geomorfologia territorio

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La Provincia di Taranto

Il territorio

Introduzione

• Il territorio della provincia di Taranto confina a ovest con la Basilicata; a nord-ovest con la provincia di Bari; a nord-est con la provincia di Brindisi e ad est con la provincia di Lecce.

• Ha una superficie di kmq. 2436.• E’ bagnato dal mar Jonio.

Orografia

• Il territorio della provincia di Taranto può essere suddiviso in tre settori. Quello di nord-ovest, quello nord o centrale e quello orientale.

Settore di nord-ovest• Il settore di nord-ovest confina con la Basilicata ed è

nettamente diviso in due parti: la parte pianeggiante e la parte alta che costituisce la continuazione della Murgia alta o Murgia barese.

• Qui il fenomeno carsico ha prodotto profonde spaccature dette “ gravine”. Queste spaccature, profonde e relativamente strette nella parte collinare , si vanno sempre più allargando verso la pianura, fino a confondersi con la pianura stessa.

• Il gradino col quale la parte alta precipita nella pianura è costituito da materiale tufaceo, mentre la parte pianeggiante è costituita da terreno argilloso.

La gravina di Laterza

• E’ la più grande della Puglia.• E’ lunga 10 Km e inizia dalla zona materana e laertina; scava

la cosiddetta forra in prossimità dell’abitato di Laterza e piega, parallelamente alla costa, prendendo quindi il nome di “ Passo di Giacobbe” e raccogliendo le acque di altre gravine, tra cui quella di Castellaneta. Sfocia nello Jonio in una zona ricca di paludi costiere dette givoni. La sua larghezza massima è di 500 m per una profondità che talvolta supera i 200 m.

• Abbonda la macchia mediterranea e , fra le rocce, fino a qualche anno fa , nidificava l’aquila marina. Oggi è presente, sempre più raramente,l’avvoltoio degli agnelli , oltre a varie specie di falchi.

GRAVINA DI LATERZA

GRAVINA DI LATERZA

La gravina di Castellaneta

• Misura 145 m di profondità per 350 di larghezza

• Le pareti sono costellate da chiese-cripte.• Abbonda la vegetazione spontanea e

nidificano falchi e colombacci

GRAVINA DI CASTELLANETA

GRAVINA DI CASTELLANETA

CASTELLANETA

Settore nord o settore centrale• Ha pressappoco la forma di un triangolo col vertice a

sud, verso Taranto. Ha una parte alta e una bassa . La prima si estende anche nella provincia di Bari e Brindisi e viene definita “Murgia dei trulli”. La parte nord è costituita da colline e ondulazioni , la parte sud è invece un grande tavolato al centro del quale si trova Martina Franca. Fra la parte nord e la parte sud si trova la Valle d’ Itria. La parte nord precipita bruscamente verso la pianura. La parte sud immette in un vasto anfiteatro , che degrada dolcemente verso lo Jonio ed è delimitato a ovest dalle alture del bosco delle Pianelle e ad est dalle alture che sovrastano Montemesola e Grottaglie.

MURGE DEI TRULLI

Area compresa tra le Murge e il mar Ionio

• Il territorio compreso fra i Monti di Martina e la piana litoranea è occupato da un tavolato lievemente degradante verso il mare, interrotto da gradini più o meno rilevati. La monotonia di questa formazione è interrotta da incisioni più o meno accentuate, specie in coincidenza dei gradini, che vanno da semplici solchi o canali a vere e proprie gravine.

I monti di Martina ammantati dalla lecceta

• L'area che giace fra le estreme propaggini meridionali delle Murge ed il Mar Jonio presenta un substrato costituito da sedimenti marini compattati nel calcare cretacico, affiorante in coincidenza delle alture delle Murge di Sud-Est, delle più modeste Murge Tarantine (a Sud-Est della città) e del vasto tavolato a Nord di Taranto, lievemente degradante verso il Mar Piccolo.

• La gran parte delle aree pianeggianti sono occupate invece da depositi continentali e soprattutto marini plio-pleistocenici, le calcareniti, noti localmente come tufi. Il territorio ad Ovest della città è invece costituito da depositi alluvionali ghiaioso-limosi più recenti, di età pleistocenica-olocenica, originatisi dal trasporto di materiale proveniente dalle aree interne, attraverso le gravine.

Le Murge viste dal Mar Piccolo

LA GRAVINA DI ALEZZA• La Gravina di Alezza si sviluppa nel territorio del

Comune di Crispiano, e in piccola parte in quello di Statte, estendendosi per circa 3 chilometri in direzione nordest – sudovest, da quota 220 metri s.l.m. a quota 160 metri.

• Alezza fa parte dell’articolato sistema di solchi erosivi che vanno a costituire la Gravina di Leucaspide: la gravina di Alezza confluisce, infatti, insieme a quelle di Boccaladroni e di Miola nella gravina di Triglie, che a sua volta si immette nel tratto mediano della Gravina di Leucaspide.

• Il toponimi Alezza fa riferimento esplicito al nome dialettale di una delle specie vegetali che dominano quest’area, ossia il Leccio (Quercus ilex); va detto tra l’altro che nella gravina di Alezza confluisce il canale Lezzitello (alla lettera “piccolo leccio” nel dialetto locale) e la gravina di Alezza stessa si immette in quella del Triglio, toponimo che per alcuni studiosi potrebbe derivare da “tres ilia”, ovvero tre querce,a dimostrazione di come la presenza diffusa del leccio in quest’area abbia fortemente influenzato la toponomastica locale.

LA GRAVINA DI LEUCASPIDE• La Gravina di Leucaspide costituisce il più imponente

esempio del fenomeno carsico nel territorio di Statte, la gravina, localizzata ad ovest del centro abitato, nasce dalla confluenza di altre gravine più piccole, quali quella dell’Amastuola e quella di Triglie; prende il nome di gravina d’Accetta nella sua parte superiore, gravina di Leucaspide nel tratto medio e gravina di Gennarini nell’ultimo tratto (sulle carte è spesso indicata indistintamente come gravina di Leucaspide).

• La gravina di Leucaspide, ricca di grotte, di pareti di roccia tenera facile da scavare, di vegetazione e di acqua (per la presenza delle sorgenti della Valenza e del Triglio), rappresenta da tempi lontanissimi sede d’elezione per l’insediamento umano. L’area della gravina è infatti particolarmente ricca di testimonianze archeologiche ascrivibili a differenti periodi: i dolmen riferibili al periodo preistorico situati nelle vicinanze di Masseria Accetta Grande e di Masseria Accetta Piccola, rappresentate da alcuni monumenti megalitici (dolmen), un villaggio di età greca con annessa estesa necropoli sulla collina di Masseria Amastuola, a controllo dell’intera piana costiera, i numerosi villaggi rupestri di origine medievale.

Settore orientale

• Confina a nord con la provincia di Brindisi e ad est con la provincia di Lecce, mentre la costa si estende dal Capo San Vito fino alla Punta Prosciutto, che segna appunto il confine con la provincia di Lecce.

• E’ prevalentemente pianeggiante , con dolci ondulazioni che prendono il nome di Murge Tarantine.

Idrografia superficiale e sotterranea

• Tutto il territorio della provincia di Taranto è caratterizzato dal fenomeno carsico.

• Questo fenomeno comincia nella parte alta che è costituito da terreno calcareo: il terreno calcareo si fa attraversare dall’acqua piovana che scende in profondità, dove scorre in corsi sotterranei. Tali fiumi si dirigono verso la pianura dove o continuano a scorrere a pochi metri dal suolo o emergono a breve distanza dal mare ( Tara , Galeso ecc.) o sboccano dal fondo del mare , formando sorgenti d’acqua dolce nell’acqua salata, i cosiddetti “citri”.

• La parte collinare , quindi, è povera d’acqua perché questa non è raggiungibile nemmeno con pozzi profondissimi, mentre la parte bassa è ricca di acque sotterranee, facilmente raggiungibili con pozzi.

• Il fenomeno carsico ha anche prodotto grotte meravigliose ( in tutta la parte collinare del settore di nord-ovest e in agro di Crispiano e di Martina) nonché le profonde spaccature dette “gravine”.

• Nella parte collinare le gravine sono ricche di grotte , formate dall’erosione dell’acqua o scavate dall’uomo nel tenero calcare.

• Queste grotte ( es. le grotte di Mottola o di Massafra e altre innumerevoli grotte sparse un po’ dovunque in tutta la provincia di Taranto) sono state abitate dall’uomo fin da epoche remotissime e ,nel Medio Evo, da monaci italo-greci. Questi le hanno stupendamente affrescate e hanno dato origine alla “civiltà rupestre”

Il mar Piccolo• E’ diviso in due bacini dalla penisola di Punta Penna

con l’opposto Pizzone un canale largo 560 m. Di forma ellittica , ha una superficie di 20 km ² e un perimetro di 26,5 km. Nel lato nord del primo seno si versa il Galeso , lungo circa 900 m e largo dai 6 ai 9 m. Nel secondo seno sfociano due piccoli corsi perenni il Cervara e il Rasca. L’affluenza delle loro acque dolci , unitamente a quelle provenienti da numerose sorgenti sottomarine modifica la salinità delle acque. La profondità del mar Piccolo oltrepassa i 13-14 m solo in qualche punto. Il seno di levante , che in corrispondenza della più grossa sorgente sottomarina ha la profondità di circa 30 m è, specialmente verso oriente, poco profondo.

Il mar Piccolo visto dal satellite

La temperatura dell’acqua scende di solito in inverno a 9-11 gradi, in estate raggiunge i 28-30 gradi. Le maree sono modeste e le correnti di marea si muovono a strati.Nel canale navigabile la corrente può raggiungere i 3500 m all’ora e tale imponente rinnovamento dell’acqua torna utilissimo alla vita dei molluschi e in genere alla fauna del mar Piccolo . La corrente di entrata dal mar Grande al mar Piccolo si chiama “ chioma”; quella in uscita è detta “serra”.

Le coste

• La costa è nettamente divisa in due parti: la parte occidentale che va da Taranto verso la Basilicata e la parte orientale che va da Taranto verso il confine con la provincia di Lecce.

• La costa occidentale è bassa, sabbiosa e lineare ,coperta da lunghe e vaste pinete.

• La costa orientale è più articolata e sale dolcemente verso l’interno.

Costa occidentale

Costa ionica occidentale

Costa orientale

Costa ionica orientale

La Provincia di Taranto

Il territorio

Introduzione

• Il territorio della provincia di Taranto confina a ovest con la Basilicata; a nord-ovest con la provincia di Bari; a nord-est con la provincia di Brindisi e ad est con la provincia di Lecce.

• Ha una superficie di kmq. 2436.• E’ bagnato dal mar Jonio.

Orografia

• Il territorio della provincia di Taranto può essere suddiviso in tre settori. Quello di nord-ovest, quello nord o centrale e quello orientale.

Settore di nord-ovest• Il settore di nord-ovest confina con la Basilicata ed è

nettamente diviso in due parti: la parte pianeggiante e la parte alta che costituisce la continuazione della Murgia alta o Murgia barese.

• Qui il fenomeno carsico ha prodotto profonde spaccature dette “ gravine”. Queste spaccature, profonde e relativamente strette nella parte collinare , si vanno sempre più allargando verso la pianura, fino a confondersi con la pianura stessa.

• Il gradino col quale la parte alta precipita nella pianura è costituito da materiale tufaceo, mentre la parte pianeggiante è costituita da terreno argilloso.

La gravina di Laterza

• E’ la più grande della Puglia.• E’ lunga 10 Km e inizia dalla zona materana e laertina; scava

la cosiddetta forra in prossimità dell’abitato di Laterza e piega, parallelamente alla costa, prendendo quindi il nome di “ Passo di Giacobbe” e raccogliendo le acque di altre gravine, tra cui quella di Castellaneta. Sfocia nello Jonio in una zona ricca di paludi costiere dette givoni. La sua larghezza massima è di 500 m per una profondità che talvolta supera i 200 m.

• Abbonda la macchia mediterranea e , fra le rocce, fino a qualche anno fa , nidificava l’aquila marina. Oggi è presente, sempre più raramente,l’avvoltoio degli agnelli , oltre a varie specie di falchi.

La gravina di Castellaneta

• Misura 145 m di profondità per 350 di larghezza

• Le pareti sono costellate da chiese-cripte.• Abbonda la vegetazione spontanea e

nidificano falchi e colombacci

Settore nord o settore centrale• Ha pressappoco la forma di un triangolo col vertice a

sud, verso Taranto. Ha una parte alta e una bassa . La prima si estende anche nella provincia di Bari e Brindisi e viene definita “Murgia dei trulli”. La parte nord è costituita da colline e ondulazioni , la parte sud è invece un grande tavolato al centro del quale si trova Martina Franca. Fra la parte nord e la parte sud si trova la Valle d’ Itria. La parte nord precipita bruscamente verso la pianura. La parte sud immette in un vasto anfiteatro , che degrada dolcemente verso lo Jonio ed è delimitato a ovest dalle alture del bosco delle Pianelle e ad est dalle alture che sovrastano Montemesola e Grottaglie.

Area compresa tra le Murge e il mar Ionio

• Il territorio compreso fra i Monti di Martina e la piana litoranea è occupato da un tavolato lievemente degradante verso il mare, interrotto da gradini più o meno rilevati. La monotonia di questa formazione è interrotta da incisioni più o meno accentuate, specie in coincidenza dei gradini, che vanno da semplici solchi o canali a vere e proprie gravine.

I monti di Martina ammantati dalla lecceta

• L'area che giace fra le estreme propaggini meridionali delle Murge ed il Mar Jonio presenta un substrato costituito da sedimenti marini compattati nel calcare cretacico, affiorante in coincidenza delle alture delle Murge di Sud-Est, delle più modeste Murge Tarantine (a Sud-Est della città) e del vasto tavolato a Nord di Taranto, lievemente degradante verso il Mar Piccolo.

• La gran parte delle aree pianeggianti sono occupate invece da depositi continentali e soprattutto marini plio-pleistocenici, le calcareniti, noti localmente come tufi. Il territorio ad Ovest della città è invece costituito da depositi alluvionali ghiaioso-limosi più recenti, di età pleistocenica-olocenica, originatisi dal trasporto di materiale proveniente dalle aree interne, attraverso le gravine.

Le Murge viste dal Mar Piccolo

LA GRAVINA DI ALEZZA• La Gravina di Alezza si sviluppa nel territorio del

Comune di Crispiano, e in piccola parte in quello di Statte, estendendosi per circa 3 chilometri in direzione nordest – sudovest, da quota 220 metri s.l.m. a quota 160 metri.

• Alezza fa parte dell’articolato sistema di solchi erosivi che vanno a costituire la Gravina di Leucaspide: la gravina di Alezza confluisce, infatti, insieme a quelle di Boccaladroni e di Miola nella gravina di Triglie, che a sua volta si immette nel tratto mediano della Gravina di Leucaspide.

• Il toponimi Alezza fa riferimento esplicito al nome dialettale di una delle specie vegetali che dominano quest’area, ossia il Leccio (Quercus ilex); va detto tra l’altro che nella gravina di Alezza confluisce il canale Lezzitello (alla lettera “piccolo leccio” nel dialetto locale) e la gravina di Alezza stessa si immette in quella del Triglio, toponimo che per alcuni studiosi potrebbe derivare da “tres ilia”, ovvero tre querce,a dimostrazione di come la presenza diffusa del leccio in quest’area abbia fortemente influenzato la toponomastica locale.

LA GRAVINA DI LEUCASPIDE• La Gravina di Leucaspide costituisce il più imponente

esempio del fenomeno carsico nel territorio di Statte, la gravina, localizzata ad ovest del centro abitato, nasce dalla confluenza di altre gravine più piccole, quali quella dell’Amastuola e quella di Triglie; prende il nome di gravina d’Accetta nella sua parte superiore, gravina di Leucaspide nel tratto medio e gravina di Gennarini nell’ultimo tratto (sulle carte è spesso indicata indistintamente come gravina di Leucaspide).

• La gravina di Leucaspide, ricca di grotte, di pareti di roccia tenera facile da scavare, di vegetazione e di acqua (per la presenza delle sorgenti della Valenza e del Triglio), rappresenta da tempi lontanissimi sede d’elezione per l’insediamento umano. L’area della gravina è infatti particolarmente ricca di testimonianze archeologiche ascrivibili a differenti periodi: i dolmen riferibili al periodo preistorico situati nelle vicinanze di Masseria Accetta Grande e di Masseria Accetta Piccola, rappresentate da alcuni monumenti megalitici (dolmen), un villaggio di età greca con annessa estesa necropoli sulla collina di Masseria Amastuola, a controllo dell’intera piana costiera, i numerosi villaggi rupestri di origine medievale.

Settore orientale

• Confina a nord con la provincia di Brindisi e ad est con la provincia di Lecce, mentre la costa si estende dal Capo San Vito fino alla Punta Prosciutto, che segna appunto il confine con la provincia di Lecce.

• E’ prevalentemente pianeggiante , con dolci ondulazioni che prendono il nome di Murge Tarantine.

Idrografia superficiale e sotterranea

• Tutto il territorio della provincia di Taranto è caratterizzato dal fenomeno carsico.

• Questo fenomeno comincia nella parte alta che è costituito da terreno calcareo: il terreno calcareo si fa attraversare dall’acqua piovana che scende in profondità, dove scorre in corsi sotterranei. Tali fiumi si dirigono verso la pianura dove o continuano a scorrere a pochi metri dal suolo o emergono a breve distanza dal mare ( Tara , Galeso ecc.) o sboccano dal fondo del mare , formando sorgenti d’acqua dolce nell’acqua salata, i cosiddetti “citri”.

• La parte collinare , quindi, è povera d’acqua perché questa non è raggiungibile nemmeno con pozzi profondissimi, mentre la parte bassa è ricca di acque sotterranee, facilmente raggiungibili con pozzi.

• Il fenomeno carsico ha anche prodotto grotte meravigliose ( in tutta la parte collinare del settore di nord-ovest e in agro di Crispiano e di Martina) nonché le profonde spaccature dette “gravine”.

• Nella parte collinare le gravine sono ricche di grotte , formate dall’erosione dell’acqua o scavate dall’uomo nel tenero calcare.

• Queste grotte ( es. le grotte di Mottola o di Massafra e altre innumerevoli grotte sparse un po’ dovunque in tutta la provincia di Taranto) sono state abitate dall’uomo fin da epoche remotissime e ,nel Medio Evo, da monaci italo-greci. Questi le hanno stupendamente affrescate e hanno dato origine alla “civiltà rupestre”

Il mar Piccolo• E’ diviso in due bacini dalla penisola di Punta Penna

con l’opposto Pizzone un canale largo 560 m. Di forma ellittica , ha una superficie di 20 km ² e un perimetro di 26,5 km. Nel lato nord del primo seno si versa il Galeso , lungo circa 900 m e largo dai 6 ai 9 m. Nel secondo seno sfociano due piccoli corsi perenni il Cervara e il Rasca. L’affluenza delle loro acque dolci , unitamente a quelle provenienti da numerose sorgenti sottomarine modifica la salinità delle acque. La profondità del mar Piccolo oltrepassa i 13-14 m solo in qualche punto. Il seno di levante , che in corrispondenza della più grossa sorgente sottomarina ha la profondità di circa 30 m è, specialmente verso oriente, poco profondo.

Il mar Piccolo visto dal satellite

La temperatura dell’acqua scende di solito in inverno a 9-11 gradi, in estate raggiunge i 28-30 gradi. Le maree sono modeste e le correnti di marea si muovono a strati.Nel canale navigabile la corrente può raggiungere i 3500 m all’ora e tale imponente rinnovamento dell’acqua torna utilissimo alla vita dei molluschi e in genere alla fauna del mar Piccolo . La corrente di entrata dal mar Grande al mar Piccolo si chiama “ chioma”; quella in uscita è detta “serra”.

Le coste

• La costa è nettamente divisa in due parti: la parte occidentale che va da Taranto verso la Basilicata e la parte orientale che va da Taranto verso il confine con la provincia di Lecce.

• La costa occidentale è bassa, sabbiosa e lineare ,coperta da lunghe e vaste pinete.

• La costa orientale è più articolata e sale dolcemente verso l’interno.

Costa occidentale

Costa ionica occidentale

Costa orientale

Costa ionica orientale

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