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La Newsletter settimanale del 28 maggio 2015TRANSCRIPT
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
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e-Settimanale - inviato oggi a 44203 utenti - Zurigo, 28 maggio 2015
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IPSE DIXIT
Economia politica - «Le minacce di un serio, ulteriore deterioramento
della situazione economica e di conseguente caduta dell’occupazione,
rappresentano a nostro giudizio un pericolo incombente per gli spazi
che in tal modo si offrirebbero alle manovre eversive dei nemici della
Repubblica. Il fascismo non solo in Italia ha sempre utilizzato le
inquietudini e l’insicurezza sociale delle masse più diseredate per
costruire sulla disperazione dei poveri, col finanziamento di gruppi
privilegiati, le proprie fortune politiche. Per queste ragioni, per una
difesa valida dei principi di libertà, per combattere con efficacia
l’eversione fascista è dunque essenziale agire sull’economia per
l’aumento dell’occupazione e per lo sviluppo del Paese.» – Luciano
Lama
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EDITORIALE
La paura del portavoce
prima del calcio di rigore
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Due quarti d'ora nella vita di Walter De Gregorio
di Andrea Ermano
Una volta, a metà anni Novanta, Annarella Schiavetti Rotter mi disse
che dovevo assolutamente incontrare Walter De Gregorio perché aveva
scritto una bella tesi di laurea su suo padre, Fernando Schiavetti. Il
professore "repubblicano-socialista" Schiavetti era approdato nel 1931
a Zurigo, dove la “Società Cooperativa Italiana” gli avrebbe fornito i
mezzi e gli spazi per avviare la "Scuola Libera Italiana", che sarebbe
divenuta una realtà importante della resistenza politica e umana alla
dittatura fascista.
10 luglio 1943 – Lo sbarco in Sicilia
Tempi lontani. Carlo Rosselli pubblicava a Parigi "Il socialismo
liberale". Ignazio Silone stava per dare alle stampe a Zurigo il suo
primo capolavoro, "Fontamara". Due opere che Roosevelt nel 1943,
alla vigilia dello sbarco di Sicilia, farà distribuire entrambe in versione
inglese ai marines, affinché portassero con sé, negli zaini, le ragioni
ideali di quella grande guerra di Liberazione che veniva combattuta in
Italia e in tutt'Europa.
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Ma torniamo a Walter De Gregorio. Ho provato una stretta di
spiacevole stupore nel rivederlo, mercoledì mattina, rimbalzare sui
monitor di tutto il mondo in veste di Portavoce ufficiale, impegnato nel
‘probo’ tentativo di salvare le natiche presidenziali a un ‘galantuomo
specchiato’ come Sepp Blatter, che domani punta a farsi rieleggere
nonostante la palude di scandali in cui sta sprofondando il suo
"sistema".
Tutto è iniziato ieri all'alba, quando alcuni altissimi dignitari del
calcio mondiale sono stati tradotti in prigione a seguito di una richiesta
di estradizione proveniente dagli USA.
Il New York Times ne ha dato notizia per primo con una foto assai
emblematica, di Pascal Mora, che ritrae la scena di un arresto
eccellente vistosamente occultata dal lenzuolo bianco di un hotel per
miliardari, il Baur ai Lac di Zurigo.
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Zurigo, 27 maggio 2015 - Lenzuolate eccellenti
Sei ore dopo questo antefatto, il Portavoce della Fifa entra, dunque,
nell'ampia sala stampa per affrontare i due quarti d’ora più difficili di
tutta la sua vita professionale. Ecco una breve cronaca veridica di ciò
che ne è seguito.
Sono le 11 e 19 e De Gregorio esordisce sottolineando che è stata la
Fifa a presentare denuncia contro ignoti presso la Procura federale in
merito all'assegnazione dei Mondiali 2018 alla Russia e 2022 al Qatar.
«Seppure a fronte di una tempistica sub-ottimale, la Fifa saluta
quest'inchiesta e coopera con le autorità inquirenti».
Ore 11 e 26 – Il Congresso mondiale della Fifa, in calendario nei
prossimi giorni a Zurigo, avrà luogo secondo programma, con tanto di
elezione del Presidente, dice De Gregorio: «E se Blatter verrà rieletto,
porterà avanti il suo mandato per altri quattro anni».
Ore 11 e 29 – «Non è sicuramente una bella giornata, è un punto
basso per il calcio mondiale, ma è anche un buon giorno, perché
l'inchiesta va avanti», dice De Gregorio. Poi ribadisce, insistentemente:
«In Russia e in Qatar si giocherà.»
Ore 11 e 34 – Nessuno all'interno della Fifa, nemmeno il Presidente,
era stato informato delle odierne azioni giudiziarie, assicura De
Gregorio. «Altrimenti ieri sarei andato a letto prima», tenta di
scherzare. Gli scriba imperiali annotano tutto con accuratezza.
Ore 11 e 36 – Il corrispondente del New York Times Sam Borden,
che fin dal primo mattino ha “coperto” la notizia, domanda se il
"Rapporto Garcia" [contenente le risultanze di un'ampia indagine
newyorkese sulla corruzione nella Fifa, n.d.r.] non debba ora essere
finalmente pubblicato. De Gregorio dissente: il Rapporto Garcia verrà
pubblicato solo dopo che l'attuale vicenda risulterà completamente
chiarita.
Un altro giornalista vorrebbe sapere come ha reagito Blatter alla
notizia degli arresti eccellenti. Il Presidente è "quite relaxed" e sta
lavorando concentrato all'ormai imminente Congresso, assicura De
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Gregorio.
«Un punto basso per il calcio mondiale» -
Il portavoce della Fifa, Walter De Gregorio
Ore 11 e 39 – Altra domanda: Ci sono mutamenti di programma in
vista per i viaggi che Blatter ha in calendario negli USA e in Canada?
De Gregorio: «Il calendario dei viaggi non rientra nelle mie
competenze, ma da quel che ne so esso rimarrà inalterato. Se gli USA
volessero interrogare o fermare il Presidente, non avrebbero bisogno di
aspettare che si rechi in Canada. Potrebbero avvalersi della
collaborazione giudiziaria con la Svizzera», dice.
Ore 11 e 41 – Altra domanda sul "Rapporto Garcia". De Gregorio
informa che questo Rapporto "è in possesso della magistratura".
Ore 11 e 42 – Un giornalista vorrebbe sapere come possa Blatter,
nelle circostante date, rimanere "quite relaxed". De Gregorio si
corregge: «Non è che stia saltando e ballando di gioia nel suo ufficio.
Non intendevo questo. Volevo solo dire che coopera serenamente alle
indagini».
Ore 11 e 43 – «Gli alti funzionari arrestati verranno sospesi dalle
cariche che ricoprono?», chiede di sapere un reporter. De Gregorio
ribatte che sono stati arrestati, ma non ancora incriminati, e che su
eventuali sospensioni deve decidere la Commissione Etica (da cui a
dicembre si è dimesso il giudice Garcia in segno di protesta per la
censura subita dal suo Rapporto, n.d.r.).
Ore 11 e 47 – Un giornalista domanda: «Tra gli arrestati si trovano
due vicepresidenti... Come sarà possibile per la Fifa, in queste
condizioni, tenere la seduta del Comitato Esecutivo convocata per
sabato, dopo l'elezione?» De Gregorio: «Su questo non posso
risponderle. Sabato lo saprà.»
Ore 11e 49 – La conferenza è finita. Altri incontri con la stampa
seguiranno. Per oggi basta così. Domani è un altro giorno.
SPIGOLATURE
Il rischio europopulista
di Renzo Balmelli
SCHEMI. C'è un rischio assolutamente da non sottovalutare nel
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considerare la forte progressione di Podemos. Il rischio di cadere nella
trappola dell'europopulismo di sinistra quale contraltare al suo becero
equivalente di destra. Sarebbe un errore gravissimo. Ciò detto, il
successo del partito erede degli Indignados sta a significare che in
politica è in atto una profonda trasformazione degli schemi classici.
All'opinione pubblica provata dall'austerity, debole coi forti e forte coi
deboli, le ricette tradizionali non bastano più. Oltre che per il Partito
popolare del premier Rajoy, in caduta verticale, in Spagna la campana
suona anche per il Psoe chiamato a ritrovare se stesso. Nel Paese
iberico, come del resto nell'UE, il duello tra la vecchia e la nuova
politica è appena iniziato, ma gli indizi dicono che un progetto di
società più equa e solidale è possibile.
CLASSI. Stretta tra vari fuochi, assillata dall'insolvenza greca, in
difficoltà con la Ostpolitik e messa a dura prova dalle provocazioni di
Cameron che sembra giocare come il gatto col topo, l'UE sta
attraversando una delle più delicate se non la più difficile fase di
assestamento della sua storia. Se al quadro già di per se poco
confortante si aggiunge la drammatica questione dei migranti,
strumentalizzata ad arte dagli eurofobici, non sorprende che a
Bruxelles si paventi il rischio di trovare il caos alle porte. Tanto più
che le divergenze strutturali fra i Paesi minacciano il futuro della
moneta unica. Senza euro, o comunque con vari stati intenzionati a non
più farne parte, la casa comune sarebbe votata alla disgregazione e
finirebbe col dare vita a un'Europa a due classi, minata al suo interno
da forze retrograde.
FEROCIA. Senza una seria presa di coscienza e senza un progetto di
ampio respiro culturale , diplomatico e strategico che coinvolga in
primo luogo i recalcitranti paesi arabi, sarà praticamente impossibile
porre fine allo scempio di Palmira, luogo simbolo dove si scontrano
due forme di ferocia, una peggiore dell'altra: da un lato la ferocia
messa in campo dai combattenti del califfato, dall'altro quella del
regime siriano che tortura e fa morire in carcere migliaia di dissidenti.
Nello scontro brutale tra la collera iconoclasta e la repressione di rara
crudeltà, nel deserto infuocato si gioca una partita cruciale che può
decidere non soltanto il destino della guerra, ma anche la ridefinizione
degli equilibri di una regione che per ora sembra governata dalla
confusione e dalla micidiale spinta all' autodistruzione
COMUNISTA. Anche se a volte delude, la politica riesce ancora a
sorprendere. Accade negli Stati Uniti dove Bernie Sanders prova a
sfidare Hillary Clinton per la corsa alla Casa Bianca. Fin qui nulla di
strano, senonché oltre a essere l'esponente più progressista del suo
partito, il senatore democratico del Vermont è animato da un forte
spirito rivoluzionario. Se Berlusconi fosse americano non esiterebbe a
definirlo "comunista". Con queste premesse che gli sono valse la fama
"di democratico socialista", l'unico tra l altro eletto al Congresso, il
senatore scende in campo per smuovere le acque, anche se le sue
possibilità sono pressoché inesistenti. Eppure, ostile all'uso della forza
fin dai tempi del Vietnam, Senders potrebbe essere un candidato di
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rottura, in sintonia con gli umori contrari a un ritorno in guerra che
prevalgono ora negli Stati Uniti.
SFIDA. Dalla secolarizzazione dell'occidente, al voto della
cattolicissima Irlanda sulle nozze tra persone dello stesso sesso, voto
che scardina un caposaldo della dottrina, la barca di Pietro non naviga
in acque tranquille. Al Vaticano si pone una sfida venuta dal basso
sotto lo sprone dei credenti i quali chiedono a chi sta in alto riposte
aggiornate per non perdere la bussola lungo il cammino della loro fede.
La spinta al rinnovamento , in parte raccolta dal Papa, incontra però
all'interno della gerarchia ecclesiale una forte opposizione che ha come
bersaglio la "rivoluzione" di Francesco tesa a restituire alla Chiesa il
primato del potere spirituale. Quanto sia erta la strada lo evidenzia la
beatificazione a lungo contrastata di Monsignor Romero, amato dal
popolo, meno, molto meno dai conservatori.
INGORDIGIA. Saltano i vertici dopo la retata di Zurigo nel tempio
del calcio mondiale, specchio della società. Ma ciò che maggiormente
rattrista è vedere vacillare, sotto il peso dello scandalo, il concetto a noi
caro dello sport inteso come esempio di probità e leal tenzone. E' il
prezzo più alto e ingiusto della bufera che ha investito la FIFA in
seguito alle accuse e ai sospetti di intrallazzi per l'assegnazione dei
mondiali. D'ora in poi non sarà tanto semplice sbandierare con
parolone di circostanza quegli ideali di fratellanza attorno ai quali
dovrebbero fare perno regole inattaccabili, più severe e più etiche, che
invece sono state stravolte dall'ingordigia. Nella giostra dei giochi di
potere, delle poltrone e degli illeciti che nulla hanno a che spartire con
i sacrifici degli atleti, diventa perciò più che mai urgente arieggiare la
cupola impermeabile e inattaccabile preposta alla gestione disinvolta di
interessi miliardari. Ne va appunto di una certa idea dello sport onesto
e pulito da difendere, sempre e comunque.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI – 1
a cura di www.rassegna.it
FORZA, LAVORO
Venerdì 29 maggio dalle ore 10.30
Diretta di RadioArticolo1 della manifestazione conclusiva
della 21a Festa nazionale di LiberEtà
con Susanna Camusso e Carla Cantone
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Diretta streaming venerdì 29 maggio da Genova della manifestazione
conclusiva della ventunesima Festa nazionale di LiberEtà, la rivista
dello Spi Cgil.
Previsti gli interventi di Bruno Sciaccaluga, segretario generale
dello Spi della Liguria; Valter Fabiocchi, segretario generale dello Spi
di Genova; Ivano Bosco, segretario generale della Cgil di Genova.
Prenderanno infine la parola Carla Cantone, segretario generale dello
Spi e Susanna Camusso, segretario generale della Cgil.
LAVORO E DIRITTI - 2
a cura di www.rassegna.it
Ore 10.12, carneficina
in Piazza della Loggia
Il 28 maggio 1974 a Brescia, durante una manifestazione unitaria
del sindacato, scoppia una bomba a Piazza della Loggia. È una
strage fascista; i morti sono otto, di cui cinque attivisti della Cgil. I
documenti dell'epoca dall'Archivio della Cgil.
di Ilaria Romeo, Responsabile Archivio storico Cgil nazionale
Il 28 maggio 1974 a Brescia, durante una manifestazione unitaria del
sindacato, scoppia una bomba a Piazza della Loggia. È una strage
fascista; i morti sono otto, di cui cinque attivisti della Cgil: Giulietta
Banzi Bazoli di anni 34, Livia Bottardi Milani di anni 32, Clementina
Calzari Trebeschi di anni 31, Euplo Natali di anni 69, Luigi Pinto di
anni 25, Bartolomeo Talenti di anni 56, Alberto Trebeschi di anni 37,
Vittorio Zambarda di anni 60.
Raccontiamo gli avvenimenti di quella giornata attraverso i
quotidiani del giorno stesso e dei giorni a seguire e le foto (vedi la
fotogalleria), e il discorso di Luciano Lama ai funerali delle vittime,
che riproponiamo nella sua interezza.
Il discorso di Luciano Lama
ai funerali delle vittime
della Strage di Brescia
“Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del
Consiglio, dirigenti di partiti democratici, amici, compagni di
Brescia!
L’Italia dei lavoratori, l’Italia democratica è presente oggi qui a
Brescia per dare il saluto estremo a suoi lavoratori e dirigenti
sindacali, tre donne e tre uomini uccisi martedì in questa stessa
piazza, dalla furia omicida di criminali fascisti. Questa strage di
innocenti, di cittadini onesti, esemplari, costituisce l’ultimo anello di
una catena che ha avuto inizio a Piazza Fontana nel ‘69 e che in
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altre regioni d’Italia e in questa stessa provincia si è via via snodata
in attentati, in fatti di sangue, in insulti allo spirito democratico e
alla serenità del nostro popolo.
Questi nostri fratelli sono stati uccisi perché protestavano contro il
fascismo, perché volevano che a trent’anni dalla liberazione la vita
democratica potesse svolgersi in Italia sulla base di principi
costituzionali: difendevano la nostra libertà, la libertà degli italiani.
Il loro sacrificio dimostra che i valori fondamentali della Resistenza
non sono pienamente operanti in Italia. Il loro sacrificio denuncia
una carenza drammatica della nostra democrazia: longanimità,
incertezze, complicità, anche, che permettono al risorgente fascismo
di rialzare la testa e di seminare lutti e stragi nel nostro Paese.
Eppure le forze che vogliono difendere la Repubblica e le istituzioni
sono grandi e vigilanti. Lo abbiamo visto l’altro ieri, nel corso delle
imponenti manifestazioni svoltesi in ogni città d’Italia durante lo
sciopero proclamato dalla Federazione CGIL-CISL-UIL.
I fascisti, i criminali sono isolati, raccolgono disprezzo e
indignazione fra le masse lavoratrici, non riescono a seminare paura
e confusione. Ma il consenso della popolazione italiana, la
determinazione ferma delle masse lavoratrici a difendere nella
pratica i valori della democrazia, devono trovare corrispettivo
adeguato nella fermezza con la quale il governo e l’autorità dello
Stato applica la legge, nella sua versione severa e dura nei riguardi
dei criminali omicidi. Non è sufficiente, oggi, la condanna dei
crimini. Di fronte a questi poveri morti, di fronte a questi nostri morti
noi diciamo basta! Diciamo che gli attentati devono essere prevenuti,
che i fascisti devono essere perseguiti, che le centrali della
provocazione e del terrorismo devono essere snidate e distrutte. I
lavoratori sono un presidio della democrazia e non si fanno giustizia
da sé, ma chiedono, ma vogliono che giustizia sia fatta: e in un Paese
democratico la difesa della libertà spetta alle Istituzioni. In questa
opera di restaurazione della democrazia esse avranno la
collaborazione delle masse lavoratrici e dei cittadini per individuare e
colpire i sovvertitori dell’ordine democratico.
La Federazione CGIL-CISL-UIL sente profondamente il rapporto
che esiste tra la difesa delle libertà e le condizioni economico-sociali
delle masse popolari. Per questo anche il nostro impegno di questi
giorni per una politica di riforme e di sviluppo economico che muti
progressivamente i modelli a cui l’economia italiana si è conformata
negli ultimi decenni, ha per noi un profondo significato di carattere
generale. Le minacce di un serio, ulteriore deterioramento della
situazione economica e di conseguente caduta dell’occupazione,
rappresentano a nostro giudizio un pericolo incombente per gli spazi
che in tal modo si offrirebbero alle manovre eversive dei nemici della
Repubblica. Il fascismo non solo in Italia ha sempre utilizzato le
inquietudini e l’insicurezza sociale delle masse più diseredate per
costruire sulla disperazione dei poveri, col finanziamento di gruppi
privilegiati, le proprie fortune politiche. Per queste ragioni, per una
difesa valida dei principi di libertà, per combattere con efficacia
l’eversione fascista è dunque essenziale agire sull’economia per
l’aumento dell’occupazione e per lo sviluppo del Paese. Anche in
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questo campo, come in quello più specifico dell’azione antifascista e
della difesa della democrazia, un compito essenziale, ribadito
solennemente in questi giorni, spetta alle forze politiche
democratiche che hanno fatto la Resistenza, la Repubblica, la
Costituzione.
Nel momento triste del saluto estremo ai nostri compagni e fratelli,
vogliamo esprimere come Federazione sindacale la nostra
commozione, la nostra partecipazione al dolore delle madri, dei
padri, dei figli, dei fratelli, dei congiunti dei sei caduti. Noi abbiamo
conosciuto anche di persona alcune di queste vittime della barbara
aggressione fascista. Erano donne e uomini semplici, impegnati nel
lavoro del sindacato come in una missione di emancipazione sociale
e di liberazione morale ed umana. Credevano profondamente nel
valore di uno strumento che unisce i lavoratori fra di loro non solo
per difendere e migliorare la condizione materiale ma per dare alle
classi lavoratrici una ragione di lotta, di impegno civile, di sviluppo
culturale e umano. Chi di noi ha avuto durante il periodo
antifascista, nella guerra partigiana fratelli, compagni caduti sulle
montagne, sa che il dolore della perdita di oggi e inconsolabile e sa,
nel contempo, che anche per onorare questi morti c’è un mezzo solo:
continuare l’opera loro, impegnarsi nell’azione, battersi per le idee
che hanno riempito la loro esistenza di militanti. I lavoratori non si
piegheranno sotto il terrorismo dei fa-scisti, mandanti o sicari. La
determinazione delle masse lavoratrici, del mondo sindacale, di tutte
le forze democratiche non permetterà che il passato ritorni. Brescia,
31 maggio 1974”.
Da Avanti! online www.avantionline.it/
GIOVENTÙ
PERDUTA
di Daniele Unfer
Non è un quadro tranquillizzante quello dipinto dall’Ocse. In
particolare i colori usati per dipingere lo stato dell’occupazione
giovanile dell’Italia sono decisamente cupi. Nel Belpaese infatti il
tasso di occupazione dei giovani tra 15 e 29 anni è sceso di quasi 12
punti percentuali tra il 2007 e il 2013, passando dal 64,33% al 52,79%,
il secondo peggior dato tra i Paesi Ocse, dietro alla sola Grecia
48,49%). Sono questi infatti i numeri che emergono dall’ultimo
Rapporto Ocse su Giovani e occupazione pubblicato oggi.
Non va molto meglio per i meno giovani: siamo quartultimi tra i
Paesi Ocse per il tasso di occupazione nella fascia d’età 30-54, sceso
dal 74,98% del 2007 al 70,98% del 2013. Il nostro Paese, sottolinea
l’organizzazione, ha “uno specifico problema di disoccupazione
giovanile, in aggiunta a uno più generale”, a causa di “condizioni
sfavorevoli e debolezze nel mercato del lavoro, e nelle istituzione
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sociali ed educative”. Dai dati si legge anche che in Italia, il 31,56%
dei giovani svolge un “lavoro di routine”, che non richiede l’utilizzo di
competenze specifiche, e il 15,13% ha un’occupazione che comportava
uno scarso apprendimento legato al lavoro. Il nostro Paese è in
particolare quello con la più elevata percentuale di giovani tra i 16 e i
29 anni che non hanno alcuna esperienza nell’uso del computer sul
posto di lavoro, con il 54,3%, a fronte di una percentuale di giovani
che non usano mai il computer ferma al 3%. La “mancata
corrispondenza”, o “mismatch”, tra posto di lavoro e competenze è un
problema sempre più diffuso tra i giovani nei Paesi Ocse: in media, il
62% hanno un lavoro che non corrisponde alla loro formazione, con in
particolare un 26% di sovraqualificati (il 14% dei quali lavora inoltre
in un settore che non sarebbe il suo), e un 6% di persone con
competenze superiori a quelle richieste.
Un altro numero inquietante è quello dei cosiddetti “Neet”, Not
(engaged) in Education, Employment or Training. Questi giovani che
non studiano, non hanno un lavoro e neppure sono apprendtisti, sono il
26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi Ocse.
All’inizio della crisi, nel 2008, erano il 19,15%, quasi 7 punti
percentuali in meno rispetto ad oggi. Ma questo non è problema solo
italiano visto che nell’insieme dei Paesi Ocse, i giovani “Neet” erano
oltre 39 milioni a fine 2013, più del doppio rispetto a prima della crisi.
Tra i giovani “Neet” italiani, il 40% ha abbandonato la scuola prima
del diploma secondario superiore, il 49,87% si è fermato dopo il
diploma e il 10,13% ha un titolo di studi universitario. La percentuale
di “Neet” è più elevata tra le femmine (27,99%) che tra i maschi
(24,26%).
Tristi note anche sulle competenze in italiano e matematica. L’Italia
è infatti il Paese Ocse con la maggior percentuale di giovani in età
lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di
lettura, rispettivamente il 19,7% e il 26,36%. L’Italia ha inoltre la
percentuale più elevata di persone con scarse abilità in matematica tra
gli adulti, il 29,76%, e la seconda tra i giovani in età lavorativa, il
25,91%, dietro agli Usa (29,01%). In generale, riferisce la tabella Ocse
per la misurazione dell’occupabilità dei giovani, il nostro Paese è al di
sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo
di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo
sul posto di lavoro. L’Italia è inoltre seconda tra i paesi Ocse per
percentuale di giovani under 25 che hanno abbandonato la scuola
prima di aver terminato le superiori, e non stanno seguendo un’altro
tipo di educazione, il 17,75%, dietro la Spagna con il 23,21%.
L’abbandono scolastico, rileva sempre l’Ocse, ha un impatto
significativo rilevante sul livello di competenze: se si considera per
esempio la matematica, la percentuale di persone con competenze
insufficienti è del 58,5% tra chi non ha terminato le superiori, e scende
al 27,7% per chi ha ottenuto un diploma.
Vai al sito dell’avantionline
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Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Se una farfalla
batte le ali in Irlanda
di Danilo Di Matteo
Ѐ fisiologico, specie ai giorni nostri, che ciò che accade in un paese
abbia un’importante risonanza politica e mediatica negli altri. Né si
può pretendere dai discorsi dei politici quella coerenza che ci
attendiamo, ad esempio, dalle argomentazioni dei filosofi. Più in
generale, poi, la rigidità e l’ostinazione tendono a nuocere alla vita dei
singoli e delle comunità.
Perché nascano e si consolidino i partiti, però, occorre una visione. E
a quanto pare è proprio questa che manca a molti dei leader attuali.
Non possiamo che rallegrarci dinanzi all’esito del referendum in
Irlanda, ad esempio. Ma come valutare le sue ricadute sul dibattito
politico italiano? Trovo che esso sia troppo “umorale” e volubile, per
così dire. Come se un giorno si sognasse (sul versante del centrodestra)
una forza clerical-popolare, il giorno dopo un partito all’americana e
quello seguente si volesse imitare David Cameron.
Così, all’indomani del voto irlandese, si è detto che Mara Carfagna,
attenta al tema dei diritti civili, potrebbe aspirare a guidare Forza Italia.
E Matteo Salvini, che non nasconde le proprie simpatie per Marine Le
Pen, è giunto a evocare lo spirito berlusconiano del ’94 e la rivoluzione
liberale.
Insomma: ben venga una sorta di dialettica politica globale: ma
l’impressione è che a prevalere siano piuttosto la confusione e un
antico stile provinciale.
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Astenersi?
di Giuseppe Tamburrano
Mentre in altri Paesi europei le novità elettorali si rivelano soprattutto a
destra, compresa l’Italia con Cinque Stelle e Salvini, in Grecia (ma con
i suoi guai Tsipras si può definire “di sinistra”?) e in Spagna le novità
sono di sinistra. Specie in Spagna ove il successo di “Podemos” è
clamoroso.
Ma tornando a noi le “novità” non solo Grillo e Salvini, la più grossa
è silente come un cancro: l’astensionismo.
Quando si è votato, con grande pena, non sono andato a votare
perché non mi sento rappresentato da nessuna lista, ma non ho votato
anche perché il Ministero dell’Interno non pubblica quante sono le
schede bianche e nulle, come se quelle non fossero una manifestazione
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di volontà politica, una scelta: non mi sento rappresentato da nessuno.
Tra pochi giorni conosceremo i risultati delle regionali in sette
importanti regioni: se la percentuale dei votanti sarà meno della metà
degli elettori quale valore etico-politico avranno quelle elezioni?
Ovviamente le amministrazioni si insedieranno, gli amministratori
percepiranno cospicue prebende. E noi ci sentiremo esclusi ma non
responsabili. E chiunque vincerà avrà il “potere” e le prebende, ma non
la rappresentanza.
Perché in Italia non “podemos” trasformare il bisogno di
rappresentanza e di una nuova politica in un vasto movimento?
L’unica area tradizionale e connaturata alle democrazie
capitalistiche è il socialismo: il più assente, muto, inerte.
INIZIATIVA A GENOVA
SEI STRANIERO? VOTA!
L’iniziativa si colloca all’interno della campagna nazionale per i
diritti di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.
Genova. Sei straniero? Vieni a votare! Domenica 31 maggio nella
nostra città si svolgeranno le elezioni regionali, ma non per tutti.
Rimangono escluse le persone straniere residenti in Italia che pur
essendo titolari di doveri non sono titolari di diritti. Qui pagano le
tasse. Cgil, Uil, Arci, Libera, Associazione di Solidarietà Italo-Etiopia-
Eritrea e il Comitato Promotore Nazionale hanno allestito per la
giornata del 31 un seggio simbolico per dare voce ai cittadini stranieri.
L’iniziativa si colloca all’interno della campagna nazionale per i diritti
di cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.
Della campagna fanno parte 22 organizzazioni a livello nazionale
che nel tempo hanno promosso due proposte di legge di iniziativa
popolare, una prevede lo ius soli e cioè che i bambini nati in Italia da
genitori stranieri regolari possano essere cittadini italiani. L’altra
prevede di estendere il diritto elettorale amministrativo ai lavoratori
regolarmente presenti in Italia da almeno cinque anni.
Dopo l’attivismo del Ministro Cecile Kienge, il nuovo Governo non
si dimostra particolarmente sensibile ai diritti di cittadinanza per cui è
giunto il momento di dare nuovo vigore alla campagna nazionale. A
questo scopo sono state scelte le sette regioni in cui si vota ed è stato
chiesto alle principali città di allestire un seggio simbolico nel quale i
cittadini stranieri potranno votare, ovviamente non candidati o partiti
politici, ma proposte di estensione dei diritti di cittadinanza.
L’appuntamento genovese è fissato per domenica 31 maggio dalle 9
alle 12.30 presso l’Associazione A.m.a. in Via della Maddalena 52c.
Cgil, Uil, Arci, Libera,
Associazione di Solidarietà Italo-Etiopia-Eritrea Genova
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Da CRITICA LIBERALE
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Vera persecuzione contro Renzi
di Lepre Marzolina
Ma allora ce l’avete proprio con lui! Non può aprire bocca e subito
tutti a criticarlo, costringendomi a prendere le sue parti. Vi dite di
sinistra e non avete alcuna compassione. Adesso persino la sua uscita
sul “sindacato unico” fa discutere. E torno a dire: lui non ha
responsabilità. Che colpa può avere una ragazzotto che, trascurato dal
padre evidentemente occupato in altre faccende delicate, è rimasto
ignorante come un caprone? Uno che scrive “cultura umanista”, perché
non dovrebbe confondere “sindacato unitario” con “sindacato unico”?
Renzi ce la mette tutta, dovete riconoscerlo, adesso deve aver deciso di
apprendere dalla gente e recentemente ha ascoltato una vivace
discussione in un Bar dello sport tra due camionisti, uno dei quali
pretendeva l’abolizione dei sindacati e un altro, più moderato,
suggeriva che sarebbe un grosso risparmio di tempo e di denaro se un
decreto legge istituisse un solo sindacato. Magari presieduto dal Capo
del governo, che pensa al bene di tutto il paese. Renzi, bravissimo, ha
subito colto l’idea geniale e l’ha fatta sua. Anche se è un po’ vecchia,
abbiamo già avuto la Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ma se il
modello è buono, perché vi lamentate?
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Fuffa Based Economy
Il rapporto Istat e un’istantanea dell’economia italiana
Come scrive Piero Bevilacqua sul Manifesto del 21.5.15 l'ISTAT col
suo "Rapporto annuale 2015" ci offre un affresco dell'economia del
paese fitto di dati. Ora, le misurazioni statistiche riflettono una
predefinita concezione del sistema economico e del suo
funzionamento. Riflettono, in forma sintetica, una "misura del mondo"
per dirla à la Lionel Robbins, il massimo teorico della concezione
neoclassica dell'economia. Ma la scienza non è neutrale. Gli scienziati
ne sono consapevoli da decenni ormai. Gli economisti ridottisi a
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redigere oroscopi sul segno del PIL, hanno invece irenicamente
introiettato nei loro schemi di analisi il concetto kantiano di
inconoscibilità della realtà rassegnandosi all'assoluta irrilevanza
empirica dei loro modelli fondati su una rigorosa logica assiomatica,
coerenti e formalmente eleganti internamente ma pressoché del tutto
privi di coerenza esterna tanto in senso positivo quanto in senso
normativo.
L'impostazione del sistema statistico dell'ISTAT è omogenea al
sistema Eurostat e conforme al validato paradigma neoclassico. Essa
contempla una precisa concezione del sistema economico, del ruolo e
della composizione degli agenti; precise forme funzionali degli
insiemi di produzione, delle curve di costo e delle loro proprietà di
convessità; definizioni, tassonomie, il tutto implementato in un
complesso sistema di rilevazioni quantitative che le riflette.
Dall'astrazione concreta passiamo alla filosofia della pratica con un
ossimoro generato dalla logica interna del paradigma di sopra
stilizzato, partendo da due dati del rapporto e che sono i seguenti: "Le
imprese italiane mostrano una modesta propensione all'investimento
in ricerca e sviluppo, lo 0,7 del PIL a fronte di una media europea
dell'1,3." Praticamente investiamo poco più della metà della media UE,
significativamente meno di 1/3 dei tedeschi (2,53).
"Ma si collocano - le imprese italiane n.d.r. - al di sopra della media
europea in termini di propensione all'innovazione (41,5 di imprese
innovatrici rispetto al 36,0 dell'UE). Ciò si traduce in un numero di
registrazioni di marchi e di prodotti di design industriale tra i più
elevati al mondo". I due dati in apparente contraddizione non si
riconciliano nemmeno quando si afferma che:"l'intesità brevettuale del
paese è inferiore alla media europea (circa 75 brevetti per milione di
abitanti contro 111 per l'UE" seguita da una consolante professione di
fede nel genio italico che all'ISTAT pare tutt'altro che un anacronistico
luogo comune facendogli scrivere che "tuttavia il rapporto tra numero
di brevetti e spesa per R&S è tra i più alti nella UE".
I dati ISTAT interpretati secondo la logica marginalista dovrebbero
incentivare, fortemente, anche in assenza degli esigui finanziamenti
pubblici, le imprese private ad allocare massicce risorse in attività
R&D atteso che il rendimento marginale degli investimenti in termini
di brevetti appare positivamente correlato con gli stessi e
tendenzialmente crescente nonché elemento fondamentale per far
ripartite la desiderata crescita. Si assiste invece, più che altro, al
fenomeno sraffiano del "ritorno delle tecniche" nella versione di un
più marcato sfruttamento del fattore lavoro. Ma gli economisti
mainstream sono come il riesling, ci sono quelli italici e quelli renani.
Gli italici dalle colonne dei giornali, nei talk show, spiegano che, se
sino ad ora è accaduto esattamente l'opposto, i motivi ci sono e li
snoccialono: il sistema elettorale, l'art. 18, la scuola; la burocrazia, la
magistratura, le banche; quando non bastano soccorrono il terrorismo, i
gufi, le estati fredde, l'inverno caldo, l'autunno tiepido. Sarebbero
questi i razionali del significativo trend negativo degli investimenti
in R&D da quasi un decennio ormai.
In una cosa l'ISTAT pare in assonza con il comune sentire del paese,
quando tratteggia una economia che primeggia a livello mondiale negli
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intangible assests ovvero i marchi, che hanno scarso contenuto
tecnologico ma alto tasso "d'immagine" o feticistico avrebbe detto
Marx, mentre stenta nei brevetti dove l'innovazione scientifica e
tecnologica è il contenuto prevalente. Purtroppo perché un brevetto
offra l'adeguato ritorno occorre investire. Occorrono quindi capitali di
rischio. E il nostro è dalle origini, dai tempi di Cavour un capitalismo
senza capitali. Non che oggi scarseggino, tutt'altro, il nostro è un paese
straordinariamente patrimonializzato lo dicono proprio le statistiche,
questa volta della BdI. Più probabilmente falliscono i maccanismi
neoclassici di allocazione efficiente delle risorse a motivo che nel
nostro paese a economia di mercato, privatizzato, liberalizzato,
globalizzato restano tutt'ora alterate in modo "distorsivo" sia la matrice
rischio rendimento che la costellazione dei prezzi relativi. Insomma
proprio quei driver che nel mondo panglossiano degli economisti
dovrebbero condurre il sistema a raggiungere l'equilibrio e che,
piuttosto che allinearsi alle logiche teoriche del marginalismo, si
muovono per conto proprio, comportandosi come più conviene a chi i
capitali li possiede ed, eventualmente, li investe. L'analisi neoclassica
ha poco da dire nelle attuali circostanze. Quel poco si condensa
nell'agenda sino ad ora puntualmente attuata dal governo, senza trovare
alcun reale ostacolo semmai imbelle ammuina. E' già accaduto,
Moravia ne "Il conformista" lo ha magistralmente descritto. Chi crede
nella psicanalisi troverà forse ragioni nel noto meccanismo della
coazione a ripetere.
Infine non è forse casuale che questa "fuffa based economy" abbia
trovato in un magnate dei media che i marchi li promuove il suo
principale protagonista per 20 anni e in un personaggio da cartone
animato il suo degno erede.
Vito Ayroldi, e-mail
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.