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mensile della comunità di Salò ANNO LXIII - n. 10 Oobre 2014

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Page 1: ANNO LXIII - n. 10 Ottobre 2014 · gono Giuliano Ferrara, Giacomo Scanzi e Graziano Tarantini su “Un Papa nella tempesta”. La meditazione: Domenica 5 ottobre alle 20,30 Enzo Bianchi,

mensiledella

comunitàdi Salò

ANNO LXIII - n. 10 Ottobre 2014

Page 2: ANNO LXIII - n. 10 Ottobre 2014 · gono Giuliano Ferrara, Giacomo Scanzi e Graziano Tarantini su “Un Papa nella tempesta”. La meditazione: Domenica 5 ottobre alle 20,30 Enzo Bianchi,

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HANNO COLLABORATO ALLA REDAZIONE Andreis mons. Francesco Cavedaghi Daniela Ciato Giovanni Cobelli Renato Dondio Lamberto Guana don Gianluca Giacomuzzi Giancarlo Lugli Nerina Madureri Luisa Manni Anna Marelli Bruno Monti Osvaldo Pollini Rosa Tomasoni don Pierluigi ALLA STAMPA Beretta Alfredo Vezzola Maurilio Elio Sant Nicola Rizza Augusto (Foto) Equipe Tipolitografia Lumini

NUMERI UTILI PER TELEFONARE:

Mons. Francesco Andreis (3480421999) Segreteria . tel. 521700 FAX Vicolo Campanile 2 . . . tel. 523294 Don Gianluca Guana (3492267166) Largo D. Alighieri cel. 3492267166 Don Pierluigi Tomasoni (3355212934) Via Gratarolo . tel. 40296 Mons. Francesco Bertoni (3318048427 Via Canottieri 2 . tel. 520302 Chiesa di S. Bernardino Piazza S. Bernardino . . tel. 43449 Oratorio S. Filippo Neri Largo D. Alighieri . . tel. 43646 Scuola Cattolica “E. Medi” Via S. Jago 19 . . tel. 40039 Padri Cappuccini Barbarano . . . . tel. 20447 Caritas Zonale Via Canottieri 2 . . . tel. 520843 Cinema Cristal Largo D.Alighieri . . . tel. 521555

Vita di parrocchia a cura della Redazione

Il Gruppo Missionario della Parrocchia Santa Maria Annunziata di Salò

in occasione dell’ottobre missionarioorganizza per

Giovedì 9 ottobre 2013 alle ore 19.30 presso l’Oratorio la

CENA POVERATutti sono invitati a partecipare con un’offerta libera. Il ricavato sarà devoluto ai nostri missionari e durante la serata sarà presente Suor Ketty Folli.Si prega di prenotare entro Mercoledì 8 ottobre a:

Oratorio tel. 0365 43646Mazzanti Emanuela tel. 0365 42131Cobelli Annalisa tel. 0365 42692

Tappe della vita Sono entrati a far parte della famiglia di Dio: Basile Alessandro di Massimiliano e di Togni Elena Forgioli Lorenzo di Dimitri e di Pace Delia Franchini Nicolò di Davide e di Falardi Elisabetta Franchini Tommaso di Davide e di Falardi Elisabetta Panzera Alessandro di Pierpaolo e di Carradori Paola Zambelli Alice di Roberto e di Mandelli Sonia Zambelli Andrea di Roberto e di Mandelli Sonia

Sono tornati alla casa del Padre: Tobanelli Teresina ved. Franceschini, anni 96 Manzoni Paolo, anni 74

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La giornata è partita dal presupposto che «l’anzianità non è uno scarto ma una ricchezza». Da qui nasce

la necessità di richiamare l’attenzione di tutti sull’im-portanza di questo tempo dell’esistenza umana. Il Papa sottolinea che gli anziani (laici o religiosi, spo-sati o sacerdoti, uomini o donne…), non sono solo og-getto di attenzione o di cura, ma che essi stessi sono anche soggetto di una nuova prospettiva di vita. In piazza San Pietro i nonni da festeggiare erano trenta-mila, provenienti da molte nazioni. Papa Francesco ha chiesto di essere presenti in piazza San Pietro. Perché? Tra meno di due settimane comincia, proprio in Vatica-no, quella grande riunione che si chiama Sinodo. Si parlerà di famiglia e il Papa ha pensato che il modo migliore per avviare la discussione fosse quello di partire dai nonni, che della famiglia sono le radici. Ecco perché è giusto gridare tutti insieme: «Evviva i nonni».Un particolare della mattinata: la consegna a ciascun an-ziano del Vangelo di Marco scritto a lettere grandi. È l’in-vito a leggere quel Vangelo e a trasmetterlo, soprattut-

to ai giovani, perché quella Parola risuoni ancora con più for-za. Francesco, in so-stanza, sembra dare agli anziani come una nuova missione. Un po’ sull’esempio della profetessa Anna che a 84 anni, dopo aver vi-sto Gesù Bambino, ha cominciato a parlare di lui a chiunque in-contrava. La terza età

non manda in pensione da un punto di vista religioso e spirituale. Penso a quanto sia importante, ad esempio, la preghiera degli anziani. Io li immagino come un pol-mone orante per tutta la Chiesa. Altro che scarto. Altro che rifiuto. Potrebbero essere i Mosè del nostro tempo, che aiutano Giosuè a combattere la sua battaglia. E la loro preghiera aiuterà il mondo ad essere migliore. Benedetto XVI è stato presente per confermare questa idea. Potremmo dire che è il primo dei «nonni». Ol-tre tutto, credo che Benedetto XVI oggi sia davvero un esempio di come vivere la terza età. E mi fa sempre tenerezza quello che papa Francesco dice di Benedetto: «È come avere un nonno a casa». Imitiamo

anche noi papa Francesco, perché i nostri anziani siano trattati come Francesco ama Benedetto XVI e non trat-tiamo i nostri nonni seguendo «la politica dello scarto».Esempi, tuttavia, di quel legame generazionale positivo continuano ad affiorare, come recentemente è successo con un noto calciatore della Roma, che ha attirato l’at-tenzione di tutti quando, dopo il gol, è salito di corsa su-gli spalti della tribuna per abbracciare sua nonna. Ma un altro spiazzante esempio ci era già calato addosso dalla Cattedra di Pietro, quando nel primo discorso ai cardina-li, il neoeletto Papa Francesco non esitò a citare la sua, di nonna. E più tardi la nominò nuovamente facendo comprendere come essa abbia lasciato in lui «una forte impronta umana e spirituale». Quando la sera, prima di dormire, si recitano insieme le preghiere, molti bambini chiedono a Gesù di proteggere la mamma, il papà, i fratelli e le sorelle, i nonni, ma an-che i nonni pregano per i loro figli (i nostri genitori), i loro nipoti (e siamo noi!)… Alcuni nonni per non dimenticarsi di nessuno, hanno preparato scritto un elenco lungo di persone e cose da ricordare a Gesù (Mi ricordo che face-va così il nonno Amos! Ed altri ancora!), perché ormai la memoria incomincia a non tenere più. Questo pregare in aiuto vicendevole è un pensiero mol-to bello, che aiuta a farci sentire ancora più uniti sotto lo sguardo del Padre che sta nei cieli. Papa Francesco ci chiede uno sforzo in più. Recitando la preghiera che lui stesso ha composto dedicata alla Santa famiglia di Naza-reth, ricordiamo così tutte le famiglie del mondo in vista di quell’importante riunione che, come abbiamo detto, si chiama Sinodo.

La Parola del Parroco a cura di Mons. Francesco Andreis

In copertina: Madonna assisa in trono con il Divin PargoloAnonimo. Madonna assisa in trono con il Divin Pargolo. La Vergine è vestita di una tunica color porpora e con un manto verde (segno dell’umanità) dai risvolti dorati. Tiene delicatamente il Bimbo seduto sulla gamba destra. Il suo sguardo è rivolto a Gesù la cui mano sinistra è abbracciata a quella della Madre. La manina destra è protesa in un gesto benedicente. Nella parete alle spalle delle figure si aprono due finestre che fanno intravedere il cielo e un ramo carico di foglie verdi. Il trono sul quale è assisa la Madonna è in marmo variegato, mentre la spalliera è in legno. La tela, conservata nella sacrestia del Duomo, è bisognosa di restauro.

Nonni con il Papa, che festa!

Ci sono delle cose che solo i nonni sanno, son storie più lontane di quelle di quest’anno. Ci sono delle coccole che solo i nonni fanno, per loro tutti i giorni sono il tuo compleanno. Ci sono nonni e nonne che fretta mai non hanno: nonni e nipoti piano nel tempo insieme stanno.

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4Avvenimenti Diocesani a cura di Anna Manni da “La Voce del Popolo”

La Valle, il suo lavoro,la sua gente,la sua Banca.

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Il vescovo e il dialogo con l’Islam Dopo l’episodio di violenza compiuto dall’Isis, che ha colpito di-verse comunità religiose nella zona dell’Iraq e Siria le comunità islamiche di Brescia e Provincia hanno chiesto e ottenuto un in-contro con il Vescovo Monari nel salone dei Vescovi. Mons. Mo-nari ha accolto con favore la richiesta delle comunità musulmane: “La dichiarazione che gli immigrati di religione islamica ci hanno offerto oggi, con notevole coraggio, tenuto conto delle possibili reazioni nei loro Paesi, ci incoraggia e ci conforta nel perseguire la via di un dialogo che è prima di tutto un dialogo intercultu-rale, dialogo della vita, della comunicazione di esperienze e di compartecipazione alle gioie e dolori di ognuno. Questi impegni sono la base per affrontare la vera e propria sfida per creare una convivenza positiva tra culture diverse”. La premessa doverosa è, secondo le parole dei rappresentanti islamici, la “totale estra-neità dell’Islam verso i crimini commessi dall’Isis in nome della religione islamica, che hanno colpito diverse comunità religiose, nonché i musulmani stessi, in particolare la comunità cristiana, che è stata vittima di deportazioni e atrocità vergognose”. Amin el Hazmi, Imam del Centro di Brescia, ha parlato dell’Isis come di un “pericolo”: “Siamo una grande famiglia umana che parte da Adamo ed Eva: qualsiasi pericolo che colpisce una parte della famiglia, colpisce tutta la famiglia. Siamo contro il terrorismo, siamo contro il male, siamo con i valori della pace, dell’amore, della fratellanza e del dialogo”. Al termine dell’incontro c’è stato uno scambio di doni fra il Vescovo e l’Imam. Monari ha donato un ulivo, simbolo della pace, da piantare nel centro islamico di via Corsica; i rappresentanti islamici hanno, invece, regalato alla Chiesa bresciana un quadro che ritrae la città di Amman.

Il “percorso di guarigione” della ChiesaLa pedofilia è “una lebbra che c’è nella Chiesa e colpisce anche i vescovi”, aveva detto in un’intervista Papa Francesco, e quando serve, si cura anche con il bisturi, senza fare privilegi per nessu-no. Recentemente questo è stato avvalorato dall’arresto in Vati-cano di mons. Józef Wesolowski, ex nunzio apostolico nella Re-pubblica Dominicana, già condannato dalla Congregazione della dottrina della fede alla riduzione allo stato laicale. L’avvertimento è chiaro. La Chiesa si è data un nuovo diritto pe-nale severo che ha recepito anche le norme internazionali, ma soprattutto ha deciso di perseguire quei “figli che hanno tradito la loro missione”. Ora a livello di ogni singola nazione (Italia com-presa) ha tutti gli strumenti per vigilare, prevenire e pure colpi-re, senza se e senza ma, i trasgressori. Il suo impegno significa un netto “mai più”.

Anno MontinianoEcco i principali appuntamenti in programma in occasione della beatificazione di Paolo VI: La Santa Messa: Domenica 28 settembre alle ore 16,00 presie-duta da mons. Monari la Messa presso le Grazie per l’anniversa-rio della nascita di Giovanni Battista Montini. Il convegno: Lunedì 29 settembre, alle 15,00 all’Istituto Paolo VI “L’impronta montiniana sui temi del Vaticano II” con il card. Coccopalmerio e mons. Claudio Maria Celli. Il confronto: Venerdì 3 ottobre alle 20,45, in Cattolica, interven-gono Giuliano Ferrara, Giacomo Scanzi e Graziano Tarantini su “Un Papa nella tempesta”. La meditazione: Domenica 5 ottobre alle 20,30 Enzo Bianchi, priore di Bose, in Cattedrale tiene una meditazione: “Paolo VI, un ritratto spirituale” .Il concerto: Il Comune di Brescia propone un concerto omaggio a Paolo VI. L’appuntamento è per lunedì 6 ottobre alle 20,30 al Teatro Grande. Commemorazione: Andrea Riccardi interviene, mercoledì 8 ot-tobre alle 12,00 davanti al Consiglio comunale di Brescia, per ricordare il “Papa del dialogo”. Lettura teatrale: Il 10 ottobre, dalle 20,30 al Teatro Sociale, il Centro teatrale bresciano dedica con Franco Branciaroli una se-rata alla lettura dei testi montiniani. Lo spettacolo: All’interno della Notte del Sacro, la Chiesa di S. Agata a Brescia, sabato 11 ottobre alle 20,30, ospita lo spetta-colo di Luciano Bertoli “Uomini siate uomini” con gli studenti dello Stars. Notte e giorno: dal 24 al 26 ottobre in Duomo Vecchio lettura continua di Paolo VI. Ringraziamento: Domenica 26 ottobre alle 18,30 in Cattedrale il card. Re presiede la Santa Messa di ringraziamento per la beati-ficazione di Paolo VI.

Ordinazioni diaconaliNel pomeriggio di Sabato 20 settembre, in Cattedrale, il Vescovo Luciano Monari ha presieduto le ordinazioni diaconali. Sono sta-ti ordinati diaconi: don Marco Mondini dalla parrocchia di San Michele Arcangelo di Gianico, don Massimo Pucci dalla parroc-chia di Santa Maria Assunta di Orzinuovi, don Giorgio Tonoli-ni dalla parrocchia di San Pietro in Serle e Fra Fabio dal Fiume dell’Eucaristia accompagnato dai confratelli dell’ordine dei Car-melitani Scalzi .

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5In ascolto della Parola... a cura di Oswald

Domenica importantissima quella del 19 ottobre, XXIX del Tempo Ordinario, perché a Roma verrà beatificato

il Papa bresciano Paolo VI ed inoltre ricorre la 88^ Giorna-ta Missionaria Mondiale.E le sacre Scritture di quella domenica cosa ci dicono?Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia (45,1.4-6) apprendiamo che l’imperatore persiano Ciro, con il suo celebre editto del 538 a.C. aveva permesso agli ebrei, deportati in Babilonia dopo la distruzione di Geru-salemme del 586 a.C., di ritornare nella terra dei loro pa-dri. Il profeta Isaia vede in Ciro, re dei Persiani, lo strumen-to di liberazione del popolo eletto, purificato dagli anni di esilio in Babilonia. Anche un re pagano può diventare, per Dio, strumento di liberazione ed essere esecutore della sua volontà.Nella seconda lettura, ricavata dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (1,1-15), l’apostolo fa l’e-logio della comunità di Tessalonica, nella sua dimensio-ne umana e teologica. Nei credenti fioriscono le tre virtù teologali: la fede operosa, la carità matura, la speranza costante. La presenza divina è garantita dall’azione dello Spirito Santo e dai molti doni e carismi.Dal vangelo secondo Matteo (22,15-21), apprendiamo l’insidiosa domanda che i farisei e gli erodiani pongono a Gesù: “… E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché vo-lete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tri-buto”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Questa immagine e l’iscrizione di chi sono”? Gli ri-sposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

In questo che è l’unico pronunciamento “politico” esplici-to di Gesù, appare l’astuzia della domanda dei farisei ed erodiani: essa ha come sbocco o la critica all’autorità di Cesare o la critica alla sottomissione a Dio.La soluzione di Gesù è il capovolgimento radicale di ciò che si attendono i suoi interlocutori… “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” dichiara Gesù dopo aver compiuto, come i profeti, un gesto simbo-lico attraverso la moneta del tributo. Certamente Gesù riconosce una reale consistenza al po-tere politico a cui non contesta una sfera di autonomia. Ma l’allusione che Egli fa indicando l’immagine coniata sulla moneta, situa in un contesto nuovo il problema. La moneta, siglata dall’appartenenza ufficiale all’imperatore, sia di Cesare; l’uomo siglato dall’immagine di Dio… E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (Gen 1,27) sia di Dio.Essere cristiani non significa affatto porsi ai margini delle realtà politiche, per quanto materiali come le “tasse”. La Chiesa non è un regno accanto ad altri regni; non ha una legislazione da mettere a confronto con le altre legislazio-ni; non ha da contendere ai regni terrestri uno spazio a lei riservato, dal momento che la Chiesa è già tutto lo spazio del mondo offerto all’umanità riconciliata con Dio. Non fa concorrenza agli Stati, anzi ne è parte integrante, nella misura con cui rispetta ed interpreta le loro leggi e i loro regolamenti, nella visione finale del “regno”.

È lecito pagare il tributo a Cesare?

“ANDARE NELLE PERIFERIE” Nel tema di questa giornata missionaria mondiale è contenuta una duplice “provocazione” per le nostre comunità cristiane: accogliere l’invito a uscire dal nostro modo di pensare e vivere, per essere Chiesa attratta dai “lontani della terra”, e riscoprire il “cuo-re” della missionarietà che è la gioia che sperimenta il missionario mentre evangelizza.La periferia è il cuore della missione della Chiesa, è il cuore di ciò che raccoglie i desideri e le scelte dell’uo-mo. Dio ci spinge ad uscire da noi stessi per incontra-re, nel volto dei fratelli, il suo stesso volto: “Ciò che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Andare/Uscire verso gli ultimi (poveri e peccatori) non vuol dire solo andare verso i fratelli e le sorelle ma scoprire che Dio è in loro, Lui rimane accanto all’umanità.Se le “periferie” sono il “luogo” dove si converte la Chiesa, andare verso le periferie (e abitarvi da poveri in mezzo ai poveri) significa far risuonare l’annuncio del Regno che libera dall’attaccamento disordina-to nei confronti della roba. L’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” può guidare le nostre Comunità parrocchiali in questo anno pastorale appena avviato.

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Missionarie Saveriane uccise in Burundi

ci hanno insegnato come si vive e si muore per amore

La Chiesa italiana piange tre missionarie colpite a morte a Kamen-ge, alla periferia di Bujumbura. Una piccola comunità di suore

saveriane, segnata dalle guerre che hanno insanguinato questa re-gione dell’Africa. Le suore erano impegnate soprattutto nel campo sanitario: dispensario, maternità, lebbrosi.Suor Lucia, suor Olga e suor Bernardetta, tre missionarie già avanti negli anni che hanno donato la loro vita, così che l’ultimo gesto dell’assassino non ha potuto rapire nulla, perché il loro dono era già stato fatto, anzi ha portato ha compimento il percorso di tutta la loro vita. Suor Lucia aveva dato con gioia tanti anni soprattutto

nel servizio di ostetrica e infermiera, prima per dieci anni in Brasile e poi per ventitrè anni in Congo; negli ultimi sette anni in Burundi, continuando a vivere la gioia del dono in tanti semplici servizi di ac-coglienza di carità nella preghiera. Suor Olga, per circa quarant’an-ni ha vissuto in Congo sempre felice di stare insieme alla gente, nel servizio della catechesi, desiderosa di far conoscere a tutti Gesù e avvicinarli alla vita della Chiesa. Pur con le forze diminuite (per i suoi 80 anni) era felicissima di accompagnare qualche anziano nella preparazione ai Sacramenti. Un giorno ebbe a dire: “Sono or-mai sulla soglia degli ottant’anni; nel mio ultimo rientro in Italia, le superiore erano incerte se lasciarmi ripartire; durante l’Ora di Adorazione, pregai: «Gesù che la tua volontà sia fatta, però Tu sai che desidero ancora partire». Mi vennero limpidissime in mente queste parole: “Olga, credi di essere tu a salvare l’Africa? L’Africa è mia, ma nonostante tutto, sono contento che parti: va’ e dona la vita! Da allora non ho più dubitato”. Suor Bernardetta era parti-ta per il Congo nel 1970 trascorrendo la maggior parte degli anni successivi impegnata nella pastorale, soprattutto nella formazione della donna, nell’alfabetizzazione degli adulti, con grande carica di umanità e una capacità di voler bene a chiunque la avvicinava.A noi non resta che dire grazie a Lucia, Olga e Bernardetta per que-sta sublime testimonianza, grazie alle vostre famiglie che vi hanno educato alla fede e vi hanno accompagnate nella vocazione mis-sionaria, grazie alle vostre parrocchie che vi hanno sostenuto, ac-colte e seguite sempre con tanto affetto. Crediamo che la vostra vita donata fino allo spargimento di sangue, insieme a quella dei tanti martiri della regione dei Grandi Laghi e del mondo intero, sarà seme di nuovi cristiani e esempio per tutti noi di come si ama fino alla fine.Lucia, Olga e Bernardetta hanno scosso come un terremoto i Paesi dei Grandi Laghi, loro così fragili, così piene di acciacchi, col loro desiderio “ostinato” di rimanere in Missione, servendo umilmente attraverso i piccoli servizi di ogni giorno, ci hanno insegnato come si vive e si muore per amore.

Il Gruppo Missionario

Caritas e Vita Missionaria

FONDAZIONE RSA CASA DI RIPOSO DI SALÒ Centro diurno Pietro Contarelli

Il CDI aperto nel 1999, è intitolato a un salodiano, estremamen-te generoso, che ha donato alla Casa di Riposo i risparmi di una vita, fatta di ristrettezze e duro lavoro. Il Centro diurno integrato (CDI), è una ampia e luminosa struttura all’interno della Fonda-zione RSA Casa di Riposo di Salò, dedicata a migliorare la qualità di vita dell’anziano, mantenendo un positivo inserimento nella vita sociale, alleviando la solitudine e stimolandone l’interesse.Il CDI si rivolge a persone in età geriatrica, con compromissione totale o parziale dell’autonomia, caratterizzata anche da disturbi comportamentali, anziani affetti da morbo di Alzheimer, anziani e soli, anche autosufficienti ma a rischio di emarginazione, per i quali l’assistenza a casa risulta insufficiente o troppo onerosaCosa si fa: � gli ospiti sono accolti al centro dalle ore 8,00 da un operatore. � ore 8,00-9,00 Arrivo al centro - annotazione informazioni e/o criticità durante la notte. � ore 9,00/9,30 Spuntino mattutino.� ore 9,30/11,45 Attività terapeutiche (fisioterapia presta- zioni infermieristiche). Momenti dedicati alla cura e all’i- giene (bagno manicure, pedicure, parrucchiera). Attività di animazione e/o terapia occupazionale.

� ore 12,00/13,00 Pranzo.� ore 13,30/15,00 Riposo.� ore 15,00 Attività varie.� ore 15,30 Merenda - idratazione.� ore 17,20/18,00 Rientro al domicilio.Il servizio funziona dal lunedì al sabato dalle ore 8,00 alle ore 18,00; è possibile fruire del servizio anche ad orario ridotto ed a giorni determinati.Come si accede al servizio:La richiesta può essere ritirata presso gli uffici della Fonda-zione (tel 0365/42590 fax 0365/43697 ) o scaricata dal sito www.rsasalo.it Quanto si paga: La retta è differenziata per frequenza a tempo pieno o par-ziale, comprende tutti i servizi, varia a secondo della tipo-logia dell’ospite da un minimo di € 13,45 ad un massimo di € 26,40.Il trasporto, con nostro mezzo attrezzato anche per carroz-zelle, al costo di € 5,00 al giorno, è garantito agli utenti re-sidenti nel comune di Salò.

Il Presidente ing. Gianantonio Citroni

FONDAZIONE R.S.A. CASA DI RIPOSO DI SALÒ“RESIDENZA GLI ULIVI”

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7Santo del mesea cura di Luisa Madureri

Elogio della castitàNatale 1927: Pere Tarrés consacra a Gesù la sua verginità per sempre. “La notte di Natale, dice, sentii un movimento molto forte in me, un impulso soprannaturale straordinario. Dio mi chiedeva il voto perpetuo di castità”. Pere, Pietro, ha 22 anni ed è un ragazzo fantastico: gioioso, buono, vivace, studioso. Il suo padre spirituale gli conferma, emozionato, che questa è la vo-lontà del Signore. Già San Girolamo afferma: “Per me la verginità è una consacrazione a Maria e in Cristo” e Pio XII scrive: “La castità è una specie di matrimonio spirituale fra l’anima e Cristo”. Pietro incanta con le sue parole e numerosi sono i giovani intorno a lui che lo seguono nel suo apostolato: “Siamo forti, dice, perché siamo liberi e siamo liberi perché siamo casti. La purezza della gioventù è il sale che impedisce ai popoli di corrompersi… è la garanzia della più solidale pace familiare”.

Beato Pere Tarrés

La potenza dell’amore della donnaÈ nominato vicario in una piccola parrocchia: “È una delle parrocchie più piccole della diocesi – scrive alle sorelle – ambedue religiose, ma anche se vi fosse una sola anima, mi sentirei felice, tanto grande è il prezzo di un’anima”. Tra-sforma in poco tempo la parrocchia: insegna catechismo, organizza un teatro, circoli di studio, una squadra di calcio, sempre energico, allegro, accogliente. Il Vescovo lo invia all’Università di Salamanca per seguire il corso di Teologia e nel 1944 consegue la laurea. Il Vesco-vo lo richiama a Barcellona e gli affida prestigiosi incarichi. Diventa consigliere dell’Azione Cattolica femminile: “La donna – dice – possiede una tale potenza d’amore, una tale capacità di donarsi, che, messe al servizio della Chie-sa, queste possono diventare un sostegno molto potente”. Come papa Giovanni Paolo II: si ha bisogno del “carisma profetico” dalle donne portatrici di amore , maestre di mi-sericordia, costruttrici di pace, comunicatrici di calore ed umanità. Nel 1947 è ufficialmente inaugurato il Sanatorio, sogno ed impegno di padre Tarres. Nello stesso anno gli è affidata la cura di un centro di ac-coglienza per donne malate, che provengono dal mondo della prostituzione. L’amore e la cura di Tarrés verso que-ste vite così difficili sono totali: organizza per loro ritiri spi-rituali, mangia con loro, dona una tenerezza a loro scono-sciuta. “È nella preghiera – afferma – che si fortifica la mia anima – con essa ho la forza sufficiente per camminare”. Nell’aprile 1950 si ammala e si ritira nel “suo” sanatorio di Nostra Signora della Mercede: “Ho molto predicato sulla sofferenza, ora bisogna che io la viva bene”. In agosto, con telegramma del Papa: “Il Santo Padre benedice con affet-to Tarres”. Padre Tarrés esclama: “Se i suoi ministri sono contenti di me, vuol dire che anche Dio è contento di me!”. Il 31 agosto muore, sereno come sempre. Pietro Tarrés è beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004.

Storia di un’animaPere Tarrés nasce nel 1905 nella Catalogna spagnola. Il padre è prima fabbro, poi autista di una ricca vedova del paese. Ha due sorelle, cui è molto legato: “Noi non fare-mo come quei fratelli che, quando crescono non si amano più. Noi ci vorremo sempre bene e cercheremo di essere dei santi”. A dieci anni diventa fattorino nella farmacia della città: è talmente bravo che il farmacista gli procura una borsa di studio per proseguire gli studi. Pietro si im-pegna molto, con metodo scrupoloso, in uno stile di vita lineare e puro. La sua fede è profonda, recita ogni giorno il Rosario con le sorelle; a 14 anni riceve lo scapolare della Madonna del Carmelo, la Madonna è la sua unica confidente, la sua “innamorata” autentica: “Quando esco di casa, lo dico dove vado e, quando rientro, lo dico come è andata”. Pensa di diventare sacerdote ed intanto inizia a studiare medicina a Barcellona, perché pensa che essere medico è molto vicino al sacerdozio. Diventa medico nel 1928, con il massimo dei voti. Apre uno studio medico a Barcellona ed è subito successo, per la sua bravura ma soprattutto per l’amore con cui cura i pazienti: “Li vedo prima di tutto come degli amici”, dice sempre. Entra nei quartieri più poveri, cura quotidianamente, non è medico alla moda, ma un medico molto popolare e se-guito fra gli emarginati, gli ultimi, i giovani difficili, le ra-gazze abbandonate. Fonda il Sanatorio di Nostra Signora della Mercede, per i malati di tubercolosi, poveri; pro-muove con scritti e conferenze la dottrina sociale della Chiesa, tiene lezioni all’Università: “Abbiamo bisogno di apostoli – dice – in giacca e pantaloni per evangelizza-re, per seminare con amore il seme della nostra fede, la ragione della nostra vita, la verità della nostra dottrina”. Il desiderio di diventare sacerdote è sempre vivo in lui, ma nel 1938, in piena guerra civile spagnola, è arruola-to nell’esercito repubblicano: “Non voglio – scrive – che nessun soldato possa dire che l’ho trattato in modo ne-gligente”. Cura con l’abituale amore i feriti, parla al cuore dei sol-dati, è sempre con i sofferenti. Nel 1939, il tracollo dell’e-sercito repubblicano: Pietro Tarrés torna al suo studio medico. Entra in seminario e finalmente a 34 anni è sa-cerdote. Un seminarista chiede a Pietro: “Quando sare-te prete, eserciterete anche la medicina?”. La risposta è netta: “No!”. Egli spiega che si tratta di due vocazioni che richiedono un dono totale di sé e che, di conseguenza rinuncia alla medicina.

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8Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

FILIALE DI CUNETTONE DI SALÒVia Zette, 31 - tel. 0365 438058

L’indifferenza verso le periferie del mondoContinua il bersagliamento di notizie tre-mende e si comincia a pensare che qual-cosa di terribile stia per accadere da un momento all’altro. Si alzano anche le voci controcorrente, prime fra tutte quella del Papa, e a quelle ci attacchiamo per trovare la speranza che si possa cambiare, che ci sia un mondo migliore possibile, che vol-gere al bene è la cosa più ovvia da fare per estirpare il male dalla nostra vista. Ma il come fare non è una richiesta retori-ca, una puerile domanda di chi non lo ha ancora compreso. Uscire dalla sofferenza sembra impossibile per i tanti affamati, per i migranti che affondano nelle acque, per i bambini soli, uomini e donne abban-donati alla loro disperazione, le guerre che si susseguono, le carceri che raccolgono i malvagi; dei disperati penso sia l’afferma-zione giusta e l’elenco è infinito: tutte per-sone che sembrano aver perso o perdere la fiducia di uscire dalla tribolazione. Dobbiamo partire dal presupposto che la libertà è possibile sempre, perché c’è un desiderio d’infinito dentro di noi che non si esaurisce e che può trovare la risposta giusta unicamente nel donarsi all’altro. L’amore che offriamo è qualcosa che ci riempie, anche nel gesto più insignifican-te facciamo del bene a noi stessi, perché l’altro è uno specchio di noi, aiutare l’altro vuol dire purificare se stessi. Il mondo è diventato UNO, questo è il disegno di Dio: nella nostra singolarità, essere uniti e diventare UNO. La nuova cultura deve essere quella della solidarie-tà, capire cioè che il dolore dell’altro, del lontano, del nemico non ci è estraneo, ma solo una parte di noi, perche come il gioco del domino, abbattendo il primo tassello d’indifferenza può far cadere le barriere di tutto il gioco. Daniela

Da tempo meditavo di compiere questo pellegrinaggio, pensando e

ripensando a come organizzare le varie tappe, immaginando cosa e chi avrei potuto incontrare e per nulla preoc-cupato di eventuali possibili pericoli, forte della mia motivazione e sicuro di non essere “solo”.Partito il 28 luglio da san Jean Pied de Port, in Francia, alle porte della Spa-gna, ho percorso tutto il nord della pe-nisola iberica, fino alla città di Santiago di Compostela, dove sono giunto il 23 agosto ed ho partecipato alla celebra-zione della S. Messa del pellegrino, nella omonima basilica. La camminata, poi, è proseguita per altri quattro gior-ni, fino a Finisterre, estremo occidenta-le dell’Europa continentale, un tempo dagli antichi considerato ultimo punto di terra. Il tutto, camminando per un totale di circa 920 km, immerso nell’er-metica armonia del paesaggio ed aper-to all’incontro con tutte le persone che, come me, avevano deciso di vivere tale esperienza.Nel corso del tempo, fino ai giorni no-stri, lungo il percorso si è sviluppata una rete di servizi per il sostentamento dei pellegrini: chiese, monasteri, ospi-zi, ospedali, locande, fino agli attuali e comodi ostelli. Nacquero pure paesi e città, furono costruite strade e ponti e molti re e personaggi storici noti effet-tuarono il pellegrinaggio, tra cui lo stes-so San Francesco d’Assisi. Non dimentichiamo, poi, che nel 1987 I’UNESCO ha dichiarato i percorsi che portano a Santiago “itinerario culturale europeo”.Inoltre, mentre nei secoli chi affrontava il Cammino lo faceva per ragioni esclu-sivamente devozionali, certamente, oggigiorno le persone che percorrono quegli 800 km (a piedi o in mountain-

bike), lo fanno per i più svariati motivi cha vanno da quello di vivere un’espe-rienza religiosa, culturale, di ricerca interiore o di tipo sportivo. Sicuramen-te, dal mio punto di vista, credo che le motivazioni principali da addurre ad un tale percorso siano di tipo religioso e storico-culturali, anche se penso che non vadano disdegnate neppure le al-tre, poiché non tutti decidono di acco-gliere il dono della fede. L’importante, e questo vale per chiunque, che questa piccolissima frazione di vita sia vissuta con sincerità verso se stessi e gli altri ed, allora, qualche frutto lo porterà comunque, fosse anche l’approdo al Vangelo.Si dice, poi, che il “Cammino”, per quanto breve (solo un mese!), sia an-che una metafora della vita ed è pro-prio vero! Come l’esistenza porta a fare svariate esperienze, anche il Cammino fa conoscere diverse cose di sè, fuori da sè e negli altri, arricchendo e stimolan-do ad una crescita interiore.Detto ciò, avanti e «Buen camino a to-dos». Giuseppe

“El camino de Santiago”

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9Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

In questi giorni ho avuto la possibilità di incontrare molti genitori per le iscrizioni al catechismo e di riflettere con

loro sulla trasmissione della fede ai figli in famiglia. Un papà mi ha detto: “E’ bello sapere che la famiglia è la culla della fede!” Questa frase mi ha toccato nell’anima. Ho ripensa-to all’esempio di mio padre: l’attenzione e l’amore per la famiglia sono un patrimonio prezioso che ha trasmesso a me e ai miei fratelli. Preghiera, amore, condivisione... sono contento ed orgoglioso di essere cresciuto in una famiglia cristiana. Il mio babbo diceva spesso ai superiori del semi-nario, Vescovo incluso, che gli altri due figli (Marco e Ro-berto) li ha educati meglio! Questa testimonianza vera e concreta mi ha fatto capire che la famiglia cristiana è un dono prezioso ed un grande esempio per tutti. Non sempre la nostra famiglia è stata unita, non sempre sappiamo andare d’accordo. Discutia-mo, alziamo la voce ma... grazie a questo stile che fin da piccoli abbiamo respirato e di cui ci siamo nutriti, sappiamo tornare sui nostri passi, perdonarci e riconciliarci. Siamo consapevoli del grande dono che abbiamo ricevuto e mi auguro che in particolare Marco e Roberto sappiano portarlo nelle loro famiglie. Io mi impegno a raccontarlo a voi. Voi genitori avete una grande responsabilità per la

salvezza delle anime dei vostri figli. Educare i figli alla vita cristiana, vuol dire condurli a Gesù. La Fede si manifesta nel vivere quotidiano, nel lavoro e nelle faccende concrete, piccole o grandi, della giornata, nell’accettazione del dolore e della gioia, nel mettersi al servizio degli altri, nell’abban-dono alla Divina Provvidenza, nell’Amore a Maria Vergine e alla Santissima Eucaristia. Vi garantisco che di famiglie che vivono così ce ne sono tante, le ho incontrate e le incontro ogni giorno: famiglie aperte al dialogo e all’amicizia, disponibili all’accoglienza e alla fraternità; famiglie che si educano al dialogo ed alla preghiera, alla fedeltà reciproca e a Dio; famiglie in cui si respira il profumo della gioia dello stare insieme misto ai profumi tipici delle nostre cucine semplici e vere quanto l’amore reciproco. Impariamo ed educhiamoci pertanto a vivere “una Fede semplice e concreta” come ci inse-gna il nostro Santo Padre Francesco. Ringrazio il Signore per aver potuto vivere e riflettere su tutto ciò con voi in questi giorni. Ringrazio anche tutti quei genitori che, dentro la gioia e la fatica del quotidiano, diventano piccole Chiese domesti-che, cioè vere Famiglie cristiane, offrendo ai figli e al mon-do una testimonianza concreta di fede vissuta.

Filiale di Salò - Località Rive

Filiale di Salò - Piazza Vittorio Emanuele

La famiglia che prega unita resta unita

Il nostro Vescovo Luciano Monari ha scritto nella Lettera Pastorale

2014: “La famiglia è e deve diventa-re sempre più il soggetto primo della trasmissione della fede e si capisce bene quanto questo obiettivo sia difficile nel contesto della cultura attuale. Il “Vangelo della famiglia” deve apparire quello che è: un Van-gelo, cioè l’annuncio di una buona notizia che viene dall’azione di Dio e che si realizza in un modo pieno di vi-

vere l’esperienza dell’amore umano; la fedeltà, la durata nel tempo, la fe-condità sono altrettanti doni che per-mettono di vivere con stupore e con riconoscenza l’esperienza familiare”. Queste frasi hanno ispirato il Logo del nuovo anno realizzato da Mar-co Bolla. Grati per il dono della fa-miglia ciascuno di noi si senta coin-volto con l’esempio e la preghiera a rendere visibile la gioia della Buona Notizia!

Logo nuovo anno oratoriano – scoprirlo per annunciarlo

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10 Oratorio vita quotidiana a cura dell’Oratorio S. Filippo Neri

Mare, sole e salmiQuest’anno Croazia. In campeggio. Marito e figlio non li

schiodi dal cuscino prima delle dieci, io invece mi stufo a dormire e così mi alzo presto.Prima cosa: colazione, tavolino fronte mare, sotto la veran-da del camper.Seconda cosa: recita delle “lodi” (prego meglio a stomaco pieno).“I cieli narrano la gloria di Dio…” e anche il mare, con tutte le possibili declinazioni del blu: azzurro, turchese, cobalto, zaffiro, pervinca… “e l’opera delle sue mani annunzia il fir-mamento..” mai vista una stellata come quella di ieri sera! Come se qualcuno avesse gettato trucioli di diamanti su un velluto nero!Intanto la gente comincia ad alzarsi e rigorosamente in ciabatte e pigiama (o fac-simile) si reca ai bagni. Mi piace la gente appena sveglia: così “s-tropicciata”, s-pettinata, s-truccata, s-vestita, così vera e vulnerabile…. “Se guardo il tuo cielo..la luna e le stelle….che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Ep-pure l’hai fatto poco meno di un Dio” e anche se l’infradito e la canotta non aiutano a visualizzare il concetto, mai di-menticarsi che siamo fatti a “sua immagine e somiglianza”.E mi rendo conto che è bello per me stare qui in mezzo a questa gente dall’idioma incomprensibile (secondo me usano solo consonanti!) che sono ancora capaci di godere del mare e della vacanza senza tanti p.c., i-pod, i-pad, vi-

deogiochi, telefonini e snack sofisticati (l’omino del cocco fresco vendeva pannocchie lessate).Sto facendo scorta delle risate dei loro bambini (quanti bambini!) che tirerò fuori, all’occorrenza, per riempire certi tristi silenzi, così come ho fatto scorta dei colori che userò quest’inverno quando il grigio del cielo si confonde col gri-gio del lago e anche della brezza marina ho fatto scorta: la regalerò a mia madre che sta a Milano e ho fatto scorta del calore del sole: mi basterà chiudere gli occhi per risentir-lo sulla pelle mentre vado al lavoro in una qualche gelida mattina. Antonella

“L’amicizia è un dono. L’amico è un essere a me vicino, do-

natomi per la comprensione di me stesso e del mio posto nel mondo. Non c’è vera amicizia se non c’è Dio, il destino, l’infinito”. Questi pensieri mi hanno ispirato ed in-terrogato intimamente… Mi sono chiesto: cosa ha generato in me la vera amicizia? Quanto le amicizie mi hanno spinto a crescere, matu-rare, leggere la realtà con gli occhi di Dio? Io sono realmente amico di qualcuno? Pensando alla mia vita mi accor-go che sono tante le persone che ho conosciuto. Con alcuni di essi è nata un’amicizia. Non so deter-minare chi o che cosa abbia in-nescato questo meccanismo così intimo e particolare… certamente le occasioni sono state innumere-voli e variegate. Un aspetto comu-ne però l’ho trovato: gli amici veri

rendono continuamente impreve-dibile questo dono. Tra i miei ami-ci più cari ci sono coetanei, papà, mamme, suore, sacerdoti e giova-ni. Non esiste una categoria preci-sa. Anche questo aspetto fa parte dell’imprevedibilità dell’amicizia. Queste persone sono per me uno dei doni più grandi che Dio mi ha fatto, doni da custodire con molta trepidazione. Parlando con alcuni giovani che frequentano l’Orato-rio, osservando il loro modo di sta-re insieme, ho notato che questo desiderio di amicizia vibra anche nei loro cuori, nei loro pensieri. Mi sono chiesto: cosa il nostro Orato-rio può offrire per favorire un in-contro? L’amicizia è un dono. Non sempre da un incontro nasce un amicizia! Non è un diritto, né può diventare una pretesa, ma nel-lo stesso tempo è un esperienza necessaria, cioè che dà senso alla

nostra vita. Su questa necessità interiore poggia un mio desiderio: vivere con loro un’esperienza che può generare un’amicizia vera. La mia idea è offrire un luogo dove un gruppo di giovani possano me-diante l’amore per Gesù creare una vera amicizia tra di loro. Nessuno ha diritto all’amicizia, essa però è necessaria a ciascuno. Mi piace, pensando a questo grup-po che porto nel cuore, ricordare l’esperienza dei 12 con Gesù: face-vano fatica a stare tra di loro, era-no divisi e spesso discutevano fino alla sua morte. Sentendosi amati da Lui, che li aveva chiamati poche ore prima “amici”, hanno capito che più il cuore ama, più si allarga! La mia proposta: Ti aspetto vener-dì alle 20.45, se ti va di provare e rischiare di generare nuove amici-zie! Hola, don Gianluca

Gruppo giovani – Il valore dell’amicizia

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11Vita di parrocchia a cura della Redazione

Chiesa di San BernardinoAlcuni momenti dei lavori di sostituzione del pavimento e dell’impianto di riscaldamento

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12 Vita di parrocchia a cura di Renato Cobelli

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Lo screening dei primi minuti di scuolaMercoledì, 10 settembre. Sono già nell’aula quando la campanella dà inizio all’anno scolastico. Quelli che sono entrati, alla spicciolata, meravigliandosi “che fossi già lì”, non sono i colleghi con i quali ho avuto (fino a ieri) riu-nioni-fiume preliminari. Sono i ragazzi del secondo anno di liceo scientifico. Con loro ho già trascorso lo scorso anno. Già li conosco. Li accompagnerò – a Dio piacendo – nei prossimi quattro anni, fino alla maturità.Li fisso negli occhi e, in un certo senso, ho chiaro il per-corso che dovranno ancora compiere. Vedo l’abisso che distanzia gli adolescenti dello scorso anno dai giovani che usciranno alla fine del quinquennio: da preadole-scenti a donne e uomini maturi.Li osservo mentre mi scrutano, stando in piedi in atte-sa dei ritardatari e della preghiera di apertura dell’anno scolastico. Qualche fisionomia denota cambiamenti; l’e-state e la vacanza hanno lasciato la loro traccia. C’è qual-che faccia nuova. Sulla scrivania c’è il foglio con i loro nominativi.Faccio, con calma, l’appello. Sto vivendo un momento decisivo per i prossimi incontri. L’arco temporale di un anno è appeso a questi minuti nei quali, io e loro, ci ritro-viamo o facciamo reciproca conoscenza.So di giocarmi molto in questi minuti; come nella boxe i decisivi secondi in cui i pugili si scrutano negli occhi pri-ma di cominciare. Ognuno di questi giovani adolescenti è dotato di antenne idonee a riconoscere immediata-mente se il professore che sta loro davanti è uno “che ci crede”. Non è vero che i ragazzi d’oggi sono amorfi, ame-be prive di ogni sensibilità, incapaci di emozioni. Hanno, invece, la sopraffina sensibilità di farti uno screening in pochi minuti, di trovare la minima traccia di opacità, di doppiezza, di mancanza di passione. Infatti, è proprio questo che cercano: la passione. Se sei un fanfarone, se ne accorgono velocemente e spietatamente. E allora sono dolori.Tra il prof. autentico e quello falso (ci sono anche i falsi d’autore!) sta proprio la passione.

A Montaigne, grandissimo pensatore ed educatore francese, piaceva una frase di Plutarco: «educare non è riempire un vaso, ma accendere un fuoco; e il fuoco (quello che ci interessa) si accende in un solo modo, per contagio». I prof dovrebbero essere veri e propri «piro-mani» della cultura. Tuttavia fuoco e passione, se non ce li hai, non puoi trasmetterli. I ragazzi lo intuiscono subito. Sta proprio ai prof, in particolare a quelli depu-tati all’insegnamento della Religione cattolica, portare il fuoco; anche se, qualche volta, pare loro di essere giunti alla fine del mondo: un mondo da incendiare, ogni volta, ogni primo giorno dell’anno scolastico.Inizierò l’incontro leggendo loro un biglietto speditomi quest’estate da una ragazza del quarto anno, rimasta vo-lutamente anonima: «Mi manca qualcuno che mi ricor-di in cosa credere; mi manca qualcuno che crede nel bene ed è così triste non riuscire a credere nel bene alla mia età».Una richiesta nuova, con parole vecchie. Invocano una risposta definitiva al grido ultimo del cuore: ”Per cosa posso io vivere per essere felice? Esiste un amore, una bellezza, una verità stabili e sempre nuovi, capaci di ren-dere giovane, eternamente giovane e piena, la mia vita a qualunque età?”.Inizierò, dunque, con un brain-storming su questa do-manda. E cercherò di rispondere con le parole vecchie e misteriose dell’Apocalisse: “Ecco vedi io faccio nuove tutte le cose”.La prima ora è anche l’ultima. La campanella ha smesso di squillare.

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13Notizie sociali a cura della FNP-CISL di Salò

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Onoranze Funebri TEDESCHI

Casa funeraria “San Benedetto”

DOMANDA: sono un giovane; vi sono agevolazioni o con-tributi per l’acquisto di un’abitazione?

Risposta: c’è un’agevolazione regionale - che consiste in una riduzione fino al 2% degli interessi per i primi 5 anni - che si rivolge alle giovani coppie (sposate tra il 1 giugno 2012 ed il 30 giugno 2015 e con meno di 40 anni alla data del matrimo-nio), alle gestanti sole, ai genitori soli con figli minori a cari-co ed ai nuclei familiari con almeno tre figli che alla data di presentazione della domanda abbiano, tra gli altri, i seguenti requisiti: non essere in possesso di altro alloggio adeguato in Lombardia; un reddito complessivo ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) tra € 9.000 e € 40.000. L’abitazione deve:• essere acquistata tra il 1 giugno 2012 e il 30 giugno 2015. • avere le caratteristiche per usufruire delle agevolazioni fi- scali per l’abitazione principale.• essere di proprietà di uno o più componenti del nucleo familiare. Avere un prezzo di acquisto non superiore a € 280.000.Il mutuo deve essere: • stipulato entro il 30 giugno 2015 con una delle banche/in- termediari finanziari convenzionati con Finlombarda S.p.a.;• di durata non inferiore a 20 anni;• acceso esclusivamente per I’abitazione oggetto del contri- buto e per un importo non inferiore al 50% del valore della stessa. La domanda deve essere presentata presso uno degli spor-telli bancari convenzionati con Finlombarda S.p.A. a decor-rere dal 16 giugno 2014 e fino al 4 settembre 2015. Informa-zioni e chiarimenti possono essere richiesti a: Regione Lom-bardia - Direzione Casa. Housing sociale Pari Opportunità PEC: [email protected]

DOMANDA: quali sono quest’anno le condizioni per ottene-re il contributo regionale per l’affitto?

Risposta: quest’anno il contributo (da non confondere con quello ottenibile con il mod. 730) è riservato alle famiglie

in grave disagio economico che hanno un ISEE FSA (grosso modo la somma dei redditi) non superiore a € 9.500,00. Il contributo è di: - € 2.000 se l’ISEE FSA (è l’ISE divisa per il coefficiente fami- liare) non supera € 5.500; - € 1.500 se l’ISEE FSA è compreso tra € 5.500,01 e € 9.500,00. Il contributo verrà erogato al locatore (proprie-tario di casa) a scomputo del CANONE di LOCAZIONE ANNUO DOVUTO DALL’INQUILINO ad alcune condizioni. I proprietari verranno contattati dal Comune e avranno 30 gg. di tempo per aderire alla proposta. Se non dovessero rispondere (o non accettare le condizioni previste), il Comune provvederà a pagare il contributo direttamente al conduttore. Informar-si presso i Servizi Sociali del Comune o presso i CAAF.

DOMANDA: sono un lavoratore neoassunto presso un su-permercato; mi conviene oppure no aderire al Fondo di Previdenza Complementare della categoria “commercio”?

Risposta: la previdenza complementare si aggiunge a quella obbligatoria (INPS). È fondata su un sistema di finanziamen-to a capitalizzazione: per ogni iscritto viene creato un conto individuale nel quale affluiscono i versamenti contributivi (personali e dell’Azienda) che vengono investiti nel merca-to finanziario. All’iscritto, al momento del pensionamento, viene liquidata una rendita o l’intero capitale. La previdenza complementare conviene a tutti! Ai lavoratori più giovani i quali avranno la pensione obbligatoria liquidata con il siste-ma contributivo, cioè calcolata sui contributi effettivamente versati durante I’intera vita lavorativa anziché sulle ultime (più elevate) retribuzioni. Questo comporterà, tra circa 25 anni e restando queste regole, che il rapporto tra pensione e ultima retribuzione non sarà superiore al 50%. Per questo è importante costruirsi una rendita aggiuntiva a quella eroga-ta dal sistema obbligatorio. Ma, interessati sono anche tutti coloro la cui pensione sarà più bassa, perché verrà calcolata applicando un sistema misto: • con il metodo retributivo per i contributi versati fino al 1995:• con il sistema contributivo per i contributi versati dal 1 gennaio 1996 in avanti.

La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico- finanziaria, è dimostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un’esigenza dell’uomo nel momento attuale, ma anche un’esigenza della stessa ragione economica. Sì tratta di una esigenza ad un tempo della carità e della verità. (Caritas in veritate, 36)

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14 Notizie utili a cura di Giovanni Ciato

LO SMURFING

L’8 agosto 2006 una signora di origine straniera di 59 anni, collaboratrice domestica e con un red-

dito dichiarato nel 2003 di 5.000 euro, rilevò il 10% di una società di trasferimenti di denaro internazio-nale, con la riserva di acquistare un’ulteriore quota del 40% e arrivare quindi al 50%, nel caso in cui en-tro il 30 ottobre dell’anno successivo i trasferimenti di questa società, verso la Cina, avessero raggiun-to o superato la quota di 25 milioni. Obiettivo che venne superato ancora nello stesso anno e dove nel 2007 oltre 250 milioni arrivarono da un’agenzia il cui titolare era un altro straniero, connazionale e datore di lavoro della domestica di prima.Nel presentare il rapporto sulle mafie straniere in Italia, il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ha indicato nella contraffazione, nella prostituzione, nel contrabbando, nel lavoro in nero e nell’immigrazione clandestina, le maggiori attività criminali straniere nel nostro Paese. Queste organizzazioni sono capaci di controllare in modo capillare il territorio condizionando il tessuto sociale in cui operano e permettendo così grandi guadagni, con la necessità di movimentare ingenti capitali all’estero. Le indagini svolte in questi anni dalla Guardia di Finanza hanno portato ad indivi-duare anche attività di frazionamento di queste somme di denaro che vengono trasferite all’estero attraverso tanti piccoli versamenti in modo da ri-manere al di sotto di soglie prestabilite per legge, i famosi 2000 euro, che in gergo tecnico si definisce “smurfing”.Sono talmente tanti i trasferimenti di somme di denaro al di sotto di quella soglia, che queste or-ganizzazioni sono interessate (oserei dire costrette) a gestire direttamente le società di trasferimento di denaro, per cui non stupisce che nel corso de-gli anni, attraverso società costituite ad hoc o con prestanome, abbiano acquistato, in tutto o in parte, queste attività.Questi movimenti e passaggi di denaro portano spesso gli investigatori ad inseguire le tracce di migliaia di soggetti, tutti residenti all’estero, al-cuni dei quali addirittura ignari dei bonifici a loro favore, sprecando tempo ed energie per arrivare solo di rado e dopo lunghi e tortuosi percorsi, ai veri titolari del denaro e alle attività illecite svolte.

Mercato globale? Regole globali!

IL LAVORO È UN DIRITTO, LA SICUREZZA PURE

Questi enormi capitali illeciti spesso castigano anche le attività economiche regolari, sottraendo posti di lavoro

e mettendo a rischio la salute stessa dei lavoratori, come il caso degli immigrati clandestini scoperti a lavorare nei ca-pannoni tessili di Prato in condizioni disumane, ma anche (la notizia è di luglio di quest’anno), dell’allarme lanciato dagli agricoltori italiani, in particolare dai produttori di riso.Questi lamentano che nel 2013 c’è stata la chiusura di un’a-zienda su cinque per il libero accesso di riso proveniente dai paesi asiatici, a prezzi più bassi ma privi delle garanzie richie-ste dal nostro Paese che stabiliscono standard sanitari mag-giori e condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro costosi. Del resto la sicurezza alimentare ed il fatto che di lavoro non si deve morire è un segno di civiltà, ma la crisi economica che stiamo attraversando spesso fa superare questi principi. Mi riferisco all’uso di anticrittogamici che lasciano tracce ne-gli alimenti, modi di lavorazione e di stoccaggio non rispon-denti alle nostre norme sanitarie, assenza di sicurezza sul

lavoro che, tutte insieme, consentono di avere costi molto inferiori e quindi prezzi più bassi. Non potendo contrastare questi prezzi gli agricoltori italiani sono costretti a chiudere. Il mondo della produzione di riso è uno dei tanti esempi di situazioni critiche nel mondo economico e produttivo ita-liano, ma come ben sappiamo ne esistono molti altri con situazioni simili; e se non è il prodotto straniero che entra è l’azienda italiana che se ne va per delocalizzare la produ-zione in Paesi dove si può ancora produrre a costi più bassi. Ma con quali costi per l’ambiente e la salute? Così viviamo in un contesto economico dove, per nostra cultura vogliamo tutelare la salute e i lavoratori, ma non reggiamo la concorrenza di coloro che queste tutele non le attuano né all’estero, né in Italia se producono qui, e per di più i guadagni vengono reinvestiti all’estero.Wilhelm Busch, pittore e poeta tedesco deceduto nel 1908, ebbe modo di dire che “Il guadagno altrui viene quasi sem-pre percepito come una perdita propria”, ma a quei tempi non esisteva il mercato globale e oggi, in condizioni econo-miche e sociali esasperate, quella citazione andrebbe modi-ficata nel senso che “Il guadagno di chi non ha regole è una perdita per chi le ha e le rispetta”.

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15Scuola paritaria cattolica

a cura della Scuola “E. Medi”

Da qualche anno a questa parte, la scuola vincente è quella che

prepara gli studenti al mondo globa-lizzato: se si ascoltano i discorsi nelle classi, soprattutto quelle degli ultimi anni, ci si rende conto che chiunque parla di scambi con l’estero, di pro-getti Erasmus, di stage presso altri Paesi, e non solo dell’Unione Eu-ropea, e addirittura qual-cuno esprime il desiderio di iscriversi in un’univer-sità estera. Ma non sono solo discorsi: sempre di più sono gli studenti che affrontano queste espe-rienze, ricavandone enor-mi vantaggi, sia sul piano della preparazione sia su quello più ampio della for-mazione personale.E le lingue sono lo stru-mento privilegiato di que-sta nuova realtà, strumen-to da usare per i motivi e negli ambiti più svariati. Conoscere più lingue, e co-noscerle bene, apre le porte a tante esperienze che altrimenti rimarreb-bero precluse. Come si può pensare, ad esempio, di frequentare un pe-riodo di studi in un Paese dell’Unio-ne, che non sempre può essere an-glofono, senza conoscere la lingua? Lo stesso discorso vale per uno sta-ge o, a maggior ragione, per un la-voro. Quante volte ci sentiamo dire dai ragazzi: vorrei frequentare l’uni-versità in America, vorrei lavorare in una multinazionale, vorrei viaggiare in tutto il mondo? Ma come si pensa di “fare tutte queste cose”, di rea-

lizzare questi progetti, giustamente ambiziosi, se non si ha dimestichez-za con le lingue, e specialmente con le lingue parlate? La nostra scuola, lungimirante e ca-pace di scommettere sul futuro, da tempo offre ai suoi alunni moltepli-ci possibilità per essere sempre più aperti e preparati ad affrontare la

società della globalizzazione: già da molti anni, infatti, l’istituto “Enrico Medi” offre ai propri studenti, sia della scuola media che del liceo, la possibilità di frequentare, all’inter-no della scuola, corsi in lingua fran-cese, tedesca e spagnola, oltre, ov-viamente, a curare particolarmente l’insegnamento dell’inglese. Questi corsi, tenuti da insegnanti madrelin-gua, sono mirati alla preparazione agli esami di lingua dei vari enti cer-tificatori. Docenti madrelingua delle lingue curricolari sono presenti in clas-

se ogni settimana, per potenziare al massimo le abilità del parlato e dell’ascolto, attraverso approfondi-menti relativi al programma di let-teratura, a temi di attualità, cultura generale, civiltà. Nel liceo linguisti-co, invece, si mira ovviamente a po-tenziare anche le abilità di scrittura, così da preparare gli allievi non sol-

tanto all’Esame di Stato, ma - soprattutto - al mondo che li aspetta.Ma la novità di quest’anno è costituita da due nuovi corsi, che già dimostrano d’aver incontrato il favore di alunni e famiglie: si tratta del russo e del cinese man-darino, due tra le lingue più parlate al mondo e lingue ufficiali di molti Paesi. Tali corsi presso il nostro Istitu-to hanno lo scopo di fornire agli studenti la conoscenza base di queste lingue, at-traverso l’acquisizione siste-matica dei fondamenti della

grammatica e della sintassi, delle strutture di conversazione in con-testi d’uso quotidiano, del lessico di vari ambiti tematici, ma non trascu-reranno di affrontare vari argomenti relativi alle ricchissime culture di cui esse sono veicolo.Anche questi corsi, ovviamente, sono tenuti da insegnanti madre-lingua e anche per questi ci sarà la possibilità di sostenere esami con Enti certificatori, conseguendo così competenze e titoli altamente qua-lificanti e spendibili nel mondo della cultura e del lavoro.

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16 Cinema teatro Cristal a cura di Lamberto Dondio

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THE GIVER – Il mondo di JonasSubito dopo la chiusura estiva al Cristal è stato presentato il re-centissimo film “The Giver” (Il donatore), opera del regista Phi-lip Noyce con interpreti principali Jeff Bridges, Brenton Thwaites e l’inossidabile Meryl Streep.Si tratta di un film di fantascienza che però appartiene a quel filone che descrive forme di società future di aspetto negativo alle quali ci si augura di non dover mai arrivare e, di conseguen-za, rafforza l’idea che è necessario vigilare affinchè non si svilup-pino le tendenze che il film descrive.La vicenda è appunto collocata in una società futura, sorta sulle ceneri della guerra globale, formata da cittadini che sono stati privati volutamente della memoria dei tempi passati e quindi vivono solo con la percezione del presente e ai quali sono pure sconosciute le emozioni della vita quotidiana; questo viene raggiunto mediante l’obbligo di una iniezione al mattino, rigi-damente controllata. Così i cittadini non sanno cosa sia l’odio o l’amore o la poesia e il canto. Vivono una esistenza in cui tutto è determinato dal sistema, in una società eterea priva di violenza o di fatti non previsti. Anche i loro destini sono rigidamente programmati; al raggiun-gimento della maggiore età il sistema li assegnerà alle attività che dovranno svolgere senza poter manifestare le loro intenzio-ni. I figli nascono unicamente tramite inseminazione artificiale in donne che fungono da portatrici fino al concepimento; a par-to avvenuto i neonati sono affidati alle coppie.In tutta la comunità vi è un solo soggetto (un vecchio saggio) al quale è concesso di mantenere la memoria del passato e che ha il compito di trasmetterla (di donarla) ad un cittadino al quale il sistema assegna il compito di riceverla. La ricezione tocca al gio-vane Jonas. Si verifica però che nel momento in cui Jonas riceve la memoria del passato scopre che è bello vivere di emozioni e, abbandonando di nascosto l’iniezione quotidiana, riesce a per-cepire la propria esistenza in modo totalmente diverso da come la vuole il sistema, spingendosi poi, mediante percorsi avventu-rosi, a farle vivere a tutta la comunità che si riappropria quindi della storia del passato.Viviamo quindi le nostre emozioni e coltiviamo sempre la me-moria del passato che ci permette sempre di ricordare come eravamo e difendiamola come nostro inalienabile patrimonio personale da ogni possibile intrusione. Lamberto Dondio

CineforumMartedì 7 ottobre - ore 21,15

La notte del giudizio, ovvero le dodici ore du-rante le quali, una volta all’anno, chiunque può compiere qualsiasi violenza senza essere punito. O no?

Anarchia la notte del giudizio

di James De Monaco

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Martedì 14 ottobre - ore 21,15

Specchio dell’insicurezza (economica, degli affet-ti, delle prospettive) di oggi. Funamboli sul filo dell’incertezza. Frances Ha siamo tutti noi.

Frances Hadi Noah Baumbach

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17Capire la Liturgiaa cura di Rosa Pollini

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Questa volta vorrei pensare alle fami-glie che, nella settimana o alla mat-

tina di domenica, prima di uscire di casa per recarsi alla propria chiesa, danno uno sguardo alle letture e ai Testi del-la Messa per giungervi preparati. Spes-so possono aver bisogno di un piccolo aiuto per leggere i testi e assaporarne la dolcissima ricchezza.

Le parti della Messa Lo schema della Messa o Divina Litur-gia, è molto semplice: I riti d’ingresso, la liturgia della Parola, i riti di offertorio, la liturgia eucaristica, i riti di comunione. Il “rito” è uno schema, è comune a ogni espressione religiosa dell’uomo; è un complesso di gesti e di parole; è simboli-co cioè mette assieme due realtà: quel-la che vedo (gesti e parole) e quella che non vedo (la presenza della Salvezza, la Presenza e l’azione efficace e salvifica di Dio). Nel rito operano Dio e l’uomo.

I riti di ingresso Essi hanno la funzione specifica di in-trodurre la celebrazione e nella cele-brazione. Se osserviamo c’è dunque una Processione, accompagnata da un canto, seguita da una litania di richiesta di perdono (Signore pietà, Cristo pietà ecc.) e conclusa con una Orazione (chia-mata Colletta perché raduna, raccoglie la preghiera di tutti in una sola orazione di chi presiede).

La Liturgia della Parola I lettura; Salmo responsoriale (da ritor-nello/risposta…del popolo); II lettura; Canto di acclamazione al Vangelo: si ac-clama a Cristo accogliendolo nel segno del Libro dei Vangeli; III lettura: Vangelo; Omelia.

I riti di offertorioMomento di comunione di carità creata proprio dall’ascolto della Parola di Dio cui si sta per rispondere portando pane e vino all’altare, esso si apre con la Lita-nia di carità che è la preghiera univer-sale o dei fedeli; segue una processione accompagnata da un canto; una orazio-ne sopra le offerte conclude questo mo-mento rituale.

La liturgia eucaristicaCon il passaggio intenso della carità, la Liturgia eucaristica è strettamente lega-ta alla liturgia della Parola. Questa parte della Messa si caratterizza per la Gran-de Preghiera Eucaristica di Benedizione e Consacrazione. L’inizio è solennissimo con il dialogo serrato tra il Presidente e l’Assemblea celebrante: “il Signore sia con voi….in alto i vostri cuori…” Il Pre-fazio puntualizza alcuni motivi specifici di lode per quel giorno di festa; segue il canto del Santo, Santo, Santo… Poi inizia la memoria delle opere di Dio e il ringra-ziamento per esse, quindi l’invocazione (epiclesi) dello Spirito sul pane e sul vino e il racconto della Cena con il comando di Gesù: “Fate questo in memoria di me” che vuol dire poi fate voi quello che ho fatto io: prendete la vostra vita e spezza-tela…. e versatela… per il Padre e i fratelli, come ho fatto io, il Signore e il Maestro! Al racconto segue l’offerta del Sacrificio di Cristo e di noi Chiesa. Si prega poi per Papa, i pastori, la Chiesa tutta e, nella IV preghiera Eucaristica, anche per coloro che cercano il Signore con cuore sincero. La “grande Benedizione” si conclude con la così detta “dossologia” (= glorificazio-ne): Per Cristo, con Cristo e in Cristo…. l’Assemblea canta o acclama fortemente con l’Amen. Con questa essa appone la sua firma a quanto detto, accetta, aderi-sce, lo fa proprio, ne è felice.

I riti di conclusione Dopo la Preghiera del Signore (il Pa-dre Nostro) c’è una sottolineatura del-la comunione creata tra noi nella cari-tà con lo scambio della Pace. Il segno importantissimo dello spezzare del pane è accompagnato da una litania: Agnello di Dio che togli i peccati del mondo…ripetuta tre volte. Dopo l’invito “Beati quanti sono in-vitati alla Cena del Signore”, inizia la processione accompagnata dal canto, per la comunione ai Celesti e Santi Doni, il Pane e il Vino divenuti Corpo e Sangue di Cristo. È la partecipazione anticipata e tremenda al Banchetto celeste, alla Mensa dell’Agnello, mor-to e risorto, vincitore che introduce al Padre. È la comunione gli uni con gli altri che partecipiamo all’unico Pane e all’unico Calice. Un’orazione conclude quasi veloce-mente questo momento in cui l’e-ternità ha fatto irruzione nel tempo. È come se la Chiesa non sapesse più che dire… e volesse rimanere in silen-zio, contemplando e pregustando i beni del cielo. Poi è congedata e rinviata nel mondo a trasfigurarlo e a dare consistenza alla Carità, cioè al dono della propria vita, che ha fatto nel segno duran-te questa Liturgia Divina, così come Gesù dopo la Cena ultima affrontò la Passione e la morte per rendere vero quello che aveva già fatto nel segno del Pane e del Vino. Insomma, la Messa continua e si prolunga nella carità ma, poichè è sempre inadeguata e povera la no-stra coerenza, ritorneremo ancora a celebrare e a trarre forza da questo Pane per l’esodo nel deserto di que-sta vita e ad essere ricolmi dello Spi-rito Santo di Dio che ci deve animare nella carità.

Famiglia ed Eucaristia

La RADIO DUOMOdella Parrocchia di Salò

Ascoltiamo epartecipaimo alle

iniziative che vengonoproposte in radio!!!

FM. 90,7 Mhz

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18

Nel mese di Ottobre la Parrocchia di Santa Maria Annunziata in Salò in collaborazione con l’Asso-

ciazione Corale “Marco Enrico Bossi” presenta un programma di “Parole e Melodie” atto a cele-brare il II mese mariano. È una forma di meditazio-ne-preghiera costituita da una felice simbiosi tra la lettura e meditazione su brani ispirati alla Vergine Maria costituenti le opere di grandi scrittori e la mu-sica sacra. Gli incontri si terranno presso la Chiesa della Visitazione, in Fossa, alle ore 20,30 ed avranno la seguente modalità:

�� introduzione mediante esecuzione di brani all’organo

�� lettura del brano di ispirazione mariana eseguita da voce recitante

�� riflessione fatta da un nostro Sacerdote della Parrocchia

�� chiusura ad opera di complesso corale.

PROGRAMMAVenerdi 10 0ttobre�� Improvvisazione all’organo di Paolo Ragnoli�� Recitazione dell’incontro tra Elisabetta e Maria tratto dal “Nuovo Testamento”�� Riflessione proposta da Mons. Francesco Andreis�� Coro “Giovani Voci” di Rezzato diretto da Cesare ArchettiVenerdi 17 ottobre�� Improvvisazione all’organo di Giovanni Carattoni�� Recitazione su testi di San Bernardo (1090-1153) chiamato anche “Doctor Marianus” per i suoi no- tevoli scritti su Maria, tali da influenzare profon- damente lo stesso Dante Alighieri.�� Riflessione proposta da Don Pierluigi Tomasoni�� “Schola Cantorum San Zenone di Prevalle” diretta da Paolo Ragnoli

Venerdi 24 ottobre�� Improvvisazione all’organo di Matteo Falloni�� Recitazione dal Canto XXXIII del “Paradiso” di Dante Alighieri (1265-1321) “Vergine Madre figlia del tuo figlio umile e alta più che creatura”�� Riflessione proposta da Don Gianluca Guana�� Coro “Cantores Mariae” diretto da Lidia Giussani

Venerdi 31 ottobre�� Improvvisazione all’organo di Gerardo Chimini�� Recitazione dal “Canzoniere” (Rerum vulgarium fragmenta) di Francesco Petrarca (1304-1374) “Vergine bella che di sol vestita coronata di stelle, al sommo Sole piacesti si, che ‘n te sua luce ascose”�� Riflessione proposta da Mons. Francesco Bertoni�� Corale “Marco Enrico Bossi” diretto da Carlo Ragnoli

Una felice sintesi tra Parole e MusicaI quattro momenti di meditazione guidati dalle pa-role e dalla musica, si presentano in maniera tale da creare genuini spunti di riflessione su Maria per come è stata vista nel testo per eccellenza, costituito dalle Sacre Scritture e nelle opere degli autori che alla Vergine si sono ispirati per comporre opere che sono diventate dei classici e che sono stati scelti per essersi influenzati a vicenda in una visione unitaria di Maria che certamente ha accomunato San Bernar-do, Dante Alighieri e Francesco Petrarca.

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Musica e Canto a cura di Lamberto Dondio

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19I documenti della Chiesaa cura di don Pierluigi Tomasoni

Sono passati cento anni dall’inizio, nell’estate del 1914, della Grande

Guerra, che ha seminato morte, soffe-renza, distruzione in Europa, il cui ricor-do è vivo nella memoria collettiva poiché coloro che appartengono alla mia genera-zione hanno avuto notizia degli orrori dal-la viva voce dei propri nonni che furono sul fronte.Conflitto che, purtroppo, è stato seguito nell’arco di due decenni, da un’altra guer-ra, che di nuovo non ha risparmiato centi-naia di migliaia di vite umane tra i militari e i civili, gettando ancora una volta l’Euro-pa nel baratro dell’orrore.Papa Francesco si è recato a Redipuglia il 13 settembre per ricordare l’inizio del pri-mo conflitto del secolo scorso che ha coinvolto il mondo intero. Le sue parole, pronunciate nel momento dell’omelia, non sono “isolate”, ma sono state precedute da altre pa-role, parole dette da Pontefici che hanno vissuto in prima persona i momenti tragici dei conflitti e della tensione generata dalla contrappo-sizione tra il “blocco occidentale” e il “blocco orientale”.Come non ricordare le parole di Benedetto XV, il quale, scrivendo ai Capi dei popoli belligeranti, il 17 agosto 1917, definì la prima guerra mondiale inutile strage. Ignorato fu il suo appello a deporre le armi: “Ascoltate la Nostra preghiera, accogliete l’invito paterno che vi rivolgiamo in nome del Redentore divino, Principe della pace. Riflettete alla vostra gravissima responsa-bilità dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini; dalle vostre risoluzioni dipendono la quie-te e la gioia di innumerevoli famiglie, la vita di migliaia di giovani, la felicità stessa dei popoli, che Voi avete l’assoluto dovere di procurare. Vi inspiri il Signore decisio-ni conformi alla Sua santissima volontà, e faccia che Voi, meritandovi il plauso dell’età presente, vi assicuriate altresì presso le venture generazioni il nome di pacificatori”.Forti furono le parole di Pio XII rivolte il 24 agosto del 1939 ai Governanti nell’im-minente pericolo per l’inizio del secondo conflitto mondiale: “È con la forza della ragione, non con quella delle armi, che la Giustizia si fa strada. Imminente è il peri-colo, ma è ancora tempo. Nulla è perdu-to con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a compren-dersi. Riprendano a trattare. Trattando

con buona volontà e con rispetto dei reci-proci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo”.Accorato fu l’appello di Giovanni XXIII del radiomessaggio del 25 ottobre del 1962, in piena crisi di Cuba, che scongiurò il pericolo di una terza guerra mondiale, parole pronunciate da Roncalli su invito del presidente Kennedy. Il Pontefice ebbe a dire: “Pace! Pace! Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi suppli-chiamo tutti i governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro pote-re per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non

si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze”.E ancora nel clima della guerra fredda, Paolo VI, recandosi in visita all’Organiz-zazione delle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1964, disse: “Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!”. Si deve inoltre al Pontefice bresciano l’i-stituzione della Giornata Mondiale di pre-ghiera per la pace in occasione dell’inizio dell’anno, il 1 gennaio.Rimangono impresse nella nostra me-moria le immagini di Giovanni Paolo II a Sarajevo il 13 aprile del 1997. In questa città, martoriata dalla guerra e simbolo di ogni terra offesa dalla violenza e dall’odio, il Papa disse: “Sarajevo: città divenuta un simbolo, in un certo senso il simbolo del ventesimo secolo. Nel 1914, al nome di Sarajevo venne a legarsi lo scoppio del primo conflitto mondiale. Al termine di questo stesso secolo, al nome di questa città si è unita la dolorosa esperienza del-la guerra che, nel corso di cinque lunghi

anni, ha lasciato dietro di sé in questa regione una impressionante scia di mor-te e di devastazione. Già da alcuni anni desideravo ardentemente di poter venire di persona tra voi. Oggi finalmente il de-siderio s’è avverato. La parola con cui vi porgo il mio saluto affettuoso è la stessa che Cristo rivolse, dopo la risurrezione, ai discepoli: “Pace a voi” (Lc 24, 26). Pace a voi, uomini e donne di Sarajevo! Pace a voi, abitanti della Bosnia ed Erzegovina! Pace a voi, Fratelli e Sorelle di questa amata terra!”.Le parole di Papa Francesco, possono essere considerate come l’espressione dell’ulteriore tappa di quell’ideale pel-legrinaggio per la pace che i Pontifici da

quel lontano agosto del 1917 stanno percorrendo. Parole pronunciate a suffragio di co-loro che a motivo delle guer-re hanno perso la vita, parole di monito che ci interpellano personalmente poiché l’odio, e la violenza la fanno ancora da padroni in tante parti della Terra: “Dopo aver contempla-to la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomi-ni e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano… trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo

cimitero, trovo da dire soltanto: la guer-ra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chia-mati a collaborare alla sua opera, la guer-ra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massa-cri, distruzioni… Qui e nell’altro cimitero ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordia-mo. C’è il pianto, c’è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo le vittime di tutte le guerre. È proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere. Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore. Per tut-ti i caduti della ‘inutile strage’, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto”.

“LA GUERRA È UNA FOLLIA”

Il pellegrinaggio per la Pace da Benedetto XV

a Papa Francesco

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20 Accade a Salòa cura di Simone Bottura

Hotel alle Versine: lavori al viaÈ iniziata la costruzione del resort «Il Giardino». L’intervento è promosso dalla Travel Charme Hotels & Resorts, società con sede a Zurigo che già possiede e gestisce una dozzina di alberghi di lusso in Germania e Austria. Con un investimento stimato attorno ai 25 milioni la catena alberghiera costruirà a Salò, su un lotto di 18.273 mq localizzato sulla collina delle Versine, nelle vicinanze del monastero della Visitazione, un hotel a 5 stelle con 6800 mq di superficie lorda di pavimento (più i locali accessori e di servizio). Il resort avrà 97 suite, 2000 mq di area wellness con piscina interna ed esterna e sarà aperto 365 giorni all’anno. Darà lavoro a un centinaio di dipendenti. L’operazione è ritenuta rilevante per l’economia turistica salodiana. Ma non mancheranno polemiche per l’indubbio impatto ambientale.

Caserma gratis per salvare il presidio Polstrada

Canone d’affitto azzerato purché la Polizia Stradale rimanga a Salò. È la carta che ha deciso di giocare il Comune nell’estremo tentativo si scongiurare la chiusura del distaccamento, ventilata dalla Direzione Centrale della Polizia di Stato che prevede di trasferire a Brescia le funzioni del distaccamento salodiano.La Giunta Cipani ha deliberato di «confermare la disponibilità alla concessione al Ministero dell’Interno, in comodato d’uso gratuito, dei locali attualmente sede del distaccamento, finalizzata al mantenimento del distaccamento stesso». La Giunta ha inoltre deciso di «stabilire in 9 anni, rinnovabile alla scadenza, la durata del comodato gratuito». La delibera è già stata inviata al Ministero competente, al Comando provinciale della Polstrada e al Prefetto «per le determinazioni di conseguenza». Si attende una risposta. «Ci auguriamo positiva», afferma il sindaco.

Studenti imbianchini al liceo FermiLe pareti dell’aula necessitano di una rinfrescata? Nessun problema, ci penseranno gli studenti, imbracciando pennelli e buona volontà. L’iniziativa è promossa al liceo Fermi tramite un progetto di «partecipazione attiva» che prevede, appunto, attività di tinteggiatura aule da parte degli studenti, ma anche attività di giardinaggio per curare le aree esterne del plesso. «L’obiettivo - spiegano al liceo - è creare un senso di appartenenza, rendendo più gradevoli gli ambienti di studio e lavoro, grazie alla partecipazione attiva di studenti (soprattutto), genitori e personale della scuola. Le aule sono il luogo dove gli alunni trascorrono buona parte del proprio tempo, quindi tinteggiare e personalizzare l’aula è un modo per responsabilizzarsi e trascorrere le ore di lezione in un ambiente accogliente». Già diverse classi hanno aderito alla proposta.

Campoverde: e luce fuDopo anni di polemiche, scontri in Consiglio comunale, appelli e lamentele dei residenti, ha preso il via l’intervento di riqualificazione dell’illuminazione pubblica della frazione, che risulta essere obsoleta, con alti consumi energetici, e insufficiente per garantire standard minimi di sicurezza stradale. Il progetto, approvato nel 2009 e poi accantonato per far fronte ad altre priorità, troverà attuazione in due lotti: uno a carico del Comune (120mila euro), l’altro di un privato che realizza l’opera a scomputo degli oneri inerenti un piano di recupero (182.337 euro). Il primo lotto prevede la riqualificazione delle vie Santa Firmina, Ponte Vecchio (primo tratto) e Murelli; il secondo lotto delle vie Ponte Vecchio (secondo tratto), Rillosi, Chiesa, Regina Margherita e del vicolo di collegamento tra via Chiesa e via Rillosi. Entro metà ottobre si procederà alla posa di 51 nuovi punti luce a lanterna.

I 450 anni dell’Ateneo di SalòSono iniziate il 20 settembre, con una partecipata serata con lo storico dell’arte Philippe Daverio, le iniziative per i 450 anni dell’Ateneo. È stato il primo appuntamento di una stagione di eventi che terminerà nel 2015: dibattiti, tavole rotonde, eventi teatrali e musicali, dedicati tutti al Benaco, con l’obiettivo di cogliere quanto di nuovo si è prodotto negli ultimi cinquant’anni nella ricerca storico-umanistica, tecnico-scientifica, socio-economica, avendo cura di ipotizzare possibili linee prospettiche. Saranno affrontati anche temi come il fenomeno turistico, lo sviluppo urbano, l’ambiente, il paesaggio, la biosostenibilità. I prossimi appuntamenti salodiani (alle 18,00 nella Sala dei Provveditori): Venerdì 3 ottobre «Un umanista rinascimentale salodiano: Bongianni Gratarolo. Le tragedie Altea, Astianatte e Polissena», a cura di Riccardo Sessa (ricercatore); interviene Roberto Gazich (grecista). Venerdì 17 ottobre presentazione del libro di Michela Valotti «Il Garda e il Novecento. Momenti e ricognizioni nell’arte della prima metà del secolo» a cura di Valerio Terraroli (Università di Verona). Venerdì 31 ottobre «L’Ateneo di Salò negli ultimi 50 anni», interventi di Renato Cobelli (Ateneo di Salò) e Claudia Dalboni (Asar).

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21Alla sera del terzo giorno

a cura di Bruno Marelli

NON C’È NULLA DI PIÙINNATURALE DELL’OVVIOBeato chi è integro nella sua viae cammina nella legge del Signore. (Salmo 118-1)

Europa time lapseSe lo cercate sul sito internet YOUTUBE troverete un interessante filmato di 3 minuti che in rapida suc-cessione mostra i cambiamenti dei confini degli Stati europei dall’anno 1000 a oggi.Consiglio a tutti di vederlo, per-ché aiuta a comprendere da dove hanno origine i problemi che stia-mo attraversando. Il filmato deve essere guardato più volte, tanto è complicato e rapido il rincorrersi degli spostamenti dei confini da est a ovest. Parlando di cose ovvie dico che: Anche il più piccolo cambiamento sulla cartina d’Europa è costato dolore, distruzione, morti. Tutto questo dolore, distruzione, morte, non ha allargato l’Europa di un solo metro.Ma una cosa su tutte ha attirato

la mia attenzione; al centro dello schermo, attorno al 1500 com-pare un piccolo quadratino che rimane immutato fino ai giorni nostri, a dispetto degli sconvolgi-menti che si scatenano tutto in-torno. È la pacifica Svizzera, che ha trovato da sola la strada per non partecipare alla mattanza che continua ad attraversare la nostra Europa.Da 500 anni la Svizzera non par-tecipa a guerre, è neutrale, non ha alleanze privilegiate né nemi-ci; l’unica forza armata svizzera all’estero credo sia quella folclo-ristica che risiede pacificamente in Vaticano. Cosa è? Una bizzar-ra eccezione o la dimostrazione dell’ovvio: “Male non fare, paura non avere?”. Come faceva dire Conan Doyle al suo Sherlock Holmes, non c’è nul-la di più innaturale dell’ovvio.

La vita e morte di Monsieur de la Palice (1470-1525)

La storia di Jacques de La Palice è certamente una delle più improbabili che possiamo raccontare a riguardo delle vicende umane. Nobile francese, ha passa-to gran parte della sua vita sui campi di battaglia, sovente anche qui nel nostro nord Italia. Poiché al tempo la Francia era in guerra anche contro Venezia, per fermarne l’espansionismo in terraferma, è possibile che qualche nostro antenato se lo sia trovato di fronte come nemico. Ma se ancora oggi, ci ricordiamo di lui non è per quello che fece in vita. La Palice mori in Italia; mentre teneva in assedio la città di Pavia fu catturato dai lanzichenecchi e giustiziato. E qui la tra-ma della Storia diventa romanzo; sulla sua tomba si poteva leggere un epitaffio pensato per celebrare la gloria in vita del defunto “Ci gît Monsieur de La Palice: Si il’ n’était pas mort, il ferait encore envie.” Che tradotto è “qui giace Monsieur de La Palice: Se non fosse morto sarebbe ancora invidiato”. Qualche bontempone del tempo fece un piccolo gioco di parole, da envie (invidiato) a en vie (vivo); in questo modo la frase divenne popolare così: Qui giace Monsieur de La Palice: Se non fosse morto sarebbe ancora vivo. E questo gioco innocuo bastò a rendere immortale la memoria di Monsieur de La Palice.

Onore al coraggioLe parole del Papa arrivano alle nostre coscienze. Ma ancora di più le scuote il coraggio delle sue azioni. Ho tanta paura per Lui. Uno come Lui è in grado di condizionare nel bene il pensiero degli uo-mini e delle donne di fede e questo per molti è un male. Lui non ha paura di esporsi; anche nel suo ultimo viaggio in Albania ha voluto il contatto con la folla che gli si è stretta attorno. Spegnere la Sua voce significa spegnere una voce forte per la pace e dare benzina all’odio. Noi lo stiamo lasciando solo; e solo diventa un bersaglio troppo facile da colpire.

Il prodotto Interno Lordo (PIL)In Europa il PIL è usato per determinare due cose fondamentali: il debito che ogni Nazione può fare e il contributo da versa-re nel bilancio dell’Unione. Ora del PIL se ne discute parecchio e forse per questo gli Stati membri dell’Unione Europea hanno deciso di apportare alcune significative modifiche. Bene? Beh, vediamo di cosa si tratta!Prima modifica: anche l’economia ille-gale concorre a formare la ricchezza di una nazione; «le attività illegali di cui tutti i Paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione ed il contrabbando». Cosa si-gnifica questo? In pratica potremo fare un po’ più di debito e rimanere dentro gli impegni che abbiamo sottoscritto. Ma non solo; ades-so l’Italia dovrà calcolare il contributo dovuto all’Europa anche sulla “ricchezza” prodotta da prostitute e spacciatori. Sembra assurdo, ma è così.Seconda modifica: le spese in armamenti sono state messe fuori dal conto dei de-biti delle nazioni. Che è come dire che se ci fosse ancora Hitler sarebbe un esempio virtuoso da imitare. Sembra assurdo, ma è così.E allora, io vi chiedo, che ci va a fare Bergoglio in giro per il mondo, a rischio della propria vita, se poi noi restiamo in silenzio davanti a questa vergogna? Con il nostro colpevole silenzio siamo noi a lasciare Bergoglio solo, solo contro i mer-canti di armi.

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22 Invito alla lettura a cura di Nerina Lugli

Auguri alla scuola!Quando la scuola ricomincia si vive un momento

delicato per giovani e famiglie: il problema dei testi nuovi da acquistare, il controllo doveroso dei compiti assegnati, il senso della novità possono cre-are tensione. È anche l’occasione per riflettere sui programmi, le eventuali innovazioni, le speranze. C’è anche la perplessità che nasce consapevolmente in chi ha concluso il ciclo delle Superiori, motivata dal-le statistiche offerte dalla stampa, dalle previsioni sull’andamento dell’economia e dai propri interessi. Auguri di cuore per i giovani e per i docenti di molti dei quali ho conosciuto l’impegno e la volontà di dare il meglio di sé.

R icevo in dono da un collega, con un’affettuosa de-dica un libro che rappresenta una preziosa occa-

sione per rievocare momenti precisi del proprio vis-suto culturale e che contemporaneamente mi induce a constatare che la professione di docente (oggi co-stretta a vivere momenti di tensione!) rimane per tut-ta l’esistenza “un marchio” che dimostra che, quando il ciclo professionale si conclude, non ne deriva un iso-lamento intellettuale tale da indurre alla dispersione dei contatti e alla ricerca dei valori.Nell’ambito delle celebrazioni salodiane (finalizzate ad evidenziare un passato culturalmente ricco e solido) è stata pubblicata l’opera: “Tragedie” (Altea, Astianatte, Polissena) di cui è autore il salodiano Bongianni Grata-rolo che ha vissuto un percorso culturale significativo nel Cinquecento. L’opera non solo rimanda alla cultura classica diffusa nelle nostre contrade ma approfondi-sce i valori significativi di un mondo culturale a molti sconosciuto. I versi del Poema, sono ampiamente do-cumentati con riferimenti linguistici al mondo origina-le greco e alle voci dei grandi scrittori delle tragedie che abbiamo incontrato nella formazione liceale, con i protagonisti della cultura greco-classico.Curatore appassionato del volume e di tanti riferi-menti culturali all’interno dell’opera è il prof. Riccardo Sessa proveniente dall’Università di Napoli, docente per molti anni a Brescia e notissimo e apprezzatissi-mo Maestro di scherma per i nostri ragazzi. Si tratta di un’opera impegnativa che mira all’esalta-zione di momenti culturali significativi, alla valoriz-zazione dei momenti fondamentali, alla condanna dell’arroganza dei potenti, all’alternarsi nell’esistenza di momenti positivi e negativi, a una riflessione insi-stita sulla fugacità del tempo e come nelle tragedie greche viene sottolineata la volubilità della fortuna e la caducità delle cose umane. Il testo è arricchito di molti riferimenti culturali alla nostra produzione let-teraria e teatrale.

Sono grata ad Fabrizio Voltolini, un ex allievo di tanti anni fa, già noto per la sua ampia produzione letteraria (Malyn – Il

cercatore di armonie) che non solo mi ha offerto l’opportuni-tà di leggere il suo “ultimo” romanzo dal titolo onomatopeico (volontariamente finalizzato a rifare il verso dell’asino!) “Hy-honn” (ediz. Albatros) recentemente segnalato nella selezione del premio Campiello. Premetto di avere apprezzato partico-larmente già all’inizio della lettura la ricchezza culturale della scrittura, la difficile scelta di temi autobiografici sentimentali, di fronte ai quali è necessario un doveroso rispetto. Nel “romanzo” è evidenziata l’autostima del protagonista che diventa più soli-da nell’isolamento da una situazione familiare complicata nella quale sono inevitabili i conflitti e le scelte tra i giovani fratelli. Tuttavia la strada, professionalmente qualificata, lo vede inca-pace di vivere dignitosamente l’auto-isolamento. Inoltre viene avvertito il bisogno di non risparmiare la critica alla situazione economica; non soddisfatto avverte l’autentico bisogno di affetti profondi che non incontra nella variegata atmosfera familiare che ne diventa complice. A mio avviso il momento più intenso del racconto linguistica-mente ricco e accurato è quello in cui lo scrittore si sofferma a meditare profondamente sull’atmosfera familiare in occasione di un lutto che evidenzia la difficoltà di vivere i rapporti interper-sonali su un binario lineare autenticamente carico di affetti. È forte la domanda: la scelta del titolo intende essere una feroce autoanalisi…..?

Serenamente in vacanza in Toscana con le persone che amo, assisto alla intensa lettura da parte delle nipoti di

un libro che presenta in copertina i volti intrecciati di un giovane e di una ragazza. Incuriosita dall’intensità con cui la narrazione viene affrontata, cerco di avere informazioni sul contenuto del romanzo, dominata dalla convinzio-ne pregiudiziale che si tratti di quegli incontri superficiali che tante volte la realtà e anche la televisione offre. Vengo poi invitata con una certa insi-stenza ad assistere alla proiezione del film ricavato da quel romanzo e pro-iettato casualmente nel pomeriggio proprio nella località in cui ci trovava-mo in vacanza. Siccome non vengono accettate scuse, mi reco con tutta la famiglia nella vicina sala cinemato-grafica già animata da una folla di giovani ed adolescenti. Piuttosto imbarazzata e prevenuta, affronto la proiezione della pellicola che scopro essere presentata con lo stesso titolo del romanzo in questio-ne: si tratta della drammatica quo-tidianità di due giovani che cercano attraverso il reciproco profondo af-fetto di trovare consolazione nel loro rapporto affettivo, tormentato da gravissime malattie e si impegnano per riuscire ad affrontare il dolore e la morte: (J. Green – Colpa delle stelle) ed. Rizzoli.

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23Altre note...a cura di Giancarlo Giacomuzzi

Quando anni fa viaggiavo attratto da mille curiosità, anda-vo spesso a cercare abitazioni e luoghi dove erano acca-

duti avvenimenti o dove avevano vissuto artisti delle lettere, delle arti e delle scienze. Così fu a Jas de Bouffan, in Proven-za, una terra dove, chi c’è stato, non può non essere rimasto incantato, dalle sue colline, dai crinali delle sue montagne, dalle ombrose rive dei suoi fiumi, dai rossi tetti delle sue case e all’orizzonte dal blu cobalto del mare, e dove il sole è caldo e accarezza le sue campagne con una luce intensa che avvolge cose e natura … Il tempo è splendido, vedo delle cose magnifiche, non voglio allontanarmi nemmeno di un passo dalla natura scrive nel 1866 Cézanne all’amico Zola, suo compagno di Liceo; ormai si è liberato dell’ostilità del padre e di Parigi, dove aveva studiato la tecnica di Caravag-gio, Velazquez, Courbet e Delacroix. Era ritornato ai suoi paesi d’origine, quegli aspri e solitari Pays d’Aix nel cuore della sua Provenza, luoghi che egli intendeva fermare sulla tela e che rimarranno lo scenario per eccellenza delle sue esperienze creative, perchè dipingere “en plein air” divente-rà per Cézanne lo stesso scopo della sua esistenza, né mai si stancherà di arrivare a comprendere nel profondo quanto lo circondava, di riuscire a trasferire nella pittura il colore dei fiori, il profumo dell’aria, il soffio del Maestrale.

Andare per pittori, Paul Cézanne

Il suo procedere era lento, non sceglieva un colore senza prima aver raggiunto tutti i gradi della sua con-

vinzione che quello fosse il colore giusto che riuscisse a dare un anima all’oggetto che ritraeva e se viene an-noverato fra gli Impressionisti gli si fa torto; la sua non era una interpretazione passiva della natura, ma una ricerca per rivelare l’anima segreta stessa della natura. Nelle strade dei suoi villaggi non passa nessuno, nei suoi boschi si vedono solo alberi, le sue stesse figure umane e i suoi stessi paesaggi sono silenziosi e muti perché egli non ha bisogno di riprodurre. Dal suo stu-dio a Aix in Provence oggi vuoto della sua presenza ma rimasto come l’artista l’ha lasciato (i Francesi sono maestri nel difendere e tutelare le loro celebrità), scrutava la natura e gli oggetti, un frutto, una tovaglia, una caffettiera, un vaso, come l’astronomo scruta le stelle ed il suo occhio riuscì a vedere e seppe vedere quello che noi non avevamo ancora veduto: il colore che diventa forma, la forma che respira, i contorni che isolano l’oggetto come una persona viva. Per questo Cézanne è da riconoscere come il maggior innovatore dell’arte moderna, un capo-corrente, il traghettatore della pittura della tradizione verso nuovi orizzonti che apriranno la strada alle sperimentazioni delle nuove avanguardie e agli altri successivi grandi pittori.

Vi sarete certamente accorti che l’impa-ginazione del Notiziario è cambiata e

che al consiglio musicale io aggiungo una lirica che deve necessariamente essere breve e un dipinto fra quanti richiamano la mia attenzione. Ecco un suo quadro, quella “Sainte Victoire” che oggi è alla Casa Bianca, una montagna situata ad est di Aix en Pro-vence che Cézanne ritrasse numerose volte interpretandone ogni crinale. Per la lirica un affettuoso pensiero, forse un pensiero per un amore interrotto, di Henrik Ibsen (1828/1906) poeta e grande drammaturgo norvegese che si gettò anima e corpo nei problemi dell’Età Moderna mettendone a nudo ogni ipocrisia. Quanto alla musica pro-pongo l’ascolto del Quintetto in Fa per piano-forte ed archi di César Franck (1822/90) che l’autore dedicò all’amico compositore Saint-Saёns. In questo lavoro che lo consacrò ai posteri si avverte una certa monumentalità nella sua costruzione con passaggi quasi or-chestrali che evocano da lontano, ma non troppo, l’influsso che Wagner in quegli anni seppe suggerire alla musica.

L’inverno passerà, la primavera,anche l’estate, tutto l’anno. Soche tornerai, ne sono certo; come l’ultima volta ti promisi, aspetto:Dio la forza ti infonda ove tu sia;ti sia buono se a Lui devi apparire.Sino al ritorno ad aspettarti sto:se mi aspetti lassù, lassù verrò.

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Informazioni utili

SS. MESSEDUOMO

• Prefestiva: ore 18.30 • Festive: ore 9.30 11.00 - 18.30• Feriale: ore 18.30

S. BENEDETTO - Muro

• Festive: ore 7.30

VISITAZIONE

• Festive: ore 9.00 - 17.00 • Feriale: ore 9.00

S. GIUSEPPE

• Festive: ore 10.00• Feriale: ore 17.30 (esclusi: giovedì e sabato)

S. GIOVANNI

Solo feriale: ore 7.15

RENZANO

• Solo sabato: ore 18.00

CHIESA - CAPPUCCINI BARBARANO

• Festive: ore 10.00 -17.00• Feriale: ore 17.00

CHIESA MONASTERODELLA VISITAZIONE

• Festive e feriali: ore 8.00

Dir. Responsabile - Antonio Fappani con decreto del Tribunale - Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 6/74 dell’8 - 3 - 1974- Pubblicità: Segreteria Parrocchiale - tel. (0365) 521700 Fax. (0365) 523294- Fotocomposizione del 5/10/2014 nella Canonica di Salò - Stampa: Tipolitografia Editrice LUMINI - Travagliato (BS)- Si può trovare il bollettino anche sul sito internet: www.parrocchiadisalo.it

IL DUOMO - n. 8 Ottobre 2014

Anno LXIII - abb. annuo Euro 11,00 - una copia Euro 1,05 - abb. sped. postale Euro 30,00

OTTOBREMartedì 7 ore 20,30 al Cimena Corallo di Villanuova per la Zona verifica ICFRMercoledì 8 Ritiro presbiteri a Montecastello

Giovedì 9 Inizio primo percorso per fidanzati a Salò - CENA POVERA (in oratorio)

Venerdì 10 ore 20.45 Chiesa Visitazione: ORATORIO MARIANO: musica, riflessione …

Sabato 11 ore 20,00 incontro gruppo A famiglie in Oratorio

Domenica 12 ore 15,00 incontro gruppi Gerusalemme a Toscolano (genitori e bambini) gr. S.Filippo - in Duomo ore 9,30 S. Messa poi incontro in Oratorio con Pranzo

Martedì 14 ore 16,00 S. Messa al Cimitero ore 20,45 per la zona pastorale a Campoverde Adoraz. Eucar. per la vita (1)

Mercoledì 15 ore 20,45 in oratorio: inizio Catechesi degli Adulti (1)

Giovedì 16 Gita pellegrinaggio per collaboratori parrocchiali a Riese S. Pio X (100° anniversario della morte)

Venerdì 17 ore 20.45 Chiesa Visitazione: ORATORIO MARIANO: musica, riflessione …

Domenica 19 a Roma: Beatificazione di Paolo VI 88ª GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE ore 9,30 in Duomo presentazione dei battezzandi del 16 novembre Mercoledì 22 ore 20,45 in Oratorio: Catechesi degli Adulti (2)

Giovedì 23 ore 20,30 in canonica redazione de “Il Duomo”

Venerdì 24 ore 20.45 Chiesa Visitazione: ORATORIO MARIANO: musica, riflessione …Domenica 26 Attenzione: inizia orario invernale!! ore 14,30 incontro genitori gruppo Santa Caterina

Mercoledì 29 ore 20,45 in Oratorio: Catechesi degli Adulti (3)

Venerdì 31 ore 20.45 Chiesa Visitazione: ORATORIO MARIANO: musica, riflessione … NOVEMBRE

Sabato 1 Messe secondo orario festivo e ore 15,00 S. Messa al Cimitero (indulgenza plenaria per i defunti)

Domenica 2 Messe secondo orario festivo e ore 15,00 S. Messa al Cimitero

Martedì 4 ore 20,45 in Duomo: S. Carlo patrono di Salò incontro cultural-musicale sull’aria e vista del ROMANINO

Mercoledì 5 ore 20,45 in Oratorio: Catechesi degli Adulti (4)

Venerdì 7 Primo venerdì del mese SS. Comunioni agli ammalati Sabato 11 ore 20,00 incontro gruppo B famiglie in Oratorio

Domenica 9 ore 14,30 incontro genitori del gruppo S. Filippo

Martedì 11 ore 15,00 S. Messa al Cimitero ore 20,45 per la zona pastorale a Campoverde Adoraz. Eucar. per la vita (2)