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Il periodico di informazione ambientale a cura dell'ASS.FOR.ONLUS

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Page 1: 27Natura in Sardegna
Page 2: 27Natura in Sardegna

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l{ellè libiièlièq;lL,'!..

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e nelle migliori edicole

Page 3: 27Natura in Sardegna

EDITORIALIUn nuovo patto socialetra i Forestali e la SardegnaClaudio Cugusi

I rinnovati obiettividel nostro mensileSalvatore Scriva

INCONTRlLe nuove iniziativeeditoriali dellAss.For.

AMBIENT§Dissesto idro geologicosul Bruncu SpinaAntonello Mele

Dune costiere in SardegnaFranco Saba

Effetto serra e incendi boschiviMichele Puxeddu

Da[ fuoco di Promèteoa[[a prevenzione degli incendiSalvatore Scriva

Protocolto di Kyoto e foresteGiovanni Monaci

DIRITTO AMBIENTALEUambiente nel dirittointernazionaleTiziana Mori

Tecniche penalistichedi tutela dellhmbienteMassimiliano Tronci

FAUNALe ali del mito cercanodimora netllsola dei NuraghiGiuseppe Floris

It polto sultano re delle paludiSergio Secci

xTnÈ^

Flora e vegetazione del CixerriGrazia Secci

ARTE

Artisti della pietraRoberto Balia

STORIAFenici e Cartaginesi in SardegnaBruno e Laura Uda

COSTUMEKarrasegare osinkuRiccardo Mostallino

EVENTIIl IV Memorial dedicato a Tore Ena

INTERNETBasta un click per viverela Sardegna

ITINERARILa Foresta Demanialedi Montarbu a SeuiMarcello Cannas

27

31

33

35

37

39

41

42

1,3

76

18

4321

24

Collaboratori

Roberto BaLia, Marcello Cannas, Patrizio Cosa, Gonaria Dettori, Giuseppe Floris, Luigi Lai, Ninni Marras,

Antonello Mele, Gian Patrizio Melis, Giovanni Monaci, Tiziana Mori, Riccardo Mostallino. Gianflorest Pani,

Sandro Pisanu. Rossana Rossi, Franco Saba. Grazia Secci, Sergio Secci, Gianni Sirigu, MassimiLiano Tronci,

Bruno Uda, laura Uda, Angelo Unali.

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NATURA IN SARDEGNA + LINEA ECOLOGICA ECONOMIA MOMANA

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I versamenti devono essere effettuati sut c/c postale n.21970090

intestato a: ASS.F0R. Associazione dei forestali sudi,Casella postale, 50 - 09124 CagLiari, è indispensabile specificare la

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impianti in quadricromia compresi nella tariffaLe tariffe si riferiscono ad una sola uscita

Le idee espresse negti articoìi riflettono fopinione degli autori e

non si dfedscono necessariamente ad orientamenti ufficiali.Manoscritti, foto e disegni, saranno restituiti su espressa dchiesta

degli autori.

Tutti i diritti di proprietà letterada ed artistica sono risewati.

Si informa che i dati utilizzati al fine della spedizione di questa

Rivista, contenuti in elenchi conoscibili da chiunque, sono trat-tati a questo solo fine in conformità a quanto plevisto dal D.lgs

n. 196 del 30/06/?003. Per esercitare i diritti (aggiomamento,

cancellazione ecc,) di cui allart, 13 scrivere a: ASS.F0R. Casella

Postale 50 - 09124 Cagliari.

AMBIENTE . TERRITORIO

Natura in Sardegna collabora con la rivista bimestrale

"Linea ecoLogica - Economia Montana"

Page 4: 27Natura in Sardegna

Un nuovo patto socialetra i Forestalie [a SardegnaIavora silenziosamente per la tutela del

bene ambientale, per la salvaguardiadi quella risorsa naturale che tutto ilmondo ci invidia. Una risorsa che non è

infinita, nel senso letterale del termine:proteggerla con Ie leggi è compito delConsiglio regionale della Sardegna.

Proteggerla con le pattuglie, lavigilanza, i controlli e gli accertamentiè compito dei Forestali. Che, a volte,per fare questo, per assolvere questo

toro compito istituzionale, si trovanoin condizioni di estrema difficoità.La vita dei Forestati è bella, di certoa contatto con Ia natura, ma nonè comodissima: molti lavorano incaserme sparse nel territorio vastissimodetl'Isola. E lo fanno con turni pesanti,nella stagione estiva che coincidepurtroppo con gÌi incendi. E non solo

in quelta. In un'Isola dove le nascite si

contraggono e il centro si desedificadal punto di vista umano e sociale, iForestali vivono la realtà dei377 piccoti

comuni della Sardegna: li animano,moderano i conflitti latenti di quel che

resta della società agropastorale. A volteawertono un senso di smarrimento:come se iI loro lavoro non avesse quel

tot di attenzione sufficiente, quel totdi riconoscimento e di coinvolgimentoche pure sarebbe legittimo attendersida parte della Regione, dello Stato.Ecco, lasciando per un attimo in un

angolo la tragedia di Ignazio Schimr e

le altre, forse si potrebbe ripartire da quiper costruire un nuovo rapporto sociale

tra i Forestali e le Istituzioni. Non è

soltanto un fatto economico: due anni faad Arborea l'Ass.for lanciò lldea di unagrande conferenza annuale dei Forestaìi,

di un osservatorio permanente sullo statodelle cose. Quelìlappuntamento andrebbe

ripreso, codificato: dowebbe diventare

una data sulle agende di tutti i pubbliciamministratori, non soltanto dei Forestati

che si impegnano nel loro lavoro.

Ancora una volta Ia parola, l'utileprovocazione, to spunto vanno all'fus.for,parte attiva di questo giornale e dimolte altre iniziative. Vedremo se lavorrà raccogliere.

Claudio Cugusi

ntorno alle Guardie Forestali si

è detto troppo in questi anni. E

troppo spesso male, a torto. Poi

capita che un Assistente Forestale

come Ignazio Schirru, guspinese, muoiad'infarto durante un servizio contro ibracconieri e la cronaca si accorge che

questa categoria di lavoratori esiste. E

dà pure la vita per la divisa.Ci vorrebbe poco a commentare conenfasi questa drammatica vicenda.E tante altre di altrettanti forestalisardi caduti in questi ultimi anni sulIavoro o mentre al lavoro andavano.Non ci facciamo prendere da questa

tentazione retorica e andiamo avanti.Però, un paio di punti fermi bisognametterli, cominciando a ricordarein ogni occasione che gU agenti,i sottoufficiali e gli ufficiali delCorpo Forestale sono una forza reale

della Sardegna. Che potrebbe essere

utilizzata megtio e di più. Una forza che

L'Assistente Capo Forestale lgnazio Schirru

I ffi,novàtf ohiettivide[ no§trc rnensile

on', i1.. ilumers,.26, del'. dicenrbre2SO5;, .ariivato 'in:'ediisla ne1

rrese'.di''gennaiia' 2006. Naturain'§ardegna'ha cambiata veste, e rin*novato i contenuti, Jtr, nostro.tavcraha incontrata il farrore di tanti amiei

lettori. ai quali riv.olgiamo'un dsve:roso ringraziarnento'per .i numorosied'ntili'esnsigli fo*riti. Altrl : Xetto-ri,'' inEece, lianno espres o,,dubbi eperplessità. .Cereherema.r di fsrnireun'àdeguata' rispast*' a: tutti cslaro

'che' hanno'àvan*àtd delle,tiserve- .

' U.na delte': domande. g.iù,:rleèrr.e.ttti' è

..statal pÈrctrÉ. - A*'pagi,n+.det1a,ritri-

stà en 16'sorio.dedieate al..n{o&Ierna

degliineendi?:,,' ::.,, ..,'[a',tispasta'..È *ealplice., Riteniàmo.,'infàtti. e;,,i*j.r+terng; n*t,sromertoin cui iI fenomeno non arriva cer-ta:nente', Ìa'priùa,paeiÈaì n*i'.q.uo.

'.*idia,ni, 0.. non'h§sqme, le'HolqrliCIni' disa§trosé .che'§i.verififano in. esta.t§,sia. utile'attit'al§.'*na..:ea&Faqna,che'possa "contr.ibuire' a .*are buoni*utti*et peliodo, di.rnaggiof perier-

Natura in §ardegna n" 27 - 2006

Page 5: 27Natura in Sardegna

to. A partire datla nostra esperienzariteniamo di prima importanza tene-re desta thttenzione dellbpinionepubblica e dei nostri lettori, anchee soprattutto, quando il fenomenoè ancora in divenire. Ouesto aiuteràgli organi preposti a elaborare nuovestrategie per eliminare alla radiceil problema o ad impegnare tutte lerisorse disponibili sul campo per unavera prevenzione.Il legame che ci unisce alla naturae la storia della nostra Associazionesono elementi peculiari, ancestralioserei dire. difficili da canceltarecon un semplice colpo di spugna.Abbiamo trascorso momenti felicie meno felici, ma durante questodecennale cammino siamo cresciuticondividendo idee ed iniziative. Unodei frutti di questo percorso è la rivi-sta che adesso sfogliate.Natura in Sardegna è l'erede direttodel Notiziario Forestale, giornale crea-to anni fa da uno sparuto gruppo ditestardi e tenaci Forestali, amantidella propria terra. legati ad essa daun vincolo cosi saldo che spesso liha visti impegnati anche in scontri

di un certo rilievo con istituzioni edenti che, parzialmente. si occupanodi problemi del territorio.Con Natura in Sardegna ripartiamocon rinnovato slancio e vigore, manet contempo rimaniamo legati allenostre radici. Ecco perché abbiamooperato la scetta di numerare la rivi-sta seguendo quella del NotiziarioForestale.La rivista dunque si propone come

utile strumento per comprendere piùa fondo le bellezze del nostro territo-rio, tutelarle, renderle meno scono-sciute anche ai non addetti ai lavori.Negti ultimi due anni, in coincidenzacon lo svolgimento del concorso perl'assunzione di 104 Agenti del Corpo

Forestale * concorso al quale, perinciso, hanno partecipato ben 23.000giovani -, abbiamo pubblicato diversivolumi che potessero soddisfare leesigenze di documentazione dei par-tecipanti. Così il numero 22 prevedeva

una disamina delle leggi in materiadi tutela dellhmbiente. Il numero 23

si occupava di fauna. Il numero 25 diflora. A questo impegno si aggiungala pubblicazione dei 3000 quiz del

medesimo concorso e altre L26 paginededicate al riconoscimento de1la florasarda. Oggi molti di questi giovaniconfidano nelle battaglie dellASS.F0R. affinchè qli iniziali 104 postisiano elevati almeno a 300, ancheper colmare Ie lacune d'organico delCFVA.

Ma iL nostro vero obiettivo è quel-lo di avere un milione e mezzodi sardi al nostro fianco, per unabattaglia comune volta a salvaguar-dare il nostro magnifico patrimonioambientale. Noi diciamo no a specu-latori e incendiari. Noi diciamo no aqualsiasi aberrazione che possa com-promettere il nostro sistema. E fin-chè avremo voce ci faremo sentire.Con Natura in Sardegna abbiamo inco-minciato ad avviare la betoniera,simbolo di un contenitore che possaproteggere i nostri valori e le nostrerisorse; ora aspettiamo ta vostra sab'bia per confrontarla ed aggiungerlaal nostro cemento, confidando nel-l'acqua di una classe politica menoarida per poter amalgamare costrut-tivamente i nostri buoni propositi.

Satvatore Scriva

Interno di sughereta Foto: Gianni §irigu

Nai*ra in §ardeona n" 27 - I{}*§

Page 6: 27Natura in Sardegna

I*e musve imiuiativeeditoriatf, deltAs§.§snI'assoclcrione ha presentuta Ic rrufsfs rinnovata,

il calend.aria 2A06 e i volumi naturalistici

"Fl*ra di Snrdegn§" e "Ambtenti naturali della Sardegn*"

Nuoro, qualche giorno prima diNatale, la ASS.FOR., Associa-zione del Corpo Forestale della

Sardegna, ha presentato alla stampala sua rinnovata rivista, il Calenda-

rio 2006 e due nuovi volumi, Flora diSardegna e Ambienti naturali della Sar-

degna, editi per iniziativa della stessa

Associazione. Uevento è stato organiz-zato anche grazie alla fattiva collabo-razione dellAssessorato allAmbientedella Provincia di Nuoro, degnamenterappresentato dal dott. Rocco Celen-

tano. UAssessore alla Difesa dellAm-biente della Regione Autonoma diSardegna, dott. Tonino Dessì, pur nonpotendo partecipare di persona havoiuto esprimere, attraverso un suo

comunicato, Iinteresse per finizia-tiva e un augurio di proficuo lavoro.Sono inoltre interventuti gli autoridei volumi, Giovanni Diana (Flora diSardegna) e Gianni Sirigu (Ambienti

naturali della Sardegna), del calenda-rio (Cesario Giotta e Marcello Piccitto)e il dott. Antonello Mele.

Il Calendario, il cui titolo è Piante rare

ed endemiche della Sardegna, propone

dodici splendide immagini, di Cesario

Giotta e Marcello Piccitto, riproducen-ti le specie endemiche maggiormenterappresentative della flora isolana.Tradizione ormai consolidata, la pub-

blicazione del calendario annuale è

per la ASS.FOR. una delle occasio-ni per alimentare quella che il suo

presidente, Salvatore Scriva, non haesitato a definire la vera missione

:ìtl

Salvatore Scriva durante la presentazione delLa rivista Natura in Sardegna awenuta a Nuoro nel dicembre 2005.

Alla sua destra il dott. Mele, a sinistra l'Assesore Rocco Celentano, Cesario Giotta e Giovanni Diana

§atu.ra in §ard*g*a n* 17 - ?**6

foto: Anqelo Unali

Page 7: 27Natura in Sardegna

dellAssociazione e di tutti i suoicomponenti: promuovere e divulgarele tematiche ambientati perché "soloconoscendo si può amare e difenderela natura".Anche la presentazione dei due volu-mi ha riscosso un grande interesse.Flora di Sardegna (Giovanni Diana,1,26 pag. con centinaia di immaginia colori, Zonza Editori, euro 18,00),è un'agile ed utile pubblicazioneche condensa, in maniera organi-ca, le specie arboree ed arbustivedella Sarde gna. Ambienti naturalidella Sardegna (Gianni Sirigu, 159pag. e 240 immagini a cotori, ZonzaEditori, euro 20,00) offre, attraver-so un parco iconografico veramentenotevole, una descrizione dettaglia-ta di tutti i ricchi ambienti natura-Ii dell'isola, fornendo informazionidelle specie vegetali e animati chepopolano il territorio.Uoccasione della presentazione dellarivista Natura in Sardegna rappre-senta dunque un altro tassello dellavoro fin qui svolto dalla ASS.FOR.;

dimostra anche il notevole dinami-smo dellAssociazione che, attraversotali eventi, intende conquistare unafetta sempre più ampia di lettori aiquali poter trasmettere il proprioentusiasmo. Questa è ta scomessapiù importante dellAssociazione deiforestali. La rivista, ora mensile, hal'ambizione di diventare ii punto diriferimento sutlambiente in Sarde-gna, lasciandosi alle spalle il pur glo-rioso passato di periodico riservatoquasi esclusivamente agli associati e

agti addetti ai lavori.Già il cambio della testata è signi-ficativo della strada che si intendepercorrere e delle ambizioni che sivogliono perseguire: Natura in Sarde-gna, al posto del più specifico e timi-tativo Notiziario Forestale. Il legamecon il passato, che si vuole esaltaree non mortificare, è garantito, anchegraficamente, dal logo "NF" che con-tinua ad accompagnare il nuovo tito-1o. Per il resto la rivista intendeampliare il target di riferimentooffrendo, oltre ad un più ampioventaglio di argomenti affrontati,un'alta qualità del prodotto offerto,un taglio sempre divulgativo purnel rigore scientifico, una costantefunzione di stimolo propositivo sullepotitiche ambientali.

Lhmbizione delIASS.FOR., dice Sal-vatore Scriva, è anche quella di dareun importante contributo per farconoscere lhmbiente della Sardegnafuori dall'isola. Per questo Natura inSardegna stringe uno stretto rapportodi collaborazione con la rivista nazio-nale "Linea ecologica - EconomiaMontana".Rimane da introdurre un uttimo, manon per questo meno importante,argomento. La rivista, ottre ad esse-re strumento di verifica e di tuteladell'ambiente, ha deciso di amplia-re il proprio panorama espositivoriconoscendo, nella peculiarità detletradizioni e della storia delt'isola,

A§§ OR,À*o.ld*n. iRl cqlpo t!."rtcl. dejì. l.d"n. $i.J".r,4

, C;\L,ENDA&IOa /'\ t'\ ./IVUO

PIÀ\iTT R,ARE ED §ND§MICH§D§LIA 5AR)ECNA

un elemento di altissimo valore chepuò cementare ancor di più la nostrabattaglia per la salvaguardia dellanatura. Ecco perché, nei prossiminumeri, oltre agti articoli che potre-mo definire "di ruolo", si affianche-ranno altri interventi specifici sullastoria, la cultura, le tradizioni, gliitinerari e altro ancora che possarivestire un interesse per i veri aman-ti delLa nostra isola. Inottre, essendoIa nostra una pubblicazione viva,invitiamo gli interessati a proporrescritti o idee al sito della ASS.F0R.;anche grazie al vostro contributo ilmensile sarà ancora più interessanteed intrigante.

Le pubblicazioni dell'ASS. F0R.

Natura in §ardegna n' 27 - 2006

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ell'aprile del 2002, sut NotiziarioForestale dell Associazio-ne Forestale della Sardegna,

era apparso un articolo dal titolo"Gennargentu una montagna ferita",che illustrava. con parole e qualchesignificativa immagine, 1o stato in cuiera stato ridotto il versante di nord est

del Bruncu Spina, sul Gennargentu.Alcuni mesi, dopo la Nuova Sardegna,

nel numero del 4 dicembre 2002, davanotizia dellhvvio di una indagine da

parte della procura della Repubblicadi Lanusei, alla quale era seguita l'at-tivazione di un processo a carico deipresunti responsabili di una serie diazioni ed operazioni, cause dei vistosifenomeni di erosione idrometeorica,di tipo laminare ed incanalata, nei

quasi 60 ettari sottostanti alla cimadel rilievo montano, fino a circa 1500

metri di quota. Uarticolo rappresenta-va cosÌ il fenomeno: l'erosione lami-nare, estensiva. è generalizzata ed

evidente in tutta threa sterrata, come

se sulla superficie fosse passato ungrosso pettine; I'erosione incanalata,a solchi, intensiva, si manifesta netlato a monte delle piste ed assu-

me dimensioni notevoli nei settorimediani ed inferiori quando lhcqua,a causa della pendenza e della con-

tinuità del percorso, ha avuto modo

di acquistare velocità. Ancora: nellapista adiacente alta funivia, che si

snoda con andamento "a rittochino",l'erosione assume lhspetto di un verocanale corrente per tutta la metà

Dissesto idrogeologicosul Bruncu Spina

Bruncu Spina 2005, fossi livellari che frenano l'erosione

Natura in §erdeqna :1" 27 - 2*0§

Page 9: 27Natura in Sardegna

inferiore del tracciato, aumentandodi sezione con il progredire verso ilbasso. Asportato e traslato il materialeminuto (limo, argilla, sabbia) è rima-sto in loco il materiale litoide compat-to e di dimensioni maggiori. Il fossodi erosione, nella parte più ampia,è stato stimato, a vista, intorno a 3

metri di larghezza ed altrettanti diprofondità. È utile precisare che l'area,con giacitura molto inclinata, ha unapendenza media del 40%, con valoriminimi del 30 e massimi fino alt'80%.Evidentemente, essendo venuta a man-care lhzione di trattenuta delUintrec-cio di radici delle piante arbustive ed

erbacee delle cenosi climax di "arbustimontani prostrati e delle steppe mon-tane mediterranee" che presidiano,con una valida azione regimante ed

antierosiva, la stahilità di questi suolid'aita quota, si è attivata una intensae rapida decapitazione degli orizzontidel suolo, con traslazione a valle delmateriale fluitato. AlIa conclusionedet processo è stata pronunciata sen-tenza di assoluzione nei confrontidegli imputati. Solo qualche conside-razione in merito ad alcuni aspettitecnici legati all'esistenza del vincoloper scopi idrogeologici.Si fa riferimento ad una frana veri-ficatasi nel dicembre del 1999 cheha coinvolto la strada sottostanteall'area degradata; non è l'aspettopiù preoccupante, trattandosi di unmovimento franoso superficiale. Si

rileva che non è stato messo a fuoco ilfenomeno più importante e subdolo:l'erosione che, tatvolta, è all'originedella "colata" franosa. Ma cosa è acca-duto in reattà?Secondo la letteratura tecnica il ter-mine "frana" si riferisce, per solito, aidistacchi di ammassi di terreno che sirisolvono, quasi sempre, con la disce-sa più o meno repentina e veloce diquantità più o meno cospicue di sfa-sciume roccioso. Per quanto nel con-cetto di frana sia implicita una certarapidità di movimento dei materiali,viene attribuito tale nome anche a

movimenti reLativamente lenti comesono, ad esempio, quelli delle colatedi sfasciume argilloso che si formanoper lo più nei pendii. I fenomeni sonocontenuti nel più ampio concetto di"dissesto idrogeologico", che com-prende "quei processi che vanno dalleerosioni contenute e lente alle forme

!

t,t" ...:,:;r!&- !..19&d.. il.*rBruncu Spina 2005, fossi di erosione nelle piste

più consistenti della degradazionesuperficiale e sottosuperficlale deiversanti, fino alle forme imponentie gravi delle frane". In aitri termini,sono compresi in questa definizione ivari stadi e forme dell'erosione idrica:erosione diffusa. calanchi e frane.Quindi, è stato motivo di sorpresail fatto che, dopo avere esaminatonelle varie sfaccettature "la frana".non si sia fatto cenno aI fenome-no dell'erosione, che riguarda ciòche avviene a livello di "suolo" e

che, nel caso specifico, sembrerebbeessere all'origine della "frana", pro-blema subordinato (per chi scrive)in quanto determinato dalle erosioniche si sono avvicendate nel tempo.Parrebbe, infatti, che il materialeterroso eroso dal monte e raccoltosidal terzo inferiore della pendice finoal limite della pista sopra strada. inseguito alla precipitazione intensae continua sia "colato" sulla stradastessa ed oltre, fino ad interessare iltorrente sotto strada che convogliale acque nel rio Chiedotzo. Uerosione PiccoLe frane nelLe scarpate per erosione al piede

|falrra in §ardeena r:" t7 !**6

Page 10: 27Natura in Sardegna

idrometeorica accelerata - diversa,negli effetti, dalla erosione geolo-gica, normate - è stata determinatadagli interventi "pesanti" dellluomonellhrea in argomento, ivi compre-sa la degradazione della coperturavegetale. Uerosione si è sviluppatanella forma laminare, per rigagnoli e

per burronamento, anche per effetto,come è stato rilevato nella sentenza,degli "interventi antropici" e delle"azioni antropiche".

Che c'entra, in tutto questo discorre-re, il "vincolo idrogeologico"?Uarticolo 1 det R.D.L. 3267/23 sot-

topone a vincolo per scopi idrogeo-

logici i terreni di qualsiasi natura e

destinazione che, per effetto di forme

di utilizzazione contrastanti con lenorme riportate nello stesso decreto,possono con danno pubblico subiredenudazioni, perdere la stabilità e

turbare il regime delle acque. Nellhrea

del Bruncu Spina sono state messe inatto forme di utilizzazione che hanno

causato denudazioni (per soppressione

e asportazione della vegetazione arbu-

stiva ed erbacea avente funzione pro-

tettiva ), perdita di stabilità (per avere

provocato erosioni con conseguenze

irreversibili) e disordine idraulico (per

avere alterato lbrdinato defluire delleacque setvagge superficiali). Per quan-

to riguarda Yautorizzazione del Corpo

Forestale, a norma del R.D.L 3267/23,non risulta pervenuta atlllspettoratoRipartimentale delle Foreste di Nuoro

una richiesta, con relativo progetto,

almeno dal 1988 al 1994.

Non si comprende come thutorizza-zione possa essere stata "acquisitaper silenzio assenso". Probabilmenteè stato applicato l'articolo 20 del R.D.

11,26/1,926 (regolamento del R.D.L.

3267/7923) che tratta di "movimenti

di terreni" che non sono diretti alla

trasformazione a coltura agraria dei

boschi e dei terreni saldi. Il fatto,poi, che lAssessorato della Difesa del-

lAmbiente della Regione Sarda abbiaapprovato, in data 15.06.2004, prot. n"7432/2, ai sensi del D.P.R. n' 720/03

sulla valutazione di incidenza, il pro-

getto di "recupero e valorizzazioneambientale dei siti interessati dallepiste sciistiche del Gennargentu", non

sminuisce la dimensione e le con-

seguenze del dissesto idrogeologicoprocurato ad una delle "quinte" Pae-

saggistiche più belle della montagnadel Gennargentu. E una responsabilitàmorale molto grave per questa isti-tuzione regionale il cui compito è diassicurare la difesa del suolo e preten-

dere l'uso corretto di un territorio così

delicato.

Per concludere, sulla spinta dellacuriosità professionale, c'è stata unarivisitazione dei luoghi, lungo glistessi tracciati di cinque anni orsono. È stata percorsa l'area dissesta-ta e si sono osservati i recenti inter-venti correttivi che sono: l'averericoperto con ciottolame le profondetracce delle "canalizzazioni" del pas-

sato; l'avere aperto fosse livellari per

smaltire le acque selvagge eccedenti,rivestendo le pareti con tavote, oggiin stato di marcescenza e scalzamen-to; l'avere drenato con tubi alcunifossi con ìiintento di convogliare leacque nelle canalette livellari; l'ave-re steso, lungo alcune scarpate alteanche 5 e 7 metri, reti di canapaper frenare l'erosione; l'avere posato

analoghe reti lungo alcuni trattidelle piste con l'intento di rallen-tare l'erosione e consentire all'erbaspontanea e seminata dall'uomo diaffermarsi e crescere.Al riguardo si ritiene che il corret-tivo più efficace per rallentare ilfenomeno erosivo, sempre energica-mente attivo, sia quello di favori-re l'insediamento della vegetazionearbustiva spontanea (Ginepro nano,Pruno prostrato, Crespino dell'Et-na, Ginestre, Timo, e attre). Allostato attuale delle cose, ìierosionelamellare ed a solchi è sempre moltoattiva ed iI trasporto del materialeminuto rilevante. È stata riscontratauna marcata erosione nelle scarpatedove sono prevedibili futuri piccolifranamenti per scalzamento detlabase. La sintesi da trarre da tuttociò è che il territorio è irrever-sibilmente modificato. certamenteinstabile, difficilmente recuperabile ;

l'aspetto paesaggistico deprimente.Nella valutazione della opportunitàdi attuare il disegno con le modalitàe le tecniche adottate è venuto a

mancare il giudizio competente delpedologo sullo strato del terrenochiamato "suolo", ad integrazionedi quello di competenza del geologo

riguardante il "sottosuolo".

Erosione jncanalata nella corsia dei piloni della funivia

Bruncu Spina 2005, fossi di erosione nelle piste

Ìdatura in §a;deqna n" 2? - 200§

Page 11: 27Natura in Sardegna

Dune costierein Sardegna

1 perimetro costiero della Sarde-gna, comprese le isole minori adia-centi, ha uno sviluppo di 1895 km.

Di questi circa 450 sono costituiti da

coste basse sabbiose o ciottolose. Inquesto secondo contesto si trovanouna molteplicità di spiagge e sistemidunari che costituiscono una dellerealtà più importanti del bacino Medi-terraneo. Basta ricordare tutte quetle

che si affacciano nel Golfo dellAsina-ra: da Stintino a Platamona-Marrizza,da Vignola a Rena Maiore . Ma i sistemidunari più significativi si trovanonella costa occidentale detla Sardegnaa partire da Is Arenas nella penisoladel Sinis per passare a quelle di Pistis,Piscinas, Scivu, Portixeddu e Funtana-mare; per arrivare, ancora più a sud,a quelle di Porto Pino e Teulada. Nel

Panoramica delle dune di Capo Comino

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Nat rra in Sardpnn: no 27 - 2006

Page 12: 27Natura in Sardegna

Gotfo di Cagliari si affacciano Ie dune

di Chia, Santa Margherita di Pula e

del Poetto di Cagliari e Quartu. Anchenella costa orientale si trovano dune

meritevoli di essere ricordate nellearee di Castiadas, Muravera, Vitlapu-tzu, Quirra, Gairo e Barisardo. Da nondimenticare quelle che si affaccianonel Golfo di Orosei: Berchida, Capo

Comino e Siniscola.Tale patrimonio naturale, di primariaimportanza, è esposto a diversi tipidi rischio come risulta dalle ricerchecondotte dalla Università degti Studidi Cagliari che ha prodotto e pubblica-

to una carta del rischio geoambientaledelle coste della Sardegna.

Una migtiore conoscenza dei sistemidunari può contribuire alla loro tutetae conservazione non solo per i positiviriflessi di natura economico-produtti-vi, ma per Ia toro valenza intrinsecanel quadro della biodiversità.Le dune costiere devono Ia propriagenesi ed evoluzione all'azione delvento che, con la sua energia, preleva

le particelle di sabbia dalle spiagge

e le trasporta fino a quando la sua

velocità Io consente o fino a che nonincontrano un ostacolo. Le sabbie, tec-nicamente definite sedimenti, proven-gono in misura prevalente dallhpportodei fiumi, ma anche dalla erosione dei

litorali rocciosi e degli affioramentisottomarini, dall'accumulo di resti diorganismi marini. Le forme di accu-

mulo, predominanti nelle coste basse

e nelle insenature, si generano dove

i processi di apporto dei sedimentisono molto più importanti dei processi

erosivi innescati dal moto ondoso. Icordoni sabbiosi con una orientazioneparallela alla costa rappresentano unadelle forme di accumulo più diffuse inambiente mediterraneo. Queste for-mazioni chiudono normalmente unantico golfo marino che si trasformain una laguna. Lalar.ghezza e lhltezzadel cordone è molto variabile poiché

dipende dalla quantità di materiateapportato dai corsi dhcqua con i qualiè generalmente in stretta connessione,giacchè la maggior parte dei cordonisi diparte nelle immediate vicinanzedelle foci dei fiumi.La vegetazione svolge un ruolo deter-minante nella formazione e nella evo-

luzione delle dune. Infatti essa costi-tuisce iI primo ostacolo al trasportoeolico dei sedimenti determinando

S.§ee*1r

nel tempo la loro stabilizzazione. La

colonizzazione vegetale delle duneavviene in natura ad opera di spe-

cie erbacee adattatesi atte specifichecond.izioni delle coste sabbiose. Le

sabbie, soprattutto quelle grossolane

e quarzose, posseggono un substratopovero di elementi nutritivi con unabassa capacità di ritenuta idrica. Nelie

sabbie litoranee Ie escursioni termichegiornaliere sono notevoli, malgradoil potere termoregolatore della vicinamassa marina: durante le ore più calde

della stagione estiva la temperatura a

livello del suolo può raggiungere i 60o

centigradi. In queste severe condizioniambientali non sono molte le specie

vegetali in grado di sopravvivere: si

chiamano alofile e psammofile quel-

le che hanno acquisito una notevo-

Capo Comino, Sparto Pungente (Ammophilia Lixoralis)

Capo Comino, Ginepro Fenicio (Juniperus Phoenicea)

§,*gw'..E,ry

Euforbia marittim a (Euphorbia paralias)

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Page 13: 27Natura in Sardegna

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due ampie categorie: una si svilup-pa nelle dune propriamente dette ed

è rappresentata da specie xerofile,cioè tolleranti lhridità, thltra inveceè insediata nelle depressioni umidepresenti tra i medesimi cordoni dunali,ed è costituita da comunità vegetali ditipo meso-igrofilo, cioè più esigenti infatto di umidità. Le numerose comu-nità di piante, dette fitocenosi, checaratterizzano gli ambienti delle dunesi distribuiscono secondo una sequen-za ortogonale alia linea di spiaggia.Sequenza che oggi risulta spesso

interrotta o incompleta per effetto dinumerosi fattori di disturbo di origineumana. Uantiduna è in genere coloniz-

zata da specie erbacee particolarmentefrugaLi e rustiche come lAmmophilaarenaria e lAgropyrum junceum. Que-ste hanno una notevole capacità diarrestare ia sabbia in movimento e

quindi di edificare un sistema dunale.Le formazioni di ginepro rappresen-tano gli stadi più evoluti della vege-tazione dunaria in Sardegna insiemead altre specie della macchia medi-terranea. Particolarmente interessantisono Ie formazioni naturali di pino,pino dAleppo, ginepro, quercia spinosapresenti nelte dune della Sardegna sudoccidentale in località Porto Pino.Le pinete litoranee, diffuse in tuttele coste della Sardegna, sono invece ilfrutto delfintervento delluomo che,in epoca recente, ha inteso bonificaree colonizzare questi ambienti rimbo-schendoli con specie arboree frugalie rustiche quali appunto i pini medi-terranei.Le spiagge e le dune sono un ambientenaturale mutevole nei tempo e nellospazio. La mobilità delle dune è quin-di, in una certa misura, fisiologica e faparte di un equilibrio dinamico deter-minato dalla interazione di numerosifattori: principalmente il vento e lavegetazione. La riduzione dell'apportodei sedimenti da parte dei fiumi costi-tuisce una delle ragioni principali deldepauperamento delle spiagge e quindidelle sorgenti delle dune. È vero che è

cambiato il regime pluviometrico, maancora più rilevanti sono gli effettidegli interventi effettuati negli alveidei fiumi: cave e sbarramenti in par-ticolare. Ma Luomo ha inciso anchedirettamente sulla consistenza e resi-stenza delle dune con le sue moltepliciattività. Il taglio della vegetazione,il pascolo del bestiame, il prelievodi sabbia, le attività ricreative rap-presentano i principali fattori chedeterminano un repentino aumentodell'instabilità delle dune e quindi Ialoro regressione.Llespansione urbanistica ha interessa-to in molti casi i sistemi dunari dellaSardegna compromettendone l'equili-brio e la conservazione.Le dune hanno una grande importan-za naturalistica perchè costituisconolhabitat esclusivo di molte specie diorganismi vegetali e animali. Esse sono

infatti un luogo di speciazione, cioèambiti dove si differenziano e sele-zionano piante idonee alle particolari

#

le specializzazione ecologica per taliambienti. I raggruppamenti vegetalidelie dune si possono distinguere in

Cisto giallo (Halimium Halimifulium)

Ravastrello Marittimo (Cakile Maitima)

Calcatreppola Maittima (Erymgium Maitimum)

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Page 14: 27Natura in Sardegna

condizioni edafiche e ambientali che

caratterizzano Ie dune. Per questo lavegetazione dunaria o dunale è relati-vamente ricca di endemismi esclusivi.Le dune sono anche territori di conser-

vazione di flore antiche, appartenenticioè ad ere geologiche passate. Eserci-

tano una azione frangivento a favore

della vegetazione retrostante, manten-gono la sabbia anche dopo le mareg-

giate, contribuiscono al ripascimentonaturale delle spiagge e arricchisconoIa qualità del nostro paesaggio.

Queste aree, che proprio per essere

diventate ormai rare hanno acquisitoun maggior interesse paesaggistico,

scientifico e didattico, devono essere

gestite privilegiando la conservazio-ne dei loro preziosi habitat congiun-tamente alle zone umide retrodunatiche sono spesso parte integrante diquesti ecosistemi.0ccorre arginare il depauperamento e il

degrado delte dune costiere favorendoinnanzi tutto il ripristino della coper-

tura vegetale naturale, cominciandoovviamente dal fronte mobile delladuna. Questo obiettivo può essere

perseguito delimitando e segnalandole aree a maggior rischio di erosione

affinché siano preservate dalle azionidi disturbo localmente temibili. Monitorando nel tempo gli effetti di que-

sta semplice azione di rispetto deliedune, è possibile valutare l'eventualenecessità di intervenire con opere

che favoriscano il processo naturaledi inerbimento: quali ad esempio lesiepi frangivento con materiali vege-tali. Nel caso si renda necessaria lamessa a dimora di nuove piantine, per

accelerare il processo di colonizzazio-ne, dovranno essere utilizzate specie

autoctone appartenenti a comunitàpioniere delle dune. La salvaguardiadei litorali sabbiosi coinvolge i singoli

cittadini e le amministrazioni pub-

btiche; sarebbe forse sufficiente chequeste ultime inserissero nei pianiurbanistici il divieto di esecuzione

di strutture edilizie e ricettive, timi-tando thccessibitità in tali aree agliautomezzi. Le Amministrazioni localihanno anche la possibilità di recupe-rare gli aspetti naturalistici di moltilitorati con thdozione di provvedimen-ti tesi a razionalizzare Lutilizzazionedelle spiagge, evitare la loro eccessiva

degradazione o, peggio, la distruzio-ne di ogni loro valore paesaggisti-

co. In particolare le Amministrazionidovrebbero evitare la concentrazionedi strutture edilizie e viabili sopra e a

ridosso dei litorali sabbiosi. Altrimentisi distrugge la vegetazione, si compro-

mette llequilibrio naturale delta costa,

si deturpa gravemente il paesaggio e si

riducono in definitiva anche le possi-

bilità di fruizione turistica.

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Page 15: 27Natura in Sardegna

Effetto serra eincendi boschiviI dati del 2005 sul contenimento del fenomeno

re esaltata da un'attenta politica diprotezione det territorio attraversoefficaci interventi di difesa da fattoriantropici di impatto sui soprassuoliboschivi. I più gravi sono gli incendiboschivi.Uno dei principali temi negoziali nelprotocollo di Kyoto, in vigore in lta-lia dal 16 febbraio 2005, è t'ipotesi diconsentire aIIe nazioni di utilizzareforeste e terreni agricoli (sink di C02)

per raggiungere gli impegni di ridu-zione delle emissioni di gas-serra. Intale direzione a livello nazionale, perrispettare gti obiettivi di riduzionedelle emissioni di gas serra (pari aI6.5% rispetto a quelle del 1990), è

stata assegnata, tra le varie tipologiedi intervento, un'enfasi speciale allemisure di timitazione delle perdi-te di superfici forestali attraversoun'adeguata gestione delle foreste e

a gestione sostenibile delle fore-ste e la produzione di energia da

fonti rinnovabili rappresentanoattuatmente le componenti principatidella strategia per la riduzione dellaconcentrazione atmosferica di gas

serra (GHG), come richiesto dal Pro-tocollo di Kyoto.Anche in Sardegna ta capacità delbosco di immagazzinare carbonionelle piante e nei suoli può esse-

Un incendio della macchia mediterranea nelL'agro di TeuLada

lfaturr:rt S,rrdeqna n" 27"?ltlit 1,3

Page 16: 27Natura in Sardegna

Fig. 1

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un'efficace lotta integrata agli incen-di boschivi, al fine di salvaguardare isink già presenti e di ridurre i pericoli

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di emissioni gassose in atmosfera,connesse al fenomeno degli incendi.Questi ultimi infatti sono responsa-

Numers inr*ndi s bo§to pÉmor*,Arni 1§I1 - 7§§5

bili delt'incremento di C02 nell'atmo-sfera; secondo recenti dati NASA a

causa degli incendi è stata immessa

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I dati del 28ù5 si riferi§.*no ai consunlivi al S seli*mbre

Page 17: 27Natura in Sardegna

IL problema degli incendi estivi, oltre ad arrecare un danno gravissimo all'ecosistema, è causa spesso di tragedie e di un grande dispendio di mezzi ed energia

dal 1850 al 1980 una quantità stimatada 90 a 120 miliardi di tonnellate diC02, contro i 165 miliardi di tonnella-te immessi dalla combustione di gas

e carbone. Gli incendi delle forestetropicali ad esempio contribuisconoper 2.4 Gt annue. La combustionedi biomassa contribuisce per il 38%all'immissione in atmosfera di C02,

contro il 62lo causato dalla combu-stione di combustibili fossili. La bio-massa bruciata deriva in gran partedalle foreste aggredite dal fuoco su

notevoli estensioni e con elevatafrequenza.In Sardegna iI problema delle emis-sioni di GHG a causa degli incendiassume grande rilevanza, infatti tra il1971. e il 2004 nell'Isola si sono regi-strati 116.314 incendi con una super-ficie totale percorsa pari a 1,.418.276

ha. e una superficie boscata percorsapari a 274.678 ha.(R.A.S. 2005).In media ogni anno 41..71.4 ha. di cui8.077 boscati risultano percorsi dalfuoco.Dat 1992 la raccolta sistematica di

dati statistici sugli incendi, ripresi e

utilizzati nel High Resolution BiomeModel(HRBM) delta FAO ha consentitodi modellizzare, sotto iI profilo spa-

ziale e temporale, gli incendi e fornireindicazioni più precise sulle emissionigassose ad essi connesse. Il modelloha cosi indicato un flusso mondialeannuo di C emesso da incendi di vege-tazione variabile da 4.1.4 Gt a 4.8 Gt.

A livello nazionale stime di riferi-mento delle emissioni di C02 sono

state proposte da Bovio considerandote superfici percorse, i tipi di sopras-suolo, i modelli di combustibile, i rim-boschimenti e la rinnovazione.In Sardegna il dato congruo con lastima delle quantità di C02 imma-gazzinate dalle formazioni forestaliregionali (tipi forestali), equivalentia un totate medio annuo di circa 11

Mt, corrispondenti a circa 3,2 Mt di C,

e basato sul calcolo di assorbimentonetto annuo di C, come modificato da

Sirca et A1. (2001), di circa 6 t/ha. perle leccete, 5 t/ha. per Ie sugherete e

gli altri querceti, 4 t/ha. per le pinete

e le formazioni riparie, 1 t/ha. pergiovani rimboschimenti e macchie,consente di stimare emissioni medieannue di C02 a causa di incendi com-prese tra 0.45 e 0.50 Mt. Gti eccellentirisultati della campagna antincendiboschivi 2005, con una decisa ridu-zione del numero di incendi (-632)

e ancor più delle superfici boscatepercorse dal fuoco rispetto alle medieultratrentennali (-5041 ha.) e anchedegli ultimi 6 anni (-1839 ha.), con-sentono di valutare, anche alla lucedel contributo di C02 risparmiata,t'efficacia dellhpparato di lotta e diprevenzione. Infatti, oltre alle altrevalutazioni in merito atla sicurezza e

incolumità pubblica e tutela del patri-monio forestale come beni economicidi pregio, nella campagna a.i.b. 2005

la riduzione delle emissioni di C02

causate dagli incendi è risultata dicirca 0,315 Mt, equivalente aIIa quan-tità di C02 emessa in 6 mesi di eserci-zio da una termocentrale tradizionale(a combustibile fossile) da 70 MW dipotenza installata.

Nat,:ra in §ardpcna n' 27 - 2006 1,5

Page 18: 27Natura in Sardegna

Datfuoco di Promèteoatta prevenzionedegti incendisimbolo del divenire; per Empedocle diAgrigento, filosofo, medico e poeta gre-

co vissuto anch'egli nel V secolo a.C., ilfuoco è uno dei quattro elementi ori-ginari insieme all'acqua, all'aria e alla

terra, dalla cui combinazione continuahanno origine gli esseri e dove Amo-re e 0dio sono le forze che uniscono o

La funzione di principio e quella di ele-

mento tendono a identificare il fuoconel suo incessante modificarsi a simbolodell'eterno cambiamento della natura.In Sardegna il fuoco è stato un fat-tore determinante nel plasmare lavegetazione. Utilizzato dall'uomo nel-l'opera di modificazione dellhmbiente

naturale, nella convinzione che

minore spazio alle forestesignificasse maggio-

ri possibilità diestendere i

pascoli,èla

Prometeo è il simbolo deila generosità verso gli uomini. Nella mitoLogia greca ha incarnato Ia figura del

divino compassionevole che rinuncia alle proprie prerogative per soccorrere i deboli e gli indifesi

disgregano ognicosa.

romèteo, personaggio della mito-logia greca, è comunemente as-

sociato al fuoco. Egti infatti, per

amicizia verso gti uomini, ne rubauna parte dal carro del Sole e

lo dona all'umanità. Zeus,

irato, lo punisce incate-nandolo ad una rupe,nella regione della Sci-

zia, oggi parte dellaUcraina. Promèteo,quasi crocifissoalla roccia, subi-sce un quotianoe straziante tor-mento. Unhqui-la scende infat-ti puntualmen-te a divorargliil fegato che,dopo poco, ri-cresce, perpe-tuando il doloreallinfinito.Il fuoco è da

sempre considera-to il simbolo dellaribeilione controIa tirannide e la su-perstizione. Promèteorappresenta lo spirito diiniziativa dell'uomo e Ìa

sua tendenza a sfidare ie for-ze divine.Nella storia del pensiero filosofico ilfuoco ha avuto particolare rilievo, as-

sumendo con Eraclito di Efeso, filosofogreco vissuto nel V secolo a.C. la fun-zione di principio primo di ogni cosa,

1,6 l{alura in §a:C*1na n* l? - I0ilS

Page 19: 27Natura in Sardegna

causa principale della scomparsa digran parte del patrimonio boschivoisolano.0ggi, nonostante Ie mutate e migliora-te condizioni di vita, il problema degliincendi boschivi ha raggiunto livellidi elevatissima pericolosità e gravità.Pur possedendo mezzi di interventoun tempo impensabili, siamo tuttavia,in molti casi, impotenti a fronteggiaretale pericolo. Soprattutto quando ci si

trova a dover fronteggiare particolariavversità climatiche, come i forti ven-ti, oppure condizioni sfavorevoli pro-vocate dolosamente.La situazione ci spinge cosi a impegare

sempre maggiori risorse ed investire ca-

pitali proporzionati alle esigenze. Come

sottolineato nel numero precedente diNatura in Sardegna, nei diversi articolidedicati alla problematica degli incendi,occorre perseguire nuove strategie di in-tervento. In primo luogo costruendo unaresponsabilità collettiva, ove il singolo cit-

tadino attui comportamenti virtuosi che

aiutino ad evitare gli incendi. Ancor piùvirtuoso deve essere, di conseguenza, ilcomportamento delle varie amministra-zioni, chiamate a redigere adeguati pia-ni antincendio.Quando, come Forestali, partiamo diprevenzione, ci riferiamo all'insieme- coordinato e pianificato - di azionie interventi finalizzate a sopprimere emodificare le cause degli incendi, attra-verso i canali dell'fn/ormazione e del-l'educazione ambientale. Azioni e in-terventi, dunque, che possano garan-tire la tutela dei boschi e la diffusionedi prassi e norme di comportamentocivico e responsabile. In poche paroleognuno di noi deve contribuire a ga-

rantire, alla successive generazioni,I'integrità del patrimonio ambientalericevuto dai nostri avi. Un secondopunto da tenere ben presente è chelhzione del.e campagne antincendiosi configurano anche come momento

topico in cui cercare di limitare gtieffetti dannosi del fenomeno, dotan-do il territorio delle necessarie infra-strutture di difesa. 0ccorre inoltrecreare le migliori condizioni di lottaattiva attraverso un maggior controllodel territorio, una sapiente politica diprevenzione selvicolturale, adottan-do, nei casi necessari, anche ta formadel fuoco prescritto, al fine di etimi-nare la distribuzione della vegetazio-ne potenzialmente capace di propaga-re il fuoco.La lotta agli incendi è un'attività che

dura 365 giorni allhnno, non va in va-canza, non aspetta l'estate per farsiviva. Non è più dunque una emergenza

stagionale, ma una piaga vera e propriache prosta e depaupera il territorio sar-do. Il nostro compito, come Forestali,è difendere iI patrimonio ambientale.Sicuramente, con lhiuto dei cittadinie delle istituzioni, il nostro lavoro saràagevolato.

La prwenzione: modifica dei fattori o previsione dei comportamenti

Schema delle interazioni tra prevenzione, fattori predisponenti e cause determinanti degli incendi

Natura in §ardeqna n' 27 - 2006 1.7

Page 20: 27Natura in Sardegna

Protocollotr l§pto e foresteAddizionalità delle misure di sostegnorispetto agli ordinari investimenti dellaPAC.

Temporaneità della fissazione del C nelleformazioni forestali e reversibilità dellequote in tempi medi.Problemi inerenti la dimensione dei Car-

bon sinks, con conseguente spiazzamen-to dei piccoli interventi.Incertezze nella quantificazione del C

assorbito nei sistemi forestali.Costi ditransazione nel commercio delle quoteche ricadono sugli operatori forestali,penalizzando le piccole realtà.IUnione Europea ha stabilito le regole

sulla commercializzazione del Carbonio

attraverso Ia Dir. 2003/8/CE, nota comeEmission Trading, che istituisce un siste-ma per 1o scambio di quote di emissionidei gas a effetto serra nella Comunità,integrata e modificata successivamente

dalla Dir. 2OO4/101,/CE. È entrata in vigo-re il Lo gennaio 2005. Per ora interessaoltre 12 mila imprese europee dei settoriindustriali maggiormente responsabili diemissioni di gas serra, quali quelle dellaproduzione di energia elettrica, dellasiderurgia, cementifici, del vetro e cera-mica, e quelli delllndustria cartaria.Tate Direttiva prevede due schemi diattuazione, uno a carattere obbligatorioed uno a carattere volontario.NeI primo le imprese suddette sono vinco-late a non superare la quota di emissioniassegnate, sulla base delle emissioni sto-riche precedentemente prodotte, secondoil principio del "tetto e commercio" o Cap

and hade. Se nel periodo di riferimentollmpresa avrà superato il tetto massimo

di emissioni, dovrà acquistare dei credi-ti di carbonio, se viceversa si collocheràsotto il tetto massimo potrà vendere icrediti corrispondenti. La prima fase diapplicazione copre iI triennio 2005-2007,

ta seconda fase il quinquennio 2008-

2012, corrispondente al primo periodo

d'impegno del Protocollo di Kyoto, e cosìdi quinquennio in quinquennio. In talmodo si è già venuto a creare un mercato

Il protocollo di (yoto non è stato sottoscritto da tutti ipaesi indwtrializzati. Questo ha sollevato critiche dapiù parti, soprattutto tra gli ambientaListi e i no global

dei crediti di carbonio a livello europeo,in cui tbggetto dello scambio è valutatotra i 7 ed i 30 euro/ton C02.

La Banca Mondiale funge da soggetto diintermediazione nel meccanismo di scam-

bio delle quote tra i paesi. Ne[inverno 2003

ta Banca Mondiale ha stipulato un accordo

con il Ministero Italiano dellAmbiente e delTerritorio volto ad istituire un fondo, [/fa-lian Carbon Fund, per L'acquisto di riduzio-ni di emissioni da progetti in Paesi in viadi sviluppo e con economie in transizione,compatibili con le regole dei meccanismi delprotocollo di Kyoto, CDM e JI.[Italia ha un ambizioso obiettivo di ridu-zione delle proprie emissioni, che difficil-mente può essere raggiunto attraverso IesoLe misure domestiche a meno di investi-menti esorbitanti. I Fondo fornisce unaalternativa per thcquisizione di riduzionidi emissione, utile per il raggiungimentodet[obiettivo nazionate. Il Fondo è dotatodi un capitale iniziale di 15 mitioni di dol-lari messi a disposizione dal Ministero del-ìiAmbiente e del Territorio. Questa dotazio-ne iniziale è destinata ad aumentare neltempo, dal momento che iI Fondo rimaneaperto alla sottoscrizione di soggetti ita-

(seconda parte)

Aspetti economici e di politica ambien-tate detla commercializzazione dei cre-diti di carbonioa Tethmbito dele potitiche di ridu-

l\l ,"* dei GHG ù foreste possono

I I svolgereunimportanteruolo, assu-

mendo riflessi anche di carattere econo-

mico finanziario un tempo inaspettati,che vanno oltre il tradizionale valore com-

merciale del prodotto legno.

I1 riconoscimento del ruolo forestale e tacommerciabilità tra paesi delle capacitàdi assorbimento che le foreste svolgono,quote di carbonio assorbito, assumono

aspetti innovativi di carattere positivo,presentando però anche nuovi problemi.

PotenziatitàAumento detla multifunzionalità dellaforesta

Diversificazione delle strategieInternazionalizzazione del mercato delsettore e attrazione degli investimentiMaggiore possibilità di adattamento dellasocietà ai cambiamenti climatici, grazie

alla funzione mitigatrice del microclimaforestale

Problemi connessiEffetti indotti (leakage) quali l'eventua-lità, contrariamente aile intenzioni, diassistere ad un aumento delle emissionia seguito dellhspettativa di incrementareIa capacità dhssorbimento da parte dellenuove superfici forestate e conseguen-

ti squilibri dei mercati dei combustibilifossili. Tale eventualità può verificarsisoprattutto nei PVS, non vincolati dagtiaccordi di riduzione.

18 Natura in §ardegna n' 27 - 2006

Page 21: 27Natura in Sardegna

liani nei 24 mesi successivi all'apertura.I1 secondo schema di attuazione, relativoalle iniziative volontarie, viene intrapresoda soggetti economici, enti locali e persino

singoli operatori privati, anche nellhmbitodel settore forestale. Sono iniziative voltea propagandare i propri prodotti o servizied a promuovere nel mondo pubblicitariola propria immagine attraverso processi

produttivi rispettosi dellhmbiente, ed inparticoiare netla riduzione delle emissio-ni. Per iI momento sono ancora interventisporadici, ma che sembra stiano sortendoun effetto trainante. Permane un proble-

ma riguardante il meccanismo di controllodelle azioni votontarie.Fino al 2008 Ia Direttiva Emission hadingha tassativamente escluso dal mercatodelle quote i progetti in campo foresta-le, ma si prevede che anche successiva-

mente a tale data lbrientamento riman-ga uguale. Il motivo di tale esclusione,

fortemente voluta dagli ambienti ecolo-gisti, è da ricercarsi nella reversibilità a

medio e lungo termine che caratterizzagti impianti forestali. Le foreste infattirappresentano dei serbatoi di carbonio,i cosiddetti carbon sinks, che possono

contribuire soltanto temporaneamentea risolvere il problema dello sbilancia-mento globale tra emissioni ed assorbi-

mento di C02, attualmente a favore delprimo. II protocollo di Kyoto ha sancitoinfatti che lbbiettivo da perseguire è lariduzione delle emissioni. Con ciò nonè giustificabite acconsentire emissioniaggiuntive ricorrendo ai meccanismi diassorbimento.Il meccanismo di assorbimento della C02

da parte degli ecosistemi forestali è affet-to da incertezza delle aspettative e tem-poraneità delle funzioni assolte. Inoltretali misure, per loro connotazione, noninducono rilevanti trasferimenti di inno-vazione tecnologica paragonabili a quelliottenibili perseguendo lhmmodernamen-to e la conversione dei settori industrialiresponsabili di emissioni, ottenibili ad

esempio con il meccanismo del JI.I bassi costi di fissazione della C02, otteni-bili realizzando impianti di afforestazionee riforestazione nei PVS, farebbero crotla-

re iI valore delle quote di assorbimento.

Con ciò potrebbe esserci la tentazione dicontinuare ad awalersi dei combustibilifossili per i processi energetici, ricorrendopoi allhcquisto di quote a basso costo per

compensare le maggiori emissioni. Il tuttoanche a danno del valore intrinseco deipatrimoni forestali esistenti.

Lo svantaggio della posizione assuntadalla UE per il settore forestale consistenel fatto che fino al 2008, ma forse anche

oÌtre, non ci saranno riflessi economicisugti operatori in quanto non sarà possi-

bile commercializzare le quote derivantidai sinks forestali, nonostante che i[ 10o/o

della strategia dellltalia per il consegui-mento degli obiettivi di Kyoto sia svol-to dal settore forestale. Tale discrasia è

parzialmente compensata dal fatto che

comunque viene perseguita una potiticache incoraggia la produzione di energiadatle fonti rinnovabili, tra cui il legno,che porterà ad un aumento del suo valorecommerciale, con riflessi economici pergli operatori del settore.

Validazione e certificazione dei creditidi emissione forestali: CDM e schemialternativiI cosiddetti "meccanismi flessibili" pre-

visti dal Protocollo di Kyoto, Ctean Deve-

Iopment Mechanism (CDM), Joint Impte-mentation (JI) ed Emission Trading (ET),

sono strumenti per promuovere lo svilup-po sostenibile e minimizzare i costi cor-

relati alla limitazione delle emissioni deigas serra. I paesi industrializzati possono

ricorrere a tali strumenti per concorrere alraggiungimento degli obiettivi di riduzio-ne di emissione ad essi assegnati, matu-rando dei tertified emission reduction"(CER) con i CDM, o degti "emission reduc-

tion unit" (ERU) net caso dei JI, da utiliz-zare come titoti di scambio tra paesi.

Chi vuote beneficiare di questi stru-menti può presentare un progetto allaBanca Mondiale, che ne cura tlstrutto-ria. Attualmente sono stati approvaticirca 100 progetti tra CDM e JI a livelloglobale.

I progetti presentati da paesi europeisono prevalentemente quelli relativi allefonti di energia rinnovabile e di efficien-za energetica. Ciò sta ad indicare che

lEuropa sta puntando a diventare leadera livello mondiale nellhmmodernamentotecnologico.Sussistono alcuni problemi:

0peratività dei paesi riceventi il proget-

to. 0ggi non esistono ancora metodotogiedi validazione univoche ed ufficialmentericonosciute.Lentezza nell'approvazione delle metodo-logie di validazione e certificazione.Accreditamento dei soggetti certificatori,D esigned 1perational Entities. Attualmen-te i soggetti accreditati sono solo quelli

che operano nel settore agricoloOperatività delle autorità nazionali, Desr'-

g ne d N ational Author itie sI progetti subiscono in fase istruttoriauna durissima selezione, per rispondereai requisiti richiesti dagli accordi inter-nazionali. In media, su 150 idee di pro-getto, raggiungono l'approvazione defini-tiva soltanto 3 CDM.

Attualmente iI settore forestale beneficiasottanto di vantaggi indiretti, attraversola valorizzazione dei prodotti forestaliquali combustibili nei progetti di produ-zione di energia rinnovabile.

I progetti forestali netlhmbito det CDM

del Protocotto di KyotoA seguito degli accordi stipulati in occa-

sione della Settima Conferenza delle Partitenutasi a Marrakesh, con i progetti fore-stali reatizzati nei PVS, i cosiddetti CDM,

ITtalia può portare a credito fino alll%delle emissioni prodotte al 1990, corri-spondenti a 5Mt di C02.

Per realizzare un progetto CDM è neces-

sario rispettare delle regole di base moltosevere.

Definizione afforestazione/riforesta-zione: sono riconosciute le attività dirimboschimento solo su aree classifi-cate non forestati con riferimento dal37/72/7989, edificando pertanto superfi-ci forestati aggiuntive.Addizionatità: il progetto deve persegui-

re llncremento dellhssorbimento di C02

rispetto alle condizioni presenti e a quel-

le prevedibili nel futuro in assenza dellostesso; deve cioè rispettare un criterio diaddizionalità dellhssorbimento.Linee Base: deve prospettare diversiscenari temporali di assorbimento, dettiIinee base, in funzione dei cambiamentidell'ecosistema dovuti a degrado umano,degrado naturate, condizioni di stabilitàevotuzione naturale, evoluzione indottadat progetto.

Leakage: iI progetto deve prevedere leesternalità indotte, ovvero gti effettisulle aree circostanti in senso miglio-rativo o peggiorativo detla capacità diassorbimento (se ad esempio vengonosottratte aree a pascolo per riforestarle,la popolazione pastorale locale potrebbe

essere indotta a deforestare altre aree

con maggior capacità di assorbimento,peggiorando cosi la situazione);IJapproccio deve essere di tipo sinergi-co tra i fattori sociali, economici, risorse

ambientali e deve rispettare i criteri disviluppo sostenibile, di tutela della bio-

Natura in SardeEna n" 27 - 2006 1,9

Page 22: 27Natura in Sardegna

diversità, di lotta alla desertificazione, di

rispetto delle culture locali, ecc..

[Italia, con il Ministero delU\mbiente e del

Tenitorio, ha attivato due progetti pilo-

ta CDM forestali in Cina e in tugentina di

3.000 ettari ciascuno, consistenti nel rim-

boschimento di aree desertiche e predeser-

tiche con essenze forestati autoctone.

Stato, Regioni e protocollo di Kyoto

La Delibera CIPE 123/2002 ha delineato

tbbiettivo di riduzione delle emissioni

da conseguire con le attività riconduci-

bili al settore forestale. A tali attività è

stata attribuita la capacità di riduzione

di 10Mt di C02, raggiungibile attraverso

investimenti finanziari quantificati incitca527 Meuro. Sebbene la delibera CIPE

ne abbia previsto 1o stanziamento, a 3

anni di distanza è stata stanziata sol-

tanto Ia somma di 5M euro per progetti

pilota, redazione deIIINFC e del Registro

dei Serbatoi di Carbonio. Per gli investi-

menti di comparto non è stato stanziato

niente, e neanche l'attuale DPEF preve-

de alcunchè. Di fronte a tale scenario è

poco credibile la previsione di ottenere

dal settore forestale lbbiettivo di 10Mt

di C02 nel primo periodo di impegno del

Protocollo di Kyoto.

Gli impianti di forestazione realizzati

dopo il 1990, contabi[zzabili come quota

di assorbimento, possono essere ricondotti

a quelli realizzati nellambito del REG. CEE

2O8O/92, pari a circa 110.000 ettari collau-

dati in tutta Italia. La previsione di rever-

sibitità degli impianti crea però qualche

problema per accreditar[ come sinks.

I boschi di nuova formazione, per essere

accreditati come sink ai fini dell,'art- 3.3

del Protocollo di Kyoto, debbono essere

riconosciuti come frutto di unhttivitàintenzionale delllomo.Tale definizione è difficilmente soste-

nibite per lltalia poichè taii formazioni

sono frutto accidentale dellhbbandono

delte attività agricole e pastorali in ampie

plaghe del territorio montano e collina-

re, e non, come prevede ii Protocollo di

Kyoto, dovute ad attività dell'uomo diret-

te al loro conseguimento.Per quanto riguarda la realizzazione del

Registro dei Serbatoi di Carbonio, it Mini-

stero dellAmbiente e deila futela del Ter-

ritorio ha predisposto wabozza che ha

sottoposto a maggio 2005 alla Conferen-

za Stato Regioni. Attualmente i lavori di

redazione si trovano in una condizione

di stallo, a causa soprattutto di divergen-

ze inerenti le competenze di gestione da

20 lrlatura in Sardegna n' 27 - 2006

Le proteste degli ambientalisti, oltle che variopinte, sono state, in alcuni casi, decisamente dure

attribuire ai diversi soggetti. Altro moti-

vo di contrarietà da parte delle Regioni

è la previsione di conteggiare i tagli col-

turali di utilizzazione dei boschi come

riduzione di sinks. Ciò comporterebbe

gravi riflessi negativi sul comparto, sia

dal punto di vista economico, sia difficol-

tà gestionali dei boschi con conseguen-

ze sulla stabilità ecologica di ecosistemi

spesso non in equilibrio con l'ambiente.

La contraddittorietà della politica del

MATT è evidenziata anche da recenti

articoli pubblicati, a firma dei suoi rap-

presentanti, che palesemente manifesta-

no scetticismo, se non contrarietà, allln-tero Protocollo di KYoto.

Proprietà e commercializzazione dei

crediti di carbonio forestatiIl settore agroforestale, definito LULUCE

(Land use, Land-[Jse Change and Foreshy)

può dare un contributo al raggiungimen-

to degli obiettivi nazionali di riduzione.

Secondo il Protocollo di Kyoto i crediti

conseguiti con iI LULUCF possono essere

oggetto di commerciali zzazione alllnter-no del meccanismo di Emission Trading

(ET) oppure all'interno dello schema di

Emission Trading deIljUE (ETS-EU). tut-tavia, attualmente, l'Unione Europea ha

escluso che i crediti LULUCF possano

essere oggetto di scambio. Entro ii giugno

2006 Ia Commissione Europea dovrà veri-

ficare Ia possibitità di includere i creditiLULUCF nellETS-EU.

In Italia la certificazione dei creditiLULUCF awerrà tramite il Registro Nazio-

nale dei Serbatoi di Carbonio Agro-Fore-

stali, in corso di realizzazione. Il Registro

sarà proprietario dei crediti da esso certi-

ficati e rilasciati.Il registro avrà Ie seguenti funzioni:Certificazione del C sequestrato dal com-

parto agricolo e forestale, e delle emissio-

ni in atmosfera.

Iscrizione dei sinks e rilascio dei crediti(RMUs).

Definizione dei metodi di quantificazio-

ne della capacità di sequestro ed assorbi-

mento dei sinks.

Ai fini det rilascio dei crediti sono eteggi-

bili le seguenti componenti dell'ecosiste-

ma forestale:Biomassa viva epigea e ipogea (parti

aeree e radici).Necromassa a terra (rami e parti di piante

morte a terra).Lettiera.Sostanza organica nel suolo (humus e

frazioni parzialmente umificate).

I1 registro entrerà in vigore obbligatoria-

mente nel Z}OT.Liscrizione da parte dei

proprietari privati di superfici forestali

sarà a carattere volontario. Uiscrizione

comporta it diritto a commercializzateleproprie quote, sottoponendosi alle moda-

lità di gestione previste dal Registro per

ia specifica tipologia di sink. It Registro

non altera it diritto di proprietà. lliscri-zione comporta la disponibilità a sot-

toporsi a verifiche e controlli da parte

degli organismi preposti ufficialmente

riconosciuti.Lieventuale riduzione o scomparsa del

sink forestale certificato, per cause d'in-

cendio, abbattimento, trasformazione od

altro, determinerà la perdita del credito

da parte de1 proprietario.

Riconosciuto i[ problema, allo stato

attuale, di conseguire lobiettivo pre-

visto di riduzione delle emissioni da

parte dellltalia attraverso gti strumentifissati dalla delibera CIPÉ 123/2002, ed

essendo con tale prospettiva prectusa la

possibilità di commercio estero dei cre-

diti LULUFC, è plausibile ritenere che lo

scambio di quote sarà possibile soltanto

neil'ambito del contesto nazionale.

Page 23: 27Natura in Sardegna

l:ambientenel dirittointern azionate

Piscinas. Le immense dune di sabbia, richiamo spettacolare per i visitatori della zona. Estese per

km sia in lunghezza che in profondità, accolgono numerose specie selvatiche, come il cervo sardo,

e una belìissima e folta macchia mediterranea

(seconda parte)

1 danno più rilevante che ha porta-to gli Stati a concludere la primaConvenzione per la protezione del-

lhmbiente marino, si verificò nel 1967

in Cornovaglia, con Iincidente acca-

duto alla petroliera "Torrey-Canyon",

battente bandiera liberiana, la qualeriversò in mare 210.000 tonnellate diidrocarburi sulle coste della Bretagna,provocando la moria delle risorse bio-logiche del mare e danni sia alla terra-ferma sia all'atmosfera.La Convenzione delle Nazioni Unite suldiritto del mare, rappresenta il risultatodi un lungo processo di codificazioneterminato il 10 dicembre del 1982, con

I'adozione del testo definitivo a Mon-

tego Bay.

TaIe Convenzione dedica la sua dodicesi-ma parte all'ambiente marino, raggrup-pa principi ed obblighi già affermatinelle precedenti convenzioni (come

ad esempio Ia Convenzione di Barcel-

lona del 1976 sulla salvaguardia del

Mare Mediterraneo dalfinquinamento,la Convenzione di Bruxelles del 29

novembre 1969 relativa alllnterventoin alto mare in caso di inquinamento da

idrocarburi) sia in materia di preven-zione, sia in materia di responsabilitàdegli Stati.tart.1,, par.4 della Convenzione, for-nisce una definizione molto ampia diinquinamento marino intendendo con

esso "ìiintroduzione diretta o indiretta,ad opera dell'uomo, di sostanze o ener-gia nellhmbiente marino ivi compresi

gli estuari, che provochi o possa pre-

sumibilmente provocare effetti deleteriquali il danneggiamento delle risorse

biologiche o della vita umana, rischiper la salute umana, (...) alterazionidella qualità dellhcqua del mare che ne

compromettano l'utilizzazione (...)".Gli artt.192 e 193 stabiliscono, invece,il primo, tbbbligo generale degli Statidi difendere e salvaguardare lhmbientemarino ed il secondo, il diritto sovrano

degli Stati di sfruttare le proprie risor-se naturali in conformità alte propriepolitiche ambientati, pur nel rispettodellbbbligo enunciato dal primo di taliarticoli.Ancora, ta XII Parte contiene detle pre-

visioni tese a combattere certe forme diinquinamento derivanti da: fonte ter-restre; attività d'esplorazione e sfrut-tamento dei fondi marini sottopostia giurisdizione nazionale; attività in

alto mare; immersione o dumping; navi;atmosfera.Infine, singoli articoli si occupano diproblemi specifici come ad esempio,

la facoltà di adottare speciali misurecontro [inquinamento in aree mari-ne coperte da ghiacci, od anche laresponsabilità degli Stati nell'eseguiregli obblighi internazionali in materia diprevenzione dell'inquinamento marino.La Convenzione di Londra del 13 novem-bre 197 9 sulllnquinamento atmosfericotransfrontaliero oltre il confine a lungadistanza, rappresentò iI maggior risul-tato raggiunto a livello multilateraleper quello che riguarda la lotta al flus-so trasfrontaliero e la riduzione delle

emissioni di zolfo.Essa ha procurato la struttura per

lhdozione di misure produttive, spe-

cificate nei successivi protocolli allastessa. I1 primo Protocollo è stato fir-

Natura in §ardegna n' 27 - 2006 21,

Page 24: 27Natura in Sardegna

mato a Ginevra il 28 settembre 1984

ed ha per obiettivo il reperimento delle

risorse finanziarie a favore deIIEMEP

(Programma concertato di sorveglianzacontinua e di valutazione del trasportoa grande distanza degli inquinantiatmosferici in Europa).

Con il secondo Protocollo, sottoscrittoad Helsinki 18 luglio 1985, gti Stati si

sono impegnati a ridurre le emissionidi zolfo e dei suoi flussi oltre il confinedi almeno il 30%, attraverso una coo-perazione sia in campo nazionale che

in campo internazionale.Sullo stesso piano si è posto il terzoProtocollo alla Convenzione, firmatoa Sofia il 31. ottobre 1988, avente ad

oggetto la lotta contro le emissionidi ossidi di azoto ed i loro flussi tran-sfrontalieri; esso, ha anche previsto

delle misure di controllo sulle emissionigenerate dagli scarichi dei veicoli a

motore, sollecitando Ie parti a metterea disposizione carburanti senza piombo,

in modo da facilitare la circolazione deimezzi dotati di convertitori catalitici.Non meno importante del precedente è

il problema dellhssottigliamento dellafascia di ozono, che venne preso in con-

siderazione dalla Convenzione di Vien-na del 22 marzo 1985, con cui gii Statisi sono impegnati ad adottare misureappropriate per proteggere ta salute

umana e dellhmbiente dagli effettinocivi provocati dalle attività umane

suscettibili di modificare tale fascia.

Le disposizioni della Convenzione sono

state precisate dal Protocollo di Mon-

treal, del 16 settembre 1987 per la pro-

tezione della fascia dbzono relativo aiclorofluorocarburi.Tale Protocolo pone in evidenza trepunti: iI primo, consiste nel regolare iIconsumo e la produzione delle sostanze

che possono danneggiare la fascia diozono; il secondo, proibisce di effettua-re importazioni ed esportazioni delle

sostanze controllate da e verso gli Statiche non siano parti al Protocollo; ilterzo, riserva ai paesi in via di sviluppo,la possibilità di derogare in senso piùvasto, ai livelli di adeguamento pre-visti, facilitando llingresso a sostanze

e tecnologie alternative te quali nonpongano rischi per l'ambiente, fornendoprestiti ed aiuti per l'utilizzazione ditali tecnologie.All'inizio degti anni'90 sono stati adot-

tati due emendamenti al Protocollo, iquali hanno ampliato e specificato la

22 Xatura in Sardegna n' 27 - 2006

disciplina contenuta nel suddetto, com-portando aggiustamenti e riduzioni allaproduzione ed al consumo delle sostan-

ze qui regolate; inoltre, essi hannoaggiornato I'elenco delle sostanze dan-

nose iI cui uso deve essere accertatotramite accurati controlli.Nonostante la vita selvaggia fosse stataoggetto di protezione sin dagli inizidet XIX secoto, assunse un suo speci-

fico significato solo quando gli Stati ela comunità internazionale compresero

che iI progressivo impoverimento delle

varie specie di animali e la distruzionedelta flora minacciavano l'equilibrioecologico della terra.La comunità internazionale manifestòla propria preoccupazione attraverso laconclusione di accordi mondiali e regio-nali in cui, si esortava Ia cooperazione

internazionale.A livello universale, alcune convenzionihanno regolato la tutela di particolarihabitat con lo scopo di evitare l'estin-zione delle specie animali; tra queste, è

degno di nota il Trattato dellAntarticodel 1' dicembrc 1959 che tra i suoi scopi

ha pure quetlo di proteggere e conser-

vare la flora e la fauna.Per questo motivo, gli Stati hannoadottato nel 1964, delle misure speci-

fiche in base alle quali la zona copertadal trattato viene considerata "zona

speciale di conservazione" per la tuteladi tutta Ia fauna.Con il protocollo al suddetto Trattato,firmato a Madrid nel 1991, gli Statihanno stabilito di considerare lAntarti-de come riserva naturale e si sono impe-gnati a proteggerlo attraverso forme dicooperazione scientifica che escludono

attività di sfruttamento, quali quelle

delte risorse minerarie.Invece, Ia Convenzione di Bonn del

7979 si è occupata della conservazione

delle specie migratorie che contribui-scono all'equilibrio ecologico del nostropianeta.A live[o regionale, alcuni Stati hannofissato in convenzioni principi ed obblighi per la tutela dei "parchi e riservenazionali, monumenti naturali e riser-ve di regioni vergini", assumendosiil compito di adottare anche idonee

misure interne.In particolare, con la Convenzione diBerna del 19 settembre 1979, relativaalla conservazione della vita selvaticae dellhmbiente naturale delllEuropa, è

stato evidenziato come flora e fauna

costituiscano patrimonio naturale d'in-teresse primario e fondamentate per

I'umanità, impegnando in tal modogli Stati che l'avevano sottoscritta, a

proteggere entrambi, sia per mantenereI'equilibrio ecologico, sia per trasmette-re questi beni alle generazioni future.La Convenzione di Basitea del 22 marzoL989 sul controllo dei movimenti tran-sfrontalieri di rifiuti pericolosi ed illoro smaltimento rappresentò ta rispo-

Page 25: 27Natura in Sardegna

sta aLla necessità di regolare sul pianointernazionaLe i problemi ambientaliche danneggiavano gli Stati destinataridi tale traffico. particolarmente danno-si per i paesi in via di sviluppo.Tre sono le condizioni alle quali è

subordinata L'esportazione di rifiuti:1) il luogo di destinazione deve essereIecito, cioè lo smaltimento non deveavvenire verso uno Stato che abbiadeciso di vietare l'inqresso e lo sca-

rico dei rifiuti nel proprio territorio,né verso gli Stati che non siano partialla Convenzione, e neppure versoLAntartide e gli spazi adiacenti; 2)

['esportazione deve essere necessariaperché lo Stato di produzione nonsia in grado di garantire Io smalti-mento ambientalmente appropriatodei rifiuti; 3) l'esportazione deveessere pubbLicizzata ed autorizzata:lo Stato esportatore deve notificare

a quello di destinazione ed a quellidi transito, it trasporto dei rifiuti,nonché le ragioni per le quali essisono esportati.La Convenzione non fornisce una defi-nizione precisa di "rifiuti pericolosi",ma fa riferimento ad i rifiuti di cuioccorre controllarne iL movimento, lecaratteristiche di rifiuti speciaLi e lecaratteristiche chimiche o organichedei rifiuti pericolosi.

IL neo nato parco di MoLentargius è una deLLe aree umide più importanti deLla Sardegna. Uimmaqine ritrae un momento delLa nidificazione verificatasi nel 1993

lrl*tr-r:a i: §ard*;na no itr - [ù{J* 23

Page 26: 27Natura in Sardegna

(seconda parte)

I diritto penale dellhmbiente hamutato il volto del diritto penaleclassico, sia sotto il profito del

principio di offensività sia di legalità.Nella storia del diritto penale it prin-cipio di offensività del reato si con-trappone a quello del reato visto come

mera violazione di un dovere.Nei primo caso, in base al principio dioffensività il reato deve sostanziarsianche nellbffesa di un bene giuridico, non essendo concepibile un reatosenza offesa; invece, nel secondo caso,

il reato è concepito come violazionedi un dovere di ubbidienza alle normestatuali, non essendo necessaria perIa sua esistenza anche lbffesa ad unconcreto interesse.Recentemente, lbffesa è ritornata alcentro del dibattito penalistico invista di un recupero della sua origina-ria funzione di direttrice fondamen-tale di politica criminale, consisten-te nellindirizzare il legislatore versoun'utilizzazione della legge penale,solo nelfipotesi di fatti che ledonobeni costituzionalmente rilevanti.A tal proposito una parte della dot-trina ritiene che tale principio troviriconoscimento oltre che nella leggeordinaria (art. 49 c.p.), anche nellastessa Costituzione, attraverso un'in-terpretazione esegetica degli artt. 13,

25 e 27 della Costituzione.Al contrario, attra dottrina ha negatoche tale principio avesse fondamentonella Costituzione e nella legge ordi-naria riconoscendo, aI legislatore la

libertà di prevedere reati senza offesaed al giudice di interpretare le fattis-pecie in termini di non offensività.Alla fine degli anni 60 si discutevasulla iegittimità o meno di un modellodi iltecito penale costruito intorno allafigura del reato di pericoto astratto inquanto, alcuni ritenevano tale tipo direato costituzionatmente illegittimo per

contrasto con il principio di offensività.Infatti, per questi autori soltanto ireati di danno o di pericolo concretopossono considerarsi legittimi, men-tre sarebbero illegittimi netlbttica deldiritto penale tradizionale, i reati dipericolo presunto.

Dalla lettura delle norme penali inmateria ambientale, si evince che illegislatore utilizza come modello pre-cipuo, non solo in Italia ma in tuttii paesi a tecnologia più sviluppata,quello del reato di pericolo astratto.Si pone pertanto il problema se sia con-figurabile una definizione di ambienteinteso quale bene unitario giuridica-mente rilevante, oppure se di ambien-te possa darsi solo una descrizione,riconducendosi esso in sostanza all'in-sieme delle sue varie componenti, chesole avrebbero rilevanza giuridica.SoIo a partire dagli anni '70, emersesempre più nitidamente in materia,

Rilievi granitici della Gallura. Spuntando dal pianoro come monoliti spogli e severi,

24 ltlatura in §ardegna n' 27 - 2006

Page 27: 27Natura in Sardegna

la configurazione dellhmbiente come

bene giuridico autonomo rispetto aibeni giuridici "finati", cioè vita ed

integrità fisica dei singoli cittadini.É senza dubbio importante 1o sforzo

operato dalla stessa giurisprudenza,di elaborare una nozione di ambiente

come "bene giuridico unitario'1futtavia, questa concezione non è

ricavabile espressamente dalla Costi-

tuzione, perché in essa l'unico riferi-mento ai temi di carattere ambientaleè solo quello contenuto nella seconda

parte dellhrt. 9.

Infatti, lhrticolo 9 stabilisce: "laRepubblica promuove lo sviluppo della

cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio stori-

co e artistico della Nazione".

Proprio per questo motivo, la dottrinae Ia giurisprudenza hanno cercato

di fornire, attraverso la via inter-pretativa dei principi fondamentali,una convincente risposta alle odierne

improrogabili necessità di salvaguar-dia ambientale.Quindi, solo attraverso un'interpre-tazione evolutiva dellhrticolo 9 si è

riusciti ad ampliare la nozione di "pae-

saggio" fino a ricomprendervi anche ilriferimento althmbiente.Inoltre, attraverso la lettura,r dellhrt'

32 della Costituzione, il quate stabiti-sce che "la Repubblica tutela la salute

come fondamentale diritto dellTndividuoe interesse della collettività, (...)", si

è potuto ampliare iI discorso sullarilevanza costituzionate degli interes-si ambientali collegandoli alla tuteladella salute.Proprio quest'ultima norma è stataconsiderata fondamentale al fine diammettere, se non direttamente unbene-ambiente di livello costituzio-nale, almeno l'esistenza di un dirit-to costituzionale del singolo e dellacollettività a vivere in un ambientesalubre.Tali norme hanno però portato gliinterpreti, per quanto riguarda Ia definizione di ambiente, su posizioni net-

tamente contrapposte.La giurisprudenza della Corte Costi-

tuzionale ha da sempre consideratol'ambiente come bene giuridico unita-rio, in quanto riconosciuto e tutetatoda norme giuridiche, nonché di valore

assoluto e di rango costituzionale.Invece, la dottrina è divisa: secondo

atcuni autori è possibile la ricostruzio-ne unitaria dellhmbiente, altri negano

che se ne possa dare una definizio-ne quale bene giuridico, in quanto

mancherebbe dei requisiti, ritenutifondamentali, dellutilità da esso con-

seguibile e della posizione soggettivaattribuita aI singolo per il godimento

di tale utitità, altri ancora, pur non

attribuendo importanza a tali requi-siti, ritengono che non esista una

nozione di ambiente con autonomorilievo giuridico fondandosi proprio

sullhssenza di espliciti riferimenticostituzionati.Negli ultimi anni si è sviluppata,anche grazie alUintroduzione di norme

che considerano unitariamente i valoriambientali, e grazie agli orientamen-ti giurisprudenziali formatisi su talinorme.Attraverso l'enucleazione del bene

ambiente inteso in maniera distintaed autonoma rispetto ai beni finati, si

ottiene anche unhnticipazione della

tutela penale; questo perché non si

interviene soltanto sul momento della

Iesione det bene della vita o della inte-grità fisica dei singoli cittadini, ma

anche nel momento della lesione del

bene ambiente, considerato in sé.

Ecco perché in materia ambientateil legislatore ulilizza il modello del

conferiscono ai paesaggio un aspetto singolare

lrlatura in §ardegna n' 27 - 2006 25

Page 28: 27Natura in Sardegna

11 Monte ALbo, esempio di riLievo calcareo che domina i territori delLa Baronia

reato di pericolo astratto, anziché quellodi pericolo concreto o, addirittura, didanno.Risulta perciò evidente come neireati di pericolo concreto o in quellodi danno sia necessario dimostrarela sussistenza del nesso di causalitàtra L'azione del singolo soggetto e

i'evento.Addirittura, in certi casi si riscontral'impossibilità di dimostrare il rappor-to di causalità con riferimento allamateria ambientale: ad esempio, sipensi alla situazione in cui si trovanocerte industrie che scaricano nell'am-bito di un fiume; è in questi casi che sipone il problema di stabilire a quale diqueste sia imputabiie f inquinamentodella falda acquifera.Tutto ciò spiega ii motivo per cui il legi-slatore ha ritenuto dhnticipare la tuteiapenale deLllambiente mediante il ricorsoalla figura deL reato di pericolo astrattosenza arrivare a produrre un danno.La legislazione penale in materia ambien-taLe prevede tre tipi di modelli di reatocostruiti sullinosservanza delLa funzioneamministrativa di controLlo.In materia ambientale, infatti, ia san-zione penale interviene per far si che iconsociati si uniformino alla regolamen-tazione del conflitto economia-ecologia

così come regolato dal legislatore, attra-verso una serie di disposizioni di naturaammi nistrativa.I1 primo tipo, punisce lo svolgimento diun'attività in assenza di un provvedi-mento di autorizzazione da parte dellapubblica amministrazione competente a

rilasciarlo. In questa ipotesi, ia sanzionepenale è posta a tutela dellinteressedella pubblica amministrazione a valu-tare lhrmonizzazione tra llnteresse aLlo

svolgimento dellhttività ed i vari inte-ressi confliggenti, tra cui anche il benegiuridico finale.Invece, il secondo tipo di fattispeciepunisce L'attività svolta in violazione dideterminate prescrizioni disposte dallapubbLica amministrazione. Questa ipote-si, costituisce una sottospecie di quellaesaminata in precedenza: la differen-za principaLe consiste nel carattere piùpenetrante deL controllo da parte dellhm-ministrazione, la quale in questultimotipo di ilLecito-modello si spinge fino aprescrivere le modalità di svolgimentodella condotta.Infine, il terzo tipo di fattispecie punisceil superamento dei limiti tabellari previ-sti da una fonte subordinata aLla leggepenaLe.

Quindi, in tutte e tre i modelLi visti, iL

iegislatore ha fatto ricorso alla etero-inte-

grazione della norma penale ad opera diuna fonte normativa subordinata.Tale situazione, ha sollevato dei dubbi inrapporto al principio di riserva assolutadi legge, sancito datl'art. 25, comma 2

della Costituzione.In realtà, come affermato in alcunesentenze della Corte Costituzionale, ilproblema della violazione delLa riservadi legge viene superato ogni qual voltala fonte secondaria si limiti a specifi-care, da un punto di vista "tecnico",elementi già previsti dalla legge checonfigura il reato.Infatti, La necessità delLa previa autoriz-zazione riguarda unhttività comunquedescritta a monte dalla legge penale; lostesso vale per il superamento dei limititabelLari i quali sono anch'essi espressio-ne di materia tecnica.Le perplessità dbrdine costituzionaleemerse in questa materia, sono statecausate dal modello d'illecito in cui ianorma penale è servente aL provvedimen-to amministrativo e dove l'essenza dellacondotta consiste neLlinottemperanza.Tuttavia, come è stato evidenziato da unaparte delLa dottrina, il collegamento tranorma penale e prowedimento ammini-strativo consente un previo biLanciamen-to tra le esigenze della produzione da unlato" e la tutela delLhmbiente. dalthttro.

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Page 29: 27Natura in Sardegna

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più recenti studi sulla presenza

di Cicogne (bianche e nere) inSardegna hanno evidenziato fLussi

migratori mai registrati in passato.

Ricerche paleontologiche, storiche,mitologiche ed etimoLogiche su que-

sti ucceLli Leggendari non hanno maiofferto per la Sardegna documenta-zione particoLarmente edificante per

tracciarne un profiLo e stabilirne Io

status attraverso il tempo, benché

superstizioni e credenze popolari nonsi discostino affatto, comunque, dal-t'atteggiamento umano diffuso presso

i popoli del Mediterraneo, del Medio

0riente e del Nord Europa.La Cicogna bianca (Ciconia ciconia) è

ritenuta portatrice di fecondità, feli-cità e ricchezzapil le popoLazioni che

la ospitano senza perseguitarla dove

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Foto: Giuseppe FlodsGruppo di cicogne bianche durante La migrazione prenuziaLe

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Page 30: 27Natura in Sardegna

Cicogna bianca fotografata in località Tului. presso Tratalias

sosta e nidifica. Si tratta di credenzeradicate anche presso i Sardi i quatiperò dimostrano, a livello popolare, dinon avere altrettante conoscenze sullaCico gna nera (Ciconia nigra), percepita,invece, come rarissimo animale daiconnotati negativi, funereo uccello delmalaugurio, sicuramente in relazioneai colori della sua livrea, dove il nero

è dominante, agli occhi incorniciatida un largo anello rosso intenso (partinude dellhrea perioculare) che si fondecon la base del lungo becco dello stesso

colore, e al suo atteggiamento etusivoe apparentemente poco socievole, che

Ia porta a stare alla larga dagli inse-diamenti umani, a differenza dellacongenere bianca.Gti atteggiamenti umani radicati,chiaramente in antitesi nei confrontidelle due specie della Famiglia dei Cico-

niidae che frequentano la Sardegna, inunione a vari altri fattori (non ultimolalterazione degli habitat favorevoli a

sosta, alimentazione e riproduzione),hanno fortemente condizionato la loropresenza, decisamente in maniera piùsfavorevole per quanto riguarda laCicogna nera, soggetta a persecuzionediretta a ogni sua rara apparizione,

28 ldatura in §ardegna n" 27 - 20ù6

ma con ripercussioni non meno nefa-ste nel caso della Cicogna bianca,sicuramente non aiutata in altrettantlrari momenti di presenza nelllsola, incui dopo aver edificato nidi e deposto

uova è stata costretta ad abbandonarliper "eccessivo" amore umano.

Cicogna bianca Ciconia ciconia (Lin-naeus,1758)La sua lunghezza totale (1000-1200

mm), Ihpertura alare (1800-2000 mm)e il piumaggio bianco e nero (quest'ul-timo presente solo nelle remiganti e

nelle scapolari), in netto contrasto con

iI rosso delle lunghe zampe e del becco,

la rendono inconfondibile sia a terrache in volo. I due sessi sono indistin-guibili e it peso medio è di 3500 gram-mi. I giovani presentano una colora-zione più sbiadita detle parti scure,mentre il becco può variare da nero a

bruno-rossastro. Generalmente silen-ziosa, dà saggi del suo limitatissimorepertorio vocale soltanto durante ilperiodo riproduttivo in prossimità delnido, battendo rapidamente il becco

con forte frastuono, oppure nel corso

di titigi con altri individui, emetten-do suoni sibilanti. La stima detlht-

foto: Giuseppe Rods

tuale popolazione europea è di circa130.000-150.000 coppie. Attraverso Iaricattura di individui inanellati è stataaccertata una longevità di 26-30 anni.In Sardegna, durante la migrazioneprimaverile (pre-nuziale, in direzionedei siti di nidificazione), nellultimoventennio sono state registrate pre-

senze da marzo a giugno sia di individui singoli che di gruppi di oltre centocicogne. Un contingente record di oltre600 individui è stato rilevato nel mese

di maggio del 2000.La migrazione autunnale (post-nuzia-le, verso i siti di svernamento), benché

sia documentata per tutti i mesi da

luglio ad ottobre, mostra dei picchidi flusso soprattutto in agosto e set-

tembre ma con un numero di individuidecisamente inferiore a quelli tran-sitanti in Primavera e in gruppi cheraramente superano le dieci unità.I casi documentati di svernamentodella specie nell'Isola non sono nume-rosi (così come per il resto d'Italia,d'attronde) ma le segnalazioni di indi-vidui presenti nei mesi di dicembree gennaio sono in aumento, pur nonpresentando ancora i caratteri dellaregolarità.

Page 31: 27Natura in Sardegna

Le sorprese non sono mancate, a partiredagli anni'90, sul fronte delle nidificazioni. Costruzione di nidi su alberi e

edifici, deposizione di uova e awio diincubazione, spesso sono stati interrot-ti per disturbo antropico (abbattimentoda parte di proprietari per temutodanno o puri atti di vandalismo) o percause sconosciute, nei mesi da maggio

a giugno di diversi anni. Nel 2000, laprolungata sosta (da metà maggio a

fine giugno) e il comportamento di unaventina di individui nell'area del Lago

di Monte Pranu, non interrotti neppuredal disturbo intenso di ruspe e altrimezzi in azione nel sito per tutto ilperiodo, hanno stimolato la ricerca dicoppie nidificanti nei dintorni senza,però, esito positivo.Si è trattato in tutti questi casi di unpreludio a nidificazioni con successo

riproduttivo pieno, che sono regolar-mente arrivate pochi anni dopo.Nella Primavera del 2002, infatti, si è

verificata finalmente Ia prima completariproduzione di Cicogna bianca in Sar-

degna. Una coppia ha edificato un volu-minoso nido sutla sommità di un silos

di un'azienda agraria presso Surighed-du-Alghero (SS), ad unhltezza di quasi

15 metri dal suolo, deponendo in segui-to le uova e iniziandone ltncubazioneper proseguirla indisturbata per circaun mese. La nascita di tre pulli, versometà maggio, è stata salutata dagliornitologi sardi come un evento ecce-

zionale perché si è trattato della primanidificazione riuscita e documentata inassoluto nella nostra Regione, benchénon si possa escludere che eventi similisi siano già verificati in passato senzaacquisire tuttavia sufficienti o attendi-bili prove documentarie.Per evitare qualsiasi fonte di disturbo,durante Ia cova e nei giorni seguentialla nascita dei tre pulcini, appassio-nati ornitotogi volontari hanno sorve-gliato lhrea tenendo segreta la notiziafino a pochi giorni prima deiliinvolodei giovani, a metà luglio.Nella Primavera del2003 le coppie nidi-ficanti sono addirittura raddoppiate. I1

sito di Surigheddu è stato rioccupato esono state due le giovani Cicogne adinvolarsi con successo. Unhltra coppiasi è riprodotta con successo in un nido

edificato sulla sommità di un palo dicemento di una linea elettrica presso

it Lago artificiale del Cixerri-Siliqua(CA): anche in questo caso sono statidue i giovani a prendere il volo versoi siti di svernamento (ricordiamo chei siti principali si trovano in Africa,soprattutto a sud del Sahara, anche se

sono noti casi di svernamento regolarein Spagna e nel Medio 0riente).È un chiaro segnale che la specie trovacondizioni favorevoli per la sua ripro-duzione nella nostra isola, condizioniche, però, necessitano ancora di parti-colari attenzioni da parte dell'uomo per

non vanificare scette cosÌ importanti disoprawivenza con grossolani o spesso

troppo superficiali interventi di modificadi equilibri fragilissimi. Un esempio? Ilnido costruito sul palo nel Cixerri è statostupidamente abbattuto poco tempo dopo

t'eccezionale evento nel corso di lavori dimanutenzione della linea elettrica. La

Cicogna bianca riutilizza lo stesso nidodi anno in anno e non cerca siti alterna-tivi. Sono noti casi di riutilizzo da partedi numerose generazioni, prolungatisianche oltre un secolo. Nel 2004 e nel 2005

nel lago del Cixerri, owiamente, le Cico-gne non sono tornate.

Cicogna nera Ciconia nigra (Linnaeus,1758)La lunghezza totale (950-1000 mm),Ihpertura alare (1600-1800 mm), e iIpiumaggio dominante di colore neroiridescente (il bianco è limitato al ven-tre, at petto e alle ascellari, nel sottoa-1a), in aggiunta al colore rosso acceso

di becco. zona perioculare e zampe,e ad un comportamento decisamentediffidente e riservato, contribuisco-no a far apparire questo splendidotrampoliere, oltre che inconfondibile,piuttosto misterioso e ricco di fascino.Maschio e femmina sono simili e ilpeso medio è di 3000 grammi. I gio-vani presentano nelle parti superioriuna colorazione bruna o marrone otivascuro, thddome è bianco e iI becco e

le zampe grigio-verdastri. Benché siageneralmente silenziosa ha un reper-torio vocale più ricco e suggestivodella congenere bianca, con emissionedi suoni che possono variare da asprisospiri a fischi e richiami musicali. La

stima della popotazione europea è dicirca 7000-9600 coppie. IJaspettativanormale di vita è di circa 20 anni.La Cicogna nera in Sardegna è migra-

Natura in Sardegna n" 27 - 2005 29

Nido di cicogna bianca costruito a Surigheddu, Akghero Foto: Rossma Rossi

Page 32: 27Natura in Sardegna

trice regotare e il passo primaverile(pre-nuziale) lisulta discretamentedocumentato negli ultimi decenni.Da metà marzo a metà maggio singoliindividui o, più raramente, piccoligruppi (fino a 8 individui) transitanonella nostra isola mostrando una pre-ferenza per le linee costiere.Meglio documentata appare la migra-zione autunnale (post-riproduttiva).Da fine agosto a metà novembre circa,singoli individui e, sempre con più fre-quenza, piccoli gruppi, specialmentenella costa occidentale sarda, hannofatto registrare sequenze di avvista-menti di grande interesse. Nel Sulcis,tuttavia, la presenza e la sosta hannoripetutamente interessato anche il lagoartificiale di Monte Pranu, distantecirca 5 chilometri dal mare e dalle areeumide del Gotfo di Palmas. Uaccertataassociazione con Ia Cicogna bianca e lafrequenza degli avvistamenti, in que-

st'ultimo sito, hanno consentito agliornitologi sardi di raccogliere nuovi e

insoliti dati relativi al comportamento,alte abitudini alimentari e agli habitatfavorevoli alla specie.Le osservazioni nel Sulcis hanno qua-

lificato Ia Sardegna come una delleregioni più importanti in ltalia perIo svernamento della Cicogna nera.I siti principali si trovano in Africa,a sud del Sahara, e, se si eccettua lapopolazione parzialmente sedentariadella Penisola lberica, la specie è scar-samente documentata come svernantenel Mediterraneo. La sosta invernalein Sardegna di singoli individui e dipiccoli gruppi (fino a 5 individui),documentata nei mesi di dicembre e

gennaio in diversi anni, anche se irre-golarmente, interessa prevalentementele zone umide costiere (in particolarequelle del Golfo di Patmas, di PortoPino e di Portoscuso). Tra le variespecie a cui può associarsi in questoperiodo, è stata riscontrata una pre-ferenza per gruppi di Gru e di Aironicenerini mentre, per quanto riguardale abitudini alimentari,Ia dieta è sem-brata orientata quasi esclusivamenteai pesci, facilmente reperibili nei sitidi sverno sardi.Tra i fattori limitanti per la sosta e

lo svernamento di questa timida spe-cie sono stati individuati il disturboantropico crescente nelle aree umidecostiere e nei vasti paesaggi di pia-nura, la cancellazione irreversibile

di habitat favorevoli (nel Sulcis, peresempio, la vasta palude Sa Foxi di Por-

toscuso), l'intensiva regimentazionedi fiumi, con distruzione della vege-tazione ripariale e alluvionale, oltrealla bonifica integrale di acquitrini,fondamentali per il reperimento delleprede, e atlhssenza di grandi distese dialberi (in particolare boschi di tatifo-glie, privilegiati anche per costruirvi inidi) in prossimità di tali ambienti, ma

anche la presenza di linee elettrichedell'alta tensione, spesso distribuitein tali territori a sbarrare tradizionalidirettrici di volo (nel Sulcis, la lineaSanta Caterina-SantAntioco si trovaproprio sulla rotta principale sarda

di migrazione primaverile-autunnale).La Cicogna nera, di indole solitaria e

introversa, a differenza della bianca,è esigentissima in fatto di habitat ed

essendo specie quasi esclusivamentepiscivora ha necessità assoluta dellhc-

qua di fiumi, laghi, paiudi e acquitri-ni, dove può alimentarsi oltre che dipesci anche di anfibi, rettili e insettiacquatici.La nidificazione, mai accertata per lJIso-

la (in ltalia la specie ha invece più voltenidificato con un numero limitatissimodi coppie solo in Piemonte, in Calabriae in Basilicata, nel periodo 1994-2004),

appare per il momento un evento assaiimprobabile (ma non certo impossibite),malgrado sia stato dimostrato che nelsuo vasto areale riproduttivo (Eurasia

e Africa meridionale) la scelta del sitodi nidificazione non segua criteri dimarcata specializzazione. La Cicognanera è però considerata specie a rischiod'estinzione proprio per la sua scarsa

propensione a adattarsi a situazionio condizioni ambientali che presenti-no trasformazioni pronunciate rispettoagli originari habitat primordiali in cuisi è evoluta.

Giovani di cicogna nera a caccia di insetti sul fondo asciutto del lago di Monte Pranu Foto: Patdzio cosa

30 l{atura in §ardegna n' ?7 - 2006

Page 33: 27Natura in Sardegna

It potto suttanore dette patudiÀ pochi passi dallo svincolo della

L\ diramazione centrale deltaI Istrada statate 131 per Posada.

in località "Lucchette", alUinterno diuno piccolo specchio d'acqua grande

circa un ettaro, a poche centinaia

di metri dal fiume Posada, si ritro-vano quotidianamente riuniti deci-ne di uccelli acquatici. Sulle piccole

isole galleggianti, formate da radicie canneti, si alternano germani reali,folaghe, gallinelle, il maestoso airone

Il pollo sultano è un rallide dal comportamento schivo e poco socievole. Normalmente si nasconde dietro i canneti ed odia essere disturbato

§atura in Sardegna n' 27 - 2006 31

Page 34: 27Natura in Sardegna

Tra i canneti il pollo sultano, che riesce a muoversi agilmente grazie aile sue lunghe zampe, trascorre buona parte del tempo, nutrendosi e riposandosi.

rosso e qualche pigra tartaruga dhc-qua dolce. Ma ecco che, dai canneti,splendido nella sua livrea sgargianteblu cobalto, becco rosso fuoco e ince-dere maestoso, fa il suo ingresso ilpollo sultano, sollevando uno dopo

l'altro i suoi enormi piedi dal.e ditasproporzionate. Avanza verso il cen-

tro dello stagno per effettuare le ope-

razioni di pulizia del suo splendidopiumaggio e qualche breve spuntinocon teneri germogti che strappa con lapunta del becco. Estremamente schivoe pronto a fuggire al minimo rumore,il pollo sultano preferisce vivere nellezone melmose dove la vegetazione è

più fitta, l'acqua è dolce e maggioreè ta presenza di piante acquatiche.Di dimensioni maggiori rispetto allafolaga e con un aspetto che vagamen-te ricorda la gallinella dhcqua, it Pollo

sultano, appartenente alla famiglia deirallidi e alla sub specie mediterranea,nidifica attualmente in poche zone

litoranee dellAfrica Nord 0cciden-

tale, della Spagna e della Sardegna.

Nellisola 1o si trova principalmentenello stagno di Molentargius, nellalaguna di Santa Gilla e in provinciadi Nuoro, per l'esattezza nel trattocentrale del fiume Cedrino. Secondo

le osservazioni effettuate anni orsono

dallbrnitologo Helmar Schenk il ralti-de avrebbe già da tempo colonizzatonuovi insediamenti anche, se per lasua esiguità numerica, era stato inse-rito nella "Lista rossa" degli uccellirari italiani. Sconosciuti sino ad unadecina d'anni orsono nella zona diPosada, con le dovute cautele e unbuon binocoio, questi splendidi e pla-cidi uccelli si possono ammirare nellazona umida.Nonostante il disturbo dalla presenza

dell'uomo e dal traffico degli autovei-coli della vicina strada, le coppie dipolli sultani (la specie è monogama)che si sono stabilite nello stagno di"Lucchette" non hanno nemici natu-rali e sono rispettati persino dal fatco

di palude. Ijunico pericolo potrebbe

arrivare da qualche sprovveduto cac-

ciatore che potrebbe abbatterlo per

errore scambiandolo per un parente

acquatico. Uuccisione di un pollo sul-tano, fortunatamente, prevede unapesante sanzione, ma siamo sicuriche questo non basterà per frenaregllimpeti omicidi di coloro che vannoin giro con la doppietta.It rispetto di cui gode la specie, facomunque ben sperare per la sua

riproduzione e colonizzazione deicanneti circostanti anche perché sitratta di un animale alquanto prolifi-co che depone uova in tutti i periodidellhnno. 11 pollo sultano, potrebbequindi diventare l'emblema del parco

fluviale di Posada, del quale è statorealizzato solo il primo lotto di lavoricon la creazioni di strade e aree disosta attrezzate, e colonizzare altrezone del vasto delta del fiume che

caratterizza la piana alluvionale delcentro baroniese.

Satura in §arC*gna n" 17 - 3*0S

Page 35: 27Natura in Sardegna

ftora e vegetazionedet Cixerri

si può ammirare una ricchissimavegetazione. Le sponde del fiume,che durante l'inverno sono deso-

late e brulle, in questa stagionesi rivestono pian piano del verdepiù smagliante, dei fuxia Più sfac-

ciato, del giallo più solare e del

bianco più puro.Prime a fiorire le Tamerici (Tama-

rix africana e gallica), poi i ,Salicf.

Quindi è la volta di un Galium,

che ammanta la vegetazione cir-costante con una miriade di stelli-ne bianche. All'imboccatura di unpiccolo ponte, in località Basonabi,

ail'inizio della primavera, da ungiorno all'altro, iI fiume si ricopredi un manto di fiorellini bianchiche galleggiano a pelo d'acqua,

contornate da foglie verdissime: è

ungo iI corso del Cixerri inagro di Siliqua, da Perda

piscina a Perdu Pisu, in pri-mavera e soprattutto in estate,

Un cespuglio di margherita senza raggi, uno degli endemismi presenti net Cixerri

Natura in §ardegna n' 27 - 2006 33

Page 36: 27Natura in Sardegna

il Ranuncolo acquatico (Ranunculusaquatilis).Così, all'improvviso come appare, leultime piogge primaverili, lo spaz-zano via, ma viene presto sostituitodai mille fiorellini rosa detla Mesto-

laccia (Alisma plantag o - aquatica) .

La Veronica persica, a pochi metridall'acqua, è cosi rigogliosa chediventa tappezzante, punteggiandola vegetazione di piccoli fiori chepaiono gocce di cielo.

Ancora più piccoli i fiori litlapallido, riuniti in mazzolini dellaSherardia arvensis.Avvicinandosi al corso del fiume,si è attratti dat bianco candidodei fiori del Convolvolo (Calystegia

saepium), con le sue belle foglie a

cuore, lunghe anche dieci centi-metri, i cui tralci lunghi qualchemetro, si avvitano da destra versosinistra sulle Canne o su altra vege-tazione. Da marzo-aprile fino a set-tembre-ottobre, ogni mattina aprecon vanità le sue candide corolle.II fuxia della Salicaria (Lythrumsalicaria), forma macchie vivaci,coi lunghi rami fioriti che si ris-pecchiano nell'acqua, punteggian-do il corso del fiume, lungo tuttoii tratto che attraversa il territoriodi Sitiqua.I cespugli dell'Altea (Althaea offici-nalis) non sono numerosi ma impo-nenti, con le belle foglie di unverde poiveroso, ad incorniciare ilrosa delicato dei fiori.Anche la Dulcamara (Solanum dul-camara) usa i cespugli che la cir-condano per abbarbicarvisi, con-quistando cosi il suo posto al sole,dove aprire Ie piccole ombrelle difiori viola con un becco giallo rivol-ti in basso, anch'essi incorniciatida belle foglie verde vivo.TAltea, la Salicaria e la Dulcamara,pur essendo fra le più importantipiante officinali, non mi risultasiano utilizzate come tali dai Sili-quesi.Tra il verde delle foglie spicca ilgiallo della Incensaria (Pulicariadysenterica). I piccoli fiori IiIIapallido della Verbena (Verbena offi-cinalis), che pare siano posati sugli

34 l{atura in Sardegna n' 27 - 2006

esili steli, passano inosservati inmezzo ad una vegetazione dai colo-ri cosi decisi e smaglianti.Ma lo spettacolo più vivo lo dannomiriadi di bottoni d'oro che, inalcuni punti, formano macchieestese: è il Plagius flosculosus, laMargherita senza raggi. Un coloreinsolito, è quello dalla tonalitàrame vivo dell'infiorescenza detCipero (Cyperus sp.) che ormai piùnessuno raccoglie per confezionarele stuoie.Ampi tratti di sponda sono invasidai rami striscianti del Crescione

d'acqua (Nasturtium officinale), chericopre la superficie deii'acqua difiori bianchissimi, o dalla Veroni-

ca acquatica (Veronica anagallis-aquatica), con Ie piccole spighepiramidali di fioreilini rosa-viola.Equiseti, Giunchi, Ciperi, qualcheciuffo di Calcitrapa, Centaurium cal-citrapa, e di Calcatreppola, Eryn-gium campestle, con le sue foglieirte di spine, pochi .Rovz, Rubus

ulmifulius, rivestono la striscia diterra che costeggia la sponda. Ma

il profumo che prevale su tutto è

quello della lulenta acquatica, cheal minimo alito di vento appro-fitta per inondare l'aria della suadelicata essenza. Con le radici a

poca distanza dall'acqua cresce unSenecio alto anche 150 centimetri,con foglie basali profondamenteincise in grandi lobi e ombrelle dinumerosi fiorellini dai petali giallopallido.Sempre vicinissimi all'acqua nume-rosi cespi di Piantaggine maggio-Te (Plantago major) raggiungonodimensioni considerevoli. Qua e

tà punteggiano la riva cespugli diDorycnium Hirsutum dalla bella fio-ritura bianco-rosa.A qualche metro dalla sponda gran-di cespugli di Polygonum scopariumsi ricoprono di minuscoli fiorellinibianchi, i rami eretti della Lavateraolbia, Malvone perenne, sfoggianoi grandi fiori fuxia, cespugli diEuforbie e di giunchz, punteggianoIa riva.Spesso trovo erbe nuove: una pian-tina di Lino dai riflessi cerulei, il

Tornasole (Chozophora tinctoria), laCuscuta, avvinghiata ad w Poly-gonum scoparium, che pare nonrisentire dell'abbraccio. Ora si notaanche la delicatezza degli steli delPepe d'acqua (Polygonum hydropi-per), icoperti di minuscoli fiorirosa, reclinati da un lato. Nellastriscia di terra che costeggia ilfiume è un brulicare di steli d'erba,Graminacee, Cicorie, Bietole, Apari-ne, Ginestrino, in uno sfavillio dicolori, di profumi, ora delicati, oradecisi e penetranti.Tra luglio e agosto traboccano let-teralmente di numerose e interes-santi erbe. In lontananza si vedonosvettare i pennacchi delle Canne

(Arundo donax), piegati da un leg-gero vento, alternati da ciuffi diTypha latifolia, dai caratteristici"sigari". Canne e llphe sono unanota prevalente nella vegetazionedel Cixerri.Non molto tempo fa. alcune pianteche crescono lungo queste rive,venivano utitizzate dai siliquesiquotidianamente. Le Canne (Arun-do donax), per la copertura dellecase; le lische (Typha latifolia), :uni-tamente al Cipero (Cyperus esculen-tum), per la confezione delle stuoie,oggetto indispensabile in ognicasa; col Polygonum scoparium siricoprivano le capanne, per render-le impermeabili; il Giunco femmina,si usava per confezionare utensiliper la cucina e per la lavorazionedel pane, con la Menta acquatica ledonne profumavano la biancheriadopo averla lavata nelle acque delfiume, inoltre questa menta venivaraccolta in grandi fasci per esseresparsa lungo le strade dove passava

la processione.

Un tempo, questo tratto di fiumeera molto frequentato da pescatori,dalle donne che lavavano i pannie dai ragazzi che vi nuotavano.Uuitimo pescatore ha smesso il suomestiere qualche anno fa, ie donneè un pezzo che non vi lavano piùi panni, ma i ragazzi, loro no, nonriescono, nelle giornate calde del-l'estate, a rinunciare ad un tuffonelle acque del Cixerri.

Page 37: 27Natura in Sardegna

armata ai beni, tutela di persone e

valori, sorveglianza di siti sensibili,attività antirapina e antisequestro,investigazioni private. Queste sono

alcune delle attività che svolgono ivigilanti, la polizia privata italiana.Un lavoro faticoso che troppo spesso

ha conosciuto vite spezzate e famigliedistrutte.AlIa fatica del lavoro (spesso i turni,massacranti, durano anche dodici ore)

e allo stress derivato dalla preoccupa-zione per la propria e lhltrui incoiu-mità. bisogna porre rimedio nella vitaprivata. E così, in sordina, gti agenti

della polizia privata - alla quale sono

state delegate dallo Stato molte dellefunzioni precedentemente espletatedalle sue forze dell'ordine, e alle qualipresto se ne aggiungeranno di nuove,quali ad esempio iI controllo e la vigi-lanza negti stadi in occasione dellepartite di calcio - coltivano segretepassioni, come naturale reazione allapropria insofferenza e, in qualche

caso, frustrazione.Walter Cocco è un veterano della poti-zia privata, ma è anche un abile arti-giano, così come molti altri suoi col-leghi che, ancora in servizio oppure

a professione della guardia giura-fa è dura e pericolosa: bersagliodi malintenzionati all'ingresso

di banche e uffici pubblici, scorta

Nave nuragica un esempio di Lavoro dell'artista W. Cocco

*ature i;: §alC.e{:na :1" 17 - Iù** 35

Page 38: 27Natura in Sardegna

in pensione, coltivano degli hobbies;è uno dei simpatici e professionalivigilanti che si alternano nel palaz-

zo regionale di via Biasi, a Cagliari,dove ha sede la Direzione Generale

del Corpo Forestale e di VigilanzaAmbientale.Conosciuto e stimato da tutti, cosicome gli altri colleghi, Walter è unartista della pietra.I bronzi figurati del mitico perio-do nuragico, come le navicetle, iguerrieri e gli animali, che i nostriantenati hanno creato come offertepropiziatorie o forse per semplicediletto artistico - molti dei quali per-

venutici pressoché intatti -, vengonoriprodotti, con dovizia di particolari,dalle mani esperte di questo riservatoartista.Uno dei lavori più significativi è lariproduzione, in trachite verde, della

Una delle sculture di W. Cocco, il miticoguerriero nuragico con quattro occhi

36 §alura in §ardegna n' 17

Altri due lavori di W. Cocco, rappresentanti un guerriero ed un capo tribù nuragici

cosiddetta Navicella di Bultei, rinvenutanellbmonimo paese sassarese in localitàIs Argiolas (o Bonotta), attualmentevisibile presso iI Museo ArcheologicoNazionale di Cagliari. Llarcheotogo e

accademico dei Lincei Giovanni Lilliu(Sculture della Sardegna nuragica, Edi-zioni La Zattera, 1966) ha così descrittoil reperto: "...- navicella con protome

cervina e uccelli e cani (sul parapetto e

sulle colonnine) delle dimensioni di cm.

21 di lunghezza e cm. 10 di altezza".

Llinterpretazione artistica del bron-zetto ha dimensioni circa doppie

rispetto allbriginale. La sua visione,ad un primo colpo dbcchio, ingannanon soto il profano.

Gli altri lavori, alcune foto dei qualivengono pubbticate in questo artico-lo, producono Io stesso effetto su chi[i osserva: un misto di ammirazione e

invidia per la completezza di quell'ar-

te e per la perfezione della tecnica.futte le sculture hanno un tocco dipersonatità, quella di Walter, che

all'impegnativo lavoro unisce Iasapienza della cultura e Ia graziadellhrtista.

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Fenici eCartaginesiin SardegnapartÌ con altri e raggiunse lAfrica,sbarcando sulla costa dove adesso

sorge funisi. Iarba, il re di quellazona, con un cinico senso dell'umo-rismo, le permise di restare in unterreno grande quanto una pelle dibue. Didone, che oltre ad essere hel-Iissima era anche molto intelligente,prese la pelte di un bue e la tagliò a

strisce sottilissime, le unì fra lorostendendole in terra e chiudendo unagrande porzione di territorio. Iarbarestò con un palmo di naso. Da quel-

la terra recintata nacque Cartagine(Kart Adash = Città Nuova).I Fenici fondarono molte città inSardegna. fra il IX e ìiVIII sec. a.C.

soprattutto nella fascia costiera. I loroinsediamenti avevano tutti una carat-teristica: un promontorio separava netmezzo due golfi, cosicché quando ilvento soffiava in una direzione, loroormeggiavano le navi nel golfo ripa-rato. Inoltre cercavano sempre inse-nature collegate ad una pianura retro-stante dove abbondassero le sorgenti

Fenici abitavano la costa detl'at-tuale Libano. A causa deila natu-ra montuosa del territorio nel

quale risiedevano, che non permette-va 1o sviluppo dell'agricoltura e dellapastorizia, decisero di espandersi sulmare, e così diventarono esperti navi-gatori e commercianti. Esportavanosoprattutto iegno di cedro e la porpo-ra che ricavavano da un mollusco. Cosi

esplorarono le coste del Mediterraneoe dellAtlantico, spingendosi fino alleisole Cassiteridi, al sud dell'Inghilter-ra, da dove si rifornivano di stagno,che veniva usato in fusione col rameper ottenere il bronzo. Sfruttando leloro conoscenze nautiche, un faraoneIi incaricò di seguire Ia costa del-lAfrica, cosa che loro fecero così beneche la circumnavigarono tutta, in unviaggio durato atcuni anni, credendoun prodigio il fatto di essersi lasciatillEgitto alle spatle ed averlo trovatodavanti alla prua aI ritorno.Come per altri popoli esperti navigatori,anche per loro qualcuno azzarda l'ipo-tesi che fossero sbarcati in America.Ai Fenici va il merito di avere inven-tato un alfabeto privo di vocali. Tale

caratteristica crea ancora oggi pro-blemi di traduzione. Per citare unesempio relativo alla Sardegna, dellafamosa stele ritrovata a Nora esistonodiverse traduzioni in contrasto traloro.Le città fenicie erano indipendenti e

spesso in lotta fra loro. Il re di Tiro,Pigmalione, mandò in esilio la sorellaDidone per motivi politici. Allora tei Tuvixeddu: una delle aree sepolcrali più importanti per i Fenici. prima. e per i Cartaginesi, poi.

h.ìt;.'.l .rr §,rre ecn; n - 27 - 2C06 37

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dhcqua, in modo tale da poter avviareadeguate produzioni agricole. AtL'ini-zio si trattava di semplici stazionicommerciali o fondachi, con moli d'at-tracco, depositi, qualche tempio e case

per i commercianti. Quella dei Feniciera una penetrazione commerciale, laconquista politica e territoriaie non liinteressava. Gli approdi più importantifurono quetti di KareL (=città di Dio,lhttuale Cagliari), Nora, Bithia, Sulci,Tharros, Bosa, Torres e 01bia. abitatida Fenici che, col permesso dei capitribù locali, commerciavano i prodottigiunti via mare con Ie tribù nuragichedell'interno.Col tempo linfluenza fenicia cominciòa entrare in contrasto con Ia fiera indi-pendenza dei nuragici. I sardi autocto-ni attaccarono le città sulla costae queste, immediatamente, chieseroihiuto di Cartagine, impegnata in quelmomento a frenare l'espansionismo deigreci nel Mediterraneo ed in Sardegna.Guidati dal generale Malco i Cartagine-si attaccarono Ie popolazioni nuragichesubendo una rovinosa sconfitta nel

540 a.C. Dopo la batosta si allearonocon gli etruschi, grazie ai quali slog-giarono i greci dalla Sardegna e dallaCorsica. Debellati i nemici più pericolo-si i Cartaginesi inviarono nuove truppecontro i sardi, ed in diverse campagneriuscirono in parte a sottometterli,spingendosi fino alle zone montuosedella Barbagia e della Gallura. Qui però

incontrarono una strenua resistenza e

furono bloccati. Una volta stabiliti sulterritorio cominciarono a distruggerei boschi che ricoprivano l'isola per farposto alle colture ceralicole.Dopo la sconfitta subita, ad opera deiromani, durante Ia I guerra punica. iCartaginesi dovettereo abbandonareI'isola che entrò nellbrbita dei romani.Sotto i Fenici prima ed i Cartaginesipoi, la Sardegna vide nascere le primecittà secondo la concezione classica deltermine. Gli agglomerati urbani eranoformati da una zona residenziale, pro-spicente il porto, che fungeva anche da

mercato e piazza. Per difendersi in caso

dhttacco, gli abitanti si rifugiavanosull'acropoli, la zona fortificata situata

netla parte più aLta del centro abitato.La ripartizione sociale ricalcava quella

detle città stato fenicie del Libano: ari-stocratici, plebei e schiavi. Un aristocra-tico aveva la carica di re fino al IV secolo

a.C., quando verrà sostituito da due sufe-

ti aiutati dallhssemblea degli anziani e

da rappresentanti di Cartagine.È tristemente nota la pratica religiosaconsistente nel sacrificare il primoge-nito maschio per ingraziarsi il favoredegti dei. La divinità principale nelpantheon fenicio-punico era Baal.Molto importante era anche Ashtart,identificata con Venere.In Sardegna queste due divinità pren-deranno il nome di Sardus Pater e diTanit, graficamente rappresentata daun cerchio, una linea orizzontale aIdi sotto di questo ed un triangoloalla base.I tempti rimastici li ritroviamo adAntas, Tharros, Nora; a SantAntio-co si può vedere l'area destinata aisacrifici umani e animali, con Ieurne che contenevano te ceneri dellevittime.

OLtre Tuvixeddu, l'aitra necropoLi punica era situata alle pendici di Bonaria

38 l§*.tura rn §arilecna n' 17 - 2*0§

Page 41: 27Natura in Sardegna

ittà di magiche atmosfere, Bosa,

attraversata dal fiume Temo, conil nucleo storico che si abbarbi-

ca sutle pendici del colle dominatodal Castelio, appare come una car-totina immersa in un paesaggio dasogno. Negli ultimi anni i bosanihanno cominciato a gustare i pregied i difetti del turismo, che, se da unlato ha rotto un secolare isolamento,portando ovvi benefici economici,dallhltro ha in certi casi modificatostili e comportamenti. I cambiamentinon sono certamente cosi vistosi. Le

tradizioni, come ad esempio quelleenograstronomiche, reggono bene alvariopinto assalto estivo. Tra quelleche non hanno mai perso un briciolodel proprio fascino ci sono le mani-

festazioni carnascialesche, tegate a

culti ancestrali, a riti che affondanole proprie radici nel tempo. È questo itcaso di Karrasegare Osinku, il carne-vale bosano che, secondo la tradizioneaveva il suo inizio o immeditamentedopo ta notte di S. Silvestro, oppurecon Ia festa di S. Antonio Abate. Lamanifestazione, che anno dopo annosi arricchisce di nuove emozioni e

richiama sempre più fotle entusiaste,non ha perso il suo fascino primitivoe concentra la maggiore vigoria neigiorni che intercorrono tra giovedìgrasso e iI termine dell'evento. Ma

andiamo con ordine. In concomitan-za con la questua, il lardazholu, checade una settimana prima del giovedigrasso, si hanno i primi segni del

Uno dei momenti detlAttittidu del carnevale bosano

Natura in §ardegna n" 27 - 2006 39

Page 42: 27Natura in Sardegna

Anche le donne, come gli uomini, si tingono il viso di fuliggine o lucida scarpe e scorrazzano con

una bambola dipezza o qualcosa di simile sotto il braccio

l'utilizzo di un linguaggio licenzioso,chiedono favori sessuali alle proprievittime. Il clima che si instaura trale parti è quello dello scambio di bat-tute salaci, di lamenti per i rifiuti,di risolini per gli occhiolini ricevuti,iI tutto nella festa generale e nelclima di allegria che circonda l'even-to. Al pomeriggio Ie maschere in luttolasciano iI campo ai carri allegorici,mentre altre maschere aleggiano perle viuzze. Ma aI tramonto del sole,ecco spuntare fuori nuovamente lavera anima del carnevale bosano. Unfuggi fuggi generale lascia sconcer-tati tutti gli ignari turisti. La gente,che fino a poco prima, correva avantie indietro, scompare dietro porte e

finestre. I visitatori si aggirano atto-niti aIIa ricerca di una spiegazioneplausibile. Fame? Fine della festa?0 forse è successo qualcosa che harichiamato a casa, magari davanti allaTV, l'attenzione dellintera comunità?Si vedono allora gruppi di curiosi chechiedono lumi ai ristoratori, ai pochipassanti che, sprezzanti, vanno difilato verso casa. Ma hanno in rispo-sta poche frase smozzicate, dettaglidi poco conto.Dopo unbra, quasi inattesi, comespiriti e fantasmi i bosani fuoriesco-no datte loro case con la mascheratradizionale bianca, composta da unlenzuolo e una federa a guisa dicopricapo che viene stretta ben benecon il legaccio che avvince il lenzuoloat collo. Come ultimo tocco non restache cospargersi iI volto con lucidoo fuliggine scura. Ecco a tutti GioI-dzi! Decine, centinaia di Gioldzi si

scatenano alla ricerca di .... Gioldzi!Muniti di candela o piccolo lume Iemaschere si gettano in ogni angoto,in ogni pertugio, ovunque pur di tro-vare il Gioldzi Moro. In un turbinaredi svolazzi, poiché caratteristica diquesta forsennata maschera e il nonstare mai ferma, si illuminano le partibasse dei passanti o di altre maschereaIIa ricerca di quel che non si puòdire. Lhllegoria è chiara, e velata 1'a1-

Iusione. Le maschere gridano Gioldzi!Gioldzi! Ciappadu!, dove il verbo fina-le sta a significare che qualcosa hanpure trovato! A tarda notte, tra risatee scherzi, si bruciano prpazzi e altrioggetti per tutte Ie strade di Bosa.La festa termina tra scintille, bevutee altre scorpacciate di cibo.

risveglio dell'anima giocosa e bonariadei bosani. Atle prime ore del matti-no vari gruppi di "questuanti", dopoessersi tinta la faccia con fuliggine,segnata la fronte con una croce dicolor rosso ed indossata una giaccaal contrario, si muovono per le stradedel paese con una bisaccia ed unospiedo. Bussando di porta in porta,propongono gustose cantilene, venatedi ironia e salaci battute, adattando itipici canti retigiosi sardi alla bisognae richiedendo come contropartita sapalte 'e cantare, cioè cibo e dolciumi(ben accetto tutto quello che si possa

infilzare nello spiedo, altrimenti ilricavato è messo al sicuro nella bisac-cia). Lbperazione dura fino a tardasera e i partecipanti alla questua sifanno un vanto di aver contattato ilmaggior numero possibile di case. ]1

sabato che precede it martedì grasso

è organizzata la festa delle Cantine,evento che poco ha di tradizionalema che, pare, abbia riscosso grandesuccesso, tanto che si ripete da sva-riati anni. Nella cornice incantevoledel borgo medievale di Sa Costa, ibosani ed i turisti, visitano Ie cantinee degustano i vini locali, alternandolicon altri prodotti tipici locali. I1 gior-

no dopo, per quelli che hanno la forzadi alzarsi, si prosegue, dopo la messa

domenicale, con altre degustazioni,mentre tutto intorno si muovonomaschere e personaggi "ambigui". È iImomento di scendere in campo anchecon Ie proteste sociali e, non per nien-te, il carnevale incarna anche unacerta dose di ribeltione nei confrontidel potere costituito. Ecco perché nonc'è da stupirsi per le invettive controgli amministratori di turno, siano essi

locali o nazionali. Dopo attre abbuffa-te, si arriva infine a martedi grasso,

il momento topico della manifesta-zione. AI mattino si svolge Yattittidu,inscenato dalle maschere segnate alutto che intonano lamenti funebriintercalati da pesanti allusioni ses-

suali. Particolare iI vestito indossatocomposto da gonna lunga, scialle neroe corsetto. Sottobraccio si porta unabambolina, magari fatta a pezzi, o

un feticcio che serve ad indicare unacerta ritualità connessa alla fertilità.Le maschere si aggirano tra la folla echiedono un poco (unu tikkirigheddu)di latte, perché it piccolo - il feticciocon cui scorrazzano -, abbandonatodalla madre, ha fame. In realtà è iImodo con cui le maschere, attraverso

40 Natura in Sardegna n" 27 - 2A06

Page 43: 27Natura in Sardegna

It ry Memorialdedicato a Tore EnaNell'oasi del WIF a Monte Arcosu iI 21 maggiol'incontr o di datti c o - sp ortiv o, p er ri cor dar e il compi antoAssistente Forestale, scomparso il 13 aprile 2003

n primavera si terranno ad Uta unaserie di manifestazioni culturalie sportive dedicate alla memoria

di Salvatore Ena, uomo da sempre inprima linea impegnato per la difesadell'ambiente, nel sociale e nello sport.Ma chi era Salvatore Ena? Noto a tuttisempticemente come Tore, nasce ad Utanel 1959. Prima di entrare nel Corpo

Forestale e di Vigilanza Ambientaledella Regione Sarda, ha lavoratonelllimpresa forestate del padre,

dedita alle :utilizzazioni boschive, peroccuparsi poi, tra le altre cose, dellacura del bestiame in aziende montanepossedute da amici. Sposatosi nel 1978

con Miriam Tilocca, dal quale ha trefigli (Manuela, Gianluca ed Eleonora),lavora dal 7979 al 1981 in 0landa presso

una fabbrica di pneumatici. Nel 1982,aI ritorno in Sardegna, fonda Ia societàsportiva calcistica Udajossu, con loscopo, oltre a quello di praticare unasana disciplina sportiva, di allontanarei ragazzi dalla strada e dai pericoliconnessi aila sua frequentazione.La polisportiva Udajossu, grazieall'impegno di Tore, consegue in pochianni un numero notevole di attestatisportivi e coagula intorno alla strutturadecine di giovani. Nel 1984 conseguel'abilitazione come assistente geriatrae nel 1991 entra in seryizio nel Corpo

Forestale e di Vigilanza Ambientale,prestando servizio a Ploaghe e, dal1992, a Capoterra. La domenicamattina del L3 aprile 2003, di ritornoda un pattugliamento notturno, Tore

si schianta sulla SS 130 perdendo

la vita. Durante le ore precedenti,con altri colleghi, aveva lavoratoindefessamente per bonificare un'areabattuta dai bracconieri. Quegti stessibracconieri che nel corso degli anni,oltre a disseminare le campagne sarde

di reti, tagliole, lacci, hanno iniziatoad utilizzare trappole mortali nonsolo contro la selvaggina ma anchenei confronti degti ignari visitatoridelle nostre montagne. Una delleloro ultime invenzioni è il famigeratotubo-fucile che, se ben mimetizzato,uccide non solo cervi e cinghiali ma

qualunque essere vivente transitantein zona. Negli anni precedenti lasua scomparsa Tore ha partecipato a

tutte le operazioni per rimuovere itubi caricati con micidiali pallettoni.Ha lavorato anche nei nucleielitrasportati per Ia lotta agli incendi,prendendo poi parte alle operazionidi soccorso delte popolazioni di Utae Assemini durante la famosa e tristerecente alluvione. Una vita spesa perI'ambiente e per la sua tutela. Il forteimpegno nel sociale e i radicati valoridi sardità e onestà ne fanno un uomo

di grande levatura.Per questo è importante richiamarel'attenzione al IV Memorial Tore Ena

che si terrà in primavera grazie allacollaborazione della AssociazioneBlu di Uta, Polisportiva Udajossu,l'Associazione del Corpo ForestaleSardo ASS.F0R., la Comunità Montana,la Polisportiva 2000 e la Pro Loco diUta.All'interno della cornice delìieventosono previste diverse manifestazioni.UASS.F0R promuoverà nelle varie

scuole dell'isola, con la propriarivista mensile "Natura in Sardegna",una serie di campagne volte allasensibilizzazione ambientale, alladifesa della natura dagli incendi e allatutela della biodiversità. In particolarestnviteranno i giovani studenti a

concorrere con scritti e disegni suitemi della difesa dell'ambiente e

successivamente a cimentarsi, nelcorso di un incontro didattico-sportivoall'aperto nelle foreste di Monte Arcosu(0asi WWF), ad una gara di corsacampestre. La Polisportiva Udajossuorganizzerà. dal 23 maggio al 3 giugno2006, nel campo comunale di Uta iIIV Memorial Tore Ena-Torneo di calciogiovanile. Mentre it 2L maggio sisvolgerà una gara campestre a MonteArcosu.

§atura in Sardegna n' 27 - 2005 4L

Salvatore Ena, per tutti "Tore"

Page 44: 27Natura in Sardegna

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ffimmffim wffi m&Kmk

wffiffi wKwffiKffi

un torrionecal-

per venire in Sardegna e per gustarlanella sua parte più intima, non solocon ombrelloni e creme solari.Andare a caccia dei tesori che questa

terra custodisce, scoprire angoli inso-titi e tuoghi di ineguagliabile betlezza.Veri e propri scrigni a cielo aperto.

&m ffimwffimmffiffi

degna che racchiude paesaggi unicie irripetibili. Un'isola scolpita dalvento e dat mare; un luogo di storia,cultura e civiltà.Scoprite un nuraghe, una spiaggia,un rapace. Ma anche dolmen, unascogliera, fenicotteri rosa. E poiuna cima innevata, unachiesa romanica,

Lo staff di Paradisola for-nisce le chiavi peraprire questiforzieri.

Sotocosì si può

iniziare a cono-scere la vera Sardegna:

fino a non poterne più farea meno.

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"Isola", racchiude un concetto sempli-ce e stupefacente allo stesso tempo.Il gioco di parole mette in luce dueaspetti caratteristici della nostra Sar-

degna: la sua insularità - che pro-tegge una tradizione rimastaimmutata dalle conta-minazioni d'oggi -,e l'essere unvero e

pro-prio paradiso

terrestre. Paradi-sola fa scoprire, passo

dopo passo, una realtà in cuila natura non è stata matrigna ma

madre amorosa e generosa; una Sar-

42 hlatura in §ardegna n' 27 - 2006

?d?*^UI t - mprarrinìinsa raeronfafe de P:rerìico-flv meravigliosa, raccontata da Paradiso-

lY la. Un invito a non perdere lbccasione

Page 45: 27Natura in Sardegna

Caserma Ula vista dall'alto

nima montagna marocco-tunisina, Faggioproveniente dalla zona dell'AppenninoCentrale, Frassino Excelsior, Acero Pseu-

doplatanus, Acero Platanoides, Cipresso

Arizonica, ancora oggi a cornice del cen-

tro servizi di Caserma UIa.Grande attenzione per soprattutto per i[valore economico dei boschi veniva prestato

aIIa prevenzione e repressione degti incen-di.Così scriveva lhmministratore delleForeste Demaniali di Cagliari, UfficialeBoschi, in una circolare del Giugno 1939,

indirizzataa tutti i comandi dipendenti:"tutto il personale addetto alla custodiadelle foreste demaniali deve rimanerenelle caserme il minor tempo possibile,

soffermandosi nei giri di perlustrazionenei punti più alti e dominanti e accorrere

San Pietro, cumuLi di carbone vegetale

prontamente per circoscrivere f incendioe sopprimerlo dalllnizio; tutti gli operaiadibiti a lavori in foresta devono tenersisempre pronti ad accorrere imme-diatamente aL primo allarme sulposto

Le operazioni di tagtio dei sopras-

suoli forestali iniziarono in forestanel 1930. Net 1941, per la nota fase

storica, si ebbe un forte impulsodei tagli e la foresta subi una vera e

propria devastazione.Scrive il Comandante della primaCoorte della Milizia NazionaleForestale:"Il particolare momento sto-

rico vissuto dal nostro Paese

impone un utteriore sforzo nellaproduzione di carbone vegetale,pregansi tutti i Comandi Minoridella Milizia Forestale di intensi-ficare le lavorazioni in merito". E'

il via libera ad una campagna dideforestazione indiscriminata.Dal bosco si estraeva:a) carbone vegetale mediante

car.b onizzazione nelle app o sitepiazzole

b) corteccia di leccio per la produzio-ne di tannino

c) ciocco di erica arborea per la pro-duzione di pipe.

d) legna da ardere0ltre alle attività prima descritte, lapastorizia rappresentava unhltra voceimportante netlo sfruttamento dellaforesta. A Montarbu nella prima metàdel secolo scorso, pascolavano centi-naia di capi bovini, suini e caprini.Intorno al 1940, per ciascun maiale pre-

sente allo stato brado in foresta, si paga-

va una fida pascolo di 35 tire annuali: uncanone di tutto rispetto, considerato che

la paga media di un Forestale dello Statoera di 380,73 lire mensili.

In foresta come nel resto del territorioComunale di Seui veniva aggiudicata,mediante appalto, anche la produzio-ne annuale di ghiande.Terminata quella fase storica venne abban-

donata la logica dello sfruttamento.Negli ultimi 35 anni sono stati nume-rosi gli interventi di ricostituzioneboschiva con operazioni di recuperodel patrimonio ambientale, prima dan-neggiato, incentrate soprattutto nellaconversione in fustaia dei soprassuolia ceduo e rimboschimenti netle areedi nuova acquisizione denudate daincendi e pascolo con impianto dispecie nobili .

Uitinerario

Alla Foresta di Montarbu si arrivamacchina e in treno datle fermateAnulu'e S.Gerolamo.il transito con automezzi, alUinternodel perimetro demaniale, è consenti-to solo fino al centro servizi di Ula.Da qui partono alcuni sentieri checonducono in foresta: le escursioni a

piedi sono libere.La strada di accesso con automezzipassa a fianco della cascata di Middaiqui di lato coperta di neve.Tra le decine di itinerari possibiliabbiamo ne abbiamo scelto due. I1

primo di semplice accesso e privo didifficoltà mentre il secondo presuppo-ne buone doti atletiche con difficoltàa tratti elevate.

IN

di

Cartina della foresta di Montardo

44 hlatura in §ardegna n' 27 - 2006

Page 46: 27Natura in Sardegna

I,a Foresta Demaniatedi Montarbu a Seui

alienazione coincise con un dramma-tico evento per la Comunità di Seui:la chiusura del bacino carbonifero diCorongiu che, per tanti anni, avevaassicurato centinaia di posti di lavoroe garantito una sicura fonte di redditoa gran parte della popolazione, donnecomprese.La dismissione delta miniera, avvenu-ta nel 1958, indusse decine di Seuesia lasciare il paese. Si poneva, quindi,l'esigenza di arginare "la grande fuga".Uoccasione arrivò con Ia Legge 11 Giu-gno 1963, N' 588. Questo strumentolegislativo prevedeva thlienazionedi territori comunali per destinarli arimboschimento.Il 21 Febbraio 1964, ii Consiglio Comu-

nale di Seui, presieduto dal SindacoBonino Carta, , deliberò all'unanimità lacessione dei terreni a favore dellAziendaForeste Demaniali della Regione Sarda.

Il prezzo stabilito per la vendita fu di

50.000 tire ad ettaro, per un totale di54.932.000 di lire.

I lavori in ForestaLa presenza di manodopera Seuese nelvecchio nucleo detla foresta, fino aglianni sessanta, era limitata. Poche lepersone assunte, a tempo determi-nato, per attività specifiche: antin-cendio, supporto ai Forestali nelleoperazioni di "martellamento" dellevecchie fustaie di leccio destinate altaglio, piccole semine.All'inizio degli anni 30, sempre sottoiI controllo del Corpo Forestale delloStato, furono assunti alcuni 0perai perIa messa a dimora di piante esotichenelle parcelle sperimentali limitrofe allaCaserma Ula, con tbbiettivo di verifica-re lhdattamento di queste specie allecondizioni climatiche locali.Furono così impiantati diversi esemplaridi Cedro dellAtlante, importato dallbmo-

Le 0riginif /attuale perimetro della Foresta

I Demaniale di Montarbu (2767

Jg Hr), ha due diverse provenienze.Il primo nucleo di 1168 Ha, il cui con-fine era segnato dalle falesie calcaree,in origine era un terreno ademprivile.Il secondo di 1099 Ha (zone di Parti- Su Accu de Piras - Masoni Moru),gravato da usi civici, venne atienatodat Comune di Seui alla Regione Auto-noma della Sardegna nel 1965. Questa

Monte Tonnari, Seui

Natura in §ardegna n' 27 - 2006 43

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Cascata di Middai ghiacciata La cartina del percorso

I[ percorso:Riu Ermolinu§ - Margiani Pubusa

Caserma UlaTrancallaiErmolinusCent't MontisSu LinnarbuMargiani pubusa

Lunghezza: Km 5

Dis1ivello: 550 metriIlifficottà: NESSUNA

Interesse : Paesaggistico.Percorrenzal tre orePeriodo consigtiato: lnverno-Primavera

- È il percorso consigliato per i menoesperti, lldeale per una passeggiata rilas-

sante. I1 sentiero, delimitato per un lun-qo tratto da una staccionata. costeqgiaRio Ermotinus, dove possibile vedereolEe alle caratteristiche concrezioniformate dallhcqua calcarea te trote del-la varietà Salmo Trutta macrostigma alpascolo, fino alpiano diFuntana d'0ru-A pochi passi dal ruscello troviamo alcu*ni atberi monumentali delle specie Agrifoglio, Carpino nero, Corbezzolo e Tasso. llpercorso, adatto al periodo inverno pri-mayera, prosegué in direzione Margianipubusa. Da questa cima si può osser-

vare un paesaggio veramente maesto§o

composto dalla vallata del Flumendosa,Perdaliana e Punta la Marmora. Nellacima è presente un fabbricato di servizioad uso vedetta antincendio aperto nellastagione estiva.

Il Flumendosa

Ponte di "Tranca1lai" sul Rio Ermolinus Margiani Pubusa

Natura in Sardegna n" 27 - 2006 45

Page 48: 27Natura in Sardegna

0ltre agli aspetti panoramici e paesaggistici Ia gariga inquota di Margiani pubusa è uno scrigno di entità vegetaliendemiche tra le quali ricordiamo:

Acrr,rous sARDous (Asc. Er Lrv.) Ann.

Nome scientifico: Acinous Sardous Asc.et Lav. (Arr.)Località: Margiani pubusaNome italiano: acino sardoAltitudine: 1200 -1340 s.l.mfamiglia: LabiateaeEsposizione: nordSubstrato: CalcareoImportanza: raraNOTE. Specie endemica della Sardegna segnalata solo neirilievi centro-orientali. Suffrutice alto 5-15 cm fiorisce a

giugno-luglio.

Aeunrcm Nuconrtsrs Ann. Er Nanu

Nome scientifico: Aquilegia Nugorensis Arr. Et Nardilocalità: Funtana MelaNome itatiano: aquilegiaaltitudine: 1200 s.1.m

Famiglia: Ranuncolaceaeesposizione:estsubstrato: Calcareoimportanza: raraN0TE. Pianta endemica della Sardegna presente unica-mente nei rilievi centrali. Fiorisce in giugno-luglio confrori azzur.ri.

Enrrus Alprnus L.

Nome scientifico: Erinus Alpinus LinneoLocalità: Scala sa Marra-Margiani PubusaNome Itatiano: come sopra

Altitudine: 900- 1340 m slm.Famiglia: scrophulariaceaeEsposizione: Solo Nord-nord ovestSubstrato: CalcareoImportanza: notevoleNote. Pianta motto importante a testimonianza di unaflora montana (Picetum-Alpinetum)esistente in altritempi in Sardegna.Anche nella Penisola Italiana ta pre-senza è molto frammentata(Pignatti S.) con esemplarisegnalati nelle alpi Marittime e Trentine meridionali.Nelle Falesie di Montarbu, esposte a nord, vive in luoghiombrosi.Fioritura Mag gio-Giugno.

46

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Lruouuu Monrsreruu Monrs

Nome scientifico: Limonium MorisianumLocatità: Su croccutu-Genne accaNome Italiano: Caglio ellitticoattitudine: 900-1000 m s.l.mFamigtia: RubiaceaeEsposizione : Nord-ovestSubstrato: CalcareoImportanza: endemicaNOTE. Paleoendemismo particolarmente raro segnalatoin Sardegna solamente nei catcari centro-orientali. Digrande interesse i pulvini di Su Croculu. (Arrigoni boll.sc.sarda sc.nat.).

Hruarrrruus MoRTSTANUM Brnruolo

Nome scientifico: Heliantemum Morisianum B.

Località: MontarbuNome ltaliano: eliantemo di MorisAltitudine: 900-1340 m s.t.mFamigtia: cistaceaeEsposizione: liberaSubstrato: Calcareo

Importanza: endemicaN0TE. Pianta erbacea endemica della Sardegna, moltorara, segnalata dal Prof.Arrigoni unicamente nei calca-

ri di Seui e nel Sarcidano. Perenne, comune in tutta laForesta di Montarbu fiorisce a maggio -giugno con fiorirosacei.

Gvlrslranre Muurru Monrs

Nome scientifico: Cymbalaria Muelleri Moris.Località: MontarbuNome italiano: Cimbalaria di MorisAltitudine: 900-1300 m. s.l.mFamiglia: Scrophu lariaceaeEsposizione: varieSsubstrato: Calcareo

Importanza: Pianta endemica molto raraN0TE. Pianta endemica della Sardegna presente a Mon-tarbu in vari siti. Deve il suo nome al farmacista tedescoFrancesco Muller che per primo la classificò nel 1827.

Natura in Sardegna n' 27 - 2006 47

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Saxrrnacn Crnvrconnls VIv.

Nome scientifico: Saxifraga Cervicornis Viv.

Località: falesie calcaree di MontarbuNome Italiano: sassifraga Sardo-Corsa

Attitudine: 8OO/1340 m s.l.mFamiglia : Saxif ragaceae

Esposizione: Nord

Substrato: calcare

Importanza: endemicaNOTE. Pianta endemica della Sardegna e della Corsica.

Dalla cima di Margiani pubusa è inoltre facile vedere, spe-

cialmente nelle ore mattutine e al tramonto,la fauna dimo-rante in foresta. Tra le specie più importanti ricordiamo:

sr**tÉLl* tÀRltÀs {};i.\:i. ét..,:: :::1..,, | :,,'

Litinerario e le immagini di questo articolo sono

tratti da "Il bosco incantato" di Marcello Cannas.

Nello stesso volume potete trovare altri affascinantipercorsi escursionistici e bellissime immagini

Aquila reale Muflone

48 §alurr 1§ )ar**{jila n" J/ - ltu*

Page 51: 27Natura in Sardegna

..,...1:. :;:t Tutti gti anni, soprattutto durante la stagione estiva,,;:,;;;,.,';' si ripete il dramma degli incendi. Centinaia, migliaia.: ;-,',,: di ettari di vegetazione vanno letteralmente in fumo''.' a causa di roghi più o meno dolosi. Con I'introduzio-,, , : ne del numero verde 1515 il rapporlo tra istituzioni.' ,1.',. preposte alla salvaguardia del patrimonio ecologico e

,.'rl cittadini si è fatto sempre più stretto. Ma non basta.,, ' 0ccorre radicare nella mentalità comune [opinione

che l'incendio non è soio un danno arrecato alla natu-ra, ma un vero e proprio disastro che si ripercuote nonsolo nellimmediata devastazione causata dal passag-gio delle fiamme, ma anche sul futuro del'ecosistemache erediteranno i nostri figli e nipoti.Per questo la ASS.FOR. e la rivista Natura in Sardegna,

bandiscono un concorso letterario che vedrà protagoni-

sti tutti coloro che hanno a cuore iI problema dellam-biente. I partecipanti dowanno elaborare brevi raccontiincentrati sulla tematica degli incendi. Le composizionisaranno valutate da un'apposita giuria che premierài testi migìiori. Successivamente saranno scelti alcunibrani da inserire in un libro volto a promuovere Ia

campagna antincendi. La finatità del concorso è quella

di dare parola ai non addetti ai lavori e carpire, attra-verso gti scritti, elementi utili ed indizi che permettanodi migliorare le future campagne contro il fuoco, letecniche investigative, la comprensione delle cause deldisagio che muove la mano del piromane.

1)2)

REGOTAMENTO

11 concorso è aperto a tutti, senza alcun limite di età.Per partecipare al concorso occorre:a) inviare un racconto incentrato sulla tematica degli incendib) essere abbonati alla rivista Natura in Sardegna.Iabbonamento annuo alla rivista Natura in Sardegna (12 numeri), dal costo di € 30, dovrà essere sottoscritto tramite versa-mento sul CCP 21970090, intestato aLla ASS.FOR, c.p. 50, Cagliari Centro.Il testo inviato non dovrà superare le sei pagine. Non si accettano manoscritti.È prevista una sezione per gli studenti delte scuole elementari. medie e medie superiori con una categoria di premi loro riser-vata. Gli alunni che intendono partecipare dovranno semplicemente esibire la copia della ricevuta di abbonamento sottoscrittadalla propri.a scuola o istituto.

6) I racconti dovranno essere inviati alLa ASS.EOR. Concorso Letterarto Un fiume dÌ parole per spegnere gli incendi, c.p. 50,

..;, Ogt24Cagtiari, oppure alllindirizzo e-mail [email protected],,i:. Ief éisére accettati gli elaborati dovranno essere completati dall'autore con Ie proprie generalità anagrafiche e andrà allegata

''.,.ìt",,,,,€opia della ricevuta di abbonamento alla rivista Natura in Sardegna.a) 'ii;G!ielaborati dovranno pervenire entro il 30 aprile 2006, data ultima per laccettazione del materiale inviato. I testi recapitati

zuccessivamente non verranno presi in considerazione.

lC.+, Tu!.t!,! lqvori saranno sottoposti al giudizio di una Giuria qualificata e nominata dallente promotore del concorso. I[ giudizio'':r détl1i-Giùria,sarà inappellabile.fO; fa eiuril:*iiunira àntro it 6 maggig 2006 e sceglierà i 30 testi che confluiranno nel libro sugli incendi. Venti di questi testj

3)

4)

Page 52: 27Natura in Sardegna

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