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Anno V n. 2 luglio 2008

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Anno V n. 2 luglio 2008

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GRUPPO LAVORATORI ANZIANIDEL COMUNE DI TORINO

Via Garibaldi 25 1° piano 10122 TorinoTelefono: 011 - 4431954-52-51

Fax: 011 - [email protected]

www.comune.torino.it/lavoratorianzianiCod.Fisc. 80099240014

Orario di ufficioMartedì, Mercoledì, Giovedì: dalle 9,30 alle 11,30

PRESIDENTE: Vittorio FERRANDO

VICE PRESIDENTEper i Soci in Servizio: Fausto SORBA

SEGRETARIO: Giovanni AJMARSEGRETARIO AGG.: Pier Lorenzo RAVERA

TESORIERE ECONOMO: Liliana VALENTINI

CONSIGLIERI: Enzo BRAIDALivio CROSETTOAldo LANTERIMarisa MODICAAntonio NACCALuisella NIGRAPier Vittorio PRATOLaura SILVAMaria TITTARELLIRenza VARVELLO

PROBIVIRI: Mario BIGNARDIDomenico PAVARINValeriano TEMPO

REVISORIDEI CONTI: Loredana IGUERA

Aldo PICCHETTO

IN…FORMA!

Direttore Responsabile:Vittorio FERRANDO

Comitato di redazione:Pier Vittorio PRATORosanna ROCCIA

Pieralberto ROLANDO

Hanno collaborato a questo numero

Anna BraghieriEdmondo Paganelli

Autorizzazione del Tribunale di Torino 1921 del 17 febbraio 1968

Stampato presso Graficat, Torinoluglio 2008

Sommario

Editoriale Pag. 1Dall’Assemblea 5Vittorio Bersezio 6Un piccolo calabrese per De Amicis 8Passeggiata estiva 11I problemi della prostata 14La Iena di S. Giorgio Canavese 1 7È nostro interesse! 19Soggiorni, viaggi e gite 20

In copertina: “Veduta della Vigna della Regina”.Litografia di Auguste Deroy su disegno di Nicholas Marie Joseph Chapuy – 1845.Dalla collezione Simeom dell’Archivio Storico della Città (D734).

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F ino a qualche anno addietro al termine dei viaggi di lunga durata qualche sociovolenteroso si accollava l’onere di scrivere per il notiziario alcune note di cronaca

unite talora a curiosità o impressioni da offrire ai nostri lettori.Con il passare del tempo sono venuti meno i “cronisti” e d’altro canto gli ultimi reso-

conti si erano ridotti alla elencazione dei luoghi visitati con relative note sulle condizionidel tempo di modesto interesse per quanti non avevano preso parte al viaggio.

La visita effettuata a Mosca e S. Pietroburgo dal 17 al 24 maggio u.s. è stata sottomolti aspetti di tale importanza da indurmi, sovvertendo la prassi degli ultimi anni, adoccupare questo spazio con un po’ di cronaca e con le impressioni che hanno accom-pagnato il nostro rientro in Italia.

Va detto innanzitutto che tra Mosca e S. Pietroburgo, dopo una prevalenza a turno,continua a sussistere una forte rivalità, percepita chiaramente dalle guide turistiche loca-li, ma anche un legame indissolubile: se Mosca asiatica è il cuore della Russia, SanPietroburgo è la finestra sull’Europa.

Mosca con quasi 10 milioni di abitanti si presenta smisurata, indefinibile e contraddit-toria nell’anonimato dei casermoni periferici e le gigantesche proporzioni di vie, piazzee palazzi centrali.

L’attuale Sindaco, al terzo mandato consecutivo, ha speso cifre da capogiro per river-niciare i bei palazzi del centro, aumentare l’illuminazione, sistemare le cupole di centi-naia di chiese.

La Piazza Rossa, in russo antico “bella”, con l’esotica S. Basilio; il vasto territorio delCremlino celeberrimo complesso architettonico dall’inestimabile valore storico con le suetre Cattedrali, il Palazzo dei Patriarchi e la sede del Governo; l’enorme cattedrale delCristo Salvatore, fatta distruggere da Stalin nel 1932 e ricostruita agli inizi degli anni ’90in soli 5 anni di lavoro.

Infine la Metropolitana con 11 linee, oltre 150 stazioni e 9 milioni di passeggeri algiorno, vero e proprio museo sotterraneo per la ricchezza degli stili architettonici e la

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Appunti di viaggio

Editoriale

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varietà dei sistemi di illuminazione che fanno di ogni fermata un’opera d’arte a sè stan-te soprattutto nei tratti costruiti tra gli anni trenta e cinquanta.

Il Monastero della Trinità di S. Sergio, a 70 km. Da Mosca, una delle quattro “laure”vale a dire uno dei massimi monasteri della Russia, il più venerato dai fedeli ortodossi,fra i quali riveste un’importanza analoga a quella del nostro Vaticano e dove si respiraun’aria di intensa spiritualità.

Sono tutti luoghi e bellezze architettoniche che rimarranno per sempre saldamenteimpressi nella nostra mente insieme al rispetto della pulizia e dell’ordine fatti rigorosa-mente osservare con controlli severissimi.

S. Pietroburgo è la metropoli più nordica d’Europa con oltre 5 milioni di abitanti; sorgesu 42 isole al delta del fiume Neva che nasce dal lago Ladoga e qui forma molti ramiper poi gettarsi nel Golfo di Finlandia.

Le isole sono collegate con 560 ponti, 21 dei quali levatoi, che si alzano di notte, adun determinato orario, per permettere il passaggio delle navi fluviali e marittime.

Nel periodo tra l’11 giugno ed il 2 luglio il crepuscolo dura solamente 40 minuti e nellerestanti ore notturne la città viene avvolta da una luce quasi diurna che ne esalta le bel-lezze architettoniche e crea una magica atmosfera.

S.Pietroburgo è una città relativamente giovane, sorta nel 1703 per volontà dello ZarPietro I° detto il Grande, che voleva assicurare alla Russia un centro di carattere europeosul Mar Baltico. Ebbe un ruolo preminente nella storia del Paese perchè fu culla delle trerivoluzioni russe.

Malgrado le terribili distruzioni subite durante la seconda guerra mondiale essa risor-se in fretta e nel 1950 era in gran parte ricostruita ed era stato ripristinato l’originariosplendore dei magnifici edifici molti dei quali progettati da architetti italiani qualiDomenico Turrini, Giacomo Quarenghi, Bartolomeo Rastelli, Carlo Rossi.

La Prospettiva Nevsky, il corso più noto ed importante della città; la Piazza del Palazzoove sorge il Palazzo d’Inverno, già residenza degli Zar; il Museo dell’Hermitage, uno deipiù grandi del mondo con 3 milioni di pezzi esposti, 335 sale e 24 km. di percorso tota-le di visita; la Cattedrale di S. Isacco, terzo edificio a cupola del mondo per altezza (m.101,5), la cui cupola dorata richiese per la copertura l’impiego di circa 100 quintalid’oro, è visibile da ogni parte della città.

Infine le residenze imperiali nei dintorni: quella di Petrodvoretz con la grande casca-ta, le numerosissime splendide fontane ed in lontananza il Golfo di Finlandia e quello di

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Puskin che l’imperatrice Caterina II trasformò in una grandiosa residenza estiva collega-ta a S.Pietroburgo nel 1837 dalla prima ferrovia russa, con al centro del complesso ilGran Palazzo di Caterina contenente fra l’altro la famosissima Sala d’ambra.

Se quanto brevemente descritto ha abbagliato i nostri occhi e reso suggestivo più dialtri precedenti il nostro viaggio, non posso sottacere alcune impressioni non altrettantopositive e rilevare come alcuni interrogativi non abbiano trovato risposta.

Mi riferisco al traffico che in entrambe le città in alcune ore della giornata sembraimpazzire (il venerdì sono occorse oltre due ore per percorrere poco più di 25 km. rien-trando a S. Pietroburgo), poi al tipo di alimentazione, cui peraltro eravamo preparati,assolutamente inusuale per il nostro palato, infine e soprattutto al sistema dei controlli.

All’aeroporto di S. Pietroburgo, prima del rientro in Italia, siamo stati sottoposti a diver-se perquisizioni, obbligati nel breve volgere di pochi minuti a sfilare le scarpe con modidecisamente inurbani ed in spazi angusti con poche sedie che hanno creato non pochedifficoltà specie alle persone più anziane e conseguentemente meno agili.

Non sono certo mancati alcuni “smoccolamenti” per nostra fortuna non colti dai bur-beri addetti.

Nulla da eccepire sulla necessità e l’importanza dei controlli ma assolutamente da stig-matizzare il metodo e l’irrazionalità . Ben poco è stato possibile percepire sulle attualicondizioni socio economiche degli abitanti per la palese reticenza delle guide e quindimi limito a semplici sensazioni, del tutto personali.

Certamente il costo dei trasporti, della benzina e di alcuni generi alimentari è inferio-re rispetto ad altri paesi europei tra cui l’Italia e molto più bassi sono gli stipendi, speciequelli del settore pubblico. Nel contempo in prevalenza circolano auto di grossa cilindra-ta e di modelli costosi (quasi inesistenti le Fiat). L’impressione immediata che si avverte èquella di un profondo contrasto ed una forte contrapposizione tra lo sfarzo di moltipalazzi e la ricchezza ancora di pochi e le non facili condizioni di vita di molti che fati-cano a risollevarsi e la cui residua amarezza si coglie istantaneamente nell’espressionedei visi, anche quelli più graziosi, che molto raramente si abbandonano ad un sorriso.

Si tratta di un processo inevitabilmente lungo e duraturo nel tempo e solo i nostri figlise non i nostri nipoti potranno essere testimoni di un mutamento più radicale.

Lasciando alle spalle questa bellissima esperienza rimane più forte in noi la convinzio-ne di essere non poco fortunati di appartenere al nostro tanto vituperato paese.

Vittorio Ferrando

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Il gruppo dei partecipanti al viaggio in Russia.

Versamento quote ANLASi informano i Soci che, per motivi organizzativi, le quote relativeall’associazione all’ANLA potranno essere ricevute soltanto entrofine febbraio dell’anno di riferimento.

Il Presidente

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Dall’AssembleaSabato 10 maggio dopo aver fatto visita alla Chiesa di S. Maurizio nel Borgo

Superiore sul colle dominante la città di Pinerolo, ci siamo ritrovati all’hotel SanMaurizio per l’appuntamento annuale previsto dallo statuto della nostra associazione.

Dopo il consueto ricordo dei soci che ci hanno lasciato dall’ultimo incontro, ilPresidente del Gruppo ha sottolineato l’assenza, anche se giustificata da motivi perso-nali o di salute, di diversi consiglieri e dei revisori dei conti. Ha inoltre reso note le dimis-sioni da Vice Presidente del consigliere Rolando, presentate il 2 aprile e della cui irre-vocabilità il Consiglio Direttivo ha preso atto nella seduta del 21 aprile dopo il tentati-vo, risultato vano, di far recedere dalla sua decisione il consigliere Rolando.

Per la sostituzione, il Consiglio Direttivo provvederà non appena sarà individuata lapersona idonea e disponibile ad accettare l’incarico.

Dopo la nomina a Presidente dell’Assemblea del dott. Aldo Narducci, che a nome deisoci ha ringraziato il direttivo e tutti i collaboratori per il solerte impegno e per i buonirisultati conseguiti ed ha inoltre invitato Rolando a ritirare le proprie dimissioni da VicePresidente, la signora Valentini e la signora Varvello hanno letto le relazioni sul bilancio,sull’attività del tempo libero e quella predisposta dal rag. Picchetto revisore dei conti.

Da quanto presentato è emerso che il disavanzo è stato contenuto rispetto alle previ-sioni, pur con il lievitare di tutti i costi compresi quelli relativi agli omaggi natalizi. Tuttele relazioni sono state approvate all’unanimità.

Il presidente Ferrando ha quindi reso noto che il Consiglio Direttivo ha deciso, per il2009, di continuare a mantenere inalterate le quote di iscrizione (ferme dal 2001) eanche dalla discussione è prevalso l’orientamento di procedere in tal senso ancora perqualche anno sino a quando le riserve, a suo tempo accantonate, conserveranno unacerta consistenza.

Inoltre, considerato che molti dipendenti, pur avendone i requisiti, non intendono iscriver-si al Gruppo per il solo fatto di non gradire la locuzione “Anziani”, il Consiglio Direttivo hadeciso di procedere quanto prima alla modificazione della denominazione dell’Asso-ciazione che, eliminando il termine anziani, potrebbe chiamarsi “Associazione Seniores delComune di Torino”. A tal fine verrà verificata la procedura da porre in essere.

Ai lavori assembleari ha fatto seguito un lauto pranzo presso il ristorante annessoall’hotel. Nel pomeriggio una parte dei partecipanti ha fatto visita al Museo dellaCavalleria, altri hanno passeggiato per le vie del centro di Pinerolo, altri ancora, dopouna sosta rilassante nel giardino dell’hotel, hanno fatto rientro direttamente a Torino.

Vita sociale

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I grandi piemontesi

I I dizionario Devoto-Oli definisce laparola “travet” come “esponente del

basso ceto impiegatizio, misero nell’aspet-to, monotono nelle abitudini di vita e dilavoro, patetico nella scrupolosa osser-vanza del proprio dovere”. Il nome derivadal protagonista, divenuto proverbiale,della fortunata commedia diVittorio Bersezio: “Le miserieed Monsù Travet”. Si tratta diun’opera in piemontese disemplice intreccio e benevo-lente umorismo che ha com-mosso una moltitudine dispettatori (anche nella ver-sione cinematografica) e chemeritò questo lusinghiero ap-prezzamento di BenedettoCroce: “motivo reale dell’opera è la rap-presentazione fatta con commossa simpa-tia, della bontà, dell’onestà, della laborio-sità, del sentimento della disciplina e dellaregolarità, di tutta quella forza etica che siassomma in Monsù Travet”.

L’autore nacque a Peveragno, in pro-vincia di Cuneo, nel 1828, partecipò allaprima guerra di indipendenza nel 1848-49 e fu testimone attento delle controverse

vicende del conflitto, prima di iniziare lasua attività di giornalista e scrittore didrammi, novelle, romanzi e infine di com-medie in dialetto piemontese. Fondò, nel1853, il giornale Espero sul quale pub-blicò una serie di profili parlamentari chesi imposero per la obiettività dei giudizi e

nel 1865 fondò la GazzettaPiemontese riservandosi lacritica letteraria.

È nell’epoca della suamaggiore attività che si de-dicò alle commedie in dialet-to che sempre incontrarono ilfavore del pubblico. Un pub-blico, ci riferisce Bersezio,che “non era né intelligentis-simo, né scipito, piuttosto be-

nevolo che severo; forse gli sfuggivano lefinezze dell’arte, ma non decadeva mai ainsollucherarsi delle trivialità e delle ciarla-tanerie”.

Verso il 1870 cominciò a scrivere un’o-pera storica alla quale da tempo pensavaper utilizzare il patrimonio dei suoi ricordibasati in larga parte sulla testimonianzadi prima mano e nacque così “II regno diVittorio Emanuele II (trent’anni di vita ita-

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Vittorio Bersezio: un piemontese da ricordare

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liana)”: un’accurata rievocazione di even-ti e di figure che si conclude alla morte diVittorio Emanuele II.

Emerge da quelle pagine, oltre al mani-festo scrupolo di esporre con equilibrio emisura le vicende della nostra storia pa-tria, una felicissima disposizione a tratteg-giare con finezza una quantità di perso-naggi, molti dei quali personalmente co-nosciuti, a riferire, documentandone l’au-tenticità, episodi e aneddoti che ci riporta-no nel vivo di situazioni umane, sociali epolitiche. Un grande racconto nel qualenon mancano pagine argute, commoventi,disperate, ma sul quale vigila l’onestà e laconsapevolezza dell’autore: “posso avererrato, obliato, frainteso, esser stato par-ziale, con povero ingegno, ma con puracoscienza e con costante amore alla miaPatria e alla Libertà”.

Emblematiche sembrano le sue consi-derazioni conclusive: “Facciamo gli ita-liani, ora che è fatta l’Italia – ha detto

Massimo d’Azeglio – e a questa impresaciascuno deve concorrere: i governanti, imagistrati, i maestri, i padri di famiglia,ogni uomo sindacando se stesso… perchénon hanno da dirsi veri italiani né i corrot-ti, né i corruttori, né coloro che fanno mer-cato del patriottismo, né coloro che tradi-scono il loro dovere, né coloro che lo tol-lerano”.

Certamente Bersezio, uomo di grandeprobità, di vivace ingegno, politicamenteun moderato, con la sua produzione lette-raria e giornalistica intese di far operamorale e nazionale e per questo suo in-tendimento e per la sua successiva parte-cipazione diretta alla vita politica (fu de-putato di Cuneo per la nona e per la deci-ma legislatura), lo si può considerare de-gno rappresentante di quella generazionedi piemontesi che prepararono la forma-zione dell’Unità d’Italia.

Francesco Gambaruto

Nuove convenzioniSi informa che è stata stipulata la seguenta nuova convenzione:

Dott. Giuseppe OSENGA - Medico chirurgo specialista in odontostomatologiaPiazza Campanella, 13 - Torino � Tel. 011 71 00 15

Condizioni particolari sulle varie prestazioni, il cui elenco è disponibile presso la Segreteria del Gruppo.

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Letteratura

P oiché al deamicisiano Cuore capitaspesso di tornare, ecco che mi sono

imbattuto in un’imprevista e mai segnalatafonte relativa a quel Ragazzo calabreseche fa la sua comparsa, il 22 ottobre 1881,nel diario scolastico di Enrico Bottini.

Fonte che, benché finora ignorata, nonera poi difficile rinvenire, trattandosi d’uncontributo al monumentale volume appar-so a Torino presso Roux e Favale nel 1880,in occasione della Grande Esposizione,dal titolo Torino e redatto dalle miglioripenne locali. Basta inoltrarsi un poco, in-fatti, per giungere (pp. 189-203) a LaMecca d’Italia di Roberto Sacchetti, impo-stata anch’essa in modo autobiografico:“Eravamo nel ’58, in febbraio, e facevo laquarta elementare al S. Francesco da Pao-la”, quando il maestro si fece d’un trattoavanti con “un nuovo scolaro più grandedi noi di due o tre anni”, che pare antici-pare di sei anni Garrone.

Lo scolaro di Sacchetti ha però poco incomune con quello a venire di De Amicis,ben più abboccante. Che sia calabreseEdmondo lo fa notificare direttamente dalmaestro, che così si rivolge alla classe: “Voidovete essere contenti. Oggi entra nellascuola un piccolo italiano nato a Reggio diCalabria, a più di cinquecento miglia di

qua”. Il suo nome (Sulli per Sacchetti) inCuore non viene menzionato, ma pur neiparchi accenni l’estrazione sociale è benindividuabile: “Tutto vestito di scuro, conuna cintura di marocchino nero intornoalla vita”. Per Sacchetti è invece un prole-tario, dalle “mani gonfie dai geloni”e in“giacchettina stretta e leggera”. Non portacappotto e, uscendo, “si ravvolgeva la fac-cia con un grosso cache-nez di maglia,unica sua difesa contro il freddo eccezio-nalmente rigido di quell’anno”. Più simile,insomma, a Crossi e Precossi che non aVotini o a Enrico stesso.

È tuttavia un calabrese e ci si chiedeperché De Amicis, prendendo a prestitol’episodio, non ne mutasse la provenienzaper evitare il plagio. Per difficoltà a carat-terizzarlo? Ma né Sacchetti né lui brillanonel ritrarlo: per entrambi è un somaro. Mamentre il primo espone il fatto senza com-mentarlo, il maestro in Cuore chiamaDerossi a indicare sulla carta geografica(a vent’anni dalla proclamazione del-l’Unità) dove sia ubicata Reggio e conclu-de la presentazione del nuovo alunno conl’apostrofe ben nota: “Perché questo fattopotesse accadere, che un ragazzo cala-brese fosse come in casa sua a Torino eche un ragazzo di Torino fosse come a

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Un piccolo calabrese per De Amicis

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casa propria a Reggio di Calabria, il no-stro paese lottò per cinquant’anni e tren-tamila italiani morirono”.

Il nocciolo sta appunto in questo. Sac-chetti, pur ambientando l’episodio nel1858 (vigilia della seconda guerra d’in-dipendenza) non da’ peso all’eventomentre De Amicis ne fa un asse portantedel diario e un tacito ma eloquente vei-colo ideologico. Non per nulla lo intro-duce al principio, prima ancora cheEnrico elenchi nomi e qualità dei compa-gni, cosa che farà solo tre giorni dopo(25 ottobre).

Sacchetti ha invece intenti strumentalie, pur cercando d’abbozzare un per-sonaggio credibile, gli mette in boccagiudizi fuori portata. Alla domanda:“Quanti e quali sono gli Stati italiani”risponde infatti: “Gli Stati in cui si dividel’Italia sono otto, purtroppo, ma chemeriti il nome di italiano non ce n’è cheuno: il Piemonte; in tutti gli altri coman-dano gli stranieri e i loro servitori”.Espressione forte,che De Amicis voluta-mente omette, nel suo disegno d’unifi-cazione morale e materiale. L’intento diCuore, intendo dire, malgrado la suffi-cienza con cui certa critica lo giudica,guarda avanti. A differenza di Sacchetti,infatti, non gli fa aprir bocca sul suoretroterra e lo esibirà al pubblico soloalla cerimonia della premiazione, insie-me ai rappresentanti di tutte le regionid’Italia. Il calabrese sacchettiano confi-

da invece in breve al compagno “unatragica storia di stragi e di sciagure”, laquale – essendo l’autore decisamentemeno bravo di Edmondo – scivola, anzisprofonda nel feuilleton: padre morto incarcere a Napoli per ragioni politiche,madre giunta tra mille traversie a Torinodal fratello giornalista e deputato. Na-turale che Achille Sulli conduca l’amicoalle sedute del Parlamento in PalazzoCarignano o alle sfilate militari: ha vivapassione per esse e, davanti all’Arsena-le con il rombo delle macchine produt-trici d’armi, mormora soddisfatto: “Silavora, si lavora” come una belvetta as-setata di sangue.

Altri spunti invece, sia pure ritoccando-li, Edmondo li fece propri. Ho detto “ritoc-candoli”, meglio correggere in “disci-plinandoli”. In Cuore, ad esempio, “labandiera portata da un ufficiale, ci passòdavanti, tutta lacera e stinta, con le me-daglie appese all’asta. Noi mettemmo lamano alla fronte, tutti insieme. L’ufficiale ciguardò sorridendo, e ci restituì il salutocon la mano”. In La Mecca d’Italia lascena è decisamente estranea alla psico-logia infantile: “Era l’Italia, che anticipan-do il suo trionfo, si affermava nei coloridella sua bandiera e nel nome del suo Refuturo; che mutava con uno slancio divolontà irresistibile il suo desiderio in real-tà, la sua fede in certezza”. De Amicisevita inoltre, a differenza del collega, i“Viva Vittorio Emanuele” e l’inno di Mameli.

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Sacchetti ha una vena sciovinista e ladimostra tutta, dalla reazione esagitatadinnanzi alla bandiera ai contatti congli emigrati politici confluiti a Torino,promossa da Mecca a Gerusalemme.

Tutte cose che De Amicis, per non con-trabbandare sentimenti impropri, pre-ferì lasciar da parte.

Luciano Tamburini

NNuuoovvii CCoorrssiiVisto il buon esito, nonostante l’esiguo numero di partecipanti, del corso diinglese tenutosi da 25 febbraio al 9 aprile ed accertata la disponibilità dellaProf.ssa Francesca Galante, è intenzione del Gruppo proporre per l’autunno uncorso di 2° livello ed un nuovo corso per principianti, sempre che venga rag-giunto un numero sufficiente di iscritti.Inoltre, superate alcune difficoltà organizzative, si intende dare avvio al corso diInformatica segnalato nel numero di dicembre 2007 di “In…forma!”.

Per informazioni e iscrizioni sarà possibile rivolgersi alla Signora Franca Rosso � 011 4431954 negli orari apertura della Segreteria.

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L a passeggiata estiva è un incontroun po’ duro con la “montagna” di

Torino, come era chiamata un tempo lacollina. Il percorso descritto ha però ilvantaggio di svolgersi all’ombra, offrebelle vedute sulla città, sui fiumi, sulle Al-pi, conduce aduno dei punti piùpanoramici e dàla possibilità dirientro con un in-solito mezzo ditrasporto, la tran-via a dentiera.

Per chi volessescaldare i muscoliprima di affronta-re la salita, puòscoprire con unapiacevole passeg-giata il nuovo parco del Meisino insponda destra di Po, principiando dalponte di corso Belgio o dal cimitero diSassi sino al confine con San Mauro,segnato dallo sfociare in Po del rioCosta Parigi. Qui giunti si piega adestra sino a raggiungere corso Casale,

lo si attraversa e si imbocca, standosulla sinistra del rio, il sentiero 29,punto di partenza della salita aSuperga, come evidenziato da unatabella illustrativa e da un palettosegnavia.

Il parco del Meisino,di circa 500.000mq, è stato ultima-to nel corso del2006 e dalla pri-mavera successivaha ospitato un greg-ge di circa 400pecore al pascoloche hanno cosìtagliato e conci-mato “ecologica-mente” il parco;d’estate le pecore

sono salite in montagna e con il ritor-no dell’autunno sono anche ritornatele pecore.

� Dati tecniciLunghezza del percorso di salita: 6 kmcirca.

Passeggiata estivaDal parco Meisino a Superga

(percorso n. 29 - Carta dei Sentieri n. 1)

Itinerari torinesi

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Dislivello: 460 m, dai 210 m del Meisinoai 670 m di Superga.Difficoltà: alcuni tratti ripidi, scivolosi conterreno umido.Tempo di percorrenza: 2 ore.Mezzi pubblici: per l’andata autobus 61(per Sassi anche tram 15); per il rientro daSuperga a Sassi la tranvia a dentiera ol’autobus 79.

� Descrizione del percorsoDalla fermata di via Santa Croce dell’au-tobus 61 in corso Casale, si prende adestra in corrispondenza del segnavia delsentiero 29 con passo cadenzato e tran-quillo, perché il fiato conviene tenerlo pre-zioso per il seguito.

Il sentiero, a tratti ripido alternato a trat-ti di “corda mola”, costeggia la recinzio-ne dell’IPLA (Istituto per le Piante da Legnoe l’Ambiente) in un fitto bosco misto connocciolo, carpino, acero, quercia, robinia,sambuco. Possono anche sentirsi le “voci”di mucche e asini al libero pascolo sui ter-reni dell’IPLA e, se il vento è favorevole,annusarne la presenza, pur non vedendogli animali.

Dopo circa 15’ si raggiunge un primotraliccio dell’elettrodotto che scavalca lacollina e un prato con alcune grossequerce; a sinistra si impone la costruzio-ne neogotica di Villa Santa Croce, gesti-ta dai Gesuiti. È notevole anche la pre-senza dei rovi, generosi però di fruttialla stagione giusta. Poco più sopra

comincia ad essere presente anche ilcastagno, che in autunno regala ricci emagari qualche fungo.

Proseguendo nel percorso si attraver-sano agevolmente alcuni rigagnoli, chein estate possono essere asciutti, tributaridel rio Costa Parigi, per incrociare dopo15’ (30’ dalla partenza) il sentiero 28che sale da Sassi. Si prosegue a sinistrain piano per altri 10’ (40’ dalla parten-za) e si incontra sulla destra la deviazio-ne (da non prendere) del sentiero 28 chesale a Pian Gambino. Si prosegue quin-di ancora in piano a sinistra sino adincontrare un altro pilone dell’elettrodot-to: alta sulla nostra testa si scorge labasilica di Superga. Coraggio, si è sullabuona strada.

Il sentiero attraversa altri piccoli rii, quae là si scopre il passaggio dei cinghialicome denunciano i tratti di terreno rivolta-ti dall’animale alla ricerca di cibo; ma nonsi abbia timore, perché se non disturbatise ne stanno ben nascosti dall’uomo. Èanche facile imbattersi in attraenti fragolecon il frutto rivolto verso l’alto: non man-giatele, sono un po’ indigeste e senzagusto. Quelle buone, le fragoline di bo-sco, sono più piccole e portano il frutto ri-volto in basso; ma di queste se ne incon-trano poche.

Andando avanti in lieve discesa siguada il rio Costa Parigi su una traversain pietra con briglie di ritenuta a monte ea valle del guado stesso: questo e altri

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interventi analoghi sono stati compiuti dalSettore Verde Pubblico per regimare il rioe frenare i dissesti collinari.

Dopo circa 300 m (50’ dalla partenza)si noti un paletto segnaletico che suggeri-sce di inerpicarsi a destra per raggiungereSuperga: non si segua l’indicazione per-ché trattasi di una “direttissima” su sentie-ro ripido, disagevole, assolato, con strettitornanti che in 15’ di faticosa salita (65’da corso Casale) perviene ad un puntopanoramico sotto una linea elettrica,da cui si gode di un’ampia veduta sulMeisino, il Po, le Alpi. A questo stessopunto si perviene se, dal paletto segnaleti-co sopra ricordato, si prosegue diritti asinistra con una variante più morbidaanche se leggermente più lunga in dire-zione della cascina Viretti sino ad incro-ciare via Santa Croce. La si risale per bre-ve tratto per poi immettersi sul sentiero 60girando a destra verso cascina Catalinette;di qui con traversata in lieve salita si rag-giunge il punto panoramico di cui sopra,rimettendosi sul sentiero 29.

Il più ormai è fatto: per raggiungereSuperga si può salire direttamente sul sen-tiero 29, ripido e un pò malandato, oppu-re proseguire in piano a destra per circa500 m; al primo bivio salire a sinistralungo una carrareccia di cantiere; al terzotornante, che immette di nuovo sul sentie-ro 29 che perviene da sinistra, con pen-

denza finalmente smorzata, piegando adestra si sottopassa la tranvia a dentiera esubito dopo, piegando a sinistra, si rag-giunge in breve la stazione di arrivo dellatranvia stessa. Con un ultimo strappo siraggiunge finalmente il piazzale dellabasilica (2 ore da corso Casale), da dovedicono che Le Corbusier, osservando ilpanorama, avrebbe detto che in tutto ilmondo la città che ha la più bella posizio-ne naturale è Torino”.

A Superga c’è da vedere, oltre il pano-rama, la basilica juvarriana con annessi econnessi (tombe reali, salita alla cupola,lapide del Grande Torino) e il Centro visi-te del parco della Collina di Superga, conmeritata sosta sulla terrazza panoramicadel bar dello stesso edificio.

Per il rientro a Torino si propongonodue alternative:– prendere la tranvia a dentiera o l’auto-

bus 79 e sbarcare a Sassi, dove è faci-le il rientro in città;

– per chi si sente ancora in forma e vuolecamminare ancora un po’, si proponela discesa lungo il sentiero 28 sino aPian Gambino, parco provinciale. Diqui, fermata della tranvia, si raggiungeSassi con la tranvia stessa. Da Supergaa Pian Gambino si calcoli un tempo dipercorrenza di circa 30’.

Paolo Odone

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La nostra salute

L a prostata è un organo fibromusco-lare e ghiandolare di cui solo gli

uomini sono dotati: ha le dimensioni diuna castagna e si trova al di sotto della ve-scica circondando l’uretra. Questa ghian-dola riveste un’importante funzione nellaproduzione del liquido seminale (20-30%dell’eiaculato) poiché fornisce componen-ti fondamentali alla sopravvivenza e allaqualità degli spermatozoi, la restanteparte dello sperma è prodotta dalle vesci-cole seminali. Pertanto alcune alterazionidella struttura e dello stato dell’organopossono influenzare la fertilità maschile.Inoltre, circa il 15-20% dell’infertilitàmaschile è da attribuire a stati infiamma-tori cronici della prostata e delle vescicoleseminali. Tale condizione è dovuta adun’azione diretta dei batteri sullo spermae sulle vie seminali. Inoltre questi stati in-fiammatori cronici determinano caratteri-stiche fisico-chimiche dell’eiaculato, favo-rendo condizioni ambientali svantaggioseper la normale funzionalità spermatica. Laprostata può essere la sede dì malattieinfiammatorie quali le prostatiti, l’ipertro-fia prostatica benigna e tumori maligni(adenocarcinoma prostatico). L’organo,trovandosi situato sotto la vescica ed intor-

no all’uretra, può influire sul modo di uri-nare, pertanto, ogni volta che insorgonodisturbi o alterazioni della minzione, laprostata può potenzialmente esserne lacausa.

Per un uomo è sicuramente importantepreoccuparsi e monitorare la propria pro-stata, prima che essa inizi a causaredisturbi. È da tener presente che una sin-tomatologia non molto importante puòugualmente essere un segnale di un catti-vo stato dell’apparato urinario che può,con il passar del tempo, sempre più peg-giorare la propria condizione. Dopo i 50anni è opportuno sottoporsi annualmentead una visita urologica a scopo preventi-vo poiché un’adeguata prevenzione per-mette dì scoprire eventuali patologie inuno stadio iniziale consentendo così ditrattare le patologie della prostata inmaniera sempre più efficace.

� Le prostatiti sono infiammazioni dellaprostata: esse si differenziano in acute ecroniche. Le prime si manifestano confebbre elevata, brividi, lombalgia, dolo-re perineale, minzioni frequenti e dolo-rose con sensazione di malessere gene-rale; le seconde con sintomi persistenti o

I problemi della prostata

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ricorrenti che possono essere più lievi emeno significativi delle precedenti: bru-ciore all’uretra, disturbi urinari, dolorenella parte perineale, sovrapubica edinguinale; fastidi ai testicoli, etc. Lecause di tali patologie sono molteplici enon sempre agevoli da identificare.Molto spesso, alcuni germi, risaliti lungoil canale urinario o discesi dalla vescica,possono raggiungere la prostata cau-sando un’infiammazione acuta o croni-ca. Inoltre, per la conformazione stessadella ghiandola prostatica, spessoavviene che le secrezioni e i batterieventualmente presenti ristagnino all’in-terno, non trovando il modo per uscire,e la prostatite, da acuta tende a perdu-rare nel tempo diventando cronica. Unruolo importante è sicuramente daattribuire allo stimolo irritativo causatoda regimi alimentari non corretti, cosìcome dall’utilizzo di cicli e motocicli chepossono causare microtraumi e alterareil normale funzionamento della ghian-dola prostatica, II trattamento di questepatologie prevede l’antibioticoterapia,farmaci antinfiammatori e farmaci alfa-litici (farmaci che rilasciano la muscola-tura del collo della vescica e dell’uretraprostatica favorendo lo svuotamentodelle urine).

La diagnosi viene fatta dall’urologoattraverso una corretta anamnesi (storia

del paziente), esami di laboratorio, visitamedica con esplorazione rettale, ecogra-fie prostatiche ed eventuali biopsie.

È importante farsi vedere dallo spe-cialista non appena si manifestano i primisintomi irritativi: curare le prostatiti nelleprime fasi, infatti, risulta più semplice e riso-lutivo rispetto a quando si cronicizzano.

� L’ipertrofia prostatica benigna (IPB)consiste in un ingrossamento della pro-stata. Più del 50% degli uomini con etàcompresa tra i 60 e 69 anni hanno unaIPB clinicamente significativa. La IPB puòpotenzialmente iniziare a svilupparsimolto presto, già dopo i 30 anni, ma nonin tutti con le medesime modalità e velo-cità. La sintomatologia è caratterizzata danicturia (levate notturne), mitto ipovalidoed intermittente (urina espulsa con gettodebole), sensazione d’incompleto svuota-mento vescicale fino alla ritenzione acutad’urina. Per diagnosticare tale patologiasono necessari i seguenti esami: il dosag-gio ematico del PSA totale, del PSA liberoe della ratio libero-totale, l’esplorazionerettale, l’ecografia renale e vescicale convalutazione del residuo post-minzionale el’uroflussometria. Il trattamento è farmaco-logico o chirurgico. I farmaci più usatisono gli alfalitici (tamsulosin, alfusozinacloroidrato) che vanno ad agire sullamuscolatura del collo vescicale e dell’ure-

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tra prostatica favorendo un miglior flussoed un maggior svuotamento vescicale.Un’altra categoria di farmaci sono gliantiandrogeni periferici (finasteride edutasteride) che inibiscono la crescitavolumetrica dell’adenoma prostatico e delvolume della ghiandola in toto (maschera-no il valore del PSA). I farmaci fitoterapiciinvece agiscono sulla componente infiam-matoria. I trattamenti chirurgici sono so-stanzialmente di due tipi: chirurgici tra-dizionali ed endoscopici. Altre tecniche,attualmente, sono usate per la risoluzionechirurgica di tale patologia: l’ectomia del-l’adenoma mediante laser ad olmio e ter-moterapia (TUNA).

� Il tumore della prostata consiste in unaneoplasia che ha origine dalle celluleghiandolari secretorie. Per tale motivo èdefinito adenocarcinoma e la sua evo-luzione è influenzata dall’assetto ormo-nale del paziente. La regione della ghian-dola dove più frequentemente origina lamalattia è quella periferica che non hacontatto diretto con le vie urinarie. Questospiega come mai la sintomatologia siapressoché assente negli stadi iniziali e siesacerbi invece solo negli stadi avanzatidella malattia allorquando, ad esempio,vengono coinvolti altri organi. Nella

popolazione italiana il tumore alla pro-stata ha un’incidenza secondaria soloalla neoplasia del polmone. Si registranocirca 11.000 nuovi casi annui e, tra que-sti, i decessi sono pari a circa 6.300(circa il 7% delle morti per tumore negliuomini). Il 60% dei decessi avviene nelnord del paese forse a causa delle abitu-dini alimentari e delle condizioni ambien-tali differenti. Attualmente, ogni italianocon età superiore ai 65 anni ha circa il3% di probabilità teorica di morire acausa di questa malattia. Bisogna ricor-dare, inoltre, come tale percentuale au-menti in modo esponenziale con l’au-mentare dell’età. Nei novantenni circa unuomo su due è affetto da tale patologia.La diagnosi di tale patologia viene ese-guita, in prima istanza, con la visita uro-logica, con il dosaggio del PSA e con l’e-splorazione rettale; risulta utile, anche sedi secondaria importanza, l’ecografiaprostatica transrettale. In un secondotempo, nei casi sospetti, si esegue unmapping prostatico: attualmente vengonopresi circa 15 prelievi con tecnica multi-settoriale e mandati ad analizzare e leg-gere all’anatomo patologo.

Dottor Giacomo Vigliercio

Specialista in Urologia (cortesia LARC)

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Cronache di un tempo

La terra canavesana costituisce unpiccolo mondo di usi e costumi sin-

golari e caratteristici che hanno, con iltempo, assunto un quadro ben determina-to nel panorama socio culturale piemonte-se. Una storia di fierezza e di tradizioniche ha collocato la regione canavesana inun contesto di frontiera, in contrasto conpopoli ed istituzioni finitime; basti pensareagli epici contrasti bellicosi con l’espansio-ne romana: le gesta di Annibale, i Salassie poi giù verso il Medioevo il famoso ReArduino che la tradizione risorgimentalepone come il primo Re d’Italia ed antesi-gnano della riscossa delle genti italiche.La tradizione agricola del Canavese siriporta ad una classe contadina fiera e dipoche parole, ma ricca internamente diidee innovatrici e spesso rivoluzionarie.Basti qui ricordare i fasti di una grandeindustria meccanica come la Olivetti eduna serie di insigni cultori delle belle lette-re come Giacosa, Gozzano, Costa ed al-tri. Tuttavia in questa terra positiva, potèallignare nella prima metà dell’800 unastoria molto singolare e sinistra avvenutain una comunità tranquilla che addiritturaaveva dato i natali ad un celebre canave-

sano: lo storico Carlo Botta. Una storiainquietante sotto diversi aspetti ed am-mantata di una straordinaria attualità maormai nascosta negli Archivi locali: la sto-ria di Giorgio Orsolano detto appunto “Laiena di S. Giorgio Canavese”. Recente-mente due studiosi di storie locali ne han-no riesumato le tragiche vicende: sono ilsign. Bonfiglio Maurizio e la sig.ra StrazioMaddalena in un libro dal titolo omonimoed edito dalle Edizioni “IL PUNTO” anno2003 ed a cui lo scrivente farà riferimen-to per le vicende del caso.

Un uomo tranquillo e normale con fa-miglia che, per le ascose ragioni della psi-chiatria, si trasformò in pericoloso “serialkiller” ante litteram.

Nel volumetto citato sopra, viene trac-ciata e delineata con ricchezza di partico-lari la tragica vicenda di questo personag-gio che diffusamente impressionò l’opi-nione pubblica del tempo, non solo delRegno Sardo, ma anche delle regioni cir-convicine (Lombardia ecc.)

La tragica serie di misfatti si consumòtra mura amiche, tra genti pacifiche e la-boriose; ciò aggravò vieppiù il disegnocriminoso del personaggio, creduto da

La Iena di S. Giorgio Canavese Un “serial killer” ante litteram

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tutti una persona seria e timorata. Lepersone colpite dalla furia omicida era-no ragazzine di umile estrazione chenon presentavano particolari caratteri-stiche né fisiche né economiche. Singo-lari furono le attenzioni poste dall’ 0rso-lano nello sviare le attenzioni della po-polazione e degli inquirenti, come l’esi-stenza di animali feroci che potevanoessere la causa delle sparizioni delle per-sone soppresse.

Comunque tutte le indagini di poliziagiudiziaria sono da inquadrarsi nelle me-todologie praticate a quel tempo, stanteche siamo nella prima metà dell’800 (anni1830 e segg.).

Le indagini furono faticose ed infra-mezzate d’incertezze ed aspetti grotte-schi, per cui si rimanda alla lettura del vo-lume più sopra citato per chi volesse mag-giori ragguagli.

L’autore dei reati confessò, dopo avereresistito agli evidenti indizi a suo carico edassociato alle carceri di Ivrea e, dopo unrapido ed esemplare processo, fu emana-ta la sentenza di condanna del Senato diSua Maestà il Re di Sardegna nel marzodel 1835, mediante la morte per impicca-gione; essa avvenne in un sito remoto delComune di S. Giorgio C.se detto “II gerbi-do di S. Anna” con grande afflusso digente non solo dai paesi adiacenti ma an-che da altre regioni; a tutt’oggi una crocericorda una tragedia che destò grandescalpore nei tempi.

Questa è la parte storica della vicendache fu nei tempi ammantata di suggestionifantasiose che spesso ne hanno deformatoi contorni, aggiungendo particolari a voltemacabri e gratuiti; ciò anche perché aquei tempi l’omicidio era una specie direato non comune e quindi facile ad essereromanzato.

Se ne impadronirono nel tempo le artie gli spettacoli popolari con rappresenta-zioni teatrali, in particolare il teatro deiburattini dei Fratelli Niemen di TronzanoVercellese valenti e valorosi sostenitori diquesto genere di spettacolo per grandi epiccini, sulla scorta della nuova ela-borazione di Guido Ceronetti “La Ienadi S. Giorgio - Tragedia per marionette,Ed. Einaudi Teatro, pagg. 134 e segg. delvolume già più volte succitato.

Specchio di tempi andati in cui certa-mente la tragedia di S. Giorgio C.se costi-tuì uno dei primi casi di quel filone dram-matico e fascinoso della psichiatria crimi-nale inerente i meccanismi misteriosi del-l’aggressività umana che ha avuto, sin dallontano Medioevo, esempi come il ConteGilles de Rais detto “Barbablù” della favo-la di Perrault (Ernesto Ferrero ne ha com-pilata recentemente una dettagliata bio-grafia in un volume delle Edizioni EinaudiTascabili del 2004) e giù giù sino ai tempinostri con gli studi del nostro Cesare Lom-broso, Freud, ecc.).

Alfonso Adda

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Auguri!

Il Consiglio Direttivo porge le più vive felicitazioni a:

Pascale Rita e Miniscalco Danieleche il 12 aprile 2008 hanno festeggiato 52 anni di matrimonio

Alinovi Rosetta e Ottone Virginioche il 1° giugno 2008 hanno festeggiato 50 anni di matrimonio

Abrate Maria Grazia e Rozza Marioche il 29 giugno 2008 hanno festeggiato 50 anni di matrimonio

Baratta Maria e Picchetto Aldoche il 31 luglio 2008 festeggeranno 60 anni di matrimonio

Casagrande Emilia e D’Agostin Brunoche il 13 agosto 2008 festeggeranno 49 anni di matrimonio

Lanari Anna e Depaoli Pieroche il 31 agosto 2008 festeggeranno 56 anni di matrimonio

Bodda Anna e Canavero Luigiche il 18 settembre 2008 festeggeranno 58 anni di matrimonio

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Soggiorni, viaggi e giteGite di 1 giorno

Sabato 11 ottobre 2008

Vigevano e Abbazia di MorimondoMattino: visita guidata del centro storico di Vigevano con la Piazza Ducale, una dellepiù belle piazze d’Italia, il maestoso Castello Visconteo Sforzesco nonché la Torre delBramante.Pranzo alla Trattoria Darsena di VigevanoPomeriggio: visita guidata dell’Abbazia cistercense di Morimondo

Quote di iscrizione:Soci: € 45,00Famigliari e simpatizzanti: € 50,00Amici: € 55,00

Le prenotazioni si riceveranno presso la segreteria del Gruppo il martedì-mercoledì-giovedì dalle ore 9.30 alle ore 11.30 entro e non oltre il 2 ottobre p.v. e comunquefino ad esaurimento dei posti disponibili in pullman.

N.B. Non si accettano prenotazioni telefoniche

Venerdì 14 novembre 2008

Cavour in occasione della manifestazione “Tuttomele”Il pranzo si terrà al ristorante “Locanda della Posta” con menù tipico, tutto a base di mele.Prima e dopo il pranzo tempo a disposizione per la visita agli stands.

Quote di iscrizione:Soci: € 40,00Famigliari e simpatizzanti: € 45,00Amici: € 50,00

Le prenotazioni si riceveranno presso la segreteria del Gruppo il martedì-mercoledì-giovedì dalle ore 9.30 alle ore 11.30 entro e non oltre il 6 novembre p.v. e comunquefino ad esaurimento dei posti disponibili in pullman.

N.B. Non si accettano prenotazioni telefoniche

I programmi dettagliati di entrambe le gite sono a disposizione in segreteria e possonoaltresì essere consultati sul sito del Gruppo.

Tempo libero

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