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Monica Guerra

Ir ina e i l nostro tempo

Numero X - Anno MMXIV

I Quaderni della Libera Officina

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I Quaderni della Libera Officina

La Libera Officina per la Crescita Umana e Sociale “LOCUS” è un la-

boratorio culturale nato a Brisighella con lo scopo di promuovere i valori umani e la crescita della persona e della società.

E’ stata fondata da Daniele Callini e da Giuliana Morini per realizzare diverse iniziative, servizi ed attività culturali, formative e scientifiche a fa-vore di persone e istituzioni, senza alcuna finalità di lucro. Le entrate eco-nomiche e i proventi delle attività della Libera Officina sono infatti utiliz-zati per la realizzazione delle sue attività istituzionali di ricerca e forma-zione.

I “Quaderni della Libera Officina” si propongono quindi di dare vita a una vera e propria collana di eBook fruibili gratuitamente, quale strumento di studio, condivisione e diffusione della conoscenza.

Visita il sito www.liberaofficina.net dove potrai consultare e scaricare gli altri eBook della collana

© Copyright

I diritti relativi al testo, pubblicato in rete il 27 aprile 2014, sono di pro-prietà dell’autrice. E’ vietata la riproduzione non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, anche se parziale, a uso interno o didattico.

3

INDICE

Presentazione: la bellezza delle imperfezioni pag. 4 Irina pag. 6 Il nostro tempo pag. 19 Brevi note biografiche sull’autrice pag. 39

4

PRESENTAZIONE:

LA BELLEZZA DELLE IMPERFEZIONI Irina vive in un mondo imperfetto, ma non per questo

privo di bellezza. Persino l’imperfezione ha una sua estetica, un significa-

to, una funzione vitale. Quanto meno è la via per interro-garsi, per cogliere tra le rughe dell’esistenza umana una traiettoria di senso, un camminamento evolutivo.

Il vizio non è celato. E’ messo a nudo, accolto come par-te della realtà. Irina come l’esperienza collettiva del vivere sociale paiono aver lasciato andare, grazie ai versi di Mo-nica, la vergogna. E con essa pure quell’ipocrisia, quella malafede così melmosa, fastidiosa, sudaticcia che ci si ap-piccica addosso sino ad incrostarsi. E’ con una profondità leggera che sono messe a nudo tanto l’interiorità, quanto le distonie della realtà sociale. Assieme sono capaci di gene-rare malinconia, ma anche di divenire scalini per un’ascesa. Dopo la discesa tra ombre e inferi. Irina non teme giudizio per ciò che è, neppure per i suoi sentimenti più intimi. Allo stesso modo la condizione umana guarda se stessa così come è, senza censure o illusioni, ma con una speranza sempre accesa, volitiva, desiderante. Il suo desiderio si fa tuttavia umile, autentico. E’ intriso di pu-rezza entro quel sentimento di colpa collettiva che oramai sovrasta la complessità contemporanea ed è fonte di così tanta inquietudine.

5

Due brevi raccolte di poesie inedite di Monica Guerra “Irina” e “Il nostro tempo”, si fondono in questo “Quader-no”.

Irina si mette in gioco, fino in fondo, e ci costringe a fare altrettanto. Accompagna il nostro sguardo su di essa, inno-cente figura femminile, così piena di esperienza, di un vis-suto denso e ricco, sia di gioia che di dolore. Irina è una donna che ha imparato molto dalla vita, e ora può essere madre.

Segue uno sguardo fugace ma intenso sulle miserie e sulle possibilità dell’essere umano. Il nostro tempo sembra celebrare un declino nell’attesa di una rinascita che deve compiersi.

Si passa da un’identità individuale a un “noi”, ove siamo tutti parte. L’io e il noi si fanno specchio, ci prendono per mano e ci accompagnano in luoghi che in genere preferia-mo non esplorare completamente, perché sempre scomodi e impervi.

Anche una mancanza, un vuoto possono allora trasfor-marsi in forza ispiratrice di bellezza, di sforzo creativo, di amore che vuole essere riempito, ingravidato. Come per miracolo un lutto diviene energia progettuale.

Grazie Monica.

DANIELE CALLINI Daniele Callini

6

IRINA

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Irina i suoi muri Nei passi infranti risacca d'onde alla muta riva del cuore.

8

Irina di strada Irina socchiude i fianchi, ammutolisce lo sguardo e la sua carne sbiadisce in un amore a tempo, fuori dal tempo. Irina non conosce eroi ma carni flaccide e spalanca loro il sorriso trafiggendo fievole la coltre di vizio.

9

Irina la carne - t'avrei pure tratta in salvo. Dai labirinti lividi dalle balze di una notte in ghingheri dall'illune mercato mascherato dal fiato rancido che miete il sonno t'avrei pure tratta in salvo. Da quel non luogo dal gonfiore informe di spergiuri dai vizi turgidi, verdi i corpi pesti, mollicci e sciatti dal miasma delle cimici dalle intermittenti, resilienti, moltitudini. T'avrei pure tratta in salvo. Il tuo latte inutile, la scia d'un petalo lunare dentro il mio palmo della mano a innalzarti d'un palmo appena di una mano. T'avrei pure tratta in salvo, mentre inane scivolavo.

10

Irina a doppio taglio (Labyris) Quali i fiotti di perle e latte il suo seno quali oblique bianche ferite ferendo bevevo e incline mi ferivo!

11

Irina a casa Irina è a casa, tra le donne di Caria sorregge l’Eritreo. Irina è a casa, fra i tronchi di pietra regala l’ombra antica. Irina è a casa, con i seni bianchi a Bonifacio danza lieve sulla spuma. Irina è a casa, con le guance a terra sussurra alla quinoa. Irina è a casa sorride al mio riflesso, riflesso nella Neva.

12

Irina la vita Irina feconda la vita con il suo cuore gonfio tra le gambe strette.

13

Irina la pioggia Irina liquefatta danza nella pioggia. Riflessi milioni di cani verdi echi sbavati di latrati languidi pozzanghere di mani nel fiume tra le cosce.

14

Irina il tempio Irina è ferro e pace ramo d’ulivo ai piedi del tempio. Irina è grembo e feto ieri e domani nella brocca del tempo.

15

Irina il tempo Irina non teme il tempo. Gli danza intorno in un ritmo ancestrale a passi tenui che non destano demoni. Irina non teme la bellezza la raccoglie sulle spalle tra le ciocche morbide e un drappo di pensieri. Irina non teme la vita. Sospira e la guarda sbocciare indossando il giorno tra le gocce di poesia che solcano il vetro.

16

Irina la luna Irina imperfetta sorregge un angolo di luna in un baratro celeste.

17

Irina il vuoto Irina pazienta una capienza. Assorta nel suo distratto vuoto di spazio.

18

Irina la fine Irina e il suo significato, trascurato mio emblema siginificante le onde misteriose e le tare dominanti o dominate raggi di luna e di sole. In terrigni frammenti visionari o lucidi pneuma secolare autentici o riflessi ma alla fine, fatta salva la tela, cosa importa, oltre la porta?

19

IL NOSTRO TEMPO

20

Il nostro tempo Pettinato a vizio di tutto punto il tempo d'ipocrisia e un dilatato manierismo.

21

Ancorato all'ego Un passo sopito compie il suo tempo nel solco di un fuoco fatuo un altro riverbero fragile tentativo d'uomo sfugge alla supremazia di terra e cielo. Ancora all'ego.

22

Catatonia d'amore Due camere oltre il russare il buio biascica un'unghia di felicità ai piedi d'un amore catatonico.

23

Cielo d’occidente Scroscio di cenere sarà l’alto lenire di putride ferite, di ogni stolto che, senz’occhi, dissimulava l’orizzonte.

24

Corolla d'illusioni D'impercettibili virgulti e pavide intenzioni la pluralità nevrotica sopravvive spenta in una corolla d'illusioni.

25

Giusto un uomo Scalda un raggio oltre la coltre grigia. Posso essere felice in un giorno di dolore? E se il mio cuore dice alba dove tu dici tramonto perdona il mio, o forse il tuo, smarrimento. E dovrei chiedermi: "Chi di noi è nel giusto?" me lo chiederei, se l'uomo giusto rendesse onore all'essere giusto un uomo.

26

Non più essere Guadagnare per spendere oltre lo spendibile per ottenere oltre l'ottenibile finanche non più divenibile.

27

La giustizia La giustizia non è di chi vince la guerra. La giustizia è senza gloria, senza alleati, senza vittoria. La giustizia non è di uomini forti. La giustizia è dei giusti, senza scettro o corona, ma con steli d’onore.

28

Occhi bigotti Occhi frolli indorano un Dio senza fede e l’indulgere ipocrita di un sangue sopito soffoca ogni divina beltà.

29

Orfano russo Tre anni e tra quattro muri muore. Fu orfano russo poi fu bara ciò che non fu amore. E fosse stata solo la morte! Furono botte così tante botte lesioni interne e farmaci ficcati giù nella gola alata. E come posso io proferire è una scala che ognuno riceve la sua dose di gioia?

30

Orfano russo Tre anni appena. Orfano russo, figlio d’umana cancrena.

31

Livida follia A un piccolo angelo russo. E noi benpensanti come possiamo elucubrare di compiti esistenziali, dinanzi alla livida follia che squarcia le ali agli angeli?

32

Rabbia Troppo spazio alla rabbia nella nostra quotidiana sfilata di parole. Troppo tempo all'ego vano mentre rincorriamo ciò che se ti volti scappa.

33

Società La chiamano società. E chi giace trasparente in una branda itinerante ha coperte di cartone sul carro ruvido dell’umana indifferenza.

34

Sotto una coltre di Narcisi Stanotte ho scoperto che le leggi sopperiscono alla mancanza di cuore di buon senso di lungimiranza. Sopperiscono all'uomo ai suoi occhi piccoli che non sopperiscono all'ego che avanza. Stamane mi dipano, solo un attimo, negli occhi di un gatto.

35

Suicidio Imperversa esangue una corrente inversa nei polsi interrotti.

36

Uominideserto S'accasciano in piedi gli uni contro gli altri tutti questi uominideserto.

37

Uominideserto La distanza di un eco il vuoto senza astrali le ali ingurgita oboli d'oro e le tasche senza battiti senza carezze le mani.

38

Ciò nonostante La bellezza della vita mi stupisce ben più di quanto non mi inquieti la sua bruttezza.

39

BREVI NOTE BIOGRAFICHE SULL’AUTRICE Monica Guerra è nata e vive, oggi, a Faenza, dopo avere

trascorso la sua infanzia a Tredozio, un piccolo borgo dell'Appennino Romagnolo. Trasferitasi negli Stati Uniti d’America, si è laureata nel 1994, in California. Ha poi conseguito, al rientro in Italia, un Master in Business Ad-ministration presso l’istituto Profingest di Bologna. Negli anni è divenuta imprenditrice, ma il suo più prezioso og-getto d'amore è la poesia. Ha pubblicato diversi suoi brani all'interno di raccolte e volumi dedicati a concorsi letterari.

40

I Quaderni della Libera Officina I. D. Callini, I Frammenti Ricomposti, giugno 2010.

II. D. Callini, Il Coraggio, novembre 2010.

III. A. Valeck, Educazione e dintorni: dialoghi a distan-

za, gennaio 2011.

IV. D. Callini, La ricerca dell’autenticità, febbraio

2011.

V. D. Callini, La clessidra di Ermete, aprile 2012.

VI. G. Morini, Breve antologia di storie resilienti, giu-

gno 2012.

VII. D. Grossi, Ragioni di felicità, agosto 2012.

VIII. M. Guerra, Raggi di luce nel sottosuolo, ottobre

2012.

IX. D. Callini, Il limite e lo stupore, marzo 2013.

X. M. Guerra, Irina e il nostro tempo, aprile 2014.

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