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RIVISTA MENSILE Spedizione in Abb. Post. - Gruppo 111-70% Edizione Centro Volontari della Sofferenza Via dei Bresciani, 2 - 00166 ROMA ANNO VI - N. 5 - luglio 1991 i -

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RIVISTA MENSILE Spedizione in Abb. Post. - Gruppo 111-70% Edizione Centro Volontari della Sofferenza

Via dei Bresciani, 2 - 00166 ROMA

ANNO VI - N. 5 - luglio 1991

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ANNO VI - N. 5 LUGLIO 1991

Sped. in Abb. Postale Gruppo III

INDICE

i Mons. Novarese:

Una guida che continua

4 Myriam

8 Perché la Parrocchia

si apra ai sofferenti

13 Capigruppo e Fratelli

a Valleluogo

16 Ciao Giorno!

17 Corso per «Leaders'

23 Apostolato in Polonia

26 Qui settore giovani

28 Dalle Comunità

30 Ritiro Mensile

Copertina:

« Vengono 1fl('IIO la IfljU carne e il

fluo cuore; irta la roccia i/t'i mw

cuore t Dio» (dal Salnio 73).

«Per trovare Dio 'unica Cosa indispensabile è l'amore».

«Muoversi è incontrarsi con Te, ad ogni momento, o Compagno di viaggio!

cantare il ritmo del Tuo passo».

«Signore, parlami, dimmi una parola, tocca il mio essere, allunga la tua mano e rialzami verso di Te. Capisco male, erro nel cercare: menzogna è il sorriso, menzogna è il pianto, vieni a dissipare I mio errore».

N.B. Questo numero comprende i mesi di. Tagore

luglio-agosto.

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N Mons. o varese

una guida che continua

Sacerdoti, fra cui Mons. Nora-rese, a Lourdes durante uno dei primi Pellegrinaggi.

Un programma di attualità

Il tema dell'insegnamento di Maria Santissima è tracciato fin dalla Sua prima apparizione.

Così racconta Santa Bernardetta:

«Avevo incominciato a togliermi la prima calza, quando, tutto ad un tratto ho inteso un grande rumore, simile ad un annuncio di uragano. Ho guardato a destra e a sinistra, sugli alberi del fiume, ma nulla si muoveva. Credetti di essermi ingannata.

«Continuavo a togliermi le calze, quando si è fatto inten- dere un nuovo rumore simile al primo.

«Oh, allora, ebbi paura e mi sono raddrizzata in piedi. «Avevo perso la parola e non sapevo che cosa pensare,

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allorché, voltando la testa verso la Grotta, ho visto da una del-le aperture della roccia un cespuglio scosso, uno solo, come se ci fosse stato un gran vento. Quasi nello stesso istante usciva dall'interno della Grotta una nube color d'oro. Poco do-po, una giovane donna, bella, tanto bella, come non ne ho mai più viste, venne a posarsi all'ingresso della apertura al di sopra del cespuglio.

«Com 'EI/a mi ha guardata, mi sorrise e mi ha fatto cenno di avanzarmi, chiamandomi come usa fare la mia mamma.

«La paura mi era passata, ma mi sembrava di non sapere più dove mi trovassi.

«Mi strofinavo gli occhi, li chiudevo, li aprivo; ma la Si-gnora era sempre là, continuando a sorridermi e facendomi segno che non mi ingannavo.

«Senza rendermi conto di quello che facevo ho preso la mia corona dalla tasca e mi sono posta in ginocchio.

«La Signora con un segno del capo mi approvò e prese anch 'Essa tra le mani una corona che teneva appesa al braccio destro.

«Quando io volli incominciare la Corona e portare la mia mano alla fronte, il braccio ricadde come paralizzato.

«Soltanto dopo che la Signora si fu segnata ho potuto anch'io compiere il Segno della Croce.

«La Signora mi ha lasciata pregare da sola, facendo però scorrere tra le Sue dita i grani della corona. Alla fine di ogni decina Ella diceva con me: "Gloria Patri et Fi/io et Spiritui Santo". (J.B. Estrade: "Les Apparitions de Lourdes" - Lourdes 1951)».

***

All'umanità che cercava la verità lontana dalla Verità somma, unica e vera, doveva Maria Santissima, Madre tenera e premurosa, fin dal Suo primo apparire, affermare che «al di fuori della Croce non vi è alcuna salvezza».

Le apparizioni di Lourdes sono un richiamo a meditare i

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frutti della Redenzione ed a volerla continuare in noi con la preghiera e la penitenza, affinché il numero degli eletti sia completo.

Nelle apparizioni di Lourdes c'è il pianto della Madre sul gran numero di figli che stanno perdendosi, per cui ecco l'in-vito accorato ad usare i mezzi posti da Dio a nostra disposi-zione:

- «Penitenza, penitenza, penitenza». - «Pregate per i peccatori». - «Baciate la terra in spirito di penitenza

per i peccatori».

Nella Redenzione, infatti, è richiamato il fine ultimo del-l'uomo e Maria Santissima subito afferma alla piccola veg-gente: «Non ti prometto di renderti felice in questo mondo, bensì nell'altro>,.

Nella Redenzione c'è il comando di continuare e comple-tare la Passione di Gesù nel proprio corpo in vista della santi-ficazione propria e della salvezza altrui e Maria Santissima a Lourdes invita a valorizzare la penitenza che tocca tutte le classi sociali e a fare atti positivi di penitenza per strappare anime al nemico delle anime nostre.

Le apparizioni di Lourdes ci mostrano ancora la materna sollecitudine, di cui la nostra Madre celeste è ripiena, per i Suoi figli lontani, che offendono Dio e si perdono eternamente.

Al secolo della super-esaltazione della ragione, Maria Santissima rivolge l'invito a volerla efficacemente usare per conoscere le grandi possibilità che l'uomo ha:

a) di vivere la vita di Dio su questa terra; b) di aiutare i fratelli alla salvezza, portando «gli uni i

pesi degli altri», pagando, mediante la riparazione, per quelli che non sono in grado di pagare onde facilitare ad essi, pro-prio in virtù delle nostre preghiere e delle nostre sofferenze, la via del ritorno e del perdono.

(Da «L'Ancora», n. 6-7 - 1962)

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Myriam S00 appena tornata da Montichiari dove si è tenuto dal 25 al 26 maggio un Corso Vocazionale. Erano presenti 11 giovani dai 15 ai 20 anni.

Il Corso è stato tenuto da Don Tonino e preparato da Sorella Marina in collabora-zione con Don Bonfadini. li tema della Riflessione era: «Vieni e Seguimi». «La chia-mata universale alla sequela di Cristo e sulle orme di Cri-sto, modello di tutte le Voca-zio n i».

Sono stati distribuiti dei de-pliants molto ben preparati completati con le parole di Monsignor Novarese: «Segui-re la chiamata camminando contro corrente».

A mio parere questi Corsi sono da ripetersi ancora poi-ché sono veramente neces-sari per aprire la mente ed il cuore a seguire una chiama-ta qualunque essa sia: anime consacrate al servizio degli ammalati, oppure vocazione al matrimonio.

Monsignor Novarese dice-va sempre:

«Il Signore continua a chia-mare perché non vuole che venga meno nel mondo la luce della Sua parola e la te-stimonianza del Suo amore. Sta a noi coadiuvare con la chiamata che Dio fa ai suoi fi-gli anche nel frastuono della vita e nell'ambiente dissacra-to. Possiamo collaborare con la preghiera, prima di tutto: essa è parte essenziale di questa divina chiamata. Solo la preghiera può far si che la voce del Signore sia udita e che l'anima che l'ascolta ab-bia la forza di rispondere».

È vero che anche il matri-monio è stato stabilito da Dio ma deve essere un matrimo-nio cristiano, un matrimonio costruito su di una base soli-da, amore reciproco e dura-turo fino alla morte, amore nella gioia come nel dolore, nella ricchezza, come nella povertà. Quanti matrimoni poggiano su queste basi? Oc-corre riflettere bene sul pas-so che si deve fare.

Ripeto ancora le parole di Monsignore:

«La vocazione non è una

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fuga dal mondo. No! Chi la pensasse così ha sbagliato in pieno. Non è una fuga, ma, come Cristo, un inserimento nel mondo come lievito per far fermentare il mondo con nuove idee, con la nuova vita che Gesù Cristo ci ha portato».

A tutte quelle giovani che hanno seguito il Corso Vo-cazionale auguro di poter ascoltare la voce di Gesù che dice ad ognuno di loro: «Vieni e seguimi». E Dio che vi chia-ma alla Sua sequela: ascol-tateLo'

Causa di Beatificazione di Mons. Novarese

Di cuore ringrazio tutti i Volontari della Sofferenza e Fratelli e Sorelle degli Am-malati che hanno risposto con tanta generosità al mio appello per portare avanti la Causa di Beatificazione del nostro venerato Padre. E ve-ramente gioia ed onore di tut-ta l'Associazione veder salire agli onori degli altari Colui che ci ha insegnato a valoriz-zare la nostra sofferenza, a dare uno scopo alla nostra vita e ad amare il Cuore di

Il (1wi passi camminano su una strada, ma il tuo cuore deve battere sul mondo intero.

Gesù e Immacolata come Egli li ha amati. Dobbiamo chiederGli di implorare da Maria SS.ma, per noi, una santa morte come Egli l'ha avuta affinché anche noi p05-

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U Partecipanti ad uno dei Corsi Vocazionali svoltisi durante l'anno a Montichiari.

siamo essere con Lui in Pa-radiso a lodare Dio.

Per arrivare a tutto questo la vostra generosità non si deve fermare ma continuare ancora ad aiutarmi per pro-seguire verso la mèta desi-derata. Tanto o poco, il vo-stro aiuto sarà sempre gra-dito!

L'Immacolata benedica il vostro sforzo e Monsignore

vi faccia sentire la sua prote-zione.

Festa del Sacro Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria

li 7 giugno, primo Venerdì del mese, festeggeremo il Sacro Cuore di Gesù e poi sabato il Cuore Immacolato di Maria.

Come tutti sapete è stato

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proprio il Sacro Cuore di Ge-sù a chiedere a Santa Maria Margherita Alacoque la devo-zione, sia ai primi nove ve-nerdì del mese che al Suo Sacro Cuore, festa che è sta-ta considerata dalla Chiesa come la festa della ripara-zione.

Nella sua presentazione del libro «Il Cuore di Cristo oggi?» di P. Federico Schwendi-mann, Monsignor Novarese scrive: «Il Sacro Cuore di Ge-sù è il simbolo dell'Amore, del vero Amore. / Sacerdoti e i fedeli che vivono in una so-cietà ove la licenza viene scambiata con la libertà ri-schiano di essere trasportati dalla corrente di un falso amore», ed egli ammonisce ancora: «Per questo abbiamo bisogno di far ritorno al Divin Maestro che ci ha invitati a ri-manere alla Sua scuola, es-sendo Egli "mite ed umile di cuore ".

Il Padre Schwendimann di-ce, parlando del Sacro Cuore:

«Non vi è infatti sotto il cielo altro nome nel quale possiamo essere salvati (Atti 4,12). A Lui dobbiamo far ri-corso, poiché Egli è la via, la verità e la vita».

Dobbiamo amare il Cuore di Gesù con tutte le nostre forze, con tutto noi stessi per ottenere da Lui, in questo grave periodo che stiamo at-traversando, quelle grazie che Egli accorda a coloro che rendono uno speciale onore a questo Cuore. Il Cuore di Gesù è il grande strumento di speranza e di salvezza.

Il nostro Padre Fondatore, Mons. Novarese, scriveva:

«Soltanto la carità può sal-vare il mondo. Il Cuore di Cri-sto ha dischiuso orizzonti di fratellanza e di vera solida-rietà rendendoci accessibile la vita di Dio in noi: questo è il grande dono del Cuore di Gesù».

Dopo la Festa del Sacro Cuore di Gesù, festeggiamo il Cuore Immacolato di Maria nostra madre dolcissima. Nul-la ci dovrà dal Suo Cuore Im-macolato poiché è Madre che ci ama, sempre vigile, che ci accompagna e che ci sostiene in quanto intraprendiamo nella nostra vita. Non stanchiamoci di lavorare per l'immacolata. Ella benedice i sostenitori del Suo programma.

A tutti i migliori auguri chie-dendo una preghiera per me.

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PERCHÉ LA PARROCCHIA

SI APRA Al SOFFERENTI

E tempo, amici, che consideriamo più attentamente il no-stro ruolo associativo nell'ambito della Chiesa Locale, inco-minciando dalla Parrocchia, secondo il chiaro indirizzo lascia-toci dal nostro Padre Mons. Luigi Novarese.

In un Convegno Internazionale svoltosi a Mariazeil in Au-stria nel giugno 1973 sul tema: «La formazione integrale della persona dell'ammalato» Mons. Novarese ebbe a dire fra l'al-tro: «Per una vera pastorale organica, che dica vitalità della Chiesa, si avverte la necessità della presenza attiva dei rappre-sentanti di tutte le categorie. In un quadro generale d'insieme ci devono essere anche i sofferenti nella loro specifica presen-za attiva che mira a stabilire l'equilibrio fra il bene ed il male ed a potenziare ogni iniziativa di bene» (Atti, 1974, p. 98, Ed. C.V.S.).

E ancora: (<La presenza attiva del sofferente, infatti, nella vita della Chiesa può essere duplice:

a) una presenza di attività soprannaturale personale con la propria offerta di preghiera e di sofferenza, mediante la quale può raggiungere tutti gli obiettivi della Chiesa locale e universale;

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b) una presenza apostolica attraverso un'attività di cate-goria verso i fratelli sofferenti per convincerli alla medesima testimonianza» (Ivi, p. 88).

L'impegno dei primi 40 anni di Apostolato del «Centro Volontari della Sofferenza» è stato soprattutto rivolto alla re-sponsabiizzazione dei malati perché, alla luce del messaggio dell'Immacolata di Lourdes e di Fatima, comprendano la loro vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo, e svolgano il loro apostolato di categoria: l'ammalato per mezzo dell'am-malato con la collaborazione del fratello sano: un impegno che deve sfociare nella formazione del Gruppo d'Avanguardia nel quale ammalati e fratelli, di ogni età e condizione, si trova-no insieme per sostenersi a vicenda nella preghiera, nella for-mazione spirituale ed apostolica e nell'azione di conquista di altri fratelli sofferenti. Un'attività questa che deve continuare perché basilare per la spiritualità e la metodologia dell'Asso-ciazione; ma occorre allargare gli orizzonti.

Nuova apertura alla Chiesa Locale

L'urgenza di questa apertura, destinata ad arricchire ed a potenziare la stessa attività associativa, viene richiesta da nuove stimolazioni che non possiamo ignorare:

I. La direttiva di Giovanni Paolo I!, data proprio ai «Volontari della Sofferenza» il 23 maggio 1987 in occasione dell'Udienza del Quarantennio: «Ogni comunità locale deve realizzare la "pastorale della sofferenza" inserendo pienamen-te coloro che soffrono nella varie iniziative e attività apostoli-che» (I Volontari della Sofferenza e la Chiesa, Ed. C.V.S., 1990, p. 212). Tale comunità locale è prima di tutto la Parroc-chia e poi ogni comunità cristiana.

La direttiva è stata accolta anche dalla «Consulta Nazio-nale per la pastorale sanitaria» che, nel suo documento «La

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pastorale della salute nella Chiesa italiana» cita proprio questo testo (n. 26, nota il).

2. La direttiva della C.E.I., che proprio attraverso il Do-cumento citato, afferma che il primo soggetto della pastorale sanitaria è la «comunità cristiana» (nn. 23-25). Dice fra l'altro: «È compito della comunità cristiana - da quella universale a quella particolare - prendere coscienza dei problemi della sa-nità, della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore nei riguardi degli ammalati e della loro assistenza, offrendo loro ogni aiuto e conforto, dalla parola di Dio, ai sacramenti e all'interessamento fraterno» (n. 24).

Anche se la prospettiva è ancora assistenziale, tuttavia l'invito alla comunità di aprirsi ai sofferenti è molto forte. Sta proprio allora a noi, Volontari della Sofferenza e Fratelli degli Ammalati, compiere quest'opera di sensibilizzazione della co-munità cristiana (parrocchiale, o di istituto, o di zona...) dimo-strando che il malato stesso è «soggetto di pastorale» (cf un. 26-32 della Nota stessa).

Impegno dei «Gruppi d'Avanguardia»

Come sensibilizzare questa «comunità locale»? Certamen-te anche con l'impegno individuale; ma soprattutto con l'im-pegno del Gruppo.

Questo è certamente più efficace. E nel «Gruppo d'Avan-guardia» che va affrontato il problema di come sensiblizzare tutta la comunità cristiana:

. come facilitare agli ammalati, handicappati ed anziani, la partecipazione alla Messa festiva. Se mancano gli ammalati non si può dire completa la famiglia parrocchiale: si emargine-rebbero proprio coloro che hanno più diritto di stare vicino al-l'Altare dove si ripresenta al Padre il Sacrificio del Corpo Mi-stico: del Capo e delle membra;

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I La sofferenza può essere compresa solo ed esclusivamente alla luce del- l'amore di Dio, che è il senso definitivo di tutto ciò che esiste in questo mondo» (Giovanni Paolo 11).

• come preparare i malati/handicappati ad essere prota-gonisti, per la loro parte, della vita della Parrocchia: lettori, catechisti, collaboratori delle varie iniziative; soprattutto come prepararli al servizio degli altri fratelli sofferenti anche non iscritti al C.V.S.;

• come animare la «pastorale della sofferenza'> o «pasto-rale sanitaria».

Quali sono i settori particolari della «pastorale della sof-ferenza» nella quale gli ammalati devono inserirsi come «sog-getti»?

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NellaChiesa la presenza del sol-*ferente deve essere una tesrinw- nianza ed una presenza attiva ed apostolica.

1) L'evangelizzazione: La «Christifideles Laici» defini-sce il malato «soggetto attivo dell'opera di evangelizzazione e di salvezza» (n. 54). Sta a lui annunciare «che il soffrire

umano può avere anche un significato positivo». Questo annuncio va fatto sia con la parola, sia «attraverso la testi-monianza della vita» (ivi).

2) I Sacramenti: Gli am-malati devono essere prepa-rati e messi in condizione di Poterli ricevere: la confessio-ne, la comunione e partico-larmente l'unzione dei mala-ti, nel modo più degno.

3) La testimonianza della carità, nei suoi molteplici aspetti di buon esempio e di servizio, che l'ammalato ed il Gruppo devono rendere.

Ma approfondiremo, nei prossimi numeri de «L'Anco-ra», questi settori della «pa-storale della sofferenza» che H Gruppo di Avanguardia deve promuovere ed animare nell'ambito della «comunità cristiana», soprattutto della Parrocchia.

Le indicazioni date da Mons. Novarese ed autentica-te dalla Chiesa vanno ora dunque fedelmente attuate nella guida della Vergine Im-macolata.

Doti Tonino

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CAPIGRUPPO E FRATELLI A VALLELUOGO

:Nei giorni 30 aprile e l maggio si è svolto a Valleluo-go di Ariano Irpino un incon-tro di Capigruppo e Fratelli dei Centri del Sud.

Il numero elevato di parte-cipanti ha comportato un po' di disagio per la sistemazio-ne, ma, ciò nonostante, l'im-pegno e l'entusiasmo di tutti non sono venuti meno.

L'incontro si è aperto nel pomeriggio con la S. Messa presieduta da S.Ecc. Mons. Antonio Forte, Vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia.

All'inizio della celebrazio-ne, don Giovan Giuseppe, che dirigeva l'incontro, ha ri-cordato Mons. Pasquale Ve-nezia, Vescovo emerito di Avellino deceduto pochi giorni innanzi nella Casa del Noviziato maschile a Rocca Priora. Mons. Venezia fu il

primo Vescovo ad accogliere nella Diocesi di Ariano Irpino la nostra Associazione e fu egli a presentarla poi alla Santa Sede ed a seguirne lo sviluppo passo dopo passo.

All'Omelia il Celebrante ha tracciato le linee del tema: «Costruttori di Chiesa», che avrebbe poi svolto, dopo la celebrazione, in aulamagna.

Partendo da Ef 2,13ss., Mons. Forte si è soffermato dapprima sul significato del-l'Alleanza nel Vecchio e nel Nuovo Testamento; poi è pas-sato a commentare il passo della Lettera di Paolo ai Co-lossesi: 1,24 ss., mettendo in evidenza che, come Paolo ha compiuto la sua missione di estendere la Chiesa nel mon-do seguendo l'esempio del Cristo che ha fondato la Chie-sa sulla Croce, così i cristiani

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Valleluogo: La statua della Ma-donna situata nella Cappella della casa «Mons. Luigi No-Iart'se».

e soprattutto i sofferenti di-ventano costruttori di Chiesa con la santificazione e l'offer-ta della loro croce.

Alle ore 21,00 il Vescovo, Mons. Forte, ha benedetto la «Via Crucis» eretta sul piaz-zale antistante il Santuario,

voluta dal Centro Regionale Puglia in memoria di Sorella Angela Negri che diede ini-zio ai Centri Diocesani del Sud, animandoli e sostenen-doli con grande spirito apo-stolico fino alla sua morte.

Fu un momento di grande commozione sia per il ricor-do di Sorella Angela, sia per i commenti fatti dai Capigrup-po e Fratelli alle diverse «sta-zioni» della Via Crucis segui-ta alla benedizione.

Il secondo giorno ebbe ini-zio con la celebrazione delle Lodi e la relazione tenuta se-paratamente ai Capigruppo e ai Fratelli.

Ai Capigruppo ha parlato don Franco D'Apollonio, S.O.D.C., trattando il tema: ((La formazione nel Grup-po». Partendo da due punti di osservazione: un - «Pensie-ro» di Mons. Novarese e una frase del documento Conci-liare dell'Apostolato dei Laici -, il Relatore ha sottolineato che è il Gruppo il luogo natu-rale in cui il C.V.S. realizza la sua vocazione e la sua missio-ne all'interno della Chiesa: vocazione alla santità, una santità che abbia come mo-dello e madre la Vergine Ma-

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ria; missione che esige di es-sere adulti-esperti in umanità e di essere consapevoli della propria responsabilità in or-dine all'apostolato.

Ai Fratelli tenne la relazio-ne don Giovan Giuseppe sul tema: «Vocazione-missione del Fratello degli ammala-ti)). Nella prima parte egli si è soffermato ad illustrare come deve essere la risposta all'invito del Signore alla «missione» e nella seconda parte ha commentato i diversi comportamenti dei protago-nisti della parabola del Sama-ritano e ha messo in evidenza gli atteggiamenti che il Fra-tello deve evitare nei rappor-ti con i malati: la fretta, la pau-ra di impegnare la propria persona, l'alibi che porta alla delega, la mancanza di colla-borazione, ecc.

Nella terza parte don Gio-vanni ha illustrato l'ideale del Fratello degli ammalati, che consiste nel vivere la propria consacrazione battesimale nel mondo di oggi, aderendo con Maria al piano di Dio, metten-dosi al servizio di Dio e dei fratelli, testimoniando con la propria vita il Vangelo. Don

Giovanni ha poi concluso in-vitando tutti alla fiducia nel-l'aiuto del Signore che può operare grandi cose, nono-stante la nostra pochezza e i nostri limiti, se trova la nostra piena disponibilità.

Le relazioni hanno poi of-ferto un vasto campo di lavo-ro nei gruppi, basato su alcu-ne domande in riferimento alle relazioni.

Quanto è emerso nel lavoro di gruppo è poi stato riporta-to e discusso in assemblea unitaria, che, per la ristrettez-za del tempo disponibile, non ha potuto esaurire i diversi punti presentati.

Fatte alcune comunicazioni in riferimento al Corso voca-zionale in programma a Val-leluogo dal 31 luglio al 4 ago-sto, si è passati in Cappella per la Celebrazione Eucari-stica, vero «Rendimento di grazie» al Signore ed alla Vergine Santa per il lavoro svolto.

All'intercessione del nostro Padre e Fondatore, Mons. Novarese, sono stati affidati i frutti dell'incontro per l'av-venire.

La Comunità di Vaileluogo

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CIAO GIORNO!

Era forse il mattino di un giorno sordo, quasi che la città non volesse sentire, coprendo di rumore ogni parola.

Come al solito Tim era uscito per andare a scuola, passava tra la gente affrettata, che non voleva fermarsi, per non doversi chiedere dove stesse andando. All'angolo della settima strada il cemento di un cantiere rifletteva la luce del mattino.

Tim aveva scoperto pochi giorni prima, un piccolo stelo verde che sporgeva da un foro del cemento; lo aveva osservato in quei giorni prendere colore alla sua estremità e farsi più gran-de, quasi si stesse affrettando per affacciarsi al mondo prima che sopra di lui venisse costruito il supermercato.

Quel mattino Tim trovò nel foro del cemento la corolla di una piccola margherita e nonostante il fiore fosse veramente molto piccolo, gli parve che l'avvenimento fosse molto impor-tante: a ben vedere era più di un fiore: era un sorriso per quel giorno cieco, che voleva, come al solito, incontrare il mondo salo in televisione, perché non c'era il rischio di doverlo toccare.

Tim correva entusiasta per dare a tutti la grande notizia, nia nessuno lo voleva ascoltare, nessuno voleva fermarsi per il sorriso di un fiore. Eppure Tim vedeva volti tristi, sguardi stan-chi: certo loro avevano bisogno di quel sorriso.

Giunse a scuola appena in tempo per il tema in classe non era un titolo difficile: «La mia città». Tflm pensò qualche istante prese la penna e scrisse: «Nella mia città la gente combina grassi guai, fa di-ventare il giorno sordo e cieco, e poi è ignorante: non sa nemmeno che all'angolo della settima strada c'e un fiore che sorride».

Un amico di Tim (Tratto da .Racconti del mondo.)

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CORSO PER «LEADERS»

E stato posto quest'anno al centro dell'attenzione di tutte le Diocesi ed ha sostituito anche i tradizionali incontri annuali for-mativi per «Animatori dei Gruppi» e per «Incaricati del Settore Giovani».

Per facilitare la partecipazione di molti si è svolto in tre Case diverse: a Montichiari per il Nord, 1115-17 febbraio; a Vai-leluogo per il Sud, l'1-3 marzo; a Meldola per il Centro, il 15-17 marzo.

Complessivamente hanno partecipato 85 persone prove- nienti da diverse Diocesi. Si sperava in una partecipazione mag- giore (assenti tre regioni).

Urge infatti la preparazione di futuri nuovi Dirigenti- incaricati, anche in vista del rinnovo dei Consigli Diocesani da effettuarsi nel 1992.

I partecipanti hanno dimostrato entusiamo e piena soddi- sfazione.

Le RELAZIONI hanno toccato punti essenziali per la for- mazione-base dei «leaders»:

I) «Chi è il leader dei C.V.S.?» (Dott. Ornella Giuliani S.O.D.C.);

2) «Il leader conosce la persona e l'opera del Fondatore e lo svi-luppo del suo pensiero nell'autenticazione del magistero» (Don Tonino);

3) «Il leader conosce il programma di Lourdes e di Fatima, ispira-tore di tutta l'opera» (Don Remigio);

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4) «Il leader sa dare la risposta chiara al problema del dolore alla luce della S. Scrittura» (Don Mauro Orsatti - Don Mario Morigi);

5) «11 leader conosce le finalità, il dinamismo e la metodologia dell'apostolato» (Don Pietro - Don Pino).

La presentazione è stata veramente esauriente in un quadro armonico e abbastanza completo, per una formazione di base essenziale.

Che i partecipanti abbiano perfettamente recepito il conte-nuto delle Relazioni è emerso dai Gruppi di Studio che hanno visto un impegno ed uno scambio di idee e di esperienze estre-mamente ricco.

Quesiti proposti

Il C.V.S. ha bisogno di «leaders» che

siano entusiasti dell'ideale associativo, lo conoscano bene,

- sappiano proporlo con l'esempio della vita e con la parola!

1. Hai conosciuto o conosci qualche leader che ti ha presenta-to e ti fatto amare il Centro? Che cosa hai ammirato in lui? Quali sono le principali doti che un leader dovrebbe avere?

Le esperienze sono state su questo quesito le più svariate. Sono emersi molti nomi fra quelli che costituiscono la «famiglia celeste» dell'Associazione: ogni Diocesi ha presentato qualche nome.

Qualcuno ha detto che «il leader numero uno è stato Mons. Novarese!».

Di lui si sono ricordati: l'affabilità, l'energia e la fortezza, l'incisività della parola e l'umiltà degli atteggiamenti, la sicurez-za delle direttive ed il rispetto delle persone anche più semplici, l'amore alla Madonna, alla Croce, alla Chiesa ed ai malati...!

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0 e.

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11 gruppo della Lega Sacerdotale Mariana di Novara a Re.

È stato rilevato da più parti che ciò che ha attratto mag-giormente nei «leaders» conosciuti sono stati: la serenità nella sofferenza, la capacità di ascolto, la speranza nella prova, l'ac-cettazione di se stessi e degli altri, la capacità di accogliere e di dialogare, la coerenza, il rispetto della persona e dell'idea dell'al-tro, la pazienza, la semplicità, il saper apprezzare ed incoraggia-re le persone.. .Poi le doti più spirituali: la fede, Io spirito di pre-ghiera, la fiducia in Dio e nella Madonna, la sicurezza della loro «vocazione» e «missione»...

Ma ci sono anche altre doti che ogni leader dovrebbe cerca-re di conquistare: soprattutto un grande equilibrio, una buona preparazione spirituale e culturale soprattutto per quanto ri-guarda la conoscenza dell'Associazione, delle sue finalità e della metodologia dell'apostolato, un grande amore alla Madonna, al Suo Messaggio, all'Eucaristia e al Cuore di Cristo.

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2. Il C. V. S. ha una ispirazione mariana: il messaggio di Lour-des e di Fatima! Lo trovi convincente es timolante? Conosci il sen-so vero della preghiera e della penitenza richieste da/l'!,n,nacolata?

Una risposta venuta da più parti: «Non saremmo qui se non avessimo accolto il messaggio di Lourdes e di Fatima!». Tutti con-vinti della sua importanza ed attualità! I fatti dell'Est-Europeo, che stiamo vivendo, ne dimostrano l'attualità, insieme all'atten- zione posta su di esso in particolare da Giovanni Paolo Il.

Dovremmo però maggiormente conoscerlo nel suo signifi- cato evangelico ed ecclesiale.

Dovremmo soprattutto averlo maggiormente presente nel nostro impegno di santificazione e di apostolato.

E stato notato come la «penitenza» debba essere messa in relazione soprattutto con la perdita del senso del peccato e con la necessità della riparazione.

E stata ricordata anche l'importanza, per la società di oggi. del richiamo che fa la Madonna dei novissimi.

3. Mons. Luigi Novarese (e con Lui ha attivamente collabo-rato Sorella Myriain) è stato lo strumento di Dio per inaugurare nella Chiesa «l'apostolato del malato)). Ne conosci la vita? Perché ha sempre cercato l'autentica-ione della Chiesa? Che cosa ti colpi-sce di più in Lui e nel Suo insegnamento?

È stata una scoperta un p0' per tutti il libro «1 Volontari

della Sofferenza e la Chiesa» (Ed. C.V.S , 23 edizione, 1990) che Don Tonino ha presentato nella sua relazione indicandolo come libro di testo per tutti i leaders, Incaricati ed Assistenti. Contiene i principali interventi dei Papi e della Santa Sede per l'Opera e dimostra come Mons. Novarese abbia cercato fin dall'inizio

l'autenticazione da parte del Santo Padre delle idee fondamenta-li che Egli proponeva ai sofferenti: il valore salvifico del dolore, la vocazione del malato e la «vocazione alla soffrrenza», l'apo-

stolato del malato verso l'ammalato (telegramma del 9/5/1952) il valore del Messaggio di Lourdes e di Fatima, il significato del-la penitenza (del lavoro e del dolore), lo sviluppo integrale della

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I Ogni uomo è chiamato ad inserirsi nel progetto d'amore preparato da Dio per ciacuno!

persona del malato, la presenza attiva del malato nella pastorale della Chiesa locale come soggetto di azione, di evangelizzazione e di salvezza, la doppia vocazione del sacerdote ammalato, la particolare validità per il sofferente del culto al Cuore di Cristo e della consacrazione al Cuore Immacolato di Maria...

In tal modo ha voluto dare ai malati delle certezze che Egli poteva avere per sè nelle ispirazioni intime che Gli venivano dal-l'alto, ma che voleva proporre solo nella guida del Magistero!

E stata rilevata l'importanza che ha avuto per l'Opera la sua esperienza di sofferenza, l'avere Egli vissuto fino in fondo il Messaggio dell'immacolata.

Ha camminato con la Chiesa e ha fatto camminare la Chiesa!

4. Nell'organizzazione e nello svolgimento dell'Apostolato jiu iii sono le difficoltà più emergenti da parte dei Volontari e da palle dei Fratelli?

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Sono stati rilevati soprattutto i problemi che pongono i ma-lati e coloro che stanno loro vicino (soprattutto i familiari): il dolore innocente, l'accettazione della propria condizione di han-dicap, l'accettazione del dolore e di se stessi, la solitudine, l'isola-mento, il valore della sofferenza, i problemi affettivi e sessuali, i rapporti con la famiglia, con il coniuge, con i figli, con gli altri...

Problemi sociali: barriere architettoniche, emarginazione, lavoro dell'handicappato, disumanizzazione dell'assistenza sani- tana...

Difficoltà di inserimento nella comunità parrocchiale... A vari problemi hanno risposto le Relazioni di Don Orsatti e

di Don Morigi. Ad altri risponde la spiritualità dell'Associazione ed il suo programma. Per una sensibilizzazione sempre più forte della comunità cristiana nei confronti dei malati si rivela sempre più ne-cessario il nostro inserimento attivo a livello di Chiesa locale, nella pastorale della sofferenza o pastorale sanitaria.

S. Secondo voi, c'è qualcosa che l'Associazione potrebbe fare di più o diversamente per la formazione dei leaders?

Il problema principale emerso è quello di come calare que-ste iniziative fatte a livello nazionale (Nord, Centro, Sud), nelle singole Diocesi.

Le esigenze particolarmente sottolineate sono le seguenti:

- Come interessare e formare i sacerdoti e come entrare nei Seminari. Gli strumenti possono essere: la «Lega Sacerdotale Mariana» ed il «Centro Studi», attraverso «L'Ancora nell'Unità di Salute».

Potenziare le iniziative a livello regionale per avvicinarsi maggiormente alle Diocesi.

- Come interessare i giovani e come far loro conoscere le tecniche dell'animazione dei Gruppi tenendo conto dei sussidi che possono offrire la psicologia, la pedagogia; ma soprattutto come offrire loro delle forti motivazioni di fede che sole danno adeguata risposta ai problemi della sofferenza.

A. G.

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Polonia: I Volontari della Sofferenza di Gorzow.

APOSTOLATO IN POLONIA La realtà della Chiesa polacca ci è sempre più presente, non solo perché i cambiamenti epocali, a cominciare dal novembre 1989 hanno concentrato la nostra attenziome sui Paesi dell'Est, ma an-che perché il recente viaggio del Papa ha rivelato la ricchezza del cattolicesimo in Polonia, ed è stato occasione per riflettere sui limiti e le debolezze che si manifestano nella vita del popolo polacco.

Intorno al Papa, si sono infatti raccolte tutte le forze più vive della Chiesa polacca.

Anche noi, Volontari della Sofferenza, siamo presenti in varie Diocesi dando il nostro contributo per lo sviluppo della pastorale della sofferenza.

Il nostro operato è cresciuto, a cominciare dal 1986, in con-nessione con l'arrivo di quaranta malati dalla Diocesi di Gorzow, per svolgere Esercizi Spirituali nella Casa di Re.

Dopo l'esperienza di spiritualità, che ha portato i malati a co-noscere l'apostolato nel progetto di Monsignor Novarese, loro stessi

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sono stati protagonisti nel diffondere il messaggio ad altri sofferenti. Nella Diocesi di Gorzow oggi sono operanti venti gruppi di avan-guardia. La loro missione è finalizzata alla realizzazione di un apo-stolato fatto di reciproca collaborazione tra malati e sani, in modo tale che la persona sofferente sia il centro dell'azione.

Un particolare momento d'incontro è la celebrazione comuni-taria nella cattedrale: ogni domenica pomeriggio i gruppi alternan-dosi animano la liturgia esprimendo, attraverso la preghiera, la loro presenza all'interno della chiesa.

La Diocesi di Olsztyn è la prima in cui il CENTRO VOLONTA-RI DELLA SOFFERENZA ha ricevuto, da parte del Vescovo, un ri- conoscimento ufficiale.

L'apostolato in questa Diocesi si è diffuso grazie all'azione del Vescovo WOJCIECH ZIEBA, che dopo aver partecipato nel 1989 al Pellegrinaggio dei Sacerdoti ammalati a Lourdes, si è fatto porta-voce presso i sacerdoti, presso gli ammalati e i sani, del programma dei Volontari della Sofferenza.

A Olsztyn la nostra Associazione conta ormai ben trecento iscritti.

Polonia: I I olontar, della Soffere,i:a di I)an:iea.

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'1.

Polonia: L'inizio dei lavori nella Casa di Glogow.

La nostra missione si svolge efficacemente in molte altre città tra cui: Varsavia, Radom, Stettino, Cracovia, Koszalin e Danzica.

Dalla Diocesi di Danzica alla fine di aprile è arrivato a Re un pullman di giovani, fra cui undici ragazzi in carrozzina ed altri am-malati, per conoscere la nostra attività.

Da Glogow. nella Diocesi di Gorzow, dove si sta costruendo la nostra nuova Casa «Giovanni Paolo Il», per svolgere la nostra opera nella terra polacca, è arrivata finalmente la notizia dell'effettivo ini-zio dei lavori.

Il ritardo è stato dovuto alla scoperta, durante gli scavi, del pri-mitivo nucleo cittadino costituito in legno e risalente all'800, quan-do ancora la nazione polacca non era sorta.

Dopo i dovuti accertamenti archeologici, abbiamo avuto il be-nestare per la costruzione.

Nel frattempo, don Ryszard Dobrolowicz, delegato del Vescovo di Gorzow Giuseppe Michalik e nostro, ha svolto i lavori preliminari necessari per l'avvio della costruzione: ha seguito la documentazio-ne tecnica del progetto, si è interessato per l'acquisto del materiale edilizio ed ha curato la preparazione del cantiere.

Vi ringraziamo a nome di tutti i sofferenti polacchi per le vostre preghiere e per le offerte utili al compimento della Casa; sappiate che tutti gli aderenti all'apostolato sono in comunione con voi.

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LA GIORNATA DEL SETTORE GIOVANI A CASALE

Viviamo solo perché siamo curiosi di scoprire quale sipario si apre per noi all'alba di ogni nuovo giorno? Viviamo ogni do-mani valorizzando ed irrobustendo ciò che fino a ieri abbiamo costruito?

Molto più calda del cielo grigio e piovoso, è stata l'acco-glienza veramente fraterna che ci hanno riservato le sorelle domenica 5 maggio a Casale, nella Casa natale di Monsignore, nel cuore del Piemonte, terra dura dove nascono cose che re-stano...

Da Novara, Casale, Vercelli, Torino, Ivrea, Aosta, Tortona, tutti al riparo nel salone, ascoltavamo don Marco che ci parla-va dell'esempio di Angiolino, piano, mentre fuori alla nostra si-nistra, un mai troppo grande Crocefisso ci guardava, appeso al muro, nudo come sempre, facendo buona guardia alle nuvole.

Il Buon Samaritano non è mai fermo ma sempre in cam-mino, non va' in estasi nelle vanaglorie della vita e nemmeno si abbatte nelle pur grandi sofferenze, e di sicuro ce ne sono purtroppo con la 5 maiuscola. Una cosa ha sempre ben pre-sente, e di una sola non ci si può né sbagliare né ingannare: camminare al Suo fianco nella Luce della Fede: «... pur se an-dassi per valle oscura, non dovrò mai temere alcun male...» È Lui il Buon Pastore, è Lui il Comandante della nave, e a chi toccherà remare, remerà, chi invece dovrà amministrare le ve-le, chi starà in cambusa, chi al timone, e chi, beato lui, avrà l'ultimo grande onore di gettare l'ancora alla fine del viaggio. Allora, in quel momento, ognuno di noi avrà, credo, la chiara sensazione di sapere con gioia o con paura, se avrà vissuto o

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Giovani a Re-

se avrà sempre rimandato ad un improbabile domani il pro-prio impegno di uomo figlio di Dio. Un po' come quando ci in-terrogavano a scuola, ma con la non secondaria differenza che qui il Professore sa già in anticipo se abbiamo studiato - amato - oppure no.

Angiolino questo l'aveva capito e pur tra le spine ed i rovi ha accettato di coltivare ugualmente il Seme di Dio, in quel piccolo pezzo di terra fertile che gli era rimasto, e di coltivarlo con Amore. Non aveva messo il cervello in affitto a qualche comoda scusa di questo mondo, non ha solo, e forse mai nemmeno, criticato ma ha affidato totalmente il suo cuore alla causa di Cristo ed insieme a Lui, con Amore, ha saputo essere un costruttore. Per questo, anche senza averlo conosciuto, mi sento di dirgli davvero di cuore, grazie.

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Nel pomeriggio quel Gesù Crocefisso appeso al muro, ci ha voluti, bontà Sua, attorno a Lui per la S. Messa, celebrata da don Marco, così, spedite le nuvole su un'altra vigna, è com-parso il sole, ed un altro pezzetto di Verità, anche domenica l'abbiamo scoperto.

G.G.M.

DA VA[IEUJOGO

Anche quest'anno, come ogni anno da quando la Comunità è presente a Valleluogo, per volontà di Monsignor Novarese, ci siamo occupate della catechesi ai ragazzi della valle dai 5 ai 15 anni di età.

Ogni sabato durante il periodo scolastico che va da ot-tobre a giugno, puntualmente alla catechesi è seguita la S. Messa festiva. E per concludere si giocava tutti insieme per manifestare la gioia di esserci ritrovati ancora una volta insie-me a Gesù.

Il gruppo che ha frequentato con assiduità gli incontri è stato abbastanza numeroso, con una media di 30 presenti su 50 iscritti. E per premiare e concludere il cammino che que-st'anno abbiamo fatto insieme a Gesù abbiamo organizzato una gita al Lago di Laceno. I momenti di gioco sono stati molti e molto gioiosi. Importante e molto sentita dai ragazzi e dai genitori di alcuni di loro, che ci hanno accompagnato nelle gioie di questa giornata, è stata la visita al Santuario del SS. Salvatore che si venera nell'immagine di un ragazzo sui 13-14 anni. Questa cosa ha veramente entusiasmato i ragazzi che, quando hanno visto Gesù della loro stessa età, sono stati così attenti a quanto un sacerdote spiegava e non si sono accorti di essere stati fermi più di un'ora intera.

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WT-

I l, gruppo dei bambini di Valleluogo, durante la gita conclusiva dell'atti-rifà catechistica, al Santuario del SS. Salvatore.

Questa bella giornata ha concluso ufficialmente l'anno catechistico; per coloro che riceveranno la Prima Comunione il 7 luglio e la Cresima il 25 agosto esso continua con una pre-parazione più specifica.

Ringraziamo con vera riconoscenza tutti coloro che han-no sostenuto il nostro lavoro con le loro preghiere.

Alla Madonna di Valleluogo e all'intercessione di Monsi-gnor Novarese affidiamo l'obiettivo che ci proponiamo di per-seguire l'anno prossimo: curare, oltre alla formazione dei ra-gazzi, la catechesi permanente degli adulti con incontri perio- dici più assidui. La Comunità di Valleluogo

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Da: «I valori essenziali della personalità umana presentati da Maria SS.ma» (Mons. Luigi Novarese)

(in «L'Ancora nell'Unità di Salute» - 1979, n. 5)

(continua)

Conclusione

questo punto tre sentimenti vengono dalla Gaudium et Spes chiaramente indicati, frutto dell'applicazione del piano della Redenzione:

1) «Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio» (G. S. 19); invitato, quindi, a prendere coscienza dell'in-gresso di Dio nel tessuto della storia umana e della trasfor-mazione da Lui portata per mezzo del Suo divin Figlio in unio-ne a Maria SS.ma.

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L'uomo è invitato al dialogo con Dio Padre, invitato quin-di anche al dialogo con la propria Madre Spirituale, prenden-do coscienza del Suo materno ingresso nella storia del mon-do, non soltanto quale aurora che prelude il giorno con la sua radiosità, ma strumento di salvezza, subordinato ed inserito nell'opera redentrice del divin Salvatore.

2) «Sappiamo per fede che l'uomo, offrendo a Dio il pro-prio lavoro ed il proprio dolore, si associa all'opera stessa re-dentiva di Cristo, il Quale ha conferito al lavoro una elevatis-sima dignità, lavorando con le proprie mani a Nazareth. Di qui discendono, per ciascun uomo, e il dovere di lavorare fedel-mente e il diritto al lavoro».

Ugualmente dicasi del dolore, sul dovere di riconoscere nel sofferente il Cristo che continua la propria passione e sul dovere che incombe ad ogni ammalato di santificare il talento della propria sofferenza come e con il Cristo per la salvezza di molti.

3) «Dio, infatti ha chiamato e chiama l'uomo a stringersi a Lui con tutta intera la sua natura, in una comunione perpe-tua con la incorruttibile vita divina» (G. S. 18).

È l'affermazione questa che ripete l'invito evangelico, «Chi mangia me, vivrà in eterno'. È la vittoria completa ripor-tata dall'uomo in unione a Cristo sulle conseguenze del pec-cato: si ritorna ad essere figli di Dio e la morte, vinta con la morte del Cristo, cede il passo alla vita perenne; l'uomo vive e vivrà per sempre.

La morte non è che il passaggio alla vita. Punto conclusivo e consolante di questa prima parte che

conseguenzial mente si innesta nel nostro essere con Cristo, è che Maria, Madre Spirituale della Chiesa, è essenzialmente presente nella vita e nella storia della Chiesa nella Sua preci-sa missione vocazionale, Madre che genera la vittima e quan-ti con Essa sono uniti; Madre che l'offre; Madre che con Essa consuma il sacrificio.

Il sacrificio del Figlio nella sua completezza si conclude-

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rà soltanto con [offerta sacrificale dell'ultimo uomo che ci sarà su questa terra che senta e viva il suo inserimento in Cristo.

Maria SSma è la Madre quindi che genera ogni uomo alla vita della grazia, che 'offre, l'assiste, veglia amorosa-mente su di lui, che sta presso di lui nel momento della prova e del sacrificio, confortandolo con le Sue parole, le sante ispi-razioni, sostenendolo con le Sue preghiere, introducendolo al di là delle frontiere della vita terrena, ove incontrerà il Dio che è Amore increato e Verità assoluta, il Quale agli eletti im-mediatamente dona la gioia per l'ascolto e la custodia della Sua parola, facendo loro sperimentare le dolcezze del Suo amore infinito, che supera ogni amore e soddisfazione di

questa terra. Veramente Maria SS.ma parla nella storia della salvezza

e di Lei, con grande rammarico per l'animo nostro, dobbiamo dire che, ogni volta in cui di Lei si parla, non si riesce mai a parlarne sufficientemente.

ESERCIZI SPIRITUALI PER SACERDOTI 11-16 novembre 1991

Valleluogo di Ariano Irpino (AV) - Casa Mons. Luigi Novarese»

Predicatore: S.E. Mons. RAFFAELE CASTIELLI Vescovo di Lucera-Troia (FG)

con particolare riferimento alla spiritualità della Lega Sacerdotale Mariana e alla pastorale della sofferenza.

Per informazioni e prenotazione:

presso la Casa di Valleluogo, tel. 0825/871417-827650

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PELLEGRINAGGIO A FATIMA 26 SETTEMBRE - 1° OTTOBRE 1991

Silenziosi Operai della Croce Centro Volontari della Sofferenza

Via dei Bresciani, 2 - 00186 ROMA Tel. 06/68.77.127 - FAX 06/ 6868032

PROGRAMMA

Giovedì 26 settembre

Partenza in aereo da Roma e da Milano per Lisbona: prose-guimento in pullman per Fatima - Cena e pernottamento.

Venerdì 27 settembre

Mattino: Celebrazione S. Messa al Centro «Francesco e Giacinta Marto' - Visita alla casa - Incontro con gli iscritti al Centro del Portogallo.

Pomeriggio: Via Crucis e visita ai «Valinhos' e ad Aljustrel.

Sabato 28 settembre

Mattino: Celebrazione S. Messa alla Cappellina delle Apparizioni - Partenza per Batalha-Alcoba-ca-Nazaré (pranzo a Nazaré).

Sera (2130): Rosario e processione alla Cappellina.

Domenica 29 settembre

Mattino: Partecipazione solenne Concelebrazione in Santuario con processione e saluto alla Ma-donna.

Pomeriggio: Processione Eucaristica.

segue in 4 di copertina

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Lunedì 30 settembre

Mattino: Incontro dei Pellegrini all'Hotel Pax - Visione di una Videocassetta su Fatima - Discussio-ne - Tempo libero.

Pomeriggio: Celebrazione S. Messa alla Cappellina - Vi-sita alle Tombe dei Pastorelli.

Martedì 1 ottobre

S. Messa - Cappella Hotel Fax. Trasferimento a Lisbona e partenza per Roma e Milano con arrivo previsto nel primo pomeriggio.

MODALITÀ

Quota di partecipazione: L. 900.000 di cui L. 100.000 all'iscrizione.

La quota comprende:

Viaggio in aereo ROMA-LISBONA-ROMA MILANO-LISBONA-MILANO (classe turistica aereo jet di linea).

Pensione completa dalla cena dei 26 settembre al pranzo del 1° ottobre (in aereo).

Alloggio in albergo di 21 categoria in camere a due letti con bagno o doccia (Hotel Fax).

Il servizio dei pullman Lisbona - Fatima - Lisbona e sposta-menti a Fatima, ed escursione.

Documenti: Passaporto o Carta d'Identità (valida per l'espatrio).

Il saldo della quota deve essere inviato entro 10 giorni prima della partenza!

Supplemento per (alcune) camera singola L. 50.000.

Fondatore della Rivista: Monsignor Luigi Novarese Direttore Responsabile: Elvira Myriam Psoruila . Redattore Fusi Remigio

Con permissione ecclesiastica Autorizzazione dei Tribunale di Roma n. 418 dei 8/9/1986 . Nuova Serie

Già registrata ai Tribunale di Roma ai n. 1516 del 19/4/1950 Questa rivista contiene pubblicità interiore al 70%