abuso di dipendenza economica
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diritto commerciale sentenza riguardo l'Abuso Di Dipendenza EconomicaTRANSCRIPT
IL TRIBUNALE DI TORINOSEZIONE IX CIVILE
In persona del Giudice Istruttore dr. Maria Cristina CONTINI
Ha pronunciato la seguente ORDINANZA
Ex artt. 669 sexies c.p.c.Nel procedimento n. 37257/2009 promosso daSIAI s.p.a. in persona del legale rappresentante dr. VitoMaria PAPPALEPORE, elettivamenbte domiciliata inTorino, Via Talucchi, n.27 presso lo studio dell’Avv.Felicetta Oddono che la rappresenta e difende con gliAvvocati Giorgio Floridia , Pietroe Giulio MAstrangeloin forza di procura a margine del ricorso;PARTE RICORRENTECONTROFIAT GROUP AUTOMOBILES s.p.a. in persona delprocuratore speciale dr. Giorgio FOSSATI (in forza diprocura 22 luglio 2005, Notaio Ettore Morone di Torino,rep. n. 107301, racc. n.16439) elettivamente domiciliatain Torino, Via del Carmine, n.2 presso lo studio degliAvvocati Sergio Speranza, Antonella Valenti e RomanoValentini che la rappresentano e difendono per delega incalce alla copia notificata del ricorso;PARTE RESISTENTE
Sulle seguenti richieste cautelariPER LA PARTE RICORRENTE Chiede che il Giudice designato, provvedendo inauditaaltera parte, voglia ordinare a FIAT AUTO s.p.a. inpersona del legale rappresentante pro tempore diripristinare la situazione di fatto antecedente la condottaabusiva garantendo a SIAI l’esclusiva concessione divendita delle autovetture FIAT nel territorio di suacompetenza;voglia con il decreto fissare l’udienza di comparizionedelle parti;voglia, occorrendo, assumere sommarie informazioni.PER FIAT AUTOChiede che il Tribunale voglia dichiarare inammissibili ecomunque respingere, in quanto infondate, le istanze edomande cautelai e d’urgenza formulate dalla ricorrenteSIAI s.p.a..
IN FATTOCon ricorso depositato il 28 dicembre 2009 SIAI s.p.a.ha proposto nei confronti di FIAT AUTO s.p.a. lerichieste cautelari indicate in epigrafe.Ha esposto di essersi costituita con atto dell’ottobre 2004e di avere iniziato ad operare a dicembre dello stessoanno quale unica concessionaria FIAT per la provincia diTaranto e di essere organizzata con quattro sedi (due aTaranto, una a Massafra e una a Grottaglie) e con due
“centri organizzati” (uno in Martina Franca e uno inManduria).Nell’anno 2006, e nel primo semestre 2007 erano statiraggiunti gli obiettivi di vendita fissati da FIAT la cuiquota di mercato era passata dal 2005 al 2006 dal14,02% al 16,10%Gli obiettivi, invece, non erano stati raggiunti solo per ilsecondo semestre 2007 e per il primo semestre 2008.Il 20 maggio 2009 il District Manager di FIAT avevacomunicato che era stata nominata per la zona di Tarantouna seconda concessionaria che già era presente sulmercato, ma con i soli prodotti “Lancia”, con una sedecollocata a 200/300 metri da quella della parte ricorrente.FIAT AUTO riteneva di poter procedere in tal sensosulla base di alcune considerazioni e precisamente : a)l’esistenza di una espressa previsione contrattuale (laclausola n.7.1) che le consentiva di nominare in qualsiasimomento nuovi concessionari senza incorrere in alcunaresponsabilità verso la concessionaria; b) l’apertura diuna nuova concessionaria era suggerita dai risultati diuno studio di “geomarketing” condotto da FIAT cheevidenziava i deludenti risultati dell’attività commercialedi SIAI.Questo comportamento, ad avviso della parte ricorrente,costituiva un abuso da parte della FIAT che non avevaposto la sua concessionaria in condizione di competere inmodo conforme a concorrenza nella zona a lei riservata.
Infatti FIAT aveva contribuito a determinare, con uncomportamento non improntato a buona fede ecorrettezza contrattuale, la contrazione delle vendite diveicoli registrata da SIAI avendo, in sostanza, consentitoad altri venditori di autoveicoli (non vincolati da contrattidi concessione come quello stipulato dalla convenuta) diimmettere sul mercato di Taranto un numero rilevante divetture FIAT ad un prezzo necessariamente inferiore aquello che la concessionaria era costretta a praticare (lecosiddette “operazioni D’ADDARIO e CIRACI’”).FIAT inoltre aveva, per il 2006, immotivatamente negatoalla concessionaria, che pure aveva maturato il relativodiritto, la corresponsione dell’intero premio per levendite dell’anno 2006.Secondo SIAI tali comportamenti, uniti alla arbitrariadecisione di aprire una seconda concessionaria FIATnella provincia di Taranto, costituivano espressione di unabuso della relazione di dipendenza economica cheintercorreva tra FIAT e la sua concessionaria, oltre cheviolazione dei doveri di buona fede e correttezzanell’esecuzione del contratto di concessione.Infatti ad avviso di SIAI l’apertura di una nuovaconcessionaria FIAT avrebbe inevitabilmente portatoalla contrazione delle vendite di SIAI di almeno il 30%con la conseguenza che, pur tenendo conto delle venditeche la stessa potrebbe teoricamente effettuare, sarebbe
sostanzialmente impossibile per la ricorrente raggiungeregli obiettivi fissati da FIAT e conseguire i premi annuali.Questo renderebbe non più possibile sostenere gli oneriimposti dal contratto di concessione inerenti la messa adisposizione della clientela di una serie di strutture eservizi (con costi sia per gli immobili sia per il personaleimpiegato) e renderebbe altamente probabile sia lasostanziale vanificazione degli investimenti fatti dallaSIAI negli anni precedenti (su richiesta della stessaFIAT) sia addirittura la stessa sparizione di SIAI dalmercato.Riteneva pertanto applicabile ai rapporti tra le parti ilrimedio previsto dall’art. 9 legge n.192/98 inconsiderazione del rapporto di distribuzione integratache intercorre tra le parti in forza della stipula delcontratto di concessione di vendita.Riteneva inoltre che dovesse trovare applicazione nelcaso in esame in principio di diritto contenuto nellasentenza della Terza Sezione della Corte di Cassazione(la n.20106 del 18 settembre 2009) in virtù del qualeanche i rapporti negoziali che nascono da atti diautonomia privata possono essere assoggettati al divietodi abuso del diritto, così che può essere ritenutoillegittimo l’esercizio di determinati poteri o facoltàcontrattuali.Nel descritto contesto dei rapporti tra le parti, ad avvisodella ricorrente era da considerasi “abusiva” la decisione
di FIAT di estendere il mandato di concessione ad altrasocietà (ELLEAUTO) destinata ad operare nello stessoterritorio di SIAI.Infatti lo squilibrio che l’art. 9 della Legge n.192/98dovrebbe correggere non potrebbe, secondo SIAI, esserelimitato al contenuto giuridico del rapporto, dovendosiritenere che la norma sia destinata anche ad evitare chel’abuso di dipendenza economica determini unosquilibrio economico tra le parti, tale da vanificare gliinvestimenti della parte “debole” del rapporto.L’interesse alla tutela di tali investimenti non potevaritenersi limitata all’interesse del singolo, costituendoinvece una tutela di interesse generale alla efficienza delmercato.In concreto SIAI aveva effettuato, su indicazione dellaconcedente, rilevanti investimenti in vista della loroprobabile remunerazione attraverso il mantenimento diuna condizione di “esclusiva” territoriale nella zona diTaranto che, invece, l’apertura di una seconda filiale eradestinata a rendere non praticabile.Quanto alla tipologia del provvedimento cautelarerichiesto SIAI faceva presente che : a) nel presente casoil provvedimento ottenibile all’esito della causa di meritoera di ordinare a FIAT di ripristinare la relazionecommerciale esistente e quindi il provvedimentocautelare anticipatorio della tutela “di merito” dovrebbenecessariamente tradursi nell’imposizione alla parte
resistente di un obbligo di facere consistente nell’obbligodi continuare con SIAI il rapporto a condizioni immutatee con obbligo per la concedente di rimuovere l’elementodi perturbazione del rapporto; b) FIAT dovrebbe in viacautelare essere obbligata a ripristinare lo status quo antee a revocare la concessione di vendita abusivamenteestesa ad altro operatore per la stessa zona di competenzaterritoriale di SIAI; c) non dovrebbe, quindi, essereemesso alcun ordine nei confronti della terza nuovaconcessionaria lasciando a FIAT l’onere di attivarsi perdisimpegnarsi con essa.Ricorrevano, quindi, secondo SIAI tutti i presupposti(fumus e periculum) per l’accoglimento delle richiestecautelari.Il Giudice, ritenuti non sussistenti i presupposti perprovvedere “inaudita altera parte” ha fissato udienza dicomparizione al 7 gennaio 2010.FIAT GROUP AUTOMOBILES s.p.a. si è costituita edha chiesto il rigetto delle richieste di SIAI. Ha eccepito in particolare che : a) l’applicabilità dell’art.9 della legge n.192/98 a rapporti diversi da quelli di subfornitura era assai dubbia come dimostrato dal dibattitodella dottrina e da alcune pronunce giurisprudenziali; b)era comunque indimostrata la sussistenza di unasituazione di dipendenza economica tra SIAI e FIAT nonpotendosi tale condizione essere ritenuta esistente solo inbase al fatto che le parti erano vincolate da un contratto
di “distribuzione integrata”; c) il Regolamento UE diesenzione n.1400/2002 aveva ormai eliminato qualunqueesclusiva di zona in favore dei concessionari al fine difavorire la concorrenza sul mercato tra rivenditori chedella stessa casa automobilistica; d) con le sue richiestecautelari SIAI intendeva ripristinare un’esclusiva a suofavore contraria al Regolamento ed espressamenteesclusa dal contratto stipulato con FIAT; e) non vi eraalcuna “insostituibilità” del rapporto con FIAT nel sensorichiesto dalla norma invocata dalla controparte, benpotendo gli impianti di esposizione e vendita e le relativeattrezzature sulle quali SIAI aveva investito essereutilizzabili per “usi alternativi”; f) lo squilibrio ritenutorilevante dalla norma in tema di sub fornitura era soloquello giuridico e non quello economico finanziario,come del resto ritenuto nell’applicazionegiurisprudenziale; g) l’inapplicabilità al caso in esamedelle norme in tema di sub fornitura non era superatodalla asserita responsabilità contrattuale FIAT per avereviolato i principi di buona fede e correttezzanell’esecuzione dei contratto in quanto questo tipo ditutela non le consentiva di pretendere altro se non ilrisarcimento del danno.Non ricorreva quindi, a suo avviso, il fumus boni juris inquanto : a) la nomina di un nuovo concessionario era undiritto e facoltà di FIAT; b) secondo gli studicommissionati da FIAT fin dal 2003 la zona di vendita
attribuita a SIAI prevedeva la presenza di dueconcessionari al fine di rendere concrete le potenzialitàdi vendita della zona; c) le “operazioni D’ADDARIO eCIRACI’” non avevano affatto “inquinato” il mercato sucui operava SIAI in quanto attraverso questi canali eranostate vendute non auto nuove ma le cosiddette “kilometrizero” il cui mercato nulla ha a che vedere con il mercatodel “nuovo”; d) i dati relativi alle vendite di SIAIdimostravano che l’attuale organizzazione distributivadella zona era inadeguata e incapace di intercettare lepotenzialità di mercato della zona che quindi necessitava,come da tempo previsto, di un altro concessionario.Neppure ad avviso di FIAT sussisteva il pericolo nelritardo in quanto il contratto con la nuova concessionariaera stato ormai concluso.Il Giudice, sentite le parti, concessi termini a SIAI peruna replica scritta, all’esito della discussione si èriservato di provvedere.
IN DIRITTOIl rapporto contrattuale in essere tra SIAI e FIAT AUTOSIAI e FIAT sono legate da un contratto “di concessioneper la rivendita di vetture FIAT” (v. doc. 13 di p.ricorrente).E’ un accordo riconducibile ad un tipo di contratto“quadro” in forza del quale il concessionario assumel’obbligo di promuovere la rivendita di prodotti che glivengono forniti mediante la stipula, a condizioni
predeterminate, di singoli contratti di acquisto (v. ancheCass. Sez. I, 11 giugno 2009, n.13568).Questo diffuso tipo di contratti d’impresa è ritenutomeritevole di tutela in quanto consente di contemperarel’interesse del produttore a non assumere i costi e i rischidi gestione normalmente connessi alla distribuzione deiprodotti, con l’esigenza di pari rilevanza di noninteressarsi alla loro commercializzazione.Conseguentemente è ricorrente, in questi accordi,l’assunzione da parte del concessionario di obblighi cheineriscono il reperimento di clientela, la promozione epubblicizzazione dei prodotti di concerto con ilconcedente, le modalità di organizzazione della vendita,oltre che l’assistenza ai clienti finali, e l’assunzione diobblighi informativi verso il concedente che, nellamaggior parte dei casi, detta anche i criteri commercialiper le vendite (v. anche Cass. Sez. II, 3 ottobre 2007, n.20775).Nei contratti come quello stipulato tra SIAI e FIAT,quindi, il concedente per assolvere ai propri obblighicontrattuali verso il concessionario è normalmente tenutoad effettuare investimenti “specifici” cioè miratiall’allestimento di una rete distributiva che risponda allepeculiari esigenze del concedente e soddisfi pienamente icriteri da questo fissati.
Questa tipologia di contratti è idonea in astratto a porre ilconcessionario in posizione di “dipendenza economica”rispetto al concedente.Infatti il concessionario, in quanto inserito o meglio“integrato” nella rete di vendita – distribuzione –assistenza disegnata dal concedente per la miglioredistribuzione del prodotto, può essere assoggettato ad uncorposo nucleo di obblighi contrattuali che potrebberorivelarsi “squilibrati”, se paragonati agli obblighi chenello stesso rapporto vengono assunti dal concedente, edai quali potrebbe sottrarsi con difficoltà.Infatti la decisione di sciogliersi dal contratto diconcessione e vendita potrebbe essere ostacolata dallaconsiderazione della difficoltà di reperire sul mercatoalternative soddisfacenti intendendosi per tali quelleidonee a fargli “conservare” come parte del suopatrimonio gli investimenti fatti per integrarsi nella altruirete di vendita.La specificità degli investimenti richiesti alconcessionario per dotarsi della rete di vendita –distribuzione conforme alle previsioni contrattualipotrebbe, invece, non essere così facilmente reversibile,ossia spendibile in tempi ragionevolmente contenuti, inaltra attività imprenditoriale.Tale posizione di “squilibrio”, frequente nei contratti didistribuzione integrata anche perché, probabilmente,contribuisce a realizzare la causa contrattuale ossia la
realizzazione di una rete di vendita che fa capo ad unimprenditore ma che deve necessariamente plasmarsisulla base delle esigenze di chi produce i beni cheattraverso questa rete vengono commercializzati, parepotersi ravvisare anche nel contratto stipulato tra SIAI eFIAT tenuto conto, a solo titolo esemplificativo, delleclausole che fissano gli standard di vendita (articoli 18 eseguenti del contratto e allegati), determinano lecaratteristiche strutturali della sede dove ilconcessionario deve svolgere la propria attività divendita (art. 24 e seguenti), obbligano il concessionarioad effettuare azioni pubblicitarie in conformità alledirettive della concedente (art. 47 e seguenti).
L’assoggettabilità del contratto di concessione e venditaalla disciplina di cui all’art. 9 legge 18 giugno 1998,n.192.Si ritiene, tenuto conto del dibattito dottrinale egiurisprudenziale su questo tema (si veda, per tuttel’ordinanza del Tribunale di Roma 17 marzo 2009, WindTelecomunicazioni s.p.a. / ARAMA s.r.l. che richiamaanche i non numerosi precedenti in tema) che l’art. 9 L.n.192/98 abbia portata generale, ossia non limitata ai solicontratti “di subfornitura” (caratterizzati dall’assunzioneda parte di un imprenditore dell’obbligo di effettuare perconto di un imprenditore committente lavorazioni suprodotti semilavorati o su materie prime fornite dal
committente ovvero dell’obbligo di fornire prodotti oservizi destinati ad essere incorporati od utilizzatinell’ambito dell’attività economica del committente chea sui volta fornisce progetti esecutivi, conoscenzetecniche e tecnologiche, modelli o prototipi) in quantoespressione del principio di buona fede e correttezzacontrattuale e perciò finalizzata alla individuazione deilimiti che l’ordinamento pone nei contratti di impresa atutela di quella parte contrattuale che si trovi, rispettoall’altra, in posizione di “dipendenza economica”.Depone in tal senso anche la genesi della norma chesecondo le originarie intenzioni del legislatore eradestinata a integrare la legge n.287/1990 “Norme per latutela della concorrenza e del mercato” con un articolo(il 3 bis) che avrebbe dovuto prevedere, accanto airimedi esperibili contro l’abuso di posizione dominanteidonea a creare turbative sul mercato e sulla concorrenza,i rimedi esperibili contro il comportamento abusivo daparte dell’imprenditore in posizione contrattuale“dominante” (come emerge dai progetti di legge S. 637Wilde e altri e S. 644 Tapparo e altri, della XCommissione del Senato, nell’anno 1996).E’ noto che a seguito di motivata obiezione dell’AutoritàGarante per la Concorrenza ed il Mercato il legislatoreha deciso di non operare la progettata modifica dellalegge “antitrust”.
L’autorità Garante aveva fatto osservare che, in sostanza,non vi è correlazione necessaria tra l’esistenza di unaposizione dominante di mercato che impone l’attivazionedei poteri pubblicistici di controllo e riequilibrioassegnati all’autorità Garante e l’esistenza di unaposizione di dominio “contrattuale”.Quest’ultima, ove rilevata, potrebbe anche non avereriflessi sul mercato e dovrebbe in tal caso essereriequilibrata solo con l’attivazione dei rimedi privatisticicontenuti nella norma che avrebbe dovuto essere l’art. 3bis della Legge Antitrust, per i quali non era ipotizzabileun intervento dell’Autorità Garante.
L’abbandono del progetto di modifica della LeggeAntitrust non è stato, però, accompagnato anche dalladecisione di non introdurre questa disposizionenell’ordinamento che, infatti, è stata inserita senza alcunamodifica rispetto alla sua originaria formulazione nellalegge n.192 del 18/6/1998.Il suo tenore testuale è quindi, quanto alla identificazionedei soggetti che possono compiere e subire l’abuso e chesono destinatari dei correlativi divieti e rimedi, assai piùgenerale rispetto a quello delle altre disposizioni dellastessa legge, facendo l’art. 9 riferimento all’impresa“cliente” e “fornitrice” e ai rapporti commerciali ingenere.
Con legge 5 marzo 2001, n.57 all’art. 9 L. n.192/98 èstato introdotto il comma 3 bis che recupera lacorrelazione tra posizione dominante “privatistica” e“pubblicistica” precisando che se la posizione dominante“contrattuale” abbia anche rilevanza per la tutela dellaconcorrenza e del mercato, l’autorità Garante puòattivare i propri poteri di indagine, ispezione, diffida eapplicazione delle sanzioni previste dalla legge Antitrust.Infine la portata generale dell’art. 9 Legge n.192/98 pareindirettamente confermata anche dalla Corte diCassazione con la sentenza n. 20106 del 18 settembre2009.Infatti, benché venga precisato dalla Corte che “i temidell’abuso di dipendenza economica e della applicabilitàestensiva della normativa in materia di subfornitura (inparticolare della L.18 giugno 1998, n.172, art.9) nonhanno costituito oggetto di specifica censura contenutanei motivi di ricorso” il tema centrale della decisionepostula che possano determinarsi tra imprenditoricondizioni di “dipendenza economica” contrattuale dellaquale l’imprenditore forte non può abusare senzacommettere un illecito che può esporlo all’obbligo dirisarcire il danno alla controparte. Infatti la Corte, premesso che “l’obbligo di buona fedeoggettiva e correttezza costituisce ... un autonomo doveregiuridico espressione di un generale principio disolidarietà sociale, la cui costituzionalizzazione è ormai
pacifica” e che il criterio di buona fede costituisce per ilgiudice uno strumento finalizzato al controllo “anche insenso modificativo o integrativo” dello statuto negozialeal fine di garantire il contemperamento degli oppostiinteressi, esclude che siano esenti da questo controlloproprio i contratti di impresa.Anche l’imprenditore, quindi, quando esercita la propriaautonomia contrattuale deve rispettare determinaticanoni generali, quali quelli della buona fede oggettiva,lealtà dei comportamenti e correttezza, perchédiversamente gli si consentirebbe, irragionevolmente,esercitare i propri diritti contrattuali in modo abusivo.E’ stato conseguentemente affermato che “in questaottica, il controllo e l’interpretazione dell’atto diautonomia privata dovrà essere condotto tenendopresenti le posizioni delle parti, al fine di valutare seposizioni di supremazia di una di esse e di eventualedipendenza, anche economica, dell’altra siano statiforieri di comportamenti abusivi, posti in essere perraggiungere i fini che la parte si è prefissata.Si ritiene quindi, in conclusione, che il contratto stipulatotra le parti sia assoggettato all’art. 9 Legge n.192/98.
Il comportamento di FIAT che secondo SIAIcostituirebbe espressione di esercizio abusivo di facoltàcontrattuali.
Costituisce, in punto fatto, dato pacifico che FIAT si siarecentemente avvalsa della facoltà a sé riservata dallaclausola n. 7 che stabilisce che FIAT “avrà la facoltà dinominare, in coerenza con il sistema distributivoprescelto, in qualsiasi momento, ulteriori ConcessionariFiat Vetture senza incorrere in alcuna responsabilitàverso il Concessionario o essere tenuta a corrisponderglialcun compenso”.E’ stato perciò stipulato, il 25 settembre 2009, conELLEAUTO un contratto di concessione di vendita divetture a marchio FIAT per la stessa area di vendita sucui opera l’odierna ricorrente.Ritiene il Giudice che tale comportamento, valutato invia necessariamente sommaria, possa ritenersiespressione di un abusivo esercizio della clausola di cuial punto 7 del contratto.FIAT ha sostenuto che : a) i propri studi di“geomarketing” indicherebbero che la CDM di Tarantoavrebbe potenzialità di vendita superiori a quelle cheSIAI è riuscita di fatto ad intercettare; b) SIAI nonpotrebbe vantare né FIAT garantire una “esclusiva”territoriale di vendita in ossequio al divieto contenuto nelRegolamento CE 1400/2002; c) il concedente haesercitato una espressa facoltà contrattuale.FIAT attribuisce, dunque, importanza decisiva al fattoche il concessionario non può pretendere di riservarsiun’area (territoriale) di vendita in esclusiva, essendo tale
ipotesi esclusa dal contratto e vietata da una nomra dirango comunitario, tanto che la clausola n.7 sarebbeanche espressione di questo principio.Si deve però osservare, in senso contrario, che l’areaterritoriale assegnata (anche se non in esclusiva) alconcessionario assume un rilievo tutt’altro chesecondario nella applicazione concreta del contratto.Come risulta dall’allegato B al contratto ilconcessionario è tenuto, infatti, ad operare nel“Customer Driven Market” in esso specificato.Il CDM altro non è che l’ambito territoriale dei Comuniil cui la distribuzione dei veicoli FIAT deve essereeffettuata da SIAI ed è su tale ambito che, in baseall’allegato C, il concedente calcola gli obiettivi divendita di cui all’art. 6.3 che sono a loro volta ricavati,tra l’altro, dal “potenziale di vendita del Concessionariodeterminato sulla base degli studi di geomarketingaggiornabili semestralmente a cura di FIAT,relativamente alla CDM” (Customer Driven Market)oltre che sulla base di altri dati, quali la presenza eperformaces di altri punti vendita di Concessionari FIATVEICOLI nella CDM e/o di nuovi concessionari dimarchi concorrenti e su altre specificità della situazionelocale.E’ dato pacifico che nel secondo semestre 2007 e nelprimo semestre 2008 SIAI non ha raggiunto gli obiettividi vendita prefissati dal concedente.
Sulle ragioni che hanno condotto a questo risultato vi ècontroversia tra le parti in quanto secondo SIAI ciòsarebbe anche il portato delle operazioni “D’ADDARIOe CIRACI’” di cui la stessa FIAT sarebbe responsabile,mentre secondo FIAT sarebbe da imputarsi alla stessaSIAI per non essere riuscita a sfruttare appieno lepotenzialità del mercato che, quindi, potrebbero essereadeguatamente colte dal concedente solo con l’aperturanello stess CDM di un’altra concessionaria FIAT.Non pare possibile però affermare con evidenteconseguenzialità logica che vi è una correlazioneunivoca tra il dato (incontestato) del mancatoraggiungimento da parte di SIAI degli obiettivi periodicidi vendita e l’esistenza, nel CDM di riferimento, di unadomanda di veicoli superiore all’offerta tale dagiustificare la scelta del produttore – concedente diampliare, con riferimento allo stesso CDM, la propriarete di vendita.Il mancato raggiungimento degli obiettivi periodicipotrebbe, infatti, anche dipendere dalla incapacitàorganizzativa del concessionario, da una oggettiva crisidi mercato, da fatti sporadici, come le contestate venditenella stessa CDM di automobili FIAT a “km ZERO”attraverso canali di vendita in grado di porsi inconcorrenza con quello di SIAI; mentre l’esistenza diuna domanda superiore all’offerta potrebbe ancheaccompagnarsi al pieno raggiungimento da parte del
concessionario degli obiettivi periodici di vendita, fermorestando il mancato raggiungimento dell’obiettivo di un“pieno” sfruttamento di tutte le potenzialità commercialidi quella CDM (che è concetto diverso dagli obiettiviperiodici di vendita fissati dal concedente).Quindi pur essendo ipotizzabile che il concedente possafar aprire una o più concessionarie nello stesso CDM inquanto ciò consentirebbe un miglioramento della rete divendita e le relative performances di mercato, è peròcerto che la stessa clausola azionata da FIAT considera,almeno astrattamente, l’apertura di un’altraconcessionaria nella stessa CDM idonea ad interferirenegativamente sulle potenzialità di vendita delconcessionario già presente sul mercato.Diversamente non si capirebbe perché è stata esclusa, intal caso, la possibilità che ciò comporti responsabilitàalcuna in capo a FIAT verso il concessionario che abbiamotivo di dolersene.Quindi l’apertura di una nuova concessionaria FIAT exart.7 del contratto in quanto idonea, secondo unavalutazione operata dalle stesse parti, a compromettere leragioni del contraente “debole” dovrebbe essereaccompagnata da un comportamento del concedenteimprontato ai più rigorosi canoni di buona fede oggettivae correttezza contrattuale che le imporrebbero,quantomeno, l’instaurazione di un effettivocontraddittorio sulla verifica delle potenzialità della
CDM e sulle ragioni che rendono effettivamenteconsigliabile, per una migliore distribuzione delprodotto, l’ampliamento della rete di vendita conmodalità idonee ad interferire (e in teoria acompromettere) la rete di vendita allestita nella stessaCDM con gli investimenti del concessionario.Che tale contraddittorio non vi sia stato è pacifico, datoche lo studio di “geomarketing” su cui si basa la sceltadel concedente non è un “documento” contrattuale (cioènon è né è mai stato allegato al contratto stipulato conSIAI), è stato redatto da FIAT in modo indipendentesenza coinvolgere il concessionario, e non risulta chenella valutazione delle potenzialità della zona di cui sicontroverte sia sia tenuto conto della (contestata)vendita delle “kilometri zero”.Tale evento che pure ha prodotto effetti sul mercato diriferimento (il CDM) non risulta essere stato in alcunmodo preso in considerazione da FIAT, benché ilconcessionario abbia espresso una propria valutazionesulla sua rilevanza (le parti hanno opinionidiametralmente opposte sulla possibilità che le“kilometri zero” siano un prodotto idoneo ad interferiresulle vendite delle auto “nuove”).Poiché, dunque, FIAT ha fatto esercizio di una clausoladel contratto potenzialmente idonea a compromettere leragioni della controparte e a garantirle la remunerazionedegli investimenti fatti a favore della rete di vendita
senza attenersi a canoni di buona fede e correttezzacontrattuale, si ritiene sussistere, il fumus boni juris inordine alla possibilità di qualificare questocomportamento come abusivo perché posto in essere dauna parte contrattuale in posizione dominante rilevanteex art. 9 Legge n.192/98.
Il pericolo nel ritardoL’idoneità della decisione del concedente a recare unpregiudizio al concessionario in quanto lo assoggetta, difatto, ad una applicazione del contratto eccessivamentesquilibrata che potrebbe, come argomentato da SIAI,esporla anche al rischio di non riuscire a remunerare gliinvestimenti effettuati per adempiere al contratto diconcessione, deve dirsi sussistente.FIAT ha sul punto eccepito che la reazione delconcessionario non è stata tempestiva, dato che da tempoera informato della intenzione di aprire una secondaconcessionaria in zona e, in ogni caso, alla data dideposito del ricorso avanti al Tribunale di Torino, ilnuovo contratto con ELLEAUTO era stato ormaistipulato.Si deve per contro rilevare che è pacifico che SIAI si siaattivata, depositando richiesta cautelare avanti alTribunale di Taranto, allorché la decisione di FIAT eradi imminente attuazione e che il presente ricorso è statodepositato solo dopo che il primo giudice si era
dichiarato incompetente per territorio a seguito dieccezione di FIAT.Il comportamento di FIAT in quanto espone SIAI aipericoli di cui si è detto rende il pericolo nel ritardoeffettivamente attuale e, inoltre, il concessionario non hatrascurato di attivarsi immediatamente anche prima che ilcomportamento contestato venisse interamente realizzatodalla controparte con la stipula del contratto.
Il rimedio cautelare richiesto.SIAI, invocando in particolare i rimedi accordati dall’art.9 Legge n.192/98 ha chiesto al Tribunale di ordinare aFIAT di ripristinare in via cautelare la situazioneprecedente l’abuso.Essendosi tale abuso concretizzato, secondo SIAI,nell’esercizio della facoltà prevista dall’art. 7 delcontratto il provvedimento cautelare dovrebbe imporre aFIAT di proseguire il rapporto con SIAI alle condizioniprecedenti la stipula con ELLEAUTO.Il provvedimento cautelare richiesto quindi, purispirandosi ai rimedi previsti dal citato art. 9 L.192/98,che potrebbero in ipotesi tradursi nella imposizione alcontraente forte la prosecuzione di un rapportoabusivamente interrotto o di attuarlo inibendogli diavvalersi di condizioni ingiustificatamente gravose odiscriminatorie, ha in realtà un contenuto ben più ampio,tale da travalicare i limiti del contenuto del contratto che
si chiede di riequilibrare e da interferire in rapportinegoziali che fanno capo alla terza ELLEAUTO.L’art. 9 legge n.192/98 pone a disposizionedell’imprenditore in condizione di dipendenzaeconomica strumenti idonei a reagire all’abuso (che si haquindi non per il fatto in sé della esistenza di una diversa“forza” delle parti contraenti, ma solo quando questa sitraduce in condizioni ingiustificatamente gravose ediscriminatorie per una delle parti) che possono solonell’ambito delle pattuizioni contrattuali che possono,infatti, essere “riequilibrate”.Non è però possibile, per tale ragione, accogliere laspecifica richiesta cautelare della parte ricorrente inquanto il rimedio richiesto esorbita i limiti della normainvocata da SIAI, traducendosi nel dovere di FIAT diattivarsi, per porre nel nulla l’accordo contrattualeraggiunto con ELLEAUTO.Il provvedimento richiesto quindi è in sé idoneo adincidere direttamente su posizioni giuridiche di unsoggetto terzo rispetto al contratto che si intende“riequilibrare”.
In conclusione, pur ritenendosi sussistenti il fumus bonijuris e il periculum in mora, la richiesta cautelare di SIAInon può trovare accoglimento.
La complessità delle questioni trattate e l’assenza di unorientamento giurisprudenziale consolidato sui puntidecisivi della presente controversia cautelare consentonogiusti motivi per la compensazione delle spese dellapresente fase.PER QUESTI MOTIVIIl Tribunale;Visti gli articoli 9 Legge n.192/98 e 700 c.p.c.;RIGETTALe richieste cautelari proposte da SIAI s.p.a;DICHIARACompensate le spese della presente fase.Torino, 11 marzo 2010 Si comunichi