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SALERNO CITTÀ Il caso di Palazzo Sabbetta Salerno città artistica? De Luca abbatte beni artistici (e l’identità salernitana). Tutto questo nel silenzio della Soprintendenza. A PAGINA 7 VOX POPULI Mensile gratuito di politica, attualità, cultura www. voxpopuliweb.it Anno4 Numero0 Dare vita alla materia significa trasformarla in emozione. dalla pubblicità “Materia—Alfa Mito” POLITICA Il Presidente della “Camera, soggiorno e cucina” La vicenda di Montecarlo che fa da sfondo ad uno degli strappi politici più duri degli ultimi anni. A PAGINA 3 POLITICA Il Principato ci piace Fare di Salerno una Regione autonoma e distinta dalla Campania? Secondo Cirielli (PdL) si può fare. A PAGINA 6 CARICA!!! Ecco il nuovo Vox Populi: una nuova redazione, un nuovo sito, una nuova grafica, piu’ pagine e molto molto piu’ sexy... Organo ufficiale della Giovane Italia Salerno

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Anno 4 Numero 0

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Page 1: Anno 4 Numero 0

SALERNO CITTÀ

Il caso di Palazzo

Sabbetta

Salerno città artistica? De Luca abbatte beni artistici (e l’identità

salernitana). Tutto questo nel silenzio della Soprintendenza.

A PAGINA 7

VOX POPULI Mensile gratuito di politica, attualità, cultura

www.voxpopuliweb.it Anno4 Numero0

Dare vita alla materia significa trasformarla in emozione. dalla pubblicità

“Materia—Alfa Mito”

POLITICA

Il Presidente della

“Camera, soggiorno e

cucina”

La vicenda di Montecarlo che fa da sfondo ad uno degli strappi

politici più duri degli ultimi anni.

A PAGINA 3

POLITICA

Il Principato

ci piace

Fare di Salerno una Regione autonoma e distinta dalla

Campania? Secondo Cirielli (PdL) si può fare.

A PAGINA 6

CARICA!!! Ecco il nuovo Vox Populi: una nuova redazione, un nuovo sito, una nuova

grafica, piu’ pagine e molto molto piu’ sexy...

Organo ufficiale della Giovane Italia Salerno

Page 2: Anno 4 Numero 0

Da un po’ di tempo è sulla bocca di tutti la questione della scuola di Adro. L’11 Settembre 2010, ad Adro, in provincia di Brescia, è stata inaugurata una nuova scuola dal sindaco Oscar Lancini: fin qui tutto normale se non fosse che in ogni parte della scuola è possibile vedere il “Sole delle Alpi”, simbolo del partito leghista. Infatti il simbolo è presente in tutte le aule, dai banchi

ai tappetini, dalle finestre e

addirittura ai c e s t i n i d e l l ’ i m m o n d i z i a ; perfino sul tetto

dell’edificio è p o s s i b i l e riconoscere il simbolo leghista.

La realizzazione di questa scuola è stata possibile grazie alle tasse che i cittadini di Adro si sono imposti: tutto il ricavato delle tasse è servito per l’acquisto sella suppellettile scolastica, mentre l’edificio è stato realizzato da una ditta privata, in seguito alla vendita delle vecchie scuole per la realizzazione di appartamenti. Ovviamente non tutti i cittadini si sono dichiarati favorevoli: alcuni dichiarano che “Il Sole delle Alpi è solo un simbolo storico”; altri, invece, hanno iscritto i loro bambini ad altre scuole non ritenendo adatto l’ambiente per i loro figli. Ovviamente anche il ministro Gelmini si è apertamente dichiarato contrario: “La scuola di Adro” afferma “ è un estremismo e non

condivido”. Viviamo dei momenti difficili, complicati. La crisi è palpabile e… dobbiamo spendere risorse mentali ad occuparci di stupidaggini? La posizione di pochi non la condividiamo, è ovvio, ma la cosa più inutile è il doverci impegnare su questi fronti invece che su problematiche più serie. I problemi della scuola sono molti, complessi e fondamentali per una nazione che deve rispondere a momenti tanto difficili. La scuola deve crescere oltre i simboli, oltre le visioni distorte di una realtà che non esiste. Deve affrontare la crescita di una nazione che si propone quale modello di consapevolezza e non di settarismi fatui.

C. M.

ADRO: la scuola della discordia

VOXPOPULI # Anno4 Numero0

Pensando ovvero L’EDITORIALE

2

SCUOLA

Così è per me Vox Populi.

Se vi pare

U. Bossi

CONTATTI ● WEB: voxpopuliweb.it

Insomma, ma cos’è Vox Populi? Me

lo hanno domandato in tanti, tante

volte. Me lo hanno domandato –

altrimenti non starei a scrivervelo –

anche i ragazzi della nuova

redazione, dato che questo giornale

l’ho visto nascere e ho avuto il

piacere di dirigerlo per un po’.

Pur essendo formalmente il

periodico di un movimento, come

recita la testata, non è la voce

classica da “partito” politico, in

genere ufficiale e un po’ ingessata.

Ma non è la rivista di una corrente

né, per i precedenti motivi, uno

strumento in mano a un manipolo di

giovani sì coraggiosi ma fuori da

ogni controllo. Anzi, vi dirò, che

sarebbe sbagliato associare alla

parola movimento gli anni Settanta

e quel che ne consegue: a parte le

evidenti distanze temporali e a volte

politiche, nelle nostre riunioni di

redazione non abbiamo mai parlato

di passato o di riferimenti

considerati superati.

Probabilmente la definizione

migliore è quella di avanguardia di

un movimento politico che, a tutti i

livelli, vive un periodo di stanchezza.

Il modello da seguire è quello

d e l l ’ e l a b o r a z i o n e e d e l

riposizionamento culturale, le cui

parole d’ordine sono il patriottismo

trasversale e il superamento degli

steccati ideologici. Vox Populi, pur

avendo tutti

i vincoli e le

autonomie

di un

g i o r n a l e

tradizionale,

dovrà essere uno strumento

per i militanti della Giovane Italia

che vivono al tempo della politica

post-ideologica, fatta di think tank,

fondazioni, trasversalismi, rete. Di

un sistema molto frammentato e

dinamico, Vox Populi deve sfruttare

le ambiguità, e fare delle debolezze,

una forza. Tutto questo finché dura

… in bocca al lupo!

di ANTONIO MOLA*

*Presidente vicario

Giovane Italia Salerno

[email protected]

Probabilmente la definizione migliore è

quella di avanguardia di un movimento politico che, a tutti i livelli, vive un periodo di stanchezza.

Page 3: Anno 4 Numero 0

30/7/10. Qualcuno potrà pensare che stiamo dando i numeri, un bel terno da giocarsi sulla ruota…di Roma ma in realtà abbiamo riportato una data. La fine di un sogno, anzi del Sogno di un grande uomo e politico, il compianto Pinuccio Tatarella, il precursore del partito unico del Centrodestra. Il partito unico del centrodestra, il PDL appunto, che tutti i militanti e gli elettori hanno considerato come il naturale approdo di un processo, lungo quindici anni, di condivisione di responsabilità di governo e di elaborazione di idee e valori comuni. Ma ecco che il 30/07/10 accade qualcosa: la costituzione del gruppo parlamentare FLI alla Camera seguita a ruota, di lì a pochi giorni (2 agosto), dalla nascita del medesimo gruppo parlamentare al Senato. Lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini inizia già poco dopo l'elezione di quest'ultimo a presidente della Camera, sia sulla proposta di Fini di dare il voto agli immigrati che sull'accusa di abuso da parte del Governo di decreti-legge e voto di fiducia. L'apice dello scontro si raggiunge il 15 aprile 2010 con Fini che accusa Berlusconi di appiattirsi sulle posizioni della Lega Nord, minacciando di creare gruppi parlamentari autonomi. Nella Direzione nazionale del PdL (la prima dalla nascita) convocata il 21 aprile 2010, c'è un duro scontro tra i due, con Berlusconi che chiede a Fini di lasciare la presidenza della Camera se vuol fare politica dentro il PdL. Al termine viene approvato un documento che rifiuta la nascita di correnti interne, con il voto contrario di 11 "finiani". Ma il meglio, o il peggio deve ancora

venire: il 29 luglio viene votato il d o c um e nto c h e p r ev e de l’espulsione di Fini dal partito, sancendo di fatti la rottura tra il presidente della Camera e Berlusconi, in cui viene affermato: "I comportamenti di Fini sono incompatibili con i valori del PDL e con i nostri elettori. Viene quindi meno la fiducia anche per il suo ruolo di garante come presidente della Camera". A questo si aggiunge la denuncia ai probiviri del partito dei finiani Bocchino, Granata e Briguglio per arrivare dunque alla costituzione dei gruppi autonomi, al discorso di Mirabello ed infine al video messaggio su youtube in cui Fini ha detto la “sua verità” sulla casa di Montecarlo. Noi non vogliamo entrare nella querelle riguardante la casa di Montecarlo. Dei fiumi di inchiostro e delle mille parole spese in questa politicamente torrida estate rimane un malcelato disgusto per una vicenda da cui si evince quantomeno la leggerezza i r r e s p o n s a b i l e d i c h i , evidentemente, riteneva di poter

soprassedere su di un fatto non penalmente ri levante ma certamente politicamente ed eticamente disgustoso. Inoltre a dimostrazione di una visione “laica”, libera e “pensante” chi scrive sente di poter affermare che alcuni degli argomenti posti da Fini sono condivisibili. Però c’è un problema, volendo lasciarsi andare ad una battuta si potrebbe dire che è grande come una casa…se alcuni argomenti sono condivisibili ciò che non si poteva né si può accettare era il loro uso strumentale, finalizzato a logorare il governo e la leadership di Berlusconi per una successione auspicata e mai avvenuta e quindi con effetti destabilizzanti per il partito. Noi della Giovane Italia crediamo nel PDL e vogliamo rimanerci, vogliamo contribuire alla sua strutturazione ed al suo c o n so l i da m e n to , c r e d i am o nell’importanza di un confronto dialettico che però deve avvenire all’interno delle sedi previste e non sui giornali o in tv così da prestare il fianco all’agonizzante sinistra.

POLITICA

La vicenda di Montecarlo che fa da sfondo ad uno degli strappi politici più duri degli ultimi anni.

DI PIERPAOLO RISPOLI

VOXPOPULI # Anno4 Numero0 3

CONTATTI ● E-MAIL: [email protected]

Presidente della CAMERA soggiorno e cucina

Page 4: Anno 4 Numero 0

VOXPOPULI # Anno4 Numero0

POLITICA

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CONTATTI ● FACEBOOK: Vox Populi il blog

Un paio di sparate da caudilletto messe su da un leader in afasia che si esibisce in circo.

DI MARCO CASSINI

Ciò che ha c o l p i t o maggiormente n e l l e settimane di settembre, è il circo indegno c h e h a suscitato la visita da parte di Muhammar Al Qadhdhāfī … più noto c o m e G h e d d a f i , Leader della nazione libica

e protagonista non secondario dello s c a c c h i e r e m e d i t e r r a n e o . Tutti, e dico tutti, dalla Lega Nord alle anime belle al soldo della borghesia internazionale, hanno strillato su … su che cosa? Sul nulla! Su un paio di sparate da caudilletto messe su da un leader in afasia, che questo e poco altro chiede quando va all’estero: di potersi esibire in circo ad uso e consumo del suo popolo. E quindi? Chiaro che le pagliacciate romane di Gheddafi non le condivide nessuno. Tutto ciò ci deve unire nel ripudio estremo delle intemperanze di Gheddafi ci deve a n c h e s o s t e n e r e n e l l a consapevolezza oggettiva: Gheddafi recita ormai da anni il suo copione con consumata maestr ia . Da campione del socialismo arabo baathista a ridicolo vecchietto che si lagna della grande opera civilizzatrice svolta dall’Italia in Tripolitania e Cirenaica, a beduino fuori tempo massimo, attorniato da decine di ancheggianti “guardie”, inguainate in aderenti uniformi plasticate, davvero poco aderenti al

preteso islam da esportare in E u r o p a . Ormai Gheddafi è un relitto, è una macchietta che scimmiotta i suoi tempi d’oro, precedenti alle bombe “democrat iche” americane. T u t t a q u e s t a c a g n a r a , indubbiamente, è stata fomentata non tanto dalla Lega (che pure ci è caduta come un pero maturo), ma dalla “stampa” italiana di sinistra, al soldo delle arcinote concentrazioni finanziarie che sostengono in tutto il mondo le “rivoluzioni colorate” (non u l t i m a q u e l l a V i o l a ) . Questa sedicente “stampa”, formata dai meno encomiabili giornalisti d’Italia, attacca Gheddafi su una pagliacciata totalmente irrilevante e marginale, nel tentativo di screditare il Governo e il suo operato diplomatico, che ormai da due - tre anni persegue una decisa linea sovranista in collisione diretta con i progetti di asservimento economico (e non solo economico) d e l l ’ I t a l i a . Tutto ciò per che motivo? Per il motivo, ignobile e meschino, di nascondere gli aspetti veri, seri ed importanti della nuova partnership tra Italia e Libia, che davvero pochi hanno avuto l’onestà e il buon s e n s o d i r i c o n o s c e r e . Innanzitutto, il primo aspetto è di natura squisitamente geopolitica. L’allargamento alla Libia costituisce una delle premesse fondamentali per la costruzione di un triangolo tutto italiano di relazioni privilegiate e p r o f i c u e . Da una parte, l’intesa con Tripoli è funzionale al braccio sudoccidentale nel Mediterraneo degli amici d’Italia, in contrapposizione alla Turchia filoamericana (che non a caso noti scissionisti di questi giorni

g u a r d a n o c o n f a v o r e ) . Dall’altra, Tripoli non sarà mai in grado di condizionare la politica italiana in modo serio, perché le intese con le democrazie nazionali di Russia e Bielorussia garantiscono un sostegno politico-economico di tutto rispetto: basti pensare a South S t r e a m . La carica innovativa della politica estera del Governo è rappresentata d a l r a f f r e d d a m e n t o d e i “legami” (ma sarebbe meglio dire “legacci”) che corrono per la sponda atlantica (Torino-Parigi-Londra) e soprattutto dall’aumento di peso specifico nel Mediterraneo orientale, una delle zone cruciali dell’intero pianeta Terra. Più si aumenta l’importanza italiana nel Mediterraneo orientale, più si aumenta l’importanza italiana in Europa e sull’altra sponda d e l l ’ A t l a n t i c o . Oltre all’aspetto geopolitico, è da sottolineare con forza il ritorno economico. Lo scorso 6 agosto un consorzio costituito da Ansaldo e Selex Communications, entrambe aziende Finmeccanica, ha firmato con la società russa Zarubezhstroy technolgy un contratto per realizzare sulla tratta Sirte - Bengasi i sistemi di segnalamento, telecomunicazione, alimentazione, sicurezza e bigliettazione. Valore della commessa: 240 milioni di e u r o . Gli affari succulenti (in tempo di crisi, poi!) guadagnati dalle industrie italiane sono solo un ulteriore motivo di rancore per la “stampa” italiana (e indegna di esserlo) asservita alle concentrazioni oligarchiche che almeno ora hanno morso la polvere.

(tratto da latestata.org)

Gheddafi a ROMA

Il Re è nudo.

Gheddafi

Page 5: Anno 4 Numero 0

VOXPOPULI # Anno4 Numero0

VOX MUNDI CONTATTI ● TWITTER: VoxPopuli_blog

Continua il calvario di Sakineh Mohammadi Ashtiani, protagonista del caso che tiene l’ Occidente col fiato sospeso, che sta evidenziando, qualora ce ne sia ancora bisogno, una tragica realtà che ha afflitto migliaia di donne prima di Sakineh. All’assillo delle organizzazioni umanitarie, alla pressione della comunità internazionale, Teheran risponde con la modifica delle modalità di esecuzione: non più la l a p i d a z i o n e d u n q u e m a l’impiccagione, per una decisione che sembra farsi beffa della diplomazia. Ad ogni modo la condanna non sarebbe definitiva come dichiara lo stesso procuratore generale iraniano ultraconservatore Mohseni- Ejei, parlando di iter giudiziario non ancora concluso e aggiungendo confusione ad una vicenda nata nel 2006 quando Sakineh Mohammadi Ashtiani, donna iraniana di 43 anni, madre di due bambini, fu condannata alla lapidazione per il reato di adulterio. Sotto i colpi della mobilitazione di “Amnesty International”, “Human rights watch”, Teheran ha rimescolato le carte, mettendo in gioco un nuovo capo di imputazione: Sakineh avrebbe avuto una relazione illecita con due uomini, uno dei quali avrebbe ammazzato il marito della donna, con la complicità della stessa. La confessione della sventurata in una trasmissione televisiva, sarebbe stata estorta con due giorni di torture, come ha più volte ribadito il

suo avvocato. Tutto quello che da una parte potrebbe salvare la vita della condannata, dall’ altra potrebbe rendergliela un inferno una volta salva. Le rappresaglie ai danni della sua famiglia ci sono e ci saranno. A darne testimonianza è il figlio Sajjad Ghaderzadeh che ha rivolto un appello all’ Italia, in prima linea per la liberazione di Sakineh, con il ministro Frattini ha subito auspicato una revisione della sentenza. Questa sconfortante vicenda è sintomatica del gap culturale che divide l’Occidente dai paesi islamici. Il carattere sommario dei procedimenti giudiziari ricorda i processi che avevano come protagonista l’ incertezza del diritto, principale strumento di potere di giuristi e della burocrazia di toga. Ebbene, la situazione iraniana si spinge ancora oltre; il problema non è propriamente quello della certezza della legge; esiste infatti, nella legge coranica, il principio della cosiddetta “intuizione”che equivale ad un vera e propria opinione, un giudizio, spesso, tanto personale quanto arbitrario. Fallaci e semplicistiche le considerazioni di chi coglie l’occasione per ricordare l’attuale esistenza della pena capitale nella “democraticissima” America, quasi a voler concedere un attenuante all’ Iran. Per inciso, che la pena capitale non è accettabile in qualsivoglia paese, quali che siano le modalità con le quali viene inflitta; la sacralità della vita è un valore. Fatta questa premessa, è fuori luogo il paragone tra una nazione, come gli Stati Uniti in cui la Carta Costituzionale prevede, al primo posto le libertà di opinione, religiose, politiche ed il relativo diritto di esprimerle, con l’Iran la cui organizzazione sociale,

religiosa e politica è paragonabile al peggiore oscurantismo medievale. Ma soprattutto, i cittadini americani hanno la possibilità sacrosanta di difendersi; gli iraniani non hanno alcuna tutela processuale, men che meno le donne. Il sistema giudiziario iraniano, basato sulla legge islamica, prevede una corte suprema il cui presidente è nominato dal clero; di conseguenza l’ intuizione sarebbe legittimata da una matrice divina. Una semplice denuncia di adulterio da parte di un marito, senza prove né testimoni, può valere la condanna a morte di una donna. Per il reato di adulterio è prevista la lapidazione , ripresa nel 2004 (e tacitamente mai interrotta), con lo stop della moratoria sulle esecuzioni con lancio di pietre. Il codice civile e penale sono spudoratamente misogini: delitto d’ onore, diritto patrimoniale, dimezzamento del valore della testimonianza della donna nelle testimonianze giudiziarie. Tra le iniziative italiane per fermare il boia, l’ esposizione di una gigantografia della foto di Sakineh in Campidoglio e a palazzo Valentini insieme a fiumi di parole di indignazione, giustificate ma senza effetti concreti. La verità è che per quanto la comunità internazionale abbia il dovere morale di intervenire, è necessario che gli i raniani stess i acquist ino consapevolezza dei propri diritti, del proprio potere d’indirizzo verso la classe politica, ma tutto ciò dovrebbe implicare la totale

rinuncia ad ogni forma di dispotismo religioso o

fanatico. D’altra parte una simile rivoluzione sociale,

culturale e religiosa necessita di una presa di coscienza popolare poiché la libertà è la conquista di

un popolo che con le

proprie forze mette a

nudo il proprio valore.

Il CORAGGIO del

RISCATTO DI ALESSIA SENATORE

5

Page 6: Anno 4 Numero 0

POLITICA LOCALE CONTATTI ● DIRETTORE: [email protected]

I più simpatici tra i critici hanno già detto che Bossi, in fondo, non è poi così lontano. In effetti la proposta di fare della provincia di Salerno una regione autonoma sta creando un bel po’ di discussioni, tra scettici e convinti “separatisti”. Infatti, da quando l’On. Cirielli, presidente della Provincia di Salerno, ha avanzato la proposta tutti parlano dell’opportunità, o della necessità, di dar seguito all’iniziativa.

LA COSTITUZIONE Tanto per fare i tecnici. La Costituzione italiana all’articolo 132 prevede la possibilità di creare n u o v e r e g i o n i . C i t a n d o espressamente l’articolo, infatti, è possibile «la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione di abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che

rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse». Quindi, venendo a noi, la provincia di Salerno potrebbe diventare regione autonoma dato che la popolazione residente è finanche superiore al milione di abitanti. L’idea si è trasformata già in alcune delibere comunali o proposte ai consigli cittadini, come nel caso di Salerno, a seguito della richiesta di Antonio Cammarota, consigliere del PdL. Il sindaco De Luca ha sembrato non gradire e, con il suo solito da

fare, ha bollato l’iniziativa come «una perdita di tempo». Sembrano lontani i tempi i cui evocava la “salerni tani tà” co ntro a l “napolicentrismo”, peggior nemico delle nostre genti.

LE RAGIONI Ma la proposta di Cirielli viaggia spedita perché forte sotto tre punti di vista: culturale, politico e strategico. Infatti, l’aver legato alla proposta il nome di “Principato di Salerno” evoca con suggestione la storia dei Longobardi, ed in particolare di Arechi II, ovvero il m o m e n t o i n s u p e r a t o d i indipendenza del nostro territorio durante il quale Salerno era il centro del Mediterraneo e luogo di incontro di diverse culture. Ed è forse su queste basi storiche che si fonda un certo sentimento, diffuso e trasversale, di diversità dagli ambiente del napoletano. Una diversità che non possiamo derubricare alle passioni sportive, ma una coscienza ben radicata nella popolazione salernitana. Una coscienza che adesso bisogna formalizzare, anche in un’ottica strategica. La predominante visione napolicentrista della gestione delle risorse regionali ha mortificato lo sviluppo della provincia di Salerno: in un futuro scenario di federalismo fiscale il nostro territorio potrebbe essere ulteriormente penalizzato. Insomma, la “regione Salerno” (che si chiami Principato o Longobardia fa lo stesso) ci piace. Ci piace perché sull’idea di una regione autonoma ci avevamo ragionato tempo fa, ad una riunione di formazione politica. Ci piace perché dà dignità al nostro passato. Ci piace, insomma, perché è rivoluzionaria per la nostra terra ed il nostro futuro.

Il Principato CI PIACE

VOXPOPULI # Anno4 Numero0 6

Ecco perché (ri)fare il Principato di Salerno

DI ANTONIO MOLA

La proposta

Ad avanzare per primo la proposta di una nuova regione, distinta dalla

Campania, è stato Edmondo Cirielli, presidente della

Provincia di Salerno.

Cosa dice la costituzione

Si può, con legge

costituzionale,

sentiti i Consigli

regionali, disporre

la fusione di

Regioni esistenti o

la creazione di nuove Regioni con un

minimo di un milione di abitanti, quando

ne facciano richiesta tanti Consigli

comunali che rappresentino almeno un

terzo delle popolazioni interessate, e la

proposta sia approvata con referendum

dalla maggioranza delle popolazioni

stesse. (art. 132)

I riferimenti storici

Il Principato di Salerno ebbe origine nell’839

in seguito alla frammentazione del

Principato di Benevento ovvero

della parte del regno longobardo chiamato

“Longobardia Minore” (Langobardia Minor). Nella prima metà del 1000

comprendeva qasi tutta l’Italia meridionale continentale.

1.107.504 La popolazione residente in Provincia di Salerno

La predominante visione napolicentrista

della gestione delle risorse regionali ha mortificato lo sviluppo della provincia di Salerno.

369.168 La soglia di popolazione che i consig l i comunal i devono rappresentare per avviare il referendum

E. Cirielli

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SALERNO CITTÀ

L’inchiesta

CONTATTI ● REDATTORE CAPO: [email protected]

Il patrimonio culturale definisce l’identità di una collettività e costituisce una preziosa risorsa che, per la sua intrinseca natura, non è rinnovabile e pertanto necessita di essere tutelata e valorizzata per garantirne la sua fruizione nel tempo. Da circa un ventennio, il turismo urbano sta conoscendo un formidabile ritorno di interesse caratterizzato da una crescita apprezzabile, beneficiando, senza dubbio, della combinazione di diversi fattori quali il movimento di rivalorizzazione e risanamento dei centri storici delle città, e la correlata diversificazione delle attività culturali. Il patrimonio culturale di una città, che rappresenta la matrice dell’identità dei luoghi e della storia di un territorio, ha assunto, negli ultimi anni, una valenza strategica dando vita a nuove forme di competizione tra sistemi locali. In quest’ottica, la stessa pianificazione e la valorizzazione del patrimonio culturale locale non si identificano più, come settore o semplice attributo qualitativo dello sviluppo di un territorio, ma rappresentano una nuova opportunità di tutela e sviluppo sostenibile del tessuto culturale di un luogo. La vocazione del turismo, al di là dei benefici economici e sociali, consiste pertanto nel contribuire ad

influenzare un cambiamento di comportamento nei confronti della realtà locale e del patrimonio culturale, specialmente tra i detentori del potere politico decisionale.

LA FRENESIA DEMOLITORIA DEL SINDACO Purtroppo però, tutto ciò non è possibile nella nostra amata Salerno visto che si tende più che altro a distruggere il vecchio per poter dar spazio al nuovo. Un tipico esempio è Palazzo Sabbetta: un palazzo alto ben cinque piani sito in via Masuccio Salernitano, nell’antico Quartiere Longobardo della G i u d a i c a che è stato oggetto di demolizione da parte del Sindaco di Salerno V i n c e n z o D e L u c a . All’interno di tale Palazzo sono state trovate volte a crociera, colonne medioevali, archi a sesto acuto, affreschi, fregi marmorei, resti di una torre bizantina probabilmente addirittura romana delle Mura di Salerno, resti di un luogo di culto forse la Sinagoga degli ebrei salernitani. La comunità ebraica salernitana era nel Medioevo una delle più importanti d’Italia e che contribuì fortemente allo sviluppo della celebre Scuola Medica Salernitana; purtroppo della Sinagoga salernitana si sono da tempo perse le tracce e secondo gli storici potrebbe trovarsi proprio nelle strutture del Palazzo in questione.

QUALE TURISMO PER SALERNO Mi chiedo come sia possibile tale

scempio in una città che ha come obiettivo la crescita della richiesta turistica. Se l’obiettivo è quello di aumentare il turismo perché l’Amministrazione si interessa solo della costruzione di nuove opere pubbliche, alcune delle quali ancora incomplete (ad esempio la metropolitana, la Cittadella Giudiziaria)? E perché invece non si cerca di difendere le proprie tradizioni attraverso la salvaguardia dei monumenti storici? Tutte domande a cui non ho avuto ancora risposte adeguate. Dopo la demolizione di Palazzo Sabbetta, altri importanti Palazzi e monumenti che hanno fatto la storia di Salerno risultano essere abbandonati alle erbacce e al degrado. Insomma la nostra amatissima città tutto è tranne che “turistica”: manca davvero poco per toccare il fondo.

Salerno città turistica?

Il caso di PALAZZO SABBETTA

Salerno città artistica? De Luca abbatte beni artistici (e l’identità salernitana). Tutto questo nel silenzio della Soprintendenza. Vi raccontiamo la storia di Palazzo Sabbetta.

DI EMANUELA SCUOPPO

Interno di

Palazzo Sabbetta

VOXPOPULI # Anno4 Numero0 7

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Per Palazzo Sabbetta e l'intero Patrimonio Storico di Salerno

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ATTUALITÀ

Le parole in questi casi non ci sono. O meglio, sono inutili, fastidiose, riciclate. Suono disperso nel vuoto. Il vuoto. Come quello lasciato da Francesca a un’intera comunità ancora incredula e rassegnata all’accaduto. Rassegnata. Termine adatto per descrivere la situazione psicologica degli abitanti della Costiera. Una rassegnazione che sa di sconfitta. Una rassegnazione che prevale sulla forza di combattere per la salvaguardia della propria terra. Da anni ormai abusivismi, speculazioni, opere “maldestre” di alcuni comuni, indifferenza sia delle istituzioni che dei cittadini contribuiscono in un modo o nell’altro a deturpare il nostro ambiente. Atrani è l’immagine di tutto questo. Qui infatti da anni operava in loco un associazione il “Comitato SOS Torrente Dragone” nato nel 2004 che da anni metteva in guardia il rischio e la pericolosità del torrente e che addirittura creò un tavolo di concertazione tra i sindaci di Scala e Ravello (Comuni situati a monte del fiume Dragone, tra l’altro accusati di scarsa attenzione verso la pulizia del a monte del fiume) per sottoscrivere un patto di intesa per lavori urgenti

da effettuare, “gettato” chissà in quale cassetto della Comunità Montana. Dal 9 settembre, giorno del “disastro” a oggi sono nate e cambiate tantissime notizie e la “palla” della responsabilità per tutto questo è stata passata un po’ a tutti. Al comune di Atrani per la copertura di un pezzo del fiume, al disboscamento e incendi boschivi a monte, all’immondizia versata a monte nel fiume (Scala e Ravello) incuranti della s ituazione ambientale, ad una “bolla d’acqua” che ha “squartato” il territorio, una calamità naturale insomma, dovuta alle esorbitanti piogge. In pratica, una tragedia annunciata, un gioco d’azzardo. Un gioco che continua tutt’oggi e che grava sui destini di ogni cittadino della costiera. Cittadini presi in giro da anni dalle varie istituzioni, e dai vari politici di turno che sfilano nella drammaticità di questi luoghi come “candide modelle”. La tragedia di Francesca è anche frutto di questa politica ormai lontana dai cittadini, dai luoghi dove vivono, fatta nei bei saloni del potere simboli oramai di una “bolla”, chiamata clientelismo. Da pochi giorni è stato sottoscritto dai comuni della costiera amalfitana–

sorrentina, un documento per la salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico e dalla regione sono stati stanziati un milione di euro per urgenti lavori ad Atrani, provvedimenti che potevano essere effettuati prima della sciagura. Sciagura che ha colpito soprattutto la famiglia di Francesca e la comunità di Minori (paese originario della ragazza), dove nessun provvedimento o denaro potrà risolvere o lenire un dolore incommensurabile.

Atrani: quando le parole non

bastano

L’incuria, la complicità,l’incapacità amministrativa sono le cause del dramma che consuma la Costiera.

DI ANTONIO CIOFFI

La foto del profilo Facebook

di Francesca

Così vogliamo ricordare il Sindaco di Pollica Angelo Vassallo. Aveva mosso dei tasselli pericolosi e lui ne era perfettamente a conoscenza,ma il suo amore per la sua terra andava oltre ogni paura. Angelo viveva per le cose semplici,per la sua gente pronto a combattere contro tutto ciò che di illegale poteva deturpare la sua terra. Un amore enorme, talmente smisurato per la sua terra che gli è costata la vita! Nove colpi di pistola hanno trafitto il suo corpo mentre

stava tornando a casa dalla sua famiglia, in un agguato stile camorristico. Un omicidio brutale, quasi da monito per averne denunciato l’infiltrazione sul territorio, nel tentativo di evitarne la deturpazione della costa in quindici anni di battaglie al Comune. Sappiamo che Vassallo non è stato

l'unico a fronteggiare la criminalità, vi sono stati tanti altri uomini politici che hanno combattuto per il proprio territorio perdendo la vita ma che sono finiti nel dimenticatoio. Sono passate alcune settimane dalla scomparsa di Vassallo ma tra alcuni mesi sarà ancora vivo il ricordo? Affinché quei nove colpi di pistola non cancellino le speranze del Cilento bisogna che le nuove generazioni crescano con il loro esempio di correttezza e legalità.

DI PIERPAOLO DE FINA

Angelo VASSALLO: determinato e onesto

Angelo Vassallo