alcuni dati su crisi, debito, manovra di finanza pubblica e condizioni economiche delle famiglie...
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Alcuni dati su crisi, debito, manovra di finanza pubblica e condizioni economiche
delle famiglie
Massimo Baldini
Capp, Centro di analisi delle politiche pubbliche
Facoltà di Economia, Modena
www.capp.unimo.it
Novembre 2011
• Distribuzione primaria del reddito: come il reddito si distribuisce tra i fattori che l’hanno prodotto (lavoro e capitale).
• Distribuzione secondaria del reddito: come il reddito si distribuisce tra le persone.
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90%redditi da lavorodipendente / VAN alcosto dei fattori
redd da lavoro aut /Van al cdf
reddito da capitaleresiduo / van al cdf
reddito da lavoro dipe ind / van al cdf
La distribuzione primaria del reddito (tra i fattori produttivi) in Italia: quote del valore aggiunto netto al costo dei fattori
Fonte: Istat, Conti nazionali
La distribuzione secondaria del reddito (tra le persone)
nel mondo:
La distribuzione secondaria del reddito (tra le persone) nel mondo:
La distribuzione secondaria del reddito (tra le persone) nei paesi Ocse:
0.25
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0.29
0.31
0.33
0.35
0.37
0.39
metà anni'80
1990 metà anni'90
2000 2004
Fonte: Oecd, Growing unequal?
Diseguaglianza nella distribuzione del reddito in Italia:
Un forte aumento in occasione della crisi del 1993,
poi non è cambiato molto, almeno fino alla crisi degli ultimi anni
Perché la distribuzione secondaria del reddito sta diventando più diseguale?
• Globalizzazione• Cambiamento tecnologico• Cambiamenti strutture familiari• Immigrazione• Norme sociali• Politiche fiscali e di welfare• Liberalizzazione mercato del lavoro• Riduzione tasso di crescita economica
aumenta l’importanza delle condizioni di partenza
% di poveri nei PVS
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1981 1984 1987 1990 1993 1996 1999 2002 2005
1.25 $
2.5 $
1.25 $ senzaCina2.5 $ senza Cina
Fonte: Chen, Ravallion (2008)
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
EU (27 countries) : 16.5 16.6 16.7 16.4 16.3 16.4
EU (15 countries) 17 15.8 16.1 16.4 16.2 16.1 16.3
New Member States (12) 20.2 19 18.7 17.7 17.3 17.1 16.9
Belgium 14.3 14.8 14.7 15.2 14.7 14.6 14.6
Denmark 10.9 11.8 11.7 11.7 11.8 13.1 13.2
Germany : 12.2 12.5 15.2 15.2 15.5 15.6
Greece 19.9 19.6 20.5 20.3 20.1 19.7 20.1
Spain 19.9 19.7 19.9 19.7 19.6 19.5 20.7
France 13.5 13 13.2 13.1 12.7 12.9 13.5
Italy 19.1 18.9 19.6 19.9 18.7 18.4 18.2
Netherlands : 10.7 9.7 10.2 10.5 11.1 10.3
Austria 12.8 12.3 12.6 12 12.4 12 12.1
Poland : 20.5 19.1 17.3 16.9 17.1 17.6
Portugal 20.4 19.4 18.5 18.1 18.5 17.9 17.9
Romania 18 : : 24.8 23.4 22.4 21.1
Finland 11 11.7 12.6 13 13.6 13.8 13.1
Sweden 11.3 9.5 12.3 10.5 12.2 13.3 12.9
United Kingdom : 19 19 18.6 18.7 17.3 :
% di persone in povertà nei paesi europei
GEO/TIME 2005 2006 2007 2008 2009 2010
European Union (27 countries) 5.0 4.9 4.9 5.0 4.9 5.0
European Union (15 countries) 4.8 4.7 4.9 4.9 4.9 5.0
New Member States (12 countries) 6.0 5.8 4.9 5.2 5.1 5.0
Belgium 4.0 4.2 3.9 4.1 3.9 3.9
Bulgaria 3.7 5.1 7.0 6.5 5.9 5.9
Denmark 3.5 3.4 3.7 3.6 4.6 4.7
Germany 3.8 4.1 4.9 4.8 4.5 4.5
Greece 5.8 6.1 6.0 5.9 5.8 5.6
Spain 5.5 5.3 5.3 5.4 6.0 6.9
France 4.0 4.0 3.9 4.3 4.4 4.5
Italy 5.6 5.5 5.5 5.1 5.2 5.2
Netherlands 4.0 3.8 4.0 4.0 4.0 3.7
Austria 3.8 3.7 3.8 3.7 3.7 3.7
Poland 6.6 5.6 5.3 5.1 5.0 5.0
Portugal 7.0 6.7 6.5 6.1 6.0 5.6
Romania 4.9 5.3 7.8 7.0 6.7 6.0
Finland 3.6 3.7 3.7 3.8 3.7 3.6
Sweden 3.3 3.6 3.3 3.5 3.7 3.5
United Kingdom 5.9 5.4 5.3 5.6 5.2 :
Norway 4.1 4.6 3.5 3.7 3.5 3.4
Rapporto tra il reddito del 20% più ricco ed il reddito del 20% più povero
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Below 18 18-25 26-40 41-50 51-65 66-75 Above 75
Mid-1980s
Mid-2000s
Rischio di povertà per classe di età in 23 paesi Ocse
100 = rischio per l’intera popolazione
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<=17 18-24 25-49 50-64 >=65
Italia
Germania
Francia
UK
Rischio di povertà di reddito per classe di età individuale nel 2010
(UK 2009)
Eurostat, Silc
02468
101214161820
<=17 18-64 >=65
Italia
Germania
Francia
UK
Tasso di deprivazione materiale nel 2010
(% di persone che soffrono di almeno tre forme di deprivazione materiale su nove)
Eurostat, Silc
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prima
dopo
variazione
Rischio di povertà prima e dopo i trasferimenti monetari diversi dalle pensioni - 2010
Eurostat, Silc
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EU (27countries)
Germany UnitedKingdom
Spain France Italy Sweden
Sickness/Health care
disability
old age
survivors
family / children
unemployment
housing
social exclusion
Ripartizione della spesa sociale per funzione in Europa - 2009
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1987 1991 1993 1995 1998 2000 2002 2004 2006 2008
bottom 50%
top 20%
top 10%
Fonte: Indagine BI sui bilanci delle famiglie italiane
Quota della ricchezza totale delle famiglie (reale + finanziaria) posseduta da vari decili di famiglie italiane
La diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza non sembra essere aumentata negli ultimi 20 anni, almeno fino al 2008
Statistics
Canada Finland Germany Italy SwedenUnited
KingdomUnited States
United States
SFS 1999
HWS 1998
SOEP 2002
SHIW 2002
HINK 2002
BHPS 2000
PSID 2001
SCF 2001
Shares of total wealth (%)
Top 10% 53 45 55 42 58 45 64 71
Top 5% 37 31 38 29 41 30 49 58
Top 1% 15 13 16 11 18 10 25 33
Wealth inequality
Gini index 0.75 0.68 0.8 0.61 0.89 0.66 0.81 0.84
Quota della ricchezza totale delle famiglie
(reale + finanziaria) posseduta da vari decili di famiglie
Oecd, Growing Unequal? 2008
La diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza non è in Italia particolarmente elevata
Gli effetti della crisi: tasso di occupazione per sesso, istruzione,
età e area
Group
Labour force surveys
2007 2010 Change
Lower secondary; male; young; South 49.80% 40.50% -9.30%
Lower secondary; male; young; North-Centre 64.90% 56.80% -8.10%
Lower secondary; male; old; South 63.20% 58.50% -4.70%
Lower secondary; male; old; North-Centre 67.80% 68.20% 0.40%
Lower secondary; female; young; South 17.60% 15.90% -1.70%
Lower secondary; female; young; North-Centre 40.70% 33.30% -7.40%
Lower secondary; female; old; South 18.60% 18.40% -0.20%
Lower secondary; female; old; North-Centre 37.40% 38.10% 0.70%
Upper secondary; male; young; South 58.50% 53.80% -4.80%
Upper secondary; male; young; North-Centre 80.70% 77.00% -3.80%
Upper secondary; male; old; South 80.10% 78.00% -2.10%
Upper secondary; male; old; North-Centre 83.40% 82.00% -1.40%
Upper secondary; female; young; South 35.00% 31.20% -3.80%
Upper secondary; female; young; North-Centre 65.60% 62.10% -3.50%
Upper secondary; female; old; South 51.90% 51.50% -0.30%
Upper secondary; female; old; North-Centre 66.70% 67.50% 0.80%
Degree; male; young; South 65.20% 60.50% -4.70%
Degree; male; young; North-Centre 82.90% 80.50% -2.40%
Degree; male; old; South 89.50% 88.70% -0.70%
Degree; male; old; North-Centre 90.10% 88.90% -1.20%
Degree; female; young; South 54.20% 50.70% -3.50%
Degree; female; young; North-Centre 74.70% 74.00% -0.80%
Degree; female; old; South 79.40% 76.00% -3.40%
Degree; female; old; North-Centre 77.10% 78.10% 1.00%
Total 58.70% 56.90% -1.80%
età % Comp.
<=30 8.3% 33.7%
31-40 7.8% 51.4%
41-50 1.5% 9.0%
51-64 1.4% 5.8%
Total 4.8% 100%
Quota di occupati che hanno perso il posto di lavoro tra il 2007 ed il 2010
Titolo di studio % Comp.
Up to lower
secondary 7.2% 58.4%
Upper secondary 3.7% 34.9%
Degree 2.0% 6.8%
Total 4.8% 100%
• Anche prima della crisi: aumento di lungo periodo di diseguaglianza e povertà (come in molti paesi Ocse), scarsa crescita del reddito disponibile (comune all’intero territorio nazionale).
• Conseguenze della crisi economica:• Aumento (che dai primi dati sembra moderato)
diseguaglianza e povertà• Aumento disoccupazione• Maggiore importanza della rete di solidarietà
familiare, riduzione mobilità sociale• Eccessivo ricorso alla Cig• Crisi fiscale continue manovre correttive
effetti potenzialmente regressivi sulla distribuzione del reddito ed effetti depressivi sulla domanda
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0.95
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1.25
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
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USA
Pil reale pro-capite, 2000=1
Fonte: dati Ocse
Pil pro-capite a parità di potere d’acquisto (PPS) (EU-27 = 100)
Eurostat http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&plugin=1&language=en&pcode=tsieb010
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Tasso di occupazione femminile 15-64 anni
Italia:
• Dinamiche in corso nel medio termine, anche prima della crisi: – soprattutto negli anni ’90, aumento di lungo periodo degli
indicatori di diseguaglianza e povertà (come in molti paesi Ocse),
– scarsa crescita del reddito disponibile, soprattutto per le famiglie “giovani”.
– La crisi ha accentuato tendenze di lungo termine di bassa dinamica economica e crescita della polarizzazione nella distribuzione del reddito, rendendole più evidenti.
• I gruppi sociali più penalizzati dalla crisi sono gli stessi che in Italia perdono posizioni da almeno un decennio: i “giovani”, gli stranieri, i dipendenti. La crisi non ha modificato queste tendenze.
La manovra approvata nel luglio 2011
Fonte: www.lavoce.info
Gli effetti delle due manovre dell’estate 2011 (mld)
2011 2012 2013 2014
Maggiori entrate 2.6 20.7 35.4 38.8
Add. Ires energia 0 1.8 0.9 0.9
Altre misure sulle imprese 0.4 1.5 1.2 2
Iva da 20% a 21% 0.7 4.2 4.2 4.2
Aumento Bollo depositi 0.7 1.3 3.8 2.5
Imposte r. da att. fin. 0 1.4 1.5 1.9
evasione 0.2 2.2 3.7 3.7
Giochi e accise 0.4 4 4 4
Contr. Solidarietà 0.06 0.13 0.2 0.2
Riforma fiscale e assist. o clausola salv. 0 4 16 20
Minori spese 0.2 7.6 18.9 21
sanità 0 0 2.5 5
Trasporto locale 0.4 0.65 0.9 1.2
ministeri 1.7 7.4 6.3 5
Enti territoriali 0 4 6.4 6.4
pensioni 0 1.4 3.46 3.4
Riduzione totale deficit 2.8 28.3 54.3 59.8
Contributo entrate 93% 73% 65% 65%
BI, Bollettino Economico ottobre 2011
I conti pubblici
• Il rapporto debito/pil tende ad esplodere?
• Quanto costerà ricominciare a ridurre il rapporto tra debito e pil?
• Quanto costa l’aumento dello spread?
1
(1 )(1 )t
t
bb a
n p
La dinamica del rapporto tra Debito pubblico e Pil
bt = rapporto tra debito e pil al tempo t
n = tasso di crescita reale del pil
p = tasso di inflazione
a = rapporto tra disavanzo totale e pil
Se il disavanzo totale rimane una percentuale costante del pil, il peso del debito sul pil non esplode se (1+n)(1+p)>0, una condizione che si verifica quasi sempre (tranne che nel 2009).
Nel 2011, prima dell’aumento dello spread:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.7
0.9
1.1
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n+p>0, quindi il rapporto debito / pil non esploderà, però continuerà ad aumentare… ed aumenta l’onere degli interessi passivi la situazione rischia di diventare insostenibile
0%
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30
int passivi/pil
saldo primario / pil
i= 0.04 n=0 a= 0.04 p= 0.02
Saldo primario previsto nel 2011: 13 miliardi circa, poco meno dell’1% del pil
• I conti pubblici a metà 2011 vedevano quindi: • rapporto debito/pil previsto in aumento per i prossimi
anni,• crescita nulla dell’economia• governo con una debole maggioranza parlamentare e
oggetto di continue polemiche • nessuna politica per la crescita, solo contenimento dei
saldi• Manovre estive: obiettivi molto ambiziosi in termini di
saldi, strumenti discutibili ed incerti (clausola salv.) giudizio di scarsa efficacia e credibilità.
• Pareggio del bilancio previsto per il 2013.• Saldo primario dovrebbe passare da 15 miliardi (0.9%
del pil) nel 2011 a 90 miliardi (5.4% del pil) nel 2013 (75 miliardi di differenza!).
• Questi 75 miliardi devono provenire o da maggiore crescita economica, o da minori spese, o da maggiori entrate.
i = 0.05
n = 0.02
a = 0
p = 0.02
Dal 2013, se riusciremo a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica (pareggio di bilancio nel 2013) dopo le due manovre estive, e se riusciremo a far ripartire la
crescita:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
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2013
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int passivi/pil
saldo primario / pil
Obiettivi di finanza pubblica più che sufficienti per ridurre il peso del debito sul pil, anche piuttosto in fretta, ma: a) sono credibili? b) la stretta sui conti non rischia di generare effetti recessivi?
i = 0.05
n = 0
a = 0
p = 0.02
Dal 2013, se riusciremo a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica dopo le due manovre estive ma senza crescita economica reale:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
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2013
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2015
2016
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Anche senza crescita economica reale, con un bilancio totale in pareggio l’inflazione produce una riduzione progressiva del peso del debito sul pil.
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2028
2029
2030
int passivi/pil
saldo primario / pil
i = 0.07
n = 0
a = 0
p = 0.02
Dal 2013, se riusciremo a realizzare gli obiettivi di finanza pubblica dopo le due manovre estive ma senza crescita economica reale e con lo spread
stabilmente a 500 punti:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
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0.9
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2013
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6%
8%
10%
12%
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
int passivi/pil saldo primario / pil
Servirebbero altri 30 miliardi all’anno (oltre ai 75 già visti) in maggiori entrate o minori spese, con effetti recessivi (su n) e tensioni sociali rischio di spirale recessiva
Se il debito è al 120% del pil, quale saldo primario occorre realizzare (in % del pil) per stabilizzare il debito al 120%?
(inflazione sempre al 2%).
i = interesse nominale su tutto il
debito
n = tasso di crescita reale del pil
Avanzo primario in % del pil
4% 0 2.4%
4% 1% 1.1%
5% 0 3.5%
5% 1% 2.3%
5% 2% 1.1%
6% 0 4.7%
6% 1% 3.5%
7% 0 5.9%
7% 1% 4.6%
Valori superiori del saldo primario producono una riduzione del debito sul pil (nel 2013 obiettivo saldo primario al 5.4%)
i = 0.05
n = 0.01
a = 0.02
p = 0.02
Dal 2013, anche se non riusciremo a centrare in pieno l’obiettivo del bilancio in pareggio ma con crescita moderata del pil:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
1.1
1.2
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
int passivi/pil saldo primario / pil
i = 0.05
n = 0.02
a = 0.02
p = 0.02
Con una buona crescita economica e con un disavanzo moderato:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
1.1
1.2
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
int passivi/pil saldo primario / pil
i = 0.05
n = 0.02
a = 0
p = 0.02
Il mondo dei sogni:
Rapporto Debito / Pil
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
1.1
1.2
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
2021
2022
2023
2024
2025
2026
2027
2028
2029
2030
int passivi/pil saldo primario / pil
• Con inflazione attorno al 2% e tassi di interesse “normali”, è sufficiente un avanzo primario attorno al 2-3% del pil per innescare una riduzione del peso del debito sul pil.
• L’obiettivo del governo è un avanzo primario del 5.4% nel 2013, più che sufficiente per ridurre nel tempo il rapporto debito/pil.
• Anche se il deficit totale resterà superiore a zero, è possibile ridurre il rapporto debito/pil purché: a) non vi sia deflazione; b) vi sia una decente crescita reale; c) il tasso di interesse non sia troppo alto.
un quadro preoccupante, ma non drammatico, purché ritorni la fiducia (i) e l’economia riprenda a crescere (n), anche moderatamente.
• Tasso di crescita del pil e conti pubblici non sono indipendenti: l’aumento del saldo primario previsto nel biennio 2012-13 potrebbe ridurre ulteriormente n, già basso.