laltracalabria aprile 2016

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© Copyright by Edizioni L’altra Calabria € 2,00 Aprile 2016 Anno XXVI - n° 4 (Digital Edition) www.laltracalabria.it Un giornale da leggere, sfogliare, scaricare e - se preferisci - anche stampare. Ti arriva, puntualmente, su smartphone, tablet o PC. Ovunque ti trovi, in ogni angolo del mondo, nel formato che più prediligi: dall’ePub al Pdf. Nicotera, dove nacque la Dieta Mediterranea Giornale di varia Informazione e Cultura Direttore: Vincenzo Pitaro Il garantismo implica il rispetto dei diritti dei cittadini La Vignetta Il conto alla rovescia è già comin- ciato. Manca ormai poco all’appuntamen- to referendario del 17 aprile. Un’occasio- ne importantissima che non dobbiamo, per nessuna ragione al mondo, lasciarci sfug- gire. È il momento di far sentire la nostra forza, opporci ad ogni forma di sopruso, a tutte quelle angherie che continuano ad essere propinate a iosa, ai danni dei fon- dali marini ma anche della terraferra e del- l’ambiente. La salute del nostro mare e del nostro territorio sono seriamente messi in pericolo dalle trivelle petrolifere. Una seria minaccia anche per la nostra salute. Per di più, questo referendum - come tutti ormai sappiamo - non è stato volutamente accorpato alle Amministrative, con un «fine» ben preciso: quello di «impedire» che gli elettori (meno informati) rinuncino per svogliatezza ad esercitare il diritto del voto e far sì, in questo modo, che il quo- rum non venga raggiunto. Ma può un cit- tadino responsabile disertare le urne in que- sta tornata, quando in gioco c’è anche la propria salute? No, di certo! Promosso da dieci Consigli regionali ita- liani e da vari Movimenti e Associazioni ambientaliste, questo referendum, dunque, si presenta pressoché... vitale. Il quesito che ci pone è: «Volete che, quando sca- dranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane, anche se c’é ancora gas o petro- lio?». A questa domanda, ovviamente, non può che corrispondere una sola risposta; un «Sì», fermo e determinato. Per abro- gare l’art. 6, comma 17, del Codice del- l’Ambiente che prevede la durata delle trivellazioni fino a quando il giacimento lo consente. La vittoria del «Sì» bloccherà tutte le concessioni ottenute finora dai pretrolieri. L’affluenza alle urne, perciò, è più che importante. Per non svendere il no- stro mare. E scacciare chi ci inquina! (v.p.) OLIVERIO ALLA REGIONE (MILLE E UNA DIREZIONE) «È uno scem- pio da bloccare! Le esplosioni sottomari- ne mettono a rischio la tenuta sismica di un territorio già fragile». È quanto sostiene il coordinatore NoTriv Calabria, Salvatore Belfiore. «In più ven- gono inquinate le fal- de acquifere con con- seguenze sulla quali- tà agroalimentare». Uno scempio da evitare Nicoletta Pennati a pag. 5 Nico D’Ascola a pag. 3

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Giornale di varia Informazione e Cultura - Direttore: Vincenzo Pitaro

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Page 1: Laltracalabria aprile 2016

™ © Copyright by Edizioni L’altra Calabria € 2,00 Aprile 2016Anno XXVI - n° 4 (Digital Edition) www.laltracalabria.it

Un giornale da leggere, sfogliare, scaricaree - se preferisci - anche stampare. Ti arriva,puntualmente, su smartphone, tablet o PC.Ovunque ti trovi, in ogni angolo del mondo,nel formato che più prediligi: dall’ePub al Pdf.

Nicotera, dove nacquela Dieta Mediterranea

Giornale di varia Informazione e CulturaDirettore: Vincenzo Pitaro

Il garantismo implica il rispettodei diritti dei cittadini

La Vignetta

Il conto alla rovescia è già comin-ciato. Manca ormai poco all’appuntamen-to referendario del 17 aprile. Un’occasio-ne importantissima che non dobbiamo, pernessuna ragione al mondo, lasciarci sfug-gire. È il momento di far sentire la nostraforza, opporci ad ogni forma di sopruso,a tutte quelle angherie che continuano adessere propinate a iosa, ai danni dei fon-dali marini ma anche della terraferra e del-l’ambiente. La salute del nostro mare e delnostro territorio sono seriamente messi inpericolo dalle trivelle petrolifere. Una seriaminaccia anche per la nostra salute.Per di più, questo referendum - come tuttiormai sappiamo - non è stato volutamenteaccorpato alle Amministrative, con un«fine» ben preciso: quello di «impedire»che gli elettori (meno informati) rinuncinoper svogliatezza ad esercitare il diritto delvoto e far sì, in questo modo, che il quo-rum non venga raggiunto. Ma può un cit-tadino responsabile disertare le urne in que-sta tornata, quando in gioco c’è anche lapropria salute? No, di certo!Promosso da dieci Consigli regionali ita-liani e da vari Movimenti e Associazioniambientaliste, questo referendum, dunque,si presenta pressoché... vitale. Il quesitoche ci pone è: «Volete che, quando sca-dranno le concessioni, vengano fermati igiacimenti in attività nelle acque territorialiitaliane, anche se c’é ancora gas o petro-lio?». A questa domanda, ovviamente, nonpuò che corrispondere una sola risposta;un «Sì», fermo e determinato. Per abro-gare l’art. 6, comma 17, del Codice del-l’Ambiente che prevede la durata delletrivellazioni fino a quando il giacimento loconsente. La vittoria del «Sì» bloccheràtutte le concessioni ottenute finora daipretrolieri. L’affluenza alle urne, perciò, èpiù che importante. Per non svendere il no-stro mare. E scacciare chi ci inquina! (v.p.)

OLIVERIO ALLA REGIONE(MILLE E UNA DIREZIONE)

«È uno scem-pio da bloccare! Leesplosioni sottomari-ne mettono a rischiola tenuta sismica di unterritorio già fragile».È quanto sostiene ilcoordinatore NoTrivCalabria, SalvatoreBelfiore. «In più ven-gono inquinate le fal-de acquifere con con-seguenze sulla quali-tà agroalimentare».

Uno scempioda evitare

Nicoletta Pennati a pag. 5 Nico D’Ascola a pag. 3

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Aprile 20162

L’altra Calabriae gli Informatici

di Padova

di Nazzareno Salerno *

L’Intervento

La giunta Oliverio? È un disatro per la Calabria!Urge ripartire con una Forza Italia compatta

La situa-zione di ForzaItalia in Calabriaè drammatica.La coordinatriceregionale JoleSantelli non met-

te in atto alcuna strategia per farcrescere il partito ma ne attuauna soltanto per logica di ambi-zione, indirizzata ad alcune per-sone e basta. Quello che è suc-cesso negli ultimi mesi a Co-senza è sintomatico, perché se,in casa sua, da coordinatriceregionale, fa giungere un Comu-ne di centrodestra dimissiona-rio alle elezioni, i fatti si com-mentano da soli.Di fronte a questo scenario de-vastante non si può rimanereinermi, ma occorre insistere nelprocesso di rilancio. La credi-bilità del nuovo percorso dipen-de innanzitutto dalle figure chelo porranno in essere: è indi-spensabile partire dalle dimis-sioni della coordinatrice regio-nale, principale responsabiledella catastrofica condizione incui è stato condotto il partito, ericominciare a confrontarsi sullestrategie politiche, sugli obietti-vi, sui progetti per lo sviluppodella Calabria, senza che ci sia-no ulteriori imboscate domeni-cali, quali quelle a cui abbiamoassistito nell’ultimo anno. Sitratta di concetti che vanno ri-baditi con forza e chiarezza nellaconvinzione che un nuovo cor-so è possibile.Inaudita anche la faccenda deicoordinatori provinciali. Nonho nulla contro le persone, sonopersone perbene, per carità, manon si può fare politica così,senza tener conto degli equili-bri territoriali, degli attivisti, deidirigenti di partito.Forza Italia non può continua-re ad essere il partito dei nomi-nati.C’è necessità di avere un parti-to di chi ha consenso, degli elet-ti, del coordinatore provinciale

* Consigliere regionaleForza Italia

eletto attraverso i congressi.Questo vale anche per chi an-drà a fare il deputato. Deve ave-re il consenso, non c’è scrittoda nessuna parte che chi fa partedel cerchio magico deve fare ilcapolista alle prossime Politi-che.Insomma, la politica o la fac-ciamo o non la facciamo.L’ho già fatto presente a Romae sto continuando a insistere. Ilpresidènte Silvio Berlusconiha intenzione di rivedere i qua-dri in tutte le regioni d’Italia equindi anche in Calabria.Quello che molti ci auguriamo,ripeto, è che si possano fare icongressi o comunque com-missariare il partito in Calabriaper dargli la possibilità di ripar-tire. Davanti a questa giunta re-gionale di centrosinistra (guidatada Mario Oliverio) che è un veroe proprio disastro per la Cala-bria, c’è necessità di organiz-zarsi, e le redini del centrode-stra non può che prenderle For-za Italia. Ma, nelle attuali con-dizioni, dove andiamo?Ennio Morrone? È rimasto nelgruppo FI, non ha avuto alcu-na notifica ufficiale, se non unanota stampa. Morrone nonc’entra nulla col figlio Luca.Il figlio sì è dimesso dal parti-to, Ennio Morrone rimane.S’altronde, per poter sospen-dere un consigliere regionale, bi-sogna prima mandare gli atti aiProbiviri, non è che si alza Fon-tana e decide! Lo statuto parlachiaro. Penso che fra non mol-to si farà chiarezza.Certo, non è concepibile che inuna città come Cosenza non siastato possibile presentare il sim-bolo di Forza Italia. Questo ègrave!La lezione, avuta a Vibo Valen-tia, basta e avanza. È stata unabella... esperienza. E ora chefacciamo? Continuano a com-mettere gli stessi errori?

Salve, Vi scrivo a no-me di un gruppo distudenti in IngegneriaInformatica, pressol’Università di Pado-va. Seguiamo da cir-ca un anno il Vs/ gior-nale e ci complimen-tiamo per l’ottimastruttura, davvero benfatta, che peraltro ab-biamo inserito tra ledieci testate giornali-stiche in un nostrocorso di formazione.Anzi, se vi fa piaceresaperlo, L’altra Ca-labria è ai primissi-mi posti tra i 10 gior-nali che utilizziamo.Vorrei cortesementechiederVi per even-tuale collaborazione:1°) Siete anche Infor-matici?2) Che software uti-lizzate, visto che co-noscete una metodo-logia altamente infor-matica.Sappiamo che su un

digital professional,quando si clicca sul-l’immagine, le fotonon devono “annotta-re”, scurirsi. Al pas-saggio del mouse, in-somma, non devonosubire alcun movi-mento. E in Voi, que-sto avviene.3) Perché preferite laversione statica e nondate la possibilità ailettori di interagirecon propri commen-ti, in una versionedimanica?Vi allego all’e-mail unnostro studio di grup-po. Grazie e ancoracomplimenti vivissi-mi. A presto

Miriana PavanPADOVA

Grazie a lei, Miria-na, per i complimen-ti. Doppiamente gra-diti, visto che proven-gono da un gruppodi prossimi Ingegne-ri Informatici.Che software utiliz-ziamo? Quello basesi chiama EdiViP edè un software da noiprogettato e svilup-pato, che non si tro-va in commercio. Purnon facendo dell’In-

formatica la nostraprincipale occupa-zione, non ne siamototalmente a digiuno.La «dinamicità»?Orbene, sarebbe fa-cilissimo dar vita aqualcosa di dinami-co. Ma a che pro?Per consentire ai let-tori d’interagire? Èuna versione che anoi, sinceramente,non piace. Somiglie-rebbe più a un co-mune sito web che aun giornale in Digi-tal Edition, diffuso in7 formati. Eppoi, an-che qui - come vede- si può interagire.Basta inviarci un’e-mail, né più né menocome ha fatto lei. Oin pubblico o in pri-vato, rispondiamosempre a tutti. Gra-zie ancora per le bel-le parole. Ad maiora!

LA FOTO CURIOSA

Osservate un po’ la faccia che fa il premier Renzi al cospettodi Oliverio, nell’incontro del 10 marzo in Calabria. Qualcosa nonva? Dall’espressione sembra che lo stia rimproverando di brutto.

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3Aprile 2016

Del garantismosi dice che è neces-sario per bilanciare lostrapotere della mac-china investigativadello Stato sul citta-dino. L’affermazioneè esatta, ma pecca diincompletezza. Spie-ga, infatti, a cosa ser-ve il garantismo matace quanto alla suaessenza. In altri termi-ni non consente dicomprendere cos’è ilgarantismo. Per di piùnon lo pone in rela-zione alla situazionepolitica e in partico-lare alla forma di Sta-to con la quale si raf-fronta. Quanto allaprima questione, ta-lune sintetiche consi-derazioni potrannoservire a chiarire a co-sa alludiamo quandoparliamo di garan-tismo.Questa riflessionepuò essere agevolatada una considerazio-ne pratica. Il garanti-smo non esiste, esi-stono invece norme ecomportamenti chene sono dimostrativi.In altre parole, esisto-no solo le prove di ga-rantismo. Ciò cheMerleau-Ponty dice-va con riferimento alsocialismo.Garantismo e, innan-zitutto, riduzione deldiritto penale, riser-vandolo soltanto allatutela di beni giuridicidavvero rilevanti.Analogamente è ga-rantista la limitazionedell’area della penadetentiva, vera e pro-pria extrema ratio allaquale fare ricorsoquando ogni altro ri-medio punitivo risulti

davvero insufficiente.Garantismo significaporre la persona u-mana al centro deldramma costituito dalprocesso penale, dacui consegue anche lainevitabile tempora-neità del rapporto pu-nitivo.Garantismo non signi-fica impunità o stru-mentalizzazione fine ase stessa delle risor-se difensive. I decretidi amnistia e di indul-to non risolvono iproblemi del caricoeccessivo dei proces-si penali, né quelliconnessi a una popo-lazione penitenziariaquantitativamente in-gestibile. Sono neces-sari soltanto in con-comitanza di riformestrutturali del sistemapenale, allorquando lariduzione del numerodei processi penden-ti diviene condizionenecessaria per assicu-rarne il successo.Garantismo vuoi direvietare che il proces-so penale da strumen-to di accertamentodella responsabilità sitrasformi in strumen-to di controllo socia-le, ovvero possa es-

sere spettacolarizzatoe trasferito dalle aulegiudiziarie in ambitidestinati alla forma-zione delle opinioni ealla Comunicazione.Garantismo è riduzio-ne drastica della cu-stodia cautelare, dirit-to al contradditorio,ragionevole durata deiprocessi, parità tra leparti, terzietà del giu-dice rispetto all’im-putato e al pubblicoministero, reale tuteladel diritto di difesa,presenza di una ma-gistratura davvero li-bera, autonoma e in-dipendente, non con-dizionabile.Ma il vero garantismoè tale se è per tutti, sei diritti sono assicuraticon la stessa intensi-tà indipendentementedalle condizioni eco-nomiche, sociali eculturali dell’imputatoe dal suo orientamen-to politico e religioso.Sul versante, poi, delrapporto tra garanti-smo e forma di Statoregistriamo il fatto chegli Stati autoritari lorifiutano.Asseritamente, per-ché non ne avrebbe-ro bisogno. Qui l’au-

toritarismo - e quin-di la tutela esclusivadegli interessi di chidetiene il potere - siassocia alla effimeraconvinzione di posse-dere l’infallibilità. Inaltre parole, alla uni-laterale certezza dipotere distinguere insolitudine, ossia sen-za l’intromissione dialcuna attività difensi-va, il vero dal falso.Ma il garantismo re-clama anche uno Sta-to forte e autorevole.Non certo autoritario.Consapevole dellapropria inequivocabi-le investitura popola-re, in grado di esime-re la classe politicadalla ricerca di un fa-cile consenso attra-verso iniziative chepotrebbero spingerlanella dirczione di uneccessivo garantismodi tipo permissivo,ovvero nella dirczioneopposta, di un ottu-so rigorismo, tipica-mente autoritario.Solo uno Stato forte,emancipato da condi-zionamenti, può assi-curare che il garanti-smo non si colori diprivilegio e favoriti-smo, quindi di discri-

Workin

progress

www.laltracalabria.it

minazione tra indivi-dui.Solo l’autorevolezzadi uno Stato forte at-tribuisce al garan-tismo i tratti davveropersuasivi di un seriopatto sociale con icittadini.Il significato, densodi implicazioni politi-che e di reciprocità,della limitazione di unpotere statuale che,avendo le carte in re-gola, è quindi tenutoa riconoscere il valo-re insostituibile dellalibertà dei propri cit-tadini.In altri termini, nonsembri un paradosso,il garantismo può es-sere meglio assicura-to in una società doveè garantita la sicurez-za dei cittadini.Ciò significa che lapiena applicazione delgarantismo implica uncontesto di sicurezzae coesione socialeadeguato.L’instabilità, l’insicu-rezza, sono sinonimidi inefficienza delloStato ed è ovvio chese lo Stato è ineffi-ciente non potrà risul-tare garantista.Ne può trascurarsi ilfatto che una fortedomanda di sicurez-za determina una dif-fusa sottovalutazionedelle istanze garanti-ste. a tutto vantaggiodelle opposte esigen-ze della difesa socia-le. Così intesa, la si-curezza è libertà equindi presuppostodel garantismo.

* AvvocatoSenatore della Repubblica

PresidenteCommissione Giustizia

di Nico D’Ascola *

Il senatore Nico D’Ascola, presidente Commissione Giustizia del Senato

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4 Aprile 2016

Nella Francia del-l’Ottocento, die-

de lustro alla Calabriae all’Italia intera. Nel-la sua Terra, invece,è pressoché scono-sciuto.«Ma com’è possibi-le», si domandano al-la Sorbona di Parigi,con non poco stupo-re, «che l’Italia e lastessa Calabria nonabbiano ancora sen-tito il dovere di valo-rizzare e far conosce-re un personaggiocome Antonio Pita-ro?».Eppure, Antoine Pita-rò (come lo chiama-no i francesi) è statoun personaggio di no-tevole rilievo a livelloeuropeo che avrebbedovuto costituire unvanto enorme perl’intera nazione.Scienziato, accade-mico, docente allaSorbona, giacobino,massone (risulta es-sere iscritto col gra-do di maestro allaLoggia «Les élèvesde Minerve»), amicodi Giuseppe Mazzinie medico personaledella famiglia di Na-poleone Bonaparte,Antonio Pitaro finan-che in Calabria è fini-to per essere dimen-ticato, se non addirit-tura ignorato.A Borgia (Catanza-ro), dove nacque nel1767, gli è stata inti-tolata una via, mentreun busto marmoreocampeggia nella villacomunale. Per il re-sto, niente di niente.Mai un convegno,mai una manifestazio-ne celebrativa. Al con-trario, la città di Pari-

gi lo ricorda con unmonumento eretto inuna villa cittadina euna celebrazione chesi tiene ogni anno aiprimi di giugno periniziativa del GrandeOriente di Francia.Ma quel che più con-tano, sono le innume-revoli citazioni nelleprestigiose enciclo-pedie francesi, che lomenzionano sia comeprotagonista dellaRepubblica Parteno-pea, che come scien-ziato, poeta, ecc.Si occupò anche difisica e di chimica.Nel Monitore Napo-letano si parla, nel1799, in termini elo-giativi del contributoche Pitaro diede alla«Repubblica», defi-nendolo un «validis-simo chimico», in-ventore di una por-tentosa bomba incen-diaria che, riprodottain tantissimi esempla-ri, venne data in do-

tazione all’ammiraglioCaracciolo.Grazie a quell’ordi-gno, che scagliato dalunghe distanze man-dava in frantumi lenavi nemiche, i patrio-ti repubblicani tenne-ro lungamente testaall’incessante canno-neggiamento dellaflotta inglese.

Nonostante gli sforzidei repubblicani, Na-poli però cedette ePitaro uscì dal Regno

per cercare esilio inFrancia. Non si saprecisamente in qualicondizioni AntonioPitaro partì da Napo-li, ma egli risulta es-sere a Lione già nel-l’ottobre del 1799,come riporta una vec-chia edizione dell’en-ciclopedia franceseLarousse. Nella cittàdi Parigi, poi, si de-dicò interamente aisuoi studi prediletti,conquistando nelcontempo una merita-ta reputazione. Dopoaver frequentato assi-duamente la famigliadi Napoleone Bona-parte, per essere sta-to il medico persona-le della madre di que-st’ultimo, Maria Leti-zia Ramolino, prestòservizio come archia-tra a Corte, facendo-si ammirare dalla no-biltà e dall’intellighen-zia parigine. Infine, glifu conferita una cat-tedra presso la facol-tà di scienze dellaprestigiosa Universitàdella Sorbona. Nellacapitale francese, egliebbe modo di cono-scere un altro pro-scritto come lui,l’ancor giovane Giu-seppe Mazzini, nelmomento in cui que-sti stava dirigendosialla volta di Lione.Dopo aver abitato inun primo momento inRue Montblanc diParigi, si trasferì inRue Henite Ville n. 2,dove si spense il 28luglio del 1832, nelmentre la sua celebri-tà aveva valicato iconfini d’Europa.

Un monumento dedicato ad Antonio Pitaro

Di lui si parlagià nel 1799,in terminielogiativisul MonitoreNapoletano.Scienziato,giacobino,protagonistadellaRepubblicaPartenopea,fu ancheamico diMazzini

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Page 5: Laltracalabria aprile 2016

5Aprile 2016

Nel suggestivoborgo di Nicotera, dadove si domina la pia-na di Gioia Tauro e losguardo arriva sinoalle isole Eolie e allaSicilia, si vive e si stabene. Da sempre.Sarà l’aria di mare,sarà il profumo dellapineta. Ma è soprat-tutto l’alimentazionea fare la differenza.Lo hanno scopertogli americani negliAnni tra il 1957 al1969 quando il fisio-logo Ancel Keys ,dell’Università delMinnesota (inventoredella razione «K», ilrancio dei soldati suicampi di battaglia),analizzò il rapportotra abitudini alimentarie patologie cardiova-scolari in sette Paesi(Stati Uniti, Italia, Fin-landia, Grecia, Iugo-slavia, Paesi Bassi eGiappone).Il risultato? Tra i cit-tadini di Nicotera viera il tasso più bassodi malattie cardiova-scolari, dovuto ap-punto al modo di nu-trirsi con i prodotti ti-pici della regione incui vivevano.Da qui, il nome diDieta MediterraneaItaliana di Riferimen-

to, basata su abbon-danti alimenti di ori-gine vegetale e pove-ra di carne, zucchero,burro e grassi di ori-gine animale (uno sti-le alimentare dichiara-to dall’Unesco, nel2010, patrimonio im-materiale dell’Umani-tà).E ancor oggi a Nico-tera (in provincia diVibo Valentia) e din-torni si mangia così.Qui infatti la terra èricca e fertile. Le ac-que del Tirreno nondel tutto depauperatoe chi soggiorna godedi prodotti freschi esaporiti. Di terra e dimare.Viaggiare in questaparte, a Sud d’Italia,si rivela così ancorpiù piacevole.Alla scoperta di luo-ghi di importanterilevanza storica eculturale, dalle fortitradizioni. Peccatoche l’incuria sia il leitmotiv costante anchese segnali di cambia-mento comincino afarsi strada.La gente ha voglia diriscatto e le iniziative,così come gli esempivirtuosi, non manca-no. Ci si sposta sullaSalerno-Reggio Cala-

bria (che qui non pre-senta ingorghi matunnel moderni e via-bilità spedita) o perdiversi tratti lungo lacosta panoramica.Sulla stessa litoraneadi Nicotera, dopo labella e lunga pineta, siapre la Baia dei Pini,dove si affaccia LeDune Blu Resort edove, per stare in te-ma, la cucina è un’ec-cellenza. Dove si tro-va RespirArt BluGallery, galleria diopere all’aria aperta,nata da una costola

del più alto parcod’arte italiano: Re-spirArt di Pampe-ago, nella trentina Valdi Fiemme.Ideato e messo a pun-to da Marco Nones eda Beatrice Calamari,è sempre aperto epermette di ammirare,e «toccare con ma-no», sculture e mura-les di diversi artisti.A Rosarno ci sonopoi da vedere gli sca-vi dell’antica Medmae il Museo archeolo-gico che espone i re-perti ritrovati. Sosta

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suggerita dalla pittri-ce Ambra Miglio-ranzi, di Mestre, da19 anni a Rosarno,che fa action pain-ting sulle orme di Pol-lock e ha fondato laonlus MedmArte chepropone eventi cultu-rali, ogni settimana.Cos’altro c’è, poi, dascoprire?In direzione ReggioCalabria, c’è da vi-stare Palmi, la «capi-tale culturale della Pia-na».Dominata dal MonteElia, si trova su unterrazzo naturale lun-go la Costa Viola, co-sì chiamata per il co-lore dell’acqua delmare. Visitato il Duo-mo, in centro, è beneandare a Villa Répaci,nota come la Pietro-sa, dove appunto vis-se gli ultimi anni Leo-nida Répaci, grandeintellettuale, giornali-sta e scrittore palme-se.L’edificio è immersonel verde, lungo unastrada chiusa sullacosta. Racchiude unpatrimonio di oltrecentomila volumi sustoria e letteratura del-la Calabria e una Pi-nacoteca con operedi Modigliani, Emilio

Greco, Marino Mari-ni, Renato Guttuso eanche una Gipsotecae il Museo di etnogra-fia e folklore calabro.Nel periodo estivo èd’obbligo il bagnoalla baia della Ton-nara dove, la sera diogni 10 agosto, perSan Lorenzo, è in ca-lendario la Sagra delPesce Spada. Mentrepurtroppo è chiuso ilParco archeologicodei Tauriani (inaugu-rato nel 2011), in se-guito ad atti vandalici.Proseguendo ancoraverso Sud, ecco la«perla» della costa:Scilla, a soli 3 chilo-metri da Cariddi, inSicilia. Qui, ogni 9agosto, sarà possibi-le vedere la Traversa-ta dello Stretto a nuo-to (con e senza pin-ne).La cittadina vanta unaspiaggia sterminata disabbia: Marina Gran-de e un rudere-castel-lo, quello dei Ruffo,mai ricostruito dopoil terremoto del 1783.Caratteristico, poi, ilborgo di Chianalea,abitato dai pescatoridi pesce spada, constradine strette e lachiesa di Santa Mariadi Porto Salvo.

di Nicoletta Pennati

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Aprile 2016 6

Questo giornale viene regolarmente trasmesso a l’Ecodella Stampa di Milano, al fine di rilanciare in tutta Ita-lia e all’estero i nostri punti di vista e consentire sia aicolleghi delle 4000 testate in rapporto con l’«Eco», siaalle migliaia di abbonati dell'Eco della Stampa di docu-mentarsi su quanto pubblichiamo.La testata viene inoltre trasmessa, mensilmente, arotazione, a tutti i sindaci della regione, ai presidenti econsiglieri provinciali, ai consiglieri regionali, ai parla-mentari nazionali, ai circoli politici di tutti i comunicalabresi, alle federazioni provinciali, a tutte le segre-terie nazionali dei partiti, agli organismi sindacali, aiministeri, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al-la Presidenza della Repubblica, alle Ambasciate in Ita-lia, ai componenti il Consiglio Superiore della Magi-stratura, alla Corte dei Conti, al CNR, ai presidenti deiTribunali della Calabria, ai magistrati, ai prefetti, aiquestori, ai comandi militari, al Commissariato di Go-verno per la Regione Calabria, agli uffici stampa di Entipubblici e privati, alla Rai, alle reti Mediaset, alledirezioni e redazioni delle Agenzie di Stampa, ai diret-tori e capi servizio di tutti i quotidiani italiani, ai diret-tori dei periodici Mondadori, Rcs.Ed ancora: alle varie categorie professionali (giornali-sti, avvocati, medici, farmacisti, ecc.), alle associazioniculturali calabresi, ai circoli ricreativi, ai Rotary Clubs,ai Lions, alle biblioteche calabresi e nazionali, agliArchivi di Stato, alle scuole di ogni ordine e grado, aiProvveditorati OO.PP., alla Sovrintendenza Beni Cul-turali, alla Deputazione di Storia Patria della Calabria,alla Conferenza Episcopale calabra, e a coloro che nefanno richiesta. Il giornale L’altra Calabria può esserescaricato da www.laltracalabria.it nel formato digitale.

listici, il suo ricordoè sempre più vivo ecommoso. La cono-scevano tutti. E tuttila stimavano.«È una delle figure piùcare del “Pantheon”giornalistico milane-se», dicono oggi dilei, molti illustri colle-ghi nella sala stampanazionale.È stata davvero gran-de, in tutti i sensi, JoleZangari, la giornalista-

avvocato (o avvoca-to-giornalista, che dirsi voglia) che, partitagiovanissima dallaCalabria, è riuscitaben presto a distin-guersi egregiamentenel capoluogo mene-ghino, alternando laprofessione forense aquella giornalistica. Èstato, per l’appunto,in Lombardia che hatrascorso tutta la suavita, anche se daMammola (piccolocentro del Reggino,dov’era nata nel1938) non si è maicompletamente stac-cata. «Vivo lontanadalla mia regione edal mio paese solo fi-sicamente», diceva

spesso, «ma la miatesta e il cuore sonosempre rimasti lì, nel-la mia Calabria».Sono passati circadue lustri da quandoJole ci ha lasciato. Eora a Milano, per o-norarne la memoria, sista pensando d’istitu-ire un premio giorna-listico a lei intitolato.Jole Zangari, giorna-lista pubblicista (libe-ro professionista del-l’Informazione) ha in-fatti rappresentato dal

1966 non solo una fi-gura di giornalistaesemplare, maestraper tanti giovani pra-ticanti lombardi, ma è

stata anche fautrice dinumerose battagliesindacali, vinte pro-prio grazie all’impe-gno e alla tenacia concui ha sempre affron-tato i problemi dellacategoria, durante isuoi prestigiosi inca-

richi ricoperti sia al-l’interno dell’Ordinenazionale dei Giorna-listi che in seno allagiunta esecutiva dellaFnsi (FederazioneNazionale della Stam-pa Italiana). Per qua-rant’anni ha direttol’organo d’informa-zione dei giornalisti i-taliani «Tribuna Stam-pa», occupandosi ditematiche giuridichesu altre testate. Lo hafatto con grande se-rietà, con grande ap-plicazione e grande u-miltà, fino alla fine deisuoi giorni. Una per-sona speciale, insom-ma. Affabile, sempredisponibile con tutti.Oggi, attraverso unaattenta rilettura deisuoi scritti, per di più,si riscopre una gior-nalista ancor più ec-cellente. I suoi articolitestimoniano la suagrandezza. Una intel-lettuale, con una cul-tura non limitata aspecifici argomentima che le permettevadi spaziare - con acu-me e competenza -dal giornalismo sin-dacale alla critica tea-trale, dalla divulgazio-ne scientifica alla di-squisizione filosofica,fino alla nota di co-stume.Finanche Indro Mon-tanelli, in più occasio-ni, trovò modo diesaltare pubblicamen-te la sua opera. Per-ché, sì, Jole era (e ri-mane) davvero gran-de. E come tutti igrandi non moriràmai.

Vincenzo Pitaro

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Nel Comunedi Mammola,centro delRegginoche le hadato i natali,il ricordoè pressochésbiadito

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Un articolo di Vincenzo Pitaro su Gazzetta del Sud

AMilano, negliambienti giorna-

CulturaDomenica 13 Marzo 2011

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7Aprile 2016

Brillante, estro-verso, divertente,brioso e soprattuttofedele a se stesso e al-le sue origini. Sonodavvero tanti gli ag-gettivi con cui si po-trebbe raccontare Gi-gi Miseferi, personag-gio a tutto tondo delteatro e della televisio-ne, ma soprattutto unuomo di contenuticon diverse sfumatu-re, indenne dagli ef-fetti collaterali delsuccesso.Un viaggio ricco disogni, il suo viaggioartistico, che lo ha fat-to approdare dallaCalabria nella CittàEterna. Iniziato conun «bagaglino» disperanza, nel 1990,insieme all’amico ecompagno artistico disempre Giacomo Bat-taglia.La strepitosa simpa-tia li fa infatti notareda Pier FrancescoPingitore e propriocon il Bagaglino ar-riva la consacrazione.Una media di sedicimilioni di telespettato-ri il sabato sera, gran-di artisti, tante sane ri-sate e il successo èassicurato. Gigi ricor-da con emozione que-gli anni e quell’ingres-so che lo porta ad af-fiancare quei perso-naggi da sempre se-guiti e ammirati quali,fra i tanti, Pippo Fran-co, Oreste Lionello,Leo Gullotta.E il Bagaglino rap-presenta per l’artistala «grande palestra»,dovendosi immedesi-mare in personaggi di-

di Rossella Paone

versi, combattendocontro il tempo, iltrucco e i vestiti a ci-polla.D’altronde la folgora-zione per il sipario,Gigi l’avverte sin dalleElementari quandoscopre il palcosceni-co della scuola che glifarà affermare: «Ioqui ci devo vivere!».Grazie al sostegno in-condizionato dei ge-nitori, nonostante ledifficoltà dei tempi edi una terra comples-sa, il sogno si realiz-za. E oggi, nel rap-porto con il pubbli-co, ormai consolida-to, Miseferi vanta quelfeeling genuino che

supporta puntualmen-te attraverso un veroe proprio «codicecomunicativo», giun-gendo alle personecon la consapevolez-za di doversi rinnova-re volta per volta.Altra grande passio-ne la sua band, laBanda Larga, conspettacoli musicali inItalia e all’estero dovesegna un altro tra-guardo, divenendocantattore. Miseferi èora in scena con il talkshow La Mia memo-ria con Leda Bertè, incui racconta la straor-dinaria vita artistica,professionale e il per-corso umano di Mia

Martini attraverso leparole di Leda. Unprogetto di SandroFabiano per ricorda-re la grande artistanon certo con toni dicommemorazione macon il sorriso sullelabbra. «Essere ironi-ci, non prendersitroppo sul serio», e selo afferma Gigi c’è dacrederci, è per l’arti-sta uno degli ingre-dienti fondamentalidella vita, nonché ilsuo cavallo di «Bat-taglia» o, come pre-ferisce evidenziare, di«Miseferi»! Continuainfatti il successo delsodalizio, oramaitrentennale, con Gia-

como Battaglia, rin-novato, ancora unavolta, con la comme-dia di Gianni Quinto«Dietro la porta» cheracconta la storia didue barboni, unomorto di freddo, l’al-tro poiché gli hannodato fuoco, in unasala d’attesa di unaldilà non definitoquanto al credo reli-gioso. Un grandesuccesso, che havantato l’anteprimanazionale al TeatroCilea di Reggio, dovesi ride ma, soprattut-to, si parla di amici-zia, di sentimenti, delmondo degli invisibi-li, di integrazione. Un

lavoro che denota al-tresì la sensibilità diGigi, i cui valori ri-mangono «il contattocon le persone, l’ami-cizia, il rapporto uma-no, fare aggregazio-ne, l’amore nelle sva-riate forme, il rispet-to per le persone».E a fronte di tutto ciòil premio più bello perl’artista si riconfermanella stima e nell’af-fetto degli amici d’in-fanzia che gli ricono-scono di essere rima-sto sempre lo stesso.Direttore artistico delCassiodoro, Centrodi Cultura calabrese,Miseferi porta avantila linea prescelta, os-sia «sbandierare cala-bresità e regginità»;coordina infatti tuttele associazioni cala-bresi presenti sul ter-ritorio, attraverso laconcretizzazione diun progetto davveronotevole.Quanto alla trasmis-sione rimasta nelcuore, tra le tante re-alizzate, Gigi, conl’entusiasmo del pri-mo giorno, risponde:«Quella che ancoradovrò fare!».

Gigi Miseferi, Rossella Paone e Leda Bertè, sorella dell’indimenticabile «Mimì», la grande Mia Martini

Mia Martini in un Festival di Sanremo. Al centro, il cartellone della commedia di Battaglia & Miseferi e, a destra, Ninni Pingitore

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Questo libro-in-tervista di Pino Nano,giornalista, già capo-redattore del TgrCa-labria, ricostruisce lavita pubblica e priva-ta di Giuseppe Bor-gia, un calabrese illu-stre, originario di SanProcopio, piccolocentro aspromonta-no.Un’infanzia intera-mente trascorsa aPalmi e, per anni, pre-sidente di Sezionedella Corte dei Con-ti. Uno dei GrandCommis di Stato del-la Prima Repubblica:provveditore genera-le dello Stato, diretto-re generale della Pre-videnza Sociale (sot-to vari governi), re-sponsabile dell’Istitu-to Poligrafico e dellaZecca di Stato, con-sulente giuridico diparecchi Governi chesi sono succeduti,consigliere di ammini-strazione di Alitalia,commissario dellaCroce Rossa Italiana,consigliere dell’Auto-rity per la Vigilanzasui Lavori Pubblici, etutto questo fino allanascita dell’Anac,l’Autorità NazionaleAnticorruzione, at-tualmente diretta dalmagistrato RaffaeleCantone.Giulio Andreotti, Fla-minio Piccoli, Lam-berto Dini, CarloAzeglio Ciampi, An-tonio Marzano, Gen-naro Cassiani, GinoGiugni, Giuliano A-mato, Tiziano Treu,Giorgio Napolitano,Oscar Luigi Scalfaro,Giovanni Leone, Giu-lio Tremonti, Carlo

Donat-Cattin, Federi-co Tedeschini, SergioSantoro, Walter Pe-dullà, Armando Vene-to, Carmelo Pujia, A-gostino Saccà, sonostati solo alcuni deitantissimi compagnidi viaggio che Giu-seppe Borgia ricordadi avere incontrato nelcorso della sua inten-sa vita istituzionale eche oggi racconta,«riservando ad ognu-no di essi il rispettoprofondo che si deveai grandi protagoni-sti della Storia del Pa-ese».«Ma la storia perso-nale di Giuseppe Bor-gia», scrive nella pre-fazione il sociologoRocco Turi, «è ancheil racconto della gran-de trasformazionedella Pubblica Ammi-nistrazione in Italia.Ed è soprattutto la te-stimonianza severa elucidissima di un te-stimone privilegiatodel nostro tempo, cheall’età di 80 anni, ap-pena compiuti, ricor-da gli insegnamentiavuti dal suo primomaestro, don LuigiSturzo, agli inizi delsuo lungo percorsoprofessionale; ma an-che i consigli, e lagrande lezione di vitaistituzionale, che intutti questi anni gli è

venuta da almeno cin-que Capi di Stato».Una vita, quella diGiuseppe Borgia,dunque, interamentededicata al serviziodella Repubblica Ita-liana, a diretto contat-to con le grandi emer-genze sociali del Pa-ese e i problemi piùscottanti del momen-to, ma con il pensie-ro eternamente rivol-to alla Calabria, suaterra natìa, che fral’altro racconta inquesto volume conuna malinconia e unasolitudine davverostruggenti, ripercor-rendo gli anni dell’in-fanzia, quando suopadre lo portava aspasso negli impervima suggestivi sentieridell’Aspromonte equando la marina diPalmi rappresentavalo scrigno segreto deisuoi sogni.

«Qual è il segreto diquesta sua grandecarriera?», è statochiesto al presidenteGiuseppe Borgia, du-rante la cerimonia dipresentazione avve-nuta a Roma, pressol’Istituto «Luigi Stur-zo».E lui: «La vita mi hainsegnato che la dotepiù importante di unuomo, chiamato aguidare la cosa pub-blica in un Paese, è lamodestia... e poi, for-se, la capacità di sa-pere ascoltare gli al-tri. Per tutta la vita, hocercato di seguirequesta regola»!

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,,La virtùdei grandi

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9Aprile 2016

Direttore Responsabile:Vincenzo Pitaro

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Nel dopoguerrai giornali si facevano

perché qualcunoaveva qualcosa da dire.

Oggi molti giornalisi fanno perché qualcunoha qualcosa da far dire.

la Voce che dà vocealla Calabriache cambia

Questo giornaleviene fatto

perché anche voipossiate dire

la vostra

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