non di solo pane n°711 - 24 maggio 2015
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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 711
Domenica 24 Maggio 2015
Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 2
Maggio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,
possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,
particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria
Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani
che vivono in contesti secolarizzati a rendersi
disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro
contributo molteplice e fecondo per realizzare
il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane Numero 711 pagina 3
Domenica 24
Maggio
IV Settimana del Salterio
Pentecoste
Fai un atto di bontà, casuale, senza aspettativa
di ricompensa, e stai sicuro che un giorno qualcun altro potrebbe fare lo stesso per te.
I cristiani inizialmente chiamarono Penteco-ste, il periodo di cin-quanta giorni dopo la Pasqua. A quanto sem-bra, fu Tertulliano, apologista cristiano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito San-to. Alla fine del IV se-colo, la Pentecoste era una festa solenne, du-rante la quale era con-ferito il Battesimo a chi
non aveva potuto rice-verlo durante la veglia pasquale. Le costituzio-ni apostoliche testimo-niano l’Ottava di Pen-tecoste per l’Oriente, mentre in Occidente compare in età carolin-gia. L’Ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle ri-
forme del Settecento. All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conser-vato come festa in Francia e nei Paesi pro-testanti. La Chiesa, nella festa di Penteco-ste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, conside-randola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il ca-lendario cristiano.
Il santo del Giorno: Pentecoste
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Pa
dre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, per
ché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma
per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui,
lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da
se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annun
cerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che
prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Brano Evangelico: Gv 15,2627; 16,1215
Contemplo: Vieni, Santo Spirito (dalla Sequenza)
Dice Gesù: «Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità e vi annuncerà le cose future». Fin dal principio lo Spirito aleggiava su terra, tenebre e acque (Gen 1,1). Il passato, il presente e il futuro è tutto nelle mani di Dio, e noi abbiamo ricevuto «la Promessa del Padre» (At 1,4). Nel Battesimo e in tutti i sacramenti «è Dio stesso che ci conferma, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori» (2Cor 1,22).
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Oggi la chiesa ricorda la di-
scesa dello Spirito Santo su
Maria e gli apostoli riuniti
nel cenacolo. Oggi la Chiesa
ricorda la sua nascita, i suoi
primi passi, i grandi prodigi
della Pentecoste. In realtà
non è un semplice ricordo
perché lo Spirito Santo rin-
nova nel tempo e nella sto-
ria, attraverso i suoi doni,
ciò che è accaduto cinquanta
giorni dopo la Pasqua in quel
cenacolo chiuso e sigillato
d a l l a p a u r a . D o p o
l’Ascensione al cielo di Gesù
è iniziato, in modo del tutto
particolare, il tempo dello
Spirito Santo; è lo stesso Ge-
sù a confermarcelo: “Se mi
amate, osserverete i miei
comandamenti; ed io pre-
gherò il Padre ed egli vi darà
un altro Paraclito, affinché
rimanga con voi per sempre;
lo Spirito della Verità, che il
mondo non può ricevere per-
ché non lo vede e non lo cono-
sce. Voi lo conoscete perché
egli rimane presso di voi e sa-
rà in voi. Non vi lascerò orfa-
ni: verrò da voi.”
Ogni volta che la Chiesa cele-
bra i sacramenti si rinnovano i
prodigi della Pentecoste. Ve-
diamo come, induciamo un
poco su un così grande miste-
ro.
Nel Battesimo ci viene donata
una nuova vita; sottolinea Di-
dimo d’Alessandria: “Gli uomi-
ni infatti vengono concepiti
due volte, una volta corporal-
mente e una volta dallo Spirito
divino”; nella Santa Cresima il
medesimo Spirito elargisce i
suoi sette doni e conferisce la
forza per testimoniare il co-
mandamento dell’amore; nel
sacramento nuziale trasforma
l’acqua dell’amore umano,
spesso tanto fragile e segnato
dalla caducità delle emozioni e
delle passioni, in vino affinché
l’uomo e la donna diventino
una sola carne; durante la San-
ta Messa, nel momento della
Consacrazione, è lo Spirito del
Signore, tramite le parole del
sacerdote, che trasforma il pa-
ne e il vino nel vero Corpo e
nel vero Sangue di nostro Si-
gnore Gesù Cristo; nella luce
soffusa del confessionale viene
donato la grazia della riconci-
liazione: “… e ha effuso lo Spi-
rito Santo per la remissione dei
peccati ti conceda mediante il
mistero della Chiesa il perdono
e la pace ….”.
Sempre è Pentecoste dove vie-
ne proclamata la Parola di Dio
e vengono celebrati i sacra-
menti; dove i credenti diventa-
no martiri, i deboli forti, gli
arroganti semplici e umili.
Ma è nella notte della fede e
della vita che la luce dello Spi-
rito diventa “lampada ai nostri
passi”; infatti se la parte oscu-
ra della vita ci ossessiona invo-
chiamo l’avvocato difensore, il
Paraclito, che si mette alla no-
stra destra e sostiene le nostre
ragioni di fronte ad ogni accu-
sa.
Si rinnovano i prodigi della
Pentecoste Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 5
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio: del Beato Paolo VI
Perenne Pentecoste
La Chiesa ha bisogno della sua pe-
renne pentecoste. Ha bisogno di
fuoco nel cuore, di parole sulle
labbra, di profezia nello sguardo.
La Chiesa ha bisogno d'essere tempio dello Spirito
Santo, di totale purezza, di vita interiore. La Chie-
sa ha bisogno di risentire salire dal profondo della
sua intimità personale, quasi un pianto, una poesi-
a, una preghiera, un inno, la voce orante cioè del-
lo Spirito Santo, che a noi si sostituisce e prega in
noi e per noi «con gemiti ineffabili», e che inter-
preta il discorso che noi da soli non sapremmo ri-
volgere a Dio. La Chiesa ha bisogno di riacquistare
la sete, il gusto, la certezza della sua verità e di
ascoltare con inviolabile silenzio e con docile di-
sponibilità la voce, il colloquio parlante nell'assor-
bimento contemplativo dello Spirito, il quale inse-
gna «ogni verità».
E poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tut-
te le sue umane facoltà, l'onda dell'amore che si
chiama carità e che è diffusa nei nostri cuori pro-
prio «dallo Spirito Santo che ci è stato dato». Tut-
ta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di speri-
mentare l'urgenza, l'ardore, lo zelo di questa cari-
tà; ha bisogno di testimonianza, di apostolato. A-
vete ascoltato, voi uomini vivi, voi giovani, voi ani-
me consacrate, voi fratelli nel sacerdozio? Di que-
sto ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito
Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insie-
me, in noi Chiesa. Sì, è dello Spirito Santo che, so-
prattutto oggi, ha bisogno la Chiesa. Dite dunque e
sempre tutti a lui: «Vieni!» (PAOLO VI, Discorso del 29 novembre 1972).
Padre Celeste
Padre celeste, ti preghiamo
di dare a tutti noi
il tuo Spirito Santo
e di non cessare mai di ridarcelo,
perché ci risvegli, ci rischiari,
ci incoraggi e ci renda capaci
di rischiarare il passo,
ad un tempo piccolo e grande,
che, partendo dalla consolazione
per mezzo della quale cerchiamo
di consolare noi stessi,
ci conduca alla speranza in te.
Distoglici da noi stessi
per farci volgere verso di te.
Impedisci di sottrarci
al tuo sguardo.
Non permettere di
tentare di toglierci
dalle difficoltà senza di te.
Rivelaci la tua magnificenza
e mostraci quanto è ammirevole
confidarci in te e obbedirti.
Amen
Preghiamo la Parola
Lunedì 25
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Santa Maddalena Sofia Barat
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Brano Evangelico: Mc 10, 1727
Non di solo pane Numero 711 pagina 6
Figlia di un bottaio, Madda
lena Sofia Barat nacque il 13 dicembre 1779 a Joigny,
presso Auxerre, nella Bor
gogna; morì a 86 anni nel
1865. Fondò a Parigi nel 1800 la Società del Sacro
Cuore con lo scopo dell'edu
cazione e dell'istruzione delle ragazze, specialmente
dei ceti superiori; a queste
scuole ella sempre annetterà alcune classi per i bambini
poveri. La sua spiritualità è
essenzialmente ignaziana,
così come i principi della sua regola. La stessa santa
spiega che "lo spirito della
società è fondato essen
zialmente sull'orazione e la vita interiore" e che il
suo fine è di "glorificare il
S a c r o C u o r e " . Nel corso del Giubileo del
1925 indetto da Papa Pio
XI furono celebrate da marzo a giugno numerose
canonizzazioni: Pietro
Canisio, dottore della
Chiesa; Teresa di Lisieux (o di Gesù Bambino),
r e l i g i osa p r o fe ssa
dell'Ordine del Carmelo;
Maria Maddalena Postel e Maddalena Sofia Barat,
due sante educatrici della
gioventù.
Contemplo: Tutto è possibile a Dio (Mc 10,27)
Le parole di Gesù scuotono il nostro cuore sonnolento. Alle parole di Gesù, che ha sempre avvisato sul pericolo di confidare solo nelle ricchezze di questo mondo, i discepoli si domandano: «E chi può essere salvato?», come per dire: «Impossibile per gli uomini». Hanno, dunque, capito subito che è il Signore a donare la «salvezza»: «Non sono le ricchezze che salvano. Ma per la grazia di Gesù è possibile che un cammello passi per la cruna di un ago e che un ricco entri nel regno di Dio!».
Un bambino può insegnare sempre tre cose ad un adulto: a essere contento senza motivo, a essere
sempre occupato con qualche cosa, e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 7
Siamo discepoli se osserviamo i comandi che il
Signore ci ha lasciato. Siamo suoi discepoli se
viviamo con semplicità la nostra appartenenza
a lui. Ma, ci dice il Vangelo di oggi, possiamo
ottenere di più: se siamo disposti a lasciarci
raggiungere dallo sguardo amorevole del Signo-
re possiamo davvero abbandonare alle nostre
spalle tutto ciò che riteniamo una ricchezza.
Solo alla luce dello Spirito Santo, che abbiamo
ancora invocato ieri, possiamo dedicare l'inte-
rezza dei nostri affetti e delle nostre passioni
al Signore Gesù. Il giovane ricco è pieno di en-
tusiasmo e di generosità, ma ha ancora troppi
legami. Non è una questione di spessore del
portafoglio, ma di priorità, di prospettiva. Sì:
davvero il Signore può colmare, già da questa
terra, già in questa nostra esperienza umana,
il nostro desiderio di felicità. Ma, per farlo,
dobbiamo avere il coraggio di osare, di rinun-
ciare a ciò che erroneamente pensiamo essere
il tesoro prezioso della nostra vita. L'amaro
commento del Signore è efficace: la cupidigia
e il possesso possono rappresentare un ostaco-
lo insormontabile al discepolato. Chiediamo
allo Spirito il dono della libertà interiore per
essere tutti e solo di Cristo!
meditazione
Il coraggio di osare Meditazione a cura della Redazione
Agisci
Oggi pregherò per
tutti gli evangelizza-
tori e i predicatori.
Reciterò il terzo mi-
stero glorioso, perché con il do-
no dello Spirito Santo cerchino
soltanto la gloria di Dio e la sal-
vezza delle anime.
Sii benedetto
Sii benedetto, o Dio,
che sei così grande,
così luminoso e così buono.
Sii benedetto, o Dio,
per essere Colui ch'è
e che non prende niente da nessuno,
non riceve niente da nessuno.
Sii benedetto,
perché sei solo intelligenza e amore,
una luce immateriale
che nulla potrebbe oscurare,
una bontà che nulla
potrebbe mai impicciolire.
Sii benedetto, o Dio,
perché stai al di là del mio sguardo
e tuttavia stai in cima alla mia fede
e al mio amore.
Sii benedetto, o Dio,
perché sei l'infinito
che si apre a me e sei la
beatitudine che mi chiama.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 pagina 8
Frutto del mistero: l’obbedienza e la purezza. "Fratelli miei, non siamo più felici di Simeone? Possiamo
guardare Gesù sempre, se vogliamo. Non viene soltanto nelle
nostre braccia, ma nel nostro cuore."
San Giovanni Maria Vianney
E il momento in cui Maria, quaranta giorni dopo il par-
to, presenta a Dio il suo Bambino nel tempio, com'era prescritto dalla Legge. Ogni primo-
genito appartiene a Dio, questo però in un modo che supera ogni possibilità della parola.
Piena di dignità nella sua povertà, Ella pone il Bambino fra le braccia del sacerdote e lo
riceve di ritorno dietro la modesta offerta. Simeone predice al Bambino il destino di Sal-
vatore e a Lei il dolore che l’attende. Nella dolcezza della prima festa risuona già l'ac
cento amaro della Passione. Maria ha ricevuto il suo Bambino da Dio e gli ha messo a di-
sposizione tutto il suo essere; Egli è tutto, per Lei; pure non le appartiene in proprio: il
primo atto solenne della sua maternità è un sacrificio. Quello che ci viene dato da Dio,
quando noi crediamo e obbediamo, non appartiene alla nostra natura. La vita nuova non
è nostra come un'inclinazione o un tratto del nostro carattere o un evento qualsiasi della
nostra esistenza; è un dono, e tale rimane. È sotto la volontà e la guida di Dio e dobbia-
mo essere sempre pronti a seguire la voce che ci distoglie dal nostro «io» e ci chiama a
un dovere, a una rinuncia, a un destino che hanno un senso soltanto nella volontà di Dio. (Romano Guradini)
INTENZIONE: per i missionari e i non credenti. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: abbandono in Dio.
L’angolo del
IV° Mistero Gaudioso
La presentazione di Gesù al Tempio A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO San Giovanni Crisostomo fu patriarca di Costantinopoli. In tutta la sua vita si rimise completamente nelle braccia di Dio, come un bambino sul seno materno. Nei giorni lieti, come in quelli tristi, la sua esclamazione fu sempre la stessa: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Terminò i suoi giorni in esilio a Comàna nel Ponto, vittima dell'odio di Eudossia, moglie dell'imbelle imperatore Arcadio. Moriva così, come un malfattore, legato e malmenato, ma la sua lode al Signore era sempre piena e perfetta. Ancora ripeteva: «Sia glorificato Dio in ogni evento!». Poiché la Volontà di Dio è la cosa che interessa sopra ogni altra cosa.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 9
Martedì 26
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Tempo Ordinario
E' questa la chiave di tutto: rendersi conto di essere vivi. Ricordarsi che non è mai troppo tardi per voltarsi
a guardare il sole. Ancora una volta.
Nato ad Ascò in Spagna, entrò nel convento domenicano di Lerida nel 1697 e fu ordinato sacerdote nel 1704. Sentito il richiamo missionario, chiese ed ottenne di trasferirsi in Estremo Oriente e arrivò a Manila nel 1713 dopo un viaggio faticosissimo. Dopo aver appreso il cinese si trasferì in Cina come vicario provinciale della regione di Fukien. Esercitò il suo
apostolato indefessamente e con successo, nonostante la ripresa della persecuzione anticristiana. Rifugiatosi a Canton, fu ordinato vescovo nel 1730, ma dopo poco fu esiliato a Macao. Nel 1738 riuscì finalmente a tornare nel Fukien, riprendendo con rinnovato vigore a evangelizzare, curare gli ammalati e gli indigenti e a confortare i perse
guitati. Nel 1746 si fece spontaneamente catturare dai persecutori per risparmiare ulteriori danni e afflizioni ai suoi buoni fedeli. Dopo una penosa prigionia, vissuta insieme ai confratelli domenicani i santi Francesco Serrano, Gioacchino Royo e Giovanni Alcober, fu decapitato il 26 maggio 1747.
Il Santo del giorno: San Pietro Sanz i Jordà
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato
tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non
c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre
o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva
già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e
madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo
che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Brano Evangelico: Mc 10, 2831
Contemplo: Gli ultimi saranno primi (Mc 10,31)
Dio ha un grande cuore (cf lGv 3,20), e se guardiamo con sincerità la nostra vita, allora sappiamo bene che qualunque cosa abbiamo lasciato per lui, egli ce l'ha veramente ricambiata «cento volte tanto». Non possiamo superarlo in generosità. Dio non attende l'altra vita per darci la ricompensa, ma «dona fin da questa vita cento volte tanto» (Teresa d'Àvila), anche se questo mondo rimane un mondo di persecuzioni, di dolore, di sofferenze. (Joseph Ratzinger)
"Lasciare" è la parola chiave di oggi. A partire da Pietro, che, forse, con un pizzico di ramma-
rico e di nostalgia fa notare a Gesù che la Sua
richiesta è "troppo" alta. Gesù accoglie l'osser-vazione, ma aggiusta il tiro. Non per ricevere
consensi, ma per ricordarci che avere non è
tutto. Possiamo anche non avere "casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi", ma
tutti abbiamo un cuore che può diventare casa
accogliente, fratelli e sorelle che giocano e sor-
ridono, padri che si prendono cura dei deboli, madri che generano alla fede, figli di speranza,
campi di carità. Possiamo anche non avere un
futuro, ma di certo abbiamo tutti un passato e un presente da nutrire di fedeltà sempre nuova.
A riguardo Madeleine Delbrel afferma: "Non do-
vete nessuna fedeltà al passato in quanto pas-sato; darete fedeltà soltanto a ciò che a voi ha
portato di eterno, cioè di carità". Per fare il be-
ne ogni luogo è buono. Ce lo insegna pure san
Filippo Neri, le note della sua vita apostolica ci dicono che li visse all'insegna della libertà e
della carità: "La vita contemplativa che egli at-
tua è vissuta nella libertà del laico che poteva scegliere, fuori dai recinti di un chiostro, i modi
ed i luoghi della sua preghiera: Filippo prediles-
se le chiese solitarie, i luoghi sacri delle cata-combe, memoria dei primi tempi della Chiesa
apostolica, il sagrato delle chiese durante le
notti silenziose. Coltivò per tutta la vita questo
spirito di contemplazione, alimentato anche da fenomeni straordinari, come quello della Pente-
coste del 1544, quando Filippo, nelle catacom-
be si san Sebastiano, durante una notte di in-tensa preghiera, ricevette in forma sensibile il
dono dello Spirito Santo che gli dilatò il cuore
infiammandolo di un fuoco che arderà nel petto del santo fino al termine dei suoi giorni".
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 10
meditazione
Lasciare Meditazione di Fiorella Elmetti
Dalla tua mano
Dalla tua mano, o Dio,
noi vogliamo accettare tutto.
Tu stendi la tua mano
e abbatti i potenti nella loro stoltezza.
Tu l'apri, la tua dolce mano,
e tutto ciò che vive,
colmi di benedizione.
E anche se sembra che il tuo braccio
si sia abbreviato,
accresci la nostra fede
e la nostra confidenza
così che ti restiamo tutti fedeli.
E se sembra che alle volte
tu allontani da noi la tua mano,
oh fa' che allora noi sappiamo
che tu la chiudi soltanto
per raccogliere in essa
una sovrabbondanza di benedizione,
che tu la chiudi soltanto
per aprirla e riempire ogni cosa
che vive di benedizione.
Amen
Agisci
Spesso il mio silenzio
nasconde timori, pau-
re. Forse con una mia
parola il fratello o la
sorella potrebbe ravvedersi? Oggi
la Parola di Dio si rivolge proprio
a me e mi rammenta che questo
silenzio uccide l'amore.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 pagina 11
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Ecco nuovamente il tempo
ordinario. È il tempo nel
quale la chiesa ci invita a
vivere il mistero di Cristo
che si dipana attraverso i
giorni e i mesi dell’anno.
Non dobbiamo pensare che
sia un tempo meno impor-
tante rispetto agli altri:
Gesù infatti ci chiama a
compiere un cammino inte-
riore che ci aiuti a riscopri-
re l’ordinarietà e la sempli-
cità delle piccole cose, de-
gli eventi che segnano lo
scorrere quotidiano della
vita. La santità, come dice
santa Teresa di Gesù Bam-
bino, si realizza “nel fare la
sua volontà, nell'essere co-
me vuole lui”. Gesù chiama
alcune anime a compiere
grandi cose, gli affida com-
piti e missioni di particolare
importanza; ma la stragran-
de maggioranza è chiamata
a santificarsi attraverso
l’umiltà della quotidianità.
Un esempio concreto di
questa spiritualità che ci
rende grandi davanti a Dio è
quella di San Martino de
Porres, religioso mulatto
dell’Ordine dei Predicatori
che, pur essendo medico,
consumò la sua vita nella
portineria del convento e
tra i poveri. Dice di lui San
Giovanni XXIII: “San Martino
praticava con molto impe-
gno e diligenza il comanda-
mento dell'amore, dato dal
divino Maestro. Perciò
trattava i fratelli con
quella viva carità che
gli nasceva da una fe-
de incrollabile e da
una profonda umiltà.
Amava gli uomini,
perché li stimava sin-
ceramente come figli
di Dio e fratelli suoi;
anzi li amava più di se
stesso, poiché con
l’umiltà che aveva,
riteneva tutti più one-
sti e migliori di sé.
Scusava i difetti degli
altri, e perdonava le offese
più aspre, essendo persuaso
che, per i peccati commessi,
era degno di pene molto più
gravi. Con ogni zelo si sfor-
zava di ricondurre i colpevoli
sulla buona via. Assisteva gli
ammalati con affabilità. Ai
più poveri procurava cibo,
vestiti, medicine. Sosteneva,
per quanto era in suo pote-
re, i contadini, i negri e i
mulatti, allora considerati
cosa spregevole. Dava loro
ogni aiuto e si prodigava per
essi con premura, tanto da
meritare di essere chiamato
dal popolo «Martino della
carità»”. San Martino, come
Teresa di Gesù Bambino, ci
indica la piccola via per di-
ventare amici del Signore, la
via del Tempo ordinario.
La Via del tempo ordinario Meditazione di don Luciano Vitton Mea
VIII Tempo Ordinario
Se vogliamo che le cose migliorino dobbiamo
pensare che possano migliorare;
la scelta è fra un mondo
di possibilità e un mondo di fallimenti.
[…] Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Brano Evangelico: Mc 10, 3245
Abate benedettino a Roma, fu invitato da San Gregorio Magno ad evangelizzare l'Inghilterra, ricaduta nell'idolatria sotto i Sassoni. Qui fu ricevuto da Etelberto, re di Kent che aveva sposato la cattolica Berta, di origine franca. Etelberto si convertì, aiutò Agostino e gli permise
di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghilterra, più di diecimila Sassoni ricevettero il battesimo. Il Papa inviò altri missionari e nominò arcivescovo e primate d'Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa breto
ne a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il rancore dei bretoni contro gli invasori sassoni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.
Etimologia: Agostino = piccolo venerabile, dal latino.
Contemplo: Mostraci, Signore, la tua misericordia (dal Salmo responsoriale)
Gesù, che è Dio, «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita». Il Dio altissimo ha voluto essere bassissimo e umiliarsi tra gli ultimi della terra, come il vero Pastore che sta per ultimo, dietro le sue pecore, e le spinge verso pascoli di vita eterna. Gesù vuole mostrare nel servizio e nell'amore la sua misericordia, ed è così che siamo chiamati a comprenderne il senso e ad accoglierla nella nostra vita.
Il Santo del giorno: Sant’Agostino di Canterbury
Mercoledì 27
Maggio
IV Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 12
Non di solo pane Numero 711 pagina 13
Gesù prende in disparte i suoi discepoli perché deve
preannunciare loro gli eventi futuri che riguardano
la sua persona: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e
il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacer-
doti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo
consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli spute-
ranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e
dopo tre giorni risorgerà». È più che evidente che
Gesù parla della sua passione morte e risurrezione.
Pare però che i dodici non capiscano e non vogliono
intendere quel linguaggio, tant'è vero che due di
loro, Giacomo e Giovanni, si accostano al maestro
per chiedere qualcosa che non ha nulla a vedere
con l'annuncio che egli ha appena fatto: «Concedici
di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno
alla tua sinistra». Tremendo contrasto! Viene da
chiedersi come è possibile nutrire pensieri di gloria
e aspirare ai primi posti mentre il maestro sta par-
lando di passione e di morte. Come è difficile per
noi assimilare i pensieri di Dio, comprendere ed ac-
cettare i suoi progetti! Tuttavia Gesù non disatten-
de la loro richiesta per quanto assurda possa sem-
brare, ma nella sua divina sapienza pone le condi-
zioni inderogabili per raggiungere la vera grandezza
e il posto che ci è riservato. «Voi non sapete quello
che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o
essere battezzati nel battesimo in cui io sono bat-
tezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù dis-
se: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e
nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi
sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla
mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro
per i quali è stato preparato». Bere il calice amaro
della sofferenza, essere disposti a subire il battesi-
mo di sangue, cioè il martirio, seguire Cristo nella
sua passione, queste sono le condizioni per poi se-
dere con Cristo nella sua gloria.
meditazione
Sedere con Cristo nella sua gloria Meditazione a cura di don Carlo Moro
Fammi vivere
Liberami, o Signore,
dalla pigrizia che ho
e dalla paura che mi prende,
dal comodo compromesso
e dal facile disimpegno.
Aiutami, o Signore,
ad essere come non sono
e come vorresti che io fossi.
Non importa ciò che muore in me,
m'interessa ciò che nasce
insieme a te.
Aiutami, o Signore,
a prendere sul serio il tempo,
a rispettare la vita,
a conservare l'amore;
ho bisogno di te
per vivere come tu vuoi.
Donami, o Signore,
la tua forza per agire,
la costanza dell'impegno,
la gioia di una fede che cresce,
la speranza e l'abbandono fiducioso
al tuo amore.
Amen
Agisci
Anche Maria, nostra Ma-
dre è con noi e lo sarà
fino alla fine del mondo!
Come posso allora tra-
scorrere questo giorno
nella tristezza, nella malinconia e per
di più nella preoccupazione eccessiva
che ha sapore di sfiducia? In ogni mia
necessità ripeterò le seguenti parole:
«Provvidenza del cuore di Gesù, prov-
vedi».
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 14
Frutto del mistero: la grazia di una buona morte.
"In Cielo, il nostro cuore sarà talmente perso, annegato nella
felicità di amare Dio, che non ci occuperemo di noi, né degli
altri, ma di Dio soltanto".
San Giovanni Maria Vianney
Gli anni della serena attesa sono trascorsi: il Signore è venuto ed ha chiamato la Madre sua.
Ella è morta, come «è destino dell'uomo morire» (Eh 9, 27), ma poi, - dice la Chiesa - Egli ha
risuscitato il suo corpo puro ed immacolato. L'efficacia della sua risurrezione si è compiuta in
Lei, ed Egli l'ha accolta nell'eternità. È un mistero di gioia infinita: quando la Chiesa ne parla,
quando i poeti religiosi lo cantano, quando i pittori ce lo raffigurano, è come se volesse e-
rompere qualcosa che altrimenti nell'esistenza terrena rimane nascosto. Non per nulla la
festa dell'Assunzione di Maria si celebra nella pienezza dell'estate. Questo mistero ci è dato
perché possiamo presentire che cosa significhi la gioia del cristiano, l'essere accolto nella
gloria del Signore, l'infinito elevarsi della creazione; ci è dato perché anche nel nostro tra-
passo risplenda una luce divina. Il Signore, morendo e risorgendo, ha trasformato la nostra
morte. La morte era conseguenza della colpa: ad esprimerlo, non sono bastate le parole, per
quanto forti. In virtù della morte del Cristo però essa ha perso «il suo pungiglione» (1 Cor 15,
55): è diventata un'altra cosa. Non si compie più ora soltanto in noi e da noi, come una fine
nel buio, ma anche dalla parte di Cristo. Adesso morire significa che viene il Cristo e ci chia-
ma. La vita si spezza, ma proprio per questo s'apre una porta, e dall'altra parte c'è Lui.
INTENZIONE: per tutti i devoti della Madonna. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: devozione a Maria.
L’angolo del
IV° Mistero della Gloria Assunzione in cielo di Maria Santissima
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - San Gabriele dell'Addolorata era devotissimo della Madonna. Spinto dal suo amore, si era composto una specie d'inno che chiamava «Simbolo di Maria» e che portava con gran cura appeso al collo. Consisteva in una lunga serie di pensieri che esprimevano la Fede, la devozione, l'amore e la tenerezza, in quanto si legge delle grandezze di Maria, negli scritti dei santi Padri. Per mostrare quanto teneramente amasse la Madre di Dio aveva concepito l'idea di stamparsi sul petto a caratteri di fuoco il Nome di Maria; non essendogli stato concesso, si contentò di portarlo scolpito nel cuore.
Giovedì 28
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Tempo Ordinario
C'è chi crede che tutto gli sia dovuto, ma non è
dovuto niente a nessuno, le cose si conquistano
con dolcezza ed umiltà.
La fiorentina Maria Barto
lomea Bagnesi trascorse
gran parte dell'esistenza
immobilizzata a letto dalla
malattia. Dopo morta,
compì un miracolo in fa
vore di un'altra donna che
sarebbe divenuta santa
dopo aver vissuto anche
lei nella sofferenza, Maria
Maddalena de' Pazzi (che
di poco la precede nel ca
lendario, il 25 maggio).
Quest'ultima nel 1582 era
entrata nel monastero
fiorentino delle Carme
litane di Santa Maria
degli Angeli, dove Ma
ria Bartolomea era stata
sepolta pochi anni pri
ma, nel 1577, e dove
ancora oggi si venera il
suo corpo incorrotto. La
beata era nata nel 1514
e a diciott'anni era stata
colpita da una grave,
misteriosa malattia che
si intensificava ogni
venerdì, nella Settimana
Santa e in varie altre
solennità liturgiche. Lei
la sopportò con fede. A
33 anni il male le diede
una tregua, permettendo
le di vestire l'abito di
Terziaria domenicana. Il
culto è stato approvato
dal 1804.
Il Santo del giorno: Beata Maria Bartolomea Bagnesi
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada
a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire:
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché
tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di
me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi
e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».
E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse:
«Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la
strada.
Brano Evangelico: Mc 10, 4652
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 15
Contemplo: Coraggio, àlzati, ti chiama! (Mc 10,49)
«Coraggio, àlzati, ti chiama!» è la parola che la Chiesa e ogni educatore come il beato Lodovico Pavoni rivolge ai giovani che non vedono la
strada giusta, non trovano la persona giusta, e sono mendicanti di monete senza valore, di cose effimere, quando possono avere l'oro della fede e «tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano». Gesù ci insegna a scegliere il vero tesoro: «Dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,1921).
Non di solo pane Numero 711 pagina 16
Agisci
«Nulla è impossibile al
Dio». Dinanzi al tradimen-
to, all'infedeltà, all'in-
comprensione, è forse
di f f ic i le non spe
rimentare la solitudine, l'abbandono:
ma tutto questo non è impossibile! Ma-
ria ne è l'esempio più grande, più bello.
Nel corso di questa giornata, mi ricor-
derò spesso delle parole di Gesù.
Per commentare questo brano, mi viene in aiuto un bel pensiero del Beato Paolo VI. Egli infatti
scrive: "Pur senza allontanarsi da una visione re-
alistica, le comunità cristiane diventino luoghi di ottimismo, dove tutti i componenti s’impegnano
risolutamente a discernere l’aspetto positivo
delle persone e degli avvenimenti. L’educazione a un tale sguardo non è solamente psicologia.
Essa è anche un frutto dello Spirito Santo". La
folla del Vangelo che vuole impedire a Bartimeo
di lodare il Signore che sta passando dimostra di voler essere "dominante", ma soprattutto di non
vivere la comunione. Era più cieca del cieco
stesso. Chi illumina la sua tenebra? Gesù che in mezzo a tante voci distingue quella di Bartimeo,
dicendo: "Chiamatelo". Gesù avrebbe potuto av-
vicinarsi senza mediatori, invece vuole che tutti cambino il cuore. Vuole, in sostanza, come Papa
Francesco oggi che "ogni comunità cristiana sia
una casa accogliente per chi cerca Dio, come pu-
re per chi cerca un fratello che lo ascolti". E da gioia vedere che dalla richiesta di Gesù, niente è
più come prima. Mentre la folla si allarga attor-
no a Gesù e Bartimeo, alcuni chiamano il cieco dicendogli con premura: "Coraggio! Alzati, ti
chiama!". Il cieco dal margine in cui si trovava si
pone in dialogo col suo Maestro e, grazie a que-sto atto di fede, riacquista la vista perduta po-
nendosi alla sua sequela. Questo ricorda ciò che
scrive Michel Quoist: "Ricordati, Dio ti guarda e
ai suoi occhi non sei né meno grande, né meno amato di qualsiasi altro uomo che forse tu fai
oggetto della tua invidia. Da' a Lui il tuo cruccio,
la tua pena, il tuo rammarico... e credi più nella sua potenza che nella tua efficacia". Dio non po-
ne limite alcuno, egli ascolta ciascuno di noi e ci
viene incontro.
Meditiamo la Parola
Chiamatelo Meditazione di Fiorella Elmetti
Mio Signore
Lascia che io mi sieda
per un momento al tuo fianco;
finirò più tardi
il lavoro che mi attende.
Lontano dal tuo sguardo,
io subito mi stanco;
il mio lavoro è pena
e mi sento perduto.
Con te trovo la vita,
i suoi sussurri e sospiri,
ho mille menestrelli
alla corte del tuo amore.
Lascia che io mi sieda
a faccia a faccia;
voglio cantare la gioia
d'appartenere a te.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 17
Frutto del mistero: la grazia di una vita interiore. "Come i discepoli sul Tabor videro soltanto Gesù, le anime in
teriori, sul Tabor del loro cuore, vedono soltanto Nostro Signo
re. Sono due amici che non si stancano mai l’uno dell’altro".
San Giovanni Maria Vianney
Sono passati otto giorni e Gesù, salito sul monte
con i tre discepoli prediletti, si trasfigura davanti a
loro: il volto è luminoso e le vesti sfolgoranti. È quel che accade ad ogni comunità
cristiana quando si raccoglie in preghiera per ascoltare la Parola di Dio e quando ce-
lebra la santa liturgia eucaristica. Nelle domeniche veniamo trasfigurati; così pure
nei momenti della preghiera. Ciascuno può dire con Pietro: "È bello per noi stare
qui". Sì, è bello stare con il Signore e con i fratelli raccolti in preghiera. La presenza
di Mosè e di Elia che conversano con Gesù, sta ad indicare l'indispensabile ascolto del
Vangelo. Chi ascolta il Vangelo vedrà la sua vita trasfigurarsi.
Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordità; hai brillato e la tua luce ha vinto la
mia cecità; hai diffuso il tuo profumo e io l'ho respirato, e ora anelo a te; ti ho gustato e ora ho
fame e sete dite; mi hai toccato e ora ardo del desiderio della tua pace (sant'Agostino d'Ippona).
INTENZIONE: per le anime contemplative. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: contemplazione.
L’angolo del
IV° Mistero della Luce
La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO Santa Teresa racconta nella sua Vita che le fu concesso una volta di gettare uno
sguardo in Paradiso per la durata di un'Ave Maria. Questa visione la colpì di tal fatta, che pro
dusse nell'anima sua un assoluto disprezzo di tutti i piaceri e di ogni gloria di questo mondo. È
affatto impossibile, così scrive la santa, che lo spirito umano si formi un'idea, anche lontana,
della gloria celeste; la luce del sole è tenebre di fronte allo splendore che ravvolge i beati.
Venerdì 29
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Tempo Ordinario
Non cedere. Se sei pessimista fin dall’inizio, non ce la
farai di certo. Se sei fiducioso e ottimista, in qualche
misura il successo ti arriderà. Non è importante vincere
la medaglia d’oro, ma fare del proprio meglio.
Nel secolo XIII si assiste ad un numero sempre maggiore di sante. Queste donne cristiane, spesso laiche, sembrano rientrare in una tipologia di santità femminile che non appartiene a Bona. La santa pisana infatti si distingue da altre figure femminili per la sua vocazione fin da bambina; la scelta della verginità e l'assoluta obbedienza nei confronti dei suoi superiori. Ma ciò
che caratterizza Bona e che la allontana moltissimo da altre sante del suo tempo è la continuità dei viaggi, che non verranno meno anche in periodi particolarmente difficili: Santiago de Compostela (che raggiungerà ben nove volte), san Michele al Gargano, Roma e la Terra Santa sono le sue méte preferite. Al tempo stesso non rinnegherà mai il suo forte legame con Pisa e i
suoi abitanti ed in particolare con i canonici regolari di Sant'Agostino di san Martino e con i monaci pulsanesi di san Michele degli Scalzi: i numerosi miracoli compiuti dalla santa pisana dimostrano la sua grande attenzione e premura soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più poveri.
Il Santo del giorno: Santa Bona da Pisa
Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tem
pio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì
con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània,
ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie,
si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse
vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto
all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi
discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a
scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò
i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permette
va che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo:
«Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte
le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei
sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti pa
ura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando ven
ne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro
l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro,
guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù:
«Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte:
“Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che
quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chie
derete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi
mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche
il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
Brano Evangelico: Mc 11, 1125
Non di solo pane Numero 711 pagina 18
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 19
Agisci Come posso lasciarmi guidare dallo Spirito se non lo invoco, se non lo prego, se non desidero la sua presenza? Se guardo Maria, scorgo in lei il
modello più bello e perfetto di un cuore attento, vigilante, amante. In questa giornata di grazia mi ritaglierò un tempo di preghiera in cui invocherò la presenza dello Spirito Santo: «Vieni Spirito Santo».
Una fede che non diventa conversione di vita
non porta nessun frutto, e secca come l'albero
maledetto da Gesù. L'evangelista Marco, e dietro
di lui, Pietro, è l'unico che associa la parabola
del fico con la cacciata dei venditori dal tempio.
Come a dire che una fede che diventa mercan-
teggiare con Dio inaridisce il cuore e gli impedi-
sce di cogliere la pienezza del mistero di Dio. E
non è casuale che sia proprio un fico a seccare:
l'albero sotto cui, secondo la tradizione rabbini-
ca, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce
come i fichi, appunto. Gesù maledice, nel senso
che coglie del male in quell'atteggiamento; l'al-
bero non secca come conseguenza all'azione di
Gesù ma proprio perché non accoglie il suggeri-
mento del Maestro non porta alcun frutto. Stia-
mo attenti a noi stessi, cattolici paludati ed e-
sperti, avvezzi alla cose di Dio, perché corriamo
il rischio di fare come i devoti contemporanei al
Signore Gesù. Ridurre il tempio, il luogo sacro
della presenza di Dio, il luogo in cui terra e cielo
si incontrano a luogo del mercanteggiamento,
della corruzione della volontà di Dio, ci fa secca-
re fino alle radici.
Meditiamo la Parola
Stiamo attenti a noi stessi
Meditazione a cura della Redazione
La speranza basta
Sì, lo so, Signore,
la mancanza di fiducia è peccato.
Il peccato è allontanamento
da te, è separazione,
è distanza,
e la distanza è la nostra colpa,
la mia colpa.
Tu l'hai scavalcata
con la tua sofferenza
per tutti gli uomini.
Tu hai messo dei punti fermi:
le tue parole.
Tu hai acceso delle luci:
le tue opere.
Il tuo Vangelo è verità e via:
cosa potrei desiderare di più?
La speranza basta.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 20
Frutto del Mistero: La sete della salvezza delle anime "O amore immenso di un Dio per la sua creatura! Ci
aspetta a braccia aperte, ci apre la piaga del suo Cuore
Divino". San Giovanni Maria Vianney
«Tutto è consumato» (Gv 19, 30). Di ciò parla tutto questo mistero: come tutto «sia consumato». Quello
che accade qui ha il suo preludio nella creazione del mondo: allora è venuto all'essere. Poi il pec-cato ha portato ogni cosa in perdizione, ora il Signore riprende tutto su di sé, soffrendo dolori che Lui solo conosce. Così facendo raggiunge l'ultima profondità della grazia e la dischiude a noi. Da Lui procede la nuova creazione, il nuovo inizio che ci è dato: la forza per opera della quale l'uo-mo nuovo deve crescere e salire nell'eternità; il nuovo cielo e la nuova terra che solo con Lui deb-bono sorgere. Tutto ciò deriva da quest'ora. Questo dobbiamo sapere. E saremo tanto più veri cristiani quanto più crescerà in noi e progredirà la coscienza di vivere della passione di Cristo. Col destarsi in noi di questa coscienza si trasforma anche il nostro dolore personale: mentre prima non era che la conseguenza del peccato e della sua perdizione, ora si collega col mistero della croce, viene a partecipare della forza che trasforma la vecchia esistenza nella nuova. Coi mezzi terreni le nostre sofferenze rimangono inconsolabili, sono senza rimedio; a volte non ce ne accorgiamo perché non durano o perché siamo distratti, ma quando il dolore aumenta e non possia-mo che tenerlo davanti agli occhi, allora ci accorgiamo che c'è un soccorso al dolore, solo quando esso si presenta nello stesso dolore. È così da quando c'è stata la passione di Cristo. Qui s'è aperta la sede tremenda e beata dove noi possiamo posare; qui ci è data la forza mediante la quale, se noi soffriamo insieme con Cristo, la nostra vecchia esistenza vien trasformata in una esistenza nuova. Quando l'uomo comprende questo mistero e gli si abbandona, arriva al centro delle cose e
tutto gli si risolve in bene.
INTENZIONE: Per i persecutori della Chiesa, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria
Virtù da praticare: conformità a Gesù Crocifisso
L’angolo del V° Mistero Doloroso
Gesù è morto sulla croce
di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - Un esempio sublime e recente di conformità a Gesù crocifisso ci è offerto da san Massimiliano M. Kolbe. Nella prima guerra mondiale, egli con alcuni frati di Niepokalanow fu arrestato e portato nel campo di concentramento di Oswiecim. Qui sopportò ogni sorta di privazioni e di maltrattamenti. Sempre i lavori più duri, più umilianti e ripugnanti per lui. L'Immacolata e il Crocifisso gli davano coraggio e forza. Ad imitazione di Gesù morto per noi.
Sabato 30
Maggio
IV Settimana del Salterio
VIII Tempo Ordinario
Se volete imparare qualcosa che riguardi una foglia,
un fiore, una nuvola, un tramonto o un essere umano, dovete guardarli con tutta l' intensità del vostro cuore.
Figlio di Alfonso IX re di León e Berenguela di Castiglia, fu governatore modello dai solidi principi cristiani. Nel1217, all'età di 18 anni, ereditò la Castiglia, la terra di sua madre e nel 1230 il León, quella di suo padre. In questo modo unificò i due regni. Re prudente, si circondò sempre di persone fidate, con cui si consultava per le questioni più problematiche
e urgenti. Di Ferdinando erano note anche la profonda devozione alla Madonna e la grande umiltà. Si sposò in prime nozze con Beatrice di Svezia (1219) e poi con Maria de Ponthieu (1235). Dalle due unioni nacquero complessivamente tredici figli. Ma la storia ricorda Ferdinando anche per le guerre contro i saraceni che gli permisero di riconquistare i
regni di Cordova, Siviglia, Jaén e Murcia. Nel 1221 il sovrano fondò la cattedrale di Burgos, si deve a lui anche l'ampliamento dell'università di Salamanca. Morì il 30 maggio 1252 e fu sepolto nella cattedrale di Santa Maria a Siviglia. È stato canonizzato da Papa Clemente X il 4 febbraio 1671.
Il Santo del giorno: San Ferdinando III
Brano Evangelico: Mc 11, 2733
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme.
E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli
scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi
ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola do
manda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesi
mo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discu
tevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allo
ra non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temeva
no la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.
Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro:
«Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Contemplo: Fate tutto rendendo grazie (dal Canto al Vangelo)
Ti rendiamo grazie, Signore, perché apri il nostro cuore all'ascolto della tua parola. Ti lodiamo per i tuoi benefici, a te cantiamo per esprimere la nostra fede e il nostro amore. Donaci il conforto della tua protezione in ogni circostanza della vita, fa' che siamo fedeli nell'osservare i tuoi comandamenti, perché possiamo trovare in te la gioia perfetta. Ti rendiamo grazie, Signore, per tutti i tuoi benefici, che sempre ci concedi nella tua bontà.
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 21
Agisci
Dio odia la violenza,
ma nonostante tutto
ama il peccatore ed
attende il suo ritorno.
Da parte mia, quante
volte giudico, disprezzo; ma cosa
faccio perché si affretti questo
ritorno alla casa del Padre. Che
cosa mi suggerisce la carità?
I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani pre-
tendono di sapere con quale autorità egli agisca,
ma lui preferisce il silenzio. Non potrebbero ca-
pire. Meglio, non potrebbero accogliere una veri-tà diversa da quella in cui hanno sempre creduto
fino ad allora. È solo entrando nella sua luce che
si può vedere. In quello stile, anche sua madre Maria, "meditava nel suo cuore" gli eventi che
accadevano a lei e al figlio. È lì, nella preghiera
e nella meditazione che si può tentare di capi-
re..di intuire. Don Tonino Bello Maria ce la ritrae così in un bellissimo suo scritto: "Santa Maria,
donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della
pace. Liberaci dall’assedio delle parole. Da quel-le nostre, prima di tutto. Ma anche da quelle de-
gli altri. Santa Maria, donna innamorata, facci
capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio.
Santa Maria, donna bellissima, riconciliaci con la
bellezza. Facci comprendere che sarà la bellezza
a salvare il mondo. Santa Maria, donna del popo-lo, insegnaci a condividere con la gente le gioie
e le speranze, le tristezze e le angosce che con-
trassegnano il cammino della nostra civil-tà. Santa Maria, donna del primo passo, quando
il peccato ci travolge, e ci paralizza la vita, non
aspettare il nostro pentimento. Previeni il nostro grido d’aiuto. Santa Maria, donna coraggiosa, tu
che sul Calvario, pur senza morire hai conquista-
to la palma del martirio, rincuoraci col tuo e-
sempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad a-
bitare in mezzo a noi. Tu hai predetto che tutte
le generazioni ti avrebbero chiamata beata. Eb-bene, tra queste generazioni c’è anche la no-
stra". Maria e Gesù attingono la verità dalla sor-
gente dell'amore di Dio stesso.
Meditiamo la Parola
Dalla sorgente Meditazione di Fiorella Elmetti
Quelli che nessuno ama
Signore, insegnaci
a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto
quelli che amiamo.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare in primo luogo
quelli che nessuno ama.
Facci la grazia di capire
che a ogni istante
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi e nostri fratelli,
che muoiono di fame,
senza aver meritato
di morire di fame;
che muoiono di freddo.
Signore, abbi pietà
di tutti i poveri del mondo.
Abbi pietà dei lebbrosi,
ai quali tu così spesso hai sorriso,
quando eri su questa terra.
E non permettere più, o Signore,
che viviamo felici da soli.
Facci sentire l'angoscia
della miseria universale,
e liberaci da noi stessi.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 22
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Thomas Merton (1915
1968), convertito al catto-
licesimo e diventato trap-
pista in un'abbazia ameri-
cana nel Kentucky, in una
pagina del suo celebre li-
bro autobiografico La
montagna delle sette bal-
ze, descrive la scena dei
monaci che tornano dal
lavoro recitando il rosario:
«Com'è dolce trovarsi nei
campi alla fine dei lunghi
pomeriggi d'estate! Il sole
non picchia più implacabi-
le e i boschi incominciano
ad allungare ombre azzur-
re sui campi di stoppie do-
ve si drizzano covoni color
dell'oro. Il cielo è
fresco e si vede la
mezzaluna pallida
sorridere in di-
stanza sopra il
monastero. Forse
dai boschi, con la
brezza, scende su
di voi un puro a-
roma di pini, e si
confonde con il
sentore caldo dei
campi e della
messe.
«E quando il maestro in se-
conda batte le mani per da-
re il segnale della fine del
lavoro, e si lasciano ricade-
re le braccia e ci si toglie il
cappello per asciugare il
sudore che scende sugli oc-
chi, si sente in quella pace
che tutta la valle palpita
del canto dei grilli, un tre-
molio costante e universale
che si leva a Dio dai campi,
che sale nel cielo compito
come l'incenso della pre-
ghiera serale: laus peren-
nis!
«E si toglie di tasca il rosa-
rio, si prende posto nella
lunga fila e ci si avvia ser-
peggiando verso casa, men-
tre gli scarponi risuonano
sull'asfalto e una pace pro-
fonda scende nel cuore. Sul-
le labbra continua a formar-
si, silenziosamente, conti-
nuamente, il nome della Re-
gina del Cielo, di colei che è
Regina anche di questa val
le: "Ave Maria, piena di gra-
zie, il Signore è Teco..." E il
Nome del Figlio suo, per il
Quale in primo luogo tutto
questo fu fatto, per il Quale
tutto questo fu ideato e de-
stinato, per il Quale tutta la
Creazione fu modellata per-
ché fosse il Suo Regno.
"Benedetto il frutto del seno
Tuo: Gesù".
«"Piena di grazia!" Questo
pensiero, che si torna sem-
pre a ripetere, colma il cuo-
re di grazia sempre maggio-
re, e chi può dire quanta
grazia si diffonde nel mondo
da questa valle, da questi
rosari, nelle sere in cui i mo-
naci tornano a casa dal lavo-
ro!»
L’incenso della preghiera
serale A cura di Tiziana e Cristina
Non di solo pane Numero 711 Tempo Ordinario pagina 23
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 711
Domenica 24 Maggio 2015
Chiuso il 19 Maggio 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
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