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2016- CONFERENZA DELLE PARTI: POSSIAMO DIRE LA NOSTRA? CONFERENZA DELLE PARTI - IL CASO DEL CENERINO Forse per la prima volta, come Movimento degli ornicoltori cerchiamo di entrare nel vivo dell’attività e delle decisioni di un organismo mondiale che opera per la salvaguardia dell’ambiente. Ha obiettivi semplici, facilmente comprensibili e condivisibili, ma molto complessi. Coinvolgono interessi politici, sociali ed economici di alto livello e le cause delle minacce all’ambiente come la loro rimozione devono tener conto di questa complessità. Non si ragiona più fra semplici allevatori o commercianti col negozio fisico sottocasa, ma fra Stati, politica e organizzazioni criminali a valenza mondiale. Eppure, dobbiamo provare a dare il nostro contributo. Con umiltà, ma con la consapevolezza che il nostro parere di operatori sul campo, se meditato e responsabile, è importante, è una voce nuova. Applichiamo la nostra regola: prima cerchiamo di informarci, di capire il contesto, di tener conto dei ruoli e degli interessi dei vari attori, poi chiariamo i nostri ruoli ed interessi. L’obiettivo principale è noto: tutelare l’ambiente, ed in particolare gli uccelli. Dibattiamo fra di noi: è dal coro a più voci, anche diverse, soprattutto se diverse, che nascono le soluzioni ed il progresso. A questo punto siamo pronti: proponiamo la nostra soluzione. 1- Il contesto, gli attori L’occasione è la notizia dell’ordine del giorno della prossima Conferenza delle Parti, una assemblea mondiale sui temi dell’ambiente, da cui escono allarmi e linee guida a tutti i Paesi del Mondo. Gli aggiornamenti alle normative CITES escono da queste Conferenze. Un punto all’ordine del giorno è la minaccia crescente ad una specie che è nel cuore di tutti: Il pappagallo cenerino (Psittacus erithacus, Linnaeus 1758. Riconosciute due sottospecie: P. e timneh e P. e. erithacus).C’è una proposta: per proteggerlo, va inserito in All. A, essendo dal 1981 in All. B. Cosa ne pensano gli allevatori sportivi ed il loro mondo, compreso quello commerciale reale (non virtuale)? La distribuzione di Psittacus erithacus ( Benson ed al. , 1988). E’ una specie africana, originario di numerosi Paesi del Centro Africa, abituale frequentatore della foresta pluviale, ma progressivamente ha 1

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2016- CONFERENZA DELLE PARTI: POSSIAMO DIRE LA NOSTRA?

CONFERENZA DELLE PARTI - IL CASO DEL CENERINO

Forse per la prima volta, come Movimento degli ornicoltori cerchiamo di entrare nel vivo dell’attività e delle decisioni di un organismo mondiale che opera per la salvaguardia dell’ambiente.

Ha obiettivi semplici, facilmente comprensibili e condivisibili, ma molto complessi. Coinvolgono interessi politici, sociali ed economici di alto livello e le cause delle minacce all’ambiente come la loro rimozione devono tener conto di questa complessità. Non si ragiona più fra semplici allevatori o commercianti col negozio fisico sottocasa, ma fra Stati, politica e organizzazioni criminali a valenza mondiale.

Eppure, dobbiamo provare a dare il nostro contributo. Con umiltà, ma con la consapevolezza che il nostro parere di operatori sul campo, se meditato e responsabile, è importante, è una voce nuova.

Applichiamo la nostra regola: prima cerchiamo di informarci, di capire il contesto, di tener conto dei ruoli e degli interessi dei vari attori, poi chiariamo i nostri ruoli ed interessi. L’obiettivo principale è noto: tutelare l’ambiente, ed in particolare gli uccelli. Dibattiamo fra di noi: è dal coro a più voci, anche diverse, soprattutto se diverse, che nascono le soluzioni ed il progresso.

A questo punto siamo pronti: proponiamo la nostra soluzione.

1- Il contesto, gli attori

L’occasione è la notizia dell’ordine del giorno della prossima Conferenza delle Parti, una assemblea mondiale sui temi dell’ambiente, da cui escono allarmi e linee guida a tutti i Paesi del Mondo. Gli aggiornamenti alle normative CITES escono da queste Conferenze. Un punto all’ordine del giorno è la minaccia crescente ad una specie che è nel cuore di tutti: Il pappagallo cenerino (Psittacus erithacus, Linnaeus 1758. Riconosciute due sottospecie: P. e timneh e P. e. erithacus).C’è una proposta: per proteggerlo, va inserito in All. A, essendo dal 1981 in All. B. Cosa ne pensano gli allevatori sportivi ed il loro mondo, compreso quello commerciale reale (non virtuale)?

La distribuzione di Psittacus erithacus ( Benson ed al. , 1988). E’ una specie africana, originario di numerosi Paesi del Centro Africa, abituale frequentatore della foresta pluviale, ma progressivamente ha popolato anche la foresta secondaria di mangrovie, foresta a galleria, savana con grandi alberi, terreni coltivati, ma sempre con grandi alberi che forniscono il luogo indispensabile per la riproduzione. Depone nelle cavità degli alberi. Questo habitat specializzato rappresenta un limite negativo per la vita del cenerino: riducendosi la foresta con grandi alberi si riduce la popolazione dei cenerini. Produce , in natura, 1- 1,8 pullus/anno; la maturità sessuale si raggiunge a 3-4 anni, la durata media della vita è di 15,5 anni. Questi valori aumentano nei soggetti che vivono in cattività. Si nutre di semi, bacche, frutta.

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Il contesto generale. In natura questa specie è fortemente minacciata, con minaccia crescente: in Ghana la popolazione si è ridotta del 90/99% dopo gli anni 90, in 2 generazioni (dato 2016); In Cameroon è ipotizzata una riduzione di oltre il 50% nei prossimi 46.5 anni equivalenti a tre generazioni (2012); la specie è divenuta estremamente rara in altri 8 paesi del centro Africa (2012-2015). Sulla base di questi ed altri dati, le previsioni sono negative per la sopravvivenza della specie in natura. Per questo motivo, IUCN Red List, l’organizzazione mondiale che si occupa delle specie minacciate ha inserito Psittacus erithacus nella lista delle specie “Vulnerabili”(2012), confermandola nel 2015: “le notevoli quantità di esemplari catturate per alimentare il commercio internazionale, unite alla rapidità di distruzione dell’habitat naturale rendono questa specie soggetta ad un rapido declino nello spazio di tre generazioni”.

La distruzione dell’habitat. L’habitat del cenerino è la foresta; la distruzione della foresta, per i più vari motivi , è stata costante. In particolare nel corso degli anni ’90 si sono raggiunti livelli notevolissimi ed è tuttora crescente in praticamente tutti i Paesi interessati. Tra il 2005 ed il 2010 la perdita percentuale annua di foresta va dall’1% in Benin, Burundi e Cameroon, al 2.19% (115.000 ha distrutti all’anno!) in Ghana, fino al 4% in Nigeria e il 5.75% in Togo. In particolare, secondo FAO, il Ghana, tra il 2000 ed il 2010 ha perso il 19% delle sue foreste, la Nigeria il 48% tra il 1990 ed il 2010 (FAO, 2010). L’Africa centrale, lato ovest, è stato stimato che nel 2003 avesse già perso circa il 90% delle sue foreste originarie ! ( World Resources Institute, 2003). Nell’arco di una generazione umana in questi Paesi e con questo trend la foresta pluviale sarà scomparsa perché distrutta dall’uomo. Immaginiamo gli effetti climatici e sulla vita e l’economia di quei Paesi e di quelle popolazioni. Dunque, il problema della minaccia ad una specie animale (il cenerino) è solo la punta di un problema ben più grave, drammatico: la distruzione di un ambiente in un continente già ampiamente desertico.

Il commercio ed il contrabbando di Psittacus erithacus. Dal 1981 il cenerino è collocato in protezione (All. B). Anche se inserito in lista di protezione, di specie animali e vegetali possono essere autorizzati prelievi in natura per sostenere l’economia locale, molto fragile. Si tratta di prelievi contingentati e controllati dalle autorità locali e internazionali.

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Il grafico mostra il trend del commercio di esemplari selvatici /anno /Paese, esemplari “ufficiali”, cioè accompagnati dai documenti prescritti dalle autorità CITES.

Come si nota, il periodo 1983 circa-2005 è stato caratterizzato da forti catture che si sono ridotte dal 2006, ritornando ai livelli degli anni ’80. Quindi, sembra si sia raggiunto un buon risultato. Ma….dove ci sono regole e c’è l’uomo, ci sono aggiramenti delle stesse: nasce il contrabbando. Questo non è il frutto dell’opera di una sola persona, ma di intere organizzazioni “globalizzate”, cioè radicate in vari Paesi del mondo.. Anche nei governi e nelle istituzioni preposte al controllo.

Dal 1994 al 2013, la DRC- Repubblica Democratica del Congo (uno dei due stati derivati dal “vecchio”, unico Congo, l’altro è la Repubblica del Congo) ha esportato 224.382 esemplari, di cui 60.000 oltre la quota ammessa: vale a dire un + 37% rispetto l’autorizzato. E questi con procedure e documenti ufficiali e regolari (certificati fonte: W). Poi ci sono le esportazioni attraverso documenti falsi: certificati fonte C. Ci sono Paesi che esportano centinaia di esemplari in fonte C: ma non risultano, nel Paese, allevamenti !

Dunque, ci sono Paesi inaffidabili, le cui autorità non collaborano con gli organismi internazionali di tutela e c’è il contrabbando: molti i sequestri di animali di cattura non autorizzata. I percorsi sono noti, gli Stati conniventi pure, sia in Africa che in Europa. Vedremo che su questo gli allevatori hanno un ruolo da svolgere. Tre paesi sono nel mirino: DRC- Repubblica Democratica del Congo, CAR- Repubblica Centrafricana e Guinea. Paesi in cui si tollerano le catture, Paesi di transito che tollerano lo smistamento degli esemplari di contrabbando. Nei report CoP compaiono due Paesi europei: Bulgaria e Repubblica Ceca, ma anche Portogallo, Federazione Russa, Francia, Giappone. L’Italia non è citata.

L’allevamento in cattività. Negli ultimi 30 anni si è fortemente diffuso e sviluppata la riproduzione in cattività dello Psittacus erithacus (USA, UE, Sud Africa): dal 1985 al 2011 risultano quasi 60.000 certificati export di esemplari nati in cattività. Il dato non comprende il traffico con gli altri Paesi

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africani oltre al Sud Africa, che risulta essere uno dei maggiori produttori ed esportatori di esemplari allevati : nel 2012 ha esportato 42.000 esemplari nati in cattività (fonte C), ma, contemporaneamente, risulta essere uno dei più forti importatori di esemplari selvatici (fonte W) per alimentare la riserva produttiva, soprattutto da DRC, il principale dei Paesi “canaglia”. Mi permetto di avere dei dubbi sulla correttezza del Sud Africa….Oltretutto, il 66^ meeting di CoP ha invitato i Paesi a non importare più esemplari con certificati DRC !

In questo rapido e superficiale esame delle condizioni di base del contesto in cui si inserisce la richiesta di intervento sul cenerino, appaiono con forza i componenti istituzionali del problema:

-c’è la grave, perdurante e non ostacolata distruzione dell’habitat naturale;

-c’è il problema del mancato rispetto, abbastanza generalizzato, delle quote di prelievo degli esemplari in natura, spesso con la connivenza degli Stati;

-c’è la cattura illecita da parte delle organizzazioni internazionali malavitose: il commercio di specie protette (esemplari vivi o parti di essi) è la terza fonte di lucro dopo armi e droga;

-c’è la mancata collaborazione da parte degli Stati del continente interessato.

Tutti temi molto complessi, difficili da mettere a fuoco e, soprattutto, da portare a soluzione.

Poi, sicuramente, ci sarà anche una qualche responsabilità di coloro che acquistano esemplari selvatici di illecita provenienza. Fra questi, probabilmente, anche allevatori sportivi.

2- Il nostro mondo di ornitofili ed allevatori

La prima domanda che ci viene spontanea è: perché mai un allevatore sportivo dovrebbe acquistare un esemplare selvatico, che ha una paura folle dell’uomo, che ha altro da pensare che non riprodursi? E la riproduzione è l’obiettivo primario dell’allevatore sportivo. E’ il prezzo? Siamo certi che la differenza di prezzo valga il tempo necessario perché l’esemplare si adegui al nuovo habitat e senta lo stimolo riproduttivo? E’ l’esigenza di “rinsanguare” il proprio allevamento? Ma è proprio indispensabile andare su esemplari selvatici quando negli allevamenti e nei mercati italiani ed europei si trovano decine di migliaia di esemplari allevati in ambiente protetto da almeno 30 anni?

Magari potremmo tentare di spiegarlo prima a noi stessi, poi agli altri . Dopo avere ben riflettuto…

Con il passare del tempo si è trovata la chiave per la riproduzione in cattività del cenerino: le dimensioni minime delle gabbie/voliere sono di un metro cubo, si adatta anche a voliere di altre dimensioni, ma non è un volatore, si sposta più volentieri arrampicandosi alle pareti, molto pigro, poco rumoroso e molto riservato. Si riproduce facilmente con le tecnologie messe a punto: da 2 a 4 piccoli a nidiata anche con 2/4 deposizioni anno se si tolgono le uova, 2 deposizioni in primavera e 2 in autunno. Il luogo della deposizione/cova deve essere in penombra, silenzioso e con poco disturbo. Per la schiusa occorrono 25/28 giorni in base alla temperatura, si adatta sia nelle voliere esterne che interne, ma sempre in luogo appartato e tranquillo. La mortalità dei pullus è praticamente nulla, dato lo stretto controllo esercitato dall’allevatore. Nel caso uno dei pullus alla nascita sia più debole, l’allevatore interviene in aiuto ai genitori.

Quindi, con esemplari nati ed allevati in cattività, facilità di riproduzione, alta produzione, bassa mortalità rispetto a quanto avviene in natura.

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I Cenerini sono tenuti come animali domestici da più di 4000 anni. Dei geroglifici egizi mostrano chiaramente dei pappagalli domestici. Anche gli antichi greci li tenevano come animali domestici, tradizione ripresa dagli antichi romani. Le facoltose famiglie romane tenevano spesso dei pappagalli in gabbie ornate, e i pappagalli venivano apprezzati per la loro capacità di parlare I Cenerini cresciuti in cattività generalmente sono degli eccezionali animali da compagnia e tendono ad affezionarsi morbosamente al padrone. I padroni spesso parlano della relazione che hanno con il loro cenerini come "avere un bambino di cinque anni". Sono generalmente considerati i migliori imitatori tra tutti i pappagalli: dunque, ottimi animali da compagnia che hanno scambio emozionale con l’uomo, con reciproco vantaggio. Sono ottimi come specie per pet therapy.

Viceversa, se selvatici, sono poco socievoli ed hanno paura dell’uomo, diventano aggressivi e non si riproducono fino a che non hanno acquisito un sufficiente adattamento alla cattività.

Da oltre trent’anni sono presenti negli allevamenti domestici e, grazie alla facilità di riproduzione, si può stimare in migliaia la popolazione domestica di Psittacula erithacus. I prezzi, grazie all’offerta abbondante, sono molto abbordabili per gli esemplari giovani (150/200 euro cadauno) maggiore il costo di esemplari domestici che hanno raggiunto la maturità sessuale.

Già realizzate e stabilizzate alcune mutazioni con colori bellissimi. Come noto, le mutazioni , cioè il fare emergere attraverso la selezione in allevamento in ambiente controllato caratteristiche genetiche “nascoste” nel DNA degli esemplari ancestrali, sono uno dei principali obiettivi degli allevatori sportivi amatoriali.

Sulla base di queste considerazioni (facilità di reperimento a prezzi contenuti di esemplari nati in cattività, rapporto empatico, docilità, facilità di integrazione in famiglia, facilità e rapidità di riproduzione, bassa mortalità, mutazioni, rapidità di selezione secondo gli standard…) appare non realistica l’introduzione volontaria in allevamento sportivo di esemplari non provenienti da allevamento in ambiente controllato. L’eventuale minore costo di acquisto di esemplari selvatici non giustifica assolutamente un passaggio così negativo per l’allevamento. L’acquisto di selvatici autorizzati può essere compreso solo in casi estremi: impossibilità a reperire- di una determinata specie- esemplari d’allevamento. Non è il caso dei Cenerini.

3- Gli strumenti normativi già disponibili.Dal Reg. (CE) n. 338/97, base di CITES:

Art. 12- Luoghi di introduzione nella Comunità e di esportazione dalla medesima

1. Gli Stati membri designano gli uffici doganali che espletano le verifiche e formalità per l’introduzione nella Comunità di esemplari di specie previste dal presente regolamento ai fini della loro destinazione doganale…., precisando quelli specificamente incaricati degli esemplari vivi.

Dunque, il sistema di controllo è già perfettamente predisposto, almeno progettualmente e normativamente, ad accogliere in un numero limitato, noto ufficialmente e specificamente attrezzato, tutte le importazioni di esemplari vivi di specie protette. Sono queste le barriere che devono verificare la corretta importazione: specie particolarmente oggetto di commercio illegale, provenienze da Paesi scarsamente affidabili, come origine degli esemplari o come transito possono essere sottoposti in questi- pochi ed attrezzati- punti doganali ai controlli decisivi. E’ qui che il sistema di controllo deve esercitare la massima pressione: superati questi pochi accessi, gli esemplari si disperdono in mille rivoli per raggiungere migliaia di “clienti”, la cui capacità e strumentazione di controllo non è minimamente paragonabile a quella delle dogane.

Soprattutto se non sono informati sulle situazioni di illegalità di specie e Paesi.5

2016- CONFERENZA DELLE PARTI: POSSIAMO DIRE LA NOSTRA?

Questo articolo sembra predisposto per affrontare con efficacia il caso Psittacus erithacus, con modalità che non sono quelle di trasferire il problema sulle spalle di allevatori e commercianti, che sono, in sostanza, dei truffati dai trafficanti.

A questo proposito, con specifico riferimento all’insoddisfacente situazione italiana, ricordiamo quanto previsto dai regolamenti CITES. Nulla di quanto previsto dagli Art. 13 e 15 è soddisfatto dai comportamenti dell’Italia.

Art. 13-Organi di gestione, autorità scientifica e altri organi di gestione

a) Ogni Stato membro designa un organo di gestione responsabile in via principale dell’esecuzione del presente regolamento.

b) Ogni Stato membro può inoltre designare ulteriori organi di gestione e altri organi competenti incaricati di cooperare nell’applicazione del regolamento; in tal caso l’organo di gestione principale ha il compito di fornire agli organi aggiuntivi tutte le informazioni necessarie alla corretta applicazione del regolamento.

L’organo principale c’è, quello aggiuntivo è un “tavolo” formale con cui l’organo principale non intende dialogare e cui non fornisce informazioni importanti per la corretta applicazione del regolamento.

Art. 15 Comunicazione delle informazioni

1. ……Gli Stati membri e la Commissione adottano tutte le misure per sensibilizzare ed informare il pubblico.

2. …….omissis….3. …..omissis….4. a). Prima del 15 giugno di ciascun anno, gli organi di gestione degli Stati membri

comunicano alla Commissione tutte le info relative all’anno precedente…, nonché le info equivalenti sul commercio internazionale di tutti gli esemplari delle specie elencate negli All. A,B,C…. b).In base alle info di cui alla lettera a), la Commissione pubblica annualmente un rapporto statistico sull’introduzione nella Comunità degli esemplari di specie cui si applica il presente regolamento.

I documenti con le informazioni principali ci sono: evidentemente c’è un qualche motivo non espresso per cui il Ministero non li vuole fornire né discutere con le organizzazioni di categoria degli allevatori e dei commercianti. In questo modo il regolamento (CE) 338/97 è violato dall’Italia.

4- Una ragionevole soluzione-la proposta di passaggio di P. erithacus da All. A a B nasce per ostacolare il calo delle

presenze in natura della specie. Ma il calo- grave e costante- è imputabile sia al prelievo illegale degli esemplari (dunque al commercio) sia alla distruzione dell’habitat (la foresta pluviale, cioè cibo e luogo di riproduzione);

-non risulta ci siano in progetto o in decisa attuazione seri progetti per la salvaguardia dell’habitat. Il solo intervento sul commercio illegale difficilmente sarà decisivo;

-alcuni dei Paesi che ospitano in natura la specie si sono mostrati non collaborativi: il semplice invito a non acquistare partite di esemplari provenienti da quel Paese non pare essere efficace: occorrono misure più stringenti e controlli più severi per neutralizzare le fonti dell’offerta. I documenti CITES di quei Paesi vanno dichiarati illegittimi, va aumentata in modo mirato

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l’informazione ai punti critici di ingresso dei Paesi possibili destinatari (in Europa, in particolare dell’est). Vanno coinvolte le organizzazioni dei possibili compratori, come i commercianti e gli allevatori sportivi, concordando con loro opportuni provvedimenti;

-va prestata maggiore attenzione ai punti deboli dell’organizzazione malavitosa dedita all’organizzazione del commercio illegale per colpirla con efficacia. Importanza decisiva può risultare avere il marcaggio degli esemplari accompagnati da certificati fonte C falsificati. Il marcaggio può essere determinante. Per le specie CITES devono essere adottate prescrizioni di marcaggio identiche per tutti i Paesi aderenti a CITES. FOI può essere un valido consulente per il marcaggio con anelli. Non si capisce perché in Bulgaria gli anelli, ad esempio, debbano avere diametro maggiore di quelli italiani…..

-credo siano ampiamente noti i meccanismi ed i percorsi degli esemplari di cattura illegalmente immessi sul mercato: sono chiaramente rappresentati nei documenti allegati all’agenda CoP. Così come è noto il percorso che gli esemplari, una volta raggiunta l’Europa, seguono per essere consegnati nei vari Paesi ai distributori locali. E non consegnano solo P. erithacus , ma molte altre specie africane. Dunque occorre interrompere questa organizzazione criminale che partendo dai Paesi dell’Africa, attraverso alcuni Paesi dell’Europa dell’est (Bulgaria, Cechia, Ungheria…) finiscono ai grandi mercati del Nord Europa, anche questi ben noti. Lì vanno gli allevatori sportivi ed i piccoli commercianti a rifornirsi di soggetti di cattura legalizzati.

-occorre innanzitutto fare funzionare i controlli all’ingresso nella Comunità, come predisposto dall’art. 12 del reg. (CE) 338/97. Occorre altresì che gli Stati si attivino per diffondere le informazioni di cui agli artt. 13 e 15 del medesimo regolamento

-è opportuno verificare chi sono i destinatari degli esemplari esportati dai Paesi inaffidabili, soprattutto per gli esemplari di fonte C: è possibile verificarlo dai documenti CITES di cessione e trasporto. Su queste categorie e individui vanno recuperate informazioni ed eseguiti controlli. Le organizzazioni di categoria sono disponibili alla massima collaborazione

-con trasferimento in All. A del cenerino, l’introduzione in allevamento di un selvatico autorizzato (fonte W) fa entrare in gioco l’art. 54 del reg. (UE) n. 865/06, con la definizione di nascita in cattività ed i limiti posti alla circolazione degli esemplari di fonte F ( di prima generazione: tali sarebbero i figli della coppia assortita con un fonte W ed un fonte C). Dunque, il passaggio in A potrebbe essere disincentivante per gli allevatori sportivi e, quindi, un ostacolo per il commercio illegale di esemplari selvatici (fonte W). Ma, purtroppo, ci troviamo di fronte a esemplari accompagnati da falsi certificati “C”, per cui non c’è questo deterrente, che- in compenso- crea gravi problemi agli allevatori ed ai commercianti onesti, ostacolando fortemente la loro attività: difficile cedere un fonte F con tanti fonte C ( spesso falsi )in circolazione!

- La filiera legale: allevatori sportivi-commercianti legali, ricordiamolo, è benemerita: produce e immette sul mercato quantitativi di esemplari in regola, ostacolando così il mercato illegale.

Il passaggio da All. B ad All. A dello P. erithacus non pare essere, ragionevolmente, la soluzione o parte importante della soluzione al problema della progressiva riduzione della popolazione di P. erithacus nel suo ambiente naturale. La vera battaglia va condotta in maniera più organizzata e severa nei Paesi della regione africana, Sud Africa compreso, e nei Paesi di accesso all’Europa.

Da sempre, per aiutare una specie a rischio estinzione, si favorisce la sua riproduzione in cattività. Nella filiera alimentare, gli Stati membri e l’UE forniscono addirittura finanziamenti agli allevatori.

Il passaggio da All. B ad All. A dello P. erithacus può facilmente rivelarsi un errore clamoroso, poiché certamente ostacola la produzione legale degli esemplari di specie protette

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(maggiore complicazione burocratica e rischi economici, causa sanzioni elevatissime anche per errori involontari), mentre non aiuta minimamente ad ostacolare il commercio illegale.

E’ di queste settimane la notizia proveniente dalla Cina e dall’ organizzazione IUCN: la popolazione dei panda giganti è aumentata, tanto che la International Union for Conservation of Nature’s (IUCN) Red List of Threatened Species sta valutando di rimuovere il famoso orso dalla categoria delle specie in pericolo di estinzione. Si tratterebbe di togliere l’etichetta «endangered» e sostituirla con quella «vulnerable». Come si è ottenuto questo risultato? Oltre ad una lotta senza quartiere al contrabbando, si è lavorato su tutela dell’ambiente naturale (delicatissimo per il Panda) e allevamento in ambiente protetto con reinserimento in natura. Senza questi tre capisaldi le specie a rischio non si salvano. L’inserimento in una fascia di protezione più alta non è quasi mai la soluzione. Nel caso del Cenerino sarebbe, probabilmente, una decisione fatale.

5- Il contributo specifico degli allevatori sportivi …………………-non acquistare esemplari fonte W (selvatico) per nessun motivo;-non acquistare esemplari fonte C (nato in cattività) con documenti di Paesi inaffidabili (*);-non acquistare esemplari di fonte C con marcaggio manomesso o sospetto o comunque non rispettoso delle normative internazionali o FOI se più restrittive (**);-non acquistare esemplari vivi tramite internet;-non ospitare nelle proprie manifestazioni esemplari selvatici o forniti di documenti o marcaggio sospetti;-fornire la massima collaborazione alle istituzioni preposte alla soluzione del problema tutela ambientale ed alle forze preposte ai controlli ed alla repressione. Ma, affinchè ciò sia possibile, è indispensabile che venga data attuazione alle raccomandazioni della CITES: coinvolgimento, scambio e fattiva collaborazione fra l’Autorità di gestione del Paese e le organizzazioni di categoria di allevatori e commercianti. Oggi non è così: (*) e (**) non possono godere dell’apporto delle due categorie, poiché non ricevono alcuna informazione dall’Autorità di gestione italiana.

18/08/2016- Enrico Banfi

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