempio del Cristo ed alla sua sequela noivogliamo dare oggi un rinnovato slancio alla nostra vita di fede, ma anche una scintilla dell’amoredel Signore al mondo nel quale viviamo, assetato di pace, quella vera e duratura, quella che vieneda Dio e che illumina ogni uomo di buona volontà, non dimenticando di sostenere in ogni modopossibile i nostri fratelli cristiani di Terra Santa. Promuovere e favorire la cultura della comunionein tutte le occasioni della vita quotidiana, in umiltà e semplicità, non è forse favorire la giustizia e ildialogo, elementi essenziali per la cultura della pace?

fra P. Guy Tardivy, o.p.

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Convegnodel Rosario

I ringraziamenti di Padre Guy Tardivy

Caro padre Mauro,

il convegno sui cristiani del Medio Oriente, che il Movimento del Rosario ha organizzato aBologna, è riuscito molto bene. Prendendo spunto dalle nostre telefonate, nelle quali Le confidavola triste sorte dei cristiani in Terra Santa, avete coraggiosamente avuto l’audacia di proporre unosguardo sulle diverse comunità cristiane del Medio Oriente. Questo ha permesso di far conoscere ledifferenti comunità cristiane, le peculiarità, le problematiche e il contesto in cui si trovano a vivere,oggi, troppo spesso, in pieno contrastocon l’ambiente socioculturale, economi-co e politico che li circonda. Abbiamosentito come siano questi, più che i moti-vi di religione dietro i quali ci si nascon-de, che rendono commoventi le testimo-nianze di questi nostri fratelli in Cristo.Il mio grazie, in modo particolare, vaanche a tutti coloro che l’hanno sostenutafinanziariamente in quest’impresapermettendoLe di donare anche un soste-gno tangibile alle nostre iniziative concui avete dimostrato che la Vostra vici-nanza non si esaurisce solo in vuote pa-role... È proprio vero che al di là delledistanze, sotto lo sguardo materno dellaVergine Maria, la preghiera e la concretaamicizia ci uniscono sostenendoci nellatestimonianza del Cristo morto e Risorto.I cristiani della “Città Vecchia” di Geru-salemme e di Terra Santa vi salutano conaffetto e gratitudine Fraternamente,

fra Guy Tardivy, o.p.

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All’indomani del Convegno del Rosario “Vivere e pregare da cristiani in MedioOriente”, abbiamo chiesto a fra Riccardo Barile o.p., Priore Provinciale dei Domenicanidel Nord Italia, un bilancio “non convenzionale” dell’evento:Per forza bisogna partire da un bilancio “non convenzionale” – ci risponde – dalmomento che “non convenzionale” è stato anzitutto l’oggetto del convegno: non è fre-quente che un convegno sul Rosario si soffermi sui cristiani in Medio Oriente! Il guada-gno dei presenti in termini di conoscenza è stato il prendere coscienza di disagi concretiche, almeno per quanto riguarda i cristiani, non sono abitualmente trasmessi dall’infor-mazione mediamente disponibile. Il guadagno in termini di maturazione è stato l’apprendere la difficoltà e la sofferenzadi mantenere viva la vita cristiana attraverso la solidarietà, la preghiera, la speranza:si è trattato di testimonianze che hanno toccato la vita di ognuno nel senso di verificareche cosa “diamo” veramente a Gesù Cristo ogni giorno e di intensificare la nostra te-stimonianza.

Un importante elemento di valutazione è emerso con chiarezza dal Convegno:l’Occidente, in realtà, sa molto poco del Medio Oriente. Perché e come ovviare a questalacuna?Il perché è molto chiaro: perché sono nostri fratelli e perché la fede in Occidente spessoè venuta dai loro antenati. Come ovviare a questa lacuna informativa? Il convegno ègià stato un buon inizio. Si potrebbe continuare a mantenere relazioni personali con irelatori e, tramite essi, allargarle. Poi bisognerebbe perseguire una certa attenzione adaccedere a quelle agenzie informative che sono più sensibili sull’argomento, e qui mipermetto di segnalare “Avvenire” e il giornale radio della Radio Vaticana.

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Vivere in Cristo una comunione con i cristiani del Medio Oriente

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A parte le aberrazioni – che poi diedero luogo ad abusi – le Crociate, volute da PapaUrbano II, furono la risposta in termini di carità, data dalla premurosa Cristanità ai con-fratelli in pericolo nei luoghi sacri per eccellenza. Tant’è vero che i primi Crociati sichiamarono non così, ma “pellegrini”. Oggi tale spirito di solidarietà manca, non siamopiù capaci di gesti di questo tipo... È d’accordo?Non lo so. Mi pare certo che oggi non ci siano più le condizioni per quel tipo storico econcreto di solidarietà: si pensi a che cosa significhi entrare in un altro Stato e suggerirevalutazioni circa il modo con cui tratta alcuni suoi cittadini! Ciò precisato, la generositàresta, ma spesso non trova modi per esprimersi e canali per giungere a destinazione.

Che cosa possiamo fare concretamente noi, cattolici d’Occidente, per dimostrare oggiun gesto di vicinanza a queste popolazioni martoriate?I piccoli gesti sono fortunatamente possibili. Anzitutto, come ho già ricordato, accedere afonti informative che ci parlino dei cristiani in Medio Oriente e, più in profondità, nonlasciare spegnere l’attenzione a conoscere loro notizie. In secondo luogo, esiste sempre lastrada di aiuti economici tramite canali sicuri, che ad esempio ci si potrebbe far indicaredai relatori del convegno. In terzo luogo esiste l’opportunità di allargare l’attenzione e ilcampo della generosità parlandone con altri e coinvolgendoli a livello personale. Infine – se siamo cristiani questo da ultimo diventa il primo punto – è importante vivere inCristo una comunione con loro: con loro e come loro affrontare le difficoltà della nostratestimonianza cristiana, pregare per loro, pregare come loro ricordando che proprio inMedio Oriente è nato il metodo della preghiera a formule brevi e ripetitive: in questosenso la preghiera del Rosario ci mette veramente in comunione e con lo sguardo su Ma-ria intensifica veramente la speranza che Gesù ci ha portato e questa speranza sostienetutti – noi e i cristiani del Medio Oriente – nelle difficoltà del cammino.

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Dedicare del tempoa chi il tempo l’ha donatoCaro Padre Mauro, il convegno primaverile delMovimento Domenicano del Rosario è stato untema forte: a volte la situazione in Medio Orien-te si sente così da lontano che non ci si soffermapiù di tanto.Il partecipare con i miei figli e mio fratello èstato una conoscenza in più, specie per i miei fi-gli. Pensavo si stancassero, invece hanno trovatoentusiasmo e riflessione: sapere che a Gerusa-lemme e in Iraq non si può pregare liberamenteperché altrimenti si viene perseguitati, ha fattoloro capire la tiepidezza e la libertà di pensieroche c’è qui in Italia. Quando ha parlato la suoradell’Iraq la commozione è stata tanta. Questesuore sono da ammirare per la fede con cui af-frontano la situazione. Mi spiace, non sono mol-te righe, ma non sono abituata a scrivere i mieipensieri. Sono contenta di aver partecipato, ilvostro Convento è contemplativo e mi ha datopiù stimolo a proporre il rosario vivente. Miofratello dice che è stato contento di aver dato lasua disponibilità ad accompagnarci, sia per es-sere stato con noi sia per avere dedicato unagiornata di riflessione sul perché pregare, luipensa che l’importante non è la quantità o l’abi-tudine di farlo ma la qualità della preghiera, pre-ga per il tempo del suo mistero perché sceglie didedicare del tempo a chi il tempo gliel’ha dona-to! Ci sentiamo a presto.

Ottavia, Dario, Elisa, Maurizio

testimonianzedal Convegno

“Ma quando il Signore verrà,troverà la fede sulla terra?”Domenica 18 aprile 2010 abbiamo partecipatoal convegno sul Rosario organizzato dai PadriDomenicani a Bologna: eravamo preparati aqualche esperienza un po’ dura, visto il temadello scorso anno – concentrato sui LaogaiCinesi – ma siamo rimasti sconvolti da duerelatori, due domenicani, fra Guy Tardivy(Superiore del convento di Gerusalemme) esuor Zora Frdos (irachena). Entrambi ci hannoraccontato la loro esperienza di fede a Ge-rusalemme e in Iraq, aspetti terribili perchésono quotidianamente esposti ai rischi di guer-ra e guerriglia urbana e rischiano la propriavita, ma la loro preoccupazione non è quella.Anzi, Suor Frdos si è più preoccupata all’arrivoin Italia dove non ha trovato la fede in cui a-veva sempre sperato, immaginava l’Italia moltocattolica per la presenza del Papa, invece hatrovato una desacralizzazione che non avrebbemai immaginato, ci sono tornate in mente leparole: “Ma quando il Signore verrà, troverà lafede sulla terra?”… Non a caso questi convegni vengono fatti ad a-prile in preparazione al mese mariano, per ri-cordare nella nostra preghiera quotidiana prefe-rita, la recita del Santo Rosario Meditato, i no-stri fratelli del Medio Oriente che professano lanostra fede senza titubanza e che si uniscono inpreghiera con altri cristiani di confessioni di-verse per l’unità della Chiesa, ma di tutto que-sto non ci viene comunicato nulla dai media.Veramente qui la Chiesa è unita dal sangue, icristiani martiri non sono solo cattolici, ma e-vangelici, anglicani, ortodossi , maroniti, coptie altri… Maria, Madre di Dio e madre nostra, è per noiesempio di fede, fonte di speranza, modello dicarità. Invochiamola affinché possa aiutarequeste comunità sofferenti per la loro abnega-zione alla fede nel Suo Figlio Risorto!Maria, Regina dei Martiri, prega per loro.

Mosciano S.A., giovedì 29 aprile 2010

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Convegnodel Rosario

Il saluto di fra Jean-Marie Mérigoux

Caro padre Mauro,ti sarai forse stupito del mio silenzio e del mio ritardo nel rispondere alla tua lettera così significati-va e cordiale, ma – come ti avrà detto fra Guy Tardivy – ho subito un intervento al cuore e sonostato ricoverato per quarantacinque giorni. Ho quindi potuto leggere la corrispondenza con moltoritardo.Il cuore va meglio, ma ora mi debbo riposare, e ho dovuto annullare tutti i miei impegni sino all’e-state.Spero che il convegno abbia avuto successo: da quando sono in Iraq ho visitato più volte il nostroconvento di Bologna, e ricordo di aver tenuto una conferenza, con diapositive, ai nostri novizi.I cattolici iracheni recitano spesso il rosario e in questi ultimi anni sono stato spesso in Turchia perincontrare i cristiani iracheni profughi: ovunque si recita il rosario comunitario oppure personale.Grazie a Paolo ho potuto spesso distribuire rosari che provenivano dalla Terra Santa: il dono piùbello!Ho regolari contatti con i fratelli di Istanbul, che garantiscono la presenza della Chiesa – che è difondamentale importanza in quella terra – e che testimoniano generosamente la virtù dell’ospitalità.Spero che resteremo in contatto; ti invio, in questo tempo di preparazione alla Pentecoste, i miei piùfraterni saluti.

fra Jean-Marie Mérigoux o.p.

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Se possiamo facilmente intuire il legame tra domenicani e Rosario, forse qualchedubbio può sorgere nel cercare di capire perché parlare di Rosario e di Turchia. Beh,forse a qualcuno verrà in mente che la festa della Madonna del Rosario, il 7 ottobre,è stata istituita per ricordare la sconfitta che le truppe cristiane inflissero alla flottadella marina ottomana, quindi a dei Turchi, a Lepanto, il 7 ottobre 1571. Ma non èper questo motivo che vogliamo costruire un ponte, un ponte d’informazione e didialogo. Allora perché Rosario e Turchia? Sì, un perché c’è, eccome! È una bella storia quel-la dei frati predicatori nel paese che si chiama oggi Turchia. I domenicani sono pre-senti nell’attuale Turchia, che prima di essere la Repubblica di Turchia (1923) èstata l’Impero ottomano e prima ancora l’Impero bizantino e prima ancora la terradelle prime comunità cristiane e… la terra della casa della Madonna. Ebbene, i domenicani sono presenti nella sola Istanbul nientemeno che dal XIIIsecolo! Dico bene, e non mi sbaglio. Noi frati domenicani siamo presenti aBisanzio, Costantinopoli ed Istanbul – i tre nomi di questa stessa città tra Bosforo eCorno d’Oro – da circa sette secoli. E vi pare poco per non parlarne ogni tanto nel bollettino del Rosario! Chissà quantecorone hanno “sgranato” questi nostri frati che ci hanno preceduto, chissà quantevolte hanno rivolto lo sguardo alla Madonna delle Vittorie. Poi, i cristiani d’Orientesono molto devoti a Maria e noi vorremmo farci anche eco di queste esperienze cri-stiane.Vogliamo quindi aprire una finestra sul versante orientale. Con questa finestra apertaverso l’Oriente, verso la Turchia, verso i frati e i cristiani di questa terra, noi vorrem-mo costruire un ponte di conoscenza, di simpatia, di scambio di esperienze e chissàquante cose ancora. È una finestra, ma una finestra può offrire grandi occasioni. Forse anche voi avete fatto l’esperienza di vedere da un piccolo buchino un bellissi-mo panorama che si apre al di là di quel foro. E più è bello il panorama dietro quella

I frati domenicani,il rosario e...la Turchia

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fessura e più ci si sorprende. È così che vorremmo intendere questa finestra: intenti a sorprendercidelle meraviglie che si vivono, si esprimono in un paese come la Turchia. Il Rosario che ci unisce ailettori sarà per noi un legame sufficiente. Un’altra buona ragione di aprire questa finestra è perchéquest’anno il convegno del Rosario si è concentrato sul Medio Oriente. Il proposito è nato alloraspontaneo. Parliamo dei cristiani del Medio Oriente. La Turchia certo non è proprio Medio Oriente,ma in parte lo è anche. Allora diamo la parola ai frati e ai cristiani che vivono in Turchia e che sonolegati al Rosario e alla nostra Provincia... Attraverso e grazie a questa finestra, sento il desiderio di augurare a tutti i lettori una buona “visione”!

fra Alberto F. Ambrosio opVicario di Turchia

La Turchia è attualmente uno stato laico (unico esempio in tuttoil mondo islamico) con una superficie di circa 2,5 volte l’Italia,con una popolazione di 75 milioni di abitanti.La religione è prevalentemente musulmana (98%), mentre i cri-stiani sono circa 100.000.I domenicani sono presenti a Smirne (convento di Alsancak) dalXIV secolo e a Costantinopoli (attuale Istanbul) nell’anticoquartiere di Pera dal 1200

Nella cartina della Turchia sono indicati con un cerchio gli attuali conventi domenicani

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Nessuna solidarietà per loro. Né in patria, né in Occidente. Perseguitati ogni giorno, nel silenzio

Ne ha scritto Andrea Lavazza nell’editoriale apparso sul quotidiano “Avvenire” dello scorso 4maggio, commentando la notizia dell’assurda carneficina compiuta con due bombe da terroristiislamici a Mosul, in Iraq. Morti e feriti non tra soldati o miliziani, ma tra studenti diretti col bus inUniversità: “Ad aggiungere orrore su orrore – commentava il giornalista – c’è la motivazione piùodiosa, quella dell’intolleranza religiosa, la negazione del primo diritto umano, la libertà di profes-sare la propria fede senza impedimenti. E senza rischiare la vita come accade ogni giorno ai cri-stiani iracheni, minoranza tra le minoranze, non ‘degna’ che di poche righe sulle agenzie di stampaquando finisce sotto il fuoco dei fondamentalisti musulmani, determinati a imporle un esodo forza-to dalle terre in cui risiede da molti secoli”. È la prima volta in cui viene reso esplicito ciò che prima era sempre rimasto implicito. A partire daiproclami della Chiesa ufficiale, comprensibilissimi, trovandosi nel bel mezzo del tiro al bersaglio,dunque non potendo esporre i propri fedeli a prove superiori a quelle già loro riservate ogni giorno. Meno comprensibili, invece, da parte di un Occidente, dove la libertà di analisi e di opinionedovrebbe consentire un giudizio meno indifferente e meno falsato dall’emozione.I giovani uccisi o feriti a Mosul non hanno meritato nemmeno un messaggio di solidarietà da partedelle autorità di Baghdad. Né da quelle europee. “Silenzio nell’Occidente – commenta Lavazza –tanto solerte per altre cause, pur altrettanto nobili, ma selettivamente distratto, quando si tratta didifendere i cristiani presi di mira in quanto tali”. E poi aggiunge: “In sette anni di guerra e di tra-vagliato post-Saddam sono stati centinaia i cristiani uccisi, decine di migliaia quelli costretti allafuga. I loro spazi di manovra sempre più ridotti: luoghi di culto distrutti, attività economiche soffo-cate, violenze e minacce diffuse. Tutto denunciato e documentato; tutto spesso ignorato e regolar-mente sottovalutato”. Per la prima volta nell’editoriale di “Avvenire” si parla di “estremisti musulmani contrari a ogniforma di tolleranza e di convivenza”, di “pulizia confessionale implicitamente accettata. Se perqualche inconfessabile pregiudizio anti-cristiano si rinunciasse alla difesa attiva dei fedeli, che an-cora resistono nel Paese, non solo si verrebbe meno a un dovere di giustizia, ma verrebbero aperte

Se ne è parlato durante ilConvegno del Rosario,svoltosi il 18 aprile nelConvento Patriarcale diBologna

Cristiani in Terra Santa e in Iraq:voci che gridanonel deserto

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le porte al fanatismo”.Tutto questo travolge ed interroga quanti vogliano liquidare sbrigativamente le vicende dell’Iraqcome un problema meramente economico o politico. Tema, questo, affrontato nel corso del Con-vegno del Rosario dal titolo “Vivere e pregare da cristiani in Medio Oriente”, svoltosi domenica 18aprile presso il Convento di San Domenico, a Bologna.Le testimonianze udite in sala richiamavano alla mente l’appello lanciato lo scorso febbraio da

testimoni diretti, ovvero dai membri del Consiglio dei Leader delle Chiese cristiane in Iraq, appelloin cui si condannavano, esprimendo al contempo dolore, le violenze perpetrate ai danni dei fedeli diMosul e si richiedeva al contempo una vasta mobilitazione a livello internazionale, mai giunta.Chi è in prima fila, anzi in prima linea, sa benissimo tutto questo. Sa benissimo che a suor DonnaMarkham, Priora delle Domenicane di Adrian del Michigan, un gruppo di consorelle irachene, in-contrate lo scorso marzo, ha parlato dei “molti omicidi” e degli “stupri di fedeli”, che hanno costret-to alla fuga in un contesto a maggioranza musulmana, come Mosul dimostra. Tutto questo vorrà dire qualcosa, dato che nessuno lì osa nemmeno esprimere solidarietà alle vitti-me di tali abusi. Con la buona compagnia di un Occidente altrettanto e più colpevolmente sordo,muto ed ottuso. Persino Padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana ha evidenziato a chiare lettere lo scor-so febbraio come tutto questo esprima chiaramente una forma di “odio contro la comunitàcristiana”, citando proprio l’Iraq come “il caso più attuale”, parlando espressamente di “fondamen-talismo religioso” quale fonte di “odio e di violenza” contro “le minoranze religiose”. Voce di unoche grida nel deserto?

Mauro Faverzani

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Benedetto XVI chiede più sicurezza per i cristiani dell’Iraq

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 24 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è preoccupatoper la situazione di continua violenza che sconvolge l’Iraq, dove negli ultimi giorni sono stati assassi-nati diversi cristiani: solo questo martedì, tre membri della stessa famiglia sono stati uccisi a Mosul,città nella quale si registra la maggior parte dei crimini.Sulla situazione, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha scritto una lettera il 2 gennaio alPrimo Ministro iracheno Nouri al-Maliki affermando che il Pontefice “prega con fervore per la finedella violenza e chiede al Governo di fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza intorno ai luoghidi culto in tutto il Paese”. Nel testo, diffuso questo mercoledì dalla Santa Sede attraverso “L’Os-servatore Romano”, il porporato ricorda la visita del premier in Vaticano nel 2008, durante la quale “èstata espressa la speranza comune che, attraverso il dialogo e la cooperazione fra i gruppi etnici e reli-giosi del suo Paese, incluse le sue minoranze, la Repubblica dell’Iraq sarebbe stata in grado di effettua-re una ricostruzione morale e civile, nel pieno rispetto dell’identità propria di quei gruppi, in uno spiri-

to di riconciliazione e alla ricerca del bene comune”. In quell’occasione, il Papa ha anche “esortato alrispetto in Iraq per il diritto alla libertà di culto e ha chiesto la tutela dei cristiani e delle loro chiese”, elo stesso ha fatto il Cardinale.“Lei, scrive ad al-Maliki, mi ha assicurato che il suo Governo prendeva molto seriamente la situazionedella minoranza cristiana che vive da così tanti secoli accanto alla maggioranza musulmana, contri-buendo in modo ingente al benessere economico, culturale e sociale della Nazione”.Il Cardinal Bertone sottolinea che il Papa gli ha chiesto di scrivere al premier iracheno “per trasmetterela sua sincera solidarietà a Lei, Eccellenza, e a quanti sono stati uccisi o feriti nella recente serie diattacchi a edifici governativi e luoghi di culto in Iraq, sia islamici sia cristiani”. Il porporato termina quindi la sua lettera esprimendo il suo “apprezzamento per le numerose iniziativeintraprese a beneficio dell’intera comunità irachena” e assicurando al premier iracheno la sua “più altastima”.

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La Messa è il memoriale della Cena Pasquale di Gesù.La cena pasquale ebraica era complessa, faceva rivivere l’esodo dall’Egitto. Gesù la trasformò, con-servando due elementi: il vino, che in certi momenti era bevuto ad un’unica coppa, ed il pane, che ilpadre di famiglia benediceva e distribuiva ai presenti; entrambi i gesti erano un segno d’unione, difraternità. L’agnello immolato ed arrostito – tipico della cena pasquale – fu sostituito da Gesù stes-so, immolato sulla croce: il Suo corpo significato dal pane, il sangue dal vino. In tal modo Gesùperpetuava il rito antico trasformandolo radicalmente, rendendo divina, viva, spirituale ed operantela salvezza degli uomini attraverso forme e segni facilmente intuibili e praticabili da ogni cultura.I vasi sacri – come la patena, la pisside, la teca, l’ostensorio e altri analoghi – servono a contenere leOstie, e secondo la prescrizione della Liturgia:Essi “siano di materia solida e nobile... Si preferiscano materie che non si rompono, né si deterioranofacilmente... I vasi sacri di metallo siano abitualmente dorati all’interno, se il metallo è ossidabile; seinvece sono di metallo inossidabile, e più nobile che l’oro, la doratura non è necessaria”. Tuttavia “sipossono fabbricare anche con altre materie, tra quelle più apprezzate nelle varie regioni, come adesempio l’avorio o alcuni legni particolarmente duri, sempre che siano adatti all’uso sacro”.Il calice sostituisce la coppa del vino. È destinato ad accogliere, nel vino consacrato, il Corpo glo-rioso di Gesù. Per quanto i calici del tempo antico fossero talvolta di vetro e porcellana, facilmentefrangibili, la Chiesa chiede che “i Calici e gli altri vasi destinati a contenere il Sangue del Signoreabbiano la coppa fatta di materia che non assorba liquidi. La base del calice può essere fatta conmaterie diverse, solide e decorose”, purché sia tale da renderlo stabile.È da proscrivere il desiderio d’introdurre novità in materia, anche se è comprensibile che le formedel calice mutino secondo la sensibilità dei popoli e dei tempi. * Circa la decorazione dei vasi sacri, non è male che sia sobria; se troppo appariscente, infatti, attira

l’attenzione, che va, invece, concentrata sulla presenza del Signore.* Nelle prime comunità, alla maniera giudaica e di Gesù, il pane era spezzato e distribuito. Per ra-

gioni di praticità, nella Messa, le parti di pane azzimo sono predisposte sotto forma di “particola”(piccole parti), dette anche “ostie” (= vittime). Rimane un segno della “frazione del pane” (in lati-no: frangere = spezzare) quando il celebrante spezza l’ostia grande in tre parti, prima della Co-munione.

* Il rito ebraico probabilmente non prevedeva un vassoio per il pane; la liturgia l’introdusse perragioni di dignità e per rendere facile la raccolta di eventuali frammenti. È la patena, un piccolopiatto, concavo almeno al centro, dello stesso materiale del calice.

Vasi sacri

catechismo per tutti

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* Calice e patena sono benedetti dal vescovo o dal sacerdote.* Per il medesimo motivo di rispetto all’Eucarestia, durante la santa Messa si stende sotto il calice il

corporale di lino inamidato (così da rendere più facile raccogliere eventuali frammenti d’ostia), esi copre il calice con la palla, sempre di lino inamidato o d’altra stoffa nobile, per riparare il“Sangue di Cristo”.

* Altri vasi sacri, nobili, benedetti dal vescovo sono la pisside e l’ostensorio.– La pisside (dal greco = scatola, bossolo) era in origine il cofanetto destinato a custodire i gioielli.

Quando, nei primi secoli, i cristiani e gli eremiti avevano il privilegio di portare nelle loro abita-zioni l’Eucarestia, è naturale che la conservassero in quelle custodie. La necessità di conservarel’Eucarestia nel tabernacolo obbligò all’uso delle pissidi liturgiche, solitamente dello stesso mate-riale del calice. Le pissidi, che contengono le Ostie consacrate riposte nel Tabernacolo, sono chiu-se con un coperchio.

– Spesso, nel tabernacolo, con la pisside è pure riposta la teca. Una piccola scatoletta rotonda mon-tata su un piedistallo, che contiene l’“Ostia grande” consacrata nella santa Messa e conservata peressere poi esposta alla venerazione dei fedeli. Una “teca” più piccola è usata dal sacerdote perportare l’Eucarestia agli infermi.

– L’ostensorio (dal latino: ostendere = mostrare) risale probabilmente al secolo XIII, quando, isti-tuita la festa del ‘Corpus Domini’, si usò portare l’Eucaristia solennemente in processione. Neiprimi secoli si preferiva nascondere l’Eucarestia e, curiosamente – ma con tanta pietà – entro ilCrocifisso o nel petto delle statue di Gesù risorto o di Maria col Bambino, o di S. Giovanni Batti-sta. Soltanto più tardi furono praticate delle finestrelle di cristallo per rendere visibile l’Ostia. Sipuò ricordare, a titolo di curiosità, ma insieme per comprendere la delicatezza e la grazia dell’ani-mo cristiano, come in certe chiese, di religiosi e non, l’Eucarestia fosse conservata entro colombedi metallo prezioso, posate in piano o sospese sopra l’altare, oppure collocate su una torre. L’attuale ostensorio comprende una lunetta (due lamine a forma di mezzaluna reggenti l’Ostia),due vetri trasparenti, al centro di una raggiera di varie fogge, sostenuta da un fusto inserito su unpiedistallo. Trattandosi di un’ostensione, è naturale che la pietà dei fedeli abbia desiderato di ren-derlo un oggetto prezioso, riccamente ornato.

* Oggetti d’utilità soltanto pratica sono le ampolline, che contengono il vino e l’acqua necessari perla celebrazione eucaristica. Ordinariamente sono di vetro e contrassegnata, quella del vino, da unnastrino rosso o altro.

* Esse sono collocate su un piattello e riposte sulla credenza (il tavolino a fianco dell’altare). Alvescovo, per le abluzioni è riservata una brocca di metallo ed un bacile con parte concava.

Vasi sacri

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HANNO COLLABORATO

1) sostenendo ROSARIUM e il Movimento del Rosario:Maria Andreana; Don Marco Moschini; Gruppo del rosario di Vallemiano (An); Gruppo del rosario di Secchiano (Pu); Gruppodel rosario di via Basento a Pesaro; Bruna Cicuttini; Daniela Barbaglio per 17 copie; Elena Oriani; Erminia Balena; AntonioAliata; Silvana Silimbani; Cosimo Pure; Maddalena Lunesu; Olga Sissa; Olga Grisolia; Cristiana Ricci; Gabriella Previato per10 copie; Teresina Noè; Ennio Borin; Don Saverio Bravin; Gruppo del rosario di Villesse (Go); Gruppo del rosario della parroc-chia della Madonnina a Gorizia; Driana Contini; Famiglia Marangone Tavano; Giuseppina Colangeli; Rina Parovel; IrideQuercia; Luigi Di Teodoro; Laura Crespolini; Angela Passoni; Ornella Vignoli; Stella Tombolesi; Antonio Caregnato; Francescae Demetrio Ziliotti; Anna Paola Buzzacchi Nocita; Giuseppina Cavedaschi; Valentina Fagabolli; Maria Mauriello Montaruli;Emilia Rossi Gallazzi; Gloria Rinaldi; Claudia Arena; Stellina Cevenini; Piero Santini; Don Paolo Zution; Gruppo del Rosario diImola (Bo); Giovanni Nosari; Marilena Borsotti; Famiglia Lancellotti Ravaioli; Devoti di “Maria Regina della Pace”; AldoGalassi; Fabio Angiolini; Claustrali di Azzano san Poalo (Bg); Francesca Perari; Carla Trebbi; Eleonora Bartoletti; Anna Abelli;Maria Cavallaro; Maria Santilli; Concetta Gasparini; Maria Negro; Giuseppe Rossi; Francesca Giovannini; CelesteCardellicchio; Vannina Laconi; Caterina Della Torre; Santina Lodrini; Emanuela Copreni; Chiara Tralli; Antonio Gallo;Domenica Cangiotti; Giuseppina Bernardi; Stefano Di Luzio; Iva Pavoni; Maria Grazia Angelini; Paolino Carruba; FraternitaLaica Domenicana di Milano; Davide Bertazzoli; Roberto Vasarri; Luigi Cipriano; Raffaella Temperato; Restituta Tersigni; LoretaBaldassarra; Giovanna Polesella; Fraternita Laici Domenicani di Venezia; Gianluca Cremonesi; Raffaella Vallini; Marisa DondiManfredini; Don Stanislao Maciak; Gianoli Teresa; Nicola Brusciano; Diana Angeloni Blasi; Iride Quercia; Ottavia Morosin;Geppina Amicarelli; Mariano Cammarota; Oscar Rossi; Edda Tamagnini; Gruppi del Rosario di Fornacette (Pi); Rosalba ValeriaIorio; Giuseppina Saratti; Riccardo Viel; Elisabetta Morini; Franco Diaspro; Cristina Del Gallo; Antonio Petrelli; Maria Bresciani;Paola Boiani; Corrado Bergamini; Gennaro Rosario; Tatiana Sandei; Ramon Gutierrez Gonzales; Vanda Pirani; DavidePertazzoli; Paolo Bano; Luisa Scarel Capello; Domenico Moretti; Sergio Cavelli; Ottavia Morosin; Francesca Dati; GiovannaSimoncini; Giuseppina Piangerelli; Vincenza Mazzarella; Rosetta Fazio; Anna Emilia Nember; Vincenzina Sotis; Paolo Mariotti;Piera Lencioni; Nicolina e Maria Faraone.

2) onorando la B.Vergine, in memoria dei defunti, per preghiere o ss. messe:Monastero di Cagli in onore della Madonna, per le anime più abbandonate e defunta Giulia, per defunta Maria Pia; PieraMensali Baldarelli per Fabio e sue intenzioni; Pia Mensali Gambioli secondo le sue intenzioni; Pia Faraoni secondo le sue inten-zioni; NN per Guido Marconi; Cesarina Fanesi in suffragio dei propri genitori e di Vincenzo Sampaolesi; Nadia Negri secon-do le sue intenzioni; Caterina Monti in memoria dei propri defunti; Mario Simontacchi per Vincenzo Pasqualin e Vincenzo;Carlo Paoloni per la famiglia; Maria Cavallaro secondo le proprie intenzioni; Osvaldo Vezzoni per i propri morti; ManuelaSanzogni in suffragio di Pietro; Caterina Sgattoni in suffragio di Luigi e Caterina; Palma Cornago per i defunti; Elena Festasecondo le sue intenzioni; Giuseppina Mazzani in suffrago dei genitori; Domenico Persia; Suor Maria Eugenia Mingazzi per idefunti; Annunziata Borsini per i defunti della famiglia; Norma Neri a seconda delle intenzioni e per i defunti dell’offerente;Barbieri Gabriella secondo le proprie intenzioni; Luisella Benvegnù per una preghiera; Mario Simontacchi in suffragio defuntiPietro, Ambrogina, Gianpiera, Antonio, Carolina; Mario Simontacchi per Antonio e famiglia, Matteo e famiglia per Mario eGiancarla.

3) per le adozioni a distanza: Annunziata Borsini; Ambrogio Caserini per Osnir Aparecido de Oliveira Carriel; Famiglia Negri per Ana ClaudiaLeandro e Ana Rubia Antonângelo dos Santos; Antonietta Morrone per Lucas da Silva Teixeira Serafin; Paolo Vezil perWilliam Cèsar Bucinsky; Ada Giacomello per Leonardo Henrique Monteiro M. César; Loretta Sangoi per Jorge MatheusGonçalves; Famiglia Giantomassi per Arturdila Moreira; Simonetta Cuttini per William de Paula Faustino; FamigliaVanti Persici per Alex Aparecido Garcia e Tainara Cristina Ferriera; Donatella Murano per Taurini Cristina Garcia;Famiglia Carrera Boggio per João Pedro Arcanjo; Tonina Magi per Claudinei Leandro Filho; Famiglia FarolfiGaddoni per Oaissa Vitoria Lourenco; Famiglia Marangone Tavano per Otavio Silva De Oliveira ; Milko De Luca perRaissa Fernandes Rodrigues e Leaner Kennedy Silvestre da Silva; Famiglia Sandro Tittarelli per Tainà Maria Esquinelli;Rita Della Casa per Bruno Gabriel Lourenco da Silva; Anna Scarpenti per Vitória Regina Rodrigues; Irene Di Giovanniper Isabella Silva; Daniele Savelli per Renata Guedes Nolasco; Anna Milani Persici per Willian Gabriel Esteves Vaz;Orlando Murano per Jose Ricardo Vicente; Ilaria Giannarelli per Matheus Cristiano Vieira Rodriguez; Stefano Fini perPedro Henrique Barbosa; Orietta Pastres per Lucas Ribiero Lopes; Diletta Lucia Montanari per Breno Fernando ParanhosDa Silva; Rossi Giannina per Yociele Aparecida Rocha; Giovanni Cettul per Luana Cristina Fernandez Rodriguez;Famiglia Sansa Angelini per Luana Dias Geraldo; Famiglia Vitali Guerrini per Gabriele dos Santos; Cristina Vantiper Caio Tito Soarez; Famiglia Montalbini Ceccarelli per Wellington José Mendes dos Reis; Famiglia ArruzzoGazalini per Raquel Maria Pinto; Elisabetta Scavolini per Gabriel Majoni Ferreira da Venda; Maria ClementinaTombini per André Luiz Leandro; Sergio Marchioro per Natàlia Curi Costa; Elisabetta Cipci per Tainà Aparecida daSilva; Famiglia Mazzuchin per Leonardo Laurenço; Gabriele Arruzzo per Mariana Silva Paiva; G.B. e F.V. per Beatrizde Souza Santos; Maria Fontanot per Aketyn Ferreira da Silva Moreira; Giuseppina Merola per Giovanni Gabriel dosSantos; Prima Pazzuello per Lais Cristina da Rosa Rodrigues; Francesco Maulà per Luana Aparecida Aureliano; Simonee Maria Cecilia Pignatto Coatti per Alex Cristian Divino Diniz; Daria Buscaroli per Giovanni Verissimo De Souza Silva;Gianluca Carrara per Isabella Aparecida Faustino Rosa Araujo; Famiglia Santandrea Bonfanti per Bianca DeOliveira Lima; Fabiana Tosoratti per Beatriz da Silva Faustino; Famiglia Tornincasa Calzolari per Hiago Figueura DeOliveira; Clarice Santini per Bruno Paiva da Silva.

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A) SONO STATI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE DEL ROSARIO VIVENTE:dalla segreteria: Adriana Bonino di Sanremo (Im); Chiara De Angelis di Ravenna;Rosa Maria Catena di Polverigi (An); Nadia Branchini di Imola (Bo); Cinzia Simonetti eAnna Maria Morbidoni di Agugliano (An); Liliana Rastelli di Milano; Maria ChiaraBergonzi di Piacenza; Raffaela Filoia di Roma; Vittoria Cavini e Leda Di Filippo di Imola(Bo); Jacqueline Baldazzi di Roma; Francesca Perari di Gubbio (Pg); Angela Zannoni diCastelbolognese (Ra). da Paolo Cecchi di Fornacette (Pi): Franco Poli, Danilo Pandolfi, Luciana Battini,Giovanna Onano Pardossi, Elisabetta baldassarre, Giovanni Pizzo, Maria Dina BacciColtelli, Giuseppe Gulino, Bruno Ferretti, Ivana Giorgi, Francesca Sellari, Doriana ParriManiscalchi, Regina Barghini Magno, Lucia Giugliano, Lucia Lupi, Nara Ciardi,Manuela Tonarelli, Alearco Pardossi di Fornacette (Pi); Carla Gonnelli di POntedera (Pi);Don Martin Mihal della Città del Vaticano.da Onano Giovanna di Fornacette (Pi): Gabriella Consani, Emilia Pacini, LuciaGiampaolo, Esterina Palermo, Daniela Frosini, Vittorio Morino, Adelina Battini, DeniseBelloni, Linda Bini, Graziella Ferrucci, Valentina Giubbolini, Iose Giovannetti, MarcellaMichelucci e Maida Gemignani di Fornacette (Pi); Fosca Morelli di san GiorgioCascina (Pi); Monica Passetti, Giovanni Filidei e Mirella Passetti di Casciavola (Pi).da Onano Giovanna di Fornacette (Pi): Massimo e Beatrice Pardossi, MartinaPanichi, Roberta Paoli, Patrizia Biscardi, Michela Vallini, Giuliano e Corrado Daini,Loriana Novi, Graziella La Greca, Diva Fondelli, Paolo Cecchi, Giovanna e MirandaPeccianti, Eva Tognarelli, Pieranna Tarrini, Patrizio Sartini, Rita Volpi, Sabrina Bandeccae Gabriella Sandri di Fornacette (Pi).da Luciana Battini di Fornacette (Pi): Fosca Manfredini Bettini, Caterina Romano,Eliside Buti, Suor Margherita, Liciana Pardossi, Pieranna Cellai, Luana Falchi, NicolettaPracchia, Niva Morelli, Aurora Anna Corcione, Grazia Bellagamba, Lorenza Faruggia,Marisa Giunta Baggiani, Franca Pinori, Lucietta Cavallini Diddi, Renza Maestrini,Luciana Vannucci e Maria Teresa Titta di Fornacette (Pi); Paola Pancrazi di Pontedera(Pi); Catia Di Mario di Calcinaia (Pi).da Luciana Battini di Fornacette (Pi): Rita Giuliani, Marisa Nacci, Lucia Giuliani,Laura Del Colombo, Rosa Montanini, Mirena Pieraccioni, Leoporda Boschi, FrancoFulceri, Piera Lencioni, Anna Bruni, Chiara Toderico, Ivano Magno, Adelina Ferrucci,Iride Bresci, Anna maria Biagi Pace, Maria Bindi Rubino, Giustina Rubino, JonataGiompaolo, Angela Lopez e Lucia Palma di Fornacette (Pi).

B) SONO STATI ISCRITTI ALLA FRATERNITA O GRUPPO DEL ROSARIO:dalla segreteria: Ana Laura Pérez di Cuernavaca (Messico); Nadia Sansone diTaranto; Valentina Fagobolli di Marigliano (Na); Maria Mangoni di Paratico (Bs); Diegoe Paolo Maria Beltrame di Lodi Vecchio; Federica Cecchi di Fabriano (An); GabriellaMantovani di Ravenna; Matteo Riva di Genova; Stefano Di Luzio di Fanna (Pn); ChirilaMaricica di Rignano Flaminio (Rm) Franco Argentini di Busca (Cn); Marilena Borsotti diLodi; Maria fatima Perna di Mercatello di Marsciano (Pg); Roberto Marras di Quartusant’Elena (Ca). dalla segreteria:Silvia Tedeschi di cassino (Fr); Diego Bettega di Arzignano (Vi);Emanuele Capoferri di Brebbia (Va); Giulia Cailotto di Zermeghedo (Vi); FrancescoCirillo di Bresso (Mi); Anna Sala di Milano; Giuseppe Ballacchino di Samarate (Va);Raffaele Morra di Marano di Napoli; Carmela Ferrante di Gioia Tauro (Rc); Serena DiLenola di Monticchio (Lt); Rosanna Mencacci di Figline Valdarno (Fi); MariatellaPignatelli di Londra; Coniugi Maria Vittoria e Domenico Natuzzi di Cagliari; OttaviaMorosin di Nizzolina (Va).nu

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sariodalla segreteria: Letteria Cammaroto di Ladispoli (Rm); Luis Ernesto Rodriguez

Guevara di Bogotà (Colombia); Rosetta Fazio di Campofiorito (Pa); Immacolata Marchionidi Campofiorito (Na); Giuseppe Aquilanti di Roma; Christian Pavan di Vicenza; LauraCasolaro di Livorno; Francesca Orefice e Antonio Silvestro di Arzano (Na); AntoniettaMontagna e Antonietta Marchioni di Napoli; Marianna Silvestro di Prato; GiuseppeSilvestro, Giovanna Ferone e Francesca Silvestro di Castelfiorentino (Fi). dalla segreteria: Raffaela Fasolino di Fidenza (Pr); Emma Rana, Roberta Zicari eCristina del Gallo di Roma; Flora Alberti Imperiale di Prato; Giuseppe Annella di SanGiorgio a Cremano (Na); Héctor Leonardo Rodriguez Yanez (Messico); LoredanaQuaresima di Monte Porzio Catone (Rm); Luca Papini di Sansepolcro (Ar); Cinzia Longodi Siderno (Rc); Antonio Filice di Laurignano di Dipignano (Cs); Giuliano Mazzoni diOstiglia (Mn); Giuseppe Ambrogi di Soncino (Cr); Maina Azuli di Godo (Ra); Claudia Buidi Ferrara.dalla segreteria: Rosangela Portaluri di Maglie (Le); Giacomo Collu di Leiria(Portogallo); Maria Concetta Acconcia di Parma; Adele Osso di Majano (Ud); OrettaBanzi di Ferrara; Vibianna Bartucci di Bari; Vito Iula di Albano di Lucania (Pz);Francesca Parisi di Palomonte (Sa); Silvana Silvestri di Villa Verrucchio (Rn); GiulianoSammicheli di Fano (Pu); Maria Rosaia Catacchio di Bari; Isabella Bruni e RosannaMartini di Roma; Miguel A. Leòn Abarca di Valencia (Spagna); Dario Ceci di Alatri (Fr).dalla segretria: Rita Maffini di Sala Baganza (Pr); Pierre Palay di Ezanville (Francia);Manuela Solinas di Sassari; Vinicio Piaggi di Livorno; Claudio Atzori di Noceto (Pr);Giancarlo Infante di Eboli (Sa); Lisbeth Alvarez di Panama; Mary-Lise Cornioley diValledoria (Ss); Daniela Biagioli di Fabbrecce (Pg); Cesare Cortassa di carignano (To);Raffaelina Papa Coloccia di Campobasso; Angela Ardito di Noicattaro (Ba); MassimoMigliavacca di Como; Silvana Talassano di Savona; Calogero Magistro di TermeVigliatore (Me).

C) SONO STATI ISCRITTI ALL’ORA DI GUARDIA:Marilena Borsotti il 25 di ogni mese dalle 23,00 alle 24,00; Carmela Ferrante il giorno10 di ogni mese dalle 16,00 alle 17,00; Ottavia Morosin il 25 di ogni mese dalle 5,00alle 6,00; Rosetta Fazio la 1° domenica di ogni mese dalle ore 8,00 alle ore 9,00;Giuseppe Aquilanti il 27 di ogni mese dalle 17,00 alle 18,00; Vincenzo Sala il giorno 5 diogni mese dalle ore 4,30 alle ore 5,30; Adele Osso di Majano (Ud) il giorno 7 di ognimese dalle ore 17,00 alle ore 18,00; Maria Concetta Acconcia il 1° sabato di ogni mesedalle ore 6,00 alle ore 7,00; .

D) SONO STATI NOMINATI ZELATORI:Francesco Andaloro di Bardello (Va); Giovanna Onano Pardossi, Paolo Cecchi e LucianaBattini di Fornacette (Pi); Ottavia Morosin di Nizzolina (Va).

Ricordo che, nella Basilica Patriarcale di S. Domenico aBologna, nelle prime quattro domeniche del mese, alle ore 18,viene celebrata una santa messa per gli iscritti (vivi o defun-ti) alle Associazioni del Rosario

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