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Il bullismo a scuola:

definizione, identificazione

e strategie di intervento

Argomenti• Cos’è il bullismo

• Definizione

• Ruoli coinvolti

• Correlati individuali e contestuali

• Strumento

• Fattori di rischio e protezione: approccio ecologico

• Presentazione di strategie di intervento a più livelli

Leggiamo subito i tre casi: si tratta di bullismo?

Se si, secondo quali criteri?

Il bullismo

Messa in atto con diversi mezzi

Intenzionale e ingiustificata

Implica una disparità di forza o potere tra il bullo e la vittima

Particolare forma di aggressività (Olweus, 1993; Salmivalli et al., 1996; Wolke et al., 2000)

Non provocata e mirata a far male, a Non provocata e mirata a far male, a indure paura

Continuata nel tempo e frequente

relazione cronica e

asimmetrica, ruoli definiti

Chiara definizione dei ruoli

Gruppo: la «gang»

Inserisci tabella 1.1 di menesini

Ancora sulla distinzione tra bullismo e altri

tipi di comportamento

Segnali che allarmano e a cui

prestare attenzione� Segni di disagio emotivo: ansia, lamenta sintomi fisici,

comportamenti regressivi (es. bagnare il letto, risvegli notturni,incubi), depressione (nella forma di atteggiamento passivo,abbandono attività, ritiro sociale), difficoltà del sonno,alterazioni appetito, scarsa concentrazione sui compiti

� Compie strani percorsi per e da scuola

� Torna a casa con ferite o vestiti strappati

� Perde o chiede denaro

� Compie atti inconsueti (maninare la scuola, piccoli furti:episodici e quindi incidenti di percorso oppure pressioni dal ungruppo di pari?)

� Scoppi di rabbia ingiustificati e improvvisi

� Evita di rispondere, silenzi

Indicatori di rischio di vittimizzazione: segnali che allarmano e a cui prestare

attenzioneA SCUOLA:

� Continuamente schernito dai compagni

� Rimane solo nei momenti di socialità (mensa, ricreazione, ecc.)

� Viene attivamente escluso dai compagni durante attività digruppo

� Non interviene nelle discussioni in classe

� Rimane vicino all’insegnante durante i momenti di ricreazionee di gioco

Diversi tipi (Smith et al., 2008; Wolke et al., 2000)

Forme dirette Molestia fisica (calci, pugni…), verbale (insulti, offese…), danni alle cose e furti

Più subdole e nascoste. Controllo della relazione con i coetanei, lesione della reputazione o compromissione dell’amicizia

Forme indirette

Cyberbullying

Uso di internet o del cellulare per inviare messaggi minacciosi o denigratori alla vittima o per diffondere messaggi o immagini dannosi e calunniosi («happy slapping»)

Il cyberbullying

� Molestie: spedizione ripetuta di messaggi insultanti, mirati a ferire o a incutere paura.

� Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare la sua reputazione (via e-mail, messaggistica istantanea, ecc.)

� Sostituzione di persona: farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.

� Rivelazioni e inganno: pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un’altra persona o da essa confidate

� Divulgazione di materiale visivo: diffondere immagini o video di scene intime o aggressive senza il consenso della vittima

� Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.

Caratteristiche del bullismo elettronico

(Mitchell et al., 2007; Pornari & Wood, 2010; Slonje & Smith, 2008)

• Capacità di usare mezzi elettronici

• Anonimato del molestatore

• Diffusione rapida e globale (maggiore potenziale numero di spettatori)

• Assenza di limiti spazio-temporali (impossibilità per la vittima di sfuggire)

• Dimensione di gioco e divertimento, ricerca di novità

• Indebolimento di remore etiche ed empatia (presunto anonimato + possibilità di essere "un’altra persona" online)

• Minore controllo da parte di genitori e insegnanti (meno segnali visibili, meno conoscenza della tecnologia e del problema in sé)

• Conseguenze diverse:

• maggiore gravità per diffusione di foto o video e telefonate minacciose

• minore per molestie via sms o e-mail

Altre forme di bullismo

• Bullismo razzista

• Bullismo omofobico

• Molestia sessuale

• Nonnismo

• Mobbing

Differenze di genereMASCHI: aggressività fisica o verbale

FEMMINE: aggressività psicologica/relazionale

Dipende dalla diversa interpretazione delle relazioni interpersonali tra maschi e femmine: gerarchie di potere vs. modalità per entrare in

intimità con altri

La considerano più dannosaDimostrano la propria forza,

accettata socialmente

Impedisce intimità e amiciziaDiversa educazione, maggiori

abilità verbali e cognitive

Luoghi e persone• Luoghi e momenti in cui non c’è supervisione:

bagni, cortile, corridoi, strada o aule; ricreazione, uscita/entrata dalla scuola. Adulti spesso assenti

• Tutta la classe è coinvolta nel fenomeno del bullismo e quindi i bambini possono assumere diversi ruoli

Bullismo = caratteristiche individuali + contesto sociale

Fenomeno di gruppo• L’85% degli episodi di bullismo avviene in presenza di coetanei

• 54% dei bambini guarda in modo passivo

• 21% si unisce al bullo

• 25% interviene a favore della vittima

• Affiliazione tra bulli e sostenitori (reti sociali e amicizie)

• Fenomeno dell’omofilia per socializzazione reciproca e associazione selettiva: il risultato che diventa difficile uscire dal gruppo dei bulli

(Craig & Pepler, 1997; Salmivalli et al., 1996)

Diversi ruoli

• Bulli: problemi di condotta, aggressività, rifiuto (ma anche ammirazione). Bassi livelli di empatia e moralità; dominanza e capacità di accedere alle risorse del gruppo

• Vittime: debolezza (ma anche aggressività reattiva), disturbi psicosomatici, mancanza di autostima, bassa popolarità

• Seguaci del bullo: gregari, aggressivi, non leader

• Difensori della vittima: prosocialità, competenza

• Esterni: spettatori, bassa autoefficacia, disagio personale

(Caravita & Gini, 2010, Salmivalli et al., 1996)

Tendenze evolutive

• Presente già in età prescolare (Alsaker & Valkanover, 2001)

• Apice e stabilizzazione del bullismo intorno agli 11 anni (passaggio dalla scuola elementare alla scuola media) (Pellegrini et al., 1999; Smith et al., 1999):

• si ridefinisce il proprio ruolo• si entra in una scuola nuova dove bisogna farsi accettare• i ragazzi più grandi fungono da modello

• Tendenza a diminuire nelle scuole superiori

• Il bullismo fisico tende a diminuire, ma non quello relazionale o elettronico:• Regole sociali che stigmatizzano la violenza

• Capacità sociocognitive e comunicative

• Più mezzi a disposizione

• I ragazzi che rimangono coinvolti (bullismo stabile) faticano molto di più per uscirne.

• Quindi: minor coinvolgimento = maggiore cronicità, minore adattamento

(Berti & Bombi, 2004; Hay, Payne & Chadwick, 2004; Olweus, 1979)

• In adolescenza il coinvolgimento come seguaci o difensori diminuisce, mentre aumenta quello come esterni

• È possibile che in adolescenza maggiore focus su di sé e quindi maggiore distacco dalle situazioni che coinvolgono i pari:• minor bisogno di affiliarsi a compagni più potenti

(seguaci)• maggiore disimpegno, e convinzione che, ormai quasi

adulti, bisogna essere in grado di cavarsela da soli (difensori e non coinvolti).

Comportamenti antisociali o problematici

Es. abbandonare o marinare la

scuola

Es. delinquenza, vandalismo

Rischio di disturbi psichiatrici

Es. disturbi della condotta, disturbo del deficit dell’attenzione

Alcol, droga

Conseguenze del bullismo…

Abuso di sostanze

Continuità tra bullismo nell’infanzia, delinquenza giovanile e criminalità adulta, per cui si può supporre una continuità di

sviluppo tra bullismo e delinquenza

Es. mobbing sul lavoro, partner e

genitori aggressivi

Problemi emotivi e patologie

Es. depressione, solitudine, ansia. Disturbi psico-somatici.

Episodi di suicidio

Es. basse autostima, autoefficacia e

considerazione di sèProblemi sociali

Es. isolamento sociale, scarse competenze

interpersonali

…e della vittimizzazione

Le vittime aggressive sono il gruppo più a rischio per esclusione sociale, bassa accettazione nel gruppo, problemi

psicologici e comportamentali, sintomi psichiatrici e comportamenti a rischio

Immagine di sé

Es. evitamento di alcuni luoghi (es. cortile), perdita di interesse nella scuola

Possibili antecedenti: multi-fattorialità

1. Fattori biologici

2. Fattori individuali

3. Fattori familiari

4. Fattori contestuali

1. Temperamento e caratteristiche personali

• Impulsività

• Basso controllo inibitorio

• Irritabilità

• Forza fisica

• Disabilità, difficoltà di apprendimento

• Minoranza etnica o razziale

(Bierman, 2004; Sanson et al., 2004)

2. Fattori individuali

a) Componente cognitiva (abilità sociali e teoria della

mente)

b) Componente emotiva (riconoscimento delle emozioni

ed empatia)

c) Componente motivazionale (ricerca di potere e

popolarità)

d) Componente morale (conoscenza delle regole e

disimpegno morale)

a) ll modello SIP(Social Information Processing, Crick & Dodge, 1994)

(1) Codifica delleinformazioni

(6)Comportamento

finale

(2)Interpretazione

(5)Decisione

della risposta(4)

Ricerca della risposta

(3)Scelta

dell’obiettivo

INFLUENZE DA:-memoria

-regole acquisite-schemi sociali

-obiettivi

Valutazione e rispostedall’ambiente

Approccio cognitivo: ciò che guida il comportamento (anche aggressivo) è la cognizione:

• non è la situazione che deve essere analizzata, ma la personale interpretazione della situazione e delle motivazioni che dà luogo a determinate risposte.

Diverse persone interpretano in modo diverso: intenzionale, benigno, ostile…

Bulli e vittime elaborano le informazioni in modo distorto, attribuiscono intenzioni ostili e mirano a relazionarsi in modo aggressivo (Camodeca & Goossens, 2005; Crick & Dodge, 1994)

a) ll modello SIP(Social Information Processing, Crick & Dodge, 1994)

(1) Codifica delleinformazioni

(6)Comportamento

finale

(2)Interpretazione

(5)Decisione

della risposta(4)

Ricerca della risposta

(3)Scelta

dell’obiettivo

INFLUENZE DA:-memoria

-regole acquisite-schemi sociali

-obiettivi

Valutazione e rispostedall’ambiente

Bullo con aggressività reattiva

«testa calda»

a) ll modello SIP(Social Information Processing, Crick & Dodge, 1994)

(1) Codifica delleinformazioni

(6)Comportamento

finale

(2)Interpretazione

(5)Decisione

della risposta(4)

Ricerca della risposta

(3)Scelta

dell’obiettivo

INFLUENZE DA:-memoria

-regole acquisite-schemi sociali

-obiettivi

Valutazione e rispostedall’ambiente

Bullo con aggressività proattiva: predilige vantaggi personali piuttosto che

preservare le relazioni

Parzialmente in contrasto con questo modello, secondo cui i bulli si caratterizzano per deficit nella

elaborazione delle informazioni sociali, si pone un’altra prospettiva che caratterizza i bulli come invece dotati

di elevata intelligenza sociale, usata però per anticipare pensieri e comportamenti dei compagni in

modo da manipolare efficacemente i processi di gruppo sottostanti le dinamiche di bullismo

e ottenere vantaggi personali (cognizione “fredda»)

Il modello della ToM (Theory of Mind, Sutton et al., 1999)

• Alta teoria della mente e abilità cognitive per:

• Manipolare e fare del male

• Avere seguaci

• Non farsi scoprire

• Intelligenza sociale macchiavellica non deficitaria

• I bulli competenti socialmente, dominanti, leader e a volte popolari (Pellegrini et al., 1999; Sutton et al., 1999)

• L’aggressività serve per controllare e ottenere risorse dal gruppo (Hawley, 1999; 2007)

b) Componente emotiva

• Bassi livelli di competenza emotiva (espressione, comprensione, regolazione)

• Bassi livelli di empatia (sia affettiva-simpatia ed empatia- che cognitiva-assunzione prospettiva dell’altro-)

• Bassi livelli di senso di colpa e di vergogna

(Bierman, 2004; Denham et al., 2003; Menesini & Camodeca, 2008)

c) Componente motivazionale

Alla base del comportamento prepotente: una componente motivazionale di ricerca di maggiori

dominanza e visibilità

Obiettivo: acquisire un certo livello di potere esplicito mediante l’uso della forza indipendentemente

dall’aspetto relazionale

(Caravita et al., 2009, 2010; Hawley, 1999; Hawley et al., 2007)

d) Bullismo e moralità

• Non chiara distinzione tra regole morali e regole socio-convenzionali

• Bassi livelli di emozioni morali (empatia, senso di colpa e vergogna)

• Influenza delle norme di gruppo: ruolo del gruppo nel rinforzare e sostenere il comportamento del bullo

• Ragionamento egocentrico

• Alto disimpegno morale(Caravita e Gini, 2010)

Bandura: distinzione tra pensiero morale e azione morale

Pensiero morale

Ragionamento su ciò che è giusto e

sbagliato secondo il sistema morale interiorizzato

Azione morale

Comportamento osservabile agito da

una persona in un determinato contesto

sociale

Disimpegno morale: meccanismi autoregolatori che consentono di deresponsabilizzarsi, trovare

giustificazioni, non provare senso di colpa

Il disimpegno morale

giustificazione morale: una condotta inaccettabile presentata al servizio di principi e valori morali superiori (es. la difesa del gruppo di amici, l’obbedienza al capo)

I meccanismi di DM

etichettamento eufemistico: il linguaggio può deformare il significato morale di una condotta (“Pacche o spinte sono solo giochi un po’ movimentati”)

confronto vantaggioso: un’azione deplorevole viene confrontata con altre più crudeli che ne attenuano il giudizio di immoralità

dislocamento di responsabilità: la propria responsabilità viene rimandata ad altri riducendo il peso del proprio coinvolgimento (es. dare la colpa alla famiglia o alla società)

diffusione di responsabilità: la responsabilità del singolo viene riversata nella responsabilità del gruppo

distorsione delle conseguenze: viene minimizzata, distorta o negata la conseguenza dell’azione (es. la sofferenza della vittima) (“non è grave dire piccole bugie dal momento che non fanno male a nessuno”)

deumanizzazione: la vittima viene rappresentata come “meno umana”, priva di sentimenti, di sensibilità, di dignità

attribuzione di colpa: la vittima è considerata meritevole delle prepotenze che subisce a causa del suo comportamento

3. Relazioni in famiglia• Genitori autoritari (punitività e basso affetto) o permissivi e basso monitoraggio

-> rischio bullismo (Olweus, 1993)

• Genitori iperprotettivi -> vittimizzazione, troppo coinvolti nelle relazioni familiari e poco liberi di esplorare relazioni amicali

• Esperienze di violenza contro i bambini o tra genitori -> rischio vittimizzazione aggressiva (Smith & Monks, 2002)

• Bullismo a casa tra fratelli (Menesini et al., 2010; Wolke & Samara, 2004):

• Alta correlazione con bullismo a scuola

• Fratello maschio maggiore più spesso nel ruolo di bullo

• Caratteristiche di relazione conflittuale e con bassa empatia

• Attaccamento insicuro per vittima (insicuro-ambivalente) e per bullo (insicuro evitante)

4. Ambiente extrafamiliare

• Livello socioeconomico

• Ambiente di vita

• Esposizione alla violenza

• Difficoltà scolastiche e sociali

• Affiliazione con pari aggressivi

• Televisione e videogiochi

• Scuola:• Dalla ricerca emerge in modo consistente: tendenza degli

insegnanti a sottostimare l’incidenza del problema rispetto agli alunni.

Valutare il problema

• Capire l’incidenza

• Strumenti per la rilevazione: pre-test e post-test

1. Questionario costruito ad hoc:

• Coinvolgimento attivo e presa di consapevolezza del problema

2. Questionario anonimo sulle prepotenze

3. Il questionario «la mia vita a scuola» (elementare): comportamenti sociali nell’ultima settimana a scuola

4. Il questionario sociometrico basato sulla nomina dei pari

Vantaggi…

• Informatori multipli

• Bassa desiderabilità sociale

• Pari come osservatori coinvolti nel fenomeno

• Individuazione di diversi ruoli

• Facile somministrazione e semplicità

…e svantaggi

• Rischio di mancanza di sincerità (paura di offendere o di subire ritorsioni)

• Rispondere per etichette

• Ostacolo da parte di insegnanti e dirigenti (mancanza di anonimato)

• Mancata individuazione del bullismo relazionale

Questionario anonimo sulle prepotenze

Aree da indagare:• Subire prepotenze (fisiche e psicologiche)• Parlare delle prepotenze subite• Fare prepotenze• Parlare delle prepotenze fatte• Stima dei bambini che fanno e subiscono prepotenze• Percezione e consapevolezza del problema da parte di

insegnanti e compagni• Prepotenze da parte dei compagni fuori dalla scuola o agite

da altri• Relazioni e amicizie tra coetanei• Atteggiamenti verso le prepotenze (quando vedi…come ti

senti? Che cosa pensi?)

Criteri: bullo 50% nomine bullo e <33% nomine vittimavittima 50% nomine vittima e <33% nomine bulloesterno: <33% nomine vittima e nomine vittimabullo

Interventi

Tratto da Gini e Pozzoli, 2011

classescuola

Approccio ecologico-sistemico per la prevenzione e l’intervento

BULLISMOalunni

famiglia

comunità

(Gini & Pozzoli, 2011; Menesini, 2000; Olweus, 1993)

Associazioni di volontariato

Forze dell’ordine

Associazioni culturali

Servizi sociali

Media (radio, TV)

Istituzioni religiose

Associazioni sportive

Biblioteche, tempo libero

Livelli di intervento

• Livello di comunità

• Livello scuola

• Livello classe

• Livello individuale

• Intervento sulla famiglia

Livello comunità

• Il bullismo ha costi sociali elevati ed è parte di un problema più grande e diffuso, es.:

• Emarginazione

• Razzismo

• Povertà

• Coinvolgimento di tutte le componenti

• Importanza di quanto potere e responsabilità ciascuna di queste componenti sente di avere

Coinvolgimento della comunità

• Fornire informazioni sul progetto (es. volantini, assemblee)

• Favorire la partecipazione (es. serate teatrali, assemblee)

• Avviare collaborazioni con agenzie del territorio (es. associazioni sportive, culturali, religiose), consultori, istituzioni, forze dell’ordine, e con altre scuole

Gli Osservatori Regionali

• Osservatori Regionali permanenti sul bullismo: DM n.16 del 5/2/2007 (“Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo”)

• Obiettivi:

• Collaborare con l’amministrazione centrale e periferica, con le diverse agenzie educative nel territorio per la realizzazione di attività

• Collegamento tra il Ministero e le scuole, ma anche tra scuole e territorio

• Supporto e consulenza per chi si occupa di bullismo

• Strategie operative su quattro livelli:

a) prevenzione e lotta al bullismo (coinvolgimento di tutte le componenti e programmi di intervento)

b)promozione di percorsi di educazione alla legalità attraverso attività curricolari ed extracurricolari

c) monitoraggio costante del fenomeno bullismo

d)monitoraggio e verifica delle attività svolte

Approccio e interventi con la scuola

• Scuola come “laboratorio imperfetto”:• personale che cambia

• poca collaborazione

• interruzioni per mancanza di fondi o di GC o di bassa motivazione….

• Flessibilità nel modificare obiettivi e metodi

• Disponibilità a collaborare e lavorare insieme

Se ci viene detto…

In questa scuola non ci sono episodi di bullismo!

Perché la scuola?

Intervenite sulle famiglie e

il quartiere

I bambini devono imparare a

difendersi da soli

È meglio fare finta di niente

Cosa vuoi che sia? Sono

ragazzate!

Fa parte Fa parte della natura

umana!

Abbiamo già

abbastanza

Abbiamo già fatto

abbastanza

…rispondiamo

Portiamo i dati

sull’incidenza

Le conseguenze sono gravi, per i

bambini e la società intera

La scuola è un’agenzia educativa e

luogo in cui il bullismo si

sviluppa

Aiutare i bambini a difendersi può essere parte dell’intervento

La scuola e gli adulti hanno

responsabilità

Il bullismo può essere ridotto

Livello scuola

• “Accordo” tra genitori e insegnanti

• Formazione del personale: incrementare le abilità di gestione dei conflitti e la supervisione, promuovere i comportamenti prosociali e di aiuto

• Migliorare l’ambiente-scuola, coinvolgendo anche gli alunni (eliminare spazi bui o nascosti, rendere gli spazi stimolanti ed interessanti)

• Realizzazione di una politica anti-bullismo e di una dichiarazione di intenti: linee-guida, obiettivi concordati, organizzazione di attività, impegno di tutti

Politica scolastica anti-bullismo

1) Coinvolgere tutte le componenti della scuola (insegnanti, alunni, genitori, personale non docente)

2) Elaborare una definizione chiara, condivisa ed esaustiva di ciò che si intende per comportamento prepotente

3) Creare un clima in cui i ragazzi si sentano sicuri di poter parlare delle prepotenze

4) Creare un clima di comunità (atmosfera positiva, moralità condivisa, senso di appartenenza): un’atmosfera positiva all’interno della scuola, nei termini di un più alto senso di comunità, era positivamente associato ad un atteggiamento più favorevole nei confronti della vittima di bullismo.

5) Elaborare le linee guida per la denuncia, la prevenzione e l'intervento (si lavora a livello di istituzione scolastica)

6) Migliorare la disciplina: metodo punitivo (b. come problema individuale) vs restorative justice:

• approccio alla disciplina basato sui valori della cooperazionee della responsabilità, interessato più al benessere dellerelazioni che ai comportamenti problematici in sé

• questo obiettivo viene perseguito non isolando e punendocoloro he infrangono le regole, ma fornendo loro supporto eoffrendo la possibilità di assumersi la responsabilità(contrapposta alla colpa) per il loro comportamentonegativo e di proporre/mettere in atto delle soluzioni cheriparino il danno provocato e ristabiliscano la giustizia.

• focus sul contesto sociale e sulle emozioni dei protagonisti

6) Monitorare e rivedere le strategie di intervento

7) Comunicare la politica adottata dalla scuola a tutte le parti coinvolte

8) La rete di scuole, per superare l’individualismo istituzionale per dialogare in modo più efficace con le istituzioni del territorio

Attività a livello di classe

a) Attività curricolari

b) Attività sulla moralità

c) Condivisione di regole

d) Potenziamento delle abilità emotive, sociali e personali

a) Attività curricolari

• Affiancare il lavoro didattico con riflessioni e discussioni sul bullismo, utilizzando e discutendo concetti collegati nelle diverse discipline scolastiche

• Esempi: • Pregiudizio, oppressione, potere, responsabilità (storia,

letteratura, economia, educazione civica)• Analisi risposte a un questionario (matematica)• Esercizi e giochi (educazione fisica)

• Coinvolgimento di tutti gli insegnanti (non gerarchia di discipline)

• Didattica interattiva e partecipata (non solo i contenuti, ma anche il modo)

• “Filo rosso” durante tutto l’anno scolastico

Materiale stimolo…Temi: diversità, esclusione, prepotenze, emarginazione, dominanza: motivazioni e conseguenze

Stimoli letterari

Film

Stimoli d’attualità

Stimoli dall’ambito storico e geografico (immigrazione, colonialismo, nazismo)

Stimoli dall’ambito giuridico (es. leggere articoli di legge; la Costituzione; ddl sull’educazione delle differenze di genere e prevenzione della violenza di genere)

• Lettura di brani letterari o di attualità, di norme e leggi

• Visione di filmati, ascolto di musica

Come procedere…• Come si sente il

protagonista?• Immaginate di essere il

protagonista, gli altri fanno domande (progettare un’intervista)

• Cosa potrebbe fare?• Quale episodio è più grave?• Rappresentare la scena• Aggancio alla propria

esperienza personale:• Esperienza simile• Emozioni• Reazioni• Soluzioni

• Attività teatrali, role-playing

• Giochi e attività di gruppo

• Discussione e rielaborazione di gruppo e/o individuale in forma scritta

b) Attività sulla moralità

• Distorsioni cognitive, disimpegno morale, responsabilità personale

• Uso di dilemmi morali

• Uso di storie di prevaricazione

• Confronto in gruppi delle interpretazioni contrastanti

• Cercare soluzioni alternative e capire i limiti dei propri ragionamenti

c) Condivisione di regoleCostruire un sistema di regole per la convivenza in classe:•poche e chiare•concrete, espresse in positivo•discusse e condivise •conosciute (pubblicizzate)

Esempi:�“Il bullismo non è mai giustificabile”�“Raccontare un episodio a un adulto può aiutare la vittima”�“Bisogna aiutare chi è in difficoltà”

Tecniche…• Pensare alle regole in piccoli gruppi e

discussione su quali saranno esposte (es. cartellone)

• A turno ogni bambino osserva e annota per una settimana le regole che vengono disattese, senza dire il nome di chi non le ha rispettate

Esempi di attività

Giochi di gruppo e discussioni. Le attività spesso hanno più obiettivi in diverse aree.

•Giochi con le emozioni

•Role-playing

•Modello di lavoro cooperativo in classe

•Giochi per il problem-solving

Giochi con le emozioni

• Storie, foto o film:

• Imitazione di emozioni, riconoscimento emotivo (indici facciali, fisiologici, posturali, verbali…)

• Il “mimo” delle emozioni (es. a squadre): che emozione è? L’hanno riconosciuta tutti? Ci sono modi diversi per esprimere le emozioni?

• Il “telefono senza fili”, ma solo con la mimica delle emozioni

• Gli “angoli” delle emozioni: come mi sento? Perché?

• La “pesca delle emozioni”: quando ti sei sentito così? Perché? È un’emozione piacevole o spiacevole? Cosa fare con le emozioni negative?

• Storie di altri per l’empatia (non tutti proviamo le stesse emozioni):• Come si sente il protagonista?• Cosa fare per aiutarlo?

Role-playingTemi del role-playing per affrontare il bullismo: • Le esperienze personali• Le motivazioni verso le prepotenze• Che cosa si prova a fare e a subire prepotenze• Conseguenze della prepotenza per vittima e per bullo• Impatto della prepotenza sulla famiglia, testimoni,

classe, scuola• Le implicazioni morali della prepotenza• Le strategie di gestione

Role-playingFasi del lavoro: • Preparazione• Incontro con la classe• Progettazione e avvio del lavoro• La messa in scena: definizione ruoli, definizione

copione (lavoro di gruppo), interpretazione• Osservazione e discussione: osservatori e partecipanti

a confronto• Identificazione degli insegnamenti che seguono

all’attività• Base per allestimento di uno spettacolo rivolto

all’esterno

Role-playing• “Pensa a una volta in cui qualcuno ti ha fatto del male o

ti ha offeso”• Immagina di essere da solo e ripensa alla scena. Cosa

avresti voluto fare o dire?

• “Scegliete un episodio (reale o inventato) e rappresentatelo come una breve commedia. Fate emergere le emozioni della vittima”• Scegliete tra voi chi fa la parte del prepotente (vittima,

difensori, seguaci, esterni…) e drammatizzate una scena

• Drammatizzate due soluzioni alternative (alla soluzione scelta in realtà)

Attività di lavoro cooperativo in classe

• Target: clima e qualità delle relazioni tra pari• Associazione negativa tra cooperazione e

bullismo/vittimizzazione• Fasi: definire tempi e spazi del lavoro; gruppi di 4-5

disomogenei; ruoli ben definiti:� Ricercatore� Scrittore� Lettore� Facilitatore� Tempo-volume� Controllore� Relatore per output finale: Es. creazione di un cartellone (logo e simbolo del

gruppo, del progetto antibullismo…)

Giochi per il problem-solving

• Carte-situazione: storie di prevaricazione, bullismo, razzismo

• Chi sono i protagonisti? In che contesto?

• Quali sono le possibili motivazioni degli aggressori e della vittima?

• Quali strategie possono essere usate per risolvere la situazione?

• Quale può essere la migliore?

• Quali i vantaggi e gli svantaggi?

• Ci sono altre strategie?

• “Scrivete su un foglietto (anonimo) di quando qualcuno vi ha fatto del male o vi ha offeso” (la “scatola dei problemi”)• Scambio e lettura dei foglietti

• Come si è potuto sentire il compagno?

• Cosa avrebbe potuto fare?

• Cosa avrebbero potuto fare gli astanti?

• Raccolto di storia con osservatori:

• In che modo si può intervenire?

• Perché un bambino decide di non intervenire?

Altri interventi a livello scuola o classe

a) Circoli di qualità (5-12 bambini) che si riuniscono 1 volta a settimana col compito di affrontare un problema (es. conflitto tra pari):

• Identificazione e analisi del problema; elaborazione di una soluzione

b) Riorganizzazione degli ambienti

• Es. progetto per una ristrutturazione del cortile

c) Attivazione di uno sportello di ascolto

I modelli di peer support

Alcuni ragazzi vengono scelti (anche autocandidatura) come operatori amici, dopo un periodo di sensibilizzazione in classe.

Training per gli operatori (7/8 ore) con lo scopo di affinare e potenziare le loro abilità comunicative e sociali.

Lavoro in classe per 2-3 mesi.

� Importante: gli operatori hanno un ruolo speciale ma al servizio dei compagni e della classe

� Non devono agire con atteggiamenti di superiorità verso i compagni

Obiettivi e compiti:

• produrre un’influenza positiva sul clima emotivo della scuola

• fornire un ponte tra bambini in difficoltà

• svolgere un ruolo di sostegno per i compagni su aspetti specifici:

• inserimento di nuovi compagni

• affiancare i compagni che sono rifiutati o isolati

• aiutare i compagni nella soluzione di conflitti

• coinvolgere i compagni in giochi e attività durante la pausa pranzo o l’intervallo

• Utilità anche per gli operatori: imparano a identificare e risolvere problemi, aumentano le proprie autostima e capacità di leadership

• Importanza del supervisore per definire il limite o i confini della loro attività, per sostenerli in situazioni difficili e di fronte a possibili ansie

Rischi:

• Difficoltà organizzative (es. training, supervisione)

• Ambienti troppo aggressivi o rischio di ostilità nei loro confronti

• Eccessiva responsabilizzazione

Gli interventi individuali con i bulli e le vittime

Ferma condanna dei comportamenti di bullismo, senza ricorrere all’umiliazione o al sarcasmo

1.Approccio morale

2.Approccio legale

3.Approccio senza accusa

4.Metodo dell’interesse condiviso

1. Approccio legale (disciplinare)

• Prevede la punizione se si infrangono le regole

• Presuppone che ci siano regole e che il bullo le conosca

• Spiegare le ragioni e intervenire in modo tempestivo

• Chiara definizione di comportamenti accettabili e non

• Si possono coinvolgere gli studenti (“tribunali anti-bullismo”)

Rischi delle punizioni

• L’aggressività fisica è maggiormente punita

• Se il bullo cerca la sfida con l’autorità, la punizione accentua il suo comportamento

• Atto di forza dell’autorità che non consente un cambiamento di comportamento

• Punendo un colpevole, si può trascurare la dimensione di gruppo e la responsabilità personale

2. Approccio morale: focus sulla riparazione

• Interiorizzazione dei valori e delle norme scolastiche e universali

• Riflessione sull’accaduto per scritto o con colloquio, con focus sulle emozioni sperimentate da tutti i partecipanti

• Richiesta di scuse alla vittima

• Coinvolgimento della famiglia per spiegare valori e principi

• Non semplicemente punire, ma fornire supporto all’aggressore e la possibilità di assumersi la responsabilità

• Focus sulle emozioni dei partecipanti, sulle distorsioni cognitive e sul ragionamento morale

3. L’approccio senza accusa • No blame approach: non significa negare la

responsabilità del bullo, ma investire l’intero gruppo classe (di cui il bullo fa parte) della responsabilità di migliorare la condizione della vittima

• Superare la situazione conflittuale senza colpevolizzare nessuno, ma responsabilizzando tutti (specialmente il bullo) per migliorare la situazione della vittima

• Importanza del gruppo (idee) nel risolvere i problemi

• Focus sulle abilità empatiche

3. L’approccio senza accusa • Serie di incontri:

1. Colloquio individuale con l’alunno vittima di bullismo

2. Convocare un incontro con i partecipanti al gruppo

3. Spiegare il problema

4. Promuovere la condivisione di responsabilità

5. Chiedere ai membri del gruppo le loro idee

6. Responsabilizzare i ragazzi

7. Incontri finali di verifica, individuali o di gruppo

4. Il metodo dell’interesse condiviso

• Shared concern

• Approccio centrato sulla mediazione tra bullo e vittima da parte dell’insegnante

1. Colloquio con i bulli singolarmente (assunzione di responsabilità)

2. Colloquio con la vittima singolarmente• Forte supporto emotivo alla vittima• Cosa può fare per migliorare i rapporti con gli altri?

3. Incontro congiunto tra vittima e gruppo dei bulli, quando le condizioni lo consentono e i rapporti sono migliorati

(Sharp & Smith, 1994)

Caratteristiche comuni di questi modelli

� Stimolare il senso di empatia e responsabilità personale (senza colpa) nei bulli

� Stimolare lo sviluppo nei partecipanti della capacità di risolvere i conflitti

� Coinvolgere il gruppo, oltre che il bullo, nell’aiutare la vittima

� Incoraggiare comportamenti positivi e di aiuto

Il supporto alle vittime

• Aiuto nel potenziamento delle capacità personali:

� Training di assertività: sicurezza, tecniche di respirazione, resistenza alle minacce, sostegno dagli spettatori

� Utilizzo di strategie di coping adattive (es. ricerca di supporto sociale, problem solving) per aumentare la resilienza

� Attività per migliorare l’autostima e il senso di autoefficacia, non autocolpevolizzarsi (es. role-playing, giochi, discussioni, riconoscimento dei propri lati positivi)

• Aiuto psicologico, ascolto, “telefono amico”

• Terapia individuale

Gli interventi con le famiglie

Tipi di intervento:

(a) Uso di fogli informativi, conferenze, drammatizzazione da parte dei figli per far conoscere il fenomeno e progettare insieme gli interventi

(b) Percorsi di formazione per gruppi di genitori

(c) Sportello di ascolto per genitori (es. psicologo)

Obiettivi:

(a) Rendere le famiglie consapevoli del fenomeno e del proprio ruolo, denunciare, parlarne

(b) Saper leggere i segnali delle vittime / dei bulli

(c) Focus sulle conseguenze negative e i benefici del bullo (che può non essere sensibile alle punizioni)

(d) Sottolineare le risorse della famiglia

(e) Creare una collaborazione con la scuola

Strategie oggetto dei percorsi per famiglie:

(a) Cercare il confronto con i figli, sapere ascoltare

(b) Coerenza tra regole e punizioni

(c) Fornire, insegnare, modelli prosociali e strategie funzionali

(d) Esercizi, role-playing

L’evidence-based intervention(Eisner & Malti, 2012; Flay et al., 2005

• Programma (intervento e prevenzione) pensato e valutato sulla base di dati di ricerca

• Deve ottenere ciò che si prefigge e non produrre esiti negativi

• Corretta identificazione dei fattori di rischio e di protezione

• Efficacia se riduce i primi e/o promuove i secondi

• Valutazione in condizioni reali

• Prevede almeno due valutazioni più il follow-up

• Uso di procedure e misure statisticamente valide per valutare i cambiamenti nella popolazione target (GS e GC)

• Analisi dei dati con approcci statistici rigorosi

• Produzione di strumenti di supporto e di addestramento che consentano ad altri di adottare l’intervento

• Indicazioni chiare riguardo alla popolazione alla quale l’intervento può essere generalizzato

• Chiare informazioni sui costi

Valutazione di interventi� Monitoraggio per valutare la bontà dell’intervento

� Valutare il processo, cioè come si è svolto il progetto (tempi, modi, persone, metodi qualitativi, obiettivo di migliorarlo)

� Valutare gli effetti che ha prodotto (efficacia, metodi quantitativi)

� In caso di insuccesso:

� Fallimento del progetto?

� Fallimento nell’individuare cosa è cambiato nel GS?

(Menesini, 2000)

Suggerimenti bibliografici

• Caravita, S., Gini, G. (2010). L’(im)moralità del bullismo, Milano: Edizioni Unicopli.

• Fedeli, D. (2007). Strategie antibullismo. Firenze: Giunti.

• Gini, G., & Pozzoli, T. (2011). Gli interventi anti-bullismo. Roma: Carocci.

• Menesini, E. (2000). Bullismo, che fare? Firenze: Giunti.

• Menesini, E. (2003). Bullismo: le azioni efficaci della scuola. Trento: Erickson.

• Sharp, S., & Smith, P. K. (1995). Bulli e prepotenti nella scuola. Trento: Erickson.

• Zanetti, M. A. (2007), L’alfabeto dei bulli. Prevenire relazioni aggressive a scuola. Trento: Erickson.

I modelli di peer support

Si basano sulla naturale capacità di aiuto e supporto reciproco dei bambini, che vengono formati a fare ciò in modo più consapevole e sistematico

�Operatore amico

�Mediatore di conflitti

�Consulente dei pari (sportello)

Compiti degli operatori amici:

1. favorire l’inserimento degli alunni nuovi arrivati nella scuola

2. coinvolgere i compagni in giochi e attività durante la pausa pranzo o l’intervallo

3. affiancare i compagni che sono rifiutati o isolati dagli altri ragazzi della scuola

4. aiutare i compagni nella soluzione di conflitti

Fasi di realizzazione del progetto:

� Fase preliminare: intervento in classe per sensibilizzare i ragazzi al progetto (attività sulle emozioni e attività curricolari)

� Fase 1: selezione degli operatori (3-4 per classe) sulla base delle indicazioni dei compagni e sulla autocandidatura (caratteristiche di disponibilità, fiducia, ascolto, ma anche da parte di chi è direttamente coinvolto)

In fasi successive: sempre più compagni si uniscono come operatori amici e fanno il training, finché non sia coinvolta tutta la classe

Il pari consulente

• Ascolto in gruppo

• Linea telefonica

• Sportello

• Capacità di ascolto, riflessione, empatia

• Aumentano i servizi scolastici e si crea un contesto più positivo

• Solida formazione e costante supervisione da parte degli adulti

La valutazione dei modelli di supporto fra pari

• Coloro che aiutano: imparano a identificare e risolvere problemi, aumentano le proprie autostima e capacità di leadership

• Consapevolezza del disagio generalizzata

• Esperienza positiva per tutti

Rischi:

• Difficoltà organizzative (es. training, supervisione)

• Ambienti troppo aggressivi o rischio di ostilità nei loro confronti

• Eccessiva responsabilizzazione

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