anno 5 numero 27 doppia edizione luglio - agosto

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Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito Internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Manuela Fraioli, Marc Puntel, Cristian Furfaro, Giulia Bonifacio Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org Gioie, rimpianti, sogni, passioni. Quando si sfoglia l’album dei ricordi è impossibile sapere in anticipo quello che si proverà. Eppure fare memoria, merce sempre più rara in un tempo da vivere in continua istantaneità, rappresenta l’essenza stessa della nostra esistenza. Perché senza il passato non saremmo quelli che siamo. Ma oltre al tempo, esiste un’altra dimensione importante: lo spazio. Nel nostro caso non inteso come mondo ininito, ma come luogo circoscritto. Un luogo che ha visto scorrere il tempo di generazioni di cervignanesi, divenendo culla di associazioni sportive, politiche, del mondo del volontariato. Un luogo che ha ospitato momenti di gioco e di svago di migliaia di bambini, ragazzi e adulti. Un luogo in cui sono nati giornali, cinema, teatri. Una storia lunga 50 anni, quella del Ricreatorio San Michele. Quella storia Alta Quota ha voluto ripercorrerla in questo numero speciale, assieme Anno 5 Numero 27 Doppia edizione Luglio - Agosto / Settembre - Ottobre 2009 Periodico bimestrale gratuito - Registrazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 www.fvgsolidale.regione.fvg.it Il Ricreatorio San Michele è iscritto nel Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n. 121 UNA COMUNITÀ CHE FA MEMORIA di Andrea Doncovio ai protagonisti che l’hanno vissuta in prima persona. Per farne memoria. Quando in redazione, a inizio anno, ideammo questo progetto, il timore principale era la possibile dificoltà nel reperire materiale, testimonianze, immagini. Ci sbagliavamo. Persone di ogni età hanno voluto dare il proprio contributo, raccontare la propria storia, anche solo un aneddoto, condividere un ricordo, una fotograia. Qualcuno con incontenibili sorrisi, altri con le lacrime agli occhi. Gioie, rimpianti, sogni, passioni. Emozioni vere che hanno sorretto 50 anni di ricreatorio. L’auspicio e il desiderio è che continuino a farlo, la convinzione è che sarà così. Ma questo è un altro capitolo. Adesso è il momento della festa e del ricordo. È il momento della memoria. Buon compleanno RSM. I miei primi 50 anni

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Segreteria telefonica e fax: 0431 35233 Sito Internet: www.altaquotaonline.org Direttore Responsabile: Andrea Doncovio Redattori: Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Manuela Fraioli, Marc Puntel, Cristian Furfaro, Giulia Bonifacio Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano

Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org

Gioie, rimpianti, sogni, passioni. Quando si sfoglia l’album dei ricordi è impossibile sapere in anticipo quello che si proverà. Eppure fare memoria, merce sempre più rara in un tempo da vivere in continua istantaneità, rappresenta l’essenza stessa della nostra esistenza. Perché senza il passato non saremmo quelli che siamo.Ma oltre al tempo, esiste un’altra dimensione importante: lo spazio. Nel nostro caso non inteso come mondo ininito, ma come luogo circoscritto. Un luogo che ha visto scorrere il tempo di generazioni di cervignanesi, divenendo culla di associazioni sportive, politiche, del mondo del volontariato. Un luogo che ha ospitato momenti di gioco e di svago di migliaia di bambini, ragazzi e adulti. Un luogo in cui sono nati giornali, cinema, teatri. Una storia lunga 50 anni, quella del Ricreatorio San Michele. Quella storia Alta Quota ha voluto ripercorrerla in questo numero speciale, assieme

Anno 5 Numero 27 Doppia edizione Luglio - Agosto / Settembre - Ottobre 2009

Periodico bimestrale gratuito - Registrazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005www.fvgsolidale.regione.fvg.it

Il Ricreatorio San Michele è iscritto nel Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n. 121

UNA COMUNITÀ CHE FA MEMORIA

di Andrea Doncovio

ai protagonisti che l’hanno vissuta in prima persona. Per farne memoria. Quando in redazione, a inizio anno, ideammo questo progetto, il timore principale era la possibile dificoltà nel reperire materiale, testimonianze, immagini. Ci sbagliavamo. Persone di ogni età hanno voluto dare il proprio contributo, raccontare la propria storia, anche solo un aneddoto, condividere un ricordo, una fotograia. Qualcuno con incontenibili sorrisi, altri con le lacrime agli occhi. Gioie, rimpianti, sogni, passioni. Emozioni vere che hanno sorretto 50 anni di ricreatorio. L’auspicio e il desiderio è che continuino a farlo, la convinzione è che sarà così. Ma questo è un altro capitolo. Adesso è il momento della festa e del ricordo. È il momento della memoria.Buon compleanno RSM.

I miei primi 50 anni

2 ANNI ‘59 - ‘69All’inizio, solo un insieme di poche persone, unite da interessi e scopi comuni. Col tempo, alla passione di quei pochi si aggiunsero strutture, locali e campi da gioco. Punti di riferimento, spazi di educazione, di crescita e di svago per tanti giovani cervignanesi e non solo. La storia del Ricreatorio San Michele comincia nel 1958, con l’arrivo a Cervignano di monsignor Luigi Cocco. Questo cambio al vertice della parrocchia si inserisce in una situazione di stallo per l’attività parrocchiale, anche a causa dell’assenza di cappellani capaci di appassionare i giovani. In anni di aperto scontro ideologico tra comunisti e cattolici, occorreva rifondare la vita sociale e spirituale delle nostre comunità, appiattita e

soffocata dal fascismo, che aveva soppresso tutte le associazioni di ispirazione cattolica, e dalla guerra, che aveva lasciato profonde ferite negli animi. Assieme a mons. Cocco, nella seconda metà di quell’anno arrivò anche don Sante Gobbi, con l’incarico di cappellano. A quei tempi esistevano due associazioni giovanili di ispirazione cristiana: gli Scout e l’Azione Cattolica. «Almeno sulla carta - ricorda Alcide Gratton, tra i protagonisti di spicco di quegli anni - ero presidente dell’Azione Cattolica, ma le nostre riunioni erano assai poco produttive, soprattutto a causa della scarsa partecipazione».

I PRIMI PASSI: VITA ASSOCIATIVA E PARROCCHIALE

Nel 1959, con don Sante e altri amici, Gratton cercò di animare il mondo giovanile cervignanese: iniziò un grande fervore sia tra i ragazzi sia tra gli adulti. Nello stesso anno si iniziarono ad utilizzare dei locali annessi allo stabile di via Mercato, che allora fungeva da canonica, a cui mons. Giacomo Cian aveva tentato di aggiungere un’area giochi per i giovani. In breve quella struttura ottenne il monopolio della presenza giovanile a Cervignano, anche perché la nostra cittadina offriva ben poche altre attrattive per i giovani, e le possibilità economiche dei ragazzi di allora erano molto limitate. «Era considerato facoltoso chi possedeva ‘addirittura’ una bicicletta», come ricorda Gratton. In quello stesso anno, le due associazioni, Scout e Azione Cattolica, con l’aiuto di

Gianfranco Salvador e altri dirigenti, stilarono uficialmente lo statuto del Centro di cultura e ricreazione San Michele,

del quale proprio Gratton divenne primo presidente. Questo documento prevedeva la possibilità di frequentare il ricreatorio per tutti i giovani, anche non iscritti alle associazioni fondatrici, che ne accettassero il regolamento, rispettando le strutture, le persone e la fondamentale impronta cristiana che ispirava tutte le attività. Insieme a don Sante, i giovani del neonato ricreatorio si occuparono di rivitalizzare l’Azione Cattolica (iuniores e aspiranti), sfruttando l’esperienza pionieristica che il cappellano aveva maturato nella diocesi di Chioggia. Nel contempo, Bruno Carmine, purtroppo scomparso nel 2004, si occupò dell’attività degli Scout, la quale crebbe

rapidamente ino a 70-80 iscritti. Le due associazioni fondatrici continuarono a riunirsi separatamente; gli Scout svolgevano le loro attività in modo indipendente, mentre il gruppo dell’Azione Cattolica teneva riunioni ogni settimana: il venerdì si incontravano gli Iuniores (cioè gli adolescenti), mentre il sabato e la domenica ci si dedicava agli Aspiranti (cioè i giovanissimi). Nel dicembre del ‘60, don Sante Gobbi ottenne l’incarico di parroco in un’altra sede, e dovette lasciare Cervignano. Gli successe don Nino (Giovanni Battista) Bearzot, un grande personaggio nella vita sociale e spirituale di tanti giovani Cervignanesi, il quale rimase nella nostra parrocchia ino al 1964. Con lui il ricreatorio decollò deinitivamente: don Nino, sacerdote giovane ma già ricco di esperienza nel mondo giovanile, riuscì inalmente a fondere gli interessi degli Scout e dell’Azione Cattolica, in tempi in cui le due associazioni notoriamente non andavano molto d’accordo. Alcuni principi dello scoutismo entrarono nell’esperienza dei giovani dell’Azione Cattolica, e viceversa. Sin da subito, don Nino attuò una linea diversa da quella di don Sante, più impetuosa e coraggiosa: studiò a fondo la realtà

giovanile e i suoi problemi, cercando di approfondire gli elementi di spiritualità assieme ai ragazzi, spesso tramite un intenso dialogo personale con ciascuno di loro. Tra l’altro, quelli erano gli anni in cui iniziò il Concilio Vaticano II; don Nino anticipò e mise in opera alcune tendenze del Concilio, portando una ventata di novità nella vita associativa e spirituale. «Ancora oggi, - incalza Gratton - i ‘giovani’ di quell’epoca ricordano don Nino con grande affetto. Io ero anche stato nominato vicepresidente diocesano dell’Azione Cattolica: questo impegno mi portava spesso a Gorizia, dove conobbi fra l’altro don Silvano Cocolin, allora giovane assistente diocesano. Giravo con una Lambretta

tutta scassata, praticamente senza marmitta, e gli amici in via Roma mi riconoscevano dal rumore quando ero ancora in via Gorizia! Questa mia carica diocesana, per quanto faticosa e impegnativa, mi permise di convogliare su Cervignano molti giovani delle zone limitrofe».

LA CULLA DELLO SPORT CERVIGNANESE

Dalla collaborazione tra Scout e Azione Cattolica, in quel periodo nacquero una serie di attività pomeridiane e sportive, anche per i più piccoli. Tra le iniziative di quegli

Un importante luogo di aggregazione e di svago per giovani e meno giovani era rappresentato dal notissimo ‘cinema dei preti’. Ospitato in dalla sua fondazione nel contesto del ricreatorio, ma parzialmente

indipendente in quanto a gestione e inalità, il cinema parrocchiale rivestì per molti anni una considerevole importanza nella storia e nel costume di Cervignano.Oggi lo conosciamo come Sala Aurora, ed è parte integrante del Ricreatorio San Michele. Anzi, dalla sua ristrutturazione nel 1994, costituisce sicuramente una punta d’eccellenza, per la tipologia della struttura ed anche per la vivacità e molteplicità di utilizzo. Ma non è sempre stato così.A Cervignano c’era già una sala cinematograica, aperta in epoca austriaca all’angolo di piazza Libertà (dove attualmente si trova il negozio Elmec) che restò in esercizio quasi ininterrottamente ino agli anni ’50, quando fu realizzato il cinema ‘nuovo’ (oggi Pasolini).Il cinema parrocchiale nacque invece nell’immediato dopoguerra (poteva essere il 1948) per volontà di mons. Giacomo Cian. Aveva una gestione propria, autonoma rispetto al ricreatorio, al quale si prestava solo per le attività del ‘Centro Culturale Cervignanese’. Era costituito da una sala unica (non esisteva la galleria) e la cabina di proiezione si trovava al piano terra. Ci è stato raccontato che entrando a proiezione iniziata, bisognava abbassarsi per evitare che la propria ombra oscurasse lo schermo e sollevasse rumorose proteste del pubblico. Vi era poi la versione estiva del cinema, che si svolgeva all’aperto. Per mezzo di una apposita rotaia, il proiettore (un Victoria 4 della Cinemeccanica) veniva portato all’esterno, in quel cortile su cui oggi si affacciano le uscite di sicurezza della sala. Il pubblico sedeva in parte su panche di legno davanti al proiettore, e in parte dietro, su un terrazzo che

DAL CINEMA DEI PRETI

3ANNI ‘59 - ‘69anni, ricordiamo in particolare le ‘Olimpiadi dei ragazzi’, organizzate nel 1961 sulla scia delle Olimpiadi di Roma del ‘60. Il comune concesse l’utilizzo del campo da gioco di via del Zotto, gli animatori segnarono piste e campi e proposero molte delle specialità olimpiche, riscuotendo un grande successo fra i ragazzi di tutto il mandamento di Cervignano. Più di mille giovani, da tutti i paesi limitroi, parteciparono con entusiasmo a quell’evento. Le premiazioni dell’ultimo giorno videro la partecipazione del neo-onorevole Mario Toros, poi diventato ministro della Repubblica, e del sindaco Aurelio Snidero. In qualità di giovane geometra, fu proprio Gratton che ricevette dal g e o m e t r a M a r i o

Burba l’incarico di progettare il campo di pallacanestro del ricreatorio, ancora oggi in funzione, e fu su quel campo che mosse i primi passi la neonata ABC, dove hanno giocato, fra gli altri, Pietro Paviotti e Paolo Petiziol. Tra i partecipanti

di quegli anni c’era Mario Matassi, grande animatore e sportivissimo. «Ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto Fulvio Picone calcare il campo di calcio del Ricreatorio durante il torneo inaugurale 2009» esordisce il prof. Mario Matassi. Sono passati 47 anni dal primo torneo e il manto oggi è sintetico, «ma l’energia e il guizzo vincente di Picone sono gli stessi, - racconta Matassi -, grazie alla sua fede nel calcio e alla sua integrità isica. Picone ha mosso i suoi primi passi proprio su questo campo di calcio. Era il ’62, e c’era don Sante Gobbi». Una stagione in cui, oltre

a giocare, i calciatori si occupavano anche di preparare il campo. Racconta ancora Matassi che, assieme ad altri amici, si occuparono di eliminare tutto il pantano e dissodare, per poi stendere uno strato impermeabile, quindi la terra e la sabbia e inine seminare. Poi si trattò solo di bagnare e aspettare. Ci misero dei mesi a completare il lavoro, ma alla ine Le Furie Blu (Canciani, Matassi, Del Piccolo, Tomasin, Vidon, Picone) vinsero il torneo, con una bellissima formazione e contro squadre di altissima qualità. A bordo campo, un uficio stampa guidato da Augusto Dell’Angelo (oggi noto giornalista locale), pronto a cogliere ogni dettaglio del torneo.In Ricre, al centro della scena, c’era lo sport: un fattore coesivo, così come le associazioni di cui abbiamo parlato in precedenza. E c’era posto per tutti. È nello spazio dietro l’ex Casa Molina, infatti, che sono stati gettati i primi semi della pallacanestro cittadina. Qui il basket esisteva già dal ’33; con la guerra però tutto si era interrotto. Negli anni ’50, Piergirolamo Tesini, detto ‘Gughi’, fondò un primo gruppo di appassionati con Della Giusta, Lenardi, Scolz, Lia, Simionato, Musetti. Inizialmente era una squadra a livello non uficiale. Il basket era l’alternativa per chi non era attratto dal calcio e voleva impegnarsi in uno sport più adatto alle proprie doti isiche. Poi si avvicinarono anche Pierdomenico, Tomat, D’Agostinis, Facchinetti. Lì iniziò l’epopea della pallacanestro cervignanese, una storia fatta anche

di sacriici e di passione. In inverno, si giocava anche sotto la neve: ai giocatori toccava spalare prima della partita. Furono moltissime le squadre che calcarono il campetto di Cervignano. I nostri cestisti parteciparono al campionato CSI (Centro Sportivo Italiano) e arrivarono ino alle inali nazionali, nel 1971/72, quinti dietro a squadre di Roma, Torino e Napoli. E non mancava mai il supporto del pubblico: «Il campo era esattamente lì dov’è ora - ricorda Matassi - e il pubblico a bordo campo ringhiava ai giocatori». Il basket cervignanese, negli anni successivi, ha cambiato sede, ma il cuore dei primi cestisti è ancora nel vecchio campetto. «Il Ricreatorio - conclude Matassi - ha contribuito a formare, con uomini di grande competenza e generosità, la base del movimento cestistico».Di quei

tempi è testimone anche Giorgio Titotto: «Nei primi anni 60’ passavo quasi tutti i pomeriggi lì, era l’unico centro di aggregazione a Cervignano, non esisteva ancora il palazzetto, quindi per poter fare una partita di calcio o basket si andava in ricreatorio. Addirittura ricordo che giocava l’ABC di pallacanestro. Io ero abbastanza negato nello sport, però mi buttavo, giocavamo sempre tra amici».

OCCASIONI DI INCONTRO E DI EDUCAZIONE

La nostra struttura era, quindi, un centro di gravità. Per coinvolgere tutto il paese, il Ricreatorio cercava infatti di proporre attività che attirassero l’attenzione di giovani

all’altezza dell’attuale sala Don Bosco si rivolgeva verso il cortile. Lo schermo era costituito dalla parete esterna della ex canonica (attuale cappella del ricreatorio), priva di inestre, che era stata appositamente imbiancata ed era delimitata lateralmente da alcune igure dipinte che rappresentavano dei pavoni e delle palme.Il primo operatore, per una decina d’anni, fu Pietro Pelizzano, ino a quando, la vigilia di Natale del 1958, fu sostituito da Gianni (Giovanni Gioco), che poi vi lavorò ino alla sua chiusura.

Il contesto storico e sociale

Fra gli anni Cinquanta ed i primi anni Settanta il cinema era parte della vita degli italiani. E a Cervignano non era diverso. Non esistevano le emittenti televisive private. La Rai trasmetteva prima su uno e poi su due soli canali in bianco e nero. Gli stessi apparecchi televisivi non erano presenti in tutte le case. L’automobile non era molto diffusa ed era comunque considerata un mezzo di trasporto, piuttosto che un passatempo. A Cervignano e dintorni c’erano più 3.000 militari di leva (il 4 novembre la prima proiezione per loro era gratis). In sala era permesso fumare e molti adulti d’oggi ammettono di aver cominciato a fumare proprio al cinema. Il biglietto d’ingresso costava 150 Lire se intero e 70 Lire se ridotto. Andare al cinema il sabato sera o la domenica pomeriggio era lo svago tipico per le famiglie ed i giovani del tempo. Si andava al cinema in gruppo, ci si dava appuntamento ed era occasione di incontro fra giovanotti e signorine. Chi ha

memoria di quei tempi racconta che le biciclette parcheggiate arrivavano ino in mezzo alla strada. Anzi, c’era qualcuno che, ingegnandosi, ne aveva fatto una vera e propria attività mettendo a disposizione il proprio cortile per custodire le biciclette, che previo pagamento venivano restituite esibendo un apposito tagliando.Il mezzo cinematograico era pure veicolo e strumento culturale e diversi furono i cineforum

DEI PRETI ALLA SALA AURORA

4 ANNI ‘59 - ‘69e adulti. Sempre nel 1961 fu organizzato il primo torneo notturno di calcio, che prevedeva incontri fra due squadre a cinque-sei giocatori: avendo l’obbligo di staccare i biglietti per tutti gli spettatori, se ne contavano circa 2000 ogni sera, senza contare i tanti ragazzi che entravano senza biglietto... In quel contesto, l’Azione Cattolica si occupava della parte organizzativa, con gestione degli spogliatoi, organizzazione delle squadre e dei turni di gioco; mentre agli Scout era afidato il bar, in collaborazione con le ACLI, che fornivano le materie prime. Con gli incassi del bar metà dei ragazzi potè partecipare gratis ai campi scout, una cosa di non poco conto per l’epoca: la maggior parte dei ragazzi di quei tempi, se andava bene, aveva in tasca 50 lire! Tutti questi eventi furono per il nostro don Nino occasioni di instaurare

un dialogo con i ragazzi, ma anche con gli adulti: pur di attaccare discorso con qualcuno che non conosceva, spegneva di nascosto la sua sigaretta e ne chiedeva un’altra ad un passante, un escamotage per presentarsi e poter scambiare qualche parola con i cervignanesi. Il cappellano puntava molto sul valore della carità, sostenendo che il cristianesimo dovesse riscoprirla come primo e più importante comandamento. Anticipò così molti principi e documenti del Concilio Vaticano II, educando a un cristianesimo che non fosse fatto solo di regole e precetti, ma in primo luogo di amore.Importantissima per il ricreatorio fu l’azione formativa nei confronti dei giovani; «cito un episodio per me signiicativo e commovente» - incalza Gratton - «al funerale di Bruno Carmine, carissimo amico e compagno di tante iniziative, si presentò un uomo, per ringraziare Bruno di averlo ‘salvato dalla galera’, di avergli dato un’educazione». Da ragazzi, costui e un suo amico frequentavano una compagnia di ladruncoli, erano avviati ‘sulla brutta strada’, come si dice, ma Bruno li volle invitare ai campi scout, li seguì personalmente, afidò loro lavori di iducia (e anche di fatica!) e riuscì a ‘redimerli’: ironia della sorte, l’amico diventò maresciallo dei carabinieri!In ricre non c’era dunque soltanto sport. «Era un porto per giovani naufraghi - fa eco Matassi -. Quando arrivai nel ’57 da Torviscosa trovai questo centro. Ero già pratico di ricreatori, a Torviscosa ce n’era uno con un bel campetto di calcio. Qui era il posto ideale per incontrare i propri coetanei. Ricordo la mia prima festa di ine anno, nel ’58. Ho preso una ciocca terribile. Eravamo solo maschi, sui 14 - 15 anni. C’era da mangiare, da bere, da fumare, un po’ di musica. Le prime bottiglie di grappa. E c’erano le ‘prugne’! Quella volta non c’era ancora il brandy. Abbiamo tirato ino alle 6 di mattina e poi a Messa in condizioni pietose».Altro importante luogo di aggregazione e di svago per giovani e meno giovani era rappresentato dal notissimo ‘cinema dei preti’. Ospitato in dalla sua fondazione nel contesto del Ricreatorio, ma parzialmente

organizzati dal ricreatorio. Abbiamo rintracciato il catalogo del 1967 che programmava ben 10 ilm con relativa discussione a ine proiezione.

L’ampliamento e gli anni d’oroLa crescente richiesta suggerì agli inizi degli anni Sessanta un primo importante intervento di ampliamento e ristrutturazione.

Erano gli anni dei colossal mitologici di grande richiamo: I dieci comandamenti era del 1956, Ben-Hur, premiato con 11 Oscar, del 1959. La sala restò chiusa per quasi un anno, per permettere la costruzione della galleria con la scalinata di accesso. Furono anche realizzati i servizi igienici e la biglietteria. Venne inoltre realizzata la nuova cabina di proiezione in posizione elevata, dotata di un’avveniristica Victoria 10 («Una macchina formidabile», si entusiasma Gianni) e dell’apparecchiatura per il montaggio. Le pellicole arrivavano in contenitori metallici sigillati, chiamati in gergo ‘pizze’ (di solito 4 per ogni ilm). Queste, una volta aperte, venivano montate su bobine, una per il primo ed una per il secondo tempo. La pellicola faceva anche da supporto magnetico per il sonoro ed era necessario fare una attenta regolazione per permettere la sincronizzazione video/audio. Pochi anni dopo, fu realizzato un nuovo ampliamento della galleria, con il prolungamento della stessa, e vennero installate le sedie in legno con seduta a strapuntino, portando i posti a sedere al ragguardevole numero di 400. In occasione della riapertura ci fu un evento particolare: «Venne programmata la proiezione del ilm I dieci comandamenti con Charlton Heston - ricorda Gianni -, un evento di particolare richiamo: la ila alla biglietteria andava ben oltre il corridoio esterno del fabbricato e raggiungeva persino la vicina farmacia. I posti andarono tutti esauriti e per soddisfare l’eccezionale aflusso di pubblico fu aggiunta una ulteriore proiezione a quelle già programmate. Trattandosi di un ilm piuttosto lungo, quella giornata si concluse a notte fonda».L’apertura avveniva quattro

5ANNI ‘59 - ‘69indipendente in quanto a gestione e inalità, il cinema parrocchiale rivestì per molti anni una considerevole importanza nella storia e nel costume di Cervignano: ne parliamo ampiamente nel riquadro a parte in queste pagine.

GLI ANNI DEL CONCILIO VATICANO E IL ‘68

Nel ‘62 ad Alcide Gratton, partito militare, subentrò Sergio Mucchiut. Al ritorno dalla leva l’ex presidente continuò a svolgere i suoi compiti a livello diocesano, senza pretendere di ricoprire di nuovo le cariche di un tempo.«Tra le altre cose - continua Gratton - ricordo che allestivamo il presepe nella chiesa di San Michele, con delle grandi e splendide statue di legno fatte arrivare da Ortisei. Riuscivamo così a raccogliere del denaro per i bisognosi della parrocchia e per le missioni». In quegli anni era arrivato infatti a Cervignano don Mirco Bianchini, del Pontiicio Istituto per le Missioni Estere (PIME), il quale fondò il seminario di via Ramazzotti.Alla conclusione del concilio Vaticano, nel 1965, la Chiesa impose di convertire la liturgia dal latino in italiano. Ai ragazzi del ricreatorio di allora fu afidata l’incombenza di trasformare il rito: si riunivano in una sala del PIME, con 150 animatori di tutte le

parrocchie del circondario, per imparare a conoscere la nuova messa, organizzando i canti, le preghiere e tutte le altre parti della celebrazione. In virtù del nuovo ruolo afidato ai laici nella chiesa, toccò a loro il compito di partecipare attivamente alla liturgia: furono tra i primi laici a salire sull’altare. In quei tempi, la situazione era molto diversa da adesso: «Si era molto, molto più timorosi e imbarazzati di esporsi davanti a tutti, di compromettersi con gli altri - sottolinea Gratton -. In tempi di pieno scontro ideologico tra comunisti e cattolici, i meno convinti tra i cattolici non volevano assolutamente esporsi, men che meno salire a leggere dall’altare». I sacerdoti più anziani, soprattutto quelli di campagna, si trovarono spaesati; ino a quel momento molti avevano recitato a memoria la messa in latino, ed erano restii a leggerla in italiano; mentre i più colti (ricordiamo soprattutto mons. Giacomo Cian, grande conoscitore della cultura classica), avevano effettuato la traduzione simultanea dal latino all’italiano, per avvicinare il Vangelo alla gente. Da laici, i giovani del tempo furono

protagonisti di un nuovo modo di essere nella Chiesa: un’esperienza impegnativa e spesso dificile per i limiti imposti da un timore quasi reverenziale. In questo, furono molto aiutati da don Nino Bearzot, con la sua capacità di parlare al cuore dei giovani. Vennero poi gli anni attorno al ‘68, una serie di eventi che portarono sconquasso e volontà di cambiamento anche nelle associazioni giovanili di ispirazione cristiana. Don

Bruno Gallina, l’assistente di quegli anni, si trovò spaesato ed isolato: i giovani iniziarono a diradarsi, a non essere più polarizzati solo sulla realtà di paese. Ma di questo parleremo più avanti.

IL RICREATORIO CRESCE: NUOVE STRUTTURE PER NUOVE ESIGENZE

Negli anni Cinquanta-Sessanta, la situazione degli immobili parrocchiali presentava grandi necessità di intervento, sia per gli ediici ad uso religioso, sia per quelli ad uso pastorale, sociale e per i giovani. La chiesa parrocchiale di San Michele non solo aveva bisogno di restauro (rifacimento del tetto), ma risultava allora di dimensioni insuficienti per la popolazione. Il ricreatorio era costituito dagli immobili lasciati liberi dalle esigenze abitative dei sacerdoti ed era quindi inadeguato come spazio per le attività con i giovani. Mons. Cocco affrontò con coraggio e determinazione i due problemi,

dando priorità alla ricerca di un fondo per costruire una nuova chiesa, e noi tutti sappiamo che la stessa è stata iniziata nel 1964, completata nel 1966 e consacrata nel 1968. Il problema del ricreatorio era sempre, per lui e per i giovani, una spina nel ianco: quando le grandi necessità inanziarie del Duomo concessero un po’ di respiro, mons. Cocco chiese al geometra Mario Burba di predisporre un progetto di massima per il recupero dei fabbricati esistenti, composti dalla vecchia canonica e da altri ediici, che come abbiamo ricordato più sopra erano stati fatti costruire da mons. Cian in modo improprio e inadeguato allo scopo. Si trattava inoltre di individuare le possibili aree da gioco. La realizzazione del progetto doveva essere ridotta all’essenziale, con l’adeguamento di serramenti usati, un limitato impianto elettrico, senza quello di riscaldamento

giorni a settimana. Il mercoledì, giovedì e il sabato solo la sera, la domenica anche dal pomeriggio.

Il declino e la riconversione

L’avvento della TV commerciale ed il modiicarsi delle abitudini degli italiani conducono al declino della sala cinematograica quale luogo di frequentazione famigliare: nel corso della prima metà degli anni Settanta, venuto meno il corretto rapporto fra costi e ricavi, viene decisa la chiusura del cinema.Furono fatti, in verità, alcuni tentativi di rilancio sotto forma di servizio alla comunità proprio dal ricreatorio, con l’intento di offrire una opportunità di aggregazione soprattutto alla fascia degli adolescenti. Vennero programmate due proiezioni pomeridiane alla domenica, esclusivamente ilm per ragazzi con biglietto unico a basso prezzo, con autogestione e volontari, ma i tempi erano veramente cambiati. Fu un fallimento, sia per i costi, sia per lo scarso aflusso di pubblico, e durò poco: non più di tre stagioni fra il 1982 ed il 1986. Poi, la chiusura deinitiva.Quando venne progettata la ristrutturazione del ricreatorio, si pensò di recuperare la struttura in chiave polifunzionale. Fu così realizzato il palco ed innalzata la struttura per ospitare le scene; vennero costruiti i camerini recuperando alcune aree di deposito all’interno del ricreatorio.

Sono stati realizzati inoltre gli impianti di riscaldamento e condizionamento, gli impianti elettrici e di ampliicazione acustica, gli impianti antincendio e di emergenza, i pavimenti e le pannellature insonorizzate. Sono state sostituite le poltroncine, realizzate le nuove uscite di emergenza ed adeguata l’intera costruzione alla severa normativa sulla sicurezza dei locali pubblici.Con l’ultimazione, nel 1994, si è di fatto completata la ristrutturazione dell’intero Ricreatorio San Michele, di cui la Sala Aurora è oggi un piccolo gioiello, a servizio tanto del ricreatorio quanto della comunità cittadina e di associazioni: il suo cartellone teatrale, inoltre, è apprezzato e gode di un buon aflusso di pubblico.

ANNI ‘59 - ‘696e l’adduzione dell’acqua in un unico servizio. Con la partecipazione di volontari e l’aggiunta di qualche muratore, contenendo al massimo le spese, si è comunque arrivati a disporre del complesso denominato Ricreatorio San Michele. Correva l’anno 1970.

L’IMPEGNO CIVILE

A una riduzione dell’attività nelle associazioni, soprattutto per motivi di lavoro, per molti dei

‘giovani’, ormai cresciuti, corrispose l’inizio dell’impegno politico. «Già nel 1956 monsignor Cian mi aveva ‘caldamente invitato’ a prendere la tessera della Democrazia Cristiana - ricorda ancora Gratton -.

Io, come altri, ero restio a compromettermi in un ambiente politico che non conoscevo, ero molto giovane, ma non seppi dire di no. Col tempo le cose maturarono, iniziai a frequentare le riunioni, e divenni partecipe dell’acceso scontro tra il bene (come noi ci consideravamo) ed il male (incarnato, secondo la visione corrente, dai comunisti)». Nonostante tutto, la Chiesa non uscì molto bene da quello scontro ideologico, smettendo gli abiti della «madre e maestra di tutti gli uomini» per assumere un atteggiamento più difensivo; d’altronde, dificilmente avrebbe potuto essere altrimenti, in tempi in cui i sacerdoti cattolici erano torturati e uccisi nel mondo comunista. «Ancora un ricordo - conclude Gratton-: subito dopo la guerra, a Cervignano giunsero due sacerdoti fuggiti dalla Iugoslavia. Ad uno di essi erano stati uccisi i genitori sotto gli occhi. Furono questi sacerdoti che, seppure con grandi dificoltà legate al loro stato d’animo e al trauma subito, organizzarono i primi campi estivi, che allora si chiamavano ‘colonie’». Fu uno dei primi, ardui passi verso la ricchezza dell’associazionismo cervignanese, un mondo che allora era tutto da reinventare. Ma i risultati di questi cinquanta anni - conclude Gratton - parlano da sé, e ci fanno capire quanta strada sia stata fatta con la pazienza e l’impegno». Una strada che, alla ine degli anni’60, era ancora tutta da percorrere: tutto ciò in un momento in cui, terminato il boom, l’Italia si apprestava ad entrare nei dificili, ma anche entus iasmant i , anni ‘70.

Nasce il coro ‘La Clape’: è il 1961.

16/02/1964: festa dell’apprendista.

1962: don Nino Bearzot all’organo.

7ANNI ‘70 - ‘89C’ERA UNA VOLTA…

La ine degli anni ‘60 è un momento di grande fermento in ricreatorio. «Arrivai a Cervignano il 24 settembre 1968 per ricoprire il ruolo di cappellano, insieme a don Paolo Soranzo. Mons. Cocco, al tempo parroco, ci accolse con grande benevolenza e affetto… era davvero come un padre per noi»: introduce così don Giovanni Carletti (per tutti Nino), storica presenza all’interno del Ricreatorio San Michele, il lungo capitolo della sua esperienza a contatto con i giovani. Fin dall’inizio i compiti furono divisi tra don Paolo e don Nino: al primo vennero afidati il gruppo Scout, l’insegnamento presso la scuola elementare e le medie di via Udine; al secondo, l’Azione Cattolica e la cattedra presso le scuole superiori (in particolare al Malignani di Cervignano) e le medie di via Trieste. Il rapporto tra don Nino Carletti e il centro ricreativo non fu sempre in discesa, anzi: all’inizio l’ambiente fatiscente ed inospitale costituiva un ostacolo dificile da superare. Man mano che il tempo passava, però, vennero organizzati alcuni incontri e nacque la volontà di «dare nuovi impulsi e infondere uno spirito di accoglienza».

IL MONDO DELLE ASSOCIAZIONI

Che gli Scout fossero una realtà già ben affermata, lo conferma Sergio Odoni che frequenta il Ricreatorio San Michele dagli anni ’60. L’ha visto cambiare ed evolversi, continuando a viverlo in prima persona, senza mai rompere il legame con il movimento Scout cervignanese.Con una punta d’orgoglio fa notare che, nel 1959 (anno di nascita del ricreatorio), lo scoutismo era presente a Cervignano già da cinque anni e che, dal 1955, aveva la sua sede nell’attuale ricreatorio. Scavando nei ricordi, appaiono lash di un ambiente diverso, in cui la divisione tra Parrocchia e Ricreatorio era molto meno marcata: «Forse questo rendeva la gestione più sempliicata, soprattutto dal punto di vista della burocrazia. Nei primi anni ’70 - ricorda inoltre Odoni - le attività degli Scout si svolgevano nella più ferrea separazione fra maschi e femmine; eravamo divisi da porte di ferro chiuse a chiave. In fondo, negli anni ’60 e ’70, il ricreatorio era più conosciuto e frequentato, anche perché in giro c’erano meno svaghi per i ragazzi. Ed era l’unico punto di aggregazione per giovani che non fosse partitico o politicizzato. Fu una fucina notevole di idee ed esperienze per diverse generazioni. Oggi capita invece che molti genitori di ragazzi e bambini mi chiedano dov’è il ricreatorio, mentre negli anni di cui ti parlo sarebbe stato inconcepibile. Andare “lì dai predis”, come si diceva allora, era la norma e l’abitudine per tutti».«È bello vedere - conclude Odoni - come ancora oggi Scout e Azione Cattolica, tradizionali presenze in RSM, siano sopravvissute, sempre legate al ricreatorio, vivendo anche di un sano spirito di emulazione, di una sportiva rivalità». Fu proprio don Nino a riprendere in mano il cammino dell’AC, caratterizzato, in quel periodo, dall’emissione di un nuovo statuto. Si formò un vivace gruppo di giovani che si afiancarono al cappellano. I primi campi estivi a Cleulis di Paluzza, la formazione dei primi gruppi, le attività in ricreatorio, le collaborazioni diocesane, le adesioni in numero sempre maggiore, le sale che non sembravano mai abbastanza per contenere tutti…

RICRE & SPORT

Basket

Abbiamo già visto come, negli anni ‘50 e ‘60, il ricreatorio fosse anche un importante centro sportivo: non di meno lo fu negli anni ‘70.Per quanto riguarda il basket, per esempio, l’attività ludica e il gioco improvvisato sono state afiancate all’attività sportiva regolamentare. Pietro Paviotti ricorda che il luogo, pur essendo controllato da un custode, lasciava spazio ad un’attività totalmente autogestita dai frequentanti, i quali dovevano darsi autonomamente delle regole e rispettarle se volevano divertirsi e giocare; un campo di pallacanestro non conteneva tutti contemporaneamente, per cui la regola stabiliva chi giocava inizialmente e come ci si alternava. Talvolta ci si faceva male perché le cadute sulla pavimentazione in cemento del campetto erano dolorose e lasciavano tracce: tuttavia questo

Anche Rocky Roberts, il mitico cantante di Stasera mi butto, è stato in RSM

Cantante di grande successo negli anni ‘60 e ‘70, Sergio Endrigo è stato in RSM!

Inverno 1977. In alto, da sx: Giancarlo Bollis, Lorenzo Maricchio, Luca Cossutti, Paolo Fogar, Paolo Pozzar, Alessandro Battigelli, Giuseppe Ancona, Alberto Bortolossi. In basso, da sx: Fabio Cortesia, Luciano Trombin, Roberto Gregoris, Andrea ‘Uto’ Balducci, Luigi Ongaro.

Inverno 1977: preparativi per la partita.

Giorgio Titotto che va a far canestro!

Un momento della raccolta Uomini come noi.

Uno dei più grandi film della storia del cinema fu Il Padrino (titolo originale: The Godfather, 1972). Per vederlo nel ‘Cinema dei preti’ del ricreatorio alcuni giovani mentirono sulla loro età...

Il Ricreatorio San Michele riflette su problemi di attualità: anno 1987.

Inverno 1977. In alto, da sx: Alessio Prez, Alessandro Battigelli, Giacinto Zorzin, Fabio Cortesia. In basso, da sx: Lorenzo Maricchio, Uto Balducci.

8 ANNI ‘70 - ‘89rientrava nella normalità e non allarmava nessuno, tantomeno i genitori. Roberto Tomat, che ha giocato a basket per circa trent’anni, arrivando ino alla serie C, ricorda che con la squadra ABC (Associazione Basket Cervignano) ha giocato per parecchi anni «le gare di campionato, sia senior che giovanili, sul campetto prima in cemento e poi

in asfalto. I primi anni gli allenamenti si svolgevano il sabato, mentre la domenica mattina si disputava la gara. Il campo - ricorda Tomat - ovviamente era all’aperto ed eravamo sempre in balia delle condizioni atmosferiche. Ricordo una partita giocata ai primi di gennaio dopo aver spalato il campo da un’abbondante nevicata». Il freddo riafiora anche nei ricordi di Giorgio Iemmolo: «Ricordo ad esempio che nel 1967, quando l’ABC aveva iniziato a giocare regolarmente in ricreatorio, successe un fatto particolare: il campo da basket era diventato impraticabile a causa del ghiaccio. Allora lo abbiamo bagnato abbondantemente di benzina e

quindi incendiato, inine cosparso di sale. I segni sono rimasti visibili per mesi. Il fai-da-te non era raro: mezz’ora prima di una partita tra ABC e LLoyd Adriatico», infatti, ricorda ancora Iemmolo, «si ruppe uno dei due canestri: a quel punto, andammo di corsa da Dreossi a recuperare la saldatrice per aggiustarlo e andare a vincere il match».Ma il ricreatorio non concedeva solo gli spazi: «La Parrocchia e il Ricreatorio - aggiunge Tomat -, per qualche anno, hanno anche condiviso con l’ABC un supporto alle attività sportive; infatti noi della squadra allievi giocavamo con l’indicazione sulle tute del marchio RSM (Ricreatorio San Michele). Fondamentale per la crescita del movimento cestistico nel nostro paese anche l’adattamento a palestra per gli allenamenti della sala parrocchiale, ora divenuta sala Don Silvano Cocolin, dopo la ristrutturazione. Noi, giovani di allora, dobbiamo dedicare un pensiero di ringraziamento ai vari incaricati

che hanno condiviso con i sacerdoti la gestione del ricreatorio, per la disponibilità e l’impegno che hanno profuso nello svolgere un compito che è stato veramente importante».

Inine, Iemmolo ricorda che il campetto del ricreatorio ha accolto anche personalità importanti: «Ogni estate si presentavano giocatori di livello come Musetti, Paschini, Brusconi, Sanders e Fontanini: chi di noi restava integro e vincitore aveva la possibilità di giocare contro questi mostri sacri». Il basket restava dunque un evento di richiamo: nel 1970/71, quando l’Abc giocava il campionato, il ricre ospitava centinaia di spettatori. Nel 1973, inoltre, «la Snaidero Udine - continua Iemmolo - ha giocato in ricreatorio una partita dimostrativa e, in quell’occasione, due o tre di noi hanno indossato le loro maglie per un cinque contro cinque. Qualche anno dopo, le quattro migliori squadre della regione hanno giocato un torneo in ricre contro la

Splugen Brau di Gorizia e a vederci è venuto persino il grande allenatore Cesare Rubini».Baseball

Anche grazie all’aiuto degli Scout, inoltre, ci fu una tendenza signiicativa ad ampliare il panorama sportivo cervignanese. Tito Ricciarelli, che ha frequentato per anni il ricreatorio in questo periodo e che è oggi presidente del Baseball cervignanese, ripercorre gli inizi della società: «Negli ultimi anni in cui ho frequentato il ricre - racconta - ricordo i primi passi della società di baseball, nata da un gruppo di Scout, che si chiamava appunto ‘Ricreatorio San Michele Baseball Club’: il primo

p r e s i d e n t e della società fu Sergio Odoni. La squadra si è allenata per i primi due anni proprio in ricreatorio, ino al momento in cui don Nino Carletti ci ha concesso un pezzo di terra per giocare. Nacquero i Panthers, squadra ancora in attività… Mi tornano alla mente - aggiunge con un po’ di soddisfazione - partite di calcio fra squadre di calciatori ‘full-time’ e la formazione di calcio a 6 del baseball, gli arancioni ‘Rozzi’, mai battuti neanche dalla formazione della Pro Cervignano».

LA NASCITA DELLA P

Nel settembre 1975 si è costituita nella sede del ricreatorio parrocchiale la società di pallavolo Ausa Pav del cui direttivo

facevano parte Renzo Cecot Presidente, Nicola Borrelli Vice Presidente, nonché Luisa Cumin, Dario Palumbo, Renzo Colpo e, in rappresentanza del Ricreatorio, Don Duilio Nardin quali consiglieri.Ad un campo estivo dell’Azione Cattolica, a Cleulis, da una rete rattoppata trovata nei corridoi della scuola dove erano ospiti i ragazzi del ricreatorio cervignanese, e da un’idea di Cecot, è nata la pallavolo a Cervignano: infatti proprio lì, per la prima volta, fu inserita la pallavolo nelle attività con sestetti misti che si giocavano non solo il risultato della partita, ma anche i punti per la classiica inale del campo. L’entusiasmo per la novità sportiva di quel pomeriggio interminabile di gare fece considerare a Cecot e ad alcuni esponenti del ricreatorio di costituire, a Cervignano, una società di pallavolo, disciplina che, pur giocandosi nelle scuole, non aveva trovato spazio nelle attività sportive della cittadina.Al ritorno dal campo, si ritrovarono in una sala del ricreatorio Berto Zampar, Paolo Fogar, Dario Palumbo, Walter Bolzicco, Nicola Borrelli, Renzo Colpo, Sergio Di Mattia, Mario Pizzaleo, Renzo Cecot ed altri volenterosi, insieme con i Cappellani don Duilio Nardin e don Nino Carletti, ed il 20 settembre 1975 costituirono la prima società di pallavolo di Cervignano denominata ‘Ricreatorio San Michele Ausa Pav Cervignano’ (RSM Ausa Pav). All’invito, distribuito nelle scuole a ragazzi e ragazze, di presentarsi al Palazzetto dello sport di Cervignano per iniziare questa nuova esperienza, risposero oltre 130 miniatleti, creando non pochi problemi di reperimento di spazi e personale qualiicato per far svolgere l’attività a coloro che avevano risposto così numerosi.Si iniziò subito con la partecipazione al Campionato di Terza divisione provinciale femminile in forma ludico-sportiva, mentre la gestione del settore maschile fu demandata negli anni successivi alla Pro Cervignano. Dall’anno successivo, la pallavolo, iniziata in uno scantinato di montagna, è esplosa con risultati di rilievo e sempre più esaltanti, con la squadra femminile promossa dalla Terza alla Prima Divisione. Ma soprattutto il settore giovanile fu iore all’occhiello della società, fregiandosi negli anni seguenti dei titoli di campione provinciale e regionale delle varie categorie con la partecipazione alle inali nazionali; inoltre, grazie alla collaborazione a livello tecnico e umano

9ANNI ‘70 - ‘89UNIVERSO CALCIO: IL ‘TORNEO DEI BAR’Parlando di calcio, poi, i ricordi diventano, se possibile, ancora più intensi. Primo su tutti si affaccia il ricordo del ‘Torneo dei bar’, conosciuto anche come ‘torneo notturno’, con partite di calcetto a sette disputate sull’attuale campo in sintetico, nello spazio retrostante la Casa Molina, dove c’era il campo da calcio in terra battuta, circondato da alcuni alberi e afiancato dal campo di basket. Don Nino Carletti ricorda che l’evento aveva un enorme richiamo in tutta la regione, attirando moltissime squadre provenienti da ogni parte del Friuli. A questo proposito, Giacinto Zorzin, altro pilastro di allora, ricorda che «tra i vari giocatori avvicendatisi

sul glorioso campetto c’erano anche Fabio Capello e Walter Franzot detto il ‘Pelè della Bassa’». Per l’occasione venivano addirittura montate delle tribune, che avevano lo scopo di accogliere il numeroso pubblico che seguiva il gettonatissimo torneo. Don Nino ci svela che era proprio lui, insieme all’inseparabile amico don Paolo Soranzo, ad allestire le famose tribune: armati di buona volontà ed olio di gomito, i due erano sostenuti dalla storica ditta di Ezzelino Gregoratto, che forniva loro i tubi con cui venivano allestiti i posti a sedere, e dal collaudo garantito dall’ingegner Leopoldo Francovich, «uomo serio e generoso», come dice don Nino.Giorgio Titotto ricorda questo torneo sin dagli anni ‘60: «Io ero bambino e purtroppo non vi potevo partecipare, però era talmente bello che mi bastava stare lì a guardare ed ero comunque contento. Giocavano ragazzi molto bravi, mi viene in mente un ragazzo che mi impressionava sempre quando giocava: Sergio Fontanini. Proprio Sergio, un giorno, si era

messo in testa di mettere i fari nel campo da calcio. Beh, ci provò, però, appena arrivò quasi in cima al palo per issare i fari, cadde: non si fece nulla fortunatamente, per questo ricordo l’episodio con simpatia...»Fra i giocatori apparivano anche personalità di alto livello sportivo, ma non mancavano mai il divertimento e un sano spirito goliardico. Armando Tomasin non può dimenticare in particolare una squadra di Grado, il cui portiere prendeva posto fra i pali con a ianco una iasca di vino per compagna: «Magari alla ine prendeva venti gol, ma almeno si era fatto quattro risate in compagnia!» conclude allegramente.Non mancavano dettagli propri di un vero e proprio stadio, come, per esempio, la vendita di bibite (alcoliche e non). Tomat si ricorda che all’ABC veniva demandata la gestione del chiosco e che quindi giovani praticanti si dedicavano alla vendita di bibite nelle tribune, con degli appositi contenitori

appesi al collo. «TUTTA CERVIGNANO È PASSATA PER IL RICREATORIO»Ma il calcio non era presente in ricreatorio solo in ‘veste uficiale’. Il campo di calcetto era un vero e proprio punto di ritrovo per tutti i ragazzi di Cervignano, che in ogni momento libero accorrevano per ‘ininite’ partite di calcio. Odoni racconta che «al tempo, l’acqua calda delle docce degli spogliatoi dei giocatori si riscaldava a legna, e chi accettava di scaldare così l’acqua, manualmente, aveva poi uno sconto per il noleggio del campo».

Il calcio infatti fungeva, come si può facilmente intuire, da collante che univa e attirava i ragazzi di tutta la cittadina. Finita la dura giornata scolastica, si mangiava in tutta fretta e si scappava in ricre, spesso incuranti degli urli infuriati, ma rassegnati, delle proprie mamme. L’ambiente del ricreatorio, infatti, univa il settore sportivo e il settore ricreativo: «I tempi erano diversi - osserva Antonio Garofalo, frequentatore del ricreatorio per molti anni -, era impensabile che i ragazzi passassero il loro tempo libero in un bar! Non ci avrebbero fatto neppure entrare! Inoltre i soldi mancavano e i nostri genitori sapevano che in ricreatorio c’era un’atmosfera tranquilla e non potevamo spendere. Il bello è che si fremeva solo per incontrare la propria compagnia di amici,

e quando succedeva che all’1.30 del pomeriggio (ora in cui ci si trovava di solito) qualcuno non arrivava, ci si preoccupava: poteva essere o ammalato o punito. In realtà la più grande punizione che potessimo ricevere era proprio non poter andare in ricre!»

PALLAVOLO A CERVIGNANO

con la Scuola Media Randaccio, vinse per diversi anni il titolo di campione regionale dei Giochi della Gioventù, partecipando alle fasi interregionali. Questi i primi passi che hanno portato la squadra a militare in serie B nazionale. A coronamento dell’attività dei tecnici ci fu anche la chiamata in Nazionale Seniores Femminile di Sabrina Conte (52 presenze).Nel 1993 l’Ausa Pav cessa di svolgere la sua attività, per risorgere, questa volta

nel settore maschile, nel settembre 2005. Anche in questo caso è un successo.

In uno sport prettamente femminile, con una percentuale di praticanti maschi pari al 20% del totale, l’Ausa Pav Pallavolo Maschile di Cervignano conta sulla partecipazione di un centinaio di atleti e, nella sua pur ancora breve storia, su risultati di prestigio a livello giovanile con piazzamenti più che onorevoli nei campionati regionali e la convocazione dei propri atleti a far parte delle Rappresentative provinciali e regionali.

10 ANNI ‘70 - ‘89Tomat ricorda anche che, «per i ragazzi, durante l’anno scolastico, veniva organizzato il torneo di calcio delle scuole medie: parteciparvi voleva dire aver fatto un passo importante nella gerarchia che si era creata nella vita del ricreatorio (iniziavi ad essere ‘grande’)».Ma in ricre si imparava anche a rispettare le autorità, che in questo caso erano rappresentate dai ragazzi più grandi. Era impossibile solo pensare di prevaricare le gerarchie

perfettamente regolate dall’età dei frequentatori del ricreatorio: «L’anzianità faceva grado» conclude Garofalo. Gli spazi, infatti, erano comunque piccoli per tutti coloro che frequentavano regolarmente i campi da gioco, e quindi bisognava creare delle regole per stabilire un ordine. Proprio per questo ogni ragazzo, tornato da scuola, mangiava velocissimo per cercare di arrivare in tempo per guadagnarsi un pallone e uno spazio per usarlo. Se si arrivava tardi, invece, ci si sedeva sul muretto e si aspettava, chiacchierando, cantando o raccontando barzellette, che i primi arrivati si stufassero. Proprio in questo modo sono nate amicizie durature, profonde, che sono durate per decenni e continuano ancora oggi. «Non c’erano Internet o cellulari, ci si guardava in faccia e si parlava» precisa Claudio Zanier, amico di Garofalo (guarda caso) proprio dai tempi del ricre.

Anche se si arrivava in ricre prestissimo e si conquistava l’ambito campo di calcio, arrivava il momento in cui i più grandi buttavano all’aria le regole e si imponevano d’autorità, scacciando con forza i più piccoli, che non si opponevano. La stessa cosa succedeva per la stanza che conteneva il tavolo da ping-pong e per il campo di basket. Però c’erano anche giorni in cui qualcuno dei più anziani mancava e allora, per

necess i t à , v e n i v a pescato qualcuno dei piccoli seduti sul muretto: «Era un grande onore, voleva dire che eri davvero bravo». A volte qualcuno lanciava il pallone un po’ troppo forte, e il tiro lo faceva planare nei giardini delle case che circondavano i campi da gioco. «Chi ha l’orto ne è geloso - osserva Garofalo - e, quindi, con grande rapidità dovevi correre, scavalcare, saltare l’ortica e prendere il pallone, sennò lo tagliavano. Vicino all’asilo parrocchiale, lungo un lato del campo, abitava un’anziana signora che tagliava il pallone immediatamente. Chi era così sfortunato da mandarlo là, automaticamente

lo doveva ricomprare». In attesa del campo da gioco, ci si arrangiava in tutti i modi per divertirsi e trascorrere il tempo in allegria. Zanier ricorda dei fucili ricavati dal budello delle bici a rondelle annodato, o dai manici di scopa a cui veniva inchiodata una molletta di legno per far volare un elastico. Garofalo, invece, ricorda che un’estate impazzò la moda delle pistole ad acqua: «Io ho preso tante pacche dagli ‘anziani’ perché, non avendo soldi, avevo la bottiglia

del Vetril e spruzzavo più degli altri».Tra gli svaghi non b i s o g n a dimenticare il cinema, sempre gremito per un pubblico che pagava un biglietto di 150 lire. «Ci siamo sorbiti Stanlio e Ollio, ilm di guerra come Africa Korps, Midway, Pearl Harbour, Il ponte sul iume Kwai e molti western di Franco Nero» ricorda Garofalo, la cui mamma mentì leggermente sulla sua età per permettergli di guardare Il Padrino. Il ricreatorio era, quindi, un luogo in cui non

esistevano classi sociali, perché si incontravano, alla pari, ragazzi di ogni estrazione: «Se c’era un ighetto, lo invitavamo a giocare a basket con noi».In quegli anni, la gestione era molto diversa e la burocrazia meno presente. Garofalo nota che, pur essendoci un custode e degli orari,

in realtà l’ambiente era piuttosto libero: «Se c’era il cancello chiuso, si scavalcava». A proposito di custodi, molte igure si sono susseguite all’interno della struttura del ricreatorio. Tito Ricciarelli ricorda il ‘ciuick’ della protesi poco oliata del custode Severino Codato,

FORMIDABILI QUEGLI

A cavallo fra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, il ricreatorio era una sorta di vulcanica fucina artistica, di laboratorio politico, di centro sportivo poverissimo, pluridisciplinare e frequentatissimo. Chissà quante volte lo ripeteremo tra le righe di questa edizione speciale di Alta Quota, ma in quegli anni, il ricreatorio rappresentava, per eccellenza, il luogo dei giovani per i giovani.In quegli anni si erano da poco spenti i riflettori sul palco di Woodstock; le speranze della Primavera di Praga erano state brutalmente soffocate qualche tempo prima dai cingolati russi; gli americani avevano ancora un piede in Vietnam e muovevano i primi passi sulla Luna; l’Italia vinceva la Partita delle Partite: 4 a 3 contro la Germania a Città del Messico… Sarà retorica, ma erano anni straordinari.E quegli eventi così lontani, vissuti da vicino con le nostre tv in bianco e nero, influenzavano ed esaltavano anche i giovani di una sperduta cittadina dove la lingua friulana surrogava quella inglese…Ripensando a quegli anni, suonano familiari le parole del poeta: «…dove tuona un fatto, statene certi, lì ha lampeggiato un’idea…».E fu così che dall’esperienza americana di Woodstock, comparvero le prime chitarre elettriche durante le Sante Messe di Cervignano. Ricordo che anche noi chierichetti (chierichetti all’epoca, ma forse, per certi aspetti, anche oggi) a stento riuscivamo a trattenere qualche movenza di ballo sulle versioni più ritmate di melodie inconsuete e rivoluzionarie mai udite tra le sacre mura del Duomo. D’altronde, come si faceva a rimanere immobili quando Marco Veronese strimpellava Risposta (versione italiana di Blowin’ in the wind di Dylan)? Inutile sottolineare come, al contrario, la rivoluzione musicale faceva storcere il naso alla ‘base’ più conservatrice. Ma, ormai, la macchina era partita. I ventenni di allora sostenuti, meglio, sospinti dall’allora cappellano (serviva ricordarlo?) don Nino Carletti, si impossessarono della SS Messa di mezzogiorno che rimase, per molti anni e per definizione, la Celebrazione dei giovani.Erano gli anni in cui usciva (forse) il primo giornale, precursore dell’Alta Quota dei giorni nostri. Titolava Shalom, ‘pace’. Manco a dirlo era anche questa una creatura di don Carletti, che aveva acquistato un modernissimo (allora) ciclostile Gestetner per dare alle stampe il libero giornale dei giovani. «Esce quando può. È per tutti» si leggeva appena sotto al titolo. E per il prezzo, in copertina si suggeriva: «Più dai e meglio è». Alla macchina da scrivere senza nastro (dovevi bucare la matrice che poi serviva per la stampa) si a l te rnavano Sonia Trevisan ( a n g e l i c a direttrice di cui tutti i redattori erano innamorati), il mitico V a l e n t i n o Casti, Giuseppe Ancona, Alessio Prez, Luciana Zerbinati, Uto Balducci… Molti di questi nomi avrebbero poi preso parte all’avventura della neocostituita e giovanissima redazione di Voce

Isontina, capitanata da Angelo Sandri, con Nicola Cossar (oggi apprezzato giornalista professionista del Messaggero Veneto), Francesco Burba, Manlia Matto ed un Lorenzo Maricchio ad inizio carriera…

La sperimentazione artistica toccava livelli inimmaginabili per la realtà di allora. Te lo

11ANNI ‘70 - ‘89che si avvicinava quando i ragazzi esageravano durante il gioco. Lorenzo Maricchio, attuale presidente del ricreatorio, invece, ricorda il motto tipico di Milio, di origine veneta: «“Mi te mando fora!!!”, accompagnato sempre da una tirata d’orecchi a tutti coloro che pronunciavano parolacce o, a maggior ragione, bestemmie». Ma il ricre è stato per alcuni anche l’inizio di alcune pratiche da ‘adulti’: «A volte - afferma Garofalo - mandavamo il più vecchio a prendere un bottiglione dal papà e a canna bevevamo un sorso a testa, eravamo in 20-30... però ogni tanto ti girava un po’ la testa… Allora prendevamo il pane duro per le galline e lo mangiavamo per far fondo prima di tornare a casa, sennò le si pigliava dai genitori!»

IL PENSIERO, IL DIBATTITO, LA RIFLESSIONEMa il ricreatorio non era solo sport e associazionismo: era anche una fucina di idee, eventi, esperienze artistiche.

In una parola, cultura. Andrea Balducci, per tutti Uto, ce lo testimonia come meglio non si potrebbe nel riquadro qui accanto, soprattutto per quanto concerne gli anni ‘70. Anche negli anni ‘80, quelli che vengono solitamente

considerati di ‘disimpegno’, il Ricreatorio San Michele era tutt’altro che disimpegnato. Per capirlo, è suficiente guardare le foto dell’epoca: viaggi, dibattiti a tema con personalità di spicco, conferenze. Ed è suficiente sfogliare una pubblicazione dell’agosto 1987: Ipotesi e appunti per un possibile Ricreatorio San Michele. Dopo il primo capitolo, ‘Ricreazione’, il secondo s’intitola, signiicativamente, ‘Cultura’. Ed ecco ciò che vi si legge: «RSM vuole essere luogo dove con i giovani si può prendere coscienza delle domande che sorgono dalla propria persona, dalla propria vita, dall’ambiente e dalla cultura nella quale si è immersi, e imparare a formularle correttamente. RSM vuole offrire occasioni per conoscere quei valori che costituiscono e

garantiscono lo sviluppo integrale della persona umana. RSM vuole facilitare la lettura e l’uso di quei linguaggi attraverso i quali il giovane riceve costantemente messaggi soprattutto con i mezzi di comunicazione sociale. Di qui la particolare attenzione al mondo dell’immagine e del suono, le iniziative sul cinema e sulla musica. RSM è attento agli altri ambienti giovanili con inalità analoga, in particolare alla scuola; ad essa farà conoscere le proprie iniziative per dare ad esse un respiro territoriale e renderle eficaci per

una reale crescita dei giovani».P a r o l e valide ancor oggi. Tutti coloro che per passione, per noia o semplicemente per mancanza di alternative, hanno trascorso la loro giovinezza all’interno di questo ambiente, convengono sulla funzione sociale che il ricreatorio ha avuto in questi anni. Non è stato solo uno spazio isico, una valvola di sfogo per ragazzi che non avevano di meglio da fare, bensì ha rafforzato via via la sua funzione educativa. Ha saputo evolversi e rispecchiare le esigenze dei tempi che si sono

succeduti, restando moderno e propositivo, sempre animato da persone appassionate e vivaci. Ed è proprio tramite le persone che la storia del ricreatorio può continuare verso il futuro, con uno sguardo verso le sue origini: attraverso i ricordi di qualunque esperienza, vissuta da ogni singola persona che è passata di lì, si compone un mosaico ammirevole. E alla ine degli anni ‘80, questo mosaico si sarebbe arricchito di nuove tessere variopinte: stavano partendo, infatti, i grandi lavori di restauro del ricreatorio. Già Renzo Cecot, in un articolo del 1975, puntava il dito contro l’insuficienza degli spazi del ricreatorio ai ini delle attività educative a livello giovanile: come lui, molti altri, nel corso degli anni, avrebbero manifestato l’esigenza di un ripensamento globale della struttura. Mario Burba ricorda come si arrivò ai lavori del 1990: «Dopo Mons. Cocco, ritirato per problemi di salute e di età, venne a reggere la parrocchia il Rev. don Bruno Vittor, che ne rimase alla guida per 4 anni; in seguito alla sua rinuncia l’Arcivescovo chiamò a succedergli don Giovanni Carletti, conoscitore della parrocchia e soprattutto della situazione giovanile cui aveva dedicato impegno, partecipazione ed entusiasmo, negli anni del suo servizio religioso come cappellano a Cervignano. Il nuovo parroco, sentito il gruppo di giovani

che già frequentavano il ricreatorio, il Consiglio per gli affari economici e l’Uficio Amministrativo della Curia Arcivescovile, diede incarico al sottoscritto di provvedere al progetto delle strutture, fabbricati e campi da gioco per l’intero settore giovanile, con la collaborazione dell’Arch. Ennio Puntin, prendendo in esame la proprietà parrocchiale sita in via Mercato 1 e predisponendo la domanda alla Regione per ottenere il contributo che la legge regionale del 1983 concedeva. Il progetto per il rinnovo del fabbricato denominato Casa Molina è stato eseguito dall’Architetto Puntin ed i lavori condotti con la mia direzione. La Regione, valutato il progetto in termini positivi, concesse due contributi annuali con durata ventennale, in seguito

FORMIDABILI QUEGLI ANNI

immagini? Sei lì, al primo piano del ricreatorio,

stai lavorando per organizzare una delle tante

iniziative, arriva un imberbe Barut, ti fa spostare

sedie, tavoli, quadri, oscurare le finestre… piazza

una specie di (rudimentale) proiettore che lancia

luci verso una parete bianca e inizia a tracciare

qualche segno sul muro. Dopo 2 giorni ne esce un

affresco dell’attore Ted Neeley, in versione Jesus

Christ Superstar (altra icona dell’epoca). Inutile

dire che quella stanza sarà tra le più gettonate

di sempre. O Luca Cossutti, giovanissimo, che ti

fotografava in ogni dove e dopo un’ora, di ritorno

dalla camera oscura domestica, ti portava le foto

ancora umide in bianco e nero e ti faceva rivivere

quei momenti in tempo reale.

Ed erano anche gli anni della cortina di ferro.

Anni di fortissimo scontro ideologico. Di giornali

sotto il braccio, di cineforum, di dibattiti, di

confronti spesso accesi, di contrapposizioni

pesanti. Di rossi, di bianchi, di neri…

Molti atteggiamenti che non esito a definire

eversivi, furono contenuti ed ammorbiditi dalle

posizioni che i sacerdoti, anch’essi giovani

tra i giovani, alla luce della Dottrina Sociale

della Chiesa riuscivano a far passare con

qualche messaggio ‘salvifico’ per annacquare

temperamenti pronti al deragliamento verso

chine pericolose. Anche questo era ricreatorio.

Trovare un giusto equilibrio nel confronto e

nello scontro, ma sempre sorretti e sostenuti

da cappellani temerari e coraggiosi che ti

indicavano comunque la Strada.

Non ci voleva nemmeno troppa fantasia per

rivivere il 4 a 3 di Italia-Germania del ’70, tra

i sassi, la polvere e le buche del campetto di

calcio di via Mercato 1. La fatica era la stessa,

la difficoltà nel rimanere in piedi sotto il sole

dopo tre ore ininterrotte di partita (altro che 90

minuti più supplementari di quella vera) erano

identiche. La perplessità maggiore a fine gara

era ricordarsi se avevi iniziato l’incontro dicendo:

«Io sono Riva» oppure «Io sono Rivera». Ecco,

appunto. Alla fine della partita non ti ricordavi

più chi eri. Ma su quei campi, dove era difficile

controllare la palla, dove le maglie non tornavano

più pulite come quando le avevi indossate, dove

giocavi con i pantaloni in velluto a coste grosse

anche d’estate e calzavi i mocassini con suola

di cuoio che usavi anche per andare a Messa e

a scuola, probabilmente è nato qualche piccolo

campione.

Ma per chi non ha fatto strada, come noi, è

rimasto qualche pallido insegnamento utile per

la vita. Anche nella vita, infatti, è utile sapere

che la palla, ogni tanto, può rimbalzare dalla

parte opposta a quella che ti aspetti. Come sul

campetto del ricreatorio.

UTO BALDUCCI

12 ANNI ‘70 - ‘89venne ottenuta la disponibilità della somma per stati di avanzamento con la cessione del contributo della Regione alla Cassa di Risparmio di Cervignano. Risolta in termini positivi la pratica dei contributi ed ottenuti dei prestiti dalle banche locali, si è potuto dar corso all’opera, afidando il lavoro all’impresa Severino Biancotto di Cervignano e la direzione al sottoscritto». Correva l’anno 1989.

Il Ricreatorio San Michele riflette su se stesso: anno 1987.

Il Ricreatorio San Michele in una planimetria che rappresenta l’intero complesso prima dei lavori di restauro e delle nuove costruzioni del 1990.

Marzo 1976: articolo del Messaggero Veneto sull’Ausa PAV.

CAMPO DI CALCIO

CAMPO DA TENNIS

CAMPO DA BASKETE PALLAVOLO

AREA SCUOLA MATERNAPROP. CHIESA PARROCCHIALE

PROP. BENEFICIO

VILLARI

VIA BRUMATTI

VIA

MERCATO

CASA M

OLI

NA CINEMA

Uno dei fogli informativi del ricreatorio (anni ’70): L’informatore

CAPPELLANI DI CERVIGNANO

DAL 1959 AD OGGI

don Sante Gobbi

don Nino Bearzot

don Antonio Tomasin

don Ugo Bastiani

don Bruno Gallina

don Paolo Soranzo

don Nino Carletti

don Duilio Nardin

don Arnaldo Greco

don Roberto Drusetta

don Sinuhe Marotta

don Michele Centomo

don Paolo Nutarelli

don Moris Tonso

don Bruno Mollicone

13ANNI ‘90 - ‘09CHI SEMINA, RACCOGLIEUn quadro complesso«Erano gli anni in cui il ricreatorio era in ricostruzione ma, anche se gli ambienti erano incompleti, l’anima che da sempre ha caratterizzato la struttura c’era, eccome! Sopravviveva a quelli che sembravano ininiti lavori di ristrutturazione, pronta a spiccare il volo come una fenice che ha la forza di rinascere dalle proprie ceneri. Le associazioni continuavano incessantemente il loro importante lavoro educativo nei confronti dei bambini e dei ragazzi di Cervignano e una comunità intera si stringeva attorno al Ricreatorio San Michele, per dare il proprio fondamentale contributo alla ricostruzione della struttura che tanto aveva dato in termini di formazione ed educazione a molte generazioni di giovani cervignanesi».È chiara e appassionata la testimonianza che Paolo Brandi, uno dei protagonisti degli anni ‘90 in ricreatorio, ci ha messo nero su bianco. Ed è un ricordo che ritrae perfettamente la situazione: una struttura chiusa e soggetta ad un radicale restauro (si veda lo speciale in queste pagine), ma una vita associativa, sociale, culturale e sportiva che continua e si rinnova. Più in generale, Massimo Cantarin, all’epoca poco più che ventenne neopresidente dell’RSM, sottolinea come «la volontà fosse quella di creare un ambiente diverso da un semplice ‘contenitore’: volevamo un luogo popolato da persone, da presenze isse per chi voleva venire da noi. Se mi chiedessero “cos’hai fatto tu per il ricreatorio”, risponderei: “Io c’ero”. Nei primi anni ‘90, quando ero appena stato assunto in banca, venivo in ricre ogni giorno dopo il lavoro: c’ero, ero lì, ero a disposizione. Come don Sinuhe, igura importantissima con la quale ho condiviso tutto». Chi semina, raccoglie. E di semi, in quegli anni, ne sono stati gettati tanti.Estate InsiemeNel 1991, nel pieno dei lavori, un gruppo di giovani volenterosi si riunisce attorno ad un progetto ambizioso: fra loro, c’è Massimo Cantarin. «L’idea - ci spiega - era quella di rendere protagonisti i ragazzi. Prima di allora si parlava più che altro di associazionismo, ma il nostro interesse era quello di creare degli animatori, per rispondere degnamente a quei ragazzi che, con la loro costante presenza in ricreatorio, ci chiedevano qualcosa di più». Fu così che nacque Estate Insieme, di cui Brandi ricorda «i lavori febbrili per la preparazione e l’allestimento, i timori che qualcosa potesse non andare bene - d’altra parte era la prima volta che si proponeva qualcosa del genere per Cervignano - e inine l’ininito serpentone delle colorate biciclette dei bambini che, in un pomeriggio di ine agosto, aspettavano l’apertura del cancello e non vedevano l’ora di tornare al Centro Estivo, rendendo inaccessibile a chiunque volesse entrare o uscire il vicolo

d’ingresso del ricre». Quanta strada ha fatto Estate Insieme! Per Cantarin, «vedere ogni estate i primi cartelloni che annunciano l’evento è sempre una soddisfazione. All’inizio i partecipanti erano pochi, ma l’idea era vincente e ha pagato sul lungo periodo». Ha ragione: perché oggi è l’evento giovanile più importante dell’estate cervignanese. E ora, si compiace Brandi, «è bello vedere che una nuova schiera di giovani educatori ha afiancato e collabora con quelli dei miei tempi e con quelli che erano stati a loro volta i nostri educatori, dando continuità e speranza di futuro al messaggio di solidarietà, condivisione e responsabilizzazione che da sempre il Centro porta con sé». Alta Quota«C’era già tutto nel titolo: volevamo volare alto, guardare le cose che contano»: è questo il commento di Cantarin, fra i fondatori dell’antenata più prossima della rivista che state leggendo in questo momento. Proprio Massimo fu il direttore del primo Alta Quota, erede dei vecchi fogli L’informatore

e Shalom, di cui abbiamo già parlato, ma con la giusta dose di innovazione. Nel primo numero della rivista, uscito il 16 novembre 1992, igurano, oltre al direttore, i nomi dei collaboratori Andrea Balducci, Lorenzo Maricchio, Francesco Drius, Sandra Musian e le irme di don Sinuhe, Maria Teresa Plet, Enrico Ballarin, Nicola Ban, Giuseppe Fogar, Michele e Graziano Pecol e, naturalmente, don Nino Carletti. Del suo articolo ci ha colpito questo pensiero, che riassume l’essenza stessa del Ricreatorio San Michele: «Alta Quota mi permette di esprimere tutto il mio ottimismo su questo Centro (l’RSM - ndr), che è frutto della fatica e del sudore della nostra gente, che diventerà fulcro propulsore della realtà educativa della città e dintorni. Educare richiede tempi lunghi, presenza di educatori ‘testimoni’, famiglie aperte e discrete che sanno fare discernimento, un laicato maturo e corresponsabile».Fu un’esperienza breve ma intensa quella del primo Alta Quota: «L’idea era giusta, i mezzi pochi; forse ci voleva più pazienza - osserva Cantarin -, ma anche in questo caso un seme è stato gettato... e ora che voi avete raccolto il testimone così bene, mi auguro che sappiate fare sempre di più e sempre meglio». Già, il testimone. Fu raccolto, molti anni dopo, nel 2005, da Norman Rusin e Andrea Doncovio, fondatori del nuovo Alta Quota. Oggi, Norman è all’Università di Philadelphia, negli USA, ma continua a collaborare con noi; in occasione della sua partenza, ormai un anno fa, Andrea, ricordando l’amico con cui condivise «l’azzardo di un progetto», scrisse che «quell’azzardo è diventato uno dei punti di riferimento culturali ed

14 ANNI ‘90 - ‘09informativi della nostra comunità». Ma se siamo arrivati in qui, il merito è anche del Ricreatorio San Michele, che ci ha sostenuti come meglio non si poteva chiedere.La scuola di musica

«Il ricreatorio - osserva Paolo Brandi - doveva essere un’occasione per esprimersi, per dare il meglio di sé, per scoprire che ognuno di noi, anche chi crede di non saper fare nulla, è come Bartolomeo Garelli che, alla domanda di Don Bosco “Sai ischiare?”, scopre di avere un dono da condividere con altri: ognuno può offrire un contributo, anche se a volte può sembrare niente o poco più di niente, specie se è dato con cuore, convinzione e passione educativa. Ed è proprio da lì che don Bosco è partito per realizzare quel gran progetto codiicato nella ottocentesca, ma valida

ancor oggi, espressione “Buon cristiano e onesto cittadino”». Bartolomeo Garelli sapeva ischiare: una forma embrionale di musica, se ci pensate. E anche la musica ha trovato espressione in ricreatorio: in dai primi anni ‘90. Cantarin ricorda che i primi maestri venivano da Trieste e rivendicavano un certo potere, «mentre noi volevamo fare cose diverse da quanto loro proponevano». Ma la scuola, pian piano, andò avanti. E oggi, la ‘mons. Luigi Cocco’ è una realtà di grande spessore.

IL TEATRO ‘SALA AURORA’

C’era una volta il ‘Cinema dei preti’, una vera istituzione della Cervignano di neanche troppi anni fa. Oggi si chiama ‘Sala Aurora’ e non è più neanche un cinema, ma un teatro: eppure non ha perduto lo smalto, ma solo cambiato ruolo. E non ha perduto neanche il suo pubblico, se è vero che, dopo il restauro terminato nel 1995 («che emozione essere sul palco quel giorno in cui è stato nuovamente inaugurato, al termine dei lunghi lavori di ristrutturazione!», esclama Brandi), continua ad offrire da più di dieci anni una ricca stagione teatrale. La spinta decisiva fu quella di don Nino Carletti: gli arteici, fra gli altri, furono lo stesso Cantarin, Andrea Balducci e Lorenzo Maricchio. Dopo i modesti, timidi risultati iniziali, il teatro decollò deinitivamente. L’archivio delle rappresentazioni dal 1997 ad oggi offre infatti una panoramica ampia e variegata di compagnie, regionali e non, che negli anni si sono succedute sul palco della Sala Aurora, portando in scena opere di diversi generi. Si va dall’irresistibile arguzia istriana delle Maldobrie di Carpinteri e Faraguna

a trasposizioni di Shakespeare, dai super-classici goldoniani, primo fra tutti la celeberrima Locandiera, a opere in lingua friulana di autori locali. Queste ultime sono proposte per lo più in primavera, stagione dedicata ormai da alcuni anni a una rassegna di teatro dialettale. Queste scelte, anche molto diverse fra loro, sono state premiate, negli anni, dal gradimento di un vasto pubblico e da un’afluenza sempre buona. E il 2009 non è stato da meno, con la ‘Rassegna di Teatro Comico’, giunta ormai alla sua quarta edizione, che fra marzo e aprile ha intrattenuto con successo il pubblico cervignanese.

Ma se parliamo di Teatro in ricre, è ancora più importante ricordare la compagnia teatrale che al San Michele è nata e che su di esso gravita: le Briciole d’arte, già Gruppo teatrale del Ricreatorio San Michele, nato nel 2002 e specializzato in musical.Come apprendiamo da Simone Bearzot, membro della compagnia in dagli esordi, il Gruppo nasce per iniziativa di don Paolo Nutarelli, allora cappellano di Cervignano, e di Jenny Rivetti, maestra con la passione del teatro, ino all’anno scorso regista e coordinatrice delle Briciole. L’iniziativa coinvolse all’inizio i ragazzi che del ricreatorio erano i più assidui frequentatori, ma arrivò ben presto a riscuotere un successo tale che furono in molti, anche giovanissimi, a voler far parte del gruppo. Oggi la compagnia è divisa addirittura in tre sottogruppi: quello uficiale dei ‘vecchi’, le Briciole di Mezzo e le Briciole junior.La prima opera portata sulla scena fu, nel giugno 2002,

una rivisitazione in chiave moderna della storia di San Francesco d’Assisi, intitolata È un nuovo giorno. Rivelatasi un successo oltre ogni previsione, fu protagonista di diverse repliche a Cervignano e di una vera tournée sui palchi di Grado, Monfalcone, Gorizia, Trieste e Osoppo. Per citare solo quelli che, a memoria, mi ricorda Simone.È stata poi la volta di Sogno di una notte di mezza estate, di Uno sposo per sette sorelle, rivisitazione in chiave comica del ilm cui si ispira, del grande successo di una trasposizione di Mary Poppins e non solo. Le Briciole, infatti, portano solitamente in scena due spettacoli all’anno: uno in tema natalizio da rappresentare in dicembre e uno più corposo a giugno. Quest’anno il lavoro più importante della compagnia è stato un rifacimento del celebre cartone Disney Il re leone, intitolato Il cerchio della vita: uno spettacolo nuovo e più impegnativo, ci tiene a precisare Simone, perché per la prima volta tutte le canzoni sono state cantate dal vivo dagli attori.L’eredità lasciata da don Paolo dopo il suo trasferimento è stata raccolta anche in questo aspetto da don Moris, partecipe e vicino al gruppo; ma

IL RESTAURO

Era il 1989 quando vennero appaltati il restauro e l’adeguamento del primo fabbricato, posto di fronte all’area sportiva ed attiguo all’ingresso carraio del vicolo del forno, da adibire a sede del gruppo Scout.Il fabbricato, composto da due piani e diviso in 7 vani, risulta munito di scala di accesso esterna e ballatoio coperto per dare continuità, a livello di primo piano, con le parti da costruire successivamente.Per Casa Molina i lavori ebbero inizio nel 1990. Il fabbricato si trovava in pessime condizioni: allora risultavano attivi alcuni vani del piano terra ad uso del bar e servizi, l’ingresso alla sala Aurora e due stanze del primo piano poste sul davanti, mentre la parte posteriore era rimasta abbandonata e in stato di precaria stabilità; il secondo piano esisteva solo nella parte anteriore ed era costituito da soffitte inutilizzate ed impraticabili.I lavori hanno permesso di ottenere un fabbricato importante a tre piani, munito di ascensore e servizi per ogni piano, riscaldamento con caldaie a metano e radiatori per ogni stanza. Al piano terra hanno trovato posto il bar, la sala di ritrovo e la cantina sottostante, una stanza per opere di carità, portico d’ingresso per la sala Aurora e per il cortile interno; al primo piano la sala Don Bosco con 90 posti e una seconda di minori dimensioni, con attigua piccola biblioteca, che porta il nome di ‘Aula don Molaro’ a ricordo del cappellano della parrocchia degli anni Trenta; al terzo piano la sala S. Cecilia per il coro e gruppi musicali e un’aula ad uso didattico, sul davanti la sede di Alta Quota e tre piccole stanze per la scuola di musica.Il fabbricato posto sul retro e prospiciente ai campi di gioco si unisce a quello già ricordato, in dotazione al gruppo Scout, attraverso il ballatoio esterno, la scala interna fra le due parti, dotata di sedia mobile per persone disabili, e la scala di fine percorso posta a levante. Il piano terra è diviso dal portico di passaggio fra cortile interno e campi da gioco e dà l’accesso alla cucina, agli uffici e alla stanza giochi. Al primo piano si trovano diverse stanze per le associazioni. Il fabbricato interno, adiacente ai primi ed in confine con la proprietà ex Bradaschia, è adibito al piano terra ai servizi costituiti dagli spogliatoi per le attività sportive e a stanza da lavoro per servizi e manutenzione, mentre al primo piano si trova l’abitazione del custode.L’insieme di questi lavori ha avuto termine nell’anno 1993.Nello stesso anno abbiamo intrapreso il restauro della sala Aurora, completato nell’anno successivo: i lavori hanno riguardato il rifacimento dei gradoni della galleria, la costruzione del nuovo palcoscenico, con un innalzamento del tetto al fine di ottenere un sopra piano di manovra, la posa dell’impianto di ricambio dell’aria. A livello di palcoscenico è stata riservata una stanza per gli attori con attiguo servizio. La sala, oltre all’ingresso e ai servizi, è dotata di un vano guardaroba e dispone di 270 posti.Infine ricordo i campi sportivi, divisi in tre parti: il campo di calcio con dimensioni ridotte e la conseguente possibilità di far partecipare al gioco due squadre di 7 elementi, i campi di tennis e quello di basket. Il terreno del campo di calcio era stato allora predisposto con uno strato di ghiaia e uno di terreno adatto alla semina di erba, con l’inserimento nella parte sottostante di una fognatura per lo scolo dell’acqua piovana. Il campo era stato recintato e provvisto d’impianto per l’inaffiamento con acqua a pressione. Recentemente il campo di calcio è stato dotato di un piano di erba artificiale, visto che la crescita della vegetazione naturale risultava impedita dall’attività sportiva continua.I campi di tennis e basket sono stati pavimentati in calcestruzzo colorato e recintati. Le superfici esterne hanno la possibilità di essere illuminate per i giochi notturni.

Mario Burba

15ANNI ‘90 - ‘09quando impegni familiari hanno costretto la regista Jenny Rivetti ad abbandonare la direzione della compagnia, i problemi sono stati maggiori: si è dovuti ricorrere a una sorta di autogestione sperimentale. Che per ora, però, sta dando i suoi frutti: oltre al successo del Cerchio della vita, i progetti per presente e futuro includono spettacoli autonomi preparati per i diversi sotto-gruppi della compagnia, compresi i ‘piccoli’ delle Briciole junior. E tutto questo a testimoniare, se ancora ce ne fosse bisogno, il grande successo partecipativo di una bellissima iniziativa targata ‘Ricreatorio San Michele’.

NUOVE RISPOSTE A NUOVE SENSIBILITÀLa caduta del muro di Berlino nell’89 segna anche la caduta deinitiva di un modo di concepire la vita. Le identità forti lasciano il posto a una nuova sensibilità e la crisi dell’associazionismo, per così dire, ‘militante’ è dietro l’angolo. «Questa crisi - sostiene Cantarin - l’avevamo prevista. Avevamo capito che occorreva dare risposte a domande mai fatte. Negli anni precedenti, le associazioni svolgevano compiti importantissimi, ma il loro mondo e quello dei giovani che frequentavano il ricreatorio liberamente non si toccavano mai. Erano realtà separate in casa. Il motto di don Nino Carletti era “investire nei giovani è garanzia di futuro”: dal canto nostro, abbiamo cercato di

aprirci a tutti i giovani, senza pretese di catechizzazione, anche se qualcuno ci deiniva comunque ‘confessionali’. Talvolta abbiamo fallito, ma i successi non sono mancati. La nostra idea di ricreatorio era quella di un luogo dove crescere come persone, dove gustare le cose belle e sane della vita, come la spinta verso l’altro, la gratuità del servizio, la capacità di scegliere. E di cercare e trovare la propria strada».Il gruppo di recitazione, le rassegne teatrali, la scuola di musica ed Estate Insieme sono state l’espressione migliore di questo spirito; ma le iniziative sono state anche altre. Carlo Snidero ricorda: «In quel periodo - primi anni ‘90 - seguivo l’attività del campo profughi in caserma Monte Pasubio e da lì ho conosciuto i capi Scout. Frequentando il ricre, avevo visto che i cappellani avevano problemi gestionali: così, abbiamo cominciato il servizio pomeridiano di merenda per i

ragazzi che giocavano nei campetti. Il servizio era gestito in base alla nostra disponibilità durante la settimana ed è durato inché i cappellani riuscirono a gestire meglio i locali del ricre». Piccoli contributi, ma importanti.

IL RESTO È STORIASì: dopo tutto questo, il resto è storia. È storia l’interesse per l’approfondimento sui temi sociali che si rinnova, ormai da anni, ad ogni edizione di Crossroads. Le ‘Conversazioni a tema per capire il mondo’ - così vengono chiamate - hanno visto succedersi personalità illustri: il cardinale Ersilio Tonini, l’allenatore Luciano Spalletti e lo scienziato Franco Battaglia, solo per ricordare alcuni nomi.È storia il gradimento del chiosco del ricre durante la iera di San Martino, la grande festa dei tornei notturni di calcio a maggio, l’afluenza costante e divertita di tutta la cittadinanza ad ogni Carnevalfest, la partecipazione fedele dei tesserati all’annuale ‘Festa del Socio’ e al Pignarul di Scodovacca, a testimoniare come il Ricreatorio San Michele sia davvero una comunità.È storia la straordinaria operazione Uomini come noi, che con la sua raccolta e il suo mercatino garantisce fondi cospicui destinati ai bisognosi. Un’operazione che è riuscita a crescere esponenzialmente in tutti gli aspetti: per risultati, mezzi usati, persone coinvolte.È storia la iorente attività dei cori ‘Leo Mastrototaro’ e ‘La Clape’, della scuola di musica mons. ‘Luigi Cocco’, dell’AGESCI, dell’Azione Cattolica, del Co.Ri.Ma. e del suo commercio equo e solidale, e della cooperativa sociale onlus ‘Cinque Pani’: ben 7 associazioni che ruotano attorno al Ricreatorio San

Michele.Ma è anche vero che, come dice una famosa canzone, «la storia siamo noi». Ed è per questo che abbiamo voluto condividere con voi lettori questi 50 anni entusiasmanti. Vogliamo concludere con queste parole di Paolo Brandi: «Se dovessi chiudere gli occhi e immaginare come sarebbe stata la mia vita senza il RSM, con convinzione

affermerei che sarebbe stata più povera di sorrisi, di emozioni, di amicizie vere e profonde che anche oggi, se pure le strade della vita mi hanno portato lontano da Cervignano, quando ritorno mi fanno sentire come se non fossi mai andato via. E l’augurio che faccio a mio iglio e ai igli di tutti i giovani della mia generazione è che anch’essi abbiano la fortuna di incontrare, in luoghi come il RSM, persone che hanno integrato l’opera educativa dei miei genitori, dandomi la possibilità di esprimere le mie convinzioni e di regalarmi un’esperienza umana importante per la mia vita».

Buon compleanno, caro ricreatorio!

LA GIORNATA DI UN CUSTODE La testimonianza di Graziano Pecol

Quando, nel 1992, sono andato dal parroco di allora, don Nino Carletti, per chiedere informazioni sulla possibilità di trovare un appartamento in affitto, non avrei mai immaginato cosa sarebbe successo. Nemmeno sapevo che all’interno del ricreatorio, in fase di ristrutturazione, si stesse ricavando un appartamento per il custode. La decisione era stata presa in seguito a vandalismi e difficoltà di sorveglianza dei locali, ma nessuna delle persone interpellate dal parroco aveva accettato di lasciare la propria casa per sistemarsi all’interno del ricreatorio. E arrivo io... a chiedere informazioni, perché mi era arrivato l’avviso di sfratto. Non sto a raccontare quanto ho penato per convincere moglie e figlio sulla bontà dell’occasione: «Finire là dentro... sotto gli occhi di tutta la parrocchia... senza sapere esattamente che cosa fare...» eccetera. Alla fine è stato proprio l’isolamento, contrabbandato per ‘libertà’, a convincere. L’appartamento era solo abbozzato e il geom. Mario Burba, che dirigeva i lavori, si mise a disposizione per ogni possibile variazione al progetto, purché accettassi di diventare il custode. Devo dire che non ero uno sconosciuto: da anni tutta la famiglia faceva parte dell’Azione Cattolica e mia moglie era anche catechista dei bambini che si preparavano alla Prima Comunione. E così, nel gennaio 1993, l’appartamentino era pronto e abbiamo traslocato, mentre i lavori del ricreatorio non erano ancora conclusi. La prima notte non abbiamo dormito: regnava un silenzio a cui non eravamo abituati. Ma durante il giorno...All’inizio sembrava che i custodi del ricreatorio dovessero semplicemente essere presenti e... nient’altro. Ma poi, visto che eravamo lì, potevamo tenere tutte le chiavi, se, in caso di emergenza, fossero servite. E fare un giretto di ronda, prima di andare a dormire; e andare ad aprire se qualcuno avesse dovuto fare una riunione; e poi a chiudere; e accendere il riscaldamento; e poi spegnerlo; dare una controllatina ai ragazzini che frequentavano i campi da gioco... e... e... e...Nei primi tempi è stato frequente dover chiedere, la sera, a qualche coppietta di ragazzini, di andare altrove. «Perché?». «Perché questa è una proprietà privata e non potete rimanere qui...». [...] Finalmente, nel settembre 1993, c’è stata l’inaugurazione. Gran parte dei lavori erano

c o n c l u s i : r i m a n e v a ‘soltanto’ la Sala Aurora da rifare. [...]In quindici anni i cappel lani ed i responsabili

del RSM si sono succeduti in gran numero, ognuno con le sue idee, i suoi progetti, ma tutti con grande impegno e dedizione. Avevamo chiesto, ma non siamo mai riusciti a ottenere, una riunione di tutti i responsabili della parrocchia, del ricreatorio e delle associazioni, per parlare dei compiti del custode e mettere per iscritto alcune regole comuni di comportamento. [...] Le attività, con il passare degli anni, si sono moltiplicate: l’affitto delle sale per le riunioni, la sala giochi a disposizione per i compleanni, i campi di gioco dati in uso anche la sera... ‘Il’ custode era in realtà ‘la’ custode, sempre presente (mentre ‘il’ custode partiva a lavorare alle 8 e rientrava alle 20), grintosa, ascoltava tutti, ma si faceva anche sentire: la signora Rina ormai amava il RSM come casa sua, controllava personalmente le pulizie e anche le eseguiva quando c’erano contrattempi; teneva pubbliche relazioni con tutti e cercava sempre di scusare l’inesperienza dei giovani (pur facendo notare i guai che combinavano); la porta dell’appartamento del custode era sempre aperta, ogni giorno (a parte una settimana, in estate, per andare al campo dell’ACR). Con l’avanzare dell’età, gli impegni sono diventati sempre più gravosi e non sarebbe stato decente ritrovarsi in RSM vecchi e indeboliti ad essere più di peso che di aiuto. Così, nel 2007, un anno dopo il sopraggiungere della pensione, ci siamo trovati un altro appartamento, anche se siamo sempre a disposizione delle attività della parrocchia.

16

Toni e Menidi Luca “snoop” Di Palma

AUGURI, RICRE!

Alta Quota ringrazia

tutti coloro che hanno

collaborato alla realizzazione

di questo numero speciale

in occasione dei

cinquant’anni

del Ricreatorio

San Michele!

UN’ESPERIENZA UMANA IRRIPETIBILEdi Sandro Campisi

Quel giorno la gente era radunata davanti al portone d’ingresso della casa Molina, il Parroco era agitato ma al tempo stesso orgoglioso di ciò che stava per cominciare. Io, insieme ad altri ragazzi, ero là davanti, in attesa che la cerimonia prendesse il via: il ricreatorio San Michele ristrutturato e con un volto nuovo, più moderno ed invitante, spalancava le porte ai giovani.Era il mese di settembre del 1993: dopo sedici anni di frequentazione del ‘ricre’ non avrei mai immaginato di trovarmi adesso a scrivere memorie, ricordi e pezzi di vita passati nei campetti da gioco tra una sida ininita di calcio, una partita di basket, una sgridata dei custodi e un pallone goniato dall’immancabile Otello.

Oggi, quando entro in ricreatorio vedo i ragazzi arrivare con le scarpe da calcetto tutte luccicanti pronte per essere indossate, divise fatte ad hoc, pochi minuti ed entrano sul campo in sintetico, bello tirato ed attraente. Poco prima di cominciare un’occhiata ai rispettivi cellulari, magari per chiamare il ritardatario di turno o per sentire una canzone e poi via a giocare.Osservandoli ogni tanto mi torna in mente quando anch’io arrivavo nel primo pomeriggio insieme ai miei amici per la super partita di calcio. Allora il sintetico non era neanche lontanamente in progetto e il campo grande era un prato sgualcito, senza linee e con le porte mezze arrugginite; niente cellulari, niente divise ma soltanto grande entusiasmo e tanta fantasia. Nei pomeriggi che passavamo a giocare sui campetti non c’erano regole particolari da seguire, tranne una molto rigorosa: il rispetto per la persona più grande. Quando il campo di calcio era già occupato dai ragazzi più grandi non era un problema: ci facevano giocare con loro, bastava non lamentarsi, impegnarsi, divertirsi e portare rispetto, altrimenti erano pacche...

Nei campetti ne abbiamo viste di tutti i colori: dall’operazione Uomini come noi - che all’epoca consisteva nella raccolta non solo di ferro e vestiti, ma anche di carta, cartone e polistirolo, sui cui grandi mucchi noi ragazzini ci divertivamo a saltare - ai tornei di calcio a tre, sia maschili che femminili nei quali il ricreatorio, le sere, si riempiva di giovani e la confusione, l’entusiasmo e il divertimento erano tali che sembrava di essere allo stadio.

L’adolescenza è un periodo delicato, si sa, e qualche volta capitavano delle litigate o dei contrasti: allo stesso tempo incominciavano anche i ‘problemi’ di cuore... La presenza di diversi giovani preti e di educatori che con una parola, un consiglio, ti aiutavano era una sicurezza per tutti: ricordo benissimo le chiacchierate che si facevano, quel

rapporto di iducia ed amicizia che si creava e che col tempo diventava sempre più solido.Ripensando a quei momenti mi viene in mente una massima di don Bosco che sui problemi della nostra società forse dovrebbe essere più spesso citata: «Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione con i giovani, diventa come fratello. Se uno è visto solo predicare dal pulpito, si dirà che fa né più né meno che il proprio dovere; ma se dice una parola in ricreazione, è la parola di uno che ama».

In tutti questi anni il paesaggio attorno al ricre è cambiato: al posto delle case e dei garage vecchi che cadevano a pezzi in cui ci si arrampicava per recuperare il pallone che iniva lì sopra, adesso ci sono nuovi, imponenti condomini che danno quella percezione di progresso e di tempi cambiati, forse a tratti triste e malinconica, ma al tempo stesso di adeguamento alla società attuale.

I ricordi e gli aneddoti afiorano uno dopo l’altro e mi vengono in mente le prime edizioni di Estate insieme, realizzate dagli allora educatori ed animatori del ricre: quella che all’inizio era una piccola iniziativa organizzata con pochi mezzi, ma tanta buona volontà, col passare degli anni è diventata un punto di riferimento per tutte le famiglie di Cervignano, con un team di più di trenta animatori che ad inizio anno si ritrovano assieme per cominciare a preparare la storia e i giochi che faranno sorridere e gioire una marea di bambini. Sono contento nel vedere che una nuova schiera di giovani animatori, anni fa bambini partecipanti al centro estivo, adesso afianchi la parte più ‘anziana’, dando continuità e speranza al messaggio di solidarietà, umanità e responsabilizzazione che da sempre il ricreatorio diffonde nella comunità.

Nel tempo, entrando a far parte del direttivo, mi sono occupato un po’ di tutte le attività che ruotano attorno a questo ambiente, dal pignarul al Carnevalfest, dalla sagra di San Martino ai tornei di calcio, dal teatro a Crossroads. Non ultimo la ripresa del giornale che fu ideato da quelli della ‘vecchia guardia’ del ricreatorio, ovvero Alta Quota, le pagine che state leggendo in questo istante e che spero leggerete ancora in futuro.Nella realizzazione di tutte queste iniziative ho avuto a che fare con tantissima gente che mi ha insegnato molto: abbiamo avuto momenti stupendi pieni di allegria, ma anche momenti dificili in cui ognuno di noi si è messo in discussione ripartendo e cercando sempre di migliorarsi: tutto quello che ho fatto, imparato e capito in questi anni nel ricreatorio per me rappresenta un tesoro di esperienza che non ha prezzo.

Cinquant’anni sono tanti ma ‘il ricre’ rimane e rimarrà sempre un punto di riferimento per tutta la comunità.Buon compleanno ricreatorio!

Loghi 50° RSM a cura dello

studio graico Maurizio Barut