antropos aprile 2016
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Giornale di aprile 2016 -GGKEY:FR8LXWDDJY2 E ANTROPOS IN THE WORLD - Rivista salernitana diretta da Franco Pastore. Direttore Rosa Maria PastoreTRANSCRIPT
- 1 -
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11.. PPaagg.. ppssiiccoollooggiiccaa
22.. MMaammmmaa llii TTuurrcchhii
33.. LL’’aannggoolloo ddeell ccuuoorree
44.. EEll CCiidd ccaammppeeaaddoorr
66.. TTeeaattrroo rroommaannoo
77.. CChhii ssbbaagglliiaa
88.. CCaassaa ddoollccee ccaassaa
99.. LL’’aauuttoorree ddeell mmeessee
1100.. UUnnaa ddoonnnnaa nneellllaa ssttoorriiaa
1111.. IIll pprrooddee MMaatttteeoo
1122.. AAssss.. IIttaalliiaannaa lliibbrroo
1133.. UUggoo GGaalllluucccciioo
1144.. SSaallvvaattoorree BBoorrsseelllliinnoo
1155.. DDiissttrruuzziioonnee oo rriippaarraazz..
1166.. PPaarreemmiioollooggiiaa ee ppuubbbbll..
1177.. PPaaggiinnaa mmeeddiiccaa
1188.. II ggrraannddii ppeennssaattoorrii
1199.. IIll PPrrooffeessssoorree
2200.. VVoottaa SSII
2211.. CCaarrnnii ppoorrcciinnee ii ssaalluummii
2222.. MMaatteerr DDeeii
2233.. MMoorrttee aa BBrruuxxeelllleess
2244.. SSttoorriiaa ddeellllaa mmuussiiccaa
2255.. TTeerrrroorriissmmoo iinn IIttaalliiaa
2266.. PPrreemmiioo nnaazz..EEddiittoorriiaa
2277.. LLaa ffaavvoollaa ddeellllaa sseettttiimm..
2288.. UUmmbbeerrttoo EEccoo
2299.. ‘‘AA ppoosstteeggggiiaa
3300.. IIll MMuusseeoo DDiioocceessaannoo
3311.. VVaarriiaazziioonnii cclliimmaattiicchhee
3322.. RReeggiimmeenn ssaanniittaattiiss
3344.. IInnaauugguurraazz.. aa SSaarrnnoo
3355.. CCaalliippssoo
3366.. RReeddaazziioonnii ee rriiffeerriimmeennttii
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77.. Quadro di attività con la musicoterapia Movimento e rilassamento: la musica è
uno stimolo fisico che aiuta il rilassamento e la distensione muscolare ed il movi-
mento di arti colpiti; essa motiva la motricità e costituisce un supporto ed una spinta
per la mobilizzazione attiva; socializzazione: la musica, come attività
sociale, agisce sul piano della prevenzione,facilita la comunicazione;
consente l'integrazione del gruppo, la partecipazione e lo stabilirsi di
legami interpersonali, il rinforzo dell' identità del singolo, l'emergere
di sentimenti positivi originati dalla sensazione di appartenenza; ri-
creazione (aspetto ludico): la musica può essere fonte di godimento,di
gioia e di divertimento spontaneo; essa dà un piacere momentaneo che non richiede
sforzo di apprendimento né implica preparazione; gratificazione (aspetto animativo):
l'influenza di un clima musicale incoraggia visibilmente l'attività generale, l'espres-
sività e la creatività, au-mentando la considerazione di se stessi e l'autostima; aiuto
alla memoria (terapia della reminescenza): la musica fa rivivere momenti del passato,
rende presenti situazioni connotate in senso emotivo, soprattutto i periodi felici della
vita, e aiuta a ristrutturare la nozione del tempo; attraverso l'uso di canzoni e musiche
accettate e riconosciute si stimolano i ricordi e le associazioni; apprendimento: la mu-
sica facilita l'apprendimento secondo due modalità principali: - il riapprendimento di
una destrezza perduta o menomata in seguito a malattie o traumi - l'apprendimento di
nuove competenze per compensare quelle perdute o menomate; contatto con la realtà:
la musica aiuta gli anziani a stabilire e mantenere durante gli incontri brevi momenti
di contatto con la realtà; la scansione settimanale degli incontri, ad esempio, aiuta a
ristrutturare e riorientare la sensazione del tempo; sostegno e rinforzo psicologico: la
musica dà sollievo alla propria ansia e consente all'anziano di allentare l'attenzione su
se stesso e i suoi disturbi, allontanando pensieri negativi e atteggiamenti di compati-
mento; proiezione (liberazione di emozioni e di tensioni psichiche): la musica può es-
sere un mezzo proiettivo che stimola le libere associazioni e produce la liberazione
delle emozioni e dei contenuti inconsci, aiutando l'espressione e la canalizzazione del-
le pulsioni interne disturbanti; la musica può essere uno strumento proiettivo di indu-
zione e di suggestione, finalizzato ad un cambiamento terapeutico. L'esperienza mu-
sicale nel paziente anziano istituzionalizzato è un'occasione importante per impegnarsi
in attività spesso nuove e di grande coinvolgi-
gimento sul piano emozionale, rievocativo e
cognitivo. Proprio considerando quest‟aspetto,
si darà grande importanza al canto, che è cer-
tamente una delle attività principali dell' inter-
vento musicoterapeutico,si realizzano momen-
ti di socializzazione e d' informazione cultura-
le.Cantare vecchie canzoni o anche solo brevi
frasi crea un' atmosfera gioiosa e distesa, gra-
alla quale l' anziano si diverte, si rende più di-
sponibile nei confronti degli altri e partecipa
attivamente all'attività di gruppo. Cantare in gruppo rappresenta un'esperienza comu-
nitaria capace di far dimenticare la routine quotidiana, di distogliere la mente dell'an-
ziano dall'essere troppo occupato in tristi preoccupazioni. Cantare fa bene all'apparato
respiratorio e a quello digestivo e può influire positivamente sullo stato generale di
salute; si aiuterà dunque l'ospite a prendere atto della propria respirazione, alla base
della produzione canora, e a coprire il tono muscolare (teso/rilassato) ad essa corri-
spondente. Spesso il canto, spiega Delicati, è finalizzato al recupero della "memoria
sonora": il canto è il linguaggio degli affetti, delle emozioni e della memoria, è un
mezzo per creare la motivazione al narrare, al raccontare e al raccontarsi. ((CCoonnttiinnuuaa)) ____________________
11)) FF.. PPaassttoorree,, LLEE PPRROOBBLLEEMMAATTIICCHHEE DDEELLLLAA VVeecccchhiiaaiiaa,, ppaagg..1188 ee 1199 -- AA..II..TT..WW.. eedd.. SSAA.. 22000044 ––
SSccaarriiccaabbiillee iinn ee--bbooookk ssuu GGooooggllee ppllaayy,, ccoodd.. GGGGKKEEYY::KK66CC99CCHH88SSWW33QQ EE
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
MMAAMMMMAA,, LLII TTUURRCCHHII!! .. .. ..
DDaa ““LLEE OOPPIINNIIOONNII EERREETTIICCHHEE”” ddii MM..RRaalllloo
“Mamma, li turchi…” gridavano gli abitanti delle
zone rivierasche della Sicilia e dell‟Italia meridionale
quando – nel ‟400 e‟500 dello scorso millennio – le no-
stre coste erano sovente visitate dai pirati “barbare-
schi”. Era un grido di terrore, perché gli scorridori erano
soliti abbandonarsi ad ogni bassezza: distruggevano, in-
cendiavano, uccidevano, torturavano, violentavano e,
alla fine,si portavano dietro i sopravvissuti, per venderli
poi ai mercati degli schiavi di Algeri, di Tunisi, di Tri-
poli.
Naturalmente, i pirati non appartenevano ai ranghi
ufficiali dell‟Impero Ottomano. Erano – se così posso
dire – dei “privati” provenienti dalle colonie turche del
Nordafrica, che sbarcavano il lunario come meglio po-
tevano. Fatto sta – comunque – che il fenomeno delle
scorrerie “moresche” incominciò a scemare dal 1571,
quando a Lepanto le navi della Lega Santa (formata
dagli Stati preunitari italiani) infersero un colpo duris-
simo alla flotta da guerra ottomana. In forma attenuata,
comunque, la cosa andò avanti ancòra per un bel pez-
zo, fino ai primi decenni dell‟800, quando ebbe inizio il
lento ritiro turco dall‟Europa Orientale. E qui mi fermo,
prima di essere trascinato nel gorgo delle rievocazioni
storiche: dalle spedizioni antipirati del comandante tra-
panese Francesco Tedesco (1794), fino alla rivolta po-
polare di Palermo contro la missione di propaganda
della flotta turca (1799).
Perché questa lunga premessa di carattere storico?
Semplicemente per ricordare – nel momento in cui si
celebra l‟accordo “storico” per i migranti fra la Turchia
e l‟UE – che la Turchia non appartiene all‟Europa, e che
– anzi – è storicamente nemica dell‟Europa. Con una
sola parentesi: quella del governo illuminato del ditta-
tore laico Kemal Atatürk, che voleva europeizzare la
Turchia liberandola dal retaggio dell‟islamismo. Mor-
to Atatürk (1938), la Turchia ha iniziato a scivolare len-
tamente verso una restaurazione islamica, passo dopo
passo, fino a raggiungere l‟apice in questi ultimi anni
con il governo del fondamentalista musulmano (ancor-
ché “moderato”) Recep Erdoğan. In ogni caso – ricordo
a chi ha dimenticato la storia – basterebbe una ripassa-
tina di geografia: uno sguardo ad una qualunque carta
geografica mostrerà agli immemori che la Turchia fa
parte dell‟Asia e non dell‟Europa. Vero è che occupa
ancòra un lembo di territorio europeo (Costantinopoli e
un pezzettino di Tracia orientale) ma, con ogni eviden-
za, ciò è soltanto il rimasuglio di un Risorgimento bal-
canico non portato alle sue ultime e logiche conclusioni.
Veniamo, dunque, all‟accordo “storico”.Cosa preve-
de? Innanzitutto, una barca di quattrini: 3 miliardi di eu-
ro sùbito, più altri 3 in arrivo, che l‟Unione verserà al
governo di Ankara nel presupposto che le somme vengano
utiizzate per assistere i profughi. Ma allora – mi permetto di
obiettare – invece di riempire di soldi il dispotico governo di
Erdoğan, perché non versare la somma all‟organizzazione
dell‟ONU che assiste profughi e rifugiati (l‟UNHCR) in tutto
il mondo?
Andiamo avanti. La Turchia si riprenderà un numero X
di immigrati irregolari sbarcati in Grecia. Ma – attenzione –
per ogni immigrato irregolare espulso dal territorio europeo,
l‟UE sarà obbligata ad accogliere un immigrato che, agli
occhi del governo turco, sarà considerato regolare. Quindi,
l‟accordo “storico” non toglierebbe un solo immigrato dal
territorio europeo. Solamente un avvicendamento, alla pari.
Ma questo sarebbe già un risultato eccezionale, perché il
medesimo accordo – sempre più “storico” – prevede l‟abo-
lizione dei visti per i cittadini turchi che vogliano “viaggia-
re” nell‟Unione Europea.
Tradotto dall‟ipocrisia del linguaggio diplomatico, ciò
significa il completo spalancamento delle frontiere europee
ai migranti turchi, che dal prossimo 30 giugno potranno in-
vadere legalmente l‟Europa, da perfetti “regolari”. Quanti
abitanti ha la Turchia? Circa 80 milioni. Senza contare i
“turcofoni”, cioè coloro che parlano una lingua di ceppo tur-
co pur abitando in uno Stato diverso, e che possono richie-
dere un passaporto turco: lo ha deciso Erdoğan, per motivi
che sarebbe difficile sintetizzare in poche righe. Quindi, per
“permutare” poche migliaia di profughi accampati fra un
confine e l‟altro dei Balcani, apriremo le porte a 80 milioni
di turchi, più gli eventuali turcofoni. Bell‟affare davvero.
Ma non è finita qui, perché lo storicissimo accordo pre-
vede anche (punto 8° del trattato) che venga rilanciato il
“processo di adesione” della Turchia all‟Unione Europea.
Siamo alla follìa. Perché, allora, non portare in Europa an-
che il Califfato? Si farebbe prima, e si eviterebbero anche
tante piccole ipocrisie. Non c‟è che dire. Si tratta di un even-
to storico: mezzo millennio dopo la Battaglia di Lepanto, la
Turchia ha sconfitto l‟Europa intera. E senza sparare un so-
lo colpo di cannone.
La battaglia di Lepanto detta anche delle Echinadi - Scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, tra le flotte musulmane dell'Imp.ottomano e quelle cristiane.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
______________________________________________________
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44)) SSiicchheellggaaiittaa,, ffiigglliiaa ddii GGuuaaiimmaarriioo IIVV ee ssppoossaa ddeell GGuuiissccaarrddoo,, ccrreeaattrriiccee ddeellllaa SSccuuoo--
llaa mmeeddiiccaa SSaalleerrnniittaannaa.. DDoonnnnaa ddii ggrraannddee ccuullttuurraa ee ffeerrmmoo ccaarraatttteerree,, sseeppppee aaffffeerr--
mmaarree llaa pprroopprriiaa ppeerrssoonnaalliittàà aa ccoorrttee eedd eesseerrcciittaarree uunnaa nnootteevvoollee iinnfflluueennzzaa ssuullll’’ee--
nneerrggiiccoo mmaarriittoo,,cchhee aaccccoommppaaggnnòò ssppeess--ssoo nneeii ssuuooii vviiaaggggii ddii ccoonnqquuiissttaa..
55)) RRoobbeerrttoo iill GGuuiissccaarrddoo,, RRoobbeerrttoo dd'' AAllttaavviillllaa,, ddeettttoo iill GGuuiissccaarrddoo (( ll''AAssttuuttoo )),, iinn
llaattiinnoo RRoobbeerrttuuss GGuuiissccaarrdduuss oo VViissccaarrdduuss,,HHaauutteevviillllee--llaa--GGuuiicchhaarrdd,, 11002255 cciirrccaa,, mmoorr--
ttoo aa CCeeffaaffaalloonniiaa,, iill 1177 lluu--gglliioo 11008855,,èè ssttaattoo uunnccoonnddoottttiieerroo nnoorrmmaannnnoo..SSeessttoo ffiigglliioo
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ffuu iinnvveessttiittoo ddaa ppaappaa NNiiccccoollòò IIII ddeell ttiittoolloo ddii dduuccaa ddii PPuugglliiaa,, CCaallaabbrriiaa ee SSiicciilliiaa..
66)) TToommmmaassoo GGuuaarrddaattii,, ddeettttoo MMaassuucccciioo,, ffuu uunnoo ddeeii ttrree ffiiggllii ddii MMaarrgghheerriittaa ((MMaarrggaa
rriitteellllaa)) MMaarriiccoonnddaa ee ddii LLooiissee,,ddeellllaa nnoobbiillee ffaammiigglliiaa ssoorrrreennttiinnaa ddeeii GGuuaarrddaattii,, ttiittoo
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nnoo ee ppoosssseedduuttoo ffiinn ddaall 11118811 ddaall ccaappoossttiippiittee ddeellllaa ffaammiigglliiaa GGiiaaccoommoo..IIll GGuuaa ddaattii
nnaaccqquuee aa SSaalleerrnnoo,, mmeennoo pprroobbaabbiillmmeennttee aa SSoorrrreennttoo,, aattttoorrnnoo aall 11441100,, ssoottttoo iill
sseeggnnoo ddeellll''AArriieettee,,ccoommee rriiccoorrddaa eeggllii sstteessssoo nneell NNoovveelllliinnoo,, dduunnqquuee,,ttrraa mmaarrzzoo ee
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nnoo.. IIll ffrraatteelllloo FFrraanncceessccoo ffuu mmeeddiiccoo,, llaa ssoorreellllaa IIppppoolliittaa ssppoossòò iill ddoottttoorree iinn lleeggggee
BBeerrnnuucccciioo QQuuaarraannttaa,, ddii CCaavvaa ddee'' TTiirrrreennii..DDaattaa ee lluuooggoo ddii nnaasscciittaa ssii rriiccaavvaannoo ddaa
ccoonnggeettttuurree ssuull ppaaddrree ee ssuull nnoonnnnoo mmaatteerrnnoo,, iill nnoobbiillee ssaalleerrnniittaannoo TToommmmaassoo MMaarrii--
ccoonnddaa.. IIll ppaaddrree ssii eerraa iinnffaattttii ttrraassffeerriittoo aa SSaalleerrnnoo ppeerr rriiccoopprriirree iill rruuoolloo ddii sseeggrree--
ttaarriioo ddii RRaaiimmoonnddoo OOrrssiinnii,, cchhee nneell 11443399 eerraa ssttaattoo nnoommiinnaattoo pprriinncciippee ddeellllaa cciittttàà
ddaa AAllffoonnssoo dd'' AArraaggoonnaa.. LLooiissee ssii ssttaabbiillìì iinn ccoonnttrraaddaa PPllaannoo mmoonnttiiss,, aalllloorraa qquuaarr--
ttiieerree rreessiiddeennzziiaallee ddeellllaa cciittttàà,, ee ffuu iinncclluussoo ttrraa ii nnoobbiillii ddeell ""sseeggggiioo"" ddeell CCaamm--ppoo..
77)) èè uunnaa rraaccccoollttaa ddii cciinnqquuaannttaa nnoovveellllee ddiivviissee iinn cciinnqquuee ppaarrttii,, ppuubbbblliiccaattaa ppoossttuummaa
nneell 11447766..LLaa ssuuaa sstteessuurraa èè ssttaattaa aattttrriibbuuiittaa aa MMaassuucccciioo SSaalleerrnniittaannoo,, iill qquuaallee èè
mmoorr--ttoo uunn aannnnoo ddooppoo llaa ppuubbbblliiccaazziioonnee ddeellll'' ooppeerraa.. IInnffaattttii,, llaa mmaaggggiioorr ppaarrttee ddii
qquueessttii rraaccccoonnttii eerraannoo ggiiàà ssttaattii ssccrriittttii ee ppuubbbblliiccaattii ssiinnggoollaarrmmeennttee ddaa MMaassuucccciioo
ttrraa iill 11445500 ee iill 11445577.. LLaa lliinngguuaa ddeell NNoovveelllliinnoo ssii ddiissttaaccccaa ddaallllaa ttiippiiccaa pprroossaa ttoo--
ssccaannaa ppeerr ll'' uuttiilliizzzzoo ddii tteerrmmiinnii ddiiaalleettttaallii nnaappoolleettaannii ee llaattiinniissmmii,, cchhee ssii nnttoonnaannoo
ppeerrffeettttaammeennttee aallllee aattmmoossffeerree ddeeii rraaccccoonnttii.. IIll tteessttoo ddeell NNoovveelllliinnoo,, iimmpprreeggnnaattoo ddii
ffoorrttee ccaarraatttteerree aannttiicclleerriiccaallee,, ffiigguurraa nneell pprriimmoo IInnddiiccee ddeeii lliibbrrii pprrooiibbiittii pprroommuullggaattoo
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ssoonnoo llee sseegguueennttii::
LLaa pprriimmaa ffaa rriiffeerriimmeennttoo aaggllii eecccclleessiiaassttiiccii ppooccoo oorrttooddoossssii oo ccoorrrroottttii,, oo llee ccuuii
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LLaa sseeccoonnddaa ppaarrttee ttrraattttaa ddii mmaarriittii ggeelloossii ccoonn mmooggllii iinnffeelliiccii ttrraattttaattee mmaallee ee
ssppeessssoo ppiicccchhiiaattee,, ccoorrtteeggggiiaattee ee ccoonnqquuiissttaattee ddaa uunn aammaannttee ccoonn ll''aassttuuzziiaa.. VViieennee
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pprroovvooccaattoo llee vvooccii pprroovveenniieennttii ddaa NNaappoollii..
AANNTTIICCAA CCIITTTTAA‟‟ AAρρχχααίίαα ππόόλλιιςς
AAnnttiiccaa cciittttàà,, ddoovvee aanniimmee ggrraannddii hhaannnnoo iinncciissoo llaa lloorroo oommbbrraa ssuullllee vveecccchhiiee mmuurraa ddeell cceennttrroo,, rraaccccoonnttaammii ddeell vveennttoo ddeellllaa ttuuaa ssttoorriiaa,, mmeennttrree iill mmiioo ssgguuaarrddoo rriivvoollggoo vveerrssoo iill mmaarree ee mm‟‟uubbrriiaaccoo aannccoorraa
ddeell ssuuccccoo ddeellll‟‟aauurroorraa!!
BBaassttaa uunn ccoorrnnoo ddii lluunnaa ee ttuuttttii,, lluunnggoo llaa mmaarriinnaa,, llii vveeddii ccaavvaallccaarree:: aavvaannttii ccoorrrree AArreecchhii
((11))
sseegguuiittoo ddaa AAggiissuullffoo,,((22))
mmeennttrree aa ssaannttaa LLuucciiaa,, ssuull ccoorrppoo ddeell ppaaddrree mmaarrttoorriiaattoo,,
((33))
ccoonnttiinnuuaa llaa bbeellllaa GGaaiittaa ((44))
iill ssuuoo ppiiaannttoo....
DDiieettrroo ddii lleeii,, ppoosssseennttee,, ll‟‟oommbbrraa ddeell GGuuiissccaarrddoo,,
((55))
cchhee gguuaarrddaa ttoorrvvoo llaa rraaddaa,, ssttrriinnggeennddoo nneell ppuuggnnoo llaa ssppaaddaa..
SSiilleennzziioossaa,, ll‟‟oommbbrraa ddeell MMaassuucccciioo((66))
aattttrraavveerrssaa oorraa PPoorrttaa RRootteessee ee rreessppiirraannddoo ll‟‟aarriiaa ddeell mmaattttiinnoo,, rriilleeggggee,, ppaassssoo ppaassssoo,, iill NNoovveelllliinnoo..
((77))
CCoonn llaa ssuuaa gguuaarrddiiaa ssppaaggnnoollaa ccoorrrree aannccoorraa llaa rreeggiinneellllaa
((88))
mmeennttrree,, ddaallllaa CCaarrnnaallee,, ((99))
vviiggiillaa IIppppoolliittoo
((1100)) ssuullllaa cciittttàà..
QQuuaannddoo ccoommppaarree iill ssooll ssuullllaa mmaarriinnaa,, ssvvaanniissccoonnoo ccooll vveennttoo ddii sscciirrooccccoo;; rriittoorrnneerraannnnoo aa sseerraa ssuullllaa bbaanncchhiinnaa,, aa rraaccccoonnttaarree aannccoorraa llaa lloorroo ssttoorriiaa,, ffiinncchhéé nneellll‟‟uuoommoo rriimmaarrrràà mmeennoorriiaa..
________________ 11)) AArreecchhii IIII,, qquuiinnddiicceessiimmoo dduuccaa ddii BBeenneevveennttoo,, aassssuunnssee nneell 775588,, ppeerr uunn aattttoo ddii aauuttoo rriittàà ddeell rree DDeessiiddeerriioo,, iill ggoovveerrnnoo ddii uunnoo ddeeii ppiiùù vvaassttii dduuccaattii ddeell rreeggnnoo ddeeii LLoonnggoobbaarrddii.. DDii ppooii,, pprriinncciippee ddii SSaalleerrnnoo.. 22)) AAggiissuullffoo.. ffiieerroo aavvvveerrssaarriioo ddeeii ssaarraacceennii ddii AAbbdduullllàà.. NNeell 997744,, ll''uullttiimmoo ddeeii ddaauuffeerriiddii,,ffuu
ddeettrroonniizzzzaattoo ddaall ffrraatteelllloo LLaannddoollffoo..
33)) GGuuaaiimmaarriioo IIVV,, uucccciissoo ddaaii ccooggnnaattii ssuullllaa ssppiiaaggggiiaa ddii SS..LLuucciiaa..FFiigguurraa ddii pprriimmoo ppiiaannoo ddeeii
LLoonn--ggoobbaarrddii,, nneellllaa ffaassee ssttoorriiccaa aa ccaavvaalllloo ffrraa llaa ffiinnee ddeell ddoommiinniioo bbiizzaannttiinnoo nneell
MMeezzzzooggiioorrnnoo
LL’’AANNGGOOLLOO DDEELL CCUUOORREE
DDaa ““χχρρòòννοο ““
SSiillllooggee ddii FFrraannccoo PPaassttoorree ((eebbooookk cod. GGKEY:BECCLSTGQT0 E )
- 4 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
EEll CCiidd,, cchhee aassccoollttaavvaa ccoonn mmoollttaa aatttteennzziioonnee ii ssuuggggee--
rriimmeennttii ee ggllii ssppuunnttii ddeellllee ssuuee ttrruuppppee,, uussòò tteeccnniicchhee ddii ddii--
ssttrraazziioonnee ppeerr ccaattttuurraarree llaa cciittttàà ddii CCaasstteejjóónn ccoommee ddeessccrriitt--
ttoo nneell CCaannttaarr ddee MMiioo CCiidd,, tteessttoo iinn ccuuii ll''uuoommoo cchhee ffuunn--
ggeevvaa ddaa ssuuoo ppiiùù pprroossssiimmoo ccoonnssiigglliieerree,, iill ssuuoo vvaassssaalllloo ÁÁll--
vvaarr FFááññeezz,, vviieennee iinnddiiccaattoo ccoonn ll''aappppeellllaattiivvoo ddii MMiinnaayyaa
((cchhee vvuuooll ddiirree MMiioo ffrraatteelllloo,, ppaarroollaa ssppaaggnnoollaa ccoommppoossttaa
ffoorrmmaattaa ddaall ppoosssseessssiivvoo MMii ((MMiioo)) ee AAnnaaiiaa,, ppaarroollaa bbaassccaa
ppeerr ffrraatteelllloo)),, aanncchhee ssee lloo ssttoorriiccoo ÁÁllvvaarr FFááññeezz rriimmaassee iinn
CCaassttiigglliiaa ccoonn AAllffoonnssoo VVII..
CCoonnssiiddeerraattee nneell lloorroo ccoommpplleessssoo,, qquueessttee pprraattiicchhee
rriivveellaannoo uunn ccoommaann--ddaannttee iissttrruuiittoo ee iinntteelllliiggeennttee,, ccaappaaccee
ddii aattttiirraarree ee iissppiirraarree bbuuoonnii ssuubboorrddiinnaattii,, ee cchhee ssii ssaarreebbbbee
ccoonnqquuiissttaattoo uunnaa ggrraannddee lleeaallttàà ddaa ppaarrttee ddeeii ssuuooii sseegguuaaccii,,
ccoommpprreessii qquueellllii cchhee nnoonn eerraannoo ccrriissttiiaannii.. FFuurroonnoo qquueessttee
qquuaalliittàà,, uunniittee aallllee lleeggggeennddaarriiee ccaappaacciittàà mmaarrzziiaallii ddeell CCiidd,,
cchhee ccoossttiittuuiirroonnoo llee bbaassii ddeellllaa ssuuaa rreeppuuttaazziioonnee ddii ccoonnddoott--
ttiieerroo iinnvviinncciibbiillee iinn bbaattttaagglliiaa..
EEll CCiidd,, cchhee aassccoollttaavvaa ccoonn mmoollttaa aatttteennzziioonnee ii ssuuggggeerrii--
mmeennttii ee ggllii ssppuunnttii ddeellllee ssuuee ttrruuppppee,, uussòò tteeccnniicchhee ddii ddii--
ssttrraazziioonnee ppeerr ccaattttuurraarree llaa cciittttàà ddii CCaasstteejjóónn ccoommee ddeessccrriitt--
ttoo nneell CCaannttaarr ddee MMiioo CCiidd,, tteessttoo iinn ccuuii ll''uuoommoo cchhee ffuunnggee--
vvaa ddaa ssuuoo ppiiùù pprroossssiimmoo ccoonnssiigglliieerree,, iill ssuuoo vvaassssaalllloo ÁÁllvvaarr
FFááññeezz,, vviieennee iinnddiiccaattoo ccoonn ll''aappppeellllaattiivvoo ddii MMiinnaayyaa ((cchhee
vvuuooll ddiirree MMiioo ffrraatteelllloo,, ppaarroollaa ssppaaggnnoollaa ccoommppoossttaa ffoorrmmaa--
ttaa ddaall ppoosssseessssiivvoo MMii ((MMiioo)) ee AAnnaaiiaa,, ppaarroollaa bbaassccaa ppeerr
ffrraatteelllloo)),, aanncchhee ssee lloo ssttoorriiccoo ÁÁllvvaarr FFááññeezz rriimmaassee iinn CCaa--
ssttiigglliiaa ccoonn AAllffoonnssoo VVII..
CCoonnssiiddeerraattee nneell lloorroo ccoommpplleessssoo,, qquueessttee pprraattiicchhee
rriivveellaannoo uunn ccoommaannddaannttee iissttrruuiittoo ee iinntteelllliiggeennttee,, ccaappaa--
ccee ddii aattttiirraarree ee iissppiirraarree bbuuoonnii ssuubboorrddiinnaattii,, ee cchhee ssii
ssaarreebbbbee ccoonnqquuiissttaattoo uunnaa ggrraannddee lleeaallttàà ddaa ppaarrttee ddeeii
ssuuooii sseegguuaaccii,, ccoommpprreessii qquueellllii cchhee nnoonn eerraannoo ccrriissttiiaannii..
FFuurroonnoo qquueessttee qquuaalliittàà,, uunniittee aallllee lleeggggeennddaarriiee ccaappaacciittàà
mmaarrzziiaallii ddeell CCiidd,,cchhee ccoossttiittuuiirroonnoo llee bbaassii ddeellllaa ssuuaa rree--
ppuuttaazziioonnee ddii ccoonnddoottttiieerroo iinnvviinncciibbiillee iinn bbaattttaagglliiaa..
CCoommuunnqquuee,, BBaabbiieeccaa ddiivveennnnee uunn ggrraannddee ccaavvaalllloo ddaa
gguueerrrraa,, ffaammoossoo ttrraa ii CCrriissttiiaannii,,tteemmuuttoo ddaaii mmoorrii ee aammaa--
ttoo ddaall CCiidd,, cchhee ppaarree aabbbbiiaa cchhiieessttoo cchhee BBaabbiieeccaa ffoossssee
sseeppppeelllliittoo ccoonn lluuii nneell mmoonnaasstteerroo ddii SSaann PPeeddrroo ddee
CCaarrddeeññaa.. IIll ssuuoo nnoommee èè mmeennzziioonnaattoo iinn ddiivveerrssii rraacc--
ccoonnttii ee ddooccuummeennttii ssttoorriiccii,, ttrraa ccuuii IIll LLaammeennttoo ddeell CCiidd..
LL''aarrmmaa ttrraaddiizziioonnaallmmeennttee iiddeennttiiffiiccaattaa ccoommee llaa
ssppaaddaa ddeell CCiidd,, cchhiiaammaattaa TTiizzoonnaa,, èè ssttaattaa iinn mmoossttrraa aall
MMuusseeoo ddeellll''EEsseerrcciittoo ddii TToolleeddoo ppeerr mmoollttii aannnnii.. NNeell
11999999 vveennnneerroo eeffffeettttuuaattee ddeellllee aannaalliissii cchhee ccoonnffeerrmmaa--
rroonnoo cchhee llaa llaammaa eerraa ssttaattaa rreeaa--
lliizzzzaattaa nneellllaa CCoorrddoovvaa mmoorreessccaa
ddeellll''XXII sseeccoolloo ee cchhee ccoonntteenneevvaa
uunnaa cceerrttaa qquuaannttiittàà ddii aacccciiaaiioo ddii
ddii DDaammaassccoo,,ffaacceennddoo pprreessuuppppoorr--
rree cchhee ppootteessssee vveerraammeennttee eessssee--
rree llaa ssppaaddaa oorriiggiinnaallee ddeell ccoonn--
ddoottttiieerroo..
NNeell 22000077 llaa CCoommuunniittàà aauuttoonnoommaa ddii CCaassttiigglliiaa ee
LLeeóónn aaccqquuiissttòò llaa ssppaaddaa ppeerr 11,,66 mmiilliioonnii ddii EEuurroo,, eedd èè
aattttuuaallmmeennttee eessppoossttaa aall mmuusseeoo ddii BBuurrggooss.. EEll CCiidd eebbbbee
aanncchhee uunnaa ssppaaddaa cchhiiaammaattaa CCoollaaddaa..
““BBrriillllaa ll‟‟ aacccciiaaiioo llìì nneellllaa ssiièèrrrraa‚‚
iill ccaammppeeaaddoorr nnoonn tteemmee llaa gguueerrrraa..
gguuaarrddaa eeii aavvaannttii,, aall ssuuoo ddeessttiinnoo::
cc‟‟èè ssoolloo HHiimmeennaa ssuull ssuuoo ccaammmmiinnoo..
LLoo ssgguuaarrddoo dduurroo,, iill nneemmiiccoo iimmppaazzzzaa‚‚
iill CCiidd iimmppaavviiddoo pprroocceeddee ee aammmmaazzzzaa..
IIll bbrraacccciioo èè ffeerrmmoo‚‚ ccoommee llaa ffeeddee::
nnuullllaa ssii ppuuòò ccoonnttrroo cchhii ccrreeddee..
................................................................................................
AAnnccoorraa ooggggii,, ttuu ooddii iinn CCaassttiigglliiaa,,
oollttrree BBuurrggooss eedd oollttrree SSiivviigglliiaa,,
llaa ccaannzzoonnee ddeell CCiidd ccaannttaarr,,
ddeeddiiccaattaa aa RRuuyy ddee VViivvaarr..
LLaa ssuuaa ssttoorriiaa,, ddiivveennuuttaa lleeggggeennddaa,,
aa SSaaggrraattaass eedd iinn ttuuttttaa llaa SSppaaggnnaa,,
èè uunn mmiittoo,, èè ffoorrzzaa cchhee iinnsseeggnnaa
llaa ggiiuussttiizziiaa,, iill vvaalloorr ee ll‟‟oonnoorr””..
EELL CCIIDD CCAAMMPPEEAADDOORR ((IIII PPAARRTTEE)) DDII FFRRAANNCCOO PPAASSTTOORREE
ebook cod. GGKEY:W38KJCG48BD E
stampa sbn IT\ICCU\PUV\1385163 – SA 2014
- 5 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Ebbene sì, prendetemi pure per necrofilo se ritorno sul-
l‟argomento (Cf La Vita scolastica n. 12/96); fate pure i
classici ed efficaci scongiuri secondo il sesso, ma la re-
golamentazione dei permessi per lutto "mi fa venire un
nervoso, ma un nervoso", come dicono le neo-ricche (io
uso espressioni più forti e colorite)..
Sappiamo che il Contratto del ‟95, col regolamentare la
morte, ebbe anche un aspetto cimiteriale: l‟art. 21 sui per-
messi retribuiti recitava: " Al dipendente della scuola con
contratto di lavoro a tempo indeterminato sono concessi,
sulla base di idonea documentazione, permessi retribuiti
per i seguenti casi:
· lutti per perdita del coniuge, di parenti entro il secondo
grado e di affini di primo grado: gg. 3 consecutivi per e-
vento."
Gli estensori del nuovo Contratto „99, sforzandosi fino a
prodursi le emorroidi, hanno eliminato -incredibile dictu
- la parola "consecutivi".
Siccome i parenti fino al secondo grado sono i genitori,
i nonni, i figli, i fratelli, i nipoti (di nonni), e gli affini di
primo grado sono i suoceri, i generi e le nuore, restano
esclusi dal beneficio i bisnonni, gli zii, i cugini, i nipoti(di
zii) per i parenti, e i cognati, i nonni (del coniuge), gli zii
per gli affini.
Pertanto, se torna alla casa del Padre uno di questi ulti-
mi, il "dipendente della scuola con contratto a tempo in-
determinato" (quello a tempo determinato non viene men-
zionato, perché frutto di germinazione spontanea e, quin-
di, senza famiglia né parenti) non può assentarsi, ma limi-
tarsi ad inviare un telegramma di "Sentite condoglianze".
Se poi dovesse accadere – accade! – che il de cuis era
convivente, il predetto dipendente della scuola con con-
tratto di lavoro a tempo indeterminato dovrà lasciare a
casa il morto e l‟afflitta parentela e recarsi a scuola per
dovere contrattuale. Ora, in una nazione come la nostra dove "nozze, tribu-
nali ed are" non fanno parte nemmeno del POF, ma sono
tut-t‟al più un eventuale ampliamento dell‟Offerta Forma-
tiva, un optional e non fattori di civiltà, indicatori di mo-
ralità, indici di qualità della vita, l‟essere stati più stupidi
che ir-riguardosi verso "sora nostra Morte corporale,/ da
la qua-le nullo omo vivente po‟ scampare" (nemmeno gli
autori del citato art. 21), non deve meravigliare più di tan-
to.
Ciò che fa "venire il nervoso" è che se un nipote, un co-
gnato o un cugino (dalle mie parti è fratello-cugino, per il
Contratto parente di IV grado) te lo trovi tra i candidati di
un concorso ti è vietato di far parte della Commissione
esaminatrice. Si legge, infatti, nell‟ultimo bando, così co-
me in tutti i precedenti, che "Non possono far parte della
commissione giudicatrice coloro che siano legati da vin-
colo di parentela o affinità fino al IV grado".
Orbene, se questa limitazione ha un senso, vuol dire che i
rapporti con questi parenti e affini sono stretti e affet-
tuosi e puoi agevolarli nel giudizio: Come mai, dunque,
quando gli stessi muoiono debbono subire una illacri-
mata sepoltura?
Leggiamo poi nella recente legge n. 53/2000 che: "Le
disposizioni dell‟art. 33 della legge n. 104/92 si appli-
cano anche […] ai familiari lavoratori, con rapporto di
lavoro pubblico o privato, che assistono con continuità
e in via esclusiva un parente o un affine entro il terzo
grado portatore di handicap, ancorché non convivente" .
Se ho ben capito, ciò vuol dire che chi ha un parente o
un affine di terzo grado, ancorché non convivente (!),
può fruire dei benefici di legge (precedenza nei trasfe-
rimenti, utilizzazioni, permessi retribuiti e quant‟altro)
fino alla sua morte. Appena esalato l‟ultimo respiro non
si ha, infatti, nemmeno la possibilità di seppellirlo (il
Contratto non specifica chi dovrà curare le pratiche fu-
nebri: l‟apposito servizio comunale? la Caritas? gli stes-
si estensori dell‟art. 21? )
E‟ proprio il caso di dire "Guai a chi muore!". Per
completezza di informazione riporto altre due norme
che riguardano parenti e affini e che dimostrano come
la norma in esame sia frutto di un sublime atto di stu-
pidità eccelsa.
La prima, una circolare del Ministero del Lavoro,
chiarisce che " i collaboratori familiari (il coniuge,i pa-
renti entro il 3° grado, gli affini entro il 2° grado) sono
esclusi dalla tipologia generale dei lavoratori beneficiari
della tutela antinfortunistica e di igiene di cui al D.Lvo
n. 626 e successive modifiche".La seconda è una dispo-
sizione dell‟INPS che,trattando del versamento dei con-
tributi assicurativi, precisa che:" In genere il rapporto di
lavoro con il gestore non è configurabile come di natura
dipendente se vi è un grado di parentela entro il 3° gra-
do". A questo punto non mi pare ci possano essere
dubbi: o i permessi si adeguano ai vincoli o questi a
quelli; così facimme „e persone serie almeno quanno se
parla e morte. Ma la norma che pretende di regolamen-
tare l‟aldilà nell‟aldiqua, non è poi così chiara.Infatti:
- se il parente muore lontano, il viaggio è compreso nei
tre giorni o no?
- se, per un accidente, muoiono due parenti contempo-
raneamente, si ha diritto a tre o sei giorni?
- se il parente muore di pomeriggio, il giorno della
dipartita è incluso o scorporato?
- se invece del coniuge muore il convivente? e se questo
è dello stesso sesso, ci dobbiamo rifare alle norme pro-
gay dell‟Europa o no?
Ed, infine, qual è l‟idonea documentazione?
L‟attestazione del sagrestano sulla presenza commos-
sa alle esequie è sufficiente?
(Continua a pag.7)
II LL LL AA CC RR II MM AA TT AA SS EE PP OO LL TT UU RR AA dd ii RR ee nn aa tt oo NN ii cc oo dd ee mm oo Uom, se’ tu grande o vil?/ Muori e il saprai (Alfieri)
Te lo dirà il Contratto-Scuola (n.d.a.)
- 6 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
IILL TTEEAATTRROO RROOMMAANNOO aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
LLaa ppaarroollaa ccoommmmeeddiiaa èè ttuuttttaa ggrreeccaa:: κκωωμμῳῳδδίίαα,, ""ccoommooddììaa"",, iinnffaattttii,, èè ccoommppoossttaa ddaa κκῶῶμμοοςς,, ""KKòòmmooss"",, ccoorrtteeoo ffeessttiivvoo ee
ᾠᾠδδήή,,""ooddèè"",, ccaannttoo.. DDii qquuii iill ssuuoo iinnttiimmoo lleeggaammee ccoonn iinnddiiccaa llee aannttiicchhee ffeessttee pprrooppiizziiaattoorriiee iinn oonnoorree ddeellllee ddiivviinniittàà
eelllleenniicchhee,, ccoonn pprroobbaabbiillee rriiffeerriimmeennttoo aaii ccuullttii ddiioonniissiiaaccii .. NNeeggllii uullttiimmii ddeecceennnnii ddeellllaa rreeppuubbbblliiccaa,, ssii aassssiissttee aa uunnaa
ggrraannddee ccrreesscciittaa ddii iinntteerreessssee vveerrssoo iill tteeaattrroo,, cchhee oorrmmaaii nnoonn ccooiinnvvoollggee ppiiùù ssoolloo ggllii ssttrraattii ppooppoollaarrii,, mmaa aanncchhee llee ccllaassssii
mmeeddiiee ee aallttee,, ee ll''éélliittee iinntteelllleettttuuaallee.. CCiicceerroonnee,, aappppaassssiioonnaattoo ffrreeqquueennttaattoorree ddii tteeaattrrii,, ccii ddooccuummeennttaa iill ssoorrggeerree ddii
nnuuoovvee ee ppiiùù ffaassttoossee ssttrruuttttuurree,, ee ll''eevvoollvveerree ddeell ppuubbbblliiccoo rroommaannoo vveerrssoo uunn ppiiùù aaccuuttoo sseennssoo ccrriittiiccoo,, aall ppuunnttoo ddii
ffiisscchhiiaarree qquueeggllii aattttoorrii cchhee,, nneell rreecciittaarree iinn vveerrssii,, aavveesssseerroo ssbbaagglliiaattoo llaa mmeettrriiccaa.. AAccccaannttoo aallllee ccoommmmeeddiiee,, lloo
ssppeettttaattoorree llaattiinnoo ccoommiinncciiaa aadd aappppaassssiioonnaarrssii aanncchhee aallllee ttrraaggeeddiiee..
IIll ggeenneerree ttrraaggiiccoo ffuu aanncchh''eessssoo rriipprreessoo ddaaii mmooddeellllii ggrreeccii.. EErraa ddeettttaa ffaabbuullaa ccootthhuurrnnaattaa ((ddaa ccootthhuurrnnii,, llee ccaallzzaattuurree ccoonn
aallttee zzeeppppee ddeeggllii aattttoorrii ggrreeccii)) ooppppuurree ppaalllliiaattaa ((ddaa ppaalllliiuumm,, ccoommee ppeerr llaa ccoommmmeeddiiaa)) ssee ddii aammbbiieennttaazziioonnee ggrreeccaa..
QQuuaannddoo llaa ttrraaggeeddiiaa ttrraattttaavvaa ddeeii tteemmii ddeellllaa RRoommaa ddeellll''eeppooccaa,, ccoonn aalllluussiioonnii aallllee vviicceennddee ppoolliittiicchhee ccoorrrreennttii,, eerraa ddeettttaa
pprraaeetteexxttaa ((ddaallllaa ttooggaa pprraaeetteexxttaa,, oorrllaattaa ddii ppoorrppoorraa,, iinn uussoo ppeerr ii mmaaggiissttrraattii)).. EEnnnniioo,, MMaarrccoo PPaaccuuvviioo ee LLuucciioo AAcccciioo
ffuurroonnoo aauuttoorrii ddii ttrraaggeeddiiee,, nnoonn ppeerrvveennuutteeccii.. LL''uunniiccaa pprraaeetteexxttaa ((""OOccttaavviiaa"")) ggiiuunnttaa ffiinnoo aaii nnoossttrrii ggiioorrnnii èè uunn''ooppeerraa
ffaallssaammeennttee aattttrriibbuuiittaa aa LLuucciioo AAnnnneeoo SSeenneeccaa,, ccoommppoossttaa ppooccoo ddooppoo llaa mmoorrttee ddeellll''iimmppeerraattoorree NNeerroonnee..
IIll mmaassssiimmoo ddeeii ttrraaggiiccii llaattiinnii ssii rriittiieennee ssiiaa ssttaattoo AAcccciioo,, iill qquuaallee,, oollttrree aa ssccrriivveerree uunnaa qquuaarraannttiinnaa ddii ttrraaggeeddiiee
dd''aarrggoommeennttoo ggrreeccoo,, ssii aavvvveennttuurròò nneellllaa ccoommppoossiizziioonnee ddii dduuee pprraaeetteexxttaaee:: BBrruuttoo ee DDeecciiuuss,, ttrraatttteeggggiiaannddoo ii ccaarraatttteerrii ddii
dduuee eerrooii rreeppuubbbblliiccaannii rroommaannii.. SSeenneeccaa ssii ddiissttiinnssee ppeerr lloo ssppoossttaammeennttoo ddeell nnooddoo ttrraaggiiccoo,, ddaallllaa ttrraaddiizziioonnaallee
ccoonnttrraappppoossiizziioonnee ttrraa ll''uummaanniittàà ee llee nnoorrmmee ddiivviinnee,, aallllaa ppaassssiioonnee aauutteennttiiccaammeennttee ssggoorrggaattaa ddaall ccuuoorree uummaannoo..
Lucius Accius:: Filottete ((ffaabbuullaa praetexta -- cciirrccaa 7700 dd..CC..)) NNaaccqquuee ddaa ggeenniittoorrii lliibbeerrttii nneell 117700 aa..CC..;; èè iinncceerrttoo iill lluuooggoo ddii nnaasscciittaa:: ppoottrreebbbbee eesssseerree nnaattoo aa RRoommaa eedd eesssseerrssii ttrraassffeerriittoo
ssuucccceessssiivvaammeennttee aa PPeessaarroo iinn ooccccaassiioonnee ddii uunnaa aaddssccrriippttiioo nnoovvoorruumm ccoolloonnoorruumm,, ooppppuurree pprroopprriioo aa PPeessaarroo,, ddoovvee vviissssee ddaa ggiioovvaannee..
EEssoorrddìì ccoommee aauuttoorree ttrraaggiiccoo nneell 114400 aa RRoommaa ee llee ssuuee pprriimmee ooppeerree,, ppaarree,, ddeessttaarroonnoo iinnvviiddiiaa nneellll''aalllloorraa ppiiùù cceelleebbrree lleetttteerraattoo PPaaccuuvviioo,,
ppiiùù aannzziiaannoo ddii lluuii..VVeerrssoo iill 113355 vviissiittòò PPeerrggaammoo ppeerr ppootteerr mmeegglliioo ccoonnoosscceerree llaa ccuullttuurraa ggrreeccaa ddii qquueell ppeerriiooddoo.. TToorrnnaattoo aa RRoommaa
ddiivveennnnee uunnoo ddeeii pprriinncciippaallii eessppoonneennttii ddeell ccoolllleeggiiuumm ppooeettaarruumm ((CCoorrppoorraazziioonnee ddeeii ppooeettii)),, ttaannttoo ddaa rraaggggiiuunnggeerree uunnaa cceerrttaa nnoottoorriieettàà
ggiiàà aattttoorrnnoo aaii ttrreenntt''aannnnii..AAttttoorrnnoo aall 112200 rraaggggiiuunnssee ddeeffiinniittiivvaammeennttee llaa ffaammaa pprrooppoonneennddoossii nnoonn ssoolloo ccoommee tteeaattrraannttee,, ccoommee eerraa iinnvveeccee
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tteeaattrroo aadd eesssseerree ccoonnssiiddeerraattoo ppaarrttee iinntteeggrraannttee ddeellllaa lleetttteerraattuurraa..
UUnn ccuurriioossoo aanneeddddoottoo aa nnooii ggiiuunnttoo rriigguuaarrddaa llaa ssuuaa ppeerrssoonnaalliittàà oorrggoogglliioossaa,, cchhee lloo ssppiinnssee aaddddiirriittttuurraa aa rriicchhiieeddeerree cchhee vveenniissssee eerreettttaa
uunn''eennoorrmmee ssttaattuuaa aa ssuuaa ssoommiigglliiaannzzaa nneellllaa sseeddee ddeell ccoolllleeggiiuumm ppooeettaarruumm,, nnoonnoossttaannttee llaa ssuuaa bbaassssaa ssttaattuurraa;; aanncchhee aa ccaauussaa ddii qquueessttii
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ssuucccceessssiivvaammeennttee ddii ccrreeaarree aattttoorrnnoo aa sséé uunnaa rriissttrreettttaa aassssoocciiaazziioonnee ddii lleetttteerraattii sscceellttii ddaa lluuii sstteessssoo.. MMoorrìì vveerroossiimmiillmmeennttee aa RRoommaa
iinnttoorrnnoo aallll''8855 aa..CC..
TTRRAAMMAA DDEELLLLAA CCOOMMMMEEDDIIAA
Filottete, dopo essere stato morso al piede da un
serpente, fu abbandonato per ordine di Agamenno-
ne sull'isola di Lemno, per non sentire i suoi lamenti
ed il fetore che la ferita emanava; qui si prese cura di
lui il pastore Ifimaco. Fu successivamente raggiunto
da Ulisse e Diomede, che Agamennone aveva inviato
con l'ordine di recuperare le frecce di Ercole: senza
di esse, infatti, i Greci non avrebbero potuto espu-
gnare Troia.
Filottete fu convinto a lasciare l'isola e si imbarcò
per Troia, dove fu curato da Macaone.
SSIINNOOSSSSII::
Filottete (Philocteta) o Filottete sull'isola di Le-
mno ( Philocteta Lemnius ) è una tragedia latina, co-
thurnata).
L'opera, incentrata sulla figura di Filottete, è an-
data perduta e di essa restano alcuni frammentiti era
basata almeno in parte sul Filottete di Eschilo.
Accio predilesse i toni macabri, le personalità
esuberanti, le leggende truci in cui si muovono
funeste passioni dalle quali gli uomini sono tra-
volti.
IIll tteeaattrroo rroommaannoo
iinn VViillee EEuurrooppaa,, 3333 CCaasseerrttaa
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
ILLACRIMATE SEPOLTURE di R.Nicodemo
O dev‟essere integrata da quella del becchino sulla presen-
za alla tumulazione? Le autocertificazioni sono valide in
questi casi?
Un‟ultima considerazione; abbiamo le leggi più avanzate
del mondo in fatto di maternità e siamo il primo paese per
denatalità, auguriamoci che con queste norme restrittive
sulla morte possiamo, alla faccia di chi ci vuol male, cam-
pare più di mia suocera, la quale, per chi non lo sa, ha cen-
to anni e se li porta discretamente.
Vivere e esistere sono termini dalla definizione mol-
to semplice e quasi scontata ma credo che in sè rac-
chiudano qualcosa di molto più grande e importante.
La vita comprende varie fasi, molto lunghe che solo
la morte può interrompere. Tutto inizia da un urlo di
pianto (la nascita) e da lì devi già iniziare a faticare:
apprendere a camminare, a mangiare, non è semplice
e, man mano che cresci,devi imparare a diventare sem-
pre più autonomo. Gli anni passano così velocemente
che quasi non ce ne accorgiamo, lo notiamo solo se
ripensiamo a tutto quello che abbiamo fatto: dai primi
passi, fino alla lettura del primo libro e all'apprendi-
mento delle prime nozioni, fino al primo rimprovero e
alle prime lacrime versate e a quanto si è faticato per
prendere un bel voto a scuolae così via.
Sembra così poco tempo in cui hai fatto così tante
cose, poi, ti guardi allo specchio e non sei più piccolo,
sei cambiato sia esteticamente che psicologicamente e,
da quel primo pianto urlato, sono già passati sedici -
(continua da pag.5)
E se poi qualcuno muore sarà pianto lo stesso – stiamone
certi - non da noi, che per contratto dobbiamo andare a
scuola a spiegare come la nostra civiltà abbia rimosso la
morte, ma dalla Madonna che, Madre misericordiosa e
Regina potentissima del Cielo e della Terra, è al di sopra
di tutti e di tutto, compreso il Contratto Collettivo Nazio-
nale di Lavoro – Comparto Scuola, e prega il Figlio pure
per quelli che hanno regolamentato la morte, perché, mi-
seri, non sapevano quello che facevano.
anni, troppo pochi per sapere tutto (e tutto non si saprà
mai), ma sufficienti per poter iniziare a comprendere
la vita, per poter apprendere dagli sbagli, per cadere
e poi rialzarsi, cercando di non cadere di nuovo.
Un processo continuo ed infinito, che durerà fino
all‟ulltimo istante di vita, ecco perché di imparare
non si finisce mai.
D'altronde, come ho già detto, è impossibile sa-
pere tutto, o conoscere già il mondo e la vita, non è
umano e forse, ciò che ci rende umani, sono proprio
gli errori, perché solo chi sbaglia tanto impara tanto
e conosce sempre di più, migliorando se stessi e
rinnovandosi continuamente, di modo ché, domani,
saremo diversi da oggi, e cambiamo così come cam-
bia il modo e la vita stessa dell‟uomo. Angelica Maddalena Capaldo
CHI SBAGLIA IMPARA
PREMIO NAZIONALE DI
DIVULGAZIONE SCIENTIFICA 2016 Scadenza 31 luglio
L‟ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL LIBRO BANDI-
SCE L‟EDIZIONE 2016 DEL PREMIO NAZIONALE
DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA. SI CONCORRE
CON LIBRI E ARTICOLI DI DIVULGAZIONE
SCIENTIFICA PUBBLICATI IN PRIMA EDIZIONE
NEL 2015 E NEL 2016. L‟EDIZIONE 2016 È APER-
TA ANCHE AI BLOG PRIMA SCADENZA PER LA
PRESENTAZIONE DELLE OPERE: 31 LUGLIO
2016. VERRANNO PREMIATI GLI AUTORI CHE SI
SONO DISTINTI PER L‟EFFICACIA E CHIAREZZA
DELL‟ESPOSIZIONE AI FINI DELLA DIVULGA-
ZIONE SCIENTIFICA AL GRANDE PUBBLICO DEI
TEMI TRAT-TATI. LA MANIFESTAZIONE FINALE
E LA PREMIAZIO-NE SONO IN PROGRAMMA A
ROMA IL 15 DICEMBRE 2016. PRESIDENTE DEL
COMITATO SCIENTIFICO DEL PREMIO: UMBER-
TO GUIDONI. IL BAN-DO, IL REGOLAMENTO E
L‟ELENCO DEI COMPONENTI DEL COMITATO
SCIENTIFICO E DELLA GIURIA SONO PUBBLI-
CATI SUL SITO DELL‟ASSOCIAZIONE ITALIANA
DEL LIBRO. INFORMAZIONI: [email protected]
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DDAALLLLAA RREEDDAAZZIIOONNEE DDII SSAANN VVAALLEENNTTIINNOO TTOORRIIOO,, iill ggiioorrnnaalliissttaa DDootttt..VViinncceennzzoo SSoorriieennttee
CCAASSAA,, DDOOLLCCEE CCAASSAA
Roberto Vecchioni cantava la canzone
“Casa dolce casa mia”.Ma io non voglio
parlare di questa canzone, né della casa
di Roberto Vecchioni;voglio parlare del-
-la casa in cui ciascuno di noi vive,casa
di proprietà o in affitto non importa, in co-
modato d‟uso o abusivamente occupata, piccola o grande,
stamberga o villa con piscina non importa. Io voglio par-
lare della dimora in cui ciascuno di noi si sente un re ( o
dovrebbe sentirsi tale),in cui quando ritorna, dopo una bre-
ve o lunga assenza, si ritrova sempre con grande piacere.
Questo accadeva fino a pochi decenni fa. Ora non più.
La casa, o, per meglio dire, tutte le case, non sono più si-
cure in Italia. I furti negli appartamenti (di questo voglio
parlare) sono diventati un vero incubo per gli Italiani. Non
si è più sicuri in casa propria, perché la delinquenza non ci
dà più pace: Non siamo più sicuri né quando in casa si tro-
vano famiglie con figli, né quando ci allontaniamo per po-
co tempo o per periodi più lunghi, né quando si dorme né
quando si è svegli né quando siamo all‟interno della nostra
abitazione, né quando siamo costretti a lasciare la casa per
poche ore o per molti giorni.Non siamo più sicuri né quan-
do cerchiamo di cautelarci con sofisticati e costosi anti-
furti né quando facciamo installare telecamere. Le serratu-
re più blindate e gli antifurti non sono più un deterrente
per i malintenzionati né ci aiutano a stare più tranquilli:
gli antifurti possono essere facilmente manomessi, le tele-
camere non fanno più impressione a nessuno perché basta
un passamontagna per non essere riconosciuti; se si tratta
di stranieri in missione in Italia, è inutile guardare il filma-
to tanto nessuno li conosce.
Intanto i furti aumentano di giorno in giorno….Tutte le
caserme in Italia (dove vi sono degli uomini armati) inal-
berano cartelli con su scritto “Limite invalicabile”. Mentre
le nostre abitazioni hanno limiti assolutamente valicabili,
facilmente valicabili .
Le forze dell‟ordine fanno quello che possono, ma, di
fronte al numero spropositato e crescente di furti, difficil-
mente possono risolvere il problema. Nei casi in cui gli au-
tori di furti vengono acciuffati, le pene inflitte sono ridico-
le ( e per questo, molti stranieri vengono in trasferta in ae-
reo, sapendo che è difficile essere acciuffati e, se dovesse
finir male, le pene non fanno paura più a nessuno).
La situazione è veramente allarmante. Ora bande orga-
nizzate si presentano in gruppi anche di 4 o 5 persone, an-
che armati, e portano via tutto quello che possono traspor-
tare, a partire dalla cassaforte (è la prima cosa che chiedo-
no). Famiglie sorprese nel sonno che restano per anni trau-
matizzate dalla paura.
In tutto questo si può fare qualcosa? Certamente, basta
volerlo.Innanzitutto bisognerebbe considerare la casa (tutte
le case) come luoghi “sacri” dove ogni cittadino può vivere
in pace con la sua famiglia. La Costituzione all‟art. 14 pre-
vede che “il domicilio è inviolabile”,(ma,considerando che
l‟art.614 del C.P. con la previsione di una pena ridicola e
che può essere irrogata (solo a querela di parte, come per
i reati minori),si potrebbe dedurre che il domicilio dei
privati è ….violabile, per le caserme il limite è invalica-
bile.
L‟appartamento,la villa o la stamberga, per il proprie-
tario, dovrebbe essere come uno stato per il suo re: ognu-
no, a casa sua, vorrebbe sentirsi un re. E‟ un sogno? Ep-
pure a sentire coloro che son vissuti nel vituperato ven-
tennio, potevano fare a meno di chiudere a chiave la ca-
sa: non ce n‟era bisogno. Utopie?
Se, malauguratamente, un cittadino usa un‟arma contro
un “intruso” nella sua casa, a volte dopo varie altre visite,
allora tutti a condannare il malcapitato con interminabili
dibattiti sull‟evento, sull‟uso delle armi, sull‟eccesso del-
la legittima difesa ecc.ecc. Il cittadino non deve usare le
armi, è giusto, non è consentito farsi giustizia da soli, ma
lo stato è in grado di tutelare il cittadino?
In tempi in cui la violazione e/o il furto in apparta-
mento sta assumendo proporzioni intollerabili, in tempi
in cui le violazioni di domicilio non sono più commesse
da zingarelle minorenni, ma da bande organizzate, biso-
gnerebbe riconsiderare tutto il problema da capo, preve-
dendo pene molto più severe, che rappresentano ancora
un deterrente valido e distinguendo le varie tipologie di
questo reato. Recentemente è stato scoperto un “deposi-
to” di merce rubata in appartamenti il cui valore era stato
stimato in diversi milioni, sembrava, è stato detto e scrit-
to, il deposito di un supermercato e tutta questa merce
apparteneva ad una banda di stranieri che veniva in Italia
in trasferta. Vogliamo davvero proteggere la “libertà do-
mestica” ossia l‟elementare diritto di ogni cittadino di vi-
vere “liberamente” nella propria abitazione? E allora ci
vuole una mobilitazione generale per far capire ai nostri
legislatori che così non si può più andare avanti. Le leggi
si possono cambiare, si devono cambiare quando mutano
le condizioni in cui furono varate.
Negli ultimi anni vi è un accanimento particolare con
gli anziani,colpevoli d‟avere una pensione. L‟accanimen-
to contro gli anziani (che vengono massacrati, ridotti in
fin di vita o addirittura uccisi). Quando si verificano que-
sti fatti, una rabbia incontenibile assale tutti, consideran-
do l‟efferatezza del crimine e la pusillanimità degli auto-
ri.
Mi auguro che questo appello ai nostri parlamentari
possa portare a riconsiderare tutta la materia e sfociare in
un disegno di legge che tenga conto di tutto quanto detto
sin qui.Le forze dell‟ordine fanno il loro dovere, ma il fe-
nomeno si è talmente ingigantito e incattivito che non è
possibile porvi argine se le leggi non cambiano. La magi-
stratura fa il suo dovere, applicando le leggi, ma le pene
previste sono inadeguate, e, con i vari benefici di legge,
che non si negano a nessuno, tutto rimane come prima.
Vincenzo Soriente
--
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LL‟‟AAUUTTOORREE DDEELL MMEESSEE::
LL AA MM OO RR TT EE DD II CC EE SS AA RR EE RR AA DD II OO CC RR OO NN AA CC AA II NN VV EE RR SS II NN AA PP OO LL EE TT AA NN II DD AA LL LL AA CC UU RR II AA DD II PP OO MM PP EE OO IIII ppaarrttee
CCooppyyrriigghhtt ©© bbyy FFrraannccoo PPaassttoorree -- FFeebbbbrraaiioo 22001155 UUnnaa rreeaalliizzzzaazziioonnee AA.. II.. TT.. WW.. - IT\ICCU\MIL\0880499
NNeellllee BBiibblliiootteecchhee uunniivveerrssiittaarriiee ddii CCaammppoobbaassssoo,, NNaappoollii,, MMooddeennaa,, PPaavviiaa ee llaa bbiibbll.. pprroovv.. ddii SSaalleerrnnoo
"Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore" (Th. Mommsen, Storia di Roma antica – L. V - Cap. XI)
NNeellllaa pprriimmaavveerraa ddeell 4444 aa..CC..,, CCeessaarree èè iill ssoolloo aa nnoonn aaccccoorrggeerrssii ddeeii sseeggnnaallii pprreemmoonniittoorrii ddeellllaa ffiinnee iimmmmiinneennttee,, eedd uunnoo ddii eessssii èè iill ssuuiicciiddiioo ddeeii CCaavvaallllii ssaaccrrii.. EErraannoo ggllii eeqquuiinnii ccoonn ii qquuaallii CCeessaarree ppaassssòò iinn aarrmmii iill ffiiuummee RRuubbiiccoonnee,, nneell 4499 aa..CC..,, aall tteemmppoo ddeellllee GGuueerr--rree cciivviillii.. VViittttoorriioossoo,, rriiffiiuuttòò ddii iimmmmoollaarrllii aa MMaarrttee ccoommee cchhiieeddeevvaa llaa ttrraaddiizziioonnee,, ee pprreeffeerrìì ccoonn--ssaaccrraarrllii aall ddiioo,, ccuurraannddoonnee ddaa aalllloorraa aa ssuuee ssppeessee iill mmaannttee--nniimmeennttoo,, llaasscciiaannddoollii aall ppaassccoolloo bbrraaddoo nneellllee ssuuee tteerrrree iinn RRiivvaa ddeessttrraa,, pprrootteettttii ddaallll’’iinnvviioollaabbiilliittàà ddeellllee bbeessttiiee ssaaccrree.. RRiiffeerriissccee CCiicceerroonnee cchhee ddaa iinniizziioo mmaarr--zzoo ddeell 4444,, ffiinnoo aallllaa vviiggiilliiaa ddeellllee ttrraaggiicchhee IIddii,, ii ccaavvaallllii rriiffiiuuttaannoo cciibboo ee aaccqquuaa,, aabbbbaannddoonnaannddoossii aadd uunn ppiiaannttoo ssttrruuggggeennttee ee iinniinntteerrrroottttoo ee llaasscciiaannddoossii iinnffii--nnee mmoorriirree ddii iinneeddiiaa:: aaccccoommppaaggnneerraannnnoo iill lloorroo ccoonn--ddoottttiieerroo nneellll’’uullttiimmoo ppaassssaaggggiioo,, qquueelllloo ddeellll’’AAcchhee--rroonnttee iinnffeerrnnaallee.. MMaa CCeessaarree,, iinn qquueell 1155 mmaarrzzoo,, nnoonn ppuuòò cceerrttoo sseenn--ttiirree ii llaammeennttii ddeellllee bbeessttiiee ssaaccrree,, nnéé pprreeooccccuuppaarrssii ddeellllee llaammeenntteellee ddii CClleeooppaattrraa,, cchhee aa ccaauussaa ddeeii ccaa--vvaallllii nnoonn rriieessccee aa ddoorrmmiirree.. CCoommpplleessssee VViicceennddee ppoo--lliittiicchhee lloo ttrraatttteennggoonnoo aallllaa RReeggggiiaa ppaallaattiinnaa.. GGllii ssttoorriiccii ssii ssoonnoo vvaarriiaammeennttee iinntteerrrrooggaattii ssuuii pprrooggeettttii ddii CCeessaarree iinn qquueeii ggiioorrnnii,, eeggllii cchhee ,, nneeii dduuee aannnnii pprree--cceeddeennttii,, aavveevvaa ffaattttoo iinncceettttaa,, ddii ttuuttttii ggllii oonnoorrii ppoossssii--bbiillii:: ppaatteerr PPaattrriiaaee,, ccoonnssoollee aa vviittaa,, ccaappoo ddeellllee ffiinnaann--zzee,, ccaappoo ddeeggllii eesseerrcciittii,, ccaappoo ddeellllaa gguueerrrraa ee,, ddaall 1144 ffeebbbbrraaiioo,, iill ttiittoolloo ddii ddiiccttaattoorr ppeerrppeettuuuuss,, ggllii mmaannccaa
ssoolloo iill ttiittoolloo ddii rreexx..
DDii qquuii llaa mmoottiivvaazziioonnee ddeellllaa ccoonnggiiuuttrraa ddeeii ppaattrrii--zzii rreeppuubbbblliiccaannii,, ccaappeeggggiiaattii ddaa MMaarrccoo GGiiuunniioo BBrruuttoo ee CCaaiioo CCaassssiioo LLoonnggiinnoo:: ooccccoorrrreevvaa uucccciiddeerree iill ttii--rraannnnoo,, ppeerr llaa ssaalluuttee ppuubbbblliiccaa .. EE ssee ii rreeaallii iinntteenn-- ddiimmeennttii ddii CCeessaarree aappppaaiioonnoo uunn eenniiggmmaa,, qquueellllii ddeeii ccoonnggiiuurraattii ssoonnoo mmoollttoo ppiiùù sseemmpplliiccii:: vvoogglliioonnoo rriiaapp--pprroopprriiaarrssii,, iinn rraapppprreesseennttaannzzaa ddeellllaa ccllaassssee sseennaattoorriiaa,, ddeeii ppootteerrii ddii ccuuii CCeessaarree llii hhaa ssppoogglliiaattii.. LLaa ccoonnggiiuurraa ppaattrriizziiaa,,iinn eeffffeettttii,, èè uunnaa ccoonnttrroorriivvoo--lluuzziioonnee..
CCiicceerroonnee,, aavvvveerrssaarriioo ppeerr pprriinncciippiioo ddii ooggnnii ccoonn--ggiiuurraa,, ffoorrssee ssaa,, mmaa ddeecciiddee ddii nnoonn iinntteerrvveenniirree,, nnéé pprreennddeennddoovvii ppaarrttee,, nnéé aavvvveerrtteennddoo CCeessaarree.. AAllllaa ffiinnee,, qquuaallccuunnoo ppaarrllaa ee ffaa aa CCeessaarree iill nnoommee ddeell ccoossppiirraa--ttoorree::BBrruuttoo.. CCeessaarree,, aalllloorraa,, rriissppoonnddee::-- BBrruuttoo ssaapprràà aatt--tteennddeerree llaa ffiinnee nnaattuurraallee ddii qquueessttoo ccoorrppoo mmaallaattiicccciioo --.. MMaa uunn’’aarriiaa ggrraavvee oopppprriimmee RRoommaa.. AAnnccoorraa pprreessaaggii,, ddii ccuuii pprreennddee nnoottaa iill ppuunnttuuaallee CCiicceerroonnee.. SSuull CCaammppii--ddoogglliioo ppiioovvee ddii ttuuttttoo:: aaccqquuaa,, ssaanngguuee ee ppaallllee ddii ffuuooccoo.. SSuullllee AAllppii cc’’èè uunn tteerrrreemmoottoo,, ccii ssoonnoo ffiiuummii cchhee ssii ffeerrmmaannoo ee ssccoorrrroonnoo aall ccoonnttrraarriioo ee ppoozzzzii cchhee ggrroonn--ddaannoo aaccqquuaa rroossssaa.. EE nnoonn ssoolloo ii ccaavvaallllii ppoorrttuueennssii ssii mmeettttoonnoo aa ppiiaannggeerree,, mmaa ppaarree cchhee aanncchhee vvaarriiee bbeessttiiee ddeell CCaammppiiddoogglliioo,, ddii ffrroonnttee aallllaa ssoorrddiittàà ddii CCeessaarree,, ssii ssiiaannoo mmeessssee aa ppaarrllaarree.. II RRoommaannii ssii ccoonnvviinnccoonnoo cchhee ggrraavvii lluuttttii ssoonnoo iinn aarrrriivvoo.. MMaa nnoonn CCeessaarree,, cchhee ccoonn ffaattaalliissmmoo mmeettttee iinn lliicceennzzaa llaa ffiiddaattaa GGuuaarrddiiaa iibbeerrii--ccaa eedd eessccllaammaa:: ««HHoo vviissssuuttoo aabbbbaassttaann-- zzaa ssiiaa iinn aannnnii cchhee iinn gglloorriiaa»».. AAmmiiccii eedd uuoommiinnii iilllluussttrrii pprroo-- vvaannoo aa mmeetttteerrlloo iinn gguuaarrddiiaa.. IIll mmiimmoo PPuubblliilliioo SSiirroo gglliieelloo ddiiccee aaddddiirriittttuurraa iinn vveerrssii:: ««FFoorrttuunnaa vviittrreeaa eesstt,, ttuumm ccuumm sspplleennddeett ffrraannggiittuurr»»:: llaa ffoorrttuu-- nnaa èè ddii vveettrroo,,ppiiùù sspplleennddee ppiiùù
ssii rroommppee ffaacciillee.. LL’’aarruussppiiccee SSppuurriinnnnaa èè qquuaannttoo mmaaii pprreecciissoo::ggllii ddiiccee ddii nnoonn uusscciirree ddii ccaassaa aallllee IIddii ddii mmaarr--zzoo,, iill 1155.. LLaa vviiggiilliiaa,, iill 1144,, llaa ssoobbrriiaa CCaallppuurrnniiaa hhaa uunn ssooggnnoo lluuttttuuoossoo..CCeessaarree rriissppoonnddee aallllaa aammaattaa ccoonnssoorrttee ccoonn ppaarroollee eerrooiicchhee,, ppaassssaattee aallllaa ssttoorriiaa:: «« NNoonn ddoobb--bbiiaammoo aavveerr ppaauurraa cchhee ddeellllaa ppaauurraa,, ggllii uuoommiinnii ccoorraagg--ggiioossii mmuuooiioonnoo uunnaa vvoollttaa ssoollaa»».. EE qquueellllaa mmaattttiinnaa CCeessaarree ssii rreeccaa iinn SSeennaattoo,,aall CCaamm--ppoo MMaarrzziioo ((ppeerrcchhéé iill PPaallaazzzzoo sseennaattoorriioo eerraa ddaa ppooccoo aannddaattoo aa ffuuooccoo))..LLuunnggoo llaa vviiaa iinnccoonnttrraa ddii nnuuoovvoo SSppuu--rriinnnnaa,, aall qquuaallee ddiiccee:: ««PPrrooffeettaa ddii ssvveennttuurree,, eeccccoommii qquuii,, sseebbbbeennee llee IIddii ssiiaannoo aarrrriivvaattee»».. LL’’iinnddoovviinnoo rriissppoonnddee sseevveerroo:: ««SSìì CCeessaarree,, ee nnoonn ssoonnoo aannccoorraa ffiinniittee»»..
1166 -- NNuunnnn’’aassccìì!! –– CCaallppuurrnniiaa ‘‘ee ddiiccèèttttee
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((CCoonnttiinnuuaa))
AAnnttrrooppooss
Cesare
- 10 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LLAA DDOONNNNAA NNEELLLLAA SSTTOORRIIAA -- AA ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss --
CC AA LL PP UU RR NN II AA
Calpurnia,figlia del senatore Lucio Calpurnio Pisone
Cesonino, sposò Cesare nel 59 a.C., anno del suo pri-
mo consolato. L'anno successivo al matrimonio, Cesare
fece in modo di far diventare console il suocero Pisone.
Cesare era già stato sposato con Pompea, ripudiata nel
62 a. C., e,prima ancora, con Cornelia Cinna minore,
morta di parto nel 68 a.C. In gioventù, invece, Cesare era
stato fidanzato con Cossuzia fino all'84 a.C.
Diciotto anni aveva Calpurnia, quando il padre si ac-
cordò per darla in moglie a Giulio Cesare. Che aveva l‟età
per esserle agevolmente padre, dato che aveva superato la
quarantina. Grande politico ed uomo affascinante, Cesare
era famoso per le sue avventure galanti e scapricciate, sia
con uomini che con donne, tanto che, inviato in Bitinia
come legato, si favoleggiava avesse intessuto una torbida
relazio-ne con il re Nicomede.
Tornato a Roma, prima ancora che la politica, la sua
prima passione era stata il gentil sesso, tanto che poche,
fra le matrone dell‟Urbe, non erano passate per il suo let-
to, o lui per il loro.
Quello con Calpurnia non è un matrimonio di amore,
non da parte di Giulio Cesare, almeno.
L‟appoggio del nuovo suocero, Pisone, uno dei sentaori
più potenti dell‟Urbe, gli è necessario, in questo momento
di svolta in cui le frizioni con l‟ex sodale Pompeo Magno
si fanno via via più aspre, ed è chiaro che prima o poi si
arriverà alla rottura.
Anche Calpurnia da quelle nozze si aspetta assai poco.
A chiarirle quando può essere preso di lei il nuovo marito,
è un pettegolezzo succoso sparsosi per Roma proprio nei
giorni dello sposalizio: Cesare, il suo Cesare, ha inviato in
dono alla sua ex amante Servilia un gioiello di incredibile
valore.
Perché non se l‟è sposata, visto che è tanto legato a lei,
e lei è libera? Perché Servilia è sua amante da anni, ma
non ha più l‟età per donargli un figlio maschio, un erede.
E Cesare un erede lo vuole, perché è l‟unica cosa che gli
manca. Ha avuto una figlia, Giulia, amatissima, sposa di
Pompeo e destinata per altro ad una morte precoce.
Servilia, quarantenne, non può certo garantirgli una
prole. Calpurnia, giovane e bella, sì. Va dunque sposa a
Cesare, Calpurnia, consapevole che il suo ruolo è quello:
diventare la madre dei figli del marito. Da brava fanciulla
romana, per questo è stata allevata, e conosce il suo do-
vere.
Ha un carattere dolce, remissivo, adattissimo ad essere
la moglie e la madre perfetta. La moglie perfetta lo sarà,
ma madre no, mai. Ad onta della giovane età e dell‟impe-
gno che certo profuse, non restò mai incinta.
Non sappiamo quante lacrime pianse, per quello che
dovette sentire come un fallimento personale.
Cesare che diventava via via più potente,e quindi sem-
pre più bisognognoso di quel maschio figlio legittimo cui
lasciare un domani il potere:e lei niente, sterile.
La immaginiamo vagare nei templi,pre-
gare ogni dea, affidarsi ad indovine
e mammane per piegare il destino,
alzarsi ogni giorno chiedendosi se
sarebbe stato quello in cui sarebbe
stata ufficialmente ripudiata da un
marito ormai stanco.Soffrì Calpur- nia, parecchio. Non solo per Servi-
lia, ma soprattuto per Cleopatra. Se
per le altre amanti di Cesare fu solo
la rabbia di moglie tradita, quello per
la regina di Egitto fu odio vero,per quan-
to silenzioso.Aveva tutto,quella donna,per
affascinare Giulio Cesare: soprattutto una mente come la
sua, quella di un politico di razza. Era bella, giovane,
colta, affascinante, intelligente, spregiudicata. E per di più,
e questo per Calpurnia era la sofferenza maggiore, aveva
dato a Cesare ciò che lei non era mai riuscita a donargli:
un figlio, Cesarione.
In una Roma in cui le matrone collezionavano amanti
non appena i mariti partivano per qualche missione (e Ce-
sare lo sapeva bene, perché aveva spesso e volentieri ap-
profittato di quelle assenze) lei niente, non una sbavatura,
un sospetto,un cedimento. La deridevano forse come noio-
sa,ma Cesare,gran conoscitore dell‟animo umano, aveva
ben compreso che invece era fedele,una dote rara per quei
tempi, e forse per questo scelse di tenersela accanto.
Plutarco racconta che Calpurnia ebbe una premonizio-
ne la mattina in cui Cesare fu assassinato (15 marzo 44
a.C.) e cercò inutilmente di convincere il marito a non
recarsi in senato, dove più tardi avrebbe avuto luogo l'at-
tentato. Fu Decimo Giunio Bruto Albino, uno dei con-giu-
rati, a persuadere Cesare a non ascoltare la moglie, dicen-
dogli avrebbe perso considerazione agli occhi dei senatori
se qualcuno avesse annunciato loro che Cesare non si era
presentato alla seduta in attesa di "sogni migliori" di Cal-
purnia.
Secondo la testimonianza di Plutarco, dopo la morte
del marito Calpurnia consegnò a Marco Antonio gli scritti,
gli appunti e tutte le ricchezze di Cesare, che ammonta-
vano a 300 talenti, poi scompare. Ora che Cesare non
c‟era più,lei preferiva spariva, perché non amava né
Roma, né il potere, solo il marito.
Deve essere stato per questo, che Cesare se l‟era
tenuta vicina in tutti quegli anni: perché fra i tanti e
le tante,che aveva incrociato nella sua vita, Calpurnia
era stata l‟unica che lo aveva amato come un uomo e
basta.
AVE CAESAR! MORITURI
TE SALUTANT
- 11 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DA TRAPANI
TTRRAA SSCCEEIICCCCHHII,, BBOOMMBBEE EE MMIINNIISSTTRREESSSSEE,, IILL PPRROODDEE MMAATTTTEEOO
È sempre lui, il Prode Matteo, intrepido come
un paladino alla battaglia di Roncisvalle, adesso in
versione export nella patria di Papa Obama. Un
viaggio – questo – che segue di qualche mese quel-
lo in Arabia Saudita, ufficialmente per compiacersi
della partecipazione italiana ai lavori della metro -
politana di Riad. Ma forse anche – come ha mali-
gnato qualcuno – per chiacchierare di armamenti e
tecnologie militari. E infatti, poco dopo, ecco scop-
piare l‟affaraccio delle bombe italiane ai sauditi.
Questi ultimi – si tenga presente – stanno radendo
al suolo lo Yemen (scuole e ospedali compresi) per
sostenere una delle due fazioni in lotta in quel
disgraziato Paese. Il conflitto yemenita – dirò per
inciso – è finòra costato quasi 6.000 morti e circa
un milione di sfollati, forse in procinto di trasfor -
marsi in profughi diretti in Europa.
Ma lasciamo stare l‟affare saudita, e ven iamo al
nuovo viaggio del Prode Matteuccio, quello negli
Stati Uniti, la Grande Alleata, la Grande Mela, la
Grande Banca, la Grande Mammella dispensatrice
di democrazia e di uranio impoverito. Qui il nostro
è venuto ufficialmente per partecipare ad un sum-
mit mondiale sulla sicurezza nucleare e per celebra -
re l‟impegno italiano per le nuove frontiere dell‟e -
nergia pulita: ha inaugurato uno stabilimento ENEL
in Nevada, «primo al mondo ad unire geotermia,
fotovoltaico e termosolare» . Si è sprecato a magni-
ficare le grandi promesse delle energie rinnovabili,
dimenticando di aver invitato gli italiani a non an-
dare a votare per il referendum del 17 aprile, la -
sciando così immutate le vecchie regole con cui il
palazzo favorisce le arcaiche fonti energetiche fos -
sili (e quindi “sporche”) a detrimento delle rinno -
vabili (e quindi pulite e sicure).
Anche qui le malelingue sostengono che il moti -
vo vero della visita sia stato un altro: farsi perdona -
re per la precipitosa marciaindietro rispetto agli im-
pegni che sarebbero stati assunti per la prossima
campagna di Libia. Sembra – sostengono sempre le
malelingue – che il Papa Nero avesse ricevuto assi -
curazioni ufficiose circa una massiccia partecipa-
zione italiana alla guerra prossima ventura, nego-
ziando addirittura un ruolo di guida e di regìa da
assegnare all‟Italia; ruolo che gli americani – spe-
cialisti nel prendere il fuoco con le mani degli altri
– ci avrebbero riconosciuto assai volentieri. Dopo
di che, resisi conto del putiferio che sarebbe
scoppiato in Italia, i nostri governanti sarebbe-
ro divenuti di colpo più prudenti, facendo sa-
pere ai potenti alleati che forse non tutto sareb-
be filato liscio come l‟olio. Proprio mentre il nostro era impegnato a pavo-
neggiarsi oltreoceano – per colmo di sventura – in
Italia è venuto fuori un nuovo inquacchio governa -
tivo: è quello che riguarda la ministra Federica Gui-
di, titolare dello Sviluppo Economico. Sembra che le
intercettazioni (oramai non si negano a nessuno) do-
cumentino un suo interessamento per favorire la To-
tal (che è una compagnìa petrolifera francese), la
quale a sua volta avrebbe dovuto favorire la Tempa
Rossa, industria di proprietà dell‟ingegner Gianluca
Gemelli, “compagno” della Guidi. L‟oggetto del
contendere era un emendamento da far votare insie-
me alla legge di stabilità,«se è d‟accordo Maria Ele-
na». La Maria Elena in questione è un‟altra mini-
stressa, la Boschi, fresca reduce da un altro caso de-
licato: l‟affare di Banca Etruria, di cui papà Boschi
era Vicepresidente.
Sembra che il Prode (da non confondere con il
Prodi) si sia incavolato parecchio per lo scivolone
della Guidi. Non per una particolare considerazione
della ministra, credo. Piuttosto – mi permetto di ma-
lignare – perché è assai fastidioso che, alla vigilia
del referendum del 17 aprile, si accendano i rifletto -
ri sull‟operato delle aziende petrolifere s traniere in
Italia.Qualcuno potrebbe anche chiedersi che cosa ci
guadagnano gli italiani,se anche quelle poche gocce
di petrolio che abbiamo finiscono agli stranieri.
Ma il buon Matteo ha avuto torto a preoccupar -
si: giornali e televisioni sono stati bene attenti ad e-
vitare incroci pericolosi, soprattutto sugli interessi
stranieri. Così come, pochi giorni fa, quasi nessuno
ha fatto parola del disastro ambientale sfiorato nel
mare di Tunisia, a poche miglia da Sfax e non lon-
tano dalle coste siciliane: una perdita di petrolio che
per alcuni giorni ha fatto temere il peggio, ma che
poi – per fortuna – è stata rapidamente neutralizzata.
Anche questa notizia sarebbe stata pericolosa in
tempi di referendum,ed anche in questo caso – quin-
di – nessuno si è permesso di operare accostamenti
imbarazzanti.
Intanto, mentre l‟invasione dell‟Italia prosegue
e si intensifica, la situazione libica evolve in una di -
rezione che rende sempre più difficile tenersene fuo -
ri. Gli americani hanno scodellato il famoso governo
di unità nazionale che – secondo i balbettamenti di
Renzi – era condizione indispensabile per giustifi -
care un nostro intervento armato. Per far ciò hanno
abbandonato al suo destino il governo laico di To-
bruk, fino a poco tempo fa considerato d‟obbedienza
anglo-francese e adesso sponsorizzato soltanto dal -
l‟Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti; i quali in qual -
che modo rappresentano anche gli interessi (e la
strategìa) dell‟Arabia Saudita, ostile alla famiglia
fondamentalista di Tripoli che fa riferimento ai Fra -
telli Musulmani (e quindi alla Turchia). Nel mezzo,
- Di Michele Rallo
- 12 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
una serie di azioni e reazioni, di rapidi capo-
volgimenti di fronte, di minacciosi segnali tra-
sversali inviati ai governi coinvolti, probabil -
mente anche a quello italiano.
In questo contesto da brividi, il nostro e-
roe saltella giulivo, a balzi e scatti, roteando
gli arti come un paladino dell‟opera dei pupi
con la sua brava corazzetta luccicante e lo
spadino di latta. Sembra di assistere ad uno
L‟Associazione Italiana del Libro bandisce il Primo Premio
Nazionale di Editoria Universitaria.Il Premio si po-ne
l‟obiettivo di contribuire ad accrescere nel nostro Paese la
qualità complessiva dell'offerta editoriale rivolta alla
formazione degli studenti universitari, favorendone allo
stesso tempo una maggiore diffusione e accessibilità. Si
concorre con testi, dispense e libri finalizzati all'insegna-
mento universitario,capaci di affiancare alla funzione
didattica la capacità di divulgazione scientifica, pubblicati
in prima edizione a partire dal 2013 e inseriti nei pro-
grammi di studio di qualsiasi corso di laurea delle univer-
sità italiane nell'anno accademico 2015-2016 o in quello
successivo.
Verranno premiati gli autori che si sono particolarmente
distinti, nello spirito degli obiettivi del Premio, per
l'efficacia e chiarezza dell‟esposizione ai fini della
formazione degli studenti in tutti gli ambiti scientifico-
disciplinari.
Verranno premiate anche le case editrici che si sono
particolarmente distinte per la qualità e accessibilità della
produzione editoriale in questo settore.
I premi sono costituiti da targhe.
Gli autori interessati possono presentare le proprie opere a
concorso entro il 31 luglio 2016, specificando il settore o i
settori scientifico-disciplinari principali di riferimento tra
quelli di seguito elencati:
01 - Scienze matematiche e informatiche
02 - Scienze fisiche
03 - Scienze chimiche
04 - Scienze della terra
05 - Scienze biologiche
06 - Scienze mediche
07 - Scienze agrariee veterinarie
08 - Ingegneria civile e Architettura
09 - Ingegneria industriale e dell‟informazione
10 - Scienze dell‟antichità, filologico-letterarie e storico-
artistiche
11- Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psico-
logiche
12 - Scienze giuridiche
13 - Scienze economiche e statistiche
14 - Scienze politiche e sociali
Non rientrano tra le opere ammissibili al Premio quelle edi-
te soltanto in formato elettronico. Si può partecipare con
più opere.
..
di quei duelli da palcoscenico, con Orlando
che mena innocui fendenti al rivale Rinaldo o
al Feroce Saladino, mentre – dietro la scena – il
puparo batte i piedi per terra, onde ampli -ficare
il cozzo di spade e scudi. Sullo sfondo, una da-
migella in pericolo trèpida per il suo eroe.Il
pubblico sorride,spensierato.Tanto – si sa – non
è una cosa seria.
M.Rallo
In ragione delle opere pervenute o per motivi attinenti all'orga-
nizzazione del concorso l'Associazione Italiana del Libro può
procedere allo slittamento dei termini di presen-tazione delle
opere - non oltre la data massima del 30 settembre 2016 -
indicandone e rendendone pubbliche attraverso il sito le
modalità e prevedendo un ulteriore con-tributo di 4,00 euro alle
spese di segreteria da parte dei partecipanti. Entro il termine di
scadenza del Premio gli interessati dovranno far pervenire via
email all‟Associazione Italiana del Libro, per ciascuna opera
da candidare, una semplice richiesta di partecipazione al Pre-
mio, precisando
a) il titolo dell'opera presentata,
b) il settore o i settori scientifico-disciplinari principali di
riferimento tra quelli sopra elencati,
c) l'Ateneo di affiliazione,
d) le generalità dell'autore o degli autori (nome e cognome,
email, anno di nascita)
e) un breve profilo-biobibliografico dell'autore o degli autori
(circa 960 battute, spazi inclusi)
Alla richiesta deve essere allegata l'opera in formato digitale
(in un unico file o in più file,ciascuno del peso massimo di
3MB). Per ciascuna opera presentata è dovuto il versamento di
7,00 euro a titolo di contributo alle spese di segreteria. Per più
opere eventualmente presentate si può effettuare un solo
versamento cumulativo. Le modalità di versamento sono indi-
cate nel bando pubblicato sul sito dell'Associazione Italiana del
Libro (www.associazioneitalianadelli-bro.it). Le email con i
relativi allegati vanno spediti all‟ indirizzo di posta elettronica:
[email protected]. Nell'oggetto della e-
mail specificare: Primo Premio Nazionale di Editoria Universi-
taria. Entro la data massima del 15 ottobre 2016 dovrà perve-
nire per posta all‟Associazione Italiana del Libro anche una
copia del libro in formato cartaceo, da spedire all'indirizzo
riportato nel bando pubblicato sul sito dell'Associazione Ita-
liana del Libro (www.associazioneitalianadellibro.it). La copia
in formato cartaceo non sarà in ogni caso restituita. Le candi-
dature e le opere possono essere presentate dagli autori (o da
uno degli autori) o dagli editori. Per le opere collettive l'opera
può essere presentata, a nome di tutti, oltre che dall'editore,
anche dal curatore o da uno dei curatori. Il Comitato scientifico
del Premio - secondo le modalità individuate dal suo Coor-
dinamento e dalla Presidenza - procederà entro il 31 otto-
bre 2016 all'individuazione delle opere che accedono alla
fase finale della manifestazione ed entro il 10 novembre
2016 all'individuazione delle opere vincitrici.
Continua da pag.11
Associazione Italiana del Libro
Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria
- 13 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Da studenti universitari eravamo adusi a momenti di
„abbandono artistico‟, ricordo (meravigliosi) istanti di
evasione dalle fatiche ingegneristiche: io e l‟amico Ugo
Galluccio, durante le pause-studio, temporaneamente
abbandonavamo libri, schemi grafici e circuiti, energia
termica e meccanica, argomenti di Fisica Tecnica, Mate-
matica e quant‟altro; nascevano „attimi lirici‟, declama-
vamo all‟unìsono delicati versi leopardiani: Silvia, ri-
membri ancora … O graziosa luna… od impetuose ed
„urlate‟ terzine foscoliane: Forse perché della fatal quiete
tu sei l‟imago …. Ma io deluse a voi le palme tendo…
con intermezzo di qualche verso del redigente il presente
articolo; talvolta scendevamo giù per sgranchire „la gam-
bistica‟, passeggiavamo ed Ugo amava catturare la realtà
eseguendo foto estemporanee con lampi di flash scattati
seguendo l‟emozione avvertita in quella particolare cir-
costanza o in quel definito periodo, ritraendo situazioni
curiose, il paesaggio, persone; poi giungeva la fatidica
‟ora della studificazione‟ (conversavamo usando il nostro
linguaggio bizzarro, strano e forse anche singolare, ricor-
di, Ughissimo?) il dovere ci richiamava all‟esame da stu-
diare,occorreva,dunque „reingegnerizzare e matematiciz-
zare a più non posso‟ (son ben note,d‟altronde, la severità
e la rilevanza di contenuti degli studi ingegneristici); lun-
go il percorso di ritorno inventavamo tenerezze, diver-
tendoci da matti a recitare assurdità e boiate del tipo:
“L‟attenzione è pronta al sacrifizio / sull‟altare dell‟ener-
gia termica padrona”… “L‟ora della studificazione / non
ha il calore dolce / di braccia femminili che ti stringono /
ma la consueta freddezza / di chi è pronto a rabbrividire /
studiando un ciclo frigorifero” … Dio mio, quanto ci de-
liziavamo con tali nostre espressioni relative al non estra-
neo anzi carissimo mondo poetico che ci apparteneva,
quanta autoironia e battutine sui nostri versi strampalati
ed i codici ingegneristici tradotti in linguaggio giuffridian
/ ughesco! E così, dopo tale consorteria in arguzie mol-
teplici e simpatiche rivisitazioni poetiche, si riapprodava
al sicuramente meno poetico ed assai più concreto e ter-
reno mondo tecnico/scientifico dei nostri studi.
“Oro colato, purezza mille per mille” rappresentavano,
per noi due, le poche paginette illuminanti, racchiudenti
tutte le formule e le sintesi di concetti, con le quali an-
davamo a sostenere gli esami,senza portarci appresso inu-
tili libri che avrebbero incrementato la tensione preesa-
me, armati soltanto di tanta grinta, determinazione e dei
preziosi foglietti riassuntivi. Al termine del percorso
universitario, siamo stati comunque legati da affettuosa,
tenera ed immutata amicizia, pur seguendo percorsi pro-
fessionali assai differenti. Fornisco qualche dato biogra-
fico e concernente sia la professione che l‟amore artistico
relative al sessantunenne mio amico; è nato ad Atripalda,
sin da ragazzino manifestava passione ed interesse verso
la fotografia,espressione che riunisce ed accorda una
componente tecnica ed una artistica; a 12 anni ricevé,
quale premio, una cinepresa, posta in palio dalla nota a-
zienda di bevande San Pellegrino che indisse un concorso al
quale parteciparono tutte le Scuole Medie di Salerno: vinse
l‟agone letterario,del quale fornisco i dettagli. Dunque, si era
nel maggio 1967, il Giro ciclistico d‟Italia quell‟anno era
sponsorizzato dalla su menzionata azienda la quale assegna-
va, in tutte le città dove il Giro prevedeva il traguardo di tap-
pa, un riconoscimento: veniva invitato, per ciascuna scuola
della città, un ragazzo il quale doveva assistere, dalla tribuna
stampa, all‟arrivo soli-tario del ciclista o alla classica volata
di gruppo, indi aveva il compito di scrivere un articolo
analizzando e dettagliando l‟arrivo della gara; la competi zio-
ne, a Salerno, venne vinta dal tedesco Altig, subito dopo tutti
gli alunni invitati redassero il loro bel pezzo giornalistico, il
futuro ingegnere mio Ugheggiante amico conseguì il primo
premio, ricevé la „stella d‟oro‟ della San Pellegrino insieme
ad una cinepresa Kodak, ed il suo articolo fu pubblicato sulla
Gazzetta dello Sport. Da allora si è sempre interessato in ma-
niera intensa, coltivandola con amore, alla cosiddetta „ottava
Arte‟ (secondo la convenzionale e fittizia classificazione che
vedrebbe primeggiare l‟Architettura, arte primitiva per anto-
nomasia), realizzando filmati e belle immagini di natura ete-
rogenea, spazianti dal paesaggio alla figura, dal cogliere l‟at-
teggiamento inconsueto e la sequenza ordinaria e quotidiana
degli accadimenti, integrando il tutto con effetti suggestivi.
Qui devo inserire un “flash-back”,son davvero tanti gli epi-
sodi del passato che appaiono alla mente, ma interrompo un
attimino lo sviluppo degli eventi per rievocare il giorno del
mio matrimonio; era l‟ormai lontano 1983, allora non esiste-
va la imperiosa tecnologia odierna, occorrevano parecchi
giorni per poter finalmente visualizzare le foto del proprio
matrimonio … Ma io e la mia sposina avemmo il privilegio
di osservarle qualche giorno dopo, furono per noi una straor-
dinaria sorpresa le foto scattate da Ugo,immagini dei momen-
ti intensi e significativi, delle quali io ed Anna eravamo igna-
ri, con la chicca aggiuntiva di una sua bella dedica utilizzan-
do il nostro strano codice di cui accennavo prima.
Relativamente all‟aspetto professionale, Ugo è ingegnere
elettronico eclettico, il suo percorso professionale si è svolto
lungo una attività di ricerca avente come obiettivo la proget-
tazione e lo sviluppo di nuovi metodi ed algoritmi inerenti
alla telemedicina (in sostanza si tratta di innovativi sensori
non invasivi e dispositivi indossabili da un paziente, in virtù
dei quali il paziente può entrare in video comunicazione con
il proprio medico); poi si è interessato di sistemi elettronici
rilevanti parametri ambientali, inoltre di reti e telecomunica-
ioni wireless (ovvero di sistemi di telecomunicazioni “senza
fili”, utilizzanti le radiofrequenze al posto di connessioni ma-
teriali cablate), attualmente esercita consulenza in àmbito in-
formatico.
Dunque, il mio ultraquarantennale amico in sé aveva la
scintilla di un‟Arte di fondo in parte inespressa; i suoi sog-
getti preferiti, inquadrati ed immortalati con fotocamera e cinepresa, ”a caso” (la condizione “entropica” degli ingegne-
ri: chi più , chi meno estroso, sono dei“disordinati”): ((CCoonnttiinnuuaa aa ppaagg.. 1144))
IILL VVEECCCCHHIIOO AAMMIICCOO UUGGOO GGAALLLLUUCCCCIIOO DDii GGiiuuffffrryy FFaarriinnaa
- 14 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
minciare dalle religioni abramitiche, per giungere agli anti-
chi Romani,che enfatizzavano in misura ridotta i sentimenti
umani,essendo dei „praticoni‟ intenti a raggiungere obietti-
vi concreti.Un illuminante adagio di Shakespeare: “I veri
amici aggrappali alla tua anima,con uncini d‟acciaio”; ed un
tenero pensiero di Leo Buscaglia: “Una singola rosa è il
mio giardino…un singolo amico, il mio mondo”.
GG..FF..
domande su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Ma non me ne rammarico, quei nomi si sarebbero
sporcati soltanto ad essere pronunciate da una bocca
come la sua.
In quanto al conduttore Bruno Vespa avrà il me-
rito di fare diventare un best-seller il libro, che qual-
cuno ha scritto per il figlio di questo criminale e che
alimenterà la curiosità morbosa di tante menti sprov-
vedute. Si sarà, così, guadagnato le somme sproposi-
tate che gli vengono passate per gestire un servizio
pubblico di servile ossequio ai potenti, di qualsiasi
colore essi siano.
Qualcuno ha chiamato la trasmissione "Porta a
Porta",la terza Camera,dopo la Camera dei Deputati
e il Senato della Repubblica, questo significa infan-
gare le istituzioni, infangare la nostra Costituzione,
sport che sembra ormai molto praticato nel nostro
paese. In quanto a noi familiari delle vittime di mafia
eventi di questo tipo significano ancora una volta una
riapertura delle nostre ferite, ove mai queste si fos-
sero chiuse, ma ormai purtroppo questo, dopo 24 an-
ni un cui non c'è stata ancora ne Verità ne Giustizia,
è una cosa a cui ci siamo abituati, ma mai rassegnati.
La nostra RESISTENZA continuerà fino all'ulti-
mo giorno della nostra vita.
«Se io vedo una scala,o una fontana non riesco a fare a
meno di fotografarla» mi dice, difatti nel suo repertorio di
foto e filmati, di tali 2 temi ne figurano parecchi, suddi-
visi in collezioni.
« Le gradinate e le scale forniscono l‟effetto di profon-
dità prospettica, e nella composizione fotografica l‟esito
maggiormente scenico è la profondità; poi, le fontane:
bloccare l‟acqua, fermarne le forme scenografiche, tra-
sformando il fluire del liquido in „equilibrio statico arti-
stico‟, convertendo il movimento dell‟acqua in un model-
lo scultoreo, in una forma richiamante una statua». Un
velo di delusione in merito all‟odierno gusto dell‟imma-
gine, ecco la sua riflessione: « Il gusto dell‟immagine, sta-
tica o in movimento, si esaurisce oggi al termine dello
scatto o della ripresa filmata, inflazionate in maniera espo-
nenziale; nel nostro tempo non esiste la preziosità dell‟im-
magine singola, tutto si può decuplicare, reduplicare, cen-
tuplicare, ma poi, dopo, paradossalmente, non rimane nul-
la ».
L‟Amicizia è stata e costituisce ancora un perno della
umana avventura, santificata da tutti i Credi religiosi a co-
Avrei preferito non dovere scrivere queste righe,
avrei preferito non essere costretto ad essere assalito
dal senso di nausea che ho provato nel momento in
cui ho dovuto leggere che il figlio di un criminale,
criminale a sua volta, comparirà questa sera nel cor-
so di una trasmissione della RAI, un servizio pub-
blico, per presentare il suo libro, scritto, come di-
chiarerà lui,"per difendere la dignità della sua fami-
glia". Di quale dignità si tratti ce lo spiegherà rac-
contandoci come, insieme a suo padre, seduto in
poltrona davanti alla televisione, abbia assistito il 23
maggio e il 19 luglio del '92 allo spettacolo dei ri-
sultati degli attentati ordinati da suo padre per
eliminare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Non ci racconterà forse le esclamazioni di gioia
di quello stesso padre che descriverà, come da co-
pione, come un padre affettuoso, ma quelle possia-
mo immaginarle dalle espressioni usate da quello
stesso padre quando, nelle intercettazioni nel car-
cere di Opera, progettava di far fare la "fine del ton-
no, del primo tonno" anche al magistrato Nino Di
Matteo. Non ha voluto rispondere, Salvo Riina, alle
SSAALLVVAATTOORREE BBOORRSSEELLLLIINNOO UURRLLAA:: --LLAA NNOOSSTTRRAA RREESSIISSTTEENNZZAA CCOONNTTIINNUUEERRAA’’!!--
- 15 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Distruzione, recupero, o riparazione?
Chi sbaglia paga è vero, ma la pena deve rispettare la
dignità di ognuno e di ciascuno, perché rendere chi
sconta la propria pena un disperato, significa alzare in
percentuale la recidiva, nonché privare la società della
dovuta sicurezza e prevenzione.
Nel proclamare questo Giubileo speciale della Misericor-
dia, Papa Francesco ha interloquito anche sul carcere or-
mai ridotto a un mero contenitore di numeri, di cose, di
oggetti, che imprigiona e abbrutisce.
Di rieducazione, infatti, c‟è traccia solamente in qualche
operatore ( debbo dire professionalmente avanti, senza
mancare di quella umanità che mai dovrebbe venire me-
no) per‟altro avvilito e in sottonumero.
Tanto meno, il Papa, disattende le vittime del reato: i fe-
riti e gli offesi da quei crimini, gli innocenti, quelli che
spesso rimangono al palo, anch‟essi disperati.
Tuttavia il detenuto è una “persona” che sconta la giusta
pena, ma che, se aiutato convenientemente, potrebbe ten-
tare di riparare al male perpetrato.
Rieducare e reinserire non dovrebbero essere soltanto
termini astratti o, peggio, che sottolineano l‟inadegua-
tezza del nostro sistema penitenziario rispetto al dettato
costituzionale. Il punto importante è consentire un siste-
ma carcerario consono alle aspettative della collettività,
che arrabbiata e delusa lavora di pancia, proprio perché il
carcere non funziona, non le leggi che invece ci sono, ma
spesso non possono esser correttamente applicate.
Un carcere come quello attuale che di fatto vieta persino
il sentirsi utili, responsabili, avere delle prospettive, figu-
riamoci riappropriarsi di vista prospettica, di un progetto,
un percorso, una strada ove ricominciare a camminare
non più di lato, non più con le spalle al muro, tant‟è che
al recluso manca persino il senso di questa ulteriore e
arbitraria privazione.
La pena consiste nel privare della libertà, non è scaracco
di urto alla speranza.
L‟opinione pubblica ritiene che bloccare un detenuto nel-
l‟inazione alienante sia la fatica minore, in quanto coste-
rebbe meno in tasse da onorare Questo agire è fatale,
perché quel detenuto non è in una situazione di attesa,
dove il tempo serve a ricostruire e rigenerare, bensì, egli
è fermo a un tempo bloccato, al momento del reato, a un
passato riprodotto a tal punto, che tutto rincula a ieri,
come se fosse possibile vivere senza futuro, come se
delirare fosse identico a sperare.
La pena prima o poi ha un termine e sarà necessario
esser consapevoli che poi ricomincia il viaggio. Ma
come ricominciare? Riprendendo a deviare?
Del resto l‟art. 27 della nostra Costituzione, declina che
la pena consiste nel togliere la libertà, per aiutare la per-
sona a riprendersi, fornendole strumenti di revisione cri-
tica per non tornare a delinquere.
Ogni riforma, anche quella carceraria, richiede non solo
il coraggio di pensare in grande e di sperimentare vie
nuove, ma anche un impegno costante nel realizzare que-
sta sorta di utopia.
Sappiamo bene, quant‟è facile non guardare a quel
che non succede nei meandri di un penitenziario, ancora
più
comodo non accollarsi troppi grattacapi per chi ha sba-
gliato e paga giustamente il fio.
Tranne poi scandalizzarsi quando molti di questi
soggetti, una volta ritornati in libertà, tornano a commet-
tere gli identici reati, creando nuova insicurezza.
Allora si auspica inasprimento delle pene, carcere duro e
quant‟altro, con l‟unico risultato di nascondere la verità:
quella che fa male, perché indica la nostra corresponsa-
bilità, almeno quella di un silenzio connivente, di fronte
ai guasti dell‟attuale sistema penitenziario, che moltipli-
ca vittime e carnefici.
Se vogliamo che la criminalità diminuisca, bisogna
riflettere tutti insieme sul che fare per ridurre l‟attuale
scompenso tra punizione e recupero, attuando una colla-
borazione partecipata e attiva.
Memori che il delitto è anche una malattia sociale e,
come tale, necessita più di un risanamento che di un‟ac-
centuata punizione.
Occorre fare prevenzione preziosa, affinché chi si tro-
verà a varcare il portone blindato di una galera a pena
scontata, non abbia a ragionare come un adolescente: ec-
comi libertà, adesso posso ritornare a fare quello che vo-
glio.
Un uomo infantilizzato a puntino è proprio come un ado-
lescente irresponsabile.
E‟ urgente chiederci se questo carcere ha un suo scopo e
una sua utilità davvero condivise, soprattutto domandarci
se dalle sue fauci a fine pena, perché prima o poi la pena
finisce, escono persone migliori di quando sono entrate.
Ringrazio Papa Francesco ( fratello lupo ) per averci co-
stretti a ritornare su questi temi, che pigrizia o malafede
vorrebbero accantonare.
AAnnddrraaoouuss
Siénte chésta: «Mo‟ si‟... mo nun si cchiù.» (*)
SSiieennttee PPiinnuu‟‟...... ddiimmmmee „„nn‟‟aattaa ppooeessiiaa,, uunnaa „„ee cchhèèllllee ccaa llaasscciiaannoo sseennzzaa ppaarroollee......
((**)) DDootttt.. PPiinnoo IIaaccuullllii,, mmeeddiiccoo--ppooeettaa..
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrllddcc
PPRROOVVEERRBBII EE MMOODDII DDII DDIIRREE -- OOVVVVEERROO EELLEEMMEENNTTII DDII PPAARREEMMIIOOLLOOGGIIAA
Sirica Dora
11.. CCccàà nniisscciiuunnoo èè ffeessssoo..;;
22.. ÒÒggnnee ssccaarrrraaffóónnee èè bbbbèèlllloo „„aa mmààmmmmaa ssóóiiaa;;
33.. LL‟‟aammiiccoo èè ccoommmmee aa „„oo „„mmbbrreelllloo:: qquuaannnnee cchhiioo--
vvee nnuunn „„oo ttrruuòòvvee mmaajjee;;
EEsspplliiccaattiioo:: OOggnnuunnoo vvaallee qquueell cchhee vvaallee,, ccoommuunnqquuee,,
aanncchhee ii bbrruuttttii aappppaaiioonnoo bbeellllii aallllee lloorroo mmaammmmee..
LL‟‟aammiiccoo èè ccoommee ll‟‟oommbbrreelllloo,, qquuaannddoo ttii ooccccoorrrree
nnoonn lloo ttrroovvii mmaaii..
RRiifflleessssiioo:: SSoonnoo pprroovveerrbbii aannttiicchhiissssiimmii,, cchhee rriittrroovviiaa-- mmoo aanncchhee nneell mmoonnddoo ggrreeccoo ee llaattiinnoo.. FFrraasseeoollooggiiaa:: II ffeessssii rriimmaannggoonnoo aa ccaassaa lloorroo;; „„ee ffiiggllii
ssoo‟‟ ppiiéézzzzee „„ee ccoorree..
IImmpplliiccaannzzee sseemmaannttiicchhee::
NNiisscciiuunnoo:: ddaall llaattiinnoo nnee iippssuumm;;
FFeessssoo:: ddaall llaatt.. ffeessss--mm --ddaall ppaarrtt..ppaass--
ssaattoo ddii ffaattiissccii::eesssseerree ssttaannccoo;;
SSccaarraaffoonnee:: ddaall llaatt.. ssccaarraabbbbaaeeuu--mm,,
ssccaarraaffaaggggiioo ++ oonnee aaccccrreesscciittiivvoo,, ddaa ccuuii ssccaarrrraa--
ffuunneerraa,, bbuuccaa ddii ssccaarraaffaaggggii..
AAnnttrrooppoollooggiiaa:: IIll sseemmee ddeeii pprroovveerrbbii èè cchhiiaarraammeennttee
eesspprreessssoo iinn llaattiinnoo::
-- AAmmiiccuuss vveerruuss rraarraa aavviiss..
-- AAuuddeenntteess ffoorrttuunnaa iiuuvvaatt....
-- FFeemmiinnaa eesstt qquuoodd eesstt pprroopptteerr uutteerruumm..
PPrrooggeettttoo FFaammiigglliiaa NNeettwwoorrkk FFiilliiaallee AAnnggrrii
CCEENNTTRROO SSEERRVVIIZZII AANNGGRRII vviiaa bbaaddiiaa nn..66 -- PPeerr PPrriivvaattii -- AAssssiisstteennzzaa ssoocciioo ssaanniittaarriiaa aallllaa ppeerrssoonnaa HH 2244..
AAssss..nnzzaa aannzziiaannii.... FFaaxx 008811//994466889955 -- CCeell.. 333355//88006655995555 -- CCeell.. 333344//77331177779900 -- aannggrrii@@pprrooggeettttooffaammiigglliiaanneettwwoorrkk..iitt
FFiinnaallmmeennttee aanncchhee nneellll’’AAggrroo NNoocceerriinnoo-- SSaarrnneessee ssii hhaa llaa ppoossssiibbiilliittàà ddii aacccceeddeerree aadd aassssiisstteennzzee ssppeecciiaalliizzzzaattee,, ppeerr ggllii aannzziiaannii,, ppeerr ii ddiissaabbiillii,, ppeerr ttuuttttii ii ttiippii ddii mmaa--llaattttiiee ee ppeerr ttuuttttee llee pprroobblleemmaattiicchhee:: ssppeecciiaalliissttii nneellllee ccuurree mmeeddiicchhee ee nneell ssoosstteeggnnoo ddeeggllii aammmmaallaattii,, ssoonn pprroonnttii aa rraaggggiiuunnggeerree ooggnnii lluuooggoo eedd ooggnnii aabbiittaazziioonnee
ppeerr ppoorrttaarree,, aa cchhii nnee hhaa bbiissooggnnoo,, ii bbeenneeffiiccii ddeellllaa lloorroo ccoommppeetteennzzaa.. UUnn ggrraazziiee aa ccoolloorroo cchhee ssii ssoonnoo aaddooppeerraattii nneellllaa rreeaalliizzzzaazziioonnee ddeell pprrooggeettttoo.. DDaa sseetttteemmbbrree,, ll’’iinniizziiaattiivvaa ssaarràà sseegguuiittaa mmoollttoo ddaallllaa ddiirreezziioonnee ddii AANNTTRROOPPOOSS IINN TTHHEE WWOORRLLDD cchhee ddaarràà ttuuttttee llee iinnffoorrmmaazziioonnii cchhee ii lleettttoorrii ddeellllaa rriivviissttaa vvoorrrraannnnoo ootttteenneerree..
CCOOOOPPEERRAATTIIVVAA SSOOCCIIAALLEE «« SSAANN PPIIOO »»
VVIIAA SSAATTRRIIAANNOO 1122 -- AANNGGRRII (( SSAA )) –– tteell.. 333355 880066 55995555 –– 333344 773311 77779900
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LLAA PPAAGGIINNAA MMEEDDIICCAA:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
LLEE MMAALLAATTTTIIEE DDEELLLLAA PPRRIIMMAAVVEERRAA II II PP AA RR TT EE
Le allergie sono uno degli spauracchi dei genitori ep-
pure spesso sono sotto-diagnosticate o, al contrario, so-
vrastimate. Ma perché questa confusione?
Disinformazione, pubblicità e scarsa conoscenza della
differenza tra allergia ed intolleranze alimentari sareb-
bero tra le cause dell‟eccessivo allarmismo. Addirittura
una indagine della Società Italiana di Allergologia e
Immunologia Clinica (Siaic) ha scoperto che il 20%
delle persone crede di essere allergico, ma specifici test
confermano che lo è solo il 2%.
Problema inverso invece per l‟asma che, dati alla
mano, viene sottovalutata nella maggior parte dei casi.
Il punto focale della questione è la scarsa conoscen-
za che i genitori hanno delle allergie: troppi sentito dire
e poche conoscenze reali; alla fine l‟idea è che le
allergie siano una patologia incurabile e estremamente
rischiosa per la salute dei propri figli.
Questo non significa che il problema sia da sotto-
valutare, ma che bisogna osservare bene sintomi e ca-
ratteristiche, evitare le diagnosi fai-da-te, rivolgersi al
proprio medico e cercare la cura più idonea.
Come diagnosticare un‟allergia?
Se c‟è il sospetto che il bambino sia allergico è bene
chiedere il parere del pediatra che valuterà caso per
caso, in base sia alla storia familiare del bambino (chi
ha genitori allergici ha il doppio delle probabilità di
essere allergico), alla sintomatologia e all‟età del
bambino(generalmente si tende a non eseguire prove
allergiche su bambini di età inferiore ai tre anni), ed eventualmente prescriverà una visita dall‟allergologo. Ci sono due modi per diagnosticare un‟allergia:
il prick test (si tratta delle prove cutanee) o unesame
del sangue che analizzerà i livelli di antigeni specifici
per le varie sostanze che si sospetta causino l‟allergia.
Il fenomeno delle allergie ha subito un vero e proprio
boom negli ultimi decenni e, in particolare si è
registrato negli ultimi anni un incremento dell‟inci-
denza del fenomeno allergico tra i bambini: ne sof-
frono tre bambini su dieci, un numero che, rispetto a 50
anni fa, è triplicato. Perché questo trend così allar-
mante? Gli esperti sono concordi nell‟ascrivere alla cosiddetta
ipotesi igiene una delle principali responsabilità del-
l‟aumento delle allergie In un mondo troppo pulito, a
volte addirittura sterilizzato, il sistema immunitario
non è più in grado di distinguere gli agenti patoge-
ni dai batteri buoni e da ciò che non gli è nemico. Ma
anche l‟aumento dell‟inquinamento, il riscaldamen-
to del pianeta, i pollini perenni nell‟aria e gli animali
domestici svolgono un ruolo importante nell‟aumento
delle allergie.
Gli allergeni si nascondono ovunque e spesso in luo-
ghi ritenuti sicuri. Nelle scuole, ad esempio, si anni-
dano polvere e polline che rendono le ore di studio un
vero e proprio martirio per i più piccoli colpiti da
sindrome allergica.
L‟Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubbli-
cato un lavoro che dimostra che chi abita, o frequenta
abitualmente, edifici umidi o con muffe, ha il 75% di
possibilità in più di soffrire didisturbi respira-
tori come l‟asma: si stima che in Europa il 20-30%
degli edifici abbia questo problema.
Ma come aiutare i bambini che soffrono di allergie
stagionali? Naso chiuso, tosse stizzosa, congiuntivite e
asma, nonché prurito: la stagione dei pollini può essere
davvero difficile per i piccoli allergici. Come aiutarli?
È bene evitare luoghi dove si concentrano pollini di
frumento, segale, orzo, gramigna, betulle, frassini, sa-
lici e pioppi, cambiare spesso la biancheria del letto,
evitare di farli stare all‟aperto nei giorni ventosi, limi-
tare il contatto con peluche, tappeti e luoghi polverosi.
Particolare attenzione all‟alimentazione: alcuni cibi
contengono istamina (la sostanza che viene rilasciata
dall‟organismo per combattere gli allergeni) o ne fa-
voriscono la produzione. E meglio limitare il consumo
di pomodori, parmigiano, uova.
AASSSSOOCCIIAAZZIIOONNEE LLUUCCAANNAA ““GG.. FFoorrttuunnaattoo”” ---- SSAALLEERRNNOO
SSEEDDEE SSOOCCIIAALLEE iinn VViiaa CCaannttaarreellllaa
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
II GGRRAANNDDII PPEENNSSAATTOORRII:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
MMuussoonniioo Musonio rappresenta, assieme a Epitteto, Marco
Aurelio e Seneca, uno dei quattro esponenti più
significativi del neostoicismo romano. Egli, se per
certi versi corrisponde appieno alle istanze propu-
gnate dalla temperie spirituale del suo tempo, per altri
si distingue e mette in luce, soprattutto per il recupero
radicale e profondo di una filosofia intesa come arte
del vivere bene e onestamente, cioè mezzo per conse-
guire uno scopo riscontrabile nei fatti.
La mentalità romana, pratica per predisposizione,
tendeva a cercare nella filosofia un riscontro utile per
sé e per gli altri; da ciò derivava uno sbilanciamento
verso le questioni etiche e sociali, con conseguente
impoverimento della componente teoretica. La filoso-
fia rappresentava il mezzo per la comprensione e la
messa in atto della virtù, considerando come acquisita
l'idea del bene proprio in rapporto al bene comune.
L'uomo, in generale, inteso come animale sociale,
contribuiva al buon funzionamento della cosa pubbli-
ca, il filosofo, in particolare, contribuiva a ciò in mas-
simo grado, con le parole, e con uno stile di vita che
corrispondesse a quello che predicava. Dovendo assi-
milare Musonio a precedenti sistemi filosofici e cor-
renti di pensiero, oltre al rapporto con una certa evo-
luzione in seno al mediostoicismo, si può notare an-
che una certa interpretazione cinica della realtà, non
tanto di stampo diogeneo quanto piuttosto vicina al
filantropismo tipico di Cratete.
DDii qquueessttoo filosofo neostoico, si posseggono poche
notizie certe. È noto che nacque a Volsinii, corrispon-
dente all'odierna Bolsena, in Etruria, che fu cavaliere
e visse nel I secolo d.C., all'incirca tra il 30 e il 100.
Fra il 55 e il 60 fu a capo a Roma di un circolo filo-
sofico-letterario e si dedicò anche alla politica, con
idee abbastanza tradizionali e moderate. Fece parte
del gruppo creatosi intorno a Rubellio Plauto, gio-
vane discendente della famiglia Giulia. Quando que-
sto nel 60 fu allontanato da Roma in via precauzio-
nale da Nerone, Musonio lo seguì in Asia; sappiamo
che due anni dopo giunse l'ordine dell'imperatore di
eliminare Rubellio Plauto. Musonio ritornò a Roma,
ma nel 65, in concomitanza della congiura pisoniana
venne mandato in esilio (in quanto allievo di Seneca)
nell'isola di Gyaros, inospitale e rocciosa nel Mar
Egeo. Rientrato dopo la morte dell'imperatore, riuscì
a guadagnarsi la stima di Vespasiano evitando la cac-
ciata dei filosofi del 71. Ci fu però un secondo esilio
intorno all'80.
Dopo il suo rientro a Roma, voluto da Tito, le
fonti tacciono.
Potrebbe essere stato espulso da Roma nel 94, assie-
me agli altri filosofi, a causa di un sena-
toconsulto sollecitato da Domiziano,
che fece uccidere Aruleno Rustico e
cacciare Epitteto e altri. Da un'epi-
stola di Plinio il giovane, dell' inizio
del II secolo,si apprende che egli non
è più in vita.Il suo discepolo più impor
tante fu Epitteto, probabilmente a Roma.
Un suo discendente fu il poeta Postumio Rufio Festo
Avienio (seconda metà del IV secolo). Sull'esempio
di Socrate e come farà anche il discepolo Epitteto,
non lasciò nulla di scritto. I principi della sua predi-
cazione filosofica si ricavano da una raccolta di dia-
tribe dovuta a un di-scepolo di nome Lucio,il quale
probabilmente ebbe modo di ascoltarne le lezioni per
un tempo abbastanza lungo. Alcune delle Diatribe di
Gaio Musonio Rufo sono conservate nell'Antolo-
gia di Giovanni Stobeo (V secolo). È andata perduta
l'opera di un altro discepolo,forse il Valerio Pollione
precettore di Marco Aurelio.Altre informazioni si
possono desumere da una serie di frammenti sparsi e
testimonianze indirette.
Lo stile delle diatribe è semplice, in genere viene
posta una questione iniziale, poi sviluppata con chia-
rezza durante il testo. Secondo quanto riporta Lucio,
Musonio parlava spesso in modo figurato,usando
metafore e similitudini (spesso sfrutta il paragone
con il medico, alcune volte intervengono immagini
di animali). Questa caratteristica si adatta bene alla
sua personalità e al suo tipo di insegnamento, tutto
rivolto alla schiettezza della vita.
Musonio invita alla chiarezza e semplicità nello
impartire insegnamenti; i principi su cui si basa la
vera filosofia devono essere pochi, certi e acquisibili
in modo spontaneo: è inutile e controproducente ren-
dere complicato ciò che non lo è – le sue parole: "In-
fatti non è degno di lode il filosofo che ha bisogno di
molte dimostrazioni per insegnare ai suoi discepoli,
ma quello, che con poche, riesce comunque a far ar-
rivare i suoi uditori là dove vuole".
La retorica non deve mai essere vuoto orpello,
ma un mezzo necessario per comprendere e trasmet-
tere la verità.Attraverso la dimostrazione si spiega
quale sia il vero bene in rapporto al male e cosa sia
conveniente fare per tendere sempre verso esso. Mu-
sonio come molti altri filosofi scelse di non affidare
allo scritto le sue dottrine, spinto dalla visione del-
l'insegnamento come un divenire, una crescita co-
stante nella contingenza, una pratica di vita.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
RRAACCCCOONNTTII DDII VVIITTAA
EE lluuii ggooddeevvaa,, uunn vveerroo ssppeettttaaccoolloo aa vveeddeerrssii,,
sseemmpprree pprroonnttoo aallll‟‟aattttaaccccoo,, ccoommee uunn aannttiiccoo ssaammuu--
rraaii,, ttuutttt‟‟uunnoo ccoonn llaa ssuuaa ssppaaddaa ee ffoorrttee ddeell ssuuoo ddee--
ssiiddeerriioo pprreeppootteennttee:: nnoonn ppeennssaavvoo vvii ffoosssseerroo uuoommiinnii
ccoossìì vveerrii..
CCii vvoollllee uunn‟‟iinntteerraa eessttaattee ppeerr mmiittiiggaarree iill ffuuooccoo
ddeellll‟‟aa--mmoorree,, eedd iioo ccoonnoobbbbii qquueell cchhee aavveevvoo sseemm--
pprree ssooggnnaattoo ddaa ffaanncciiuullllaa..
AAdd oottttoobbrree eerraavvaammoo ppiiùù ttrraannqquuiillllii eedd iill mmiioo uuoo--
mmoo eebbbbee uunn aattttaaccccoo ddii ssccrruuppoollii:: mmii ddiissssee ddii ffaarrllaa
ffiinniittaa ccoonn qquueellllaa ffoolllliiaa,, ppeerr llaa ddiiffffeerreennzzaa ddii eettàà ee
ppeerr dduuee rraaggaazzzzii,, cchhee aavveevvaannoo bbiissooggnnoo ddeellllee ssuuee
ccuurree.. MMii vveennnnee uunn ccoollppoo aall ccuuoorree mmaa ggllii rriissppoossii
ffeerrmmaammeennttee::
-- TTii vvoogglliioo ccoommee sseeii,, nnoonn mmii iimmppoorrttaa nnéé ddeell--
ll‟‟eettàà,, nnéé ddeellllaa ttuuaa ccoonnddiizziioonnee ddii ddiivvoorrzziiaattoo!!--
DDoovveettttii eesssseerree ttaannttoo ccoonnvviinncceennttee cchhee nnoonn ttoorrnnòò
ppiiùù ssuullll‟‟aarrggoommeennttoo,, mmaa ii nnoossttrrii iinnccoonnttrrii,, ppuurr sseemm--
pprree aappppaassssiioonnaattii,, ssii ddiirraaddaarroonnoo..
NNoonn rriiuusscciivvoo ppiiùù aa vviivveerree sseennzzaa ddii lluuii ee,, ddii
nnoottttee,, nnoonn rriiuusscciivvoo aa ddoorrmmiirree.. SSooggnnaavvoo ii ssuuooii bbaaccii
ee llee ccaarreezzzzee aarrddiittee,, nnéé ppeennssaavvoo ddii eesssseerree ccoossìì llee--
ggaattaa aall sseessssoo:: eerraa ll‟‟aammoorree cchhee mmii aavveevvaa sscchhiiuussoo
aallllaa vviittaa..
SSccoopprriiii ddii eesssseerree iinncciinnttaa ssmmoonnttaannddoo ddaall mmiioo
sseerrvviizziioo ddii bbaaddaannttee,, qquuaannddoo iill pprrooffuummoo ddeeii ccoorr--
nneettttii ccaallddii ddeellllaa ppaassttiicccceerriiaa mmii pprrooccuurròò nnaauusseeaa ee
ccoonnaattii ddii vvoommiittoo.. IIll tteesstt ddii ggrraavviiddaannzzaa lloo ccoonnffeerr--
mmòò..
CCoossaa aavvrreebbbbee ddeettttoo RRoobbeerrttoo?? MMii sseennttiivvoo mmaallee
aall ssoolloo ppeennssiieerroo ddii ddoovveerrgglliieelloo ddiirree,, mmaa qquueellllaa ssee--
rraa sstteessssaa,, pprreessii iill ccoorraaggggiioo aa dduuee mmaannii ee ggllii tteelleeffoo--
nnaaii..
-- CCaarroo,, ssoonnoo iinncciinnttaa!! –– ggllii ddiissssii ttuuttttoo dd‟‟uunn ffiiaa--
ttoo ee ssccooppppiiaaii aa ppiiaannggeerree,, ccoommpplleettaammeennttee ddiissttrruuttttaa..
-- MMaa nnoonn mmii aavveevvii ddeettttoo cchhee nnoonn ppootteevvii rriimmaa--
nneerree iinncciinnttaa??--
-- TTeessoorroo,, ccoossìì ssaappeevvoo,, qquuaallccoossaa ssaarràà ccaammbbiiaa--
ttoo!!-- rreepplliiccaaii,, ccoonnttiinnuuaannddoo aa ppiiaannggeerree ccoommee uunnaa
sscciiooccccaa..
-- LLaasscciiaa ii ttuuooii ee vviieennii aa ccaassaa!!-- ffuu iill llaaccoonniiccoo
ccoommmmeennttoo ddii RRoobbeerrttoo..
IILL PPRROOFFEESSSSOORREE ((IIVV ppaarrttee))
ddii FFrraannccoo PPaassttoorree AA..II..TT..WW.. eeddiizziioonnii –– eebbooookk GGGGKKEEYY::HHDDBBRRYYKKBBRRAA11CC EE ––
TTRRAA LLEE RRUUGGHHEE ((MMεεττααξξύύ ττηηςς ππυυττίίδδεεςς )) QQuuaannddoo ssoolloo rriimmaannii ccoonn llaa ttuuaa mmaalliinnccoonniiaa,,// ll‟‟aallbbaa ppiiùù nnoonn ddiisscceerrnnii ddaallllaa
nnoottttee;;// ttii ssaazzii ddii ppaarroollee ee ddii rriiccoorrddii,,// mmaa iill vvuuoottoo èè pprriivvoo dd‟‟ooggnnii ppooeessiiaa..// II ssooggnnii llii ssmmaarrrriissccii,, uunnoo aadd uunnoo,,// cchhiiuuddee llaa
mmeennttee ttuuttttee llee ffiinneessttrree,,// vviicciinnoo aa ttee nnoonn vveeddii ppiiùù nneessssuunnoo..// PPooii,, ttrraa llee rruugghhee,, ppiiùù pprrooffoonnddee ee mmeessttee,, uunn lluucciiddoo rriimmppiiaannttoo
ssii ffaa // ssttrraaddaa,, ttii ffaaii ffoorrzzaa,, ccaammbbii ppuurree ccoonnttrraaddaa,,// mmaa ccoossaa vvuuooii ccaammbbiiaarr,, ssee ttuuttttoo èè aannddaattoo.. ((DDaallllaa ssiillllooggee CCrroonnooss))
PPrreessii llaa cciinnqquueecceennttoo,, cchhee mmii aavveevvaa ccoomm--
pprraattoo,, sseeccccaattoo ddeell ffaattttoo cchhee nneessssuunnoo ddeeii mmiieeii iinn
ffaammiigglliiaa vveenniissssee aall bbiivviioo aa pprreennddeerrmmii,, qquuaannttoo
ssmmoonnttaavvoo ddaall llaavvoorroo ee rraaggggiiuunnssii llaa ccaassaa ddeell
mmiioo uuoommoo,, llaa ppiiùù bbeellllaa ddeell ppaaeessee.. BBaarrttoolloommeeoo
mmii aapprrìì iill ggaarraaggee eedd eennttrraaii nneellllaa mmiiaa nnuuoovvaa ddii--
mmoorraa,, ccoonn llaa bboorrsseettttaa eedd ii ssoollii ppaannnnii cchhee aavveevvoo
aaddddoossssoo.. LLaa ccoossaa ssttrraannaa ffuu cchhee ii mmiieeii ffuurroonnoo
ccoonntteennttii,, iinn ffoonnddoo aavveevvaannoo rriissppaarrmmiiaattoo ii ssoollddii
ppeerr iill mmaattrriimmoonniioo eedd eerroo llaa ccoommppaaggnnaa ddii uunn
pprrooffeessssoorree ddii bbuuoonnaa ffaammiigglliiaa.. DDooppoo qquuaallcchhee
ggiioorrnnoo,, vveennnnee mmiiaa mmaaddrree eedd aaffffaacccciiaannddoossii nneell--
ll‟‟aattrriioo ddeellllaa ccaassaa,, gguuaarrddaattoo ddaa dduuee lleeoonnii ssiittuuaattii
ssiimmmmeettrriiccaammeennttee ll‟‟uunnoo ddii ffrroonnttee aallll‟‟aallttrroo,, aall--
ll‟‟iinniizziioo ddeellllaa pprriimmaa rraammppaa ddii ssccaallee,, eessccllaammòò
ccoonntteennttaa:: -- CCoommee ssttaa llaa mmiiaa pprriinncciippeessssaa nneell
ccaasstteelllloo??-- SSoorrrriissii,, sseennzzaa ddiirree uunnaa ppaarroollaa..
CCoossìì iinniizziiòò ppeerr mmee llaa vviittaa ddii ccoonnvviivveennttee ee
nnoonn eerraa nniieennttee mmaallee ssee nnoonn ssii ffoossssee ccrreeaattaa uunnaa
ssoorrttaa ddii ggeelloossiiaa ttrraa mmee ee TTaattiiaannaa,, eennttrraammbbee iinn--
nnaammoorraattee ddeelllloo sstteessssoo uuoommoo,, ttaannttoo ddaa nnoonn vvoo--
lleerrlloo ddiivviiddeerree ccoonn aallccuunnoo..
CCoommiinncciiaarroonnoo ccoossìì ii pprriimmii ddiissppeettttuuccccii,, cchhee
pprreessttoo ssii ttrraassffoorrmmaarroonnoo iinn vveerroo ee pprroopprriioo aannttaa--
ggoonniissmmoo.. AAll ccoonnttrraarriioo,, ccoonn BBaarrttoolloommeeoo llee ccoossee
aannddaavvaannoo bbeenniissssiimmoo,, iinnttuuiivvoo cchhee ggllii ffaacceevvaa
ppiiaacceerree aavveerree ffiinnaallmmeennttee uunnaa ddoonnnnaa ppeerr ccaassaa..
LL‟‟aabbiittaazziioonnee eerraa ggrraannddee:: nnoovvee ccaammeerree,, sseennzzaa
ccoonnttaarree ii sseerrvviizzii eedd iill ggaarraaggee ee nnoonn ppootteevvoo cceerr--
ttoo ffaarrcceellaa ddaa ssoollaa,, ppeerr qquueessttoo,, RRoobbeerrttoo ccoonnttii--
nnuuòò aadd aavveerree llaa ddoonnnnaa ddii sseerrvviizziioo.. LL‟‟iinnvveerrnnoo
ttrraassccoorrrreevvaa lleennttaammeennttee,, aall ddoollccee tteeppoorree ddeell
ggrraannddee ccaammiinnoo nneellll‟‟aammppiiaa ccuucciinnaa ee ll‟‟aammoorree ddii
RRoobbeerrttoo rreennddeevvaa ccaallddee ppuurree llee nnoottttii,, nneell ggrraannddee
lleettttoonnee cchhee eerraa ssttaattoo ddeeii ssuuooii ggeenniittoorrii,, qquuaannddoo
uunnaa mmiinnaacccciiaa ddii aabboorrttoo mmii ccoossttrriinnssee iinn oossppeeddaa--
llee,, ddoovvee ppeerrddeemmmmoo iill nnoo--ssttrroo bbaammbbiinnoo..
AA qquueessttoo ppuunnttoo,, tteemmeeii ppeerr llaa mmiiaa ppeerrmmaa--
nneennzzaa iinn qquueellllaa ccaassaa,, iinn eeffffeettttii,, aavveevvoo sseemmpprree
ppeennssaattoo cchhee eerraa iill mmiioo ssttaattoo aadd aavveerr ccoonnvviinnttoo
RRoobbeerrttoo aa llaasscciiaarrmmii eennttrraarree iinn ccaassaa ssuuaa.. AAnnccoo--
rraa uunnaa vvoollttaa mmii ssbbaagglliiaavvoo.. ((CCoonnttiinnuuaa))
- 20 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Il referendum – si sa – è un istituto giuridico di
“democrazia diretta”, cioè di democrazia vera.
Consiste nel chiedere direttamente al corpo eletto -
rale di pronunziarsi su questioni di primaria impor-
tanza. Ciò per evitare che su tali materie gli eletti
del popolo possano decidere in difformità con il
sentire di quanti li hanno incaricati di rappresentar -
li. E siccome democrazia significa potere (cratos)
del popolo (demos), ecco che il referendum si in-
carica di rimettere le cose a posto, dando priorità
alla volontà degli elettori rispetto a quella degli e -
letti. Naturalmente, non sempre gli eletti gradisco -
no, perché ciò viene a privarli della possibilità di
esercitare il loro potere nel modo più libero e in-
controllato. Ciò spiega il motivo dei tanti ostacoli
che – in maniera più o meno aperta – la classe po-
litica ha sempre posto al ricorso a questa elementa -
re manifestazione di democrazia.
Per quanto riguarda l‟Italia, in particolare, già
“la Costituzione più bella del mondo” limita forte -
mente l‟uso dei referendum: sia escludendo apriori -
sticamente determinate materie (fisco e trattati in -
ternazionali); sia ammettendo soltanto referendum
abrogativi (è il caso del referendum di domenica
prossima, che chiede di cancellare un provvedi -
mento legislativo già approvato) ed escludendo ogni
formula propositiva.
Ma non è tutto. Perché gran parte della classe di -
rigente ha sistematicamente sabotato il ricorso ai
referendum abrogativi, soprattutto quando era chia-
ro che la volontà del corpo elettorale era contraria a
quella del ceto politico. L‟arma più usata per evita -
re di dover obbedire alla volontà popolare è stata –
da sempre – quella del quorum. La legge italiana,
infatti, prevede che un referendum sia valido solo
se si è recata alle urne la metà più uno del corpo
elettorale. Norma, questa, chiaramente anacronisti -
ca. Poteva avere un senso fino a qualche decennio
fa, quando la gente votava in massa alle elezioni di
ogni ordine e grado. Non certo ora, con un astensio-
nismo fortissimo ed in crescita continua. Alle ele -
zioni nazionali del 1976 andò a votare il 93% del
corpo elettorale. Adesso – dato delle europee del
2014 – ad onorare le urne è stato soltanto il 57%
degli aventi diritto; percentuale che si riduce ulte-
riormente se depurata dai numerosi voti bianchi o
nulli.
In un contesto del genere è quasi impossibile
che un qualunque referendum possa ottenere una
parte-cipazione superiore al 50%. Ecco, così, un
aiutino calato dal cielo per chi sa di essere per-
dente: basta invitare a disertare le urne o ad “anda -
re al mare” per essere quasi certi di bypassare il
giudizio popolare.Naturalmente, nessuno di quei
signori ammetterà mai di aver voluto continuare a
governare in modo palesemente antidemocratico.
Anzi, diranno che il tale referendum non si sarebbe
mai dovuto fare, perché il mancato raggiungimento del
quorum dimostra che la maggioranza degli italiani non
è interessata alla specifica materia. Bugìa pietosa: la
maggioranza degli italiani – più semplicemente – non
crede più nella politica e, sbagliando, delega a chi va a
votare la responsabilità di decidere per tutti. Il rimedio
– chiaramente – non è non fare i referendum, ma
ridurre il quorum richiesto ad una percentuale ragio-
nevole: oggi, non più del 35-40%.
D‟altro canto – se non ricordo male – in tutti gli
altri Stati dell‟Unione Europea il quorum per la validi -
tà dei referendum è assai più basso che in Italia. A
proposito: in Olanda – dove il quorum richiesto è del
30% – si è svolto la settimana scorsa un referendum
sull‟allargamento mascherato dell‟UE all‟Ukraina; al -
largamento che avrebbe aperto le porte dell‟Europa a
milioni di migranti ukraini, in fuga da una situazione
economica disastrosa dopo che il Paese è stato trasfor-
mato in un avamposto militare antirusso. Ebbene, gli
olandesi hanno detto “no” con una percentuale schiac -
ciante (vicina ai due terzi) sbugiardando la politica eu -
rodipendente e filoamericana del governo dell‟Aja.
Naturalmente, gli organi d‟informazione italiani si so-
no ben guardati dal dare risalto all‟evento, ma secon -
do molti osservatori internazionali questo potrebbe
essere il primo de profundis per l‟Europa, che proba-
bilmente favorirà la vittoria dei “si” ad un altro refe -
rendum,quello che da qui a qualche mese deciderà del -
l‟eventuale uscita dell‟Inghilterra dall‟Unione.
Ma torniamo all‟Italia e al referendum di domenica
prossima. Dunque, è evidente che gli italiani sono con-
trari alla politica petrolifera (si fa per dire) del gover-
no Renzi; sono contrari ad “affittare” pezzi di territo -
rio nazionale agli stranieri perché si prendano il petro -
lio (poco) e ci lascino i dissesti ambientali (molti); so -
no contrari a mettere in pericolo l‟immenso patrimo -
nio naturale dei nostri mari a fronte di pochi spiccioli
di royalties; sono contrari a puntare ancòra su fonti e -
nergetiche vecchie, inquinanti e sempre meno reddi -
tizie, mentre l‟Italia ha a disposizione immense risorse
naturali da poter utilizzare per la produzione di ener -
gie rinnovabili, non inquinanti, a costi irrisori e – cosa
da non sottovalutare –in grado di generare una occu-
pazione dieci volte superiore a quella impiegata nel
settore delle fonti fossili. Quale sia l‟opinione degli
italiani – dicevo – è evidente. Così come è evidente
che quel mattacchione che ci ritroviamo alla Presiden-
za del Consiglio vuole continuare a governare come
meglio gli aggrada.È per questo che invita gli italiani a
non andare a votare domenica prossima. Perché sa che
il voto sarà nettamente contrario alla sua linea.
(( ccoonnttiinnuuaa aa ppaaggiinnaa 2222))
VVOOTTAA SSII,, PPEERR DDIIRREE NNOO AALLLLEE TTRRIIVVEELLLLEE DDII MM.. RRAALLLLOO
- 21 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Il PROSCIUTTO COTTO
si ricava dalla stessa parte
del maiale con la quale si
confeziona il prosciutto cru-
do,togliendo però l‟osso.
Ha una lavorazione abba-
stanza veloce e nel giro di
una ventina digiorni può essere già posto in commercio.
Dopo essere stati puliti e rifilati, i cosciotti vengono posti in
vasche contenenti salamoia (sale e aromi vegetali), per 10 o
15 giorni, dopo di che vengono disossati, posti in speciali
stampi metallici (che gli conferiscono la caratteristica
forma) e sottoposti a una cottura a vapore o a bagnomaria (
si calcola che sia necessaria un‟ora di cottura ogni 4 chi-
logrammi di carne). Si tolgono poi dagli stampi, si la-
sciano raffreddare i si avvolgono in involucri di cellophane.
Possono essere venduti e consumati anche subito.
Alcuni produttori sostituiscono al bagno della salamoia
iniezioni con speciali sostanze che accelerano il processo di
maturazione della carne, ottenendo così prosciutti pronti
per la vendita in un tempo più breve, ma con risultati de-
cisamente inferiori.
I migliori anche se i più costosi, sono senza dubbio quelli
che sono stati conservati in salamoia per un tempo ab-
bastanza lungo (anche 40 giorni) e non contengono poli-
fosfati, usati per ottenere il caratteristico colore rosato mol-
to chiaro.
Il prosciutto cotto non richiede particolari condizioni di
clima; è prodotto in tutti i Paesi in cui esistono allevamenti
di suini: in Europa, molto noti sono i prosciutti inglesi di
York, quelli affumicati di Praga, quelli di Westfalia, quelli
francesi di Bayonne e quelli spagnoli di montagna “jamo-
nes serranos”.
A proposito di prosciutto affumicato, anche in Val Vigez-
zo si prepara un prosciutto che, anche se lontano parente di
quello di Praga, è particolarmente delicato e profumato.
Con la SPALLA, ricavata dalla parte anteriore del maiale si
fabbrica un prosciutto cotto che vorrebbe gareggiare con
quello preparato con la coscia, ma i risultati sono senza
dubbio inferiori perché confezionato con carne più sca-
dente, ricca di tendini e perciò meno delicata di sapore.
Anche alla vista si presenta in modo differente: il pro-
sciutto cotto di spalla ha un aspetto lucido e leggermente
gelatinoso e viscido e ha forma perfettamente rettangolare.
Un altro segno ben distinguibile che lo differenzia da
quello autentico è la vena di grasso che, anziché essere al
centro, è spostata a destra verso l‟alto.
Il prosciutto di spalla ha però il vantaggio di essere molto
più economico, perciò andrà utilizzato in tutte le prepa-
razioni in cui il prosciutto deve essere tritato (come nelle
polpette, nei polpettoni, nelle farce ecc.) oppure cucinato
insieme ad altri ingredienti.
ALTRI SALUMI SOTTOPOSTI ALLA SALAGIONE
Oltre ai prosciutti appartengono a questa categoria anche
coppe e pancette, cioè quelle parti del maiale non tritate, ma
preparate intere e sottoposte a diversi procedimenti di
salagione.
Tra le COPPE le più raffinate sono quelle del Piacentino e
del Parmense ottenute da un unico pezzo del collo del
maiale tirato a forma cilindrica il più possibile e con le parti
estreme tondeggianti; salata e asciugata, la coppa viene ri-
vestita con intestino di suino o di bue opportunamente
preparato; in questo secondo caso è detta coppa bondiana o
bondiola. La bondiola, dopo essere stata legata, viene sotto-
posta a stagionatura non molto lunga che può variare da un
minimo di 70 giorni a un massimo di 120 giorni; il suo nome
deriva da quello dell‟intestino cieco del bue, chiamato “bon-
deina” che, come detto sopra, serve per avvolgere questo
salume. Anche se preparata con sistemi diversi, la coppa si
trova in quasi tutte le regioni; nell‟Italia centrale e meridio-
nale viene chiamata “capocollo”; in linea di massima essa
richiede una stagionatura non inferiore ai tre mesi; è miglio-
re però dopo almeno sei mesi e ottima dopo nove.
La PANCETTA è uno degli affettati più economici; è
molto grassa e saporita. Si ottiene dal grasso di copertura
delle zone addominali del maiale opportunamente salato e
aromatizzato. La pancetta si usa di solito come condimento,
oppure si consuma cruda.
Nelle regioni del Nord, viene generalmente arrotolata e
legata come un grosso salame; a volte la pancetta avvolge
una piccola coppa e si chiama “pancetta coppata”.
Fra i salumi ricordiamo anche la BRESAOLA che, pur
non essendo preparata con carne di maiale, viene impropria-
mente classificata nel capitolo dei salumi. È un salame
carat-teristico della Valtellina, ottenuto con carne scelta di
manzo sottoposta ad essiccazione e a salagione.
In commercio esiste anche un tipo di bresaola affumicata.
Si serve affettata piuttosto sottile e si condisce al momento
di gustarla con olio e succo di limone (volendo, anche pepe
in grani macinato) ha un colore rosso cupo, è asciutta,
magrissima e a pasta piuttosto compatta percorsa da qualche
leggerissima venatura di grasso.
PPIIAATTTTII TTIIPPIICCII DDEELL MMEEDDIITTEERRRRAANNEEOO -- AA ccuurraa ddii RRoossaa MMaarriiaa PPaassttoorree
SSeeccoonnddaa ppaarrttee
SSppaallllaa,, pprroosscciiuuttttoo,, ccooppppaa ee ppaanncceettttaa
Insanus enim credit manducare omnia
Solo un pazzo crede di poter mangiare tutto.
- 22 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Ecco un altro buon motivo per andare a votare
domenica: per assestare un primo colpo alla Total
e a Renzi insieme. Un po‟ come hanno fatto in
Olanda l‟altro giorno: con un solo voto hanno
mandato affanciullo l‟Europa, il governo, gli
americani e l‟immigrazione.
Sarebbe bene che anche noi italiani comincias-
simo ad usare al meglio l‟arma del voto. Anche per-
ché è la sola arma che ci è rimasta.
E ricordiamoci che questo è un referendum
abrogativo: per dire NO a Renzi e alle multina-
zionali, dobbiamo votare SI.
DDiirree SSII,, ppeerr ddiirree NNOO aallllee ttrriivveellllee -- ddii MM.. RRaalllloo -- ccoonnttiinnuuaa ddaa ppaaggiinnaa 2200
PPrreemmiioo nnaazziioonnaallee ddii ppooeessiiaa rreelliiggiioossaa
-- MMAATTEERR DDEEII -- LLaa rriivviissttaa AAnnttrrooppooss iinn tthhee WWoorrlldd ee ll‟‟EEnnttee PPaarrrroocc-- cchhiiaa SSSS.. CCoorrppoo ddii CCrriissttoo bbaannddiissccoonnoo iill IIVV PPrreemmiioo NNaa-- zziioonnaallee ddii ppooeessiiaa rreelliiggiioossaa ““MMAATTEERR DDEEII””,,rriisseerrvvaattoo aaggllii aaggllii aalluunnnnii ddeellllee ssccuuoollee eelleemmeennttaarrii,, mmeeddiiee eedd aaggllii aadduullttii.. IIll ccoonnccoorrssoo pprreevveeddee uunn 11°° 22°° ee 33°° pprreemmiioo ppeerr ggllii aalluunnnnii ppaarrtteecciippaannttii eedd uunn 11°° 22°° ee 33°° pprreemmiioo ppeerr ggllii aa-- dduullttii.. IInnoollttrree,, ssaarraannnnoo ccoonnsseeggnnaattii aatttteessttaattii ddii mmeerriittoo aaii ccoonnccoorrrreennttii cchhee ssii ssoonnoo mmaaggggiioorrmmeennttee ddiissttiinnttii.. II pprreemmii ccoonnssiisstteerraannnnoo iinn ccooppppee,, mmeeddaagglliiee,, ttaarrgghhee,, ddiipplloommii,,lliibbrrii ee nneellllaa ppuubbbblliicciittàà ssuullllaa RRiivviissttaa ddii lleetttteerree eedd aarrttii AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd.. SSii ccoonnccoorrrree ccoonn uunnaa lliirriiccaa ssuullllaa VVeerrggiinnee MMaarriiaa,, nnoonn iinnffeerriioorree aa 2200 vveerrssii ee nnoonn ssuuppeerriioorree aa 4400.. IInn aalllleeggaattoo aall ccoommppoonniimmeennttoo,, vvaa uunnaa sscchheeddaa ccoonn nnoommee,, ccooggnnoommee,, iinnddiirriizzzzoo ee nnuummeerroo ddii tteelleeffoonnoo,,oollttrree aall ttiittoolloo ddeellll‟‟eellaabboorraattoo.. PPeerr ggllii aalluunnnnii,, vvaa aaggggiiuunnttoo aanncchhee iill nnoommee ddeellllaa ssccuuoollaa ffrreeqquueennttaattaa,, ddeellllaa ccllaassssee eedd eevveennttuuaallee ee--mmaaiill.. IIll ttuuttttoo vvaa iinnvviiaattoo aallllaa DDiirreezziioonnee AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd-- vviiaa PPoossiiddoonniiaa,,117711//hh –– 8844112288 SSaalleerrnnoo.. PPeerr ll‟‟AAggrroo nnoocceerriinnoo--ssaarrnneessee,, ppuuòò eesssseerree ccoonnsseeggnnaattoo aallllaa rreeddaazziioonnee ddii PPaaggaannii,, pprreessssoo iill SSSS..CCoorrppoo ddii CCrriissttoo.. IIll tteerrmmiinnee uullttiimmoo ppeerr llaa pprreesseennttaazziioonnee ddeellllee lliirriicchhee èè ffiissssaattoo ppeerr iill 3300 aapprriillee 22001166.. LLaa cceerriimmoonniiaa ddii pprreemmiiaazziioonnee aavvvveerrrràà nneellllaa CChhiieessaa MMaaddrree ddeellllaa cciittttàà ddii PPaaggaannii ((SSaa)) pprreessuummiibbiillmmeennttee nneellllaa tteerrzzaa ddeeccaaddee ddii mmaaggggiioo.. II vviinncciittoorrii ssaarraannnnoo tteemmppeessttiivvaammeennttee aavvvveerrttiittii ttrraammiittee ee--mmaaiill,,oo tteelleeffoonnoo,,cchhee aavvrraannnnoo ccuurraa ddii iinnddiiccaarree nneellllaa ddoommaannddaa ddii ppaarrtteecciippaazziioonnee aall pprreemmiioo.. LLaa ccoommmmiissssiioonnee,, pprreessiieedduuttaa ddaall mmaarriioollooggoo RReennaattoo NNiiccooddeemmoo,, ssaarràà rreessaa nnoottaa aallllaa cceerriimmoonniiaa ddii pprreemmiiaazziioonnee.. EEvveennttuuaallii cchhiiaarriimmeennttii ppoossssoonnoo eesssseerree rriicchhiieessttii aaii nnuummeerrii:: 33777711 771111 006644 –– 33447744 334455117777,, oo ttrraammiittee llee ee--mmaaiill ffrraannccooppaassttoorree@@ffaassttwweebbnneett..iitt –– rroommaappaass3399@@ggmmaaiill..ccoomm..
LLaa CCoommmmiissssiioonnee:: DDootttt.. ddoonn FFllaavviiaannoo CCaalleennddaa ((PPaarrrrooccoo ddeellllaa cchhiieessaa MMaaddrree SSSS..CCoorrppoo ddii CCrriissttoo,, rreeddaatttt.. cc.. ddeellllaa rreeddaazz.. ddii PPaaggaannii)) GGiioorrnnaalliissttaa PPaassttoorree RRoossaa MMaarriiaa ((DDiirreettttrriiccee ddii AAnnttrrooppooss iinn tthhee WWoorrlldd)) GGiioorrnnaalliissttaa CCaarrlloo DD‟‟AAccuunnzzoo (( RReeddaattttoorree cc.. ddeellllaa rreeddaazziioonnee ddii AAnnggrrii)) AAvvvv.. VViinncceennzzoo SSoorriieennttee (( RReeddaattttoorree cc.. ddeellllaa rreeddaazziioonnee ddii SSaann VVaalleennttiinnoo TToorriioo)) DDootttt..ssssaa RRiittaa OOcccciiddeennttee (( DDiirreettttrriiccee rreesspp.. ddii DDeennttrroo SSaalleerrnnoo)) DDootttt.. FFeelliiccee LLuummiinneelllloo (( AAccccaaddeemmiiccoo bbeenneemmeerriittoo ddeellll‟‟AAcccc.. NN..TT..EE..)) DDootttt.. RReennaattoo NNiiccooddeemmoo (( MMaarriioollooggoo ee PPrreessiiddeennttee ddeellllaa CCoommmmiissiioonnee eessaammiinnaattrriiccee)) DDootttt.. PPrrooff.. FFrraannccoo PPaassttoorree (( GGiioorrnnaalliissttaa,, DDiirreettttoorree rreesspp.. ddii AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd))
CCOONNSSIIGGLLIIOO DDEELL GGIIOORRNNOO:: SSTTRREETTCCHHIINNGG DDEEII PPIIEEDDII
11.. PPaarrttii ddaall ttaalllloonnee,, llaattoo aalllluuccee,, iinniizziiaa aa ccaammmmiinnaarree ccooii ppoolllliiccii eesseerrcciittaannddoo uunnaa cceerrttaa pprreessssiioonnee ssuullllaa ppiiaannttaa ddeell ppiieeddee rriissaalleennddoo vveerrttiiccaallmmeennttee
vveerrssoo ll‟‟aalllluuccee ccooii ppoolllliiccii aalltteerrnnaattii mmaanntteenneennddoo llaa pprreessssiioonnee ppeerr 22 sseeccoonnddii.. RRaaggggiiuunnttaa llaa bbaassee ddeellll‟‟aalllluuccee iinniizziiaa aa sscciivvoollaarree lluunnggoo ttuuttttoo
ll‟‟aalllluuccee ((ffiigg.. 11bb)),, rriiccoopprreennddoolloo iinntteerraammeennttee,, ffaalllloo mmaanntteenneennddoo llaa pprreessssiioonnee ddaallllaa bbaassee aallllaa ppuunnttaa.. OOrraa ccaammmmiinnaa ccoonn ii ppoolllliiccii lluunnggoo llaa
sseeccoonnddaa lliinneeaa ffiinnoo aa rraaggggiiuunnggeerree iill pprriimmoo ddiittoo lluunnggoo ccuuii sscciivvoolleerraaii eessaattttaammeennttee ccoommee hhaaii ffaattttoo ccoonn ll‟‟aalllluuccee ((ffiigg.. 11bb)),, ddaallllaa bbaassee ffiinnoo
aallll‟‟aappiiccee.. RRiippeettii llaa sstteessssaa pprroocceedduurraa ppeerr llee rriimmaanneennttii lliinneeee ee ddiittaa.. NNeell ccaassoo iinn ccuuii llaa ttuuaa ppeellllee ffoossssee ttrrooppppoo sseeccccaa ee ffaattiiccaassssii aa sscciivvoollaarree
lluunnggoo llee ddiittaa,, mmaassssaaggggiiaallee ccoonn ppiiccccoollii cceerrcchhii (( 33 cceerrcchhii ppeerr ppuunnttoo )) mmaanntteenneennddoo llaa pprreessssiioonnee..
CCiirrccaa 22 mmiinnuuttii ppeerr ppiieeddee..
22.. PPaarrtteennddoo ddaallllaa bbaassee ddeellllee ddiittaa,, ccaammmmiinnaa oorriizzzzoonnttaallmmeennttee ssuullllaa ppiiaannttaa ddeell ppiieeddee,, rriiccoopprreennddoollaa
iinntteerraammeennttee,, ccoonn ii ppoolllliiccii ppiiaattttii ffiinnoo aa rraaggggiiuunnggeerree iill ttaalllloonnee ((ffiigg.. 22))..CCiirrccaa 11 mmiinnuuttoo ppeerr ppiieeddee
- 23 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Perché i terroristi hanno colpito proprio a Bru-xelles? In fondo, dopo Parigi c‟erano tante altre cit -tà più importanti, più significative, più rappresen-tative dell‟identità europea (quella vera) che gli jihadisti vogliono distruggere:Roma, Berlino, Vien-na, la stessa Londra…
Bruxelles, però – obiettano con orgoglio gli euro-crèduli – è la capitale dell‟Unione Europea. «Ma mi faccia il piacere» – avrebbe risposto il grande Totò – l‟Unione Europea non è l‟Europa, L‟Europa auten -tica, l‟Europa dei popoli e delle nazioni, non è la civiltà europea, non è il sangue e l‟anima della nostra Europa. È una “espressione geografica” – avrebbe detto Metternich – tenuta insieme da “valori” nei quali si riconosce soltanto una ristretta élite di poli -ticanti, di affaristi e di burocrati. Un‟espressione geografica che talora strizza l‟occhio ad ambienti non distanti dallo jihadismo, e che con questi am-bienti traffica, interagisce, contratta pacchetti azio -nari e forniture militari.
No, il motivo è un altro: Bruxelles è semplice -mente la metropoli più islamica d‟Europa, dove la percentuale della popolazione musulmana è già del 25%, e cresce rapidamente grazie “al ventre delle donne islamiche”. Per avere un‟idea dell‟incidenza del fattore demografico sulle dinamiche del popola -mento, basti pensare che nella fascia d‟età inferiore ai 30 anni – lo ricorda Paolo Sensini sul “Giornalet -to di Saul” – gli abitanti musulmani della capitale belga sono già oggi il 40%. E si tratta ormai di cit-tadini belgi (e quindi europei) a tutti gli effetti di legge. O, meglio, di soggetti stranieri divenuti citta -dini belgi in base a quell‟infame “innovazione” del -lo Ius Soli che in Belgio è stata attuata in modo più imbecille che altrove.
Il Belgio è stato, dalla fine della guerra mondiale in poi, un Paese di ampia immigrazione. Ma – guar-da caso – fino a quando l‟immigrazione era formata da componenti europee perfettamente integrabili (italiani, spagnoli, portoghesi, eccetera) nessuno si era preso il disturbo di modificare i criteri di attri -buzione della cittadinanza, che era regolata dal principio dello Ius Sanguinis, come in tutti i Paesi europei. Si era cittadini belgi se si nasceva da alme-no un genitore belga. Non appena, però, iniziò a prendere consistenza l‟ondata migratoria di prove -nienza nordafricana (e musulmana) ecco che – nel 1991 – un ceto politico provinciale e pasticcione avvertì irresistibile l‟esigenza di fare ponti d‟oro ai nuovi arrivati. Si ebbe così una legislazione “d‟a -vanguardia”, modificata nel 2000 per renderla an-còra più radicale e più “aperta”: oggi basta la per -manenza di tre anni in Belgio per ottenerne la citta -dinanza, a richiesta; cittadinanza attribuita invece automaticamente ai bambini nati in Belgio da citta -dini stranieri (ancorché semplici residenti).
Naturalmente, quest‟orgia di buonismo è andata ben oltre il semplice ius soli, investendo tutti i cam-pi della vita civile al fine di “non far sentire a disa -gio” i musulmani. Particolare accanimento i politici locali hanno dimostrato nel picconare con scientifi -ca metodicità ogni richiamo alle tradizioni religiose del Belgio, varando una legislazione ispirata non al -la laicità (come per esempio in Francia) ma allo sbracamento totale nei confronti della religiosità al -trui. Perfino le crociate di qualche preside italiano contro Presepi e Uova di Pasqua impallidiscono al cospetto del rimbambimento generale belga, giunto al punto da vietare le vacanze scolastiche di Natale
e di Pasqua, sostituite da più neutre “vacanze d‟in -verno” e “vacanze di primavera” che possano “non urtare la sensibilità dei non cristiani”.
Cosa che sarebbe semplicemente ridicola in qua-lunque Paese del mondo, ma che in Belgio equivale a negare la stessa ragion d‟essere dello Stato, nato e vissuto quasi unicamente per motiva-zioni d‟in-dole religiosa. Il Regno del Belgio – infatti – nac-que nel lontano 1830 dall‟unione di una popola-zione di lingua francese (i valloni) e di una popo-lazione di lingua olandese (i fiamminghi) che ave -vano fatto secessione da una patria più grande, quella che allora si chiamava Regno dei Paesi Bas-si Uniti. La molla – come dicevo – era di ordine squisitamente religioso: valloni e fiamminghi era -no cattolici, mentre sui Paesi Bassi Uniti regnava il protestante Guglielmo I d‟Orange. Recidere le ra -dici cattoliche del Belgio, quindi, equivale a nega -re la sua essenza e, potenzialmente, la sua stessa esistenza. Perché mai valloni e fiamminghi (che non si amano molto) dovrebbero continuare a con-vivere in un medesimo Stato, e non confluire inve -ce – rispettivamente – nella Francia e nell‟Olanda?
Il risultato di queste politiche – comunque – è stato una sorta di progressiva e crescente islamiz -zazione del Belgio, al cui interno vive oramai una comunità musulmana a sé stante, con le sue città, con i suoi partiti, con i suoi eletti, con le sue rego -le (e talora con le sue leggi) e, naturalmente, con la sua buona fetta di terroristi attivi o potenziali. La “capitale” di questo ufficioso Belgistan è Molen-beek, uno dei Comuni che costituiscono l‟area me -tropolitana di Bruxelles, vivaio di fondamentalisti salafiti, ufficio di reclutamento per foreign fighters e centro di smistamento per terroristi in trasferta. Da Molenbeek sono partiti gli attentatori di Parigi, che poi sono tornati in sede ed hanno continuato a vivere indisturbati fino a pochi giorni fa, nascosti e protetti da un ambiente umano che, evidentemente, non è ostile alla predicazione jihadista. In tale contesto, i governanti belgi hanno conti -nuato a volgere altrove lo sguardo, facendo finta di non vedere quel che è ormai visibile anche ai ciechi. E cioè che il mondo islamico – o almeno una sua ragguardevole parte – non è compatibile, non è integrabile, non è amalgamabile con la so -cietà europea, con le sue radici cristiane e con il suo spirito laico e tollerante. Così come – al pari di tanti loro colleghi europei – i governanti brus-sellesi fingono di non vedere che una parte almeno dell‟immigrazione musulmana non viene in Europa per abitarla, ma per invaderla e per conquistarla.
Mutatis mutandis, è un film che l‟Europa ha già visto alcuni secoli or sono (in Italia, in Spagna, nei Balcani). Ma allora c‟erano Capi – civili e spirituali – capaci di opporsi. Chi c‟è oggi? Il Vi -spo Tereso che vende armi all‟Arabia Saudita? O il Topolino del Pireo che va ad incontrare l‟omo -logo turco a Smirne, dove cent‟anni fa i turchi sterminarono la popolazione greca? E non vado oltre.
MMOORRTTEE AA BBRRUUXXEELLLLEESS,, CCAAPPIITTAALLEE DDEELLLLOO ““IIUUSS SSOOLLII””
DDII MMIICCHHEELLEE RRAALLLLOO
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
MMUUSSIICCAA LLEEGGGGEERRAA--NNUUOOVVEE TTEENNDDEENNZZEE
VVII PPAARRTTEE –– LL‟‟HHEEAAVVYY MMEETTAALL
I cantanti heavy metal hanno diversi stili; da voci pulite su
intervalli tonali medi a potentissimi acuti (fortemente
influenzati dalla scuola dei Deep Purple), fino a profonde
e ringhiose tonalità gutturali. I generi black e death sono
soprattutto noti, rispettivamente, per lo scream e per
il growl (un esempio tipico sono i Cannibal Corpse). In
questi casi può essere oggettivamente difficile capire cosa
l'interprete stia cantando.
L'heavy metal, comunque, non è necessariamente limitato
al formato standard basato su chitarre e batteria. Il trio di
violoncelli finlandese Apocalyptica ha creato una nuova
interpretazione del concetto di heavy metal, difficile da
classificare ma vicina ai generi più "oscuri". Il loro stile,
che ha ricevuto sia consensi che critiche per la sua
distanza dal metal puro, utilizza effetti piuttosto comuni
come distorsori, chorus e flanger. Inoltre, i tedeschi Van
Canto sono considerati la prima band metal a cappella, e
la loro formazione presenta cinque cantanti (di cui tre
imitano regolarmente altri strumenti e due si occupano
delle parti cantate vere e proprie) e un batterista.
Il gruppo americano Grand Funk Railroad è uno dei primi
esempi di gruppi "proto-heavy metal" (insieme a The
Who e altri) e ha stabilito nuovi standard per quanto
concerne il volume del suono durante i concerti. Benché
l'utilizzo di un'amplificazione molto spinta sia talvolta
visto come un'inutile stravaganza, l'approccio dei Grand
Funk Railroad ha avuto una notevole influenza sul metal,
e, ancora oggi, costituisce uno degli elementi caratteriz-
zanti di questo genere musicale. Fra gli esempi di band
che si vantano della potenza in "watt" e dei loro sistemi di
amplificazione, si possono citare i Motörhead e i Mano-
war (vedi il brano del 1984 dei Manowar, All Men Play
On Ten, che si può tradurre come "tutti i veri uomini suo-
nano al massimo"). Proprio i Manowar detengono il guin-
nes dei primati raggiungendo i 129,5 decibel, più di un
aereo a reazione.
L'heavy metal, come forma d'arte, non è fatto di sola mu-
sica; gli aspetti visivi sono spesso altrettanto importanti di
quelli sonori. Se di un quadro si fa esperienza con la vista,
e di una sinfonia con l'udito, nel caso delle band heavy
metal l'immagine del gruppo, e i temi ricorrenti nella loro
musica, sono rappresentati in forma "multimediale", oltre
che dalla musica stessa,anche dalle copertine degli album,
dalla scenografia e coreografia degli spettacoli, dai costu-
mi di scena, dallo stile e dai contenuti dei testi. All'heavy
metal contribuiscono diverse tipologie di artisti, facendo
di questo genere una forma d'arte complessa e non limi-
tata a un unico canale di comunicazione.
Gli storici del rock hanno spesso osservato come il metal
erediti da altri generi musicali lo stesso elemento di fuga
dalla realtà, spesso caratterizzato da connotazioni molto
differenti fra loro ma portatrici di una medesima astrat-
tezza. È quindi facile comprendere la grande differenza
che le liriche heavy metal hanno con quelle degli altri
generi musicali; un interessante parallelismo può essere
fatto con il Blues che, invece di trattare tematiche attinenti
al fantasy, all'esoterismo, alla tribalità, ecc., tende ad afro-
tare i temi della "dura realtà", come la perdita, la depressio-
ne e la solitudine in modo meno metaforico.
Nel metal sono piuttosto comuni i temi di natura esoterica,
la battaglia e lo scontro continuo fra le forze del bene e
del male, le lotte per il potere ed i toni apocalittici; un lin-
guaggio fantastico che permette di trattare metaforicamen-
te le durezze della vita reale senza ricercarne una rappre-
sentazione realistica come avviene invece nel blues. Inol-
tre, il progenitore del metal, l'hard rock, tendenzialmente si
opponeva alla cultura hippie "peace and love" degli anni
sessanta, presentandosi come una forma di vera e pro-
pria controcultura; caratteristica ereditata, in buona parte,
anche dal metal moderno. La luce è sostituita dall'oscurità,
l'ottimismo dal cinismo e dalla disperazione, in alcuni casi
si arriva a trattare di satanismo (black metal) o talvolta, in
contrapposizione a questa tendenza, di Cristianesimo (whi-
te metal).
Le caratteristiche apertamente anticristiane e demoniache
di alcune band appartenenti, per lo più, alla scena black
metal e thrash metal hanno portato numerose critiche al
metal in generale, più volte accusato di essere diseduca-
tivo, blasfemo, o addirittura semplicemente "malvagio";
per la maggior parte dei fan, però, l'immaginario del "ma-
le" non costituisce il messaggio dell'heavy metal. Da
questo punto di vista è utile notare che, in molti casi,
l'aspetto diabolico/malvagio delle immagini utilizzate dai
gruppi heavy metal ha una conno-tazione esplicitamente
autoironica; il mostro Eddie delle copertine degli Iron Mai-
den, per esempio, è raffigurato con un linguaggio visivo
che lo avvicina più ai fumetti o ai film horror che al simbo-
lismo reale proprio, per esempio, dei riti satanici.
I temi dell'heavy metal sono tipicamente più angoscianti di
quelli della musica pop degli anni cinquanta, sessanta o set-
tanta. Escludendo il filone demoniaco/diabolico, fra i temi
più frequenti si trovano la guerra, la catastrofe nucleare, la
distruzione dell'ambiente, la propaganda politica e religio-
sa, ispirati indubbiamente dalla situazione globale odierna.
War Pigs dei Black Sabbath, Killer of Giants di Ozzy Os-
bourne, e Holy Wars dei Megadeth sono esempi di brani di
protesta rispetto alla cultura della guerra e dell'imperiali-
smo mentre brani come Read Between The Lies degli Sla-
yer e Church's Black Book dei Necrodeath mettono in luce
la loro ostilità contro le religioni organizzate.
Per alcuni questo genere di critica ad aspetti della cultura
dominante dei nostri tempi rimane, di norma, ad un livello
piuttosto semplicistico, poiché il vocabolario fantastico ed
epico della poetica heavy metal, capace soprattutto di rap-
presentare nette dicotomie fra luce e oscurità, bene e male,
speranza e disperazione, non offrono molti spunti per ana-
lizzare le sfumature; per altri nasce da un bisogno gene-
razionale di comprensione, più chiara di una realtà generale
sempre più complessa. ((ccoonnttiinnuuaa))
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
PPOOLLIITTIICCAA EE NNAAZZIIOONNEE –– OOVVVVEERROO IILL PPEENNSSIIEERROO DDEELLLLAA GGEENNTTEE CCOOMMUUNNEE
TTeerrrroorriissmmoo iinn IIttaalliiaa ee iinn EEuurrooppaa
L'anelito verso l'instaurarizzazione di un nuovo ordine
sociale secondo la propria ideologia o la propria fede è
ricorrente da tempi immemorabili.
Oggi, per questo motivo, a scuotere tutta l'Europa con
atti terroristici sono i migranti islamici che sono stati
raccolti in mare, vestiti e sfamati come fratelli dagli
europei.
Gli attentati che oggi compiono gli islamici in nome
del loro Dio sono i più odiosi possibili perchè col-
piscono vigliaccamente, in luoghi pubblici, persone
inermi senza distinzione di sesso,età, razza e religio-
ne. Il terrore e l'insicurezza con cui oggi sono costretti
a vivere tutti i paesi europei è lo stesso che l'Italia ha
vissuto per circa un ventennio per colpa di gruppi di
balordi della sinistra italiana che, con il nome di
"brigate rosse", hanno devastato in lungo e in largo il
nostro Paese con atti criminali contro lo Stato e i
propri rappresentanti e contro la popolazione con
furti e rapine per autofinanziarsi.
In Italia, negli anni '70, nacque l'organizzazione cri-
minale di sinistra delle brigate rosse che si proponeva
di propagandare e sviluppare la lotta armata rivolu-
zionaria per il comunismo e quindi di sovvertire l'or-
dine sociale.
In nome del comunismo questa organizzazione, nata e
protetta in alcuni ambienti della sinistra italiana, ha
effettuato attentati all'interno delle fabbriche, sequestri
di dirigenti industriali, magistrati e persone comuni
fino all'attacco al cuore dello Stato con il sequestro e
l'uccisione di Aldo Moro, Presidente della Democrazia
Cristiana.
Per portare al termine il sequestro di Aldo Moro que-
sti barbari assassini uccisero a sangue freddo i cinque
uomini della scorta tutti appartenenti alle Forze del-
l'ordine.
La maggior parte delle vittime che questi criminali
hanno causato era composta da agenti di Polizia,
Carabinieri e soldati, oltre che da magistrati e uomini
politici.
Anche a Salerno un commando di 10 di questi odiosi
brigadisti, il 26 agosto 1982, uccise il caporale del-
l'esercito italiano Antonio Palumbo e gli agenti di PS
Antonio Bandiera e Marco De Marco . I responsabili
di questo vile attentato criminale non furono mai con-
dannati e gli omicidi rimasero senza colpevoli .
Ciò nonostante, coloro che furono i fautori della na-
scita e delle stragi del gruppo terroristico delle brigate
rosse, peraltro ritenuti responsabili dell'uccisione del-
l'on.le Aldo Moro, furono subito liberati anche per la
occulta protezione di alcuni ambienti politici.
Così tranne Moretti che ha vissuto di giorno come
cittadino libero, con l'obbligo del rientro in carcere
nelle sole ore notturne, gli altri furono liberati gra-
zie a leggi pilotate che dal 1987 hanno consentito
la messa in libertà di delinquenti che, con il
pseudonimo di brigatisti, sconvolsero l'economia e
la sicurezza l'Italia.
Anche i più noti e incalliti delinquenti come
Valerio Morucci, condannato a diversi ergastoli e
Adriana Faranda (1994) furono scarcerati perchè si
"dissociarono con ammissione delle proprie
responsabilità ma senza la denuncia dei complici".
Quindi, dopo anni e anni di terrore, inchieste,
processi per omicidi e rapine, danni economici
incalcolabili per il paese, e nonostante non fosse
mai stata fatta piena luce su tanti fatti di sangue,
anche per coprire i veri mandanti politici delle
stragi terroristiche, lo Stato Italiano decise di
"dimenticare" i morti, quasi tutti suoi fedeli servi-
tori, e lasciare impuniti gli i assassini.
Così delle stragi resta solo il ricordo dei morti tra
cui il caporale Antonio Palumbo di anni 22 e gli
agenti di PS Marco De Marco di anni 31 e di
Antonio Bandiera di anni 24.
I loro assassini resteranno sempre impuniti. Uno
Stato che non riesce a punire i terroristi, lasciando
impuniti i colpevoli e i loro complici " perchè dis-
sociati con l'ammissione delle colpe ma senza
l'obbligo della denuncia dei complici" non è
certamene lo Stato di tutti i cittadini anche perchè
il corso e il ricorso di aneliti terroristici, con l'in-
tento di sovvertire l'ordine sociale, oggi è più che
mai attuale in Europa e presto lo sarà presente
anche in Italia.
Nonostante ciò l'Italia, si ostina a prelevare sulle
coste africane, in contrasto con le disposizioni del-
la Comunità Europea, e certamente non per amore
del prossimo ma per soli interessi economici, tutti
i migranti ( pochi i profughi) che lasciano il loro
paese in cerca di un futuro migliore. Così l'Italia
sta costruendo il proprio cavallo di Troia perchè
questa invasione di gente con idiologie, fede, cul-
ture diverse e poca voglia di integrarsi, farà na-
scere anche da noi, in un prossimo futuro,una nuo-
va stagione di terrore così come si sta verificando
in Francia e in Belgio.
Mario Bottiglieri
Ἄνθρωπος μικρὸς κόσμος. L’uomo è un microcosmo
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
L‟Associazione Italiana del Libro bandisce il Primo
Premio Nazionale di Editoria Universitaria.Il Premio si
pone l‟obiettivo di contribuire ad accrescere nel nostro
Paese la qualità complessiva dell'offerta editoriale rivolta
alla formazione degli studenti universitari, favorendone
allo stesso tempo una maggiore diffusione e accessi-bilità.
Si concorre con testi, dispense e libri finalizzati all'inse-
gnamento universitario,capaci di affiancare alla funzio-
ne didattica la capacità di divulgazione scientifica, pubbli-
cati in prima edizione a partire dal 2013 e inseriti nei
programmi di studio di qualsiasi corso di laurea delle
università italiane nell'anno accademico 2015-2016 o in
quello successivo.
Verranno premiati gli autori che si sono particolarmente
distinti, nello spirito degli obiettivi del Premio, per l'effi-
cacia e chiarezza dell‟esposizione ai fini della formazione
degli studenti in tutti gli ambiti scientifico-disciplinari.
Verranno premiate anche le case editrici che si sono parti-
colarmente distinte per la qualità e accessibilità della pro-
duzione editoriale in questo settore.
I premi sono costituiti da targhe.
Gli autori interessati possono presentare le proprie opere a
concorso entro il 31 luglio 2016, specificando il settore o
i settori scientifico-disciplinari principali di riferimento
tra quelli di seguito elencati:
01 - Scienze matematiche e informatiche
02 - Scienze fisiche
03 - Scienze chimiche
04 - Scienze della terra
05 - Scienze biologiche
06 - Scienze mediche
07 - Scienze agrariee veterinarie
08 - Ingegneria civile e Architettura
09 - Ingegneria industriale e dell‟informazione
10 - Scienze dell‟antichità, filologico-letterarie e storico-
artistiche
11 - Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicolo-
giche
12 - Scienze giuridiche
13 - Scienze economiche e statistiche
14 - Scienze politiche e sociali
Non rientrano tra le opere ammissibili al Premio quelle
edite soltanto in formato elettronico.
Si può partecipare con più opere.
In ragione delle opere pervenute o per motivi attinenti
all'organizzazione del concorso l'Associazione Italiana del
Libro può procedere allo slittamento dei termini di
presentazione delle opere - non oltre la data massima del
30 settembre 2016 - indicandone e rendendone pubbliche
attraverso il sito le modalità e prevedendo un ulteriore
contributo di 4,00 euro alle spese di segreteria da parte dei
partecipanti. Entro il termine di scadenza del Premio gli
interessati dovranno far pervenire via email all‟Asso-
ciazione Italiana del Libro, per ciascuna opera da candi-
dare, una semplice richiesta di partecipazione al Premio,
precisando:
a) il titolo dell'opera presentata,
b) il settore o i settori scientifico-disciplinari principali di
riferimento tra quelli sopra elencati,
c) l'Ateneo di affiliazione,
d) le generalità dell'autore o degli autori (nome e cognome,
email, anno di nascita)
e) un breve profilo-biobibliografico dell'autore o degli au-
tori (circa 960 battute, spazi inclusi)
Alla richiesta deve essere allegata l'opera in formato
digitale (in un unico file o in più file,ciascuno del peso
massimo di 3MB). Per ciascuna opera presentata è dovuto
il versamento di 7,00 euro a titolo di contributo alle spese
di segreteria. Per più opere eventualmente presentate si può
effettuare un solo versamento cumulativo. Le modalità di
versamento sono indicate nel bando pubblicato sul sito
dell'Associazione Italiana del Libro (www.associazioneita-
lianadellibro.it). Le email con i relativi allegati vanno spe-
diti all‟ indirizzo di posta elettronica: info@associazione-
italianadellibro.com .
Nell'oggetto della email specificare: Primo Premio Na-
zionale di Editoria Universitaria. Entro la data massima del
15 ottobre 2016 dovrà pervenire per posta all‟Associazione
Italiana del Libro anche una copia del libro in formato car-
taceo, da spedire all'indirizzo riportato nel bando pubblica-
to sul sito dell'Associazione Italiana del Libro (www.asso-
ciazioneitalianadellibro.it). La copia in formato cartaceo
non sarà in ogni caso restituita.
Le candidature e le opere possono essere presentate dagli
autori (o da uno degli autori) o dagli editori.
Per le opere collettive l'opera può essere presentata, a nome
di tutti, oltre che dall'editore, anche dal curatore o da uno
dei curatori. Il Comitato scientifico del Premio - secondo le
modalità individuate dal suo Coordinamento e dalla Pre-
sidenza - procederà entro il 31 ottobre 2016 all'indivi-
duazione delle opere che accedono alla fase finale della
manifestazione ed entro il 10 novembre 2016 all'indivi-
duazione delle opere vincitrici. Il giudizio e le scelte del
Comitato Scientifico sono insindacabili.
La cerimonia di premiazione si svolgerà a Roma nel cor-
so del mese di dicembre 2016.
Per informazioni: [email protected]
AASSSSOOCCIIAAZZIIOONNEE IITTAALLIIAANNAA DDEELL LLIIBBRROO PP rr ii mm oo pp rr ee mm ii oo nn aa zz ii oo nn aa ll ee dd ii ee dd ii tt oo rr ii aa uu nn ii vv ee rr ss ii tt aa rr ii aa
SPECIALE RICONOSCIMENTO OSIA NAZIONE ITALIANA
rivista americana INVERNO
Contattate Lawrence Branchetti, US Commerce Association Award 2011 nella
Spettacolo e Produzione, per eseguire il vostro prossimo Festival Italiano.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LLAA FFAAVVOOLLAA DDEELLLLAA SSEETTTTIIMMAANNAA
Nel paese di Cincillà, in un pollaio di periferia,
viveva in forzata compagnia, una bianca gallinella
da uova.
Col becco ben disegnato e la coda non comune,
era decisamente convinta di essere nata per altri
destini e che presto si sarebbe trovata in un‟altra
condizione.
Nonostante fosse un‟ignorante, interveniva sempre
in ogni discussione ed anche nel torto, pretendeva
aver ragione.
Le povere galline, dopo un lungo periodo di
comprensione, iniziarono a trovarla deprimente e
passandosi la voce, iniziarono ad ignorarla per non
esser messe in croce:
- Mia zia, la tacchina, ha il diploma ed è postina!-
- Mia cugina Chicchinella, al liceo, fa la bidella! -
- Mio cugino Salvatore, in America, fa il dottore!-
- Ohhh!-
- Io mi chiamo Concettina, sono fine e sono belli-
na -.
Il gallo del pollaio che, fino a quel momento
era stato l‟unico parolaio,in ogni situazione iniziò a
tacere, per evitare confusione.
Una bella mattina, vestita da contessina, prende la
valigia e s‟incammina la gallina.
Cammina, cammina e raggiunge la città, entra
in un istituto di bellezza e si rimette a nuovo: un‟aria
un po‟ fatale, sigaretta con bocchino e cappello rosso
cardinale.
La gente corse a vederla per la via e pian
piano dietro a lei diventarono mille e sei: sette gatti,
un pipistrello,un ramarro con l‟ombrello,una scim-
mia, un barracuda, cinque cani senza coda, una pe-
cora smarrita e un una pecora marrita e un bellissimo
pavone. Giunti tutti nella piazza, la gallina in un
momento salta sopra un monumento e gridando co-
me pazza disse:
- Senti popolo ignorante
Io mi chiamo Concettina
E non sono una gallina
Sono nata principessa
Faccio danza e vado a messa
Inchinatevi miei cari
alla mia nobiltà! -.
A questo punto, le scappa un uovo, che cadendo sul
marmo si aprì e gocce di albume finirono sulla
testa di un cane che stava in prima fila.
A questo punto, le scappa un uovo, che ca-
dendo sul marmo si aprì e gocce di albume fini-
rono sulla testa di un cane che stava in prima fila.
Allora tutti si sentirono imbrogliati e le gridarono:
- Torna nel pollaio a far le uova,
la mia gallina sciocca
ed anche un po‟ pitocca -.
La poveretta capì di avere esagerato e ritornò a
testa bassa nel pollaio, iniziò puntualmente a far le
uova e non si mosse più.
Ognuno è quello che è e nel suo campo può
anche diventare un re.
Stretta la foglia, larga la via, anche questa fa-
vola è andata via.
LLAA GGAALLLLIINNAA SSCCIIOOCCCCAA DDii FFRRAANNCCOO PPAASSTTOORREE
RReeaalliizzzzaazziioonnee ppuubbbblliiccaazziioonnee iinn eebbooookk,, iinn ffiillmmaattoo ee ssttaammppaa,, GGKEY:D2FSTHJR0R3 E DDiisseeggnnii ddeell mmaaeessttrroo PPaaoolloo LLiigguuoorrii
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Figlio di Giovanna Bisio e di Giulio Eco, un impiegato
nelle FFSS, conseguì la maturità al liceo classico "Giovan-
ni Plana" di Alessandria, sua città natale. Tra i suoi com-
pagni di classe, vi era il fisarmonicista Gianni Coscia, con
il quale scrisse spettacoli di rivista.In gioventù fu impe-
gnato nella GIAC (l'allora ramo giovanile dell'Azione
Cattolica) e nei primi anni cinquanta fu chiamato tra i
responsabili nazionali del movimento studentesco dell'AC
(progenitore dell'attuale MSAC). Nel 1954 abbandonò l'in-
carico (così come avevano fatto Carlo Carretto e Mario
Rossi) in polemica con Luigi Gedda. Durante i suoi studi
universitari su Tommaso d'Aquino, smise di credere in
Dio e lasciò definitivamente la Chiesa cattolica; in una
nota ironica, in seguito commentò: "si può dire che lui
[Tommaso d'Aquino] mi abbia miracolosamente curato
dalla fede".
Laureatosi in filosofia nel 1954 all'Università di Torino
con Luigi Pareyson con una tesi sull'estetica di San Tom-
maso d'Aquino (controrelatore Augusto Guzzo), co-minciò
a interessarsi di filosofia e cultura medievale, cam-po
d'indagine mai più abbandonato (vedi il volume Dall'al-
bero al labirinto), anche se successivamente si dedicò allo
studio semiotico della cultura popolare contemporanea e
all'indagine critica sullo sperimentalismo letterario e arti-
stico.
Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, un'estensione della
sua tesi di laurea dal titolo Il problema estetico in San
Tommaso. Nel 1954 partecipò e vinse un concorso della
RAI per l'assunzione di telecronisti e nuovi funzionari.
Con Eco vi entrarono anche Furio Colombo e Gianni Vat-
timo.Tutti e tre abbandonarono l'ente televisivo entro la
fine degli anni cinquanta. Nel concorso successivo entra-
rono Emmanuele Milano, Fabiano Fabiani, Angelo Gu-
glielmi, e molti altri. I vincitori dei primi concorsi furono
in seguito etichettati come i "corsari" perché seguirono un
corso di formazione diretto da Pier Emilio Gennarini e
avrebbero dovuto, secondo le intenzioni del dirigen-
te Filiberto Guala, "svecchiare" i programmi. Con altri
ingressi successivi, come quelli di Gianni Serra, Emilio
Garroni e Luigi Silori, questi giovani intellettuali innova-
rono davvero l'ambiente culturale della televisione, ancora
molto legato a personalità provenienti dall'EIAR, venendo
in seguito considerati come i veri promotori della centra-
lità della RAI nel sistema culturale italiano.
Dal 1959 al 1975 fu condirettore editoriale della casa e-
ditrice Bompiani.Nel 1962 pubblicò il saggio Opera aper-
ta che,con sorpresa dello stesso autore, ebbe notevole
risonanza a livello internazionale e diede le basi teoriche
al Gruppo 63, movimento d'avanguardia letterario e arti-
stico italiano che suscitò interesse negli ambienti critico-
letterari anche per le polemiche che destò criticando
fortemente autori all'epoca già "consacrati" dalla fama
come Carlo Cassola, Giorgio Bassani e Vasco Pratolini,
ironicamente definiti "Liale", con riferimento a Liala, autri-
ce di romanzi rosa.
Nel 1961, ebbe inizio anche la sua
carriera universitaria che lo portò a
tenere corsi, in qualità di professore
incaricato,in diverse università italia-
ne: Torino, Milano, Firenze e, infine
Bologna dove ha ottenuto la cattedra
di Semiotica nel 1975, diventando
professore ordinario. All' università
di Bologna è stato direttore dell‟Istitu-
tuto di Comuni-cazione e spettacolo del DAMS, poi ha dato
inizio al Corso di Laurea in Scienze della comunicazione.
Infine è divenuto Presiden-te della Scuola Superiore di
Scienze Umanistiche che coordina l'atti-vità dei dottorati
bolognesi del settore umanistico. Nel corso degli anni ha
insegnato come Visiting Professor alla New York Univer-
sity, Northwestern University, Columbia University, Yale
University, Harvard University, University of California-
San Diego, Cambridge University, Oxford University, Uni-
versità di São Paulo e Rio de Janeiro, La Plata e Buenos
Aires, Collège de France, Ecole Normale Supérieure (Pari-
gi). Nell'ottobre 2007 si è ritirato dall'insegnamento per li-
miti di età.
Dalla fine degli anni '50, Eco cominciò a interessarsi alla
influenza dei mass media nella cultura di massa, su cui pub-
blicò articoli in diversi giornali e riviste, poi in gran parte
confluiti in Diario minimo (1963) e Apocalittici e integra-
ti (1964). Apocalittici e integrati (che ebbe una nuova edi-
zione nel 1977) analizzò con taglio sociologico le comu-
nicazioni di massa. Il tema era già stato affrontato in Diario
minimo, che includeva tra gli altri il breve articolo del
1961 Fenomenologia di Mike Bongiorno.
Sullo stesso tema, nel 1967 svolse a New York il semi-
nario Per una guerriglia semiologica, in seguito pubblicato
ne Il costume di casa (1973) e frequentemente citato nelle
discussioni sulla controcultura e la resistenza al potere dei
mass media. Nel 1971 fondò Versus - Quaderni di studi se-
miotici, una delle maggiori riviste internazionali di semio-
tica, rimanendone direttore responsabile e membro del co-
mitato scientifico fino alla morte. È anche stato segretario,
vicepresidente e dal 1994 presidente onorario della IASS/
AIS ("International Association for Semiotic Studies"). È
stato invitato a tenere le prestigiose conferenze Tanner (U-
niversità di Cambridge,1990), Norton (Università di Har-
vard, 1993), Goggio (Università di Toronto, 1998), Wei-
denfeld (Università di Oxford, 2002) e Richard Ellmann
(Università Emory, 2008). Collaborò sin dalla sua fonda-
zione, nel 1955, al settimanale L'espresso.
Nel 1980 Eco esordì nella narrativa. Il suo primo roman-
zo, Il nome della rosa, riscontrò un grande successo sia
presso la critica sia presso il pubblico. Muore nella sua casa
di Milano il 19 febbraio 2016.
Roma, LA Farnesina ricorda Umberto Eco,
morto lo scorso 19 febbraio all’età di 84
anni
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
IIMMMMAAGGIINNII DDII UUNN AALLTTRROO TTEEMMPPOO
Un gruppo veramente efficace e molto valido pro-
fessionalmente è quello che fa capo a Gianni Quinti-
liani, il quale ha una voce possente, ma che sa essere
carezzevole e dolce, con quelle giravolte sapientemente
esibite quando la canzone lo richiede.
È accompagnato da un trio veramente esemplare. Si
pensi, in modo particolare, al violino che Gigi Salva-
ti suona con maestria senza pari, come pure al mandolino
che trilla, sicuro, tra le dita di Franco Fucci, o alla chi-
tarra che Antonio De Santis sa carezzare con maestria.
Cosa dire in conclusione? Io credo che la posteggia deb-
ba occupare un posto ancor più importante rispetto a
quanto, nella storia della canzone napoletana, si dice di
lei. Il posteggiatore ha contribuito e contribuisce a dare di
Napoli un‟im-magine non sofisticata, ma genuina e vera-
ce.
Desidero accomiatarmi dai miei lettori con quanto scri-
veva anni addietro quel grande Poeta e Ricercatore che fu
Ettore De Mura e che qui voglio riportare, proclamando la
mia completa adesione alle sue, purtroppo, inascoltate pa-
role:
"In una lettera del 31 agosto 1896, il critico Saverio
Procida ammonisce burlescamente il musicista Carlo
Clausetti, direttore della sede di Napoli di Casa Ricordi,
perché, nonostante il fervore che sta riponendo nella
compilazione di un nuovo numero unico di Piedigrotta,
certamente, e anco-ra una volta, sarà dimenticato il
maggiore artefice dei successi piedi grotteschi: il posteg-
giatore. E conclude: “Inizia una sottoscrizione per un
monumento al posteggia-tore. Tutt‟i diecimila canzonet-
tieri onde Napoli va superba aderiranno con la loro of-
ferta. Il monumendo sorgerà allo Scoglio di Frisio. Il
cantore popolare avrà la bocca aperta, lo sguardo inter-
rogativo, quasi ad esprimere l‟incertezza della scelta, e
la chitarra fra le mani; quanto alla posa, non sdegnerei,
se lo scultore me lo permette, quella di Gioacchino Mu-
rat d‟Amendola, con più stoffa – mi raccomando! – nelle
brache. E sullo zoccolo il motto: La canzone sono io!
T‟ho dato l‟idea. Fecondala.”, ecc.
La lettera fu pubblicata in un fascicolo di ricordi e, come ‟era giusto, fu ritenuta per quello che era da rite-
nersi uno scherzo. Ma, a ripensarci, un monumento in una
bella piazza di Napoli, presso il mare di Mergellina o di via
Caracciolo, magari nella Villa Comunale, a guisa di milite
ignoto della canzone, il posteggiatore lo meriterebbe. Non
è stato per secoli, col solo mandolino o la chitarra, quando
ancora non apparteneva a gruppi organizzati, egli solo a
svolgere propaganda turistica, in tutto il mondo, vantando
il cielo terso, il mare azzurro e i giardini fioriti di Napoli?
Un monumento al posteggiatore? Ebbene, sì! Sarebbe un
atto di riconoscenza della città verso chi tanto le ha dato
senza mai chiedere ricompense.”
Anche se cronologicamente più antico, tra i tanti
protagonisti della posteggia un personaggio mi ha
colpito molto emotivamente. Si tratta di Antonio
Silvio, detto Don Antonio „o cecato. Egli nacque cieco
nel 1816. Fu benvoluto nientemeno che da Giuseppe
Garibaldi, entrato a Napoli nel 1860 e che volentieri
gli fece da padrino di cresima. Antonio Silvio aveva in
repertorio le canzoni più in voga di metà Ottocento.
Per far contento Garibaldi, sulla musica della canzone
“Lo zoccolaro” adattò dei versi patriottici che diven-
nero molto popolari in tutt‟Italia. Il titolo della canzo-
ne fu “La bandiera a nocca”. Quando morì, il suo
violino fu acquistato da Giovanni Capurro, l‟autore di
“„O sole mio”, come cimelio prezioso.
Voglio ricordarlo con parole non mie, ma riportando
quanto Salvatore Di Giacomo dice di lui nel suo
“Napoli: figure e paesi. Luci e ombre napoletane”. E‟
una pagina molto tenera, che descrive, con lo stile
incisivo del grande nostro Poeta e Scrittore, la vita
gloriosa per un verso e tristissima per altro di Don An-
tonio „o cecato. Ma leggiamo ora Di Giacomo: Don Antonio „o cecato era nato in Napoli nel Vico Ecce
Homo a Porto, il maggio del 1816. Suo padre era primo
sergente ne‟ cannonieri di Marina, sua madre faceva la
cambiavalute all‟ angolo del vico.
Il povero piccino era nato cieco. Quando divenne gran-
detto il sergente dei cannonieri gli comprò un violino, e
Totonno imparò a suonare: e così, per diletto, si lanciò
nell‟ arte che poi gli doveva occorrere per campar la vita.
Era allegro - come sono molti ciechi nati -; era lungo
lungo; gli mancavano l‟esse, la g, l‟elle, mezzo alfabeto;
faceva ridere: il popolo ne fece una conquista preziosa e lo
volle a ogni festicciuola di sgravo, di promessa di matri-
monio, di battesimo.
Il violinista trovò due compagni indivisibili, un trombone
e un ottavino: il trombone gli attaccò il capo di una corda
a un buco del panciotto, si cinse dell‟altro capo la vita e
così sempre se lo trascinò dietro per i vicoli napoletani: l‟
ottavino faceva da battistrada. Dal 1836 al 1893 don
Antonio suonò e cantò tutte le canzoni napoletane del mezzo
secolo e fu l‟antologia del pentagramma plebeo. (Continua)
GGiiuulliioo MMeennddoozzzzaa
„„AA PPOOSSTTEEGGGGIIAA ((IIVV ppaarrttee))
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Ad un ignoto manierista è attribuita la Madonna
con Bambino (fig. 24), proveniente dalla chiesa di San
Pietro di Mercato Sanseverino.L‟iconografia sviluppa
uno dei temi più ricchi e variegati dell‟arte cristiana:
in questo caso la Vergine appare incoronata dagli an-
geli, con il Bambino che si appoggia ad un morbido
cuscino. Le due tavole che costituivano il dipinto,
utilizzate come mensole di armadio, furono recuperate
in stato di estremo degrado e consegnate al Museo
Diocesano nel 1968. Il restauro successivamente effet-
tuato ha permesso il riassemblaggio definitivo del ma-
nufatto. Il dipinto risente degli sviluppi della produ-
zione artistica locale che, a partire dal terzo decennio
del Cinquecento, fa propri gli esiti e le esperienze
aspresionistiche aggiornate al manierismo ispano‒ro-
mano di Pedro Machuca e Alonso Berruguete, di cui
si registra una temporanea presenza alla fine degli
anni Venti nel Viceregno napoletano.
L‟interpretazione dell‟autore procede con estrema
libertà e rapidità esecutiva con un linguaggio dove il
dato cromatico prevale sugli aspetti figurativi; l‟artista
infatti impiega una tavolozza con gamme cromatiche
contrastanti così come nel vorticoso divenire delle nu-
bi cangianti, da cui emergono figure angeliche.Per la
sua formazione l‟ignoto artefice non può prescindere
dall‟eclettico linguaggio creatosi in ambito meri-
dionale ed in chiave “moderna”, dal secondo decennio
del Cinquecento attraverso la spinta innovativa di
Andrea Sabatini e della sua attrezzata bottega in cui si
radicano le esperienze formative di numerosi artisti.
La tavola è assegnata a Giovan Bernardo Lama1,
esponente di spicco di un linguaggio di maniera attinto
alla corrente classicistica e devota tosco-romana di
artisti come Giorgio Vasari (a Napoli tra il 1544‒1545),
Leonardo da Pistoia e Francesco Salviati. L‟autore
risente anche degli influssi manieristi espressionisti
iberici di Luis de Vargas (in Italia dal 1526 al 1553) e
Juan de Juanes (in Italia negli anni Sessanta del Cin-
quecento), ambedue esponenti di un‟arte sacra intrisa di
“realismo devoto”.
L‟immagine del Cristo resa con forti chiaroscuri e
con espressione patetica e presaga di morte, è parte di
quella produzione giovanile del nostro artista, autore
riconosciuto di rappresentazioni dal forte impatto emo-
zionale che riflette il clima rigorista degli anni che pre-
cedono il Concilio di Trento
PPaaoolloo LLiigguuoorrii
_ 1 A. ZEZZA, Giovan Bernardo Lama. ipotesi per un percorso, in «Bollettino d‟arte», 6.Ser., 70, 1991, pp. 1‒30; R. CANNATÀ, Pittura meridionale del tardo Cinquecento in Abruzzo : dipinti di Teodoro d‟Errico, Silvestro Buono, Giovan Bernardo Lama, Aert Mytens e Giuseppe Cesari, in «Bollettino d‟arte», 6.Ser., 77, 1993, pp. 79‒92.
IILL MMUUSSEEOO DDIIOOCCEESSAANNOO SSAALLEERRNNIITTAANNOO LLEE CCOOLLLLEEZZIIOONNII DD’’AARRTTEE
DDaall MMeeddiiooeevvoo aall RRiinnaasscciimmeennttoo ((VVppaarrttee))
Madonna con Bambino (fig. 24), proveniente dalla chiesa di San Pietro di
Mercato Sanseverino.
1. Giovan Bernardo Lama (attivo dal 1558 al 1600), Ecce Homo, olio
2. su tavola, Salerno, Museo Diocesano, terzo quarto del XVI secolo
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DDiippaarrttiimmeennttoo ddii IInnggeeggnneerriiaa CCiivviillee,, AAmmbbiieennttaallee ee MMeeccccaanniiccaa,, UUnniivveerrssiittàà ddii TTrreennttoo,,
IIssttiittuuttoo ppeerr ii PPrroocceessssii CChhiimmiiccoo--FFiissiiccii,, CCoonnssiigglliioo NNaazziioonnaallee ddeellllee RRiicceerrcchhee,, PPiissaa
CCoossaa èè ccaammbbiiaattoo nneell ccaammbbiiaammeennttoo cclliimmaattiiccoo?? QQuuaallcchhee rriifflleessssiioonnee aa mmaarrggiinnee ddeell vveerrttiiccee ddii PPaarriiggii
ddii LLuucciiaannoo CCeellii..
((PPaarrttee IIII))
2.2 La crescita della popolazione mondiale
Il primo è senz‟altro la popolazione mondiale, in crescita
esponenziale. Nel 2015 la popolazione terrestre è aumen-
tata di circa 200mila persone al giorno, il che significa che
una città delle dimensioni di Brescia o di Taranto ogni
giorno si è aggiunta al pianeta. Ed è curioso, denuncia
Mer-calli, che sulla questione climatica manchi, ancora
oggi, una visione si-stemica: questi sono tutti problemi
interconnessi e sembra che i decisori politici – nonostante
concetti come “impronta ecologica” siano ormai patrimo-
nio comune e non solo di una elite di scienziati – sempli-
cemente li ignorino. Eppure questo termine compariva già
in un‟equazione di una quarantina d‟anni fa, proposta –
dal biologo Paul Ehrlich e l‟esperto di energia John Hol-
dren, attuale consigliere scientifico di Barack Obama –
per misurare l‟impatto umano sull‟ambiente:
I = P * A * T
Dove I, l‟impatto umano sull‟ambiente è dato dal prodotto
di 3 fattori non del tutto indipendenti:la popolazione uma-
na P; l‟affluence, ovvero i consumi pro-capite A e il fat-
tore tecnologico T che indica l‟impatto am-bientale per
unità di consumo. Se dobbiamo immaginare degli scenari
non possiamo fare a meno di ra-gionare sul fatto che la
popolazione mondiale dovrà avere – almeno in linea teo-
rica – accesso a una casa confortevole, a cibo, all‟energia.
Que-sto implica consumi sempre maggiori: di energie, di
risorse, di materie prime, di ambiente. 80 milioni di per-
sone in più nel 2015 quindi, che confermano un 2016 con
lo stesso andamento. Secondo le stime più accreditate,
alla metà del secolo, nel 2050, dovremmo arrivare a 9,5
miliardi di persone, 2 miliardi in più delle attuali. Da que-
sto discende, come accennato, “l‟ipoteca sul futuro” detta-
ta dall‟impronta ecologica e il fatto che stiamo già usando
quasi un pianeta e mezzo per le risorse che la Terra può
offrire alla popolazione mondiale. Essere 9,5 miliardi di
persone nel 2050 porterà a un consumo di risorse pari a 3
volte quelle disponibili in un anno sul pianeta. In primis
quelle fondamentali come l‟acqua. La strada sarà quindi
quella sbagliata. Secondo Pietro Greco bisognerebbe che
l‟intera umanità convergesse verso quella che Ari-stotele
ed Epicuro chiamavano “eudemonia”: soddisfatti i bisogni
primari e più immediati, la ricerca del benessere dovreb-
be essere im-materiale e fondata sulla conoscenza, in mo-
do da sostituire i para-digma dominante di “crescita senza
sviluppo” con quello di “benessere senza crescita”.
2.3 Il “colesterolo” del pianeta e altri record Ma i problemi non sono finiti: nel 2013 per la prima volta
è stata toccata in atmosfera la concentrazione di CO2 di
400 ppm. Una concentrazione che, si stima, non sia stata
toccata da almeno 3 milioni di anni. Il livello era stato
toccato per qualche giorno nel maggio 2013.Nel 2015 il da-
to è diventato stabile ed è entrato nella media. È un indi-
catore come tanti e i numeri tondi sulla mente umana ri-
mangono più impressi. Se continua a valere l‟analogia tra la
condizione di salute del singolo essere umano e quella del
pianeta, 400 può essere visto, in accordo con Mercalli, co-
me il livello di colesterolo di una persona: con 400 si vive lo
stesso, ma sicuramente peggio.
Tra le peculiarità esclusive dell‟anno passato si può invece
senz‟altro annoverare l‟essere stato l‟anno più caldo in as-
soluto: la media per il 2015 è stata di +1 grado rispetto alle
se-rie storiche in nostro possesso. Anche qui un valore-so-
glia e un numero tondo a cui si unisce il fatto che il 2014 è
stato l‟anno più caldo precedente, a indicare il fatto di esse-
re in qualche modo all‟interno di un andamento crescente.
Andamento a cui il nostro stesso paese si è uniformato, mo-
strando il suo lato peggiore in luglio, che è stato il mese più
caldo in assoluto relativamente a tutte le serie storiche a di-
sposizione. Un caldo fastidioso, umido, che ha messo a du-
ra prova le città padane, come Ravenna che il 6-7 luglio
hanno avuto il peggior clima mondiale, peggiore per con-dizione di umidità a quello di Calcutta. Le conseguen-ze in questi casi sono immediate sugli ecosistemi: i ghiacciai – importanti indicatori di salute - sono pres-soché scomparsi ovunque.
2.4 Gli effetti sulla salute umana
Una tra le più celebri riviste internazionali di medicina, The
Lancet, ha istituito una commissione che ha dato luogo a
un rapporto pubblicato nel novembre 2015: Health and cli-
mate change: policy responses to protect public health nel
quale, all‟inizio, si legge ben evidenziato: «The effects of
climate change are being felt today, and future projections
represent an unacceptably high and potentially catastrophic
risk to human health».Gli scienziati generalmente sono
molto cauti e non si rovinano la reputazione eccedendo con
i termini nelle proprie dichiarazioni. Anzi, spesso in passa-
to molti problemi anche gravi sono stati affrontati con giri
di parole per attenuarne l‟importanza: meglio essere taccia-
ti ex post di non aver saputo valutare adeguatamente un
problema che venire derisi dalla propria comunità per aver-
gli dato eccessivo peso. Se quindi si arriva a termini come
“catastrofico” e “rischio inaccettabilmente alto” vuol dire
che le cose si sono fatte serie. All‟inizio dell‟anno sono sta-
ti diffusi i dati di sovramortalità – avvenuta soprattutto tra
le categorie di anziani e malati cronici: 16mila morti nel
2015 nel solo mese di luglio, ovvero molti di più e molto
più silenziosamente di quanti ne abbia fatti il terrorismo. Al
caldo reagiscono positivamente soprattutto gli insetti: dalla
zanzara tigre (Aedes albopictus), ormai sdoganata alle ...
(continua a pag.33)
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
RReeggiimmeenn SSaanniittaattiiss SSaalleerrnniittaannuumm
-- CCaappuutt LLXX --
DDEE RRUUTTAA
Nobilis est ruta, quia lumina reddit acuta. auxilio rutae, vir, quippe videbis acute.
ruta viris coitum minuit, mulieribus auget.ruta facit castum, dat lumen et ingerit astum.
cocta facit ruta de pulicibus loca tuta.
PPiiaannttaa nnoobbiillee èè llaa rruuttaa// ppooiicchhéé ffaa llaa vviissttaa aaccuuttaa,,
ssee ttuu mmeegglliioo oorr vveeddii,, aall cceerrttoo//oopprraa ssuuaa eedd èè ssuuoo mmeerrttoo..//DDeessssaa ll‟‟eessttrroo
aallll‟‟uuoomm rraalllleennttaa,,// ee aallllee ffeemmmmiinnee ll‟‟aauummeennttaa::// ddeessssaa iinnffoonnddee ppuuddiicciizziiaa,,
ddàà ll‟‟iinnggeeggnnoo ee llaa mmaalliizziiaa..// ssee llaa ccuuccccii ee aall ssuuooll llaa ggeettttii //ddaallllee rriiee ppuullccii lloo nneettttii..
LLEEVVIIOORRAA
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
segna dei 2° alla fine del secolo i mari potrebbe innalzarsi
anche di un metro. Il problema è che questo fattore – come
altri – è irreversibile: non si può tornare indietro.
2.6 La conferenza ha funzionato oppure no? COP 21 significa che il 2015 è stato il 21esimo anno in cui
un certo numero di nazioni si riunisce per decidere qualche
misura sulla limitazione dell‟impatto antropico sul pianeta.
Vent‟anni in cui sono stati fatti timidi passi avanti, sono sta-
ti conclusi accordi disattesi, accordi da cui sono entrate e
uscite nazioni importanti come Cina, Usa e Canada. Una
storia sofferta e che ha portato ad anni di considerevole im-
mobilismo internazionale: l‟impatto dell‟Umanità sul piane-
ta è sembrato essere più forte della sua stessa consapevo-
lezza. L‟incontro di Parigi di fine 2015 per certi aspetti non
sembra essersi discostato molto dai precedenti e la conclu-
sione che si può trarre è duplice: da un lato sembra essere
aumentata di molto la sensibilità al problema, tanto che la
partecipazione alla conferenza è stata di gran lunga mag-
giori rispetto alle edizioni precedenti. Dall‟altro, da un pun-
to di vista strettamente tecnico, il traguardo dei 2° sembra –
se messo in relazione ai provvedimenti “attuativi” presi per
rispettare il mandato – utopistico. La sensazione generale è
comunque «troppo tardi e troppo poco», anche se la grande
novità rispetto agli incontri precedenti consiste nel fatto di
essere un accordo “universale”: non siedono più al tavolo
quindi i soli paesi industrializzati o del “primo mondo”, ma
tutti i 196 paesi riconosciuti come tali dai trattati interna-
zionali. Quindi se da un punto di vista strettamente umano
COP21 ha funzionato perché è riuscito a far sottoscrivere
un accordo sul clima a un “condominio” di 196 paesi so-
vrani, formato da oltre 7 miliardi di persone, dall‟altro si
continua a essere in colpevole ritardo sulle misure attuative
che, intanto, verranno poste in essere realmente tra chissà
quanto tempo – la ratifica si avrà soltanto ad aprile 2016 e
una reale entrata in vigore solo nel 2020 – e soprattutto: chi
controllerà i trasgressori? La CO2 si misura, ma si misura
tutta insieme e al momento non c‟è modo di sapere chi ha
emesso cosa. Attuate le promesse di rinuncia che ogni paese
ha fatto in favore del clima, riconteggiando tutto, si arriva a
+2,7° e non a 2° come previsto. Troppo tardi e troppo poco.
4. La comunicazione del problema
4.1 Spiegare il cambiamento climatico nella scuola
Il cambiamento climatico necessita senza ombra di dubbio
di un grande sforzo di comunicazione, di partecipazione e
di sensibilizzazione fin dalle età scolari. In Italia, qualche
anno fa fu fatto partire un progetto biennale (2009-2011)
che coinvolgeva insegnanti e famiglie, con il supporto della
Commissione Europea per i programmi LIFE+: il progetto
R.A.C.E.S., acronimo di Raising Awareness on Climate
Change and Energy Savings.
R.A.C.E.S. ha coinvolto 5 attori: il primo, scientifico, è l‟I-
stituto di Biometeorologia (Ibimet) del Consiglio Nazionale
delle Ricerche e, a seguire: la Municipalità di Firenze come
coordinatore del progetto, la Municipalità di Modena e gli
uffici EuropeDirect di Bari, Potenza e Trento. ((CCoonnttiinnuuaa))
LLuucciiaannoo CCeellii
nostre latitudini da qualche anno, alla recentissima “zan-
zara zika”, che ovviamente non è una zanzara, ma l‟insetto
– in questo caso l‟Aedes aegypti – è il vettore preferito dal
virus.
2.5 I danni alle colture
Gli stravolgimenti climatici fanno sì, per esempio, che ci sia-
no grandi momenti di siccità in periodi come l‟inverno. Nel
2016, almeno fino alla fine di gennaio, sulle Alpi è caduta
ancora pochissima neve e, come sempre più spesso accade,
nevica più sulla catena appenninica del centro-sud che sulle
Alpi a nord. Danni quindi all‟indotto del turismo, ma soprat-
tutto alle colture. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature
da Corey Lesk, della Mc Gill University a Montreal, in Ca-
nada, e colleghi di altri istituti canadesi e britannici, ha ana-
lizzato per la prima volta da un punto di vista statistico i dan-
ni riportati globalmente durante questi eventi, stimando che
siccità e ondate di calore hanno ridotto del 9-10 percento la
produzione di cereali, mentre non è stato possibile quanti-
ficare l‟effetto delle alluvioni e del freddo estremo. Si tratta
complessivamente di una perdita di circa 1,8 miliardi di ton-
nellate di cereali, una quantità paragonabile alla produzione
mondiale annuale di mais e frumento. Calamità che colpi-
scono indistintamente, che si tratti di “Primo” o “Terzo mon-
do”: regioni come la California sono andate incontro negli
ultimi anni a un incremento della siccità tale da cambiare in
modo permanente l‟aspetto del territorio, ormai arido e im-
possibile da coltivare. Situazione che ha dato luogo a una ve-
ra e propria fuga, configurandosi in un fenomeno/problema
sociale tutto figlio della modernità, quello degli eco-migranti,
ovvero di persone costrette a spostarsi perché il luogo in cui
sono sempre vissute è cambiato così radicalmente da impedi-
re un futuro in quella zona.
Data la situazione e le conoscenze scientifiche sull‟argomen-
to – ormai neppure poche – e date tutte le simulazioni, fatte
indipendentemente da molti istituti di ricerca nel mondo e co-
ordinate dall‟IPCC (Intergovernmental Panel on Climate
Change), gli scenari possibili si riducono quindi a un paio:
(1) si prendono provvedimenti e si cerca ci contenere l‟au-
mento della temperatura all‟interno di una “linea azzurra” al
massimo entro i 2° centigradi da qui al 2100 oppure (2) non
si fa niente e si corre lungo una “linea rossa” che può far
schizzare la temperatura media del pianeta fino a 5° in più
rispetto a oggi. Quindi i 2° servirebbero a non mandare trop-
po in crisi il clima e nel contempo permettere alle generazioni
future – di un futuro immediato – di adattarsi. I 5° in più, va
da sé, costituiscono lo scenario della catastrofe. Non c‟è me-
moria storica – in funzione delle informazioni che fino ad ora
si hanno – da quando il genere Homo è comparso sulla Terra,
di adattamento della specie a uno scalino di temperatura me-
dia così alto.
Comunque sia, ammesso e non concesso di riuscire nell‟im-
presa, l‟innalzamento di mezzo metro delle acque di mari e
oceani non ce lo leva nessuno, e questo significa che molte
delle popolazioni che oggi vivono sulle zone di costa dovran-
no abbandonarle o prendere provvedimenti drastici per con-
trastare gli innalzamenti. Se poi non venisse accettata la con-
CC OO SS AA ÈÈ CC AA MM BB II AA TT OO NN EE LL CC AA MM BB II AA MM EE NN TT OO CC LL II MM AA TT II CC OO ?? -- CC OO NN TT II NN UU AA DD AA PP AA GG .. 33 11
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DDAALLLLAA RREEDDAAZZIIOONNEE DDII SSAARRNNOO
IINNAAUUGGUURRAAZZIIOONNEE DDEELLLL’’OORRTTOO BBOOTTAANNIICCOO
FFiinnaallmmeennttee,, ddooppoo llaa ddiissttrruuzziioonnee ddii uunn LLiicceeoo,,
iinniizziiaattaa ddaall ssuuoo ccaanncceelllloo dd‟‟eennttrraattaa ee qquueellllaa ddii
vviillllee ee ssoorrggeennttii ddii aaccqquuaa ssuullffuurreeaa,, uunnaa iinniizziiaattiivvaa
ppoossiittiivvaa..
LL‟‟oottttoo aapprriillee ssccoorrssoo,, èè stato inaugurato l'orto
botanico didattico di via Sarno Palma, località
La Marmora, su di un terreno confiscato alla
camorra.
Il progetto nasce su iniziativa dell'associa-
zione Porta Aperta Onlus e del Comune di Sar-
no, firmatari di un protocollo di intesa per il
riutilizzo a uso sociale di beni confiscati alla
criminalità organizzata.
Al taglio del nastro – cui hanno assistito rap-
presentanze delle scuole del territorio – erano
presenti il sindaco di Sarno e presidente della
Provincia, Giuseppe Canfora, il commissario
regionale antiracket e antiusura, Franco Malva-
no, e il presidente dell'Associazione Porta
Aperta Onlus, Francesco Casillo.
L'Associazione Porta Aperta ha ricevuto in af-
fidamento dal Comune di Sarno il terreno per
realizzare l'orto botanico didattico che sarà a-
perto a tutte le scuole della regione Campania.
Il bene è stato rivitalizzato grazie al “Progetto
Oasi”, finanziato nell‟ambito del Piano Azione
Coesione “Giovani no profit” dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della
Gioventù e Servizio Civile Nazionale.
Un percorso naturalistico, un laghetto arti-
ficiale, due serre didattiche e coltivazioni di
prodotti tipici dell‟Agro-Nocerino Sarnese at-
tendono i visitatori all'interno dell'orto bota-
nico didattico. L‟orto accoglierà gratuitamente
su prenotazione scuole di ogni ordine e grado,
gruppi di cittadini, associazioni e famiglie.
Riaffermare la presenza dello Stato e delle
sue articolazioni periferiche è il principale o-
biettivo del progetto che si propone di valo-
rizzare il ruolo del volontariato come motore
dello sviluppo culturale, sociale e di risveglio
delle coscienze civiche. Lo scopo è, quindi, far
crescere nei giovani la cultura della legalità
attraverso la conoscenza delle proprie tra-
dizioni e delle proprie radici.
AAll ddii llàà ddeell ffaattttoo,, rriimmaannee ll‟‟iinnddeeggnnaa ccoommppee--
ttiizziioonnee ttrraa llee ffaazziioonnii ppoolliittiicchhee,, cchhee,, aall ssuuoonnoo ddeell
vveecccchhiioo mmoottiivvoo ““CCooppiiaa ccooppiiaassssaa””,, lliittiiggaannoo ssuullllaa
pprroopprriieettàà ddeell pprrooggeettttoo:: uunnaa vveerraa bbaammbbiinnaattaa!! CChhee
ppeennaa!!
SSeemmbbrraa cchhee ssttiiaannoo ttuuttttii iimmppaazzzzeennddoo,, ppeerrssiinnoo
llee aannaattrree eedd ii cciiggnnii cchhee,, iill ttrreeddiiccii ssccoorrssoo,, hhaannnnoo
iinnvvaassoo llee ssttrraaddee.. MMaa llee ppaarroollee ddeellll‟‟aasssseessssoorree aall--
ll‟‟aammbbiieennttee,,llaa Esposito,hhaannnnoo ttrraannqquuiilllliizzzzaattoo ttuutt--
ttii:: «Mi attiverò da subito, affinché gli enti pre-
posti prendano in considerazione quanto sta ac-
cadendo. A questo punto non sappiamo come e
perché questi volatili invadono le strade».
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
UUNNAA DDOONNNNAA NNEELLLLAA LLEETTTTEERRAATTUURRAA aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
Καλυψώ -- CCaalliippssoo
Ulisse ospite della ninfa Calipso, nell‟isola di
Ogigia. Qui l‟eroe passa addirittura sette anni, an-
che se non tutti felicemente. Della ninfa, infatti,
s‟era già stufato da tempo, ma non poteva andarsene
da lì, non avendo più la nave: guarda caso aveva
fatto naufragio anche se, almeno questa volta, lui
non c‟entrava nulla. Infatti, i suoicompagni avevano
trasgredito ad un preciso ordine divino: una volta
sbarcati in Trinacria (cioè la Sicilia), isola sacra
aldio Sole, non avrebbero mai dovuto uccidere, per
cibarsene, le vacche sacre al dio, nemmeno in preda
alla fame più nera. Manco a dirlo, esaurite le prov-
viste, gentilmente offerte daCirce ennesima con-
quista delll‟itacese), che avevano portato con sé, i
compagni di Odisseo si danno alla caccia e, sacre o
non sacre, uccidono proprio quelle vacche lì. A
questo punto, Helios chiede vendetta al padre degli
dei e così, una volta ripartiti, i sacrileghi sono abbat-
tuti da una violenta tempesta scatenata da Zeus. Il
solo Ulisse si salva e dopo dieci giorni di sofferenze
e fatiche, viene scagliato dagli dei sull‟isola di Ca-
lipso.
Chi era Calipso? Sicuramente una donna molto
caparbia: innamoratasi del bell‟itacese, non lo molla,
vive con lui more uxorio per un periodo che al no-
stro eroe pare infinito, gli promette l‟immortalità che
puntualmente lui rifiuta, struggendosi in pensieri
malinconici in una dimensione quasi onirica.
Probabilmente Ulisse spera di svegliarsi da un
sogno che sta diventando un incubo, di ritrovarsi a
casa, fra la sua gente, nella sua reggia, confortato dai
suoi affetti più cari. Magari si augura che, de-
standosi, la stessa guerra di Troia non sia mai esi-
stita. Forse non è mai partito, non è mai giunto in
alcun luogo, non si è mai mosso da Itaca. Ma la
realtà è, ahimè, più crudele che mai: è prigioniero in
un‟“isola che non c‟è”, in balia di un amore che non
può corrispondere, che detesta con tutte le sue forze,
che lo porta alla depressione più nera. Siamo per la
prima volta di fronte ad un eroe distrutto che solo la
speranza di uscire da quest‟incubo trattiene dal sui-
cidio. Calipso stessa, seppur sconfitta, ne esce vitto-
riosa.
Calipso è una ninfa, figlia di Atlante (quello che
sorregge il mondo sulle spalle, per intenderci) e di
Pleione. Nulla si sa della sua vita; il suo nome è
legato a quello di Ulisse e sembra che nella sua
esistenza non avesse avuto altro merito che quello di
avere una relazione così duratura con l‟eroe greco.
Di meriti, anzi, non doveva averne proprio, visto
che era stata relegata su quest‟isola sperduta chissà
dove, solitaria e abbandonata da uomini e dei; regi-
nadi un regno senza trono né sudditi, posto ai con-
fini del mondo. A conferma di ciò, basta leggere i
versi in cui Ermes, messaggero degli dei, incaricato
da Zeus di convincere Calipso a lasciar andar via
Ulisse, le si rivolge con tono alquanto seccato: Zeus ordinò a me, che non volevo, di venir qui:
e chi mai di sua volontà percorrerebbe tanto mare salso
infinito? E vicino non c‟è città di mortali, che agli
deifacciano sacrifici e scelte ecatombe.
Ma non è possibile che un altro dio trasgredisca
o renda vano il pensiero di Zeus egioco.
(Odissea, V, vv.99-104)
Insomma, una bella scocciatura andare fin laggiù
senza un tornaconto personale! Ma non si può tra-
sgredire agli ordini di Zeus ed ecco che Ermes, sep-
pur riluttante, compie la sua missione.
Eppure l‟isola, nella descrizione di Omero, è tut-
t‟altro che inospitale: il mare violaceo circonda
una terra rigogliosa, ove s‟innalzano pioppi, ontani,
cipressi, cresce fiorente una vite gravida di grappoli,
verdeggiano prati di viole ed apio, il tutto annaffiato
da fontane che versano limpide acque. Calipso è una
creatura soave che offre all‟amatonettare ed am-
brosia, il cibo degli dei. Ma Ulisse rifiuta, assalito
dal desiderio disperato di rivedere la sua patria, di
riabbracciare la moglie Penelope e il figlio Telema-
co.
Ulisse, Robinson Crusoe ante litteram, se solo
avesse accettato i doni gentilmente offertagli dalla
ninfa, avrebbe potuto passare con lei, in quella me-
ravigliosa isola senza tempo, l‟eternità, in una con-
dizione di sempiterna felicità.
- 36 -
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