2010 ottobre

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Anno I n. 2 Ottobre-Dicembre 2010 Trimestrale di informazione dell’Associazione Amici del Cuore della Casa di Cura Carmide s.r.l. - Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore Coscienza di malattia Nel campo dei disturbi psichi- ci, la «coscienza di malattia» è un elemento che fa una così gran- de differenza, ai fini della cura, che tutti i pazienti potrebbero es- sere collocati al di qua e al di là di questa linea di demarcazione: quelli che sanno di avere un pro- blema psichico possono diventare i promotori e gli artefici della cura, mentre quelli che non hanno tale consapevolezza il più delle volte si dicono: “Se non sono malato, perché dovrei curarmi?” Purtroppo, proprio nelle patolo- gie mentali più serie non è facile che le persone abbiano coscienza di malattia, e ciò per il semplice fatto che il convincimento di ave- re un problema psichico è ovvia- mente, un prodotto della mente, la quale però è la stessa mente che sta male, che non funziona come dovrebbe e che perciò può non es- sere capace di elaborare quel pen- siero. Detto questo, si può ritenere che ciò che vale per le malattie mentali non ha nulla a che vedere con tutte le altre malattie perché, quale che sia il malanno, la mente è integra e perciò inevitabilmente prenderà coscienza dell’attacco che il cor- po sta subendo e correrà ai ripari. Non solo. Noi tutti sappiamo che in ogni organismo vivente agisce un naturale impulso alla vita, un istinto, una forza interna che in- duce l’organismo a fare del pro- prio meglio per sopravvivere: in definitiva, la ragione e l’istinto – pensiamo – sono due formidabili forze che quando una malattia ci minaccia ci spingono alla cura e ci sorreggono a sopportarne i fastidi. Sarebbe bello se fosse così, ma non sempre lo è. Spesso anche nelle malattie del corpo, e perciò quando la mente funziona perfet- tamente, la coscienza di malattia non c’è, oppure è, o diventa rapi- damente, un pensiero così debole che si lascia facilmente soverchia- re da una infinità di altri «ragio- namenti », di segno opposto: “Va bene, ma io ho un organismo for- te… Cosa vuoi che mi faccia… I medici certe volte esagerano… Ma io vedo tante persone che… Se campo da malato finisce che sto peggio… Proprio a me dovrebbe capitare… Per una volta…”, che è quello che dicono a se stesse molte persone che sanno già di essere a rischio cardiaco per quanto riguar- da il fumo, l’alimentazione sba- gliata, l’obesità, la sedentarietà, la pressione alta. Perché succede questo? Per stra- no che possa sembrare, la mente (sempre lei!) «ragiona» in questo modo per difenderci da qualcosa che ci sembra più intollerabile del- la malattia stessa, e cioè dalla an- goscia di dovere riconoscere che qualcosa nel nostro corpo – e nella nostra vita – è cambiato, che non siamo più come prima, che il fu- turo è diventato incerto, che siamo in pericolo… Meglio allora negare l’evento, o almeno minimizzarlo: magari, con qualche pilloletta… È un brutto scherzo quello che la mente ci fa, perché per difenderci da un sentimento di angoscia ci espone ai gravissimi rischi oggettivi connessi al non curarsi o al curarsi male; e lo fa di nascosto, non ce lo dice, ci in- ganna facendoci sentire più sol- levati, meno malati. Come si vede, anche una mente sana può combinare guai… ARTURO XIBILIA GESSICA LA LEGGIA Perché Pino D’Urso Con una cerimonia semplice, lo sportello dell’Ass. «Amici del Cuore» presso la Parrocchia «Re- surrezione del Signore» a Librino sarà dedicato a Pino D’Urso. Chi era Pino D’Urso? E perché abbiamo deciso di dedicargli que- sta nota? Era un Tour Operator di successo che è stato strappato alla famiglia e al lavoro da un terribi- le infarto quando ancora aveva davanti a sé un lungo e luminoso cammino. Ma ne abbiamo voluto parlare per un altro motivo: Pino D’Ur- so, uno dei soci più attivi della nostra Associazione; non fu tra i Soci Fondatori perché quando siamo andati dal notaio non era in sede, ma dal primo momento si è comportato come se lo fosse stato. Non abbiamo mai promosso iniziative che non abbiano avu- to OBY WHAN (la sua azienda) come sponsor; non c’è stato pro- blema organizzativo riguardante la sua professionalità, per il quale non abbia trovato una valida so- luzione. Lo vedevate poco perché il suo lavoro lo portava spesso fuori Catania, ma il suo telefonino era sempre acceso. Abbiamo voluto dedicargli que- sta nota perché se l’è meritata, ma soprattutto perché lo vogliamo in- dicare come modello, non solo di padre, marito e uomo di fede ma anche di persona che ha sempre trovato il tempo per fare del «vo- lontariato» e dello «spirito di ser- vizio» uno dei punti fondamentali della sua vita. ANTONIO CIRCO

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Coscienza di malattia cardiaca

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Anno I n. 2 Ottobre-Dicembre 2010

Trimestrale di informazione dell’Associazione Amici del Cuore della Casa di Cura Carmide s.r.l.- Aderente a CONACUORE - Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore

Coscienza di malattia Nel campo dei disturbi psichi-

ci, la «coscienza di malattia» è un elemento che fa una così gran-de differenza, ai fini della cura, che tutti i pazienti potrebbero es-sere collocati al di qua e al di là di questa linea di demarcazione: quelli che sanno di avere un pro-blema psichico possono diventare i promotori e gli artefici della cura, mentre quelli che non hanno tale consapevolezza il più delle volte si dicono: “Se non sono malato, perché dovrei curarmi?”

Purtroppo, proprio nelle patolo-gie mentali più serie non è facile che le persone abbiano coscienza di malattia, e ciò per il semplice fatto che il convincimento di ave-re un problema psichico è ovvia-mente, un prodotto della mente, la quale però è la stessa mente che sta male, che non funziona come

dovrebbe e che perciò può non es-sere capace di elaborare quel pen-siero.

Detto questo, si può ritenere che ciò che vale per le malattie mentali non ha nulla a che vedere con tutte le altre malattie perché, quale che sia il malanno, la mente è integra e perciò inevitabilmente prenderà coscienza dell’attacco che il cor-po sta subendo e correrà ai ripari. Non solo. Noi tutti sappiamo che in ogni organismo vivente agisce un naturale impulso alla vita, un istinto, una forza interna che in-duce l’organismo a fare del pro-prio meglio per sopravvivere: in definitiva, la ragione e l’istinto – pensiamo – sono due formidabili forze che quando una malattia ci minaccia ci spingono alla cura e ci sorreggono a sopportarne i fastidi.

Sarebbe bello se fosse così, ma

non sempre lo è. Spesso anche nelle malattie del corpo, e perciò quando la mente funziona perfet-tamente, la coscienza di malattia non c’è, oppure è, o diventa rapi-damente, un pensiero così debole che si lascia facilmente soverchia-re da una infinità di altri «ragio-namenti», di segno opposto: “Va bene, ma io ho un organismo for-te… Cosa vuoi che mi faccia… I medici certe volte esagerano… Ma io vedo tante persone che… Se campo da malato finisce che sto peggio… Proprio a me dovrebbe capitare… Per una volta…”, che è quello che dicono a se stesse molte persone che sanno già di essere a rischio cardiaco per quanto riguar-da il fumo, l’alimentazione sba-gliata, l’obesità, la sedentarietà, la pressione alta.

Perché succede questo? Per stra-no che possa sembrare, la mente (sempre lei!) «ragiona» in questo modo per difenderci da qualcosa che ci sembra più intollerabile del-la malattia stessa, e cioè dalla an-goscia di dovere riconoscere che qualcosa nel nostro corpo – e nella nostra vita – è cambiato, che non siamo più come prima, che il fu-turo è diventato incerto, che siamo in pericolo… Meglio allora negare l’evento, o almeno minimizzarlo: magari, con qualche pilloletta…

È un brutto scherzo quello che la mente ci fa, perché per difenderci da un sentimento di angoscia ci espone ai gravissimi rischi oggettivi connessi al non curarsi o al curarsi male; e lo fa di nascosto, non ce lo dice, ci in-ganna facendoci sentire più sol-levati, meno malati.

Come si vede, anche una mente sana può combinare guai…

ARTURO XIBILIAGESSICA LA LEGGIA

Perché Pino D’Urso Con una cerimonia semplice,

lo sportello dell’Ass. «Amici del Cuore» presso la Parrocchia «Re-surrezione del Signore» a Librino sarà dedicato a Pino D’Urso.

Chi era Pino D’Urso? E perché abbiamo deciso di dedicargli que-sta nota? Era un Tour Operator di successo che è stato strappato alla famiglia e al lavoro da un terribi-le infarto quando ancora aveva davanti a sé un lungo e luminoso cammino.

Ma ne abbiamo voluto parlare per un altro motivo: Pino D’Ur-so, uno dei soci più attivi della nostra Associazione; non fu tra i Soci Fondatori perché quando siamo andati dal notaio non era in sede, ma dal primo momento si è comportato come se lo fosse stato. Non abbiamo mai promosso

iniziative che non abbiano avu-to OBY WHAN (la sua azienda) come sponsor; non c’è stato pro-blema organizzativo riguardante la sua professionalità, per il quale non abbia trovato una valida so-luzione.

Lo vedevate poco perché il suo lavoro lo portava spesso fuori Catania, ma il suo telefonino era sempre acceso.

Abbiamo voluto dedicargli que-sta nota perché se l’è meritata, ma soprattutto perché lo vogliamo in-dicare come modello, non solo di padre, marito e uomo di fede ma anche di persona che ha sempre trovato il tempo per fare del «vo-lontariato» e dello «spirito di ser-vizio» uno dei punti fondamentali della sua vita.

ANTONIO CIRCO

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Ottobre-Dicembre 2010

Le malattie cardiovascolari e la cardiopatia ischemica in particolare, rappresentano oggi, nei paesi industrializzati, la prima causa di morte. Nella cardiopatia ischemica si manife-stano più frequentemente le placche ateroma-siche a livello dei vasi coronarici che provocano la stenosi del vaso, ne riducono il calibro con conseguente riduzione di flusso nelle arterie e possibili fenomeni ischemici. La più efficace te-rapia al giorno d’oggi è rappresentata dall’an-gioplastica con apposizione di stent.

Lo stent è una struttura metallica cilindrica a maglie che viene introdotta nel lume dell’arte-ria ed è fatta espandere a livello dell’occlusione in modo tale da ridurre la stenosi e riaprire il vaso ripristinando il flusso.

A metà degli anni Ottanta fu introdotto il primo stent coronarico, che ha rappresentato una rivoluzione nel campo della cardiologia in-terventistica. Da allora l’utilizzo degli stent ha avuto uno sviluppo esponenziale e la scelta dei device disponibili è divenuta sempre più am-pia. L’opzione terapeutica varia, infatti, dai più semplici stent metallici (BMS), agli stent medi-cati (DES), ai DES con polimeri biodegradabili, ai DES senza polimeri, agli stent autoespandi-bili, fin’anche alla creazione di stent biodegra-dabili.

I primi stent ad essere utilizzati sono stati i BMS, device che rispetto alla sola angioplastica con pallone (POBA), riducevano notevolmente il rischio di riocclusione precoce del vaso. Esso è stato ulteriormente ridotto con l’impiego dei DES la cui caratteristica è di rilasciare un far-maco capace di inibire la proliferazione cellu-lare a livello dell’intima vasale (proliferazione intimale) che è la principale causa di ristenosi. Lo sviluppo di tessuto neointimale è variabile e può essere così imponente da rioccludere il vaso e richiedere una nuova angioplastica.

Tuttavia il rovescio della medaglia è rappre-sentato da una tardiva riendotelizzazione (cioè ricopertura dello stent con tessuto endotelia-le proprio del vaso), con aumentato rischio di trombosi intrastent, che può produrre effet-ti talvolta letali. Conseguentemente la ricerca attuale si focalizza sulla creazione di stent che abbiano la caratteristica di ritardare la prolife-razione intimale ma che allo stesso tempo siano sicuri per i pazienti.

Considerevoli miglioramenti sono stati fat-ti tramite l’utilizzo di materiali maggiormente biocompatibili e biostatici, come gli stent di se-conda generazione fra cui ricordiamo lo stent ZES allo Zotarolimus. Tra gli stent più nuovi dobbiamo ricordare ancora quelli con polime-ri biodegradabili che offrono al tempo stesso la sicurezza di uno stent metallico e l’efficacia in termini di ristenosi di uno stent medicato.

Altri stent di seconda generazione sono i DES senza polimeri che hanno un minore rischio di trombosi intrastent, l’applicazione dei quali è ancora oggi oggetto di studio.

Un cenno particolare va al CATANIA stent, così chiamato perchè la sua iniziale sperimen-tazione è stata eseguita a Catania con buoni risultati. Questo stent è costituito da una rete metallica di cromocobalto a maglie aperte e ri-vestito da POLYZENE F, che ha proprietà an-tinfiammatorie, è altamente biocompatibile ed ha bassissima attività trombogenica.

Stent di ultimissima generazione sono quelli biodegradabili (BDS). Essi hanno la caratteri-stica di essere totalmente riassorbibili, perman-gono nel vaso per un tempo limitato che va dai 12 ai 18 mesi, e questo permette un ritorno ve-loce alla fisiologica anatomia vasale con ripre-sa della normale vasoattività. L’impiego di tali stent si presta bene per il trattamento di lesioni complesse. Ulteriore e non trascurabile vantag-gio di questi stent del futuro è una terapia con doppia antiaggregazione per breve periodo con riduzione del rischio di sanguinamento.

La doppia antiaggregazione allo stato attuale delle cose si rende necessaria con qualsiasi stent impiantato; la durata di tale terapia dipende dallo stent utilizzato: dopo l’impianto di un DES la terapia va eseguita per un periodo di 12 mesi, invece i BMS richiedono una terapia con doppia antiaggregazione di circa 1 mese.

MARIA LETIZIA SANTONOCETO

Gli stent

• Angioplastica: metodica utilizzata per dilatare il lume vasale

• Coronarie: vasi arteriosi che irrorano il cuore• Intima vasale: tessuto di rivestimento dello stra-

to più interno dei vasi sanguigni• Ischemia: riduzione dell’apporto di sangue ad un

tessuto• Materiali biocompatibili: materiali utilizzati in

medicina che hanno la caratteristica di essere molto ben tollerati nell’uomo

• Placche ateromasiche: depositi di grasso e cole-sterolo nella parete vasale

• Polimeri: macromolecole che rivestono lo stent• Ristenosi: occlusione dello stent• Stenosi: restringimento vasale per lo più dovuto

ad aterosclerosi• Tessuto endoteliale: tessuto di rivestimento va-

sale direttamente a contatto con il sangue• Tessuto neointimale: Tessuto muscolare di ricre-

scita responsabile della ristesosi• Trombosi intrastent: evento acuto che causa la

repentina chiusura dello stent• Zotarolimus: farmaco rilasciato dai DES con

proprietà antiproliferatrice

GLOSSARIO

Ottobre-Dicembre 2010

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Sempre attivi per non pensare al muscolo cardiaco

Approfittiamo di questo nuovo mezzo di comunicazio-ne per fare alcune riflessioni sulle tante attività svolte, e su quelle che ci attendono fino alla fine di questo 2010. È bene stilare un bilancio degli appuntamenti appena trascor-si, che ci hanno permesso di rivederci, di incontrarci e di controllare lo stato di salute del nostro capriccioso organo-pompa.

Subito dopo capodanno il nostro buon Dr. Circo ci ha convocati sabato 16 gennaio, organizzando la «Giornata del Cuore». Una mattinata impie-gata per effettuare controlli di glicemia e colesterolo, ma anche per parlare di alimenta-zione sana e allo stesso tempo gustosa, che non irrita il pa-lato con sapori inaccettabili e allo stesso tempo ci fa vivere bene.

A Pasqua, invece, ci siamo ritrovati negli ampi saloni della Parrocchia «Santa Ma-ria La Guardia», ospiti degli straordinari e generosi Padri Cappuccini, che ci hanno per-messo di gustare la cena inti-tolata «Pasqua con il Cuore» sapientemente preparata nelle cucine della «Carmide» dagli ottimi chef.

Ecco che arriva la prima-vera e con questa un nuovo appuntamento che stavolta, il Dr. Circo dedica alle donne con «La Giornata del Cuore delle Donne». Tutte le signore facenti capo all’Associazione, ma anche amiche e conoscen-ti, si sono radunate alla Car-mide, per effettuare i controlli di routine, assistite dall’ottima equipe medica e dal sapiente personale sanitario. Ha con-cluso la riunione il Prof. Sal-vatore Mangiameli che dopo

i saluti della Baronessa Lidia Scammacca, ha illustrato i rischi cardiovascolari nelle donne.

Sabato 17 aprile, in una bellissima giornata di sole, ci siamo recati a Piazza Armeri-na, per ammirare i mosaici e trascorrere ancora una volta, una giornata in compagnia e all’insegna della spensieratez-za. Siamo già ad aprile inol-trato e ci attende una sana e salubre passeggiata sul lungo-mare catanese.

A maggio, a partire da ve-nerdì 14 alle 18:00, è inizia-to il corso «Mangio Giusto, mi Muovo e sto Bene» pres-so i locali della «Carmide». Una serie di appuntamenti po-meridiani coordinati dal Dr. Circo che si sono svolti ogni venerdì alla stessa ora fino all’11 giugno. Durante que-sti incontri teorico–pratici si sono alternati vari relatori che hanno disquisito su argomenti riguardanti la cucina, il modo di cucinare, l’approccio del paziente con il mondo delle diete, ed infine non sono man-cati interventi curati da psico-logi professionisti, dietologi e cardiologi, tra cui la dottores-sa Anna Corsaro, a cui ha fat-to sempre seguito un dibattito fra gli intervenuti e i relatori.

Domenica 30 maggio par-tecipammo a «Camminando

con il Cuore», un’occasione unica per una passeggiata, respirando gli odori del mare lungo il viale Andrea Doria fino a piazza Europa, per al-lenarci e per smaltire un po’ di grasso accumulato durante qualche nostra piccola distra-zione a tavola.

Ma il vulcanico Antonio Circo non si ferma, e con Padre Santino Salamone, parroco della chiesa «Resur-rezione del Signore» a Libri-no, organizza un ambulatorio cardiologico per i residenti, con appuntamenti settimanali dalle 15:00 alle 17:00 di ogni mercoledì, mentre a partire da martedì primo giugno, si sono aggiunti altri due pomeriggi a settimana dedicati ai bambini, aventi per tema: «Prevenzione delle cardiopatie».

Ad ottobre, ed esattamen-te sabato 16, degli specialisti ci parleranno del «Cuore del bambino obeso», un’impor-tante tema che riguarda mol-ti di noi, genitori e nonni di bambini in età infantile e ado-lescenziale.

Un cartellone ricco di ap-puntamenti e di momenti con-viviali che ci ha permesso e ci permetterà ancora una volta di stare assieme e di imparare cose nuove, molto utili per il nostro vivere quotidiano.

SALVO VITALE

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Ottobre-Dicembre 2010

Cyclette / Treadmill

Che cos’è ? - lavoro aerobico: durata di 10-

30 minuti - protocollo: FC targhet in

interval-training o endurance-training

- modalità: riscaldamento, trai-ning, defaticamento

Cosa si ottiene ?- riduzione della FC a riposo

sotto sforzo- riduzione della PA sistolica,

diastolica, e media - miglioramento della tolleranza

allo sforzo - innalzamento della soglia

ischemica.

Ginnastica calistenica

La ginnastica calistenica per-mette di utilizzare il peso del proprio corpo e la forza di gravi-

tà come resistenza per sviluppare la forza muscolare. La ginnasti-ca calistenica prevede ripetizio-ni consecutive di un esercizio, in numero variabile a seconda dell’esercizio.

Aumentando il numero delle ripetizioni, si può gradualmen-te migliorare la resistenza e la forza di un determinato gruppo muscolare. In questo lavoro è importante adottare il principio del «debole sovraccarico» che implica l’aumento di ripetizioni al proprio allenamento abituale allo scopo di renderlo un po’ più intenso, senza esagerare.

Stretching

Stretching significa «allunga-mento» si tratta di esercizi che aiutano a mantenere l’elastici-tà e preparano gradualmente la muscolatura a essere utilizzata in maniera più vigorosa ed ener-gica durante l’allenamento. Lo stretching dovrebbe rientrare sia nella fase di riscaldamento che in quella di raffreddamento di ogni sessione di attività fisica.

Questa tecnica ha lo scopo di ridurre la tensione muscola-re e la conseguente rigidità nel movimento; lo stretching risulta utile ad ottenere l’ampiezza del movimento, facilita in generale l’attività motoria e la coordina-zione e previene gli infortuni da strappo muscolare.

La respirazione deve esse-re coordinata al movimento, espirando durante lo sforzo e continuando poi a respirare nor-malmente: è bene cercare di ri-lassarsi con un ritmo di respiro lento e regolare.

È importante utilizzare questa tecnica cercando di «ascoltare» la tensione muscolare ed evitan-do di arrivare ad avvertire dolo-re.

Per riassumere:

L’Esercizio Fisico comprende i movimenti ripetitivi program-mati e strutturati specificamente

destinati al miglioramento della forma fisica e della salute.

L’ esercizio fisico da solo si è dimostrato in grado di miglio-rare la performance fisica, la forza muscolare ed i sintomi di dispnea e angina. Per tale moti-vo l’esercizio fisico strutturato come intervento terapeutico è diventato una delle componenti fondamentali della Riabilitazio-ne Cardiologica.

Effetti dell’Esercizio Fisico

.... a livello fisiologico ?

Aumenta: - volume di gittata sistolica- flusso muscolare- soglia ischemica- estrazione periferica di O2- capacità aerobica- capacità lavorativa totale

Riduce:- tono adrenergico- FC PA riposo e sforzo submax- consumo O2 miocardico- produzione muscolare di aci-

do lattico- acidi grassi - aggregabilità piastrinica- colesterolo - HDL .... a livello funzionale ? - ventilazione più efficace - aumento della mobilità arti-

colare- miglioramento della coordi-

nazione- miglioramento della tolleran-

za allo sforzo - aumento del consumo ener-

getico - riduzione dell’ansia e della

depressione L’Esercizio Fisico deve essere:- programmato - adeguato - aerobico - prudentemente somministrato- piacevole perchè... dovrà

essere proseguito per tutta la vita.

NIDAL TOURKMANI(2-Fine)

Pigrizia fisica: pericolosa per il cuore-2

L’attività fisica è estre-mamente importante per il recupero della buona fun-zionalità del cuore dopo un evento grave come l’infar-to, l’applicazione di by-pass o comunque un intervento cardochirurgico. Grazie alla riabilitazione, infatti, oggi si può tornare a condurre una vita normale.

Il cardiologo di reparto, sulla base delle problemati-che emerse durante la fase di valutazione del paziente, prescrive il tipo, la durata e l’intensità della terapia fisica da effettuare. Viene quindi improntato un programma di attività fisica che rappre-senta un percorso ottimale, durante e dopo il ricovero.

La fisioterapia è eseguita sempre sotto l’attento con-trollo di personale qualifica-to e specializzato.

(Riepilogo Parte 1)

Ottobre-Dicembre 2010

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I nostri sponsor

Progetto «Amico cuore» a Librino

È un progetto di prevenzione pri-maria e secondaria e di Educazione Sanitaria e Comportamentale nel campo delle malattie cardiovasco-lari dell’Ass. «Amici del Cuore».

Verranno arruolati un numero da definire di cittadini appartenenti alla comunità di Librino e in particolare della Parrocchia «Resurrezione del Signore», in funzione del budget disponibile.

Ogni persona verrà sottoposta a:1. «Visita di avvio progetto» fatta

da un cardiologo;

2. «Visita Cardiologica» ed elettro-cardiogramma;

3. «Stratificazione clinica e progno-stica»;

4. «Accertamenti Cardiologici e bioumorali» necessari (per es.: Ecocardiogramma, color – dop-pler, Ergometria – Holter: Moni-toraggio della pressione arteriosa nelle 24h);

5. Incontri con la famiglia per cor-reggere abitudini alimentari e comportamentali (fumo – seden-tarietà – sovrappeso). Piano Ali-mentare;

6. Conferenze trimestrali su tecni-che per smettere di fumare. Atti-vità Fisica finalizzata, correzione dei principali fattori di rischio (diabete - obesità - dislipidemia etc);

7. Controlli periodici secondo «dia-gnosi clinica»;

8. Corso «Mangio giusto, mi Muo-vo e sto Bene»;

9. Visita finale (durata per il primo step: 12 mesi).

Per ogni singolo soggetto arruo-lato si prevede la spesa di 500 €:

• 250 € Accertamenti bioumorali e Cardiologici;

• 100 € Rimborso spese per i car-diolocigi partecipanti (il Diretto-re del progetto non avrà diritto ad alcun compenso);

• 150 € Modulistica – Spese di Se-greteria – Spese Postali .

Tutta l’attività ambulatoriale e didattica (incontri – conferenze – corso, etc) si terranno nei locali della Parrocchia «Resurrezione del Signore» messi a disposizione dal parroco Don Santino Salamone; tutti gli accertamenti bioumorali e cardiologici verranno effettuati presso la «Casa di Cura Carmide s.r.l. Villa l’Ulivo» – e sono regolati da un accordo scritto per la somma di € 250, per cui vengono garantiti gli accertamenti necessari esclu-sivamente per l’esecuzione del progetto (la prescrizione è affidata al responsabile del progetto Dott. Antonio Circo e a uno dei medici volontari da lui delegati).

Alla fine del Iº step i dati ver-ranno raccolti in una pubblicazione edita dall’Associazione Amici del Cuore e i dati essenziali verranno presentati in un congresso di rile-vanza nazionale .

A ogni soggetto arruolato verrà consegnato il libro «Amico Cuore» di educazione sanitaria e comporta-mentale e il DVD, «Gli esercizi del Cuore», contenente un programma di ginnastica calistenica.

Il Responsabile del Progetto Dott. Antonio Circo

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RubricaDalla parte del paziente

Questa rubrica è aperta a tutti. Ogni socio che volesse collaborare è il benvenuto, nello spirito di questo foglio che, oltre ad essere un mezzo di divulgazione, si propone di invitarci all’osservanza di alcune elemen-tari regole di vita per la salvaguardia della nostra salute.

Quando, un paio d’anni fa, mi ritrovai a letto con un malessere diffuso ed un senso di spossa-tezza, non avrei immaginato che fosse l’inizio di una nuova realtà e di una patologia che mi avrebbe portato a trascorrere in ospedale i successivi due mesi e avrebbe cambiato tutto il corso della mia vita. Ero tornato a Catania dopo un periodo di assenza durato 37 anni. Avevo fatto il napoletano, il barese, il romano e, per finire, anche l’americano.

La Sicilia sembrava non do-vesse più essere una meta plau-sibile dei miei numerosi spo-stamenti e cambi di domicilio. Invece, il richiamo delle origini, come capita spesso a chi entra nell’età matura (tanto per usare un comodo eufemismo) comin-ciò a farsi sentire prepotentemen-te insieme ad altri fattori perso-nali che mi indussero a prendere la via di ‘casa’. Confesso che in questa decisione ebbe un peso non trascurabile la prospettiva di gustare di nuovo tutte le nostre prelibatezze culinarie, dolciarie e gelatiere, di cui sono sempre stato molto ghiotto.

Questo discorso potrebbe sembrare irrilevante e, tutto sommato, abbastanza banale, se non fosse subentrata la patologia cardio-circolatoria ed il consi-glio perentorio di tutti, medi-ci in testa, a cambiare vita e ad iniziarne una di rinunce e mori-geratezze. Per un peccatore, so-prattutto di gola, come me, non fu cosa da poco.

Ora il punto è proprio questo, e penso che dovrebbe interessare un po’ tutti: cambiare abitudini e tipo di vita.

Dobbiamo imparare, natural-mente io per primo nel senso che

non vuole assolutamente essere un consiglio diretto solo agli al-tri, a modificare il nostro modo di vivere, le nostre abitudini e le nostre priorità. Dobbiamo capire, ad esempio, che il pesce cotto nella salsa è sufficiente-mente buono evitando quindi di friggerlo, che si può benissimo cenare rinunciando al dessert con l’immancabile amaro o alle frequenti puntate nelle gustosis-sime gelaterie di cui la nostra Sicilia è tanto ricca e natural-mente, a ragione, orgogliosa di esserlo.

I fumatori, se non riescono a

smettere (questo è uno dei pochi vizi che non ho) cerchino alme-no di diminuire drasticamente la quantità di veleni inalati, ed i pi-gri (qui invece ci sono anch’io) cerchiamo di imparare a cammi-nare tutti i giorni ed a fare un po’ di rampe di scale.

Insomma mentre fingo di fare la predica in effetti me lo dico da solo e spero di essere nel novero di quelli che si vogliono un po’ di bene e, come dice il nostro im-pagabile dr. Circo, hanno deciso di «mangiare giusto, muoversi e stare bene» !

M. G.

Visto che ce l’ha ordinato il medico, perché non approfittare di un bicchiere di vino sia a pranzo che a cena ? Naturalmente non superiamo i 100 ml... secondo prescrizione medica !

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Ottobre-Dicembre 2010

RubricaLuminari della medicina

a cura di Mario Guzzardi

Pochissimi uomini illustri, sconosciuti al grande pubblico, hanno avuto l’onore di essere ricordati su due giornali a diffusione nazionale come è accaduto al prof. L. Condorelli: Luigi Gedda lo ha commemorato a pochi mesi dalla morte nella terza pagina de L’Osservatore Romano del 28 giugno 1985 e Gaetano Afeltra sul Corriere della Sera del 15 settembre 1999, nel centenario della nascita, con un elzeviro a pagina 35.

Ricorre quest’anno il 25esimo anniversario della scomparsa del prof. Luigi Condorelli, clinico e do-cente di altissimo livello che ha onorato l’Italia e Ca-tania in particolare, con il suo impegno, la sua straor-dinaria professionalità, la sua dedizione alla medicina e alla cura dei malati e i suoi insegnamenti anche nel campo dell’etica professionale. Condorelli non è sta-to soltanto un clinico e un docente ma forse soprattutto un Maestro di vita per i suoi allievi e per i suoi figli (ne ha avuti dieci di cui sette ancora viventi).

È nato a Roma il 28 maggio 1899 da padre catane-se e madre calabrese. Il padre Mario, medico, era assistente di G. B. Grassi alla cattedra di Parassitologia Medi-ca a «La Sapienza» di Roma.

Luigi aveva un fratello maggiore di due anni, Orazio, giurista, docen-te universitario e Magnifico Rettore dell’Università di Catania dal 1937 al ’43 quando fu addirittura chiu-so in campo di concentramento per le sue vive proteste all’indegno uso dell’Aula Magna fatto dalle truppe di occupazione. Orazio fu successi-vamente deputato alla Costituente (1946-48) e quindi Senatore della Repubblica. I due fratelli furono le-gatissimi per tutta la vita.

Ma torniamo a Luigi che nel 1918 partì volontario per la I Guerra Mon-diale, entrando nel novero dei «Ra-gazzi del ‘99» come fu definita l’ultima leva di quella guerra. Si laureò quindi in Medicina e Chirurgia nel 1922, libero docente di Chimica Fisiologica nel ’24, di Patologia Medica nel ’26, di Clinica Medica e Semioti-ca nel ’27. Ha insegnato Patologia Medica all’Univer-sità di Cagliari e di Bari, quindi titolare di Clinica Me-dica a Catania dal 1938 quando, solo per un anno, ebbe il piacere di diventare ‘collega’ del padre che insegnava Parassitologia Medica nella stessa facoltà.

Nel ’51-’52 successe a Nicola Pende (1888-1970) nella cattedra di Patologia Medica dell’Università di Roma e 5 anni dopo fu chiamato a ricoprire la più pre-stigiosa cattedra di Clinica Medica della stessa Univer-sità, quando Cesare Frugoni (1881-1978) andò fuori ruolo.

Luigi Condorelli aveva un forte senso mistico del-la vita. Morì a Roma lunedì 18 febbraio 1985, dopo avere previsto con molta lucidità l’approssimarsi della sua fine. Era vedovo da due anni e ne soffrì moltissimo.

Nell’ultimo periodo aveva anche subito l’amputazione di una gamba.

Non era soltanto un eccellente Maestro della Medi-cina quale docente. Come scienziato egli ha dato anche dei contributi significativi alle ricerche sull’Ipertensio-ne venosa attiva, sull’impiego dell’Acido nicotinico nelle Arteriopatie obliteranti e del Solfato di magnesio nelle Aritmie ipercinetiche. Preconizzò anche l’Angina pectoris vasospastica. Pubblicò quasi 300 lavori e fu presidente di numerosissimi sodalizi scientifici di livel-lo nazionale e internazionale.

Era un profondo conoscitore del latino e del greco ed era convinto che non si potesse essere buoni medici senza una solida preparazione umani-stica. Fu quindi contrario all’ammis-sione agli studi di medicina dei gio-vani provenienti dagli istituti tecnici o magistrali e già all’inizio degli anni ’50 propugnava il numero chiuso che fu poi adottato in Italia con decenni di ritardo.

Era molto severo ma anche affa-bile; aveva un forte senso dell’onore e non si stancava di insegnare che la cura dei pazienti non poteva limi-tarsi alla patologia fisica ma doveva abbracciarne tutta la personalità, non dimenticando l’attenzione alle ansie dei familiari. Il buon medico, soste-neva, deve curare il paziente come si

curerebbe un amico. Deve stabilire con lui un rapporto di fiducia e quasi di amicizia per permettergli di aprir-si completamente con il suo medico e quindi di essere meglio aiutato a guarire. Sottolineava l’importanza di infondere fiducia nell’ammalato perché evidentemente l’ottimismo aiuta a vivere meglio ma anche a guarire più in fretta.

In un congresso internazionale un oratore, accennan-do a Condorelli, per sottolineare il modo in cui egli si rapportava con gli ammalati, lo definì poco adatto… a misurare la pressione: gli ammalati si sentivano così sicuri e protetti quando erano nelle sue mani che la loro pressione si abbassava e quindi il dato veniva falsato dalla positività della sua presenza!

Insomma Condorelli era il medico che vorremmo sempre avere al nostro fianco quando stiamo male. Spe-riamo che ancora oggi ci siano molti medici disposti a seguirne gli insegnamenti.

MARIO GUZZARDI

Ottobre-Dicembre 2010

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Tutto il giorno sull’Etnasabato 11 Settembre 2010

Fotografando qua e làa cura di Grazia Coco