38 scn 37-503

12
SCN 37-503 RACCOLTA DI ARTICOLI Tratti da: “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore”, aprile-settembre 2010. www.lastampa.it - www.ilsole24ore.com Riprodotto da The European House-Ambrosetti per il Forum “Sviluppare le Regioni dell’Africa e dell’Europa”, Taormina, 7 e 8 ottobre 2010.

Upload: africa-newsit

Post on 06-Mar-2016

231 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Tratti da: “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore”, aprile-settembre 2010. www.lastampa.it - www.ilsole24ore.com Riprodotto da The European House-Ambrosetti per il Forum “Sviluppare le Regioni dell’Africa e dell’Europa”, Taormina, 7 e 8 ottobre 2010. SCN 37-503

TRANSCRIPT

Page 1: 38 SCN 37-503

SCN

37-503

RACCOLTA DI ARTICOLI

Tratti da: “La Stampa” e “Il Sole 24 Ore”, aprile-settembre 2010.

www.lastampa.it - www.ilsole24ore.com

Riprodotto da The European House-Ambrosetti per il Forum “Sviluppare le Regioni dell’Africa e dell’Europa”, Taormina, 7 e 8 ottobre 2010.

Page 2: 38 SCN 37-503

Editoriali9/9/2010 -

Africa, senza strade non c'è crescitaKANAYO F. NWANZE*

Poco tempo fa ero in una strada del distretto di Choma, nel Sud dello Zambia, per incontrarmi con Rosemary Pisani, una contadina con una piccola fattoria, madre di otto figli che ha lottato per sfamare prima di entrare in una cooperativa di agricoltori che allevano capre. Grazie alla collaborazione e al sostegno degli altri agricoltori, ora ha una fiorente attività commerciale e tutti i suoi figli vanno a scuola. Recandomi da lei per la via ho sorpassato donne che camminavano nel fango portando al mercato grandi carichi di frutta e verdura accatastati sulle loro teste. Ho immaginato che avrei potuto trovarmi diretto a una comunità rurale molto diversa se la strada fosse stata asfaltata e in buono stato di manutenzione. Spesso in Africa le poche strade lastricate esistenti sono disseminate di buche e finiscono in sterrati quasi impossibili da percorrere senza un veicolo adatto. Più vicino alle comunità agricole le strade spariscono del tutto. Questo lascia completamente tagliate fuori e isolate zone rurali che hanno il potenziale per alimentare oltre un miliardo di persone affamate. Nell'Africa sub-sahariana quasi il 70% di tutte le persone che vivono in zone rurali si trovano a oltre mezz’ora a piedi dalla più vicina strada praticabile. Kofi Annan, Presidente del Consiglio dell’Alleanza per una Rivoluzione Verde in Africa (Agra), ha riconosciuto questo isolamento: «In Africa l’imprenditrice agricola con un’azienda medio piccola nuota da sola. Non ha assicurazione contro il maltempo, non riceve sovvenzioni, e non ha accesso al credito. Dico “lei”, perché la maggioranza dei piccoli agricoltori in Africa sono donne». In effetti la metà dei piccoli agricoltori del mondo sono donne e noi dobbiamo avere presente che tocca loro camminare lunghi tratti per portare i loro prodotti al mercato. Al Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), crediamo che l’agricoltura, indipendentemente dalle dimensioni o dalla scala di produzione, deve essere vista come un’impresa e i piccoli agricoltori come titolari di imprese di piccole dimensioni, piuttosto che come poveri che hanno bisogno di elemosina. Sempre di più viene riconosciuto che questi piccoli agricoltori e le loro comunità rurali sono una parte importante della soluzione alla insicurezza alimentare e alla povertà - ma solo se dispongono del necessario per svolgere il loro lavoro. La Rivoluzione Verde del secolo scorso ha avuto un impatto enorme sulla produzione agricola e su quella alimentare, trasformando la vita di milioni di persone. Molto di questo successo è dovuto a infrastrutture già esistenti. La densità di strade in India, all’inizio della sua rivoluzione verde nel 1970 era 388 km su 1000 chilometri quadrati. Questo a confronto con gli attuali 39 chilometri per 1000 chilometri quadrati in Etiopia e ai 71 per 1000 del Senegal. Nuove strade portano altri servizi essenziali alle comunità rurali. In Etiopia solo il 2% della popolazione rurale ha accesso all'elettricità e la comunicazione telefonica è più o meno assente. I ricercatori ritengono che questo avvenga perché solo il 17% delle comunità rurali del Paese vivono a meno di due chilometri da una strada asfaltata. Oltre alla carenza di infrastrutture, molti piccoli agricoltori in Africa hanno un accesso insufficiente alle risorse produttive, come la terra, l’acqua e le nuove tecnologie. Di conseguenza le rese sono generalmente troppo basse per permettere a milioni di famiglie rurali di generare eccedenze di mercato. Anche se i piccoli agricoltori sono in grado di produrre un surplus, la mancanza di accesso alle attività a valle come la trasformazione e la commercializzazione, impedisce loro di vendere facilmente. La causa della mancanza di queste risorse vitali è il vergognoso abbandono del settore agricolo negli ultimi due decenni. Tanto i Paesi sviluppati come quelli in via di sviluppo, coinvolti nella rapida espansione economica e nel progresso tecnologico – si sono distratti. Hanno chiuso il rubinetto per l’agricoltura,

1

apinto
Rettangolo
Page 3: 38 SCN 37-503

lasciando che i piccoli agricoltori potessero contare solo sulle pratiche agricole di base e sui fondi del governo dei donatori. Quel rubinetto dev’essere riaperto. Nell’esperienza dell’Ifad, lavorare semplicemente per raddoppiare il reddito di un contadino piccolo proprietario terriero che riesce a raggranellare meno di un dollaro al giorno significa gestire la povertà, perché a due dollari al giorno, lui o lei rimane ancora povero. Ma sostenere quel piccolo proprietario nel lancio di un’azienda agricola che potrebbe aumentare fino a cinque volte il reddito e questo significa l’eliminazione della povertà. Per dare ai piccoli agricoltori la possibilità di diventare imprese redditizie è essenziale che siano collegati ai mercati. Infatti, il sostegno alle infrastrutture rurali - tra cui strade di collegamento, elettrificazione, strutture per immagazzinare il raccolto, sostegno alle associazioni e alle cooperative agricole e accesso alla terra e agli impianti di irrigazione - è un elemento cruciale nella catena della valorizzazione. Ogni anello della catena del valore, dai piccoli proprietari agli agenti del commercio locale agli agro-processori per i mercati regionali e nazionali, deve essere rafforzato. Dobbiamo collegare i produttori di generi alimentari con le persone che hanno bisogno del loro prodotto attraverso infrastrutture transitabili e ben mantenute. Inoltre, abbiamo bisogno di assicurare loro ricerca e tecnologia per fare sì che possano crescere i prodotti di miglior qualità e capacità di immagazzinamento in modo che possano vendere al massimo prezzo possibile. Se i piccoli agricoltori dispongono delle infrastrutture di base necessarie per far arrivare le loro merci sul mercato non solo saranno in grado di nutrire se stessi e le loro comunità, ma contribuiranno a una più ampia sicurezza alimentare. Abbiamo solo bisogno di asfaltare la strada che porterà agricoltori come quelli che ho visto in Zambia più facilmente sulla strada per la sicurezza alimentare. *Presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo. Copyright: Project Syndicate, 2010

Copyright ©2010 La Stampa

2

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 4: 38 SCN 37-503

Stampa l'articolo Chiudi28 agosto 2010

L'Africa sarà il prossimo Bric di Jim O'Neil La visita in Cina di questa settimana del presidente sudafricano Jacob Zuma, accompagnato da una folta delegazione di uomini d'affari e autorità, ha comprensibilmente attirato molti commenti. Senza dubbio, il presidenteè parso desideroso di allacciare rapporti più stretti con Pechino, diventata l'anno scorso il partner commerciale più importante del suo paese. È sullo sfondo di questo avvenimento e dell'ascesa di molte nazioni africane che paiono aver scongiurato i rischi incombenti derivanti dalla crisi creditizia globale che sempre più spesso mi chiedono se la sigla Bric non possa presto aggiungere una "s" non tanto per indicare il plurale, bensì per includere il Sudafrica, e se l'Africa - nel suo insieme - debba o meno poter contare sul medesimo roseo futuro verso il quale paiono proiettati brasiliani, russi, indiani e cinesi che di quel gruppo fanno parte. Dopo il campionato del mondo di calcio svoltosi con successo in Sudafrica, sempre più persone palesano un vivointeresse per le opportunità che offre l'Africa. Il prodotto interno lordo combinato del continente è praticamente simile a quello di Russia e Brasile, ed è di poco superiore a quello dell'India. Oltretutto dei "Prossimi 11" paesi - "N-11", etichetta che insieme ai miei colleghi ho dato a un gruppo di paesi particolarmente popolosi che hanno prospettive alquanto promettenti di seguire la strada dei Bric - due si trovano in Africa, Egitto e Nigeria. In talecontesto, mentre le autorità sudafricane esprimono piene di entusiasmo la loro aspirazione ad arrivare a uno status equiparabile a quello dei Bric - ho deciso di riflettere ulteriormente sull'Africa e sulle sue possibilità di diventareun'economia affine a quella dei Bric. Se pensiamo all'Africa nel suo insieme, e la consideriamo nella medesima ottica che caratterizza il nostro scenario per il 2050 per il Bric, i "Prossimi 11" e altre economie di punta, dobbiamo prendere atto di un'economia grande quanto quella dei Bric. Se poi studiamo le potenzialità delle undici economie africane più importanti nei prossimi quarant'anni (analizzando il loro probabile andamento demografico, i cambiamenti nella forza lavoro che ne conseguiranno e la loro produttività), si evince che il loro Pil combinato entro il 2050 potrebbe superare i 13milamiliardi di dollari, rendendole di fatto più importanti sia del Brasile sia della Russia, per quanto non ancora della Cina o dell'India. È interessante il fatto che quasi la metà di tale Pil sarebbe assicurato da Egitto e Nigeria, di modo che il progresso di questi due paesi appare ancor più fondamentale ai fini delle potenzialità del continente. Tra gli altri undici, proprio il Sudafrica ha un ruolo determinante da rivestire, essendo più avanzato di altri paesi e rappresentando da un certo punto di vista una sorta di porta d'ingresso all'Africa meridionale. Il Sudafrica, in ogni caso, di per sé non ha una popolazione sufficiente a diventare uno dei Bric, avendo appena 45 milioni di abitanti. Ma la Nigeria - con i suoi 180 milioni di abitanti o più - non è lontana dal rappresentare il 20% della popolazione africana. Se agisse comeopportuno, potrebbe diventare entro il 2050 più importante del Canada, dell'Italia o della Corea del Sud. L'Africa desidera essere considerata alla stregua del Bric e non dovrebbe essere così difficile pensarla tale, comespesso si ritiene. Noi manteniamo aggiornato un indice di tredici variabili diverse, che sono critiche ai fini della crescita sostenibile e della produttività. Chiamiamo tale indice Growth environment score (Ges), e lo calcoliamo ogni anno per circa 180 paesi di tutto il mondo. L'indice va da 0 a 10, e a numero maggiore corrisponde una migliore produttività o una maggiore crescita sostenibile. Tra i "Prossimi 11", la Corea del Sud ha un indice del 7,4, il più alto, un indice compatibile con i migliori paesi del mondo sviluppato. La Nigeria, invece, ha un indice del 3,5 - il secondo più basso al mondo. Tale indice potrebbe sembrare negativo, ma nelle quattro economie che la sigla Bric sta a indicare, tale indice è soltanto del 4,9. Negli undici paesi africani, l'indice è in media del 3,5. Di conseguenza, per realizzare in pieno le loro potenzialità nel 2050, i paesi africani dovranno alzare significativamente il loro indice. Probabilmente, gli obiettivi più facili da perseguire sono politiche macroeconomiche stabili incentrate sul mantenimento di una bassa inflazione e sul forte contenimento di un eccessivo indebitamento pubblico e con l'estero. Tra le microcomponenti, invece, teniamo conto della stabilità del governo, del miglioramento della legalità, dello sviluppo sostanziale del livello generale di istruzione, della diffusione della telefonia mobile e di internet - quantunque da questi ultimi punti di vista ci siano già stati considerevoli progressi - e forse ciò che più conta, ovvero come si sradica la corruzione cronica che dilaga in molte nazioni africane.

1

apinto
Rettangolo
Page 5: 38 SCN 37-503

Il Sudafrica ha dimostrato di saper ospitare meritatamente i Mondiali di calcio e adesso tocca ai più importanti paesi africani e ai loro leader dimostrare di saper fare tesoro di questa esperienza. Auguriamoci che non diventi legge la proposta di imbavagliare la copertura delle notizie da parte dei media - idea attualmente allo studio dall'African National Congress in Sudafrica. Se così fosse, si tratterebbe di un passo nella direzione sbagliata. Zuma e gli altri leader africani dovrebbero piuttosto concentrarsi sulla trasparenza assoluta e su un contributo decisivo volto a preparare un ambiente e un clima propizio agli affari. In caso contrario, il sogno di un Bric africano rimarrà ciò che è: un sogno. Jim O'Neil, capo economista di Goldman Sachs, ha coniato l'acronimo Bric (Traduzione di Anna Bissanti) © 2010, THE FINANCIAL TIMES 28 agosto 2010

Redazione Online Tutti i servizi I più cercati Pubblicità

P.I. 00777910159 - © Copyright Il Sole 24 Ore - Tutti i diritti riservati partners

2

apinto
Rettangolo
Page 6: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 341('I)IfiS

Cercasigovernanteper futurecittà-stato

.. .. .. . .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. . .. .. . .. .. .. .. . .. .. . .. .. . .. .. .. . .. . .. .. ..

di Sara Cristald i

Prime avvisaglie di glo-balopoli, le città senzafine che entro i prossi-

mi due decenni cambieran-no il volto del mondo. A par-tire dal Sud del globo emer-gente (o già emerso) che cor-re pieno di fiducia verso il fu-turo e dove già si comincia arespirare l'aria (per ora anco-ra un po' troppo inquinata )degli agglomerati urbani 3. 0cui dedichiamo le pagine d iMondo&Mercati di questasettimana . In Thailandia, adesempio, viaggiando a velo-cità sostenuta tra i grattacie-li di Bangkok su una metro-politana leggera piena d ischermi piatti che passanoinformazioni urbane e spotpubblicitari . O in Cina, rag-giungendo i 350 km e piùall'ora sul Maglev, il treno alevitazione magnetica checollega l'aeroporto interna-zionale di Shanghai al quar-tiere degli affari della città.

L'alta velocità, appunto,diventata necessaria com el'aria che si respira e quind iobiettivo prioritario per i tra -sporti di megalopoli intasa-te dal traffico, come la brasi -liana San Paolo dove per arri-vare in tempo agli incontri

di lavoro businessmen e bu-sinesswoman usano l'elicot-tero . L'alta velocità, ancora ,ossigeno vitale per il busi-ness che corre sulla bandalarga di internet da una par-te all'altra di Rio de Janeiro eda Rio verso e da il resto de lmondo.

E solo un punto di parten-za, l'antipasto del mondoche verrà. Una sorta di pro-va generale di una realt ànemmeno troppo lontanache dovrà trovare nuove re-gole di gestione e di convi-venza per garantire .la soste-nibilità dello sviluppo de imega-agglomerati urbanisbocco inevitabile di unmondo che dal 2007vive piùin città che in campagna e ilcui volto di domani è tuttoda disegnare . Se non da in-ventare, magari partendodal nome che sulle carte geo -grafiche future individuer ànel 2030 la Grande Giakart ae i suoi 37 milioni di abitanti:Jabotabek, novella capital edell'Indonesia, il più grandepaese musulmano del mon-do (vedi articolo a pag. 27) .

Ed è qui che si innesta find'ora il business della "eco-nomia delle città" prossimaventura. Dalle infrastruttu-re ai servizi, dai nuovi consu-matori ai nuovi approvvigio-namenti di impresa, dallaformazione continua a unagestione della cosa pubblic atutta da costruire. Con unadifferenza rispetto al passa-to. Il business correrà su stra-de potenzialmente diverseenon necessariamente sar àappannaggio del vecchi oNord industrializzato.

La carta vincente delle im-prese che vorranno accetta-re la sfida delle globalopol isarà allora quella dell'inno-vazione per prodotti ch epossano competere con l aconcorrenza che arriva or-mai anche dal Sud, fatta d icosti più bassi ma soprattut-to di qualità e di sintonia co nle realtà urbane a mutazioneveloce . Con una certezza fi nd'ora: il ruolo riservato aipri-vati, grandi e piccoli (maevoluti sul fronte tecnologi-co), nella costruzione dellenuove megalopoli. E una pre-visione un po' più futuribile:il declino degli stati-nazionee la rinascita delle città sta-to, multietniche per vocazio-ne e per necessità.

[email protected] mRIPRODUZIONE RISERVATA

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 7: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 341('I)IfiS

Credito più facile all'impresa che esport adi Massimo D'Aiuto

i è finalmente conclusol'iter normativo che ha por,tato all'innovazione degl i

strumenti per l'internazionalizza-zione a valere sul fondo rotativo394/81e alla definizione di uno stru-mento assolutamente inedito . I lprocesso innovativo, con il suppor-to del ministero dello Sviluppo eco -nomico, era stato avviato da tempoda Simest, sempre attenta a recepi-re le richieste che provengono dalsistema delle imprese italiane perrendere più moderni e flessibili gl istrumenti finanziari e soprattutt opiù rispondenti alle loro esigenze.

Il Fondo 394, la cui dotazione oggi èdì circa 300 milioni di euro, conti -nuerà pertanto a essere utilizzatoper lo sviluppo internazionale, so -prattutto delle Pini. In particolare ,si potranno finanziare program-mi d'inserimento sui mercatiesteri (extra Ue), con importantiinnovazioni e semplificazioni, la

garanzie, per le Pmipiù meritevo-li sarà previsto uno scoperto fmoal 50% del fmanziamento stesso .

Malaveranovitàèilnuovointer-vento a favore delle Pmiesportatri-ci per il miglioramento e la salva-guardia della loro solidità patrimo -niale al fine di accresceme la com-petitività sui mercati esteri.

Con l'acuirsi della crisi finan-ziaria che ha investito i mercatiinternazionali a partire dalla fi-ne del2oo8, come Simest, abbia-mo avvertito la necessità di pro-porre un nuovo strumento age-volativo che potesse migliorarela patrimonializzazione, per ren-dere più agevole l'accesso al cre-

dito bancario, soprattutto con laprogressiva entrata a regime di"Basilea 2" . Si tratta del finanzia-mento agevolato per la patrimo-nializzazione delle impres eesportatrici, riservato ad azien-de che realizzino un fatturat oestero almeno per il 20% .

Il fmanziamento è concesso fi-no a 5oomila euro in forma di fi-nanziamento e prevede due fa-si : la prima, per una durata di cir-ca 2 anni, è quella in cui vieneerogato il finanziamento in ùni-ca soluzione, al tasso di riferi-mento Ue, e alle imprese più me-ritevoli non viene richiesto il ri-lascio di garanzie.

La seconda fase è quella di rim-borso, dura 5 anni a partire dallafine del secondo esercizio succes-sivo alla fase di erogazione e av-viene con modalità differenziate,con tasso agevolato pari al 15%del tasso Ue sempre per le impre-se più meritevoli.

Non possiamo che sentircisod-disfatti per le novità introdottecon il supporto del ministero del-lo Sviluppo economico e di altriministeri, Economia e Affari este-ri, anche se è giusto riflettere sul-la necessità che, per interventi diquesto tipo, sia necessario defini-re in ambito normativo procedu-re più rapide, visto il continuo erapido mutamento degli scenarieconomici internazionali in cuioperano le nostre imprese .

Massimo D'Aiuto è amministratore delegat oSimest Sp a

©RIPRODUZIONE RISERVAT A

realizzazione di studi di prefatti-bilità e fattibilità e programm id'assistenza tecnica.

Possono beneficiare di quest ifinanziamenti tutte le imprese ita-liane, attive nel settore della pro-duzione di beni e servizi . Le novi-tà più importanti vanno dalla de-correnza delle spese finanziabili ,che viene anticipata al momentodella presentazione della doman-da di fmanziamento, al tasso di in-teresse, che è ridotto fmo al 15%del tasso di riferimento Ue, all'au-mento della quota erogabile a ti-tolo di anticipo fmo al 30% per iprogrammi di inseriment oall'estero . Per quanto riguarda le

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 8: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 341('I)IfiS

Focus . Viaggio virtuale tra le nuove megalopoli, che si concentreranno in Africa e in Asia e porranno sfide inedite ai loro amministrator i

Globalopoli generazione 3 .0Green economy e partnership pubblico-privato i mattoni degli agglomerati di domani

Micaela CappelliniTrentasettemilionidiabitan-

ti è come dire tutta la popolazio-ne della Polonia. Solo che per vi-vere avranno a disposizione unospazio grande appena il 2,3% ditutto il territorio polacco. Trenta-sette milioni saranno gli abitant idella più grande megalopoli de lmondo fra vent'anni. Che a sor-presa non sarà Tokyo, né Shan-ghai né Riode Janeiro. Ma Giakar-ta, la capitale dell'Indonesia.

Alzi la mano chi l'ha vista in fo-to o sa qual è il suo monumentosimbolo. Eppure bisognerà co-minciare a conoscerla, perché l aterza generazione delle megalo-poli mondiali comincia proprioda qui. C'è stata l'epoca delle me-tropoli come Londra e Ne wYork, poi l'era 2.o delle megalopo-li modello Mumbai, Shanghai oCittà del Messico, che dura anco-ra oggi . Nel 2030 sarà la volta del-la generazione 3 .0, quella dell eglobalopoli. Si concentrerannoin Asia e in Africa, ricomprende-ranno alcune delle megalopoli at-tuali - come Mumbai o Shangha i- ma ne includeranno di nuove,come Manila o Il Cairo . Questinuovi giganti porranno sfide in

parte note, ma porranno anchesfide inedite .

La prima riguarda chi finanziale infrastrutture necessarie a so-stenerne la crescita: strade, ferro -vie, trasporti urbani, scuole ,ospedali, reti idriche, smaltimen-to dei rifiuti, energia, sicurezza .Perché il denaro pubblico è larga-mente insufficiente e la copert adei fmanziamenti a fondo perdu-to è corta. Morale : i mattoni dell emegalopoli del futuro saranno i

privati. La formula è quella delpartenariato col pubblica, come .spiega Andrea Colantonio, coor-dinatore della ricerca all'LSE Ci-ties, il centro della prestigios aLondonSchool of Economics na-to per studiare il futuro delle cit-tà. «Le autorità tracceranno le li-nee guida del piano di sviluppo, iprivati creeranno società mist eper costruire le infrastrutture epoi anche gestirle. In parte, dun-que, dovranno anche fornirei ca-pitali per farlo». E se non forni -ranno direttamente loro tutti isoldi necessari, la quota restant edovrà arrivare da altre forme difmanziamento privato: «Pens oall'emissione di Bot locali, a desempio - spiega Colantonio -ma anche a un accresciuto ruol odegli investitori istituzionali co-me le banche per lo sviluppo o ifondi pensionistici, che offronoanche il vantaggio di avere unavisione di lungo periodo, perfet-ta quando si parla di piano di svi-luppo di una città».

Un esempio dell'immenso gi-ro d'affari che si apre ai privati ?Stando alle proiezioni Booz, Al-len, Hamilton, 7.800 miliardi didollari - di cui la metà in Europa e

novabile o le auto elettriche sa-ranno determinanti. Mancano40 anni, il tempo giusto perchéuna politica implementata oggidia i suoi frutti . «Del resto, fra lemegalopoli di oggi non vedoesempi virtuosi di sviluppo urba-no sostenibile», chiosa Colanto-nio . Segno che questa sfida è tut-ta da costruire.

La terza riguarda la governan-ce. Le globalopoli hanno biso-gno di un'entità amministrativaadatta a ricomprenderle tutte ein grado di anticiparne i bisogn icon grande efficienza. Oggi il Co-mune di Mumbai controlla sol oil 65% del proprio agglomerat ourbano, quello di San Paolo i l57%e quello di città del Messicoaddirittura il 44 per cento. «Au-torità coerenti sono necessarieanche per guidare l'interventodei privati», aggiunge Colanto-nio, mentre,per Tobias Just, del-la Deutsche Bank research, «go-vernance significa anche la capa-cità di creare nuove città alterna-tive . Per decongestionare quelleesistenti, o per sviluppare altrearee depresse del paese . Magar ipartendo dall'istituzione di unaZona economica speciale, come

nel caso di Shenzen, una megalo-poli nata dal nulla».

L'ultima sfida, ma non in ordi-ne di importanza, riguarda l'im-migrazione . Che dal punto divi-sta politico ha a che fare con gliscontri sociali, ma da uno piùstrettamente economico ha a chefare con i consumi. A differenzadi metropoli della prima ora co-me Londra o Parigi, le globalopo-li3 .0 saranno un mix inedito : l'im-migrazione internazionale saràsolo di fascia alta, mentre quellanon qualificata proverrà quas iesclusivamente dalle campagnedel resto della nazione. E questo,ricordano da Euromonitor, si ri-percuote sui consumi. Di per sè,la concentrazione della popola-zione in città semplifica la catenadistributiva dei prodotti . Dopo diche, bisognerà tarare l'offert asull'identikit degli abitanti . Benidi fascia alta per l'immigrazioneinternazionale e per la classe me -dia, che si concentrerà solo in de-terminati quartieri. E prodottipiù local, più tradionali, nei sob -borghi abitati dai nuovi arrivi dal -la campagna.

micaela .cappelliniJa ilsole24ore.come RIPRODUZIONE RISERVATA

Nordamerica - dovranno esser espesi da qui al 2030 per il fabbiso-gno di strade e ferrovie delle gran -di città del mondo . Soltanto perle metropoli asiatiche, invece,s erviranno i6mila miliardi di dol-lari di investimenti in reti idrich eed energetiche.

La seconda sfida delle globalo -poli di domani comincia già nel -le megalopoli di oggi e si chiam asostenibilità . A dicembre, difronte a un uditore d'eccezionecome il presidente Obama, ver-ranno presentati i risultati diuno studio che sta coinvolgendodue pesi massimi tra i think-thank mondiali, la London S cho-ol of Economics, appunto, el'americana Brookings Institu-tion. Il progetto si chiama «Thenexturban economy» e immagi-na l'economia delle metropolidel futuro: un mix di green eco-nomy edi innovazione tecnolo-gica, condita con una spiccatavocazione all'export .

L'obiettivo dell'ecosostenibili -tà nasce da una constatazione :che il 70% della popolazionemondiale nel 2050 vivrà in città(fonte Onu), é che la sostenibilitàambientale, lo smog, l'energia rin-

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 9: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 341('I)IfiS

Città-corridoio centri di sviluppoRio-San Paolo o Ibadan-Lagos-Accra: così l'urbanizzazione si fa longitudinal e

Micaela Cappellin iLa più visionaria di tutte è

i un vero azzardo politico : Pechi-no, Tokyo, Seul e Pyongyang, lacapitale del chiusissimo regimenordcoreano, riunite in un uni-co, grande serpente metropoli-tano che si snoda lungo 1.500 chi-lometri e 77 cittadine, per un to -tale di 97 milioni di abitanti. L acittà senza confini, transnazio-nale, interconnessa da infra-strutture per i trasporti velocidi ultima generazione come con-ditio sine qua non .

Una chimera, con buona pro -babilità, quella che collega Pechi-no a Pyongyang. Ma questo suc -cede solo se si stira il concetto fi -no agli estremi. Perché altrimen-ti l'idea degli esperti delle Nazio -ni Unite è promettente: il futur odelle megalopoli ha la forma de i"corridoi" . Nel 2050 il70% dellapopolazione mondiale abiteràin città. E ovvio che a forza di al-

largarsi, i centri urbani andran-no a cozzare nel perimetro dellemetropoli limitrofe . Tanto valeallora sfruttarle, queste sinergiefra grandi nuclei, guidando l osviluppo in senso longitudinale ,in modo da riempire la distanza

POLI NEVRALGIC I

Qui si concentreranno il 18%della popolazione mondiale,il 66% delle attivit àeconomiche e l'85%dell'innovazione scientific a

. . .. .. . .. . .. .. . .. .. . .. .. . .. .. . .. .. . .. .. . .. . .. .. .. . .. . .. .. . .. .. .. . . .. .. .. . ..

che separa due metropoli con in-frastrutture sinergiche . Purché icollegamenti stradali, ferroviar ie metropolitani consentano d iandare da un capo all'altro de lcorridoio in velocità.

Questo può essere un proces-so pilotato dalle autorità, ma

può anche ingenerarsi spontane-amente . Prova ne è che alcunicorridoi urbani sono già tra noi .«E questa la storia della regionedi Tokyo-Nagoya-Osaka - so-stiene Tobias Just, della Deut-sche Bank research - già oggiquesta regione metropolitan aospita 34 milioni di persone, piùdi Grecia, Portogallo e Belgiomessi insieme . E facile aspettar -si che un processo naturale di fu -sione fra grandi città si verifichianche in Cina e in Brasile». L'exceleste impero, secondo gliesperti dell'Onu, ha già iniziatosul delta del Fiume delle Perle. Iltriangolo Hong Kong-Shenzen-Guangzhou è ormai un'unic aarea urbana interconnessa dovevivono e lavorano qualcosa co -me no milioni di persone, il dop -pio della popolazione italianaQuanto al Brasile, il destino sem-bra segnato per l'area tra San Pa -olo e Rio de Janeiro .

I corridoi urbani-l'ultimo rap-porto dell'Un-Habitat ne indivi-dua una quarantina - ospitano i l18% della popolazione mondia-le, i166% delle attività economi -che e 1'85% dell'innovazionescientifica e tecnologica. Son oun bacino di lavoratori e ancheun mercato omogeneo per benie servizi . Possono raggiungereestensioni geografiche anche im-pensabili, per il concetto tradi-zionale di megalopoli: gli espertidell'Onu considerano corridoiourbano anche quello che rende-rà sempre più interdipendent itra di loro le città indiane di NewDelhi e Mumbai, distanti sull acarta ben i.5oo chilometri . Trop -pi per essere un'area residenzia-li omogenea, ma non per esser euna filiera industriale altament eintercormessa.

In Malaysia la città longitudi-nale parte da Kuala Lumpur eraggiunge il porto di Klang, assi -

curando così alla capitale unosbocco a mare. Ma anche il Con-tinente nero avrà il suo corrido-io . Andrà da Ibadan ad Accrapassando per Lagos, sarà lung o600 chilometri, taglierà quattr ostati - Nigeria, Benin, Togo eGhana - e rappresenterà l'assedello sviluppo economic odell'Africa occidentale. Potrà an-che accadere tuttavia che questimaxi-agglomerati assuman ouna forma più tozza, anziché al-lungata Come una megalopoliche si allarga in tutte le direzionia dismisura fino a diventare un acittà-regione. Sarà il caso peresempio di Bangkok che, secon -do gli esperti dell'Onum entro i l2020 esploderà lungo un raggiodi 200 chilometri dall'attualecentro . O di Cape Town, in Suda-frica, un cerchio il cui raggio sa -rà di ioo chilometri.

[email protected]

e RIPRODUZIONE RISERVATA

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 10: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 3411)11S

Agglomerati senza fine

Le megalopoli del futuro saranno agglomerati sempre più ampi, che occuperanno intere regioni o si svilupperanno in lunghezza . Ecco le principali

citt àregion i

AFRICA

~ -̀Ibadan - Lagos acil corridoio africano e lung o600 chilometri

CLL'IuU ^ -ru:iri-L°u IPe_hino-Tokyo-Pyongyang-Seu lè il più futuribile di tutti i corridoi urbani ,per ragioni pblìtich e

V~~

N .,,ibai– New Delh i

ilmaxicorridoio urbanoè lungo 1 .500k m

I trasporti la chiav eTreni e metropolitanesono elementiessenziali dei corridoiurbagr. Nella foto.un treno a tevitazionemagnetica a Monaco :la stessa tecnologiascelta da Toky oper i collegament iultraveloci conNagoya, Osaka e Kobe

oggi qui risiedono43 milioni di abitanti

CIN A

Hong Kong-Shenzen-Guangzho u

qui oggi risiedonoI20 milioni di persone

MALAYSI A

Kuala Lumpur - Kian gla capitate della Malaysiaha così uno sbocco sul mar e

BRASILE

SanPaologià oggi copre una superfici edi 8mila metri quadri

SUDAFRICA

CapoTownoggi l'area metropolitanasi estende lungo 100 km

GIAPPPONE

Nagoya-Osaka•Kyoto-Kobeospiterà 60 milioni di abitantientro il 2015

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 11: 38 SCN 37-503

Il futuro? La casba globaleLa ricetta per evitare i ghetti: edifici polifunzionali in poco spazi o

Alfredo Sessak aa— L'anno della svolta è i l2007 . A partire da quella data,per la prima volta nella storia, lamaggioranza della popolazionemondiale vive infatti in città. So-no almeno io le me'galopoli, tutt ecapitali di paesi emergenti, ch enello spazio di vent'annivedran-no i propri abitanti crescere arit-mi impressionanti, in alcuni cas ia raddoppiare .

Giakarta, la capitale indone-siana, che oggi fa da sfondo a vi-ta, gioie e dolori di 22 milioni d iabitanti, ma che nel 2030 sarà l apiù grande megalopoli mondia-le con più di 37milioni di anime,ha già dato un nome al propriodestino di regina delle nuov eglobalopoli . Forse perché chia-mando per nome le cose si esor -cizza anche la paura, e ci si pre -para ad affrontare le sfide del fu -turo . La sconfinata area metro -

AVAN JABOTABE KIn arrivo finanziamenti cines ia sostegno dei trasportidella Grande Giakart aI progetti dell'italiana Atep iper la capitale dell'Angol a

politana che si sta disegnandonel più popoloso stato musul-mano del mondo si chiameràJa-botabek, acronimo formatocon le iniziali delle principaligiurisdizioni dell'area.

Jabotabekèuncontenitore an-cora tutto da riempire. Meno diun quarto degli abitanti di Giakar -ta può contare, per esempio, s uadeguati rifornimenti di acqua.Ma anche tutto il resto è dainven-tare e da costruire : la capitaledell'Indonesia non può fare ame-no di un nuovo sistema di tra-sporti per fronteggiare le distan-ze. Il suo dovrà inoltre essere unmodellodicittà in grado di soste -nere i frequenti allagamenti e i ce-dimenti del terreno.

L'Indonesia stilerà presto co nla Cina un piano per la coopera-zione nello sviluppo di infrastrut-ture. I dettagli saranno discussi

lari in ambito Asean, ma i lfocus dei fmanziamenticinesi sarà rivolto pro -prio al settore dei tra -sporti in Indonesia.

I capitali cinesipotranno avere unruolo non trascura-bile nel determina-re il futuro delle nuo-ve megalopoli, tuttesituate nelle aree emer-genti del pianeta. Ma an-cora tutto da decidere è ilmodo in cui le città respireran-no, si muoveranno, riusciranno arimanere coese e a rafforzare i lloro molo di teatro dell'umanità,anziché di moltiplicatrici di ghet -ti e squilibri sociali e ambientali.

La spinta può arrivare da mol-te direzioni. Anche dalla stessapopolazione dei paesi emergen -ti. Spiega infatti Marco Felici, di-rettore tecnico e responsabil edella progettazione di Atepi, so-cietà romana di architettura e in -gegneria: «Povertà non sica assenza di valori e di cultu-ra . Le popolazioni pover ehanno il sentimento divole-re qualcosa di fatto bene . I nPakistan, per esempio, abbia-mo lavorato a un progetto diriqualificazione urbana neipressi diLahore . Il committent eera l'equivalente del nostro Oli-vetti, un mecenate, il titolare d iun'azienda chimica locale, e ilno-stro progetto è stato chiesto péracclamazione dalla base, dai di-pendenti stessi» .

Anche Luanda, capital edell'Angola, è nell'elenco dellecittà che si avviano a raddoppia-re il numero di abitanti . Qui Ate -pi ha proposto i suoi progetti diriformulazione urbana, e può of -frire una testimonianza dirett adi come il discorso delle nuov emegalopoli stia muovendo i pri -mi passi . In Angola c'è il pro-gramma statale di costruire u nmilione di case, c'è l'appoggi o

durante la visita del primo mini-stro cinese Wen Jiabao a Giakar-ta prevista nei prossimi giorni.Secondo ilministro indonesiano Le dieci metropoli a più rapida crescita demografica . Valori in migliai adell'Economia, Hatta Radjasa, laCina investirà 15 miliardi didol

O Popolazione 2010 (stima)

Popolazione 2030 (previsione )

Dieci città al galoppo

della pubblica amministrazionee l'intervento di una delle piùgrandibanche locali, che ha deci-so di investire nell'immobiliar eed è acaccia di progetti di imme -diata realizzazione . «Per Luan-da - dice Felici - abbiamo fattoun progetto che prevede una

20.435struttura lineare forte, un asse stradale che attraversa la città

~Ualldacon trasporti pubblici. Si tratt adi perimetrare lungo questo as-se delle aree dove trasferire l epersone che hanno perso casa acausa degli interventi di riquali -ficazione . Lo scopo è portare iservizi lungo tutto l'assedi inter-

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo
Page 12: 38 SCN 37-503

press LIf1E20/04/2010 Il Sole 341('I)IfiS

Fonte : sondaggio London School of Economic s

Il sentimento dei cittadini nei confronti delle megalopoli, confront oLondra-San Paolo, risposte in percentuale .NN Londra

M San PaoloCosa ví attrae di pi ùdella vita di città ?

Obiettivo qualità della vit a

Cosa temete di pi ùdella vita di città?

Le opportunità REgl 31

Il trafficodi lavoro

27

caotic o

1713

1 723

La criminalit à

3018

II cost odella vit a

Il cost odette cas e

I servizi

§Elsanitar i

Il sistem adi istruzion e

Il sistem adi trasport i

vento . Ma abbiamo incontratodifficoltà, perché a Luanda loscenario è molto fluido, in poch imesi cambiano proprietà e situa -zioni. Vanno meglio invece ipro-getti di città-satellite, perché piùsotto il controllo dell'imprendi-toria privata» .

Il criterio seguito è quello del -la città "tridimensionale", checerca di usare gli spazi inutilizza-ti e di costruire strutture piùcomplesse, polifunzionali, inpo-co spazio . Una sorta di "nanome -galopoli" che miniaturizza solu-zioni e funzioni . «Per le città deipaesi emergenti - spiega Felici -la tridimensionalità è una solu-zione ottimale perché abbrevia ipercorsi della vita quotidiana : ènecessario che ogni struttura ab -bia più di una funzione. Ilmodello è la casba araba, dove c'è giàuna polifunzionalità dell'edifi -

cato : a volte la copertura diuna casa è infatti strada, èpercorso per gli altri» .

La stella polare è il tenta -tiv o

sono le stesse autorità lo -cali, quando chiedono di de -

molire vecchi insediamenti edi costruire case per ricchi, acreare il pericolo. Curitiba, i nBrasile, ha ridotto il tasso di cri -minalità grazie a una rete di tra -sporti efficiente che ha aiutato aottenere una situazione metro-

politana omogenea . In Nige -ria Lagos, altra città candida -ta al raddoppio della popola -zione, ha ridotto sensibilmen -te i tempi di percorrenza degli

abitanti delle periferie grazie acorsie preferenziali per i bus .«Posso citare - ha dichiarato re-centemente il governatore di La -gos, Babatunde Fashola - il cas odi una donna che grazie aquest opuò alzarsi più tardi per andareal lavoro, fare colazione conilre-sto della famiglia, vedere i suo ibambini, ridurre lo stress . Se simoltiplica questo caso per i mi-lioni di persone interessate, sipuò capire l'impatto ottenuto at-traverso l'introduzione di nuo-ve politiche urbane» .

alfredo [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

apinto
Rettangolo
apinto
Rettangolo