21natura in sardegna

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wwlv"a.ssf*r.it N"2l Dicembre t003 ln queslo numero ffiffiffiffiffiffiffiffiffiffiffi ffiffi

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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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Page 1: 21Natura in Sardegna

wwlv"a.ssf*r.it N"2l Dicembre t003

ln queslo numero

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Page 2: 21Natura in Sardegna

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LANO IN §ARDEONA CONIRO OLI INCENDI

Derl 1999 eil senvizio delCorpo Forestclle

EUROPEAN ATR.GRANE §TIViole Milton, 27

50129 FirenzeFox 055.492736

www.eu ropeo n-oircro ne. com

Page 3: 21Natura in Sardegna

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AnnoVlll n.2l - Dicembre 2003ASS.FOR. editore

libero ossociozione senzo fine di lucro fondotodogli opportenenti ol C.F.VA. nel 1994

Direllore ResponsobileCugusi

Segreterio di redoàoneGiulio Anlinori

Coordrnotore O rgonizotivoSolvotore Scrivo

Grofico e impoginozioneMonkey studio - Cogliori

www mon keysludio.ii§iompo

Eurogrofico - Mocomer

Foto di copertinoUmberlo Groziono

FotogrofieMorcello Connos

Gionnì PinnoGiuseppe Vocco

Gli ouiori si ossumono lo pieno responsobilitò dÌ ciò chescrivono onche di fronie ollo legge. Lo direzione edilorio-le per quoìsiosi insindocobi e motivo può riclurre o rimo-neggiore g i scritti. ll moteriole {oiogrofico invioto ol gior-nole viene resliluito solo su richiesio degli outori.

ll Noliziorio Foreslole è inyioto o tutfi i socide/'ASS.FOR. ed è presenie nelle edicole dello

Sordegno

Abbonomenfo sosfenitcri! 36.00

c.c.p. n" 21970090 Cogliori

ASS.FOR. c.p n. 50 Cogliori cenlro09r24 CAGL|AR|

Tel. e fox 070.502]53 Cell. 348.4717997www.ossfor.it - [email protected]

ffi€Bffisffisffir§€B rEditorialiCJc:udi* Cl,gusi - §*ivcÉ*re Srriv*

Riflessioni prenatalizie sulle P.M,P,F.Anian*iic §lejs

Primo Raduno dei Forestali Sardir. )-LJIUJIO AIiIJNOII

Primo Raduno del GFSCinzi* ii*li'Cgfi*

A proposito di anniversariFneo Eeccu

Premio Siro VannelliG.A.

Un Toscano in SardegnaAmiJccre Lover.i

Addio Salvatore EnaSfozicne C*pcierrc

Omaggio a Sergio GavagninoSfazion* fuic 20

22

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37

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44

Primi passi fra le erbe di Siliqua.fL,rozl0 )eccr

Storia del popolo sardoBrun* Ud*

La misteriosa maschera di pietraStazion* 5" A*fi*cr:

I guardiani misteriosiRahertn §clin

I rapaci in Sardegnaivt0uro LCVOito

Gaccia e tutela ambientaleMossir:.'1,..r lo T, cn;i

Passeggiando tra i lecciAlfoert* 5*il*nii:*

Le pipe di Antonio ScanuG.A.

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ffiffiffiffiffiffiffireffi:-

ll lovoro e /'ombienfe: due obiettivipossibiliCi sono molti modi per fore informozionein Sordegno: dieci onni fo, quondonoscevo, lAssfor ne ho scelto uno ed è

rimosto coerente o questo modello.Con tutti i miglioromenti necessori, contutle le correzioni do ef{ettuore, il

Notiziorio Forestole è rimqsto però uguo-le o se stesso. Ed e un pregio.Uno potrebbe dire: è uno rivisto di cote-

gorio, in fondo roppresenlo soltonto il mondo delle guordie forestoli. Cheinteresse potrebbe rivestire verso un pubblico diverso? E invece non è

così. E non deve essere così: itemi dell'ombiente sono temi di culturo. Di

culturo dello Sordegno, di quest'isolo immenso e modre di tutti noi che dodecine di secoli cresce e non muto ol lempo stesso. Combio, questo sì,

per effeito dello scelleroio mono dell uomo. Che continuo o incendiore.Queslo è il primo problemo ed è un problemo onche il metodo - cheoncoro monco - di prevenzione, di vigilonzo, di monitoroggio, di rimbo-schimento e di curo dei territori {eriti. Perché non bosto lorgonizzozionese gli uomini non sono sufficienii. E non servono truppe di guordie (che

oncoro moncono), pur esperte del terriiorio, senzo un coordinomento e{{i-coce. Gli incendi. Mo onche lo cementificozione selvoggio, in olcunezone dello Sordegno. Dove il mottone proli{ero in ossenzo di norme chio-re. Norme che con chiorezzo indichino - o tutti, non oi soliti noii - checoso si può fore e dove invece lo mono dell'impresorio si deve fermore.Ad Arboreo, nel moggio 2003, questo ossociozione ho espresso un con-cetto con nettezzo oi poliiici regionoli che of{ollovono lo primo ossembleodi tutti iforestoli dello Sordegno: serye un progetto di sviluppo dell'om-biente, un progetto verde per uno Sordegno verde. Non si lrotto di per-seguire fumisterie ombientolistiche, che considerondo socro il terriioriolimitono ollo fine ogni possibililò di sviluppo. Si trotlo di ohro: di costrui-re lovoro doll'ombiente e di preservore l'ombiente con il lovoro.Ho occeitoio grotis e per militonzo ideole lo direzione responsobile diqueslo testoto perché l'Assfor persegue questi obiettivi. E sono obiettivisocioli e politici: ipiù olti per unossociozione che dello culturq sordo,quello delle cosiddette zone interne, quello dello Sordegno che si sgreto-lo sotto lo folcidìo dello spopolomento, fo il suo osse portonte.Notiziorio Foresloli, piono piono, con le risorse che uno piccolo strutturopuò permettersi, roggiungerò l'obieftivo: diventore uno strumento di infor-mozione completo su questi temi, richiomondo il dibottito che nello socie-lò democrotico moi può esourirsi. E lo {orò nel nome dello Sordegno, il

piccolo continente ol quole vo/ per primo, ogni giorno, il nostro pensie-

Claudio Cugusi

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Dieci onni di ottività, otto onni di informozione... ed è giò uno bello sforioL'ossociozione dei Forestoli il 17 dicembre del2004 fesieggerò dieci qnni di ottivitò. ll l7novembre 2003 il noslro giornole ho compiuto otio onni. Ricordo lo sorpreso e lo sluporeper lo simpotico coincidenzo di numeri che si è verificoto quondo ho riliroto il primo cerfi-ficoto di ovvenuto registrozione del Notiziorio Forestole ol Tribunole di Cogliori. ln quelfoglio cero scritto: visti gli otti d'ufficio cedifico che ol numero 36 del Registro Stompo delTribunole risulto iscritto con provvedimento del 17.1 1.1995't periodico trimestrole dol tito-lo: NOTIZIARIO FORESTALE ovente per oggetlo temotiche ombienioli {orestoli e vorie delquole è proprietorio lossociozione dei Forestoli (Ass.For.). Uno doto per me importonte per-ché, proprio lo stesso giorno, ho compiuto 36 onni.Sono tonti, oldilò delle coincidenze di numeri, i motivi d'o{fetto che mi legono o questonostro giornole, per me ogni numero che siomo riusciti o stompore e o portore in edicolo,dopo lungo lrovoglio, è stoto come il felice porlo di uno bello creoturo. Lo creoturo è cre-sciuto, con gli onni l'qttenzione degli omici vicini oi forestoli è oumentoto, sono in tonti,oltre ogli ossocioli le outorevolì {irme che ci honno onoroto con i loro orticoli e doto I'oc-cosione di ollestire un prodotto editoriole grodevole per ilettori. Oggi lAss.For., dopo il

motrimonio con lossociozione lsordi.net, ho sceho di dore uno nuovo guido ol giornole:grozie o uno redozione giornolislico, lo rivisto riocquisterò ohre ollo regolore periodicitò trimestrole uno nuovo veste grofico ededitorio le.

ll nostro obiettivo rimone quello di ovvicinorci con questo rivisio olle esigenze di tonti lettori che credono nel lovoro dei fore-stoli per lo difeso del nostro ombiente.ln queste prossime edizioni cercheremo di rendere un servizio oi tonli giovoni che por'leciperonno ol concorso per guordie fore-stoli pubblicondo lesli e servizi otlinenti ollo preporozione del primo esome. Nel coniempo, come ossociqzione, ci botteremoper for oumentore il numero dei 104 posti messi oggi o concorso e, soprottutto, per lo realizzozione dello "Scuolo Forestole'in Sordegno.Scuolo che, ribodiomo per l'ennesimo volto, deve noscere in simbiosi con Ie Focoltò universitorie giò esistenti di Scienze fore-stoli e ombienloli e dell'omminislrozione. Mo ritornondo ol nostro giornole devo ringroziore tutli gli omici che in questi onni ci

sono stoti vicini e oiutoto od ondore ovonti, un porlicolore grozie vo o Poolo Pois, primo direttore responsobile dello rivisto, e

o Cloudìo Cugusi che ho occeltoto di proseguire queslo opero.Auguri o tutti per le prossime festivitò notolizie e di fine onno con Iouspicio che possiomo vivere un2004 di poce e serenilò.

Saluatore Scriua

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RI FIESSIO]I I PRE]IATAIIZI ELe Pres crizioni di

Massima e di PoliziaForestale per i boschi ed iterreni sottoposti a vincoloidrogeologico sono " un rego-lamento composto da prescri-zioni tecniche vere e propriesulle modalità di governo e diutllizzazione dei boschi e deipascoli, e da norme di poliziaforestale."(Frassoldati, 1960 ).Hanno effrcacia di regola-mento locale emanatodalla Gunta della Cameradi Commercio della pro-vincia a norma dell'artico-lo 19 del R.D. n" 7726 I7926, che ne definisce lematerie ed i contenuti. Laloro redazione è awenutasulla base d'un, ormai vec-chio, modello ministerialeche frssa i punti cardinedella materia ed ammettegli adattamenti che siimpongono a causa dellemodificazioni di ordineedafrco, climatico e vege-tazionale e di interessesocio - economico che iltrascorrere del tempo puòavere provocato. Nonsiamo in grado di dire se,e come, le P.M.P.F. delleprovince sarde siano stateaggiornate durante gliottanta anni di percorren-za della "legge forestale".Sappiamo che le Prescrizionidella Provincia di Nuorohanno subìto una revisione nel1981 per aggiornare alcunematerie in relazione alle diver-se condizioni maturate neltempo, dopo la promulgazionedella "legge forestale" del 1923.In particolare si è intervenutisu questi argomenti: I'obbligodella preventiva avtortzzazione

per le utilizzazioni forestali checontenesse le prescrizioni tec-niche da rispettare; le prescri-zioni per I'estrazione del sughe-ro coerenti con la legge specia-le allora in vigore; norme perla prevenzione degli incendiforestali, compatibili con lalegislazione esistente; le pre-scrizione di piani economici,anche sommari, per i boschi

privati di estensione maggioredi 1o ettari; I'adeguamento deiturni minimi per le fustaie astmttura coetaD€a; disposizionisui trattamenti a taglio raso, atagli successivi e a taglio saltua-rio; I'allungamento del turnominimo dei cedui ( per i ceduiquercini il turno minimo èstato elevato a 25 anni );norme per il miglioramento deipascoli e sulla preparazione del

suolo per I'impianto di nuoviboschi; disposizioni circa I'a-pertura di strade e I'esecuzionedei movimenti di terreno nondestinati alla trasformazione acoltura agraria.

Si era tenuto conto della evo-luzione awenuta nel campodella selvicoltura ed in quellodella difesa del suolo con l'im-piego di tecniche e di strumen-

ti impensabili negli anniventi e trenta, di primaapplicazione della "leggeforestale". Negli ultimiottanta anni la scienzaforestale ha fatto notevoliprogressi mentre la tecno-logia ha prodotto stru-menti di lavorazione e diuttlizzazione che impon-gono, oggi, una profondarevisione dellePrescrizioni in ambitoregionale, posto che nonesistono differenze sostan-ziali di tipologie forestali edi caratteristiche fisicheterritoriali fra le provincedell' Isola che giustifrchinoI'esistenza di Prescrizionidifferenziate. Alcuneesemplificazioni possonochiarire meglio il proble-ma. Circa i cedui querci-ni, quelli delle formazionimiste di sclerofille a pre-

valenza di leccio e quelli casta-nili, accurate analisi di ricerca-tori di scuola italiana suggeri-scono I'allungamento dei turnioltre i 30 anni, e fln'anche 40anni, per i risvolti positivi diordine ecologico connessi conla minore degradazione edafi-ca, ed anche produttivo per lacapacità incrementale delsistema pollonifero di maggio-re età. ( IL bosco ceduo in

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Italia - Acc. Ital. Sc.For.Firenze - 2OO2)

Per quanto attiene al periododi esecuzione del taglio delceduo, ricerche condotte sulcampo in cedui di eucalitto, dileccio e di castagno, hannodimostrato l'inconsistenza dellemotivazioni addotte per giusti-frcare del taglio nei mesi autun-no - vernini ( il cosiddetto ripo-so vegetativo ). I ricercatorisuggeriscono di considerareperiodo di tagli tutto I'anno inquanto non sono state riscon-trate differenze significative, intermini strutturali e di produtti-vità rispetto ai tagli invernali.Solamente per motivi legatialla pericolosità degli incendi,si potrebbero escludere le uti.lizzazioni nei mesi estivi, dagiugno a settembre. Qualcheriflessione potrebbe esserefatta anche in merito: all'esten-sione delle tagliate.in relazioneall'inclinazione dei versanti, dacontenere al di sotto dei cin-que ettari; ai limiti di pendenzaper le superfici da utilizzare, danon superare il 30 o/o; al rilasciodi fasce boscate di rispettolungo i corsi d'acqua, i complu-vi, i crinali, da governare afustaia disetanea; all'imposizio-ne del governo a fustaia diseta-nea nelle formazioni contermi-ni ai laghi artificiali, per una

larghezza minima di 50 metrinel senso della pendenza; alladefrnizione del numero dellepiante matricine entro valorida 100 a 720 per ettaro ( unnumero maggiore configure-rebbe il ceduo come composto); ad una inequivocabile eragionata definizione dellemodalità di trasformazione deiterreni saldi in terreni soggettia periodica lavorazione, perevitare che tutti i movimenti diterra vengano sanzionati anor-ma dell'articolo 24 della "leggeforestale". Una eventuale revi-sione delle P.M.P.F. potrebbesoffrire della condizione di"vecchiaia" della "legge foresta-le" del 1923 che oggi appareinadeguata anche in quelleparti che sono soprawissuteall'usura degli anni.Nonostante ciò la Regione nonha ancora proweduto a"costruirne" una per laSardegna. Con i palliativi nonsi possono affrontare i proble-mi legati alla soprawivenzadelle aree forestali. Soprattuttoquando i palliativinon sembra-no offrire soluzioni corrette. Direcente sono state attribuitealla Direzione generale delCorpo forestale della Sardegnale funzioni che la "legge fore-stale" del1923 aveva affidato aiComitati forestali ( le attuali

Camere di Commercio ). Lapresenza delle Camere diCommercio in questo delicatosettore, in vero, era anacroni-stica e di scarsa utilità pratica,ma la soluzione adottata, die-tro la spinta di una decisionelegittima di un tribunaleamministrativo, appare fretto-losa perché è stato trascuratoil principio di "imparzialità"che lo Stato aveva garantito,fin dal 1923, con I'istituzionedi un organo " .tetzo ", delibe-rante, rispetto al Corpo fore-stale, organo di vigilanza etutela, ed all"'utenza", rappre-sentata dagli agricoltori, alle-vatori e selvicoltori, quando sidoveva deliberare sulla impo-sizione del vincolo, sulla appli-cazione delle Prescrizioni tec-niche e delle norme di polizia,sulle singole pratiche riguar-danti le modalità diutllizzazio-ne dei suoli vincolati: tuttematerie in cui il Corpo foresta-le è organo proponente eistruttore e I'utenza, in uncerto qual modo, controparte.Altre Regioni, in base a deci-sioni del Consiglio di Stato, econ leggi proprie, hanno avo-cato a sé, o affidato alleGiunte provinciali (in ognicaso organismi collegiali) lestesse funzioni senza delegarleal Corpo forestale che rappre-senta una delle due parti.Affrontare la revisione delleP.M.P.F. richiede il possesso diconoscenze di disciplinediverse: ecologia forestale, sel-vicoltura, agronomia, sistema-zione dei terreni, zootecnica,legislazione forestale e viadiscorrendo. E' un'impresacon carattere interdisciplina-re. Attendiamo fiduciosi.

Antonello Mele

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PRIMO RADU]IO DEI FORESIA1I SARDIPer Io primq vollei tulti insieme si porlo di §elrdegno

Chi al raduno nonha potrt-to partecipare ha uolutocomunque dimostrarc il pro-prio interesse per l'iniziatiuae il proprio augurio per une sito positiu o dell' eu ento.

Il primo raduno dei forestalisardi si è svolto sabato 3 mag-gio ad Arborea. La sede sceltaè stata I'Ala Birdi, complessoturistico che, nonostante le suedimensioni, è sorto nel totalerispetto dell'ambiente.Numerose le assenze, proba-bilmente dovute al ponte cheha invitato molti alle vacanzepiù che all'impegno sociale,ma la riuscita dell'incontro èfuori dubbio.I presidente dell'Ass.For

Salvatore Scriva, davanti acentinaia di guardie, haannunciato un percorso disvolta e di impegno per I'asso-ciazione, con I'iscrizione allapiù vasta associazione I Sardi."Vogliamo che il nostro lavorodiventi un'occasione di rifles-sione sull'ambiente inSardegna, sul suo utilizzo chenon deve essere di sfruttamen-to ma nemmeno inteso comeuna conservazione musealedel verde".

L'occasione è stata ottimaper una proposta politica,

rivolta a destra e a sinistra, perintendere in maniera nuovaI'ambiente sardo, mirando allosviluppo delle zone internedella Sardegna, sempre piùspopolate. Quest'appello, rivol-to ai sindaci e alla classe politi-ca regionale, sembra esserstato accolto dall'assessoreall'Agricoltura, FelicettoContu, e dall'assessoreall'Ambiente, Emilio Pani. Oratocca all'Assfor e a chi vorràcollaborare con i forestali perportare avanti questo progettodi sviluppo.

Durante la manifestazione èstato proiettato un interessantedocumentario del regista sardoPeter Marcias. È stato inoltreassegnato il premio "SiroVannelli" ai giornalistiEmanuele Dessì e Licia Colòper I'importante lavoro svoltocon Videolina e Rai a favoredella tutela e valorizzazionedel patrimonio floristico e fau-nistico della Sardegna.

"lmpossibilitato a intervenireat vostro raduno in Arborea miest gradito farvi giungere il miocordiale beneaugurante salu-to.

Nella occasione desidero rin-novare suo tramite at forestalidella Sardegna miei sincerisentimenti di stima e gratitudi-ne per la preziosa opera cheessisvolgono at difesa patrimo-nio boschivo et ambientalecon grande professionalità etdedizione".

Sen. Francesco Cossigo

"lmpegni istituzionali non miconsentono, e me ne dispiacesinceramente, di partecipareal primo raduno dei Forestalisardi.

Nella Vostra quasi decenna-le attività, ho avuto modo diapprezzarc la passione che

Giulia Antinon

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l'Associazione del corpo fore-stale pone in difesa certo degliinteressi sindacali di chi viaderisce ma anche, e stareiper dire soprattutto, dell'am-biente e delle foreste in cuilavorate. Un bene, questo,che è dovere di ogni sardodifendere. È per questo che ilmio saluto è niente affatto for-male e di circostanza cosìcome lo è il sincero augurio diottima riuscita del vostroprimo raduno".

On. Efisio Serrenti

"lmpossibilitato parteciparegiorno sabato 03 maggio alprimo raduno Forestali sardi,causa inderogabili impegni isti-tuzionali, formulo i miglioriauguri di buon lavoro".

On. LuigiBiggio

"Contemporanei impegnicostituzionali non mi consen-tono purtroppo di partecipareal raduno dei Forestali sardi.La prego di rivolgere a tutti ipartecipanti il mio più cordialesaluto e gli auguri di buonlavoro.

Colgo questa significativaoccasione anche per esprime-re tutto il mio apprezzamentoper il prezioso ruolo che ilCorpo Forestale sardo svolgecon grande professionalità pertutelare lo straordinario patri-monio naturale della nostraisola".

Vivissime cordialità.Emanuele Sanna

"Cari amici, vi ringrazio per iIcortese invito a partecipare alvostro raduno del 3 maggio.

Purtroppo non potrò parteci-pare dovendomi in quei giornirecare all'estero.

Auguro comunque un esito

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positivo alla vostra importantemanifestazione, alla quale saròspiritualmente vicino, apprez-zando molto i valori che ani-mano la vostra associazione.

Con viva cordialità".On. Carlo Dore

"Ringrazio vivamente per I'in-vito al primo raduno deiForestali sardi per il prossimo 3maggio 2OO3. Per impegniassunti in precedenza non mi èpurtroppo possibile partecipa-re alla manifestazione. Augurocomunque una buona riuscitae colgo I'occasione per inviarei miei migliori saluti".

Il direttore di ripartizioneDott. Paul Profanter

"Vi ringrazio infinitamenteper l'invito che mi avete rivoltoper il primo raduno deiForestali sardi, era mio deside-rio partecipare ma impegniimprevisti mi tolgono questopiacere. Auguri per la riuscitadell'evento, saluto cordialmen-te e spero di poter parteciparein futuro".

ManaGiulia0ettrice del Notiziario Forestale)

"Con Ia presente comunico diaver ricevuto il Vs. graditissimoinvito al primo raduno deiForestali sardi che si terrà saba-to 3 maggio p.v. ad Arborea,durante il quale è stato previ-sto di proiettare il documenta-rio "Ritorno a Serravalle".

Purtroppo per una serie diproblemi non potrò essere pre-sente alla suddetta manifesta-zione, alla quale sarei statoonorato di partecipare. I vostrigesti di solidarietà, durante unperiodo difficile come quellosuccessivo al terremoto che ciha colpiti nel settembre 1997,

sono ancora nella memoria deimiei concittadini che tuttorarammentano le giomate tra-scorse in Vostra compagnia egli squisiti prodotti di gastrono-mia che ci avete portato.A nome mio personale e

dell'Amministrazione Comunalenngrazio per il pensiero rivoltocied auguro la buona riuscitadella manifestazione".

ll sindaco di SerraualleVenanzo Ronchetti

"Ho ricevuto il graditissimoinvito per il "Primo raduno deiForestali sardi". Sono dispia-ciutissimo, ma non potrò pur-troppo esserci: gli impegnisono tanti e i tempi sono trop-po stretti per inserire altro.Il ricordo dei momenti tra-

scorsi con Voi amici sardi rap-presenta per me un pensierofestoso, e il vedere che il lega-me dura nel tempo, lo rendeancora più vivo.

Auguro che I'incontro possaavere grande successo epossa ripetersi per moltissimianni a venire, certo di esserciai prossimi. Saluto tutti gliamici Forestali sardi. A pre-sto".

Dott. Pier Luigi Fedele

Tra chi al Raduno non hapotuto partecipare c'è anche ilconsigliere regionale ClaudiaLombardo, che ha comunquevoluto mandare un messaggiodi saluto all'associazione delCorpo Forestale.

Molto dispiaciuta per nonpoter essere presente, ha rin-graziato per I'invito e mandatoi suoi auguri per una buonariuscita dell'iniziativa, a tutti gliorganizzatori, i forestali e gliamici vicini all'AssFor. La spe-ranza è quella di poter parteci-

pare alla prossima edizione delraduno.

On. Cloudio Lombordo

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. -dè:

Anche il CorpoForeslnle dello§teito ho orgo-nizzslo il suo loreiduno nerzionei-le.Il 15 ottobre 2003, presso la

Scuola forestale di Cittaducale(Rieti), alla presenza delMinistro delle PoliticheAgricole e Forestali GianniAlemanno, si è svolta la cele-brazione del 181' anniversariodella fondazione del Corpo.

In apertura di cerimonia, si èreso onore ai caduti, a cui èseguita la rassegna dei varireparti schierati. Fra questi leunità cinofile, le uniche adavere in dotazione il lupo ita-liano, il Gruppo a cavallo, ilGruppo sportivo e il GruppoRocciatori. Al termine dellacerimonia, I'esercitazione terraaria di protezione civile.

Durante la manifestazione siè potuto assistere ai concertidella Banda musicale delCorpo Forestale e del Corodella Scuola del CorpoForestale dello Stato.

Nell'ambito della manifesta-zione principale sono previstianche eventi particolari: I'inau-gurazione del 'VillaggioNatura', una sorta di viaggiotra reale e virtuale alla scoper-ta dei'ranger' italiani impegna-ti quotidianamente nella tuteladel patrimonio naturale e nellaprevenzione e repressione deireati nel settore ambientale edagroalimehtar€; spazi dedicatialla gestione e alla sorveglian-za delle aree naturali protette;alla difesa della flora e dellafauna in via di estinzione; allalotta agli incendi boschivi;

all'impiego delle moderne tec-nologie utrlizzate dallaForestale per il monitoraggiodel territorio e per il contrastodell'illegalità ambientale.

Alf interno della scuola diCittaducale, si è svolta unamostra fotografica dal titolo:"Forestali in bianco e nero" cheha ripercorso attraversoimmagini storiche ed attuali, la§filelto del gruppo o c.rvqllo del GFS - Romq 2

I 58' Anniverceirio deller Fondazionedell'Amninistrqzione Foresterle in §eirdegner.

Il z5 ottobre nella Chiesa di S.Gorgio Martire a Pau (OR) è statocelebrato il Santo Patrono dei Forestali S. Govanni Gualberto.

vita della Forestale e dellaScuola di Cittaducale dal 1850al 1950. Il pubblico ha inoltrepotuto ammirare da vicinoalcuni dei mezzi utilizzati dalCorpo: elicotteri, autocarripolifunzionali, autobotte per lospegnimento degli incendi,messi in mostra al centro dellapiazza.

ffiry

grugno

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A PROPOSIIO DIAnniversori del Corpo Foresleile

Recentemente il CFVA hafesteggiato il 158" anniversariodell'istituzione della primaAmministrazione forestale inSardegna.

Festosa cerimonia in un picco-lo e grazioso centro dellaMarmilla, Pau, situato alle faldedel complesso boscato di MonteArci, di apprezzablle valenzanaturalistica e di incontestabilerilevanza'forestale.

Ma non è della cerimonia cheintendo parlare, né di Pau e deisuoi boschi.

Nella circostanza, mi è statochiesto un chiarimento: perchémai il CFS festeggi quest'anno il181" della propria istituzione edil CFVA, la cui storia e le cui tra-dizioni si rifanno al CFS, solo il158".

In un'epoca in cui il prestigio ela solidità di un'impresa sembra-no affidati, più che a elementioggettivi, alla data di fondazionedella stessa: Casa fondata nel1903....La vostra calzatura dal1879....Con voi fin dal 1927 .....èt similia, anche le istituzioni

paiono subire la medesima ten-tazione e m'è sembrato dicogliere nel quesito del giovanecollega una sfi.rmatura di preoc-cupato allarme; ma forse si trat-tava di solo e puro interesse sto-rico; non so bene.

Ciò che posso dire, per soddi-sfame la curiosità, è che il CFS,fino a data recente, aveva consi-derato il 1833 come anno di fon-dazione del Corpo, facendo risa-lire le proprie origru alle RegieLettere Patenti di C,arlo Albertodel 1" dicembre 1833 " Per lequali S.M. approva un nuovoR e g o I a m e n t opell Amminisffazione dei Boschi".

Il suddetto Regolamento nonfu esteso al Regno di Sardegna,per un insieme di ragioni, mafondamentalmente perché I'i-sola godeva di proprie istituzio-ni e prerogative derivanti dalTiattato di Londra del 1718, colquale la Sardegna fu assegnataai Savoia.

In virtù del trattato e dell'attodi remissione del Regno aVittorio Amedeo II (1720) i

Savoia erano tenuti, infatti, aosservare leges, privilegia etstatuta, a rispettare cioè gliordinamenti, le istituzioni e leconcessioni preesistenti, ivicomprese, owiamente quellefeudali ed allodiali.

Erano quindi obbligati arispettare I'autonomia delRegnum Sardiniae che deriva-va dall'atto di infeudazione del-I'isola al re d'Aragona da partedi Papa Bonifacio VIlInel1297e che si mantenne nei secolifino all'infausta fusione perfettacon gli Stati di Terraferma deiSavoia ( 1848).

Solo successivamente all'abo-lizione del regime feudale (1835), e alla divisione dei lati-fondi ex feudali tra RegioDemanio, Comuni e privati, fupossibile varare il Regolamentopel governo dei boschi nelRegno di Sardegna (14 settem-bre 1844, con effetto 1' gen-naio 1845) che all'art. t istituìla speciale Amministrazionealle cui cure furono affidati iboschi dell'isola e della quale ilCFVA, come Corpo Forestaledella Sardegna, può legittima-mente considerarsi I'erede sto-rico.

I due Regolamenti, quello del1833, cui per lungo tempo hafatto riferimento il CFS, ed ilnostro del 1844, hanno incomune il fine di assicurare laregolamentazione e la buonagestione dei boschi di proprie-tà pubblica; per quanto con-cerne invece la proprietà pri-vata, in quello compaionoalcune limitazioni sull'uso deiboschi privati, nel nostro, inve-ce, iproprietari privati poteva-no esercitare liberamente ildiritto di proprietà el'Amministrazione forestalenon poteva interferire.

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I nostro Regolamento, indefinitiva, nel rispetto appuntodelle leges. privilegia et statutafu adattato alla realtà sarda, aduna realtà rurale profonda-mente diversa da quella degliStati di Tèrraferma, una terradove persistevano ancora gliademprivi, dove cioè le popo-lazioni potevano vantare anco-ra i secolari diritti d'uso chelimitavano fortemente la possi-bilità per lo stesso Governo diporre ordine nell'assetto delterritorio.

Perfno la dipendenza gerar-chica delle due Amministrazioniera diversa: la nostra dipendevadalla Segreteria di Stato per gliaffari di Sardegna, quella degliStati di Terraferma dallaSegreteria di Stato per gli affaridell'intemo.

Ma questa è tutta un'altra sto-ria e non è il caso di dilungar-cisi più di tanto.

Due parole ancora, invece,sulla nuova data di fondazionedel Corpo Forestale delloStato.

Per anni il CFS ha consideratoil Regolamento del 1833 I'arroistitutivo dell'Amministrazioneforestale statale, come testimo-

niano il 150' festeggiato nel1983 ( vedi foto) e diversi e tantialtri documenti.In realtà le Regie Lettere

Patenti del 1833 approvarono "un nuovo Regolamentopell'Amministrazione dei

Ben a ragione, perciò, ilCorpo Forestale dello Stato hafesteggiato quest'anno il 181"anniversario della propria fon-dazione.

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Enea BeccuBoschi"; un Regolamento esiste-va, infatti, già da undicianni, daquando il re Carlo Felice, conuna legge speciale promulgatail 15 ottobre 7822, aveva crea-to un'Amministrazione forestalee imposto una rigida disciplinanel governo dei boschi, siapubblici che privati, nell'inten-to difrenare gli abusi e le utiliz-zazioni eccessive che nellearee alpine della Savoia, dellaLiguria e del Piemonte rischia-vano di compromettere la sta-bilità dei versanti.

Una legge che fu consideratailliberale e restrittiva e che il reCarlo Alberto, succeduto allozio, volle modificare col varodel nuovo Regolamento del1833, nel senso di mitigare Iesevere prescrizioni forestali suiterreni privati.

Da qui la riscoperta delle ori-gini del CFS: 1822 e non 1833.Rettifica recente, ma storica-mente corretta.

yorrs UrpJnu f s fa5rs deg/; s/6q,. 7o55

Eneo Beccu IRA CRONACA E SfORIA tE VICENDE DEL PATR,MONIOEOSCHIYO DELIA SARDEGNA432 pogine con 85 illustrozioni o colori e in b/n

L'opera ilporta /o siolo de/ie foreste più significotive de//'iso/o, /o succession e dei lagli e i rela-ftvi preltevt, le prime utilizzazioni boschive a carallere industriale del XVlll seco/o, /e toglioteoperole ne/ seco/o successivo per i/ fobbisogno dei servizi stofc)li e que//e effeÌfuale dagliimpresori boschivi prtvctft; si soffermo sug/i impieghi del legname pregioto e su que//o de//egno comune, su/ sughero e su//o corleccia /egnoso impiegoto doll industria conciorio; rico-sfruisce, infine, il pafrimonio si/vico/o di numerosissimi Comuni. /l iesto è orricchito dalle cor-tine foresfo/i delle undici province esislenli o melò de/ seco/o scorso, do riproduzioni di tovo-le illusfrolive de//'epoco, do tobe//e e da numerose fotogrofie.

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PREMIO SIRO UA]I]IEIIIU n' iniziatiua dell'ASS.FOR.

per riconoscere l'impegnodel massimo studioso dianrbientc in Sardegna

Un premio per la divulgazio-ne della cultura ambientale inSardegna è stato istituitodall'ASS.FOR (Associazionedel corpo forestale sardo). È ilpremio "Siro Vannelli", istituitoin memoria dell'omonimo fun-zionario forestale, scomparso,tre anni fa che si è profuso inuna intensa attività di conser-vazione e valorizzazione delpatrimonio naturalistico e fore-stale dell'lsola.Il progetto ha lo scopo di

promuovere la divulgazione distudi e ricerche finalizzatrall'ampliamento delle cono-scenze del patrimonio ambien-tale isolano e alla sua valoriz-zazione. A questa iniziativa,che ha carattere permanente ecadenza annuale, possonoliberamente aderire soggettipubblici e privati, associazioni,movimenti, istituzioni scolasti-che e chiunque voglia impe-gnarsi per diffondere il rispettodella natura.Il premio "Siro Vannelli"

viene conferito a quanti, constudi, pubblicazioni, filmati oazioni particolari si sonodistinti nell'azione di sensibi-lizzazione per la difesa, laconservazione e la valortzza-zione del territorio dellaSardegna.Ai vincitori andranno i

seguenti riconoscimenti: pre-mio alla ricerca in camponaturalistico, premio al pro-getto didattico naturalistico(scuola media), premio all'as-sociazione ambientalista e divolontariato, premio al libro,premio alla fotografia, premioalla trasmissione televisiva,premio al sito internet e pre-mio all'articolo giornalistico.

Per il 2oo3 il riconoscimen-to dell'ASS.FOR, consegnatoil 3 maggio alla presenzadell'On. Felice Contu, nel-I'ambito del primo radunodei Forestali sardi, presso ilvillaggio Ala Birdi diArborea, è stato assegnatoLicia Colò, per "la divulga-zione della cultura ambien-tale e forestale del territoriosardo" e ad Emanuele Dessìper la trasmlsslone"Sardegna Verde"

"ll premio - ha spiegato il pre-sidente dell'ASS.FOR SalvatoreScriva, infaticabile ideatore delriconoscimento - ha lo scopo dipromuovere studi e ricerchefinalizzati all'ampliamento delleconoscenze dei valori floristicie faunistici peculiari dellaSardegna e la loro divulgazio-ne, nonché le azioni tese allaprotezione, alla valorizzazioneed al miglioramento del patri-monio ambientale isolano".

re§*

Giulia Antinori

On. Feliae Gonlu

Noto o Mogoro (OR) il l0 settembre1927, è residente o Quortu. E' loureo-to in Giurisprudenzo ed esercito lo pro-fessione di Noloio in Cogliori.E' stoto Consigliere regionole, elettonelle liste dello DC per il collegio diCogliori, nello lV V Vl e Vll legisloturo,dol 3 luglio 196l ol 6 oprile 1979,doto in cui si è dimesso per condidorsiol Porlomento nozionole.Ho ricoperto l'incorico di fusessoreregionole ogli Enti Locoli dol morzo1967 oll'ogosto ,l969 e di Assessore

oll'Agricolturo dol gennoio 1977 oll'a-prile 1979. E' stoto Presidenle delConsiglio regionole dello Sordegnodol luglio 1969 ol gennoio 1977.Dopo l'on. Agostino Ceroni è il

Presidente del Consiglio rimosto più o

lungo in corico.Deputoto per l'Vlll, lX e X legisloturoreubblicono, dol giugno 1979 fino olgiugno 1990, doto in cui si è dimesso.Ho ricoper-to l'incorico diSottosegrelorio ol Tesoro nel GovernoGorio dol luglio ì 98Z oll'oprile 1 9BB,dofu in cui ho ossunto l'incorico diSottosegretorio ollo Sonitò nel

Governo de Miio, fino ol luglio 1989.Dol giugno l9B9 ql giugno 1994 è

stoto Eurodepuloto.E' sloio componente dello Giunto peril Regolomenlo e componenle dellq I

Commissione nello Giunto M. Floris.E' Assessore oll'Agricolturo e Riformoogroposiorole dol novembre 2001 .

Apportenente ol Gruppo UDC.

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ll regoleimenlodel concorso

"Premio Siro Vannelli"Per la divulgazione della cul-

tura ambientale I forestaledella Sardegna

L'ASS.FOR. - Associazionedel Corpo Forestale dellaSardegna - promuove l'istitu-zione di un Premio per mante-nere vivo il ricordo e onorarela memoria del Dott. SiroVannelli, funzionario forestaleprematuramente scomparso il4 febbraio 2000, che profusela sua attività per la conserya-zione e la valoizzazione delpatrimonio naturalistico e fore-stale dell'lsola, concorrendo,con encomiabile impegno, allostudio della flora sarda, alla dif-fusione della sua conoscenza ealla difesa dei suoi valori.

L'iniziativa ha lo scopo dipromuovere studi e ricerchefrnalizzati all' ampli ame nto delleconoscenze dei valori floristicie faunistici peculiari dellaSardegna e la loro divulgazio-ne, nonchè le azioni tese allaprotezione, alla valorizzazioneed al miglioramento del patri-monio ambientale isolano.

All'iniziativa possono libera-mente aderire soggetti pubblicie privati, associazioni, movi-menti, istituzioni scolastiche equanti, condividendone lafinalità, intendono impegnarsiper diffondere a tutti i livelli I'a-more e il rispetto per la Natura,la crescita culturale e socialedelle nostre popolazioni e con-trastare l'indifferenza, I'insensi-bilità e il fatalismo di fronte aiguasti del territorio provocatidall'incuria, dagli incendi, dagliegoismi e dalle speculazioni.

Il Premio Siro Vannelli, cheawà carattere permanente e

cadenza annuale, verrà confe-rito, da una apposita giurianominata dal comitato promo-tore, ogni anno a quanti constudi, pubblicazioni, filmati oazioni particolari si sono distin-ti nell'azione di sensibilizzazio-ne per la difesa, la conservazio-ne e la valorizzazione del patri-monio forestale fd ambientaledella Sardegna.Ai vincitori, designati da

un'apposita Guria, verrannoconferiti i seguenti Premi diriconoscim€[to:. Premio alla ricerca incampo naturalistico: forestale,floristico e faunistico (tre rico-noscimenti)' Premio al progettodidattico naturalistico (scuolemedie)' Premio all'associazione

ambientalista e di volontariato' Premio al libro' Premio alla fotografia. Premio alla trasmissione

televisiva. Premio al sito internet. Premio all'articolo gior-nalistico

GiuriaSarà composta da cinque

membri di cui: n. 1 funzionarioforestale in quiescenza; n. 1

rappresentante dell'ASS.FOR. ;n. 1 rappresentante delleAssociazioni ambientaliste odel Volontariato; n. I giornali-sta designato dall'Associazionedella Stampa Sarda; n. 1

docente universitarioLe funzioni di Segretario

saranno svolte da un compo-nente deldell'ASS.FOR.

Direttivo

Comitato OrganizzatorcAi fini di :. Intraprendere le iniziati-

ve volte a rendere operativa I'i-stituzione del Premio;

. Identificare e nominarei membri della Guria;. Stabilire i criteri di valu-tazione cui la Guria dovràattenersi per I'assegnazione deidiversi premi. Indire il Bando delPremio Siro Vannelli e stabilirela data di presentazione deilavori, la sede, le modalità e ladata della cerimonia di pre-miazione. Quant'altro necessarioper diffi;sione del Bando delpremio e la buona riuscitadella manifestazione.

viene istituito un ComitatoOrganizzatore così composto :

Amilcare Loverci, AntonelloMele, Antonio Podda, CiroAngiolino, ClaudioCugusi,.Enea Beccu,. Enzo Sanfilippo,.Salvatore Scriva.

UN PREMTO INDIFE§A DETIA§ARDEGNAll premio aurà una cadenza

annuale e sarà sempre conferitoa coloro che si saranno distintinell' azione di sensibilizzazioneper la difesa,la conseruazione ela ualorizzazione del patrimonioforestale e smbientale dellaSardegna.

3LEmonue/e Dessì

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U]I IOSCA]IO IlI SARDEG]IAR.eicconteindo §iro Veinnellil" capitolo - ll regionalePer concludere il racconto

"Un toscano in Sardegna" dedi-cato al Dott. Siro Vannelli,ripreso nei tratti più salientidella sua carriera di ufficialedel Corpo Forestale, spesasoprattutto tra Cagliari e laGallura, dove ricoprì incarichidi alta responsabilità e dovepoté estrinsecare le sue grandidoti umane ed intellettuali,non si può certo trascurare ilsuo rapporto con la RegioneAutonoma della Sardegna.

L'incontro tra Siro Vannelli ela Regione Sarda awenne all'i-nizio della sua attività di pub-blico funzionario quando,dopo aver superato il concorsoper I'accesso alla carriera diret-tiva del Corpo Forestale delloStato, gli venne assegnataCagliari come prima sede diservizio col grado di ispettoreaggiunto. La sua carriera sisvolse in Sardegna per tutto ilpercorso gerarchico - ispettoreaggiunto, ispettore, ispettoreprincipale, ispettore superiore,ispettore capo, ispettore gene-rale - grado col quale cessò la

sua vita di servitore dello Stato,quando decise di anticipare dicirca sei anni la cessazione dalservizio che avrebbe dovutocoincidere col compimentodel sessantacinquesimo annodi età.

L'accesso avvenne nei primianni '50, quando la RegioneAutonoma della Sardegna, sipotrebbe dire molto bonaria-mente, emetteva quasi i primivagiti essendo stata istituita nel1949. Si trattava di un ente deltutto nuovo che, pur non esi-stendo precedenti di riferimen-to, iniziò quasi alla grande lasua attività sapientemente edintelligentemente guidata dallaprima classe politica regionaleche, sebbene cresciuta nelventennio fascista e non poten-do vantare esperienze digestione della cosa pubblica,seppe presto adeguarsi allanuova democrazia repubblica-na.

Metter su la macchina buro-cratica costituì forse una dellefasi più irte di difficoltà. Laprima burocrazia regionale sitrovò quindi formata soprattut-

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Page 17: 21Natura in Sardegna

to da dipendenti statali distac-cati in posizione di comandopresso la Regione Sarda, dicia-mo meglio da quel che erarimasto fra gli statali pesante-mente decimati dai cinqueanni del secondo conflittomondiale.Le assegnazioni di statali

risultarono più massicce chealtrove negli ispettorati agrari eforestali dato che, in tali mate-rie, la Regione aveva compe-tenza primaria ai sensi dell'art.117 della Costiruzione. Statalesi trovava però solo il persona-le comandato poiché gli ufficierano stati trasferiti allaRegione sin dai primi anni'50 etutte le spese di funzionamentodegli stessi (locali, attrezzatrxe,mobili, telefoni, anttomezzi, etc,etc,) gravavano interamentesul bilancio regionale già daquel periodo.

Per quanto riguarda SiroVannelli, si trovò anch'egli fun-zionario dello Stato comanda-to presso la Regione Sarda edin tale posizione rimase peroltre 15 anni, fino a quando lalegge regionale n'18/1971 nonpose finalmente fine alla sirua-zione di precariato del perso-nale statale negli uffici agrarieforestali dell'lsola: questo sitrovò a dover optare o per loStato - rientrando quindi nellaPenisola - o per la Regionetransitando definitivamente neiruoli regionali. Siro Vannellinon si pose problemi di softa escelse di rimanere in Sardegna,sardo fra i sardi ormai come,del resto, sardi lo erano i suoitre figli nati nell'lsola.I dott. Vannelli non ebbe

molti contatti diretti conI'Amministrazione centraledella Regione per oltre 20 annipoiché la sua carriera, in tale

periodo, si svolse interamentenegli uffici forestali. Le visite diservizio presso I'Assessoratoall'Agricoltura e Foreste furonosporadiche, più "concentrate"nei primi anni di servizio, pre-stati presso I'lspettoratoRipartimentale delle Foreste diCagliari quando egli ebbe, fraI'altro, ad occuparsi dei cantieridi rimboschimento finanziatidalla Cassa per llMezzo$omo,dei cantieri-scuola finanziati dalMinistero del lavoro e del vivaio

forestale di S. Maria Chiara inPirri, sostituito poi da quello di"Bagantinus" in Decimomannula cui prima direzione fu affida-ta al dott. Vannelli dal Capodell'lspettorato di Cagliari dott.D'Autilia.

Dopo la lunga parentesi gal-lurese, della quale si è parlatonella prima parte del racconto,il dott. Vannelli, che intanto eragiunto al culmine della carrieraessendo stato promosso ispet-tore generale, ritornò aCagliari dove prese serviziopresso I'Assessorato dellaDifesa dell'Ambiente, istituito

con la L.R. n' I/I977 ed alquale vennero trasferiti com-petenze e personale del CorpoForestale.

Assunto I'incarico di direttoredel Servizio Parchi e Foreste, ildott. Vannelli poté lavorare dadipendente regionale vero eproprio poiché dapprima, ope-rando negli uffici periferici, sisentiva un po'estraneo rispettoai colleghi assessoriali; fattoche potrebbe definirsi fisiologi-co perché accadeva anche aglistatali nei rapporti. tra ministe-riali e dipendenti degli ufficiterritoriali.

Nella sua nuova funzione dialto burocrate, il dott. Vannellinon cambiò certo il suo stile diimpiegato modello, di granlavoratore, di estroso cultore diiniziative atte ad inculcarenelle nuove generczioni I'amo-re per la natura e le foreste.Cambiava piuttosto I'ambientedi lavoro. Tànti lettori ricorde-ranno una frase di due millen-ni orsono "meglio il primo quiche il secondo a Roma", attri-buita forse a Cesare. Per il dott.Vannelli awebbe potuto avereforse lo stesso valore traducen-do "meglio capo di un ufficioperiferico che il no 2 in unassessorato".

La Difesa dell'Ambiente nonera considerato allora unassessorato di primaria impor-tanza come lo è attualmentecosì da collocarsi fra i piùambiti nell'ambito del maidimenticato manuale Cencelli.Inizialmente venne sottovalu-tato e questo comportò caren-za dimezzi e di personale. SiroVannelli dovette farsi prestareuna macchina da scrivere elet-trica ed una calcolatrice elet-tronica da un ispettorato, bat-teva lui stesso decreti e relazio-

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ni, si premurava persino di per-fezionarli e di consegnarli"brevi manu" in ragioneria peraccelerare I'iter di finanzia-mento delle perizie.

Tali difficoltà tuttavia nonsminuirono I'entusiasmo cheegli poneva nell'affrontare ilnuovo lavoro per cui il servizioparchi e foreste non risentìminimamente della particolaresituazione e procedette nelmigliore dei modi talché gliispettorati forestali comeI'Azienda Foreste Demanialidella R.S. non ebbero mai arimpiangere gli anni preceden-ti. D'altronde Vannelli rimasesempre a totale disposizionedegli uffrci suddetti sostenendoi loro capi ed i direttori deilavori col massimo della colla-borazione.

Fu forse uno dei periodi incui i periferici sentirono piùvicino I'Assessorato di apparte-nenza,lo sentirono più amico,vi fu un vero e proprio abbatti-mento di quelle tipiche barrie-re gerarchiche che da sempre,nella pubblica amministrazio-

ne, ha costituito un trait d'u-nion negativo tra la centralitàdei ministeri e gli uffici territo-riali.Il dott. Vanneili, superando,

come sempre, i limiti degliorari di servizio, utilizzò la suaposizione direzionale per rea-lizzare alcune iniziative di granvalore al precipuo fine di farconoscere ai giovani i boschi ela natura così da amarli edifenderli perseguendo così lacultura dell'ambiente che i figliawebbero potuto trasferire aigenitori. Partì quindi la campa-gna "una palma per ilCampidano": si invitavano iragazzi a consumare dattericonservando i noccioli perseminarli in modo da vedercrescere con loro quelle palmeche avevano, in altri tempi,caratteflzzato il meridionedell'lsola. Fece poi diffonderenelle scuole bustine contenentisementi forestali con le istruzio-ni per un corretto allevamentodelle varie specie arboree. Taliiniziative vennero accolte conmolto entusiasmo dai bambini

delle scuole elementari e dailoro insegnanti e ben apprezza-te dagli stessi genitori. Nonsaprei se potrebbe dirsi altret-tanto di colleghi e superiori deldott. Vanneili poiché nonebbero seguito né allora nésuccessivamente quando, apartire dal luglio del 1983, l'an-no delle tragiche morti negliincendi di Curraggia, si verifi-carono estati di fuoco di ecce-zionale gravità, episodi cheawebbero richiesto una piùvasta sensibilizzazione dellepopolazioni sarde.

Tornando a Siro Vannelli,dipendente regionale, non ci sipuò esimere dal ricordare unagrave amarezza che egli ebbea soffrire quando dovetteconoscere la Regione come"cattiva matrigna", per quantoassolutamente non responsabi-le, in una vicenda che riguar-dava tutto il personale regiona-le.

Alcune pecore nere, presentiin regione come in qualsiasiparte del mondo, costrinsero laGunta Regionale ad adottare

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dei prowedimenti restrittivinei confronti di tutti i dipen-denti: gli orari di ingresso e diuscita, in tutti gli uffici regiona-li, vennero rigorosamentequanto puntualmente registra-ti. Alla frne di ogni mese si som-mavano rispettivamente i ritar-di e gli anticipi e si presentavail conto al dipendente (perquanto se ne sappia, comun-que, dawero pochi) con I'autaut: scegli se dobbiamo recu-perare dalle ferie o dallo sti-pendio. Il prowedimento inquestione non ebbe vita lungaperché si accertò che il feno-meno del piccolo assenteismoera dawero poca cosa, nonpiù di quel tantum di fisiologi-co esistente in tutte le pubbli-che amministrazioni. Il casovolle che a piangeme le conse-guenze fosse addirittura il dott.Siro Vannelli, quel SiroVannelli che, come abbiamoriferito nei precedenti racconti,aveva dato all'amministrazionedi appartenenza centinaia digiornate di ferie non fruite,innumerevoli ore di lavorostraordinario non retribuitoperché egli stesso non lorichiedeva e missioni ridotte aiminimi termini (segnava sem-pre meno ore di quelle effetti-vamente impiegate).

Abitava verso I'Amsicora,non usava la macchina in cittàe raggiungeva Viale Trentocon i mezzi di linea che queglianni zoppicavano per dawero.Lo stesso scrivente che, inmacchina, raggiungeva I'ufficiosempre prima delle 7,30 (peresigenze di parcheggio....), lepoche volte in cui era costrettoa servirsi dell'autobus, supera-va abbondantemente l'ora dientrata. Il don. Vannelli che dimezzi doveva prendeme due,

benché uscisse di casa conlargo anticipo, non riusciva adarrivare puntualmente alleotto. Così dovette risarcire laRegione per alcune manciatedi minuti di ritardo. Quel cheaveva dato con tanta generosi-tà non risultava da alcun docu-mento agli atti, i piccoli ritardierano stati invece registrati.

L'episodio, pressoché insigni-ficante per se stesso, in unuomo rigoroso ed integerrimocome il dott. Vannelli provocòuna profonda amarezza.Proprio da allora cominciò amettere in conto I'abbandonoanticipato del servizio per cuila Regione Sarda venne priva-ta anzitempo di uno dei miglio-ri funzionari del suo primo cin-quantennio di vita, perditache, aggiunta ad altre verifica-tesi per altri versi, come quelladel dott. Palma, primo e maisuperato direttore dellaStazione Sperimentale delSughero; del dott. Arrigoni,passato al Consiglio Nazionaledelle Ricerche; e poi del dott.D'Autilia, del dott. Sanfilippo,del dott. Podda, del dott. Stoia,del dott. Sommazzi, ha privatoper anni il Corpo Forestale diun' assatura tecnica essenziale.Benché siano state poste otti-me basi per il potenziale ripri-stino dell'organico mancante,troppi anni dowanno trascor-rere prima che la nuova diri-genza, appena costituita, possa

sostituirlo adeguatamente.Resta comunque la' cefi.ezzache, qualunque possa esserel'awenire del Corpo Forestalein Sardegna, il ricordo di SiroVannelli rimarrà immutato neltempo.

Amilcare Louerci

,,., rrr;È:,r+àaioò, dÉl Dòr. SiroVonnelli è sfofo pubbiicoo ne/N.E no t5/16 de/ dicembre2000.

Nosce o Montecotini Terme nel I 925.Loureqto in Scienze Agrorie nel 1950,enoiro nel Corpo Forestole delloStolo nel 1952 e tre onni dopo si lro-s{erisce in Sordegno dove fino olI 983 svolge le funzionl di lspettoreForesto le.I suoi studi si concentrono sullo selvi-colturo, lo botonico e in genere l'om-biente sordo. llopero "Grondi olberiin Sordegno" derivq dollo melicolosoricerco sul territorio di pionte di inte-resse storico-noturolistico e ombien-tole che potrebbero essere sottoposteo vincolo e ossurgere o monumentonolurole oi sensi dello LeggeRegionole sui Porchi.ll suo lovoro di studioso si estendeoll'inpegno nel sociole.Allo noscito dell'Ass.For. ne sostienegli ideoli incoroggiondone l'ottivitò.Per il Notiziorio Foreslole ho curotouno rubricq fisso oll'interno dellepogine di Ecologio e Ambienle.Muore o Cogliori il 4 febbroio 2000.

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ADDIO SA1UAIORE E]IAUn uomo dcrl forte ceirismq e derllergronde dedizione eil leivoro

Salvatore Ena, per tutti Tore,è stato un collega che, con lasua attività, ha lasciato unaprofonda impronta nel CorpoForestale e di VigilanzaAmbientale (Ctua) dellaRegione Sarda.

Assistente Forestale, Tore Enaera un uomo con un forte cari-sma, consapevole dell'impor-tanza del servizio svolto col suolavoro e, da buon sardo, moltolegato alla sua Isola e ai suoivalori. Proprio questa era lafonte da cui traeva I'energiaper I'appassionata attività didifesa del territorio. Da questaspinta interiore, unita a unanaturale curiosità e a una pro-pensione al lavoro, nasce ladisponibilità che ha caratteriz-zato 1l servizio di Tore.

La conoscenza della monta-gna, degli uomini che la vivo-no e dei codici di comporta-mento gli ha permesso lo svi-luppo di un bagaglio personaleche, unito a una notevole

capacità intuitiva, è stato fon-damentale nel suo percorsoprofessionale nell'attività diantibracconaggio.

Ma a Tore non tutto riuscivafacile. I risultati ottenuti sono ilfrutto di giomi e giomi di appo-stamenti, ricerca in montagna,lettura dei dettagli, ore disonno perse, pasti saltati ecapacità di dialogo con i fre-quentatori della montagna.

Gliatti parlano chiaro. In undi-ci anni di servizio presso laStazione Forestale di Capoterra,Tore ha panecipato a 102 ope-nzioni sfociate in denunciepenali. Di queste ben75 sono acarico di noti e 60 riguardanofani relativi all'anività antibrac-conaggio e a reati connessi.

Altre operazioni sono stateeffettuate durante il servizio pres-so il Nucleo AntibracconaggioRipartimentale e presso laStazione Forestale di Sinnai.Anche qui si è sempre distintoper le grandi capacità nell'ambi-

to dell'attività di repressione dellacaccia mediante I'uso di perico-losi ubi fucile.

È interessante segnalare alcuniepisodi che dimostrano le capa-cità lavorative e la sagacia diSalvatore Ena.

Grane all'intuito, al sacrificio eal senso del dovere di Tore furo-no indMduati e catturati nume-rosi bracconieri: due, coinvoltitra I'altro nelle indagini per il feri-mento dell'Assessore UgoPtxeddu, esercitavano la caccianottuma presso I'oasi del Wwf diMonte Arcosu, altri, già noti,furono arrestati per detenzioneillegale di armi, altri ancoraerano dediti alla caccia al cervosardo.

Un'altra azione dal risultatomolto importante è stata quellain cui Tore, avuta notizia diun'attività di caccia di frodo visi è recato da solo, di notte,nell'Oasi del Wwf di MonteArcosu. Intercettati due uominiarmati, pluripregiudicati, Toreli ha arrestati, trattenendoli inattesa che arrivassero i colle-ghi. Egli mostrava un attacca-mento al dovere tale da porrea rischio anche la sua stessaincolumità: è noto I'episodio incui, insieme ad altri colleghi, èstato travolto da un'auto cheha forzato un posto di bloccoistituito per attività antibracco-naggio.

Per I'attività svolta Tore si èfatto anche molti nemici chehanno cercato di contrastare lasua attività antibracconaggio.

Tore non svolgeva solo anti-bracconaggio. Le attività lega-te alla Protezione Civile lovedono protagonista sia duran-te le operazioni di spegnimen-to degli incendi (servizio pressole basi elicotteri) sia durante glieventi calamitosi. Nel novem-

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bre'99 egli lavorò ininterrotta-mente per oltre quarantottoore, soccorrendo gli abitanti diCapoterra, Assemini e Uta, col-piti dal nubifragio.

Tore era anche impegnatonel sociale nel suo paese, Uta,dove aveva fondato e direttouna società calcistica, la"Udajosso", orientata prevalen-temente al coinvolgimento dibambini e ragazzi. Anche inquesto campo il suo carisma eil suo entusiasmo hanno deter-minato in breve tempo il suc-cesso dell'iniziativa, sia in ter-mini di risultati sportivi masoprattutto per il notevolenumero diragazzi di Uta che sisono awicinati alla praticasportiva.

E grande il vuoto lasciato daSalvatore, sposato e padre ditre figli, sia nella famiglia sia trai tanti amici e conoscenti chegli hanno voluto bene. Egli hainciso una traccia profonda,difficilmente cancellabile, chesarà d'esempio per i Forestali ei giovani che I'hanno conosciu-to.

I colleghi della StazioneForestale di Capoteta

E' ancora grande il dolore che hacolpito la nostra famiglia e uoi cheauete conosciuto Tore potete capire lostato d'animo e il senso di uuoto cheha lasciato nella nostra casa.

Certamente il sostegno di Voi wtti,colleghi ed amici di Tore, è stato l'aiutopiù importante perché ci ha fatto capi-re quanto era uoluto bene. Trouare leparole per esprimere il nostro senti-mento è estremamente diffrcile, tanto è

stata grande la manifestazione d'affet-to che abbiamo nceuuto e per questol'unica parola è un profondo grazie,grazie di uero cuore a uoi rutti

Miriam, Manuela,Gianluca ed Eleonora Ena

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ffiffi*-

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tl ricordo dei colleghi deller§teizione di Pulei

OII|IAGGIO A SEROIO

A pochi mesi dalla sua scom-parsa, è vivo in noi tutti il ricor-do di Sergio. Del collegaSeryio, ma soprattutto dell'uo-mo: nella nostra professione,fatta di momenti di impegno,di tensione, di rischio, in cui ilrapporto professionale diventarapporto umano, si impara aconoscersi e a rispettarsi, sicrea quel legame che è qual-cosa di più del semplice "essercolleghi di lavoro".

Il nostro ricordo è legato alsentimento d'affetto che tuttinoi abbiamo provato e provia-mo nei suoi confronti.

Il suo carattere allegro, gio-coso e in apparenza spensiera-to, il suo sereno ottimismo nel-I'affrontare la vita, il suo sensodell'umorismo e la sua ironiasemplice ed efficace, ne trac-ciano, nel nostro ricordo,un'immagine fedele di ciò cheera: un uomo al quale non si

può che voler bene, con ilquale era dawero diffrcile nonandare d'accordo. Un compa-gno di lavoro con il quale eracertamente piacevole trascor-rere il turno di servizio.

Era un amico generoso, cheaveva la capacità di sdramma-ttzzare anche nelle situazioni didiffrcoltà che la nostra profes-sione ci fa vivere.

Dava il massimo di se stessoquando si trattava di combat-tere contro il fuoco. Ed è pro-prio nell'opera di contenimen-to di un incendio che il suo"lasciarsi coinvolgere" lo haportato a sacrificare la propriavita.

Per noi colleghi, con i qualiSergio ha trascorso la maggiorparte delle giornate di diecianni della sua esistenza; pernoi, che meglio di tanti altri loabbiamo conosciuto, è inevita-bile di tanto in tanto soffermar-

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ci a riflettere con malinconiasul fatto che non è più fra noi aridere, a scherzare.

Altrettanto inevitabile, a que-sta riflessione, segue sempre ilricordo di qualche episodio dilavoro vissuto insieme, di qual-che aneddoto che I'ha vistoscanzonato protagonista, dellasua filosofia di vita: e allamalinconia si sostituisce unsorriso.

Questa è I'eredità che Sergioci ha lasciato. Questo è il teso-ro che vogliamo conservare.

Sergio è ancora con noi.Ciao Sergio!

I colleghi dellastdzione di Pula

Non riuscirò forse mai a rin-graziarvi abbastanza per lasolidarietà e la disponibilitàespresse in un momento cosìdiffrcile per me e le mie figlie.

La stima e il bene che avetedimostrato per Sergio sonostati e sono per me una forzaper superare un vuoto immen-so che colmo ricordando il suosorriso e la sua allegria.

Sinceramente grazie a tuttivoi.

Rita, Francesca e Simona

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PRIMI PASSI...Frei Ie erbe di§iliquo

Ho sempre in mente nomi dierb.e in tempiese: li ziri dipapanzolu, la cagliuca, lalinga di boiu, li butuleddhi.Sono erbe che mangiavo dabambina, ma ancora nonconosco i loro nomi in italiano.

Un giomo mi proposi di sco-prire se queste erbe cresconoanche a Siliqua, dove oraabito, e come sono chiamate.Per ora so che la cagliuca è unSoncus (camingioni), ma nonho mai trovato I'Hyoserisradiata, il cui scapo fiorale aTempio si chiama zinl

Mi ha incuriosito e interessa-to il numero di aprile del"Notiziario forestale", doveAmilcare Loverci parla delcompianto Dr. Siro Vannelli.Lessi che I'autore del racconto,che aveva dato un passaggio alDr. Vannelli da Tempio aCagliari, impiegò per quelviaggio 5 ore, perché su richie-sta del passeggero dovette fer-marsi parecchie volte per rac-cogliere un'erba, un rametto ouna foglia. In quella situazionemi pare di rivedere me, chefaccio fermare mio marito ognivolta che vedo qualche erbache non conosco, e anche iocome Dr. Vannelli, non guardola strada ma la campagna.

Sulle pianure, sulle colline esui monti del vasto territorio diSiliqua, dove abito, cresce unavegetazione ricca e varia.

Tornavo sempre dalla cam-pagna con grandi mazzi dierbe fiorite e cercavo di sco-prirne il nome, aiutandomi conun vecchio libro di botanica.

Un giorno Marinella e Daniele,vedendo quei mazzi di erbe,mi suggerirono di scrivere un"erbario". Iniziai timidamente amuovere i primi passi in questaattività che, ormai da cinqueanni è la mia passione: racco-gliere erbe, scoprirne il nome,metterle sotto pressa e poi sulfoglio d'erbario, sono diventati

La Veronica persica, chetrovai vicino al rifomitore, e ilMeliloto, raccolto in un'aiuoladi Via Iglesias, furono le mieprime esperienze di riconosci-mento: non so dirvi I'emozioneche provai.Dopo la Pimpinella

(Sanguisorba minor), variranuncoli, gerani, la Nigelladamascena, trovai anche I'er-ba Roberta (GeraniumRobertianum), in una fessuradel gradino che circonda labiblioteca. Poi venne il tumodelle Clematidi, in dicembre

trovai la Cirhosa, e dovettiaspettare giugno e luglio pertrovare la Vitalba e laFlammola.

L'emozione più grande I'hoawta nell'aprile di quest'anno.Il 15 maggio dell'anno scorsoavevo trovato alcune piantineormai sfiorite nelle quali miparve di riconoscere ilNontiscordardimé. Quest'anno,quindi, sperando di trovare lapianta ancora fiorita, ho antici-pato la visita al25 aprile.

Dopo aver superato un gretoasciutto, ho attraversato unvarco in una siepe di rovi, chi-nando il capo per non impi-gliarmi. Una volta tornata dirit-ta ho sollevato lo sguardo esono rimasta senza fiato: eracome se attorno a me fossepiovuta una miriade di fiorelli-ni di un colore indefinibile tral'azzurro e il celeste pallido. Mipareva di vivere una scena dafavola.

Mi riscosse il pensiero di miomarito che mi aspettava sotto ilsole. Ho raccolto qualcheesemplare per I'erbario e misono allontanata in punta dipiedi per non calpestare quelprato da favola.

Grazia Secci

@rqziqns §eaaihe ptesenlalo

"Lo floro del territorio di Siliquo". Lo

moslro, orgonizzoto col polrocinio delComune di Siliquo e lo portecipozionedel professor Mouro Bollero, docenledello Focoltò di Formociq dell'Universitòdi Cogliori, è rimosto oper-to modedì 6e mercoledì 7 moggio, presso il MonteGronitico.

Anemone Hodensis

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SIORIA DEl POPO1O SARDOLei civiltù dell'Isoler dell Perleolitico ql 27OO ei.C.

Ondoto migrotorio del 6"millennioPrimo ondoto migrotoriodel 3'millennioSecondo ondoto migroioriodel 3" millennioTerzo ondoto migrotoriodel 3'millennioEsportozione del l'ossid io nodel monte Arci

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E' iniziata a Perfugas I'awen-tura del primo uomo sardo. Quisono state trovate delle pietrescheggiate con una tecnica cherisale a circa 100 mila anni fa,appartenenti al Paleolitico infe-riore.

Questa tecnica è chiamata"Clactoniana" da Clacton-on-sea, una località inglese dovefurono rinvenuti, per la primavolta, manufatti simili a quellisardi. Dalla forma ottenuta conla scheggiatura si riesce a intui-re I'uso: raschiatoi e grattatoiper scuoiare gli animali cacciati,bulini per incidere e asce di pie-tra. Gli uomini appartenenti aquesta civiltà si vestivano dipelli, bucate con bastoni

appuntiti e cucite con tendinid'animali. La vita quotidianaera incentrata sopratn-rtto sullacaccia e la raccolta di frutti,bacche e radici.

Per lo studio delle civiltà inarcheologia si usa un sistemabasato sull'identihcazione direperti secondo le loro tipolo-gie. Questo metodo è stato uti-lizzato per identificare la culrura"clactoniana" in Sardegna: imanufatti ritrovati nella zona diPerfugas sono molto simili aquelli del sito inglese di Clacton-on-sea, le due popolazioni,quindi, avevano le stesse usan-ze e sicuramente il ceppo sardoproveniva dall'lnghilterra.

La mancanza di testimonian-

ze dell'uomo in Sardegna dopola cultura "clactoniana" lasciaun buco di decine di migliaia dianni nella storia dell'lsola: laSardegna potrebbe essere stataabbandonata per tutto ilPaleolitico medio, ma non siconosce il motivo.il viaggio attraverso la

Sardegna storica continuanella grotta Corbeddu diOliena, chiamata così dalnome di un bandito che intempi recenti la usava comerifugio e come "tribunale" perdirimere controversie legate albrigantaggio (su una parete èincisa la bilancia, simbolo digiustizia).In questa grotta sono state

e

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trovate ossa appartenentl a uncervo preistorico, ossa di unpiccolo canide e manufatti inselce e ossidiana. Il rinveni-mento di resti molluschimarinie terrestri, di crostacei e pesci,di animali domestici e selvatici(fra cui il prolago, un roditoresimile al topo o a un piccoloconiglio, ormai estinto) ha per-messo di tracciare un quadroabbastanza chiaro della dietadegli uomini del periodo.In questi luoghi compare

anche la ceramica cardiale,decorata imprimendo sullapasta dell'argilla ancora fre-sca motivi fatti con una con-chiglia (il cardium).Particolarmente importante ilritrovamento di alcuni fram-menti di cranio umano, il piùantico riesumato inSardegna. Le analisi colCarbonio 14, nei diversi stra-ti, evidenzia che la grotta èstata frequentata da 13.550 a6.200 anni fa circa, quindi perben 7.000 anni. È questa I'ul-tima testimonianza delPaleolitico in Sardegna.

L'esame petrografico, appli-cato sia a materiali grezzi siaa prodotti finiti, è uno deisistemi per lo studio deireperti.. Partendo dalle carat-teristiche del materiale ana-lizzato, è possibile individuareil percorso fatto per arrivare adestinazione (commercio,invasioni, migrazioni).

Un esempio su tutti: I'ossi-diana del Monte Arci hacaratteristiche particolari, chepermettono di identificarlaanche quando si ritrova in altreparti del Mediterraneo. Puòessere così ricostruito il percor-so intrapreso dai popoli che labarattarono in cambio di altrioggetti.

Dalle analisi chimiche e spei-trografiche degli oggetti dibronzo, si possono conoscere iluoghi d'estrazione del rame edello stagno. Invece, dalle sco-rie di lavorazione del ferro siscopre come veniva lavorato.

Per questi reperti il più famo-so metodo d'analisi è quellodel carbonio 14 (C I4), utiliz-zabile su materiali organici.L'analisi si basa sulla radiazionedell'isotopo del carbonio 14(proveniente dal sole) che"penetra" negli esseri viventi eanche sui reperti.L'unico limite è che ireperti analizzati al C14, tn seguito al tratta-mento cui sono sotto-posti, vengono distrut-ti.Al periodo del

Paleolitico segue ilNeolitico (Età dellaPietra Nuova), chia-mato così per I'uso direndere lisce le pietreche dovevano essereutllizzate come asce eaccette.

Il Neolitico si svilup-pa nel sesto millennioa.C. in tutti i territoriche si affacciano sulMediterraneo, com-presa la Sardegna.Nell'lsola la "SuCarroppu", fase delNeolitico Antico pren-de il nome dall'omonima loca-lità nel Comune di Carbonia,dove sono stati rinvenuti cera-miche e strumenti di ossidiana.A questa fase ne segue un'altra,chiamata "Filiestnr - GrottaVerde", dalle località rispetti-vamente di Mara e di Alghero:questa fase è catattertzzatadalla forma del vasellame,molto più panciuto di quello

della precedente fase.

Capo Verde, situata a 75 metrisul livello del mare, nel pro-montorio di Capo Caccia, èstata abitata quasi ininterrotta-mente dal Neolitico Antico alMedioevo, restituendo interes-sante materiale: migliaia direperti ceramici, utensili d'os-so, d'ossidiana e di selce, sche-letri col loro corredo funerario.

Il successivo Neolitico Medio(+ooo - 3500 a.C.) in Sardegnaprende il nome di "Cultura di

Bonu lghinu", dal nome dellalocalità dove è situata la grottadi "Sa Ucca de Su Tintirriolu"(La Bocca del Pipistrello).

In questo periodo che I'uomocomincia a porsi domandesulla natura (con i primi studiastronomici) legata al cultodell'aldilà: vento, fulmini e astrierano manifestazioni delle divi-nità, domina il principio fem-

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minile e quindi il culto dellaDea Madre, inoltre si ha anchelo sviluppo di pratiche religio-se, magia imitativa e magianera.

La società si divide in caste,compaiono i capi tribù, i sacer-doti, i guerrieri e nascono leprofessioni: Vdsoi, fabbri, con-tadini, pastori, tessitori e quan-t'altro richiedesse la "societàdei consumi" di quel tempo.

Cinghiale, bue e canevengono addomesticati,l'agricoltura e la pastoriziacambiano totalmente lavita dell'uomo: in prece-denza la sua soprawivenzaera basata sulla raccolta divegetali selvatici e sullacaccia, ora produce ciòche gli serve.

In questa fase I'uomo ini-zia a otganizzarc la sua vitadal punto di vista sociale:abbandona il nomadismoe si stabilisce in territori fer-tili, che utilizza per agricol-tura e allevamento, abban-donandoli quando diven-tano improduttivi.

Le prime migrazioni neoli-tiche in Europa partonodalla Cilicia e dalla Siriaoccidentale e si dirigono, nelsesto millennio, in Grecia e aCreta. Tre ondate migratorieparticolarmente importanti sihanno poco prima del terzo mil-lennio: la prima da Creta versola Grecia e le regioni mediterra-nee, fra le quali la Sardegna; laseconda, detta del NeoliticoOrientale, riguarda la penisolaBalcanica, I'Ucraina Meridionalee I'Europa Centrale, Parigi, ilBelgio Orientale e i Paesi Bassi,la terza, quella del Neoliticooccidentale, è più recente evede interesate la Spagna, laFrancia, il nord Italia e la Gran

Bretagna.Gli oggetti d'uso quotidiano

sono i testimoni più importantiper conoscere il grado di raffi-natezza e di sviluppo raggiun-to. La ceramica è quella checi fa capire maggiormentecome si svolgeva la vita di tunii giorni. Ma come si arrivò allasua creazione? Probabilmente,osservando che le improntenel fango secco trattengono

Menhir posto dietro i?bside de//o Chieso di S.Morio Poimos (S.G. Suergiu)

I'acqua, l'uomo primitivomescola I'argilla con I'acqua,crea delle forme e le mette adasciugare al sole. Per accelera-re i tempi d'essiccazione del-I'impasto, utllizza il fuoco.Quando la pasta argillosa ètroppo plastica, si aggiungonoimpurità che sono chiamatedegrassanti per evitare che I'ar-gilla, ritirandosi a causa delcalore del forno, si spacchidurante I'essiccazione.

Fra queste impurità abbiamo

la silice e il quarzo, che è fine-mente triturato, estratto nelleregioni con terre cristalline; lacalcite, derivante dalle zonecalcaree, dalle grotte o dallesabbie alluvionali. I calcareamorfo presenta l'inconvenien-te di trasformarsi in calce sesupera i 600 gradi. In mancan-za di altro, nel Neolitico cardia-le e nel Neolitico medio si usa-vano come digrassanti cocci

finemente tritati. Sono usatianche materiali di originebiologica, per esempiopaglia o frammenti di con-chiglie, crusca o pula, pian-te di palude che lascianoun catrame vegetale. Se ilcalore della fiamma è diret-to solo su una parte, I'og-getto si spacca. Per rendereil calore omogeneo l'anticouomo sardo scavava bucheche poi chiudeva. Le paretisono formate da diversistrati di materiale refratta-rio: nasce il forno.

Specializzandosi conl'uso del calore, il nostroprogenitore creava vasi dicolori differenti, addiritturacon I'interno di un colore eI'esterno di un altro: più èalta la temperatura e più letonalità diventano chiare.

L'uso dei vasi come con-tenitore è successivo all'utiliz-zo d'otri di pelle e zucchevuote, per il trasporto dell'ac-qua, e di cesti di vimini perquello di cose solide. Questofa sì che i primi vasi imitasse-ro, nelle forme e decorazioni,i primi recipienti. Per esempiouna serie di linee che ricorda-vano l'intreccio di giunchi deipanieri in vasi di forma apertao gli otri di pelle in quelli diforma chiusa per il trasportodei liquidi.

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Deo modre di tipo Ciclodico

Più avanti nei secoli impareràa far decantare I'argillaammucchiata in cumuli, chepiù passa il tempo e più si raffi-na. La forza di gravità attrae leimpurità, più pesanti, verso ilbasso lasciando la parte supe-riore depurata.

Per esempio, la ceramicamicenea è prodotta con argilladecantata ben dieci anni. Se sifanno urtare dei cocci di que-sto materiale all'interno dell'in-cavo delle mani, il suono cheproducono è quasi metallico.Un altro tipo di ceramica famo-sa, quella cinese della dinastiaMing, veniva prodotta conargilla fatta decantare, in appo-site stanze, per cento anni.

Appena si trova un coccio,uno dei quesiti che ci si pone èse appartiene a un vaso diforma chiusa o aperta. La solu-zione è semplice: si guardanella concavità, che è la parteintema, se è lavorato o meno,nel primo caso il vaso dovevaessere di forma aperta, inquanto la mano poteva entraredall'imboccatura per rifinirlo

internamente.il neolitico recente vede

come protagonista, inSardegna, la cultura dena diOzieri, per via dei numerosiritrovamenti effettuati in quellazona.ln questo periodo, i vasierano decorati con incisioniche erano riempite di impastobianco o rosso, prima di esseremessi a cuocere dentro ilfomo.

Nonostante l'evoluzione delleceramiche, si continuavano afabbricare vasi in pietra.Abbiamo qualche repertometallico, benché I'ossidiana ela selce fossero ancora diffirsis-sime.

Per distinguere un repertoautentico da una comune pie-tra il procedimento è moltosemplice: se si trova vn pezzodi ossidiana o di selce, bisognaguardare i bordi. Se vi sonoonde, piccole linee sernicirco-lari, vuol dire che in quelpunto è awenuta la percussio-ne che ha staccato il pezzo,che avete in mano, dalla rocciamadre. Ora osservate il contor- Ino e vedrete che è seghettatoda dei piccoli ri.tocchi che ser-vivano a renderlo tagliente.Per la ceramica è ancora piùfacile: è sufficiente grattarlacon I'unghia. Se si spezza vuoldire che è ceramica e non pie-tra.

I reperti trovati in superficienon ci danno la certezza che,esattamente sotto il punto diritrovamento, ci sia qualcosasepolto. Le uniche certezzevengono dagli scavi.

In questo periodo laSardegna, data la sua posizio-ne, era situata sulle rotte di varipopoli, assimilandone le loroinfluenze culturali. E'il caso deipiccoli idoli in pietra, il cui stile

ricorda quello delle statuinedelle isole Cicladi. La maggiorparte di questi, è stata trovatain sepolture che gli abitantidella cultura Ozieri praticava-no in grotte o in fosse. In que-ste erano deposti i defunti inposizione fetale, probabilmen-te per rappresentare una rina-scita nell'altro mondo.

L'interno della fossa vi era unlastricato di pietre piatte, inmodo da costruire una speciedi scatola nella quale stava ildefunto; intomo a questa si"infilzavano" nel terreno, incerchi concentrici, altre lastrein pietra con, all'estremità, unastele. Il corredo funerario com-prendeva, fra le altre cose, col-lane di steatite con i grani sferi-ci allungati.

Per quanto riguarda le picco-le grotte funerarie, conosciutecome "domus de Janas", pufessendo originarie della prece-dente cultura di Bonu Ighinu,durante la cultura Ozieri

Slotuo Menhir di Genno Arrele - Loconi

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hanno un notevole sviluppoestetico e architettonico. Sonodecorate con protomi taurine,dipinte con ocra rossa, tuttisimboli di fertilità e di vita, inte-sa come vita ultraterrena. Se laroccia lo consentiva, venivanoscavate più stanze, le più gran-di avevano una colonna cen-trale che sorregge la volta.Quest'ultima spesso era lavora-ta come il tetto di una capan-na, per simboleggiare I'ultimacasa del defunto.

A ogni nuova inumazione, leossa dei defunti precedenti e illoro corredo funerario, eranospostati per fare posto al nuovodefunto e al suo corredo.Questo fenomeno è duratodiversi secoli.

Parliamo ora di Monted'Accoddi. Situato fra Sassarie Porto Torres, è una piramidetronca che ricorda le zigguratdella Mesopotamia. E'alta ottometri, con la pianta di formarettangolare (m. 37,50 x m.30,50) e una lunga rampa d'ac-cesso per salire sulla partesuperiore della costruzione.

Di questa piramide si riesce acapire poco, essendo I'unica inSardegna, così come non èben chiara la funzione di duelastroni, uno dei quali con deifori, messi come altari ad estdella rampa. Sul lato ovest diquesta, si trova coricato ungrande menhir, di circa quattro

metri e mezzo. Nelle immedia-te vicinanze, si trovano i resti diun villaggio di capanne condiverse stanze, abitato dal neo-litico recente a tutto l'eneoliti-co. Una sepoltura, risalenteall'inizio dell'età del bronzo, èstata rinvenuta nell'angolo sud-est della piramide a tre metrid'altezza.

Dentro un bambino di circasei anni, col cranio coperto daun vaso tripode. Accanto unaciotola, che senz'altro dovevacontenere il cibo per il viaggionell'aldilà.

Un altro elemento di misteroè dato da un omphalos, unapietra di forma ovale, di arena-ria, fittamente ricoperta di pic-cole coppelle. Queste piccoleconcavità rappresenterebberole stelle e di conseguenza lapietra a forma di uovo simbo-leggerebbe l'universo conside-rato come creatore di vita.Omphalos, in greco, significaombelico, ma ha anche il signi-ficato di centro, per esempio ilmozzo della ruota.Anticamente veniva posto inluoghi considerati sacri, il piùfamoso è quello del tempiogreco di Delfi.I discorso della cultura di

Ozieri si chiude con i menhirstrovati nel Sarcidano. Sonolavorati a martellina, di formaogivale, ma quello che li rendeunici, nel mondo preistorico, è

il tipo di figure scolpite.Quasi tutti hanno, sulla som-

mità rotondeggiante, una spe-cie di arcata sopraccigliare chescende lungo i bordi. ln mezzoa questa, quello che potrebbeessere il naso. Continuando ascendere, circa a metà, è scol-pito un tridente con una sferaalla base. Forse un uomo capo-volto, a simboleggiare le animedei defunti che, trovandosi inuna dimensione opposta allanostra, dovevano per forza dicose vivere a testa in giù.

Questa teoria è dovuta alfatto che, lo stesso tipo di dise-gni, è stato ritrovato in nume-rose Domus de Janas. Allabase del menhir, abbiamo duetriangoli opposti, uniti alla baseda un rettangolo, formanti unafigura che sembra un doppiopugnale con I'impugnatura alcentro delle due lame. E così lastoria sarda si ferma al 27ooa.C.

Bruno Uda

(la prossima punlaloriguerderù ola §ardegnae i Miceneil

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Unei mislerioscrmcrschero di pie-lrei rilrovcrleiderlle GuerrdieForeslerli deller§tqzione di§einl'Anlioco

Una divinità buona oppureun temibile demone: questesono le sensazioni opposte chesi provano osservando peralcuni minuti quel volto con gliocchi a mandorla, dal bordoesterno all'insù, che ti fissanoenigmatici.

Forse è il volto di una divini-tà quello scolpito in una pietrarecuperata lo scorso mese diNovembre nelle campagne delBasso Sulcis dalla pattugliaForestale della Stazione diSant',Antioco (CA) compostadal comandante IspettoreRoberto Balìa, e dagli Assistenti

Gancarlo Pintus ed EnzoRombi.

L'opera, delle dimensioni dicirca cm.34x3Ox24 e avente unincavo sulla sommità, è statarinvenuta in un cumulo dimateriale lapideo derivantedallo spietramento di uncampo, in una località che nonci è dato conoscere per motividi opportunità.il tratto sicuro della mano

che ha scolpito la trachite per-mette di riconoscere un voltodall'espressione misteriosa.Il rinvenimento è la conse-

guenza di un servizio di vigilan-za ai siti contenenti beni cultu-rali ed archeologici, sparsinella giurisdizione, che il repar-to di Sant'Antioco predisponea cadenza settimanale dalmomento della sua attivazione,awenuta nell'anno 1993.

Servizi spesso svolti in colla-borazione' con il personaledella Sovrintendenza

hanno permesso il recupero dimateriale scavato abusivamen-te e la prevenzione delle attivi-tà clandestine che alimentanoun fiorente quanto illegalecommercio.

Alcuni anni fa le attività diindagine condotte dal perso-nale della Stazione hanno per-messo il sequestro e la conse-gna alla SoprintendenzaArcheologica di una preziosa erara macina da olio provenien-te da un furto awenuto alcunianni prima, un reperto incustodia al Comune diMasainas (CA) in quanto rinve-nuto dalla polizia municipalenelle campagne del paese.

In quell'occasione due perso-ne furono denunciateall'Autorità Giudiziaria perfurto aggravato, ricettazione edetenzione abusiva di repertoarcheologico.

La maschera in pietra assu-me una caratteristica edemblematica espressionequando viene illuminata dauna luce lieve.

Il reperto é stato visionato epreso in carico da esperti dellaSoprinten denza Archeolo gicadi Cagliari che al momento,prudentemente, non hannoipotizzato datazione e signifrca-to, per conoscere i quali occor-reranno accurati studi e temporagionevole.

Potrebbe essere un pezzomolto antico (prenuragico?)così come appartenere alperiodo bizantino o medioeva-le; non si conoscono comun-que rinvenimenti con'il qualeconfrontarlo.Archeologica e che in passato

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La vigilanza archeologica delCorpo Forestale della RegioneAutonoma della Sardegna èun'attività da potenziare ev alorrzzar e medi ante I'impie godi personale altamente qualifi-cato, inquadrato in appositoservizio, che operi in strettacollaborazione con leSoprintendenzeArcheologiche e le Università,al f,rne di dare maggiore e piùeffrcace tutela ad un patrimo-nio di inestimabile valore stori-co e scientifico quale è quellonascosto nel nell'lsola.

Sardegna, una terra che assu-me di giorno in giorno maggio-re centralità ed importanzaanche grazie a pubblicazioni,vecchie e nuove, ed a recentiscoperte che mettono indiscussione il vecchio stereoti-po divolerla a tuttiicosti recin-tata da una barriera insormon-tabile, il mare.

Per citarne alcune, Storia egeografia dei geni umani di L.L. Cavalli Sforza, P. Menozzi eA. Ptazza, edizioni Adelphi1997, Le colonne d'Ercole di S.Frau, edizioni Nur Neon 2002ed il rinvenimento nuragico,runa brocca askoide, di Cadice- la Gadir di Erakles (Ercole) inArrdalusia, Spagna, oltre lostretto di Gbilterra, appunto lecolonne d'Ercole ufficialiriportato nella pagina culturalede L'Unione Sarda del28 ago-sto 2003.

Cog/iori, Museo Archeo/og/co Noziono/e:Eroe o Demone con quollro occhi e quoltro broccio

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I GUARDIA]II M§IERIOSI,derl peisseilo cruenlo clll'cltlueilitò.I cani sardi, padroni delle

campagne, subivano un crude-le addestramento impostodalle circostanze che li rende-va micidiali macchine d'attac-co contro uomini e animali.

L'abigeato e le grassazioni, lacaccia grossa, le guerre tribali(per esempio, quella tra lecomunità di Fonni eVillagrande Strisaili per la con-quista del Montenovu) e colo-niali (campagna Italo-Turca)hanno sempre visto in primalinea, contro animali e sopra-tutto uomini, i preziosi canisardi appartenenti a razze anti-che per lo più oggi estinte.

Da anni studio il mondo iso-lano e la sua storia, i miti, i rac-conti ed anche tutto ciò cheruota attorno ai cani sardi,misteriosi animali che per mil-lenni sono stati i signori incon-trastati delle campagne e che,nella solitudine del salto o del-I'ovile, hanno alimentato lafantasia dei bambini ed i rac-conti degli adulti.

Delle antiche razze, oggiestinte, possiamo ricordare ilMolosso Sardo (caro aSebastiano Satta), il Mastino diBonorva (di cui scriveSalvatore Saba), l' Alano diUrzulei ed il Mastino di Arzana.Ma le popolazioni canine

sopravissute al tempo possonooggi contarsi con le dita di unamano: il Cane di Fonni oFonnese, il Dogo Sardesco oDogo Sardo, il Cane di Gavoi(chiamato anche Trighinu oTigrinu) ed il Veltro Sardo oVertreddu.

Il primo possiamo descriver-lo, nell'attuale comune fenoti-po, come un grosso spinonedallo sguardo triste, occhirotondeggianti di colore giallo,arancio, ocra, ambra o noccio-la; ha il mantello ricoperto dapelo medio-lungo, ispido evetroso, di colore uniforme 0epezzature sono indice di nonpurezza mentre sono apprezza'te la stella o lista bianca petto-rale, guantini sempre bianchi e

focature non nettamente mar-cate) nero, brizzolato, pepe-sale, fulvo, miele, bianco lana,grigio, roano e tigrato.

Il maschio del Cane di Fonniè alto mediamente circa 58cm. al garrese mentre per lefemmine dobbiamo sottrarrel'8-10%; I'animale pesa intornoai 25-35 chilogrammi e derive-rebbe da due linee di sangueoriginarie, Cussuggia (molos-soide) e Addai (lupo-mastinoi-de).n numero degli esemplari

tipici di Fonnese rischia didiminuire soprattutto a causadella consanguineità e degliincroci effettuati da molti alle-vatori utllizzando cani meticcida caccia o da pastore e rap-presentanti di varie razze(Pastore maremma no - abtuzze -se, Schnauzer, Pastore delCaucaso): si rileva anche unapreoccupante sterilità deglianimali e la scomparsa, inmolte comunità internedell'lsola, dell'originario man-tello tigrato.

Il Dogo Sardesco è invece unrobusto molossoide dallosguardo intelligente ed inquie-tante e dal mantello fulvo tigra-to o grigio tigrato (anche neroo grigio cenere), pelo ispido evetroso corto (anche raso) olungo qualche centimetro;quasi estinto, ritengo sia proge-nitore anche del precedente: èun cane alto circa 55-65 cm.ed ha un peso di circa 35-45chilogrammi.Altri possibili derivati dal

Dogo Sardesco sono il medesi-mo Cane di Gavoi, un animalecompletamente tigrato che nel(raro) fenotipo più caratteristi-co ha I'aspetto di un piccoloCane Corso e che invece inquello comune si presenta

I

ffiBrulus cone di Fonni, esemp/oro moschio di 7 onqi

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come un animale più leggero,ed il Veltro Sardo, un cane dacorsa e da presa medio-grande(cm.6o-65) dal mantello tigrato(di colore grigio o fulvo) parti-colarmente resistente al caldoed aIla sete.

Il Dogo Sardesco ha proba-bilmente dato origine anchead altri fenotipi che risultanoattualmente molto imbastardi-ti: un esempio di queste popo-

lazioni è il cane tigrato sulcita-no, oggi di taglia medio-picco-la e di 20-25 chilogrammi dipeso.

Animalida guardia, da pasto-re e da caccia che nel passatoispirarono illustri poeti.

Sebastiano Satta, colto awo-cato nuorese, nella poesia

strati alla piga, owero la presadi animali e uomini (nella tra-gedia Più che I'amore del 1906e nel Notturno).

Nell'ultima delle dieci canzo-ni scritte per la guerra controla Turchia, iniziata nel I9Il,(Canzoni dei Trofei),D'Annunzio nomina ancora la

Cone ilgroio del Sulcis

Murruzzanu, canta le gesta diun molosso famoso tra i cac-ciatori di tutta la Sardegna per-ché protagonista di un fatto diestrema cruenza realmenteaccaduto: Mtxruzzanu, il cuinome ha il significato forse dimorsicatore, strappò il cuoread un grosso cinghiale.

Nei Canti della Culla il poetamette a guardia dell'uscio, con-tro la morte, ben Sette canimastini e sette alani ed in Canida Battaglia, scritta per la guer-ra di Libia del 7972, 1o stessoSatta loda il valore, oltre chedel cane di Fonni, del Dogo,degli Alani d'Orzulè e delMastino d'Arzana.

Non solo Sebastiano Satta,ma anche GabrieleD'Annunzio, legato allaSardegna da un rapporto sin-cero, loda i Mastini di Fonni ediVeltri del Monte Spada adde-

razza del Monte Spada: "(...)Ascolto. Son forse quei diFonni? / Sono i mastini dellamia Barbagia? I E' la muta diguerra? A paio a paio I arderevedo i loro occhi di bragia./ Azzannal Azzannat (. . .)".

Il loro cruento addestramen-to (da qualcuno, parrebbe,ancora praticato), come peral-tro descritto da autori deiseco-li scorsi, prevedeva il maltratta-mento dell'animale (ancoracucciolo, affamato e assettatoper alcuni giorni, chiuso albuio, seviziato e spaventato dapersone sconosciute apposita-mente invitate dal proprieta-rio) ed il suo successivo avven-tarsi, atzzato (giagarrai, insardo antico), contro un fan-toccio dalle sembianze umaneal collo del quale veniva appe-so uno stomaco di pecorariempito di sangue.

Dogo Sordesco, moschio dr / onno

ffi,

Page 35: 21Natura in Sardegna

Cani mitici che nell'anno1793 contribuirono a scacciarei rivoluzionari franco-corsi alcomando del sotto ammiraglioTruguet che, dopo innumere-

Jumo, {emmino di cone di Fonni o 2 qnni

voli e vani tentativi di conqui-stare l'lsola, tentavano lo sbar-co nel lido di QuartuSant'Elena (la spiaggia delPoeno) nel golfo di Cagliari.

Non riuscirono nell'impresaperché appena accennavano ascendere dalle scialuppe, ivolontari sardi, giunti numerosidalle montagne di quella zonadopo aver visto la flotta dop-piare Capo Carbonara, lancia-vano loro i propri cani che gli siavventavano contro incurantidegli spari dei fucili ed anziancor più inferociti, senza con-cedere un attimo di tregua.

Dopo decenni dall'aweni-mento, Antonio Bresciani (Deicostumi dell'isola di Sardegna,1861) descrive quei cani comedei fedelissimi mastini tigrati,simili a lewieri, dal pelo cortoo irto (il così detto pelo forte)di colore grigio o fulvo: "(...)

quelle tigri, fane più calde efrementi al fuoco, al fumo, alfragore delle artiglierie, corren-do e nabissando, colle apertebocche, investirono I'ostenemica (...) beato chi poteagettarsi in mare a salvamento(...) ".

Baldassarre Luciano, nel1841 in Cenni sulla Sardegna ,

alla voce Fonni parla di cani:"E'una famiglia di gran corpo

di docilità, destrezza e forza.Nel villaggio stanno a guardiadelle case, nel salto a custodiadelle greggi contro i ladri e levolpi. Compagni dè banditi livegliano e li aiutano negliincontri lanciandosi sul nemicobenché armati e in sella, ecogliendoli e precipitandolocon gravi ferite al collo, se nonsiano respinti. Servi ai ladriintendono il cenno, corronosin contro le vacche, le adden-tano al muso, e invano mug-genti e ripugnanti le portano apiè del padrone. Per cotantautilità egli è che sono educaticon molta cura e venduti agran prezzo. Vuolsi siano divna razza indigena antichissi-ma."

L'addestramento cruento eracondotto sulla scorta di quelletecniche che oggi chiamiamodi condizionamento operonte:raggiunto il traguardo - lavescica legata al collo del fan-toccio, già di per se stessa unautorevole condizionamentoassociato al sapore ed al nutri-mento del sangue - I'animaleveniva ulteriormente premiatomediante la somministrazionedi buon cibo.Un simile addestramento,

ripetuto più volte, creava unamicidiale e spietata macchinad'attacco anche per questo uti-lizzata in guerra: infatti, laforza

e l'aggressività del Cane SardoAntico si è sempre manifestatasoprattutto contro I'uomo,come conseguenza di millennidi addestramento.

Debbo precisare che identifi-co nel Cane Sardo Antico nonsolo le tazze oramai estintesima anche quelle soprawissute,e quindi il Dogo Sardesco - chepersonalmente ritengo sia ilmitico Cani Pertiatzu,ll grandecane tigrato per antonomasia,pelo corto o irto, dal pettoampio e dai posteriori stretti(simile, soprattutto in corsa, asu fromigaxiu, il cinghialesardo dal baricentro spostatoin avanti) caro agli anziani del-I'intera Sardegna -, i suoi pro-babili derivati (Cane di Gavoi,Veltro Sardo) ed il Fonnese.

Testimonianze documentalidel periodo coloniale (guerraItalo-Turca di Libia, Eritrea,Etiopia, Somalia) parlano dicani sardi da guardia, pastore e

.t:Dogo Sordesco, moschio di 3 onni

Page 36: 21Natura in Sardegna

Dogo Sordesco

caccia aCqùistati - prevalente-mente nel Nuorese, inOgliastra, Logudoro e Gallurain quanto in quei luoghi nume-rosi - da militari sardi, giàpastori nella vita civile, manda-ti in licenza con I'obbligo dirientrare al reparto portando alseguito cinque-sei cani ciascu-no; i cani furono addestratiall'attacco all'uomo con moda-lità simili a quelle appenadescritte: un militare vestito daarabo o da turco faceva alcane, legato, ogni sorta didispetto e sevizia e quindisopraggiungeva un altro milita-re vestito della divisa italianache accarezzava I'animale e lonutriva con buono e abbon-dante cibo.

Questa tecnica affezionava ilcane alla divisa italiana e lorendeva invece feroce allavista di quella nemica: i con-duttori stentavano a fermare icani che, liberati dalla catena,si scagliavano spietati controun fantoccio vestito della divisanemica che era stato nascostotra i canneti, tra le palme delleoasi o le tende dell'accampa-

mento.Cani di Fonni, Doghi

Sardeschi, Cani di Gavoi, VeltriSardi, Mastini di Bonorva,Molossi, Alani e Mastini oglia-strini ed altri animali frutto dilncrocl, addestrati(nell'Arsenale Militare diCagliari ma anche in varielocalità dell'lsola, tra cuiPratobello) e condotti da mili-tari volontari che andavano afare il proprio dovere con I'or-goglio di Sardi.

L'Unione Sarda del4 gennaio1912:

"(...) A proposito di cani daguerra pubblichiamo oggialcuni particolari sulla squadraformata a Cagliari e partita neigiorni scorsi per Napoli abordo del piroscafo "PrincipeAmedeo". Il piccolo reggimen-to di cani è stato reclutato tuttoin diversi paesi della Sardegnaed è composto dalle più temi-bili ed intelligenti bestie che sitrovano nella nostra isola.All'arrivo essi saranno divisi incinque plotoni, i quali, con unadeguato numero di soldati, siporteranno rispettivamente aTripoli, Homs, Derna, Tobruk eBengasi. Il loro uffrcio di guerrasarà quello di proteggere lenostre truppe di avanscopertadalle insidie e sorprese delnemico, e raggiungerannomolto bene lo scopo ancheperché, frn da quando giunse-ro qui a Cagliari, furono adde-strati a riconoscere il costumecaratteristico degli arabi e deiturchi e a inferocirsi vedendo-lo.(...) Ve ne sono di tutti icolori e di tutte le dimensioni enotevoli specialmente due:quello del caporale AntonioBrundu di Plaghe, un bellissi-mo e grossissimo cane dal pelochiaro e arruffato a cui, con

precisa rispondenza al suoaspetto e alle sue dimensioni,fu imposto il nome di Leone; equello, anche esso molto gros-so e molto bello, del soldatoorunese Antonio Goddi, e chese il nome di Fide cum nemogli fu bene appropriato, va allaguerra con propositi certo nondi piacere. A ogni portatoresono state inoltre consegnatedue museruole e due collanedi ricambio. Per I'acquisto deicani fu spesa la complessivasomma di 2.700 lire: quindi,essendo i cani cento, in mediasi spesero lire 27 per ognicane."n numero dei cani sardi

reclutati per la guerra di Libiasuperò le trecento unità e moltidi essi furono pagati anche cin-quanta lire.

Le razze canine sarde eranotutte accomunate dal caratteretemerario ed autorevole,caratteristiche che, unite a resi-stenza, ottimo olfatto e uditofinissimo, ne facevano dei pre-ziosi animali anche prima del-I'utllizzo militare in Libia: veni-vano addestrati e venduti acaro prezzo, corrispettivo conil quale si poteva acquistare unbuon cavallo, un giogo di buoio anche più.

Due Cani di Fonni dell'età diun anno, scrive GiovanniValtan nel 1899 ( In Sardegna), furono pagati cinquecentolire dall'impresa austriaca delleescavazioni dei porti diSardegna, ma erano così ferociche il guardiano dovetteaccompagnarli da Fonni fino aTrieste, a scanso di disgrazie...

I reduci di Libia hanno rac-contato le azioni ed il valoredei cani: animali in servizio disentinella e pattuglia, o di scor-ta agli uomini, che fiutavano

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pelo corto p,ù simi/e o/ Dogo Sordo

attacchi ed imboscate, caniche dissotterravano depositi difucili Mauser e casse di muni-zioni, mute silenziose che bloc-cavano i ribelli nascosti nellegrotte o che, in azioni di avan-scoperta, azzannavano mortal-mente alla gola i nemici nasco-sti dentro buche scavate neldeserto, dalle quali sparavanocontro gli italiani; ufficialmentenessun animale rientrònell'lsola.

Mi risulta invece, per testimo-nianza del signor GiovanniZanda di Fonni, che non uno,come in precedenza ritenuto,ma ben due cani, un maschioed una femmina, rientraronoin quella comunità: Pantalonee Barracella furono riportati inpaese dal sergente Bemardo"Doddo" Piras, militare di car-riera che, reduce da due cam-pagne di Libia, morì a Sassaricon i gradi di maggiore.

Pantalone, appena lo vide,riconobbe subito il vecchiopadrone che, da quel giomo,portò sempre appesa al petto,con orgoglio, la medaglia dibronzo concessa al suo cane.

Un'altra coppia di cani rien-trò a Laconi assieme ad un uffr-ciale.

Le imprese di quei militari aquattro zampe vengono anco-ra ricordate in Sardegna ed iloro nomi sono tuttora utrlizza-ti: Lioni, Astula, Cainu,Murruzzanu, Gura, Sorgolinu,Traitor, Gudeu.

Come ho scritto nella pre-messa, la maggior parte delleantiche razze canine sardesono per lo più estinte, alcunedi esse soprawivono o sono infase di tutela ed altre, comple-tamente abbandonate a sestesse, sono ridotte in piccolepopolazioni imbastardite.

L'amico Vincenzo Puxeddu èun cinofilo competente e tena-ce che alleva con passione siail Cane di Fonni che il DogoSardesco ed è anche grazie alsuo impegno se potrà forsescongiurarsi I'estinzione diquest' ultima rarità dellaSardegna.

L'iter per il riconoscimentoufficiale del Cane di Fonni èstato awiato dall'omonimaassociazione costituitasi per lasua valorizzazione e ,tutela:sono stati organizzati tre raduni(nel 2000, 2001 e 2OO2) ed unrecente convegno (Fonni, 22novembre scorso) dal titolo "llcane di Fonni, da popolazionerurale alla standardizzazione"che ha visto la partecipazionedel prof. Luigi GuidobonoCavalchini, esponentedell'ENCI.

Relativamente al DogoSardesco, di cui rarissimi sonogli esemplari tipici, necessitaintraprenderne al più presto ilmonitoraggio.A questo scopo sarebbe

determinante la collaborazio-ne del personale in servizio

,,II, CANE DI IIONNI,DÀ POPOIÀT.ION§ IIUIIN,I:

Atl.A §?\NDA§DIZ7.I\7.10N Il'@nee*o di studi sdk.prcbbmatuhe bgatedl tuiNiM to slllètnle delte @e @iw

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FONM 22 NOVEMBRE 2OO5

nelle stazioni del CorpoForestale e di VigilanzaAmbientale della Sardegna,affinché segnalino (a me oppu-re al collega VincenzoPuxeddu) la presenza, nelleloro giurisdizioni, di animalicon simili caratteristiche, comeperaltro fatto di recente daicolleghi delle stazioni forestalidi Bono e Bonorva.Riconsiderando su

Vertreddu, debbo dire che

Cruebeddu, moschio di 3 onni corotlerisfico

Asfuio, cuccro/o di 7 mese di cone di Fonni

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questo cane è ancora presenie,con il suo mantello tigrato e ledoti di resistenza alla sete edalla fatica, in alcune aree dellaSardegna: un robusto lewieroi-de dal passato illustre, alto,muscoloso e possente, utllizza-to nella caccia grossa, anchesenza I'ausilio delle armi dafuoco.Il racconto Musedda del

1942, di Arturo Baravelli,descrive appunto quella razzatigrata sarda un tempo, nontroppo lontano, comune in

aveva raggiunta la spettacolo-sa cifra di ottanta cinghiali equalche cervo (...) ebbe natu-ralmente cani di meriti ecce-zionali, di alcuni dei quali èancora vivo il ricordo (...) altempo del mio soggiorno laprediletta era Musedda, tipicosoggetto di quella famosa razzatigrata che diede nel passato edà tuttora, in quasi tutte le con-trade di Sardegna, i miglioricani da caccia grossa (...) alta,muscolosa, vivacissima, il pettoampio, orecchie e coda mozze,

lì, coi denti. conficcati nellecarni della sua vittima, tremen-damente inferocita, insensibilead ogni richiamo, tanto chenon di rado occorrevano lun-ghe ore di attesa e ripetuteabluzioni di acqua fredda, perallentare la morsa formidabiledelle sue mascelle (...)"Animali abbandonati a se

stessi nel secondo dopo guerradel secolo appena trascorso;I'awènto delle nuove tecnichedi allevamento ed il mutaredella società, da prettamentepastorale ed agricola a pseu-do-industriale, ha causatoprima lo spopolamento e quin-di I'abbandono definitivo dellecampagne e di tutto ciò che adesse era collegato, compresi ipreziosi guardiani-conduttori-cacciatori.

Anche I'arrivo nell'lsola dinuove fazze canine dal conti-nente contribuì in modo defrni-tivo alla decimazione degli ani-mali che, in parte già abbando-nati a se stessi, morivano falcia-ti da malattie sconosciute con-tro le quali non erano protetti.

Relativamente al DogoSardesco, bisogna ricordareche può riferirsi allo stessoCucciolo di 30 giorni di Dogo Sordesco

tutta la Sardegna.Esperienze vissute a cavallo

tra la fine del diciannovesimo el'inizio del ventesimo secolo:

"Ero di residenza a Padru, neisalti di Goss, ospite di un certoPasquale Quaglioni, (...)amava la caccia sopra ognicosa; ma più che la cacciavagante col fucile, la sua gran-de passione era la cattura dellagrossa selvaggina coi cani dacorsa e da presa, che egli stes-so addestrava magistralmen-te(...) in una sola stagione,così, senza sparare il fucile,

Musedda mostrava sull'agilecorpo i segni di cruente batta-glie e del suo valore (...) velo-cissima e coraggiosissima,quando accadeva che il cin-ghiale, incalzato dalla muta,era costretto a uscire dal boscoin campo aperto, in quattrosalti gli era addosso e se riusci-va a ficcargli il dente dietro I'o-recchio o sotto la spalla, i duesoli punti dove non giunga I'of-fesa della zanna micidiale, nonlo mollava più (...) anchequando la fiera cadeva finitadal coltello (...) essa rimaneva

Femmino di cone di Fonni di 7 onni

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periodo un massiccio prelievodei migliori soggetti da parte dicinofrli continentali.

Robustezza, carattere e rusti-ca bellezza, ma anche assenzadi difetti, come conseguenzadell'isolamento geografico,furono le doti che permisero ainuovi proprietari degli animali,esperti allevatori, di utilizzarliper insanguare popolazionicanine emergenti.

Alcune linee di sangue dirazze oggi famose, tra le quali ilCane Corso ed il MastinoNapoletano, deriverebbero dalDogo Sardesco.

Un anziano signore sicilianoricorda due Doghi Sardeschi(iscritti erroneamente comecani pastori corsi, molto similial Bucceriscu siciliano e cala-brese ed al MastinoNapoletano, dei quali perònon avevano difetti e tare) che,importati dalla Sardegna, frtro-no presentati nel 1951 allaTerza Esposizione NazionaleCanina di Palermo.

Alcuni mesi fa ho rintracciatotelefonicamente il signor DinoMercadante, colui che presen-

tò i cani all'esposizione diPalermo: quasi spaventato,non voleva parlare degli ani-mali, un maschio ed una fem-mina tigrati, e nemmeno indi-carne I'area di provenienza.

Con garbo ed altrettanta diffr-denza, ha solo detto che i canierano molto grandi e grossi,simili a Mastini Napoletanirustici, e che appartenevano almarchese Pietro de Cordoba diBagheria.

Mi chiedo: i Doghi Sardi pre-sentati a Palermo possonoessere stati utilizzati per miglio-rare anche popolazioni caninesiciliane? Ci sono buone pro-babilità che questo sia awenu-to.

Non é diversamente spiega-bile il motivo per cui, a distan-za di 52 anni, non si voglia par-lare dell'argomento.

Il silenzio che circonda i canisardi e le loro storie ci permet-te di inserirli. tra i tanti arcaniche rendono la Sardegnaancor più intrisa di quell'anticomistero che da sempre la cir-conda.

Una civiltà antica, quella

sarda, fatta di tradizione oraletramandata da padre a figlio,attraverso generazioni e mil-lenni.

Quindi, animali addestratialla lotta già dalla storia antica.

Probabilmente essi affianca-vano gli uomini delle palafitte edelle cavità naturali, i Nuragicie gli Shardana, (probabilmentela stessa etnia) i Sardo-Punici ecoloro che osteggiavano lacupidigia romana.

I Sardi combattevano capar-biamente al punto da costrin-gere il senato romano ad auto-izzare l'utllizzo (nella terra deipropri antenati?) di mute dicani segugi addestrati per laricerca dei nascondigli deiribelli che già allora conosce-vano la bardana e praticavanola guerriglia vanifrcando i pro-getti al potente nemico, ferma-to non da una moltitudine diguerrieri ma da pochi (?) bar-bari: nel 237 a.C., nonostanteI'impiego dei cani fatti giungereappositamente da Roma, ilconsole Mathone non riuscì asottomettere le tribù meridio-nali.

Attraverso il periodo bizanti-no e medioevale, arriviamo aiGiudicati e vediamo comenella Carta de Logu, I'anticocodice, siano previste sanzioniper il cane Jagaru - il cane daattacco - aggressore di uominie animali.

Del periodo spagnolo è inve-ce conosciuta una sentenzapenale (del XVI secolo) in rigo-roso sardo antico che punisceil padrone di unu cani Javesu(di Giave, vicino Cossoineovvero vicino Bonorva?) cheaveva causato danni aterzi.

Dalla storia relativamenterecente, quella del periodocoloniale, sappiamo che la

g:Ercoie o 30 giorni, cucciolo di Dogo Fonnese

Page 40: 21Natura in Sardegna

Guardia di Finanza utilizzò iDoghi Sardi in Tripolitania e lastessa razzafu impiegata anchenella guerra di Spagna.

Ma bisogna ora fare una con-siderazione relativamente alfuturo orientamento della sele-zione canina in Sardegna, chesicuramente permetterà unariflesssione sull'opportunità difare scelte intelligenti.

Occorre, oggi più che mai,allevare e selezionare canidocili e controllabili in quantoil futuro dei cani aggressivi èsempre più chiaro: come inaltre nazioni, si potrebbe arri-vare all'abbattimento deglianimali protagonisti di aggres-sioni.

La revisione della disciplinavigente (Decreto Sirchia) potràprevedere, tra I'altro, I'istituzio-ne di un patentino -previosuperamento di apposito corsoa pagamento- per la conduzio-ne dei cani appartenenti arazze considerate pericolose dicui dowebbero dotarsi i pro-prietari degli animali che, spes-so considerati oggetti ed osten-tati come status-simbol rispec-chianti la propria personalità,vengono tuttora condotti inluoghi pubblici senza I'adozio-ne delle previste misure atte aprevenire incidenti (museruolae guinzaglio), nonostante lesanzioni.

Un conoscente della prote-zione civile mi ha recentemen-te informato del consistenteaumento delle richieste di ade-sione alle unità cinofile ed airelativi corsi (gratuiti) di adde-stramento.

D'altro canto, non esenta daresponsabilità la considerazio-ne che le popolazioni caninesarde non sono ancora ricono-sciute razze.

Ricordiamo che anche quelladel comunissimo e famigeratoPitbull non è una razza ma è ilfrutto di incroci tra DogoArgentino, Bull Terrier,Rottweiler, Cane Corso ed altrimolossoidi.

Personalmente ritengo giustaI'adozione di una normativache riguardi tutti i cani aggres-sivi, compresi i meticci, risulta-ti in prima posizione nella gra-duatoria dei morsicatori.

Realisticamente, è oggiimprobabile vedere un DogoSardesco passeggiare per le viecittadine o correre sui prati diMonte Urpinu, anche se mi

risulta che qualche tempo faun rappresentante di questapopolazione canina è statovisto passeggiare addirittura trai caruggi di Genova tenuto alguinzaglio dal suo proprietario,un ufficiale della MarinaMilitare di origine sarda ilquale, in risposta ad un affasci-nato allevatore di cane corsoche gli dava i complimenti peril bellissimo esemplare rusticodi questa razza, rispondeva

orgoglioso che il suo caneapparteneva ad una antichissi-ma tazza autoctona dellaSardegna, oramai quasi estin-ta.

Mentre l'incontro cittadinocon un Cane di Fonni non è daescludere, perché l'animale èsicuramente più numeroso delprecedente, potrà forse essereancora possibile vedere unDogo Sardesco (raramente inputezza, semmai incrociatocon il Fonnese), speriamo nontroppo gasato, impegnato afare la guardia in un ovile nelSupramonte o nel Goceano,nelle Baronie o in Ogliastra.

Si tratta comunque di eventiabbastanza rari se si considerache gli antichi guardiani, daalcuni decenni, sono stati sosti-tuiti nell'originaria funzione daun meticcio bianco derivatodal maremmano-abbruzzese,comune in tutta I'lsola.

Le recenti aggressioni di cit-tadini (anche bambini e vec-chi) da parte di cani apparen-temente tranquilli devono farciriflettere sull'opportunità di unesame di coscienza collettivo.

I tempi sono cambiati ed oggisempre meno si è costretti adifendersi, salvo rare eccezio-ni, con un cane appositamenteselezionato e addestrato, comeinvece aweniva nel passato.

Dobbiamo infine considerareche anche il più piccolo edolce cane da compagnia, seopportunamente maltrattato,può diventare un animalepotenzialmente pericoloso.

I cani sono animali intelligen-ti che quando riconosconocapobranco il proprio padroneadeguano il proprio comporta-mento al suo.

Anche per questo motivosarebbe opportuno educare gli

jre§*

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uomini.Come ho già detto, necessita

sicuramente estendere la nor-mativa a tutte le razze ed aimeticci, purché soggettiaggressivi e incontrollabili;contemporaneamente sidowebbe dare completa attua-zione alla normativa vigente inmateria di anagrafe canina.

Sono troppi gli animaliabbandonati, non solo a causadell'approssimarsi delle ferieestive, ma anche come conse-gvenza dell'allarme socialecausato dagli episodi di crona-ca che hanno avuto come pro-tagonisti cani morsicatori.

Da qualche settimana si nota-no vagare nelle vie delle peri-ferie urbane e lungo le stradedi maggiore traffico anchePitbull denutriti: padroni infa-mi che si sono liberati di unanimale scomodo, evidente-mente non registrato all'ana-grafe canina.

La legge contro il randagi-smo non ha contenuto il feno-meno, attualmente in crescita,che costituisce veicolo di pro-pagazione di gravi malattie,pericolose anche per I'uomo;questa stessa legge, istitutivadell'anagrafe canina, dowebbeessere integrata in quanto nonha previsto un unico sistema diregistrazione valido per tutto ilterritorio nazionale.Il recupero delle antiche

razze canine dell' Isola, proba-bili discendenti dei cani portatial seguito della migrazione dipopolazioni caucasiche inSardegna, dowebbe andare dipari passo con un serio lavorodi allevamento e selezionemirato a valorizzare gli esem-plari più docili, in passato con-siderati "tonti" e come taliesclusi dalla linea riproduttiva.

Animali autoctoni, guardianimisteriosi e mitici protagonistidi storie e leggende, espressio-ni della Sardegna e della suacultura, dei quali ho scritto nel-

Dogo Sordesco, maschio di 2 onni

I'articolo Considerazione sulcane di Fonni, pubblicato nelnumero 19 di questa rivista enel dossier Su cani pertiatzu:per un discorso lontano dalmito, pubblicato nella rivistaLàcanas n. 4 di questranno.

Una breve parentesi per direche il Corpo Forestale e diVigilanza Ambientale dellaRegione Autonoma dellaSardegna dowebbe contribui-re ad arginare il fenomenodelle scommesse clandestinelegate ai combattimenti tracani (un business silenziosopresente anche nell'lsola) edinfine organizzarc efficientireparti cinofili dotati di unitàspecializzate in protezione civi-le, antibracconaggio, antie-splosivo e... antincendio, pro-prio così!

Gli arsondogs sono da tempouna realtà.

Roberto Balìa

àlrGruppo di fomiqlio in un interno

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Ntezo:55 - 65 cm.

; Montello:

Segni distintvr:

Aspelfo:

Ntitudini:

mesomorfo pesonte, peso: c.o 35-45 kg.

pelo roso, corlo o di lunghezzo medio,con presenzo di obbondonte sottopelo

circo i moschiB-10% in meno femmine

mesomorfo (stirpe Addoi) e mesomorfopesonte (slirpe Cussuggio)peso : c.o 25-35 kg.

peìo corto medio e lungo

nero, brizzoloto, grigio cenere, pepe-sole, miele, bionco lono, fulvo,roono e tigrolo

-mesocefolo (Addoi) e brochice{olo(Cussuggio)-opofisi occipitole molto pronuncioto-notevole sviluppo dei denti conini edel terzo incisivo superiore-lo codo viene toglioto ollo 3 ^ - 4 ^vertebro-onimole di buon temperomento onchese predisposio oll'oggressivitò

-sguordo inlelligente, occhi rowicinotidol riflesso inquietonte-corotteristico foccio do scimmio-nel fenotipo più comune, oppqrecome un grosso spinone

-guordio e difeso-postore (le femmine)-coccio grosso

Sebasnano Satta

Ntezo:58 cm.

Mortologio:

Montello:

Colore:nero/

colori (fùlvo, grigio),grigio cenere

-brochicefolo-opofisi occipitole molto pronuncioto-dentoturo porticolormente sviluppolo-muscoli mosseteri prominenti-moschero focciole nero (non sempre)-gorrese più bosso dello groppo-toroce ompio e posteriori stretti-onimole di buon temperomento,coroggioso e reottivo-si uso togliore codo e orecchie

-occhio scuro, sguordo frontoleintenso e intelligente, riflesso rossoordente-nel complesso oppore come un coneCorso ruslico oppure un gronde Pitbull

-conduzione e controllo delle mondriebovine-cone do preso-guordio e di{eso

Segni dr'stinfM:

Aspeffo:

Attitudini:

turruzzònuL'uomo dev'essere contro all'uom nemico

Simile a Murruzzànu.Murruzzànu, il molosso, all'albeggiare

Levò il cignale e fiero I'inseguì.Sotto le quercie, all'ombra, a meriggiare

Stavan pastori e branchi a mezzodi,Quando il molosso ansante ritomò,

E l'ansima dal petto gli cacciòIl sanguinante cuore della belva.

BibliogrulioAlmonocco di Cogliori 1987;Boiìo R., Le roze conine dello Sordegno, Considerozioni sul cone di Fonni, in Notiziorìo Forestole n.19, Aprile 2002;É;ii; R.; AH";;;, J"if" ,"-" coniie sorde ontiche, Su coni perliotzu: per un discoreo lontono dol mito,'in Lòconos n.4, IV 2003, Edizioni Domus de Jonm;!qqy]g.,,f§-Lol'CortodeLogrl'deìregno-dìArboreo,CNR, lstiluloiuiropporli ilolo-iberici,Cogliori,,l994; .'.,- ,,.,Borovelli A., Museddo , in Coce di Soidegno, Editoriole Olimpio, 1942;Froncioni F., 1793: i frqnco-cqrsi sborcono in.Sordegno, Condo§hes;Quoiidiono L'Unione Sqrdo del 4 gennoio l9l2 e del l8 gennoio ì912.

rc§

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RAPACI I]I SARDEGIIADcrl Gipefo eillcl Poieinq un vioggionei cieli dell'lsolcr

Ancora fino al secolo scorso,nei cieli della Sardegna volteg-giavano numerosi esemPlari dirapaci. Alcuni di questi, comeI'Awoltoio Monaco ed ilGpeto, l'Aquila di mare ed ilFalco pescatore, si sono estintinell'arco del 1800. Altri, comeI'Awoltoio Grifone, sono consi-derati in grave pericolo: lanatalità per covata è ridotta e ilnumero di coppie nidificantibasso.

Il destino è lo stesso Per tutti:reduci dalla cosiddetta lotta ai"nocivi", disturbati dalla Pre-senza sempre più incombentedell'uomo, essi non trovaronopiù luoghi adatti alla nidifica-zione, e carnai in zone sicure.

Un tempo si Potevano ali-mentare con bestiame decedu-to per cause naturali, ma lapresenza di bocconi awelenatidestinati a volpi e cani randagi,lasciati nel terreno da uominisenza scrupoli, ha lasciato unsegno in quella fascia dellacatena alimentare occupata

dagli spazzini degli altiPiani.L'ultimo incidente risale altggi, quando un grifone chevolteggiava nei cieli delCagliaritano fu colpito da unarosetta di e pallini sul caPo, èancora vivo ma ha Perso lavista.

Si capisce quindi I'imPortan-za dell'educazione ambientale:solo con un'adeguata culturadel rispetto ambientale e unabuona conoscenza delle abitu-dini di questi meravigliosi vola-tili si potrà cominciare a Parla-re della salvaguardia e delrecupero degli ecosistemi.In alcune zone del nord-

ovest Sardegna sono stati rein-trodotte alcune coPPie di vola-tili provenienti da siti sPagnoli:il loro controllo è però difficol-toso in quanto nidificano inzone impervie.

Nel periodo dei passi, autun-no e primavera, Possiamoancora trovare il Falco Pesca-tore come svernante: origina-rio del nord EuroPa nidifica

nella vicina Corsica.L'Aquila del Bonelli e il

Nibbio reale sono costretti adividere il loro spazio aereo e ilterritorio di caccia con l'AquilaReale. Alcune coppie di questirapaci, nidificanti nel suPra-monte di Oliena, sono tenuticostantemente sotto controllo.

Piuttosto comuni, sono anco-rà, il Gheppio e la Poiana.L'Astore e lo Sparviero, invece,negli ultimi tempi sono in dimi-nuzione: gli incendi dolosi bru-ciano il sottobosco ad altofusto e piuttosto antico di cuiessi necessitano.

Facili da awistare sonoanche il Falco pellegrino e ilFalco della Regina. SoPratuttonei mesi estivi, nella zonacostiera dell' Ovest-Sardegnae in alcune parti dell'Est, si Pos-sono ammirare mentre si lan-ciano alf inseguimento delleloro prede.

In Sardegna sono purtroppoassenti il Falco Lanario(Feldeggi) e il Falcone Pellegri-no di Barberia, che si Possonoperò osservare di Passo. E'pure raro osservare il FalcoSacro: alcuni indMdui arriva-no dalla vicina Tunisia.

Durante il periodo dellemigrazioni I'avifauna si arric-chisce notevolmente di esem-plari di rapaci molto diffirsi inareali continentali: raPaci diur-ni, tra cui l'Astore, lo SParvieroe la Poiana, e rapaci nottumi,come la Civetta, il Gufo comu-ne, il Gufo di palude, l'Assiolo eil Barbagianni. ProPrio que-st'ultimo, abbastanza comune,viene molto spesso rinvenutoai bordi delle strade altamenteffafficate e illuminate: essendoun animale molto sensibile aifasci luminosi, egli non riescead adattare il volo al Pericolo

0

C

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improwiso.A causa dell'isolamento geo-

grafico e delle particolari con-dizioni climatico- ambientali,le caratteristiche dei rapacidell'isola si sono in parte modi-ficate ed evolute, dando origi-ne così a particolari sottospe-cie dell'area Sardo-Corsa,dette "endemismi". Queste sidifferenziano dalle specie geni-trici per le lievi variazioni nelpiumaggio e nelle dimensioni,che risultano ridotte. IlBarbagianni albino, I'Astoresottospecie Brookei, il Falcopellegrino sottospecie Brookeie la Poiana sarda Brookei sonoalcuni dei nuovi esemplari.Il quadro fin qui presentato

può apparire forse troppo pes-simistico. In effetti, anche gra-zie alla buona capacità di adat-tamento degli animali, alcunespecie risultano in buona ripre-sa, ma i problemi esistono edevono essere risolti.

L'uomo, con il suo "progres-so" e i suoi comportamenti sba-gliati, direttamente o indiretta-mente è una delle cause prin-cipali che hanno determinatola scomparsa o I'estinzione pro-

gressiva di alcune specie. Ladiminuzione delle aree selvag-ge, il disboscamento incontrol-lato e gli incendi favoriscono ladistruzione degli areali di ripro-duzione e di nidificazione.Inoltre l'utbanizzazione e I'in-quinamento acustico, lumino-so ed elettromagnetico, sonofenomeni di disturbo nellascelta delle rotte migratorie edei siti di riproduzione.

Sarebbe auspicabile unamaggior consapevolezza nel-l' utllizzo delle risorse ambienta-li. Una regolamentazione piùattenta dei calendari venatori,per esempio, potrebbe miglio-rare le condizioni e I'equilibrionaturale di alcuni ecosistemi,permettendo il recupero di sel-vaggina e, come conseguen-za, di predatori.

Anche chi, sia per hobby cheper lavoro, si occupa dell'alle-vamento dei rapaci riprodutto-ri in cattività, potrebbe dare unimportante contributo per laprotezione e la salvaguardiadei nostri amici predatori .

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Mauro Cauallo

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GTGGTA E TUTE1A AMBIE]ITAIEGcmpctcnzc c llmltl delloRcglonc §rrdcgno ln rnolerlovenrlcrll

Come noto, il legislatoreitaliano con la Legge 11 feb-braio 1992n.157 ha introdottonel nostro ordinamento lanuova disciplina sulla caccia,mostrando così una maggiorepresa di coscienza del nostropaese sulla problematica dellatutela del patrimonio faunisti-co.

Con particolare riferimentoalle specie cacciabili, la leggen. 157192 ha finalmente recepi-to ed attuato la normativacomunitaria, e tra le altre, ladirettiva n. 791409 delConsiglio del 2 aprile 1979relativa alla conservazionedegli uccelli selvatici.

L'art. 1B della legge n. 157/92oltre ad elencare le specie chepossono essere cacciate, indicai rispettivi periodi di eserciziodell'attività venatoria e stabili-sce come termine ultimo il 31gennaiot .

Invece, la Regione Sardegnacon la legge regionale 7 feb-braio 2OOZ n.5, modificando il

'" 1" comina dell'art. 49 della L.R.29 luglio 1998 n. 23, ha este-so il periodo di caccia perdiverse specie di fauna selvati-caz , dalla terza domenica disettembre fino al 28 febbraiodell'anno successivo, quindiben oltre il termine previstodalllart. 18 della legge statale n.. 157/92

La Legge regionale n. 5/2002è stata sottoposta a giudizio di' legittimità costituzionale daparte della Presidenza delConsiglio dei Ministri perché

ritenuta in contrasto con i prin-cipi contenuti nel citato art. 18della legge quadro n. 157/92.

Con la sentenza n. 536 del20dicembre 2002, la CorteCostituzionale ha dichiarato l'il-legittimità della legge regionalen. 5/2oo2, stabilendo al con-tempo una serie di principi chevincolano il legislatore regiona-le nell'esercizio della funzionelegislativa in materia ambienta-le.

Con la riforma del Titolo Vdella Costituzione ad operadella legge costituzionale n.3/2oor, si è avuta una nuova

-" distribuzione del potere legisla-tivo tra Stato e Regioni: infatti,rientrano nella potestà legislati-va esclusiva di queste ultimetutte le materie non espressa-mente attribuite allo Stato.

Per quanto riguarda le regio-ni a statuto speciale, come laSardegna, I'art. 10 legge costi-tuzionale n. 3l2oor stabilisceinoltre che sino all'adeguamen-to dei rispettivi statuti, si appli-cano immediatamente anchead esse le parti di questa leggein cui si prevedono forme diautonomia più ampie rispetto aquelle già attribuite loro.

Poiché il secondo commadell'art. 117 della Costituzionealla lettera s) riserva allo Statola competenza esclusiva inmateria di tutela dell'ambientee dell'ecosistema, e non lamateria della caccia, laRegione Sardegna consideratoanche che I'art. 3lett. i) del suoStatuto le attribuisce la compe-tenza esclusiva in materia dicaccia, ne ha fatto derivarecome conseguenza la possibili-tà di legiferare in tale materiain piena autonomia, lasciando

al legislatore nazionale unruolo meramente residuale.In realtà, secondo la

Suprema Corte I'art. 777secondo comma lett. s) dellaCostituzione esprimerebbe" un' esigenzq unitaria per ciò checoncerne la tutela dell'ambientee dell'ecosistema, ponendo unlimite agli interuenti q liuelloregionale che possono pregiudi-care gli equilibri ambientali".

La Corte prosegue afferman-do che "la tutela dell'qmbientenon può ntenersi propriamenteuna materia essendo inuecel'ambiente da considerarsi comeun ualore costituzionalmenteprotetto (...) e, in funzione diquel ualore,lo Stqto può dettarestandard di rutela uniformt sul-I'intero territorio nazionaleanche incidenti sulle competen-ze legislanue regionali ex art.1 17 della Costituzione" .

Quindi, la Corte ha ritenutola legge regionale n. 5l2OOzlesiva di questo nucleo minimodi tutela della fauna selvatica,prorogando la chiusura dell'e-sercizio dell'attività venatoriaoltre il termine previsto dallalegge statale.

Infatti, la Corte Costituzionaleconclude affermando che "lolegge della Regione Sardegna,priuilegiando un preteso dinttodi cacciq rispetto all'interessealla conseruazione del patrimo-nio faunistico (...) non nspetta ilsuddetto standard di wtela uni-forme e lede, pertanto, i limitistabiliti dallo statuto dellaRegione Sardegna".

Massimiliano TronciConsulente legale Ass. Tutela

Ambiente, della Prouincia di C aglian

1-L'onicolo 30, commo 1", telt.(o) de//o legge t 57 / 1992 punisce con sonzione penole, chi esercito /o coccio in violozione dei divieto genero/e sonciio /egis/otivomenfe,orevedendo: /orresfo do fre mesi od un onno o, I'ommendo do lire 1.800.000 o lire 5.000.000.2-Le specie ovi{ounistiche nei cui con{ronti /o Regione Sordegno decise di prolungore /o sfogione venoiorio sono: olzovolo, beccoccio, beccoccino, ceseno, coiomboccio,mozoiolo, merlo, povoncello, iordo boiloccio e tordo sosse//o.

3

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PASSEGGIA]IDO IRA I 1ECCISono ormai pochi gli aspetti e

le caratteristiche che nonconosciamo dell'albero piùrappresentativo della vegeta-zione mediterranea, il leccio.Vi sono però alcune particola-rità che non è frequente trova-re nei libri e nelle riviste di set-tore e nelle quali provo adaddentrarmi in punta di piedi,cercando di non far tropporumore.

Fu il naturalista svedeseCarl von Linné, da noi cono-sciuto come Linneo, a pro-muovere nel '7oo il battesi-mo scientifico della specie,inserendola nel genereQuercus, specie Q. ilex. Erauna pianta comunque benconosciuta anche in tempiremoti visto che il suo arealeha sempre abbracciato tuttoil bacino occidentale delMediterraneo, dal Mar Neroal Portogallo. Ciò lo ha por-tato ad avere molti nomi consignificati diversi. Ad esem-pio, oggi in Francia, ove sispinge sporadicamente frnoalla Bretagna, probabilmen-te importato in altri tempi, illeccio viene chiamato Yeuse,che in francese è femminile,cosa non frequente per unnome d'albero d'oltralpe.Nell'antica Grecia si diceva pri-nos, che probabilmente signifi-ca "prima, anteriormente" eanche émèris, che vuol dire"coltivato". In Grecia, infatti,questa pianta era coltivata perle acylos (così le chiamavaOmero), le sue ghiande dolcia-stre utilizzate per l'alimentazio-ne umana. Venivano mangiatecrude, ma anche bollite oabbrustolite, secondo i gusti di

ciascuno. Abbandonato l'usoculinario, la pianta prima vene-rata, assunse in seguito unsignificato funesto perché i suoifrutti ricordavano il cibo dicoloro che non erano più invita.

In Arcadia, la regione grecaconsiderata patria della poesiabucolica, I'albero era dedicato

a Pan, divinità della natura sel-vaggia, ritenuto figlio di Ermese Driope; quest'ultima, il cuinome proviene da "drus", la"quercia", era probabilmenteuna ninfa del leccio. Era spessocolpito da fulmini ed essendoun ottimo combustibile, produ-ceva un fuoco vivo e duraturo:tutto ciò lo faceva considerareun albero profetico.

Anche in Italia veniva ritenu-to oracolare. A Roma, ai piedidell'Aventino, si estendeva un

bosco di leccio, ove si pensavache dimorasse la ninfa Egeria,la consigliera soprannaturaledi Numa Pompilio, secondo redi Roma. Sempre a Roma, sulcolle Vaticano (detto anche "ilcolle degli indovini"), si trovavaI'albero più vecchio della città,un leccio millenario che porta-va, secondo quanto riferiscePlinio, un'iscrizione etrusca inbronzo che ricordava comequella pianta fosse stata "ogget-

to di culto religioso" daparte dei predecessori deiromani. Sempre secondoPlinio, la corona di quercia,simbolo di regalità, prima diessere fatta con un ramo dirovere di Giove, venivaintrecciata con un ramo-scello di leccio completo dighiande.

Altrettanto venerati eranoi tre lecci di Tivoli, cittadelladel Lazio anteriore a Roma,presso i quali I'eroe fondato-re della città, Tiburnus, figliodi un indovino, venne con-sacrato re.

Dopo tutta questa glo-ria, il leccio decadde e, seveniva consultato, dava solooracoli funesti, per cuivenne relegato nel noverodegli alberi funerari, a farbuona compagnia al tasso e

al cipresso.Tàle fama si è protratta per

lungo tempo, tanto che ancoraoggi, in alcune località dellaGrecia, è considerato un albe-ro maledetto. Una leggenda,che circolava nel XIX secolonelle regioni greche affacciatesul mar Ionio, racconta chequando a Gerusalemme fudeciso di crocifiggere Cristo,tutti gli alberi si misero d'accor-do e si impegnarono a nondare il loro legno perché venis-

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se usato per formare la croce.Ma anche tra di loro c'era un"Guda". Quando gli ebrei arri-varono con le asce, tutti i tron-chi caddero in mille pezzi, cosìfu impossiblle utilizzarli. Solo illeccio rimase in piedi, intero, elasciò che il suo tronco diven-tasse lo stnrmento della passio-ne.

Una tradizione che contrastacon questa fama si trova nelferrarese dove, fino a qualchetempo fa, le ragazze usavanocoricarsi, per sapere chi aweb-bero sposato, tenendo sotto ilcuscino due ghiande di leccio(o di farnia) appaiate sullo stes-so gambo: I'uomo che aweb-bero sognato durante la nottesarebbe diventato il loro mari-to.

Seppur circondato da un'au-ra non positiva, il leccio è statocomunque un albero il cuilegno era utilizzato in molteoccasioni. Veniva e viene tutto-ra apprezzato come legna daardere, perché brucia lenta-mente e produce molta brace,caratteristiche che 1o hannoportato da sempre ad alimen-tare i forni di varie atrivirà arti-gianali. Dà anche un buon car-bone.

Il legno di leccio è molto omo-geneo, con tessitura medio-fine, fibratura non molto diritta,denso; non è facile da lavorareper la sua nervosità, né da essic-care perché è soggetto adimbarcarsi e a crettarsi.

Per alcune peculiarità e labuona resistenza all'abrasione,è stato apprezzato anche incarpenteria, nella rcalizzazionedi parti soggette a usura e asforzi notevoli (ingranaggi,biette, caviglie), in falegname-ria per pialletti, manici di aratrie altri attrezzi o per banchi da

lavoro resistenti agli urti come ibanconi da macellaio. E'statoutrlizzato inoltre per lavori dacarradore. A conferma di ciò,nel corso di uno studio effet-tuato sul bosco di Pixinortu aSan Sperate (Cagliari), è emer-so che il legno dei lecci che quivenivano tagliati era usato perfare i mozzi delle ruote deicarri.

Va poi ricordato I'uso comemateriale per traversine ferro-viarie (anche se non era faciletrovare gli assortimenti adatti),per pali da vite, per produrreliste da pavimenti, parti diimbarcazioni e per la lizzaturadel marmo, operazione di tra-sporto dei blocchi effettuatacon speciali slitte di legno detteappunto "lizze".In alcuni paesi,infine, viene vtilizzato in ebani-steria come materiale da intar-sio.

La mia passeggiata tra i lecciè finita, però può proseguirecon voi, con ogni altra notizia ecuriosità che potrà contribuirea completare la storia di questo"Signore del Mediterraneo".

Alberto Sattanino

BIBLIOGRAFIA"Storie e leggende degli olberi"Jocques Brosse, Edizioni Studio Tesi,1989"Selvicolturo specio le" GiovonniBernettì, UTET I 995"Guido ogli olberi e orbusii d'Europo"Oleg Polunin , Zonichelli, 1987"Alberi e orbusti dell'Emilio Romogno"Aziendo Regionole Foreste dell'EmilioRomogno, ì 983

La poesia raaconJacJremmenti di vite

Dopo "Delicotomenle Giusi", il poetoLuigi Colombu ci regolo lo suonuovo roccolto di poesie: "Lo stogio-ne dell'ozio".Lo collono edito do Artigionortenorro, in quesl'ultimo libro, 70 pogi-ne di vito dell'onimo umono, descri-ve profonde emozioni, pensieri esensozioni.Dopo che olcune sforiunote vicissitu-dini dello vito, lo honno costretto odun foaoto periodo di riposo, LuigiColombu ho ricomincioto o scriverele sue poesie, per roccontore se stes-so fro ricordi, sogni premonitori, fre-sche sensozioni d'omore, impressio-ni, ottese deluse, f rommenti diviio.... pezzi smorrili di un puzzle chesi ricompone e che do nuovo vitooll'uomo Colombu, un poeio chenon si è perso lungo le slrode dell'o-zio, mo ho ritrovoto lq forzo di senli-re nello linfo vitole dello moturilòo rtistico."E' uno notte di novembre./ Di quel-le dove i morti tornono/ e riguodo-gnono i sentimenti./ Ed io?/ 1...1 Hodesiderio di rivedere dollo mio fine-stro/ il more in lontononzo e le velebionche./ Sentire e rogionore col

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venlo/ dei segreli/ eppoi i montiozzurrotif e oncoro più su/ dove brillolo primo stella// nell'immonsiiò delblu" scrive Colombu.Di cerlo, non esiste poesio che nonrichiedo uno letturo personole...i versidelle "stogioni dell'ozio" come le pogi-ne delle slogioni dello vito, lrosmelto-no sensozioni diverse in cioscuno dinoi, esperienze difficili do descrivereqllo colleilivitò. Perché, cioscuno,nello leturo dello poesio, di quolun-que poesio, potrò preiendere di pro-vore le sue personoli, inestinguibiliemozioni.Luigi Colombu outore dell'inlero roc-colto, nosce, il 2ì moggio del 1948,vive e lovoro o Cogliori. Poeto e pitto-re, ho vinio diversi premi letterori perlo poesio. Ho pubblicolo Figure(Riccordo Peduzzi Edilore, 200-| ),Sotto lo polmo di viole Merello e

Delicotomente Giusi (ArtigionorteEditrice, 2001 e 2002).

Unei pcrnofeimicei sul §upromonle ei suoi "nbileinli"

oRoo§oLo:MOSIRA DEl GIPEIO

"Dalla roccia al gipeto.Diorama del Supramonte". E'iltitolo della mostra permanentepresentata dall'associazionedel Corpo Forestale e dalComune di Orgosolo.

Nata nel contesto dell"'Annointernazionale delle monta-g[e", I'iniziativa, unica inSardegna, vuole fornire uncontributo significativo allaconoscenza diretta di alcunianimali selvatici e ambientinaturali, diversamente pococonosciuti. L'intento è anchequello di favorire la crescita diluoghi controllati per la ripro-duzione dei grifoni e il ritornodel gipeto nell'lsola.

Il meraviglioso paesaggio delSupramonte ospita gran partedella più antica foresta sarda,la "lecceta" di querce sempre-verdi, esempio di equilibrionaturale di inestimabile valorepaesaggistico.

Questo scenario di rara bel-lezza e integrità è stato rico-stnrito in tre dimensioni graziea un'arte, "diorama", che

impiega rocce, terra e pianteraccolte in natura ed essiccate.A questa riproduzione di

ambiente naturale sono statiaggiunti gli animali che abita-no I'ecosistema forestale: attra-verso la tassidermia, arte di farsembrare vivi gli animali mortiutilizzandone la sola pelle,mammiferi come il cinghiale,la volpe, la martora, il ghiro euccelli rapaci come I'astore, I'a-quila reale e il gipeto, sonoandati a popolare la ricostru-zione del loro habitat.

Giulia Annnon

È possibile u|sitrre lamostTa a Orgosolo, in CorsoRepubblicq 29, tuttii giorniosol B.3o - t6.3ol 19.30)

Per informazioni: telefona-re ai numeri O784.4O2O87(biblioteca comunale diOrgosolo) 347.1174392

dio r am a. sup r amonte @ tis c ali.it

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Ceilendeirio ASS.FOR. 2OO4

UOIA]IO IlI SARDEGIIAblema sulla scomparsa deirapaci dai nostri cieli e, soprat-tutto, stimolare le nuove gene-razioni al rispetto dell'ambiente.

Alle schede tecniche di clas-sificazione delle specie, diMauro Cavallo, sono stateaffiancate le immagini curateda Angelo Unali, AlessandroNuti, Ganni Pinna, UmbertoGraziano, Venanzio Cadoni, eMargrit Lutz Stemmler per lagentile concessione delle fotosul Gpeto realizzaie da CarlStemmler.

I testi, dedicati alla riscopertadelle tradizioni della nostraciviltà contadino-pastorale,sono di Leonardo Pilia.

ci. Per il prossimo anno, infatti,I'ASS.FOR (Associazione deiforestali sardi), ha realizzato uncalendario interamente dedi-cato a questi volatili. Immaginiinedite, racconti e schedescientifiche per illustrare lecaratteristiche di alcune speciein via d'estinzione.

Negli ultimi anni I'associazio-he , in collaborazione colComune di Orgosolo e altrienti, ha promosso un progettoper la reintroduzione del

, Gipeto: I'awoltoio mangiaossa.iDagli areali della Corsica e;delle Alpi Marittime, ne ver-iranno prelevate alcune coppieiche saranno poi liberate nelSupramonte. Proprio qui,;infatti, negli anni Ottanta, furo-ino awistati gli ultimi esemplariisardi di questa specie.i Realizzato con il contributo diitanti colleghi forestali e amici, il;calendario si propone alcunilobiettivi: sensibilizzare al pro-:

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;b- +'

,,VOASI

ARBURESE"Un concorso o premiper porteire i belmbi-ni qd qmcrre l'erm-biente

"L'oasi Arburese, una gocciaverde mare di Sardegna" è iltitolo del concorso scolastico apremi otganizzato dall'associa-zione "Volontari protezionecivile di Arbus".

Nell'ambito della sua attivitàistituzionale, l'associazione haotgantzzato questo concorsoper sensibilizzare le scuolesulle tematiche ambientali e lavalorizzazione delle risorseambientali del territorio arbu-rese. Il tutto in un'ottica di svi-luppo ecologico, turistico eambientale.

lncendio, un male da euitare!Molta gente,

inconsapeuolmente,lo può appiccare.

Ma alcuni purtroppoil bosco fan bruciare appositamente,

ma questi incendiari son malati di mente?L'incendio bructa la natura

e, dopo spento, la rende scura.Ma poco dopo per forruna rifiorisce.Purtroppo i campi spesso inaridisce.

Se un bosco uedi bruciare,con Ie mani in mano non stdre!

"Crediamo che sia un'iniziati-va molto importante", diceDamiano Serpi, presidente del-l'associazione, "è rivolta allaformazione degli studenti sualcune importantissime temati-che e sulla valortzzazione dellenostre risorse ambientalianche e soprattutto per finalitàturistiche e occupazionali".Al concorso hanno parteci-

pato numerosi ragazzi dellescuole materne, elementari emedie, con la presentazione digrafici, disegni, poesie e ricer-che.

Durante la premiazione, chesi è svolta l1 maggio scorso, lagiuria, composta anche dalcomandante della StazioneForestale di Guspini Isp.Sup.Tonino Fogarizzu ha segnalatola poesia di Mirco Sanna, dellaterza A della scuola media diArbus, dal titolo "L'incendio".

Mirco Sanna

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R IIO R 1I O A1 I'ARII G IA]IAIOAntonio §ceinu Gueirdicl Forestcrle e

In un'epoca in cui tutto è tec-nologia e poco rimane al lavo-ro degli artigiani, c'è qualcunoche va controcorrente. ÈAntonio Scanu, assistente fore-stale e costruttore di pipe.

"Ho iniziato da me, nessunomi ha insegnato il mestiere."Spiega Scanu: "Prima facevoI'artigiano e spesso qualcunomi portava le pipe da aggiusta-re: ero affascinato da quell'og-getto."

Originario di Mandas, Scanupresta ora servizio nel CorpoForestale a Gergei. Anno dopoanno il suo interesse per lepipe è cresciuto, sino a diven-tare una vera e propria passio-ne.

"Ho iniziato quando avevosolo quindici anni. La continuapratica e la lettura di libri spe-cializzatr sull'argomento mihanno aiutato a migliorare lamia tecnica. La particolaritàdelle mie pipe -continuaScanu- è il materiale: ho fattotentativi con vari legni, madopo aver provato la radica

sarda mi sono accorto che erail legno che dava i risultatimigliori. Non per niente è con-siderata la migliore radica almondo". Questa buona reputa-zione è testimoniata dal fattoche le antiche segherie sardefossero di proprietà degli ingle-si, che trovavano nell'lsola unlegno di qualità incomparabile.Adesso vanno a cercare questoprezioso legno in Algeria eGrecia.

Il lavoro di Antonio Scanu è

stato analizzato e sottoposto aprove anche da esperti nelcampo. Un articolo di tre pagi-ne sulla rivista specializzata"Amici della pipa e del sigaro"ne sottolinea le ottime caratte-ristiche tecniche e estetiche.

"Ricevo spesso inviti per festedi paese e manifestazioni -spie-ga- e devo dire che il mio lavo-ro ha suscitato molto interesse.Ultimamente sono stato ospitedi I'Sa die de §arti sarda", l'e-stemporanea di pitrura, scultu-ra e arti varie organizzata dalcantautore Franco Madau."Dall'alto della sua esperienzaScanu dà anche un consiglio achi volesse seguire le sueolTne: "ll mestiere di artigiano èdifficile, soprattLltto in questiultimi tempi. Per portarlo avan-ti serve una grande passione,come la mia. "

Giulia Annnon

Giocco di ericcreirbòrecr

La foresta di Montarbu forni-va un'altra materia' primaall'industria: il ciocco di ericaarborea, destinato alla produ-aone di pipe.

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Negli anni 193611938 un'im-portante attività estrattiva,condotta dalla Ditta Efisio Pigadi Seui, interessò la zona di "Su'acu de Piras".

Il signor Piga vinse I'appaltopubblico per l'estrazione delciocco con un rtalzo di lire0,10 sulla base d'asta di lire 1,5a quintale, più di 200 lire dispese.

La ricerca e 1o sradicamentodei ciocchi aweniva manual-mente con uso di picconi ebadili. I pezzi estratti venivanopesati dall'AmministratoreForestale, presente a Montarbucon un Comando Stazione.Alla fine di ogni mese, la DittaPiga versava f importo do'uutoall'Amministrazione Forestaledi Cagliari. Tutto il materialeveniva trasportato a Seui peressere ripulito, selezionato edinfine tagliato nelle segherie.

Effettuate queste operazioni,il prodotto veniva inviato inContinente per la definitivalavorazione.

Tiatto da: "Ilbosco incantato"di Marcello Cannas

Ed. Domus de Janas

H*,,*) .

MARCETLO CANNAS (2003). ilbosco inconfofo. Seui. Guido olloForeslo Dernoniole di Montorbu.Domus de Jonos, Selorgius, 200pogine.

E' con gronde piocere e soddisfozio-ne che riferisco, sul nostro Noiiziorio,di queslo interessonle Iibro diMorcello Connos.Questo gronde lovoro di ricerco sulcompo e di onolisi, supporloto onchedo fonli orchivistiche e bibliogro{icheoccurote, descrive Montorbu di Seui,

uno delle più belle foreste delloSordegno ( Ogni uomo ho un ltocotutio suo, dove riondore olmeno con ilpensiero', Pillonco).Linquodromento geogro{ico, il territo-rio, ìl climo e i suoli di Montorbu sonominuziosomenle riportoti, con floro e

{ouno, ossieme ollo citozione dei prin-cipoli risultoti di recenti esperienzescìenti{iche svolte nello foresto. Tro

queste vengono ricordote in porticolorequelle dì Arrìgonì.Doi doti presentoii emerge che lo vege-'lozione forestole di Montorbu risultocostituito do popolomenti disetoneivetustì cr dominonzo di leccio, in diver-si lrolti sosliluili do cedui in ovviomeniood olto {usio, do popolomenti di coni-fere mediterroneo-monlone e misti diconifere-lotifoglie, nonche' dcr mocchiepiù o meno evolute e do gorighe mon-tone. Questo risultoto è stoto ottenuioonche grozie olle opere di rimboschi-mento e miglioromento boschivo con-doile doll'Amminislrozione Foreslolesoprollullo dol 1950 in poi.Nel libro sono indicote onche leggi,regolomenti e vincoli di protezione chele diverse Autoritò competenti honnocreoto e imposto o Montorbu dollo

Gre

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primo demoniolizzozione (19261 adossi: R.D.1.3267 /1923, L.431 /1985(oggi D.L.vo 490/1999), Direttivo CE92/43 (oSSi recepito dolD.P.R.357 /1997), D.PR. 30 marzo1998' istituiivo dell'Ente PqrcoNozionole del Gennorgenlu.Le vicende sloriche di MonÌorbu sonooffrontote onche ofiroverso lesomedell uso e deì 'riferimenti selvicoliuro-li . Negll ultimi due secoli lo comuni-tò locole, con gronde rispetto e porsi-monio, operovo utilizzozioni trodizio-noli roppresentote esclusivomente dolprelievo di legno e legnome per scopiiomiliori. Quesio fino oi giorni nostri,con olterni periodi di oculoto geslionee di devostozione.Molio importonle o tole proposito è il

riferimento ogli incendi, che luttororoppreseniono lo minoccio pìù groveper lo foresto e che giò in possotorisultovono un vero e proprio flogello.ll problemo è sloto ocuito, con I'ov-

vento deli'ero industriole, do prelievistroordinori ovvenuti per produrretonnino e corbone.Nonostonie cìò Montorbu, coston.te-mente e tenocemenle prote.fto, conti-nuerò o essere onche in {uturo un

meroviglìoso potrimonio noiurole o

disposizione di tutti i Sordì e non solo.Dol libro Ìrospore il legome instouro-tosi, dopo onni di lovoro, tro I uomo,il Forestole (figlio di Forestole) e lo

{oresto: è unespressione profondo e

vero dì omore incondizionoto per loproprio ierro.Ricco di splendide foto e dì un'ottimocor-iogrofio eloboroto ol GlS, il librorisultcr di focile letturo onche per unpubblico non espedo.

Michele Puxeddu

-:i.e.'i *}r§,l.,'il

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ASSoClAZlollE "l sARDl"Nel segno dell'identitò

La Sardegna,la sua identità egli interessi dei Sardi in primopiano: questi sono i principialla base dell'associazione cul-turale I Sardi.

Nata nel 2000 da un gruppodi giovani e meno, professioni-sti, studenti e intellettuali, oggiconta circa 5000 iscrittinell'lsola, attraverso il mecca-nismo dei soci diretti e delleorganizzazioni affiliate.L'associazione si awale di pro-prie risorse e di tanta buonavolontà per portare avantinumerose iniziative.

Incontri e approfondimentisu problemi della realtà sarda esulla cooperazione internazio-nale, redazione di testate gior-nalistiche, volontariato e ado-zioni a distanza, sono solo alcu-ni esempi delle attività svolte.Ancora: I'associazione, che hacome presidente onorario ilprofessor Govanni Lilliu, acca-demico dei Lincei, organizza

corsi di alfabetizzazione allacomunicazione in tutta laSardegna.

www.isardi.net è l'indirrzzodella testata giornalistica del-I'associazione. Registrata solodi recente, è tra le testate on-line più seguite in Sardegna,con oltre 10 mila contatti gior-nalieri. Politica, attualità, cultu-ra e spettacolo sono alcunidegli argomenti trattati sul sito,ma si parla anche di giustizia,lavoro e finanza etica. Nonmancano le cronache in arrivodai piccoli comuni dellaSardegna, che rappresentanoil vero motore di quel che restadell'identità dell'lsola.Lo sviluppo locale è una

delle tematiche che sta mag-giormente a cuore a I Sardi e alsuo presidente Claudio Cugusi.Tla le iniziative nate a questoproposito, il "Progetto Soddì": ilcorso di alfabetizzazione allacomunicazione ha riunito nel

paesino dell'oristanese, checonta 148 abitanti, una trenti-na di giovani.provenienti daicentri vicini. E un modo perdare loro I'occasione di svilup-pare quella che per tanti è unapassione e puntare alla valoriz-zazione di uno fra i centri piùsuggestivi dell'internodell'lsola, affacciato sul lagoOmodeo. A Soddì, grazie all'in-tervento di un comune sensibi-le, i Sardi stanno dando vita auna scuola di organetto, stru-mento musicale che da alme-no due secoli accompagna lefeste di piazza sarde.

Nel sociale, I'associazione èpresente con attività di volon-tariato e adozione a distanza dibambini argentini, in collabo-razione con "Le cinque paro-le". Grazie all'impegno e allasensibilità dei soci, si è potutadare una piccola speranza aoltre 500 bambini e alle lorofamiglie, altrimenti in difficoltàper i più elementari bisogni.

Tfa i servizi offerti è presente,da poche settimane, anche ilSiis, sportello informazioni pergli immigrati in Sardegna.

filr ...|'tod'rfiB viru./i.z. Prirle'ii atnrmaf,{.. ?

Brura rera! domenfua 14 Dicembre 2003 o'e 2l:22. ll.re a Chi siffio a Associa[ r Links r Scrivici a Il nosao archivio

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I Dcmoraici di sin&ra ritsovao d rruo dell'wita de[a coalirjorc ci valoi dclla Cwffiiffi 'Srdcgna Ubaa' ma rc8li sttmi minil il hÀdcrdcl Padlo sxb flaàone, Ciiacomo §ma decid? di abbardanm d a/Ileao- di cmlroshitaa c F(o*cgukc pr la sua erada h so§t*dior propriopmhè, dicc, qutivaloi smo stati calpcstai...(di §m?mc&)

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L'iniziativa, senza scopo dilucro e totalmente gratuito,riunisce uno staff di awocativolontari che mettono il lorolavoro a disposizione degliimmigrati per qualunque tipodi problema legale o di inseri-mento.

Tante sono le associazionivicine a I Sardi. Tra questeI'Ass.For, Associazione delCorpo Forestale, che, oltre allaconosciuta attività di salva-guardia dell'ambiente, pubbli-ca ogni tre mesi questo notizia-rio, dove è presente la collabo-razione anche dell'associazio-ne.

CARRUBO (Cerotonio siliquo)ll corrubo, il cui nome derivo doll'oro-bo Khqrrub (o chornub), è uno piontomolto longevo, potendo superore piùsecoli, di gronde toglio, poiché riesce o

roggiungere i l0-'l 2 m., onche se losuo oltezzo medio è di 5-6 m. ll tronco,che si presenio con uno corteccio ruvi-do, è più o meno sconoloto, con gros-se muscoloture, che fonno del corruboun olbero molto robusto e grosso. I

possenti tronchi, spesso divisi fin dollobose, sono copoci di romificorsi in unochiomo ompio, sempre verde e rigo-glioso, con le prime grosse broncheche si dispongono orizzoniolmente peruno lunghezzo fino o 6 metri. Toli bron-che sono coperte doi coni gemmori. I

romi secondori sono più o meno eretiinello porte superiore dello chiomo,mentre sono inclinoti o penduli nelloporte periferico. Trottosi di uno pioniosempre verde, con uno chiomo visloso,che si presento come uno denso mossoverde scurq e lucciconte ol sole, così doconferire o questo olbero un ospettoquonto moi suggeslivo. ll diometrodello chiomo è veromenle notevolepoiché esso spesso supero i l0 metri. ll

sislemo rodicole è molto sviluppolo, sì

do formore uno mqsso imponente dirodici, che si spingono onche neglistroti più profondi del terreno. Le rodicipenetrono nelle fessure delle rocce perottingere ocquo ed elementi nutritivi ecreore così un volido oncoroggio per lopionto contro i venti.L'olbero del corrubo è porte inlegrontedel territorio sordo, in porticolore è

porticolormente diffuso nello zonomeridionole dell'isolo. Sin doi tempiremoii ho influenzoto lo vilo quotidionoe ho loscioto trocce indelebili nello sto-rio del nostro territorio:è stoto ulilizzolocome semplice foroggio, o bossocosto, per gli onimoli do somo, nei

dolci, e nei preporoti olimentori che si

focevono e, oncoro si fonno, con le sili-que e negli infusi che i noslri ontenotiutilizzovqno per curore moloitie di ognigenere. Gli esperimenti effettuoti sul

corrubo e sui prodoiti do esso derivotihonno evidenzioio le olte potenziolilòdi questo prodotto. Do ciò derivo l'lnte-resse che recentemente si è risvegliotoottorno ol corrubo che è slolo rivoluto-to sio in termini economici che in termi-ni di orboricolturo, infoiti, lo colturo diquesto prezioso olbero ol giorno d'oggiè prolicoto con più criterio. Le siliquedel corrubo sono utilizzote nell'industrioformoceutico come componenti degliontibiotici e oncoro più in generole lo

corrubo e i suoi semi sono utilizzoti in

svorioti compi: olimentore, fitocosmesi,zootecnio e fiioteropico. Ciò dimostroquonte sostonze imporionli siono pre-senti dentro uno singolo corrubo. ll cor-rubo è uno noslro reoltò territoriqle e

come lole vo protetto e lutelqto.Nome scienfifico: Cerotonio siliquo L.

Nomi comuni: Cornocchio, siliquodolce, boccelli greci, zompo di ognello,olbero per i {igli.Nomi sordi: Korrubo, Silibbo, Silimbo,Thilimbo.Fomiglio: Leguminose.Poiomento: Pionto o porlomenlo orbo-reo (tolvolto orbustivo), olto fino o l5metri, con fusto tozzo ed irregolore,chiomo denso ed esponso.Corfeccio: ln elò giovonile liscio e gri-gio, poi bruno, ruvido e screpoloio.Foglie: Persistenti, composie e poripen-note in coppie di 3-5 {oglioline diformo ovole, coriqcee.Fiori: Unisessuoli sullo stesso pionto osu pionte diverse, oppure fiori bisessuo-li e mqschili sullo stesso pionlo, infiore-scenze riunite in corti rocemi (groppo-li),che crescono sui romi degli onni pre-cedenti ed onche sul tronco, fioriturodo ogosto o dicembre.Fruffi: Legume ollungoto e piotto, cori-oceo, pendulo e di colore bruno rosslc-cio con numerosi semi ovoli, moluro-zione fro I'eslole e l'outunno successivo.Hobrnt: Predilige i climi coldi e morilti-mi. Specie eliofilo e xerofilo, vegetoprevolenlemenie nelle zone costierespingendosi fino oi 400-500 mt. s.l.m.ln Sordegno è porticolormenle diffusonelle zone meridionoli.Porti usote: Tute le porti lronne le rodi-ci.Conservazione: Lo corteccio oll'iniziodello primovero, le foglie e i {rutti unpoio di mesi più ovonti.Proprietò: Le foglie sono osiringenti, i

frutti sono lossotivi e diureiici se sonofreschi, ontiorroici ed espettoronli se

secchi. Ho inohre proprietò ricosliluen-ti e riminerolizzonli.Uso: Decotti, infusl e sciroppi ulilizzon-do i frufii freschi. Utile soproilufio lo

forino, derivoto dollo mocinozionedelle silique, slemperoio in ocquo tiepi-do.

Loredana Demurtas

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ffiwffi ffiffiffiffiffiffirewffiffiffiffiffiffi-Guida al concorso per GuardiaForestale - seconda parte:Normativa Ambientale nazionale

Antincendi:Gome nasce una base elicotteristica

Tutte le tabelle e i numeri degli incen-di in Sardegna

Gomplesso S'ebera Su GologoneiTracciamento geochimico sulle acquesotterranee del Supramonte

Fumetto:!l mito di lchnussa

Lterborista:Piante della Sardegna e applicazionenella medicina omeopatica

Tecniche di ripopolamento della perni-ce sarda: Alectoris Barbara

I cani da ferma

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