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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse Numero 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Newsletter OPR In questo numero: In fase di avvio l’indagine sui vissuti quotidiani della famiglia in Italia (vai al testo) 16.09.2003 Siglato il protocollo d’intesa tra Caritas Italiana e Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) (vai al testo) 11.07.2003 Terminata la fase di pre-testing del progetto di messa in rete dei dati dei Centri di Ascolto in Italia (vai al testo) 01.09.2003 Concluso il percorso di ricerca-intervento “Fenice”, realizzato dalle Caritas diocesane che hanno subito il sisma di Molise-Puglia del 2003 (vai al testo) 11.07.2003 Lo studio della storia socio-economica e produttiva di una regione può aiutare a capire le povertà di oggi (vai al testo) 07.06.2003 Disagi e risposte. Prima indagine sui dati dei Centri d'Ascolto del Lazio (vai alla presentazione) Osservatorio e parrocchia. Raccolta dati sulle Povertà presenti nelle parrocchie della Diocesi di Oria (BR) (vai alla presentazione) Fare famiglia in Italia. Un secolo di cambiamenti (vai alla presentazione) Benessere e condizioni di vita in Toscana (vai alla presentazione) Foggia-Bovino e Porto-Santa Rufina: due Osservatori a confronto (vai al testo) La Mappa di Todd (vai al testo)

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse Numero 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

Newsletter OPR

In questo numero:

In fase di avvio l’indagine sui vissuti quotidiani della famiglia in Italia (vai al testo) 16.09.2003

Siglato il protocollo d’intesa tra Caritas Italiana e

Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) (vai al testo) 11.07.2003

Terminata la fase di pre-testing del progetto di messa in rete dei dati dei

Centri di Ascolto in Italia (vai al testo) 01.09.2003

Concluso il percorso di ricerca-intervento “Fenice”, realizzato dalle Caritas

diocesane che hanno subito il sisma di Molise-Puglia del 2003 (vai al testo) 11.07.2003

Lo studio della storia socio-economica e produttiva di una regione può

aiutare a capire le povertà di oggi (vai al testo) 07.06.2003

Disagi e risposte. Prima indagine sui dati dei Centri d'Ascolto del Lazio (vai alla presentazione)

Osservatorio e parrocchia. Raccolta dati sulle Povertà presenti nelle parrocchie della Diocesi di Oria (BR) (vai alla presentazione)

Fare famiglia in Italia. Un secolo di cambiamenti (vai alla presentazione)

Benessere e condizioni di vita in Toscana (vai alla presentazione)

Foggia-Bovino e Porto-Santa Rufina:

due Osservatori a confronto (vai al testo)

La Mappa di Todd (vai al testo)

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

Newsletter OPR

In fase di avvio l’indagine sui vissuti quotidiani della famiglia in Italia 17.09.2003 ROMA – È partita l’indagine sui vissuti familiari delle famiglie italiane, che viene realizzata da un sottogruppo di lavoro del Coordinamento nazionale Osservatori Povertà e Risorse. Dato il tema d’indagine, il percorso di ricerca verrà effettuato

con la collaborazione dell’Ufficio nazionale della pastorale familiare (UNPF). Le diocesi che si sono candidate per realizzare il progetto sono sei: Foggia-Bovino, Porto-Santa Rufina, Trieste, Rimini, Nola, Albano, Massa Marittima-Piombino. L’indagine si effettuerà nelle sole diocesi di appartenenza dei componenti del gruppo di lavoro. Tale scelta è riconducibile alla complessità del modello di rilevazione da mettere in atto. Il gruppo di lavoro ristretto si assume comunque la responsabilità di assicurare un continuo scambio di informazioni con il Coordinamento nazionale OPR, attraverso l’aggiornamento sullo stato di avanzamento dell’indagine, l’organizzazione di momenti specifici di formazione sulle metodologie di rilevazione, ecc. L’indagine prevede due percorsi paralleli di indagine: Percorso A: rilevazione tramite scheda del “vissuto familiare del quotidiano” delle famiglie di appartenenza dei bambini iscritti al catechismo della Prima Comunione. Il percorso prevede la somministrazione di un questionario-intervista alle famiglie dei bambini che frequentano le classi di catechismo di Comunione delle parrocchie. Ogni diocesi dovrà procedere alla raccolta di 100 questionari utili per l’elaborazione dei dati (100 famiglie), per un totale di 700 interviste complessive. Le interviste saranno realizzate tramite questionario strutturato, da consegnare ai bambini del catechismo. Il questionario conterrà una sezione riservata alla compilazione del bambino (in sede di catechismo) e una sezione riservata alla compilazione dei genitori o delle figure adulte di riferimento (presso il proprio domicilio). Percorso B: ricostruzione dei “processi del disagio sociale” tramite metodologia da definire. Si è convenuto che si procederà ad intervistare alcune persone che si rivolgono ai centri di ascolto delle Caritas diocesane di riferimento. Le possibili opzioni metodologiche prevedono l’utilizzo delle storie di vita o dell’intervista ermeneutica. Allo scopo di stabilire il metodo più adeguato, si prevede di organizzare nel mese di ottobre un incontro di formazione con un metodologo della ricerca sociale. La fase operativa dell’indagine è prevista per i mesi di gennaio-febbraio 2004. Dato il coinvolgimento dei responsabili diocesani dell’Ufficio Catechistico, si prevede di riportare una sintesi dei risultati raggiunti dall’indagine in occasione del convegno nazionale unitario dei 3 uffici nazionali (Caritas Italiana, Unpf e Ufficio Catechistico), previsto per il mese di giugno 2004. (torna all’indice)

Siglato il protocollo d’intesa tra Caritas Italiana e Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) per l’avvio di una indagine su povertà e servizi sanitari

11.07.2003 ROMA – È stato firmato il protocollo di intesa tra Caritas Italiana e FIMMG, che prevede l’avvio di una indagine conoscitiva sull’accesso ai servizi sanitari in relazione ai bisogni emergenti dalle fasce di popolazione più deboli. Le due organizzazioni evidenziano entrambe il crescente rischio che vengano meno i principi di equità e di uguaglianza nell’accesso alle prestazioni sanitarie. Tale situazione rischia di creare gravi disagi soprattutto alle fasce più deboli della popolazione ed in particolare ai malati cronici, ai poveri, agli extra comunitari ed ai soggetti portatori di handicap. Il protocollo d’intesa prevede l’avvio di una indagine sul legame tra povertà economica e di accesso ai servizi sanitari, da attivare sul territorio nel corso dell’anno sociale 2003-2004. Lo studio prevede la realizzazione di tre percorsi di indagine. Un primo percorso, di taglio quantitativo, prevede la compilazione di un questionario strutturato ad un campione statisticamente rappresentativo dei medici di famiglia che dispongono di una

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 connessione Internet. Il secondo percorso prevede invece la collaborazione di un numero ristretto di medici (circa 200), che in dieci regioni italiane compileranno una scheda per ogni paziente visitato ambulatorialmente nel mese di dicembre 2003. La scheda avrà lo scopo di evidenziare i percorsi di accesso ai servizi sanitari, segnalando le difficoltà che il paziente incontra nel soddisfare i propri bisogni. Infine, l’ultima sezione della ricerca prevede una fase di osservazione domiciliare, che i medici di famiglia realizzeranno durante le visite domiciliari. Durante l’osservazione ogni medico dovrà rilevare le caratteristiche socio-economiche della famiglia. Questa fase dell’indagine verrà realizzate nel mese di febbraio 2004. L’indagine, che costituisce il primo esempio di collaborazione tra le due organizzazioni nazionali, presenta notevoli aspetti di interesse, in quanto intende utilizzare le grandi capacità informative che i medici di famiglia (oltre 25.000 in Italia) dispongono sulle condizioni socio-economiche dei propri pazienti (ogni giorno, un milione e mezzo di italiani transitano per gli ambulatori dei medici di medicina generale). Il protocollo di intesa prevede che la FIMMG si impegni a collaborare individuando i medici sperimentatori e la Caritas Italiana, dal canto suo, ad elaborare i risultati dell’indagine e a pubblicarli sul 5° Rapporto annuale Feltrinelli, in collaborazione con la Fondazione Zancan, la cui uscita è prevista per il mese di settembre 2004. Le Caritas diocesane interessate ad essere informate sull’iniziativa o che vogliono collaborare, segnalando, ad esempio, la disponibilità a collaborare al percorso di indagine da parte di alcuni medici di famiglia, possono contattare Renato Marinaro o Walter Nanni presso la Caritas Italiana (tel. 06 54192212, 06-54192218). (torna all’indice) Allegato 1: Protocollo FIMMG-Caritas Italiana

Terminata la fase di pre-testing del progetto di messa in rete dei dati dei Centri di Ascolto in Italia

01.09.03 ROMA – È stata completata la prima fase del Progetto Rete Nazionale Centri di Ascolto e Osservatori delle Povertà e Risorse di messa in rete dei dati provenienti dai CdA Caritas, avviata nella primavera del 2003. Il progetto intende avviare la costruzione di una rete nazionale CdA/OPR capace di offrire una lettura costante, sistematica e quotidiana delle povertà e delle risposte delle Caritas diocesane aderenti al progetto. Alla data del primo settembre sono risultate iscritte al Progetto 80 diocesi.

Il progetto prevede che ciascuna Caritas diocesana aderente sottoscriva una lettera di adesione, in cui si impegna a:

- mantenere un impegno continuativo di adesione al progetto suddetto per almeno un anno;

- indicare un referente diocesano per la rete nazionale dei CdA/OPR, che partecipi agli incontri trimestrali previsti dal calendario allegato alla presente, e sia disponibile per un percorso di lavoro di rete all’interno della sua diocesi.

- consegnare trimestralmente alla Caritas Italiana i dati relativi alle situazioni di povertà e di disagio nel proprio territorio, elaborati secondo gli indicatori stabiliti e presentati in formato excel o in access. La consegna deve avvenire nei tempi stabiliti dal calendario.

Da parte sua, la Caritas Italiana si impegna a fornire consulenza, formazione, supporto tecnico, sostegno alla rete nazionale dei CdA/OPR; produrre supporti di animazione e sensibilizzazione della comunità ecclesiale per le diocesi partecipanti; Elaborare i dati ricevuti dalle diocesi al fine di creare un rapporto annuale sulle situazioni di povertà e di disagio in Italia. Il percorso di ricerca prevedeva nel mese di maggio la fase di validazione del protocollo di raccolta dati (strumenti, modalità di classificazione/rilevazione, ecc.). Hanno partecipato al pre-testing 37 diocesi. La seconda fase del percorso ha previsto un incontro operativo, tenutosi il giorno 9 settembre 2003 a Roma, presso la Caritas Italiana, con lo scopo di definire nello specifico le modalità di raccolta dati per il primo trimestre di rilevazione (ottobre-dicembre 2003). A tutte le diocesi interessate si ricorda che è ancora possibile aderire al progetto, sottoscrivendo la lettera di impegni da parte del direttore diocesano. (torna all’indice)

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

In fase di completamento il percorso di ricerca-intervento “Fenice”, realizzato dalle Caritas diocesane coinvolte nel sisma di Molise-Puglia del 2002

02.09.2003 TERMOLI – È stato completato il progetto “FENICE - Libro bianco sulla dimensione economico-sociale dei comuni molisani colpiti dal terremoto e dall'alluvione e proposte di rivitalizzazione del territorio oggetto di studio”.

Le finalità del progetto di ricerca erano le seguenti: - analizzare la situazione socio-economica dei comuni delle diocesi di Termoli-Larino,

Campobasso-Boiano, Lucera-Troia e Trivento colpiti dal terremoto o dall'alluvione; - offrire una ulteriore chiave di lettura delle potenzialità e dei bisogni del territorio colpito

dagli eventi calamitosi, agli operatori dei Centri di Ascolto delle diocesi gemellate dislocati nelle varie comunità, in modo da servire quale strumento di confronto e soprattutto di valutazione, il più puntuale possibile, sugli interventi di carattere sociale ed economico;

- indicare proposte di rivitalizzazione del tessuto economico-produttivo e socio-culturale dei comuni interessati dalla ricerca.

La ricerca è stata effettuata su 34 comuni della Provincia di Campobasso con circa 12.000 interviste. Il lavoro è stato completato e i dati sono stati consegnati alla comunità ecclesiale che ha costituito una apposita commissione di valutazione dei risultati. Tale commissione sta redigendo un documento finale, nel quale verranno indicate anche le "linee di indirizzo" per ulteriori progetti di sviluppo del territorio ed iniziative ("opere segno") a carico delle Chiese locali. Da evidenziare l'elevato numero di diffusori utilizzati (circa 60), tutti giovani delle diocesi colpite, appositamente selezionati e formati allo scopo. Alla ricerca è stata data validazione dalla Università Cattolica di Milano. (torna all’indice)

Lo studio della storia socio-economica e produttiva di una regione può aiutare a capire le povertà di oggi

04.06.2003 ARENZANO (GE) – Il 4 giugno 2003 si è tenuta ad Arenzano una giornata di formazione sulle nuove povertà, organizzata dalla delegazione regionale Caritas della Liguria, e rivolta agli operatori dei Centri di Ascolto e degli Osservatori delle Povertà. Hanno partecipato all’incontro circa cento persone. La relazione centrale della giornata è stata tenuta da Walter Nanni (Ufficio Studi e Ricerche di Caritas Italiana) sul tema delle nuove povertà e del capitale sociale. In seguito sono state presentate alcune relazioni sugli aspetti statistici degli utenti dei CdA della Liguria (Stefano Strata, La Spezia) e sulla recente storia socio-economica di Genova e della Liguria (Lucia Foglino). L’intervento di Lucia Foglino ha cercato di individuare in alcuni processi socio-economici e produttivi del territorio la radice di molte situazioni odierne di povertà ed esclusione sociale. Sotto questo punto di vista, nel contesto genovese si avverte l’esigenza di una conoscenza del recente passato economico sociale e demografico della città, per comprendere meglio le ragioni delle tendenze attuali e approfondire, per quanto possibile, i “dati di contesto” dell’attuale situazione, ritenuta particolarmente critica. Il lavoro di ricerca da avviare in questo ambito non intenderà essere un trattato sulla situazione economica e sociale della città, ma la definizione di uno scenario di base su cui inserire la lettura dei dati Caritas e delle storie di vita raccolte nei CdA. A questo compito sta lavorando, per 5 ore la settimana, una ragazza attualmente impegnata nel servizio civile. (torna all’indice)

Allegato 2: Liguria e Genova

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

Caritas Delegazione regionale Lazio Disagi e risposte. Prima indagine sui dati dei Centri d'Ascolto del Lazio Roma, 2003 Si tratta del primo tentativo di coinvolgere i maggiori Centri d'Ascolto (35 in totale) promossi dalle Caritas diocesane o parrocchiali della Regione Lazio in una comune

rilevazione dei dati del loro servizio (anni 2001-2002). Il documento è composto in massima parte da grafici e tabelle, con brevi analisi del contenuto (chi sono le persone che si rivolgono ai CdA, quali povertà presentano, gli interventi e le risposte attivate, la tipologia dei CdA, la loro capacità di lavorare in rete, le carenze che rilevano nel loro servizio e nei servizi pubblici e privati, le insufficienze della comunità cristiana di riferimento, le loro aspettative in merito). Per maggiori informazioni: MarcoToti, Caritas Italiana, [email protected] (torna all’indice)

Caritas diocesana Oria Osservatorio e parrocchia. Raccolta dati sulle Povertà presenti nelle parrocchie della Diocesi Oria (BR), 2003

Il testo si compone di due sezioni: una breve illustrazione del progetto; un elenco dei servizi presenti in diocesi (Centri di Ascolto, responsabili Caritas parrocchiali, associazioni di volontariato). Per la sua semplicità, il testo può essere considerato un utile esempio per altre Caritas diocesane, che vogliano predisporre una Mappa delle risorse o una guida ai servizi del territorio diocesano. Per maggiori informazioni: Caritas diocesana di Oria, tel. 0831 845093 - 845364 [email protected] (torna all’indice)

Barbagli, Marzio; Castiglioni, Marta; Dalla Zanna, Gianpiero Fare famiglia in Italia. Un secolo di cambiamenti Il Mulino, Bologna 2003

Alcuni comportamenti tipici dei giovani e delle coppie italiane vengono spesso stigmatizzati con allarme. La prolungata presenza nella famiglia d'origine viene considerata come un segnale di scarsa autonomia dei giovani e di apprensione dei genitori, la bassa fecondità delle coppie come il frutto di atteggiamenti egoistici. In questo volume, risultato delle ricerche condotte nell'ambito dell'Osservatorio nazionale sulle famiglie e le politiche locali di sostegno alle responsabilità familiari, gli autori presentano una descrizione ed una spiegazione assai diverse dei mutamenti del sistema di formazione delle nuove famiglie avvenuti nel nostro Paese. La ritardata uscita di casa, i comportamenti sessuali prudenti, la rarefazione dei matrimoni, la difficile diffusione delle convivenze giovanili, le scelte dei rituali matrimoniali, le decisioni sulla residenza dopo le nozze e la bassa fecondità sono ricondotti a quello che, da molti secoli, è un tratto specifico della società italiana: un forte legame fra genitori e figli. Un legame che consente una qualche continuità con il passato, in un mondo domestico profondamente trasformato, e che ha conseguenze importanti sulla vita delle persone e sull'intera organizzazione sociale. (torna all’indice)

Casini Benvenuti, Stefano; Sciclone, Nicola (a cura di) Benessere e condizioni di vita in Toscana Franco Angeli, Milano 2003

Il volume dell'Irpet “Benessere e condizioni di vita in Toscana”, curato da Stefano Casini Benvenuti e Nicola Sciclone costituisce una interessante indagine che, sulla base di una serie di indicatori, evidenzia come la Toscana sia al secondo posto in Italia per qualità della vita. Ma se svetta nella classifica e nella percezione degli stessi cittadini toscani in fatto di benessere, la regione Toscana si conferma come una regione anagraficamente sempre più vecchia, con segnali inequivocabili di rallentamento della propensione al rischio ed ad investire sull'innovazione. (torna all’indice) Il benessere in Toscana

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

Foggia-Bovino e Porto-Santa Rufina: due Osservatori a confronto Nel mese di ottobre 2002, la Caritas Italiana ha avviato in due diocesi italiane, Foggia-Bovino e Porto-Santa Rufina (RM), il progetto “accompagnamento a progetti-pilota”, destinato a sostenere presso

le due diocesi la costituzione dell’Osservatorio diocesano delle Povertà e delle Risorse. Le due diocesi sono state individuate tramite selezione delle domande di adesione rivolte a Caritas Italiana. La Caritas Italiana ha garantito alle due diocesi, nella persona di un tutor, l’assistenza tecnico-formativa necessaria per la costituzione dell’Osservatorio e lo svolgimento delle azioni relative al primo anno di attività dell’OPR. Partite insieme, le due diocesi hanno sviluppato progettualità differenti, secondo lo schema di seguito descritto. Porto-Santa Rufina Il gruppo di lavoro diocesano, coordinato da Francesca Levroni, ha definito gli obiettivi (la “mission”) dell’osservatorio, identificabili in:

- una lettura approfondita delle povertà presenti nel territorio di uno dei comuni della diocesi, in particolare quello di Ladispoli (RM) nel quale esiste l’unico Centro di Ascolto ciocesano;

- una mappatura completa delle risorse presenti su tutto il territorio diocesano (che si estende nella zona nord della Provincia di Roma).

Le azioni conseguentemente attivate sono state di varia natura, mirate alla comunità ecclesiale coinvolta, alla creazione degli strumenti, alla formazione degli operatori e alla partecipazione a vari livelli di coordinamento.Più specificatamente:

A. Sensibilizzazione della comunità diocesana allo strumento attraverso: - un Convegno Diocesano sull’Osservatorio delle Povertà nel gennaio di questo anno a

Ladispoli, che ha visto la sua graditissima partecipazione; - la presentazione dell’osservatorio agli incontri vicariali dei sacerdoti nel corso dell’anno

(cinque vicarie per complessive 52 parrocchie); - la costruzione della rete tra le tre parrocchie di Ladispoli ed il centro Caritas diocesano

al fine di poter attivare l’osservazione sul territorio. B. Strumenti creati: - una scheda di ascolto capace di rispondere alle esigenze del Centro diocesano e dei

Centri di Ascolto parrocchiali, scheda rispondente ai criteri e alle classificazioni delle richieste/interventi/risposte identificati da Caritas Italiana;

- una scheda di rilevazione delle risorse per la mappatura del territorio, scheda rispondente ai criteri e alle classificazioni degli interventi identificati da Caritas Italiana;

- l’adeguamento del software di gestione del Centro di Ascolto diocesano, attraverso installazione della versione 3 di Os.Po.

C. Formazione degli operatori e coordinamento: - partecipazione al percorso per operatori Centri di Ascolto/Osservatori Povertà e Risorse:

“Osservare, ascoltare, discernere”; - partecipazione al Coordinamento Nazionale istituito da Caritas Italiana per gli

Osservatori Povertà e Risorse; - collaborazione alla ricerca sulle famiglie promossa dal Coordinamento Osservatori

Povertà e Risorse; - adesione al Progetto Rete Nazionale dei Centri di Ascolto/Osservatori Povertà e Risorse.

In tutto questo lavoro, sono stati riscontrati alcuni problemi riguardanti i vari aspetti del percorso di accompagnamento; si sottolineano in modo particolare:

- da parte della diocesi, i lunghi tempi di “collaborazione” con le parrocchie scelte per la prima parte della ricerca, poco disponibili a lavorare insieme;

- da parte di Caritas Italiana, l’attesa della versione definitiva software OsPo3 che ha ritardato la creazione delle schede di ascolto e di rilevazione delle risorse per proporre categorie omogenee rispetto a quelle proposte da Caritas Italiana.

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Lo stato attuale del percorso vede il gruppo di lavoro impegnato nel completamento della mappatura delle risorse e nell’inserimento dei dati dei Centri di Ascolto di Ladispoli. Alla luce del lavoro svolto in questi mesi, la Caritas diocesana ha richiesto alla Caritas Italiana la possibilità di un prolungamento di circa 2-3 mesi dei termini di accompagnamento, allo scopo di completare gli obiettivi inizialmente fissati dal progetto e giungere alla creazione dei due rapporti finali (mappatura dei servizi – ricerca sulle povertà e disagio nel territorio di Ladispoli). L’azione di tutoring del progetto è svolta da Renato Marinaro (Ufficio Studi e Ricerche di Caritas Italiana). Foggia-Bovino L’Osservatorio di Foggia-Bovino, coordinato da Nunzia de Capite, ha fondato il progetto di attività sul coinvolgimento e lo sviluppo delle comunità ecclesiali locali. In altre parole, si è preferito non demandare interamente ad un’équipe specialistica il lavoro di osservazione, ma di favorire piuttosto la partecipazione delle risorse umane presenti sul territorio. Tale partecipazione sta accompagnando tutte le fasi del percorso di osservazione, secondo modalità di collaborazione costante, in funzione delle diverse esigenze operative del progetto. Sono stati individuati tre percorsi operativi, indicati nello schema riportato di seguito. L’utilizzo congiunto di queste tre modalità operative consente di effettuare una triangolazione sul territorio, associando l’utilizzo di dati statistici “oggettivi” alla raccolta di dati ed informazioni di fonte diretta, ricavate dalle dichiarazioni e testimonianze di operatori e soggetti “informati dei fatti”. A B C Strategie Indagine sulle povertà

emergenti nei contesti parrocchiali e sulle risorse attivate

Analisi dei bilanci degli enti locali

Costruzione e definizione di indicatori sociali territoriali

Azioni Coinvolgimento del gruppo Laboratorio diocesano di promozione delle Caritas parrocchiali (incontri di sensibilizzazione e formazione)

Costruzione della scheda di rilevazione dati

Pretesting Somministrazione

della scheda alle Caritas parrocchiali e ai parroci Raccolta delle schede e analisi dei dati

Analisi dei bilanci preventivi e consuntivi dei comuni presenti nella diocesi di Foggia, con attenzione alle voci di bilancio relative alle spese socio-assistenziali e socio-sanitarie.

Consultazione di data base ufficiali e raccolta di statistiche disponibili

Costruzione di appositi indicatori in grado di rilevare l’entità di alcuni fenomeni sociali

Strumenti Questionario semi-strutturato, riunioni di gruppo, analisi ed elaborazione dei dati

Software /

Con la strategia A si intendono indagare i fenomeni di povertà, emarginazione e disagio presenti nelle realtà parrocchiali. A questo scopo, è stata preparata una scheda di rilevazione che è stata somministrata a tutti i parroci della diocesi e ai membri dei gruppi Caritas presenti all’interno di ogni parrocchia. È stato anche effettuato un percorso di formazione rivolto ai volontari che hanno sottoposto le schede ai diretti interessati. Il percorso ha previsto delle riunioni periodiche con i volontari, per individuare nodi critici e difficoltà ricorrenti, ecc. La fase

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 di distribuzione e raccolta delle schede è terminata, e sta per essere avviata la fase di inserimento ed elaborazione dei dati. Secondo il gruppo di lavoro, i risultati di una ricerca devono essere opportunamente contestualizzati se si intende ricavare da essi utili suggerimenti per eventuali correzioni delle politiche in atto. Si è quindi ritenuto opportuno procedere alla costruzione di indicatori sociali in grado di garantire una conoscenza del territorio di riferimento nei suoi aspetti sociali, economici, culturali, etc. Si tratta di una sorta di analisi di sfondo, che riassume la situazione presente nei diversi comparti della vita sociale territoriale (Strategia C). Tale compito, in corso di svolgimento, è svolto tramite la raccolta di dati e di informazioni già disponibili all’interno di database e di statistiche ufficiali territoriali. Infine, si è ritenuto necessario, insieme al resto, occuparsi anche della lettura minuziosa dei bilanci comunali, assumendo “il punto di vista dei più bisognosi” (Strategia B). Bisogna considerare che secondo la normativa vigente (l. 328/2000), ai comuni è affidata la gestione delle principali scelte in tema di welfare, attraverso il reperimento in loco delle risorse professionali, strutturali e tecniche necessarie per attivare risposte adeguate ai bisogni. Pertanto, si può considerare il bilancio dell’ente locale come la rappresentazione delle preferenze e degli atteggiamenti della classe dirigente locale. Le voci di spesa delle politiche sociali riflettono con una certa approssimazione la percezione che i politici e gli amministratori hanno della struttura dei bisogni emergenti sul territorio. L’analisi dei bilanci comunali è stata affidata alla Cooperativa Ecosmed di Messina, che ha fornito gratuitamente alla Caritas diocesana di Foggia la strumentazione informatica necessaria per l’analisi e l’elaborazione dei dati. Per ciascuna strategia è stato individuato un responsabile all’interno dell’équipe dell’Osservatorio diocesano, che si è fatto carico di organizzare e programmare il lavoro, coordinare le attività, monitorare lo stato di avanzamento dei lavori, valutare il livello di attendibilità delle informazioni raccolte e informare gli altri membri del gruppo di lavoro sulle attività in corso, ecc. Le tre strategie sono state attivate simultaneamente e condurranno ad un momento conclusivo di analisi complessiva dei dati e delle informazioni raccolte. La redazione del rapporto finale prevede il coinvolgimento attivo delle persone che hanno preso parte al percorso di osservazione e di ricerca. In questo modo si vuole sollecitare una crescita di competenze e l’attivazione di sinergie positive. Le riflessioni conclusive verranno divulgate nel corso di un convegno pubblico previsto per il mese di ottobre 2003. L’Osservatorio è costituito da un gruppo di ricercatori e operatori collegati con la Caritas diocesana di Foggia-Bovino, competenti nel settore della ricerca sociale e delle politiche socio-assistenziali e sanitarie. La responsabile dell’osservatorio è la sociologa Nunzia De Capite, coadiuvata da una équipe formata da un sociologo, un’assistente sociale, una giornalista, dal responsabile Caritas per le Politiche sociali e da Maria Tricarico, direttrice della Caritas diocesana di Foggia-Bovino. L’azione di tutoring del progetto è svolta da Walter Nanni (Ufficio Studi e Ricerche di Caritas Italiana). (torna all’indice)

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003

La Mappa di Todd La Mappa di Todd1 è uno strumento di misurazione della rilevanza relazionale. Nello specifico, si tratta di uno strumento di rilevazione grafica che consente di misurare la rete sociale di un soggetto. In questa sede, per rete sociale di una persona può essere intesa la rappresentazione del tessuto di contatti e rapporti che la persona

costruisce intorno a sé nella vita quotidiana. La Mappa può essere compilata direttamente dall'intervistato o, in alternativa, da un intervistatore. Graficamente, la Mappa di Todd può essere rappresentata con un ampio cerchio costituito da cinque cerchi concentrici, suddivisi in spicchi e settori. Ognuno di questi settori individua un diverso ambito di relazione: amici, famiglia, vicini, operatori dei servizi. La procedura di compilazione della Mappa consiste nel chiedere alla persona intervistata di collocare il proprio nome nello spazio centrale del cerchio, il centro della rete, e poi, di scrivere per ciascun settore il nome delle persone con cui è in relazione, a distanza diversa a seconda di quanto egli senta queste persone importanti e vicine a sé (I quadrante: “relazione Importantissima”; II quadrante: “relazione Molto importante”; III quadrante: “relazione Abbastanza importante”; IV quadrante: “relazione Poco importante”). Dopo che il soggetto ha compilato la Mappa, la tecnica prevederebbe di chiedere all'intervistato di collegare tra di loro le persone che si conoscono disegnando delle linee in modo da visualizzare i legami esistenti: si ottiene in questo modo la rappresentazione grafica della rete sociale che circonda la persona. Infine, si dovrebbe invitare l'intervistato ad indicare la qualità relazionale con ciascuna persona nominata unendo se stesso ad ogni persona con frecce di tipo diverso (freccia continua per indicare una relazione positiva, ecc…). Il metodo può essere applicato, con le opportune varianti, per definire la rete di relazioni di particolari gruppi sociali e definire il peso assistenziale che viene esercitato su determinati soggetti (pubblici, privati, ecc.). Da una indagine sulle condizioni sociali degli anziani del centro storico della città di Modena,2 vi presentiamo un esempio di applicazione della Mappa di Todd, con relative elaborazioni delle informazioni raccolte. (torna all’indice) Allegato 3: Mappa di Todd

1 Per un approfondimento su tale tema: cfr. Magistrali G., Cagnolati G.M., Fava S., Gli anziani, la città e i servizi, Franco Angeli, Milano, 1999 2 Comune di Modena - Assessorato alle politiche sociali; Osservatorio su disagio e risorse sociali; Circoscrizione n. 1 Centro Storico – S. Castaldo – Commissione assistenza, “Percorsi di qualità della vita degli anziani nel centro storico. Valutazione della condizione sociale delle persone ultrasessantenni della circoscrizione n.1 centro storico - S. Cataldo”, Rapporto finale - Marzo 2000.

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Allegato 1

PROTOCOLLO D’INTESA

La Federazione Italiana Medici Medicina Generale (FIMMG) e la Caritas Italiana,

esprimono in modo condiviso una preoccupazione per lo stato di salute del Servizio

Sanitario Nazionale. Tale preoccupazione è dovuta a diversi fattori:

- gli ultimi interventi legislativi e la spinta verso una eccessiva devolution stanno

condizionando in senso negativo il Servizio Sanitario Nazionale (SSN);

- le lunghe liste d’attesa e la riduzione delle prestazioni offerta dal SSN rischiano di

compromettere il principio di equità e di uguaglianza nell’accesso alle prestazioni

sanitarie. Tale situazione rischia di creare gravi disagi soprattutto alle fasce più

deboli della popolazione ed in particolare ai malati cronici, ai poveri, agli extra

comunitari ed ai soggetti portatori di handicap.

Sulla base di tali preoccupazioni, la FIMMG e la Caritas Italiana, in collaborazione

con l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità, convengono di avviare una

collaborazione tesa anche a sostenere il SSN ed i principi di solidarietà, uguaglianza e

universalità a cui esso si ispira. Definiscono, nello specifico, di avviare una indagine

conoscitiva sull’accesso ai servizi sanitari in relazione ai bisogni emergenti dalle fasce di

popolazione più deboli. In questo senso, la FIMMG si impegna a collaborare individuando i

medici sperimentatori e la Caritas Italiana, dal canto suo, ad elaborare i risultati

dell’indagine e a pubblicarli sul 5° Rapporto annuale Feltrinelli, in collaborazione con la

Fondazione Zancan.

don Vittorio Nozza dott. Mario Falconi Direttore Caritas Italiana Segretario generale FIMMG

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Allegato 2 Liguria e Genova : uno sguardo a ieri per capire l’oggi e guardare il domani La storia legata al territorio

Il territorio della Liguria, pur essendo una delle regioni più piccole d’Italia, offre una gamma inimmaginabile di realtà sociali: dai centri storici degradati alle periferie alienanti agli entroterra dimenticati. Con uno spartiacque che transita vicinissimo al mar ligure, arriva a sfiorarlo ad una distanza di 7 chilometri appena, e un numero elevatissimo di vallate, grandi e piccole, la Liguria è un puzzle di piccoli coriandoli di terra, talvolta difficilmente collegabili tra loro, basti pensare all’incredibile numero di gallerie e ponti che sono stati necessari per realizzare l’autostrada che l’attraversa. I Liguri, popolo descritto fino dall’antichità come forte, bellicoso e introverso (perfino Eracle era stato messo in guardia da loro quando è partito per andare a piazzare le sue colonne sullo stretto di Gibilterra), hanno sempre dovuto lottare per strappare alla montagna un poco di terra coltivabile; le fasce, sostenute dai muretti a secco, che caratterizzano il paesaggio ligure. Se allineate coprirebbero una distanza di 25.000 chilometri. Da qui forse la proverbiale avarizia dei liguri. La difficile comunicazione fra le vallate è stata da sempre una forte barriera e ha favorito il convergere sulla costa di interessi, commerci e cultura. Uno sguardo alla pianta orografica della regione fa capire che Imperia, Albenga, Savona, Genova e Spezia erano destinate da sempre a divenire i nodi commerciali, industriali e comunicativi. Qui, forse più che in ogni altra regione italiana, convivono i paesaggi più diversi: la montagna dalle cime innevate delle Alpi marittime e la costa riparata e lussureggiante del Ponente, dove la mimosa fiorisce a dicembre, il bosco di castagno dell’Appennino e le rocce a picco sul mare della riviera di levante, i piccoli centri storici, dipinti e ben curati della costa, e i degradati quartieri dormitorio delle periferie. In tutta l’ampiezza del suo arco, la Liguria, nei suo punti estremi a Nord e a Sud, raggiunge rispettivamente le stesse latitudini di Cuneo e Lucca, a Ovest e a Est le stesse longitudini del Colle della Maddalena e Brescia. Terra e mare Terra di approdo prima che di conquista, la Liguria ha conosciuto ogni sorta di popolo, di cultura, di abitudine. Il mare è la porta del mondo, l’ “altro” è un possibile cliente prima che un alieno. Il mare, non particolarmente pescoso, ha sempre e solo significato “commercio”. A Genova in particolare si possono notare alcune caratteristiche topografiche che ne raccontano una storia fatta di commerci. Il nucleo storico primario pare essere stato Piazza Sarzano. L’intero Centro Storico non dispone di grandi piazze in cui allestire mercati o amministrare la giustizia e la città, ma di piccole piazze, spesso contornate da portici, in cui incontrarsi tra mercanti, armatori e marinai. Il porto era la naturale convergenza di ogni affare, non c’era bisogno di grandi palazzi di rappresentanza, erano sufficienti i piccoli “scagni”, ricavati nei piani ammezzati. I nomi delle strade ricordano un passato ricco di mestieri, direttamente o indirettamente legati ai traffici del porto: vico bottai, vico fiascaie, vico librai (nel quartiere di via Madre di Dio, oggi scomparso), vico scudai, e ancora via degli orefici, vico indoratori, via macelli di soziglia… In altre città di mare la priorità dei commerci non impedì il fiorire di una ricca vita amministrativa e militare, un esempio può essere Venezia, dove il commercio e il traffico erano tali che l’uso della “maschera”, oggi simbolo legato esclusivamente al carnevale, era protratto per sei mesi all’anno, perché dava, a chi la portava, una sorta di irriconoscibilità e quindi di mano franca nel trafficare. A Genova il commercio e la vita di mare hanno sempre avuto caratteristiche di grande velocità, grande rischio, sempre e comunque investimento.

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Da sempre ai grandi capitali investiti si sono accompagnate le povertà della popolazione che non aveva denaro da investire sui mari: l’emigrazione, soprattutto verso i paesi dell’America Latina, in particolare l’Argentina, è stata una caratteristica del periodo a cavallo tra l’800 e il ‘900. Per i genovesi ha sempre avuto un forte significato “la chiamata”, la sala dove avveniva la distribuzione del lavoro per la giornata. Ancora recentemente il sistema di reclutamento avveniva per “toccata di spalla” (“me tucca”) sottolineando così un sistema particolarmente snello, basato sulla fiducia. L’imprenditoria ligure è sempre stata nelle mani di poche famiglie, restie a consorziarsi, più inclini a tramandare di padre in figlio le redini delle imprese e a fare investimenti di breve periodo. Regione sviluppata, componente fondamentale del triangolo industriale, oggi la Liguria è la regione del Nord con i dati sullo sviluppo e l’occupazione più vicine alle regioni del Sud ma con il tasso demografico negativo tra i più alti del mondo. Potenzialmente e storicamente ricca, ma momentaneamente depressa, la Liguria è chiamata oggi ad affrontare i problemi legati alla povertà emergente: famiglie che hanno perduto il lavoro o che non sono più in grado di far fronte alle esigenze della quotidianità, situazioni di costante precarietà economica che compromettono la serenità e la volontà di mandare avanti la propria famiglia, la formazione dei figli, il loro avvenire, quando non si trasformano in veri e propri drammi legati alla tossicodipendenza o all’alcolismo. Il passato recente

La grande industrializzazione degli anni ’50, in parte continuazione della grande industria bellica che aveva sostenuto l’esercito italiano nelle guerre mondiali, ha capovolto sostanzialmente le caratteristiche imprenditoriali della città, ha instaurato la cultura del “posto fisso nella grande industria”, ha favorito l’immigrazione dal Sud, la costruzione di quartieri dormitorio sulle colline. Negli anni ’60 ci fu il picco demografico nella città di Genova. Le grandi industrie si attrezzarono con sorte di servizi sociali interni: all’Italsider era nato “l’ufficio per i rapporti umani”. Significativo è un passo di una lettera, scritta da un bambino di 9 anni alla mamma da una colonia estiva organizzata dall’Italsider stessa: «…qui sto benissimo, mangio la pasta e anche la carne e ho un letto tutto per me…». Già al censimento del 1971 la Liguria, unica regione italiana, faceva registrare un calo di popolazione e di occupati rispetto al 1961. Fu un primo campanello d’allarme, probabilmente sottovalutato, ma del quale vennero date sostanzialmente due letture. La prima, sostenuta dal movimento sindacale e dai partiti della sinistra, affermava che, finito lo sforzo della ricostruzione post-bellica, le industrie a partecipazione statale avevano rinunciato a giocare un ruolo innovativo nell’economia italiana, continuando però a fornire prodotti di base, a basso valore aggiunto, all’industria privata, con una specie di tacito impegno a non invadere campi di attività più profittevoli, appannaggio delle grandi famiglie del capitalismo nazionale. Il territorio ligure, così scarso di pianure, era ormai saturo di industrie e l’imprenditorialità ligure aveva operato una sorta di rinuncia all’investimento. La seconda, sostenuta dai partiti di centro, affermava che la vocazione ligure è decisamente terziaria, anche per l’alto costo delle piane residue. Nei documenti della programmazione regionale di questo periodo e dei dibattiti nel consiglio comunale genovese si trovano ampi echi. Studi e ricerche furono avviati in particolare dall’ILRES e dal Centro Studi Unioncamere. Tutte e due le ipotesi sono semplicistiche, la prima ipotizza una sorta di programmazione industriale nazionale, la seconda tende a giustificare la rinuncia dell’imprenditoria locale. Entrambe sottovalutano questo campanello d’allarme, leggono il fenomeno senza ipotizzare soluzioni di lungo termine. Non ci fu di fatto una progettazione concertata per non entrare in crisi.

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Nel corso degli anni ’80 gli indicatori dello stato di salute della Liguria mostrano il tracollo: le attività manifatturiere e i servizi sono in stasi, i comparti industriali, in particolare quelli pubblici, entrano in crisi profonda, il livello occupazionale cade, il tasso di disoccupazione raggiunge quello delle regioni del Sud. In questo periodo non ci sono stati osservatori che abbiano valutato e registrato le involuzioni sociali. La struttura della popolazione: In questi anni, oltre il saldo naturale negativo, si registra anche un movimento migratorio in entrata e uscita estremamente modesto, che delinea una regione ormai chiusa. La classe anziana ha, complessivamente, elevati livelli di reddito e il baricentro economico, politico e culturale si è spostato quindi sugli anziani. Se da un lato si può considerare positiva l’autosufficienza degli anziani, che possono attenuare con i soldi gli effetti dell’invecchiamento, dall’altro si allentano i rapporti con i giovani, avendo gli anziani una sorta di potere condizionante. Non è per caso che Genova è la città che ha, in cifra assoluta, il più alto numero di immigrati dall’Ecuador con la qualifica di “badante”. I giovani sono visti più come rincalzi dei vecchi che non come portatori di idee nuove. Il flusso migratorio in uscita dal comune di Genova riguarda la classe d’età lavorativa e si riversa nei comuni limitrofi. In questi anni, in Liguria, l’83% circa della popolazione vive in contesti urbani, in Lombardia la percentuale è del 48% circa. Negli anni ’80 la Liguria ha comunque il tasso di scolarità più elevato, dopo il Lazio. La struttura produttiva: Il peso del ruolo dell’impresa pubblica, di fatto, non è facilmente surrogabile da qualsivoglia impresa privata. Parole come “dismissioni”, “scorpori”, ristrutturazione”, ridimensionamento”… hanno cominciato ad affollare articoli di giornale e discorsi. Qualcuno ha parlato, senza mezzi termini, di “desertificazione produttiva”. Alla diminuzione del comparto industriale non è corrisposta una crescita del terziario, basti pensare al peggioramento dell’offerta alberghiera e del turismo in generale, appena mitigato dagli investimenti per le celebrazioni colombiane. Riflessioni simili possono essere fatte per il settore commerciale. Il degrado occupazionale: All’inizio degli anni ’90 si registrava un tasso di disoccupazione del 13%. Migliaia di prepensionamenti, 7.200 posti a rischio, 1.600 persone messe in “mobilità”, 4.000 in cassa integrazione, 36.000 in cerca di prima occupazione. La ricerca del lavoro è un elemento di forte frustrazione, in un mercato completamente saturo. La qualità della vita: rispetto alle regioni confinanti sono stati registrati grossi ritardi nella spesa sociale, ambientale, educativa e di prevenzione. Dipendenza dall’esterno: gli investitori esterni, soprattutto nel settore immobiliare, turistico e commerciale, trovano una classe politica particolarmente debole e impreparata per cui la Liguria appare come terra di conquista, nella quale si sta bene, grazie al clima, e dalla quale si possono ricavare buoni profitti. Tra l’81 e il ’91, in Italia, si registra un incremento degli occupati del 10,6%, in Liguria c’è un calo del 5,8%. Considerando che le province di Imperia e Spezia sono comunque in crescita, la crisi investe in modo inequivocabile e disastroso le province di Genova e Savona. Il decremento occupazionale del settore industriale è stato del 25% circa, in cifra assoluta 44.000 addetti in meno in 10 anni. Nonostante questa profondità di crisi, la Liguria continua a restare ai primi posti in Italia per capacità di spesa e di risparmio. Come si fa a spendere i soldi se non si lavora? Quali meccanismi di ammortizzamento e neutralizzazione si sono innescati? Economisti e sociologi hanno parlato di “forze inerziali”.

• L’ammontare delle pensioni in Liguria è elevatissimo, sia come numero di pensionati sia come importo delle pensioni.

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• Il reddito da risparmio accumulato (gli interessi dei soldi depositati in banca) è ugualmente elevatissimo: lo si calcola in non meno di 4.000 miliardi di vecchie lire annui, una media di 5.500.000 vecchie lire per famiglia.

• Si tende a tenere i soldi in banca e a vivere con gli interessi piuttosto che investirli in attività produttive.

• Il numero dei dipendenti pubblici, sul totale della popolazione, è più elevato che altrove. • Ci sono oltre 500.000 persone non residenti che trascorrono in Liguria, nella seconda

casa, la metà circa dell’anno. • Si è accentuato il fenomeno del pendolarismo su altre regioni, in particolare su Milano e

la Lombardia in genere. Il fenomeno Liguria quindi non preoccupa a livello di numeri, ma è drammatico a livello di storie di vita, di persone e famiglie escluse dai processi dei grandi risparmi, delle seconde case e delle forti pensioni. La fascia giovanile, finite le pensioni dei genitori e i soldi in banca rischia l’emarginazione totale, non riuscendo ad affrancarsi dal risparmio economico della famiglia d’origine e non trovando in Liguria un utilizzo adeguato della propria professionalità, che è comunque molto elevata. La Liguria è terra dove spendere soldi guadagnati altrove e/o da altre generazioni. Fino a quando l’inerzia? All’inizio degli anni ’90 le famiglie imprenditoriali liguri con più di 200 addetti erano cinque, oggi sono 4. Per la microimprenditorialità mancano le condizioni adeguate per uscire dalla precarietà: traffico comunque congestionato, infrastrutture non idonee. Non si sono verificati in Liguria “poli di specializzazione”, come è avvenuto in altre regioni. Per l’impresa ligure si può quindi parlare di estrema precarietà, residualità e, in alcuni casi, di mortalità (Vaccai, San Giorgio impermeabili, FIT, Torrington). La risorsa del turismo, che ha in Liguria un potenziale immenso e inimmaginabile, è tutt’oggi frenata da accessi inadeguati, offerta alberghiera di scarsa qualità e comunque a prezzi elevati, mancanza di strutture ricettive di medio livello, scarsa valorizzazione dei centri storici, in particolare di quello di Genova. Si può affermare che il carattere ligure di tramandare l’impresa di padre in figlio non è mutata? Che non è mutata l’inclinazione a compiere investimenti di rapido ritorno anziché di lunga durata? Come si concilia, se si concilia, questa mentalità con la globalizzazione? Quale contributo possono dare i Centri d’Ascolto a tutta la comunità, sociale e politica della nostra regione? Quale contributo alla pastorale? (torna all’indice)

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Caritas Italiana – Newsletter Osservatori delle Povertà e Risorse n. 1 – Luglio-agosto-settembre 2003 Allegato 3 L'autovalutazione relazionale (Mappa di Todd)

Utilizzando la Mappa di Todd (strumento di misurazione della rilevanza relazionale), è stata formulata agli anziani del centro storico della città di Modena la seguente proposizione: “Pensi alle persone che conosce o frequenta abitualmente e le collochi all'interno del grafico in base alla categoria di appartenenza e al grado di importanza della relazione”. Come evidenziato nella figura, ciascun anziano doveva poi riportare negli appositi quadranti i soggetti a seconda del loro grado di importanza. Pensi alle persone che conosce o frequenta abitualmente e le collochi all’interno del grafico in base alla categoria di appartenenza e al grado di importanza della relazione tenendo conto che:

I quadrante = relazione IMPORTANTISSIMA II quadrante = relazione MOLTO importante

III quadrante = relazione ABBASTANZA importante IV quadrante = relazione POCO importante

FAMILIARI

AMICI

SERVIZI

VICINI

IV

I

II

III

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Scheda di auto-valutazione sulle dinamiche relazionali (Mappa di Todd)

Categorie di

Relazione

Poco importante

Abbastanza importante

Molto importante

Importantissima

Familiari 1 3 7 20 Amici 2 8 7 7 Vicini 6 6 3 3 Servizi 3 5 3 5

L'analisi delle indicazioni fornite dagli anziani attraverso l'utilizzo della Mappa di Todd consente di evidenziare il forte peso attribuito alla dimensione familiare, che supera largamente sia per numero di indicazioni che per “intensità” delle stesse, le restanti dimensioni (amici, vicini, servizi). La famiglia è stata indicata 20 volte come relazione importantissima per un totale di 31 segnalazioni, seguita dagli amici, indicati sette volte come relazione importantissima (24 segnalazioni totali), dai servizi (5 segnalazioni come relazione importantissima, 16 totali) e i vicini (3 segnalazioni “Importantissima2, 18 totali). Rispetto alle aspettative iniziali, desta un certo interesse rilevare lo scarso peso attribuito alla dimensione del vicinato, che avuto il numero maggiore di segnalazioni negative (sei indicazioni “poco importante”). Evidentemente, nel contesto del centro storico di Modena non si è sviluppato un adeguato retroterra e clima relazionale tra gli abitanti, a differenza di quanto accade in altri contesti urbani italiani, dove l'area del centro storico si distingue rispetto alla periferia per un numero maggiore di relazioni e di scambi informali nel contesto del vicinato, del palazzo, della via, ecc. Infine, ci sembra interessante rilevare che un certo numero di anziani abbia distinto la valutazione sui familiari in diversi blocchi, inserendo ciascuna tipologia parentale (figli, moglie, nipoti, ecc.) in un diverso quadrante, attribuendo punteggi differenziati e spesso nettamente contrapposti. (torna all’indice)