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Aperiodico Naturale Partigiano Internazionalista 0 [email protected] Piazza Terzi c/o Centro Polivalente, box 8 FB: https://www.facebook.com/profile.php?id=100001365233876 cell 334.1737274 27 maggio 2010 Sarzana Proseguiamo il cammino sui Proseguiamo il cammino sui Sentieri della Resistenza Sentieri della Resistenza

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periodico anpi

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Page 1: aperiodico

Aperiodico NaturalePartigianoInternazionalista

[email protected] Terzi c/o Centro Polivalente, box 8FB: https://www.facebook.com/profile.php?id=100001365233876 cell 334.1737274

27 maggio 2010

Sarzana

Proseguiamo il cammino sui Proseguiamo il cammino sui Sentieri della ResistenzaSentieri della Resistenza

Page 2: aperiodico

ciao Paolino

“Ciao Paolino” quel poster sul muro della casa di fronte al mio portone, è stata la prima cosa che ho visto aprendo la finestra una mattina di giugno dello scorso anno.Quell’immagine fino ad allora aveva sempre accompagnato la promozione di un evento al quale, per una ragione o per un’altra, non mi era mai riuscito di partecipare. Era tempo del rimpianto.Ora quella stessa immagine rimandava alla mia mente un unico pensiero: Sarzana non sarebbe più stata la stessa con la morte del partigiano Andrea. Era il tempo del pianto.E poi il suo funerale, le tantissime bandiere delle ANPI, la voce emozionata di Silvia… e la mia decisione: “mi iscrivo all’ANPI Voglio che si sappia da che parte sto!”. Stare coll’ANPI, per me, vuol dire stare dalla parte giusta, quella che più di sessant’anni fa scelsero in molti per liberare l’Italia dal fascismo e renderla una repubblica democratica fondata sul lavoro.Sul modulo di adesione si poteva apporre una croce sulle voci: partigiano, patriota, antifascista. Anagraficamente non potevo essere stata partigiana, semanticamente la parola patriota non mi è mai appartenuta, antifascista invece mi sono sempre sentita.Antifascista. É una gran bella parola: schietta, cruda, , pulita, non permette mistificazioni, non ammette dubbi. Ed io dubbi non ne ho.Ma un brivido mi scende lungo la schiena pensando a cosa sarà quando anche l’ultimo testimone della nostra Resistenza non ci sarà più. Quando le sue parole, il suo viso non potranno più frapporsi alla nostra putrefatta quotidianità politica.Mi sono iscritta all’ANPI perché la Resistenza non costituisce solo il nostro passato ma è il mio presente. Mi sono iscritta per spiegare a mio figlio di quattro anni quale è la mia direzione, a quale mondo sento di appartenere.Per impegnarmi non solo contro gli evidenti attacchi volti a smantellare la nostra democrazia, contro il revisionismo storico che ci vorrebbe tutti uguali, contro i tentativi quotidiani di delegittimare la nostra Costituzione ma per dare il mio contributo affinché ingiustizie, persecuzioni, atrocità, campi di concentramento, rastrellamenti, stragi diventino parole desuete, anzi parole “estinte” perché senza alcun riscontro in nessun paese del mondo.Questo è il mondo che vorrei. Don Andrea Gallo dice: “ricordatevi di accendere fuochi!”Piero, il presidente della nostra sezione, tempo fa mi ha detto: “Credimi se ti dico che quello “ai monti” è stato il più bel periodo della mia vita.”Caro Piero, credimi se ti rispondo che le tue parole sono tra le più belle che io abbia mai ascoltato. Un fuoco acceso che non farò mai spegnere.

Maquis

sarzana

Page 3: aperiodico

Buongiorno Milano, Buongiorno Napoli

Si, lo sappiamo, bisognerà attendere il ballottaggio per decretare la vittoria elettorale di Pisapia a Milano o di De Magistris a Napoli; ma non è di vittoria elettorale che vogliamo parlare (di questa sono esempi lampanti i casi di Torino e Bologna), bensì di vittoria politica; e poche volte, come in questo caso, l'aggettivo "politico" ha ragione d'essere, nel senso che a Milano e Napoli il processo decisionale ha coinvolto la polis, la comunità, tanto che i sognatori vedono già queste due città come l'asse italiano della rinascita democratica (anche qui, da demos). E questo perché, comunque vada il secondo turno, l'avvenimento importante è quello accaduto al primo: i cittadini hanno smesso di essere solo elettori, obbligando i loro rappresentanti a essere veramente tali; dove questi non lo hanno fatto, sono stati puniti. A Milano, dopo decenni di blocco conservatore al potere, la candidatura venuta "dal basso" è riuscita a bocciare senza appello la tesi secondo cui la battaglia si vince sul terreno dell'avversario, tanto da riuscire a ribaltare i pronostici della vigilia; e questo è stato possibile solo perché il candidato, anziché spendere venti milioni (20.000.000,00) di euro in propaganda come la sua sleale avversaria, ha costruito il programma sulla base di 6 mesi di assemblee partecipate in ogni quartiere (alla faccia di quello che definiscono “il partito del territorio”). A Napoli un candidato imposto dall'alto (in spregio al democratico sistema delle primarie) ha avuto la peggio di fronte a chi, a torto o a ragione, rappresenta sia la discontinuità col sistema partitico uscente che la limpidezza contro il malaffare, avendo ottenuto ben 11 punti percentuali in più rispetto alle liste che lo sostenevano (probabilmente si tratta di un record, sicuramente lo è per quanto riguarda le grandi città).

Sarà il crollo eternamente imminente di un regime di plastica e di cemento, saranno i nuovi movimenti politici che stimolano la partecipazione dei giovani, sarà l'energia sprigionata dal sistema delle primarie (che sarebbe utile riproporre in ogni consultazione locale), oppure sarà la consapevolezza che disinteressarsi alla cosa pubblica non è poi così conveniente (perché senza che ci se ne accorga, viene sottratto il diritto all'acqua, alla salute, al lavoro, alla vita in un ambiente

penisola

salubre e bello). Sia quel che sia, nei casi di Milano e Napoli è la democrazia che dimostra le sue potenzialità, se lasciata libera di esprimersi; ma, al di là dei proclami populisti, più la si esalta formalmente, più da varie parti si cerca di soffocarla, sia con la cappa della disinformazione mediatica, sia col sole estivo che forse batterà sulla Penisola il 12 e il 13 Giugno. Facciamola respirare!

Penna Rossa

Page 4: aperiodico

Globalizzazione e Resistenza

Nell’attuale società globale è possibile impegnarsi attivamente per combattere le ingiustizie e realizzare un mondo migliore attraverso l’ANPI e la promozione dei valori della Resistenza? Esiste un legame tra la Resistenza italiana e le resistenze che tante popolazioni stanno portando avanti in molte parti del mondo? Continuare a richiamarsi a quei valori potrebbe a prima vista apparire uno sterile esercizio di memoria, estraniandosi da una realtà profondamente cambiata, per celebrare un passato ormai affidato ai libri di storia. Ma per quei giovani e meno giovani che hanno deciso di aderire all’ANPI (talvolta in alternativa a un partito) per realizzare il proprio impegno politico, il valore e il senso della Lotta di Liberazione è chiaro e attuale anche ai giorni nostri e lo spirito che l’ha animata è in grado di orientare le loro azioni in un contesto ambiguo e complesso come quello presente.

La Costituzione italiana, frutto della Resistenza, è l’espressione più felice di una legislazione che ha come riferimento primario il rispetto dei diritti umani. Il suo assunto di base è la dignità e la libertà dell’uomo le quali non possono realizzarsi senza la possibilità, per tutti, di un lavoro retribuito equamente.

Ovunque nel mondo e in ogni epoca gli uomini e le donne che hanno lottato contro le ingiustizie, sono uniti da un senso di fratellanza universale e dalla convinzione che la difesa dei propri diritti si realizza necessariamente nella difesa di quelli del prossimo. Conoscere le vicende di chi ha dato la propria vita perché il proprio paese riconquistasse la speranza nel futuro, dopo un ventennio di privazioni e annullamento delle coscienze, è un’esperienza formativa straordinaria per i giovani del presente che potranno capire come i diritti di cui godono non sono naturali e scontati ma sono il frutto del sacrificio di intere generazioni. L’interiorizzazione di questi valori non può che aprire lo spirito all’empatia verso tutti coloro che ancora oggi nel mondo stanno combattendo la propria lotta di Liberazione.

Autorevoli sociologi contemporanei come Bourdieu e Ziegler (2003) parlano di una nuova società civile globale che ha l’ambizione di “riunire senza unire” perché nonostante la grande diversità delle lotte di ogni singolo movimento, essi «si riuniscono, almeno per brevi istanti, per portare avanti azioni comuni. Sono così capaci di interventi internazionali coordinati di fulminea rapidità e di temibile efficacia» (Ziegler, 2003). Ne sono la prova tangibile le massicce contestazioni delle grandi riunioni dei loro avversari (G8, conferenze del WTO, del FMI ecc.).

Il World Social Forum è il momento nel quale essi si confrontano, scambiano esperienze e richiamano l’opinione pubblica su una resistenza globale che si compone di tanti piccoli e grandi fronti di resistenza locali. Ziegler sostiene come questi fronti siano uniti da tre convinzioni: «la necessità di instaurare ovunque nel mondo e in tutti gli ambiti della vita collettiva una democrazia di base; il rifiuto delle disuguaglianze sociali tra gli individui, le generazioni, i sessi, le classi sociali, i popoli e i continenti; l’esigenza di preservare la natura, l’aria, l’acqua, l’ambiente sanitario e psicologico di ogni essere umano. L’acqua, il cibo e l’aria che respiriamo sono per loro “beni pubblici”» (ivi, p. 250). L’autore riconosce la loro forza proprio nella miriade di fronti locali: la nuova società civile planetaria risponde alla concentrazione mondiale dei poteri dei padroni con una “frammentaria nebulosa”. Ma questo aggregato di proteste sparse è tutt’altro che fragile perché «ogni resistenza singolare è sorretta da una convinzione e una speranza comuni; in secondo luogo, una resistenza che ha molteplici teste è molto più efficace di un contrattacco univoco» (ibid). E ancora: «Ogni identità collettiva è necessariamente di origine locale perché si nutre di un’esperienza singolare. Più è locale, più è forte. […] Non si può decostruire un mondo se non si è depositari di una memoria, di un immaginario, di un’identità. E questa memoria, questo immaginario, questa coscienza di sé, questa autonomia possono solo essere locali» (ivi, pp. 250- 252).

Sempre Verde

Ziegler J., La privatizzazione del mondo. Padroni, predatori e mercenari del mercato globale, Marco Tropea Editore, Milano, 2003

un mondo migliore è possibile

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votate 4 SI ai referendum il 12-13 giugno

Il Nucleare favorisce l’indipendenza energetica?Il ritorno al nucleare non ci permetterebbe di fare neppure un passo verso l’indipendenza energetica. Infatti, se è vero che l’Italia deve importare quasi tutto il petrolio, il metano e il carbone che consuma, è anche vero che dovrebbe importare tutto l’uranio necessario a far funzionare le centrali. E questo ci renderebbe schiavi delle fluttuazioni del mercato dell’Uranio. Inoltre L’Uranio è una fonte limitata ed esauribile, come le fonti fossili (carbone, petrolio, gas), perciò rivolgersi al nucleare per pensare di risolvere il fabbisogno energetico vuol dire solo rimandare il problema e non risolverlo, addossandoci una gran mole di differenti e ulteriori problemi. Infatti secondo alcune stime le risorse di Uranio saranno sufficienti solo per i prossimi 50-70 anni.

Il Nucleare serve a contrastare il riscaldamento globale?Dato che il nucleare oggi è marginale come fonte primaria, contribuendo solo al 2% dei consumi totali di energia e lo sarà ancora nei prossimi decenni non può certo risolvere i problemi urgenti sul cambiamento climatico e sull’energia.Inoltre non riduce il consumo di combustibili fossili, in quanto, dato che l’energia nucleare serve solo a produrre una piccola quota (il 13%) dell’energia elettrica per il resto si continuerà comunque a usare in gran parte petrolio o altri combustibili fossili fortemente climalteranti.

Il Nucleare in Italia utilizzerà una tecnologia moderna?No, userà una tecnologia obsoleta che risale agli anni 60. I miglioramenti ottenuti sono solo marginali: sono miglioramenti ingegneristici, che non apportano innovazioni radicali alla fisica del reattore, non risolvendo di fatto i problemi ancora aperti del nucleare (sicurezza, resistenza alla proliferazione nucleare, smaltimento delle scorie…).

L'Italia possiede il know-how per la costruzione e la gestione delle centrali nucleari?

No, infatti i costi per riattivare le centrali in Italia sarebbero enormi, dato che non esistono società e specialisti del settore. Per riattivare le centrali in Italia bisogna quindi rivolgersi all'estero ad esempio in Francia dove esistono oltre 50 centrali nucleari. Acquistare materiale e manodopera dalla Francia è un suicidio economico, contando anche il crescente debito pubblico sfuggito totalmente di mano al governo Berlusconi.

L'Italia è tettonicamente attiva?Sì, infatti l'Italia è un territorio fortemente sismico, i rischi di disastri come quelli avvenuti in Giappone sono elevati, perciò ci dobbiamo chiedere se avere delle centrali potenzialmente pericolose e economicamente sconvenienti sia una soluzione.

E per lo smaltimento delle scorie?Lo smaltimento delle scorie a basso livello di radioattività (prima categoria con decadimento in alcune decine di anni) è un problema facilmente risolvibile, lo smaltimento di scorie di media/seconda categoria (decadimento in centinaia di anni) e soprattutto di alta/terza categoria (decadimento in centinaia di migliaia di anni) è e rimane ancora un grande problema non risolto. Tutti i depositi geologici si stanno dimostrando assolutamente pericolosi e inadeguati. Come il deposito dello Yucca Mountain, progetto abbandonato nel marzo 2010. 

Come raggiungere la vera indipendenza energetica in Italia?La possiamo raggiungere non attraverso il nucleare che dipende dal reperimento dell’uranio (una risorsa limitata) ma investendo nelle energie rinnovabili.Le energie rinnovabili sono quelle fonti di energia il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali. Per loro caratteristica le energie rinnovabili si rigenerano o sono da considerarsi inesauribili. Tali energie potrebbero sembrare una violazione della regola generale che, secondo il primo postulato della termodinamica, insegna che nulla si crea e nulla si distrugge. Le energie rinnovabili sono da considerarsi tali soltanto dal punto di vista temporale dell'uomo e dell'umanità. Una rigida lettura del primo postulato potrebbe considerare anche il petrolio, e qualsiasi altra fonte d'energia, come rinnovabile. In una interpretazione di breve periodo le uniche fonti di energia considerate rinnovabili sono l'energia solare, l'energia eolica, le biomasse, la geotermia, il moto delle onde, il cui utilizzo attuale non pregiudica la disponibilità nel futuro del vento, del sole o delle maree. Viceversa, quelle fossili (petrolio, carbone, gas naturale), e nucleare (uranio, plutonio), sono da considerarsi limitate in un'ottica storica e pertanto appartenenti alla categoria delle risorse non rinnovabili. Il petrolio può infatti rigenerarsi soltanto dopo lunghi periodi geologici, al di sopra della limitata ottica storica in cui l'uomo vive.

Fra Diavolo

socio-ecosistema

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Restiamo umani. Coraggio. Ci vuole coraggio per andare avanti. Non ci faremo mai l’abitudine a perdere compagni anche se ne abbiamo già persi molti, tanti se ne sono aggiunti, ma il vuoto c’è e certe persone rimangono difficili da lasciar andare, è effimero convincersi del contrario. Il ricambio generazionale l’abbiamo messo nel conto ma è comunque difficile da sopportare. Abbiamo avuto il privilegio di avere esempi da seguire, abbiamo fino all’ultimo imparato, anche se ci sarebbe ancora stato molto da imparare… Ma quando è qualcuno della nostra generazione?

Partiamo da quello che Vik non potrà più fare, cerchiamo di dare noi una mano. La solidarietà col popolo Palestinese, e con chi con semplici gesti quotidiani si mette dalla loro parte l’International Solidarity Movement, partigiani anche loro. Obiettivo aiutare la Freedom Flotilla 2 – Stay human che partirà nella terza settimana di giugno per rompere l’assedio illegale di Gaza. Il 14 maggio c’è stata a Roma una manifestazione per continuare a parlarne.

Così per reazione per cercare di non sentire abbiamo cominciato a farci carico di un pezzetto di lavoro che prima faceva Vik: con Archivi della Resistenza abbiamo subito cominciato ad andare avanti. Una maglietta per raccogliere fondi: 1.000,00 Euri in due giorni. La scritta RESTIAMO UMANI mentre passa il Giro d’Italia per Sarzana. Una piccola zattera con dei lumini a un mese dalla morte su questa sponda del Mediterraneo mentre contemporaneamente sull’altra sponda a Gaza altri partigiani facevano lo stesso a un mese dalla morte. Da sempre ogni giorno boicottando le merci che vengono da Israele: il numero del codice a barre comincia con 729.

Ma di lavoro da fare ce n’è ancora molto! Su le vele compagni e state all’erta perché non finisce qui: sbarcheremo anche noi…

pesce pallalink utili (da cliccare)guerrilla radio Vik 2 GazaRisoluzioni ONUInfo sulla Palestina PalestinaAlternative news International Middle East Media CentreIsraeli info centre for human rights in the Occupied Territories

internazionale

in memoria di Vik