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Rassegne critiche, recensioni, schede Nomos 1-2017
ISSN 2279-7238
ALLA RICERCA DELLA DEMOCRAZIA PERDUTA. A
PROPOSITO DI ALCUNI CONTRIBUTI SUL SORTEGGIO
NELLE ASSEMBLEE RAPPRESENTATIVE*
di Marco Mandato
SOMMARIO: 1. Premessa – 2. Il sorteggio nei più recenti contributi della comunità scientifica – 3. La democrazia, oggi
– 3.1 Rivitalizzare la democrazia: le proposte di Sintomer – 3.2 L'ipotesi di un Parlamento parzialmente sorteggiato in
Caserta, Garofalo, Pluchino, Rapisarda e Spagano – 3.3 L’appello per un sistema 'birappresentativo' di Van Reybrouck 4.
Il sorteggio come metodo propulsivo-integrativo della partecipazione politica, ma non sostitutivo di quello elettivo
1. Premessa
li attenti lettori della Rivista giuridica Nomos-Le attualità nel diritto 1 ,
certamente, non hanno fatto a meno di notare come i numeri 2/2016 e
1/2017 siano caratterizzati da un argomento comune: l'impiego del sorteggio
nel diritto pubblico e i suoi rapporti con la selezione della rappresentanza politica e in
campo politico2 e con l'organizzazione e il funzionamento delle Assemblee parlamentari3.
La ragione di fondo è costituita dalla rilevanza che suddetto tema sta riacquistando nel
* Contributo sottoposto a peer review. Dottorando di ricerca in Diritto pubblico, comparato e internazionale, curriculum Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. 1 www.nomos-leattualitaneldiritto.it 2 Per rappresentanza politica si è soliti intendere quella fiduciaria. Con rappresentanza in campo politico ci si riferisce al livello, a un campo, un ambito diretto all'allocazione autoritativa dei valori. Su questo, cfr. LANCHESTER, F., La rappresentanza in campo politico e le sue trasformazioni, Milano, Giuffré, 2006, pp. 9 ss. 3 In particolare, nel n. 2/2016 della Rivista Nomos-le attualità nel diritto sono stati pubblicati i contributi degli interventi svolti il 21 luglio 2016 in occasione di un incontro di studio promosso alla Camera dei Deputati. Cfr. la Sezione 'Democrazia a sorte: quali scenari possibili?' con contributi di VACCA, G., Democrazia a sorte: quali scenari possibili?; SINTOMER, I., Sorteggio e democrazia deliberativa. Una proposta per innovare la politica del XXI secolo; LANCHESTER, F., Il sorteggio in campo politico come strumento integrativo dell'attività delle Assemblee parlamentari; SCACCIA, G., Democrazia a sorte: problemi e opportunità, tutti reperibili al seguente link http://www.nomos-leattualitaneldiritto.it/fascicoli/nomos-22016. Nel numero corrente della Rivista Nomos, 1/2017 si v. ZEI, A., L'arbitrato del caso: applicazioni del metodo del sorteggio nel Diritto pubblico, reperibile al seguente link http://www.nomos-leattualitaneldiritto.it/wp-content/uploads/2017/02/zei-anticipazioni-1-2017-1.pdf
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dibattito pubblico, italiano ed europeo. Infatti, è bene rammentare, sinteticamente, che,
quella del sorteggio, non è una pratica completamente sconosciuta sia per quanto
concerne la selezione di coloro chiamati a responsabilità di governo sia relativamente
all'organizzazione di determinate procedure parlamentari. Il metodo del 'caso' costituiva
la prassi nell'antica e affascinante democrazia ateniese per la formazione degli organi di
governo e della magistratura, mentre, relativamente all’organizzazione delle Assemblee
parlamentari, nel periodo liberale il sorteggio veniva impiegato per la formazione degli
uffici4 e per l’adozione delle delibere concernenti le limitazioni all’elettorato passivo, nella
specie le incompatibilità con il mandato parlamentare5.
Il superamento del sorteggio per la formazione degli organi di governo fu favorito dalle
rivoluzioni americane e francesi, le quali, propugnando gli ideali di libertà e eguaglianza
dei cittadini, li riversarono nel diritto al suffragio, originariamente configurato in un'ottica
aristocratica e oligarchica sul presupposto che i titolari di cariche pubbliche, intesi come
i migliori e saggi, dovessero essere legittimati da una scelta elettiva6 idonea a conferire
loro legittimità7 e consenso8. Tale procedura avrebbe consentito al corpo elettorale, in
occasione del rinnovo delle Assemblee parlamentari, di esercitare il controllo9 sul loro
operato, esprimendo una ‘sfiducia politica’. È un aspetto che si rivelerà decisivo per il
nostro lavoro e sul quale ritorneremo.
Il sorteggio è ritornato in auge negli ultimi anni inserendosi in un contesto
particolarmente critico per la democrazia elettiva e mediata, ormai sempre più
quotidianamente tacciata di inefficienza, inefficacia e inadeguata carica rappresentativa
nei confronti dei componenti una comunità politica, il cui senso di partecipazione è
4 Su questo si v. MANCINI, M., GALEOTTI, S., Norme ed usi del Parlamento italiano, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1887, pp. 212 ss. Per un'efficace sintesi, GIANNITI, L., LUPO, N., Corso di diritto parlamentare, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 22 ss. 5 Entrambi questi impieghi furono superati con le riforme regolamentari del 1919 in considerazione dell’avvento dei partiti e dell’estensione del suffragio, promuovendo una composizione delle Commissioni in senso proporzionale ai Gruppi parlamentari in modo da rispecchiare, il più possibile, l’elettorato e introducendo il procedimento giurisdizionalizzato della verifica dei poteri. Sugli impieghi attuali del sorteggio cfr. artt. 3, 6, 54, co. 3 RC e artt. 3, c. 3, 6, 116, c. 1 e 118, c. 5 RS. Sulla verifica dei poteri cfr. artt. 15 ss. Regolamento Giunta delle elezioni della Camera dei Deputati e artt. 13 ss. Regolamento Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato della Repubblica 6 Già da un'analisi etimologica si evince che il significato profondo dell'elezione è proprio quello di compiere una scelta, un atto voluto espressione di una procedura strutturata e regolata che consente, a coloro che godono della titolarità dei diritti politici, di concorrere all'assunzione di una votazione tramite la quale i cittadini partecipano alla formazione degli organi di governo. In tema cfr. FERRARI, G.F., voce Elezioni, in Enc. Dir., VI, Milano, Giuffré, 1982, pp. 609 ss.; ESPOSITO, R., voce Elezioni (VI) – Elezioni amministrative, in Enc. Giur., XII, Torino, Utet, 1989, p. 1; BETTINELLI, E., voce Elezioni politiche, in Dig. Disc. pubbl., V, Torino, Utet, 1990, p. 485; Elezione, in Enciclopedia Treccani, Roma, 1991, pp. 322 ss.; LANCHESTER, F., Gli strumenti della democrazia. Lezioni di diritto costituzionale comparato, Milano, Giuffré, 2004, pp. 149 ss. 7 La legittimità indica che un determinato potere viene accettato dalla collettività. In argomento cfr. PORTINARO, P. P., voce Legittimità, in Enc. sc. soc., V, Roma, Treccani, 1996, pp. 235 ss.; LEVI, L., voce Legittimità, in BOBBIO, N., MATTEUCCI, N, PASQUINO, G., (a cura di), Dizionario di politica, Torino, Utet, 2004; BONANATE, L., Legittimità: tecnicità di una parola, in Psicologia sociale, n. 2/2010, pp. 189 ss. 8 Per un'ampia ricostruzione storica cfr. MANIN, B., Principi del governo rappresentativo, Bologna, Il Mulino, 2010. Per una sintesi MASTROPAOLO, A., Una rilettura dei principi del governo rappresentativo, in Comunicazione politica, n. 3/2014. 9 Cfr. FERRARI, G. P., voce Rappresentanza istituzionale in Enc. giur., Roma, Treccani, 1989, p. 3; COTTA, M., voce Rappresentanza politica, in BOBBIO, N., MATTEUCCI, N, PASQUINO, G., (a cura di), Dizionario di politica, Op. cit., pp. 898 ss.; TARASCO, A. L., Sovranità popolare e sensibilità democratica, in www.giustamm.it, 2010.
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particolarmente svilito10. Infatti, nella letteratura scientifica più recente, il metodo del
caso viene ‘invocato’ come possibile incoraggiamento al recupero della ‘cittadinanza
attiva’ per la formazione di assemblee rappresentative di cittadini – estratti a sorte,
appunto – i quali, con funzioni consultive, di stimolo e di controllo, verrebbero posti in
condizione di discutere e deliberare su temi di particolare rilevanza. Non solo. Si è perfino
prospettata, da parte della dottrina, l’ipotesi di ‘inserire’, nelle arene parlamentari, una
quota sorteggiata di cittadini che vada ad integrare gli eletti.
I contributi che andremo ad illustrare sono diversi tra loro non solo per il formato –
due monografie, un Volume collettaneo e un articolo su Rivista – ma anche per la
sensibilità scientifica e il percorso professionale degli Autori 11 , tuttavia accumunati
proprio dalla identità del tema. La selezione della letteratura è stata dettata dalla
sfavorevole circostanza che trattasi degli unici scritti organici pubblicati in lingua italiana,
certamente sufficienti, però, per consentirci di approfondire il tema del sorteggio legato
al rilancio della partecipazione politica.
Approfondiremo, in particolare, i Volumi di Yves Sintomer, quello collettaneo e il testo
di David Van Reybrouck. Successivamente, una volta aver descritto l’attuale contesto
democratico, esamineremo, anche in prospettiva critica, le proposte dei singoli Autori.
Infine, avanzeremo conclusioni sui possibili impieghi del sorteggio.
2. Il sorteggio nei più recenti contributi della comunità scientifica
Il primo Volume che si descrive è quello di Yves Sintomer. Il titolo, già molto
evocativo, ‘Il potere al popolo. Giurie cittadine, sorteggio e democrazia partecipativa’, Bari, Dedalo,
2009, esprime chiaramente quale sia il pensiero dell’Autore. Il Testo è molto leggibile in
10 Non trascurabili le circostanze che anche in Italia si è parlato di sorteggio con riferimento alle Assemblee (cfr. ‘Per una
politica meno distante occorre una Camera dei cittadini’, editoriale del 2 gennaio 2012, reperibile al seguente link http://www.corriere.it/opinioni/12_gennaio_02/ainis-una-camera-dei-cittadini_4e7f5bb0-3527-11e1-a9e9-f391576f69b4.shtml, riprendendo un’idea già avanzata da Carlo Calenda su ‘Il Foglio’ del 29 dicembre 2011. Lo stesso Ainis ha ripreso la tematica, sottolineando come la sfiducia nei confronti della classe partitica, del Parlamento e dello Stato si attesti a bassi livelli di percentualità si v. l’articolo apparso su ‘La Repubblica’ del 14 gennaio 2017 ‘La democrazia del sorteggio’, reperibile al seguente link http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/01/14/la-democrazia-a-sorteggio33.html?refresh_ce. L’autorevole Costituzionalista non è nuovo a proposte di tal genere, in quanto, già il 2 dicembre 2015, in un articolo pubblicato sul ‘Corriere della Sera’, intitolato ‘Ora scegliamo con il sorteggio i tre giudici della Consulta’ aveva proposto il sorteggio di tre Giudici della Corte costituzionale in virtù della paralisi in cui versavano le Camere in Seduta comune. È reperibile al seguente link http://www.corriere.it/opinioni/15_dicembre_02/ora-scegliamo-il-sorteggio-tre-giudici-consulta-77a6ba5e-98bc-11e5-85fc-901829b3a7ed.shtml. Analoghe suggestioni, sul ricorso al sorteggio per la formazione delle Camere, possono trovarsi in un articolo pubblicato il 24 aprile 2012 su ‘Il fatto quotidiano’, a firma di Paolo Flores D’Arcais, al titolo ‘Un sorteggio per l’astensione’, reperibile al seguente link http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/24/un-sorteggio-per-lastensione/206687/); che del sorteggio ha dato menzione la Corte costituzionale italiana nella sentenza n. 35/2017; che nella XVII Legislatura sono state avanzate proposte di legge per selezionare, tramite estrazione a sorte, i componenti di organi pubblici di particolare rilievo (AC 2922 e AC 3416 reperibili in www.camera.it) e, infine, che il metodo del caso è tutt’ora essere impiegato per la formazione dei giudici popolari delle Corti d’Assise e delle Corti d’Assise d’appello. 11 Gli Autori del Volume collettaneo provengono da settori scientifici disciplinari diversi: Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda sono fisici teorici; Cesare Garofalo è un sociologo; Maurizio Caserta e Salvatore Spagano sono economisti politici. Relativamente agli altri contributi, Yves Sintomer è un filosofo del diritto e politologo. David Van Reybrouck è un attivista originario del Belgio.
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quanto viene adottato un linguaggio semplice e chiaro, privo di tecnicismo. Nella prima
parte l’Autore descrive il preoccupante contesto francese caratterizzato da una profonda
sfiducia, da parte dei cittadini, nei confronti della classe politica, per poi estendere tali
problematiche a tutte le principali democrazie occidentali. Infatti, vengono elencate,
sinteticamente, i principali fattori strutturali che starebbero alla base della crisi della
rappresentanza politica.
Dopo aver descritto il funzionamento della democrazia ateniese, ampiamente basata
sul sorteggio 12 per la nomina dei componenti gli organi principali e l’uso che del
medesimo se ne faceva nei Comuni di Firenze e Venezia, Sintomer descrive
concretamente le recenti esperienze che si sono susseguite in diverse parti del mondo,
basate sulla partecipazione dei cittadini per mezzo di sorteggi. Vengono ampiamente
illustrati gli esempi di giurie, assemblee di cittadini, bilanci partecipativi, sondaggi e
conferenze deliberative, descrivendo le quali si è cercato di dimostrare che, una maggiore
e diretta partecipazione di coloro che fanno parte di una comunità, se adeguatamente
informati su un dato problema e messi in condizione di discutere, possono approntare
soluzioni efficaci ai problemi quotidiani e contribuire all’elaborazione delle politiche
pubbliche. Ognuna delle principali manifestazioni di democrazia deliberativa è descritta
ampiamente sia nelle modalità di selezione dei loro componenti sia negli aspetti
procedurali sia, infine, nell’apporto – significativo o meno – delle deliberazioni assunte.
Una parte specifica è dedicata al contributo che il sorteggio ha avuto, nel corso del
tempo, nella composizione delle giurie deputate a giudicare dei principali illeciti.
Vengono esposte ampiamente le modalità con cui i cittadini venivano sorteggiati e le
teorie di Hegel, Rousseau e Tocqueville tese a suffragare o meno questa modalità di
formazione degli organi giudicanti, nonché i primi casi di sorteggio connessi alle lotterie
e al gioco d’azzardo.
Nell’ultima parte ci si chiede quali siano, eventualmente, i fattori di legittimità politica
del sorteggio. L’Autore individua cinque possibili motivazioni. Il sorteggio potrebbe
essere inteso come manifestazione di un’entità divina o soprannaturale che guida gli
uomini nel gestire gli affari pubblici. La selezione affidata al caso può essere sinonimo di
imparzialità per individuare una soluzione a una controversia, in quanto i componenti
degli organi giudiziari selezioni a caso non sarebbero portatori di interessi personali. Lo
stesso dicasi per l’assegnazione di incarichi di particolare responsabilità, in quanto la
procedura casuale garantirebbe una maggiore neutralità nella scelta dei componenti, cui
sarebbero affidate funzioni particolarmente significative. Inoltre, il sorteggio può favorire
l’autogoverno di tutti su tutti perché si sarebbe allo stesso tempo governanti e governati
e tutti avrebbero le medesime opportunità di poter ricoprire la titolarità delle cariche
pubbliche decisionali; in questo modo, il sorteggio evita che a qualcuno venga attribuito
12 Sul concreto funzionamento della democrazia ateniese si v., per tutti, ARISTOTELE, La politica, edito da Laterza, Bari, 1966.
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un valore superiore rispetto ad altri. Inoltre, la selezione casuale garantirebbe una
gestione del potere da parte di chiunque, il che eviterebbe anche un processo di
professionalizzazione della politica e delle cariche pubbliche, anche perché il senso
comune consentirebbe di cogliere maggiormente le problematiche fondandosi sul
giudizio di pari allontanando il tecnicismo dalle scelte politiche. Infine, il sorteggio
garantirebbe la formazione di un campione rappresentativo della popolazione che potrà
valutare, giudicare e decidere in nome della collettività. Il campione rappresentativo
fornisce un’istantanea di tutte le opinioni degli individui e può favorire un elemento che
rispecchia le differenze del gruppo di partenza, in modo da promuovere una
deliberazione più consapevole confrontando le diverse opinioni. Il campione
rappresentativo permette anche di esprimere gli interessi delle principali categorie sociali
e valorizzare il giudizio di chi sa meno. Inoltre, la selezione casuale può costituire una
tecnica di mobilitazione dei cittadini e una diversificazione delle esperienze sociali
all’interno di un gruppo ristretto di persone che dialogano e deliberano rendendosi
informate e consapevoli.
Il sorteggio viene, quindi, configurato come uno strumento al servizio della
democrazia, atto a favorire una partecipazione attiva della cittadinanza, contrastando,
altresì, i populismi. Esso si pone come un mezzo di canalizzazione del consenso e di
rafforzamento della coesione sociale, idoneo a favorire una migliore qualità della
deliberazione grazie all’imparzialità delle persone che vi partecipano che non hanno
interessi propri. Alla base del sorteggio vi è l’idea di formare una sorta di mini pubblico,
un campione rappresentativo della società in modo da creare una rappresentanza in
miniatura – cd. rappresentanza-specchio nella quale i rappresentanti devono riflettere le
persone rappresentate – sociologicamente rappresentativa, del popolo cui dovrebbero
essere conferite funzioni consultive, decisionale, di controllo e giudicanti.
Il Volume curato da Maurizio Caserta, Cesare Garofalo, Alessandro Pluchino, Andrea
Rapisarda e Salvatore Spagnano, reca il titolo 'Democrazia a sorte, ovvero la sorte della
democrazia', edito da Malcor, Catania. Risale al 2012 e si caratterizza per un taglio diverso
dal precedente. Il tema principale, ovviamente, è sempre quello dell'impiego del
sorteggio, inteso come modalità di partecipazione dei cittadini alla vita politica della
comunità, affrontato nei suoi aspetti teorici, ma soprattutto pratici. Il Testo in
commento, pertanto, si rivela utilissimo per comprendere le concrete modalità e gli effetti
che ne deriverebbero, laddove si impiegasse parzialmente il criterio dell'estrazione a sorte
per la composizione delle Assemblee parlamentari. Il punto di chiusura sta proprio nel
fornirci un quadro statisticamente dettagliato su come potrebbe funzionare un
Parlamento, laddove il metodo elettivo venisse integrato con quello casuale. Ma
procediamo con ordine. Il Volume si presenta molto agile nella sua lettura per la parte
più teorica e anche per quella pratica. Nel complesso, la suddivisione è organizzata
attraverso cinque brevi capitoli, l'ultimo dei quali costituisce il cuore dell'intero lavoro. Il
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merito degli Autori è quello di aver fatto precedere la trattazione del concreto esempio
di una Camera formata parzialmente per sorteggio, da un'analisi tesa a costruire l'ambito
di riferimento connesso al caso.
La parte iniziale, dal titolo 'A che serve la democrazia', curata da Salvatore Spagano
contiene una definizione degli elementi essenziali di una forma di Stato democratica
sottolineando l'importanza e la decisività che la collettività sia regolata da norme
giuridiche vincolanti e 'produttive' di benessere collettivo. La democrazia rappresentativa,
si rileva, costituisce un regime teso a valorizzare, per mezzo del diritto di voto, la
partecipazione indiretta della cittadinanza la quale si nutre anche di vigilanza e
informazione sull'azione di coloro chiamati a governare. Illustrate le caratteristiche delle
forme di governo, ci si è collegati al voto e proceduto a descrivere, sinteticamente, il
funzionamento delle formule elettorali - proporzionali e non maggioritarie - con gli effetti
più o meno proiettivi che da essi discendono sulla composizione delle Assemblee
parlamentari. Proprio su questi aspetti si innesta una delle criticità connesse alle votazioni
elettive, le quali consegnerebbero, spesso, "risultati paradossali [...] allargano lo iato tra
rappresentanti e rappresentatati", a fronte delle più moderne tecnologie che
consentirebbero di esprimere il voto direttamente da casa, senza il filtro dei partiti e dei
rappresentanti. La parte finale concerne proprio il tema della crisi che le associazioni
partitiche stanno attraversando, in quanto vengono considerate sempre più corrotte e
inadeguate a perseguire gli interessi generali. Con riferimento a questi aspetti, vengono
esposti i mezzi di procacciamento dei partiti, divisi tra forme di finanziamento pubblico
e privato, entrambi portatori di benefici e rischi.
Nel secondo capitoletto, 'Il ruolo benefico del caso' prodotto da Andrea Rapisarda,
vengono illustrati concreti esempi di scoperte, in ambito scientifico, musicale, fisico e nei
processi di selezione naturale, le quali dimostrerebbero come il metodo del caso, in
determinate circostanze, agevolerebbe la scoperta di fenomeni precedentemente non
ipotizzabili e venuti alla luce per caso. La conclusione, nella descrizione dei processi e
degli effetti che ne sono scaturiti, è quella per la quale, sposando un metodo di selezione
casuale, si migliorerebbe l'efficienza. Il terzo capitolo, recante il titolo 'Il caso e l'efficienza'
di Maurizio Caserta contiene dimostra il rapporto benefico tra il caso e l'efficienza sotto
il profilo della produzione legislativa e dell'organizzazione dei lavori parlamentari. Si
sottolinea che le norme giuridiche devono possedere un apprezzabile grado di efficienza
e di efficacia, giacché se ne produrrebbero effetti positivi per il benessere collettivo e il
soddisfacimento degli interessi generali. Poter contare su Assemblee elettive efficienti è
un auspicio desiderato da tutti perché una buona 'azione legislativa' si traduce in un
equilibrato rapporto in termini di costi-benefici sull'intero sistema Paese, abbracciando
la dimensione economica e quella politica. In quest'ottica, si anticipa che la presenza di
una quota di parlamentari indipendenti aumenterebbe l'efficienza legislativa perché si
approverebbero pochi, ma virtuosi provvedimenti normativi. Nella quarta parte, con
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titolo 'Elezioni o sorteggio: l'alternativa della demarchia' di Cesare Garofalo, vengono descritte
le modalità di impiego del sorteggio nell'antica Atene, ricordando, inoltre, come il metodo
casuale venisse impiegato anche in alcuni Comuni italiani. Successivamente, si
riprendono le principali critiche che attualmente vengono rivolte alla democrazia
rappresentativa retta dai partiti. Si sostiene che tale forma di democrazia, basata su libere
elezioni, allontana i cittadini dagli affari pubblici, in quanto i partiti non riescono più a
offrire una compiuta forma di rappresentanza sociologica-rappresentativa perché
preoccupati soltanto di gestire il potere e ottenere il consenso elettorale. Da qui la
necessità di nuove forme di democrazia, tese a valorizzare quella partecipativa e
deliberativa, le quali, anche sfruttando internet e le nuove tecnologie, potrebbe
contribuire ad alimentare e rafforzare il senso di partecipazione democratica.
La parte finale rappresenta il cuore del Volume. Scritta da Alessandro Pluchino e
titolata 'Politici per caso: un modello di Parlamento', contiene la formulazione di tre ipotesi: un
Parlamento composto solo da partiti; uno composto solo da indipendenti sorteggiati; un
altro misto, formato da eletti e sorteggiati. Attraverso analisi matematiche e statistiche,
gli Autori dimostrano quando e come si raggiunge il grado di efficienza sotto il profilo
della quantità e qualità dei provvedimenti approvati.
L’ultimo Testo che passiamo in rassegna è quello dello scrittore belga David Van
Reybrouck, dal titolo, anch’esso particolarmente denso di significato, ‘Contro le elezioni:
perché votare non è più democratico’, edito dalla Feltrinelli nell’anno 2015, con traduzione
italiana di Matilde Pinamonti. Il Volume si inserisce nel solco già tracciato dalle opere
precedentemente descritte riprendendo le tematiche più attuali: dalla crisi della
rappresentanza politica alla proposta di ricorrere all’uso del sorteggio nella selezione della
classe di governo. Questa monografia, a differenza del Volume collettaneo, non adopera
un linguaggio tecnico o matematico né propone esempi concreti, ma si limita, con stile
semplice, ma pungente, a sottolineare l’attuale stato di crisi in cui versa la democrazia
rappresentativa proponendo, in chiusura, il ricorso all’impiego del sorteggio.
Il lavoro è diviso in quattro brevi capitoli, nel primo dei quali viene esaminata la duplice
dimensione della crisi della democrazia mediata la quale ‘soffre’ di inefficienza e non
legittimità. L’efficienza costituisce l’indice che consente di misurare la capacità d’azione
dei governanti, la quale sarebbe venuta meno per le complesse dinamiche sottostanti alla
formazione dei Governi, per la quale occorre spesso molto tempo per via della mancata
omogeneità dei partiti o delle coalizioni, per la scarsa fiducia che al giorno d’oggi gli
elettori nutrono nei confronti dei partiti e per le eccesive lungaggini con le quali si
realizzano le opere pubbliche. La crisi di legittimità equivale al mancato sostegno dei
cittadini, testimoniato dalla scarsa partecipazione elettorale, dalla volubilità del voto e
dalla ridotta adesione ai partiti politici.
Nella seconda parte, l’Autore cerca di mettere a fuoco, in maniera lucida e imparziale,
quali potrebbero essere le ragioni che hanno causato quella che definisce “sindrome di
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stanchezza democratica”, identificandone quattro. Le classi dirigenti attuali vengono
accusate di menefreghismo, superficialità e parzialità in quanto non si preoccuperebbero
dei bisogni collettivi, ma del loro arricchimento personale. La crisi della politica sfocia,
così, nella diffusione dei populismi. Il secondo elemento di crisi della democrazia è
individuato nella farraginosità delle procedure decisionali ad essa sottese: la lentezza
nell’adozione delle decisioni condurrebbe a privilegiare la figura del tecnico rispetto al
politico perché il primo realizza un sistema di governo improntato più all’efficienza che
non alla legittimità. Le esperienze italiane e greche e la centralità del ruolo della banca
centrale europea ne costituirebbero una dimostrazione. La terza ragione della crisi è
individuata nella democrazia rappresentativa i cui rituali di funzionamento non
riceverebbero più attrazione da parte del popolo, sempre più bisognoso di far sentire la
propria voce attraverso il costante ricorso agli strumenti di democrazia diretta. La quarta
ragione sarebbe dovuta alla crisi della democrazia elettiva. In questa parte, l’Autore ben
ripercorre i momenti storici più salienti che hanno favorito il metodo elettivo come
procedura per formare la rappresentanza politica, salvo poi descrivere gli aspetti
patologici della stessa. Infatti, la crisi dei partiti politici, la scomparsa dei giornali di
partito, il ruolo sempre più crescente dei nuovi media, che alimentano un bisogno di
maggiore partecipazione, e il prevalere delle logiche di mercato, hanno trasformato il
cittadino da tale a consumatore pronto a sfruttare il momento elettivo esclusivamente
per esprimere la propria preferenza verso un prodotto politico. Di queste criticità ne
risente anche la pratica elettiva, ridotta a una mera battaglia mediatica durante la quale i
partiti ricercano il consenso esclusivamente per conquistare il potere.
Nella terza parte, l’Autore ripercorre le origini del sorteggio nell’antica Grecia e in
alcuni Comuni italiani. Dalla lettura, comprendiamo bene come le rationes sottese
all’impiego del metodo del caso riflettevano una concezione della democrazia intesa
come regime in cui i suoi componenti dovevano essere uguali e partecipare, tutti, alla vita
politica della comunità, essendo al tempo stesso governati e governanti. Il sorteggio,
infatti, veniva considerato un metodo democratico, mentre l’elezione era ispirata a
logiche oligarchiche, mentre nella concezione ateniese dell’epoca non vi era alcuna
distinzione tra cittadini e politici, tra amministratori e amministrati. L’ideale
dall’uguaglianza è scomparso a seguito delle due rivoluzioni americane e francesi le quali
sposarono le idee di quegli scrittori che diffusero un’idea pessimistica della democrazia.
Il regime cui si aspirava sarebbe dovuto essere quello repubblicano in grado di servire gli
interessi della Nazione in cui era riposta la sovranità. Per la realizzazione del benessere
collettivo occorreva, quindi, scegliere i migliori e i saggi e l’unico modo per operare
questo discernimento era ricorrere al metodo elettivo. Di qui, la scomparsa del sorteggio
e la ‘vittoria’ delle elezioni.
Nella quarta e ultima parte, l’Autore mette in luce come, già a partire dagli anni ’80, il
sorteggio abbia fatto la sua ricomparsa e come, nel corso degli anni, si siano promosse
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forme di democrazia deliberativa e partecipativa nelle quali i cittadini coinvolti sono stati
selezionati dal caso. La dimostrazione è offerta dalle esperienze praticate, tra il 2004 e il
2013, in Canada, Olanda, Islanda e Irlanda ove si è favorita la partecipazione di cittadini
sorteggiati per discutere e deliberare su temi particolarmente importanti quali le leggi
elettorali e le riforme costituzionali. Infine, vengono descritte le proposte avanzate in
alcuni Paesi di costituire una Camera composta da cittadini sorteggiati. A tal proposito
ampio spazio è dedicato a un’interessante e suggestiva proposta di Terril Bouricius13 che
ha delineato il possibile funzionamento di un sistema i cui organi – titolari delle singole
competenze – sarebbero composti da cittadini estratti a sorte.
L’ultimo contributo che si riporta è quello di Astrid Zei, dal titolo ‘L'arbitrato del caso:
applicazioni del metodo del sorteggio nel Diritto pubblico’, pubblicato sulla Rivista giuridica Nomos-
le attualità nel diritto, n. 1/2017. Lo si potrebbe definire un saggio di chiusura e di sintesi
del dibattito scientifico sul sorteggio, utile per comprendere, anche criticamente, gli usi
del metodo del caso e le problematiche ad esso connesse. L’Autrice passa in rassegna
tutte le ipotesi in cui il sorteggio è solito essere stato ed essere tutt’oggi impiegato, non
solo nell’ambito dei meccanismi connessi alla titolarità delle cariche pubbliche 14 e
dell’organizzazione dei lavori parlamentari15, ma anche in ambiti più vari, comprensivi
dei procedimenti amministrativi16 e di quelli connessi ad esperienze particolarmente
“tragiche” 17 . Comprendiamo bene, dalla lettura del Saggio, come, le principali
giustificazioni teoriche dell’utilizzo del metodo del caso, siano quelle di assicurare
un’effettiva parità di chances tra i membri di una comunità e, in determinate ipotesi,
assicurare l’imparzialità di procedure e organi18. Il lavoro si conclude con l’esposizione
delle principali criticità connesse alla formazione casuale delle Assemblee elettive, legate
alle dinamiche sottese alla classica concezione del rapporto fiduciario della
rappresentanza politica, alla dimensione dei collegi, alle presunte caratteristiche di
imparzialità e di giudizio dei parlamentari sorteggiati e alla qualità delle discussioni.
13 Si v. Democracy Through Multi-Body Sortition:Athenian Lessons for the Modern Day’,, Volume 9, Issue, 1, pp. 1-19. 14 Si fa riferimento alla sentenza n. 35/2017 con cui la Corte costituzionale, nel censurare la disposizione della legge elettorale n. 52/2015 sui capilista bloccati, eletti in più collegi, ha statuito che la scelta non può essere rimessa all’arbitrio dell’eletto, stabilendo, quindi, che l’individuazione del collegio di elezione è rimessa al criterio residuale del sorteggio. L’A. ricorda, opportunamente, come questo metodo era solito essere impiegato nel periodo statutario, in quanto il regio decreto del 17 marzo 1848 stabiliva, all’art. 101, che, qualora il deputato fosse stato eletto in più collegi, avrebbe dovuto dichiarare, al la Camera di appartenenza, la circoscrizione di elezione. Nell’ipotesi di mancata opzione nel termine di otto giorni, la Camera avrebbe estratto a sorte il collegio in cui si sarebbe dovuto eleggere un nuovo deputato. 15 L’A. ricorda come nei Parlamenti liberali ottocenteschi, non solo in Italia, ma anche in Belgio, Francia e Germania, gli uffici – organi interni alle Camere competenti a un preliminare esame dei disegni di legge – fossero composti da deputati estratti a sorte per l’esigenza di garantire una rappresentanza unitaria e indivisibile, altrimenti compromessa da faziosità politiche. 16 Al sorteggio si ricorre per l’aggiudicazione, nelle gare di appalto, in caso di offerte eguali e non migliorative oppure per la concessione di beni e servizi nel momento in cui occorre procedere alla distribuzione di risorse non eccessivamente ingenti in rapporto alla molteplicità dei destinatari. 17 Si fa riferimento all’assegnazione delle prime abitazioni tra gli abitanti del Comune di Amatrice a seguito del terremoto che ha devastato la cittadina abruzzese il 24 agosto 2016. 18 In queste ultime ipotesi si è fatto riferimento alla composizione delle Commissioni giudicatrici delle gare d’appalto dei lavori, alle rappresentanze che si creano in seno ai penitenziari, alla formazione delle Commissioni di concorso per l’abilitazione alla docenza universitaria.
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In chiusura, il contributo ora esaminato rappresenta un utile punto di riferimento per
addentrarsi nel delicato tema della selezione casuale perché, oltre a descrivere bene i
presupposti di principio del metodo del caso, offre, contestualmente, spunti e stimoli di
riflessione critica sull’impiego del sorteggio nei multiformi ambiti.
3. La democrazia, oggi
Se, tradizionalmente, la pratica elettiva si identifica con la democrazia19 e la democrazia
viene ricondotta all’elettività, intesa come principio generale20 di formazione degli organi
rappresentativi, nel contesto attuale, questa identificazione è venuta meno. La crisi della
democrazia è di natura qualitativa21 e si identifica nella perdita della percezione che
l’elezione, procedimento strutturato di veicolazione del consenso e delle votazioni22,
costituisca la pratica idonea a legittimare23 i poteri pubblici24. Infatti, “[...] proprio il
metodo elettivo, che rimane alla base degli ordinamenti di democrazia pluralista, viene
considerato in crisi sia per quanto riguarda il tradizionale ambito parlamentare, sostituito
da forme di investitura degli esecutivi e da ripensamento e sfarinamento della politicità,
sia per quanto riguarda la veridicità procedurale”25.
Il rapporto tra le istituzioni statali elettive e la comunità politica è divenuto sempre più
distante, la dimensione della politicità non riesce più ad integrarsi con quella civile e
sociale. Ciò è testimoniato dalla scarsa partecipazione elettorale, dal calo delle iscrizioni
ai partiti, dalla volatilità e volubilità del voto elettivo. Per una serie di fattori, di qui a
breve oggetto di illustrazione, l'elezione, fisiologico strumento di funzionamento delle
democrazie rappresentative, ha ormai perso di credibilità e fiducia da parte del corpo
elettorale, minando l'inscindibile legame tra partecipazione politica e democrazia26, diritto
di voto e rappresentanza in campo politico27. Ad essere in crisi è, quindi, la democrazia
19 Cfr. COTTA, M., voce Democrazia, in Enc. giur., X., Roma, Treccani, 1990, p. 1; MARTELLI, P., Elezioni e democrazia rappresentativa: un’introduzione teorica, Roma-Bari, Laterza, 1999, pp. 3 ss. 20 Cfr. Corte cost. sentenza n. 96/1968 ove si afferma che l’elettività è un principio generale dell’ordinamento. 21 Si v. GINBORG, P., La democrazia che non c’è, Torino, Einaudi, 2006, pp. 35 ss. 22 In tema cfr. LANCHESTER, F., Saggi in tema di votazioni e di riforme istituzionali nel diritto pubblico, Roma, 1984; ID., Votazioni, sistema politico e riforme istituzionali, Roma, Bulzoni editore, 1987; ID., voce Votazioni, in Enc. giur., XXXVII, Roma, Treccani, 1989. 23 Come è stato notato "la democrazia [...] riposa [...] sulla legittimità che gli individui riconoscono alle norme giuridiche e alle istituzioni politiche", MASTROPAOLO, A., La crisi della trascendenza democratica, in Storia del pensiero politico, n. 2/2015, p. 313. 24 Infatti, “la legittimità è qui intesa come una qualità di natura strettamente procedurale; essa è prodotta in modo perfetto e assoluto dall’elezione”, Così ROSANVALLON, P., La politica nell’era della sfiducia, Enna, Città aperta edizioni, 2009, trad. it. a cura di Alessandro Bresolin, p. 13. 25 LANCHESTER, F., Teoria e prassi della rappresentanza politica nel ventesimo secolo, in ROGARI, G., (a cura di), Rappresentanza e governo alla svolta del nuovo secolo, Atti del convegno di studi Firenze, 28-29 ottobre, 2004, Firenze, University Press, 2006, p. 7. 26 Come è stato evidenziato, è la "stessa definizione di democrazia a mettere in relazione partecipazione e rappresentanza e a spingere a domandare se il suo futuro non stia proprio nella possibilità di trovare un tipo di mediazione tra sociale e politico che riesca a realizzare anche una forma di partecipazione quanto più larga possibile [...]", così SERRA, T., La disobbedienza civile: una risposta alla crisi della democrazia?, Torino, Giappichelli, 2002, p. 48. 27 Sul rapporto tra democrazia, diritto di voto e rappresentanza politica si v. MASTROPAOLO, A., La democrazia è una causa persa?, Torino, Bollati editore, 2011, pp. 309-310.
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rappresentativa28 di tipo parlamentare basata sul raccordo Parlamento-corpo elettorale-
partiti29. La perdita di credibilità dello strumento elettivo e degli stessi meccanismi di
funzionamento della democrazia, ha condotto alla perdita di rappresentatività e centralità
delle istituzioni parlamentari, le quali non riescono più a strutturare le domande politiche
e sociali, a vantaggio dell'Esecutivo. Tutto questo sfocia, di conseguenza, nella crisi del
partito e dei circuiti mediatici della rappresentanza politica, rispetto ai quali viene
snaturato il senso del principio elettivo a favore di un maggiore ricorso agli strumenti di
democrazia diretta tali da dar voce immediata al corpo elettorale. Il paradigma della
democrazia immediata consente di instaurare un rapporto personalizzato con i leader
politici, divenuti il fulcro e il baricentro della rappresentanza degli interessi30.
Si è avviato un processo che ha portato al “rattrappimento”31 della democrazia ormai
“degenerata”32 , “anoressica”33 , “depoliticizzata”34 divenuta, pertanto, un qualcosa di
“ibrido” 35 , priva di senso e valore, prigioniera di meccanismi di funzionamento,
legittimità e legittimazione rispetto ai quali si registra un acuto e intenso deficit fiduciario
da parte dei cittadini36.
Questo per diversi aspetti, esterni ed interni37.
Relativamente ai primi, un contributo fondamentale alle difficoltà in cui versa la
democrazia, è stato dato dalla globalizzazione la quale, favorendo l'avvento di un mondo
globale, unico e sempre più integrato, ha ridefinito le tradizionali categorie del politico,
ristrutturando, riconfigurando ed erodendo il potere degli Stati a favore di una
28 SINTOMER, Y., Il potere al popolo. Giurie cittadine, sorteggio e democrazia partecipativa, Bari, Dedalo, 2009, pp. 24 ss., individua sei cause strutturali: 1) Politica impotente: il sistema dei pubblici poteri non sembra più idoneo ad occuparsi di problemi sociali in virtù della precarietà del lavoro, dell’aumento della disoccupazione e della crisi economica; 2) Abbandono politico delle classi popolari: ormai si sono dissolte le identità di classe specialmente quelle popolare che non riescono più ad organizzarsi in una rete ben strutturata e organizzata perdendo la propria identità; 3) Affacciarsi di una società del rischio: la classe dirigente non riesce ad offrire risposte adeguate e soddisfacenti a fronte degli sconvolgimenti dati dagli sviluppi tecnologici ed economico e avvertiti dai cittadini come problematiche urgenti; 4) Crisi dell’azione pubblica: si registra un enorme discredito e un profondo senso di sfiducia verso la neutralità e l’imparzialità della burocrazia statale. I servizi pubblici vengono avvertiti come inefficienti e inidonei ad offrire, soprattutto alle fasce popolari, soluzioni rapide ed efficaci; 5) Ostacolo ideologico: sono scomparsi gli ideali in grado di costituire validi elementi identificativi; 6) Cause interne al sistema politico: la classe politica sta assumendo stili e abitudini di vita propri allontanandosi dalla realtà sociale e sposando una visione del mondo specifica e diversa da quella dei cittadini. 29 Cfr. URBINATI, N., Che cosa intendiamo quando parliamo di crisi della democrazia, in Il Mulino, n. 6/2016, p. 983. 30 Su questo cfr. LANCHESTER, F., Democrazia, rappresentanza, responsabilità, in CARLASSARRE, L. (a cura di), Democrazia, rappresentanza, responsabilità, Padova, Cedam, 2001, p. 31; ID., Le istituzioni costituzionali italiane tra globalizzazione, integrazione europea e crisi di regime, Milano, Giuffré, 2014, pp. 13 ss.; CASSESE, S., La democrazia e i suoi limiti, Milano, Mondadori, 2017, pp. 7 ss. e 49 ss. 31 MASTROPAOLO, A., La crisi della democrazia. Tra interessi e paradigmi, in Associazione per gli studi e le ricerche parlamentari, Quaderno n. 7, 1996, p. 31. 32 BOVERO, M., Sette globalizzazioni?, in Teoria politica, XVIII, n. 3/2002, pp. 67-68. 33 MASTROPAOLO, A., Crisi dei partiti o decadimento della democrazia?, in www.costituzionalismo.it, n. 1/2005, p. 8. 34 URBINATI, N., Democrazia sfigurata: il popolo tra opinione e verità, Milano, Egea, 2014, pp. 109 ss. 35 Si v. DIAMANTI, I., Democrazia ibrida, Roma-Bari, Laterza, 2014. 36 La radicalità della percezione della crisi democratica è intuibile leggendo una recente intervista dello scrittore francese Michel Houellebecq, pubblicata il 24 marzo 2017 sul ‘Corriere della Sera’, il quale evoca un sistema senza Parlamento e un fortissimo ricorso agli strumenti di democrazia diretta. L’intervista è reperibile al seguente link http://www.corriere.it/esteri/17_marzo_24/houellebecq-sono-populista-non-voglio-rappresentanti-0f93fbd4-100c-11e7-94ba-5a39820e37a4.shtml 37 Su questo, AZZARITI, G., Il costituzionalismo moderno può sopravvivere?, Roma-Bari, Laterza, 2013, p. 8.
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molteplicità di centri di potere i cui attori principali non hanno tutti natura pubblica. I
processi globalizzanti hanno fortemente indebolito e reso impotente, agli occhi
dell'opinione pubblica, le istituzioni - parlamentari e governative - nazionali, le quali sono
divenute incapaci di reagire autonomamente alle nuove sfide globali e regolarle. Gli Stati,
ormai privati della loro dimensione sovrana, si inseriscono in un nuovo spazio politico38,
territorialmente indefinito 39 e politicamente dominato dalle grandi organizzazioni
internazionali e dalle imprese, le quali promuovono un'intensificazione delle relazioni
sovranazionali rette da accordi di cooperazione e integrazione, ritenuti necessari per
gestire e controllare le nuove sfide globali40. Il potere politico statale diviene relativo e
condizionato da una molteplicità di fattori che lo rendono impotente e dipendente dalle
logiche di mercato41, dalle intese con i partner europei e internazionali, dalle richieste di
maggiore autonomia provenienti dalle realtà regionali e locali42. I meccanismi di governo
sono retti da organi molto spesso non elettivi, rispetto ai quali i cittadini non riescono a
offrire un contributo decisivo in termini di legittimità e legittimazione e, di conseguenza,
a farne valere forme di responsabilità politica. Di qui, un nuovo ruolo per gli Stati che
comporta la necessità di ripensare le loro tradizionali funzioni e adattare43 le istituzioni
38 BECK, U., Che cos'è la globalizzazione, Roma, Carocci, 1999, p. 13. Nello stesso senso, GALLI, C., Spazio e consenso nella politica globale, in GHERARDI, R., (a cura di), Politica, consenso e legittimazione. Trasformazioni e prospettive, Roma, Carocci, 2002, p. 55, il quale mette in luce come la "la globalizzazione produce tendenzialmente la fine e il superamento della spazialità politica moderna, dell'immagine dello spazio incorporata nelle categorie politiche moderne. [...] La politica passa oggi attraverso una profonda ridislocazione categoriale e pratica dei suoi referenti spaziali"; FERRARESE, M.R., La 'glocalizzazione’ del diritto: una trama di cambiamenti giuridici, in AMATO, C, PONZANELLI, G., (a cura di), Global law v. local law. Problemi della globalizzazione giuridica, Torino, Giappichelli, 2006, p. 26, la quale mette in evidenza che "il criterio della territorialità, che ovviamente sotto vari profili ancora resiste ed è destinato a resistere anche in futuro, perde tuttavia la sua scommessa principale: quella di essere davvero il criterio esclusivo, ossia di fungere da reale gate-keeper finale della giuridicità". 39 Sulla trasformazione del rapporto tra politicità, territorialità e sovranità cfr. HELD, D., Governare la globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2005, pp. 117 ss. 40 Infatti, come mette in evidenza STIGLITZ, J.E., La globalizzazione che funziona, Torino, Einaudi, 2006, p. 21, "la globalizzazione ha creato l'esigenza di un'azione collettiva da parte di popoli e paesi per risolvere i problemi comuni [poiché] ci sono troppe questioni che possono essere affrontate solo a livello mondiale". 41 Infatti, un ulteriore effetto della globalizzazione è il rovesciamento dei rapporti tra sfera politica ed economica. La particolare posizione di forza assunta dalle grandi imprese multinazionali ha prodotto una maggiore intensità e afflusso dei traffici commerciali con il conseguente aumento di livelli produttivi e globali che le politiche statali, da sole, non riescono a gestire e regolare. Ciò è dovuto anche al ricorso allo strumento contrattuale, sfruttando il quale le imprese riescono ad adottare politiche gestionali svincolate dal controllo statale, agendo contemporaneamente in varie parti del globo, favorendo la circolazione di ingenti risorse economiche sottratte al controllo statale. Tutto questo comporta una deterriolizzazione della ricchezza e dell'economia e il dominio della legge di mercato rispetto a quella legislativa statale. Su questo cfr. ex plurimiis IRTI, N., Fenomenologia del diritto debole, in AA. VV., Nuove frontiere del diritto, Bari, Dedalo, 2001, p. 36; FITOUSSI, J.P., La democrazia e il mercato, Milano, Feltrinelli, 2004, trad. it. a cura di Massimo Scotti, p. 63; GALGANO, F., La globalizzazione nello specchio del diritto, Bologna, Il Mulino, 2005; ZIEGLER, J., La privatizzazione del mondo, Milano, Net, 2005, trad. it. a cura di Monica Fiorini, p. 95; MONATERI, P.G., Contratto e globalizzazione: introduzione, in AMATO, C, PONZANELLI, G., (a cura di), Global law v. local law. Problemi della globalizzazione giuridica, Op. cit., p. 41; FISICHELLA, D., Crisi della politica e governo dei produttori, Roma, Carocci, 2007, pp. 291-292; D'ALBERTI, M., Poteri pubblici, mercati e globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2008, p. 116; FERRARA, G., La crisi della democrazia costituzionale agli inizi del XXI secolo, Roma, Aracne, 2012, p. 104; DI TARANTO, G., La globalizzazione diacronica, Torino, Giappichelli, 2013, p. 133. 42 Sulla rilevanza della dimensione regionale cfr. CASSESE, S., Morte e trasfigurazione dello Stato, in JEAN, C., (a cura di), Morte e riscoperta dello Stato-nazione, Milano, Franco Angeli, 1991, pp. 13 ss.; OHMAE, K., Il senso della globalizzazione, Milano, Etaslibri, 1998, p. 106. 43 Cfr. ANDORNINO, G. B., Stato, globalizzazione e neo-confederalismo. Riflessioni su di un presidio politico proporzionato all’età dell’interdipendenza, in Teoria politica, XXII, n. 3/2006, pp. 16 ss.; SCHIERA, P. Lo Stato moderno. Origini e degenerazioni, Bologna, Clueb, 2004, p. 229; SALTER, L., Globalizzazione, tecnologia e mito dell’indebolimento dello Stato: una critica alle dinamiche della
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politiche interne alla nuova politica globale44 retta da un'ampia struttura di governance
sostitutiva del government45, alla cui base vi sono continue integrazioni tra attori politici e
non, tra organizzazioni internazionali ed entità statali, tra sfera politica e sfera
economica46.
Per quanto concerne le cause interne della crisi della democrazia, vi è certamente il
mutato ruolo dei partiti politici i quali, da strumenti di filtro delle istanze sociali47 e di
rappresentatività delle stesse nelle arene parlamentari, hanno cessato di svolgere una
funzione educativa e inclusiva delle collettività, sminuendo il senso e il valore connesso
alla partecipazione democratica48. La scomparsa del partito di massa49 ha innescato un
processo di progressiva verticalizzazione50 del potere e della rappresentanza politica51,
smontando un apparato precedentemente in grado di contare su un’organizzazione
capillare e ramificata sui territori e sulla capacità di ottenere il consenso elettivo mediante
la presentazione di una piattaforma programmatica conforme all’ideologia di fondo del
partito medesimo.
Uno dei fattori che ha contribuito al disfacimento del partito di massa, sostituito da
un partito macchina 52 ad uso e consumo del leader, è rappresentato proprio dalla
scomparsa delle ideologie e dall’incapacità di ricomporre le fratture sociali presenti nella
comunità. Il venir meno delle ragioni ideologiche, che si pongono (o si ponevano) alla
base delle diverse organizzazioni partitiche, ha fatto si che esse abbiano assunto una
dimensione laicizzata53, priva di riferimenti valoriali sui quali la cittadinanza potrebbe
postmodernità, in GUARALDO, O., TEDOLDI, L., (a cura di), Lo stato dello Stato. Riflessioni sul potere politico nell’era globale, Verona, Ombre corte editore, 2005, p. 64; CARRINO, A., Il problema della sovranità nell’età della globalizzazione, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014, pp. 152 ss. 44 FERRARESE, R., DORE, R., voce Globalizzazione, in Enc. sc. soc., I Supplemento, 2001, reperibile al seguente link http://www.treccani.it/enciclopedia/globalizzazione_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/ 45 Sul rapporto tra governance e government cfr. CASSESE, S., La crisi dello Stato, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 15 ss.; BORGHINI, A., Metamorfosi del potere. Stato e società nell’era della globalizzazione, Milano, Franco Angeli, 2003, p. 135, nota 52. 46 Cfr. ex plurimiis, LEVI, L., in LEVI, L., MOSCONI, A., (a cura di), Globalizzazione e crisi dello Stato sovrano Torino, Celid, 2005, pp. 139-140; BIANCHIERI, B., voce Globalizzazione, in Atlante geopolitico, 2012, reperibile al seguente link http://www.treccani.it/enciclopedia/globalizzazione-e-regionalizzazione_%28Atlante-Geopolitico%29/; STEGER, M. B., La globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2016, p. 75. 47 Come sottolinea PALANO, D., La democrazia senza partiti, Milano, Vita e Pensiero, 2015, p. 80, “ai partiti viene infatti rimproverata la responsabilità di aver tradito la loro missione originaria, di aver smarrito gli ideali di un tempo, di aver tagliato il legame che li univa alla società”; cfr. ID., Il partito inutile?, in Filosofia politica, n. 1/2015, pp. 3 ss.; ID., La macchina per fabbricare passioni. Il concetto di “partito” nell’era della ”crisi” dei partiti, ivi, p. 111. 48 Per una sintesi si v. MORBIDELLI, G., PEGORARO, L., REPOSO, A., VOLPI, Diritto pubblico comparato, Torino, Giappichelli, 2012, pp. 313 ss. 49 Cfr. REVELLI, M., Finale di partito, Torino, Einaudi, 2013, p. 16; PICCIO, D., La scommessa democratica dei partiti in trasformazione, in www.costituzionalismo.it, n. 3/2015, pp. 4 ss.; ALGOSTINO, A., Partiti, conflitto e potere: spunti di riflessione sulla trasformazione del partito politico, in Concetto e funzione dei partiti politici, in Nomos, n. 3/2015, pp. 9 ss.; SALVATI, M., La democrazia è in crisi: c'è qualcosa di nuovo?, in Il Mulino, n. 6/2016, pp. 972 ss. 50 Cfr. AZZARITI, G., Cittadini, partiti e gruppi parlamentari: esiste ancora il divieto di mandato imperativo?, in Partiti politici e società civile a sessant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione. Atti del XXIII Convegno annuale dell'associazione italiana dei costituzionalisti, Alessandria, 17-18 ottobre, 2008, Napoli, Jovene, 2009, pp. 177-238. 51 Definita da DELLA MORTE, M., Quale futuro per la rappresentanza politica? in MORELLI, A., (a cura di), La democrazia rappresentativa.: declino di un modello?, Milano, Giuffré, 2015, p. 9, “una reliquia del passato”. 52 TUCCARI, F., Ritorno al futuro? La crisi dei partiti politici, in Storia del pensiero politico, n. 1/2014, p. 135. 53 IGNAZI, P., Forza senza legittimità. Il vicolo cieco dei partiti, Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 34 ss.
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identificarsi. Il partito, da grande organizzazione di massa, è divenuto una mera macchina
elettoralistica, idonea, soltanto, a cercare di ottenere il consenso per crogiolarsi e
appiattirsi nella titolarità del potere politico 54 , mirando esclusivamente
“all’autoconservazione e all’autoperpetuazione come classe”55. Non v’è dubbio che, lo
smarrimento dell’azione rappresentativa delle associazioni partitiche, sia imputabile
anche ai fenomeni della globalizzazione la quale, riducendo le distanze fra le varie parti
del mondo e agevolando l’incontro e la commistione di nuove culture, identità, tradizioni,
ha reso più complessa e multiforme la società e gli interessi da essa espressi56. Tutto
questo ha favorito l’emergere di nuovi bisogni e rinnovate esigenze rispetto alle quali i
partiti si sono trovati impreparati e incapaci di porre in essere un’azione unitaria e di
sintesi nell’ottica della loro riconduzione ad unità.
Questi fenomeni, interni ed esterni, ora brevemente descritti, spiegano come la crisi
democratica sia di legittimità e di governabilità, costituendo concause che dimostrano
come, nei confronti della pratica elettiva, vi siano timori, diffidenze e percezioni di
inutilità. Il corpo elettorale avverte che la sede del potere politico non è più all’interno
dei confini nazionali, ma ‘trasferita’ a livelli sovranazionali in cui le decisioni di natura
pubblica sono il risultato di trattative private tra una molteplicità di agenti che agiscono,
spesso, in nome di interessi economici e personali. Per questo motivo, viene attribuito
all’elezione un peso ormai relativo sia perché i partiti politici e le classi dirigenti vengono
considerati corrotti, interessati esclusivamente alla cura dei propri interessi personali sia
perché si ha la percezione che le principali decisioni non vengono adottate a livello
nazionale da parte degli attori statali, ma ad un livello superiore. Quest’ultimo è
contrassegnato da una fitta rete di agenti spesso non di natura pubblica, organizzazioni
internazionali e organi tecnici non legittimati per via elettiva e consensuale, sottratti a
qualsiasi giudizio politico dell’elettorato secondo i canoni tradizionali della
rappresentanza in campo politico.
3.1. Rivitalizzare la democrazia: le proposte di Sintomer
Il Sintomer propone una 'trasformazione' della democrazia rappresentativa in senso
più inclusivo e partecipativo (pp. 199 ss). Alla base del richiamo al sorteggio vi è la tesi
per la quale la composizione sociale dei rappresentanti deve essere diversificata in modo
da sposare una concezione della politica come impegno di tutti e parziale. Solo in questo
modo si realizzerebbe una democrazia partecipativa. Il riconoscimento a tutti i livelli dei
referendum di iniziativa popolare favorirebbe una maggiore partecipazione dei cittadini.
54 Cfr. DAHRENDORF, R., Dopo la democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2003, p. 97; DUSO, G., Parti o partiti? Sul partito politico nella democrazia rappresentativa, in Filosofia politica, n. 1/2015, p. 31; GORLANI, M., La “tardiva” attuazione legislativa dell’Art. 49 cost. nell’eclissi della funzione di rappresentanza dei partiti politici, in Nomos, n. 1/2016, pp. 3 ss. 55 LUDOVICO, M., Se sovrano è il popolo. La democrazia del sorteggio, Roma, Bulzoni, 1997, p. 28. 56 Per tutti si v. LIETO, S., La crisi dei partiti politici nella duplicità paradigmatica globale e locale, in Rivista Aic, n. 4/2012.
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L’A. ritiene che sulle questioni più importanti (es. entrare in guerra) la consultazione
referendaria debba essere obbligataria. Oppure, si potrebbe stabilire in modo più
pregante il diritto di petizione, in virtù del quale il legislatore sarebbe tenuto a
promuovere una discussione su problematiche caldeggiate da un certo numero di
cittadini nonché la revoca degli eletti per via referendaria su richiesta di un 20%
dell'elettorato.
Ci sono quattro direzioni, declinate nelle funzioni di discussioni, controllo, giudizio e
decisione, che potrebbero essere seguite. 1) occorrerebbe moltiplicare le giurie cittadine
e i sondaggi deliberativi e favorire, tramite provvedimento legislativo, l'organizzazione di
dibattiti pubblici prima di deliberare su questioni particolarmente rilevanti. Tali ‘organi’
svolgerebbero funzioni consultive e produrrebbero raccomandazioni la cui inosservanza
dovrebbe essere giustificata dalle autorità coinvolte. Un ruolo di primario rilievo
potrebbe essere assunto da una Fondazione nazionale per la democrazia partecipativa
con compiti organizzativi, di supervisione, intervento e ausilio; 2) tali ‘meccanismi’
fondati sul sorteggio dovrebbero essere titolari di funzioni di controllo e valutazione agendo
nella sfera dell'imparzialità. Suddette prerogative potrebbero essere assegnate a un
osservatorio che si preoccupi di verificare la corretta erogazione dei servizi pubblici nei
confronti della cittadinanza, ricevendone richieste e doglianze, valutando, altresì, la
qualità delle prestazioni offerte e chiedendone conto alle autorità coinvolte. Sulla stessa
scia, si colloca anche la proposta di istituire, a un livello non centralizzato, giurie di
cittadini che valuterebbero l'operato di coloro che hanno responsabilità di tipo politico.
Le suddette giurie, i cui costi sarebbero coperti parzialmente da risorse pubbliche, si
potrebbero riunire una prima volta per valutare quali priorità siano meritevoli di
trattazione, una seconda volta per verificare se e quali obiettivi hanno ricevuto
realizzazione. I lavori della giuria si volgerebbero in contraddittorio con gli stakeholders
(non solo politici, anche associazioni interessate e specialisti) in modo da produrre, al
termine dei lavori, un rapporto pubblico; 3) nella prospettiva dell'A. bisognerebbe
rivitalizzare le giurie nelle Corti d'Assise e la funzione giudicante degli organismi formati
per mezzo dell'estrazione a sorte. Una suggestiva e provocatoria proposta è quella di
istituire un Tribunale del popolo che, garantendo imparzialità, giudicherebbe dei casi
politici (libertà di stampa, attentati alla sicurezza statale o corruzione pubblica) in modo
che nessuno starebbe al di sopra della legge. Suddetto organo potrebbe assolvere un
ruolo primario anche per favorire una maggiore responsabilizzazione della Magistratura;
4) infine, si propone un impiego del sorteggio nelle procedure che sfociano in una
decisione. Per favorire un maggior peso della cittadinanza verso gli eletti, si potrebbe
incentivare, a livello locale (es. i consigli di quartiere), meccanismi che adottino una
decisione celere; le riunioni dovrebbero essere pubbliche e le autorità locali impegnarsi a
incentivare i progetti finanziati e rispettare le decisioni assunte. Una soluzione alternativa
sarebbe quella di istituire un’assemblea sorteggiata (che potrebbe assolvere le funzioni
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del Tribunale popolare) al posto della Camera Alta la quale, nella maggior parte dei Paesi,
non avrebbe una chiara legittimazione, ad eccezione di quella presente nei tipi di Stato
federale. Non solo quest'assemblea sorteggiata non sarebbe deleteria, ma sarebbe più
rappresentativa del Paese. Operando in sessioni plenarie o per mezzo di commissioni,
adempirebbe ad una funzione consultiva delle leggi ordinarie e, nell'ipotesi di gravi
conflitti sociali, avrebbe la competenza di rivolgere raccomandazioni obbligatoriamente
discusse dall'assemblea nazionale e dal Governo. Nei suoi confronti, inoltre, sarebbe
responsabile la Fondazione nazionale per la democrazia partecipativa.
Da un punto di vista teorico, le soluzioni57 del Sintomer sono apprezzabili in quanto
darebbero senso alla democrazia partecipativa basta su organismi formati mediante
sorteggio. Pare di comprendere che, i presupposti di fondo dell'analisi del filosofo del
diritto, siano due: da un lato, la formazione di un ‘mini-pubblico’ sociologicamente
rappresentativo di una parte della popolazione in base a requisiti oggettivi (competenze
professionali, età, sesso, istruzione); dall'altro, la necessità di favorire l'inclusione dei
cittadini nei processi decisionali, ritenuta opportuna in quanto, gli stessi, garantirebbero
'risultati deliberativi' efficienti per via delle discussioni e dello scambio di opinioni nonché
dell'imparzialità con cui opererebbero. Tuttavia, in questi casi, si pone il problema di non
essere certi sulla qualità delle discussioni e delle deliberazioni nonché sulla reale
imparzialità e competenza dei cittadini sorteggiati 58 . Questi ultimi non assicurano
un’effettiva rappresentanza, ma esclusivamente una rappresentatività del campione
statistico rispetto alla quale non vengono considerate le caratteristiche soggettive 59 .
Inoltre, bisognerebbe ben definire le modalità procedurali di selezione dei cittadini e di
discussione e deliberazione all’interno delle giurie e delle conferenze deliberative. Infatti,
affinché un corpus deliberante possa essere ‘credibile’ deve essere legittimato60; il che può
avvenire esclusivamente mediante una regolazione eteronoma che ne definisca modalità
di formazione, discussione e deliberazione. Proprio per questo, i consessi di cittadini
sorteggiati, ai fini di una loro legittimità e legittimazione, devono essere promossi dalle
autorità pubbliche che devono regolarne ogni minimo aspetto.
Non condivisibili le proposte di un recall del mandato, in virtù del principio del divieto
di mandato imperativo comune ai vari Testi costituzionali né istituire un Tribunale del
57 Giova rammentare, inoltre, che lo stesso Sintomer ha proposto, per il sistema istituzionale francese, di integrare l’Assemblea Nazionale e il Senato con una terza Camera composta da cittadini estratti a sorte tra candidati volontari. Costoro sarebbero remunerati e godrebbero di tutte le informazioni possibili. Questa terza Camera si occuperebbe di problematiche che richiedono soluzioni a lungo termine come Costituzione, leggi elettorali, questioni ecologiche e sociali. 58 Per una breve sintesi delle criticità connesse alla democrazia deliberativa fondata sul sorteggio si v. BOBBIO, L., Le virtù del sorteggio, in ZOLA, D. (a cura di), Dopo la politica: democrazia, società civile e crisi dei partiti, Roma, Edizioni dell'Asino, 2008, pp. 116 ss., il quale sottolinea come "questa forma di discussione e di decisione sia una forma di discussione fredda, mentre invece siamo abituati al fatto che la partecipazione sia, per definizione, calda, sia un luogo in cui ci si scontra”. 59 Cfr. OLMASTRONI, F., Partecipanti e non partecipanti. Limiti di rappresentatività in pratiche di democrazia deliberativa, in Rivista italiana di scienza politica, n. 1/2013, p. 58. 60 Valorizza il rapporto tra legittimità sostanziale e procedurale MARTÌ, J.L., La democrazia deliberativa e i diritti a garanzia della procedura, in Ragion pratica, n. 1/2008, pp. 139 ss.
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popolo competente a giudicare di determinate questioni. Quest'ipotesi potrebbe suscitare
la percezione che i responsabili politici siano e rimangano impuniti da qualsiasi giudizio
- giuridico e politico - nell'ipotesi di eventuali illeciti commessi nel corso del mandato
elettivo, circostanza non esatta da entrambe le prospettive. Sotto il profilo giuridico,
coloro che assolvono a funzioni politiche sono normali cittadini soggetti dinanzi alla
legge; dal lato ‘politico’ i medesimi sono soggetti ad un giudizio di natura politica espresso
dal corpo elettorale in occasione del rinnovo delle Assemblee elettive, durante il quale si
concretizza la funzione di controllo immanente al fenomeno elettivo. A ciò si aggiunga
che parrebbe difficilmente compatibile la coesistenza di un Tribunale popolare e di organi
giudicanti composti da giudici togati. Inoltre, in queste ipotesi, si delegittimerebbe la
funzione giurisdizionale esercitata dai Magistrati i quali, per dettato costituzionale,
definiscono un potere dello Stato, ispirando il proprio operato ai principi di
indipendenza, imparzialità e soggezione alla legge.
Rispetto alla fondazione nazionale per la democrazia partecipativa, il ruolo che
potrebbe avere non sembra sia stato ben definito, ma solo abbozzato, sinteticamente,
nelle funzioni. Questioni significative riguarderebbero la definizione delle modalità di
formazione e composizione dei suoi componenti nonché il regime dei controlli. Da
ultimo e, relativamente alla sostituzione della Camera Alta con un’assemblea di
sorteggiati, anche in questo caso, non si sono approfondite le modalità di formazione e
selezione dei cittadini sorteggiabili nonché quali potrebbero essere gli effetti dell'esercizio
della funzione consultiva (la Camera elettiva sarebbe vincolata o meno a considerare il
parere dell'assemblea sorteggiata? Cosa accadrebbe laddove non si dia seguito all'esercizio
della funzione consultiva?) e delle discussioni delle raccomandazioni sia nell'ipotesi di
una loro approvazione sia in quella della mancata osservanza.
3.2 L'ipotesi di un Parlamento parzialmente sorteggiato in Caserta, Garofalo,
Pluchino, Rapisarda e Spagano
Come già anticipato nella breve illustrazione al Volume, il punto di forza del medesimo
– soprattutto nella quinta parte – sta nell'abilità di aver coniugato teoria e praticità ipotetica
nonché nell’aver impiegato, nella parte pratica, un linguaggio facilmente comprensibile
anche per un pubblico privo di competenze matematiche-statistiche. Nella parte finale,
curata da Alessandro Pluchino, si sviluppano tre teorie, corroborate da ragionamenti
matematici e statistici, sul funzionamento delle Camere. Trattasi, pertanto, di un
limpidissimo e apprezzabile Volume la cui metodologia si pone l’ambizioso obiettivo di
complementare ipotesi teoriche ed esperimenti dimostrativi.
Un Parlamento composto da soli partiti non produrrebbe risultati ottimali in termini di
efficienza perché sarebbero approvati molteplici provvedimenti espressione degli interessi
partitici a svantaggio del benessere collettivo. Un Parlamento composto solo da
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indipendenti approverebbe solo una bassa percentuale di provvedimenti ottimali. Sarebbe
difficile trovare un compromesso tra i Deputati sorteggiati giacché tutti favoriscono una
reale e fedele rappresentazione dei propri 'mondi' in quanto non pongono in essere alcuno
sforzo di coordinamento. Si porrebbe, quindi, il rischio di bloccare i lavori parlamentari.
Allora, sottolinea l'A., la soluzione ottimale sarebbe quella di prevedere una quota di
deputati sorteggiati e indipendenti che fungano da filtraggio dei provvedimenti
particolarmente ottimali per la comunità, integrata da una quota di parlamentari eletti
direttamente e appartenenti ai partiti, i quali assicurerebbero i voti necessari
all'approvazione dei provvedimenti virtuosi.
Nella consapevolezza che il funzionamento della democrazia rappresentativa si fonda
sul metodo elettivo, il Pluchino propone, quindi, l'impiego del sorteggio “complementare”
all’elezione: “in una prima fase, attraverso il tradizionale meccanismo elettorale, si
dovrebbe stabilire la proporzione relativa (in percentuale) delle due coalizioni o
schieramenti politici; subito dopo, nella seconda fase, prima di assegnare i seggi spettanti
alle due coalizioni, si dovrà riservare un certo numero di seggi [...] a deputati selezionati
per sorteggio [...]” (p. 159) senza possibilità di rinnovo del mandato. L'ipotesi, quindi, è
quella per la quale, persone indipendenti, estratte a sorte e svincolate da ogni legame
politico-partitico, con un mandato limitato, non rinnovabile, sarebbero imparziali e
promuoverebbero l'adozione di misure ad elevato tasso di efficienza sociale.
Un possibile profilo di debolezza del Volume potrebbe essere quello di non aver
introdotto una prospettiva puramente costituzionalistica, la quale sarebbe stata utile per
integrare quella matematica-statistica. Infatti, impiegando la prima si sarebbe potuto
inquadrare un esempio di Assemblea parzialmente sorteggiata nell'ambito della forma di
governo parlamentare e dei meccanismi connessi alla rappresentanza politica e in campo
politico. La forma di governo61 suddetta, come è noto, si sostanzia nell’imprescindibilità
del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento. Tale relazione esprime la massima
politicità dei rapporti tra gli organi attivi, del ruolo dei partiti e delle rispettive proiezioni
parlamentari. Proprio per questo, l'ipotesi avanzata, ossia quella di un Parlamento
composto da sorteggiati che vadano ad integrare gli eletti, non sarebbe minimamente
adattabile nella forma di governo parlamentare in quanto, con la presenza di una ‘quota’
di sorteggiati indipendenti, laddove costoro risultassero decisivi per il funzionamento
dell'organo, si creerebbe il pericolo di non garantire una stabile maggioranza parlamentare
a sostegno dell'Esecutivo il quale, come già ribadito, è legato all'Assemblea da un rapporto
fiduciario. In questo caso, come è stato proposto, “si potrebbe, invero, ovviare escludendo
il voto dei deputati sorteggiati dalle votazioni di fiducia, ma in questo modo la finalità
precipua della designazione casuale (favorire decisioni protese al bene comune in quanto
non pregiudicate da interessi di parte o personali) sarebbe frustrata proprio rispetto alle
61 In tema si v. ex plurimiis, VOLPI, M., Il metodo nello studio e nella classificazione delle forme di governo, in Rivista di diritto pubblico comparato ed europeo, n. 1/2015.
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scelte politiche più qualificanti” 62 . Ulteriori difficoltà potrebbero essere legate alle
disfunzionalità che potrebbero paralizzare il corretto andamento dei lavori parlamentari,
acuite dalla circostanza che i parlamentari scelti dal caso, costituendo un ‘mini-pubblico’,
si preoccuperebbero di assicurare una fedele rappresentazione statistica e sociologica, a
svantaggio della sintesi della pluralità degli interessi.
Con riferimento al secondo degli aspetti, giova ricordare che, i moderni regimi politici63,
infatti, sono caratterizzati dalla presenza di Carte costituzionali rigide le cui disposizioni
connettono integralmente la rappresentanza politica e in campo politico al principio elettivo,
alla formazione attraverso i partiti, alla libera, eguale, personale e segreta espressione del
diritto di voto. È proprio quest’ultimo, inteso dal lato attivo e passivo, che, incanalato per
mezzo delle associazioni partitiche, assicura l’effettiva partecipazione politica in termini di
parità delle opportunità e la concretizzazione del principio di eguaglianza formale e
sostanziale. La suddetta proceduralizzazione della partecipazione politica garantisce, così,
il pieno rispetto del principio della sovranità popolare riprodotto nella composizione delle
Camere rappresentative dello stesso. Il principio elettivo – sebbene oggi fortemente in
crisi – in combinato disposto con il diritto di voto, legittimando l’assunzione della titolarità
delle cariche pubbliche, legittima, altresì, la titolarità del potere politico e la possibilità di
esercitare sullo stesso forme di controllo, tali da farne valere la responsabilità. L’elezione
consente proprio questo, perché concretizza il rapporto tra potere politico e responsabilità
politica, che viene fatta valere in occasione del certamen elettorale partecipando al quale, la
parte attiva del popolo può formulare un giudizio ed esprimere una ‘sanzione’ politica
verso il personale politico. Questi meccanismi non sarebbero resi possibili dal ricorso –
anche parziale – al sorteggio, il quale contribuirebbe alla formazione di parlamentari liberi
e insuscettibili di qualsiasi forma di controllo e sanzione elettiva64. I parlamentari estratti a
sorte svilirebbero il principio della rappresentanza politica nazionale, sostituita da una
rappresentanza non politica, ma sociologica e corporativa rispetto alla quale non si
configurerebbe alcuna forma di responsabilità65.
Ulteriori questioni degne di nota riguardano aspetti oggettivi e soggettivi. Rispetto ai
primi, non si sono approfondite le dimensioni del collegio66 da cui estrarre a sorte i
parlamentari. Infatti, per far si che si crei una rappresentanza di natura sociologica, le
dimensioni del collegio dovrebbero essere vaste oppure si dovrebbero prevedere quote
definite sulla base di criteri oggettivi quali istruzione, sesso, età anagrafica, ideologie e
62 In particolare, sul rapporto tra sorteggio e forme di governo si v. SCACCIA, G., Op. cit., pp. 3 ss. 63 Sul cui significato cfr. LANCHESTER, F., voce Stato (forme di), in Enc. dir., XLIII, Milano, Giuffré, 1990, pp. 797 ss.; MORLINO, L., voce Regimi politici, in Enc. sc. soc., VII, Roma, 1997, pp. 294 ss.; PASQUINO, G., voce Regime politico, in BOBBIO, N., MATTEUCCI, N., PASQUINO, G., (a cura di), Dizionario di politica, Op. ult. cit., pp. 811 ss. 64 Sui controlli e sul ruolo svolto dal corpo elettorale, inteso come parte attiva del popolo nell’esercizio dei diritti politici, si v. LANCHESTER, F., Il corpo elettorale tra recessione del principio elettivo e il ruolo delle Corti. Riflessioni sul caso italiano, in Nomos, n. 1/2017, pp. 1-16. 65 Cfr. LANCHESTER, F., 2016, Op. cit., p. 5; ZEI, A., Op. cit., p. 33. 66 Su questo v. ZEI, A., Op. ult. cit., p. 37.
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tentare di realizzare un corrispondente campione rappresentativo-sociologico, cioè fare in
modo che la composizione sociale del collegio rispecchi quella del popolo sulla base dei
parametri oggettivi precedentemente definiti (rappresentanza-specchio)67.
Inoltre, anche in questo Volume, come nel precedente, si fa riferimento all'imparzialità.
Trattasi di un presupposto indimostrato e indimostrabile: si suppone che i sorteggiati,
perché indipendenti, sarebbero imparziali, assicurerebbero il conseguimento degli interessi
della collettività di riferimento e, causa la breve durata del mandato, si comporterebbero
con maggiori responsabilità. Può valere la tesi contraria. Proprio perché gli estratti a sorte
sono svincolati dai circuiti partititi e avrebbero un mandato breve, potrebbero essere
tentati di ‘sfruttare’ l’opportunità di occupare il seggio parlamentare per promuovere
provvedimenti e disposizioni a vantaggio esclusivamente di sé stessi. Non è detto che la
scelta per sorteggio si identifichi in un maggior senso di responsabilità né che le discussioni
siano qualitativamente migliori e i provvedimenti adottati contengano un surplus di
efficienza e giustezza sociale. Infatti, anche nell’ambito di un Parlamento sorteggiato, è
lecito chiedersi “se le operazioni di sorteggio sono seguite senza imbrogli, il fortunato
vince giustamente, ma si può dire che sia colui che è giusto che vinca?”68. A ciò si aggiunga
che i sorteggiati potrebbero essere totalmente incompetenti, non solo nel merito degli
aspetti tecnici e di merito coinvolti nei disegni di legge, ma anche nella struttura,
organizzazione e funzionamento delle Assemblee parlamentari. In questo caso, allora, si
dovrebbero tenere appositi corsi di formazione a carico dello Stato, con una spesa di
risorse pubbliche. Inoltre, la non conoscenza del mondo parlamentare, potrebbe tentare i
parlamentari sorteggiati di affidarsi a chi ha più esperienza politica: ex Deputati o Senatori
o professionisti legati comunque ad ideologie politiche-partitiche tali da esercitare
un’indubbia influenza. Ne conseguirebbe l’immissione forzata degli ‘scelti a caso’ nel
mondo della politicità.
3.3 L'appello per un sistema 'birappresentativo' di Van Reybrouck
Secondo l’A. occorre che nei processi decisionali vengano coinvolti i cittadini, nei
confronti dei quali si dovrebbe iniziare a nutrire fiducia nelle loro capacità. In questi casi,
il sorteggio si configura come una procedura neutrale che consentirebbe e renderebbe
possibile l’eguaglianza nelle chances di partecipazione politica. Apprezzabile la
metodologia impiegata, con un linguaggio semplice e ‘aperto’ a un pubblico vasto.
A suffragare tale ipotesi è il rilievo per cui, le esperienze delle giurie popolari e dei
forum civici, dimostrerebbero che gli estratti a sorte si impegnano verso una
67 Ricordiamo, infatti, che questa forma di rappresentatività – ossia quella di natura statistico/sociologica – risulta da un campione della popolazione la quale, riprodotta in miniatura, sarebbe in grado di individuare soluzioni ottimali conformi ai problemi della collettività. 68 VIOLA, F., La democrazia deliberativa tra costituzionalismo e multiculturalismo, in Ragion pratica, n. 1/2003, p. 69.
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partecipazione costruttiva. Ed è per questo che, secondo l’A., avrebbe senso “non
affidare più il potere legislativo unicamente a degli eletti, ma darlo anche a cittadini estratti
a sorte […] in quanto i cittadini si sentirebbero supportati da una seconda assemblea [in
modo che] la legislazione sarebbe il frutto di una collaborazione tra i rappresentanti eletti
e quelli sorteggiati” (pp. 124 ss.). Il Volume si chiude, quindi, con un appello alla
creazione di un sistema ‘birappresentativo’ basato sulla collaborazione tra un’Assemblea
eletta e una sorteggiata.
Rispetto alla proposta dell’attivista possono essere avanzate criticità, alcune delle quali
sono comuni alle precedenti. La metodologia impiegata e le soluzioni offerte sembrano
essere condizionate da una pura visione ideale politica. Ribadendo che l’eguaglianza di
chances di concorrere alla partecipazione politica è assicurata da un’equilibrata e
ragionevole disciplina dei requisiti che ammettono e limitano la capacità elettorale, attiva
e passiva e che, sebbene l’A. sia un attivista, sarebbe stato necessario un approccio di tipo
formale-costituzionalistico, anche nell’ipotesi prospettata si crede implicitamente che i
cittadini sorteggiati, chiamati ad assumere un ruolo ‘attivo’ nei processi pubblici, possano
‘gestire’ meglio gli interessi della collettività in quanto si sentirebbero responsabilizzati.
Proprio per questo sarebbero imparziali. Ripetiamo: è un assunto indimostrabile. La
causalità non si identifica a priori e ipoteticamente con l’imparzialità e la responsabilità.
Non è spiegato, inoltre, con quale criterio si dovrebbero sorteggiare i cittadini.
Analogamente e, con riferimento ad un sistema birappresentativo, non si sono approfondite
le modalità di selezione dei cittadini che, sorteggiati, andrebbero a comporre la seconda
Camera – anch’essa, nel pensiero dell’A. – dotata di potere legislativo né i rapporti che
dovrebbero/potrebbero sussistere tra le due Assemblee sia con riferimento a questioni
generali sia nella concreta fase di preparazione, elaborazione e approvazione delle norme.
4. Il sorteggio come metodo propulsivo-integrativo della partecipazione politica,
ma non sostitutivo di quello elettivo
Dalla lettura dei testi esaminati, emergerebbe una situazione gravemente compromessa
per il regime politico democratico, il quale necessiterebbe di nuova linfa nell’ambito dei
rapporti tra Stato-apparato e Stato-comunità. Il quadro che gli Autori ci descrivono della
democrazia elettiva-parlamentare, resa patologica dallo smarrimento del potere politico
statale e dalla perenne e acuta crisi delle associazioni partitiche, entrambi connessi alla
logica elettiva, sembra far propendere per la tesi, avanzata da autorevole dottrina, per la
quale il contesto attuale sarebbe quello di una “postdemocrazia” 69 , ossia di una
democrazia dello spettacolo elettorale gestito esclusivamente da partiti liquidi, mentre la
massa dei cittadini svolgerebbe un ruolo apatico e passivo, all’insegna della noia e della
69 L’espressione è di CROUCH, C., Postdemocrazia, Roma-Bari, Laterza, 2003, trad it. a cura di Cristiana Paternò.
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frustrazione. Per queste ragioni, considerando le gravi malattie70 in cui versa il contesto
democratico e le costanti e crescenti esigenze, avvertite dalla cittadinanza, di dare un
‘contenuto’ pregnante alla partecipazione politica democratica, i meccanismi di
funzionamento della democrazia parlamentare appaiono eccessivamente farraginosi e
mediatizzati71, spingendo il demos – inteso nella sua dimensione politica – ad attivare
modalità che consentano di concorrere effettivamente al processo democratico-
deliberativo72.
Occorrerebbe, quindi, “un approfondimento [e una] democratizzazione della
democrazia” 73 , favorendo forme di democrazia partecipativa la quale costituisce “il
compimento della democrazia come esercizio del potere, [dove] il popolo non è
semplicemente momentaneo popolo elettorale, ma anche portatore della politica”74 .
Infatti, le criticità connesse al fondamento elettivo dei circuiti democratici, spingono il
popolo a richiedere un maggiore coinvolgimento, non solo nell’adozione delle politiche
pubbliche ma anche nella predisposizione di rinnovati meccanismi di controllo e di
giudizio sull’operato degli attori politici. In questo senso si è parlato dell’avvento di una
nuova democrazia, definita “contro democrazia”75, diretta alla promozione di strumenti
che consentano una reale espressione dei bisogni collettivi manifestati direttamente dalla
comunità politica. Trattasi di teorie che si sposano con la concezione per la quale, in una
democrazia, la scelta non può essere ridotta all'atto del voto elettivo e deliberativo, ma
comprende una funzione di “partecipazione, di vigilanza sulla cosa pubblica, di
diritto/dovere a essere informati”76.
Per questo, parte della letteratura scientifica descritta nelle righe precedenti (fa
eccezione il contributo di Zei), per reagire alla ‘depressione democratica’, ha proposto di
introdurre e valorizzare il criterio del sorteggio che consentirebbe la partecipazione
eguale di tutti e promuovere, al contempo, modalità di discussioni e coinvolgimento più
intense della cittadinanza. “Si tratta di essere governanti e governati, di avere un governo
70 Per l’impiego del termine si v. LANCHESTER, F., Dal “grande partito” al “piccolo”, rispettabile e regolato, in Nomos, n. 2/2014, p. 2. 71 Lo faceva notare già ELIA, L., voce Governo (forme di), in Enc. dir., XIX, Milano, Giuffrè, 1970, pp. 671 ss. 72 Per questo si è sostenuto che "occorre comunque integrare le forme classiche della rappresentanza, ad esempio attraverso un regime delle leggi di iniziativa popolare che ne impedisca l'accantonamento senza deliberazione, un ripensamento della disciplina dei referendum che miri a evitarne lo svilimento, lo sviluppo di iniziative di azione popolare riguardo ai beni di interesse collettivo e destinati a uso pubblico (come quelli ambientali), la valorizzazione delle esperienze di cittadinanza attiva", così PRETEROSSI, G., Ciò che resta della democrazia, Roma-Bari, Laterza, 2015, p. 174. 73 GIDDENS, A., Il mondo che cambia: come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, Bologna, Il Mulino, 2000, pp. 92 ss. 74 HOFFE, O., La democrazia nell'era della globalizzazione, Bologna, Il Mulino, 2007, p. 84. 75 ROSANVALLON, P., Op. cit., pp. 17 ss. La ‘contro democrazia’ sarebbe caratterizzata da un coinvolgimento del popolo nell’esercizio di poteri di sorveglianza, di veto e di giudizio. La funzione di sorveglianza è tesa ad assicurare un costante controllo sull’operato dei governati per alimentare quotidianamente il senso di fiducia nei cittadini nei confronti delle istituzioni e verificare la giustezza del potere politico. Il veto esercitato dal popolo, invece, consiste nel ricorrente rifiuto e nella sistematica opposizione delle decisioni adottate da coloro che detengono il potere di governo i quali si vedono costretti a subire una verifica permanente del popolo e a promuovere uno stabile confronto con i gruppi sociali e le forze politiche ed economiche. La terza funzione assolta dal popolo è una conseguenza della smarrita speranza di conseguire risultati soddisfacenti per mezzo del procedimento elettorale in virtù della crescente incapacità dei Governi di reagire prontamente ai desiderata dei cittadini. 76 CASERTA, M., GAROFALO, C., PLUCHINO, A., RAPISARDA, A., SPAGANO, S., Democrazia a sorte, ovvero la sorte della democrazia, Catania, Malcor editore, 2012, p. 27.
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del popolo, per il popolo ma anche dal popolo”77. Il ricorso al caso, come visto, è stato invocato
in relazione alla costituzione di ‘organi’ collegiali composti da cittadini – selezionati
tramite estrazione – chiamati a discutere e a deliberare78, in appositi spazi79, su determinati
temi, mentre gli Autori del Volume collettaneo hanno espressamente ipotizzato
un’Assemblea elettiva nella quale non tutti i parlamentari vengono eletti, poiché se ne
potrebbe prevedere una ‘quota’ di sorteggiati.
Con riferimento al rapporto tra sorteggio e deliberazione80, si tratta di valorizzare81
forme di democrazia deliberativa basate sulla formazione di un ‘mini-pubblico’,
demograficamente e sociologicamente rappresentativo di una parte della popolazione in
quanto ne rispecchierebbe tendenze, tradizioni, identità, età anagrafiche,
professionalizzazione 82 . Il sorteggio risponde alla logica inclusiva 83 sostituendo la
rappresentanza ‘tradizionale’ con quella statistica poiché si estrae a sorte un campione
casuale di cittadini sui quali una determinata questione potrebbe sortire effetti. Gli esempi
che potrebbero farsi sono molteplici e non mancano nella quotidianità. Si passa dai
sondaggi deliberativi alle assemblee di cittadini; dai bilanci partecipativi alle conferenze.
Trattasi di manifestazioni della partecipazione attiva 84 che possono sorgere
spontaneamente o per disposizioni dell’autorità pubblica, ove i cittadini decidono
direttamente senza corpi intermedi85.
77 VAN REIBROUCK, D., Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico, Milano, Feltrinelli, 2015, trad. it. a cura di Matilde Pinamonti, p. 124. 78 È bene precisare che, deliberare in lingua inglese, significa lo scambio di argomenti che precede la scelta e indica quindi il processo per mezzo del quale si esamina una questione, una proposta, un progetto ponderando vantaggi e svantaggi. Nella lingua italiana la deliberazione è la decisione che segue una discussione. 79 I caratteri degli spazi deliberativi sono dati dalla rappresentatività perché i partecipanti possono essere selezionati in modo da rappresentare un insieme di riferimento. Anche i contesti deliberativi non rappresentativi possono basarsi sulla partecipazione spontanea o selezionare i partecipanti in modo differente. Inoltre, un contesto deliberativo può essere spontaneo e occasionale oppure stabilmente costituito da regole esplicite le quali possono avere più o meno carattere pubblico a partire dall'accordo informale passando per le associazioni legalmente riconosciute fino a spazi deliberativi definiti dalla Costituzione di uno Stato o da trattati internazionali. Occorre, inoltre, adottare forme comunicative che sappiano conciliare inclusione e risultati qualitativamente apprezzabili. Un ulteriore aspetto da valutare, è verificare se le deliberazioni possano assumere caratteri vincolanti; trattasi di una questione che incide sulla stessa qualità della deliberazione. Su questo cfr. PARIETTI, G., La democrazia deliberativa: una ricostruzione critica, Roma, La Talpa, 2013, pp. 121 ss. 80 Per brevi cenni storici sul tema cfr. BONINU, M., Modelli di democrazia deliberativa, in Ragion pratica, n. 1/2007, pp. 285 ss. 81 Il riconoscimento della validità e funzionalità degli spazi di democrazia deliberativa comporta l’istituzionalizzazione di procedure che sancirebbero un vero e proprio diritto alla deliberazione. Le forme istituzionali possono essere deboli o forti. Le prime comportano una moltiplicazione degli spazi sottesi alla comunicazione politica in modo tale che i cittadini possano accedere il più possibile ai canali dell’informazione. Le seconde implicano modalità deliberative più strutturate mediante la formazione di ambiti appositamente destinati alle discussioni e decisioni deliberative. Su questo cfr. BONINU, M., La democrazia deliberativa. Costituzione e volontà generale, Roma, Luiss University press, 2012, p. 149. Addirittura, c’è chi sostiene che debbano essere le stesse Costituzioni a prevedere forme di democrazia deliberativa. Cfr. SUNSTEIN, C.R., A cosa servono le Costituzioni, Bologna, Il Mulino, 2009, pp. 13 ss. 82 Lo spiega bene FISHKIN, J., Il sondaggio deliberativo, perché e come funziona, in BOSETTI, G., MAFFETTONE, S., (a cura di), Democrazia deliberativa: cosa è, Roma, Luiss University press, 2004, pp. 29 ss. 83 Cfr. BOBBIO, L., La democrazia deliberativa nella pratica, in Stato e mercato, n. 1/2005, pp. 72 ss. 84 Queste nuove forme di partecipazione esprimono un’evoluzione generale dei modelli di governo di una società che integrano quello rappresentativo e presuppongono che, il cittadino interessato dal problema oggetto di discussione collettiva, sia rappresentato in modo attivo. Cfr. GBIKPI, B., Dalla teoria della democrazia partecipativa a quella deliberativa: quali possibili continuità?, in Stato e mercato, n. 1/2005, pp. 104 ss. 85 BOBBIO, N., Il futuro della democrazia, Torino, Einaudi, 1984, pp. 45 ss.
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Alla base di tali prassi vi è il convincimento che i modelli di democrazia deliberativa
creano le condizioni ideali e sociali, affinché i cittadini possano confrontarsi
reciprocamente sulle problematiche che li coinvolgono. Quella deliberativa, fondata sul
sorteggio, realizza “l'ideale della democrazia faccia a faccia” 86 . Siffatte modalità di
partecipazione esprimono la concezione del “cittadino attivo, vale a dire di chi è cittadino
del proprio Stato e partecipa al governo, piuttosto che esserne un semplice suddito”87.
Le forme di democrazia deliberativa darebbero vita a un processo decisionale imparziale
in quanto i componenti sarebbero scelti mediante sorteggio. Tale metodo è considerato,
in molti casi, fondamentale in quanto “incoraggia i ‘cittadini comuni’ ad essere – per una
volta – protagonisti della discussione pubblica e a confrontarsi con altri cittadini che non
conoscono e che non avrebbero mai avuto occasione di incontrare”88.
Trattasi, inoltre, di un metodo fondato sull’eguaglianza, stante la partecipazione di tutti
alla discussione e all’adozione delle decisioni le quali sarebbero perciò legittimate dalla
coralità e dal pluralismo. La qualità della decisione deliberativa si evincerebbe anche dalla
circostanza che, i partecipanti sorteggiati, avrebbero una maggiore propensione
all’ascolto reciproco, cosicché le decisioni finali costituirebbero il risultato di un
confronto costruttivo e ragionato dove la deliberazione consegue dalla forza
dell’argomentazione migliore 89 . Inoltre, la democrazia deliberativa consentirebbe un
arricchimento reciproco delle conoscenze e un’azione pubblica orientata al bene
comune90. Ne scaturirebbe un evidente valore costruttivo poiché la cittadinanza sarebbe
coinvolta nella discussione di temi di pubblico interesse e, previa adeguata informazione,
in grado di adottare una decisione – che può essere vincolante o meno – potenzialmente
produttrice di effetti benevoli. Vantaggi ne deriverebbero anche per il rapporto tra
governanti e governanti sotto il profilo del controllo91 in quanto, i primi potrebbero
conoscere in modo netto quali siano le preferenze della popolazione manifestate tramite
86 FISHKIN, J.S., La nostra voce: opinione pubblica e democrazia, una proposta, Venezia, Marsilio editore, 2003, p. 20. 87 PELLEGRINO, G., Le radici storiche e teoriche della democrazia deliberativa, in BOSETTI, G., MAFFETTONE, S., (a cura di), Democrazia deliberativa: cosa è, Op. cit., p. 133. 88 BOBBIO, L., Prove di democrazia deliberativa, in Parolechiave, n. 1/2010, p. 197. Il contributo è significativo anche per la puntuale descrizione delle esperienze italiane di democrazia deliberativa. Sempre sulle esperienze italiane si v. anche CARSON, L., Come migliorare l’attuazione della democrazia deliberativa: un’analisi comparata di due Giurie di cittadini, in Rivista italiana di politiche pubbliche, n. 2/2007, pp. 127 ss. In particolare, sull’esperienza della Regione Toscana si v. FLORIDIA, A., Democrazia deliberativa e processi decisionali: la legge della Regione Toscana sulla partecipazione, in Stato e mercato, n. 1/2008, pp. 83 ss. 89 Si v. DELLA PORTA, D., Democrazie, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 83 ss. Nello stesso senso MASTROPAOLO, A., Democrazia, neodemocrazia, postdemocrazia: tre paradigmi a confronto, in Diritto pubblico comparato ed europeo, n. 4/2001, p. 1627, il quale fa notare che “la discussione pubblica migliora il livello d'informazione di chi vi partecipa, attenuando eventuali asimmetrie informative. Discutendo pubblicamente, i partecipanti divengono più consapevoli dei temi in discussione, come delle soluzioni disponibili e delle loro implicazioni. [...] la deliberazione può servire a verificare più puntualmente applicazione e conseguenze delle scelte effettuate. Sopra tutto però l'opportunità di argomentare razionalmente i diversi punti di vista, e quindi la ponderata disamina degli opposti argomenti, oltre a permettere agli interlocutori di conoscersi, e di stabilire tra loro rapporti di reciproco rispetto e fiducia [...]”. Per spunti critici cfr. ARENAS-DOLZ, F., Il luogo delle passioni nella deliberazione. Ciò che la democrazia deliberativa può apprendere dalla retorica aristotelica, in Filosofia politica, n. 3/2009, pp. 453 ss. 90 Sulle funzioni delle deliberazioni si v. GIANNETTI, D., Modelli e pratiche della democrazia deliberativa, in PASQUINO, G. (a cura di), Strumenti della democrazia, Bologna, Il Mulino, 2007, pp. 125 ss. 91 In generale, sul tema cfr. ALLEGRETTI, U., Democrazia partecipativa e controllo dell’amministrazione, in Democrazia e diritto, n. 4/2006, pp. 71-79.
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le deliberazioni, mentre i governati potrebbero far ‘dipendere’ l’attivazione dei circuiti
dell'accountability e della responsiveness dalla verifica della corrispondenza dell’azione dei
rappresentanti con i loro desiderata ed esprimere il ‘giudizio politico’92.
Analoghi ragionamenti sono stati in parte trasposti alla formazione dei collegi
rappresentativi parlamentari. Si è visto come, gli Autori catanesi che esaltano il sorteggio,
ne propongono il ricorso – in modo parziale – per consentire che il Parlamento possa
essere composto, seppur in modo non integrale, da cittadini estratti a sorte, indipendenti,
estranei alle logiche faziose e partigiane delle prassi partitiche, titolari di un mandato
breve e non rinnovabile, in modo “da arricchire la dinamica democratica introducendo
questo nuovo elemento su vasta scala”93. All’interno delle Camere si potrebbe costituire,
sempre parzialmente, un ‘mini-pubblico’ statisticamente e sociologicamente
rappresentativo di una parte della popolazione, tale da rifletterne integralmente gli
interessi e promuovere l’adozione di provvedimenti normativi ad elevato tasso di
efficienza e benessere sociale. Alla base di un Parlamento formato – parzialmente – per
estrazione a sorte, vi sarebbero le argomentazioni per le quali si assicurerebbe un’effettiva
ed eguale parità di chances per i cittadini di essere, almeno per una volta, governati e
governati, opportunità semplificata e agevolata dalla rotazione nella titolarità delle cariche
pubbliche; i parlamentari sorteggiati sarebbero più responsabili e imparziali in quanto
distanti da logiche partitiche. Sarebbero, quindi, più propensi a perseguire l’interesse
generale e più difficilmente corruttibili; esprimerebbero un ‘punto di vista’ sociale, in
quanto rispecchierebbero fedelmente le esigenze del collegio all’interno del quale sono
sorteggiati, riproducendone la rappresentatività sociologica e statistica.
Non v’è dubbio che il ricorso al metodo del sorteggio, sia per promuovere forme di
maggiore partecipazione democratica sia per contribuire alla formazione delle Assemblee
elettive, costituisca un’ipotesi di lavoro e di studio affascinante e suggestiva. Ma, come si
è avuto modo di constatare94, è un'ipotesi difficilmente praticabile, almeno per quanto
concerne una forma di governo parlamentare. Non solo. La formazione di un’Assemblea
parlamentare parzialmente sorteggiata viene di fatto preclusa dalla funzione di controllo
connessa al momento elettivo per mezzo della quale il corpo elettorale è posto,
effettivamente, in grado di esprimere un giudizio di natura politica sull’operato dei propri
rappresentanti secondo le logiche che animano lo stretto rapporto tra potere politico e
meccanismi atti a far valere la responsabilità degli eletti. Si ricordano nuovamente, altresì,
non solo le problematiche sottese ai concetti di competenza e imparzialità, quest’ultima
data senza dimostrazione alcuna per presupposta, con evidenti effetti negativi per la
qualità delle discussioni e dei provvedimenti adottati. Inoltre, si ribadisce, i circuiti
democratici si fondano sul ruolo essenziale dei partiti e sulla solennità costituzionalizzata
92 FLORIDIA, A., La democrazia deliberativa: teorie, processi e sistemi, Roma, Carocci, 2012, pp. 201 ss. 93 SINTOMER, I., 2016, Op. cit., p. 10. 94 Si v. paragrafo 3.2.
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del diritto al suffragio. Tutti gli aspetti richiamati verrebbero palesemente demistificati e
aggirati dall’impiego, anche parziale, del sorteggio con la conseguente disapplicazione del
dettato costituzionale.
In parte, analoghe considerazioni possono riguardare le procedure di deliberazione95
dei cittadini fondate sul sorteggio. Agevolare e intensificare modalità più stringenti di
partecipazione democratica, attraverso esperienze di deliberazioni pubbliche, può
costituire, certamente, un incentivo al recupero della inclusività dei cittadini nelle
discussioni intorno a questioni che li coinvolgono 96 . In questo senso, i sondaggi
deliberativi, le giurie e le conferenze di cittadini sorteggiati, costituiscono esempi di
esperienze partecipative e democratiche utili alla configurazione concreta e sostanziale
della cittadinanza attiva. Occorre, però, avvertire che, teoricamente, la democrazia
deliberativa, basata sulle argomentazioni e sui confronti reciproci, costituisce un insieme
di modelli normativi democratici ideali, in quanto è molto difficile che vengano adottate
decisioni effettive e suscettibili di incoraggiare, le autorità pubbliche, ad assumere
provvedimenti conformi alle deliberazioni e, quindi, far si che le stesse abbiano un
seguito e vengano rispettate dalle autorità di governo97. È stato notato, infatti, che “la
democrazia deliberativa è un ideale irraggiungibile. Nessuna decisione viene mai presa
esclusivamente attraverso un dialogo aperto e paritario sulla base di argomenti e al riparo
dei rapporti di forza. Coloro che partecipano alla formazione delle decisioni sono sempre
una sparuta minoranza”98, anche in considerazione del fatto che non tutti i cittadini
potrebbero sentirsi pronti, disponibili e interessati a siffatte modalità di discussione.
Proprio per questi aspetti parrebbe difficile promuovere esperienze di democrazia
deliberativa su temi di particolare rilievo nazionale. Occorrerebbe, infatti, stimolarne
dapprima una sperimentazione per problematiche che interessano comunità di ridotte
dimensioni per verificare concretamente e qualitativamente il contributo delle
deliberazioni. Successivamente, si potrebbe valutare una ulteriore sperimentazione
intorno a problematiche che non coinvolgono semplicemente le realtà locali, ma che
potrebbero interessare tutta la comunità nazionale.
Teoricamente, modelli di democrazia deliberativa potrebbero essere promossi solo
all’interno di realtà locali o micro-locali, quali, ad esempio i consigli di quartiere che
potrebbero essere composti da cittadini estratti a sorte in un livello territoriale più
95 Per una ampia ricognizione delle criticità connesse alla pratica deliberativa si v. ex plurimiis REGONINI, G., Paradossi della democrazia deliberativa, in Stato e mercato, n. 1/2005. 96 Forme di democrazia deliberativa potrebbero anche consentire un ‘incontro’ tra diverse culture e favorire una maggiore integrazione-comunicazione attraverso il dialogo e i confronti reciproci. Cfr. VESPASIANI, A., Costituzionalismo, cultura e democrazia deliberativa, in Quad. cost., n. 2/2003, p. 377; SCAMARDELLA F., Pluralismo culturale e democrazia deliberativa, in Ars interpretandi, n. 1/2012, pp. 127 ss. 97 Proprio per questo occorrerebbe “sviluppare disegni sperimentali accurati, di cui siano resi espliciti assunti, ipotesi e obiettivi”, così PELLIZZONI, L., Opinione o indagine pubblica? Concetti ed esperimenti di democrazia deliberativa, in Rivista italiana di politiche pubbliche, n. 2/2007, p. 123, il quale mette ben in evidenza, descrivendo le due esperienze italiane di Bologna e Torino, come, le concezioni sulla natura e sulle modalità di ‘funzionamento della democrazia deliberativa, possano differenziarsi. 98 Lo spiega bene BOBBIO, L., 2010, Op. cit., pp. 185 ss.
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contenuto. Ovviamente, dovrebbe esserci una ‘copertura pubblica’, nel senso che
l’autorità comunale avrebbe il compito di regolare tutti gli aspetti procedurali e sostanziali
dell’estrazione a sorte e del concreto funzionamento dei ‘collegi deliberativi’, rendendo
vincolanti le decisioni assunte.
In ipotesi come queste, l’estrazione a sorte si pone, quindi, come un possibile principio
idoneo a favorire e stimolare forme di partecipazione politica, sebbene limitate in piccole
realtà locali. Ma il sorteggio non può essere impiegato, nemmeno parzialmente, per le
considerazioni su esposte e ribadite, per determinare la composizione delle Assemblee
parlamentari. Per reagire all’attuale crisi della democrazia elettiva non si può fare
affidamento al caso, ma ci si deve impegnare a porre in essere un’azione di slancio che
possa consentire il recupero del valore sostanziale e procedurale, di legittimità e
legittimazione del principio elettivo, precondizione imprescindibile per ricollocare il
Parlamento al centro del sistema. Affinché avvenga questo occorre un rilancio del ruolo
e delle funzioni dei partiti, i quali costituiscono “soggetti di diritto costituzionale”99 e
quindi “coessenziali” 100 al funzionamento e alla vitalità della democrazia di massa
pluralistica fondata sulla triade corpo elettorale-partiti-Parlamento, rispetto al quale deve
essere riconosciuta la primarietà connessa esclusivamente al principio elettivo.
99 Così BARBERA, A., La democrazia “dei” e “nei” partiti, tra rappresentanza e governabilità, in Forum di quaderni costituzionali, 2007, p. 1. 100 Su questo si v. LANCHESTER, F., La Costituzione tra elasticità e rottura, Milano, Giuffré, 2011, pp. 97 ss.