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http://goo.gl/maps/2HxJz Le chiese, i lavatoi, le bellissime ville sono i punti da unire per un viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta di Tregnago.

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Page 1: Alla scoperta di Tregnago

ALLA SCOPERTA DI TREGNAGO

 Forse non tutti sanno che la storia di Tregnago ha inizio secoli fa e, soprattutto, che le testimonianze di questo lungo passato sono sparse lungo le strade del suo paese, sotto i nostri occhi eppure così comuni da passare spesso inosservate. Perché non provare a riscoprirle? Questo percorso da fare in macchina, a piedi o, ancora meglio, in bici vi porterà attraverso questi secoli di storia. Le chiese, i lavatoi, le bellissime ville sono i punti da unire per un viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta di Tregnago.    Il punto di partenza per questo nostro viaggio potrebbe essere il Legato Casaro, che deve il suo nome a quella famiglia che, nel 1630 (per mano di Francesco Casari), cedette l'edificio al comune di Tregnago. Da notare soprattutto il loggiato ad arco con chiavi di volta decorate, ripartito in quattro campate, risalente al Cinquecento. Proseguendo lungo via San Martino si passa quindi davanti all'antica vasca dodecagonale a due bracci rientranti, con l’acqua corrente; quindi, con una breve deviazione in vicolo Monte, si arriva al complesso dei lavatoi di via Rì: come riportato in un’iscrizione, assunse le forme attuali nel 1607 per volontà del vicario Pietro Donati di Castiglione, mentre una seconda epigrafe ricorda un restauro fatto dal Comune nel 1865. All'interno dei cancelli in ferro battuto si trovano tre vasche rettangolari e una semicircolare, che fino a pochi decenni fa venivano alimentate attraverso i pittoreschi mascheroni.

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Prima di questo lavatoio, però, è possibile svoltare in via Castello che, dopo alcuni passi, vi porterà proprio a toccare uno dei siti storici-culturali più importanti del paese: il suo castello. Le sue origini risalirebbero addirittura al XI secolo; nel 1239 passò nelle mani degli Scaligeri che ne sistemarono le strutture difensive, mentre nel 1328 fu ceduto al comune di Tregnago. Ad oggi solo alcune delle sue torri si sono conservate, ma nonostante il passare del tempo ci abbia privato della sua struttura originaria, è ancora possibile intuire la maestosità che si celava dietro queste mura. Ritornando verso via San Martino, si incontra anche Villa Franchini Cavaggioni risalente al XVIII secolo: molto bella la sua facciata caratterizzata da una linearità geometrica,

unita alla decorazione

cromatica che esalta le aperture. Continuando su via San Martino, via Roma e via dei Bandi si arriva alla chiesa di San Martino o della Disciplina, uno degli edifici più antichi di

Tregnago conservatosi fino

ad oggi: la sua struttura, infatti, risalirebbe al XII secolo, anche se al suo interno si trovano delle sepolture risalenti al IX secolo; ancora più antica è la soglia, costituita da una stele funeraria romana (inizi del I secolo d.C.) che commemora membri della gens Gavia. Anche al suo interno questa chiesetta (sconsacrata dal 1991) è ricchissima di storia: un esempio è l'affresco che raffigura la Vergine col Bambino, nell'abside, su un elaborato trono ligneo, strappato dalla lunetta del protiro della pieve; è opera dell’anonimo 'Maestro di Tregnago', riferibile agli ultimi due decenni del XIV secolo. Vi sono poi tre altari settecenteschi, ad intarsio marmoreo. Subito di fianco sorge la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di origini antiche, ma completamente ricostruita nel 1878 a seguito del crollo del campanile che rovinò sulla chiesa stessa; la facciata risale al 1914, quando la chiesa venne anche prolungata. L’interno, armonioso nelle proporzioni

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e nella luce filtrata dalle vetrate istoriate, si ispira a modelli di primo Quattrocento sia nelle forme che nelle decorazioni. Dopo aver visitato la chiesa si può proseguire in due direzioni: andare verso le frazioni di Marcemigo e Scorgnano, aldilà del ponte sul Progno di Illasi, per spingersi fino a Cogollo, oppure continuare lungo via Battisti e tornare verso il centro. Superato il ponte, dopo il quale si può raggiungere Fattoria Garbole, si arriva a Marcemigo: qui ci sono in particolare due punti che non possono mancare nel vostro percorso, la fontana e la chiesetta. La fontana sorge ad un incrocio di quattro strade e, come i lavatoi che si trovano in centro al paese di Tregnago, presenta al suo interno le vasche di marmo utilizzate quotidianamente dagli abitanti della frazione per rifornirsi di acqua; la struttura risale al XIX secolo, lo stesso periodo in cui venne costruito il lavatoio di Scorgnano, circa a 1,5 km più a nord, oggi privo però delle vasche utilizzate un tempo. Continuando, invece, lungo la strada che sale a fianco della fontana di Marcemigo si trova la chiesa di San Dionigi risalente probabilmente al XII secolo. Bellissimi gli affreschi conservati al suo interno: lungo la parete meridionale e in contro-facciata si leggono una serie di riquadri votivi su due registri, realizzati nel XIV secolo. Continuando, quindi, verso Cogollo si arriva all'abitazione e laboratorio in cui operò Roberto Da Ronco, uno dei più grandi artigiani-artisti del ferro battuto della prima metà del Novecento, meglio noto con il nome di Berto da Cogollo (1887-1957). L'edificio, intonacato di rosso, è facilmente riconoscibile per la presenza di alcune opere dell'artista, che uniscono scudi, simboli araldici, armi, figure mitologiche e animali. Di rilievo è il portone principale, anch'esso opera dell'artista, oltre alla ringhiera del balcone al primo piano decorata da eleganti motivi floreali.

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Prima di ritornare al paese, si può svoltare a sinistra in via Simonetti, per andare alla scoperta di un'altra frazione di Tregnago immersa nelle colture e nei boschi delle colline che circondano questa zona: la frazione dei Finetti. Si tratta di un piccolo centro particolarmente ricco di storia, come è possibile notare anche dalle case molto antiche che lo caratterizzano. Tornati al centro di Tregnago e arrivati in piazza Massalongo, potrete fermarvi a mangiare presso l'Antico Ristorante Michelin. Nella stessa piazza, si trova un altro edificio storico: Villa Pellegrini, che

mantiene inalterate le forme settecentesche della sua prima creazione. Da notare la parte centrale della facciata, con un ingresso al piano terra costituito da un elegante portale ad arco, al di sopra del quale si situano tre porte finestra

rettangolari con balaustra in pietra; chiude il prospetto un attico con timpano triangolare arricchito da due statue in pietra. All’interno del palazzo si trovano alcuni affreschi del pittore veronese Andrea da Porta. Anche Villa Fontana, collocata lungo via Vittorio Veneto, risale al Settecento; e, come Villa Pellegrini, presentava nella sua parte antistante un grande giardino oggi notevolmente ridimensionato. Subito dopo, sulla sinistra, si incontra la chiesa di Sant'Egidio, che risale probabilmente agli inizi del XIII secolo, anche se è attestata per la prima volta nel 1304. Una curiosità della sua lunga storia: tra il primo decennio del XVIII secolo e il 1738 fu invertito l’orientamento dell’edificio, per favorire l’accesso direttamente dalla strada principale; in questa occasione venne anche ampliata. Arrivati nella parte sud di Tregnago, la visita continua lungo la salita verso il monte, lungo la quale si possono incontrare ben quattro capitelli degni di nota, testimonianze particolarissime della fede popolare. Il più caro ai tregnaghesi è senza dubbio il capitel de Sant'Anna, costruito nel 1823 da Agostino Piubello, il quale secondo

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la tradizione lo eresse dopo essere scampato all'assalto di alcuni briganti. Le mura portano anche i segni della storia più recente: sul suo fianco, infatti, si scorgono ancora i fori lasciati dalle pallottole tedesche che uccisero, nel 1945, due fratelli accusati di furto. Proseguendo lungo la strada sterrata a fianco del capitello, si arriva Tenuta Chiccheri, e subito prima si incontra il capitello dedicato a Sant'Antonio, costruito dopo la Prima Guerra Mondiale come ex voto. Lungo le strade che salgono al monte, si possono visitare due capitelli dedicati alla Vergine: uno in località Saline, costruito nel 1934; l'altro in località Stefanei, che ricorda particolarmente due episodi della vita di Tregnago: un durissimo attacco di peronospora sui vigneti del paese ed il terremoto che colpì questa zona, entrambi alla fine del XIX secolo, lasciando danni ingenti.

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