antropos giugno 2015m
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Rivista del mese di giugnoTRANSCRIPT
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AANNNNOO XXII NN..RROO 66
ddeell 0011//0066 //22001155
PP aa gg ..
11.. PPaagg.. ppssiiccoollooggiiccaa
22.. EExxppoo ee ssttrraatteeggiiaa aalliimm..
33.. MMaatteerr DDeeii
55.. TTeeaattrroo rroommaannoo
66.. NNoonn vvii ssoonnoo ppiiùù lleeggggii
77.. LL’’AAlliigghhiieerrii -- aanneeddddoottii
99.. TToommmmaassoo GGuuaarrddaattii
1100.. UUnnaa ddoonnnnaa nneellllaa ssttoorriiaa
1111.. QQuueellllii ddeell mmaacchheettee
1122.. LL’’aannggoolloo ddeell ccuuoorree
1133.. SSppaaggnnaa ee PPoolloonniiaa
1144.. FFiisscciiaannoo
1155.. AA..BBiicccchhiieerrrrii
1166.. PPaarreemmiioollooggiiaa
1177.. PPaaggiinnaa mmeeddiiccaa
1188.. II ggrraannddii ppeennssaattoorrii
1199.. GGllii SSttaattii NNaazziioonnaallii
2200.. IIll CCaafféé MMiirròò
2211.. SS..BBuuoonnffiigglliioo
2222.. LLee FFrraattttaagglliiee
2233.. DDoonnnnaa nneellllaa ssttoorriiaa
2244.. SSttoorriiaa ddeellllaa mmuussiiccaa
2255.. PPoolliittiiccaa ee NNaazziioonnee
2266.. IIttaalliiaannii bbeeffffaattii
2299.. LL’’iissoollaa cchhee nnoonn cc’’èè
3300.. IImmmmaagg.. dd’’aallttrroo tteemmppoo
3311.. MMuusseeoo ddiioocceess..SSaalleerrnnoo
3322.. RReeggiimmeenn ssaanniittaattiiss ssaall..
3344.. DDaa aallttrree tteessttaattee
3355.. FFoorruumm iinntteerrnnaazziioonnaallee
3366..RReeddaazziioonnii ee rriiffeerriimmeennttii
SSuull ppoorrttaallee
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SSuu ffaacceebbooookk hhttttppss::////wwwwww..ffaacceebbooookk..ccoomm//ggrroouuppss//aanntt
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LLEE PPRROOBBLLEEMMAATTIICCHHEE DDEELLLLAA VVEECCCCHHIIAAIIAA ee llaa mmuussiiccootteerraappiiaa
LLAA PPEENNSSIIOONNEE
Il momento del pensionamento, che è l'esclusione dal mondo
del lavoro e della produttività, può determinare situazioni psico-
logiche pericolosissime per l'anziano, che vive la cessazione di
tutte quelle attività che hanno determinato la sua vita, le sue re-
lazioni e la sua crescita socio-affettiva: autonomia, matrimonio,
famiglia. Ciò in un momento in cui il suo nucleo familiare si è
assottigliato e la sua efficienza fisica subisce il calo dell'età. Tra l'altro, la società
tecnologica e globalizzata, non prevede passaggi graduali ad altri contesti e situa-
zioni. La prospettiva della panchina, nel parco, diventa un incubo, un elemento
inibitorio che ha l'effetto di una dichiarazione di inutilità, come un giocatore che
siede in panchina con la consapevolezza che non potrà mai più giocare la sua par-
tita e sentire, rivolto a lui, l'urlo della folla.
Nella vita è ancora più difficile che nel mondo del calcio, l'anziano vede che il
mondo intorno a lui è costruito a misura dei giovani, dove la sua esperienza e la
sua forma mentis non trovano alcun riscontro.
La società cambia troppo rapidamente e con essa cultura, valori, modi di essere e
di pensare. Egli è più lento, ha bisogno di leggere, di riflettere, ha bisogno di in-
teressi e di punti di riferimento. L'individualismo lo uccide, ha bisogno di sentirsi
parte di una società. Iniziano, allora, le frustrazioni, incomincia a sentirsi fuori po-
sto, un peso, un qualcosa di scomodo che ostacola la vita degli altri. Negli ultimi
tempi, qualcosa incomincia a muoversi pro anziani, pare che stia nascendo un
certo interesse , sia pure per fini economici e non propriamente socio-assistenziali
. Infatti, la legge finanziaria n.388/2001 prevede una rinuncia al pensionamento,
per i lavoratori che ne hanno raggiunto i requisiti, mentre viene meno l'obbligo,
per il datore di lavoro, di versare i contributi.
Il lavoratore può protrarre il suo impegno lavorativo per altri due anni,
stipulando un contratto a tempo determinato. Altro intervento è quello a favore
degli anziani non autosufficienti o parzialmente sufficienti, denominato servizio
di assistenza domiciliare, che, previo parere del medico curante, del primario
ospedaliero e del servizio sociale, lasciando l'anziano nel suo ambiente, garan-
tisce: assistenza infermieristica, riabilitativa, prestazione sanitaria e socio-assi-stenziale, psicologica, aiuto domestico e così via.
Talvolta, l'assistenza domiciliare è integrata da altri tipi di assistenza, come
quella del buon vicinato, che poggia su rapporti di amicizia e di generosa dispo-
nibilità verso anziani non autosufficienti, o con problemi psicologici.
Anche i centri diurni forniscono servizi materiali che vanno ad integrare il
servizio di assistenza domiciliare; essi organizzano, tra l'altro, attività di tempo
libero ed assicurano agli anziani ed invalidi la possibilità di avere una vita sociale
ed autonoma.
Le Comunità alloggio, invece, sono a carattere familiare ed alloggiano da sei
a 10 anziani che, non potendo vivere da soli, rifiutano l'idea di essere ricoverati in
istituti o in ospedale. Tali Comunità possono avvalersi del sostegno sia dei servizi
di assistenza domiciliare, che dei centri diurni. (Continua)
11)) FF.. PPaassttoorree,, LLEE PPRROOBBLLEEMMAATTIICCHHEE DDEELLLLAA VVeecccchhiiaaiiaa,, ppaagg..55-- 77AA..II..TT..WW.. eedd.. SSAA.. 22000044 –– SSccaarriiccaabbiillee
iinn ee--bbooookk ssuu GGooooggllee ppllaayy,, ccoodd.. GGGGKKEEYY::KK66CC99CCHH88SSWW33QQ EE
EEuurrooppeeaann JJoouurrnnaalliissmm -- GGNNSS PPrreessss AAssss..ttiioonn -- TThhee EECCJJ pprroommootteess ppuubblliisshhiinngg,, ppuubblliiccaattiioonn aanndd ccoommmmuunniiccaattiioonn-- PP.. IInntteerr..nnaall
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
EEXXPPOO 22001155:: QQUUAALLEE SSTTRRAATTEEGGIIAA AALLIIMMEENNTTAARREE
PPEERR IILL FFUUTTUURROO DDEELLLL’’UUMMAANNIITTAA’’??
Expo 2015: riprendo il discorso da dove lo avevo
interrotto , trattando del disegno volto a cancellare la
specificità delle colture tradizionali a pro di un mono-
polio multinazionale delle sementi.
Dunque, scopo dell‟Expo milanese sarebbe –
secondo le fonti ufficiali – quello di esporre merci e
idee utili per “nutrire il pianeta”. E ciò nel momento
in cui la sovrappopolazione del globo e le conse-
guenze dei mutamenti climatici amplificano a dismi-
sura gli effetti atroci delle carestie. Ora, se questa
premessa è esatta, ne consegue che per nutrire suffi-
cientemente il pianeta bisognerebbe intervenire sulle
cause che ne determinano la malnutrizione: e cioè
proprio sulla sovrappopolazione e sui mutamenti
climatici. Elementi – questi – che l‟ipocrisia del “po-
liticamente corretto” considera come inevitabili, co-
me “mali necessari” coi quali ci si debba rasse-gnare
a convivere. Così non è.
Incominciamo dalla sovrappopolazione: solo
sessantacinque anni fa, nel 1950, gli abitanti del mon-
do erano due miliardi e mezzo. Nel 1980 erano quasi
raddoppiati (4,5 miliardi), ed erano ulterior-mente
aumentati nel 1990 (5,3 miliardi) e nel 2000 (6
miliardi). Oggi, nel 2015, si sono ampiamente supe-
rati i 7,3 miliardi, triplicando quindi i dati del 1950.
L‟incremento continuerà almeno fino a raggiungere i
10 miliardi: traguardo previsto, grosso modo, per la
metà di questo secolo. Attorno ai 10 miliardi – se-
condo quanto ottimisticamente sostenuto dagli esperti
dei flussi demografici – la situazione dovrebbe sta-
bilizzarsi a causa di un auspicato “declino della
fecondità” del genere umano.
Inutile dire che il realizzarsi di una tale pur otti-
mistica previsione avrebbe ripercussioni catastrofiche
sugli equilibri ambientali. L‟uomo, infatti – come ho
scritto in precedenti occasioni – è la causa prima
dell‟inquinamento. Oltre a utilizzare materie prime
per la propria sussistenza, l‟essere umano produce
scorie e rifiuti da smaltire, consuma energia, usa ap-
parecchiature inquinanti per alimentarsi, per spo-
starsi, per riscaldarsi, per mille altri motivi. L‟uomo –
l‟uomo moderno, almeno – inquina l‟ambiente assai
più di ogni altro fattore. E ciò sia nel mondo pro-
gredito che in quello “in via di sviluppo”, con esclu-
sione soltanto delle sparute popolazioni tribali che
ancora vivono in maniera primitiva nelle zone più
interne di alcuni continenti: senza luce elettrica, sen-
za automobili, senza altri consumi
che non siano quelli di un‟alimenta-
zione frugale.Diciamolo chiaramen-
te: se non si ferma il forsennato in-
cremento demografico che ha carat-
terizzato quest‟ultimo mezzo secolo,
non ci sarà potenza in grado di assi-
curare al pianeta una decen-te igiene ambientale e, con
essa, una nutrizione suffi-ciente per tutti i suoi abitanti.
Occorre, dunque, una seria politica demografica. Così
come occorre una politica ambientale che possa effet-
tivamente contrastare i mutamenti climatici ed i funesti
fenomeni metereologici che ne sono diretta conseguen-
za. Occorre, in sintesi, una strategia di ampio respiro,
che vada ben al di là dei trucchetti da baraccone che
possano favorire i contingenti interessi di questa o quella
società multinazionale. Senza contare che demografia,
ambiente, clima, nutrizione, approvvigionamento idrico
sono tutti fattori che hanno riflessi pesantissimi in altri
campi, in altri settori, che possono determinare guerre e
migrazioni più o meno spontanee. Si pensi al miliardo di
africani che premono alle porte di una Europa che, con il
suo mezzo miliardo di abitanti relativamente benestanti,
fatica a difendere le proprie frontiere. Ebbene, mante-
nendo gli attuali livelli di incremento demografico in
Africa (pari a 4,5 figli per donna), attorno al 2050 la
popolazione del Continente Nero sarà di circa due
miliardi; con risorse alimentari e idriche più o meno pari
alle attuali. Domanda: se l‟Europa non è oggi in grado di
fronteg-giare adeguatamente la pressione migratoria di
un miliardo di africani, come potrà – fra poche decine
d‟anni – reggere ad una pressione di intensità addirittura
doppia?
Di fronte ad interrogativi di tale portata,
l‟esibizione milanese degli ultimi scampoli di biodiver-
sità è una manifestazione certamente gradevole, certa-
mente apprezzabile, certamente utile per mostrare l‟ap-
petibilità delle colture localistiche e delle eccellenze del-
la nostra produzione tradizionale; certamente positiva, in
una parola. Ma è, al tempo stesso, del tutto inadeguata a
tracciare una strategia di largo respiro che possa
affrontare realmente e realisticamente le emergenze che
si profilano all‟orizzonte. Anche perché – lo ripeto – la
madre di tutte le emergenze è quella demografica: se nel
2050 gli abitanti del mondo toccheranno effettivamente i
10 miliardi, sarà veramente difficile “nutrire il pianeta”.
Ed ancor più difficile sarà il dissetarlo.
M. Rallo
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
PPaaggaannii -- CCeerriimmoonniiaa ccoonncclluussiivvaa CCoonnccoorrssoo ppooeessiiaa rreelliiggiioossaa ““MMaatteerr DDeeii””
IIll 2299 MMaaggggiioo,, aallllee oorree 2211,,0000 ssii èè ccoonncclluussaa llaa tteerrzzaa
eeddiizziioonnee ddeell pprreemmiioo ddii ppooeessiiaa rreelliiggiioossaa ““MMaatteerr
DDeeii””.. NNeellllaa ccoommmmiissssiioonnee ffiigguurraavvaannoo:: DDoonn FFllaavviiaa--
nnoo CCaalleennddaa,, llaa ggiioorrnnaalliissttaa RRiittaa OOcccciiddeennttee,, iill
rreeddaattttoorree ddii AAnnggrrii CCaarrlloo DD‟‟AAccuunnzzoo,, RRoossaammaarriiaa
PPaassttoorree,, DDiirreettttrriiccee ddii AAnnddrrooppooss,, RRoobbeerrttaa LLaann--
ggeellllaa,, mmeecceennaattee ddeellllaa ccuullttuurraa,, RReennaattoo NNiiccooddeemmoo,,
PPrreessiiddeennttee,, VViinncceennzzoo SSoorriieennttee,, RReeddaattttoorree ddii SSaann
VVaalleennttiinnoo TT.. ee FFrraannccoo PPaassttoorree,, DDiirreettttoorree rreessppoonn--
ssaabbiillee ddii AANNTTRROOPPOOSS IINN TTHHEE WWOORRLLDD..
LLaa mmaanniiffeessttaazziioonnee èè ssttaattaa rriipprreessaa ddaallll‟‟oottttiimmoo pprrooff..
PPiieerriinnoo CCaalliiffaattoo ddii TTeelleennuuoovvaa PPaaggaannii,, iill qquuaallee hhaa
iinntteerrvviissttaattoo GG.. MMuussttaanngg,, vviinncciittoorree ddeell pprriimmoo pprreemmiioo
ee llaa ssoopprraannoo SSooffiiaa TTrraappaannii,, cchhee hhaa eelleevvaattoo,, ccoonn
llaa ssuuaa pprreessttaazziioonnee ccaannoorraa,, iill lliivveelllloo aarrttiissttiiccoo--
ccuullttuurraallee ddeellllaa mmaanniiffeessttaazziioonnee.. IIll vviinncciittoorree ddeell
qquuiinnttoo pprreemmiioo èè ssttaattoo ssaallvvaattoorree CCaalliiffaannoo ddii PPaa--
ggaannii,, ccoonn llaa ppooeessiiaa ddaall ttiittoolloo MMaarriiaa.. UUnnaa ccoomm--
ppoossiizziioonnee iinnccrreeddiibbiillmmeennttee eesssseennzziiaallee,, ssccrriittttaa ccoonn
iill ccuuoorree ddii uunn bbaammbbiinnoo,, cchhee ppuurr ccoonnsseerrvvaa ttrraaccccee
ddii ddoolloorree ee ddii uummaannaa ssooffffeerreennzzaa..
IIll qquuaarrttoo pprreemmiioo ((eexx aaeeqquuoo)) èè ssttaattoo vviinnttoo ddaa
GGaaeettaannoo VViissccoonnttee,, ccoonn ll‟‟ooppeerraa ““SSpplleennddiiddaa MMaa--
ddoonnnniinnaa””,, ppeerr llaa ssiinncceerriittàà eesspprreessssaa ddaall ddiicciiootttteenn--
nnee,, ccoonn vveerrssii sseemmpplliiccii ee ssiiggnniiffiiccaattiivvii;; hhaa ccoonnssee--
ggnnaattoo llaa ttaarrggaa SS..GGiiuusseeppppee llaa ddootttt..ssssaa LLaannggeellllaa..
- 4 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
AAll ppooeettaa GGiiuuffffrriiddaa FFaarriinnaa iill pprriimmoo pprreemmiioo,, ppeerr ii
ttoonnii lliirriiccii cchhee eessoonnddaannoo nneellllaa rraapppprreesseennttaazziioonnee ddii uunnaa
VVeerrggiinnee RRiissoolluuttrriiccee,, cchhee aapppprrooddaa aallllaa vveerriittàà eedd aallllaa
ggiiuussttiizziiaa uummaannaa,, ppeerr uunnaa eelleevvaazziioonnee ssuuppeerriioorree...... oollttrree ii
rreeggnnii vviissssuuttii..
AALL DDII LLAA’’ DDEEII RREEGGNNII VVIISSSSUUTTII
MMaaddrree,, nnaassccoonnoo ffiioorrii nneeii ccaammppii ddeesseerrttii,,
ssuu aarriiddee zzoollllee bbrruucciiaattee ddaall ssoollee
ee tteerrrreennii sseemmiinnaattii ddiissttrruuttttii ddaallllee ppiiooggggee,,
iill ttuuoo aammoorree cceelleessttee,, iill ttuuoo aammoorree tteerrrreennoo,,
ccii iinnsseeggnnaannoo cchhee nnoonn iinnffoonnddeerree èè ffaarr pprroopprriiaa
llaa lliibbeerrttàà ddii mmiillllee ccaatteennee iinnvviissiibbiillii..
LL’’oossccuurroo rraaggggiioo nnaassccoonnddee aall ddii llàà ddeell ssuuoo vveelloo
nneerroo uunnaa ssoottttiillee lluuccee bbiiaannccaa,, llaa vviittaa eetteerrnnaa::
MMaaddrree ddii CCrriissttoo ee MMaaddrree ddii ttuuttttii nnooii ,, oollttrree iill rreeggnnoo
vviissssuuttoo nneell bbuuiioo ddaaii rriicccchhii ppiiùù mmiisseerrii ddii iieerrii,, ssppaallaanncchhii
sseemmpprree ppiiùù llee ppoorrttee rraaddiioossee ddeell vveerroo ee ggiiuussttoo
EEsssseerree,, iill SSuuoo rraaggggiioo sspplleennddeennttee ;; aaii ppoovveerrii ppiiùù
rriicccchhii ddii iieerrii ddaaggllii oocccchhii aaggggrruummaattii ddii llaaccrriimmee,, [[......]]
AAllll‟‟aarrttiissttaa GGeeoorrggee MMuussttaanngg,, iill sseeccoonnddoo pprreemmiioo
ppeerr ll‟‟ooppeerraa ““IIll ssoorrrriissoo ddii MMaarriiaa”” ,, ppeerr ll‟‟iinnttiimmaa rreellaa--
zziioonnee ttrraa cciiòò cchhee llaa VVeerrggiinnee rraapppprreesseennttaa ee llaa eessttrreemmaa
sseemmpplliicciittàà ddeellll‟‟uummaannoo..
IILL SSOORRRRIISSOO DDII MMAARRIIAA
CCoonnoossccoo ttaannttee mmaammmmee
CCuuii nnoonn mmaannccaa nniieennttee
..........................................................
MMaa ssuu qquueeii vvoollttii ssccaarrnnii
MMaannccaa ll’’eesssseennzziiaallee
........................................................................
CCoonnoossccoo uunn’’aallttrraa mmaammmmaa
CChhee ccoommee pprrooffeessssiioonnee
FFaa llaa ddiissppeennssaattrriiccee
DDii ggiiooiiaa ee ddii ssoorrrriissii ................................................................
AAnnccoorraa uunnaa MMaarriiaa
CCoonnoossccoo ddii BBeettlleemmmmee,,
aanncchh’’eessssaa aall mmoonnddoo vveennnnee
cchhiiaammaattaa ddaall MMeessssiiaa
ee ccoonn rraasssseeggnnaazziioonnee
ffeeccee llaa vvoolloonnttàà ddii lluuii,, cchhee ttuuttttoo ddàà [[......]]
AAllll‟‟aarrttiissttaa BBoottttiigglliieerrii MMaarriioo iill qquuaarrttoo pprreemmiioo,, ppeerr
uunnaa lliirriiccaa ssiinncceerraa,, sseennzzaa oorrppeellllii mmaanniieerriissttiiccii,, ssccrriitt--ttaa
ccoonn llaa ddeevvoozziioonnee ddeell ffiigglliioo,, aallllaa mmaaddrree ddii CCrriissttoo..
MMAADDRREE SSAANNTTAA
UUnn ppoo’’ ddeellllaa TTuuaa lluuccee
IInn qquueessttaa llaannddaa,,
sseennzzaa ssppeerraannzzaa ppeerr ii ggiioovvaannii..
AAiiuuttaaccii nneellllaa lloottttaa
PPeerr uunn mmoonnddoo mmiigglliioorree,,
ddoovvee ccoonndduuccee aa TTee
llaa vviiaa ddeell ccuuoorree.. [[......]]
AAll ppooeettaa AAnnttoonniioo BBiicccchhiieerrrrii ddii TTaarraannttoo iill sseeccoonn--
ddoo pprreemmiioo,, ccoonn ll‟‟ooppeerraa ““ PPrreegghhiieerraa””,, ppeerr ll‟‟aaccccoorraattoo
aannee--lliittoo aall bbeennee ddeell mmoonnddoo,, ssuu ddii uunnaa tteerrrraa ddiivveennuuttaa qquuaassii
““ppaarraaddiissoo TTeerrrreessttrree””,, ggrraazziiee aallll‟‟eessttiinngguueerrssii ddii ooggnnii ffoorrmmaa
ddii iiddiioossiinnccrraassiiaa..
PPRREEGGHHIIEERRAA
FFaa cchhee iill mmiioo vveerrssoo ddiivveennttii rreeaattàà,,
nneell ffaattttiivvoo ddeessiiddeerriioo ddii ssoolliiddaallee ccoonnccrreetteezzzzaa..
SSffrroonnddaa ii mmaallii ddeell mmooddoo
IInn uunnaa ppaaccee dduurraattuurraa ee sseerreennaa..
SSccuuoottii ll’’iinnddiiffffeerreennzzaa
ee ddiissssoollvvii,, nneellllaa ssuuaa rriimmaa,,
rraazzzziissmmoo,, ppoovveerrttàà ee ccaarreessttiiaa..
DDiissppoonnii ll’’uuoommoo vveerrssoo ii ssuuooii ssiimmiillii
aallllaa ccaarriittàà ee bbeenneevvoolleennzzaa..
aapprrii llaa mmeennttee eedd iill ccuuoorree
vveerrssoo ll’’uummaanniittàà ttuuttttaa,,
eedd aalllloorraa vveeddrreemmoo iill pprroossssiimmoo ttuuoo
vviivveerree iinn lliibbeerroo vvoolloo [[......]]
AAllllaa ppooeetteessssaa AAnnnnaa MMaarriiaa FFoorrttee,, iill tteerrzzoo
pprreemmiioo,, ccoonn ll‟‟ooppeerraa ““ UUnnaa ddoonnnnaa cchhee pprreeggaa””,,
ppeerr llaa rreeaalliissttiiccaa rraapppprreesseennttaazziioonnee ddii uunn mmiirraaccoolloo,,
qquuaannddoo llaa pprreegghhiieerraa ssii ffaa ddiiaallooggoo ddii ccuuoorree ee
dd‟‟aammoorree..
IIll ttrreemmoolliioo ddii uunn cceerroo llee iilllluummiinnaa iill bbeell vviissoo
MMeennttrree llaa VVeerrggiinnee llee mmoossttrraa iill ssuuoo ssoorrrriissoo..
LLaa ddoonnnnaa èè pprroonnaa,, ccooll RRoossaarriioo ttrraa llee ddiittaa,,
nneellll’’aarriiaa uunnaa ppaaccee mmaaii aavvvveerrttiittaa..
CCooppiioossee llee llaaccrriimmee ttrraa llee cciigglliiaa
MMeennttrree cchhiieeddee llaa ggrraazziiaa ppeerr llaa ffiigglliiaa..
IInn ccoommaa èè llaa rraaggaazzzzaa,, nnoonn vv’’èè ssppeerraannzzaa,,
llaa mmaammmmaa ll’’aassssiissttee ccoonn ccoossttaannzzaa..
AAll ccaappeezzzzaallee cc’’èè aanncchhee ssuuaa ssoopprreellllaa,,
llaa mmaaddrree vvaa aa pprreeggaarr nneellllaa ccaappppeellllaa..
LLaa ddoonnnnaa ttoorrnnaa aa ccaassaa ssttaannccoo ee tteessaa
MMaa iill ggiioorrnnoo ddooppoo,, ppeerr lleeii,, vv’’èè uunnaa ssoorrpprreessaa::
LLaa mmaallaattaa hhaa rriipprreessoo llaa ppaarroollaa::
HHoo vviissttoo,, mmaammmmaa,, uunnaa rroonnddiinnee cchhee vvoollaa!!--
LLaa ddoonnnnaa iinn cchhiieessaa,, aannccoorraa uunnaa pprreegghhiieerraa,,
ppooii,, ss’’iinnccaammmmiinnaa iinnccrreedduullaa nneell bbuuiioo ddeellllaa sseerraa..
DDooppoo llaa ccoonnsseeggnnaa ddeellll‟‟oonnoorriiffiicceennzzaa ddii ““AAmm--
bbaasscciiaattrriiccee ddeellll ccuullttuurraa,, aallllaa nnoottaa ggiioorrnnaalliissttaa RRiittaa
OOcccciiddeennttee ee qquueellllaa aallllaa ccaarrrriieerraa,, aallll‟‟aavvvv.. VViinn--
cceennzzoo SSoorriieennttee,, eexx ddiirriiggeennttee ssccoollaassttiiccoo ee rree--
ddaattttoorree ccaappoo ddeellllaa rriivviissttaa ppeerr SS..VVaalleennttiinnoo TT..,,
iill mmaarriioollooggoo RReennaattoo NNiiccooddeemmoo hhaa tteennuuttoo uunnaa
bbrreevvee rreellaazziioonnee ssuullllaa ppooeessiiaa mmaarriiaannaa.. DDii ppooii,,
DDoonn FFllaavviiaannoo CCaalleennddaa ee FFrraannccoo PPaassttoorree hhaann--
nnoo cchhiiuussoo llaa MMaanniiffeessttaazziioonnee,, rriinnggrraazziiaannddoo ggllii
iinntteerrvveennuuttii ee rriiccoorrddaannddoo lloorroo ll‟‟ aappppuunnttaammeennttoo
aallllaa qquuaarrttaa eeddiizziioonnee ddeell PPrreemmiioo MM AATTEERR DDEEII
FFrraanncceessccaa CCaappaacccchhiioonnee
- 5 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
IILL TTEEAATTRROO RROOMMAANNOO aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
LLaa ppaarroollaa ccoommmmeeddiiaa èè ttuuttttaa ggrreeccaa:: κκωωμμῳῳδδίίαα,, ""ccoommooddììaa"",, iinnffaattttii,, èè ccoommppoossttaa ddaa κκῶῶμμοοςς,, ""KKòòmmooss"",, ccoorrtteeoo ffeessttiivvoo ee
ᾠᾠδδήή,,""ooddèè"",, ccaannttoo.. DDii qquuii iill ssuuoo iinnttiimmoo lleeggaammee ccoonn iinnddiiccaa llee aannttiicchhee ffeessttee pprrooppiizziiaattoorriiee iinn oonnoorree ddeellllee ddiivviinniittàà
eelllleenniicchhee,, ccoonn pprroobbaabbiillee rriiffeerriimmeennttoo aaii ccuullttii ddiioonniissiiaaccii .. NNeeggllii uullttiimmii ddeecceennnnii ddeellllaa rreeppuubbbblliiccaa,, ssii aassssiissttee aa uunnaa
ggrraannddee ccrreesscciittaa ddii iinntteerreessssee vveerrssoo iill tteeaattrroo,, cchhee oorrmmaaii nnoonn ccooiinnvvoollggee ppiiùù ssoolloo ggllii ssttrraattii ppooppoollaarrii,, mmaa aanncchhee llee ccllaassssii
mmeeddiiee ee aallttee,, ee ll''éélliittee iinntteelllleettttuuaallee.. CCiicceerroonnee,, aappppaassssiioonnaattoo ffrreeqquueennttaattoorree ddii tteeaattrrii,, ccii ddooccuummeennttaa iill ssoorrggeerree ddii nnuuoovvee
ee ppiiùù ffaassttoossee ssttrruuttttuurree,, ee ll''eevvoollvveerree ddeell ppuubbbblliiccoo rroommaannoo vveerrssoo uunn ppiiùù aaccuuttoo sseennssoo ccrriittiiccoo,, aall ppuunnttoo ddii ffiisscchhiiaarree qquueeggllii
aattttoorrii cchhee,, nneell rreecciittaarree iinn vveerrssii,, aavveesssseerroo ssbbaagglliiaattoo llaa mmeettrriiccaa.. AAccccaannttoo aallllee ccoommmmeeddiiee,, lloo ssppeettttaattoorree llaattiinnoo ccoommiinncciiaa
aadd aappppaassssiioonnaarrssii aanncchhee aallllee ttrraaggeeddiiee..
IIll ggeenneerree ttrraaggiiccoo ffuu aanncchh''eessssoo rriipprreessoo ddaaii mmooddeellllii ggrreeccii.. EErraa ddeettttaa ffaabbuullaa ccootthhuurrnnaattaa ((ddaa ccootthhuurrnnii,, llee ccaallzzaattuurree ccoonn
aallttee zzeeppppee ddeeggllii aattttoorrii ggrreeccii)) ooppppuurree ppaalllliiaattaa ((ddaa ppaalllliiuumm,, ccoommee ppeerr llaa ccoommmmeeddiiaa)) ssee ddii aammbbiieennttaazziioonnee ggrreeccaa..
QQuuaannddoo llaa ttrraaggeeddiiaa ttrraattttaavvaa ddeeii tteemmii ddeellllaa RRoommaa ddeellll''eeppooccaa,, ccoonn aalllluussiioonnii aallllee vviicceennddee ppoolliittiicchhee ccoorrrreennttii,, eerraa ddeettttaa
pprraaeetteexxttaa ((ddaallllaa ttooggaa pprraaeetteexxttaa,, oorrllaattaa ddii ppoorrppoorraa,, iinn uussoo ppeerr ii mmaaggiissttrraattii)).. EEnnnniioo,, MMaarrccoo PPaaccuuvviioo ee LLuucciioo AAcccciioo
ffuurroonnoo aauuttoorrii ddii ttrraaggeeddiiee,, nnoonn ppeerrvveennuutteeccii.. LL''uunniiccaa pprraaeetteexxttaa ((""OOccttaavviiaa"")) ggiiuunnttaa ffiinnoo aaii nnoossttrrii ggiioorrnnii èè uunn''ooppeerraa
ffaallssaammeennttee aattttrriibbuuiittaa aa LLuucciioo AAnnnneeoo SSeenneeccaa,, ccoommppoossttaa ppooccoo ddooppoo llaa mmoorrttee ddeellll''iimmppeerraattoorree NNeerroonnee..
IIll mmaassssiimmoo ddeeii ttrraaggiiccii llaattiinnii ssii rriittiieennee ssiiaa ssttaattoo AAcccciioo,, iill qquuaallee,, oollttrree aa ssccrriivveerree uunnaa qquuaarraannttiinnaa ddii ttrraaggeeddiiee
dd''aarrggoommeennttoo ggrreeccoo,, ssii aavvvveennttuurròò nneellllaa ccoommppoossiizziioonnee ddii dduuee pprraaeetteexxttaaee:: BBrruuttoo ee DDeecciiuuss,, ttrraatttteeggggiiaannddoo ii ccaarraatttteerrii ddii
dduuee eerrooii rreeppuubbbblliiccaannii rroommaannii.. SSeenneeccaa ssii ddiissttiinnssee ppeerr lloo ssppoossttaammeennttoo ddeell nnooddoo ttrraaggiiccoo,, ddaallllaa ttrraaddiizziioonnaallee
ccoonnttrraappppoossiizziioonnee ttrraa ll''uummaanniittàà ee llee nnoorrmmee ddiivviinnee,, aallllaa ppaassssiioonnee aauutteennttiiccaammeennttee ssggoorrggaattaa ddaall ccuuoorree uummaannoo..
LLuucciioo AAnnnneeoo SSeenneeccaa:: MMEEDDEEAA ((ffaabbuullaa ccoottuurrnnaattaa -- cciirrccaa 2200 dd..CC..))
SSeenneeccaa,, iinn llaattiinnoo LLuucciiuuss AAnnnnaaeeuuss SSeenneeccaa,, aanncchhee nnoottoo ccoommee SSeenneeccaa oo SSeenneeccaa iill ggiioovvaannee ((CCoorrdduubbaa,, 44
aa..CC.. –– RRoommaa,, 6655)),, èè ssttaattoo uunn ffiilloossooffoo,,ddrraammmmaattuurrggoo ee ppoolliittiiccoo rroommaannoo,, eessppoonneennttee ddeelllloo ssttooiicciissmmoo.. SSeenneeccaa ffuu
aattttiivvoo iinn mmoollttii ccaammppii,, ccoommpprreessaa llaa vviittaa ppuubbbblliiccaa,, ddoovvee ffuu sseennaattoorree ee qquueessttoorree,, ddaannddoo uunn iimmppuullssoo rriiffoorr--
mmaattoorree..CCoonnddaannnnaattoo aa mmoorrttee ddaa CCaalliiggoollaa mmaa ggrraazziiaattoo,, eessiilliiaattoo ddaa CCllaauuddiioo cchhee ppooii lloo rriicchhiiaammòò aa RRoommaa,,
ddiivveennnnee ttuuttoorree ee pprreecceettttoorree ddeell ffuuttuurroo iimmppeerraattoorree NNeerroonnee,, ssuu iinnccaarriiccoo ddeellllaa mmaaddrree GGiiuulliiaa AAggrriippppiinnaa AAuugguussttaa..
QQuuaannddoo NNeerroonnee ee AAggrriippppiinnaa eennttrraarroonnoo iinn ccoonnfflliittttoo,, SSeenneeccaa aapppprroovvòò ll''eesseeccuuzziioonnee ddii qquueesstt''uullttiimmaa ccoommee mmaallee
mmiinnoorree.. DDooppoo iill ccoossiiddddeettttoo ""qquuiinnqquueennnniioo ddii bbuuoonn ggoovveerrnnoo"" ((5544--5599)),, iinn ccuuii NNeerroonnee ggoovveerrnnòò ssaaggggiiaammeennttee
ssoottttoo llaa ttuutteellaa ddii SSeenneeccaa,, ll''eexx aalllliieevvoo ssii ttrraassffoorrmmòò pprrooggrreessssiivvaammeennttee iinn uunn ttiirraannnnoo,, ee SSeenneeccaa,, ffoorrssee iimmpplliiccaattoo
iinn uunnaa ccoonnggiiuurraa ccoonnttrroo ddii lluuii ((nnoonnoossttaannttee ssii ffoossssee rriittiirraattoo aa vviittaa pprriivvaattaa)),, ccaaddddee vviittttiimmaa ddeellllaa rreepprreessssiioonnee,,
ccoossttrreettttoo aall ssuuiicciiddiioo ddaallll''iimmppeerraattoorree..SSeenneeccaa iinnfflluueennzzòò pprrooffoonnddaammeennttee lloo ssttooiicciissmmoo rroommaannoo ddii eeppooccaa
ssuucccceessssiivvaa:: ssuuooii aalllliieevvii ffuurroonnoo GGaaiioo MMuussoonniioo RRuuffoo ((mmaaeessttrroo ddii EEppiitttteettoo)) ee AArruulleennoo RRuussttiiccoo,, nnoonnnnoo ddiiQQuuiinnttoo
GGiiuunniioo RRuussttiiccoo,, cchhee ffuu uunnoo ddeeii mmaaeessttrrii ddeellll''iimmppeerraattoorree ffiilloossooffoo MMaarrccoo AAuurreelliioo..
TTRRAAMMAA DDEELLLLAA CCOOMMMMEEDDIIAA –– Giasone è figlio di
Esone re di Iolco in Tessaglia. Pelia, che ha spode-
stato quest'ultimo, timoroso di perdere il trono per
opera del nipote Giasone, gli affida un'impresa ri-
schiosa con la speranza che egli possa rimanere ucci-
so. Giasone quindi organizza una spedizione al fine di
recuperare il vello d'oro, su di una nave chiama-
ta Argo, insieme agli Argonauti. Il vello d'oro è una
pelle di montone che si trova nella Colchide, ai piedi
del Caucaso, custodito dal re della Colchide, Eete, e
protetto da un drago.
Una volta arrivato nella Colchide, il re dice a Giasone
che per ottenere il vello deve superare una serie di
prove. Giasone viene aiutato da Medea, una maga,
figlia del re Eete, che, con le sue arti magiche, riesce a
impossessarsi del vello dʼoro. Giasone decide quindi
di scappare con Medea, innamorata di lui. Eete li
insegue con delle navi; Medea allora uccide, con la
magia, suo fratello Absirto, facendolo a pezzi e
gettandoli a mare, cosicché il padre sia costretto a
rallentare per raccogliere i resti del figlio.
Medea e Giasone si recano poi a Corinto e avranno
due figli maschi, Fere e Mermero. Giasone si inna-
mora della figlia del re di Corinto Creonte, di nome
Creusa. Medea, furiosa e impazzita, capisce che non
cʼè possibilità per lei di riconquistare Giasone,
mette in atto la sua vendetta, rivelando il suo lato
mo-struoso. Innanzitutto decide di uccidere Creusa:
fingendosi benevola le fa arrivare una collana e una
veste in dono che, appena indossati, bruciano.
Creonte, che vede la figlia in fiamme, nel tentativo
di abbracciarla per spegnere le fiamme, perde anche
lui la vita. Medea decide di vendicarsi ancora e,
infine, uccide i suoi due figli.
SSIINNOOSSSSII -- L'opera si ispira alla Medea di Euripi-
de e all'omonima tragedia perduta di Ovidio.
Seneca esplora le pieghe più oscure dell'animo uma-
no con una sapienza psicologica fino ad allora
sconosciuta.
AASSSSOOCCIIAAZZIIOONNEE LLUUCCAANNAA ““GG.. FFoorrttuunnaattoo”” -- SSAALLEERRNNOO
SSEEDDEE SSOOCCIIAALLEE iinn VViiaa CCaannttaarreellllaa
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
In Italia, si nota sempre più spesso, non vi sono più
le leggi di una volta. E da quando? Da non molto,
approssimativamente dall‟ultimo conflitto mondiale.
L‟approvazione del Codice Civile e di Procedura
Civile risale all‟anno 1942, l‟entrata in vigore del
Codice Penale e di Procedura Penale (Codice
Rocco), risale all‟anno 1930. I testi di questi codici
sono eccellenti, sono chiarissimi, la forma scorrevole
e comprensibile da tutti, non solo dagli gli operatori
della Giustizia. Per quale motivo, oggi, i testi delle
leggi sono peggiorati e di molto? Per varie ragioni.
Se facciamo riferimento alle leggi che attualmente
sforna il nostro Parlamento, la “necessità” dei vari
gruppi parlamentari di proporre, legittimamente,
emendamenti alla legge in esame, produce un effetto
devastante sulla struttura formale e, talvolta, sin-
tattica dei vari periodi di cui è composto un articolo
di legge. Alla fine l‟articolo (o tutta la legge) ma-
nifesta un grande groviglio di parole contorte e
appiccicaticce da cui è difficile comprendere il senso
e le vere ragioni del legislatore (per questo motivo
talvolta gli stessi organi che hanno emesso la legge si
vedono costretti a fornire “una interpretazione” della
stessa, che si chiama “interpretazione autentica”).
Tutto ciò comporta un grave nocumento alla giu-
stizia, con interpretazioni fantasiose, pretenziose,
azzardate, confusionarie che rappresentano un grave
problema per chi deve applicare e per chi deve
osservare quelle norme.
In Italia pare che tutto remi contro la Giustizia.
L‟Italia è la nazione che ha il maggior numero di
leggi, un numero impressionante. E questo è un altro
fenomeno che contribuisce ad ingarbugliare ancora
di più la matassa. Neanche i cosiddetti addetti ai
lavori possono districarsi facilmente tra le leggi
italiane e v‟è chi vorrebbe addossare la colpa agli
avvocati, che, a loro dire, ci guazzano in questo
labirinto complicato e inutile; chi vorrebbe attribuire
la colpa di ciò ai magistrati che sono le prime vittime
di questo disordine e scaricano a loro volta la
responsabilità al Parlamento che fa le leggi.
Il popolo italiano è molto litigioso. Prima che si ap-
provasse recentemente una nuova normativa in ma-
teria di condominio, le vertenze intorno alle temati-
che del condominio assorbivano una belle fetta di
cause. E qualsiasi tipo di nuova giurisdizione, che si
istituisce, viene preso d‟assalto, congestionando tutto
il traffico giudiziario. Si mettono in atto diverse stra-
tegie per ridurre il numero dei contenziosi e si ottiene
l‟effetto contrario, con un aumento dei processi:
così è successo con il TAR (Tribunale Ammini-
strativo Regionale), ove si attende il responso
anche per dieci anni; così è successo con le ultime
modifiche al Codice di Procedura Penale, che an-
ziché ridurre l‟arretrato, ha prodotto un aggrava-
mento della situazione; così è successo con Giudice
di Pace e così via.
Negli ultimi anni il ricorso ad altri organi giu-
diziari a livello europeo ha aggravato ancor di più
la situazione, pur ammettendo doverosamente che
la possibilità di adire queste Corti ha prodotto un
allargamento della protezione dei diritti fondamen-
tali del cittadino.
L‟ultimo eclatante esempio di legge contestatis-
sima è la cosiddetta “legge Severino”, nata per
prevenire e reprimere la corruzione per i pubblici
amministratori, ma che presenta due gravi “inge-
nuità” che stanno producendo molteplici conten-
ziosi prima davanti al TAR e, dopo una decisione
della Consulta, con la rimessa davanti al giudice
ordinario. La legge è nata sotto un cattiva stella e,
nella fretta di colpire il fondatore e maggiore espo-
nente del partito di opposizione, presenta due errori
macroscopici: il primo consiste nella possibilità di
punire anche con effetto retroattivo ( principio che
soprattutto nel settore penale è stato tenuto come
punto fermo da sempre, tanto che se nel corso del
giudizio viene approvata una legge più favorevole
all‟imputato, questa deve essere automaticamente
applicata; l‟art. 2 del C.P. al 3°comma così
recita:”Se la legge del tempo in cui fu commesso il
reato e le posteriori sono diverse, si applica quella
le cui disposizioni sono più favore-voli al reo, salvo
che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile” ).
E se si pensa, per un attimo, che nessuno può essere
punito in virtù di una legge entrata in vigore dopo
la commissione del fatto (le testuali parole dell‟art.
25 della Costituzione, 2° comma sono:”Nessuno
può essere punito se non in forza di una legge che
sia entrata in vigore prima del fatto commesso”;
inoltre l‟art. 2 del Codice Penale così recita:
“Nessuno può essere punito per un fatto che,
secondo la legge del tempo in cui fu commessa,
non costituiva reato”) bisogna dedurne che la legge
viola manifestamente la nostra Costituzione.
(CONTINUA A PAG.INA 8)
NEL NOSTRO PAESE NON VI SONO PIU‟ LE LEGGI DI UNA VOLTA
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
VV II TT AA DD EE LL LL ’’ AA LL II GG HH II EE RR II AA NN EE DD DD OO TT II
Il vocabolario Traccani, alla voce aneddoto, riporta:”
episodio o fatto inedito; con questa accezione, il
termine è stato usato come titolo di libri o raccolte di
vario argomento (per es., gli Anecdota di L. A.
Muratori, gli Aneddoti della vita di F. Petrarca di A.
Foresti e Les anecdotes de Florence, di A. Varillas)”
ed inoltre: “ Notizia storica marginale, poco nota ma
caratteristica, relativa per lo più a un personaggio o
evento importante. Per estens., raccontino breve e
arguto, relativo a personaggi o fatti reali o tipico, si-
gnificativo di un certo ambiente. In senso più ampio,
fatto particolare e curioso della vita privata di qual-
cuno.
Ebbene, non mi risulta che sia stata pubblicata una
raccolta di aneddoti sulla vita di Dante Alighieri,
come quella su Petrarca, eppure ne conosco
parecchi ascoltati e letti qua e là. Un certo numero li
ho rintracciati in Cesare Marchi, Dante, Milano
1985, un testo che ci presenta il Poeta “in carne,
ossa e nervi, egoista, fazioso, vendicativo; un uomo
come noi”.
In ricorrenza del 750° della nascita, a fianco di tanti
autorevoli saggi, voglio riportare per puro
godimento una serie di aneddoti che ce lo presentano
vivo e vero, fuori dagli schemi usuali.
Il primo che ricordo è quello teso a sottolineare lo
spirito e la straordinaria memoria che la tradizione gli
ascrive..
Si narra che il “sommo vate” era solito sedersi su un
sasso vicino al duomo di Firenze. Un giorno, un
concittadino, per stuzzicarlo, gli chiese: “Qual è il
miglior piatto?”, e Dante rispose: “Un uovo!”. Dopo
un anno di lotte tra Bianchi e Neri, il medesimo
concittadino, sorpreso Dante a meditare sullo stesso
sasso, gli domandò, a bruciapelo: “Con che?”. E Dan-
te rispose: “Col sale!”. (Un‟altra versione riporta –
Come? Ed egli: sodo).
Un giorno mentre ascoltava la messa a Firenze non si
inginocchiò all‟elevazione. Alcuni dei tanti nemici
andarono a riferire l‟accaduto al vescovo accusan-
dolo addirittura di eresia, in quanto non inginoc-
chiandosi dimostrava di non credere al mistero della
transustanziazione. Il vescovo lo convocò per le
spiegazioni; ed egli :” Veramente in quell‟istante ero
così assorto nella contemplazione di quanto avveniva
sull‟altare che non ricordo quali atti facessi o non
facessi col corpo. Ve lo potranno dire quei signori
che durante l‟elevazione pensavano più
. a me che a Dio. Se fossero stati intenti a pregare,
non avrebbero avuto modo di curiosare quello che
facevano gli altri”. Il vescovo accettò la scusa.
Un giorno ,a Siena, nella bottega di uno speziale,
alcuni conoscenti gli mostrarono un libro che da
tempo cercava. Se lo fece dare e si sedette su una
panca a leggere, dalle tre del pomerig-
Gio fino al tramonto. A pochi passi
folleggiava il carnevale. Un passan-
te gli chiese perché avesse rinunciato
a quella bella festa. Egli rispose di non
essersi accorto di nulla! Un altro giorno,
sempre a Siena, era assorto sopra l‟altare di una chie-
sa. Un seccatore lo importunava con domande scioc-
che. Allora Dante gli chiese quale fosse l‟animale
più grosso. Questi rispose: L‟elefante. Ed il poeta:
“O elefante, lasciami stare e non mi molestare, che
io penso cose maggiori delle tue ciance”.
A Padova fu invitato a casa dal grande Giotto che gli
volle presentare la sua famiglia. Era questa composta
dalla moglie e da quattro figlioletti, uno più brutto
dell‟altro. Dante dopo aver salutato la moglie e
complimentatosi per la bella, si fa per dire, fami-
gliola, chiamato in disparte l‟amico pittore gli disse,
da buon toscanaccio:” Come mai , tu che fai degli
affreschi così belli, hai dei figli così brutti?”.
Durante il suo esilio Dante attraversò molti paesi. A
Marradi (FI) durante usa sosta, gli rubarono il
cavallo lasciato legato per visitare un amico. Si mise
subito ad inveire contro gli abitanti di quel comune.
Uno del posto protestò perché loro erano persone per
bene. Al che Dante: “Galantuomini sì ma … radi”.
In tre paesi in provincia di Ravenna, Lugo, Fusi-
gnano e Bagnocavallo ebbe ,nel primo, una fregatura
sul peso da un mercante, nel secondo, una piccola
multa e, nel terzo, fu addirittura insultato da popo-
lino. La sera prima di coricarsi invocò il Signore :”
A statera Luci, a justitia Fusignani et ab infami
plebe Balneocaballi, libera nos Domine” (Dalla
bilancia di Lugo, dalla giustizia di Fusignano e dal-
l‟infame plebe di Bagnocavallo, liberaci o Signo-
re).
Un giorno a Firenze Dante vide un carrettiere che
cantava una sua canzone, inserendo ogni tanto un
“arri” per l‟asino. Il poeta gli si avvicinò e lo colpì
con un pugno dicendogli che lui quell‟”arri” non ce
l‟aveva messo nella canzone.
Mentre passeggiava a Firenze si imbatté di due
loschi individui che gli chiesero se un certo Dante
era in casa; rispose :”Quand‟io v‟era, ei v‟era”. Le donne di Verona vedendolo passare per strada
con la faccia cotta dal sole dicevano che era un mago
e che la pelle si era abbrunita per le frequenti discese ( CONTINUA A pag.8)
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
all‟inferno dove si faceva dare il nome dei peccatori
che poi indicava nella Commedia.
E per la sua fama di mago che un genovese, piccolo e
sgraziato nella persona, vistosi trascurato da una
bellissima ragazza di cui si era innamorato, si rivolse
a lui per chiedergli un consiglio. Il poeta resosi conto
della situazione gli disse che era complicata ma che
una soluzione ci poteva essere. Al che il signore,
disposto a tutto, gli chiese quale fosse. E Dante::”
Voi sapete che le donne gravide hanno sempre voglia
di cose strane e bizzarre, fuori dalla normalità delle
cose. Se voi …” – “Se io … cosa?” – Come posso
spiegarvelo? Insomma, bisognerebbe che questa
donna fosse in stato interessante, e così, tra le cose
L‟altro aspetto che sicuramente avrà il suo peso per la
revisione di questa legge è la previsione dell‟appli-
cazione immediata della norma anche dopo il
giudizio di 1° o 2° grado. Si calpesta così anche
l‟altro principio, sempre in vigore nel nostro ordina-
mento, secondo il quale c‟è la presunzione di
innocenza fino alla condanna definitiva.
Tutte queste considerazioni, messe insieme, fanno
sentire tutto il loro ingombrante peso anche sulla
certezza del diritto, che va a farsi benedire…..
Solo per fare qualche paragone tra le leggi che siamo
costretti a leggere, consultare, interpretare oggi e
quelle di una volta, vorrei citare qualche definizione
del diritto romano, ove si apprezza un testo chiaro,
espresso con poche parole, tutte essenziali e sinte-
tiche.
L‟istituto dell‟usufrutto è così definito :”Ususfructus
est ius rebus alienis utendi et fruendi, salva rerum
substantia” (L‟usufrutto è il diritto di usare beni
altrui, e di goderne i frutti, salva restando la
consistenza degli stessi), l‟art.981 del C.C. così defi-
nisce il contenuto del diritto di usufrutto: ”L‟usufrut-
tuario ha diritto di godere della cosa, ma deve
rispettarne la destinazione economica. Egli può trarre
dalla cosa ogni utilità che questa può dare, fermi i
limiti stabiliti in questo capo.”
L‟efficacia del linguaggio latino è straordinaria,
scultorea, ma anche quella del nostro Codice Civile si
difende bene: siamo ancora lontani dalle deforma-
zioni di cui si è parlato agli inizi di questo scritto.
Un altro esempio è la definizione del contenuto del
diritto di proprietà. In latino:”Dominium est ius
utendi et abutendi, quatenus iuris ratio patitur” (La
proprietà consiste nel diritto di usare e abusare, pur-
ché si rispettino le ragioni del diritto). Con il Codice
napoleonico (art. 544) si introduce la definizione del-
stravaganti e ripugnanti che desidererebbe, non è da
escludere che ci possiate essere anche voi. Altra via
non vedo”.
Dante, secondo Boccaccio, fu “modestissimo” nel
mangiare e nel bere. Ebbene, un giorno mentre era a
mensa con Cangrande, un ragazzino si nascose sotto
la tavola, ammucchiando vicino allo sgabello di
dante tutti gli ossi che i commensali, come d‟uso,
gettavano per terra. Quando furono tolti i tavoli i
commensali rimasero sbalorditi e Cangrande disse:”
Non c‟è dubbio che Dante è un forte divoratore”. Al
che il poeta, scuro in volto:” Messere, voi non
vedreste tanti ossi se Cane io fossi”.
RREENNAATTOO NNIICCOODDEEMMOO
la proprietà in questi termini:”La proprieté est le
droit de jouir et disposer des choses de la manière la
plus absolue, pourvu qu‟on n‟en fasse un usage
prohibé par les lois ou par les règlements” (La
proprietà è il diritto di godere e disporre delle cose
nella maniera più assoluta, purché non si faccia un
uso vietato dalle leggi o dai regolamenti). In Italia,
quando fu introdotto il Codice napoleonico, la
sostanza del diritto di proprietà è così descritta:”Il
proprietario ha diritto di godere e disporre delle
cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con
l‟osservanza degli obblighi stabiliti dall‟ordina-
mento giuridico”( art. 832) - e sembra la traduzione
letterale della definizione in francese.
Per finire, la definizione del matrimonio nel diritto
romano:”Nuptiae sunt coniunctio maris et feminae,
consortium omnis vitae, divini et humani iuris
communicatio” Il matrimonio è l‟unione dell‟uomo
e della donna, unione per tutta la vita in una
compartecipazione del diritto divino e umano”.
Quante considerazioni si potrebbero fare su questa
semplice frase specialmente oggi che si parla, a
proposito di matrimonio, di ogni tipo di “unione”
tralasciando quella della coniunctio maris et femi-
nae………
Vincenzo Soriente ((DDaallllaa RReeddaazziioonnee ddii SSaann VVaalleennttiinnoo TToorriioo))
NNEELL NNOOSSTTRROO PPAAEESSEE NNOONN VVII SSOONNOO PPIIUU’’ LLEE LLEEGGGGII DDII UUNNAA VVOOLLTTAA –– ccoonnttiinnuuaa ddaa ppaagg..66
όμος ὁ πάντων βασιλεύς. Nomos ho pantōn basileus "La legge è sovrana di tutte le cose" (Un tempo era così) Pindaro ___________
Pindaro nacque a Cinocefale, presso Tebe, nel 518
a.C.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
T O M M A S O G U A R D A T I ( VII parte )
Da “Masuccio in teatro”di Franco Pastore - ISBN IT\ICCU\NAP\0646027 – pag.19-21
Presso le Librerie universitarie di Padova, Pavia, Napoli, Modena e Roma
LL’’AAUUTTOORREE DDEELL MMEESSEE::
LLaa tteerrzzaa ccoommmmeeddiiaa ddii MMAASSUUCCCCIIOO IINN TTEEAA--
TTRROO”” ss‟‟iinnttiittoollaa ““ LLEE BBRRAACCHHEE DDII SSAANN GGRRIIFF--
FFOONNEE””.. 11
L’argomento scelto per questi due atti, è piut-tosto noto nella letteratura del tardo medioevo e rinascimentale. Infatti, oltre al Masuccio, che ne è l’iniziatore nella novella terza de il Novellino, seguono:Matteo Bandello, un domenicano della seconda metà del 1400 e Giovanni Battista Casti, un sa-cerdote del 1700, morto a Parigi il 5 feb-braio del 1803.
L’impostazione è alquanto comune: il ma-rito vecchio e geloso, una giovane moglie insod-disfatta, il furbo della situazione, che soddisfa la donna e punisce un’assurda gelosia.
La novità è nell’ ingenua accettazione dell’ in-ganno e nella strategia celebrativa del capitolo dei monaci, che costruiscono un intervento ec-cezionale dal niente.
Alla fine, la vittima fa anche un po’ pena, e l’eroe del fatto nasce muore all’ istante, trasfor-mandosi in uno squallido libertino, che non con-quista, ma accetta una situazione di comodo.
La figura compiacente è la Rosina, che fa-vorisce l’inganno e partecipa all’intrigo, non per servire, ma per suo personale vantaggio.
L’insieme è una rappresentazione gradevole, opportunamente condita di ironia e di sapiente movimento dei personaggi.
TRAMA- Ruggero Campisciano,maestro in me-dicina cinquantenne, ha uno studio bene av-viato a Porta Rotese, dove risiede con una mo-glie bellissima, donna Agata, di quasi trent’anni più giovane di lui. II matrimonio va avanti alla men peggio, per i continui malori della donna, che ogni mese entra in una forma depresiva, che la prostra. A peggiorare le cose interviene la gelosia di Ruggero che non permette alla moglie alcuna vita relazionale e l’unica uscita della donna è per recarsi nella chiesa di Santa Lucia a sentir la messa.
Ora, accade che capita a Salerno fra’ Niccolò da Frosinone, un monaco francescano di bell’a-
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11)) DDAA""IILLNNOOVVEELLLLIINNOO""--XXIIII NNOOVVEELLLLAA --
spetto e molto abile nel parlare e predicare. Costui, vede in chiesa la bella Agata e se ne innamora. Anche la donna non è insensibile al fascino del mo-naco, preceduto in città dalla fama di buon predicatore e di operatore di miracoli, tramite le reliquie di San Griffone.
Quando donna Agata chiede al monaco di confessarla, il pia-cer, che l’un ha dell’altro, li porta a progettare un incontro di amore: ogni mese la nostra bella signora avverte un malore che la trattiene a letto e nessuna medicina ha potuto ancora sanarla, perché non provare la via mistica attraverso l’intercessione di san Griffone?
Conquistata, dunque, la complicità della serva Rosina, con la promessa delle cure di un bel chierico, confratello di fra’ Niccolò, quando a fine mese la donna avverte il solito malore, il monaco, chiamato, interviene.
Così, mentre fra’ Galeazzo s’intrattiene con la Rosina, fra’ Niccolò, in nome di san Grifone soggiace con la Agata, la quale, verificata la bontà della medicina, né chiede una seconda ed una terza pozione. A questo punto, improv-visamente,fa ritorno il marito Ruggero ed il frate prontamente si dispone ad accoglierlo, fingen-dosi in preghiera di mediazione con il santo miracoloso.
Il medico, pur perplesso, alla fine si con-vince che l’ incontro era finalizzato alla guari-gione della malattia della moglie.Il frate va via, dimenticando le brache sulla spalliera del letto. Solo fa-cendole passare per le brache di san Griffone, si riesce ad evitare lo scandalo.
((CCoonnttiinnuuaa))
MMaassuuttiiuuss
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LLAA DDOONNNNAA NNEELLLLAA SSTTOORRIIAA -- AA ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss --
EEVVAA AANNNNAA PPAAUULLAA BBRRAAUUNN
Eva amava il mondo del cinema e lei stessa si improvvisò spesso regista, in occa-sione di gite in Baviera e all’estero, specie in Italia, dove filmò gran parte dei suoi soggiorni a Venezia e a Roma. Dopo Monaco,era la zona alpina di Berch-tesgaden il luogo più amato e frequentato dall’amante segreta di Hitler, che da alcuni anni viene presentata come “segretaria privata” del Führer. A partire dal 1933 vengono costruite nella Ober-salzberg, nel sud-est della Baviera vicino al confine con l’Austria, una serie di chalet alpini, destinati a Hitler e agli alti gerarchi del partito. Qui Eva trascorre gran parte della bella stagione nel Berghof, la residenza di Hitler, e in seguito anche nella Kehlsteinhaus,il “Nido dell’aquila”,lo cha-let super protetto che il partito regalò al Führer in occasione del suo 50° compleanno. Le giornate trascorrono allo stesso modo, tra co-lazioni, pranzi, visite di Hitler nei week-end, pas-seggiate e naturalmente fotografando e filman-do senza sosta, anche per ingannare la noia: le riprese a colori effettuate al Berghof da Eva Braun sono tra le prime effettuate in Germania e rappresentano un documento storico di in-dub-bio valore. Nel 1944 la guerra da chiari segnali: la Germania e i folli progetti di Hitler sono in frantumi, da tutti i confini arrivano notizie disastrose, le città devastate dai bombardamenti, la popolazione ridotta alla fame. Il 9 febbraio 1945 Eva festeggia nella casa di Monaco il suo 33° compleanno, a marzo si mette in viaggio per Berlino: tutti la pre-gano di rimanere in Baviera, di cercare rifugio nei bunker alpini, ma lei vuole rimanere accanto a Hitler fino alla fine, qualsiasi cosa succeda. La notte del 28 aprile 1945 Hitler sposa nel bun-ker sotto la Cancelleria di Berlino Eva Braun, che diventa così la signora Eva Hitler. La notizia in poche ore fa il giro della Germania. nel pomeriggio del 30 aprile 1945, Braun e Hitler detto che i loro addii al personale e mem-bri del circolo interno. Nel pomeriggio, alle 15,30 circa di-versi testimoni ha riferito udito un colpo di pistola ad alta voce. Dopo aver atteso qualche minuto, valletto di Hitler, Heinz Linge, e SS aiu-tante di campo di Hitler, Otto Günsche, entrato nel piccolo studio e ha trovato i corpi senza vita
di Hitler e Eva su un divanetto. La Braun aveva morso in una cianuro capsula, e Hitler si era sparato alla tempia destra con la sua pistola. I cadaveri sono stati effettuati su per le scale e attraverso l'uscita d'emergenza del bunker al giardino dietro la Cancelleria del Rei-ch , dove sono stati bruciati. Eva Braun aveva 33 anni . I resti carbonizzati sono stati trovati dai russi e segretamente sepolti in Magdeburg , nella Ger-mania dell'Est. Il resto della famiglia di Braun sopravvisse alla guerra. Sua madre, Franziska, è morto all'età di 96 anni nel gennaio 1976, dopo aver vissuto i suoi giorni in una vecchia casa colonica in Ruh-polding , in Baviera . Il padre, Fritz, è morto nel 1964. Gretl ha dato alla luce una figlia il 5 mag-gio 1945. Ha poi sposato Kurt Beringhoff, un uomo d'affari. Morì nel 1987. La sorella mag-giore di Braun, Ilse, non faceva parte della cerchia ristretta di Hitler, si sposò due volte ed è morta nel 1979.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
QQUUEELLLLII DDEELL MMAACCHHEETTEE SSOONN RRIIFFUUGGIIAATTII??
DA TRAPANI
Alla fine, lo ha capito anche l‟Europa. Malgrado
la sua subalternità al disegno eversivo che vorrebbe
farne l‟oltremare dell‟Africa, l‟Unione è stata co-
stretta a prendere atto che i Paesi-membri mostrano
una crescente insofferenza per gli effetti di un‟in-
vasione progressiva che ha ricadute devastanti in
tutti i settori: dall‟economia alla sicurezza (indivi-
duale e collettiva), dalla previdenza (contrariamente
a quello che dicono i nostri esperti del piffero) alla
sanità, all‟edilizia popolare, al sistema carcerario, ai
trasporti pubblici, a tutti gli àmbiti della vita civile e
sociale.
Non che i governi nazionali siano improvvi-
samente rinsaviti. Hanno semplicemente paura della
rabbia popolare che comincia a montare, e che
minaccia di tradursi in una marea – crescente – di
consensi per i partiti nazionalisti e antieuropei. E
non è rinsavita neppure la Commissione Europea,
cioè il similgoverno dell‟UE. Semplicemente, anche
la Commissione ha paura; paura per la soprav-
vivenza di questa strana Europa made in USA. E il
motivo è sempre quello: il pericolo – cioè – del voto
popolare. All‟orizzonte, infatti, non c‟è soltanto la
Grecia e la possibilità – speriamo bene – che Tsipras
rispetti il mandato degli elettori. All‟orizzonte c‟è
anche la Gran Bretagna, con la spada di Damocle del
referendum sull‟uscita dall‟Unione. E c‟è soprattutto
la Francia, dove nel 2017 si voterà per quelle
elezioni presidenziali che già agitano i sonni degli
americani e dei loro servi sciocchi di casa nostra.
Ecco perché la Francia di Hollande ha chiuso il
valico di Ventimiglia: non per saggezza, non per
resipiscenza, ma per non tirare la volata a Marine Le
Pen. Ed ecco perché l‟Europa non ci fila nemmeno,
con le famose “quote” che esistono soltanto nella
fantasia del Vispo Tereso. Addirittura – cosa
inconcepibile fino a un paio d‟anni fa – l‟UE ci
invita ad una salutare inversione di rotta, a dare
impulso ad una energica politica di rimpatri dei
migranti che non abbiano diritto all‟asilo. La bozza
del documento europeo sull‟immigrazione – riferi-
sce l‟ANSA – chiede all‟Italia di «promuovere le
riammissioni dei migranti economici illegali nei
paesi di origine e transito». In altre parole: riman-
dateli a casa loro, oppure in Libia. Finalmente – pare
– un minimo di realismo.
Sembra che si voglia prendere atto, con vent‟anni
di ritardo,che la gran parte degli immigrati non è co-
stituita da “rifugiati”, bensì da “migranti economici”
in cerca di maggiore benessere, nei cui confronti i
Paesi europei non sono minimamente tenuti all‟ac-
coglienza. I “rifugiati” sono ben altra cosa, e l‟attri-
buzione di tale qualifica è disciplinata da una Con-
venzione ONU del 1951. Lo ricordavo su “Trapani
OK” esattamente quattro anni fa: rifugiato – in forza
di tale Convenzione – è solamente chi «per fondato
timore di persecuzione per motivi di razza, religione,
nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo
sociale o opinione politica, si trova fuori dallo Stato
di cui ha la cittadinanza, e non può o, per tale timore,
non vuole domandare la protezione di tale Stato».
A proposito, chiedo sommessamente: quei bravi
ragazzi che hanno staccato un braccio al ferroviere
con un colpo di machete, in base a quale criterio sono
stati lasciati liberi di entrare e di stabilirsi in Italia?
Sono “rifugiati” anche loro? E, come loro, le
centinaia – forse migliaia – di adepti delle terribili
“bande giovanili” sudamericane, considerate le più
pericolose del mondo per la loro cattiveria e la loro
brutalità, che hanno trovato confortevole ospitalità
nel Belpaese? Non mi risulta che in Colombia o in
Salvador ci siano feroci dittature che rinchiudano gli
oppositori nei lager. Così come non mi risulta che la
maggior parte dei paesi del Magreb e dell‟Africa sub-
sahariana siano preda di guerre o di rivoluzioni.
Eppure, anche chi proviene da quei Paesi viene
accolto amorevolmente nel Belpaese, fra le litanie di
un certo mondo cattolico che non si è ancora ras-
segnato a Porta Pia, e le coccole di una certa Sinistra
che non ha ancora capito quel che sta avvenendo nel
mondo.
La verità – vorrei sbagliarmi – è che la nostra
classe dirigente è oramai intenzionata ad accogliere il
milione (o giù di lì) di migranti che si preparano a
salpare dalla Libia, sperando che l‟Europa ci faccia la
grazia di togliercene qualcuno (24.000, per l‟esat-
tezza).
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
E nessuno sembra comprendere che questo milione
è soltanto l‟avanguardia del miliardo di abitanti del
Continente Nero, buona parte dei quali ambisce a
trasferirsi in Europa. Men che meno, ci si
preoccupa delle proiezioni demografiche: agli
attuali ritmi di procreazione, fra cinquant‟anni gli
africani saranno diventati due miliardi, mentre gli
abitanti dell‟Unione Europea (se esisterà ancora)
saranno più o meno il mezzo miliardo di oggi.
MMii gguuaarrddii ddaallllaa ffoottoo,,
llìì ssuull mmuurroo,,
ccoommee vvoolleessssii ddiirrmmii qquuaallcchhee ccoossaa..
LLoo ssoo,, ssoonnoo ccaammbbiiaattoo,,
ssoonn aallttrraa ccoossaa,,
mmaa ddeennttrroo rreessttoo sseemmpprree
iill ttuuoo bbaammbbiinnoo..
NNoonn ppuuòò llaa mmoorrttee,,
ooppppuurr ll‟‟uummaann ddeessttiinnoo,,
ddiissttrruuggggeerree uunn lleeggaammee ccoossìì ffoorrttee,,
iinnssiieemmee ssiiaammoo uunniittii iinn uunnaa ssoorrttee..
VVoorrrreeii ssttrriinnggeerrttii aannccoorraa
ssuu qquueessttoo ccuuoorree,,
pprrootteettttoo,, ccoommee uunn tteemmppoo,,
ddaall ttuuoo aammoorree
ee cceerrttaammeennttee,, uunn ggiioorrnnoo,,
ffrraa llee sstteellllee,,
aall ccuuoorr ddiirraaii aannccoorraa ccoossee bbeellllee
eedd iioo,, ccoonn uunn ppiiaannttoo iinnuussiittaattoo,,
ttii ggrriiddeerròò:: --MMaammmmaa,, ssoonnoo aarrrriivvaattoo!!--
__________________ DDaa llllaa ssiillllooggee BBaalluuggiinnaarr ddii lluunnaa -- ©© 22001155 bbyy FFrraannccoo
PPaassttoorree -- UUnnaa rreeaalliizzzzaazziioonnee AA..II..TT..WW..
Continuare nella politica di “accoglienza”, quindi,
è semplicemente da pazzi. È comprensibile che i
nemici dell‟Europa lavorino per il suo annientamento.
Non è comprensibile che altrettanto facciano i
governanti dell‟Europa stessa. Così come non è
comprensibile che i governanti italiani fingano di non
vedere il pericolo che l‟ondata migratoria rappresenta
per la sopravvivenza stessa della nostra patria.
MMiicchheellee RRaalllloo ..
BBRROONNTTOOLLOO IILL GGIIOORRNNAALLEE SSAATTIIRRIICCOO DDII SSAALLEERRNNOO
DDiirreezziioonnee ee RReeddaazziioonnee
vviiaa MMaarrggoottttaa,,1188 -- tteell.. 008899..779977991177
LL’’AANNGGOOLLOO DDEELL CCUUOORREE
TTRRAA LLEE SSTTEELLLLEE ΑΑννάάμμεεσσαα σστταα αασσττέέρριιαα
FFrraannccoo PPaassttoorree
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Scrivo queste note domenica 31 maggio, quando
in Italia si è appena iniziato a votare per il rinnovo di
alcuni consigli regionali. Non ho, quindi, contezza
dei risultati, che invece saranno noti quando questo
numero di “Social” sarà in edicola. Comunque, non
mi aspetto novità sconvolgenti: sono consultazioni
fortemente condizionate da scelte localistiche (pro o
contro De Luca in Campania, pro o contro Zaia in
Veneto, eccetera) e sarà quindi difficile che gli
elettori diano libero sfogo alla loro esasperazione
antieuropea ed antiimmigrazione. Renzi, d‟altro can-
to è stato bravo a gabellare i “rimbalzi tecnici” del
Job Act per una inversione di tendenza (lo avevo
anticipato su queste stesse colonne lo scorso feb-
braio) e quindi non assisteremo ancora ad un crollo
del PD parallelo a quello di Forza Italia.
Il crollo parallelo degli eurodipendenti di destra e
di sinistra c‟è stato invece – domenica scorsa – in
Spagna. Popolari e socialisti sono stati fatti a fettine
dagli elettori, che hanno premiato gli euroscettici di
sinistra (Podemos) e di destra (Ciudadanos). Certo,
nessuno dei due nuovi partiti si dichiara favorevole
ad un‟uscita della Spagna dall‟Unione Europea, ma
la loro connotazione radicalmente antirigorista li
porta su una rotta che è di sicura collisione con le
direttive comunitarie. A meno che, non si lascino
intimidire dalla campagna di terrorismo mediatico
che è già iniziata: l‟euro fa schifo – sintetizzo al
massimo – ma fuori dall‟euro (e dall‟Unione Euro-
pea) la Spagna rischierebbe il tracollo.
È la stessa campagna – bugiarda – che ha fin‟ora
tarpato le ali di Tsipras e del nuovo governo greco,
portandoli ad accettare quasi tutte le condizioni-
capestro della troika (o come diavolo la chiamano
adesso). In questi giorni anche il fronte greco è in
movimento: assistiamo all‟ennesimo braccio-di-fer-
ro, con oggetto le due ultime porcherie che Tsipras –
fino ad ora – si è rifiutato di fare: una riforma delle
pensioni (modello Fornero) ed una riforma del
mercato del lavoro (modello Job Act). Il giovane
premier ateniese è costantemente sulla difensiva, e
sembra non avere la lucidità per comprendere che,
così facendo, ha fin‟ora assicurato il pagamento di
altri interessi alla speculazione finanziaria, ma
mantenendo inalterato il debito pubblico ellenico.
Cedere ancora qualche cosa – oltre a fargli perdere
la faccia – servirebbe soltanto a pagare altre rate ai
creditori, per ritrovarsi allo stesso punto fra quattro
mesi. Soltanto riappropriandosi del diritto di creare il
proprio denaro (e non facendoselo prestare dalle
banche) la Grecia potrà battere la crisi economica. E
ciò vale anche per la Spagna. E ciò vale anche e
soprattutto per l‟Italia. Ma questo è un aspetto che
vorrei approfondire con maggiore calma, in una
prossima occasione.
Torniamo al variegato fronte elettorale europeo.
Domenica scorsa si è votato anche in Polonia, per il
ballottaggio delle presidenziali. Due i candidati rima-
sti in lizza: il Presidente uscente Bronislaw Koma-
rowski, espressione del partito centrista Piattaforma
Civica (in vantaggio di oltre 10 punti), e il giovane
sfidante Andrey Duda, leader del partito Legge e
Giustizia, nettamente nazionalista, populista ed
euroscettico. Ebbene, sovvertendo tutte le previsioni,
ha vinto il secondo. Questa volta, il campanello di
allarme squilla nell‟Europa Orientale, al confine con
la Russia di Putin (che di questo risultato è certamente
contento). Se le elezioni parlamentari (che si terranno
in autunno) dovessero confermare questa tendenza,
l‟Unione Europea vacillerebbe anche ad est, con due
grandi nazioni – l‟Ungheria e la Polonia – saldamente
in mano ai populisti, e con una terza – l‟Ucraina – che
non è ancora esplosa soltanto perché gli americani
l‟hanno riempita di miliardi per far dispetto alla
Russia.
Ma a preoccupare l‟Unione Europea (e le banche
americane che per essa fanno un tifo da stadio) è oggi
soprattutto il fronte nord, con l‟Inghilterra che – entro
il 2017 – terrà quel referendum che, con ogni pro-
babilità, deciderà l‟abbandono britannico dell‟Unione.
E non è tutto. Perché il 2017 sarà anche l‟anno
delle elezioni presidenziali in Francia, con Marine Le
Pen che – ad oggi – partirebbe favorita sia su
Hollande che su Sarkozy.
Come scrivevo qualche settimana fa, le sorprese
non sono finite.
__________ MMiicchheellee RRaalllloo
MMiicchheellee RRaalllloo èè ssttaattoo sseeggrreettaarriioo pprroovviinncciiaallee ddeell MMssii ee CCoooorrddiinnaattoorree
pprroovviinncciiaallee ddii AANN.. ÈÈ ssttaattoo eelleettttoo llaa pprriimmaa vvoollttaa nneell 11999944 aallllaa CCaammeerraa ddeeii
ddeeppuuttaattii nneell ccoolllleeggiioo ddii TTrraappaannii ppeerr iill PPoolloo ddeell BBuuoonn GGoovveerrnnoo,, aaddeerreennddoo aall
ggrruuppppoo ddii AAlllleeaannzzaa NNaazziioonnaallee eedd èè ccoommppoonneennttee ddeellllaa CCoommmmiissssiioonnee EEsstteerrii..
VViieennee rriieelleettttoo nneell 11999966 ppeerr iill PPoolloo ddeellllaa LLiibbeerrttàà ee ffaa ppaarrttee ddeellllee
ccoommmmiissssiioonnii EEsstteerrii,, PPoolliittiicchhee ddeellll''UUnniioonnee EEuurrooppeeaa,, AAttttiivviittàà
PPrroodduuttttiivvee..NNoonn ssii rriiccaannddiiddaa nneell 22000011 ee ttoorrnnaa aaggllii ssttuuddii ssttoorriiccii.. HHaa iinnffaattttii
ppuubbbblliiccaattoo ddiivveerrssii vvoolluummii ssuullllaa ssttoorriiaa ccoonntteemmppoo--rraanneeaa ddeellll''EEuurrooppaa
OOrriieennttaallee ee ddeeii mmoovviimmeennttii nnaazziioonnaalliissttii ttrraa llee dduuee gguueerrrree mmoonnddiiaallii..
DDAA TTRRAAPPAANNII
SPAGNA E POLONIA, CAMPANELLI D’ALLARME PER L’EUROPA
- 14 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Ha coordinato e condotto la splendida serata Mi-
chele Sessa, fondatore e direttore dell‟Areo-pago
Letterario e del Premio. MM..SSEESSSSAA
LLAA VVEERRSSIILLIIAA EE LLAA GGIIUUSSTTIIZZIIAA SSOOCCIIAALLEE
------------------------------------
IInn ttoossccaannaa,, iinn VVeerrssiilliiaa,, ooppeerraa ggiiàà ddaa tteemmppoo uunn
ggrruuppppoo ddii ““MMEECCEENNAATTII DDEELLLLAA GGIIUUSSTTIIZZIIAA””,,
cchhee,, iinn mmaanniieerraa ooccuullaattaa ee ddiissccrreettaa,, iinntteerrvveennggoonnoo
llàà ddoovvee cc‟‟èè bbiissooggnnoo ddii uunnaa rraappiiddaa rriissoolluuzziioonnee ddii
ddiiffffiiccoollttàà..
CCeerrttoo,, ffaannnnoo qquueell cchhee ppoossssoonnoo ee ccoommee ppoossssoonnoo,,
mmaa ll‟‟iimmppoorrttaannttee èè cchhee aaggiissccoonnoo llàà ddoovvee llaa ggiiuu--
ssttiizziiaa ssoocciiaallee mmaaggggiioorrmmeennttee ttaaccee,, aavvvviilluuppppaattaa ccoo--
mm‟‟èè ddaa ppoolliittiicchheessee pprroossttiittuuiittaa ee ppooccoo aaccccoorrttaa aaii
pprroobblleemmii ggrraavvii ddeell ppaaeessee..
GGiiàà ffaarr rreeggiissttrraarree llaa pprroopprriiaa pprreesseennzzaa,, vvuuooll ddiirree
ttaannttoo.. EE‟‟ ccoommee aaffffaacccciiaarrssii iinn aallttrrii mmiiccrroo--uunniivveerrssii ee
ssuussssuurrrraarree,, ccoonn iill ccuuoorree iinn mmaannoo::-- GGuuaarrddaa,, nnoonn sseeii
ssoolloo,, iioo ttii ssoonnoo aammiiccoo ee ssoonnoo qquuii ccoonn ttee,, ccoommee uunn
ffrraatteelllloo!!--
QQuueessttee nnoonn ssoonn ppaarroollee vvuuoottee!! IInn ooggnnuunnoo ddii nnooii,,
iinnffaattttii,, aanncchhee iinn ccoolloorroo cchhee llaa tteerrrraa llaa mmaannggiiaannoo,,
vvii èè uunn ppeezzzzeettttiinnoo ddii cciieelloo,,ssee aacccceettttiiaammoo ppeerr vveerroo
iill ppeennssiieerroo ddii PPrriimmeeggiissttoo:: ““
””oossssiiaa,, ggllii uuoommiinnii aabbiittaannoo llaa tteerrrraa,, mmaa ssoonnoo cciitt--ttaaddiinnii ddeell cciieelloo.. FFrraannccoo PPaassttoorree
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------
EErrmmeettee PPrriimmeeggiissttoo oo TTttrriissmmeeggiissttoo,, ddeellll’’eettàà eelllleenniissttiiccaa..
Alla presenza di numerosissime Autorità civili,
religiose, artistiche, nella splendida cornice
dell‟Aula consiliare del Comune Città di
Fisciano ( Salerno), sabato 6 giugno, si è svolta
la solenne cerimonia di premiazione dei
Vincitori del XXVI Concorso nazionale di
Poesia e di Pittura “ L‟Ecologia: Ambiente e
Natura”, indetto dalla Rivista bimestrale di
Scienze sociali, di Lettere ed Arti “ L‟Areopago
Letterario”, perché la Cultura possa dare una
mano alla Natura.
Ospite d‟onore il neo consigliere regionale
Avv. Tommaso Amabile, già più volte Sindaco
del Comune di Fisciano.
Per la Poesia il primo premio è stato vinto da
Barbara Di Filippo Romano da Viareggio (
Lucca) con la lirica “ Voce tradita”; il secondo
premio, ex aequo, vinto da Aurora Cantini da
Nembro ( Bergamo) e da Giovanni Caso da
Siano ( Salerno); il terzo premio, ex aequo, da
Ignazio Gaudiosi da La Spezia e da Luciano
Gentiletti da Rocca Priora ( Roma).
Per la Pittura, il primo premio è stato vinto da
Domenico Terenziano da Bellizzi ( Salerno)
con l‟opera “ Terra alluvionata”; il secondo pre-
mio è stato vinto da Nicola Della Corte da Mer-
cato San Severino ed il terzo premio da Alfonso
Capasso da Nocera Superiore.
Premi speciali: al Comune di Torraca ( primo
comune a luci a Led), all‟Istituto Palmieri di
Benevento ( prodotti con materiali di riciclo),
all‟Oratorio San Domenico Savio di Gaiano di
Fisciano.
Alla Carriera, al Tenore Bruno Venturini per i
suoi primi quaranta anni di vita canora. Con le
loro preziose ugole hanno deliziato il folto pub-
blico la cantante poliglotta Giovanna Petretta (
al pianoforte il Maestro Rosario Cantarella) ed
il mezzosoprano Michela Rago ( al pianoforte il
maestro Marco Rizzo).
Per i giovanissimi i premi a Samuel Labianca, a
Clelia Portanova, a Vittorio Vavuso, a Michele
Sessa, ad Ylenia Labianca.
Fisciano, XXVI CONCORSO NAZIONALE “ L’ECOLOGIA: AMBIENTE E NATURA”
CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEI VINCITORI
- 15 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
PPRREESSEENNTTAATTIIOO LLIIBBRRII AA CCUURRAA DDEELL DDIIRREETTTTOORREE
DDii AAnnttoonniioo BBiicccchhiieerrrrii “ TESTIMONI DEL TEMPO”
MMaannccaannoo,, nneellllaa ssiillllooggee,, aassppeettttii ssoolliippssiissttii--
ccii,, rriissoolluuzziioonnii iinn cchhiiuussuurree iimmppeenneettrraabbiillii ee
qquueell-- ll’’oossccuurroo ssiimmbboolliissmmoo,, cchhee aallqquuaannttoo
ddeessttaabbiilliizzzzaa.. TTuuttttoo eessoonnddaa,, iinnvveeccee,, ccoonn aatt--
tteennttaa ccoonnssaappeevvoolleezzzzaa,, nneellllee llaattiittuuddiinnii ppiiùù
pprrooffoonnddee ddeellll’’aanniimmoo ddeell lleettttoorree..
LLee ssuuee rriieemmeerrssiioonnii mmeemmoorriiaallii,, ccuullllaattee aall--
qquuaannttoo ddaaii ssoossppiirrii ddeellll’’aatttteessaa,, ssii ttrraammuuttaannoo,,
oollttrree ll’’iinneerrzziiaa ee llaa rriinnuunnzziiaa,, iinn uunn ssuuggggeessttiivvoo
iinnvviittoo ddii ppaarrtteecciippaazziioonnee aa ffeerrmmeennttii rreeaalliissttiiccii
eedd eemmoozziioonnaallii,, cchhee iirrrroorraannoo llaa ssuuaa aavvvveenn--
ttuurraa eessiisstteennzziiaallee..
DDeeppootteennzziiaattoo,, aadd aarrttee,, iill ssuuppppoorrttoo tteeccnniiccoo,,
iill vveerrssoo ssppaazziiaa nnaattuurraallmmeennttee iinn uunnaa mmuussii--
ccaalliittàà ccoossìì aammppiiaa,, cchhee ttii ssoorrpprreennddee..
UUmmbbeerrttoo SSaabbaa aavveevvaa aaffffeerrmmaattoo cchhee llaa
ppooeessiiaa èè rriicceerrccaa ee ccoonnqquuiissttaa ddii vveerriittàà.. EEdd
AAnnttoonniioo BBiicccchhiieerrrrii,, nneellllaa ssuuaa ssiillllooggee,, sseemm--
bbrraa aavveerr tteennuuttoo nneell ggiiuussttoo ccoonnttoo qquueessttaa
ccoonncceezziioonnee ddeellllaa ppooeessiiaa:: ““ TTeerrrraa mmiiaa tteerrrraa\\ ccrroocceevviiaa ddii ssttaarriiaa aannttiiccaa\\
ccoonn ppooppoollii ee rraazzzzee ddii ddiivveerrssaa ggeenniiaa..\\ TTeerrrraa ddii
eemmiiggrraannttii \\ aallllaa rriicceerrccaa ddii ddiiggnniittàà \\ cchhee llaa ssuuaa
dduurraa zzoollllaa nnoonn ggllii hhaa ssaappuuttoo ddaarree\\ TTeerrrraa ddeell
mmiioo ssuudd \\ ccoonn uuoommiinnii ddaaii vvoollttii ssccoollppiittii \\
ccrreesscciiuuttii ccoonn iill ppaannee dduurroo \\ ddeellllaa mmiisseerriiaa ee ddeell
ssaaccrriiffiicciioo ““..
DDeebbeessssee aavveevvaa aaffffeerrmmaattoo cchhee nnooii mmeenn--
ttiiaammoo aa nnooii sstteessssii ppeerrffiinnoo nneeii ddiiaarrii.. MMaa èè
ffoorrssee mmeennzzooggnnaa ““iill rriiccoorrddoo ddeeii vveecccchhii,, sseedduuttii
aallllaa lluuccee ddeellllaa lluunnaa ...... iill pprrooffuummaattoo ccaannddoorree ddeeii
ppaannnnii ee ...... llee vvaalliiggiiee ddii ccaarrttoonnee ...... ssuu ssttrraaddee
ffeerrrraattee ddii ppoollvveerroossaa ssoolliittuuddiinnee??””
IIll BBiicccchhiieerrrrii ccii ttrraacciimmaa,, lloonnttaannoo ddaa ooggnnii
tteerrrreessttrriittàà tteeddiioossaa,, iinn uunn mmoonnddoo ppiissppiigglliiaannttee
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- 16 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrllddcc
PPRROOVVEERRBBII EE MMOODDII DDII DDIIRREE -- OOVVVVEERROO EELLEEMMEENNTTII DDII PPAARREEMMIIOOLLOOGGIIAA
Sirica Dora
11.. PPrriiggggiiòònnee ee mmaallaattììee vvòònnnnee ccuummppaaggnnììaa..
22.. AA vviittaa „„ee ll‟‟oosstteerrììaa ffeerrnnììssccee iinn ffaarrmmaacciiaa..
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RRiifflleessssiioo:: SSoonnoo pprroovveerrbbii aannttiicchhiissssiimmii,, cchhee rriittrroovviiaa-- mmoo aanncchhee nneell mmoonnddoo ggrreeccoo ee llaattiinnoo..
FFrraasseeoollooggiiaa:: TTaabbaaccccoo,, vviinnoo ee vveenneerree rriidduuccoonnoo
ll‟‟uuoommoo iinn cceenneerree –– OO tteemmppoorraallee cchhee aa lluugglliioo vviieennee
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PPoovveerree aa cchhii mmoorree
IImmpplliiccaannzzee sseemmaannttiicchhee::
tteemmppuurraallee:: ddaa tteemmppoorraallee
RRuurraa :: ddaa dduurraarree
AAnnttrrooppoollooggiiaa:: IIll sseemmee ddeeii pprroovveerrbbii èè
cchhiiaarraammeennttee eesspprreessssoo iinn llaattiinnoo::
TTaciturnitas stulto homini pro sapientia
est - Lo stare zitti è la saggezza dello sciocco (Publilio Siro). Tempus omnia medetur - Il tempo rimedia a tutto. Tempora tempore tempera - Tempera il
tempo col tempo.
PPrrooggeettttoo FFaammiigglliiaa NNeettwwoorrkk FFiilliiaallee AAnnggrrii
CCEENNTTRROO SSEERRVVIIZZII AANNGGRRII vviiaa bbaaddiiaa nn..66 -- PPeerr PPrriivvaattii -- AAssssiisstteennzzaa ssoocciioo ssaanniittaarriiaa aallllaa ppeerrssoonnaa HH 2244..
AAssss..nnzzaa aannzziiaannii.... FFaaxx 008811//994466889955 -- CCeell.. 333355//88006655995555 -- CCeell.. 333344//77331177779900 -- aannggrrii@@pprrooggeettttooffaammiigglliiaanneettwwoorrkk..iitt
FFiinnaallmmeennttee aanncchhee nneellll’’AAggrroo NNoocceerriinnoo-- SSaarrnneessee ssii hhaa llaa ppoossssiibbiilliittàà ddii aacccceeddeerree aadd aassssiisstteennzzee ssppeecciiaalliizzzzaattee,, ppeerr ggllii aannzziiaannii,, ppeerr ii ddiissaabbiillii,, ppeerr ttuuttttii ii ttiippii ddii mmaa--llaattttiiee ee ppeerr ttuuttttee llee pprroobblleemmaattiicchhee:: ssppeecciiaalliissttii nneellllee ccuurree mmeeddiicchhee ee nneell ssoosstteeggnnoo ddeeggllii aammmmaallaattii,, ssoonn pprroonnttii aa rraaggggiiuunnggeerree ooggnnii lluuooggoo eedd ooggnnii aabbiittaazziioonnee
ppeerr ppoorrttaarree,, aa cchhii nnee hhaa bbiissooggnnoo,, ii bbeenneeffiiccii ddeellllaa lloorroo ccoommppeetteennzzaa.. UUnn ggrraazziiee aa ccoolloorroo cchhee ssii ssoonnoo aaddooppeerraattii nneellllaa rreeaalliizzzzaazziioonnee ddeell pprrooggeettttoo.. DDaa sseetttteemmbbrree,, ll’’iinniizziiaattiivvaa ssaarràà sseegguuiittaa mmoollttoo ddaallllaa ddiirreezziioonnee ddii AANNTTRROOPPOOSS IINN TTHHEE WWOORRLLDD cchhee ddaarràà ttuuttttee llee iinnffoorrmmaazziioonnii cchhee ii lleettttoorrii ddeellllaa rriivviissttaa vvoorrrraannnnoo ootttteenneerree..
IISSTTIITTUUTTII PPAARRIITTAARRII AA PPAAGGAANNII
RRAAGGIIOONNEERRIIAA –– LLIICCEEOO SSCCIIEENNTTIIFFIICCOO –– LLIICCEEOO DDEELLLLEE SSCCIIEENNZZEE UUMMAANNEE
EESSAAMMII IINN SSEEDDEE DDII IIDDOONNEEIITTAA’’
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LL’’IISSTTIITTUUTTOO SSAANN GGIIUUSSEEPPPPEE –– VVIIAA FFEERRRRAANNTTEE 22 008811 5511 55 773377 88 –– 334499 88777700 995566
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
LA PAGINA MEDICA: a cura di Andropos
LL EE MM AA LL AA TT TT II EE DD EE LL LL ’’ EE SS TT AA TT EE
2) Le patologie infettive trasmesse da zecche: la febbre bottonosa del Mediterraneo
Le zecche sono, tra gli artropodi, vettori estremamente effi-
cienti di un gran numero di agenti patogeni di natura virale,
rickettsiale, batterica, protozoaria, nonché di neurotossine;
queste ultime possono provocare paralisi flaccida acuta ad
andamento ascendente, talvolta letale per animali di piccola
taglia ed anche per l‟uomo.
In Italia sono presenti zecche appartenenti sia alla famiglia
delle Ixodidae (zecche dure) che a quella delle Argasidae
(zecche molli).
Le zecche dure, così definite per la presenza di un caratte-
ristico scudo dorsale chitinoso, comprendono, in Italia, 6
generi: Ixodes, Boophilus, Hyalomna, Rhipicephalus, Der-
macentor, Haemaphysalis.
Le zecche molli, sprovviste di scudo dorsale, sono presenti
con due generi: Argas ed Ornithodorus.
L‟habitat preferito dalle zecche è rappresentato da luoghi
ricchi di vegetazione erbosa ed arbustiva, con microclima
preferibilmente fresco ed umido, anche se non è raro il loro
riscontro in aree con clima decisamente caldo ed asciutto, e
con vegetazione più rada.
Alcune zecche dure, quali le Rhipicephalus, sono stretta-
mente associate alla popolazione canina, mentre altre (Der-
macentor, Haemaphysalis) sono parassiti abituali di animali
d‟allevamento e da reddito (ovini, bovini, equini).
Le zecche molli parassitano abitualmente uccelli, selvatici e
domestici, ed in particolare i piccioni, e possono infestare gli
ambienti frequentati da questi (piccionaie, soffitte).
A differenza delle zecche dure, quelle molli tendono ad
attaccare gli ospiti nelle ore di oscurità.
Le zecche presentano, generalmente, una bassa specificità di
specie, per cui, in assenza dell‟ospite preferito, possono at-
taccarsi al primo ospite “utile” di passaggio; l‟uomo rappre-
senta solitamente un ospite occasionale.
L‟infestazione di uccelli, migratori e non, nonché di nume-
rosi animali selvatici, è alla base della diffusione delle zec-
che in aree sempre più estese.
Le zecche necessitano di pasti di sangue per completare il
loro sviluppo e ciclo riproduttivo, ma possono resistere per
lunghi periodi di tempo al digiuno assoluto; la loro attività è
massima, nei paesi a clima temperato, nei periodi maggio-
ottobre. Il pasto di sangue, durante il quale la zecca rimane
costantemente attaccata all‟ospite, si compie nell‟arco di ore
per le zecche molli, di giorni o settimane per le dure.
La maggior parte delle malattie trasmesse da zecche può
essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico,
essendo la diagnosi di laboratorio complicata, sovente, da
fattori confondenti (reattività crociata con altri antigeni) e,
comunque, raramente utile nelle fasi iniziali della malattia in
cui, particolarmente nelle forme ad eziologia batterica, una
pronta terapia antibiotica è risolutiva.
Febbre bottonosa del Mediterraneo
Le rickettsiosi diverse dal tifo esantematico costitui-
scono un gruppo eterogeneo di malattie febbrili acute a tra-
smissione vettoriale; tra queste, la febbre bottonosa del Me-
diterraneo è la più diffusa nel bacino del Mediterraneo ed in
Italia.L‟agente eziologico della febbre bottonosa del Me-
diterraneo è rappresentato da Rickettsia conorii e da altre
rickettsie strettamente correlate.
Vettori della febbre bottonosa del Mediterraneo sono
varie specie di zecche dure, e soprattutto Rhipicephalus
sanguineus, parassita abituale di cani e di altri animali
domestici e selvatici (conigli e lepri, ma anche ovini, caprini
e bovini).
La febbre bottonosa del Mediterraneo può presentarsi
con vari gradi di severità e di durata; il periodo di incuba-
zione, dopo la puntura infettante, va da 5 a 7 giorni. L‟esor-
dio è improvviso, con sintomi di tipo simil-influenzale (feb-
bre di grado moderato-elevato accompagnata da brividi,
cefalea retrorbitale, astenia, malessere generale). In 3a-5
a
giornata compare un esantema maculo-papuloso ad anda-
mento centripeto, che interessa anche le piante dei piedi ed i
palmi delle mani, espressione della vasculite provocata
dall‟infezione. Nella maggior parte dei casi è chiaramente
visibile, in corrispondenza del morso della zecca, un‟area
ulcero-necrotica nerastra (segno della “tache noire”).
Anche in assenza di terapia la letalità della febbre
bottonosa è molto bassa (inferiore al 3%); la letalità può
tuttavia essere più alta in soggetti con condizioni di salute
già compromesse.
Complicazioni della febbre bottonosa possono manife-
starsi a carico dell‟apparato cardiovascolare, renale, del
SNC. Il trattamento antibiotico determina la risoluzione
delle manifestazioni febbrili, nelle forme non complicate,
nel giro di 2-3 giorni.
Le metodiche di laboratorio più appropriate per la
diagnosi di Rickettsiosi sono rappresentate dalla immuno-
fluorescenza indiretta su siero, dal metodo immunoenzima-
tico, dalla immunofluorescenza diretta su campioni bioptici.
Il test di Weil-Felix, basato sulla sieroagglutinazione di ceppi
di Proteus Ox19, Ox2, oppure OxK, è poco sensibile oltre
che poco specifico; può avere valore, ai fini della conferma
diagnostica di rickettsiosi, solo qualora venga dimostrato un
aumento significativo (pari o superiore a 4 volte) del titolo
anticorpale tra la fase acuta e la fase di convalescenza della
malattia.
La decisione di iniziare il trattamento antibiotico
dovrebbe essere presa sulla base della diagnosi clinica, senza
attendere la conferma di laboratorio. Per la conferma di
laboratorio della diagnosi di febbre bottonosa, oltre all‟
isolamento dell‟agente infettivo da appropriati campioni
biologici, alla positività della reazione di immunofluore-
scenza diretta in biopsie cutanee o in reperti autoptici e al
sopracitato incremento del titolo anticorpale tra la fase acuta
e quella di convalescenza, può essere preso in considera-
zione un titolo anticorpale, in un singolo campione di siero,
1:64, se determinato con immuno-fluorescenza indiretta.
(Continua)
- 18 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
II GGRRAANNDDII PPEENNSSAATTOORRII:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss
Ἡράκλειτος της Ευέσοσ (II) Certo suona strano che un aristocratico parli di lo-
gos comune-cosmico: in realtà la questione è che
quel "comune" logos "cosmico" si riferisce non a
tutti gli uomini, ma a pochi : solo ai migliori , e non
ai dormienti. Ma cerchiamo di comprendere che co-
sa Eraclito intenda con "logos comune, cosmico":
come accennato, la parola logos è polisemantica ed
è quindi bene non tradurla. Essa si riconnette al ver-
bo greco "lego", che in origine significava "legare"
ma che poi passò a significare "parlare". Logos vuol
dire, tra le varie cose, discorso: c'è l'idea di più pa-
role che vengono tra loro legate per assumere un si-
gnificato. Può anche significare "discorso interio-
re" in quanto prima di parlare, si effettua un ragio-
namento, un dialogo interno a noi stessi. Quindi
passò a significare "ragionamento" e da qui "ragio-
ne", ossia la facoltà di effettuare ragiona-menti. Per
Eraclito però i significati della parola logos sono
essenzialmente tre: 1) La ragione che governa l'u-
niverso 2) Il pensiero che comprende questa ragione
universale 3) il discorso che esprime questa cono-
scenza (dunque il discorso che Eraclito pone per
iscritto nel suo testo). Così come abbiamo un logos
dentro di noi (la ragione) , Eraclito dice che anche
nella realtà ci deve essere un logos cosmico, dove
logos ha valenza di "ragione" : il logos è quel qual-
cosa che fa funzionare l'universo. Eraclito afferma
che il logos che abbiamo nella nostra mente non è
diverso da quello cosmico. Per arrivare a dire que-
sto, probabilmente, Eraclito si deve essere sagace-
mente chiesto: "come è che quello che noi pensia-
mo esiste anche nella realtà?". Questo è anche un
modo per rispondere alla domanda: "come si ricol-
legano le leggi della natura e del mondo? ". Di fatto,
Eraclito nega l'esistenza di un dio, ma ammette
quella di una ragione universale: c'è un nesso tra la
ragione che governa il mondo e quella che governa
la nostra mente: sono la stessa cosa e dunque l‟am-
biguità espositiva nell'opera "Perì fuseos" è dettata
dal logos stesso, che fà sì che la natura ami nascon-
dersi. Certo è difficile comprendere questo logos
universale, ma non è impossibile: l'uomo ce la può
fare usando quel frammento di logos a sua disposi-
zione, insito dentro di lui : la ragione, che non è
nient'altro che un pezzettino di logos universale di
cui tutti disponiamo. Quindi tutti partiamo dallo
stesso livello, ma solo i migliori riescono ad emer-
gere e ad avvicinarsi al logos cosmico. I dormienti
sono coloro che non ci riescono, nè ci provano: per
raggiungere il logos universale bisogna cooperare,
e non agire da soli e nel pro-
prio interesse: Eraclito dice "bi-
sogna seguire ciò che è comu-
ne; infatti ciò che è è comune
di tutti . Ma pur essendo il lo-
gos di tutti, la folla vive come
se avesse un proprio ed esclu-
sivo criterio per giudicare".Era-
clito era del parere che una città per
funzionare avesse bisogno delle leggi: come il logos
cosmico governa il mondo, così le leggi governano
la città. Anche le leggi (), come la mente
umana, rappresentano un frammento di logos u-
niversale. In Eraclito matura l'idea che la legge
umana derivi da quella naturale, della (na-
tura) Tutte le leggi umane - nella misura in cui sono
giuste - attingono ad un'unica legge cosmica. A quei
tempi vi era anche chi diceva che le leggi umane fos-
sero puramente convenzionali e non c'entrassero
nulla con la natura. Sebbene Eraclito arrivi ad am-
mettere che il principio sia il logos, un'entità asso-
lutamente astratta, tuttavia egli sente il bisogno di
incarnarlo in qualcosa di materiale, e più precisa-
mente nel fuoco. Eraclito dice che l'universo non è il
prodotto di dei o uomini, ma un ordine universale
unico ed eterno. Egli lo identifica con "il fuoco sem-
pre vivente" . Con il riferimento al fuoco, Eraclito
non intende soltanto introdurre una variazione
rispetto alla tesi, tradizionalmente attribuita agli io-
nici a partire da Aristotele (Metafisica, I), dell'unici-
tà del principio. Intende piuttosto insistere sulla pe-
culiarità di comportamento del fuoco: si accende e si
spegne regolarmente secondo una misura, come ap-
pare anche dal sole, che ora brilla (di giorno) e ora si
spegne (di notte). La vicenda cosmica in tutti i suoi
aspetti e nelle sue incessanti trasformazioni è infatti
regolata da una misura. La mobilità del tutto non è
un divenire casuale o disordinato, ma è regolata se-
condo ritmi precisi. Eraclito sostiene che non si tratti
solo della successione di un opposto all'altro, del
giorno alla notte, della vita alla morte e così via. La
guerra () assurge a simbolo e insieme
regola di tutto ciò che avviene nell'universo: questo
è caratterizzato da un'armonia superiore consistente
nell'unità e identità degli opposti in tensione tra loro
. Anche per Eraclito la ricerca dell'unità, al di sotto
dell'apparente molteplicità e dispersione di ciò che
appare ai più, è l'obiettivo primario. (( CCoonnttiinnuuaa)
-
- 19 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Storicamente, l‟unica struttura statale – specie in
àmbito europeo – che è sopravvissuta nei secoli ed è
uscita vincitrice dai conflitti con altre strutture, è la
“Nazione”: codificata con la Rivoluzione Francese e
poi soprattutto con il “Discorso alla Nazione
Tedesca” di Fichte, ma in realtà preesistente all‟una
e all‟altro. La Nazione ha scompaginato gli Imperi
ma anche una più ampia struttura sovranazionale,
cioè la Chiesa, intesa non come fattore religioso, ma
come fattore politico, come potere temporale dei
Papi o, meglio, come superpotere che imponeva il
proprio volere a regni ed imperi.
Orbene, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti – a
questo punto della crisi planetaria degli ultimi anni –
che l‟obiettivo finale della guerra di conquista
scatenata dai “poteri forti” sono proprio le Nazioni,
anzi il concetto stesso di “Stato Nazionale”. La
guerra (e non sembri eccessivo il termine) è stata ed
è condotta con tutti i mezzi – leciti e illeciti – e in
tutti gli àmbiti: da quello finanziario, attraverso la
globalizzazione economica; a quello sociale, con la
disoccupazione generalizzata e con la macelleria
sociale; a quello squisitamente politico, con l‟im-
pulso dato ad una migrazione di massa di cui oggi
avvertiamo soltanto i primi segnali, anticipatori di
una vera e propria valanga con la quale si vuole
sommer-gere (e snaturare) gli Stati europei.
Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in que-sta
fase, viene privilegiato come strumento dell‟ag-
gressione agli Stati Nazionali. Si punta tutto sul
“buonismo”, una sorta di nuova religione laica che
accomuna le utopie di una Sinistra priva di idee e le
contorsioni dottrinarie di una Chiesa Cattolica che
sembra aver smarrito le certezze del passato. L‟una e
l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni. L‟una e l‟al-
tra, però, divenute ogget-tivamente strumento di un
disegno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti
popolari, sia della stessa identità cristiana dei popoli
europei.
Si lanciano messaggi sbagliati che, debitamente
amplificati dagli strumenti di comunica-zione, si
cerca di far diventare patrimonio inconsapevole
dell‟opinione pubblica europea.
Le analisi politiche procedono come se le Na-
zioni non esistessero, come se i confini nazionali non
avessero una funzione, come se ogni essere vivente
non appartenesse per nascita ad una Nazione (dal
latino natio, cioè appunto nascita) ma avesse vice-
versa il diritto di scegliersi la patria per lui più
conveniente, anche calpestando i diritti degli abitanti
di quella patria. Anzi, se qualche governo compie
il proprio dovere e difende la frontiera nazionale (per
esempio, costruendo una barriera a protezione dei
confini), quel go-verno viene condannato senza
appello dagli or-gani d‟informazione “europei”, che
lo qualifi-cano come razzista e xenofobo. L‟ultima
vittima di questo conformismo becero è l‟Ungheria,
per la decisione di proteggere la sua frontiera con la
Serbia; ma è già toccato alla Spagna, alla Grecia, alla
Svizzera (ricordate il referendum anti-immi-
grazione?), e la stessa Francia viene in questi giorni
criticata per il blocco alla frontiera di Ventimiglia.
Quanto all‟Italia, la sua classe dirigente è in
perfetta sintonia con tutti i padrini dell‟assalto mi-
gratorio: con i “mercati”, in primo luogo; ma anche
con il Vaticano, con una Sinistra che va tenuta buona
con un osso (quello appunto della immigrazione) e –
ultimo non ultimo – con la Grande Alleata che ha
voluto l‟eliminazione di Geddafi, forse anche per
togliere un ostacolo oggettivo allo scatenamento
dell‟assalto migratorio contro le coste italiane; la
stessa Grande Alleata – guarda caso – che non
muove un dito per impedire l‟avanzata dell‟ISIS in
Libia.
Quello dell‟immigrazione – tra i tanti – è il più
clamoroso dei fallimenti del Pifferaio dell‟Arno, che
è riuscito a prendere pesci in faccia da tutti con il
sorriso sulle labbra, ad incassare le sconfitte più
clamorose scrivendo su Twitter che l‟Italia era riu-
scita ad ottenere non so quali eccezionali risultati in
sede europea. La realtà è sotto gli occhi di tutti.
Adesso gli immigrati non li portano in Italia soltanto
le nostre navi; ma anche le navi degli altri Paesi eu-
ropei (In-ghilterra, Germania, Spagna, eccetera), che
li prelevano appena fuori dalle acque territoriali li-
biche e li vengono sùbito a depositare nei nostri por-
ti. Bel risultato davvero! Ma il Vispo Tereso non fa
una piega, anzi ha la faccia tosta di insolentire chi
stigmatizza il suo operato. Salvini, in particolare, è
accusato di “speculare sulla paura”. Come se gli ita-
liani non avessero motivo di aver paura! «La priorità
– ripete come un disco rotto – è salvare vite umane.»
Altro messaggio moralmente apprezzabile, ma giuri-
dicamente infondato.
La priorità per qualunque Stato è difendere i propri
cittadini, la vita dei propri cittadini, la sicurezza dei
propri cittadini, gli interessi dei propri cittadini.
Dopo di che, difendere anche vita, sicurezza, inte-
ressi degli altri. Ma in seconda istanza, e comunque
in termini realistici, rapportati alle proprie capacità,
VVoogglliioonnoo ddiissttrruuggggeerree ggllii ssttaattii nnaazziioonnaallii??
- 20 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
compatibilmente con le proprie disponibilità (eco-
nomiche, occupazionali, abitative, eccetera).
Non esiste, non può esistere una solidarietà
illimitata. Neanche il Paese più ricco del mondo può
permettersi di non chiudere la porta in faccia a
nessuno. Eppure, il buonismo di Stato (e di
parrocchia) ci dice che abbiamo l‟obbligo (l‟obbligo,
non la facoltà) di accogliere tutti coloro che vogliono
venire da noi. E pazienza se accanto ai cristiani
profughi dall‟ISIS ci sia qualche (?) musulmano che
vede l‟Europa come una terra di conquista per
l‟Islam; pazienza se, accanto a chi fugge dalle
persecuzioni, ci sia chi soltanto voglia “ una vita
migliore”; pazienza se, accanto a chi cerca un lavoro
(che non c‟è), ci siano dei delinquenti, anche
pericolosissimi. Poco importa, le Nazioni, i loro
confini, le loro regole sono piccoli ostacoli che
la storia ci ha gettato fra i piedi, per farci
inciampare sulla strada imbecille di un mondo
senza frontiere e senza anima, pronto per essere
guidato da quel “governo unico mondiale” che è
il sogno proibito della speculazione finanziaria.
Con gli applausi di una Sinistra succube, e con
la benedizione di una Chiesa miope.
MMIICCHHEELLEE RRAALLLLOO
Salerno - CAFE’ MIRO’CONTINUA A STRABILIARE
Altra serata di fuoco, quella del 19 giugno u. s., con le mirabili esecuzioni dei QUEENERRS.
Il pubblico, numeroso e competente, ha applaudito una performance esclusive ed eccezionale,
con la esecuzione di brani di Freddie Mercury e del repertorio dei mitici Queen. Una atmosfera
melodica ha veicolato i presenti nel fantastico mondo di artisti immortali, che hanno inciso
profondamente sulla storia della musica degli anni 1970 – 1980, influenzandi artisti di più
generazioni e nazionalità. Un grazie , dunque, alla equipe del CAFE‟ MIRO‟, per aver offerto
alla nostra città l‟occasione di un simile ascolto, con l‟esortazione a continuare così, contribuen-
do in tal modo alla crescita del gusto e della cultura salernitana. Franco Pastore
- 21 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
DDAA EERRIICCEE –– AANNNNAA BBUURRDDUUAA
A San Marco, ridente frazione dell‟Agro ericino,
nacque, il 23 settembre 1879, Sebastiano Bon
figlio, spirito rivoluzionario, sostenitore della
giustizia sociale e difensore delle fasce più
deboli. Il padre Nicolò, membro dei Fasci dei
Lavoratori trasmise al figlio, ancora giovinetto,
quella opposizione alla classe politica dirigente
che non aveva consapevolezza o meglio com-
prensione dei disagi notevoli che viveva la mag-
gior parte dei cittadini ericini, sparsi nelle frazio-
ni talvolta molto distanti dal capoluogo ed inoltre
non avviava interventi che potessero risolvere gli
svariati ed annosi problemi della disoccupazione
e del lavoro. Da ragazzo lavorò in una falegna-
meria senza mai trascurare l‟istruzione. Da auto-
didatta riuscì a conseguire prima il diploma di
insegnante elementare e poi di perito agrario.
Grazie al suo impegno per lo studio era riuscito a
conquistare una certa conoscenza tecnica e poli-
tico – sindacale dei problemi agrari che gli con-
sentì di assumere posizioni rappresentative e di
prestigio nel Movimento Socialista, competenze
che non mancò di manifestare anche attraverso
gli organi di stampa come portavoce delle idee e
pensieri dello stesso Movimento. Significativi i
suoi articoli pubblicati sul giornale “ Il diritto
alla vita” diretto da Sebastiano Cammareri Scurti
contro l‟Amministrazione Fontana che deteneva
il potere da ben quindici anni, un‟Amministrazio-
ne nepotista: parte dei rappresentanti della Giunta
e del Consiglio Comunale era, infatti, imparentata
con la famiglia del Sindaco. Negli articoli vi era
l‟aperta denuncia dei comportamenti e dei me-
todi attuati dalla politica amministrativa del Fon-
tana e del rapporto con i lavoratori dipendenti
assoggettati. Nel 1901, un compatto sciopero
agricolo, mise in difficoltà l‟Amministrazione
che non esitò a fare pressioni presso l‟onorevole
Nunzio Nasi e Giolitti perché intervenissero
presso i protestanti. Le pressioni, tuttavia, non
sortirono l‟effetto sperato, i politici interpellati
assunsero una linea neutrale e questo atteggia-
mento consentì agli organizzatori dello sciopero
di ottenere sensibili miglioramenti sui prezzi
dell‟affitto delle case dei braccianti e sui salari.
In seguito a questa sua partecipazione fattiva alla
protesta popolare, Bonfiglio divenne dirigente del
Partito Socialista fino ad assumere, nel 1902, la
guida della Federazione Provinciale del PSI di
Trapani. Nel 1904 Bonfiglio lasciò la Sicilia per
trasferirsi a Milano dove lavorò in una fabbrica di
mobili. Nel 1906 ritornò per breve tempo in
Sicilia quindi si recò negli Stati Uniti d‟America.
Assieme ad altri compagni organizzò, nel 1909, la
sezione socialista di Brooklyn e una cooperativa
di consumo. Nel 1911 viene chiamato a dirigere il
giornale “ La voce dei socialisti di Chicago .
Tornò in Sicilia nel 1913 e fece parte del Comi-
tato promotore per il rafforzamento del Partito in
Sicilia. Allo scoppio della prima guerra mondiale
fu arruolato nel Corpo sanitario ma, a causa delle
sue idee sovversive, venne mandato a Cirene in
Libia dove dette un segno tangibile della sua soli-
darietà internazionalista e anticolonialista apren-
do una scuola per i bambini arabi. A guerra finita
riprese la sua attività politico- sindacale nel trapa-
nese. Il 3 ottobre 1920 i Socialisti vinsero clamo-
rosamente le elezioni amministrative e Bonfiglio
venne eletto Sindaco. Nel 1921 un‟altra svolta
importante nella sua vita: al Congresso Nazionale
di Livorno venne nominato membro della direzio-
ne del Partito Socialista Italiano. Il 10 giugno
1922 mentre ritornava a casa dopo una seduta di
Giunta venne colpito a morte in località Gian-guz-
zo. San Marco, suo paese natale, gli tributò onore
con un monumento in sua memoria.
SEBASTIANO BONFIGLIO
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
FEGATO ALLA MILANESE
Ingredienti (per 6)
Fegato di vitello gr 600
Burro gr 100
1 uovo
Pane grattugiato
Sale
Preparazione
Tagliare il fegato a fette sottili dopo averlo spellato.
Passarlo nell‟uovo sbattuto, salato, e poi nel pane
grattugiato. Metterlo in una teglia con il burro, farlo
dorare, spruzzarlo con un po‟ di sale e servirlo.
LINGUA DI VITELLO IN SALSA PICCANTE
Ingredienti (per 6)
Lingua di vitello di gr 600
Acciughe salate 2
Cipolla
Capperi,
Cetriolini
Prezzemolo, aceta, sale, pepe
Preparazione
Lessare la lingua in abbondante acqua salata, per
circa 3 ore. Spellarla e affettarla. Far ro-solare in un
tegame la cipolla tritata con il bur-ro; aggiungere le
acciughe lavate e spinate a pezzetti, una manciatina
di capperi, 2 cucchiai di aceto 2 un bicchiere di
brodo della lingua. Far cuocere per qualche minuto.
Mettere ne te-game le fette di lingua e far insaporire
per 10 minuti. Disporre la lingua nel piatto di
portata e coprirla con la salsa passata al setaccio,
nella quale è stato aggiunto 1 cucchiaio di prezze-
molo tritato, alcuni cetriolini a pezzetti e un po‟ di
pepe.
ROGNONI AI FUNGHI
Ingredienti (per 6)
Rognoni di vitello gr 600
Burro gr 50
Funghi freschi gr 125
Aglio 1 spicchio
Cipolla, prezzemolo, aceto, sale e pepe
Preparazione
Mettere in acqua e aceto i rognoni per circa 1 ora.
Tagliarli a fettine. In un tegame far rosolare la
cipolla tritata e lo spicchio d‟aglio. Unire le fette di
rognone. A metà cottura aggiungere i funghi a
fettine e un po‟ di prezzemolo tritato. Insaporire con
sale e pepe. A cottura ultimata. Circa 20 minuti,
togliere lo spicchio d‟aglio e servire.
CUORE TRIFOLATO
Ingredienti (per 6)
Cuore di vitello gr 600
Burro gr 50
Olio ½ bicchiere
Aglio 1 spicchio
Prezzemolo, limone, sale
Preparazione
Mettere in una teglia l‟olio e l‟aglio schiacciato e far
cuocere per qualche minuto. Togliere l‟aglio,
aggiungere il burro e farlo fondere. Unire il cuore ben
lavato e tenuto in acqua acidulata, a fettine, e far
cuocere per 15-20 minuti. A cottura ultimata unire il
prezzemolo tritato e servire.
TRIPPA ALLA GENOVESE
Ingredienti (per 6)
Foiolo già pronto gr 900
Pomodori gr 500
Olio ½ bicchiere
Pancetta 2 fette
1 pugnetto di pinoli e 1 pugnetto di funghi
secchi
Parmigiano grattugiato
Crostoni di pane fritti
Carota, cipolla, sedano, sale
Preparazione
Lavare bene e tagliare a striscioline il foiolo. Metterlo
in una casseruola sul fuoco ad asciugare. Preparare un
soffritto con l‟olio, la cipolla, il sedano, la carota
tritati e la pancetta a pezzetti. Aggiungere i pinoli e i
funghi ammollati, strizzati e tritati. Far rosolare bene
e unire il foiolo. Far insaporire, salare e, dopo 10
minuti, aggiungere i pomodori pelati, a pezzi. Dopo
15 minuti di cottura, coprire d‟acqua e lasciar cuocere
lentamente per 2 ore. Servire la trippa sopra crostoni
di pane fritti o abbrustoliti al forno e cospargere di
parmigiano grattugiato.
PPIIAATTTTII TTIIPPIICCII DDEELL MMEEDDIITTEERRRRAANNEEOO -- AA ccuurraa ddii RRoossaa MMaarriiaa PPaassttoorree
RRIICCEETTTTEE
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
UUNNAA DDOONNNNAA NNEELLLLAA SSTTOORRIIAA –– aa ccuurraa ddii DDee BBoorriiss
AAMMEELLIIAA EERRHHAARRTT Amelia Earhart nasce nella casa dei nonni ad
Atchison, nel Kansas, dove la madre Amy preferisce
partorire. Il padre, Edwin, fa pratica legale a Kansas
City. Dopo due anni e mezzo nasce la sorella,
Muriel. Nel1905 i genitori di Amelia si trasferiscono
a Des Moines, nell'Iowa, lasciando le figlie con i
nonni. Solo nel 1908 queste raggiungeranno i loro
genitori. Nel 1914, Amelia decide di frequentare i
corsi per infer-miera, che la porteranno a prestare
servizio in un ospedale militare in Canada, durante
tutta la durata della Prima guerra mondiale.
Nel 1920, all'età di 23 anni, si reca insieme col padre
a un raduno aeronautico presso il Daugherty Airfield
a Long Beach in California e, pagando un dollaro,
per la prima volta sale a bordo di un biplano per un
giro turistico di dieci minuti sopra Los Angeles. È in
quell'occasione che decide di imparare a volare.
Comincia a fre-quentare le lezioni di volo e, a un
anno di di-stanza, con l'aiuto della madre, acquista il
suo primo biplano, con il quale stabilirà il primo dei
suoi record femminili, salendo a un'altitudine di
14.000 piedi.
Nell'aprile del 1928, il capitano Hilton H. Railey le
propone di essere la prima donna ad attraversare
l'Atlantico e il 17 giugno, dopo diversi rinvii dovuti
alle brutte condizioni del tempo, decollano con
Amelia Earhart il pilota Stultz e il copilota e
meccanico Gordon, a bordo di un Fokker F.VII,
chiamato Friend-ship (amicizia). Sebbene Amelia
sia relegata a ben poche funzioni, quando il team
arriva in Galles 21 ore dopo, gli onori sono quasi
tutti per lei. Anche il Presidente Coolidge le invia
con un cablogramma le sue personali congratula-
zioni.
L'8 aprile 1931, pilotando un autogiro Pitcairn P
CA-2, stabilisce il record mondiale di altitudine,
raggiungendo i 18 415 piedi (5 613 metri).
All'inizio del 1932 nessun altro pilota, a parte Lind-
bergh, aveva compiuto la trasvolata in solitaria. Ci
riesce Lady Lindy, come viene so-prannominata,
completando l'impresa il 21 maggio con un Lock-
heed Vega equipaggiato con segnatempi Witt-
nauer, impiegando quattordici ore e cinquantasei
minuti per volare da Terranova a Londonder-ry nel-
l'Irlanda del Nord. Il 24 agosto 1932 è la prima
donna ad attraversare in in volo gli Stati Uniti senza
scalo, partendo da Los Angelese arrivando a Ne-
wark (New Jersey). Sempre determinata e con l'in-
tento di arrivare dove altri avevano fallito, diventa la
prima aviatrice ad attraversare il Pacifico,
da Oakland a Honolulu, nelle Hawaii. Il 17 marzo
1937, giorno di San Patrizio, Earhart e il
suo equipaggio volarono lungo il pri-
mo tratto da Oakland, California a
Honolulu, Hawaii.Oltre a Earhart e
Noonan,si trovavano a bordo Harry
Manning e Paul Mantz (che agiva
come consulente tecnico di Earhart).
A causa di problemi di lubrificazione e di attrito nel
meccanismo del mozzo dell'elica a passo variabile,
l'aereo necessitò di manutenzione alle Hawaii.
Infine l'aereo arrivò al campo di volo della Marina
statunitense di Luke Field a Ford Island in Pearl
Harbor. Il volo riprese tre giorni dopo da Luke
Field con Earhart, Noonan e Manning a bordo, ma
durante il decollo, l'aereo fece un testacoda.
Mentre l'Electra veniva riparato, la Earhart e il
marito George P. Putnam raccolsero ulteriori fondi
e prepararono un secondo tentativo. Esso prevedeva
di circumnavigare il globo da occidente a oriente e
iniziò con un volo, non pubblicizzato, da Oakland
in California a Miami in Florida, dove la Earhart
annunciò pubblicamente il suo progetto di circum-
navigazione del globo. Il cambio di direzione del
volo fu parzialmente dovuto a cambiamenti nel
clima atmosferico lungo la rotta pianificata del
primo tentativo. Noonan fu il solo membro del-
l'equipaggio di Earhart per questo secondo volo.
Partirono da Miami il 1º giugno e, dopo diverse
fermate in Sud America, in Africa, nel sub-
continente indiano e nell'Asia sudorientale, ar-
rivarono a Lae, in Nuova Guinea, il 29 giu-gno
1937. A questo punto avevano percorso 35.000 km;
rimanevano da percorrere 11.000
km di volo sopra il Pacifico. Il 2 luglio 1937, a
mezzanotte, la Earhart e Noonan decollarono da
Lae con l'Electra sovraccarico. La loro destinazione
era l'Howland, una striscia piatta di terra lunga
2 km, larga 500 m, alta 3 m e distante 4.113 km. La
loro ultima posizione riportata fu vicino alle Nu-
kumanu, circa 1.300 km lungo la rotta. Il cut-
ter della Guardia costiera statunitense Itasca era
stazionato a Howland, con l'incarico di comunicare
con l'aereo di Earhart e guidarlo fino all'isola, una
volta che fossero arrivati nelle sue vicinanze.
Purtroppo Amelia Earhart scomparve nell‟oceano.
Le ricerche vengono interrotte il 18 luglio dopo
aver cercato su una superficie di 250.000 miglia
quadrate di oceano.
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
STORIA DELLA MUSICA - A cura di Ermanno Pastore
LLAA MMUUSSIICCAA LLEEGGGGEERRAA--LL‟‟IIMMIITTAAZZIIOONNEE
Tipico dell'industria musicale è anche il fenom-
eno dell'imitazione, fondamentalmente un'opera-
zione commerciale che punta a ricalcare il suc-
cesso di un certo brano o di un certo artista.
Questo fenomeno porta al proliferare di mode e
tendenze, si pensi ad esempio alla moltitudine di
gruppi beat degli anni '60 che ricalcavano il fe-
nomeno Beatles. Capita spesso che i produttori
discografici siano i veri registi delle tendenze
musicali e abbiano un'ampia influenza sul pro-
dotto finito dei loro artisti (molti dei quali ap-
paiono nel firmamento delle classifiche di ven-
dita per una sola stagione, ra-pidamente sosti-
tuiti da volti nuovi), questo perché l'industria
musicale è legata al mercato discografico e il
mercato alla pubblicità, quindi qualunque artista
famoso è tale perché, o per merito suo o per
merito di altri, si è saputo proporre al pubblico
nel modo giusto, cercando di non sbagliare il
modo di espressione.
la musica leggera è un tipo di musica che deve
essere accessibile e fruibile da tutti seguendo
quindi una logica di mercato in contrasto con la
cosiddetta musica alternativa o underground.
Quest'ultima si contrappone alla musica leggera
per ragioni diverse: per una ricerca musicale sia
in campo stilistico che sonoro (distogliendosi
dalla logica secondo cui grandi investimenti de-
vono portare a guadagni sicuri); per la modalità
commerciale con cui si accosta ai suoi fruitori,
privilegiando in sostanza il passaparola che si
può avere tra gli appassionati del genere, in
opposizione al bombardamento pubblicitario,
questo spesso è dovuto al fatto che le possibilità
finanziarie della musica underground sono note-
volmente inferiori a quelle della musica pop,
essendo quest'ultima preferita dalle cosid-det-
te majors (ma oggi anche da molte etichette di-
scografiche indipendenti) per la motivazione
sopracitata; infine per i suoi contenuti impegnati
o comunque legati ad una sensibilità inconsueta
(quest'ultima caratteristica si può ritrovare però
anche in alcuni frangenti della musica leggera
ma è generalmente abbastanza rara).
Nonostante la mancanza di originalità, la musica
mainstream ha comunque il grande pregio di
portare buona parte dell'underground al grande
pubblico, influenzando e trasmettendo così in
modo più ampio la cultura popolare, trasforman-
do l'idea musicale in qualcosa di più assimilabile
da tutti. In questo modo, però, i riferimenti forniti
dalle sotto-culture musicali (heavy metal, punk
rock, hip hop, musica elettronica, psichedelia
ecc...) subiscono, in casi estremi ma sempre più
frequenti,un'omogeneizzazione, vengono cioè su-
perficializzati e spesso stereotipati per essere così
più facilmente assimilabili, si precisa infatti che
quasi ogni genere esistente è stato tradotto nei
codici del mainstream ed è perciò divenuto, in un
dato periodo storico, sinonimo di pop (da qui ad
esempio nascono i sottogeneri commer-ciali degli
stili già citati come pop metal, pop punk, pop
rap, electro pop, pop psichedelico). Questa logica
è rappresentativa del fatto che il fulcro del main-
stream è arrivare im-mediatamente al fruitore
disattento piuttosto che incidere con il messaggio
dell'artista. Vi è da aggiungere tuttavia che
spesso accade anche l'e-satto con-trario, ovvero
che un'idea musicale sca-turita dal mondo main-
stream, e quindi pop, dia origine ad un genere
musicale underground, anche perché oggi capita
spessissimo che i produttori main-stream che
lavorano per i grandi artisti pop por-tino avanti
altri progetti in mercati di nicchia.
E.PASTORE
IILL NNUUOOVVOO LLIIBBRR00 DDII RREENNAATTOO NNIICCOODDEEMMOO L‟AVE MARIA – STORIA E COMMENTO
LLee vviibbrraazziioonnii iinnddiivviidduuaallii ssii
ffaannnnoo vvooccee ddeellll‟‟aanniimmoo,, ddeell
cciieelloo ee ddeellllee sstteellllee,, ddii uunnaa
rreeaallllttàà oollttrree ooggnnii tteemmppoo ee
ttrraammaattaa dd‟‟iinnccaannttoo,, ddii ssoossppiirrii
cchhee iinnvvii--ttaannoo aadd eesssseerrccii ee aa
eessoonnddaarree,, aa nnuuttrriirrssii dd‟‟iimmmmeenn--
ssoo,, ppeerr ppooii rriittoorrnnaarree aa pprreeggaarree,,
iinnvvooccaannddoo iill SSuuoo nnoommee,, MMaa--
rriiaa,, iimmppaarreeggggiiaabbiillee mmeeddiiaattrriiccee
ttrraa ll‟‟uuoommoo ee DDiioo..
- 25 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
PPOOLLIITTIICCAA EE NNAAZZIIOONNEE –– OOVVVVEERROO IILL PPEENNSSIIEERROO DDEELLLLAA GGEENNTTEE CCOOMMUUNNEE
PPeennssiioonnii,, IIttaalliiaannii bbeeffffaattii
La sentenza n. 70/2015 della Consulta così recita: “dichiara
l‟illegittimità costituzionale dell‟art. 24, comma 25, del
decreto legge 6/12/2011 n. 201 “. Così il decreto del
famigerato governo Monti, non eletto dal popolo ma voluto
solo da una parte politica italiana, aiutata da squallidi per-
sonaggi stranieri, convertito in legge 22/XII/2011 n. 2014,
è stato annullato perché incostituzionale.
Questi sono i fatti dell‟impietoso e maldestro governo della
sinistra guidato da Monti che invece di intervenire sul
marcio dei conti pubblici preferì infierire sulla classe più
debole del popolo italiano.
Oggi che la Corte Costituzionale ha reso giustizia, un altro
governo di sinistra, guidato questa volta non più da quello
che fu uno strumento di potenze straniere, ma da Renzi che
non è stato eletto neanche parla-mentare, si accinge ad
umiliare ancora una volta i pensionati.
Eppure la sinistra, quando si trattava di mettere alla gogna
esponenti del centrodestra,sbandierava ai quattro venti il
proprio credo : “Le sentenze possono piacere o non piacere
ma vanno rispettate”. Invece Renzi, in buona sostanza,
come se non bastasse il danno causato dal governo Monti,
ha preso in giro di nuovo il popolo italiano e i pensionati ed
ha dichiarato che, è vero che le sentenze vanno inte-
gralmente rispettate, ma che al momento può disporre solo
di due milioni di euro (sui 18 necessari). Quindi pensare di
dare tutto a tutti significhirebbe togliere fondi alla scuola, al
sociale e alle strade.
Perché poi Renzi ha pensato di impietosire gli italiani par-
lando di sociale e infrastrutture e non di togliere i favolosi
privilegi ai politici o di non sperperare i soldi per gli extra-
comunitari e per le cooperative rosseè un miste-ro. Baste-
rebbe questo per rimborsareil dovuto ai pensionati che oggi
sono indignati per l‟assurdo modo con cui Renzi vuole
gestire l‟intera faccenda.
I pensionati oltre alla beffa già subita, oggi si sentono
cornuti e mazziati perché il premier invece di rispettare la
sentenza ha promesso l‟elemosina (un decimo del dovuto)
facendo credere all‟intera nazione di fare un piacere alla
classe più debole.
Immaginate cosa succederebbe se un cittadino, per pagare
una multa di 180 euro, si presentasse allo sportello e di-
cesse : E‟ vero che debbo pagare 180 euro ma questo signi-
ficherebbe non poter pagare il mutuo e non poter pagare la
tassa a scuola di mio figlio per cui pago solo 18 euro. Il
cittadino sarebbe deriso e comunque costretto a pagare l‟in-
tero importo con i relativi interessi.
Il principale esponente della sinistra italiana, anche segre-
tario del PD, che in passato si ergeva a paladino delle classi
più deboli, oggi ha cambiato faccia edha deciso, pur di non
tagliare i rami secchi della spesa pubblica, di non rispettare
la sentenza.
Dalle parole ai fatti e, incurante delle proteste e dei sinda-
cati, ha approvato un decreto che prevede una spesa dai 278
ai 500 euro una tantum ai pensionati a secondo della fascia
di reddito definendola “ Bonus Poletti”.
Sul cotto ha versato acqua bollente peggiorando così
ancor di più lo stato delle cose perché cosi ha rapinato
ancora una volta i pensionati. Inoltre bisognerebbe che
qualcuno dicesse a Renzi di consultare il dizionario
prima di aprire bocca a sproposito perché parlare di
“bonus Poletti” è pretestuoso perché “BONUS” signi-
fica “dare qualcosa in più” ovvero un incentivo econo-
mico e/o premio a chi ha raggiunto determinati risultati.
Quindi non è un bonus ma una semplice elemosina in
barba alle leggi e alla sentenza della Corte Costituzio-
nale.
Concludendo, i pensionati sono stati beffati e mazziati
da Monti e Renzi oltre che dalla sinistra intera, che non
ha voluto rispettare una sacrosanta sentenza . Dice bene
Travaglio quando asserisce che ci pisciano addosso e ci
fanno credere che piove. Eppure il presidente emerito
della Corte Costituzionale – intervistato da Affari
Italiani.It – ha dichiarato che il provvedimento adottato
da Renzi è incostituzionale perché la Corte di Cassa-
zione ha annullato la legge che costituiva titolo giu-
stificativo dei contributi versati negli anni passati pre-
cisando che “una legge attuale non può regolare retro-
attivamente la materia fiscale”.
Ormai il popolo è stanco di essere preso in giro e della
doppia morale della sinistra che, giorno dopo giorno,
sta deludendo gli italiani che, tra l‟altro, si sentono tra-
diti anche dal modo con cui cambiano continuamente
opinione pur di raggiungere i propri obiettivi che sono in
netto contrasto con quelli del popolo.
Lo stesso atteggiamento e la stessa doppia morale è stato
adottato anche in merito alle liste elettorali pulite. Basta
ricordare la caciara che il PD ha fatto contro gli espo-
nenti politici di altri partiti che venivano messi in lista
anche se solo indagati. Oggi invece il PD mette in lista
anche i pregiudicati, già condannati, facendo ingoiare
pillole amare agli italiani e a tutti coloro che non crede-
vano al trasformismo di un partito che si presentava
diversamente ma che, alla prova dei fatti, razzola male.
MMaarriioo BBoottttiigglliieerrii
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
SSoonnoo dduuee pprreesseennttaattoorrii ffaannttaassttiiccii LLaa GGiioorrggiiaa eedd
iill ssuuoo bbrriillllaannttee ppaarrttnneerr.. IILL ccoommpplliimmeennttoo nnaassccee ddaall
ccuuoorree,, ppeerrcchhéé,, iinn uunn ppaaeessee iinn rroovviinnaa,, eesssseerree
mmeecceennaattii ddeellllaa ccuullttuurraa èè qquuaallccoossaa ddii ggrraannddiioossoo..
QQuuaannttoo ssoopprraa ffaa bbeenn ssppeerraarree:: llaa ppooeessiiaa ee llaa
rriinnaasscciittaa ccuullttuurraallee ppoossssoonnoo ttaannttoo nneell rriipprriissttiinnoo
ddeellllaa ddiiggnniittàà ee ddeellllee rraaddiiccii ddii uunn ppooppoolloo..
QQuuaallcchhee mmaalleevvoolloo ppoottrreebbbbee ppeennssaarree cchhee ssttiiaa
ssccrriivveennddoo cciiòò ppeerrcchhéé llaa bbeellllaa ttrraassmmiissssiioonnee ddii
RRAADDIIOO IITTAALLIIAAUUNNOO ssii èè ooccccuuppaattaa aanncchhee ddeell
ssoottttoossccrriittttoo,, mmaa hhiicc nnoonn eesstt.. NNuummeerroossiissssiimmii bbrraavvii
ppooeettii hhaannnnoo sseennttiittoo ddeeccllaammaarree ii lloorroo vveerrssii ssiicc eett
ssiimmpplliicciitteerr,, sseennzzaa aavveerr ddoovvuuttoo iimmpplloorraarree iill sseerrvvii--
zziioo oo,, aannccoorr ppeeggggiioo,, ppaaggaarrlloo..
LLaa vvooccee ccaallddaa ddii GGiioorrggiiaa hhaa ssaappuuttoo eevviiddeenn--
zziiaarree,, ccoonn mmaaeessttrriiaa,, ggllii ssllaannccii ddii vviittaa,, eesspprreessssii
nneeggllii eellaabboorraattii,, mmeennttrree GGiioorrggiioo MMiillaanneessee nnee hhaa
aapppprrooffoonnddiittoo ii ttoonnii,, sseennzzaa rriiccoorrrreerree aa tteeccnniicchhee ssoo--
lliippssiissttiicchhee.. SSoonnoo eeffffeettttiivvaammeennttee bbrraavvii eedd hhaannnnoo
ffaattttoo ssii cchhee llaa lloorroo rraaddiioo ssiiaa llaa ppiiùù aassccoollttaattaa ee llaa
ppiiùù aammaattaa iinn PPiieemmoonnttee,, iinn IIttaalliiaa eedd oollttrraallppee ..
MMuussiiccaa,, eemmoozziioonnii,, ssoorrpprreessee ee,, ppeerrcchhéé nnoo,,
bbuuoonn uummoorree,, vveeiiccoollaannoo iinn uunn uunniivveerrssoo ddii ssee--
rreennaa ppaarrtteecciippaazziioonnee aallllaa bbrraavvuurraa ddii aarrttiissttii,, cchhee
hhaannnnoo ssccrriittttoo llaa ssttoorriiaa ddeellllaa mmuussiiccaa.. EEccccoo,, iinn
qquueessttoo mmoommeennttoo sseennttoo llaa lloorroo vvooccee iinn ssttrreeaa--
mmiinngg,, mmii mmeettttoo aallll‟‟aassccoollttoo,, ““ccoommee uunn bbiimmbboo
ffeelliiccee””..
AAii nnoossttrrii aammiiccii ggiiuunnggaannoo llee ccoonnggrraattuullaa--
zziioonnii ddii cchhii ssccrriivvee ee ddii ttuuttttoo lloo ssttaaffff ddii AAnnttrroo--
ppooss iinn tthhee wwoorrlldd.. FFrraannccoo PPaassttoorree
L’ISOLA CHE NON C’E La bella trasmissione di Giorgia Catalano e giorgio Milanese
IMMINENTE IL NUOVO ROMANZO DI ANNA BURDUA, UNA
STORIA CHE ESONDA NELLA RAPPRESENTAZIONE DI SE’
E del proprio universo.
LLaa ssttoorriiaa rraaccccoonnttaattaa èè ssttaattaa ttrraammaannddaattaa ddaaggllii
aanntteennaattii ddeellll‟‟AAuuttrriiccee cchhee hhaannnnoo ccoommpprreessoo,, nneell
tteemmppoo,, aall ddii llàà ddeell ffoorrttee lleeggaammee cchhee llii uunniivvaa
aallllaa pprroottaaggoonniissttaa ee,, nnoonn ssoolloo ppeerr iill vviinnccoolloo ddii
ssaanngguuee,, llaa rraarriittàà ddeellllaa ppeerrssoonnaa cchhee nneellllaa ssuuaa ppuurr
bbrreevvee vviittaa ccoonntteemmppllaattiivvaa,, hhaa llaasscciiaattoo ttrraaccccee eedd
eesseemmppii ddii ccoommppoorrttaammeennttii iinneegguuaagglliiaabbiillii.. IIll
rroommaannzzoo vvuuoollee eesssseerree uunnaa ppoorrttaa aappeerrttaa ssuull
ppaassssaattoo ee ssuull pprreesseennttee:: uunnaa ccoonnggiiuunnzziioonnee,, uunn
lleeggaammee eevvooccaattiivvoo ppeerr ddaarree uunn sseennssoo aallllaa vviittaa
ddeellllaa ssccrriittttrriiccee eedd aa qquueellllaa ddaallllaa qquuaallee èè ddiirreettttaa
ddiisscceennddeennttee..
- 27 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Il “Gruppo dei 7” – o semplicemente G7 – è il
vertice dei capi di governo e dei ministri della
economia di quelli che una volta erano i sette paesi
più ricchi del mondo: USA, Canada, Giappone, più il
quartetto europeo Germania-Inghilterra-Francia-
Italia. Costituito nel 1976, ha sempre svolto con zelo
il ruolo per cui era stato concepito: assi-curare che la
politica economica delle nazioni dell‟Oc-cidente
industrializzato non configgesse con gli interessi
degli Stati Uniti d‟America. Così è sempre stato; ma
– almeno nei primi vent‟anni di vita del Gruppo –
rispet-tando le forme, facendo finta che i leader dei
sette paesi avessero pari dignità, che si facessero bene
o male gli interessi di tutti i partecipanti.
Le cose cominciarono a cambiare negli anni ‟90,
dopo la fine dell‟Unione Sovietica e la nascita di
un‟Unione Europea che sembrava essere stata
concepita apposta per favorire gli interessi
statunitensi. Addirittura, quando ancora ci si illudeva
di poter arruolare fra i vassalli anche la Russia di
Putin, venne inventato il G8 (G7+Russia), oggi di
fatto scomparso.
La finzione “collegiale” del G7 è continuata bene
o male fino ai primi anni del XXI secolo, anche
durante la fase avventuristico-schizofrenica delle
guerre di George Bush junior: Afghanistan, Iraq e –
negli ultimi mesi del suo mandato – il tentativo di
“usare” la Georgia per far scoppiare una guerra ai
confini della Russia. Perfino negli anni di Bush,
dunque, si rispettavano le forme, e ci si sedeva
attorno a un tavolo per dare l‟impressione di discu-
tere e di elaborare tutti insieme una linea d‟azione.
Le cose, però, sono radicalmente cambiate negli
ultimi anni, a partire dall‟insediamento del 44°
Presisdente degli Stati Uniti d‟America, Barack
Hussein Obama. Salutato – solo perché nero – dagli
osanna di quelli che una volta erano i “progressisti”
del mondo intero, insignito addirit-tura di un Premio
Nobel preventivo “per la pace” (incredibile ma
vero!), Obama si è rapidamente rivelato come il più
duro, il più arrogante, il più “imperiale” tra i Presi-
denti della storia americana. E questa sua durezza ha
applicato non tanto alla politica interna (dove anzi ha
fatto cose apprezzabili, a cominciare dalla riforma del
sistema sanitario), quanto piuttosto alla politica
estera; ha attuato una politica di aggressione masche-
rata (attraverso rivolte “spontanee” ed eserciti merce-
nari) contro gli Stati considerati nemici degli USA
e/o dei suoi alleati israeliani e sauditi: contro la
Libia di Gheddafi, contro la Siria di As-sad, contro
la Russia di Putin. E ciò, senza curarsi delle
conseguenze negative per gli alleati europei di tali
sconsiderate aggressioni. E ogni riferimento ai danni
recati all‟economia europea dalle sanzioni
economiche antirusse non è puramente casuale. Così
come non è casuale il riferimento all‟assalto
migratorio alle nostre coste, gestito dalle fazioni
libiche fondamentaliste.
Papa Obama non sembra preoccuparsi più di
tanto, ed anzi coglie l‟occasione di ogni nuovo
vertice del G7 per rivolgersi ai vassalli con la
spocchia del signorotto medievale, dando per
scontato che i sudditi – pardon, gli alleati – debbano
sbracciarsi per agevolare in ogni modo i disegni
della politica americana, gettandosi alle spalle i loro
problemi. E a noi italiani la politica imperiale del G7
(sia detto con la massima considerazione per gli
Imperi rispettabili del passato) ha causato e causa più
danni che agli altri. Incominciando dall‟aggressione
NATO contro la Libia di Gheddafi (che ci ha privato
di un mercato petrolifero cui accedevamo a
condizioni privilegiate) e finendo alle sanzioni
economiche anti-Putin (che hanno disastrato interi
settori del nostro export).
I più recenti “vertici” del G7 (quelli svoltisi dopo
l‟esplosione della crisi ukraina) sono stati autentiche
“chiamate a rapporto” dei subalterni, cui è stata di
fatto imposta l‟agenda dei temi cui attribuire im-
portanza (la guerra, per ora soltanto economica,
contro la Russia) e dei temi da ignorare (l‟ISIS, la
Libia, l‟invasione migratoria). Dopo i due vertici del
2014 – in Olanda e in Belgio – è ora la volta di
Garmisch-Partenkirchen, in Germania, con l‟inef-
fabile Angel Merkel a fare da padrona di casa. Si
capisce che madama si sente importante, e Obama –
che non è fesso – le dà spago. Le fa capire che
sarebbe anche favorevole a una leadership congiunta
americano-tedesca, e Angelona va in brodo di
giuggiole. Non capisce – lei, la cancelliera – che
l‟unico modo per far potente la Germania dopo la
seconda guerra mondiale sarebbe un accordo con
Mosca, per limitare lo strapotere di Washington. E
non capendo ciò, agisce entro un orizzonte per forza
di cose limitato. Può, tutt‟al più, fare la voce grossa
con la piccola Grecia, ma più in là non può certa-
mente spingersi.
( Continua a pagina 31)
OBAMA, IL”G7” E LA DITTATURA AMERICANA SULL‟EUROPA
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
UNA DONNA NELLA LETTERATURA
LLAA SSTTUUPPEENNDDAA FFLLOORRAA
Ritratta a mezza figura, vestita di un'ampia ca-
micia pieghettata che le ricade dalla spalla
sinistra, scoprendole quasi un seno è una donna
dalla bellezza ideale. Si tratta di un genere di
largo successo in area veneziana derivato dal
prototipo della Laura di Giorgione. Con una ma-
no tiene il mantello rosato, che evidenzia l'incar-
nato nudo soprastante, con l'altra una manciata
di foglie e fiori. Fisicamente si tratta della stessa
donna dai capelli biondi e crespi fu il soggetto di
una serie di dipinti databili negli stessi anni:
la Donna allo specchio al Louvre, la Vanità a
Monaco, la Salomè della Galleria Doria Pamphi-
lj, la Violante , la Giovane donna con veste nera
di Vienna e laVenere Anadiomene di Edimbur-
go. Si trattava comunque di una consuetudine
per la bottega dell'artista (verificabile ad esem-
pio anche per la serie legata alla "Bella") di crea-
re opere simili con varianti dai medesimi studi,
se non proprio dallo stesso cartone. La stessa
donna appare inoltre, simile, nel personaggio ve-
stito dell'Amor Sacro e Amor Profano e in alcu-
ne Sacre conversazioni. Tali figure sono entrate
a far parte di un immaginario collettivo frequen-
te nell'arte veneta dell'epoca, di una femminilità
prosperosa e remissiva.
Il significato dell'immagine è stato Ampiamen-
te dibattuto: forse una cortigiana, come farebbe-
ro pensare le iscrizioni sulle incisioni seicente-
sche, forse un simbolo dell'amore nuziale, anche
se l'abito che essa indossa non è la veste di una
sposa, ma una tunica classica reinterpretata in
epoca rinascimentale.
La manciata di fiori primaverili nella mano
destra l'ha fatta di volta in volta interpretare
come Flora, come dea della Primavera o della
vegetazione. I fiori, come attributo di Venere, si
trovano in posizione simile anche nella Venere
di Urbino. Le dita aperte a forbice sarebbero un
segnale della promessa sposa, che presto perde-
rà la verginità e prenderà l'anello del matrimo-
nio; un anello di fidanzamento si vede invece
nell'altra mano. Secondo Cavalcaselle e Crowe
essa rappresentava "qualcosa di classico che
ricorda l'arte antica". Possibile è che la fanciulla
fosse, al pari dell'Amor sacro e Amor profano,
un esempio di combinazione tra castità (pudici-
tia) e sensualità (voluptas) propria delle spose,
come suggerirebbero i seni, uno coperto dalla ca-
micia e uno scoperto
Lo stile della Flora mostra quell'armonia di co-
lori, morbida e sontuosa allo stesso tempo, e di
composizione tipica detta "classicismo cromatico"
di Tiziano, esaltante la bellezza del soggetto e con
una forte valenza sensuale.
La figura è collocata nello spazio senza il ri-
corso a uno schema rigida-mente frontale, ma in
maniera più dinamica, col corpo florido della
donna che suggerisce un movi-mento circolare
attraverso il movimento delle mani e delle spalle,
nonché la testa leggermente reclinata.
Giudicata dagli studiosi fin dal secolo scorso
come una delle opere più compiute di Tiziano e in
particolare la più evoluta del periodo giovanile, il
dipinto è stato generalmente datato intorno al
1515, con l'eccezione di alcuni studiosi che tendo-
no a spostarla a pochi anni più tardi (Hourticq,
Crowe/Cavalcaselle, Tietze, Wethey).
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
IIMMMMAAGGIINNII DDII UUNN AALLTTRROO TTEEMMPPOO
Siamo alla fine del ‘700, epoca in cui andava per la maggiore una OR-
CHESTRINA, comunemente detta ” ‘A MUSICA GIAPPUNESE”, per la varietà
degli strumenti prettamente napoleta-ni, dei quali alcuni erano molto rumo-
rosi.
Al primo posto,infatti, era LO SCE-TAVAJASSE suonato dal ragazzo se-
duto sulla panca che ha di fianco a destra il suonatore di TRIANGOLO IN
BOCCA, al centro il suonatore di CAC-CAVELLA, con alle spalle il suonatore
di TRICCABBALLACCO, che ha di fian-co il suonatore di PIFFERO che, è pre-
ceduto dal suonatore di FLAUTO, otte-nuto da una canna di pannocchie.
NNeelllloo ssppeecciiffiiccoo,, o scetavajasse ti-picissimo strumento musicale popola-re napoletano, che per il modo con cui
è sonato fa pensare ad una sorta di violino, sebbene non abbia corde o
cassa armonica di sorta; esso è es-senzialmente formato da due congrue
aste lignee di cui una fornita di ampi denti ricavati per incisione lungo tutta
la faccia superiore dell’asta corredata al-tresì di numerosi piattelli metallici
infissi con chiodini lungo le facce late-
rali della medesima asta; l’altra asta u-
sata dal sonatore a mo’ di archetto vie-ne fatta scorrere contro i denti della
prima asta (tenuta poggiata, quasi a mo’ di violino, contro la clavicola) per
ottenerne uno stridente suono, facen-do altresì vibrare ritmicamente i piat-
telli nel tipico onomatopeico nfrunfrù. La caccavella conosciuta anche con il nome di putipú. Tale strumento in origine
era formato essenzialmente da una pen-tola di coccio, pentola non eccessivamen-
te alta, ma di ampia imboccatura sulla quale era distesa una pelle d’ovino, pelle che debordando dalla bocca era fermata
con stretti giri di spago, per modo che si opportunamente tendesse; al centro di
detta pelle in un piccolo foro è infissa verticalmente un’assicella cilindrica (ori-ginariamente una sottile canna) che sof-
fregata dall’alto in basso e viceversa con una pezzuola o una spugnetta ba-gnate
permette di trasmettere le vibra-zioni alla pelle che, è tesa sulla pentolina che fa da cassa di risonanza per modo che se
ne ottenga il caratteristico suono ( put-pù, put-pù), vagamente somigliante a
quello prodotto dal contrabbasso, suono che per via onomatopeica conduce al pu-tipù che, come ò detto, è l’altro nome
con cui è conosciuta la caccavella . Il triccabballacche è tipico strumento
musicale popolare usato in quasi tutta l’Italia centro –meridionale e non solo
dai piccoli concertini rionali popolari,ma anche da più vaste formazioni addirit-
tura di tipo bandistico; esso è costituito da un’ asta lignea fissa alla cui sommi-
tà insiste una testa a forma di paralle-lepipedo, contro cui vengono ritimica-
mente spinte analoghe teste di due a-ste mobili incerneriate alla base di quel-
la fissa; le teste per aumentare il clango-re dello strumento sono provviste dei so-
liti piattelli metallici.
„„AA MMUUSSEECCAA GGIIAAPPPPUUNNEESSEE
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
La facciata dell‟edificio, con le sue linee neo-
classiche, costituisce l‟elemento più caratteriz-zante
della piazza Plebiscito e definisce uno spazio ar-
chitettonico ed urbanistico unico per la città1.
L‟attuale sistemazione di tale prospetto è il risultato
del completo rifacimento eseguito nel 1832 nel-
l‟ambito degli importanti lavori di ammoderna-mento
e ristrutturazione decisi dallo Arcivescovo Lupoli: il
suo decisivo intervento è testimoniato dallo stemma
sul portone di ingresso e da una lapide sovrastante il
balcone principale della facciata.
Le facciate laterali invece (orientale e occidentale)
presentano ancora le decorazioni a stucco intorno alle
finestre, di tipo settecen-tesco, derivanti molto
probabilmente dalla quasi completa ricostruzione
dell‟edificio fatta esegui-re tra il 1731 e 1758 dagli
Arcivescovi Fabrizio De Capua prima e Casimiro
Rossi poi.
L‟interno dell‟edificio (fig. 2) è caratterizzato dal
quadriportico a pianta rettangolare, a tre arcate per i
lati settentrionali e meridionali e a quattro arcate per
gli altri due.
Dopo la ristrutturazione settecentesca, sia il piano
terra che quello superiore dovevano presentare una
medesima configurazione: passeggiata coperta conti-
nua, suddivisa a scansioni di archi e volte, con il lato
interno aperto sul cortile; ambienti chiusi, preva-
lentemente voltati, con accesso verso il cortile, per
tutte le sale dell‟edificio.
Tra il 1840 e 1850 l‟Arcivescovo Mons. Marino
Paglia chiuse con finestroni di ghisa le arcate del
primo piano che si affacciano verso il cortile; tali
facciate furono poi decorate, negli spazi tra un
finestrone e l‟altro, con immagini affrescate degli
Apostoli e dei Dottori della Chiesa (S. Ambrogio, S.
Agostino, S. Tommaso d‟Aquino e S. Bonaventura);
nella fascia che sovrasta i finestroni sono poi dipinti
dieci ovali raffiguranti quelli che possono considerarsi
i padri della cultura classica: Cicerone, Omero,
Virgilio, Pindaro, Platone, Demostene, Dan-te,
Petrarca, Ariosto e Tasso.
Nel 1843, come risulta ancora oggi scolpito nel 1832
da un primo gradino, fu rifatto ed ingrandito anche lo
scalone principale che porta al primo piano.
Rimanendo a piano terra, sulla destra dell‟androne di
ingresso è ancora degno di nota l‟elegante salone di
ricevimento, arricchito nel dipinto a tempera che
copre la parte centrale della volta e da un pavimento
maiolicato. Sempre nello stesso periodo l‟Arcive-
scovo Paglia fece decorare a tempera su carta la volta
della biblioteca dal celebre pittore salernitano Gaetano
d‟Agostino: l‟opera raffigura al centro, in un ovale, lo
Spirito Santo che illumina quattro figure simboliche
femminili rappresentanti la Filosofia, la Retorica, la
Poesia e la Geometria; ogni figura porta un‟iscrizione
in quattro lingue diverse: italiano, greco, latino ed
ebraica; nella parte a set-tentrione sono riprodotti
quattro angeli rappre-sentanti gli Evangelisti; nella
parte a mezzogiorno altri quattro angeli ricordano i
Profeti Isaia, Geremia, Daniele ed Ezechiele. A
testimonianza di questo fausto periodo di indubbio
fulgore del Seminario di Salerno fu posta una lapide
marmorea ancora oggi visibile sulla porta d‟ingresso
della sala centrale al primo piano, corrispondente
all‟androne di ingresso, che ricorda le visite di Papa
Pio IX e del sovrano Ferdinando II di Napoli, avvenute
entrambe nel 1849.
Il nuovo museo fu inaugurato nel 1990, quando vi si
trasferì la preziosa collezione, a buon diritto
considerata una organica rassegna della produzione
artistica dell‟Italia meridionale dal medioevo al
barocco. Dopo essere stato chiuso per un lungo
periodo, intervallato da aperture saltuarie, il Museo è
stato definitivamente aperto al pubblico nel 2012, per
volere del Mibac, dopo una certosina programmazione
museale, culminata nell‟apertura, il 24 luglio 2013, di
una nuova sala espositiva dedicata al Seicento.
(( CCoonnttiinnuuaa))
__________________________________ 11AAAA.. VVVV..,, PPaasssseeggggiiaattee ssaalleerrnniittaannee,, 44 vvoollll..,, SSaalleerrnnoo11999911,,
pp.. 2299..
IILL MMUUSSEEOO DDIIOOCCEESSAANNOO SSAALLEERRNNIITTAANNOO DDii PPAAOOLLOO LLIIGGUUOORRII ((IIIIII ppaarrttee))
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Intanto, papa Obama ha formalizzato il suo
diktat, e gli altri si sono messi subito sull‟attenti:
bruciare le tappe per giungere il più in fretta
possibile alla firma del TTIP (Partenariato Tran-
satlantico per il Commercio e gli Investimenti),
ovverossia il funesto trattato di libero scambio
USA-UE che farà definitivamente dell‟Europa un
mercato aggiuntivo per la produzione agricola e
industriale degli Stati Uniti. L‟America – si sa –
tiene al TTIP più che a ogni altra cosa al mondo,
perché lo considera uno strumento indispensabile
per espandere la propria economia. Non si capisce,
però, quale sarebbe l‟interesse dell‟Europa a
favorire l‟espansione dell‟economia americana a
proprio danno. Eppure, nessuno tra i leader dei 4
paesi europei del G7 ha osato pipitiare. Solo la
Merkel – va riconosciuto – ha pur sommessamente
accennato che «ci sono punti difficili da concordare
sia per noi che per gli Stati Uniti».
E nessuno, naturalmente, ha avuto il cattivo
gusto di chiedere al Padrone del Mondo perché
l‟ISIS venga lasciata avanzare indisturbata in Siria,
Iraq e, ora, anche in Libia. Tutti allineati e coperti,
come bravi soldatini, pronti a immolarsi per Intanto,
durante una pausa dei lavori del G7, il difendere la
Storicamente, l‟unica struttura statale – specie in
àmbito europeo – che è sopravvissuta nei secoli ed è
uscita vincitrice dai conflitti con altre strutture, è la
“Nazione”: codificata con la Rivoluzione Francese e poi
soprattutto con il “Discorso alla Nazione Tedesca” di
Fichte, ma in realtà preesistente all‟una e all‟altro. La
Nazione ha scompaginato gli Imperi ma anche una più
ampia struttura sovranazionale, cioè la Chiesa, intesa non
come fattore religioso, ma come fattore politico, come
potere temporale dei Papi o, meglio, come superpotere
che imponeva il proprio volere a regni ed imperi.
Orbene, dovrebbe ormai essere chiaro a tutti – a
questo punto della crisi planetaria degli ultimi anni – che
l‟obiettivo finale della guerra di conquista scatenata dai
“poteri forti” sono proprio le Nazioni, anzi il concetto
stesso di “Stato Nazionale”. La guerra (e non sembri
eccessivo il termine) è stata ed è condotta con tutti i
mezzi – leciti e illeciti – e in tutti gli àmbiti: da quello
finanziario, attraverso la globalizzazione economica; a
quello sociale, con la disoccupazione generalizzata e con
la macelleria sociale; a quello squisitamente politico, con
l‟impulso dato ad una migrazione di massa di cui oggi
avvertiamo soltanto i primi segnali, anticipatori di una
vera e propria valanga con la quale si vuole sommergere
(e snaturare) gli Stati europei.
Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in questa fase,
Grande Alleata e gli affaracci suoi. Vispo Tereso ha
dichiarato ai giornalisti che «la posizione italiana è
totalmente in linea con quella degli Stati Uniti su
come sostenere la crescita». Ammirati, gli astanti
hanno sottolineato la «piena sintonia» tra il papa
yankie e il chierichetto toscano.
Qualcuno – non temendo il ridicolo – ha parlato di
«asse Renzi-Obama al G7 tedesco». Povera Italia!
MM..RRAALLLLOO
viene privilegiato come strumento dell‟aggressione agli
Stati Nazionali. Si punta tutto sul “buonismo”, una sorta di
nuova religione laica che accomuna le utopie di una
Sinistra priva di idee e le contorsioni dottrinarie di una
Chiesa Cattolica che sembra aver smarrito le certezze del
passato. L‟una e l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni.
L‟una e l‟altra, però, divenute oggettivamente strumento di
un disegno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti
popolari, sia della stessa identità cristiana dei popoli
europei.
Ed è proprio l‟assalto migratorio che, in questa fase,
viene privilegiato come strumento dell‟aggressione agli Stati
Nazionali. Si punta tutto sul “buonismo”, una sorta di nuova
religione laica che accomuna le utopie di una Sinistra priva
di idee e le contorsioni dottrinarie di una Chiesa Cattolica
che sembra aver smarrito le certezze del passato. L‟una e l‟altra, mosse dalle migliori intenzioni. L‟una e
l‟altra, però, divenute oggettivamente strumento di un dise-
gno perverso, contrario agli interessi sia dei ceti popolari,
sia della stessa identità cristiana dei popoli europei. Si
lanciano messaggi sbagliati che, debitamente amplificati
dagli strumenti di comunicazione, si cerca di far diventare
patrimonio inconsapevole dell‟opinione pubblica europea.
Le analisi politiche procedono come se le Nazioni non
esistessero, come se i confini nazionali non avessero una
funzione, come se ogni essere vivente non appartenesse per
OObbaammaa eedd iill ““GG77””-- ccoonnttiinnuuaa ddaa ppaagg..2277
Ho sentito che siamo in
sintonia con gli USA ... Povera Italia!!!
IMMIGRAZIONE: CHI VUOLE DISTRUGGERE GLI STATI NAZIONALI?
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
RReeggiimmeenn SSaanniittaattiiss SSaalleerrnniittaannuumm
-- CCaappuutt XXLLVVIIIIII
DDEE SSEEMMIINNEE FFOOEENNIICCUULLII EETT DDEE AANNIISSOO
SSeemmeenn ffooeenniiccuullii ffuuggaatt eett ssppiirraaccuullaa ccuullii.. EEmmeennddaatt vviissuumm,, ssttoommaacchhuumm
ccoonnffoorrttaatt aanniissuumm.. CCooppiiaa dduullccoorriiss aanniissii ssiitt mmeelliioorriiss..
DDeell ffiinnoocccchhiioo llee sseemmeennttii ccaacccciiaann ffuuoorr ddaallll’’aannoo ii vveennttii..
GGllii oocccchhii ll’’aanniiccee aavvvvaalloorraa ee lloo ssttoommaaccoo rriissttoorraa..
FFrraa’’ ssuuee ssppeecciiee qquueellllaa aapppprreezzzzaa,, iinn ccuuii ttrroovvaa ppiiùù ddoollcceezzzzaa
LLEEVVIIOORRAA
VVEECCCCHHIIEE MMAA SSIIMMPPAATTIICCHHEE
Due carabinieri discutono se un certo albero
e' maschio o femmina. Allora chiedono un
parere ad un taglialegna che dice: - Met-
tetevi di lato all'albero. Ecco, considerando i
due coglioni ai lati direi che deve essere ma-
schio!-.
L'appuntato gira per la caserma con una
supposta sull'orecchio!!! Incontra il mare-
sciallo che gli chiede: - Appuntato ma che
cosa fa con una supposta sull'orecchio?-
L'appuntato strabuzza gli occhi ed esclama:
- Supposta... ma allora dove ho messo la
matita? –
BBRROONNTTOOLLOO IILL GGIIOORRNNAALLEE SSAATTIIRRIICCOO DDII SSAALLEERRNNOO
DDiirreezziioonnee ee RReeddaazziioonnee -- vviiaa MMaarrggoottttaa,,1188
tteell.. 008899..779977991177
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AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Da altre testate - https://esseresinistra.wordpress.com/
Queste proposte sottolineano in particolare l‟insistenza
del Fondo Monetario Internazionale in una dura e pu-
nitiva austerity, e sottolineano più che mai la necessità
per i grandi poteri europei di prendere iniziative che
conducano al termine della crisi del debito sovrano el-
lenico. Una crisi che colpisce altri paesi europei e che
sta minacciando il futuro prossimo dell‟integrazione
continentale.
Amici greci,
in questo momento pesa sulle nostre spalle, attra-
verso le lotte ed i sacrifici, la responsabilità storica
del popolo greco per il consolidamento della demo-
crazia e della sovranità nazionale. La nostra respo-
nsabilità per il futuro del nostro paese.
E la nostra responsabilità ci richiede di rispondere allo
ultimatum sulla base del mandato del popolo greco.
Pochi minuti fa alla riunione di gabinetto ho proposto
l‟organizzazione di un referendum, perché il popolo
greco possa decidere in maniera sovrana. Questa pro-
posta è stata accettata all‟unanimità.
Domani la la camera dei rappresentanti sarà convocata
d‟urgenza per ratificare la proposta del gabinetto per
un referendum la prossima domenica, 5 luglio, sulla
accettazione o il rigetto della proposta delle istitu-
zioni.
Ho già informato della mia decisione il presidente fran-
cese e la cancelliera tedesca, il presidente della BCE e
domani una mia lettera chiederà formalmente ai leader
della UE ed alle istituzioni di estendere per pochi giorni
il programma attuale in modo da permettere al popolo
greco di decidere, libero da ogni pressione e ricatto, co-
me richiesto dalla costituzione del nostro paese e dalla
tradizione democratica europea.
Amici greci,
al ricatto dell‟ultimatum che ci chiede di accettare una
severa e degradante austerità senza fine e senza pro-
spettive di ripresa economica, vi chiedo di risponde in
maniera sovrana e orgogliosa, come la nostra storia ci
chiede.
Ad una austerità autoritaria e violenta, risponderemo
con la democrazia, con calma e decisione. La Grecia,
il luogo di nascita della democrazia, manderà una
forte e sonora risposta all‟Europa ed al mondo.
„„«Amici greci, da sei mesi il governo greco combatte
una battaglia in condizioni di soffocamento economi-
co senza precedenti, per implementare il mandato che
ci avete dato il 25 gennaio.
Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner
chiedeva di mettere fine all‟austerità e permettere alla
prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro
paese.
Era un mandato per un accordo sostenibile che rispet-
tasse la democrazia e le regoli comuni europee, per
condurre all‟uscita finale dalla crisi.
Durante questo periodo di negoziazioni, ci è stato
chiesto di mettere in atto gli accordi fatti col preceden-
te governo nel “memorandum”, nonostante questi fos-
sero stati categoricamente condannati dal popolo gre-
co nelle recenti elezioni.
Comunque, nemmeno per un momenti abbiamo pen-
sato di arrenderci, cioè di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri par-
tner, sfortunatamente, hanno rilanciato all‟eurogruppo
di due giorni fa un ultimatum alla democrazia greca ed
al popolo greco.
Un ultimatum che è contrario ai principi fondanti ed ai
valori dell‟Europa, i valori del progetto comune euro-
peo.Hanno chiesto al governo greco di accettare una
pro-posta che accumula un nuovo insostenibile peso
sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possi-
bilità di recupero dell‟economia e della società greche.
Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di
incertezza ma accentua persino le disuguaglianze so-
ciali.
La proposta delle istituzioni include: misure per un‟ul-
teriore deregolamentazione del mercato del lavoro, ta-
gli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo
del settore pubblico e incremento dell‟IVA su cibo, ri-
storazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazio-
ni fiscali per le isole greche.
Queste proposte violano direttamente fondamentali
diritti europei, mostrano che riguardo a lavoro, ugua-
glianza e dignità, lo scopo di alcuni partners e istitu-
zioni non è il raggiungimento di un buon accordo per
tutte le parti, ma l‟umiliazione dell‟intero popolo
greco.
MESSAGGIO DI DIGNITA‟AL MONDO di Αλέξης Τσίπρας
All’una di questa notte, Alexis Tsipras, ha diramato questo messaggio di cui presentiamo la traduzione in
italiano circolante in rete. E’ per noi la voce più alta e nobile sinora ascoltata in ri-sposta alle folli richieste
del Fondo Monetario Internazionale e le Isttuzioni europee. E vogliamo che tutti i nostri lettori ne
comprendano il senso. Il senso della libertà e della democrazia. Che rinasce dalla Grecia.
- 34 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
Mi impegno personalmente al rispetto dei risultati
della vostra scelta democratica, qualsiasi essi siano.
Maria Imparato da Bergamo
Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum internazionale
della società civile e dei movimenti contadini.
L‟impegno verso una reale sostenibilità ali-mentare
Come tutte le grandi manifestazioni, Expo nasce con
la sua dose di contraddizioni interne e polemiche:
dalle notizie sulla corruzione e sugli appalti truccati,
passando per la controversa presenza di multi-
nazionali, come Mc Donald‟s, Coca-Cola e Nestlé,
fino ad arrivare alle riflessioni circa il vero si-
gnificato del messaggio di Expo (“Nutrire il Pianeta.
Energie per la Vita”).
Quest‟ultimo punto è forse quello più importante
perché rappresenta la più significativa eredità di
Expo 2015, nel suo intento di promuovere la
sostenibilità alimentare nel mondo.
È in questo quadro che si inserisce l‟Expo dei
Popoli, il Forum internazionale della società civile e
dei movimenti contadini, che si svolgerà a Milano,
presso la Fabbrica del Vapore, dal 3 al 5 giugno
2015, per rispondere alla sfida di “Nutrire il
Pianeta”.
Si tratta di un evento esterno, ma collaterale a Expo,
voluto da oltre 40 organizzazioni no-profit italiane,
che compongono il Comitato e hanno sottoscritto un
Manifesto, che offre chiare indicazioni sulle so-
luzioni da mettere in campo per vedere finalmente
riconosciuti e garantiti i diritti ad un‟alimentazione
adeguata e ad un uso equo e sostenibile delle risorse
naturali.
Sono assolutamente fiducioso che la vostra scelta
onorerà la storia del nostro paese e manderà un
messaggio di dignità al mondo.
In questi momenti critici dobbiamo tutti ricordare
che l‟Europa è la casa comune dei popoli. Che in
Europa non ci sono proprietari ed ospiti.
La Grecia è e rimarrà una parte fondamentale
dell‟Europa, e l‟Europa è una parte della Grecia. Ma
senza democrazia, l‟europa sarebbe un‟europa senza
identità e senza bussola.
Vi invito a mostrare unità nazionale e calma e fare la
scelta giusta.
Per noi, per le generazioni future, per la storia dei
greci. Per la sovranità e la dignità del nostro
popolo.» ( Alexis Tsipras Atene, 27 giugno 2015, ) Carlo Santi
Nonostante l‟emergenza della fame nel mondo sia
un problema dalle radici antiche, non è mai stata
veramente al centro
delle agende dei vari Capi di Stato e di Governo.
Spesso i leader mondiali hanno delegato queste
responsabilità alle grandi organizzazioni umanitarie
internazionali, senza però garantire il proprio
concreto sostegno.
Il Manifesto Associazioni della società civile italiana, insieme a
decine di Reti e movimenti contadini di tutto il
mondo, hanno scelto di fare squadra per influenzare
il dibattito pubblico suscitato dall‟Esposizione
Universale, tramite un Manifesto a scopo pro-
grammatico. L‟intento è diffondere la conoscenza di
alcuni temi fondamentali, intesi come parte
integrante del percorso ufficiale di Expo 2015. Il
cibo è un diritto sancito dalla Dichiarazione Uni-
versale dei Diritti Umani e da numerose Carte
internazionali. A partire da questo principio, l‟acca-
parramento di terre da parte delle multinazionali, nei
paesi del Sud del mondo, rappresenta una sorta di
neocolonialismo delle risorse, configurandosi come
un processo che porta intere aree del Pianeta ad
allontanarsi dall‟autosufficienza.
Altro tema scottante è il cibo inteso come “com-
modity”, ovvero come materia prima, su cui viene
esercitata una speculazione finanziaria che crea un
(Continua a pagina 35)
Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum
internazionale della società civile
- 35 -
AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd
forte divario tra prezzi agricoli e costi di produzione. Ne
consegue che, per salvaguardare il diritto dei piccoli
agricoltori di produrre cibo di qualità, sono fondamentali
le scelte d‟acquisto dei consumatori e soprattutto poli-
tiche adeguate da parte degli Stati. A questo proposito,
alcuni progressi sono stati realizzati per quanto riguarda
l‟impiego di metodi di produzione sostenibili e il
controllo della produzione sui mercati interni, per evitare
surplus strutturali, ma resta ancora molto da fare.
L‟invito del Manifesto è quello di non nascondersi dietro
l‟ipocrisia del nostro benessere economico, condividendo
invece la responsabilità nei confronti di chi soffre ancora
la fame: problemi di governo, di distribuzione delle
risorse e di autodeterminazione delle popolazioni sono
tutti possibili implicazioni della crisi alimentare, che si è
aggravata negli ultimi anni. «Gli attuali sistemi alimentari
si sono rotti, perché sono funzionali solo alla massi-
mizzazione dei profitti di pochi e non garantiscono un
diritto al cibo di qualità a tutti gli altri», afferma Giosuè
De Salvo, portavoce di Expo dei Popoli. Sono veramente
pochi i piccoli imprenditori che controllano la filiera del
nascita ad una Nazione (dal latino natio, cioè appunto
nascita) ma avesse viceversa il diritto di scegliersi la patria
per lui più conveniente, anche calpestando i diritti degli
abitanti di quella patria. Anzi, se qualche governo compie il
proprio dovere e difende la frontiera nazionale (per esempio,
costruendo una barriera a protezione dei confini), quel
governo viene condannato senza appello dagli organi
d‟informazione “europei”, che lo qualificano come razzista e
xenofobo. L‟ultima vittima di questo conformismo becero è
l‟Ungheria, per la decisione di proteggere la sua frontiera
con la Serbia; ma è già toccato alla Spagna, alla Grecia, alla
Svizzera (ricordate il refe-rendum anti-immigrazione?), e la
stessa Francia viene in questi giorni criticata per il blocco
alla frontiera di Ventimiglia.
Quanto all‟Italia, la sua classe dirigente è in perfetta
sintonia con tutti i padrini dell‟assalto migratorio: con i
“mercati”, in primo luogo; ma anche con il Vaticano, con
una Sinistra che va tenuta buona con un osso (quello
appunto dell‟immigrazione) e – ultimo non ultimo – con la
Grande Alleata che ha voluto l‟eliminazione di Geddafi,
forse anche per togliere un ostacolo oggettivo allo scatena-
mento dell‟assalto migratorio contro le coste italiane; la
stessa Grande Alleata – guarda caso – che non muove un
dito per impedire l‟avanzata dell‟ISIS in Libia. Quello
dell‟immigrazione – tra i tanti – è il più clamoroso dei
fallimenti del Pifferaio dell‟Arno, che è riuscito a prendere
pesci in faccia da tutti con il sorriso sulle labbra, ad incas-
sare le sconfitte più clamorose scrivendo su Twitter che
l‟Italia era riuscita ad ottenere non so quali eccezionali
risultati in sede europea. La realtà è sotto gli occhi di tutti.
Adesso gli immigrati non li portano in Italia soltanto le
nostre navi; ma anche le navi degli altri Paesi europei
(Inghilterra, Germania, Spagna, eccetera), che li prelevano
appena fuori dalle acque territoriali libiche e li vengono su-
cibo, dal seme al piatto; il monopolio delle sementi è in
mano a poche aziende e lo stesso vale per le fasi di tra-
sformazione del cibo e di distribuzione. «Il risultato è che
alcune grandi imprese fanno man bassa della terra, acca-
parrandosene la proprietà», denuncia De Salvo. «Questa
concentrazione di potere crea un‟ur-genza democratica».
Viste le premesse, rispondere alla domanda su come
nutrire il Pianeta diventa la questione più urgente, che
interpella ciascuno di noi, nel nostro quotidiano. Expo
2015 invita alla discussione tutti coloro che hanno
responsabilità dirette e poteri decisionali.
Milano, quindi, costituisce solo uno degli step di mo-
bilitazione internazionale: dal 25 al 27 settembre, a New
York, l‟Assemblea dell‟Onu analizzerà i risultati conse-
guiti nella lotta alla fame e alla povertà e discuterà i piani
e gli obiettivi futuri. Sarà poi la volta di Parigi il 7 e 8
dicembre, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici, dove si discuterà del nuovo pro-
tocollo di comportamento da seguire a livello globale.
Maria Imparato
bito a depositare nei nostri porti. Bel risultato davvero! Ma il
Vispo Tereso non fa una piega, anzi ha la faccia tosta di
insolentire chi stigmatizza il suo operato. Salvini, in
particolare, è accusato di “speculare sulla paura”. Come se gli
italiani non avessero motivo di aver paura! «La priorità –
ripete come un disco rotto – è salvare vite uma-ne.» Altro
messaggio moralmente apprezzabile, ma giuridicamente
infondato. La priorità per qualunque Stato è difendere i propri
cittadini, la vita dei propri cittadini, la sicurezza dei propri
cittadini, gli interessi dei propri cittadini. Dopo di che,
difendere anche vita, sicurezza, interessi degli altri. Ma in
seconda istanza, e comunque in termini realistici, rap-portati
alle proprie capacità, compatibilmente con le pro-prie
disponibilità (economiche, occupazionali, abitative, eccetera).
Non esiste, non può esistere una solidarietà illi-mitata.
Neanche il Paese più ricco del mondo può per-mettersi di non
chiudere la porta in faccia a nessuno. Eppure, il buonismo di
Stato (e di parrocchia) ci dice che abbiamo l‟obbligo
(l‟obbligo, non la facoltà) di accogliere tutti coloro che
vogliono venire da noi. E pazienza se ac-canto ai cristiani
profughi dall‟ISIS ci sia qualche (?) mu-sulmano che vede
l‟Europa come una terra di conquista per l‟Islam; pazienza se,
accanto a chi fugge dalle persecuzioni, ci sia chi soltanto
voglia “una vita migliore”; pazienza se, accanto a chi cerca
un lavoro (che non c‟è), ci siano dei de-linquenti, anche
pericolosissimi. Poco importa, le Nazioni, i loro confini, le
loro regole sono piccoli ostacoli che la storia ci ha gettato fra
i piedi, per farci inciampare sulla strada imbecille di un
mondo senza frontiere e senza anima, pronto per essere
guidato da quel “governo unico mondiale” che è il sogno
proibito della speculazione finanziaria. Con gli applausi di
una Sinistra succube, e con la benedizione di una Chiesa
miope.
M.RALLO
Dal 3 al 5 giugno a Milano il Forum internazionale della società civile – continua da pag. 34
Chi vuole distruggere gli stati nazionali? Continuazione da pagina 31
- 36 -
LLaa tteelleewweebb AANNTTRROOPPOOSS IINN TTHHEE WWOORRLLDD ee llaa ssuuaa
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SSppeeddiizziioonnee vviirrttuuaallee oonn lliinnee PPeerr ssppeeddiizziioonnee vviirrttuuaallee oommaaggggiioo,, mmaassssiimmoo 33 mmeessii
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PPeerr aabbbboonnaammeennttoo aannnnuuoo aall ccaarrttaacceeoo:: €€ 2255,,0000
PPeerr aabbbboonnaammeennttoo aannnnuuoo aall vviirrttuuaallee:: €€ 2200,,0000
AANNTTRROOPPOOSS IINN TTHHEE WWOORRLLDD,, RRiivviissttaa ee TTeelleewweebb,,
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RReeaalliizzzzaazziioonnee ccaarrttaacceeaa VViiaa PPoossiiddoonniiaa 221133//221155 ((SSaa)) -- tteell.. 008899 775599772255
MMeemmbbeerrsshhiipp iinn tthhee GGNNSS PPrreessss AAssssoocciiaattiioonn RReegg.. IIDD 77667766 88 –– IIPPCC // RRiicchhiieessttaa aauuttoorriizzzz..nnee aall TTrriibbuunnaallee ddii SSaalleerrnnoo ddeell 2255..0033..22000088 // PPaattrroocciinniioo CCoommuunnee ddii
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PPrroovv.. SSaalleerrnnoo –– pprroott.. 116677//sstt –– 2233..0099..22000099 // PPaattrroocc.. CCoomm.. ddii SS.. VVaalleennttiinnoo TToorriioo –– 2244..0055..22000088 –– AAccqquuiissttoo SSppaazziioo//wweebb ddeell 2266//0044//0066 -- AArruubbaa SS..PP..AA..